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NOTIZIARIO «AMICI DI BENEDETTA»
Anno XXX - n. 2 - Dicembre 2015
Semestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. abbon. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB di Forlì - Aut. Trib. Forlì n. 18/86 Dir. Resp.: Gianfranco Amati - “Amici di Benedetta” Casella postale n. 62 - 47013 Dovadola (FC) - Amm.: Via Benedetta Bianchi Porro, 4 - Dovadola (FC) Tel. 0543 934676 - c.c.p. 1000159051 - Taxe perçue (tassa riscossa) - Stampa Stilgraf Cesena
«… Sta sbiadendo la luce della stella, il
giorno viene strisciando da oriente e
scardina la notte… Ieshu, bambino mio,
ti presento il mondo».
Erri De Luca
Ugo Claus, Fiore bianco, olio (1948)
2 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Pagine di diario
a cura di ROBERTA BÖSSMANN
Cari Amici e Amiche,
ancora una volta cercherò di riassumere quanto è avvenuto in
questi ultimi mesi in relazione a Benedetta. Troverete molte notizie all’interno del nostro periodico. Per ora mi limiterò a parlarvi
delle tante occasioni che ci sono state per ricordare la nostra Cara. Mi piacerebbe che nulla andasse perduto e, mentre ringrazio
tutti coloro che ci mandano documentazione di ciò che fanno,
chiedo scusa se qualche notizia non appare, per dimenticanza
mia, che redigo queste pagine, o perché non ne ho proprio saputo nulla. Ricordiamoci sempre che, per quanta attenzione si cerchi
di mettere in ciò che si fa, nessuno, da solo, può fare tutto. Insieme, invece, possiamo migliorare.
• Su “Ben Essere” di aprile 2015 – è uno dei periodici San Paolo – Mariapia Bonanate racconta la storia di Francesco Bevilacqua, ex manager, impegnato in Uganda tra i più poveri, che
ha scritto assieme a lei il libro I bambini della notte (il Saggiatore). È la storia del Lecor Hôpital e dei suoi straordinari protagonisti Piero e Lucilla Corti, due medici che hanno trasformato un piccolo ambulatorio nella savana del Nord Uganda in
un importante ospedale. Hanno salvato milioni di persone, durante la trentennale guerra civile, e generazioni di bambini. Benedetta ha conosciuto Piero Corti all’Università a Milano già
nel 1961. Quando lui ha iniziato a fare il medico, aveva scritto
all’amica malata che avrebbe curato le persone anche per lei.
Per tutta la vita ha certo sentito Benedetta vicina se è arrivato
al punto di affidare proprio alla sua protezione la moglie Lucille, ammalatasi di AIDS in seguito a un’operazione effettuata
su un malato.
• L’11 giugno si è concluso, con una tavola rotonda a cui ha preso parte il vescovo di Forlì-Bertinoro Lino Pizzi, il corso di Alta Formazione che si è tenuto a Dovadola nel nome di Benedetta Bianchi Porro, nella sede del Museo a lei dedicato.
Come abbiamo già accennato, un grosso lavoro di restauro è
stato fatto a Dovadola nel loggiato dell’edificio che ospita il
Museo della Fondazione dedicato a Benedetta. I quattordici
stemmi, di interessante valore storico, sono stati ripuliti e restaurati assieme alle iscrizioni celebrative di famosi italiani
dell’800 e alle lapidi che li ricordano. Si tratta di testimonianze storiche importanti che ora possono essere ammirate al meglio grazie alla restauratrice Monica Mariani.
• In giugno è stato stampato un altro libro di p. Antonino Rosso,
intitolato Umanità Operosità Santità. Biografie scelte e dissertazioni varie. Tra le tante figure prese in esame non manca Benedetta. Tre bei saggi la ricordano. Ringrazio p. Antonino che,
con il suo instancabile lavoro, tiene vivo il ricordo e l’esempio
di tante persone stupende che possono accompagnarci nel cammino della nostra vita.
• L’11 luglio è tornato alla Casa del Padre il Card. Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, che nel gennaio 1994 fu invitato a Forlì a tenere un incontro su Benedetta. Alessandro
Rondoni lo ha ricordato in un articolo pubblicato su “il Resto
del Carlino” domenica 12 luglio. Il 16 luglio un suo ricordo, a
cura di Giovanni Amati, è stato pubblicato su “il momento”. In
entrambi gli articoli è presente il riferimento a Benedetta.
• Il 13 luglio un’altra grande figura della Chiesa ci ha lasciati. Si
tratta di don Arturo Paoli, che trascorse gran parte della sua vita in America Latina accanto ai più poveri. È stato uno dei
maggiori testimoni del nostro tempo. Ci ha donato una miriade
di scritti bellissimi e profondi.
• Sabato 8 agosto “La Voce di Romagna” ricorda la Messa solenne che sarà concelebrata nell’Abbazia di Sant’Andrea a Dovadola per il 79° anniversario della nascita di Benedetta, con
Mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro e
con il Vescovo di Forlì-Bertinoro Mons. Lino Pizzi. Sarà ricordata anche Anna Cappelli nel 10º anno dalla morte. La notizia
della celebrazione è uscita anche su “il Resto del Carlino” dello stesso giorno in un articolo di Quinto Cappelli.
• Lunedì 10 agosto un articolo sulle celebrazioni fatte a Dovadola e a Sirmione per Benedetta appare su “Romagna Corriere”
del lunedì. Anche qui si ricorda l’importanza di Anna Cappelli
per far conoscere al mondo la Venerabile.
• Il 12 settembre mons. Erio Castellucci è stato consacrato vescovo dal Vescovo di Forlì-Bertinoro mons. Lino Pizzi.
Mons. Erio Castellucci saluta i forlivesi
• Il nuovo Arcivescovo di Modena, mons. Erio Castellucci, ha ricordato anche Benedetta nell’indirizzo di saluto rivolto ai forlivesi dopo la sua consacrazione esprimendosi così: «Gratitudine al Signore, le cui vie non sono le nostre vie e, nel Signore,
gratitudine a tutti gli amici, già entrati nella sua gloria, i santi
proclamati e quelli nascosti agli occhi degli uomini. Penso a
due straordinarie donne forlivesi Benedetta Bianchi Porro e
Annalena Tonelli».
• Segnaliamo anche che, durante un informale incontro estivo
prima dell’ordinazione, Liliana Fabbri Selli ed Emanuela Bianchi Porro hanno porto a don Erio Castellucci, a nome di tutti
gli Amici, un fervido saluto augurale ed alcuni volumi su Benedetta, quasi un viatico spirituale per i prossimi gravosi impegni pastorali.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 3
• Il 20 settembre si è conclusa a Dovadola la Festa triennale in
onore della Madonna delle Lacrime. La festa, preceduta da una
settimana con momenti di preghiera ed anche di carattere ricreativo, è culminata con la Concelebrazione Eucaristica e la
processione solenne lungo le vie del paese. Nell’arco di tutta la
settimana dal 13 al 20, un ricco programma ricreativo dai giochi all’aperto per bambini e ragazzi alle varie manifestazioni
nel Teatro Comunale è stato seguito con soddisfazione.
• Su “La Triennale”, periodico che esce per l’occasione, appare
una lettera a don Alfeo, firmata da don Piero Albieri, nella quale questi ricorda la storia passata, sempre legata al ricordo della chiesa della Badia che rimase sempre aperta anche durante
la guerra. Nello stesso numero del giornalino c’è un lungo articolo dal titolo La mia vita accanto a Benedetta, in cui don
Alfeo Costa riassume i suoi quarantaquattro anni a Dovadola,
con il suo stile schietto che testimonia un grande amore per
Benedetta e senso di responsabilità e sollecitudine verso quelle
sue spoglie che la Badia custodisce. Le memorie di don Costa,
che da tempo pubblichiamo a puntate su “l’annuncio”, sono
uno scrigno prezioso per ripercorrere la storia della devozione
a Benedetta dopo la sua scomparsa. Don Alfeo è un testimone
fedele di quanto è avvenuto negli ultimi decenni. Dobbiamo
davvero ringraziarlo per la preziosa opera di documentazione
meritevole di pubblicazione in un volume. Senza le sue informazioni, tante cose sarebbero andate perdute per sempre.
• Tra il 19 settembre e il 23 ottobre si sono svolte a Dovadola
varie iniziative di successo: due concerti, una commedia dialettale e una conferenza per celebrare il decennale del locale Hospice. Quello di Dovadola è stato uno dei primi ottanta Hospice italiani e offre assistenza e cura a pazienti oncologici, neurologici, cardiologici e pneumologici. Ci piace ricordare questo
evento relativo alla struttura di ricovero per cure palliative, significativamente dedicata a “Benedetta Bianchi Porro”. La Venerabile ci è sembrata presente in modo particolare alla conferenza celebrativa del 9 ottobre, dedicata al tema Quale possibilità di “bene” nell’esperienza di malattia. Ci è sembrata signi-
ficativa la testimonianza del Dott. Mario Melazzini, riportata
nella cronaca di Gigi Mattarelli su “il momento” del 15 ottobre
2015. Il famoso medico, trovatosi improvvisamente a dover
combattere contro la sclerosi amiotrofica, dopo un momento di
disperazione in cui pensava di ricorrere all’eutanasia, è riuscito
a capire di non essere soltanto una malattia, ma di essere una
persona che poteva ancora dare molto. E così, dopo la diagnosi di SLA del 2003, ha potuto raccontare il 9 ottobre del 2015
quanto è riuscito a fare nel frattempo: creare centri clinici per
la cura di malati, avere impegni in ambito amministrativo tecnico, politico, e consulenze al Ministero.
• L’8 ottobre “il momento”, ricordando che il 6 ottobre il vescovo Lino Pizzi ha presieduto la S. Messa nel 12º Anniversario
della morte di Annalena Tonelli, informa sull’uscita di una
nuova pubblicazione su questa grande amica di Anna Cappelli.
Il saggio, intitolato La compassione nell’esistenza di Annalena
Tonelli, mette in evidenza come tutta la sua vita sia stata un
continuo donarsi. È un’occasione, anche per noi, per ricordare
Annalena nell’anniversario della sua salita al cielo.
• Il 25 ottobre l’Associazione per Benedetta Bianchi Porro onlus, presieduta da Liliana Fabbri Selli, ha organizzato al Teatro
Diego Fabbri di Forlì, con il Patrocinio dell’Assessorato alla
Cultura di Forlì, un evento musicale, dedicato alla Venerabile
Benedetta Bianchi Porro, dal titolo Frati suore vescovi e sacerdoti nel melodramma. In programma musiche di Verdi, Bellini
e Rossini. Il tenore Simone Mugnaini, il soprano Maria Simona Cianchi e il basso Walter Rubboli, accompagnati al pianoforte dal Maestro Luca Saltini hanno dato vita al Concerto
lirico-vocale, presentato da Daniele Rubboli. Troviamo la notizia in una breve di “Romagna Corriere” del 25 ottobre e, lo
stesso giorno, in un articolo di Stefania Navacchia su “il Resto
del Carlino”. L’articolo di Stefania Navacchia in certo modo
esplicita i motivi delle iniziative musicali in onore di Benedetta. «Il canto è sempre un modo di esprimere anche il bisogno
di spiritualità ed il sentimento religioso che sono nell’intimo di
ogni uomo». Così inizia l’articolo. Quando poi si parla della
dedica del Concerto alla «Venerabile Bianchi Porro, che trasformò le sue atroci sofferenze in una strada per giungere all’estasi del più alto amore di Dio», Stefania Navacchia specifica inoltre «che la musica fu un’arte particolarmente amata da
Benedetta e dalla sua famiglia».
• Intenso è il programma degli incontri in cui Emanuela Bianchi
Porro, sorella di Benedetta, offre la sua testimonianza sulla Venerabile. La ringrazio per la puntuale informazione.
• Domenica 18 ottobre è stata alla Badia di Dovadola con il
gruppo dell’Alto Maceratese, guidato da Graziella.
• Il 28 novembre Emanuela sarà in provincia di Vicenza, nella
chiesa parrocchiale di San Nazario, per una testimonianza su
Benedetta Bianchi Porro (1936-1964) testimone della sofferenza e della Croce.
Il tavolo dei relatori con il dott. Mario Melazzini (a destra)
• Il 20 marzo 2016 Emanuela presenterà a Sala di Cesenatico,
assieme al regista Franco Palmieri, il cortometraggio sulla Venerabile Oggi grazie.
4 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
A DOVADOLA
Una festa con alcune sorprese
La ricorrenza del 79º anniversario della nascita di Benedetta è stata ricordata domenica 9 agosto con una concelebrazione
della S. Messa, presieduta da mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro, con mons. Lino Pizzi, Vescovo di
Forlì-Bertinoro, mons. Dino Zattini e don Alfeo Costa. Erano presenti autorità, come il Sindaco di Dovadola Gabriel Zelli,
alcuni familiari di Benedetta e numerosi fedeli locali e provenienti da Sirmione, e da altre regioni e paesi.
Mons. Andrea Turazzi ha offerto molti
normale”, perché noi pensiamo che la sanspunti di riflessione che sinteticamente
tità sia qualcosa di molto speciale, di esterproponiamo dall’omelia.
namente avvolto da chissà quale aura
Il presule ha dato subito un tocco persostraordinaria, ma i santi sono persone molnale, con il ricordo di mons. Elios Mori,
to umane, mangiano di Gesù, vivono di
suo insegnante: «Ci parlava di Benedetta.
Gesù, diventano Gesù, ma nella più grande
E certamente era l’incontro con una persoumanità».
na straordinaria. Non ti sentivi però
Tale indisponibilità nasce anche – così
schiacciato dal suo destino di sofferenza.
prosegue – «quando la religione viene conIo – ero un ragazzo a quell’epoca – vedesiderata come l’arte del buon vivere, qualvo effettivamente come un’anima, vivendo
cosa di utile per educare la gente».
di Cristo, poteva essere capace di diventaPer questo mons. Turazzi pone l’esigenre coraggiosa, forte, capace anche di diza, pur nel dialogo più aperto con tutti, di
chiarare in verità che le sue membra diaffermare che Gesù è per noi persona viva,
ventavano membra della Redenzione. Alun pane che viene dal cielo.
lora, questa mattina – non ero mai stato in
A questo pane si riferisce il presule nelle
questa chiesa e non sapevo che era sepolta
parole conclusive: «Accolgo allora, insiequi – sono stato preso da una grande comme con voi, accompagnato per mano da
mozione».
Benedetta, le parole di Gesù: Credete in
Questo vivo ricordo consente a mons.
Dio,
credete in me.
Turazzi un agevole richiamo al brano
Questo atto di fiducia si colloca nell’amevangelico della XIX domenica T.O. B, in
bito
concreto della relazione, dell’amicizia
cui Gesù dice: «Io sono il pane della vita».
Mons. Andrea Turazzi,
perché tutto si gioca sulla fiducia nella
Vescovo di San Marino-Montefeltro
Questo pane viene messo in relazione a
persona di Gesù. E allora vorrei concludevari tipi di fame.
La prima fame è potentemente evocata, quando un suo fratello, re, cantando con voi nel cuore, il salmo responsoriale: “Benedirò
missionario in Congo, gli ha detto che la città di Goma, una città il Signore in ogni tempo”. “Gustate e vedete com’è buono il Sidi 100.000 abitanti, ospita un milione di profughi accampati at- gnore”».
torno ad essa. «Vivono di nulla. Ecco la fame di pane», dice
***
mons. Turazzi.
Questa volta l’incontro tra gli Amici ha avuto un carattere
Non manca il riferimento ad altri tipi di fame, come «la fame
di affetto, di cui sono in cerca giovani e anziani, di cui tutti han- decisamente internazionale alla Badia.
Oltre a un amico olandese si sono presentati Lucinda Mary
no bisogno, anche i vescovi, e anche Gesù quando si lamenta che
Vardey
con il marito John Dalla Costa.
dei dieci lebbrosi guariti soltanto uno è tornato a ringraziarlo. AnLucinda ha incontrato Benedetta alcuni anni or sono. Ne ha
che nell’orto del Getsemani si è lamentato perché nessuno gli teanche scritto su “L’Osservatore romano” ed anche sull’ultimo
neva compagnia».
numero de “l’annuncio” in cui ricorda: «Ho cominciato a vivere
C’è poi una fame di senso, di significato da dare alla vita, ed la sua storia tanto singolare come un dono, un grande dono
anche quella che nasce dai nostri peccati e dalle nostre fragilità. insieme alle altre figure eroiche del suo periodo, Edith Stein e
«Anche questi vuoti – dice Turazzi – se offerti umilmente, come Simone Weil». Impegnata ora nello studio di Santa Teresa di
cesti di fame, diventano vuoti per Dio che Gesù colma con so- Lisieux, dedicherà l’attenzione con la sua comunità canadese
vrabbondanza. Gesù è capace di sfamare l’uomo con il pane e di a Toronto anche a Benedetta «per cominciare a scoprire una
donna del nostro tempo. Una donna che certamente ci ispisfamare integralmente la persona umana».
Bisogna però superare alcuni motivi di indisponibilità ad ac- rerà, ma soprattutto ci insegnerà come vivere, come amare e
come accogliere la volontà del Signore in tutta la sua pienezcettarlo, a fidarsi di Lui. Mons. Turazzi ne elenca alcuni.
za. In Canada pregheremo per il riconoscimento ufficiale della
«Il primo motivo – dice – è perché Gesù è troppo normale:
santità di Benedetta e, possiamo dire, perché sia proclamata
“conosciamo il suo babbo e la sua mamma, sappiamo dov’è la
“Dottore della Chiesa?”». Grazie, cari Amici, anche a voi, per
sua bottega di artigiano, ha giocato nei nostri cortili…”».
la vostra visita.
