Fondazione
Padre Marcolini
Housing sociale a Brescia
SOLIDARIETÀ | SUSSIDIARIETÀ | OSPITALITÀ
Casa Marcolini Facella
Casa Marcolini Bevilacqua
Fondazione
Padre Marcolini
Housing sociale a Brescia
SOLIDARIETÀ | SUSSIDIARIETÀ | OSPITALITÀ
Sommario
La Fondazione Padre Marcolini: le origini; il patrimonio;
i Pensionati per lavoratori
pag. 5
Il contesto operativo della Fondazione Padre Marcolini:
la solidarietà e le Cooperative La Famiglia
pag. 9
La Fondazione Padre Marcolini:
l’housing sociale quale finalità operativa
pag. 11
La Fondazione Padre Marcolini: l’organizzazione dei Pensionati
per lavoratori (personale, presidio, modalità operative)
pag. 13
Appendice A
Casa Marcolini Facella:
T le origini e le finalità
T la localizzazione
T l’operatività e l’accoglienza
T il Regolamento
T apparato fotografico
T la struttura
pag. 17
pag. 18
pag. 19
pag. 20
pag. 23
pag. 25
Appendice B
La Casa Marcolini Bevilacqua:
T le origini e le finalità
T l’operatività e l’accoglienza
T la localizzazione
T il Regolamento
T apparato fotografico
T la struttura
pag. 29
pag. 31
pag. 32
pag. 33
pag. 37
pag. 39
Appendice C
Fondazione Padre Marcolini: Statuto
pag. 41
Appendice D
Padre Ottorino Marcolini: Biografia
pag. 47
Allegati
Padre Ottorino Marcolini: Articoli a Lui dedicati pubblicati
sulla rivista Marcolinianamente
3 | Fondazione Padre Marcolini
pag. 63
La Fondazione
Padre Marcolini
Le origini
La Fondazione Padre Marcolini è un ente non profit che si ispira ai valori della solidarietà. Nella
intenzione dei promotori (un gruppo di persone che ha messo a disposizione le necessarie risorse
per ricordare, con un gesto concreto, Padre Ottorino Marcolini, scomparso il 23 novembre del
1978), la Fondazione si propone di promuovere iniziative imprenditoriali socialmente finalizzate
nell’ambito della Regione Lombardia.
La Fondazione ha sede in Brescia - Via Grazzine n. 14, ed è stata costituita con Delibera della
Giunta della Regione Lombardia n. 814 del 22 gennaio 1989. È iscritta al Registro delle Persone
Giuridiche Private tenuto dalla Regione Lombardia al n. 1114 e al REA della CCIAA Brescia al n.
432815 (Codice Fiscale 98042470173 e la Partita I.V.A. 02445920982).
L’Ente è amministrato da un Consiglio di Amministrazione composto da nove membri1 che dura
in carica tre anni, ed è controllato da un Collegio dei Revisori dei Conti composto da tre membri2
che svolge anche il controllo contabile dell’Ente. L’Organo amministrativo e quello di controllo
sono nominati dal Centro Studi La Famiglia S.C..
La Fondazione persegue i suoi scopi sociali mediante:
T la promozione di ricerche, studi e progettazioni sui problemi della “casa come dimora della famiglia”, indirizzando e sostenendo attività nel settore della cooperazione, avviando azioni di
promozione per lo sviluppo della professionalità e l’inserimento lavorativo dei giovani;
T l’organizzazione di iniziative culturali e formative per lo sviluppo dell’imprenditorialità nonprofit orientata secondo i valori della solidarietà cristiana;
NOTA 1 - Composizione del Consiglio di Amministrazione
della Fondazione Padre Marcolini
Montini dr. Fausto, Presidente
Bertoni rag. Antonio Angelo, Consigliere
Capretti avv. Francesco, Consigliere
Cittadini padre Giulio, Consigliere
Filippini mons. Gabriele, Consigliere
Gheza dr. Franco, Consigliere e Segretario Generale
Montini ing. Giambattista, Consigliere
5 | Fondazione Padre Marcolini
Passerini Glazel dr. Francesco, Consigliere
Salvatore dr. Mauro Paolo, Consigliere
NOTA 2 - Composizione del Collegio dei Revisori
dei Conti della Fondazione Padre Marcolini
Gregorini dr. Marco, Presidente
Landriscina dr. Francesco, Revisore
Marini dr. Francesco, Revisore
La Fondazione Padre Marcolini
T l’ideazione di iniziative di promozione sociale e culturale ad orientamento cattolico, atte a
consentire la crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità,
della solidarietà e della sussidiarietà ed attento alle esigenze delle persone e delle famiglie in
tutti gli stadi della loro vita.
Inoltre, la Fondazione opera costantemente per il perseguimento delle proprie finalità statutarie
proponendosi di:
T sviluppare iniziative di studio, ricerca e riflessione intorno ai principi ed alle concrete modalità
attraverso le quali l’azione imprenditoriale e professionale può rappresentare uno stabile elemento di progresso umano, civile e sociale;
T contribuire alla formazione di personalità improntate ad una libera accettazione dell’animazione cristiana della vita, con particolare riguardo agli operatori economici ed a quanti assumono funzioni di gestione, indirizzo e controllo in imprese anche non profit;
T di operare per la diffusione dell’idea e dell’esperienza di un’attività imprenditoriale orientata
ai valori dell’etica cristiana.
A completamento delle previsioni statutarie (cfr. appendice c) la Fondazione può dar vita a case
alloggio e centri culturali e svolgere ogni e qualsiasi attività od operazione idonea al raggiungimento degli scopi statutari, ivi compresa la possibilità di dare corso a operazioni mobiliari ed
immobiliari finalizzate allo scopo sociale, purché a carattere non prevalente.
La Fondazione Padre Marcolini opera quindi a pieno titolo nel settore non profit della Provincia di
Brescia e non persegue finalità di lucro, pur impegnando la maggior parte delle proprie risorse in
una attività a contenuto economico ad indirizzo sociale quale la gestione del Pensionati per lavoratori “Casa Marcolini Facella” e “Casa Marcolini Bevilacqua” (cfr. appendici a) e b)).
L’attuale configurazione della Fondazione Padre Marcolini affonda le radici in un progetto del
1988 sviluppato poi nel 2005, quando è stato possibile incorporare nella Fondazione Padre Marcolini le Fondazioni Polis 2000 e Operare, anch’esse operanti nell’ambito dell’articolato movimento marcoliniano e aventi scopi di promozione culturale e formativa analoghi a quelli dell’Ente
incorporante. Ciò, ha consentito di dare vita ad una unica realtà capace di rispondere con adeguati mezzi patrimoniali a significativi interventi in campo sociale.
Il primo passaggio dell’operazione di aggregazione ha visto l’incorporazione della Fondazione Polis
2000 nella Fondazione Operare, con deliberazione assunta dai rispettivi Consigli di Amministrazione in data 3 novembre 2005 e successiva approvazione della Regione Lombardia, deliberata
con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 279 del 16 gennaio 2006.
Successivamente, la Fondazione Operare è stata incorporata nella Fondazione Padre Marcolini. Ciò
è avvenuto con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 16170 del 20 dicembre 2007
del Presidente della Regione Lombardia, su istanza inoltrata il 27 luglio 2007 dai Consigli di Amministrazione della Fondazione Operare e della Fondazione Padre Marcolini.
In conseguenza di detta integrazione, la Fondazione Padre Marcolini ha ampliato il proprio scopo
sociale dandosi come obiettivi ulteriori la promozione di specifiche iniziative atte a consentire la
crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità.
Si è inteso così individuare una più opportuna ed adeguata modalità per rilanciare i valori di solidarietà, responsabilità e partecipazione alla costruzione di un welfare – mix capace di valorizzare le risorse della comunità. Il ricordo di Padre Ottorino Marcolini nel terzo millennio significa
Fondazione Padre Marcolini | 6
La Fondazione Padre Marcolini
ancora dare spazio e perseguire tali prospettive a livello spirituale, culturale, sociale, economico
e politico. Accompagnare e promuovere questi processi assume quindi il sapore di una sfida che
la Fondazioni Padre Marcolini ha inteso raccogliere pienamente, innovando e potenziando gli
strumenti a sua disposizione.
Il patrimonio
Il patrimonio della Fondazione Padre Marcolini, anche in conseguenza delle sopra richiamate
operazioni di incorporazione, ammonta oggi ad € 3.863.514,00, ed è così costituito:
Dotazione iniziale e avanzi d’esercizio
€ 1.668.651,00
Altri fondi patrimoniali
Fondo donazione Cariplo
€ 1.523.469,00
€ 671.394,00
Totale Patrimonio
€ 3.863.514,00
I Pensionati per lavoratori
La Fondazione Padre Marcolini ha sviluppato la propria attività orientando le sue energie verso
la gestione di una attività di housing sociale rivolta a persone presenti a Brescia per motivi di lavoro e per un periodo breve di tempo, che non dispongono delle risorse sufficienti per sostenere
il pagamento dei prezzi richiesti da una ospitalità alberghiera o i canoni per appartamenti assunti
in locazione.
A tal fine è stata edificata una struttura denominata “Casa Marcolini Facella” ed è stata acquisita
e ristrutturata una seconda struttura denominata “Casa Marcolini Bevilacqua”, le cui caratteristiche operative saranno in seguito dettagliatamente descritte.
Attraverso questi Pensionati per lavoratori, la Fondazione è in grado di assicurare un servizio di ospitalità che ha raggiunto livelli adeguati a garantire un sostanziale equilibrio della gestione.
La Fondazione Padre Marcolini si presenta oggi come una realtà dinamica che indirizza la propria
gestione verso due comparti principali:
T attività istituzionale: che si compendia con iniziative filantropiche e di sostegno agli enti che
presentano progetti sostenibili e finanziabili secondo le previsioni statutarie della Fondazione;
T attività di housing sociale: che si sostanzia nella gestione dell’ospitalità temporanea supportata dalle rette corrisposte dagli ospiti delle “Case” e dagli affitti percepiti dalla locazione di
spazi “commerciali” (biblioteca, sede scout, ripetitore telefonia mobile, ecc.), e da altri ricavi
correlati direttamente o indirettamente alla gestione dei Pensionati.
Quest’ultima attività è assoggettata alla vigente legislazione fiscale, che non prevede agevolazioni sia per la imposizione diretta sia per quella indiretta, a fronte dello svolgimento di attività
d’impresa.
7 | Fondazione Padre Marcolini
Il contesto operativo,
la solidarietà e le
Cooperative La Famiglia
La Fondazione Padre Marcolini si inserisce all’interno di un movimento che ha origini lontane: il
1953 per l’esattezza! Un sacerdote come ideatore, realizzatore e sviluppatore: il suo nome era
Padre Ottorino Marcolini, la cui vicenda terrena é sinteticamente riassunta nella scheda a pag.
10 e sviluppata nell’appendice d). Dall’intuizione originaria di Padre Marcolini si è progressivamente sviluppato il sistema di Cooperative La Famiglia, ben noto in Italia per la costruzione di
interi villaggi di edilizia economico popolare. Gli alloggi costruiti dalle Cooperative La Famiglia
si sono moltiplicati grazie all’opera condotta da numerosi amici e collaboratori, sino a raggiungere l’attuale configurazione, che può essere così sinteticamente rappresentata:
Partecipazioni in
società di capitali
Consorzio
Centro Studi
La Famiglia S.C.
Fondazione
Padre Marcolini
Pensionati
per lavoratori
casa Marcolini Facella
e casa Marcolini
Bevilacqua
Centro Studi
e Ricerche
P. Ottorino Marcolini
Centro Sociale
e Sportivo
P. Ottorino Marcolini
Cooperative
di abitazione
“La Famiglia”
La Fondazione Padre Marcolini si colloca quindi all’interno di uno strutturato sistema di realtà
sociali che, per loro natura, difficilmente si prestano ad essere veicoli diretti di sostegno e promozione di iniziative culturali e di formazione che vengono invece sempre più richieste dai territori in cui dette realtà sono chiamate ad operare. La Fondazione venne quindi costituita anche
per dare concreta attuazione a dette iniziative. Si è contribuito così ad ampliare il movimento
degli Enti di ispirazione cattolica che operano in Provincia di Brescia e, più in generale, nella Regione Lombardia. Nel corso della sua attività la Fondazione si è dotata di una struttura organizzativa ed amministrativa capace di supportare l’insieme delle tante iniziative programmate,
presupposto indispensabile per dare attuazione agli indirizzi statutari.
9 | Fondazione Padre Marcolini
Il contesto operativo, la solidarietà e le Cooperative La Famiglia
Padre Ottorino Marcolini
Padre Marcolini nacque a Brescia il 9 marzo del 1897, frequentò sin da giovanissimo l’Oratorio dei Padri della Pace. Studente modello prima all’Istituto Tartaglia e poi al Politecnico
di Milano, dove conseguì la laurea in ingegneria, e all’Università di Padova dove si laureò
in matematica. Padre Marcolini partecipò alla prima guerra mondiale e nel 1924 entrò nella
Congregazione dei Padri della Pace, dopo un periodo di impegno professionale che però
non lo distrasse dall’impegno nel movimento cattolico giovanile bresciano. Padre Marcolini
venne ordinato sacerdote il 2 gennaio del 1927. Insegnante di matematica e di religione
per oltre quarant’anni, egli si occupò anche dell’Oratorio della Pace, ricoprendo la carica di assistente spirituale della Fuci e della San Vincenzo.
Durante la seconda guerra mondiale, nelle vesti di cappellano militare prima sul fronte occidentale e poi in Sicilia ed in Russia, si distinse per l’intensissima e infaticabile opera religiosa e
assistenziale fra i soldati e le popolazioni civili. L’8 settembre
del 1943 fu catturato dai tedeschi e per due anni, internato con tanti dei “suoi” alpini in un campo di concentramento. Al rientro in Italia, nell’ottobre del 1945,
affrontò con impeto, accanto all’azione di apostolato tra
i giovani, i problemi che la società del dopogurerra faceva drammaticamente uscire: il lavoro e la casa. Profondamente convinto dell’urgenza di risolvere il problema
della casa, specie per i giovani e le classi meno fortunate,
si dedicò al progetto di una casa economica bifamiliare
o a schiera e di piccoli villaggi periferici. Il 28 novembre
del 1953 fondò con tredici collaboratori e giovani lavoratori, la cooperativa “La Famiglia” con lo scopo di costruire case popolari ed economiche da assegnare in
proprietà individuale ai Soci. Da allora le numerose
cooperative “La Famiglia” hanno realizzato nel bresciano e in Italia quasi trentamila alloggi. La sua
opera non si esaurì nelle case: si dedicò anche alla
creazione di cooperative di lavoro in Valcamonica
si interessò della ricostruzione nel Friuli colpito
dal grave terremoto nel 1976 dal 1965 al 1969
fu parroco nella comunità di S. Antonio di Via
Chiusure dove completò molte opere parrocchiali.
