Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma - N. 1 - 2014 - Pubblicazione trimestrale - UNITALSI - Via XXV Aprile, 18 - 00034 Colleferro (Roma)
Numero Speciale per il pellegrinaggio della gioia dell’Unitalsi Romana Laziale
UNITALSI SEZIONE ROMANA-LAZIALE
Via Andrea Millevoi, 65 - Tel. 06.51955963 - Fax 06.51955964
c/c n° 84168004 - 00178 ROMA
IBAN: IT69G0312703307CC1580036163
Presidente regionale:
Preziosa Terrinoni
Assistente ecclesiastico regionale:
don Gianni Toni
Sedi delle sottosezioni
Albano
Largo Piana
Presidente: Pasquale Corsetti
Assistente ecclesiastico: D. Salvatore Falbo
Frascati
Piazza Del Gesù, 15 - 00044 Frascati
Tel. 06/9422603
Presidente: Rita Zaratti
Assistente eccl.: Salvioni don Costantino
Anagni-Alatri
Presso Centro Pastorale
Via dei Villini, 22 - 03014 Fiuggi
Tel. 0775/507015
Presidente: Piergiorgio Ballini
Assistente eccl.: Mariani don Maurizio
Frosinone
Via Monti Lepini, 51 - C/o Curia Vescovile
03100 Frosinone
Tel. 0775/201844
Presidente: Maria Carla Traversari
Assistente ecclesiastico: D. Silvio Chiappini
Aziendali Roma
c/o Policlinico - L.go A. Gemelli
00167 Roma
Tel. 06/30155145
Presidente: Sergio Barbi
Assistente eccl.: don Angelo Auletta
Cassino
Palagio Badiale - P.zza della Curia
03043 Montecassino
Tel. 0776/688014
Presidente: Mauro Bucci
Assistente ecclesiastico: don Eric Di Camillo
Civita Castellana
Via XII Settembre, 6
Civita Castellana
Tel. 0761/515275
Presidente: Giuseppe Bottacchiari
Assistente ecclesiastico: Rongoni don Piero
Civitavecchia
Via Molise, 2
00053 Civitavecchia
Tel. 0766/502446
Presidente: Giulio Spinelli
Assistente ecclesiastico: Leto don Ivan
Gaeta
Piazza Card. De Vio, 1
04024 Gaeta
Tel. 0771/4530262
Presidente: Guglielmo Teresa
Assistente eccl.: D. Guerrino Piccione
Latina
Via Sezze, 16 - c/o Curia Vescovile
04100 Latina
Tel. 0773/662923
Presidente: Beatrice Spagnolo
Assistente ecclesiastico: Laba don Henryk
Palestrina
Via Roma, 23 - 00036 Palestrina
Tel. 06/9535014
Presidente: Daniele Ferracci
Assistente ecclesiastico: Sabbi don Romolo
Porto S. Rufina
Via dei Pastori, 14 - 00057 Maccarese
Tel. 06/6679399
Commissario: Pino Cardinali
Assistente eccl.: D. Giovanni Soccorsi
Rieti
Via del Porto, 27 - 02100 Rieti
Tel. 0746/483491
Presidente: Maria Luisa Di Maio
Assistente ecclesiastico: Bardotti don Luigi
Roma-città
Via degli Embrici, 32 - 00185 Roma
Tel. 06/98260496
Presidente: Alessandro Pinna
Assistente eccl.: D. Romano De Angelis
Sabina e Poggio Mirteto
Via Matteotti, 222 - c/o Parr. S. Biagio
00018 Palombara Sabina
Tel. 0774/66088
Presidente: Maurizio Tassi
Assistente ecclesiastico: Barzan don Pedro
Sora-Aquino-Pontecorvo
Via Conte Canofari - Villa Angelina
03039 Sora
Tel. 0776/824585
Presidente: Marina Folcarelli
Assistente eccl.: Porretta don Pasquale
Tivoli
V.lo Lolli Da Lusignano, 7 - 00019 Tivoli
Tel. 0774/331877
Presidente: Roberto Proietti
Assistente ecclesiastico: Ilari don Marco
Velletri-Segni
c/o Parrocchia Santa Barbara
Via Bruno Buozzi - 00034 Colleferro
Tel. 329/3118306
E-mail: [email protected]
Presidente: Vito Capozi
Assistente ecclesiastico: Don Marco Fiore
Viterbo
Via Santa Rosa, 8
01100 Viterbo
Tel. 0761/220045
Presidente: Roberto Grazzini
Assistente eccl.: D. Giuseppe Scarito
Angelo Card. Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano
Un treno nel cuore!
T
alvolta, quando alla sera mi raccolgo per la
preghiera del Vespro, mi capita di distrarmi
e di volare con la fantasia... a Loreto! E
rivedo i volti, risento
le voci, riprovo le emozioni di
quegli anni indimenticabili. E...
(chi legge mi capisce!) uno dei
ricordi più belli è quello del
treno dei bambini dell’Unitalsi
del Lazio.
Il treno era sempre preceduto
di una visita di Don Gianni che,
con un sorriso sornione, mi
annunciava che i fuochi artificiali
non avrebbero compromesso
la stabilità del Santuario! Poi...
arrivava il momento dei fuochi
e la mia pressione sanguigna
saliva vistosamente... mentre
don Gianni, tutto soddisfatto,
al termine dell’esplosione mi
veniva incontro e mi assicurava
che tutto stava ancora
perfettamente in piedi.
A parte gli scherzi, l’incontro
con il pellegrinaggio dei
bambini del Lazio era una festa
di amore vissuto, di fede che
diventava gioia, di gioia che
prendeva volto in tanti gesti di
attenzione e di dedizione.
Ogni anno c’era un filo
conduttore, che serviva a dare
concretezza al messaggio:
si vedeva la genialità degli
organizzatori e, nello stesso
tempo, traspariva il desiderio
di riempire di speranza e
di fiducia il dolore di tante
famiglie.
E, infatti, in quei giorni tutti facevano rifornimento di
gioia e tornavano a casa con il sorriso sulle labbra.
Quanta nostalgia di quei momenti!
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“Vai contento
e divertiti”!
@ Giovanni Tonucci
Arcivescovo-Delegato Pontificio
del Santuario della Santa Casa
L
eggiamo nel Vangelo secondo Matteo: “Dalla
pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le
foglie, sapete che l’estate è vicina” (24,32).
Gesù parlava ai suoi ascoltatori in Galilea, e vedeva le
dolci colline che circondano il lago di Tiberiade. Attorno
a lui, la natura stava risvegliandosi e annunciava l’arrivo
dell’estate. Le sue immagini, colte dalla realtà che lo circondava, diventavano così vive, efficaci e comprensibili
da tutti.
Pensiamo ora che Gesù parli a noi, qui a Loreto. La sua
parabola sarebbe adattata al nostro ambiente, e il Signore ci direbbe: “Quando vedete la piazza della Madonna
riempirsi di bambini che giocano e cantano, allora sapete
che l’estate è vicina”.
L’arrivo a Loreto del Treno della Gioia è un evento ormai
tradizionale e, anche per questo, atteso e desiderato. Le
decorazioni che, ogni anno, sono collocate per creare
un ambiente fantastico, ispirato al tema prescelto, rendono la piazza del Santuario un luogo speciale, diverso
dal solito e per questo pieno di vita. Ma la decorazione
più bella – e in questo non c’è alcun dubbio – è quella offerta dai tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze che
riempiono la piazza con la loro allegria, in un serissimo
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esercizio di giochi e di canti, di gare e di preghiere, di litigi
e di riconciliazioni.
Anche i critici più severi, quelli che si offendono
per ogni alterazione che si voglia apportare ad
uno spazio così bello come la Piazza antistante la Basilica lauretana, non sono capaci di dire
nulla contro l’invasione dei bambini e delle loro
attrezzature. E per quei giorni, anche se pochi,
lo spazio davanti al Santuario diventa più vivo
che mai, un vero luogo di incontro, di arricchimento e di confronto tra tanti. Ed è un grande
dono di gioia per tutti, loretani compresi.
In mezzo alla santa baraonda che si crea, mi
piace pensare che anche Gesù bambino sia lì,
a giocare con i suoi amici, perché la Mamma gli
ha dato il permesso di uscire e di unirsi agli altri.