A proposito di questa “normalità” il presule ricorda una testiAl termine della S. Messa, prima della tradizionale preghiemonianza arrivata in un processo di beatificazione di un sacerdo- ra al sarcofago di Benedetta, c’è stata un’importante comunite: “Fare santo don Dario? è così normale. Allora facciamo santi cazione, meritevole di attenta riflessione, di don Dino Zattini,
tutti!”, e così prosegue: «Mi stupì molto quella lettera: “È troppo presidente della “Fondazione Benedetta Bianchi Porro”.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 5
LA COMUNICAZIONE DI DON DINO ZATTINI
Rev.mi Padri, cari Amici di Benedetta, Fedeli tutti,
Fondazione e Associazione
per Benedetta, che sentiamo come la mente e il braccio dell’unica realtà per la
quale si muovono, la Causa
della ven. Benedetta. In tal
senso, faremo anche in modo che i due Consigli si incontrino: Benedetta c’incoraggia in questo cammino!
dopo le significative celebrazioni diocesane per i cinquant’anni della nascita al Cielo della ven. Benedetta, in data 1° aprile del corrente anno, per decorso quinquennio del
precedente Consiglio, mons. Vescovo nominava il nuovo
Consiglio della Fondazione BBP, formato da 7 membri, nelle persone di: Bianchini Maria Jolanda, Costa d. Alfeo, Cremonesi Gaspare, Giannelli Carlo, Gorlani Caterina, Ravaglioli Alvaro e Zattini d. Dino. Poco dopo, la fiducia dei
consiglieri e la bontà del Vescovo mi hanno indicato Presidente. Abbiamo già tenuto 2 riunioni, il 6 maggio e l’8 lu- Anche i dieci anni dalla
glio scorso, sugli obiettivi che devono muovere la Fondazio- morte di Anna Cappelli sone ad assolvere le finalità della Causa della ven. Benedetta. no di buon auspicio a rinnovata vitalità dell’Associazione per Benedetta: è il miglior
Come molti di voi già sanno, lo stato patrimoniale della modo per ricordare anche come Anna, con instancabile dediFondazione è costituito da terreni e fabbricati (Rosa Bianca, zione, l’aveva resa feconda, operosa, vivace. Con questo saMarzano, Museo, Badia, con relativi arredi e opere d’arte); luto, manifesto il comune desiderio di tutti i Consiglieri a ri... il suo conto economico, invece, affronta ogni anno impo- cevere la vostra fiducia: state certi che quanto più vedranno
ste e utenze e rate di due mutui (attualmente di €. come a voi sta a cuore rianimare un’ampia rete di amici di
454.063,21 il 1° e di 93.135,66 il 2°). Tale situazione patri- Benedetta, tanto più essi ricevono forza per assolvere con
moniale ed economica ha trovato i consiglieri cauti a muo- diligenza al mandato ricevuto.
versi in questa fase iniziale del loro mandato, opportuna propedeutica alle decisioni che si dovranno prendere a norma Per quanto mi riguarda, l’incarico affidatomi mi rende trepidell’art. 1 dello Statuto, che propone le finalità da raggiun- dante e bisognoso di sostegno e incoraggiamento: io confido
nella comprensione vostra e dei tanti amici, che oggi sono
gere, mantenendo però il pareggio del conto economico.
assenti, forse anche perché presi da una certa tiepidezza; con
Il nostro presentarci nell’odierna celebrazione del 79° gene- fiducia metto il bel lavoro che ci sta davanti nelle mani deltliaco della ven. Benedetta (e del 10° anniversario della cara la ven. Benedetta e della sempre tanto cara Anna Cappelli.
Anna Cappelli), che raccoglie i tanti amici di Benedetta,
Don Dino Zattini
conforta la comunione d’intenti che tutti desideriamo tra
Badia di Dovadola, 9 agosto (da sinistra a destra John Dalla Costa, Lucinda Mary Vardey e alcuni Amici)
Dopo la S. Messa
e le chiacchiere sul sagrato,
il tradizionale pranzo
alla “Rosa bianca”,
ottimamente preparato
da Moreno e dal suo staff,
è stata poi una feconda occasione
di incontro e di dialogo
per i numerosi amici,
più di sessanta, distribuiti
nei vari tavoli.
In questo contesto
viene brevemente illustrato
dalla presidente
dell’Associazione
per Benedetta Bianchi Porro
onlus Liliana Fabbri Selli,
alla presenza dell’autrice
Rita Bagattoni,
che simpaticamente interviene,
il nuovo libro Grazie, Benedetta!
Lo stesso giorno
don Alfeo Costa ha celebrato
nel tardo pomeriggio
una S. Messa in suffragio
dell’indimenticabile Anna Cappelli,
nel 10º Anniversario
della sua nascita al cielo.
6 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Il regalo di Fred
La storia comincia in Olanda
quando Fred van Dijk, dopo
quarant’anni di lavoro in buona
parte come imprenditore edile,
ma anche con precedenti esperienze di volontariato per l’assistenza umanitaria olandese in
Zambia, va in pensione e decide
di fare nella primavera avanzata
del 2014 un viaggio a Roma, in
bicicletta. È un’impresa che è
anche un pellegrinaggio perché
Fred vuole incontrare in qualche
modo papa Francesco che sente
come “suo” papa.
Durante una tappa del suo
percorso, accuratamente organizzato, pernotta in un agriturismo in Toscana e incontra Roberto Corso. I due diventano
amici. Non c’è da stupirsi che
nel dialogo che si sviluppa entri
anche Benedetta che suscita un
grande interesse nel nostro
“olandese volante”, che viene
anzi toccato profondamente dalla sua storia e dai suoi scritti. In
Internet scopre che l’unico testo
in lingua olandese che parli di
lei è un piccolo periodico diffuso in sette lingue dall’Abbazia
benedettina San Giuseppe di
Clairval di Flavigny-sur-Ozerain. A questo punto, matura in
lui l’idea di tradurre in olandese
Oltre il silenzio.
Detto fatto, Fred, che è in
pensione, ma che ha conservato
tutta la capacità di attuare le sue
decisioni con efficienza imprenditoriale, si mette di buzzo buono e in pochi mesi fa la traduzione.
E così l’8 agosto del 2015
compare a Dovadola, dopo un
viaggio abbastanza avventuroso,
questa volta non in bicicletta.
Senza perdere tempo entra subito nella Badia e si ferma a meditare sul sarcofago di Benedetta.
Il giorno dopo partecipa alla celebrazione nella Badia e al pranzo comune alla “Rosa bianca”.
A questo punto Fred van Dijk
consegna il prototipo, perfettamente impaginato e stampato, di
Oltre il silenzio in olandese.
Per evitare un’omonimia con
un libro di tutt’altro genere già
pubblicato, il titolo in olandese è
Meer dan Stilte, e cioè “Più che
silenzio”, perché nel silenzio si
manifesta quell’oltre che è Dio.
Il grazie di tutti è sincero perché Fred, di sua iniziativa e a
proprie spese, ha provveduto alla traduzione e alla stampa del
volume. Ringraziamo anche Roberto Corso che è riuscito a richiamare l’attenzione del nuovo
amico su Benedetta.
Fred ha una sensibilità particolare e, quando viene a sapere
che sono presenti in sala nella
“Rosa bianca” due sorelle di Benedetta, Emanuela e Carmen, si
di GIANFRANCO AMATI
Dovadola 9 agosto – Alla “Rosa bianca” avviene la consegna di Oltre il
silenzio in olandese (da sinistra a destra Liliana Fabbri Selli, Fred van Dijk, e
mons. Dino Zattini)
fa presentare a loro e vuole toccare le loro mani e braccia, quasi a sentire la vicinanza fisica di
Benedetta tramite quelle mani e
braccia che l’avevano toccata.
Fred è veramente emozionato.
Emanuela capisce l’entusiasmo
di questo nuovo amico, venuto
da lontano, ma dice anche che
ora sono tutti fratelli e sorelle di
Benedetta.
Il giorno dopo Fred riprende
il suo viaggio per tornare in
Olanda. Gli possiamo dire sol-
Benedetta, Anna e gli artisti
tanto “grazie” e dargli un unico
“mandato”, quello di far conoscere, per quanto può, Benedetta
nei Paesi Bassi.
Grazie ancora, Fred!
Un dettaglio.
Fred è protestante ed appartiene alla Chiesa riformata olandese (De Nederlands hervormde
Kerk).
Anche questa piccola storia
sembra uno di quegli imprevisti
straordinari, con cui Benedetta
ci sorprende.
a cura di ROBERTA BÖSSMANN
FRANCA METTICA
Tra le tante persone a cui Anna si è rivolta per far
conoscere Benedetta non si può certo dimenticare Franca
Mettica. A lei Anna ha chiesto innumerevoli disegni per
abbellire le pagine de “l’annuncio”, per incorniciarli qua e
là sulle pareti della Badia o della “Rosa bianca” come
piccoli tocchi di delicatezza e di grazia. Sì, i disegni della
Mettica sono pura poesia, una poesia che arriva dritta al
cuore e non può lasciarci indifferenti.
Sono disegni fatti in punta di matita e, mi viene quasi
voglia di dire, in punta di piedi, quasi temessero di
ingombrare il mondo, quando invece lo rendono subito più
bello, più essenziale, più dolce.
Franca tiene in mano matite e colori che però sono mossi
dal suo animo profondamente religioso. Le sue figure, in
particolare le maternità, sono eleganti e raffinate; ma anche
i bambini, i suoi angeli, la Vergine hanno una compostezza
e una dolcezza che sembrano giungere da un altro mondo.
Franca Mettica
Non possiamo neppure dimenticare i due ritratti che la
Ritratto di Anna Cappelli
pittrice ha fatto ad Anna: sono bellissimi. Grazie, Franca,
a nome di tutti gli Amici per quanto hai saputo donarci. Il tuo lavoro ha permesso a tutti noi di amare ancor più Benedetta e di avvicinarci
un po’ a quel mondo ultraterreno che un giorno potremo sperimentare pienamente.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 7
Rita e Benedetta: due compagne di scuola
1
di GIANFRANCO AMATI
Cos’è questo piccolo libro
di Rita Bagattoni? È una biografia di Benedetta? Anche. È
un profilo dell’“Associazione
per Benedetta Bianchi Porro
onlus”? Anche. Contiene il ricordo di un’amica importante
per lei? Anche questo elemento è presente.
Per trovare una chiave di
lettura di questo scritto possiamo partire proprio dal terzo
e ultimo capitolo, perentoriamente intitolato “Io e Benedetta”.
Qui scopriamo che Rita era
una compagna di scuola di Benedetta, quando aveva 12-13
anni.
La prima scena mostra le
due ragazzine che frequentano
la seconda e terza media nella
Scuola “Flavio Biondo” di
Forlì. Benedetta e Rita sono in
classe davanti, sedute al primo
banco, per motivi diversi: «Lei
per motivi di difficoltà motorie, io perché ribelle e contestatrice» (p. 29).
e, sentendosi amata da Lui, si
dona agli altri.
Benedetta viene ricordata
come brava, diligente e caratterizzata dalla capacità di donare, quasi a dire che le due compagne di banco fossero l’opposto l’una dell’altra. Si vedrà
che poi Rita non è solo ribelle
e contestatrice. In fondo le due
alunne vivevano in modo diverso un periodo di crescita.
Sta di fatto che le due ragazzine, dopo la terza media, si
perdono di vista finché, trent’anni dopo, un evento occasionale richiama l’attenzione di
Rita sulla sua antica compagna
di scuola da tempo defunta.
E così si riapre un dialogo
puramente interiore che diventa
impegnativo per Rita, che scopre la grandezza della sua compagna, attraverso scritti e testimonianze che viene a conoscere, e la confronta con le proprie
vicende e scelte di vita che l’avevano allontanata dalla fede.
Rita rilegge la propria vita e
coglie in molti fatti che le accadono, e che il lettore può sco-
prire nel volumetto, la presenza
di Benedetta, che in modi diversi sembra esserle sempre vicina,
come se fosse rimasta sempre la
sua compagna di banco.
Noi scopriamo però che Rita, quella ragazzina ribelle e
contestatrice, si rivela come
una donna generosa e attenta
alla sofferenza delle persone
che le sono vicine. Nell’esercizio della carità comprende il
messaggio di Benedetta che
non sa vivere senza il Signore
E così Rita, con l’aiuto della
sua compagna di banco, riesce
a capire un po’ meglio se stessa e diventa testimone di Benedetta con coloro che incontra.
Il senso del libro è dunque un
“Grazie, Benedetta!”, ma Rita
vuole che il dono ricevuto vada fatto conoscere perché diventi tale anche per altri. Per
questo ha scritto e prodotto generosamente questo libro e ha
parlato di Benedetta e in particolare dell’Associazione per
Benedetta che prosegue, assieme alla Fondazione, il gigantesco lavoro compiuto da Anna
Cappelli per far conoscere tutti
i miracoli che Benedetta ha
compiuto e compie nel cuore
di molte persone nel mondo.
Il libro può essere inviato a
quanti lo chiederanno.
Grazie, Benedetta, grazie
Rita!
1 RITA BAGATTONI, Grazie Benedetta!, Forlì 2015, pp. 42.
Tu sei venuto, Cristo,
presenza mite e dolce
dell’indicibile Gioia.
A tutti i nostri lettori auguriamo
un Sereno Natale
e un Anno nuovo
colmo di speranza e di pace
Giovanni Segantini, Le due madri (part.), 1891
8 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Umanità Operosità Santità
Caro Padre Antonino,
glierne l’umanità si valorizzasse il loro
rapporto con Dio. Per questo il carattere,
anche dei santi da te descritti e raccontati,
ha quell’umana consistenza che rende ancor più apprezzabile il loro cammino per
scoprire e comunicare agli altri quel Signore che li aveva sedotti.
pensavo che il libro parlasse di te, perché umanità, operosità e santità sembrano
caratteristiche che ti si addicano, ma già il
sottotitolo chiarisce che il volume contiene biografie scelte e dissertazioni varie. E
poi l’umiltà francescana di molti personaggi che hai incluso nel libro ti avrebbero proibito certe affermazioni un po’ azzardate sulla tua eventuale santità.
Certo, nei 64 tuoi contributi, in un
volume riccamente illustrato di quasi
400 pagine, per di più amputate, per motivi di spazio, di tutto l’apparato critico, riveli una vastità di interessi e di trattazioni
che spaziano in vario modo da Sant’Agostino fino ad arrivare a papa Woityła, con
personaggi famosi, anche dal punto di vista musicale, come Verdi e Beethoven o
letterari, come Manzoni, e con un bel
gruppo di Cappuccini, da Padre Pio al
Cardinal Massaia, a Sant’Ignazio di
Santhià a Padre Mariano da Torino, quasi
a punteggiare un notevole servizio di ricerca e di divulgazione culturale che hai
svolto a beneficio del tuo ordine e dei
molti lettori che ti seguono.
Hai maturato infatti grandi competenze
acquisite come archivista e come ricercatore abituato a scrivere sulla base di una
rigorosa consultazione delle fonti. Tutto
questo è confluito nelle voluminose opere
che hai curato per la gioia degli specialisti, p.e. sul Cardinal Massaja, e in innumerevoli articoli divulgativi.
Delle tue doti di chiaro, arguto e informatissimo comunicatore dai prova in questo libro, che raccoglie in un unico volume dei lavori, pubblicati in diversi contesti editoriali e perciò non facilmente reperibili tutti insieme.
Dai anche prova di fedeltà al tuo autentico servizio francescano quando scrivi che
«l’opera è stata pensata per ricordare alcune persone che hanno vissuto una vita
straordinaria per alleviare le sofferenze dell’umanità compiendo gesti di generosità,
altruismo e carità, assumendo un atteggiamento esemplare il cui ricordo è sempre vivo e presente in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarli». Consideri perciò la lettura del volume come un possibile
«antidoto contro il pessimismo dilagante,
poiché è in grado di trasmettere un profondo insegnamento» (p. 2).
1
Grazie anche di questo, Padre Antonino.
Spero di leggerti ancora a lungo, data
la tua indomita operosità, ormai a lungo
temprata, visto che sei appena vittoriosamente entrato nel tuo novantesimo anno
di vita.
Con l’affettuoso augurio anche da parte
degli Amici ti saluto con deferente affetto.
Gianfranco
Padre Antonino Rosso in una foto recente
(Foto Mario Rogora - particolare)
Hai inserito anche tre saggi dedicati a
Benedetta e cioè Benedetta Bianchi Porro
e Pio da Pietrelcina – Incontro di due
“crocifissi”, Benedetta di Dovadola e Teresa di Lisieux – Due sorelle dell’infanzia
spirituale e Benedetta Bianchi Porro e
Francesco di Assisi – Il cantico di una
creatura. Essi sono stati e sono un punto
di riferimento importante per coloro che
intendono studiare con attenzione scientifica la Venerabile.
Devo aggiungere che questi articoli su
Benedetta sono una sorta di iceberg sull’imponente lavoro che hai fatto su Benedetta. Basta sfogliare un tuo volume del
2006 Benedetta Bianchi Porro. I suoi volti – Gli ambienti – I documenti, per averne un’idea precisa. Ne avevi anche donato, oltre al lavoro, la pubblicazione, a testimonianza di una grande generosità, che
hai sempre manifestato. Anche così hai
fatto vedere cosa significhi essere “Amico
di Benedetta”.
Mi ha, infine, colpito il titolo del tuo libro del 2015 Umanità Operosità Santità
perché hai messo in primo luogo in evidenza l’umanità dei personaggi di cui
scrivi, prima di considerare per molti di
essi la santità. Volevi certo togliere quella
vernice di unzione che sembra sterilizzare, non di rado, vite di santi, come se a to-
Il libro Umanità Operosità Santità può
essere richiesto direttamente all’Autore
per iscritto o per telefono al seguente indirizzo:
Tarcisio Antonino Rosso
Convento Frati Cappuccini
Via Edmondo De Amicis, 1
10064 PINEROLO (TO)
Tel. 0121-397417 cell. 331-9268545
Per posta elettronica il libro può essere
richiesto ad Anita Eritreo al seguente indirizzo e-mail [email protected]/.
1 TARCISIO ANTONINO ROSSO, Umanità Operosità
Santità Biografie scelte e dissertazioni varie, 2015,
pp. 382.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 9
Da Ascoli a Dovadola
I “NUOVI” AMICI DI BENEDETTA:
UN MIRACOLO CHE CONTINUA...
Avevo letto la storia di Benedetta in un piccolo libretto: avevo pianto sempre, mentre leggevo, e l’avevo messo da parte…
troppo dolore… una storia sconvolgente!
Non si va “naturalmente” verso la Croce…, verso il dolore…
Ci vuole una forza soprannaturale; ci vogliono l’aiuto e la forza
dello Spirito Santo.
La risposta alla sua mamma, dopo che lei, Benedetta, aveva
assistito “in diretta” ad un miracolo a Lourdes, è stata la “chiave di lettura” della sua vita: «Mamma, a me la Madonna ha fatto un miracolo ancora più grande; mi ha fatto capire la preziosità della mia condizione».
In lei c’è tutto il travaglio dell’anima umana ed il “mistero
di passione, morte e risurrezione” che ogni cristiano autentico, unito a Cristo, è chiamato a rivivere nella sua vita, quel mistero che, compiutamente, si capirà solo in cielo (come dice
Edith Stein). Ma “il mistero” di Benedetta Bianchi Porro è stato in gran parte “svelato”, per grazia di Dio, attraverso le lettere agli Amici di allora e, grazie allo Spirito Santo, anche agli
Amici di ora.