Padre Ottorino Marcolini si spense il 23 novembre del 1978 in seguito ad un trauma riportato in un incidente automobilistico.
Fondazione Padre Marcolini | 10
L’housing sociale
quale finalità operativa
Come si è accennato in precedenza, la Fondazione Padre Marcolini ha posto particolare attenzione al tema della residenza temporanea, sulla scorta dell’esperienza maturata dalle Cooperative La Famiglia nell’ambito della loro tradizionale attività edificatoria e locativa. La Fondazione
ha perciò voluto avviare una esperienza interessante dal punto di vista dell’housing sociale, termine sotto il quale vanno oramai configurandosi tutte quelle iniziative che cercano di fornire
strumenti idonei per offrire risposte ai nuovi bisogni abitativi, intesi in senso ampio. Non solo
quindi locazione legata ad appartamenti, ma locazione correlata, più in generale, alla soluzione
dei nuovi bisogni legati all’abitare sociale. Questi ultimi si esprimono oggi anche nella ricerca di
soluzioni fra loro differenziate che hanno quale presupposto la possibilità di offrire, a particolari
categorie di cittadini, luoghi sicuri e protetti in cui risiedere. Quindi nuove esigenze abitative
espresse da famiglie o da singoli cittadini, che ricercano spazi di dimensioni contenute da occupare per brevi o medi periodi di tempo, ai quali siano abbinati alcuni servizi essenziali in grado
di rendere dignitoso l’abitare e che siano fruibili a costi contenuti quale luogo idoneo a soddisfare il temporaneo bisogno residenziale.
L’esperienza avviata dalla Fondazione Padre Marcolini si caratterizza nell’ambito del territorio di
riferimento che superi i confini della città di Brescia e anche quelli della sua Provincia. Infatti, attraverso una serie di convenzioni sottoscritte con i Comuni della provincia, è stata offerta a singoli o a famiglie in difficoltà, la possibilità di disporre di una sistemazione temporanea dignitosa
e a costi molto contenuti, in luoghi organizzati e protetti. La scelta di mettere a disposizione dei
lavoratori delle stanze e dei posti letto ben si inquadra nella definizione ufficiale di “social housing” che, secondo il D.M. del 22 aprile 2008, è quella di una “unità immobiliare adibita a uso
residenziale in locazione permanente, destinata a individui e nuclei familiari svantaggiati che
non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Le iniziative promosse
dalla Fondazione Padre Marcolini si inseriscono quindi perfettamente nella linea che da alcuni
anni si va definendo su cosa debba essere considerato come “alloggio sociale”.
È facile constatare come il disagio abitativo sia crescente nella città di Brescia negli ultimi anni
per effetto di:
T consistenti flussi migratori che si sono riflessi nell’affollamento e nel degrado degli alloggi disponibili sul libero mercato;
T forte ripresa degli sfratti che é divenuta vera e propria emergenza;
T notevole presenza di lavoratori non residenti, soprattutto meridionali, che si spingono nella
nostra provincia alla ricerca di una occupazione o perché impiegati in occupazioni temporanee
messe a disposizione dagli enti statali (scuole, poste, ecc.).
11 | Fondazione Padre Marcolini
L’housing sociale quale finalità operativa
Già all’inizio degli anni 2000 la Fondazione aveva valutato la possibilità di dare attuazione ad
un ambizioso progetto che doveva avere come risultato finale la disponibilità di una struttura
in grado di offrire una risposta alle problematiche sopra elencate. Il progetto è stato condiviso
dall’Amministrazione Comunale di Brescia che ha messo a disposizione un’area in diritto di superficie per 50 anni e dalla Fondazione Cariplo, che ha erogato un consistente contributo finanziario. Altre somme sono pervenute da una famiglia bresciana e dal Centro Studi La Famiglia,
che ha progettato e materialmente coordinato la realizzazione dell’immobile, e dalla Fondazione
Padre Marcolini, che ha messo a disposizione le risorse mancanti e tutto quanto necessario in
termini di risorse, anche umane, per dare corpo all’iniziativa. Il Pensionato per lavoratori “Casa
Marcolini Facella” ha avviato la propria attività nella primavera del 2004.
Nel 2008 si è presentata alla Fondazione Padre Marcolini l’opportunità di acquisire un’altra struttura
ricettiva già esistente e operante a Brescia sin dagli anni ’70 in un ambito analogo a quello di Via
Grazzine e cioè il Centro Sociale Marcolini Bevilacqua di Viale Caduti del Lavoro. L’immobile, finanziato inizialmente dalla Cariplo, era di proprietà dei Padri dell’Oratorio della Pace, Congregazione
alla quale apparteneva Padre Ottorino Marcolini che personalmente seguì la progettazione e la
realizzazione della struttura collaborando con il Confratello Padre Rinaldini anche alla gestione
delle attività sociali. La Fondazione, in considerazione della crescente richiesta di posti letto a
costi contenuti, ha valutato opportuno cogliere tale opportunità e, dal luglio 2008, grazie ad un
finanziamento bancario, ne è divenuta proprietaria, subentrando anche nella gestione della Casa
in continuità con la meritoria opera dei Padri della Pace. I primi due anni di gestione sono stati caratterizzati dai lavori per la parziale ristrutturazione dell’immobile e per la realizzazione di nuove stanze,
così da poter ampliare l’offerta di posti letto. Attualmente la Fondazione Padre Marcolini si presenta
quindi alla Città di Brescia come uno dei principali operatori nel settore della locazione temporanea di “alloggi sociali” in grado di mettere a disposizione 224 posti letto, supportati dai correlati
servizi all’abitare, in un territorio e in una fase fortemente segnata dalla crisi economica.
La Casa Marcolini Facella e la Casa Marcolini Bevilacqua sono oggi strutture in grado di offrire,
secondo la sintesi contenuta nel Regolamento di gestione:
T disponibilità di alloggi a persone non residenti in città ma ivi presenti per lavoro, studio, o a
persone che prestano assistenza a famigliari ricoverati negli ospedali della città;
T soggiorno temporaneo fino a 6 mesi prorogabili fino ad un massimo di 24 mesi in camere attrezzate, a uno o due letti, con bagno, locali “ristoro”, lavanderie self-service, ampi locali di
soggiorno, di studio e svago.
Le stanze sono sobrie ed essenziali, ma distinte per igiene e pulizia. Ogni stanza, con bagni in camera o al piano dispone di un tavolo di lavoro, un letto, un comodino, un armadio e un lavabo.
La pulizia della camera viene garantita nell’ambito del servizio offerto, così come il cambio della
biancheria. La Casa Marcolini Bevilacqua mette a disposizione anche quattro mini alloggi completamente arredati, con soggiorno, cucina, bagno e camera da letto. Entrambe le Case dispongono
di ampi spazi esterni e di posti macchina, così da assicurare una convivenza di tipo famigliare, favorendo i rapporti tra gli ospiti. Con queste iniziative la Fondazione Padre Marcolini intende testimoniare i valori dell’accoglienza con un segno riconoscibile nella nostra società, nella nostra
cultura, nel nostro territorio, affrontando un problema nuovo dell’emergenza casa, quello che deriva dalla mobilità imposta a molti lavoratori da un mercato del lavoro sempre più fluido. L’alloggio
dignitoso è infatti un diritto fondamentale della persona, in qualche modo assimilabile al diritto
alla vita, alla cultura, al lavoro e Padre Marcolini lo aveva assunto come un obiettivo emblematico
del modo di intendere la solidarietà nei confronti delle famiglie e dei giovani lavoratori.
Fondazione Padre Marcolini | 12
L’organizzazione dei
Pensionati per lavoratori
Personale, presidio, modalità operative
La governance della Fondazione Padre Marcolini e la struttura gestionale dei Pensionati per lavoratori è illustrata nel seguente schema:
PENSIONATI
FONDAZIONE
Consiglio di Amministrazione
e Presidenza
(n. 9 membri)
Segretario
Generale
Collegio Sindacale
(n. 3 membri)
Direttore
Reception
(n. 12 addetti)
Amministrazione
(n. 1 addetto)
Cooperativa
per pulizia locali
Le Case Marcolini Facella e Marcolini Bevilacqua sono presidiate 24 ore al giorno, 7 giorni alla
settimana e 365 giorni all’anno, dal personale addetto alla reception, mentre il direttore e l’addetto all’amministrazione sono presenti dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio.
In ognuna delle Case alloggio il personale opera su 3 turni giornalieri di 8 ore ciascuno dal venerdì al sabato, impegnando 3 dipendenti a tempo pieno e con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il sabato e la domenica la reception è presidiata da personale con contratto
part-time a tempo determinato che opera su tre turni di 8 ore ciascuno.
13 | Fondazione Padre Marcolini
L’organizzazione dei Pensionati per lavoratori
Le pulizie e la cura delle camere e degli spazi comuni sono assicurati da personale messo a disposizione da una società specializzata.
L’accesso ai Pensionati è assicurato, preventivamente, attraverso il lavoro svolto dagli addetti
alla reception. Gli stessi operano sulla base di norme operative dettate dal Consiglio di Amministrazione e attuate dal direttore.
Gli addetti alla reception raccolgono le richieste sottoposte e, sentito il direttore, accolgono i richiedenti, sbrigando tutte le pratiche amministrative e di pubblica sicurezza previste per i luoghi
destinati all’ospitalità temporanea di persone.
Nella tabella seguente sono riportati i prezzi giornalieri applicati nelle strutture gestite dalla Fondazione:
PRIVATI
DITTE
Casa MB
Casa MF
Casa MB
Casa MF
Singola con bagno:
da 1 a 5
da 6 a 29
da 30 in poi
Totale mensile
€ 26,00
€ 21,00
€ 18,00
€ 540,00
€ 26,00
€ 21,00
€ 18,00
€ 540,00
€ 32,00
€ 28,00
€ 25,00
€ 750,00
€ 32,00
€ 28,00
€ 25,00
€ 750,00
Singola senza bagno:
da 1 a 5
da 6 a 29
da 30 in poi
Totale mensile
€ 21,00
€ 16,00
€ 11,00
€ 330,00
Doppia con bagno:
da 1 a 5
da 6 a 29
da 30 in poi
Totale mensile
Minialloggio:
Totale mensile
€ 22,00
€ 17,00
€ 12,00
€ 360,00x2=720
€ 21,00
€ 21,00
€ 18,00
€ 540,00
€ 22,00
€ 17,00
€ 12,00
€ 360,00x2=720
€ 27,00
€ 27,00
€ 22,00
€ 22,00
€ 18,00
€ 18,00
€ 540,00x2=1.080 € 540,00x2=1.080
€ 500,00+50 cauz.
Prezzi in vigore al 31 maggio 2011.
I prezzi applicati sono diversificati per tipologia di fruitore (privato o imprese) e per durata (settimanale, bisettimanale, mensile).
In particolare, per i periodi di più lunga permanenza si è optato per l’applicazione di una tariffa
molto contenuta, in grado di assicurare l’accesso alla struttura anche a coloro che dispongono
di limitate risorse proprie. A volte le rette degli ospiti sono integrate da mezzi resi disponibili da
enti terzi o dalle pubbliche amministrazioni, in particolare si tratta del Comune di Brescia o di
Amministrazioni comunali della provincia che hanno individuato le Case gestite dalla Fondazione
Padre Marcolini come realtà in grado di soddisfare bisogni abitativi emergenti nelle singole comunità di riferimento.
Fondazione Padre Marcolini | 14
Appendice A
Casa Marcolini
Facella
15 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Facella
Le origini e le finalità
La Casa Marcolini Facella è stata edificata nel 2005 e svolge un’attività di alloggio sociale sviluppata su di un progetto condiviso dal Comune di Brescia, dalla Fondazione Cariplo e dal Centro
Studi La Famiglia.
La Casa Marcolini Facella si presenta come una struttura di nuova edificazione costituita da n.
45 stanze a due letti con bagno e da n. 3 stanze singole con bagno.
Essa offre i servizi di accoglienza, convivialità, mensa, parcheggio e giardino nell’ambito del
Parco delle Grazzine, una località posta a nord della città di Brescia in un contesto ottimamente
servito dalla viabilità stradale e dai servizi pubblici di trasporto.
Il fabbricato si sviluppa su quattro piani fuori terra e un piano interrato, con struttura in cemento
armato e muratura tradizionale, e rivestimento a cappotto.
La superficie coperta è di mq 550, con volumi pari a mc 6.600, mentre la superficie lorda di pavimento è di mq 2.200.
Nel piano interrato sono realizzati la lavanderia (lavaggio, asciugatura e stireria), i magazzini e
i locali tecnici (ascensori, sala macchine, ecc.). All’esterno della struttura trovano posto il corsello
e i posti macchina coperti.
Al piano terra trovano sono sistemate la reception, le sale comunitarie, la sala da pranzo con
annessa cucina industriale, gli uffici, una grande terrazza.
Ai piani superiori si trovano le stanze da letto: n. 16 per ciascun piano (15 doppie e 1 singola),
ripostigli e i locali tecnici.
Dall’avvio dell’attività la struttura è mediamente occupata all’80%, con andamenti differenziati
su base stagionale.
17 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Facella
La localizzazione
Casa Marcolini Facella
Via Grazzine, 14 - Brescia
tel. 030.380290 - fax 030.3700727
[email protected]
www.casamarcolinifacella.it
Fondazione Padre Marcolini | 18
Casa Marcolini Facella
L’operatività
e l’accoglienza
Nel 2010 la struttura ha ospitato circa 2.500 persone con permanenze che variano da pochi
giorni a diversi mesi. Nella stagione invernale vengono ospitate prevalentemente due tipologie
di persone, quelle che studiano e quelle che lavorano sia nell'ambiente scolastico sia nelle imprese locali nelle quali i giovani sono assunti con contratti a breve termine. Nel periodo estivo
prevalgono i dipendenti di aziende che hanno acquisito appalti nella città di Brescia per l’esecuzione di cantieri edili, manutenzione di fabbriche o impianti industriali.
Durante tutto l’anno sono presenti anche numerosi parenti di pazienti ricoverati negli ospedali
della città, in particolare dell’Ospedale Civile che sorge nelle vicinanze della struttura.