“Vai contento e divertiti” gli dice Maria “Puoi andare con loro: li conosco tutti e sono tutti bravi
ragazzi!”
E allora, cari amici, a tutti voi un cordialissimo
saluto di benvenuti: sentitevi a casa vostra, perché qui siamo tutti ospiti della stessa Madre comune, che tutti ci accoglie e a tutti vuole bene.
Salvatore Pagliuca
Presidente Nazionale Unitalsi
Gli auguri del Presidente
G
esù che si fa bambino deve essere sentito
nel profondo del cuore ed incontrato soprattutto nell’umanità sofferente, e la gioia
di questo incontro deve trasparire dagli occhi, deve
traboccare penzione a chi oggi, come 2000 anni fa,
viene messo ai margini perché può essere colui che
solo ha parole di vita eterna.
Questo il senso del Treno della Gioia che ormai da
quaranta anni la Sezione Romana Laziale organizza a Loreto continuando a consegnare alla storia un
documento di portata unica, un documento dove è
trascritta l’esperienza senza sosta della nostra vita,
un lungo percorso d’amore che ha segnato e sicuramente continuerà a segnare emozioni sempre nuove
nelle pagine dell’umana fratellanza, una fratellanza
che almeno tra noi, ora più che mai, non deve essere
costituita di circostanze, o costellata di ricordi per le
grandi emozioni vissute, ma che sia fratellanza basata sulla parola di quel Cristo che per noi ha dato la
vita, fratellanza vera, comunione di fede e di spirito,
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di carità e Amore. Questo pellegrinaggio, o meglio
questo percorso di gioia vissuto con i bambini, ci
spinge a diventare “schegge” di presenza e non si
riduce solo ai ricordi, che, pur emozionanti, ritornano alla mente lasciandoci un sorriso impagabile, ma
ad esperienze che riposano nel profondo del nostro
cuore e usiamo come medicina personale nei momenti bui del nostro cammino.
Con il Treno della Gioia impariamo, senza avere
paura, a colorare d’amore ancora di più le nostre
giornate, dipingendo la nostra tela personale con la
conoscenza e l’incontro di tante persone, che riscoprono attraverso questa esperienza di vita l’unica
verità che ti fa libero: “GESù CRISTO”.
Non è un pellegrinaggio fine a se stesso, è un pellegrinaggio dove la gioia è immanente in ogni atto,
in ogni cosa, in ogni parola; e dopo il pellegrinaggio,
nelle molteplici strade, separate ma unite nel nome
del Signore, che si intravedono all’orizzonte di ognuno di noi, la preghiera più viva e vera è quella di non
perdere mai di vista l’incontro più importante di tutti,
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di non perdere mai il coraggio e la forza di restare
fedeli alla promessa per eccellenza, di non perdere
quello che lo straordinario disegno di Dio ha compiuto in noi.
Conosciamo in questo pellegrinaggio tanti bambini,
disabili e non, e tanti ragazzi e capiamo che non si
tratta di un bambino da assistere né di un adolescente da controllare, ma di persone a cui permettere di esprimere i propri sentimenti, perchè vuol dire
riconoscerle come individuo e, se questo non potrà
garantirlo dal rischio di delusioni e sofferenze, al pari
di tutti, potrà comunque rispondere al suo bisogno
di sperimentarsi, al pari di tutti, come persona autonoma, la cui esistenza trae significato da queste
esperienze.
Quaranta anni di Treno della Gioia vuol dire, infine,
cercare nei pellegrinaggi di rendere più bello possibile l’incontro con Gesù e con sua Madre, perché di
questo incontro rimanga un dolce e prezioso ricordo
che serva di sprone e rifugio nelle difficoltà della vita
quotidiana.
Don Gianni Toni
Assistente ecclesiastico regionale
40 anni... ed è domani!
O
gni volta che torno alla stazione ferroviaria di
Roma ostiense per partire in pellegrinaggio,
il mio pensiero torna sempre a quel lontano
1982 quando, non conoscendo nessuno,
salii per la prima volta su quel treno per andare a
Loreto con i bambini malati.
Si avvicinò un signore anziano ma elegante con delle
lenti spesse e mi salutò chiedendomi da dove venissi.
Seppi dopo che era un medico ormai in pensione,
presidente dell’Unitalsi romana/laziale e che era stato
anche tra i fondatori della “Città dei ragazzi” di Roma.
In treno conobbi anche l’assistente Don Luigi Paoletti
ed un altro sacerdote della diocesi di Frascati, Don
Valerio.
I giorni di Loreto passarano in mezzo a tanti bambini
con i quali cercare di giocare, alle loro mamme e il
racconto fatto da queste, delle loro storie di vita non
certo facili! Sotto i portici vi erano dei malati distesi su
di una lettiga.
Ero frastornato, ma contento...!
Da quel giorno l’incontro con la realtà del dolore
innocente non si è mai interrotto fino ad oggi.
Vi è stata la partenza del treno l’anno successivo
senza la presenza di Don Luigi, perché malato
all’ultimo momento ed impedito a partire.
Fu così che mi fu chiesto di animare spiritualmente
il pellegrinaggio e da quel giorno... siamo arrivati al
2014!
Al posto di Don Luigi subentrò Don Decio; sono
succeduti a Mario Caldera, Enrico Del Gallo ed oggi
Preziosa Terrinoni!
L’allora “animazione” era affidata alla buona volontà
del sottoscritto e di qualche barelliere con la chitarra
(Augusto), insieme ad una signora-trasformista
(Anna Fioretti) che con i suoi vestiti da “Sbirulino”,
sbaciucchiava chiunque incontrasse, lasciando
vistosi segni di rossetto sulle guance dei malcapitati!
Nel frattempo si aggiungevano altri “collaboratori
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chilometriche?!?
Le cose inizieranno a cambiare
con il segretario di Paolo VI,
il vescovo Pasquale Macchi,
e della sua passione ed
amore per i più piccoli e le
loro mamme, che passava a
salutarle, una per una, alla fine
della processione eucaristica,
consegnando loro un suo
regalino!
Lo stravolgimento e soprattutto “lasciateli stare, i bambini
sono i preferiti di Gesù”
arrivò con il Vescovo, oggi
cardinale, Angelo Comastri!
La sua passione, la sua
disponibilità resero possibile
anche l’impossibile e non vi
era difficoltà di sorta per il
stacanovisti” come don Romano De Angelis, il mitico
dottor Carlo Ricci con i suoi scherzi simpatici ai
volontari di primo viaggio... e la voce sempre presente
carica di simpatia e spiritualità e soprattutto il nostro
“santo protettore” di fronte a qualche difficoltà con i
frati della basilica, che corrispondeva alla persona di
padre Corrado.
Poi man mano le cose incominciarono ad offrire
la possibilità di poter fare sempre più e meglio: da
Anna Maria, al presidente attuale della sotto-sezione
di Anagni Alatri Piergiorgio Ballini per arrivare quindi
ad Emanuele Trancalini, con la trasformazione
dell’animazione e quindi del pellegrinaggio stesso.
Sono passati 40 anni!
Anni nei quali sui treni di Lourdes si cercava di
racimolare offerte per portare i bambini malati a
Loreto “vizio” che ancora perdura, anche se in forme
diverse, come l’acquisto di souvenir sul treno, libri
ed altri gadget vari, oltre a cercare i lettori di questa
rivista per rispondere all’appello tramite offerte con
l’allegato conto corrente!
Da altre realtà Unitalsi d’Italia ci veniva chiesto di
venire a vedere cosa e come organizzavamo!
“Bambini di pace” era nel limbo, e parlare di
pellegrinaggi per i bambini... era solo e soltanto
quello della sezione romana laziale!
Ma quante difficoltà per farlo accettare!
È inutile nascondere che la calma del santuario
lauretano con la presenza andava a farsi friggere!
Chi può dimenticare l’amore di Mons. Capovilla
(pardon: del cardinale segretario di Papa Giovanni
XXIII!) e del suo affetto per i bambini, ma... con omelie
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pellegrinaggio!
Ancora oggi per i volontari, ma soprattutto per le
mamme e i bambini, dire Comastri significa affetto e
testimonianza di amore cristiano stupendo!