Sì, perché, leggendo il giornale “l’annuncio”, mi accorgo di
quanti “nuovi” amici lei abbia…
Rossana, Marino, Sofia, padre Paolo, Simona, Mary, persone
che conoscevo, ad Ascoli Piceno, ma che ora, nella luce che
Dio ha dato a Benedetta, a beneficio di tutti, scopro “creature
nuove”…
Da sempre cercavo la felicità e non il dolore e il Signore mi
ha duramente “provata”. Per questo motivo, le Croci non me le
Con la forza della speranza nel cuore
andavo a cercare…mi “bastavano” le mie… e in Benedetta vedevo un ideale irraggiungibile…
Ero andata alcune volte a Dovadola (con gli amici di Ascoli
Piceno) e già avevo sperimentato, “nel mio piccolo”, che in quel
luogo, nella chiesa di Sant’Andrea e dintorni, vicino al sepolcro
di Benedetta, c’è un Mistero che ti avvolge e ti coinvolge…
Non è solo una “arcana” presenza ma la potenza e la forza
dello Spirito Santo che ancora “soffia” impetuoso e travolge
ogni ostacolo… E poi il Cielo che si spalanca e ti sembra di vivere in un’altra dimensione…
È necessario, però, alzare gli occhi al Cielo e “abbandonarsi”
a Dio, dimenticando le preoccupazioni terrene e allora, in Dio,
riesci ad amare anche chi è molto diverso da te e ad accettare
situazioni e condizioni che mai avresti accettato… La “chiusura” del cuore per non essere “feriti” non giova neppure a noi
stessi perché la nostra realizzazione, nel disegno di Dio, è nella
“relazione” con i fratelli, secondo il modello della Vita Trinitaria. «L’amore è la grande unità trinitaria, che riassume tutto in
sé e riunisce mondo interno e mondo esterno» (S. Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein).
Colgo l’occasione per chiedere perdono ai fratelli e alle sorelle che non ho saputo comprendere.
Ringrazio padre Paolo per le “illuminate” catechesi e don Alfeo Costa per la bella ospitalità – che ha dato ad alcuni di noi –
nella sua casa.
Stefania
– Quanto più uno crede, tanto più uno spera.
– La Speranza è rivolta verso Qualcuno che ci attende.
Anche quest’anno, un po’ per Grazia e un po’ per fortuna, nel
cuore dell’estate, dal 2 all’8 agosto, ho vissuto un’esperienza
molto coinvolgente.
Insieme a vari Amici, fratelli e sorelle in Cristo, mi sono ritrovata a Dovadola presso la Badia di Sant’Andrea, sotto lo
sguardo profondo di Benedetta Bianchi Porro.
Il bravissimo “capo” è stato Padre Paolo Castaldo che ha guidato la nostra carovana assetata di Luce, Gioia e Amore Puro.
Tutte le riflessioni di Padre Paolo hanno arricchito il mio intimo, ma ne scelgo solo alcune, che mi hanno toccato in particolar modo perché in esse si rispecchiano, come in un limpido
lago di montagna, le vicende della mia vita.
Attraverso queste riflessioni che riguardano l’affascinante tema
della Speranza, ho compreso ancora meglio che noi siamo riflesso e specchio di Gesù e dell’Immenso Amore di Dio, e strumenti
nelle Sue mani e, se ci lasciamo guidare docilmente, possiamo
realizzare intrecci meravigliosi come fa il telaio con i suoi fili.
Ecco le riflessioni che mi hanno colpito ed emozionato:
– La virtù della Speranza è sorella della fede.
– Infatti la Speranza è l’attesa di un incontro.
– Benedetta si aggrappa al Signore convinta che Lui avrebbe
fatto fiorire il suo dolore.
– La Speranza le ha fatto orientare la vita a Dio facendole
percorrere la via della Santità.
– Senza la Speranza non sarebbe arrivata dove è giunta: essa
dava un senso alla sua condizione portando Luce fra le tenebre.
Queste riflessioni per me sono profondamente vere, perché le
ho sperimentate durante il cammino della mia vita, che non è
stato di certo una facile passeggiata.
Rafforzando la fede, ho reso più “rocciosa” la mia Speranza,
riuscendo pian piano a mettere in fuga i nuvoloni che oscuravano il mio cuore.
Ho capito che ogni giorno c’è Qualcuno che mi attende per
donarmi la sua Pace che, però, non è passività ma straordinaria
vitalità. Io cerco allora di incontrarlo in tutti i modi possibili
Continua a pag. 10
10 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Continua da pag. 9
con la partecipazione alla Messa, la Confessione, l’Adorazione
e vari incontri di formazione.
Questo rapporto più profondo con il Signore ha fatto fiorire
anche il mio dolore: nei momenti più duri della vita, pur soffrendo, ho gustato frutti molto dolci. Nascondendo le mie cicatrici più profonde dietro ad un semplice sorriso. Anch’io, come
le persone che hanno sofferto nella vita, ho potuto scoprire, con
l’aiuto della Grazia, la preziosità della mia sofferenza.
Ho avuto la certezza che il Signore mi sosteneva e mi sostiene, e ho sperimentato la bellezza dell’Amore Vero e Puro che
dura all’infinito e che unisce i cuori in modo disinteressato.
Verso la Giornata del Perdono ad Assisi
È la seconda volta che marcio verso la giornata del perdono
del 2 agosto, ad Assisi.
È la prima invece che mi viene affidato il bastone del pellegrino. La prima sera, nella Santa Casa di Loreto.
Portare questo bastone a destinazione è una grande responsabilità, perché ad esso si lega una cascata di nastri colorati, con
dei nodi che rappresentano intenzioni, grazie da ottenere, volti a
noi cari o incontrati lungo la strada.
Siamo stati allora molti di più ad essere arrivati, dopo 9 giorni di cammino, alla meta. Siamo stati molti di più di 113 ad
aver percorso 140 km durante un’estate torrida che ha messo a
dura prova mente e corpo. Molti di più ad aver dormito per terra, ad aver condiviso pensieri, difficoltà, pasti, preghiera.
Eravamo tanti quando ci siamo inginocchiati a baciare la “sacra terra” della Porziuncola, con gli zaini che ci sono caduti sulla testa. A molti è stata concessa la grazia di essere lì, da ogni
parte di Italia, e non solo, a vivere quest’esperienza meraviglio-
Dovadola, 8 agosto
Un saluto a Benedetta prima del ritorno ad Ascoli
Ho sperimentato quanto è prezioso l’Amore, quanto è preziosa l’amicizia vera: è come un arcobaleno che unisce due cuori,
è come una piantina che per crescere e diventare forte ha bisogno di acqua e sole, simboli di freschezza e Amore.
L’acqua serve per conservare la radice sempre umida in modo che non inaridisca, il sole per rigenerare, con la sua luce e il
suo calore, ogni istante della crescita.
Senza la Speranza, anch’io, come Benedetta, non sarei arrivata dove mi trovo ora: essa ha dato un senso alla mia vita e,
giorno dopo giorno, mi indica il cammino che diventa sempre
più chiaro e sicuro.
Anna Collina
sa, particolare, forse non adatta a tutti. Ma a chi pensa di avere
forza fisica e coraggio spirituale, consiglio davvero di provarci… perché si torna diversi.
Personalmente ho portato molti con me. Quando sono tornata a visitare la tomba di S. Francesco, e ho sentito il cuore che
diceva: “sei a casa”. Quando mi sono confessata appoggiata al
muro dell’eremo; quando il mio ginocchio non voleva saperne
di ripartire; quando ci siamo fermati a guardare le stelle; tutte le
volte che ho sistemato il sacco a pelo e quelle in cui abbiamo
fatto festa; nella sera in cui abbiamo pregato a San Damiano, tra
ulivi e candele: ho portato con me tutti.
Fino a quando, a Santa Maria degli Angeli, il perdono è arrivato a bagnare i nostri occhi stanchi, i nostri zaini pesanti, le
nostre scarpe sformate, le vostre e nostre intenzioni, come una
pioggia bellissima e purificatrice.
Bagnati e perdonati, abbiamo consegnato il bastone alle Clarisse di Assisi, che custodiranno ogni nodo, ogni mano che lo
ha stretto, ogni cuore che ha voluto quest’atto di fede.
Sofia Carloni
Sabato 8 abbiamo potuto salutare un
gruppo di cari amici di Ascoli. Sono
partiti dopo una settimana del loro ormai tradizionale ritiro accanto a Benedetta, guidato da p. Paolo Castaldo. Il
francescano sta svolgendo un eccezionale lavoro di animazione giovanile ad
Ascoli, incontrando ogni mese 2500
bambini e ragazzi delle scuole elementari. Da molti anni gli Amici di Ascoli
vengono sempre a ricaricarsi spiritualmente a Dovadola e Benedetta fa parte della loro meditazione, guidata da
p. Paolo, e permane anche dopo. I frutti si vedono anche nella creativa collaborazione per “l’annuncio”. Le nostre
redattrici Rossana e Sofia, e altre loro
collaboratrici, ci hanno mandato questa
volta, oltre ad alcuni articoli, anche un
nuovo sussidio a fumetti per ragazzi
con disegni originali. Lo troviamo nell’inserto staccabile nelle pagine centrali
di questo numero. Le ringraziamo di
cuore per quello che sono e per quello
che fanno. G.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 11
L’incontro degli Amici di Pieve Torina, Camerino, Visso il 9 agosto a Renacavata
“LA SUA ANIMA È POPOLATA DI GENTE”
Noi siamo la gente che popola ancora l’anima di Benedetta ad
ogni incontro che viviamo nel suo ricordo, incontri di amici che
ripercorrono i momenti di gioiosa sofferenza, di eroica carità, di
umiltà, di gaudio al Creato, ed ogni volta è un ringraziare il Padre per il dono di Benedetta con preghiere, con la Santa Messa,
con l’Eucarestia.
Questo è quanto vissuto dal gruppo “Amici di Benedetta” di
Pievetorina-Camerino-Visso, nel ricordo della nascita terrena della Venerabile nella ricorrenza dell’8 agosto. Inevitabile è il ricordo di Anna Cappelli a 10 anni dalla sua scomparsa terrena avvenuta proprio il 9 agosto.
Ad Anna, amica, testimone, seguace, divulgatrice delle lettere,
dei pensieri intimi e profondi di Benedetta, merito e ricordo per la
dedizione.
Presso il Convento dei Cappuccini di Renacavata a Camerino,
ci siamo con affettuosa gioia riabbracciati; alcune testimonianze
con ringraziamento per le preghiere fatte dagli amici per il superamento di una difficile malattia, più richieste di preghiere per altri amici in difficoltà hanno creato momenti toccanti e commoventi.
La recita del Rosario di Benedetta ci induce sempre alla riflessione e la partecipazione assorta alla Santa Messa, per noi celebrata nella magnifica chiesa del Convento da padre Mario, ci ha
uniti ancor più rendendoci compartecipi nella Santa Eucarestia
Convento dei Cappuccini di Renacavata (Camerino)
(da http://www.provincia.mc.it)
nella lode al Signore per i doni di Fede - Speranza - Carità, doni
che Benedetta ha perfettamente incarnato nella sua vita terrena.
Il successivo convivio è stato vissuto come sempre nella piacevole gioia di stare insieme, di donare il meglio di noi stessi con
l’impegno di un pellegrinaggio a Dovadola quanto prima.
Manuela Buoncompagni
per gli Amici di Benedetta dell’Alto Maceratese
LETTERA AD ANNA
Cara Anna,
Il nostro primo incontro fu nell’ottobre del 1990 nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola. Mio marito ed io eravamo lì per la prima volta per ringraziare Benedetta del dono ricevuto l’8 agosto dell’anno precedente (8-8-’88). Ci
venisti incontro con un sorriso e uno sguardo con la domanda sul perché eravamo lì. Ci fu subito intesa fra noi,
spiegammo in breve il motivo di quella visita e ci lasciammo come dei vecchi amici promettendo di scrivere quanto
Benedetta, per Grazia di Dio, ci aveva donato. Benedetta ci aveva ormai rese sorelle.
le nostre esperienze e i diversi motivi per i quali Benedetta ci aveva convocati.
Dal 2004 sono iniziati i nostri pellegrinaggi in pullman
dalle Marche nelle due date significative dell’8 agosto e
23 gennaio.
Ci sentivamo qualche volta per telefono e nel 2003 mi invitasti per un incontro di due giorni, tenutosi il primo a
Forlì e il secondo a Dovadola, per ricordare con amici e
parenti, la data di morte della nostra amata Benedetta.
Fu appunto grazie a te che potei conoscere mamma Elsa,
quando salii nell’auto del dottor Spinelli. Il tragitto che ci
portava da Forlì a Dovadola fu per me come un sogno.
Mi sentivo come “sospesa” ed onorata di poter viaggiare
con la mamma di Benedetta, la “sorellina” Carmen ed il
suo sposo.
Il 9 agosto del 2005 sei tornata alla Casa del Padre. Il Signore mi ha concesso il nostro ultimo saluto il giorno
precedente, appunto l’8 agosto. Eravamo lì con il gruppo
numeroso delle Marche, che tu aspettavi ed accoglievi
sempre con tanto calore. Gian Paolo mi prese per mano
e mi fece salire da te, nella tua camera che si trovava sopra la stanza di Benedetta. Eri assopita, sfiorai appena il
tuo braccio coperto da un lenzuolo e tu movesti ripetutamente le palpebre: “Ti ha riconosciuta”, disse Gian
Paolo, “vi aspettava”. Fu quello un momento forte e le
emozioni ed i sentimenti provati in quegli attimi mi accompagnarono durante tutta la Santa Messa, celebrata subito dopo nella Badia. La tua anima era lì, si percepiva,
era a fianco del sacerdote sull’altare: eri presente anche
tu alla Messa in ricordo della nostra amica e sorella in
Cristo, Benedetta.
Grazie Anna, grazie Benedetta. Per me quel viaggio fu un
dono grande ed indimenticabile che non riesco ad esprimere pienamente. Quei due giorni furono importanti perché potei conoscere dei nuovi amici, con cui rievocammo
Grazie Anna per quanto ci hai dato, perché ci hai fatto
conoscere Benedetta; voglia il Signore farci incontrare
un giorno e fare festa in cielo insieme.
Graziella
12 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
RACCONTO
La ragazza del pullman
Lucia si era seduta quella volta davanti, in prima fila a destra, nel pullman di linea che la riportava a casa a P., dopo una
visita alla figlia sposata.
Pensando alla strada piuttosto tortuosa e piena di gallerie e di
buche e ai disagi negli spostamenti della figlia, Lucia era curiosa di vedere bene i lavori di rifacimento, ormai in fase avanzata
dopo anni di attesa e di tortuose lentezze, frequenti in Italia.
Lucia guardava, pensava alla figlia e, come al solito, pregava perché il Signore le aveva dato il dono di una ricca vita interiore che accompagnava quasi naturalmente il suo vissuto
quotidiano, pur gravato di impegni e di fatica.
A un certo punto la sua attenzione fu richiamata da una bella giovane sulla trentina, seduta davanti nell’altra prima fila oltre il corridoio centrale dell’autobus.
Per un motivo che non riusciva a spiegarsi, a Lucia la ragazza aveva fatto venire in mente Benedetta. Sarà dipeso dall’acconciatura, forse no, o dall’aspetto, non sapeva il perché, ma
quest’idea non l’abbandonava. Lucia tirò fuori dalla borsa
un’immaginetta di Benedetta, sempre domandandosi che nesso
potesse esserci con la ragazza.
A un certo punto la giovane si alzò, si avvicinò all’autista e
gli chiese di farla scendere alla fermata vicina a un’edicola della Madonna, a uno di quei segni di religiosità ancora diffusi
nelle località di provincia.
Lucia si disse: “Ma è proprio vicino al mio paese”. D’impulso si alzò e si avvicinò alla ragazza che tornava al suo posto e
porse con gentilezza e con un po’ di imbarazzo verso la sconosciuta, l’immaginetta, una di quelle molto diffuse, che conteneva anche una breve biografia della Venerabile.
La ragazza le disse a voce alta che era sorda e che aveva bisogno di vederla bene in faccia per decifrare le parole che pronunciava. Lucia ripeté. La ragazza prese l’immagine, si presentò, ringraziò.
Passarono quattro anni. Lucia organizzò un pellegrinaggio a
Dovadola, sfruttando il mese di ottobre, quando le calde vampate del sole estivo avevano lasciato il posto a un clima più pacato, mentre i colori gialli e rossi delle foglie degli alberi, con
il loro vestito più bello, sembravano accompagnare la festa degli ultimi raccolti, prima della pausa invernale.
Mancavano due giorni prima del viaggio, quando qualcuno
suonò a casa di Lucia che aprì la porta. Con sua grande sorpresa, si materializzò davanti a lei Elisa che era venuta portandole
come gradito regalo stagionale delle belle castagne.
Elisa disse che non avrebbe potuto partecipare al pellegrinaggio perché doveva seguire un corso per il labiale, per imparare meglio a decifrare le parole dai movimenti delle labbra
delle persone.
Lucia ed Elisa familiarizzarono subito e il discorso cadde su
Benedetta, oggetto di quel fuggevole incontro di quattro anni
prima in autobus.
Elisa era interessatissima a Benedetta mentre sentiva i particolari della sua storia.
Elisa non sapeva che Benedetta avesse il morbo di Recklinghausen.
Lucia non sapeva che Elisa era sorda a causa della stessa
malattia. Si stabilì immediatamente, nel nome di Benedetta,
un’intimità spirituale molto intensa tra le due donne.
Il racconto finisce qui. Ma le sorprese del Signore non finiscono qui.
Possiamo soltanto aggiungere che i nomi delle protagoniste
sono di fantasia, ma quanto ci è stato raccontato e qui viene
narrato è tutto vero.
A cura di Gianfranco Amati
Le due donne si diedero un rapido abbraccio. Elisa, così si
chiamava la giovane, tornò al suo posto, guardò bene l’immaginetta, lesse il testo, poi se la tenne sul cuore. Alla fermata seguente, scese.
Le porte del pullman si richiusero. Un incontro c’era stato ed
era ormai affidato allo spazio e al tempo nell’imponderabile
pulviscolo di gesti e di parole che accompagnano la vita di ciascuno.
Lucia era rimasta davvero colpita da questa ragazza. Non ebbe difficoltà a sapere da un’amica del paese vicino chi fosse e
cosa facesse, al punto che, l’anno dopo, quando organizzò un
pellegrinaggio a Dovadola, la invitò. La ragazza non venne e
non si fece viva. E tutto finì così.
Lucia continuò le sue molteplici iniziative, che le costavano
anche sacrifici, dovendole svolgere nel suo scarso tempo libero.
Con dolce leadership riusciva a coinvolgere molte persone per
le quali era veramente un punto luce, non solo a P. ma anche in
altre località. E Benedetta era sempre nel calendario dei suoi
incontri nella regione e nei pellegrinaggi a Dovadola.
Badia di Dovadola, 18 ottobre 2015 - Gruppo dell’Alto Maceratese
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 13
Dal gruppo di “Amici di Benedetta” di Ostuni
Gli Amici di Ostuni si sono incontrati l’11 novembre, meditando su Santa Teresa d’Avila nel
cinquecentesimo anno dalla nascita, su una traccia di Annamaria Trinchera. Ne riportiamo
la parte riferita a Benedetta. Molto utile è stata, durante lo stesso incontro, la riflessione
su Santa Faustina Kowalska per accostarsi al Giubileo della misericordia e per introdurre
l’itinerario annuale che è “Benedetta e il tema della misericordia”. Pubblichiamo anche il
ricco programma del gruppo.