19 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Facella
Il regolamento
La "Casa Marcolini Facella" che offre ospitalità temporanea a lavoratori (operai, impiegati, tecnici,
studenti lavoratori, insegnanti) che necessitano di un alloggio decoroso a Brescia per lo svolgimento della propria attività lavorativa e a parenti di ricoverati in ospedale che necessitano di
assistenza, opera nel rispetto del seguente Regolamento:
Disposizioni generali
Art. 1)
Responsabile della Casa è il Preposto Coordinatore.
Art. 2)
L’aspetto amministrativo è curato dalla Fondazione Padre Marcolini.
Art. 3)
Possono essere ammessi alla Casa le persone in possesso di: a) rapporto di lavoro a
tempo determinato o indeterminato, anche nelle forme flessibili, in enti pubblici o unità
produttive aventi sede nella città di Brescia o nell'hinterland cittadino; b) inoltre possono
essere ammessi alla Casa parenti di ricoverati in ospedale, persone in cerca di lavoro e
lavoratori dipendenti di enti convenzionati con la Fondazione Padre Marcolini o da loro
associazioni di rappresentanza. I titolari dei requisiti di cui ai punti precedenti possono
essere cittadini italiani o stranieri, questi ultimi in misura comunque non superiore alla
percentuale della presenza in città.
Art. 4)
Possono essere ammessi alla Casa le persone che abbiano un’età superiore ai 18 anni.
I minori devono essere accompagnati da parenti o da educatori riconosciuti.
Art. 5)
L'ospitalità non potrà essere superiore a sei mesi; l'eventuale proroga, sarà concessa di
sei mesi in sei mesi, con l’eventuale maggiorazione della retta, fino ad un massimo di
ventiquattro mesi.
Art. 6)
All’atto della domanda di ospitalità il Preposto Coordinatore potrà richiedere: fotocopia
della carta d’identità e del Codice Fiscale; Stato di Famiglia e Certificato del Casellario
giudiziario; certificato medico attestante la sana costituzione psicofisica; n. 2 fotografie
formato tessera; referenze: presentazione di persona o di Ente accreditato. Se trattasi
di persona extracomunitaria, dovrà essere prodotto regolare permesso di soggiorno.
La Direzione si riserva comunque di richiedere la presentazione di altri certificati.
Art. 7)
L'accettazione o l’esclusione avviene ad insindacabile giudizio della Fondazione tramite
il Preposto Coordinatore. La retta mensile, o una equivalente cauzione, dovrà essere
versata anticipatamente.
Fondazione Padre Marcolini | 20
Casa Marcolini Facella > Il regolamento
Art. 8)
L’ospite si impegna a rispettare le norme contenute nel presente Regolamento anche in
presenza di ottenuta residenza anagrafica per permanenze concordate superiori a tre mesi.
Disposizioni gestionali
Art. 9)
Per le peculiari caratteristiche della Casa Marcolini Facella è richiesto un rigoroso rispetto
di norme atte ad assicurare una serena convivenza di tipo familiare, facendo quindi appello al più vivo senso di responsabilità verso l'ambiente ed uno stile di rapporti amichevoli fra gli ospiti. Pertanto non possono essere ammessi alla Casa coloro che siano stati
allontanati da altri Centri o che non diano garanzia di un comportamento irreprensibile.
Art. 10) Tutte le camere sono dotate di bagno attrezzato e predisposte per due posti letto con
relativo idoneo arredamento e biancheria.
Art. 11) Le camere vengono assegnate ad esclusivo giudizio del Preposto Coordinatore il quale
si riserva il diritto di effettuare controlli sullo stato di tenuta delle stesse.
Art. 12) L'ospite deve tenere in ordine la propria camera e le relative suppellettili riponendo gli
oggetti personali nell'armadio. Per ogni guasto o danno inferto alle cose o agli impianti
verranno addebitate ai responsabili le spese di riparazione. È vietato ingombrare pareti
con fotografie o altro, introdurre in camera altri mobili e stendere fili per i panni. Il pavimento dovrà essere lasciato libero per consentire la pulizia della stanza.
Art. 13) È assolutamente vietato (v. D.M. 9/04/1994) il possesso e l'uso di apparecchi elettrici o
a gas quali stufette, fornelli, ferri da stiro ecc.. È vietato lavare e stirare nelle camere e
nei vani comuni non adibiti allo scopo per i quali è altresì disponibile una lavanderia
self-service. Sono parimenti vietate modifiche agli impianti, alle luci ed ai servizi.
È vietato introdurre in camera generi alimentari senza autorizzazione. Per l'alimentazione è possibile ricorrere ad un servizio di catering o usufruire del locale "ristoro" adiacente alla portineria.
Art. 14) È vietata, a termine di legge, la detenzione in camera di armi anche improprie, di stupefacenti, di apparecchi e materiali infiammabili, di animali, di stampe od oggetti contrari alla decenza. È pure vietato esporre all'esterno dell'edificio e sui davanzali delle
finestre panni e oggetti di qualsiasi natura. È vietata l'affissione, negli spazi comuni, di
manifesti o volantini non autorizzati dal Preposto Coordinatore.
Art. 15) Il Preposto Coordinatore si riserva il diritto di ritirare stampe o altri oggetti che ritenesse
incompatibili con lo spirito e lo stile che informa la vita della Casa.
Il Preposto Coordinatore ha facoltà di ispezionare le camere e gli armadi e di ordinare
lo sgombero delle cose di cui è vietato il possesso.
Art. 16) Il Preposto Coordinatore non risponde di eventuali furti o danneggiamenti comunque
subiti, anche per quanto riguarda gli automezzi parcheggiati negli appositi posti macchina coperti o nel cortile interno.
Art. 17) Nessuno può cedere la propria camera ad altre persone, né sublocare, né consentire
l'uso a terzi. Non è consentito ricevere visite nella propria camera; anche i parenti si incontreranno nelle sale di pertinenza.
Art. 18) Per esigenze di servizio e di sicurezza, il Preposto Coordinatore dispone di una seconda
chiave di ciascuna camera. Non è pertanto consentita l'installazione di altri tipi di chiu-
21 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Facella > Il regolamento
sura diversi da quello esistente. Ogni armadio è contrassegnato con la lettera di appartenenza (A o B), la relativa chiave deve rimanere nel portachiavi con la chiave della
stanza.
Art. 19) Ogni qualvolta l'ospite esce dalla Casa deve consegnare in portineria entrambi le chiavi.
Art. 20) Il riassetto del proprio posto letto è a cura dell'ospite. Per consentire le pulizie è opportuno che l'ospite lasci libera la camera alle ore 10,00 salvo eccezioni per chi svolge
lavoro notturno. È assicurata la pulizia periodica delle camere ed il cambio della biancheria verrà effettuato una volta alla settimana.
Art. 21) Nelle ore notturne è tassativo l'impegno di rispettare la tranquillità dell'ambiente.
In particolare vanno evitati rumori ai piani dove sono ubicate le camere.
Per il rispetto delle personali esigenze di riposo, dalle ore 23,00 alle ore 7,00 deve essere
osservato il silenzio.
Disposizioni amministrative
Art. 22) La retta (o la somma versata a titolo di deposito cauzionale infruttifero) stabilita dalla
Fondazione Padre Marcolini dovrà essere pagata anticipatamente. Il Preposto Coordinatore rilascerà regolare ricevuta o, a richiesta, fattura fiscale. L’ospite è responsabile personalmente o in solido con il compagno di stanza della buona conservazione dei locali e
dell’arredamento e risponde degli eventuali danni arrecati agli stessi. Eventuali danni o
guasti ai locali e all'arredamento verranno addebitati o trattenuti sulla retta anticipata.
Art. 23) Il rapporto di ospitalità cessa per assenza ingiustificata superiore ai quindici giorni o
per il venire meno dei requisiti di ammissione. Nel periodo delle ferie la retta per la camera tenuta occupata dovrà essere normalmente corrisposta.
Art. 24) La Fondazione, tramite il Preposto Coordinatore si riserva, a suo insindacabile giudizio,
di dimettere gli ospiti con un breve preavviso. Per gravi motivi disciplinari la dimissione
sarà immediata. In caso di morosità, l'ospite sarà dimesso fatto salvo il diritto di esercitare il privilegio di cui all'art. 2760 del Codice Civile. In caso di malattia il Preposto
Coordinatore potrà assumere la decisione che riterrà più opportuna, non esclusa quella
dell'allontanamento, temporaneo o definitivo.
Disposizioni finali
Art. 25) La Fondazione Padre Marcolini ha facoltà di modificare il presente Regolamento ogni
qualvolta, a seguito di verifiche sull’andamento dell’attività della Casa, lo riterrà opportuno. In caso di non ottemperanza alle disposizioni impartite nel presente Regolamento l'ospite verrà allontanato con la procedura prevista dall'articolo 24.
Art. 26) L’ammissione alla Casa Marcolini Facella è subordinata all’accettazione integrale e alla
sottoscrizione del presente Regolamento da parte di ogni ospite.
Fondazione Padre Marcolini | 22
Casa Marcolini Facella
Apparato fotografico
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Casa Marcolini Facella > Apparato fotografico
Reception
Ufficio
Locale ristoro
Sala relax
Camera
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Casa Marcolini Facella
La struttura
25 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Facella > La struttura
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Appendice B
Casa Marcolini
Bevilacqua
27 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua
Le origini e le finalità
La Casa Marcolini Bevilacqua, già Centro Sociale Marcolini Bevilacqua di Viale Caduti del Lavoro in
Brescia, rappresenta una delle prime iniziative di housing sociale avviate a Brescia. La sua origine
è da ascrivere ad una intuizione della Fondazione Opere Sociali della Cariplo - Cassa di Risparmio
delle Province Lombarde, risalente agli anni Sessanta quando l’immigrazione da Sud verso le fabbriche del Nord era consistente. Anche allora non mancò l’impegno di Padre Ottorino Marcolini
che fece da tramite tra la Cariplo, la Fabbrica dell’OM (ora Fiat Iveco), la Diocesi di Brescia e i
Padri Filippini della Pace, ai quali fu affidata la gestione del Centro Sociale. Per un dovere di riconoscenza e per non dimenticare le origini di una esperienza che ha legato la Cariplo al nostro
territorio, di seguito viene ricostruita la cronologia di una interessante pagina di storia:
6.4.1966:
3.8.1964:
26.9.1964:
21.10.1968:
il servizio tecnico della Cariplo inoltra al Comune di Brescia una domanda per ottenere la licenza edilizia di costruzione di un Centro Sociale in Viale Caduti del
Lavoro a Brescia;
la Sovrintendenza ai Monumenti della Regione Lombardia, “...visti i fini sociali
dell’edificio...” autorizza l’incremento dell’altezza massima da 10,50 a 12 metri;
viene rilasciata la licenza edilizia. La costruzione è ultimata in due anni;
il Presidente della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, prof. Giordano
Dell’Amore, scrive a Padre Giulio Cittadini, Superiore della Congregazione dei
Padri Filippini dell’Oratorio detti della Pace, per trasmettere la Convenzione per
la gestione del Centro Sociale di Brescia appena terminato. Nella lettera si comunica che l’Amministrazione della Cassa di Risparmio ha deliberato di stabilire
per gli ospiti del Centro Sociale di Brescia le stesse tariffe in vigore per le analoghe Istituzioni di sua proprietà e cioè £ 300 per pasto completo (contributo Cariplo di £ 235) e di £ 7.000 mensili per camera (contributo Cariplo di £ 4.350)
per un totale annuo di £ 22.400.000. Si ringraziano infine i Padri della Pace per
la preziosa collaborazione prestata nel “raggiungimento di finalità sociali di tanta
attuale importanza”. La Convenzione per la gestione del servizio decorre dal 15
ottobre del 1968 ed ha validità triennale. Padre Luigi Rinaldini dell’Oratorio viene
designato come Rettore della struttura ricettiva dai Superiori della Pace e dal Vescovo di Brescia. Presidente – responsabile della iniziativa e cogestore – è Padre
Ottorino Marcolini. Entrambi i Padri sono coadiuvati da perdonale della Cassa di
Risparmio e da personale stipendiato per raggiungere i fini di una iniziativa alla
quale viene riconosciuto esplicitamente un carattere assistenziale e formativo sia
sociale sia religioso;
29 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua > Le origini e le finalità
28.10.1968:
1.11.1968:
6.6.1979:
13.11.1980:
15.7.1982:
25.10.2007:
Padre Luigi Rinaldini richiede al Questore l’autorizzazione all’apertura del Centro.
“L’ente si prefigge – si afferra nella lettera di richiesta – di raggiungere fini di servizio alla classe operaia attraverso l’offerta di un confortevole soggiorno comunitario, a prezzi modici, aperto ai giovani operai dai 18 ai 27 anni, per periodi di
soggiorno della durata massima di tre anni”;
all’indomani della tempestiva risposta positiva del Questore, il Centro viene aperto
ufficialmente il primo giorno di novembre. La licenza per l’esercizio di “pensione”
viene rilasciata per un totale di 106 camere e 10 letti;
dopo 12 anni di gestione, alla scadenza della quarta Convenzione triennale, la licenza di esercizio viene depositata in Comune in attesa di notizie relative all’Ente
che dovrà intervenire nella gestione;
la configurazione giuridica della Casa si trasforma da Albergo a Convitto prendendo il nome di “Convitto Marcolini Bevilacqua”;
Oltre al nome di Padre Marcolini compare anche il nome del Cardinale Parroco
Giulio Bevilacqua, per ricordare la sua collaborazione al progetto iniziale;
la sede di Viale Caduti del Lavoro risulta ceduta dalla Fondazione Opere Sociali della
Cassa di Risparmio delle PP.LL. al “Centro Sociale Marcolini Bevilacqua” di Brescia;
a distanza di 39 anni dall’avvio dell’iniziativa, i Padri Filippini della Pace segnalano
di non disporre più delle risorse necessarie per dare continuità all’opera intrapresa
nel 1966. La struttura viene perciò venduta alla Fondazione Padre Marcolini che
ne assume anche la gestione.
Dopo l’acquisto della Casa Marcolini Bevilacqua, la Fondazione Padre Marcolini ne programma la ristrutturazione per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e il completo adeguamento igienicosanitario. Terminati i lavori di ristrutturazione, la Casa Marcolini Bevilacqua dispone ora di un’ampia
zona destinata alla socialità, di una sala da pranzo, di una sala TV, di una palestra, di una biblioteca
e di accessi internet nella sala multimediale. Di particolare importanza è la realizzazione di un ascensore omologato per l’handicap e di alcuni ambienti facilitati per l’accesso dei disabili. Di fronte ad
un progetto così impegnativo, il Consiglio della Fondazione ha attivato un consistente mutuo bancario per poter disporre delle risorse necessarie a dare vita ad un progetto così impegnativo. La Casa
Marcolini Bevilacqua dispone ora di 110 stanze singole, due batterie di bagni e docce per ciascun
piano e di 20 stanze singole con bagno (di nuova costruzione) e di 4 minialloggi (di nuova costruzione). Essa offre i servizi di accoglienza, convivialità, mensa autogestita, parcheggio, giardino, ed è
edificata in una ottima localizzazione posta a nord ovest della città di Brescia, in un contesto ottimamente servito dalla viabilità stradale e dai servizi pubblici di trasporto. Il fabbricato si sviluppa su
tre piani fuori terra e un piano interrato, con struttura in cemento armato e muratura tradizionale.