Come dimenticare le due macchinine elettriche, per
prima guidate da lui personalmente e poi messe a
disposizione in quei giorni soprattutto per i bambini
che avevano difficoltà a deambulare?
Partito Mons. Comastri per S. Pietro in Vaticano
arrivò Mons. Gianni Danzi.
All’inizio non ci fu un feeling facile, ma poi il pellegrinaggio, nei suoi pochi anni a Loreto, ebbe in lui un
protettore e grande fu la meraviglia quando una
mattina si presentò in piazza guidando una macchina
elettrica a disposizione dei bambini che non potevano
camminare! Disponibilità che era rimarcata con
stupore da tutta la realtà unitalsiana conoscendo il
tipo riservato e non sempre accondiscendente di
Mons. Danzi!
Con Mons. Tonucci, l’attuale prelato di Loreto,
possiamo dire che vi è “l’imprimatur” a portare avanti
questa esperienza che ormai taglia un traguardo di
tutto rispetto: 40 anni!
E comunque, in tutti questi anni, una figura ha sempre
continuato a saltare, a baciare i bambini, a consolare
qualche lacrima furtiva delle mamme o dei volontari,
da un punto all’altro della piazza, della basilica, alla
stazione di Loreto, in ogni angolo e ad ogni ora senza
mai stancarsi: Don Decio Cipolloni!
Il pensiero in questo traguardo è dedicato soprattutto
alle “mamme coraggio” a quelle “gioie grandi” dei
bambini, alle centinaia e centinaia di volontari che si
sono succeduti in questi anni! Il treno della gioia non
ha mai segnato il passo o sentito la crisi! È stato ed
è la scuola, la prima volta per tantissimi giovani che
hanno iniziato a lavorare e servire nell’Unitalsi!
È il “fiore all’occhiello”, il biglietto da visita della
sezione romana-laziale!!!
Ed oggi che altre iniziative nazionali della nostra
associazione sono nate con successo verso il mondo
dei bambini, i volontari di quel pellegrinaggio ne sono
l’anima concreta per un impegno e servizio speciale!
Ogni volta che ripenso a questi anni mi torna sempre
alla mente e nel cuore, quella parola di Gesù: “Io ti
ringrazio o Padre, perché hai tenuto nascosto queste
cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli...”.
Preziosa Terrinoni
Presidente della sezione Romana Laziale
“Vuoi essere la mia mamma?”
1989: il mio primo “treno bambini a Loreto”. Mi fu
chiesto in quell’anno di accompagnare una decina
di ragazzi quindicenni della mia sottosezione di appartenenza, a quel tempo, Frosinone. Non sapevo,
onestamente, come era organizzato. Arrivata alla
stazione Ostiense c’era Anna nelle vesti di “sbirulino”, il dott. Ricci vestito da clown, Don Romano con
il naso da clown, Don Gianni che si agitava, (come
sempre) ma scherzava e giocava con i bambini.
Al di là del gioco e dell’allegria, c’erano tanti volti
spenti, erano quelli delle mamme.
Nei giorni di permanenza a Loreto venni a conoscenza di tante situazioni: famiglie divise non appena i
papà avevano avuto la consapevolezza di non avere
“un figlio normale”, ragazze madri, bambini abbandonati negli istituti, ecc....
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Ma il mio primo pellegrinaggio bambini è legato a
due occhioni blu di una bambina di un istituto di Cori,
quando una mattina, tutti incolonnati sotto il portico
in attesa di entrare in basilica, mi fece scivolare la
sua manina nella mia dicendomi: “Vuoi essere la mia
mamma?”
Da quell’anno in poi ho sempre partecipato, tranne
qualche eccezione,
al “treno della gioia”,
dando anche per diversi anni, quando
ero Presidente della
sottosezione di Anagni-Alatri, la disponibilità per l’animazione. Quante serate
ho trascorso nella taverna della mia abitazione a preparare
con i ragazzi, fino alle
prime luci dell’alba,
vestiti, allestimenti,
ecc....!!
Ora non è più treno,
ma bus “carovana
della gioia”.
Quest’anno,
come
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Presidente di sezione, mi trovo a festeggiare
questo bellissimo e importante traguardo, i “40
anni” di un pellegrinaggio fatto di gioia, di emozioni, di fatica ripagata dai tanti sorrisi dei bimbi
e delle mamme, di collaborazione dei tanti ragazzi che nel corso di tutti questi anni hanno
dato la loro disponibilità, l’inventiva nel proporre le fiabe e a rappresentarle con il coinvolgimento soprattutto dei bambini con problemi.
Vorrei ringraziare innanzitutto chi è stato l’autore di questo pellegrinaggio, il dott. Mario Caldera, allora Presidente della sezione, che anche
se non c’è più, non possiamo non ricordarlo;
chi in tutti questi anni ha dato vita e continuità,
Don Gianni, il quale a metà pellegrinaggio già
sta pensando al prossimo.
Ringrazio tutte le persone che economicamente e con generosità hanno contribuito a far sì
che questo sogno si sia potuto realizzare ogni
anno.
Un ringraziamento alla città di Loreto che ci ha
sempre accolto con amore, in particolare al
Sindaco ed ai suoi collaboratori, ai negozianti
che hanno sempre fatto godere i bambini con
gelati, dolci, caramelle, giocattoli...; un grazie
ai Vescovi e ai frati che nel corso di tutti questi
anni si sono succeduti, che hanno avuto pazienza
nel sopportare i fuochi d’artificio, gli schiamazzi in
piazza e in chiesa.
Ma il grazie più sentito va alle mamme, perché senza
i loro “gioielli” questo pellegrinaggio non si sarebbe
mai potuto realizzare.
Don Decio Cipolloni
Ex assistente ecclesiastico nazionale Unitalsi - Vicario generale di Loreto
Tenerezza...
sui binari della gioia
“C
ari bambini, voi siete la
gioia e la tenerezza di
Dio per noi.
Carissimi genitori, aperti alla speranza ed al coraggio, siete protezione e grembo materno di misericordia per i vostri figli. Le vostre
case sono come quella di Nazareth.
Conservate accesa la fiaccola
della vostra Fede. Voi sacerdoti,
suore, medici, barellieri e sorelle di assistenza custodite il dono
che avete ricevuto e fatevi trasparenti come i bambini che in
questi giorni hanno segnato di
grazia e di stupore la vostra vita.
Diventi la nostra vita come un treno che passa a raccogliere quanti
hanno bisogno di raggiungere la città della gioia e
della speranza cristiana”.
Questo scrivevo nel lontano 1988 al termine di un
pellegrinaggio di ritorno da Loreto. Arrivando all’Unitalsi come vice-assistente nazionale nel 1985 il primo
evento che mi sommerse di sofferenza e di tenerezza
quanto di mistero fu proprio il treno dei bambini malati
di Roma, un fiore all’occhiello dell’Unitalsi Laziale, mirabile iniziativa scaturita dal cuore grande, come era grande
la sua statura, di Don Luigi Paoletti di
venerata memoria. Un treno, quello
del 1984, che gli regalò un improvviso malore, frutto della sua instancabile
attività, che lo faceva passare da un
treno all’altro senza risparmiarsi.
Toccò a me succedergli dedicandomi
a questo treno che era stato una sua
creatura. Non potevo che affidarmi a
Don Gianni Toni, indicato dalla presidenza regionale come colui che poteva continuare a scrivere la storia di
questi treni della gioia.
Per Loreto fu una presenza unica e
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sorprendente tra i moltissimi treni che giungevano
ogni anno. Non poteva non emergere questa innocenza di centinaia di bambini che affollavano la piazza
insieme ad altrettanti giovanissimi barellieri e sorelle
di assistenza che venivano letteralmente assediati da
questi piccoli grandi amici, ai quali si andava offrendo ogni giorno sempre di più attenzione, tenerezza,
preghiera, canti con le affascinanti favole che custodiscono quella semplicità d’animo e quel messaggio,
che può far riflettere anche la sufficienza dei grandi.