Ringraziamo sempre questi Amici per la serietà dell’impegno e la commovente fedeltà.
Santa Teresa d’Avila e Benedetta Bianchi Porro
La nostalgia di Dio, il desiderio dell’unione eterna con
Lui, l’adorazione che ha caratterizzato la […] vita [di Teresa
d’Avila], evidenziano quell’amore che ha in sé momenti di
bellezza e di gioia.
Papa Francesco, nel messaggio inviato al Vescovo di Avila
nella ricorrenza dei 500 anni
dalla nascita di Santa Teresa,
scrive: la spiritualità di questa
santa ha quattro punti fermi
che sono la gioia, la preghiera,
la fraternità, l’adesione al proprio tempo.
I pensieri e la spiritualità di
Santa Teresa richiamano la vita
e la spiritualità di Benedetta.
Anche Benedetta sentiva
fortemente dentro di sé la presenza di Dio, si sentiva oggetto
del Suo grande Amore.
Diceva Benedetta: La fede è
la più grande medicina che
Dio ci abbia dato.
A Natalino: Nel mio calvario non sono disperata, io so
che in fondo alla via Gesù mi
aspetta. Ho trovato che Dio
esiste ed è amore, fedeltà,
gioia, certezza.
A Roberto: Cerca di essere
sereno e con la lampada dello
spirito accesa, tutti abbiamo
ore di stanchezza e di abbandono e, se avrai paura, dirai
senza vergogna “ho paura” e
Dio ti fortificherà.
Noi abbiamo bisogno della
Parola di Dio, come le piante
della luce.
La preghiera è un’ancora fra
le onde, un arcobaleno dopo il
temporale. La pazienza e la
preghiera vincono gli ostacoli.
La preghiera è il respiro
dell’anima.
Benedetta sentiva la gioia di
appartenere alla Chiesa e di essere in comunione con tutti i
fratelli.
Alla mamma disse un giorno: Se qualcuno sbaglia nei
tuoi confronti o verso altre
persone, fagli sentire che
lo ami di più, l’amore corregge, i rimproveri suscitano ribellione.
Se qualcuno ti chiede aiuto,
bisogna solo aiutarlo, senza
fare domande.
di Annamaria Trinchera
Non c’è fine in quello che si
deve dare e fare per gli altri.
La carità è abitare negli altri.
Ci rendiamo conto allora che
i pensieri, le riflessioni, la vita
di Santa Teresa e di Benedetta,
pur distanti nel tempo, sono di
grande attualità, un grande insegnamento per tutti noi.
ITINERARIO 2015-2016
• Mercoledì 21 ottobre 2015, ore 16,30 presso “Il Focolare”, celebrazione eucaristica.
Presentazione del cammino dell’anno.
• Mercoledì 28 ottobre. Pellegrinaggio a Pompei e visita al Museo Sansevero con la Cappella del
Cristo velato.
• Mercoledì 11 novembre, ore 16,30 presso “Il Focolare”, celebrazione eucaristica.
Santa Teresa d’Avila a 500 anni dalla nascita. Santa Faustina Kowalska.
• Martedì 1 dicembre, ore 9-16,30 Villa Specchia. Giornata di spiritualità.
Don Salvatore Tardio: “Il Natale… nell’anno della Misericordia”.
Suor Annamaria M.: Dal Convegno ecclesiale di Firenze. Testimonianza.
• Mercoledì 9 dicembre, ore 16,30 presso “Il Focolare”. Celebrazione eucaristica.
Le opere di misericordia corporali: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati.
Di ritorno da EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”.
Testimonianze di Vita Cavallo, Gepy Francavilla e Antonietta Pasimeni.
• Mercoledì 19 gennaio 2016, ore 16,30 presso “Il Focolare”, celebrazione eucaristica.
Le opere di misericordia spirituali in Benedetta. Consolare gli afflitti.
Letture dagli Scritti e riflessioni.
Dovadola 22-24 gennaio: anniversario della morte di Benedetta.
• Mercoledì 17 febbraio, ore 17. Presso il Centro di Spiritualità Madonna della Nova.
Presentazione del libro: Maria Tondo, La Straniera. Noemi e le sue nuore.
Relatrice: Dott.ssa Paola Bignardi.
• Martedì 8 marzo, ore 9-17. Villa Specchia. Giornata di spiritualità
Don Salvatore Tardio. In cammino verso la Pasqua. Comunicazioni dal Sinodo sulla Famiglia.
• Venerdì 1 aprile. A 600 anni dalla nascita di San Francesco di Paola. Pellegrinaggio a Paola.
Incontro con la Prof.ssa Enza Aurisicchio.
• Mercoledì 13 aprile, ore 16,30 presso “Il Focolare”, celebrazione eucaristica.
Le opere di misericordia spirituali in Benedetta. Perdonare le offese.
• Mercoledì 18 maggio, ore 16,30 presso “Il Focolare”, celebrazione eucaristica.
Verifica e proposte. Incontro di convivialità presso Agriturismo Refrigerio.
14 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
LETTERA DAL CARCERE
Caro amico,
il carcere è un deserto spietato. Un
luogo di solitudini raggelanti e di vicinanze obbligatorie.
Eppure dentro il recinto – fatto di
impotenza e disperazione, ignavia e dimenticanza, oppressione e reclusione –
fioriscono storie di riscatto, veri abbaglianti anticipi e posticipi di risurrezione.
Fiori di speranza
sa trasforma, insomma, l’emergenza in
occasione, il delitto da deserto in terra
di meraviglia?
Posso raccontarti tante cose di confine. Le vivo da vicino, come detenuto.
Scopro nel tessuto slabbrato di esistenze ai margini, “l’imbarazzo di Dio”, la
Sua traccia viva. Vorrei scrivere di più.
Vorrei scrivere di queste storie e intrecciarle con altre storie, con quelle narrate nella Bibbia. Altre storie, altre biografie segnate da quell’irruzione, dallo
stesso imbarazzo.
Storie al limite: taglienti come vetri,
iridescenti come la speranza maltrattata, calpestata, ridotta a brandelli, ma
È la storia di Maria che accoglie
mai del tutto cancellata. Storie nelle
l’Arcangelo, il suo messaggio di vita.
quali si manifesta un’irruzione, l’intruO la storia di Giuseppe, di cui le
sione di qualcosa di inaspettato, di sorScritture non raccolgono alcuna paroprendente, di indicibile. Io lo definisco
la:
una vita la sua, di silenzi e tremori,
Anton
Frühauf
“l’imbarazzo di Dio”. Una presenza
imbarazzi e amori, legni e sorprese.
che spiazza, che apre all’inaudito, che
per un attimo decisivo sospende e taglia la quotidianità della
In queste vite, Dio si manifesta come sorpresa. Sorprenreclusione.
dente è stata l’avventura di Gesù di Nazareth, predicatore
Emblematica è la storia di Armand. Uomo di coltelli, cica- viandante della Palestina.
trici e tatuaggi. Sceglie Armand a un certo punto di cambiare
Fu dentro quella storia che la sorpresa ebbe l’occasione di
tutto, a partire dal nome: diventa così Davide, nome nella cui mostrarsi al mondo come l’anticamera della conoscenza, deleco ci sono pastorizia e giovinezza, sorpresa e giubilo, regalità la verità, della bellezza: quella bellezza che un giorno strape imbarazzo. Peccato e Grazia: quella che a guardarla da fuo- perà gli animi dalla disperazione. Come sempre. Anche in
ri sovente è incomprensibile.
mezzo alle difficoltà, Dio agisce e sorprende.
Ma cosa accade in queste storie restituite alla vita, cosa
Gino
chiude le ferite e vince i fantasmi del passato e del male? Co-
IN RICORDO DEL CARD. GIACOMO BIFFI
di ROBERTA BÖSSMANN
L’11 luglio si è spento a 87 anni, nella Casa di cura in cui
era ricoverato da tempo, il Card. Giacomo Biffi.
Aveva guidato l’Arcidiocesi di Bologna sino alla fine del
2003 per dedicarsi poi allo studio e alla pubblicazione di
molte opere a carattere teologico e catechetico.
Teologo, acuto e colto, ha scritto un Approccio teologico
al mistero di Benedetta Bianchi Porro che Anna Cappelli
ha fatto pubblicare come opuscolo nel febbraio 1998 presso
la Stilgraf di Cesena.
Il suo, come egli stesso affermava nella premessa, era un
avvicinarsi «con la fatale povertà dei ragionamenti a una vicenda che esigerebbe piuttosto condivisione esistenziale e
contemplazione».
C’è in lui il timore che, leggendo Benedetta come un
“caso” teologico, «molto della sua originaria ricchezza si
perda e qualcosa addirittura si sciupi». È uno scritto, dunque, fatto quasi con il timore che qualcosa possa sminuire il
mistero che Benedetta è, laddove per “mistero” si intenda
una «realtà implicata nell’azione cosmica della salvezza, sia
perché è stata afferrata e sublimata dall’amore redentivo di
Dio, sia perché diventa anche lei compartecipe e quasi comprincipio del riscatto e del rinnovamento del mondo» (p. 5).
Non si tratta di un libretto facile, quello del Card. Biffi,
ma ci può aiutare a comprendere come Dio ci salvi, «facendoci diventare più di quello che siamo» (ibid.).
Benedetta, nella sua breve e travagliata esistenza, è riuscita molto bene a rendersi conto di quanto Dio stesse operando in lei. Questo le ha dato la forza di mettersi completamente nelle sue mani per lasciarsi trasformare come lui
voleva. Alla fine della vita una sola parola le è uscita dalle
labbra e dal cuore: “Grazie”.
Grazie «perché tutto ciò che il Signore dà è Grazia» (lettera a Paola Vitali 25 ottobre 1963), anche se per capirlo
abbiamo bisogno di una vita intera.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 15
Che cosa meravigliosa è la vita,
anche nei suoi aspetti più terribili;
come la mia anima è piena di gratitudine
e amore verso Dio per questo!
Così parlava da un letto di dolore una giovane ragazza
FKH6DQWDDQFRUDOD&KLHVDQRQO¶KDSURFODPDWD
ma di certo lo è già nei nostri cuori
via
SHUWXWWRO¶DPRUHFKHKDVSDUVRLQWRUQRDVp
Il silenzio è la
per andare a
Dio
La pace è il riposo
GHOO¶DQLPDLQ'LR
La Croce è
il senso di tutto
uole
Dio ci v bini
m
t ut t i ba
Il dolore ci butta
tra le braccia di Dio
La preghier
aè
LOUHVSLURGH
OO¶DQLPD
La Storia della Venerabile
16 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
‡‡†‡––ƒ‹ƒ…Š‹‘””‘ƒ•…‡ƒ‘˜ƒ†‘ŽƒŽǯ͠ƒ‰‘•–‘
1936. Appena nata, seconda di sei figli, si rivela cagionevole di salute tanto che mamma Elsa le impartisce
•—„‹–‘—„ƒ––‡•‹‘†‹‡…‡••‹–…‘Žǯƒ…“—ƒ†‹‘—”Ǧ
des. Ha pochi mesi quando viene colpita da poliomeli–‡ǡ—ƒƒŽƒ––‹ƒ…Š‡Ž‡’”‘˜‘…ƒŽǯƒ……‘”…‹ƒ‡–‘†‡ŽŽƒ
gamba destra e la costringerà a portare una scarpa
ortopedica, nonché, più avanti, anche un fastidiosissimo busto. Non è agile
come gli altri bambini, certo, e quando deve salire in bicicletta si allontana
’‡” ‘ ˆƒ”•‹ ˜‡†‡”‡ ƒǡ •‡ •‹ •‡–‡ …Š‹ƒƒ”‡ Dzœ‘’’‡––ƒdz
dai compagni, lei non se la prende: «In fondo dicono la
verità. Sono zoppa». Questa bimbetta dalle lunghe trecce
nere è comunque gioiosa, solare, con un bel caratterino volubile; corre, salta coi fratelli trascinando la gamba malata,
gioca alle bambole e anche alle costruzioni, mangia la cioccolata, coglie fiori da portare alla Madonna, legge tantissimi libri, ama la
ƒ–—”ƒ‡Žƒ˜‹–ƒ†‹…ƒ’ƒ‰ƒ‡ǡƒŽŽǯ‡–
di cinque anni, per volere della mamma, già annota i
fatterelli della sua vita in un diario, «il mio libro», come lei chiama questo
…‘’ƒ‰‘†‹˜‹–ƒǤ‘––‘ƒ‹”‹…‡˜‡Žƒ•—ƒDz‹†‹‡–‹…ƒ„‹Ž‡”‹ƒ‘—‹‘Ǧ
‡dzǡŽƒ’”‹ƒ†‹–ƒ–‡ƒŽ–”‡…Š‡•ƒ”ƒ‘Žƒ•—ƒ‰‹‘‹ƒǣǼOggi è una bella giorƒ–ƒ‡ƒ…Šǯ‹‘•‘‘ˆ‡Ž‹…‡’‡”…Š±Š‘”‹…‡˜—–‘
‡•î‡Ž…—‘”‡», scrive qualche anno dopo nel suo diario. Per i numerosi spostamenti
della famiglia a causa del lavoro del papà Guido, ingegnere, e della guerra che imperversa nel Paese, Benedetta
cambia spesso la scuola, ma questo non le impedisce di
’”‡†‡”‡ •‡’”‡ †‡‹ „‡‹ ˜‘–‹ǡ ƒ††‹”‹––—”ƒ Dz‘Ž–‹••‹‘dz ‹
religione! Scrive talmente bene che
Il libro è il più caro
amico della nostra
Žǯ‹•‡‰ƒ–‡Ž‡‰‰‡‹•—‘‹–‡‹ƒ–—––ƒ
solitudine...
la classe, ma lei non vuole: «Lodano
una cosa che non è mia. È un dono
del Signore...e non voglio mortificare i compagni che
“—‡•–‘ †‘‘ ‘ …‡ ŽǯŠƒ‘». Anche quando la famiglia si trasferisce definitivamente a Sirmione, Benedetta continua a frequentare la scuola con voti eccellenti.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 17
E quando non studia passa intense giornate a fare
passeggiate, a fare il bagno nel lago, a suonare il
pianoforte, a leggere gli amati libri. Poi un giorno, al
liceo, durante una lezione di latino, si accorge di non
sentire più bene. È il primo dei tanti sintomi di una
rara e incurabile malattia che sta per cambiare la
sua vita. Però non vuole scoraggiarsi al timore di di˜‡–ƒ”‡ •‘”†ƒǥ Ž‡ ”‹ƒ””‡„„‡ …‘—“—‡ Žƒ ˜‘…‡
†‡ŽŽǯƒ‹ƒǣǼÈ questa la voce che devo seguireǽǤ‹‹•…”‹˜‡ƒŽŽǯ‹˜‡”•‹–†‹
Medicina a Milano. Vuol fare il medico: «Voglio vivere,
lottare, sacrificarmi per tutti gli uomini». Ma questa
bella ragazza sempre curata, ben vestita e pettinata,
con quei suoi immancabili e adorati orecchini, non
cammina più tanto bene, deve aiutarsi con un bastone,
ed è ormai quasi completamente sorda, tanto che alle
Ž‡œ‹‘‹ †‡˜‡ ˆƒ”•‹ ƒ……‘’ƒ‰ƒ”‡ †ƒ —ǯƒ‹…ƒ ’‡” ”‹Ǧ
•’‘†‡”‡ ƒŽŽǯƒ’’‡ŽŽ‘Ǥ ƒŽŽ‡ —‹Ž‹ƒœ‹‘‹ ˆ‹•‹…Š‡ •‹ ƒ‰Ǧ
‰‹—‰‘‘“—‡ŽŽ‡‘”ƒŽ‹ǥƒ†—‡•ƒ‡ǡ“—ƒ†‘…Š‹‡†‡
al professore di scrivere le domande che non capisce, lui getta via il suo libretto
gridando: «Non si è mai visto un medico sordo!».
Dirà alla mamma a casa: «Il professore è stato
buono perché non mi ha rovinato il libretto». Nonostante questo episodio riesce a dare tutti gli esa‹Ǥ‹‡‡”‡•’‹–ƒ•‘Ž–ƒ–‘ƒŽŽǯ—Ž–‹‘ǡƒ‘”ƒ‹Šƒ
imparato quanto basta per diagnosticarsi da sola la
terribile malattia che inesorabile avanza. Subisce un
intervento che la paralizza. A poco a poco perde anche il gusto, il tatto e
Žǯ‘Žˆƒ––‘Ǥ ‘’‘ —
altro intervento perde pure la vista. Benedetta non vede, non sente, non si muove, è sola
…‘•‡ •–‡••ƒǡ‡Ž„—‹‘ǥ‰Ž‹—‹…‹…‘–ƒ––‹…‘Ž
mondo là fuori sono un filo di voce e il palmo
della mano destra rimasto stranamente sen•‹„‹Ž‡ƒ‹‰‡•–‹‡ƒ‹•‡‰‹†‡ŽŽǯƒŽˆƒ„‡–‘—–‘Ǥ
18 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Due viaggi a Lourdes non le guadagnano il miracoŽ‘†‡ŽŽƒ‰—ƒ”‹‰‹‘‡†‡Ž…‘”’‘ƒ“—‡ŽŽ‘†‡ŽŽǯƒ‹ƒǣ
«Mi sono accorta della ricchezza del mio stato e
non desidero altro che conservarlo». Non nasconde il dolore, non nasconde la sua paura e la
debolezza, ma trova nella fede la forza di accettare con pazienza e docilità la volontà di Dio, che per
lei è la croce della sofferenza. «Da quando so che
…ǯ°Š‹‹‰—ƒ”†ƒŽ‘––ƒ”‡ …‡”…‘†‹ ˆƒ”‹ ˆ‘”œƒ».
Sì, Gesù è con lei, le sorride; lo sente vicino e la incoraggia ad andare avanti, a percorrere questa via di
dolore fatta di giorni tutti uguali, immobili, dove ogni suo bisogno dipende da un campanello che suoƒ‡“—ƒŽ…—‘…Š‡ƒ……‘””‡Ǥƒ°‡ŽŽǯƒ‹ƒ…Š‡
‡Ǧ
•î Ž‡ˆƒ˜‹˜‡”‡—ƒ˜‹–ƒ•–”ƒ‘”†‹ƒ”‹ƒǡŽƒ˜‡”ƒ˜‹–ƒǥ
Non sembra più neanche lei la malata quando la
sua stanza si affolla di amici, e amici degli amici, e
conoscenti, e sconosciuti
bisognosi. A volte intorno al suo letto ci sono fino a
quindici persone e lei si preoccupa di tutti e di ognuno: è lei che, gravemente malata, li conforta, li incoraggia, li consola uno per uno. Da quel letto, da quel
corpicino menomato e inerme si sprigiona un eccezionale messaggio di vita, di amore, di amicizia e di
speranza. Benedetta ascolta tutti con quel palmo di mano, parla a tutti con
“—‡Žˆ‹Ž‘†‹˜‘…‡ǡƒ””‹˜ƒƒ…Š‹°Ž‘–ƒ‘…‘Ž‡—‡”‘•‡Ž‡––‡”‡…Š‡†‡––ƒǥ‡
sono parole di infinita saggezza, sono perle di grazia che Dio le lascia trovare
per giungere ai cuori di chiunque! Muore il 23 gennaio 1964, a soli 27 anni,
dicendo un semplice «Grazie» a Dio per tutto ciò che
le ha concesso, mentre un uccellino si poggia alla sua
finestra e una magnifica rosa bianca sboccia in giardino, in pieno inverno. La stessa rosa che ha sognato
la notte della festa dei Santi sospesa in mezzo a una
gran luce che si diffondeva da una tomba spalancata
del cimitero di Dovadola, nel paese dove è nata e dove ora riposa. Il dolce segno della sua santità...