La superficie del lotto su cui sorge l’immobile è di mq 6.917, mentre la superficie lorda di pavimento
è di mq 5.200 (di cui mq 1.746 relativi al piano seminterrato e mq 3.454 relativi ai piani superiori),
con volumi complessivi pari circa mc 15.600. Nel piano interrato sono realizzati: la sala da pranzo,
una sala TV, la palestra, la lavanderia (lavaggio, asciugatura e stireria), i magazzini e i locali tecnici
(ascensori, sala macchine, ecc.). Al primo piano trovano posto la reception (la struttura è presidiata
tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24), le sale comunitarie, una piccola chiesa e gli uffici. Sia al piano
terra che ai piani superiori si trovano le stanze da letto, i ripostigli e i necessari locali tecnici. Ogni
stanza dispone di un tavolo di lavoro, un letto, un comodino, un armadio e un lavabo, e la pulizia
della camera viene garantita dalla struttura mentre il cambio della biancheria viene effettuato una
volta a settimana. Anche la Casa Marcolini Bevilacqua evidenzia un’occupazione media dei letti disponibili che si colloca intorno all’80%, con andamenti differenziati rispetto alla stagione.
Fondazione Padre Marcolini | 30
Casa Marcolini Bevilacqua
L’operatività
e l’accoglienza
Nel 2010 la struttura ha ospitato circa 700 persone con permanenze di medio-lungo periodo.
Gli ospiti della struttura di Viale Caduti del Lavoro sono prevalentemente persone che lavorano
presso le più importanti fabbriche della città di Brescia. Provengono dal sud o dall’estero e spesso
non possono avvalersi dei legami familiari. In questo contesto sono molto utilizzati i servizi di
cucina e lavanderia.
Anche la Casa Marcolini Bevilacqua ospita nel corso dell’anno numerosi parenti di pazienti ricoverati negli ospedali della città di Brescia, in particolare la Casa di Cura Sant’Anna che sorge
nelle vicinanze della struttura.
31 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua
La localizzazione
Casa Marcolini Bevilacqua
Via Caduti del Lavoro, 17 - Brescia
tel. 030.310061 - fax 030.310062
[email protected]
www.casamarcolinibevilacqua.it
Fondazione Padre Marcolini | 32
Casa Marcolini Bevilacqua
Il regolamento
La "Casa Marcolini Bevilacqua" che sorge in Brescia in via Caduti del Lavoro n. 17 e offre ospitalità
temporanea a lavoratori (operai, impiegati, tecnici, studenti lavoratori, insegnanti), che necessitano di un alloggio decoroso a Brescia per lo svolgimento della propria attività lavorativa e a
parenti di ricoverati in ospedale che necessitano di assistenza, opera nel rispetto del seguente
Regolamento:
Disposizioni generali
Art. 1)
Responsabile della Casa è il Preposto Coordinatore.
Art. 2)
L’aspetto amministrativo è curato dalla Fondazione Padre Marcolini.
Art. 3)
Possono essere ammessi alla Casa le persone in possesso di: a) rapporto di lavoro a
tempo determinato o indeterminato, anche nelle forme flessibili, in enti pubblici o unità
produttive aventi sede nella città di Brescia o nell'hinterland cittadino; b) inoltre possono
essere ammessi alla Casa parenti di ricoverati in ospedale, persone in cerca di lavoro e
lavoratori dipendenti di enti convenzionati con la Fondazione Padre Marcolini o da loro
associazioni di rappresentanza. I titolari dei requisiti di cui ai punti precedenti possono
essere cittadini italiani o stranieri, questi ultimi in misura comunque non superiore alla
percentuale della presenza in città.
Art. 4)
Possono essere ammessi alla Casa le persone che abbiano un’età superiore ai 18 anni.
I minori devono essere accompagnati da parenti o da educatori riconosciuti.
Art. 5)
L'ospitalità non potrà essere superiore a sei mesi; l'eventuale proroga, sarà concessa di
sei mesi in sei mesi, con l’eventuale maggiorazione della retta, fino ad un massimo di
ventiquattro mesi.
Art. 6)
All’atto della domanda di ospitalità il Preposto Coordinatore potrà richiedere: fotocopia
della carta d’identità e del Codice Fiscale; Stato di Famiglia e Certificato del Casellario
giudiziario; certificato medico attestante la sana costituzione psicofisica; n. 2 fotografie
formato tessera; referenze: presentazione di persona o di Ente accreditato. Se trattasi
di persona extracomunitaria, dovrà essere prodotto regolare permesso di soggiorno.
La Direzione si riserva comunque di richiedere la presentazione di altri certificati.
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Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento
Art. 7)
L'accettazione o l’esclusione avviene ad insindacabile giudizio della Fondazione tramite
il Preposto Coordinatore. La retta mensile, o una equivalente cauzione, dovrà essere
versata anticipatamente.
Art. 8)
L’ospite si impegna a rispettare le norme contenute nel presente Regolamento anche
in presenza di ottenuta residenza anagrafica per permanenze concordate superiori a
tre mesi.
Disposizioni gestionali
Art. 9)
Per le peculiari caratteristiche della Casa Marcolini Bevilacqua è richiesto un rigoroso
rispetto di norme atte ad assicurare una serena convivenza di tipo familiare, facendo
quindi appello al più vivo senso di responsabilità verso l'ambiente ed uno stile di rapporti amichevoli fra gli ospiti. Pertanto non possono essere ammessi alla Casa coloro
che siano stati allontanati da altri Centri o che non diano garanzia di un comportamento irreprensibile.
Art. 10) Tutte le camere sono dotate di lavandino e predisposte per un posto letto con relativo
idoneo arredamento e biancheria.
Art. 11) Le camere vengono assegnate ad esclusivo giudizio del Preposto Coordinatore il quale
si riserva il diritto di effettuare controlli sullo stato di tenuta delle stesse.
Art. 12) L'ospite deve tenere in ordine la propria camera e le relative suppellettili riponendo gli
oggetti personali nell'armadio. Per ogni guasto o danno inferto alle cose o agli impianti
verranno addebitate ai responsabili le spese di riparazione. È vietato ingombrare pareti
con fotografie o altro, introdurre in camera altri mobili e stendere fili per i panni. Il pavimento dovrà essere lasciato libero per consentire la pulizia della stanza.
Art. 13) È assolutamente vietato (v. D.M. 9/04/1994) il possesso e l'uso di apparecchi elettrici o
a gas quali stufette, fornelli, ferri da stiro ecc..
È vietato lavare e stirare nelle camere e nei vani comuni non adibiti allo scopo per i
quali è altresì disponibile una lavanderia self-service. Sono parimenti vietate modifiche
agli impianti, alle luci ed ai servizi.
È vietato introdurre in camera generi alimentari senza autorizzazione. Per l'alimentazione è possibile ricorrere ad un servizio di catering o usufruire del locale "ristoro".
Art. 14) È vietata, a termine di legge, la detenzione in camera di armi anche improprie, di stupefacenti, di apparecchi e materiali infiammabili, di animali, di stampe od oggetti contrari alla decenza. È pure vietato esporre all'esterno dell'edificio e sui davanzali delle
finestre panni e oggetti di qualsiasi natura. È vietata l'affissione, negli spazi comuni, di
manifesti o volantini non autorizzati dal Preposto Coordinatore.
Art. 15) Il Preposto Coordinatore si riserva il diritto di ritirare stampe o altri oggetti che ritenesse
incompatibili con lo spirito e lo stile che informa la vita della Casa. Il Preposto Coordinatore ha facoltà di ispezionare le camere e gli armadi e di ordinare lo sgombero delle
cose di cui è vietato il possesso.
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Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento
Art. 16) Il Preposto Coordinatore non risponde di eventuali furti o danneggiamenti comunque
subiti, anche per quanto riguarda gli automezzi parcheggiati negli appositi posti macchina o nel cortile interno.
Art. 17) Nessuno può cedere la propria camera ad altre persone, né sublocare, né consentire
l'uso a terzi.
Non è consentito ricevere visite nella propria camera; anche i parenti si incontreranno
nelle sale di pertinenza.
Art. 18) Per esigenze di servizio e di sicurezza, il Preposto Coordinatore dispone di una seconda
chiave di ciascuna camera. Non è pertanto consentita l'installazione di altri tipi di chiusura diversi da quello esistente.
Art. 19) Ogni qualvolta l'ospite esce dalla Casa deve consegnare in portineria le chiavi.
Art. 20) Il riassetto del proprio posto letto è a cura dell'ospite. Per consentire le pulizie è opportuno che l'ospite lasci libera la camera alle ore 10,00 salvo eccezioni per chi svolge
lavoro notturno.
È assicurata la pulizia periodica delle camere ed il cambio della biancheria verrà effettuato una volta alla settimana.
Art. 21) Nelle ore notturne è tassativo l'impegno di rispettare la tranquillità dell'ambiente. In
particolare vanno evitati rumori ai piani dove sono ubicate le camere. Per il rispetto
delle personali esigenze di riposo, dalle ore 23,00 alle ore 7,00 deve essere osservato il
silenzio.
Disposizioni amministrative
Art. 22) La retta (o la somma versata a titolo di deposito cauzionale infruttifero) stabilita dalla
Fondazione Padre Marcolini dovrà essere pagata anticipatamente.
Il Preposto Coordinatore rilascerà regolare ricevuta o, a richiesta, fattura fiscale. L’ospite
è responsabile personalmente della buona conservazione dei locali e dell’arredamento
e risponde degli eventuali danni arrecati agli stessi.
Eventuali danni o guasti ai locali e all'arredamento verranno addebitati o trattenuti sulla
retta anticipata.
Art. 23) Il rapporto di ospitalità cessa per assenza ingiustificata superiore ai quindici giorni o
per il venire meno dei requisiti di ammissione.
Nel periodo delle ferie la retta per la camera tenuta occupata dovrà essere normalmente
corrisposta.
Art. 24) La Fondazione, tramite il Preposto Coordinatore si riserva, a suo insindacabile giudizio,
di dimettere gli ospiti con un breve preavviso.
Per gravi motivi disciplinari la dimissione sarà immediata. In caso di morosità, l'ospite
sarà dimesso fatto salvo il diritto di esercitare il privilegio di cui all'art. 2760 del Codice
Civile. In caso di malattia il Preposto Coordinatore potrà assumere la decisione che riterrà più opportuna, non esclusa quella dell'allontanamento, temporaneo o definitivo.
35 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento
Disposizioni finali
Art. 25) La Fondazione Padre Marcolini ha facoltà di modificare il presente Regolamento ogni
qualvolta, a seguito di verifiche sull’andamento dell’attività della Casa, lo riterrà opportuno. In caso di non ottemperanza alle disposizioni impartite nel presente Regolamento l'ospite verrà allontanato con la procedura prevista dall'articolo 24.
Art. 26) L’ammissione alla Casa Marcolini Bevilacqua è subordinata all’accettazione integrale e
alla sottoscrizione del presente Regolamento da parte di ogni ospite.
Fondazione Padre Marcolini | 36
Casa Marcolini Bevilacqua
Apparato fotografico
37 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua > apparato fotografico
Reception
Camera
Bagni al piano
Salottino
Camere
Edificio da nord
Fondazione Padre Marcolini | 38
Casa Marcolini Bevilacqua
La struttura
39 | Fondazione Padre Marcolini
Casa Marcolini Bevilacqua > la struttura
Fondazione Padre Marcolini | 40
Appendice C
Statuto
Fondazione Padre Marcolini
41 | Fondazione Padre Marcolini
Fondazione Padre Marcolini
Lo Statuto
TITOLO I
Art. 1 - È costituita in Brescia, con sede in Via Grazzine n. 14 la “Fondazione Padre Marcolini”.
Art. 2 - La Fondazione, ispirandosi a Padre Ottorino Marcolini – promotore di iniziative imprenditoriali socialmente finalizzate –, ha per scopo finalità di solidarietà sociale nell’esclusivo ambito
territoriale della Regione Lombardia mediante:
T ricerche, studi e progettazioni sui problemi della “casa come dimora della famiglia”, indirizzo
e sostegno ad attività nel settore della cooperazione, azioni di promozione per lo sviluppo
della professionalità e l’inserimento lavorativo dei giovani;
T iniziative culturali e formative per lo sviluppo dell’imprenditorialità non-profit orientata secondo i valori della solidarietà cristiana;
T iniziative di promozione sociale e culturale ad orientamento cattolico, atte a consentire la crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità, della solidarietà
e della sussidiarietà ed attento alle esigenze delle persone e delle famiglie in tutti gli stadi
della loro vita.
Essa si propone altresì:
T di sviluppare iniziative di studio, ricerca e riflessione intorno ai principi ed alle concrete modalità attraverso le quali l’azione imprenditoriale e professionale può rappresentare uno stabile
elemento di progresso umano, civile e sociale;
T di contribuire alla formazione, con particolare riguardo agli operatori economici ed a quanti
assumono funzioni di gestione, indirizzo e controllo in imprese anche non profit, di personalità
improntate ad una libera accettazione dell’animazione cattolica della vita;
T di operare per la diffusione dell’idea e dell’esperienza di un’attività imprenditoriale orientata
ai valori dell’etica cristiana.
La Fondazione non persegue finalità di lucro.
Art. 3 - Per realizzare le finalità proposte la Fondazione potrà direttamente ed indirettamente:
a) dar vita a case-alloggio e centri culturali;
b) istituire e gestire biblioteche e banche-dati specializzate nei settori di interesse della Fondazione;
43 | Fondazione Padre Marcolini
Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto
c) istituire o promuovere borse di studio, premi, concorsi ed ogni altra iniziativa similare utile
al perseguimento dei suoi scopi culturali e formativi, nonché erogare contributi e liberalità
occasionali o periodiche sempre nel perseguimento di detti scopi;
d) promuovere e sostenere una attività editoriale funzionale in particolare alla diffusione e presentazione della propria attività;
e) organizzare corsi e convegni, anche residenziali, manifestazioni, mostre, scambi culturali
con altri centri italiani e stranieri;
f)
stipulare convenzioni con università, centri di ricerca, ordini professionali, associazioni di categoria e in genere con consorzi, società, istituzioni ed Enti pubblici e privati profit e non profit;
g) promuovere e/o gestire servizi e attività volti a supportare e favorire il corretto assolvimento
delle obbligazioni e degli adempimenti previsti a carico degli Enti non profit da disposizioni
normative anche attraverso iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte specificatamente agli operatori e al mondo professionale;
h) partecipare e collaborare ad iniziative promosse da Istituzioni pubbliche e private finalizzate
allo studio ed all’approfondimento della legislazione e delle normative già in vigore, oppure
allo studio.
