NEOCLASSICISMO
CLASSE 4° B/D
LE ORIGINI E LE CONSEGUENZE
Gaia Del Percio
Tiziana Soriano
ARCHITETTURA NEOCLASSICA
Sara Gnerre
LE TRE GRAZIE
Il gruppo marmoreo
denominato Le tre
Grazie è una delle
opere più celebrate
di Antonio Canova,
considerato il
simbolo dell'intero
movimento
neoclassico .
Realizzata tra il 1813
e il 1816. Nella
scultura le tre
figure femminili
sono le tre figlie di
Zeus che
simboleggiano lo
splendore, la gioia e
la prosperità.
Giusy Reppucci
AMORE E PSICHE
Amore e Psiche è un gruppo scultoreo realizzato da Antonio
Canova tra il 1788 e il 1793, esposta al Museo del Louvre a Parigi.
Esistono tre versioni, la prima, cronologicamente parlando, è
la più famosa e acclamata dalla critica.
L'opera rappresenta, con un erotismo sottile e raffinato, il dio
Amore mentre contempla con tenerezza il volto della
fanciulla amata, ricambiato da Psiche da una dolcezza di pari
intensità.
Ferraro Alessia
APOLLO DEL BELVEDERE
L'Apollo del Belvedere, splendida copia in marmo di un bronzo greco della
fine del IV secolo a.C., è considerato l'espressione del sommo ideale artistico
della classicità. La statua appartiene alla collezione dei Musei Vaticani di
Roma.
Cristian Lomazzo
Dedalo e Icaro
Antonio Canova –Dedalo e
Icaro
Rinchiuso da Minosse n el
labirinto da lui stesso
progettato, Dedalo trova il
modo di fuggire col figlio
Icaro attraverso l’uso di ali di
cera...
Mario del Gaudio
INCORONAZIONE DI NAPOLEONE (1805-1807)
La grande teLa iLLustra e documenta L’incoronazione di
Napoleone Bonaparte, avvenuta a Parigi nella Cattedrale di
Notre-Dame il 2 dicembre 1804.
Ilaria Barbarisi
LA FAMIGLIA BIANCHINI
Antonio Ciseri
La famiglia Bianchini, 1855
Olio su tela, 135 x 145 cm
Collezione privata
Tra i pochi dipinti inviati
dalla Toscana alla celebre
Esposizione Universale di
Parigi del 1855, questa
grande tela, che ritrae la
famiglia di Cesira, futura
moglie del pittore e figlia
dello stimato mosaicista
Gaetano Bianchini, è una
cruciale opera di snodo
della cultura figurativa
italiana legata alla
temperie purista e al genere
del ritratto.
Testimonianza precoce del
grande talento
deLL’artista, L’opera
coniuga ad un penetrante
spirito analitico, cui non è
affatto estraneo
L’interesse per La
fotografia come
documentano le fonti
deLL’epoca e iL Linguaggio
realista che sta
imponendosi in Europa, una
nitore di contorni e
volumetrie dagli
andamenti geometrici
proprie della cultura
visiva toscana alla vigilia
deLL’avvento dei
Macchiaioli.
Federica Del Franco
DIANA CACCIATRICE
Pelagio Palagi
Diana cacciatrice, 1835
Olio su tela, 217 x 143 cm
BoLogna, coLLezioni comunaLi d’arte
La singolarità di questa grande tela
di Palagi, uno dei pittori più
autorevoli del panorama artistico
italiano tra neoclassicismo e
romanticismo, dal 1832 pittore di
corte di re Carlo Alberto di Savoia a
Torino, sta nella particolare scelta
iconografica di rappresentare
secondo una formula illustre
riservata a regnanti e personaggi di
rango, quella cioè del ritratto
divinizzato, la ballerina Carlotta
Chabert. Il dipinto doveva formare
nelle intenzioni del committente, il
conte trentino Girolamo Malfatti,
un pendant mozzafiato con la
celeberrima tela di Francesco Hayez
che ritrae la stessa Chabert come
Venere nuda. Ma il ritratto, non
sappiamo per quali ragioni, non
giunse mai a destinazione e rimase
confinato neLLo studio deLL’artista.
L’affascinante Brano di nudo, daLLe
valenze dichiaratamente erotiche,
immerso in una vegetazione dai toni
bucolici, è esemplificativo della
raffinata sintassi figurativa del
pittore – che non sacrifica alla resa
naturaListica L’utiLizzo di schemi
compositivi classici – e restituisce
uno dei ritratti più imponenti
deLL’ottocento itaLiano.
Pamela Petrillo
IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI
“iL giuramento degLi orazi”, di david e reaLizzato neL 1784, è
ispirato ad un episodio leggendario della storia romana: Gli
Orazi e i Curiazi.
L’artista raffigura i tre orazi che si preparano aLLa BattagLia e
ricevono le armi dal padre Publio Orazio.
Alessia Di Matteo
LETTERATURA
Per quanto concerne la letteratura neoclassica, essa
in Italia fu stimolata, oltre che chiaramente dal
messaggio winckelmanniano e dal classicismo arcadico,
anche dagli scavi archeologici di Ercolano e Pompei
(1738-65), che portando alla luce numerose opere poi
largamente riprodotte, ispirarono vari rimatori,
contribuendo alla costituzione di una linea
neoclassica dovuta anche agli scritti sulle arti di vari
teorici.