In un continuo exploir il pellegrinaggio è andato prendendo sempre più consistenza, coinvolgendo la città
anche attraverso momenti esaltanti come la sfilata
dei carri allegorici con gli straordinari personaggi curati nell’estetica quanto nella vivacità di giovani veri
attori, da impressionare anche il più distratto pellegrino o turista. A queste sfilate quello che più fa risaltare
la toccante immagine del
dolore innocente stampato nel volto e soprattutto
nelle fragili membra dei
bambini, sono sempre i
momenti celebrativi, che
nel passaggio in Santa
Casa introducono questi
bambini e i loro straordinari
genitori per l’incontro con
la Madre, perché contemplando Lei ai piedi del Crocifisso, possano anch’essi
sperimentare la stessa
pietà e lo stesso coraggio.
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In questo quarantesimo pellegrinaggio della gioia vogliamo esprimere un auspicio:
siano i ragazzi, a volte sazi e
scontenti delle nostre città, finalmente a muoversi per accogliere i loro coetanei, sicuramente non provvisti di salute
e di autosufficienza, ma sprizzanti di vivacità e gioia, perché
in questo incontro insieme ci
si apra a cantare la gioia della vita e soprattutto a sperimentare la forza dell’amore,
che non passa per la via dei
balocchi, ma per le mani che
si stringono, per il volto che si
illumina di sorriso, sentendosi insieme sulla stessa strada, quella di Cristo, che
nella Casa di Nazareth ha insegnato a tutti come
farsi bambini per entrare nel regno dei cieli. Siano
i padri Cappuccini, non solo custodi della Santa
Casa, ma di ogni malato che varca quella soglia,
a cogliere in questi bambini e nei loro genitori, anche se a volte chiassosi in piazza, la grazia di quella
umanità e di quella tenerezza che potremmo perdere dietro un incalzante stile sbrigativo che ci prende.
Loreto come città e come Santuario devono molto a
questo pellegrinaggio, perché la presenza di questi
bambini con la forza dell’amore e della tenerezza che
li avvolgono, sia capace di ridestare in tutti quel senso di umanità e di gioia necessari per chi è chiamato
a custodire, tra le sue mura, la Santa Casa.
Emanuele Trancalini
Resp. naz. del progetto Bambini di pace e vice pres. sotto-sezione di Roma
40 anni...
piccoli passi possibili
È
sempre difficile per me raccontare Loreto significa parlare di un mio grande amore, della mia
storia, di mille storie… Ci voglio provare. Sono
partito per il mio primo viaggio verso Loreto
nel 1998. Avevo già vissuto il pellegrinaggio a
Lourdes e avevo fatto il pieno di emozioni; ero completamente immerso in quell’esperienza che già sentivo mi aveva segnato la vita. Mosso dalla curiosità di
tanti racconti sul treno bambini, un po’ a cuor leggero
sono partito certo di vivere quelle stesse emozioni che
facevano tanto bene al mio cuore.
Ma Loreto non è Lourdes e il mio primo viaggio mi
ha spiazzato, forse perché mi ha trovato impreparato a vivere un’emozione nuova e così profondamente
diversa; sono tornato stordito. Non avevo compreso,
non avevo accolto, non avevo recepito abbastanza,
ma da sempre così ostinato non potevo certo arrendermi a quell’arida e fredda sensazione. L’anno suc-
cessivo eccomi di nuovo su quel treno, stavolta senza aspettative particolari, e, come sempre accade, il
Signore ha fatto meraviglie. In quel pellegrinaggio ho
sentito tutta quella travolgente e sconvolgente emozione che prima sentivo solo raccontare da chi aveva
già vissuto l’esperienza. Ho aperto il cuore e l’ho scoperto colmo di doni: ogni parte di me traboccava di un
incontenibile entusiasmo, mi sono chiesto come fare
per contenerlo, per trattenerne un po’ dentro.
Mi sono sentito così vivo e vitale, mai avevo percepito
tanta intensità, non poteva finire lì… Don Gianni fin da
quei tempi ha custodito questo mio entusiasmo, lo ha
“incanalato” le sue parole, le sue catechesi hanno portato frutto in me, ho potuto scorgere dietro Loreto il
mondo di Loreto, il mondo dei bambini, delle mamme,
il mondo di cui volevo essere parte, quel mondo che
ho sentito tanto mio. Un pensiero mi ha sempre attraversato la mente: in quei bambini, nei loro sguardi così
profondi, pieni di luci
ed ombre, io ho visto
un po’ me bambino,
il bambino che avrei
potuto essere e che in
parte sono stato, ma
anche il bambino che
non sono mai stato.
Nessuna sedia a rotelle ha mai impedito la
mia corsa verso la vita:
altre zavorre mi hanno
rallentato. Eppure ero
lì, anno dopo anno,
sempre più consapevole, più coinvolto, più
impegnato. In quella
piazza io ho scoperto
che potevo sedermi
per terra e guardare il
mondo con gli occhi di
un bambino e scoprire
il mondo che volevo.
Nel corso di questi
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anni tante volte mi sono seduto per terra e ho lasciato che il sogno e l’immaginazione lavorasse per me.
Ogni anno è una favola ad accompagnarci in questo
viaggio di fede e di amore, ma la favola non è che un
mezzo, uno strumento per poter parlare al cuore dei
bambini e dei genitori.
Ogni anno c’è un messaggio pastorale che viene in
qualche modo veicolato attraverso la favola rappresentata. Ogni piccolo dettaglio viene pensato, curato, perché tutto l’allestimento susciti meraviglia e stupore nei
bambini e li faccia sentire protagonisti. Ecco, per cinque giorni i nostri bambini sono al centro della scena.
Ogni momento del pellegrinaggio è pensato a misura
di bambini che pregano giocando e giocano pregando, in una piazza piena di colori, musiche, coreografie,
una piazza che da 40 anni ci accoglie.
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I bambini sono i grandi protagonisti del treno
della gioia, ma un’attenzione particolare è dedicata anche alle mamme
e ai papà. Per loro sono
pensati dei momenti specifici all’interno del pellegrinaggio, in cui possono
ritrovarsi e trovare uno
“spazio amico”, dove
possono confrontarsi ed
esprimere le gioie, le ansie, le preoccupazioni, i
dolori di una genitorialità
a volte davvero difficile
ma altrettanto ricca di doni e di frutti: il tutto mentre i
loro figli sono intrattenuti e accuditi dai volontari. Mi stupisco sempre dell’incontro con i genitori in particolare
con le nostre mamme: mi hanno insegnato la pazienza,
l’accoglienza, la tenerezza, la fermezza e la preghiera,
mi insegnano che la fede è fatta di tanti piccoli, a volte
impercettibili, “sì” la vera gioia è fatta di tanti “Piccoli
Passi Possibili” come quelli dei loro amatissimi figli.
Oltre ai bambini, ai genitori ci sono i volontari di
tutte le età: dai veterani, con anni di esperienza, ai
giovanissimi magari al loro primo viaggio, tutti con
magliette blu e cappelli, pronti e formati per aiutare, supportare, servire a tavola, prendersi cura dei
bambini, regalare sorrisi. E poi ci sono quei volontari
con i quali condivido l’esperienza della preparazione
del pellegrinaggio che con me curano l’animazione
e l’organizzazione, l’equipe insomma, che inizia a
lavorare al magazzino tanti
mesi prima con progetti,
gomma piuma, bombolette, strutture di legno, cavi
elettrici, riunioni fiume:
quelli insomma per cui Loreto inizia e quasi non finisce mai.
Dietro Loreto c’è un mondo, un mondo di lavoro:
tante ore passate a preparare il pellegrinaggio e
tanto da scoprire vivendolo. Il pellegrinaggio della
Gioia è l’esperienza che ha
cambiato i miei orizzonti, è
l’occasione per mettere in
circolo quell’Amore che io
ho incontrato e che mi ha
per sempre conquistato.
Suor Agnese Fratantuono
Un miracolo
rimasto nel cuore
M
i chiamo Suor Agnese, appartengo alla
Congregazione delle Suore della Carità di
Santa Giovanna Antida Thouret, fondata
in Francia nel 1799, in piena Rivoluzione
Francese, con il carisma della CARITà.
Attualmente vivo a Modena, ma per ben sette anni ho
svolto la mia missione apostolica a Terracina (LT), nella
Casa Famiglia “Gregorio Antonelli” dove venivano, e
tutt’ora vengono, accolti minori provenienti da famiglie
in difficoltà.
Tra i ragazzi, che vivevano allora con noi, c’era
Giuseppe che a 14 anni doveva essere trasferito, per
ordine del giudice del Tribunale dei minori, in un’altra
struttura più adatta alla sua età o trovare una famiglia
disponibile ad adottarlo.