La Fondazione potrà inoltre svolgere ogni e qualsiasi attività od operazione idonea al raggiungimento degli scopi statutari, ivi compresa la possibilità di dare corso a operazioni mobiliari ed immobiliari finalizzate allo scopo sociale, purché a carattere non prevalente.
TITOLO II
Art. 4 - Il patrimonio è costituito da:
a) il capitale di euro 464.811,21 (quattrocentosessantaquattromilaottocentoundici virgola ventuno) di cui euro 51.645,69 (cinquantunmilaseicentoquarantacinque virgola sessantanove)
corrispondente al capitale iniziale originario della Fondazione “Padre Marcolini” euro
154.937,07 (centocinquantaquattromilanovecentotrentasette virgola zero sette) corrispondente al capitale iniziale originario della Fondazione “Operare” ed euro 258.228,45 (duecentocinquantottomiladuecentoventotto virgola quarantacinque) corrispondente al capitale
iniziale della Fondazione “Polis 2000”;
b) da beni immobili che divenissero di proprietà della Fondazione;
c) da eventuali erogazioni, donazioni e lasciti espressamente finalizzati a rafforzare la consistenza patrimoniale;
d) dalle riserve costituite con le eccedenze di bilancio.
Art. 5 - Le rendite della Fondazione sono costituite:
a) dai redditi derivanti dal patrimonio di cui all’art. 4;
b) da ogni eventuale contributo ed elargizione di terzi destinati all’attuazione degli scopi statutari oppure di specifiche iniziative della Fondazione e non espressamente destinati all’incremento del patrimonio;
c) da eventuali contributi di frequentanti i corsi e da proventi di attività promosse dalla Fondazione.
Fondazione Padre Marcolini | 44
Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto
TITOLO III
Art. 6 - Organi della Fondazione sono:
a) il Consiglio di Amministrazione;
b) il Presidente;
c) il Collegio dei Revisori dei Conti;
d) il Segretario Generale.
Art. 7 - Il Consiglio di Amministrazione è formato da nove membri designati dal “Centro Studi
La Famiglia Società Cooperativa” con sede in Brescia, o da suoi aventi causa, che permangono
in carica per un triennio e sono rieleggibili. Le cariche dei membri del Consiglio di Amministrazione sono gratuite, salvo i rimborsi delle spese sostenute per l’esercizio dell’ufficio.
Art. 8 - Il Consiglio di Amministrazione è investito di tutti i più ampi poteri per la gestione ordinaria e straordinaria della Fondazione e potrà compiere tutte le operazioni, anche di disposizione
del patrimonio, a tal fine utili o necessarie. Ad esso spetta di stabilire il programma annuale
della Fondazione nonché forme e modalità di attuazione dello scopo statutario. Approva entro
il mese di maggio il Bilancio consuntivo dell’esercizio precedente ed il Bilancio di previsione per
l’anno successivo. Il Consiglio di Amministrazione elegge tra i suoi componenti il Presidente ed
un Vice Presidente. Il Consiglio di Amministrazione potrà conferire eventuali deleghe di funzioni
sia al Presidente, sia ai singoli componenti del Consiglio stesso, nei limiti individuati con propria
deliberazione assunta e depositata nelle forme di Legge. Il Consiglio potrà altresì nominare un
Segretario Generale, anche tra persone esterne al Consiglio, che curi l’attuazione delle deliberazioni assunte dal Consiglio stesso. Il Consiglio su proposta del Presidente, può delegare al Segretario Generale particolari funzioni per l’attività della Fondazione e ne determina, se del caso,
il compenso nei limiti di Legge. Il Consiglio può eventualmente istituire un “Regolamento” interno di funzionamento della Fondazione. Il Consiglio, a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, delibera, su motivata proposta scritta dal Presidente oppure di un terzo dei suoi
componenti, e previa acquisizione di un favorevole parere del Collegio dei Revisori dei Conti,
eventuali modifiche dello Statuto.
Art. 9 - Il Consiglio di Amministrazione, convocato dal Presidente con l’invio dell’ordine del
giorno, si riunisce di norma in seduta ordinaria almeno due volte all’anno e straordinariamente
ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario o su richiesta di almeno un terzo dei Consiglieri.
Il Consiglio è convocato dal Presidente mediante l’invito, ai membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori dei Conti, a mezzo lettera da recapitarsi agli interessati almeno otto giorni prima dell’adunanza o in casi di urgenza mediante telefax o posta elettronica
da recapitarsi agli interessati almeno ventiquattr’ore prima. Le adunanze del Consiglio sono valide se è presente la maggioranza dei membri che lo compongono. Le deliberazioni sono prese
a maggioranza ed in caso di parità prevale il voto del Presidente. In caso di inerzia del Consiglio
di Amministrazione, la convocazione del Consiglio può avvenire a cura del Presidente del Collegio
dei Revisori dei Conti su richiesta scritta e motivata di almeno quattro consiglieri.
Ad ogni Consiglio si provvede alla compilazione e trascrizione su appositi registri dei verbali
delle sedute di Consiglio, tenuti a disposizione dei Consiglieri e dei Revisori.
45 | Fondazione Padre Marcolini
Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto
Art. 10 - Il Presidente convoca e presiede il Consiglio ed è legale rappresentante dell’Ente nei
confronti di terzi ed in giudizio. Coordina le attività della Fondazione curandone il regolare funzionamento ed è responsabile del buon andamento dell’amministrazione. Il Presidente permane
nella carica tre esercizi. La carica è rinnovabile.
TITOLO IV
Art. 11 - L’esercizio sociale della Fondazione ha termine il 31 dicembre di ogni anno. Il Consiglio
approva entro il mese di maggio di ogni anno il bilancio consuntivo dell’anno precedente accompagnato dal “Documento di verifica delle attività svolte”. Il Consiglio esamina, integra, modifica e approva entro il mese di novembre il “Programma delle attività”.
TITOLO V
Art. 12 - La gestione contabile della Fondazione è controllata da un Collegio composto da tre
Revisori dei Conti effettivi e da due supplenti nominati dal Centro Studi La Famiglia Società Cooperativa, o suoi aventi causa. Il Presidente dovrà essere preferibilmente scelto fra gli iscritti nel
Registro dei “Revisori Contabili”. Il componenti del Collegio durano in carica tre esercizi e possono
essere riconfermati. I Revisori potranno intervenire alle riunioni del Consiglio della Fondazione.
TITOLO VI
Art. 13 - Gli avanzi di gestione, nonché le riserve e i fondi costituiti con gli stessi, devono essere
utilizzati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle direttamente connesse.
È fatto divieto di distribuzione, anche in modo indiretto, degli avanzi di gestione nonché di fondi
patrimoniali, riserve o patrimonio durante la vita della Fondazione, a meno che la destinazione
o la distribuzione non siano imposte per legge.
TITOLO VII
Art. 14 - Lo scioglimento della Fondazione può essere deliberato dal Consiglio con il voto favorevole di almeno cinque dei suoi componenti. In tal caso, ed in qualsiasi altro caso di estinzione
della Fondazione, il Consiglio dovrà deliberare circa la devoluzione del suo residuo attivo patrimoniale a favore dell’Opera per l’Educazione Cristiana, con sede in Brescia. Nel caso di estinzione
di quest’ultima, la devoluzione avrà luogo a favore di altro Ente con analoghe finalità istituzionali, sentito il parere dell’Ordinario Diocesano di Brescia.
Art. 15
Per quanto non previsto dal presente Statuto si applicano le norme vigenti in materia di fondazioni private riconosciute, e gli usi locali.
Fondazione Padre Marcolini | 46
Biografia di padre Ottorino Marcolini
Appendice D
Biografia di
padre Ottorino
Marcolini
47 | Fondazione Padre Marcolini
Ottorino Marcolini
Il prete di tutti
Storia della vita di padre
Marcolini riassunta dal
volume di Antonio Fappani
e Clotilde Castelli,
Il prete di tutti:
Ottorino Marcolini,
ed. del Moretto, Brescia 1989
era entrato in contatto con l’ambiente della
Pace e con alcuni giovani che ebbero poi su di
lui forza di orientamento e di decisioni determinanti; e fu proprio alla Pace che il giovanissimo Marcolini trovò spazio per la sua sete di
verità, di certezze e di bene e fece parte di quello che il senatore Ludovico Montini chiamava
“l’orto” di Padre Luigi Carli, che era diventato
il “patron” delle varie attività dell’Oratorio e
soprattutto del Patronato Studenti; ma quando
Marcolini arrivò nell’“orto” della Pace, di cui
Padre Carli era un po’ il custode, un giovane
ma già esperimentato sacerdote, Padre Paolo
Dal matrimonio di Abramo Marcolini e Giulia
Caresana, si stava affermando tra i giovani. Un
Borioni, nacque in via S. Chiara il 9 marzo
sacerdote carico di entusiasmo e anche di espe-
1897, Ottorino Andrea Marcolini, cui seguirono
rienza pastorale, riuscì subito a creare una cer-
altri sei figli. Ottorino fu sempre considerato
chia di amicizie dalla quale uscirono figure
dal padre non solo come il primogenito, ma
incancellabili come lo stesso Marcolini.
anche per indole e intelligenza il prediletto.
La sua attività si svolgeva nel Patronato (fon-
Ottorino era infinitamente buono e giocoso,
dato nel 1890 per assistere spiritualmente gli
ma poco si sa della sua fanciullezza, molto di
studenti delle scuole pubbliche) e nelle attività
più invece della sua adolescenza. Dimostrò su-
sportive organizzate dalla società “Gymna-
bito una viva intelligenza che aiutò con assiduo
sium”. Dal Patronato passò poi alla Associa-
studio.
zione “Alessandro Manzoni”.
Completati gli studi inferiori nel 1910 presso
Chiamato al servizio militare come soldato di
la scuola tecnica Mompiani di Brescia, passò
leva, il 26 giugno 1916, per lui fu presto guer-
all’istituto tecnico Tartaglia, aprendosi la via a
ra; a ottobre dello stesso anno entrò come al-
impegni più intensi e vasti. Nel luglio del 1914,
lievo nella Accademia militare. Nominato
Marcolini conseguì il diploma di licenza fisico-
aspirante sottotenente, venne assegnato al 6°
matematica e si iscrisse al corso di ingegneria
Genio ferrovieri. Il 20 febbraio 1918 veniva no-
civile dell’Università di Padova. Fin da bambino
minato tenente per i meriti acquisiti e il 5 mag-
49 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
gio 1919 ottenne la Croce al merito di guerra.
e il periodo della sua direzione fu uno dei più
Nel frattempo continuava a studiare ottenendo
proficui e positivi. Sempre sereno e amichevole
ottimi risultati; conclusa la guerra, pur restando
con tutti affrontò con decisione ogni problema,
nell’esercito, riprese con maggiore interesse
senza far palesare la sua autorità, animando
gli studi.
con l’impegno, con l’esempio e con la serenità
Studiava ed era ancora militare quando una
di spirito; cordiale e generoso con i dipendenti
gravissima disgrazia si abbatté su di lui e sulla
si immedesimava nei loro bisogni e necessità.
sua famiglia: la “spagnola” colpì e in pochi
Un brillante tenente, un promettente univer-
giorni portò alla tomba il padre, il 25 febbraio
sitario, un giovane ingegnere da 110 e lode,
1919, lasciando Ottorino capo di una famiglia
un responsabile di un’importante azienda pub-
numerosa e senza possibilità di sostentamento.
blica, quale era l’Officina dei Gas, non poteva
La prova lo sconvolse e gradatamente si verificò
non attirare una grande ammirazione e stima;
in lui una maturazione spirituale sempre più
non gli mancarono neppure simpatie femmi-
profonda: abbandonò l’università di Padova,
nili. Sembra sia stata la madre a fargli cono-
si trasferì al Politecnico di Milano, cambiò in-
scere una gentile e brava signorina figlia di una
dirizzo passando al corso di ingegneria indu-
sua amica di collegio. La conoscenza divenne
striale meccanica. Per aver modo di continuare
simpatia e questa sfociò nel fidanzamento con
gli studi riuscì a farsi arruolare nel battaglione
relativo scambio di anelli. Ottorino cominciò a
studenti di Milano dedicandosi in tal modo
frequentare più spesso la fidanzata che aspet-
completamente agli studi universitari. Lo studio
tava con crescente voglia che si fissasse il gior-
fu talmente intenso che il 23 dicembre 1920
no delle nozze. All’entusiasmo iniziale subentrò
poté laurearsi al Politecnico con il massimo dei
presto un intiepidimento, un raffreddamento
voti e la lode.
vero e proprio; con il passare del tempo si di-
Il Comune di Brescia nel giugno del 1921
menticò sempre di più di avere una fidanzata
chiamò Marcolini a dirigere l’Officina dei Gas.
e fu costretto a lasciarla. Successivamente pre-
L’incarico straordinario divenne ovviamente
se la decisione di entrare nella Congregazione
stabile, in quanto si dimostrò dotato e capace,
della Pace, decisione presa dopo una lenta ma-
Fondazione Padre Marcolini | 50
Biografia di padre Ottorino Marcolini
turazione iniziata con la prematura morte del
Successivamente Marcolini per dare stabilità
padre, la quale capovolse la prospettiva del fi-
economica alla propria famiglia numerosa in-
glio, cui già arrideva una prestigiosa carriera.
traprese nuovamente gli studi per una terza
Cominciò quindi il suo itinerario sulla vita di
laurea, in matematica, così da poter insegnare
Cristo, in cui occorreva rinunciare a tutto per
negli istituti pubblici.
dare tutto agli altri; e certo mamma Giulia non
Nel primo dopoguerra, Marcolini ebbe una vita
immaginò nemmeno che fra i “colpevoli” della
passionale e culturale; la cultura non fu per lui
maturazione della vocazione del figlio c’erano
ragione a se stessa, ma ragione e mezzo di
un futuro papa, don Giovanni Battista Montini,
contatto con il prossimo, strumento di educa-
ed un futuro vescovo, mons. Carlo Manziana.
zione e di apostolato. Il curriculum didattico
L’amicizia con don Montini era un’amicizia d’in-
di Marcolini fu singolarmente ricco: insegnò
fanzia, che divenne ancora più profonda e frut-
matematica al Liceo ginnasio Arnaldo, insegnò
tuosa quando il giovane Montini era già a
matematica nel ginnasio delle Canossiane, poi
Roma. L’amicizia con Manziana invece fu più
tornò all’Arnaldo per insegnare religione, in-
difficile perché erano due persone completa-
segnò al liceo Calini, insegnò religione all’isti-
mente diverse; Marcolini aveva cinque anni in
tuto tecnico industriale Moretto che divenne
più, ben due lauree in materie tecniche, era
poi l’attuale I.T.I.S Castelli, e inoltre insegnò
geniale e ardimentoso, Manziana invece aveva
matematica nel ginnasio del Seminario Vesco-
un indirizzo di carattere umanistico, persona
vile di S. Cristo. Non fu facile allora l’introdu-
perplessa e impacciata; l’amicizia tra i due fu
zione della religione nella scuola media
creata da Padre Caresana e divenne un amicizia
superiore, ma Padre Marcolini affrontò il primo
profonda e fraterna.
impatto con la classe studentesca imponendosi
51 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
con la sua intelligenza, con la sua competenza
scientifica, con qualche improperio e persino
con qualche calcio. Fu in tale modo strano,
maestro di fede e di cultura religiosa di un in-
squale. Egli osservò che gli studenti universitari
tera generazione di giovani. Con parecchi giovani, a scuola, iniziò rapporti che durarono una
vita intera: un punto fermo mai cancellato. Padre Marcolini non amava insistere troppo su
temi religiosi, ma stabiliva subito con gli studenti un rapporto fraterno, tramutando la fede
nel dono quotidiano dell’anima e del cuore:
“Dio è quello che ti guida nei momenti difficili;
dei giovani universitari se non di scaricare le
dovevano far l’orecchio anche a cose elevate,
difficili, non solo alle cose semplici. E, in effetti,
che altro si poteva proporre in quegli anni a
proprie energie nell’assistenza ai poveri?