La corrente, seppur non sempre si differenzi
dall'anteriore arcadica, inizia con la lirica dela
Savioli e continua con i poeti emiliani del secondo
Settecento, in cui tuttavia il fondamento neoclassico
non è alieno da influssi illuministici ed echi preromantici. Alla poetica neoclassica si richiamano
anche il Parini nelle revisioni del "Giorno", nella
composizione delle ultime odi e nei discorsi teorici sulle
arti; i poeti didascalici come il Mascheroni; e il "protoromantico" Alfieri, rievocatore in parecchie tragedie,
su basi plutarchiane, del sublime mondo eroico della
Grecia e di Roma e autore di varie liriche di fattura e
accento neoclassico.
Ma gli esponenti più qualificati del neoclassicismo
italiano sono in primo luogo il Monti e il Foscolo. Il
Monti, nonostante accolga sempre spunti di varia
natura culturale, svela una preminente continuità
classica nella sua attività: dalla "Prosopopea di Pericle"
al "Sermone sulla mitologia". Il Foscolo invece è
neoclassico soprattutto nelle sue due Odi e nelle
"Grazie"(autentico capolavoro incompiuto del nostro
neoclassicismo), ma tiene presente l'estetica del "bello
ideale" in tutta la sua opera di poeta, narratore,
teorico d'arte, critico letterario, giungendo ad una
personalissima forma di neoclassicismo romantico. Egli
è pertanto l'unico italiano a potersi collocare
accanto a stranieri quali il Keats, lo Shelley, Schiller o
Goethe.
Vi sono poi altri autori di minore osservanza
neoclassica come il Pindemonte traduttore dell'Odissea,
Alessandro Verri nel periodo romano, il Manzoni
dell'Urania o addirittura il primo Leopardi.
Rosa Alessio Michele
ANTONIO VIVALDI
Antonio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) era uno
dei violinisti più ammirati del suo tempo, un virtuoso del violino,
anche se per ovvie ragioni (nessuno di noi era vivo tre secoli fa per
sentirlo suonare) noi lo conosciamo come compositore. Dalle sue più
famose composizioni, i concerti per violino noti come Le quattro
stagioni
Nicola Lauretano
Étienne-Louis Boullée-Progetto per una biblioteca pubblica
Étienne-Louis Boullée è stato architetto e
teorico francese del periodo neoclassico. Le
sue opere hanno profondamente influenzato
gli architetti contemporanei. Nei suoi
progetti utilizzò volumi elementari,
monolitici e di scala colossale, in modo da
creare edifici con un valore simbolico
accentuato e drammatizzato dal gioco di luci
e ombre. A partire dagli anni ottanta
progettò le sue invenzioni più spettacolari:
del 1784-1785 è il progetto della Biblioteca
reale, da realizzarsi sull'area del convento
dei cappuccini a Parigi, costruita su una
linea di fuga costituita da innumerevoli libri
che conducono ad un orizzonte luminoso,
un monumento al sapere piuttosto che un
luogo funzionale allo studio.
PICARIELLO MARTINA

Per architettura neoclassica si intende quella fase della storia
dell’architettura che, dopo l'epoca del Barocco, si orientava all'età
classica di Greci e di Romani, riprendendone ideali ed apparato
formale, grazie al fascino mitologico che quest'arte ispirava. Si
sviluppò nella seconda metà del XVIII secolo in tutti i paesi
occidentali, ma non mancò di influenzare la produzione
architettonica in Russia, negli Stati Uniti e nel Brasile. In
architettura, razionalismo e funzionalismo portarono ad un
mutamento degli ideali di bellezza: all'imitazione della natura,
vista come un qualcosa di imperfetto e disarmonico, si preferì
l'imitazione degli antichi e delle loro opere, frutto dell'inarrivabile
mente umana. La riscoperta della storia greca e romana,
l'interesse crescente per gli scavi archeologici a Roma, Ercolano e
Pompei e la pubblicazione di importanti opere letterarie
introdussero quell'ideale di quieta grandiosità in antitesi agli
sfarzi del Barocco, considerati bugiarde espressioni dell'irrazionale
e dell'ingannevole.
“Il Ratto delle Sabine”
Il ratto delle Sabine è una statua, opera di
Giambologna, che fa parte dell'arredo
Granducale della Loggia dell'Orcagna in
piazza della Signoria a Firenze. La statua è
alta ben 4,10 metri (le dimensioni delle
sculture subirono un'impennata dopo il David
di Michelangelo) e rappresenta un giovane
che solleva sopra la sua testa una fanciulla,
mentre bloccato fra le gambe del giovane un
vecchio si dispera; per questo la statua è
anche nota come le tre età dell'uomo.
Nel basamento è inserita una placca bronzea
con una scena del ratto, in cui le diverse
possibili combinazioni fra le figure vengono
ripetute in diverse dimensioni e con diverse
profondità del rilievo.
ROBERTA BERLINGIERI
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