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 19
Il tema della misericordia: il Leitmotiv del Giubileo
«La misericordia di Dio è più grande dell’universo: non se ne
arriva mai alla fine»: questo pensiero di Benedetta del 1º novembre 1961 è uno dei miei preferiti, tanto che gli ho abbinato più
volte uno dei miei dipinti.
In realtà, Benedetta ha declinato il tema della misericordia
in moltissimi modi, attribuendo non solo a Dio, ma anche alla
SS. Vergine Maria questa intrinseca essenza.
Sì, Dio non è misericordioso perché questo è uno dei suoi tanti aspetti che gli attribuiamo, ma perché Egli stesso si è rivelato
così, facendoci partecipi della sua natura divina.
«Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione
della nostra salvezza». Sì, «Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro»1.
È la via che ci unisce a Dio, che ci apre alla speranza di essere amati per sempre, malgrado i nostri limiti, le nostre disarmonie, i nostri peccati.
«La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e
nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona»: così
leggiamo, ancora, nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, che si aprirà l’8 dicembre 20152.
Questo termine “misericordia” è diventato fondamentale nel
messaggio di papa Francesco, e ha toccato il cuore di tantissime
persone credenti e non credenti.
Non abbiamo, del resto, tutti bisogno di misericordia e di avere accanto a noi persone misericordiose3?
Eppure, per tanto tempo questo termine è stato usato davvero poco. Se Dio è giusto, come può essere misericordioso? Così si pensava. Il suo compito non dovrebbe essere quello di punire i cattivi
e premiare i buoni? E così abbiamo incasellato Dio dentro i nostri
schemi, facendolo diventare un esecutore delle nostre richieste.
Eppure, Gesù, nel suo discorso sulla montagna, è stato molto
chiaro quando ha affermato: “Beati i misericordiosi”, invitando
ciascuno di noi a diventare come Dio nei confronti dei fratelli,
anche di quelli che ci hanno fatto del male.
Il crocifisso stesso è l’immagine concreta della misericordia di
Dio, di un Dio che si è fatto come noi, è morto per noi, per assumere su di noi i nostri peccati una volta per tutte.
Credere in un Dio così non vuol dire credere che un Dio in
qualche modo esista per conto suo da qualche parte; no, se Dio
misericordioso esiste, questo cambia tutta la nostra vita. Siamo
chiamati a imitare Dio, ad amarlo e ad amare il nostro prossimo4.
I due aspetti non si possono scindere. Amore e misericordia sono le due uniche cose che potremo portare con noi e presentare al
giudizio di Gesù quando la nostra vita terrena finirà.
Ma non solo il singolo, tutta la Chiesa deve diventare sacramento della misericordia, come ci ricorda papa Francesco, la cui
casa è sempre aperta ai suoi figli5.
Sono affermazioni che, da una parte, ci attirano e che, dall’altra, fatichiamo ad accettare. Certamente si faranno strada nel cuore di ciascuno di noi.
Questa difficoltà ad accettare Dio, la Chiesa, la Vergine Maria
così pieni di misericordia, ci fa apprezzare ancora di più Benedetta e il suo martellante richiamo a questo aspetto fondamentale
del suo credere.
«La misericordia di Dio è un abisso», scrive Benedetta il 19 ottobre 1961 e, ancora, «La Vergine è madre di misericordia» il
19 agosto dello stesso anno; «Dopo la tempesta Dio misericordioso concede pace» il 26 settembre e «Signore, tu sei misericordia!» il 2 luglio 1961.
L’anno dopo scriverà altri nove pensieri sullo stesso tema.
Questo ci fa capire quanto ella lo abbia sempre avuto presente
La misericordia di Dio è più grande dell’universo:
non se ne arriva mai alla fine (Tempera di Roberta Bössmann)
nelle sue meditazioni personali, nella vita di relazione e quanto si
sia sentita bisognosa di misericordia e accolta dal suo Signore che
sempre perdona.
A volte Benedetta ha vissuto questo dono come qualcosa di
inaspettato e allora sente il bisogno di esclamare: «La misericordia del Signore supera ogni aspettativa» (20 gennaio 1962).
Non si tratta più di una speranza, ma dell’esperienza della misericordia nella propria vita. E aggiunge: «La misericordia con
il prossimo è l’unico mezzo per aver noi misericordia da Dio»
(17 febbraio 1962).
Sì, Benedetta ci indica la strada da percorrere: essere misericordiosi è la via per sperimentare la misericordia di Dio su di noi.
Non perché Dio abbia bisogno di qualcosa da noi per donarcela;
la sua è una misericordia “senza limiti”, come scrive Benedetta il
10 febbraio dello stesso anno, ma perché, dovendo noi assomigliare al Padre, dobbiamo esercitarci a diventare come Lui. Quale modo migliore, ci dice Benedetta, del comprendere che «La
misericordia è vivere nel dolore degli altri»? (21 agosto 1962).
Sì, diventare tutt’uno con la sofferenza altrui ci farà diventare
tout court misericordiosi: è questo il grande insegnamento che ci
dona Benedetta.
Si tratta di guardare la realtà, le nostre relazioni con gli occhi
di Dio misericordioso, di quel Dio che non ci lascia mai soli, che
soffre con noi, per noi, accanto a noi.
Come si può non amare un Dio così prossimo, così vicino, così reale nella nostra vita di ogni giorno?
Crediamo davvero che il nostro Dio sia un Dio così? Benedetta
lo ha fatto, e ha sperimentato la Sua vicinanza amorevole che ha
dato senso a tutta la sua esistenza colma di sofferenza e di dolore.
È per questo suo saper cogliere in modo così tangibile la misericordia di Dio che ancora oggi parliamo di lei, a lei ci affidiamo
e a lei guardiamo come a un modello che può illuminare anche la
nostra esistenza.
Roberta
FRANCESCO, Misericordiae vultus, Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, 11 aprile 2015, n. 2.
2 Ivi, n. 3.
3 Cfr. KASPER, W., La sfida della misericordia, Edizioni Qiqaion Comunità di
Bose, Magnano (BI), 2015, p. 17.
4 Ivi, p. 43.
5 Ivi, p. 53.
1
20 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Benedetta e la misericordia
La misericordia ha un significato particolare nella crescita
spirituale di Benedetta, che trova nei primi anni ’60 una svolta, con l’apporto di Nicoletta e
di Mons. Elios Mori.
Benedetta era in qualche
modo frenata nelle sue alte e
limpide aspirazioni dalla paura
di essere inadeguata, di avere
dei limiti eccessivi, come un’aquila che non riesce a distendere le sue ali in volo alto, costretta a zampettare in qualche
modo, appesantita, sulla terra.
Le lettere di quegli anni rivelano infatti che era piena di scrupoli, sentendosi frenata per i
suoi limiti spirituali ed anche
fisici. “Vorrei, ma non posso”
sembra essere il suo stato d’animo. In una lettera che scrive
a Nicoletta il 9 ottobre 1960
troviamo chiaramente il pro-
blema e la soluzione che si delinea:
Capisco (e mi è in special
modo difficile) che prima di
tutto devo accettarmi così come
sono, miserella e mediocre e
impotente, affidandomi a Lui.
E come potrei, in caso contrario, sopportare me stessa e la
realtà di tutti i giorni?? Grande è la Sua misericordia: in
Lui confido, in Lui vivo, a Lui
innalzo il mio osanna (Sant’Agostino dice nelle sue Confessioni – le hai lette? – «… ti
vuol lodare egli, l’uomo particella della tua creazione! Sei tu
che susciti la gioia di lodarti,
perché ci hai fatti per te, e senza requie è il cuor nostro, finché non abbia requie in Te»).
Una volta non riuscivo a
conciliare la Sua altezza con la
meschinità quotidiana mia e
Pensieri 1961
Luglio
Domenica 2. Signore, tu sei Misericordia!
Agosto
Sabato 19. La Vergine è madre di Misericordia.
Martedì 22. (La Vergine è madre di Misericordia)
La Vergine è la nostra Avvocata celeste.
Settembre
Martedì 26. Dopo la tempesta, Dio misericordioso concede pace.
Ottobre
Giovedì 19. La Misericordia di Dio è un abisso.
Novembre
Mercoledì 1. La Misericordia di Dio è più grande dell’universo:
non se ne arriva mai alla fine.
con quella che mi sembrava
degli altri, ora, invece, la dottrina di Gesù Cristo mi ha fatto vedere dove stia la soluzione
e mi ha donato la Sua pace.
Benedetta sente la grandezza
del Signore, che la intimoriva,
e ora scopre che tale grandezza
si manifesta come amore che
va ben oltre i limiti personali
suoi e di ogni altro essere umano. Scoprire questo amore le
consente di affidarsi totalmente
a Gesù, al punto da dire che
non potrà vivere senza di Lui.
Per questo la forza e la grandezza del Signore sono così la
garanzia di un amore senza limiti verso una povera creatura
come lei. A questo amore si affida.
Benedetta scopre allora la
pace nella tremenda prova che
il suo decadimento fisico le
impone e riesce anche a riprendere con lena i suoi progetti di
vita. Con il sicuro ancoraggio
nel Signore smetterà di guardare alla propria indegnità e ricambierà l’amore ricevuto, donandolo a sua volta a coloro
che incontra.
Arriverà anche a dire che
questo esercizio della misericordia verso il prossimo è «l’unico mezzo per avere noi misericordia da Dio».
E così Benedetta diventa testimone della misericordia del
Signore.
Troviamo riferimenti ad essa
nella corrispondenza e nei pensieri che a fatica scriveva nei
diari del 1961 e nel 1962. Proponiamo una scelta di questo
materiale per una meditazione
condivisa.
G.
Marzo
Giovedì 29. La terra è così piena di peccati che per sola Misericordia di Dio si sostiene.
Aprile
Lunedì 9. La Misericordia è il mezzo per ottenerla da Dio.
Giugno
Sabato 30. La S. Vergine lenisce misericordiosa il dolore di tutti.
Agosto
Martedì 7. La Misericordia Divina supera ogni speranza.
Martedì 21. La Misericordia è vivere nel dolore degli altri.
Dalla corrispondenza di Benedetta
[Sono stati evidenziati in grassetto i passi in cui si parla della
Misericordia]
A Nicoletta
Pensieri 1962
Gennaio
Lunedì 15. La S. Vergine si china misericordiosa su ogni pena
dell’uomo.
Sabato 20. La Misericordia del Signore supera ogni aspettativa.
Febbraio
Sabato 10. La Misericordia divina è senza limiti: Dio è Padre.
Sabato 17. La Misericordia con il prossimo è l’unico mezzo per
aver noi misericordia da Dio.
9 ottobre 1960
Vd. sopra
A Maria Grazia
26 marzo 1962
Cara Maria Grazia
ho letto con piacere la tua lettera e ho avuto con lieta sorpresa i vostri auguri. Come stai con la tonsillite? Sei guarita? E l’ufficio? Perché parli della «tua inutilità»? Nessuno è inutile, a tutti Dio ha assegnato un compito. Non si può giudicarlo con occhi
umani. Mi sento tanto lieta e tanto triste per la Nicoletta; lei «si
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 21
è presa la parte migliore che non le sarà tolta»; «avrà il decuplo
e la vita eterna». In maggio andrò a Lourdes; ho fatto una novena alla S. Vergine che è una Madre di misericordia. Sapessi che
gioia!! E che Speranza già ho!! È la Consolatrix afflictorum. […]
Benedetta
A Nicoletta
18 maggio 1962
Cara Nicoletta,
ho letto con piacere la tua lunga lettera. Non ti ho risposto subito come volevo: ogni tanto sono a letto con la febbre (con questo non credere, io per misericordia divina sto bene: ho solo sonno (!) o sopraggiungono varie cose. Saprai che sto per andare a
Lourdes – il 24 – con grande gioia e fiducia: ogni tanto sembra
che tutto andrà in fumo – che dolore – poi riprende ad andare a
gonfie vele: Dio vuole che io speri sempre in Lui, anche contro
tutte le apparenze. Prega per me il 25, festa dell’Ausiliatrice.
Ho avuto anche il tuo santino. Anch’io attraverso un periodo
di aridità, spero di passarlo con l’aiuto della S. Vergine che è la
più dolce delle madri. Cosa faccio? Imparo da S. Benedetto che
dice «ora et labora». Grazie del tuo interessamento. E osservo
che lievito sia il Regno dei cieli. Tu come stai? Hai ricevuto la risposta per Desio? Cosa fai intanto? […]
Benedetta
A Maria Grazia
15 giugno 1962
Cara Maria Grazia,
solo ora trovo il tempo per scriverti: devi scusarmene. Come
stai? Quando hai le ferie? Sbaglio o hai un esame in giugno?
L’ufficio come va? I tuoi stanno bene?
Io ho fatto a Lourdes un bellissimo viaggio. Là la gente ha
molta fede (come si prega con fervore!) e carità. Quanto verde e
pace vicino alla nostra Mamma Celeste! È tutto così bello e prezioso!
Nel nostro pellegrinaggio abbiamo avuto una miracolata: che
emozione scusa e che gioia! La misericordia di Dio è senza limiti.
Ti lascio e ti auguro buon lavoro. Arrivederci, ti abbraccio.
Benedetta
A Rosa Menozzi in Vitali
4 gennaio 1964
Cara Signora Rosa
ho saputo che una sua vicina di casa, in un momento di depressione di spirito si è uccisa, e lei ne ha sofferto ed è rimasta
un poco turbata.
Mia cara signora, non bisogna, non deve essere così. Perché
altrimenti è come un poco disperare della misericordia Divina.
Lei, cara signora, non ha visto nell’anima, nell’ultimo momento
di vita, di quella poveretta, perciò non si può giudicare. «Lascia
a Dio, quello che è di Dio».
Riprenda, cara signora, a vivere senza pensarci più, se non per
pregare.
Le vie del Signore, sono infinite! Non disperiamo mai, perché
«non cade foglia, che Dio non voglia».
Ora gentile Signora, devo anche ringraziarla della Sua visita
che gradii molto. Mi saluti tanto la sua Pinuccia e a lei e a Paola il mio affettuoso abbraccio. Auguri di pace e serenità. Arrivederla.
Aff.
Benedetta
Al termine di quest’anno ringraziamo tutti coloro che, in vario
modo, hanno collaborato alla pubblicazione de “l’annuncio”.
Per questo numero ringraziamo, in particolare:
Gabriele Zelli, Emanuela Bianchi Porro, Pia Castiglione,
don Dino Zattini, Rossana Castelli, Sofia Carloni,
Anna Collina, Stefania Di Lorenzo, Mary Poli,
Graziella Aquili, Manuela Buoncompagni, Federica Santoni,
Teresa Legrottaglie, Anna Maria Trinchera, Gino,
don Massimo Ruggiano, don Alfeo Costa, Marco Bollini,
Giampietro Calotti Corvi, Suor Rosa Goglia,
Giovanni Valpiani, Gigliola Bombardi,
Marcella Milani, P. Guglielmo Camera, Roberta.
GiAnFRAnCo
Matthias Schöwenger
22 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
In ascolto della voce dello Spirito
di ROBERTA BÖSSMANN
«La contemplazione è eliminazione di tutte le mediazioni e
ascolto diretto della voce dello Spirito che è amore».
Quest’affermazione di Arturo Paoli resterebbe qualcosa di
astratto se non fosse data a tutti noi la possibilità di sperimentare il
suo contenuto.
Non voglio certo dire che lo Spirito parli continuamente a ognuno di noi, però abbiamo la possibilità di ascoltare la sua voce
quando leggiamo o sentiamo parlare delle persone contemplative.
I mistici e i poeti sono coloro che ci possono aiutare. La loro
voce spesso è espressione di qualcosa di più grande di loro stessi e
ci mette in contatto con il mistero, con l’oltre dell’esistenza. Ci sono versi di poeti, anche non credenti, che ci
avvolgono come una carezza e trasmettono
«una tenerezza che va oltre tutte le attese, che
pienifica senza invadere, che fonde l’amore in
un rispetto e in una sorta di venerazione» (Lévinas, p. 15).
La contemplazione, allora, non è qualcosa di
statico, è, piuttosto, «l’esperienza di essere liberati dal falso io e di essere abitati dallo Spirito
che ci trasporta dove vuole come un vento» (p.
16). Si tratta di una liberazione che ci fa uscire
dalla solitudine dell’io per entrare nella dimensione dell’io per (io vivo per gli altri).
Richiamandosi ancora a Lévinas, Arturo
Paoli ci apre al discorso della responsabilità
che ciascuno di noi ha nei confronti dell’altro
uomo. Con il suo stesso viso, egli mi interpella. Non ha bisogno di chiedermi niente. La sua
sola presenza esige una mia risposta. È come
se la vita dell’altro dipendesse solo da me.
Nessuno può rispondere all’appello dell’altro
al posto mio. Sono io che devo fare la mia parte e solo da qui scaturisce l’unicità dell’io. «La moralità è questo io infinitamente responsabile di fronte agli altri» (p. 18).
Per Lévinas l’io «perde la sua centralità e apre la strada all’etica dell’uomo morale, l’uomo per gli altri, legato agli altri da una
responsabilità irrecusabile» (p. 19). L’uomo diventa così dipendente dagli altri e, nello stesso tempo, responsabile per gli altri.
Quello che Lévinas dice, per via razionale, viene raggiunto dal
mistico-contemplativo con la contemplazione attiva. Il mistico riesce, infatti, a risalire all’origine di questa alterità-responsabilità.
Egli rinuncia al suo io egoista per entrare in relazione con l’Essere in modo da esserne totalmente sottomesso. Non gli servono più
le regole imposte dalla religione, perché è divorato da un fuoco
che lo rende ubbidiente e passivo, e nello stesso tempo lo trascina
con sé verso gli altri. «Questo fuoco è il Dio che discende, che lo
viene a trovare, che lo manda verso gli altri. L’Altro è la sua religione, il suo amore per Dio, e la sua obbedienza a Dio, è l’eccomi
che è l’ultima parola che l’io pronuncia prima di dissolversi nel
fuoco» (p. 20).