Padre Marcolini frequentava congressi della
Fuci in varie città d’Italia, prendeva la parola,
ma soprattutto imponeva il suo stile di fraternità cristiana; destra e sinistra non avevano
senso per lui, avevano senso solo i poveri, la
costruzione della famiglia e di uno spazio vitale
per questa. Naturalmente in un’attività così intensa non gli mancarono le spine, specie nel
1931, a causa della tensione fra fascismo e
Azione cattolica; ma Marcolini sebbene a volte
in apparenza deciso e irruente, non fu mai uomo di polemiche, preferì sempre il rapporto
personale, condito magari in qualche saporoso
epiteto.
Padre Marcolini seguì tutte le attività della Pace, ma l’impegno più continuo fu seguire i ragazzi tutti i giorni nei loro giochi in cortile;
erano le ore più movimentate ma in fondo più
proficue perché davano la possibilità di accostamenti personali e di lavorare sui singoli. Padre Carli tirava un po’ le somme di tutto perché
era portato più alle cose pratiche. Il tandem
Padre Carli - Padre Marcolini funzionò per alcuni anni; nella diversità di carattere avevano
la stessa passione pastorale. Si diversificavano
ma soprattutto Dio lo devi cercare negli altri,
solamente perché il primo, sempre malaticcio,
nel tuo prossimo che soffre, bisogna avvicinarsi
a quelli che soffrono...”.
Una delle creature più esclusive di Padre Marcolini fu la Fuci, cioè la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Marcolini si premurò di
selezionare fra gli aderenti alla “Manzoni” gli
studenti universitari e di formare così il primo
era prudente a esporsi alla massa oratoriana;
gruppo fucino, chiamandovi, novità assoluta
per Brescia, anche delle ragazze universitarie.
Oltre alle riunioni e conferenze di routine, Padre Marcolini organizzò ritiri spirituali, ritiri del
mercoledì santo in preparazione al Triduo pa-
un interesse diretto, personale e aderente alle
il secondo sempre vitalissimo si lanciava con
tutta la sua energia. Chi affrontava le turbe dei
ragazzi era sempre Padre Marcolini, spendeva
gran parte del suo tempo per l’uno o per l’altro, con una parola spiccia ma convinta, con
una pacca sulla spalla sempre manifestando
esigenze e ai bisogni di ognuno; senza distinzione alcuna di ceto, di persone così che ognuno avesse l’impressione di essere il prediletto.
Nell’ambiente della Pace Padre Marcolini si di-
Fondazione Padre Marcolini | 52
Biografia di padre Ottorino Marcolini
stingueva per un altro verso. Egli si inseriva
Così i confratelli della S. Vincenzo si impegna-
con un particolare senso di amore verso i pro-
vano a visitare a domicilio le famiglie povere
blemi sociali; mentre in altri preti c’era la di-
e diseredate, sostenendole e confortandole;
mensione
e
Padre Marcolini andava spesso a fare queste
religiosa, in lui c’era quel problema che ha tro-
visite perché non solo queste costituivano un
vato poi la sua maggiore espressione all’indo-
atto di carità cristiana ma erano anche una
mani della guerra: dare alloggio alla gente,
scuola di vita e un’iniezione di profonda con-
cercare di farla lavorare.
siderazione umanitaria e cristiana. Nella S. Vin-
Già così sensibile ai problemi sociali Padre Mar-
cenzo entravano tutti, basta che volessero fare
colini fu tra i più attivi nell’organizzazione dei
un po’ di bene. Fu poi Padre Marcolini ad av-
ritiri spirituali per gli operai. Una conferenza
viare l’assistenza agli sfrattati, cioè a quelle fa-
S. Vincenzo dedicata a S. Filippo Neri e riservata
miglie povere, sloggiate dal quartiere raso al
ai giovani studenti della Pace era stata già co-
suolo per costruire piazza della Vittoria e con-
struita nel 1921, ma fu lui certo che diede alla
finate in baracche con un sovraffollamento as-
modesta struttura caritativa slancio, consisten-
surdo. Padre Marcolini intervenne con la sua
za, indirizzo pratico, e fu per suo impulso che
azione perché quel villaggio avesse un’assisten-
nacquero alla Pace: la Conferenza di S. Stefano,
za spirituale stabile nella persona di un sacer-
per giovani dell’oratorio della Pace, e la con-
dote. Padre Marcolini inoltre fece costruire una
ferenza di S. Maria della Pace per giovani pro-
chiesa per gli sfrattati.
fessionisti, quest’ultima divisa poi in due
Uguale slancio, silenzioso, nascosto mise nel-
sezioni, quella incaricata della visita ai poveri
l’assistenza ad altri diseredati che stavano pi-
appartenenti alle famiglie della città e quella
giati nel quartiere dei “libici” situato a porta
che si occupò particolarmente dell’assistenza
Milano. Padre Marcolini assunse presto un ruo-
dei poveri del quartiere di S. Vincenzo a Ponte
lo primario nella S. Vincenzo cittadina, e questo
Crotte, per gli sfrattati.
lo avvicinò alla Congrega della Carità Aposto-
prevalentemente
53 | Fondazione Padre Marcolini
culturale
Biografia di padre Ottorino Marcolini
lica che sollecitò a risolvere il problema delle
uno spicchio piccolo ma scioccante di guerra.
case. Per questo l’istituzione, in accordo con
Il 14 giugno 1941 gli fu conferita la croce di
l’Eca e in contraccambio dell’autonomia della
guerra al valor militare con la seguente moti-
Congrega stessa, iniziò ad acquistare alcune
vazione: “Cappellano di battaglione alpino, ot-
aree in viale Duca degli Abruzzi nel Comune di
tenuto di partecipare all’azione con una
Brescia, e altre ancora in via Rose di Sotto, sulle
compagnia avanzata, si prodigava incurante
quali furono costruiti caseggiati; in viale Duca
del violento fuoco nemico e di una forte tor-
degli Abruzzi sorse il quartiere Bonoris mentre
menta, ad incitare con la parola e con l’esem-
in via Rose di Sotto fu costruito un caseggiato
pio, i combattenti, ad assistere amorevolmente
per gli operai. Dopo la guerra riprese l’assisten-
i feriti dando prova di alto spirito militare e di
za agli sfrattati e si istituì per loro una scuola
attaccamento al dovere”.
serale.
Per tenere in movimento i suoi alpini, inoltre,
Non è esagerato scrivere che quella dei primi
Padre Marcolini pensò di impegnarli a costruire
anni di sacerdozio di Padre Marcolini fu una
nei pressi del rifugio Ciao Pais una chiesetta a
festa di gioventù, non spensierata certo per i
ricordo dei caduti di guerra. La cappella fu co-
problemi della povertà incontrati ogni giorno,
struita a tempo record in appena 15 giorni ed
ma serena e gioiosa nel segno dell’amore di
egli organizzò una solenne inaugurazione in-
Dio e del prossimo poi fu di nuovo guerra e
vitandovi anche gli amici di Brescia. Della co-
più lunga e più tragica ancora, per lui della pri-
struzione della chiesetta dava notizia “Il Popolo
ma volta. Padre Marcolini volle subito aiutare
d’Italia”, che impropriamente attribuiva a Pa-
milioni di giovani buttati nella mischia dalla
dre Marcolini addirittura una medaglia d’ar-
follia dittatoriale; fu tra i primi a chiedere di
gento per avere preso il comando di una
essere mobilitato come cappellano e poi fece
compagnia rimasta senza ufficiali conducen-
di tutto per partire. Il 16 giugno 1940 fu as-
dola intrepidamente alla vittoria. Quello della
sunto in temporaneo servizio per esigenze mi-
chiesetta della intraprendenza e dell’instanca-
litari quale cappellano con il grado di tenente;
bile zelo di Padre Marcolini. I rapporti personali
dopo pochi giorni fu assegnato ad un batta-
che lo riguardano dicono molto di più. Esem-
glione destinato a combattere contro una Fran-
plare fu il rapporto con il cap. G. Meda, co-
cia già piegata sull’orlo della sconfitta; anche
mandante del battaglio “Val Fassa”; egli aveva
Padre Marcolini fu così a tempo a sperimentare
affermato che Ottorino Marcolini aveva un ca-
Fondazione Padre Marcolini | 54
Biografia di padre Ottorino Marcolini
rattere volitivo, franco, leale doti che fanno di
quando erano in libera uscita cercavano di vi-
lui non solo un sacerdote distintissimo, ma una
vere al meglio e di divertirsi. Comunque con
persona meritevole di grande stima e benevo-
gli aviatori e gli avieri doveva vivere ancora un
lenza. Nei rapporti con i superiori e con i col-
intero anno di guerra. Padre Marcolini fu mo-
leghi è sempre stato di una correttezza e di un
bilitato il 20 marzo 1942 nel Comando Aereo
cameratismo lodevolissimo; nella sua missione
Forze Ovest (C.A.F.O.) e il 26 marzo varcava con
spirituale ha rivelato spirito di vero Apostolo.
i contingenti dell’aeronautica la frontiera a Tar-
Per i soldati del battaglione ha avuto delle cure
visio per raggiungere il fronte russo. Anche in
davvero paterne, non interessandosi solo alla
Russia come sul fronte Occidentale e in Sicilia,
loro vita religiosa e morale, ma alle loro con-
S. messe celebrate all’aperto, nelle isbe, con-
dizioni materiali, a cui ha cercato sempre di
fessioni, incontri, discussioni. E poi tutte le oc-
venire in sollievo con tutti i mezzi, dando lar-
casioni colte per confortare, sollevare gli animi,
gamente del suo. Ma il momento di grazia tra
per toccare cuori e sostenere le intelligenze. A
i meravigliosi alpini doveva finire. Nel novem-
Natale presepi un po’ dovunque e immaginette
bre 1940 cessava, infatti, il servizio nell’esercito
sparse in quantità. Nell’ottobre del 1942, si
entrando nell’Aeronautica, sempre quale cap-
diede da fare mediante un sussidio della Banca
pellano militare. Così il 4 novembre era trasfe-
San Paolo, per mettere in piedi presso il C.A.F.O.
rito prima all’aeroporto di Gela, in Sicilia, e
una biblioteca. Alla routine pastorale di ogni
poco dopo a Stangone dove rimase fino ai pri-
giorno, già in sé intensa, egli aggiungeva un
mi mesi del 1942. Anche nel nuovo campo di
impegno caritativo altrettanto vivo e continuo.
apostolato si butto con grande ardore, senza
Nell’agosto del 1942 su un camion battè stra-
dire poi che egli si distinse soprattutto nel soc-
de, piste nella steppa alla ricerca di cadaveri
corso ai naufraghi di navi affondate. Con il pro-
da seppellire, oggetti da mandare alle famiglie
lungarsi della guerra però ritornarono i ricordi
in attesa per ricordo. Naturalmente senza di-
e la nostalgia di Brescia e dei suoi ex alunni ed
scriminazioni; quando un insopportabile fetore
erano i suoi ex alunni soprattutto a nutrire no-
lo avvertiva che c’erano cadaveri da seppellire,
stalgia di lui. Nell’apostolato in Sicilia lo aiu-
non stava a guardare la divisa indossata. Tutti
tarono molto le donne di Azione cattolica di
uguali per lui, tanto da commuovere gli stessi
Brescia che svolsero una preziosissima opera
russi che si offrivano di fargli da guida per re-
di sostegno spirituale e materiale all’azione dei
cuperare i caduti.
cappellani. A loro per i suoi averi, Padre Mar-
Padre Marcolini non mangia, non dorme, non
colini chiedeva libri di lettura a sfondo religio-
ha tempo: passano dinnanzi ad un centinaio
so, libretti di preghiera per i soldati da mettere
di carri armati russi sparsi qua e là come man-
nelle cameratine, nei principali posti, ecc.
drie di bestiame, superstiti immobili e taciti
Nonostante l’intensa attività gli sembrava di
della grande battaglia, ed egli scende, osserva
essere imboscato e sognava di tornare tra gli
e prega. E via ancora, sempre dinamico, tena-
alpini o di essere trasferito sui fronti di Albania
ce, ostinato, paziente, affettuoso, provvido,
o dell’Africa; ma i superiori manifestandogli
armato della sua fede e del Vangelo, per as-
l’ammirazione più viva, non ritennero di po-
solvere la sua preziosa e umanitaria missione:
terlo accontentare. Bisogna anche dire, in
con quello stesso amore che lo ha portato per
omaggio alla verità, che se con gli alpini si era
centinaia e centinaia di chilometri, isolato, solo
quasi esaltato di entusiasmo, con gli aviatori
per vaste zone, alla ricerca delle salme dei ca-
ebbe anche a soffrire. Si rammaricava che gli
duti, per riportarle, poi, nei cimiteri di guerra
aviatori, che rischiavano la vita ogni giorno
che egli stesso ha organizzato ed ideato.