Giuseppe era entrato in Casa Famiglia all’età di 6 anni
in una condizione di grave disabilità fisica e psicologica
(non stava in piedi, non mangiava da solo, non parlava,
era dipendente in tutto…). Solo le cure e le premure
delle suore e dei volontari che frequentavano la Casa
Famiglia l’hanno portato, lentamente, ad una parziale
e graduale autonomia. Spesso mi chiedevo: - Che ne
sarà di lui? Quale sarà il suo futuro? Chi si prenderà
cura di lui? Dove andrà a finire?
Queste domande hanno trovato una soluzione a
LORETO.
Tutti gli anni, nel mese di Giugno, puntualmente
l’UNITALSI della sottosezione di Latina ci invitava
a partecipare con i bambini alla bellissima iniziativa
del “TRENO della GIOIA” organizzata dalla sezione
Romana-Laziale.
Era un appuntamento fisso, molto atteso e gradito
dai nostri bambini… Tutti volevano “esserci” perché si
trattava di una grande festa che durava cinque giorni,
ma che lasciava un segno indelebile per tutto l’anno
nel cuore di tutti, grandi e piccoli, malati e non…
Descrivere ciò che avveniva in quei giorni a LORETO è
letteralmente difficile e direi quasi impossibile, perché
non è una esperienza da raccontare, ma da vivere.
La piazza, addobbata a festa per la presenza dei
bambini, si animava di
voci, di corse, di palloncini,
di giochi, di sorrisi…
Dovunque si respirava
aria di accoglienza, di
fraternità, di amicizia, di
solidarietà, di condivisione,
di dialogo, di preghiera…
Nel lontano Giugno 2002,
accetto di andare a Loreto con una grande preoccupazione nel cuore,
ma anche con la voglia di
implorare dalla Madonna
un
miracolo:
trovare
una famiglia pronta ad
accogliere
Giuseppe.
Invito tutti, compreso Don
Gianni, a pregare con
fede ed umiltà per questa
13
intenzione, convinta che l’unione fa la forza anche
nella preghiera. E Dio ha voluto che il MIRACOLO si
compisse proprio nella SANTA CASA di Loreto, grazie
alla mediazione della Vergine Maria.
Sì, nella casa della Madre di tutti noi, Giuseppe senza
famiglia ha trovato una mamma, un papà e tre fratelli.
Che meraviglia!!!! MARIA non poteva farci un regalo
più bello e più grande!!!
In questa occasione, abbiamo incontrato, di nuovo, la
signora LORENA con il suo figlio GABRIELE diventato
amico di Giuseppe nelle esperienze passate.
Grazie ad un barelliere, che conosceva ambedue,
l’amicizia tra i ragazzi diventava sempre più forte e più
vera.
Confidenzialmente, comunico la mia grande preoccupazione a LORENA che, lasciandosi toccare nelle
corde più sensibili del suo cuore di mamma, si
coinvolge a tal punto, in questa storia di Giuseppe, da
sentirsi interpellata in prima persona. Voleva però un
segno da parte della Madonna… Aveva chiara, dentro
di sè, la percezione che la sua famiglia potesse aprirsi
per accogliere Giuseppe come 4° figlio, ma voleva una
conferma… Questo pensiero non la lasciava in pace…
Un pomeriggio, senza volerlo, ci ritroviamo a pregare
nella Santa Casa, solo noi, per lo stesso motivo e la
mia presenza per lei è stata la risposta che cercava.
14
Tra le mura della piccola casa di Nazareth, dove Maria
ha accolto GESù nel suo seno (“Il Verbo si è fatto
carne”), Lorena ha accolto Giuseppe prima nel suo
cuore e poi nella sua famiglia.
Nel mese di Ottobre 2002 sono iniziate le pratiche per
l’adozione e l’8 Febbraio 2003, dopo che il giudice
ha riconosciuto l’idoneità della famiglia, Giuseppe si
trasferisce da Terracina a Roma ed entra a far parte
effettivamente della famiglia MARONE. Sicuramente
non è stato semplice integrarlo nel ritmo delle abitudini
familiari, ma l’AMORE ha fatto superare tutte le
difficoltà.
Il figlio più piccolo, Pietro, geloso che Giuseppe
chiamava mamma la sua mamma, si lamenta con lei
e dice: Perché ti chiama mamma? Non l’hai fatto tu!!!
E lei sapientemente risponde: “Hai ragione, ma i figli
non nascono solo dalla pancia della mamma, nascono
anche dal cuore della mamma e del papà”.
Ecco il miracolo che porto scolpito, da allora, nel mio
cuore!!!! Ma non è l’unico…
Spero che miracoli come questi siano sempre più
numerosi nel mondo, grazie alle famiglie “coraggio”,
all’intercessione della Madonna, all’UNITALSI e a noi
Suore della Carità che vogliamo contribuire a porre
germi di una nuova umanità sobria, solidale e fraterna,
in questa nostra società.
Don Maurizio Medici
(alias Don Click)
Loreto... in un click!
D
opo aver partecipato a diversi pellegrinaggi
con l’Unitalsi, a Lourdes e a Loreto,
quell’anno mi sono deciso a partecipare
anche al Treno dei bambini a Loreto, ma,
pur avendo già sperimentato più volte quante e quali
gioie nasconde e dispensa un Treno Bianco, solo
vivendo il “Treno della GIOIA” si può scoprire quali
immensi e impensati doni possono nascondersi dietro
alla sofferenza.
Era il 2005 e il 32° Treno dei bambini, e in quei giorni
ci ha accompagnato Mary Poppins con i personaggi
della sua storia, “Tutti insieme appassionatamente”.
Io partecipavo come sacerdote, ma con il vizio della
fotografia, e, anche se quell’anno sono salito ad Orte
e non alla partenza di Ostiense, ho capito subito che
avrei avuto tanto pane per i miei denti.
All’inizio sono stato a guardare e mi sono lasciato
prendere la mano dagli scatti. La sensazione che
prova un appassionato di fotografia nel piazzale della
Basilica di Loreto penso sia simile a quella che prova
un bambino in un grande negozio di giocattoli: non sai
dove guardare, ti sembra tutto fantastico, non sai con
quale giocare prima e magari torni più volte a giocare
con lo stesso gioco. Così in quella piazza: i bambini
sono un’esplosione di gioia e di meraviglia, fisseresti
ognuno di loro per l’intera giornata, il cuore si dilata, e
il volto si distende nel sorriso… ah, dimenticavo, sono
malati…, infatti… lo dimentichi, o meglio, non è la
loro malattia che li caratterizza e li definisce lì in quella
piazza, ma la loro vita e la loro leggerezza.
15
Con il passare delle ore scopri che i tanti bambini
diventano nomi e i nomi diventano storie e Alessia,
Salvatore, Alessandra, Andrea, Francesco, Adrian,
Martino, Alessio, Marianna, Andreina…., sono dei
doni che il Signore ha messo sulla tua strada.
16
Poi sposti lo sguardo
sui ragazzi e le ragazze,
tutti giovani (qualcuno
solo dentro, la maggior
parte anche fuori), che
hanno deciso di passare
cinque giorni con loro,
e ti accorgi che non se
ne stanno pentendo,
trovano nel contatto
con queste creature
la ricarica a una fatica
che… ma quale fatica?
…trovano la carica e
basta! …perché in questi
giorni non c’è fatica, non
c’è stanchezza, c’è solo
allegria e divertimento,
crescita e conoscenza,
dono e arricchimento reciproco, è il “Treno della
Gioia”!
Insomma, in piazza una caciara pazzesca di volti
e colori, di grida e sorrisi! Dalla sveglia ai pasti, dal
gioco alle preghiere, fino alla buonanotte un ambiente
fantastico, nel senso che è eccezionale, ma anche il
luogo dove la fantasia è lo scenario naturale.
E allora come fai a non fotografare, ogni
angolo, ogni posizione, ogni smorfia, e
perdi il conto di quante foto avevi già
fatto allo stesso bambino. È in quei
giorni che ho stabilito il mio record
personale di fotografie fatte in un solo
giorno: 994. L’ho poi migliorato di anno
in anno fino a fissare nel 2009 il mio
attuale record di 1148 foto in un giorno
solo. Per curiosità ho fatto un conto e
sono arrivato a 15781 foto in 5 Treni
della Gioia. In nessun’altra occasione
ho fatto mai così tante foto, un motivo
ci sarà!