Si tratta di un bruciarsi per rinascere. È qualcosa che non si può
imporre né dall’esterno né attraverso la volontà del soggetto. È
qualcosa, afferma A. Paoli, che può avvenire solo misticamente. E
aggiunge: «Ciascuno attinga alla fonte che ha soccorso la sua sete:
per me la fonte è Dio» (p. 21). Ma quale Dio?
«Il Dio che si nomina continuamente, quello ingabbiato sugli altari? Il contemplativo risponderebbe il Dio preoccupato dell’uomo,
il Dio che si è accorto che la legge non basta, il Dio che ha deciso
di ascoltare le sue viscere materne e paterne perché la sua sapienza di legislatore non ha dato i suoi frutti» (pp. 21-22).
È chiaro che si tratta di una visione basata sulla fragilità del contemplativo. Egli sarà sempre «un fragile fra i fragili, insicuro fra gli
insicuri, ma felice senza angosce vedendo in una chiarezza solare
il paradosso: forte perché debole, intero e resistente perché fragile»
(p. 22).
A. Paoli aggiunge poi che «il passaggio più difficile per approdare dalla religiosità allo stato contemplativo è la rinunzia alla religione intesa come atti di culto, come relazione con Dio che si apprende e si pratica nel tempio. Si può vivere tutta la vita convinti
di essere obbedienti perché osservanti» (p. 24). Si chiede anche se
è giusto creare una contraddizione tra il religioso e il contemplativo e ribadisce che «per entrare nella contemplazione bisogna lasciarci portar via la nostra
abituale religiosità» (p. 24). Questo perché prima bisogna fare giustizia (essere-per) e poi fare comunità con gli altri (essere-con). In Matteo 5,23 viene detto, infatti: «Se quando sei
sull’altare ti ricordi che uno ha qualcosa contro
di te, lascia lì la tua offerta e va’ a riconciliarti
con tuo fratello».
Ma Arturo Paoli ci ricorda anche che tutti
abbiamo un debito immenso con i milioni di
impoveriti relegati ai margini della società. Per
questo «chi vuole diventare l’esecutore di Dio
nella storia – e questo è il contemplativo – deve lasciarsi fermare da una voce sulla porta del
tempio e sentirsi lasciato fuori come anticamente si faceva con alcuni peccatori, camminare nella notte, soffrire le pene dell’esule. Finalmente conoscerà Dio, non per sentito dire,
ma per quello che è». È svelato così il segreto
dell’ebraismo: «Dio si fa conoscere nel fare
non nel pensare, nello scrivere, nell’annunziare. L’annunzio importante si spinge al fare per fare giustizia» (p. 25).
È una spinta che non si esaurisce mai nel contemplativo e apre, al
contrario, all’infinito. Fa venire la nostalgia di infinito trovando, qui
sulla terra, l’itinerario verso l’infinito. Il mistico non ha paura di
sporcarsi le mani con i fatti della vita come non ne ha avuta Gesù.
«Tutto quello che avete fatto all’ultimo dei miei fratelli lo avete fatto a me»: questo è il messaggio che Egli ci ha lasciato. «Per Gesù il
cammino verso l’infinito non è vuoto, è pieno di incontri e seminato di opportunità di fare prossimo colui che è lontano» (p. 28).
Sino a qui le parole di p. Arturo Paoli. Più risuonano nella mia
mente, più mi ricordano l’itinerario mistico vissuto da Benedetta.
Anche lei, costretta in un letto, ha vissuto in pieno l’esperienza
della voce dello Spirito. Ma non si è fermata lì. Dal suo letto, dalla sua immobilità, ha cercato di rendere vivo questo fuoco che bruciava in lei e di trasmettere la sua esperienza a coloro che le stavano accanto. Lo ha fatto come poteva, certa che Dio stesso avrebbe trovato il modo giusto per farla diventare un testimone del Suo
amore.
Era fragile Benedetta, la più fragile delle creature, ma anche lei
«forte perché debole, intera e resistente perché fragile».
Ancora oggi, tutti noi che la amiamo attingiamo al suo fuoco, ci
riscaldiamo in esso, e siamo chiamati a far conoscere questo suo itinerario verso l’infinito. Per Benedetta questo cammino è stato ed è
ancora pieno di incontri, ma ora ha bisogno anche del nostro aiuto.
Tutte le note si riferiscono al libro di ARTURO PAOLI, Della mistica discorde.
L’impegno come contemplazione, Edizioni La Meridiana, 2002.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 23
Don Massimo Ruggiano, parroco di Santa Teresa del Bambino Gesù di Bologna, ha preparato un sussidio pastorale su
Benedetta. Riportiamo la sintesi conclusiva, ringraziando l’Autore per il testo che abbiamo ricevuto.
Trasformazione interiore di Benedetta
di don MASSIMO RUGGIANO
In Benedetta il divino entrerà progressivamente e in proporzione allo spoliamento da sé che la sofferenza opererà nella
sua vita.
La sofferenza ha fatto la sua comparsa molto presto nella
sua vita e ciò la costringerà precocemente ad un contatto col
suo sé profondo. Il sentirsi menomata e diversa dagli altri la
porterà a chiudersi e a scoprire melanconicamente la vita interiore. Da qui comincia il suo itinerario, probabilmente reso più
veloce dalla sofferenza del corpo e dell’anima, che la condurrà, dall’io, intento alla sua sopravvivenza, fino al sé libero
da ogni attaccamento per essere dono totale. In Benedetta si
realizzerà, in modo abbastanza evidente, la maturazione di una
fede inizialmente intellettuale, perciò distaccata dal sé e che
non trasforma, ad una vera e propria esperienza mistica del divino presente ed operante in lei. Benedetta si sentirà attraversata dallo Spirito come forza che viene dall’alto e che cambia
il suo limite, il suo dolore in donazione e gioia senza alcun aggancio egoistico al sé. Ogni persona, che consapevolmente accetta di percorrere un sincero itinerario spirituale, sperimenta
per prima cosa il forte attaccamento al proprio io, sente che vive di amor proprio. Psicologicamente questo atteggiamento è
necessario alla propria sopravvivenza, soprattutto in circostanze avverse come quelle che Benedetta vivrà.
In Benedetta l’amor proprio avrà inizialmente la funzione di
irrobustirla per le lotte successive e troverà un forte appiglio
nella letteratura, in particolare negli scritti di Dostoevskij. Ciò
sarà necessario per trovare nutrimento sufficiente e corrispondente ai bisogni della sua vita interiore che la introdurranno al
futuro rapporto con Dio.
Quando la persona credente è ancora attaccata al proprio io,
Dio è più un’idea, un’intuizione. Al di là dell’azione divina,
comunque operante nell’uomo, la persona non riesce ancora a
percepire “sensibilmente” il Suo agire in sé. Dio sta iniziando
a nutrire il suo intelletto e, prima di liberarsi definitivamente
dagli attaccamenti interiori, il suo io attraverserà, in modo
sempre più sottile, alcune tappe di spoliazione fino ad una
grande e totale libertà.
Come ogni sano individuo, Benedetta lotterà successivamente per superare il limite a cui la costringono le sue menomazioni e la sua malattia. Non la vuole accettare e tenterà in vari modi questo scavalcamento delle sofferenze, dapprima immergendosi nella lettura, che la aiuterà a conoscere meglio il cuore
dell’uomo e anche il suo e, successivamente, nello studio. Studiare sarà per lei come riscattarsi, e ciò che le darà forza sarà il
suo desiderio di aiutare gli altri come medico.
Rimarrà agganciata a questo desiderio con tutte le sue forze
e finché potrà, poi dovrà arrendersi alla malattia, anche se fino
all’ultimo esame avrà la speranza di diventare dottore. A Dio
chiederà la guarigione promettendo che, se avverrà, si donerà
come medico a chi ha bisogno. Come sappiamo, questo non
avverrà.
Il suo tentativo di riscatto assumerà una forma più fine, spirituale. Nel suo primo viaggio a Lourdes chiederà alla Madonna di guarirla, promettendo di diventare suora per aiutare gli
altri. Il suo io è ancora naturalmente legato alla propria sopravvivenza psicologica e alla non accettazione, in verità molto naturale, della sua malattia e degli impedimenti comunicativi legati ad essa.
Dio, inteso come presenza personale e non puro concetto,
entrerà nella vita di Benedetta grazie all’incontro con un’amica: Nicoletta. È questa relazione che comincerà a farle sperimentare la presenza di Dio. Dio lo percepirà come forza altra
da sé e non come meta di un ragionamento speculativo o di
uno sforzo ascetico o morale. Ha ancora una visione morale
della vita legata alle virtù che non è ancora abbandono, ma è
misurata sulle sue capacità. Sta iniziando, però, a percepire
una energia nuova che ha altre modalità impreviste e gratuite.
Comincia ad intuire e pian piano a scoprire la sofferenza
non più soltanto come una cosa da accettare, ma, misteriosamente, come un luogo dove si nasconde la presenza di Dio e la
propria missione. Ciò avverrà al ritorno dal secondo pellegrinaggio a Lourdes. Qui Benedetta entra, direi quasi fisicamente, nel mistero, tanto che, pur avendo visto l’effettiva possibilità di guarire, chiederà a Dio di conservarle la malattia. Questo non è masochismo, ma muovere i primi passi nel mistero.
Sinceramente comunicherà alla mamma e agli amici i suoi
dubbi e le sue forti tentazioni, la fatica nell’accettare il dolore
fino all’ultima tappa della sua spoliazione. Questo forte attaccamento alla vita e al suo io, che non vuole rinunciare al possesso di sé, sarà spezzato dopo la perdita della vista.
Da questo momento in poi, improvvisamente, sarà attraversata dalla presenza di Dio che le darà un grande senso di pienezza e di pace.
Benedetta, anche se solo con due dita della mano destra e
con un filo di voce, diventa un tangibile strumento di pace per
chiunque si avvicini a lei.
Avrà un profondo “sguardo” che la porterà ad “abitare negli
altri”, fino ad intuirne i veri bisogni spirituali. Vivrà un forte
senso dell’amicizia, purificato da qualsiasi possesso, per aiutare l’altro a comprendersi solo attraverso una visione spirituale
di sé, con gli occhi di Dio, cioè con un interesse solo per il bene altrui. L’altro aspetto sconvolgente di questo ultimo perioContinua a pag 24
24 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Continua da pag 23
do, fino a qualche giorno prima della morte, è la capacità di
gioire della vita, dell’amore, della fede.
Se penso, anche solo lontanamente, all’ipotesi di non poter
comunicare con l’esterno, credo che impazzirei; non si può vivere serenamente quando si è costretti a diventare “autistici”.
Sperimentare la bellezza dell’amicizia, della relazione e trovarsi gradualmente nel deserto, e per giunta con un Dio che ti fa
intravedere la possibilità di guarirti e non lo fa, e poi arrivare
a sperimentare pace, a cantare di gioia a Dio per i doni che ci
ha fatto, significa andare contro a ciò che, nel profondo, non
vorremmo mai abbandonare.
L’impossibilità di relazioni è trasformata, dall’irruzione delicata di Dio nella sua vita, in un profondo rapporto con Dio e
con i suoi amici e con chiunque la avvicina.
Nella chiacchierata con la madre di Benedetta qualche anno
fa a Dovadola (FO), nella sua terra natale, ella mi raccontava
del suo fine e forte intuito spirituale che coglieva nell’altro
quello che l’altro non sempre riusciva a comprendere di sé e
soprattutto la forte sensibilità rispetto ai dolori degli amici. Era
diventata un cristallo trasparente e delicato.
Tutto è stato in lei purificato gradualmente: il suo orgoglio,
le sane curiosità di conoscere la profondità del cuore dell’uomo, la sua voglia di aiutare gli altri e il suo rapporto con Dio.
Il desiderio di aiutare gli altri si è dimostrato vero, ma per
una strada inaspettata ed indeducibile.
Per entrare nel cuore dell’altro ha dovuto “donare” tutto, ha
dovuto spogliarsi di tutto e, ciò che è più importante, è che
senza la grazia di Dio, che Benedetta sperimenterà, ciò non sarebbe stato possibile, anzi ne sarebbe rimasta schiacciata.
Notiamo come le doti umane e spirituali di Benedetta siano
state progressivamente liberate dai lacci dell’io, che pensava
semplicemente alla sua autoconservazione fino a diventare dono puro, senza riserve, a Dio e agli amici.
La non comunicazione è trasformata in comunicazione totale. E i segni evidenti di questo cambiamento radicale sono il
passaggio dalla paura e dall’angoscia di perdere – fino al punto da sperimentare la tentazione del suicidio, pensando al suo
futuro, all’ospedale di Milano – alla gioia dell’unione con Dio
e con gli altri fino al canto.
Concludo con alcune righe che Benedetta detterà alla madre
per indirizzarle a Natalino, il quale ha scritto una lettera aperta sul giornale, descrivendo la fatica ad accettare lo stato di
una malattia invalidante come quella di Benedetta:
«Caro Natalino, ... fino a tre mesi fa godevo ancora della
vista: ora è notte. Però nel mio calvario non sono disperata.
Prima nella poltrona, ora nel letto che è la mia dimora, ho
trovato una sapienza più grande di quella degli uomini. Ho
trovato che Dio esiste ed è Amore, Fedeltà, Gioia, Fortezza, fino alla consumazione dei secoli».
Benedetta in Internet
Benedetta per i bambini
• Questa volta, per merito del gruppo
degli Amici di Benedetta di Ascoli,
possiamo offrire sul nostro sito
www.benedetta.it due strumenti utili
a coloro che vogliano presentare
Benedetta ai bambini nella scuola o
in altri contesti educativi, o che vogliano coinvolgerli nella realizzazione di un recital.
Il primo dei due sussidi è La storia
della venerabile Benedetta Bianchi
Porro, che troviamo nelle pagine
centrali de “l’annuncio”. Il testo è
Benedetta
accompagnato da fumetti originali,
disegnati con linguaggio moderno e
accattivante. Guardate il tutto, utilizzate, se lo ritenete opportuno, questo materiale e fateci poi sapere come i bambini, giudici imparziali, abbiano reagito alla vostra iniziativa educativa.
Testo e grafica sono di Rossana Castelli e le illustrazioni di Sofia Carloni.
***
Chi vuole affrontare un percorso più impegnativo, e dispone di
motivazione e di creatività e di pazienza nel lavoro con i bambini, legga invece la sceneggiatura, opera di Mary Poli, del recital Benedetta ha dato tutto, messo in scena con notevole successo dal gruppo di Ascoli. La troverete in word, per modifiche
e adattamenti, ed anche in pdf. Il canto finale del recital, Il fi-
a cura di Gianfranco A.
ne della vita, può essere scaricato in mp3 dal nostro sito al seguente indirizzo http://www.benedetta.it/index.php/it/audio-video.
Speriamo che Benedetta ispiri alcuni di voi anche ad accettare
la sfida di una recita dei bambini, mentre ringraziamo gli Amici di Ascoli per tutto il generoso lavoro svolto.
Il Giubileo della misericordia
(8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016)
• Pensieri e alcune lettere di Benedetta sulla misericordia sono
già in questo numero de “l’annuncio”. Metteremo nel sito un
ampio repertorio di materiali utili per seguire il Giubileo meditando con lei, traendo profitto dalla sua grande ricchezza teologica e spirituale, che cresceva mentre il suo corpo deperiva
sempre di più. Ecco un pensiero profondo del 1º novembre
1961 che risalta ancor più nella fatica della scrittura di questa
ragazza di venticinque anni.
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 25
Quando una figlia sceglie
di ROBERTA BÖSSMANN
Nel numero di maggio 2015 de “l’annuncio” c’è un accenno
di don Costa al padre di Benedetta. Diceva che quell’uomo
non era riuscito ad accettare la malattia della figlia e solo molto tempo dopo la sua morte si era riconciliato con il Signore,
avendo capito quale progetto Dio stesso aveva in serbo per lei.
In questi giorni ho avuto occasione di leggere un libretto di
Pierluigi Celli, intitolato Lettere a una figlia in clausura1. Sono alcune lettere che un padre, disperato per la scelta improvvisa della figlia diciottenne di entrare in un convento di clausura, le invia. Lui, non proprio credente, non poteva tollerare il
modo in cui questa scelta era stata fatta, senza mai averne parlato con lui e, forse, sotto la spinta un po’ troppo affrettata della madre e di altri seguaci di Medjugorie.
La giovane non aveva neppure finito il liceo quando va in
convento senza una parola di spiegazione e senza rispondere ai
disperati interrogativi del padre che, nel frattempo, si era rifatto una famiglia. Nella casa paterna la protagonista era andata
tante volte a passare le vacanze e c’era stata bene, amata dalla nuova compagna del padre e dal fratellino ancora in età di
asilo.
suno, tanto meno a un padre, dubitare oltre misura di un figlio
felice” dice il padre della giovane che si deve alla fine arrendere anche davanti alla saggezza.
“Una tentazione, quella della saggezza, che vale la pena misurare con quella, altrettanto ardua, della felicità”.
Sì, ci vuole tanto amore da parte di un padre per arrivare a
dire queste parole. Ma non vi sembrano tanto simili a quelle
che Guido Bianchi Porro ha detto a don Costa parlando di Benedetta?
1 PIER LUIGI CELLI, Lettere a una figlia in clausura, Marietti, Genova
1991.
Ernst von Dombrowski
Quello che il padre le scrive prima che lei prenda i voti definitivi sono parole che diventano un grido di dolore, sono parole senza risposta, un appello caduto nel vuoto, un dialogo
mancato.
Mentre leggevo quelle lettere, non so perché, mi veniva in
mente il papà di Benedetta, il suo rifiuto ad accettare la malattia della figlia, il suo non volere vedere, non voler accettare
quel dolore, il non voler neppure provare a capire, perché la
verità era troppo dolorosa.
Eppure, anche se in questo caso era il padre che si sottraeva
al dialogo, – non aveva mai voluto imparare la lingua dei segni per poter comunicare con Benedetta – le due situazioni mi
sono apparse terribilmente simili.
In entrambi i casi siamo di fronte a due uomini abituati a ragionare, a scegliere in base a criteri logici, che improvvisamente si sono trovati davanti a un evento per loro traumatico,
che non potevano razionalizzare, ma che dovevano semplicemente accettare senza possibilità di revoca.
La scelta del convento di clausura da una parte, la malattia
senza prospettive dall’altra.
In entrambi i casi una chiamata durissima che diventa vocazione e nella vocazione entrambe le giovani scoprono la gioia
di rispondere alla chiamata.