55 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
Con le grandi gioie sacerdotali ed umane, sul
fronte russo, dovette assistere a Voroscilovgrad
alla più tragica delle esperienze; il 1 novembre
1942 furono convocati dalle autorità tedesche
nello stadio cittadino tutti gli ebrei abitanti
nella città. Fu detto loro di portare una provvigione per un non lungo viaggio; alla chiamata risposero circa 1.500 persone di tutte le età.
Riuniti nello stadio furono circondati da guardie, poi caricati da autocarri, chiusi e portati a
sette chilometri dalla città. Qui, dopo essere
stati fatti spogliare, furono uccisi tutti. La grande fossa anticarro rigurgitava grandi cadaveri
ammucchiati, a mala pena ricoperti dalla terra.
Dalla campagna in Russia, come Padre Marcolini ricorderà spesso, gli rimasero negli occhi
le tremende stragi da parte dei tedeschi, di
ebrei ai quali avevano fatto scavare interminabili fosse. E raccontò ancora di aver egli stesso
nascosto, per salvarle, molte persone sotto la
sua branda.
Poi fu la disfatta, la tragica ritirata che crearono
mesi di ansia anche riguardo alla sua sorte. La
ritirata di Russia lo riportò di nuovo a stretto
contatto con gli alpini, con i quali rimase per
scelta fino alla fine della guerra. Da parte di
Padre Marcolini la preoccupazione prima, predominante fu quella di risollevare gli animi.
A Colle Isarco la sera dell’8 settembre pochi
minuti dopo essere stato annunciato l’armistizio si consuma la tragedia della guerra. Gli alpini del “Vestone” (il battaglione di Padre
Marcolini) sono i primi a rimanere intrappolati.
La mattina del 9 le luci dell’alba rivelano la tragica realtà; il campo è tutto attorniato da mitragliatrici tedesche e con un megafono un
ufficiale avverte che saranno incolonnati alla
volta del Brennero. Unico di tre ufficiali, coi
soldati rimane Padre Marcolini, che si strappa
i gradi dal cappello e dalle maniche lasciando
la sola croce rossa di cappellano sopra il taschino sinistro della giubba. Da parte sua sostiene gli animi, si impone con energia a chi
vuol tentare incautamente di fuggire. Il primo
Fondazione Padre Marcolini | 56
Biografia di padre Ottorino Marcolini
accantonamento, la sera del 9 settembre è al-
doveva ancora venire. Non di rado capitava al
l’aperto a circa 1.100 metri di altitudine in un
campo un ufficiale tedesco che, attraverso un
prato; prima di abbandonarsi al sonno Padre
interprete, invitava gli internati ad arruolarsi
Marcolini riesce a pregare con i vicini, addirit-
nell’esercito. Ma Padre Marcolini ebbe parte
tura, durante un “alt” riesce a dire in una casa
essenziale nello sbocciare della resistenza dei
la messa in suffragio di un sottotenente. L’ar-
soldati, specie in questi casi. La sua sicurezza
rivo a Innsbruck è segnato alle ore 18 sotto un
aiutava loro a essere sicuri. Il 22 ottobre 1943
acqua battente e senza alcun cibo. Il giorno
i sottoufficiali del comando gli annunciano che
dopo Padre Marcolini con il suo fare si conqui-
deve partire con il convoglio del giorno suc-
sta la simpatia del capitano comandante il
cessivo; per lui è un dolore immenso. Il 23 ce-
campo, che gli porta pane formaggio e un ter-
lebra l’ultima messa e riesce a confessare
zo di zuppa di patate. Padre Marcolini è come
ancora settanta prigionieri, poi la partenza. Il
una calamita al solo vederlo si radunano tutti
25 Ottobre il treno si arresta al campo di Mùhl-
intorno un’infinità di soldati e tutti vogliono
berg/Elbe e Padre Marcolini sarà il numero 8914
chiedere il suo parere, domandargli consigli,
– I B.. Dopo la sistemazione nella baracche di
vogliono confessarsi, riconciliarsi con Dio. Dal
smistamento un ufficiale tedesco aiutato da un
comandante capo egli riesce a ottenere il per-
interprete chiede se vi sono volontari per l’e-
messo di uscire dal recinto e di andare a Inn-
sercito italiano. Solo otto se ne fanno avanti
sbruck per farsi dare vino e ostie, immagini e
poi l’ufficiale annuncia che da ora in poi saran-
corone per celebrare alla sera il rosario con tut-
no considerati prigionieri di guerra, così riman-
ti. Il 14 settembre a mezzanotte ci fu l’ordine
gono tutto il giorno senza cibo. Il mattino dopo
della immediata partenza e così Padre Marco-
un interprete accompagna Padre Marcolini al
lini affronta con i suoi soldati dieci chilometri
Comandando di campo per proporlo come
di marcia. Vengono poi tutti fatti salire su un
“cappellano italiano”. Lungo il tragitto ha un
treno senza sapere dove sono diretti. Il 16 set-
incontro provvidenziale, quello con un mare-
tembre alle ore 15, finalmente si scende dal
sciallo tedesco, il pastore protestante Groh che
treno e i quattromila italiani appena arrivati a
sarà una specie di angelo tutelare per Padre
Konisberg, in Prussia orientale, vengono stipati
Marcolini e tutti gli italiani. È lui stesso che lo
in baracche di 50 metri l’una. Gli ufficiali ten-
presenta al comandante il quale dispone che
tano invano di convincerlo a restare con loro
rimanga fisso al campo, scusandosi di non ave-
perché egli ripeteva di voler stare con i soldati
re alloggi per ufficiali. Intanto lo assegnano in
e condividere la loro sorte. Padre Marcolini dor-
una baracca con i russi che lo accolgono bene.
me accanto a un ragazzo febbricitante che sarà
Poi va dal cappellano francese e fa un altro in-
il primo a morire, tra gli alpini, per enfisema
contro straordinario perché si tratta di don Pier-
polmonare. Nei giorni seguenti Padre Marcolini
re Renoux che lo accoglie con spirito di grande
si da subito da fare per sistemare gli ammalati
fraternità e gli da 500 particole, biscotti e cioc-
e per confessare tutti i soldati desiderosi di far-
colato. Il 29 ottobre grazie a Groh, diventa il
lo; non lascia mancare neanche le messe anche
perno spirituale del settore italiano del lager.
se stremato. Nei primi mesi della prigionia Pa-
Con il 21 novembre il diario di Padre Marcolini
dre Marcolini è l’animatore della resistenza,
viene interrotto ma sappiamo che continuò in-
quella resistenza che è martirio di ogni giorno
stancabile sulla stessa linea di intensissimo apo-
e che è più rara e più alta di ogni altra; era dif-
stolato sacerdotale e caritativo senza soste e
ficile ringraziare Dio di essere finiti in un lager
continue fatiche. Soddisfava i desideri di tutti,
nazista, specie in quei primi giorni, ma il peggio
celebrava messa dove poteva, anche su una
57 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
stufa, nei momenti di avvicendamenti, di arrivi
i primi sul piano diocesano a collaborare al Se-
fu sempre presente. Nonostante il lavoro inces-
gretariato di Attività Sociale (Sedas) nello sfor-
sante, sua cura fu sempre di far del bene e di
zo di superare la stagnazione industriale e di
non chiedere mai nulla per sé se non di poterne
spingere la società a una ripresa economica.
fare sempre più agli altri. Il momento più alto
Per creare occasioni di lavoro favorì il movi-
fu a Natale, quel giorno il Comando del lager,
mento cooperativo e nacquero le cooperative
per evidente ispirazione di Groh, ha sospeso gli
come quella di Castegnato, la Bresciana, la Ba-
ordini severissimi di non uscire dalle baracche
gnolese. Organizzò una sezione bresciana della
e di non circolare durante la notte. Siccome è
Ucid che ebbe costituzione formale nel 1959.
impossibile trovare un locale che raccolga tutti
Assieme alle scuole, ai ritiri spirituali, alle ini-
i cattolici, le nazionalità si riuniscono separata-
ziative per i reduci, gli apprendisti, i periti tec-
mente per celebrare la messa solenne. A mez-
nici, Padre Marcolini inventò le BIM (bande
zanotte inizia la santa Messa e sono presenti
irregolari marcoliniane) che ebbero grande suc-
tutti i mille italiani presenti in quel campo.
cesso: il Padre si era reso conto che alcuni alpini
La liberazione fu improvvisa, il 23 aprile del
ex prigionieri di guerra, tornati a casa, non ave-
1945, le ennesime ore di terrore vissute sotto
vano più trovato una famiglia, una casa, un la-
il fischio dei proiettili tra i russi avanzanti e i
voro, che vi erano studenti e operai squattrinati
tedeschi in ritirata, i prigionieri si accorsero del-
e così erano nati diversi gruppi, sempre a con-
la liberazione solo per la scomparsa delle sen-
tatto con il prete, il quale voleva toglierli dalla
tinelle tedesche e per la baraonda che ne seguì.
strada per qualche giorno e offrire loro una
Poi arrivarono i russi.
vacanza per aprire le loro menti e i loro cuori
Tornato a Brescia dalla Cecoslovacchia, Padre
ad aspirazioni più alte e a propositi di bene.
Marcolini s’immedesimò subito nei problemi
L’avventura BIM durò almeno per vent’anni (fi-
e nelle necessità del momento come buttarsi
nirono nel 1975), le annate migliori furono
nell’azione protendendosi nella testimonianza
quelle dal 1946 al 1954 e ne arrivò voce anche
dell’azione dura, continua, incalzante. Quello
al Papa Paolo VI. Una delle linee portanti della
che lo ossessionava di più era la dignità del-
sua attività diventò dal 1948 in poi la sua pre-
l’uomo legata alla sua fortuna economica (per
senza nella vita della OM (odierna Iveco), in-
lui un artigiano era più libero di un grosso di-
dustria tra le più rappresentative della realtà
rigente d’azienda, condizionato dai suoi am-
produttiva bresciana: il timore diffuso era che
ministratori). Da uomo portato sempre alle
la Fiat, convintasi ad acquistare la OM, la tra-
cose pratiche la dottrina sociale cristiana era
sferisse poi a Torino; questo però non avvenne.
ricca di grandi ideali ma troppo spesso astratta:
Padre Marcolini si adoperò per l’organizzazione
scoperta che ebbe la vocazione di rendersi utile
delle scuole di riqualificazione e per trovare lo-
in qualche modo, si adoperò a garantire lavoro
ro delle aule. La OM si riempì così di manodo-
a quanta più gente poteva.
pera più qualificata e volenterosa, che fecero
Dai giorni del suo rientro in patria fino al 1946
in modo di fare uscire l’azienda dalla crisi e im-
svolse un’opera di avvicinamento ai reduci dai
porsi sul mercato mentre Padre Marcolini con
campi d’internamento, per reinserirli nella vita
il suo fare schietto e la sua determinazione tra-
sociale del paese e per risolvere i loro problemi
scinava i lavoratori a ritiri, ai campeggi, alle
arrivò fino a Pio XII per tramite del mons. Mon-
gite smuovendo anche i più restii.
tini. Ritornò nell’Oratorio, fra i ragazzi, nel do-
Tra Padre Marcolini e il sindacato si generarono
poscuola e ricominciò a insegnare religione
però delle tensioni che si fecero acute alla fine
all’istituto tecnico Moretto. Fu anche uno tra
del novembre 1958, in seguito alla proclama-
Fondazione Padre Marcolini | 58
Biografia di padre Ottorino Marcolini
zione di uno sciopero generale. La situazione
pitava spesso che proprio coloro che costrui-
a Brescia non precipitò anche grazie alla me-
vano la casa per gli altri non ne avevano una
diazione del card. Montini. Padre Marcolini
propria, la Cooperativa la Famiglia dietro un
coinvolse poi l’azienda nell’impresa delle BIM
anticipo di centomila lire, li rifornì di tutto il
come nel concedere anticipi senza interessi ai
materiale occorrente per costruirsene una con
dipendenti per l’acquisto della casa che insieme
le proprie mani.
a lavoro e famiglia diventarono quasi l’osses-
Inoltre Padre Marcolini acquisì alcuni punti fer-
sione della vita del prete.
mi, dopo aver costruito 8 case-esperimento: le
case da costruire dovevano essere bifamiliari,
Concluso l’immane conflitto, si affacciò acu-
a schiera, con ingressi indipendenti, un pezzo
tissima la necessità di alloggi e su sollecitazione
di orto e giardino per ognuna e i prezzi non
di Padre Marcolini la Congrega lanciò nel 1946
dovevano superare un fissato valore, in base
un concorso per progetti di case popolari: lo
al numero di vani. Scelse allora un’area tra la
stesso giovane ing. Paolo Peroni, sollecitato da
strada Brescia-Milano e la ferrovia, a ovest di
suo padre che era il presidente della Congrega
Brescia, in località Violino dove iniziare a co-
della Carità Apostolica, aveva fatto un progetto
struire le prime case per cui tutti lavorarono
di casa completa e il più possibile economica,
con impegno. Finito il villaggio al Violino, il Pa-
progetto poi usato per i villaggi della Coope-
dre volle subito la chiesa, anche se provvisoria
rativa La Famiglia. Deciso a costruire il più ra-
e così una chiesa fu costruita, e in tempo di
pidamente possibile case, studiò tutti gli
primato; seguì poi nel ’56 l’inaugurazione della
accorgimenti per risparmiare e inventò per i
scuola materna e di quella elementare, e in se-
manovali il “sistema del castoro”: poiché ca-
guito dell’oratorio.