Comunque in quella Piazza lo sguardo
che passa dai bambini ai ragazzi, arriva
poi alle mamme (la maggior parte) e
ai papà. Quegli occhi sono le porte di
accesso a un altro mondo, un mondo
fatto di fierezza e di dubbi, di forza
e di stanchezza, di voglia di gridare a
squarciagola e di stare in silenzio, di
speranze e di delusioni, ma sempre di
amore.
In questi giorni sono un po’ sollevati
perché riescono a fare quello che forse
difficilmente durante l’anno riesce
loro: affidare i propri figli a mani fidate
e amorevoli, ad altri che possano
guardarli con li stessi occhi con i quali
li guarderebbero loro vedendo quanto
belli sono.
Sicuramente ringrazio il Signore per la
possibilità di averli potuti avvicinare da
sacerdote, perché a quel punto si ripone
la macchinetta fotografica e si apre il
cuore con tutta l’inadeguatezza che
senti in quel momento, per accogliervi
quell’universo che hanno voglia di scaricarti dentro,
macigni di umanità che ti fanno scoprire quanto sia
fragile l’uomo, ma ancor di più quanto sia forte e
capace di trasformare in amore anche il dolore più
grande. Per portare macigni bisogna essere giganti,
e loro lo sono, perché la vita li ha costretti a scegliere
da quale parte stare, se dalla parte di chi fugge e
campicchia tra illusioni di felicità o di chi combatte e
cresce ogni giorno scoprendo che dono ha accanto,
un dono fragile ma preziosissimo, il tesoro che riempie
di gioia la vita.
Accanto a queste mamme e papà, parlando con
loro, un sacerdote scopre tutta la sua fragilità e
piccolezza, l’incapacità di dare certe risposte o di
riuscire a infondere nell’altro la fiducia e la speranza
che vorresti abbondasse nel suo cuore. Poi ti accorgi
che le risposte le hai avute tu e l’iniezione di speranza
l’hanno fatta a te.
E tra loro, dopo anni di incontri o al primo sguardo
nascono amicizie profonde, perché si guardano
attorno non per cercare rassegnazione nel bambino
che sta peggio del loro, ma per trovare la consolazione
dalla mamma che prima di loro ha aperto il cuore alla
pace, per condividere esperienze, per ideare progetti,
per scambiarsi i pesi d’amore.
Vuoi incontrare bambini, giovani, adulti, mamme e
papà eccezionali? Vuoi scoprire la bellezza della vita
a partire dalla parte più difficile? Non hai risposte da
dare? Ti senti inadeguato? Il Treno della Gioia è quello
che fa per te!!
17
Don Romano De Angelis
Assistente eccl. della Sottosezione di Roma
Una scuola per la vita
F
ar festa per i 40 anni del pellegrinaggio dei
bambini a Loreto significa per me ricordare
per continuare a custodire, a ringraziare e
immergermi nella gioia che mi è stata donata.
Ricordo quando nel 1989 Don Decio mi invitò a partecipare al “Treno della Gioia”: onestamente non riuscivo
a capire perché chiamarlo così, visto che i bambini
erano sofferenti. Il treno aveva da poco lasciato la
stazione Ostiense e mi resi conto che non era semplicemente partito un treno ma era iniziata una festa:
bambini, mamme, sorelle e barellieri dai volti sereni e
sorridenti…sorrisi, abbracci, canti. La mattina dopo il
momento decisivo del pellegrinaggio e del mio inserimento: percorrevo Corso Boccalini per raggiungere
l’Hotel Centrale dove alloggiavo con un numeroso
e meraviglioso gruppo di giovani di Fiuggi-Anagni e
di Civitavecchia, quando Anna mi chiama e mi invita
ad avvicinarmi: pochi passi ed ho avuto occhi nuovi… Non ho visto quella sua – come diceva lei – “testa
così grande e pesante che la faceva soffrire” ma il suo
sorriso, la sua bellezza
e quella sua domanda: “oggi c’è la Messa
solo per le mamme ma
non per noi bambini; io
ho fatto la Prima Comunione e mi dispiace non poter ricevere
Gesù oggi”. Era un
giorno speciale, quello
in cui c’erano le Confessioni per le mamme
a cui seguiva la Messa
mentre i bambini giocavano in piazza. Inutile dire che l’ho portata
a fare la Comunione
mentre lei si preoccupava di aver fatto
merenda e la giovanissima sorella che l’accompagnava piangeva
18
di commozione. Per me inizia così il coinvolgimento
pieno nel gioco, nella preghiera, nelle chiacchierate,
nelle stupende confessioni sugli scalini della Basilica.
Eh si! Si faceva proprio di tutto perché non c’era ancora tutta l’organizzazione che negli anni si è formata.
E così mentre Augusto suonava la chitarra e faceva
giocare i bambini coordinando il personale, Don Gianni, io e il dott. Carlo Ricci eravamo la “spalla” di Sbirulino (Anna di Civitavecchia) che ci tagliava i capelli con
enormi forbicioni, o con qualche coltellaccio tentava
di tagliarci la barba, o con delle tronchesi arrugginite
voleva estrarci i denti, o con una enorme siringa voleva
farci la puntura, oppure vestiti da scolaretti ci interrogava per vedere se avevamo studiato. Sono arrivato
perfino a mettermi il pannolino\pannolone impersonando “Enrichetto” ovvero il nostro caro Presidente
Enrico Del Gallo quando era bambino. Così passavamo le giornate tra le Mura della Santa Casa e nel
“cortile di casa”. Un primo tentativo di organizzazione
avvenne con “il grande gioco” degli Scouts organizza-
to da Augusto e Armando lo storico capo barelliere di
allora. Le mamme erano così un po’ più tranquille nel
lasciare i figli in modo particolare per partecipare agli
incontri tutti per loro organizzati da Don Gianni, simbolo del treno bambini.
A Loreto Don Gianni non ha nemmeno un cognome
ma è: “Don Gianni del treno bambini” e tra un gioco
e una preghiera c’era sempre il tempo per riuscire ad
entrare in camera di Don Gianni per mettere un dado
di brodo nella “cipolla” della doccia, nascondere varie
sveglie, attaccare campanellini sotto il letto,
nascondere i suoi vestiti, preparare dei regali
speciali per il suo compleanno (gradì particolarmente dei palloncini
a lui inviati in confezione
lusso). Col passare degli anni l’organizzazione
cresceva con la disponibilità dei giovani delle
varie Sottosezioni che
organizzavano sempre
meglio
l’animazione.
Anche la nostra attuale Presidente di Sezione, Preziosa, ha per un
periodo coordinato un
gruppo di animazione.
Da diversi anni ormai
l’animazione si impegna
a tradurre il messaggio
del Vangelo attraverso
una favola molto curata
che coinvolge i piccoli e
i grandi.
Sono tante le persone,
i volti, i cuori di questa
bella e gioiosa famiglia,
grande 40 anni: bambini speciali con mamme
straordinarie a cui sono
immensamente
grato
perché mi hanno fatto
crescere umanamente,
mi hanno insegnato ad
essere prete, mi hanno
fatto capire ciò che conta veramente. E soprattutto che la gioia vera
non è la somma di tante cose che funzionano
bene ma nasce da un cuore capace di amare e la troviamo in una casa piccola e spoglia dove le mamme
piangono e sorridono dove i bambini ti prendono per
mano e ti conducono: è la casa di Gesù, la casa di
Maria, la casa che trasforma il cuore delle mamme in
una casa di gioia, una casa che rivela a ciascuno di noi
il suo posto; e quando esci... corri come ha fatto Maria
per andare a servire i fratelli e cantare le meraviglie
dell’amore di Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni
e ha innalzato gli umili”.
19
Sabato 24 Maggio in Vaticano:
Una giornata particolarmente sentita sarà
quella del 24 Maggio. Arrivo alle ore 9 per
entrare nei giardini vaticani recitando il Rosario,
per arrivare alla riproduzione della Grotta di
Lourdes con il primo altare di quel santuario.