Benedetta era felice perché aveva scoperto nella malattia e
nel dolore la sua vera vocazione; la giovane era felice perché
aveva visto che la scelta di chiudersi per sempre in convento
era quello che desiderava fare. “Non credo che sia lecito a nes-
NEL RICORDO
DEI NOSTRI CARI
26 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
La mia vita accanto a Benedetta
(parte XIII)
di don ALFEO COSTA
1987
Alcune cose che caratterizzarono questo anno. Ci furono i primi passi nella conoscenza di Benedetta da parte
di Mons. Angelo Comastri,
divenuto poi un fervente benedettiano. Avvenne così che
qui a Dovadola operava l’officina Bandini la quale faceva
le riparazioni dei mezzi militari del Ministero della Difesa. Nel corpo dirigente dell’azienda vi era un tecnico proveniente da Porto S. Stefano,
in provincia di Grosseto, cioè
all’Argentario. Da notare che
i proprietari dell’officina erano parenti di Benedetta: Sofia
e Aura Bandini, cugine in secondo grado. Fu dunque facile per loro parlare di Benedetta a questo tecnico, che si
mostrò sensibile all’argomento. Venne un giorno da me
(erano i primi di maggio) dicendomi che il suo parroco
(Mons. Comastri) era molto
attento a questi casi di santità.
Gli diedi il libro Il volto della
speranza da portare al suo
parroco, il quale non tardò
tanto a dirsi toccato dalla testimonianza di Benedetta.
Le date relative a Benedetta si sono svolte all’insegna
della ordinarietà. Il 23 gennaio, di venerdì, l’abbiamo
celebrato (io e don Luigi Saperga) con una S. Messa vicino al sarcofago, mentre la domenica 25 è stato celebrato
l’anniversario a San Mercuriale. Era una giornata fredda
con la neve consolidata, però
c’è stato un bel sole; io feci
da cerimoniere. Un’altra celebrazione è stata fatta il
25 aprile in due tempi: a San
Mercuriale circa alle 12; alle
16 invece a Dovadola un incontro di preghiera attorno al
sarcofago condotto da P. Michele Violin. Le persone però
non erano tante. L’altra data
dell’8 agosto fu celebrata alla
Badia, presente un gruppo di
ragazzi provenienti da Padova guidati da don Raffaele.
Nell’87 ci sono state due
belle iniziative parrocchiali.
Nel mese di maggio la peregrinatio della Madonna delle
Lacrime nelle famiglie di anziani o malati. Ogni sera una
casa diversa. Ci fu il caso
commovente dei coniugi Bertini Ernesto e Ronconi Giovanna, già proprietari del molino, i quali vegliarono l’immagine tutta la notte, facendo
turni fra loro. Tutto il mese io
feci i trasferimenti della Im-
magine, con un breve momento di preghiera alla consegna. Questa peregrinatio
poi sfociò nella prima Festa
della Famiglia. L’idea fu felice, suggerita dal parrocchiano
Rino Mercuriali e sostenuta
dalla Superiora Suor Battistina. La preparammo molto bene. Il giorno prescelto fu l’ultima domenica di maggio,
che era proprio il 31. La sera
del 30 alle ore 19.30 ci fu alla Badia. Al termine si diede
inizio alla processione notturna con cui salire fino a Marzano. Due ragazzi di terza
media (Davide Brugugnoli e
Alessandro Ghini) con esemplare tenacia, vollero portare
l’immagine fino alla sommità. C’era un buon gruppo
di persone; anche Anna Cappelli venne a piedi fin lassù.
Facemmo ovviamente alcune
tappe nelle quali don Quinto
Fabbri di Ravaldino suggeriva alcune riflessioni, e nel
camminare si recitava il rosario, ben 15 decine. All’altezza
di Monte Piccolo accendemmo le candeline, perché già
faceva buio. Tempo impiegato, un’ora e dieci minuti. All’arrivo, il factotum della casa
Fernando Ravaglioli aveva
acceso tutto, e fu un arrivo
solenne. Alcune persone più
anziane erano state portate su
per la strada lunga di Badignano con automezzo. Si diede inizio all’adorazione del
SS. Sacramento, momento
culmine della serata, seguendo lo schema della veglia di
preghiera sul tema la famiglia, composta proprio da
Mons. Comastri.
Al termine dell’ora si passò
all’altra parte del programma
che prevedeva la veglia a turno per tutta la notte. Con alcuni giovani guidati da Daniela Ravagli e dalla Superiora, ci fermammo lassù e seguimmo puntualmente questo
programma. Qualche adulto
si impegnò a venire nelle ore
piccole della notte. Alle 6 del
mattino canto delle Lodi, poi
inizio del trasporto delle persone per la festa. Già il sabato pomeriggio si erano fatti i
preparativi delle attrezzature
necessarie sia alla Messa come al pranzo. Quindi nella
mattinata si fece la sistemazione definitiva dell’altare in
piano di fronte alla scalinata.
In alto la croce astile e il
gruppo statue della S. Famiglia. Sul lato destro l’immagine della Madonna, l’altare
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 27
con sopra il baldacchino. Le
sedie per i fedeli, particolarmente quelle coppie festeggiate per 25, 50, 60, 67 anni di
matrimonio. La sistemazione
era veramente accogliente.
Avevo preparato il rito in questo modo: dopo il saluto iniziale lessi i nomi degli sposi
novelli, prima del Gloria le
coppie di 10 anni, dopo l’orazione i 25 anni, dopo il salmo
i 50 anni, dopo la seconda lettura i 60 e oltre con applauso
per tutti. L’omelia la tenne
(un’eccezione) un rappresentante della Commissione diocesana famiglia, e fu molto
opportuno. La preghiera dei
fedeli venne recitata da una
bimba, una ragazza, una mamma, una nonna, due fidanzati
di prossimo matrimonio. Così
pure l’offertorio: due colombi
bianchi, cesti di frutta, pane,
corone, fiori. Dopo la comunione il rinnovo degli impegni
della famiglia. Ci fu anche il
pranzo per circa duecento persone sistemate all’aperto. Il
menù preparato dai volontari
della ristorazione, culminato
nella grande torta con su scritto: Festa della Famiglia anno
1°. Giornata splendida di godimento anche pomeridiano.
Ci fu una quota per ogni
partecipante, proporzionata
fra piccoli e grandi. La cosa
ebbe un’accoglienza molto
buona, quindi il proposito fu
quello di continuare.
Nella benedizione delle famiglie feci questa proposta:
duecento famiglie che si fossero impegnate a versare 500
mila lire per sostenere i lavori della chiesa dell’Annunziata. Equivaleva a cento milioni, non sufficienti, ma ben
promettenti. Il risultato fu che
alcune veramente si impegna-
rono, cosicché misi in cantiere quei lavori. Quella chiesa
era ridotta in un modo vergognoso per l’umidità interna e
le screpolature esterne. Qualcosa bisognava fare. Era la
chiesa di Benedetta, e poi la
gente ci teneva.
Ci fu un anziano (Matteo
Liverani) che alla morte, avvenuta nell’anno, lasciò in offerta 15 milioni.
Il presepio vivente che da
vari anni si faceva nella notte
di Natale, quell’anno fu fatto
con una famiglia vera, di padre, madre e figlia, erano Calonaci Maurizio, la moglie
Donatella e la figlia Ramona.
In campo diocesano ci fu
l’ampliamento della zona vicariale, non più vicariati di
Bassa e Alta Valle Montone,
ma uno solo. Per solennizzare
questa decisione invitai a
pranzo tutti i sacerdoti nella
festa del nostro titolare
Sant’Andrea. I sacerdoti previsti erano 19: Ernesto Tartagni (Bocconi), Francesco
Fabbri (Portico), Vittorio
Fabbri (Berleta), Aldo Bandini, Luigi Maretti, Giovanni
Amati, P. Vico (tutti Rocca),
Antonio Zauli (San Rufillo),
P. Damiano, P. Paolo (Montepaolo), Oreste Ravaglioli
(Pieve), Adalberto Mambelli,
Rino Giunchi (Castrocaro),
Dario Ciani, Franco Miotto
(Sadurano), Enzo Donatini,
Marino Tozzi (Terra del Sole), Francesco Valgimigli
(Villa Rovere), Alfeo Costa.
All’invito però ne mancarono
sei. La proposta che feci ai
confratelli fu questa: siamo
19, tutti abbiamo un titolare,
io spero di avere almeno diciotto inviti. Ma poi gli inviti
non ci furono, ragion per cui
non lo feci più neppure io.
1988
L’anniversario di Benedetta
lo celebrammo in forma abbastanza ordinaria: il sabato
23 alle 16.00 alla Badia e io
stesso fui il celebrante, la domenica San Mercuriale di
Forlì, sempre per quella ragione sostenuta da Anna che
poteva essere difficile arrivare a Dovadola in caso di maltempo o di neve. Questo anno
fu caratterizzato dal cambio
del vescovo: da Mons. Giovanni Proni a Mons. Vincenzo Zarri. Un particolare relativo alla scelta del vescovo:
ormai si può dire, passati i
personaggi interessati. Un
giorno ricevo dalla Nunziatura Apostolica in Italia una lettera che mi chiedeva (sub secreto pontificio) queste informazioni: di un vescovo già
ordinato o di un sacerdote da
ordinare. Capii subito come
fosse stato scelto il mio nome
per questo. Alla Congregazione dei vescovi vi era come
funzionario di alto livello
Mons. Pier Luigi Mazzoni,
dovadolese. Senz’altro sarà
stato lui a indicare il mio riferimento. Nel dare la risposta,
anzitutto volli fare un po’ di
ironia dicendo: sono circa sei
mesi che il vescovo è assente
per malattia, ma si va tanto
bene!… se poi ci vuole, questo è il mio contributo. Non
ho una grande conoscenza di
vescovi, ma qui si parla del
vescovo ausiliare di Bologna
Mons. Vincenzo Zarri, e mi
pare che sarebbe gradito. Per
l’altra soluzione io conosco il
parroco di Porto Santo Stefano nell’Argentario Mons. Angelo Comastri, che io ritengo
molto idoneo all’episcopato.
Di lì a poco venne comunicata la nomina di Mons. Zarri
a vescovo di Forlì-Bertinoro.
Questo particolare lo raccontai
in un incontro del clero quando Mons. Zarri era già dimissionario. Mi premurai però di
dire ai colleghi: post hoc, sed
non propter hoc. Mai più si
dovesse pensare che io avessi
tale influenza in queste cose.
Si volle fare il restauro degli affreschi della Badia. Trovato come sponsor Mazzoni
Romano, dovadolese con attività a Napoli. Con il consenso della Soprintendenza alle
opere d’arte, il lavoro venne
eseguito nel mese di giugno.
Quando i restauratori ebbero
concluso il lavoro dei sette
affreschi grandi e piccoli,
chiesero: non ci saranno altri
affreschi da restaurare, giacché siamo qui? Io dissi: Per
quello che abbiamo cercato
di sapere, non ce ne sono;
l’unico punto non osservato è
sotto al quadro di San Filippo Neri situato nella parete
destra subito dopo Benedetta.
Allora uno di loro volle subito assaggiare presso il quadro. Emersero davvero tracce
di colore. Non si capiva molto, ma l’euforia fu tale che
decidemmo di rimuovere il
quadro, tra l’altro ben ancorato. Fu una faticaccia. Rimosso il grande quadro, il muro
era ricoperto tutto di polvere,
polvere secolare, tanto che
avemmo la sensazione di aver
fatto una cosa inutile. Ma poi
i restauratori cominciarono a
ripulire il muro e il dipinto
compariva meraviglioso, di
ottima mano: il capolavoro dei
nostri affreschi. E così, ancora
una volta Benedetta ci diede
quell’affresco che nel tema ripete la crocifissione, ma il dipinto è addirittura migliore.
Continua a p. 28
28 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Continua da pag. 27
Così, con quel tantino (meglio
dire tanto) di ambizione, sentii la soddisfazione di avere
gli AFFRESCHI DELLA BADIA. Questo era anche l’anno
della Triennale, alla quale invitai per tempo il nuovo vescovo; anzi gli scrissi quando
ancora non era entrato in sede.
Mi premurai di dirgli però che
non facevo delle avance di tipo carrieristico, ma desideravo garantire la sua presenza
per la festa, anche se gli feci
presente che Dovadola era la
parrocchia di Benedetta.
movendo la traduzione di Oltre il silenzio in tedesco, e
don Remigio Zampieri. Il
giorno dopo, passando per la
Danimarca con ovvia sosta a
Copenaghen, attraversando
due traghetti, arrivammo in
serata a Djursholm, paese della cintura di Stoccolma. La
cosa più sorprendente di Alessandro fu che, dopo trentacin-
la senza l’aiuto del suo amico
Italo Cardini, italo-emigrato
come lui. Ci fermammo alcuni giorni presso le Suore di
Santa Brigida e intanto visitammo ampiamente la capitale. Facemmo anche una puntatina ad Uppsala dove si trova un’antica università. Poi
decidemmo di prendere la nave per arrivare fino in Finlan-
simo. Il 1988 fu anche Anno
Mariano per ricordare il centocinquantenario di Lourdes.
La Festa Triennale rientrava
in questa atmosfera mariana,
e fu preceduta da un corso di
Missioni tenute dai Cappuccini. Ci fu anche la chiusura
della SS. Annunziata per i lavori di restauro, cominciando
con le infiltrazioni alla base
Prima però della festa feci
un viaggio turistico molto interessante: da Dovadola a
Stoccolma in auto.
Promotore del viaggio fu
Alessandro Riva, di cui ho
detto sopra nel 1982. In questo anno ’88 suggerì a me e
ad un suo amico di Forlì prof.
Bruno Villa di fare questo
viaggio fino alla sua Svezia.
La cosa piacque e lo concretizzammo. L’amico di Alessandro portò anche suo figlio
Andrea e il 28 luglio partimmo con la mia auto Jetta
Volkswagen. Fu un viaggio
bellissimo. Passando per la
Germania federale, dormimmo in un piccolo paese, Holf,
prima di entrare nella Germania dell’Est (ancora era in
auge). Raggiungemmo Berlino, visitammo la città ovest;
ci affacciammo dal poggiolo
artificiale che era collocato
nei pressi del fatidico muro da
dove si vedeva la parte est.
Poi arrivammo ad Amburgo
dove fummo accolti dai sacerdoti della missione cattolica
italiana: P. Quintino Lugnan,
francescano, già da tempo
amico di Benedetta, che si era
prodigato alla diffusione pro-
Aliza Mandel, Natività
que anni di emigrazione in
Svezia, non capiva la lingua.
Ci parlò molto di quello che
aveva realizzato in Svezia: si
era sposato e aveva cominciato a costruirsi la villa (così
chiamava una casetta ad un
solo piano), ma accadde che
la moglie si invaghì del capomastro e addirittura se ne
andò con lui. Il dramma di
Alessandro, abbandonato dalla moglie fu tale che fermò i
lavori della casa e quasi cancellò dalla mente tutte queste
cose. Non sapeva nemmeno
trovare l’ubicazione della Vil-
dia a Turku - Abo. Lì ci fermammo due giorni per arrivare in treno fino ad Helsinki.
Poi si tornò a Djursholm.
Quell’anno l’8 agosto lo passai così lontano da casa. A
Dovadola però venne a celebrare il compleanno di Benedetta il Padre cappuccino Guglielmo Gattiani di Faenza.
Finalmente il 9 di agosto ci
muovemmo da Stoccolma per
il viaggio di ritorno. Di nuovo
sosta ad Amburgo. Ultima sosta estera a Schwaz in Austria. In sedici giorni feci
5025 km e l’auto andò benis-
dei muri per togliere l’umidità. La festa riuscì molto bene e i momenti di celebrazione furono frequentati, compresa la lunga processione per
le vie del paese. In questa
triennale i due fotografi per
hobby dottor Pier Luigi Toledo e Marino Conficoni fecero
una bella mostra di Immagini
della Madonna rinvenute nei
paraggi di Dovadola e dintorni. Una benefattrice, Aldina
Vespignani fece dono di una
bellissima casula che ha così
arricchito il corredo liturgico.
(continua)
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 29
Testimonianze
Bollate, 14 luglio 2015
Carissimi,
ora che l’ha raggiunta in Paradiso, il Card. Biffi potrà conoscere ancora meglio la nostra Benedetta, lui che ha tentato di
“approcciarne teologicamente” il mistero.
Con lei, con il Card. Martini, in compagnia della Madonna
che contemplava come Madunina quando era qui a Milano e
come Madonna di San Luca quando era a Bologna, possa ora
godere dell’abbraccio misericordioso di Dio.
Questo il ricordo e la preghiera nel giorno in cui la Chiesa
bolognese e italiana lo affidano al Signore.
Marco Bollini
Frosinone, 26 luglio 2015
Sono devota a Benedetta e lettrice dell’ottima rivista “l’annuncio”. Ho conosciuto la meravigliosa Benedetta Bianchi Porro, tramite Padre Cornelio Fabro, mio professore di filosofia,
che l’ammirava tanto. Ora sono a chiedere di inviarmi cortesemente i seguenti libri. [Segue l’elenco; N.d.R.].
Sono guida di un gruppo di associati che si incontrano settimanalmente per formazione spirituale. Già altre volte abbiamo
parlato della Benedetta che è rimasta nei nostri cuori, ora voglio presentare anche questi Scritti.
Ringrazio di vero cuore, sempre uniti nella preghiera e nel ricordo della cara Anna Cappelli, di cui ricorre oggi l’onomastico.
Devotamente Suor Rosa Goglia
Ringraziamo Suor Rosa per il prezioso lavoro che sta facendo,
nella convinzione che tante piccole gocce di spiritualità che ciascuno di noi, se Dio vuole, riesce a raccogliere ed a condividere,
possano aiutare ciascuno a dissetarsi alla fonte di Grazia che
continuamente è offerta.
Cento, 20 agosto 2015
Cara Benedetta ti scrivo come se tu fossi ancora tra noi perché il tuo ricordo e la gioia che trasmetti nel mio cuore ti mantengono viva. Non ho ricevuto grazie speciali da te però il nostro incontro è stato voluto dal cielo. Mi chiamo Marina Cavallini, sono una docente di sostegno e abito a Cento di Ferrara.
Oggi ho 58 anni, ma all’età di 25 anni facevo l’educatrice a
Monte Paolo di Dovadola (FC). Non conoscevo la storia di Benedetta e neppure sapevo che a Dovadola c’era il suo sepolcro.
Un giorno con i miei bambini vengo a Dovadola per compere e
una forza strana mi spinge verso la chiesa dove si trova Benedetta. I bambini accaldati e stanchi mi chiedevano con insistenza di tornare indietro ma io non potevo perché qualcosa mi diceva di continuare. Giunta alla chiesa, i piccoli erano esausti e
noiosi ma io con decisione li calmai ed insieme entrammo. Fui
subito attratta dalla tomba di Benedetta, su cui mi fermai a pregare mentre guardavo i bambini. Poi ho letto la scritta “Non
muoio ma entro nella vita”, ho pianto, ho preso il libretto che
parlava di Benedetta. Al rientro i bambini mi domandarono:
«Maestra sei contenta? Hai trovato quello che cercavi?». Si ero
contenta e da allora Benedetta è nelle mie preghiere, nel mio
cuore. Non ho mai capito perché mi abbia chiamato. Grazie Benedetta, le vie del Signore sono misteriose. Se hai bisogno, io ci
sono. Ciao.
Marina
Un saluto a tutti gli amici di Benedetta.
OLTRE IL SILENZIO
Nessuno screzio in terra, vissuto in sogno.