Continueremo con la S. Messa alle ore 12
celebrata dal Cardinale Angelo Comastri e la
preghiera silenziosa davanti alle tombe dei Papi
Santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Nel pomeriggio si potranno visitare i musei
vaticani (ingresso gratuito per i malati in
carrozzina). Per gli altri partecipanti ingresso a
soli Euro 8 a testa.
40 anni... ed è domani!
Un DVD di ricordi e testimonianze per i quarant’anni del pellegrinaggio della gioia dei bambini a
Loreto dell’Unitalsi Romana Laziale, realizzato dalla sorella Elena Balestri e Carmela Lisabettini,
sarà presentato a Loreto durante
il prossimo Pellegrinaggio.
Tutti possono già prenotarlo direttamente presso la sede della
sezione Romana-Laziale, con un
contributo di Euro 15 che servirà
a finanziare la partecipazione dei
bambini a Loreto.
20
Alessandro Aloé
Seminarista della sottosezione di Latina
La prima volta...
M
i sembrava quasi impossibile, nemmeno
mi rendevo bene conto di quello che era
successo negli ultimi mesi. Nel cuore avevo un immenso senso di gratitudine, di riconoscenza
e di affetto verso il Signore e verso le persone che,
nella sua bontà mi aveva messo intorno, proprio al
momento giusto.
Ogni volta che ci ripenso, mi accorgo che erano
proprio questi i sentimenti che leggevo dentro di me
mentre stavamo partendo con il treno bianco della
Romana/Laziale, la mattina del 22 settembre, per il
pellegrinaggio nazionale a Lourdes.
Quel viaggio arrivava nel momento più importante
della mia vita, un momento di riflessione intensa, un
periodo di scelte importanti. Da un bel po’ di mesi mi
interrogavo sulla felicità vera e su cosa fare della mia
vita che, a 25 anni, è ancora in formazione e proprio
nel periodo delle energie migliori. Volevo impiegarmi
su qualcosa di grande, bello e pieno, qualcosa su
cui valesse davvero la pena impegnarsi completamente. Stavo finendo l’università, conoscevo l’amore
per una ragazza e l’affetto e l’energia che ti danno gli
amici, ma mi mancava qualcosa e non capivo perché. Già da un po’ di mesi, aiutato da qualche sacerdote, avevo iniziato un percorso vocazionale che mi
aiutava a fare luce.
Per un incontro quasi casuale, ho conosciuto Don
Gianni. Una chiacchierata prima, poi un’altra, ma
non volevo sbottonarmi, mi vergognavo a raccontare
quello che mi stava succedendo in quel periodo. Ma
per lui quella conoscenza appena iniziata già bastava
per un invito così grande: “Vorresti venire, alla fine
dell’estate, a Lourdes con l’Unitalsi”?
Ricordo che sono tornato a casa un po’ spiazzato,
perché non mi aspettavo questa proposta, ma mi accorgevo che un’esperienza di preghiera e di servizio
forte sarebbe stata fondamentale per fare ancora più
luce sul mio cammino. Nel frattempo, col passare dei
mesi, ho compreso a cosa mi sentivo chiamato, ho
parlato con il Vescovo che mi ha dato il permesso di
cominciare ad ottobre l’anno propedeutico nel Seminario di Anagni.
Il mio viaggio a Lourdes di settembre, un mese prima
di cominciare questa esperienza così grande in seminario, mi è sembrato un regalo della Provvidenza che
si serve di tutto, anche degli incontri che sembrano
casuali, per continuare il suo disegno.
Da Lourdes mi sono portato a casa tanti volti, tante
storie che mi hanno fatto toccare con mano l’importanza della fede, negli ammalati che sanno lasciarsi abbracciare da Cristo anche nell’incomprensibile
oppressione della sofferenza; della speranza, nella
certezza che Cristo viene incontro a tutti, soprattutto
a chi sta soffrendo; della carità, attraverso l’intervento dei tanti volontari che rendono visibile questo abbraccio di Cristo ai più deboli.
Il pellegrinaggio a Lourdes è stato amicizia, preghiera
e servizio. La preghiera, soprattutto nei momenti forti
della Messa, della Via Crucis e della Fiaccolata, ha
dato maggiore spessore al servizio che facevo nelle
piscine perché mi ricordava che, oltre all’assistenza necessaria e premurosa, noi volontari abbiamo il
compito di usare il cuore e di regalare quell’Amore, di
cui abbiamo fatto esperienza e che vale più di ogni
premura. Ripenso spessissimo ai momenti di preghiera davanti la grotta, alle bellissime Messe internazionali nella Basilica sotterranea di San Pio X, mai
avevo visto una Chiesa così grande, al giro guidato
“Sui passi di Bernadette”, al primo bagno che ho fatto nelle piscine, che ha concluso la mia settimana di
pellegrinaggio.
A tutti i volti che ho incontrato, a tutti gli amici che ho
conosciuto, a Don Gianni, all’Unitalsi che sta realizzando cose grandiose, ma soprattutto al Signore e
a Maria che a Lourdes ci hanno dimostrato ancora
una volta di essere sempre vicini a noi, con la loro
bellezza e la loro forza voglio solo dire... grazie e vi
voglio bene!
21
Piero Gheddo
Missionario, giornalista e scrittore italiano
Carla Zichetti, quando la
malattia è cura dell’anima
I
l 27 dicembre 2013 è morta a Genova Carla ha mandato opuscoli annuali pubblicando le lettere
Zichetti, di 90 anni, disabile nell’intestino fin che riceve, veramente commoventi, perché rivelano
dai suoi 23 anni, che viveva da sola, aveva quel mondo che non ha spazio sui giornali e alla TV
e la presenza dello Spirito Santo
bisogno di continue cure e
in persone che molti considerano
non poteva uscire di casa senza
superflue e invece sono il sale
assistenza. Nel 1984 era uscita
della terra e la luce del mondo.
dall’ospedale con una sonda al
Questi amici hanno creato nel
ventre per nutrirsi. Ebbene, questa
2006 l’Associazione ed il Sito
cara donna, che poteva vivere
internet www.bricioledisperanza.it
ripiegata su se stessa, triste e
che porta i testi di Carla, le lettere
bisbetica, era invece sorridente,
degli associati, le foto, il video dei
gentile, piena di coraggio e di gioia,
pellegrinaggi.
sempre occupata ben oltre le sue
A poco a poco, hanno incominciato
forze limitate. Come mai? Perché
a invitare Carla per parlare in
aveva molti soldi? Assolutamente
pellegrinaggi, alle radio, in chiese
no, viveva con la pensione di
e cattedrali. Tutti gli anni andava
invalidità in un appartamento di due
stanze più cucinino in un grande caseggiato a Genova. con gli ammalati a Lourdes ed a Loreto, invitata dal
E allora? Beh, aveva ereditato una grande fede e una vescovo mons. Angelo Comastri (oggi cardinale) che
buona educazione in famiglia e trovandosi a 23 anni a aveva capito il suo valore, dimostrava con la vita che
non poter farsi suora né sposarsi, ha chiesto al parroco la fede aiuta a vivere meglio e ad essere utile agli altri,
cosa doveva fare. Il parroco di Albaro (Genova) le dice: anche nelle situazioni più difficili.
“Carla, tu hai una grande fede e preghi molto, sei colta Andavo a trovarla tutti gli anni quand’ero a Genova
e hai una bella voce. Sapessi quanti ammalati e anziani in estate. Era senza badante ma con molti amici nel
vivono soli, nell’isolamento e nella sofferenza. Ti do un caseggiato. Aveva animato anche le famiglie di quel
elenco nella nostra parrocchia. Telefona loro a mio palazzone, tutti le volevano bene e la aiutavano, Per i
nome, dì loro cosa ti suggerisce la fede, quando puoi suoi opuscoli e per internet c’erano amici anche fuori
Genova e lei stessa, a 90 anni, usava il computer e
vai a trovarli”.