Non c’è nube nera che sfiori l’orizzonte
il sole risplende sempre sugli specchi.
Osserva e vede ciò che sente: “È bello”.
Bello? cosa vuol dire bello? Non ricorda più.
Nessuno ha più bisogno, strano, neppure lui.
Bene e male, come punti di vista di opinioni?
Giorno e notte, forse magnifiche illusioni?
Alte volano pene ad inseguire colpe da chiarire:
“Senza il male non gioirai vivere alcun bene.
Senza il freddo della notte, non scalderà un cuore
il sole del mattino, senza…”.
Presenta il conto, ogni risveglio un po’ agitato:
In soccorso, la memoria gli riporta Benedetta
quando trasaliva
ad ogni respiro che avvertiva accarezzare la sua mano:
“la vita è una cosa meravigliosa
anche negli aspetti più terribili”
ricorda a noi ancora
e tuttora
dona sorrisi contagiosi.
Forse questa, una delle ragioni di vita sulla terra
dove il riso abbonda e non manca mai un pianto?
Giampietro Calotti Corvi
Grazie, caro amico, per la tua lunga amicizia e per i versi
che ci hai donato.
Ricordiamo un uomo buono, l’on. Franco Verga, di cui ricorre
quest’anno il 40º della morte, avvenuta il 28 agosto 1975 per
suicidio, anche se furono poi sollevati dei dubbi in merito. Si era
dedicato molto all’assistenza dei poveri e degli immigrati a Milano, allora, meridionali in cerca di fortuna. Leggiamo sulle cronache del “Corriere della sera” che viveva in una casa popolare,
che era chiamato il “deputato povero” e che fu travolto da uno
scandalo finanziario che colpì il Centro orientamento immigrati
da lui fondato. Pare che non abbia retto allo sconforto per un
evento che forse non era attribuibile a lui.
In Abitare negli altri, Forlì 1984, troviamo alcune sue attualissime parole su Benedetta a p.119:
Noi non comprendiamo perché da questo immenso dolore
debba scaturire la gioia, noi non riusciamo a comprendere i termini del dolore umano che si collegano solo, in una visione di
fede, alla morte e alla passione di Cristo.
Oggi che il mondo esclude e respinge chi soffre, chi è vittima
delle vicende negative della vita, noi restiamo colpiti dallo sforzo titanico compiuto da Benedetta per restare costantemente
collegata col mondo (basta vedere la grafia tormentata delle sue
lettere scritte quando ancora poteva vedere). E questa comunicazione con gli altri determina la gioia e l’amore.
Tutti accorriamo a cercare la sua risposta, la sua mano, la
sua flebile voce perché trasmetta ancora qualcosa a un’umanità
devastata dall’odio.
Continua a p. 30
30 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
Testimonianze
Continua da p. 29
Ringraziamo don Alfeo Costa che ci ha mandato una testimonianza in cui lo ricorda.
Dovadola, 7 settembre 2015
In questi giorni, nel giornale cattolico AVVENIRE, è comparso il ricordo dell’on. Franco Verga di Milano, in occasione del
quarantesimo della sua morte. Questo richiamo ha suscitato anche in me il ricordo di come io ho conosciuto questo onorevole.
Erano gli anni Settanta, quando da poco mi trovavo a Dovadola.
Alcune telefonate mi fecero incontrare con una persona fortemente affascinata da Benedetta. Sovente mi chiedeva la celebrazione di Ss. Messe secondo la sua intenzione. Seppi che si dedicava ai problemi degli immigrati dal sud-Italia a Milano anche
riguardo all’abitazione (mi si è affacciato il pensiero: ci vorrebbe anche ora chi avesse questa sensibilità e troverebbe un problema di tutt’altre dimensioni). Una volta venne a Dovadola
(con altre due persone di cui non ricordo il nome) e io fui contento di ospitarli nella mia vecchia canonica anche per pranzare. Mi fu particolarmente toccante nelle due volte del 23 gennaio
quando, al mattino alle ore 10.40, mi telefonò perché facessimo
assieme una preghiera nello stesso orario della morte di Benedetta. Poi seppi che per ragioni certamente per lui travolgenti, si
suicidò nella vasca di una fontana, in città a Milano.
Sulle tracce di Benedetta
Gigliola Bombardi è undici giorni più giovane di Benedetta. La
incontra in novembre del 1943 nella scuola elementare di Dovadola. Gigliola si trova in una situazione difficile, perché suo padre era morto un mese prima in guerra e sua madre Maria Bandini doveva gestire da sola i suoi due bambini. Le due scolare
stanno insieme fino all’aprile 1944, quando i bombardamenti a
Forlì inducono il Provveditorato a chiudere tutte le scuole e la
famiglia Bianchi Porro sfolla a Casticciano.
Benedetta è ben viva nella memoria di Gigliola che così si esprime in una testimonianza rilasciata a don Alfeo Costa il 25 ottobre 2015:
25 ottobre
Ricordo abbastanza bene nel lontano 1943 che ero compagna di classe nella scuola elementare della scolara Benedetta
Porro; la ricordo sempre con un viso raggiante, gentile e premurosa con noi tutte, sia a scuola e soprattutto in chiesa della
Badia, allora diretta da don Aldo, presente tutte le domeniche e
festività religiose.
Conservavo e conserverò ricordi indelebili per tutta la vita.
Ringraziamo Gigliola Bombardi e tutti coloro che hanno conosciuto direttamente Benedetta e che vogliano condividere con
noi i loro ricordi.
Ringraziamo anche Giovanni Valpiani di Forlì. Giovanni non conobbe direttamente Benedetta ma, negli anni 1950-1952, durante la sua intensa attività scoutistica divenne amico di Gabriele
Bianchi Porro. Ricorda però che aspettava sotto casa dei Bianchi Porro che scendesse uno scout un po’ più anziano di lui, Pino Mariani, poi diventato sacerdote, che aveva “il calore nelle
mani” e che saliva in casa per lenire i dolori alla gamba offesa
di Benedetta. Lei aveva un pesante tutore sulla gamba poliomielitica che le faceva male. E così Benedetta sperimentò anche la pranoterapia. G.
Da Varese
a Dovadola
Varese
Benedetta amava le anime infantili in cui si riflette il
Cielo.
I miei nipotini
Edoardo, 10 anni e
Federico, 7 anni.
Marcella
Grazie Benedetta!
P. Guglielmo Camera, postulatore della Causa di beatificazione di Benedetta, è molto soddisfatto perché ora il materiale è stato consegnato alla Congregazione per le cause dei Santi, in attesa
dell’esame di due periti, nel rispetto di alcune precedenze. Gli ultimi incartamenti, rapidamente stampati, sono pronti. Il sollievo
del Postulatore nasce dalla consapevolezza che il grosso del suo
lavoro è ormai compiuto. Adesso entrerà nel vivo il lavoro della
Congregazione. Il P. Postulatore si raccomanda alle preghiere di
tutti gli Amici perché il processo arrivi al risultato auspicato.
Importante, non ci stanchiamo di ripeterlo, è anche la segnalazione di nuove grazie ottenute con l’intercessione di Benedetta.
Le relative testimonianze vanno inviate a:
Postulatore della Causa di Beatificazione
P. GUGLIELMO CAMERA
Nuovo indirizzo: Missionari Saveriani - Viale San Martino, 8
4312 PARMA - Tel. 0521 920511 - Cell. 333 2902646
E-mail: [email protected]
Vice Postulatore della Causa di Beatificazione
Don ALFEO COSTA
Via Benedetta Bianchi Porro, 6 - 47013 DOVADOLA (FC)
Tel. - Fax - Segreteria tel. 0543 934676 - E-mail: [email protected]
Possiamo invocare l’intercessione di Benedetta con la preghiera seguente:
Preghiera per la glorificazione di Benedetta Bianchi Porro
Padre nostro, noi ti ringraziamo per averci donato in Benedetta
una cara sorella.
Attraverso la gioia e il dolore di cui hai riempito la sua breve
giornata terrena, Tu l’hai plasmata quale immagine viva del tuo
Figlio.
Con Benedetta al nostro fianco ti chiediamo, Padre, di poterci
sentire più vicini a te e ai fratelli, nell’amore, nel dolore e nella
speranza. In una accettazione piena e incondizionata del tuo disegno.
Fa’ che la sua testimonianza così radicale della potenza salvifica
della croce c’insegni che il dolore è grazia e che la tua volontà è gioia.
Concedi, o Padre, la luce del tuo Spirito alla Chiesa, affinché possa
riconoscere Benedetta fra i testimoni esemplari del tuo amore.
Questa grazia ...... che per sua intercessione umilmente ti chiedo,
possa contribuire alla glorificazione della tua serva Benedetta.
Amen.
con approvazione ecclesiastica
l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80 ■ 31
Prossimi appuntamenti
DovaDola - aBBaZIa DI SaNT’aNDREa
DOMENICA 24 GENNAIO 2016 ore 10,30
per il 52º anniversario
della nascita al cielo di
BENEDETTa
Solenne
Concelebrazione
Eucaristica
presieduta da
S.E. Card. FRaNCESCo
MoNTENEGRo
arcivescovo di agrigento
con la partecipazione di
S. E. mons. lINo pIZZI
vescovo di Forlì-Bertinoro
Alle ore 12,30: pranzo insieme nel Ristorante Albergo “Rosa bianca” di Dovadola
Sabato
23 GENNAIO 2016
alle ore 18
nella chiesa di
SANTA MARIA DELLA NEVE
al centro storico
di Sirmione
una S. Messa
sarà celebrata
dall’Arcivescovo
mons. ANTONIO SOZZO
già Nunzio apostolico
in Marocco
nell’anniversario
della nascita al cielo
della Venerabile
Benedetta Bianchi Porro
AVVISI DA SIRMIONE
32 ■ l’annuncio (XXX) dicembre 2015 – n. 80
L’ annuncio
è sostenuto
soltanto
con le offerte
degli Amici.
Un grazie
di cuore
a tutti
i benefattori
che,
con il loro aiuto
e la loro
generosità,
ci permettono
di continuare
la diffusione
del messaggio
di Benedetta
nel mondo.
IMPORTANTE
Chi desidera partecipare al “pranzo insieme”
di domenica 24 gennaio 2016 alla “Rosa bianca”
è pregato di rivolgersi a “Amici di Benedetta”,
Casella Postale 62 – 47013 Dovadola,
o telefonando a Don Alfeo Costa, parroco di Dovadola,
(0543 934676: tel., fax e segreteria telefonica)
entro il 20 GENNAIO 2016.
Chi avesse bisogno di alloggiare presso la “Rosa Bianca”
è pregato di interpellare direttamente il gestore
Moreno Pretolani allo 349 8601818
In lingua straniera
«BEYOND SILENCE» («Oltre il Silenzio» in inglese) «Amici di Benedetta» Forlì
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) «Amigos de Benedetta» Bilbao
«MAS ALLA DEL SILENCIO» («Oltre il Silenzio» in spagnolo) Ed.
Claretiana - Buenos Aires
«AU DELÀ DU SILENCE» («Oltre il Silenzio» in francese) Editions
de l’Escalade - Paris
«UBER DAS SCHWEIGEN HINAUS» («Oltre il Silenzio» in tedesco)
Freundeskreis «Benedetta» - Hamburg
«CUDO ZIVOTA» («Il Volto della Speranza» in croato) a cura di
Srecko Bezic - Split
«OBLICZE NADZIEI» («Il Volto della Speranza» in polacco) Romagrafik - Roma
«ALÉM DO SILÊNCIO» («Oltre il Silenzio» in portoghese) Ed. Loyola - San Paulo
«TRANS LA SILENTIO» («Oltre il Silenzio» in esperanto) Cesena - Fo
«DINCOLO DE TACERE» («Oltre il Silenzio» in rumeno) Chisinau,
Rep. Moldava
«SESSIZLIGIN IÇINDEN» («Oltre il Silenzio» in turco) Iskenderun
«TÙLA CSENDEN» («Oltre il Silenzio» in ungherese) Budapest, 1997
«MEER DAN STILTE» («Oltre il Silenzio» in olandese) 2015
«OLTRE IL SILENZIO» in giapponese - Tokio
«OLTRE IL SILENZIO» in arabo - Beirut
«OLTRE IL SILENZIO» in ebraico
«OLTRE IL SILENZIO» in russo - Bologna
«OLTRE IL SILENZIO» in cinese - Taipei
«OLTRE IL SILENZIO» in maltese - La Valletta
«OLTRE IL SILENZIO» in slovacco - Trnava
«OLTRE IL SILENZIO» in swahili - Nairobi
«BENEDETTA» M.G. Dantoni, opuscoli in inglese, francese, spagnolo,
russo, tedesco, thailandese, ucraino, bulgaro
«BENEDETTA» opuscolo in indonesiano, a cura di Fr. Antonio Carigi
Per conoscere Benedetta
SIATE NELLA GIOIA - Diari, lettere, pensieri di Benedetta Bianchi
Porro, a cura e con introduzione di David M. Turoldo - Cesena «Amici di Benedetta» - Villanova del Ghebbo (Ro) - pp. 255.
IL VOLTO DELLA SPERANZA - Note biografiche. Lettere di Benedetta
e lettere di amici a Benedetta. Testimonianze di amici che l’hanno
conosciuta, a cura di Anna Cappelli - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 480.
OLTRE IL SILENZIO - Note biografiche. Diari e lettere di Benedetta.
Lettere degli Amici a Benedetta. Testimonianze di chi l’ha conosciuta, a cura di Anna Cappelli - «Amici di Benedetta» - pp. 168.
TESTIMONE DI RESURREZIONE - Pensieri di Benedetta disposti
seguendo il suo itinerario spirituale, a confronto con passi della
Sacra Scrittura, presentazione di Enrico Galbiati - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 152.
PENSIERI 1961 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Forlì - «Amici di Benedetta» - pp. 180.
PENSIERI 1962 - Pensieri autografi di Benedetta, tratti dal suo diario Ravenna - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - I suoi volti - Gli ambienti - I documenti, a
cura di P. Antonino Rosso - «Amici di Benedetta» 2006 - pp. 255.
VIVERE È BELLO - Appunti per una biografia di Benedetta
Bianchi Porro, di Emanuela Ghini, presentazione del Card.
A. Ballestrero - Cesena - «Amici di Benedetta» - pp. 200.
BENEDETTA - Sintesi biografica a cura di Maria G. Dantoni - Stilgraf Cesena - pp. 32.
BENEDETTA di Maria Grazia Dantoni - 2008 (nuova edizione)
BENEDETTA di Alma Marani - Stilgraf - Cesena - “Amici di Benedetta” - pp. 48.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf - Cesena,
2012 - pp. 30.
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Walter Amaducci - Stilgraf Cesena, 2014 - pp. 30 (in lingua inglese).
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Andrea Vena. Biografia autorizzata Ed. S. Paolo - pp. 221.
SCRITTI COMPLETI di Benedetta Bianchi Porro, a cura di Andrea Vena Ed. San Paolo - pp. 815.
ABITARE NEGLI ALTRI - Testimonianze di uomini di oggi su Benedetta,
lettere, discorsi, studi, meditazioni - Cesena - «Amici di Benedetta» pp. 416.
LA STORIA DI BENEDETTA - Narrata ai bambini, di Laura Vestrucci
con illustrazioni di Franco Vignazia - «Amici di Benedetta» - pp. 66.
DIO ESISTE ED È AMORE - Veglia di preghiera sulla vita di Benedetta
di Angelo Comastri - «Amici di Benedetta» - pp. 33.
OGGI È LA MIA FESTA - Benedetta Bianchi Porro nel ricordo della madre, di
Carmela Gaini Rebora - Ed. Dehoniane - pp. 144 - Ristampato.
BENEDETTA BIANCHI PORRO - LETTERA VIVENTE - Scritti di
sacerdoti e di religiosi alla luce della parola di Benedetta - Cesena «Amici di Benedetta» - pp. 256.
BENEDETTA O LA PERCEZIONE DELLA GIOIA - Biografia di
Timoty Holme - Gabrielli Editore, Verona - pp. 230.
APPROCCIO TEOLOGICO AL MISTERO DI BENEDETTA BIANCHI
PORRO del Card. Giacomo Biffi - Cesena - «Amici di Benedetta».
BENEDETTA BIANCHI PORRO di Piero Lazzarin, Messaggero di
Sant’Antonio - Padova 2006 - pp. 221.
IL SANTO ROSARIO CON BENEDETTA a cura della Parrocchia di
Dovadola.
L’ANELLO NUZIALE - La spiritualità “sponsale” di Benedetta Bianchi
Porro, di E. Giuseppe Mori, Quinto Fabbri - Ed. Ave, Roma 2004 pp. 107.
CASSETTA REGISTRATA DELLE LETTERE DI BENEDETTA a cura
degli «Amici di Benedetta».
CARO LIBRO - Diario di Benedetta, illustrato con 40 tavole a colori
dagli alunni di una IV elementare di Lugo (Ra) con presentazione di
Carlo Carretto e Vittorio Messori - pp. 48 formato 34x49 Ed. Morcelliana.
ERO DI SENTINELLA di Corrado Bianchi Porro. La lettera di Benedetta
nascosta in un libro - Ed. S. Paolo.
QUALCHE COSA DI GRANDE di Walter Amaducci - Ed. Stilgraf,
Cesena 2009 - pp. 120.
I DOLCI VOLTI DI DIO di Maria Grazia Bolzoni Rogora - Ed. Stilgraf,
Cesena 2014 - pp. 156.
GRAZIE, BENEDETTA! di Rita Bagattoni - Tip. Valbonesi, Forlì 2015
FILMATO SU BENEDETTA (documentario) in videocassetta.
DVD BENEDETTA BIANCHI PORRO - Testimonianze (filmato in Dvd).
L’ANNUNCIO - semestrale a cura degli «Amici di Benedetta».
LETTERA A NATALINO di Benedetta Bianchi Porro. Illustrazioni di
Roberta Bössmann Amati - Ed. Stilgraf Cesena - pp. 24.
BENEDETTA BIANCHI PORRO Un cammino di luce di Piersandro
Vanzan, Prefazione del Card. Angelo Comastri, Editrice Velar, Gorle
(BG), 2011 - pp. 48.
QUADERNI DI BENEDETTA 1 - Benedetta Bianchi Porro. Il cammino
verso la luce, di don Divo Barsotti, Fondazione Benedetta Bianchi
Porro e Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2007 - pp. 46.
QUADERNI DI BENEDETTA 2 - Benedetta Bianchi Porro. Dio mi
ama, di Angelo Comastri, Fondazione Benedetta Bianchi Porro e
Associazione per Benedetta Bianchi Porro, 2008.
Postulatore della Causa di Beatificazione Padre GUGLIELMO CAMERA
Missionari Saveriani - Viale S. Martino, 8 - 43123 PARMA
tel. 0521 9200511 - cell. 333 2902646 - e-mail [email protected]
Vice Postulatore della Causa di Beatificazione Don ALFEO COSTA
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