Carla si è messa con coraggio su questa “vocazione” rispondeva alle lettere. Mi fermavo a cena, cioè a fare
del Signore. In settanta e più anni, con la collaborazione un po’ di digiuno con lei. Nell’estate 2012 era a letto
di molta buona gente, ha fondato una rete di migliaia e mi diceva: “Vedi, non sto proprio bene, ma ho così
di ammalati, disabili, anziani soli, che si scrivono, si tanto da fare che mi dimentico dei miei dolori”. E mi
incontrano, aiutano chi sta peggio, pregano e aiutano mostrava il pacco di lettere ricevute in luglio! Un’altra
i missionari sul campo. Ha incominciato telefonando, volta le dicevo di far pregare per i sacerdoti. Risposta:
“Sì, prego e faccio pregare,
poi visitando i malati e le
Per anni abbiamo “incrociato”
non perchè aumentino i preti,
persone sole con l’aiuto di
Carla durante il nostro pellegrinaggio
ma che siano preti entusiasti
amici che la portavano e poi
dei
bambini
a
Loreto.
della loro vocazione. È vero
ha mandato lettere ciclostilate
Questo articolo è un modo
che diminuiscono, ma se
e audio-cassette, trovando
per ricordarla ed additarla come esempio,
fossero veri sacerdoti di Gesù,
chi le fa le copie, gli indirizzi,
che la malattia supera tante difficoltà...
basterebbero”.
i pacchetti, li porta alla posta;
22
“Prometto di esserti
fedele...”
M
entre mia moglie mi serviva la cena, mi
feci coraggio e le dissi: «Voglio il divorzio».
Vidi il dolore nei suoi occhi, ma chiese dolcemente:
«Perché?».
Non risposi e lei pianse tutta la notte. Mi sentivo
in colpa, per cui sottoscrissi nell’atto di separazione che a lei restassero la casa, l’auto e il trenta per
cento del nostro negozio. Lei quando vide l’atto lo
strappò in mille pezzi e mi presentò le condizioni per
accettare.
Voleva soltanto un mese di preavviso, quel mese che
stava per cominciare l’indomani: «Devi ricordarti del
giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in
braccio e mi portasti nella nostra camera da letto
per la prima volta. In questo mese ogni mattina devi
prendermi in braccio e devi lasciarmi fuori dalla porta di casa». Pensai che avesse perso il cervello, ma
acconsentii.
Quando la presi in braccio il primo giorno eravamo
ambedue imbarazzati, nostro figlio invece camminava dietro di noi applaudendo e dicendo: «Grande
papà, ha preso la mamma in braccio!»
Il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati. Lei
si appoggiò al mio petto e sentii il suo profumo sul
mio maglione. Mi resi conto che era da tanto tempo
che non la guardavo. Mi resi conto che non era più
così giovane, qualche ruga, qualche capello bianco.
Il quarto giorno, prendendola in braccio come ogni
mattina, avvertii che l’intimità stava ritornando tra
noi: questa era la donna che mi aveva donato dieci
anni della sua vita, la sua giovinezza, un figlio. Nei
giorni a seguire ci avvicinammo sempre più. Ogni
giorno era più facile prenderla in braccio e il mese
passava velocemente.
Pensai che mi stavo abituando ad alzarla, e per questo, ogni giorno che passava la sentivo più leggera.
Mi resi conto che era dimagrita tanto.
L’ultimo giorno,
nostro figlio entrò all’improvviso nella nostra
stanza e disse:
«Papà, è arrivato il momento di
portare la mamma in braccio».
Per lui era diventato un momento basilare della
sua vita.
Mia moglie lo abbracciò forte ed io girai la testa, ma
dentro sentivo un brivido che cambiò il mio modo
di vedere il divorzio. Ormai prenderla in braccio e
portarla fuori cominciava ad essere per me come la
prima volta che la portai in casa quando ci sposammo... la abbracciai senza muovermi e sentii quanto
era leggera e delicata... mi venne da piangere!
Mi fermai in un negozio di fiori. Comprai un mazzo
di rose e la ragazza del negozio mi disse: «Che cosa
scriviamo sul biglietto?».
Le dissi: «Ti prenderò in braccio ogni giorno della mia
vita finché morte non ci separi».
Arrivai di corsa a casa e con il sorriso sulla bocca, ma
mi dissero che mia moglie era all’ospedale in coma.
Stava lottando contro il cancro ed io non me n’ero
accorto.
Sapeva che stava per morire e per questo mi aveva
chiesto un mese di tempo, un mese perché a nostro
figlio rimanesse impresso il ricordo di un padre meraviglioso e innamorato della madre.
«Non so chi o che cosa abbia posto la domanda.
Non so quando sia stata formulata. Eppure a un certo punto ho risposto “sì” a qualcuno o a qualcosa.
A partire da quel momento ho avuto la certezza che
la vita aveva un senso» (Dag Hammarskjold).
23
Se vuoi.. se puoi:
UN GRAZIE DI CUORE...
a tutti coloro che risponderanno con
un’offerta attraverso il contro corrente
allegato per permettere la partecipazione
gratuita dei bambini a Loreto.
Un grazie che allarghiamo a
per la pubblicità ai nostri
pellegrinaggi (in maniera
particolare al pellegrinaggio della gioia dei
bambini a Loreto) e per la sensibilizzazione
che ha portato avanti con i suoi radioascoltatori ad aiutare economicamente la partecipazione dei bambini.
Terra Santa Speciale
Dal 17 al 24 Luglio viene organizzato un
Pellegrinaggio Speciale in Terra Santa
dove (oltre ai luoghi classici di Pellegrinaggio:
Nazareth, Lago di Tiberiade, Gerusalemme,
Betlemme) si potranno visitare, per la prima
volta: San Giovanni d’Acri, le sorgenti del
Giordano, Sepphoris, Cesarea Marittima e il
tunnel sotto la spianata del tempio.
Posti limitati. Iscrizioni non oltre il 15 Giugno.
50 anni di sacerdozio
Auguri a Don Romolo Sabbi che nel mese di Febbraio ha ricordato i suoi 50 anni dalla prima messa.
Tantissime le persone di Valle Martella e non solo,
che, insieme agli Unitalsiani presenti, a Don Gianni
e a Preziosa, hanno avuto modo di esternare gratitudine ad un sacerdote buono!
In cielo con Maria
• Affidiamo alla preghiera della grande famiglia degli
Unitalsiani P. Loreto Tellina, già assistente ecclesiastico di Anagni-Alatri. La sua disponibilità e bontà
sarà un ricordo che difficilmente sarà cancellato.
Anche il papà di Gianfilippo Lunghi è tornato, dopo
una lunga malattia, tra le braccia della Madonna.
Il ricordo della preghiera per queste persone care
non manchi da parte della grande famiglia Unitalsi.
• Bruno Baiocco, barelliere per tanti anni lo affidiamo alla preghiera di quanti lo hanno conosciuto e
apprezzato, soprattutto per il lavoro nella sottosezione di Roma città.
• Il mese scorso la Santa Vergine ha accolto in cielo
anche il barelliere Carlo Rasia. Anche la sua anima
l’affidiamo al ricordo della grande famiglia dell’Unitalsi Laziale.
VIAGGIANDO INSIEME
Autorizzazione del Tribunale di Velletri
n. 13 del 4-10-90
Direttore responsabile: Tommaso Ricci
Redazione c/o:
Don Gianni Toni - Viale G. De Chirico - Latina
[email protected]
Amministrazione: Unitalsi - Via Andrea Millevoi, 65 - ROMA
Foto: Don Maurizio Medici
Grafica e Stampa:
Nuova Grafica 87 srl - PONTINIA (LT) - Tel. 0773.86227
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PELLEGRINAGGI 2014
LOURDES
• 29 Aprile - 5 Maggio (treno)
• 21/27 Agosto (treno ed aereo)
• 29 Settembre - 5 Ottobre (treno ed aereo - Pell. Nazionale)
• 21/27 Ottobre (treno ed aereo)
LORETO
• 8/11 MAGGIO (bus)
• 26/30 Giugno Pellegrinaggio dei Bambini (bus)
TERRA SANTA-GIORDANIA
• 5/14 Novembre
Un viaggio di 8 giorni solo in Terra Santa sarà effettuato
dal 17 al 24 Luglio
FATIMA
• 3/9 Giugno
Per informazioni ed iscrizioni ai pellegrinaggi:
rivolgersi alla propria sottosezione Unitalsi.
Si ricorda che il termine delle iscrizioni scade 30 giorni prima della partenza
ed occorre versare subito il 50% della quota prescelta.
www.unitalsiromanalaziale.it
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Viaggiando Insieme – Marzo 2014