59 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
Non aveva ancora finito il Violino che volle ini-
ottimi collaboratori che lo coadiuvarono e poi
ziare un nuovo e più grande villaggio in zona
ne continuarono degnamente l’attività. Motivo
Badia a Brescia nella cui impresa fu coinvolta la
d’orgoglio e quasi punto d’onore di Padre Mar-
Congrega della Carità Apostolica. Il villaggio
colini fu il non contare sullo Stato, sugli enti
non era ancora del tutto compiuto e già nel
pubblici: rivendicò l’autonomia della sua im-
1957 venne arricchito con chiesa e oratorio e
presa davanti agli stessi governanti.
nacquero negli stessi anni moltissime coopera-
Di fronte a certe critiche, un po’ alla volta mi-
tive che favorirono e aiutarono la costruzione
gliorò l’urbanistica dei Villaggi e l’estetica delle
di villaggi. Dopo aver attorniato la Città di vil-
case; aveva però sempre fretta. Per realizzare
laggi (tra il 1953 e il 1987 gli alloggi marcoliniani
i servizi sociali dei villaggi e non gravare sugli
costruiti assommano a 60631, assicurando l’a-
intestatari puntò anche in alto e riuscì a smuo-
bitazione a 25.000 bresciani circa, che rappre-
vere lo stesso Presidente della Fiat; per rag-
sentano un ottavo della popolazione cittadina),
giungere i suoi scopi servivano i cardinali come
la Cooperativa La Famiglia approdò anche in
Lercaro, i diplomatici vaticani come mons. Pi-
provincia (vennero costruiti 8122 alloggi in molti
gnedoli, i politici come Giorgio La Pira.
paesi bresciani e 3.799 in paesi appartenenti ad
Vivissima fu l’ostilità dei comunisti che sull’edi-
altre province) e stava per arrivare anche a Mi-
zione nazionale de “l’Unità” del 26 novembre
lano, se non fosse che qui incontrò un ambiente
1969 non mancarono di chiamare le case di Pa-
che non lo capì e non lo sostenne.
dre Marcolini “pollai” e il prete, pur amareggiato
Padre Marcolini fu sempre la spina dorsale della
e contrariato, non volle mai scendere né diret-
colossale iniziativa dei villaggi e aveva sempre
tamente né indirettamente in polemica: a di-
presente le domande degli alloggi e si infor-
fenderlo, cosa che gli fece sempre molto
mava di continuo delle famiglie in attesa. Delle
piacere, intervennero i parroci dei villaggi e gli
Cooperative Padre Marcolini fu dunque l’idea-
abitanti di qualsiasi tendenza ideologica, perché
tore ma ebbe anche la fortuna di avere accanto
soddisfatti delle loro abitazioni. Assieme all’im-
Fondazione Padre Marcolini | 60
Biografia di padre Ottorino Marcolini
pegno che dimostrava per progettare e costruire
le abitazioni popolari, Padre Marcolini volle fare
di più: dare un lavoro e il lavoro più possibile
autonomo e indipendente. L’idea di far mettere
in piedi piccole imprese specie da parte di chi,
cendo leva sul settimanale diocesano era non
solo utopistico, ma chiaramente impossibile, e
ne convenne, dopo i primi sforzi, anche lui, che
però non si arrese. Nel novembre 1969 si aprì
a Brescia, innegabilmente per sua esclusiva ini-
operaio o muratore, dimostrava capacità e spirito imprenditoriale lo accompagnò fino alla
fine della vita. In questo ai già arrivati chiedeva
di aiutare gli esordienti e impegnava in ciò anche gli industriali e le industrie grosse e in prima
fila la OM anche se non era tanto ingenuo da
ziativa, il Centro Sociale di Via Caduti del Lavoro
affinché giovani, operai e studenti provenienti
da lontano vi trovassero un’accoglienza e un
clima familiari, per sollevarli dalla solitudine oltre che dalle difficoltà economiche (l’opera venne finanziata dalla Cariplo).
ritenere che tutto si sarebbe risolto con l’appoggio della grossa industria. Nella sua filosofia
Il 2 giugno 1958 venne nominato cavaliere,
dopo dieci anni fu fatto commendatore del-
del lavoro, soprattutto nel suo inesauribile sforzo di promozione di occasioni di lavoro, rientrò
anche il problema dell’Università a Brescia: si
batté, sfruttando le sue conoscenze al Politecnico di Milano, per avere anche a Brescia la facoltà di ingegneria mentre Padre Manziana e
altri si premevano perché a Brescia si insediasse
l’Università cattolica. Un altro problema che appassionò Padre Marcolini e lo dominò, fu quello
che potrebbe essere definito il decentramento
industriale e quando salì al soglio pontificio l’a-
l’Ordine al merito della Repubblica; il 2 giugno
1973 venne promosso Grand’Ufficiale; il 21
aprile 1970 ebbe il riconoscimento di Cavaliere
di Vittorio Veneto, mentre per il Natale 1964
gli venne conferita la “Stella della Bontà” (premio Motta) per essere stato “ideatore geniale,
tecnico esperto, lavoratore indefesso” ma egli
non aveva tempo di pensare ai riconoscimenti
anche se andò più volte in ospedale (gli fu anche applicato un pace-maker) e diceva anche
di essere un gatto con molte vite. La presenza
mico card. Giovanni Battista Montini – Papa
Paolo VI, credette che fosse venuto il momento
di affrontare, in suo nome, il problema. Naturalmente il riuscire a smuovere una situazione
complessa, difficile come quella bresciana fa-
di Padre Marcolini nei luoghi di dolore e nelle
opere di assistenza è un altro aspetto da scoprire della sua personalità: ebbe un ruolo determinante, ad esempio, nella fondazione
dell’Associazione volontari della sofferenza
61 | Fondazione Padre Marcolini
Biografia di padre Ottorino Marcolini
“Beato Innocenzo da Berzo”, in Vallecamonica.
Uno dei problemi che lo appassionò, specie
negli ultimi anni di vita, fu quello dello sviluppo
economico, sociale e della promozione umana
nei paesi di missione; accettò di andare nel Burundi per rendersi conto del problema della
casa in quella zona poverissima dell’Africa.
Man mano che i villaggi sorgevano e le case
spuntavano come funghi, Padre Marcolini diventava leggenda (le sue scarpe, grandi come
barche e scalcagnate, divennero tanto famose
che sono state riprodotte nell’esatta misura in
una fusione in bronzo e poste sotto la Croce
sul Monte Maddalena di Brescia).
Spirito libero, Padre Marcolini amò profondamente la Congregazione filippina della Pace ed
era ad essa molto legato. Padre Marcolini pianse anche, non accettando che certe scelte di
avanguardia uscissero dalla “regola”, dall’indirizzo della Congregazione, si tramutassero
in ribellioni. Aveva una stima sconfinata dell’intelligenza e virtù del Papa Paolo VI che conosceva fin dagli anni giovanili e con il quale
matologia, dove rimase in coma con qualche
intrattenne una corrispondenza privata e vari
rado e apparente risveglio fino al giorno 23,
pranzi in Vaticano, durante i quali si limitava a
quando i medici si arresero dopo complicazioni
piluccare qualcosa come faceva il Papa e quan-
polmonari. Pochi minuti dopo tutta la città sep-
do quest’ultimo si ritirava Padre Marcolini si fa-
pe; poi fu la provincia a conoscere la notizia.
ceva incartare ciò che era tornato nelle cucine
Una vera folla si accalcò in continuo nella cappella
per mangiarlo durante la strada insieme ai suoi
dell’Oratorio: molti piansero, altri invece raccon-
muratori. Morto Paolo VI il Vaticano si chiuse
tarono episodi a volte divertenti. Per tutti, quello
per il prete che rimarrà legato ad un solo papa,
che dormiva nella bara il sonno eterno, era un
appunto il suo grande amico Paolo VI.
amico. Quando nel grigio pomeriggio di sabato
Negli ultimi giorni della sua vita, sembra che
25 novembre le campane suonarono su Brescia
Padre Marcolini aveva presentito la propria
i rintocchi funebri, il Duomo straripava di folla;
morte. Come dimostrano alcuni suoi discorsi
così molta gente fu costretta a rimanere fuori,
in cui presenta la morte come un passaggio
assiepandosi in piazza. Nel gran silenzio si cele-
naturale ma che avviene improvvisamente. In-
brarono i riti e mons. Manziana pronunciò parole
fatti la morte lo sorprese all’improvviso e pro-
affettuose. Nell’oscurità una fiumana di gente
prio sul campo di lavoro a lui più caro.
variopinta (alpini in grigioverde, avieri in azzurro,
Egli infatti morì il 9 novembre del 1978: in quel
camici bianchi dei militi della Croce Bianca, divise
giorno, infatti, mentre si recava al Villaggio Se-
rosse di cori della montagna, gente dei villaggi,
reno subì un incidente automobilistico, venne
ecc.) accompagnò l’umile carro dei poveri che si
portato all’Ospedale Civile e ricoverato in trau-
perdette per le vie del centro, verso il Cimitero.
Fondazione Padre Marcolini | 62
Allegati
Padre Ottorino
Marcolini
Articoli a lui dedicati
pubblicati sulla rivista
“Marcolinianamente”
63 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 40/2008
Vicino a te
l’anima mia vibra
di Gabriele Archetti
Paolo VI
e Ottorino Marcolini:
ricordo di una grande
fraterna amicizia
a trent’anni
dalla scomparsa
Coetanei, cresciuti all’ombra della Pace e divorati entrambi «dall’amore di Dio», come ebbe a dire mons. Manziana, Giovanni Battista
Montini e Ottorino Marcolini erano nati pochi
mesi l’uno dall’altro nel 1897. Diversissimi per
temperamento e formazione, eppure animati
dallo stesso fervore apostolico, separati dalla
singolarità dei destini e degli incarichi, ma
uniti dalla medesima vocazione sacerdotale,
impegnati in mansioni operative lontanissime
e tuttavia associati nel comune servizio alla
Chiesa, la loro fraterna amicizia ebbe inizio in
età giovanile e durò fino al termine della vita,
avvenuta trent’anni fa il 6 agosto e il 23 novenbre 1978.
Marcolini frequentava casa Montini di via delle
Grazie in città – come pure le residenze rurali
di Concesio e Verolavecchia –, anche se l’aver
intrapreso la via clericale per primo faceva di
Giovanni Battista un po’ il “fratello maggiore”
e il punto di riferimento sicuro per Ottorino, la
cui decisione di entrare a far parte della comunità oratoriana maturò più lentamente. «Carissimo Battista – si legge in una missiva dell’inizio
di marzo del 1923 – […] ho bisogno che tu
qualche volta abbia a scrivermi, non ti chiedo
di ricordarmi perché lo sento che tu mi ricordi,
“come compagno di viaggio” tu dici, come un
fratello maggiore ricorda il minore che cerca di
Papa Paolo VI e padre Ottorino Marcolini
nell’udienza del 1967.
65 | Fondazione Padre Marcolini
elevarsi per seguire la via che Dio gli ha segnata
nella sua immensa bontà, dico io».
“Marcolinianamente” n. 40/2008
In un’altra lettera di fine anno aggiunge: «Don
dergli di coordinare il circolo degli universitari
Battista quanto ti vengo dicendo […] è la voce
bresciani. Cosa che continuerà a fare anche da
della mia povera anima che si rivolge al fratello
prete. Anzi, successivamente, in seguito alle
che ha raggiunto una tappa più vicina alla me-
crescenti tensioni fra il fascismo e l’Azione cat-
ta, al fratello che è uno di quelli che maggior-
tolica, la comparsa sul Popolo di Brescia di un
mente hanno influito sul suo indirizzo».
articolo molto polemico con la Fuci e celebra-
Altrettanto esplicite le parole inviate il 30 gen-
tivo dei circoli studenteschi fascisti (Guf), Mar-
naio 1925: «Tu don Battista sei sotto un certo
colini intervenne di persona nei confronti
aspetto il Padre spirituale di quanti fra i tuoi
dell’articolista e si prodigò a gettare acqua sul
amici il Signore ha chiamato a seguire la strada
fuoco per evitare il degenerare delle cose.
che tu per primo fra di noi hai percorso», men-
Quindi ne diede notizia a Montini, il quale gli
tre a maggio del 1923 – quasi a dare conto del-
rispose prontamente: «grazie del tuo interes-
la sua formazione scientifica – annota:
samento e della tua lettera. A me l’articolo ha
«Carissimo don Battista, […] la tua lettera mi
fatto male all’anima per ciò che mi rivela d’un
ha fatto passare alcune ore di gioia serena facendo vibrare il mio spirito nella stessa maniera
che l’avvicinarsi di una calamita produce delle
vibrazioni in un campo elettrico, e le tue parole
o fratello mi fanno avicinare ad una calamita
immensamente potente: a Dio».
Sarebbe errato però immaginare il loro rapporto come una relazione unilaterale, poiché la reciprocità del consiglio, della stima e della
condivisione ideale li poneva sullo stesso piano.
Nel settembre 1922, a soli due anni dalla consacrazione presbiterale, di passaggio a Brescia,
Montini – che nel frattempo si era trasferito
Papa Paolo VI e padre Ottorino Marcolini
nell’udienza del 1967.
nella casa romana dei filippini dove frequentava
l’università – confidò all’amico il suo disappunto
giovane a cui ho voluto sinceramente bene, e
per non potersi dedicare all’apostolato parroc-
farà del male ad altre anime per le conseguen-
chiale, come avrebbe voluto, a motivo del ser-
ze che farà subire alla nostra piccola schiera».
vizio che gli veniva chiesto da Roma; Marcolini
A dire il veo, quasi sin dall’inizio il confronto
non ha dubbi ad incoraggiarlo, facendogli no-
con i gruppi fascisti era apparso difficile. Già
tare come anche nell’obbedienza ai superiori
nel 1926 infatti alcuni atti di intimidazione di
si celasse il volere divino. Era questo del resto
attivisti legati al regime, che avevano invaso
il loro programma: «compiere ogni giorno la
palazzo San Paolo e la Pace alla ricerca di p.
volontà di Dio» nel posto e nelle circostanze
Bevilacqua, avevano indotto il vescovo mons.
particolari della vita quodiana, si legge in una
Gaggia ad anticipare l’ordinazione sacerdotale
missiva del 1925 di Ottorino.
di Manziana e Marcolini il 2 gennaio 1927. Be-
Divenuto responsabile nazionale della Fuci, la
ne, alla prima messa di in comunità di p. Ot-
federazione degli universitari cattolici, in anni
torino, celebrata il giorno dell’Epifania, era
gravidi di difficoltà e di trasformazioni per il
intervenuto lo stesso Montini – ormai minu-
Paese, Montini non esitò a rivolgersi proprio
tante alla Segreteria di Stato, giunto apposi-
all’amico Marcolini – ancora chierico – per chie-
tamente da Roma – che tenne l’omelia, il quale
Fondazione Padre Marcolini | 66
“Marcolinianamente” n. 40/2008
in seguito ricordava così quei momenti di gra-
colini, le tue parole di fede mi fanno molto be-
zia: «Caro Ottorino, ti ringrazio d’avermi fatto
ne. Te ne ringrazio di cuore. E prega che sappia
gustare nelle tue righe l’accento di quella nuo-
profittare della prova, perché non mi vinca la
va fraternità che il comune sacerdozio ci dona.
sfiducia».
I ricordi che tu rievochi sono forse così belli per
Gli anni successivi all’ordinazione furono per
essere impressi nel libro della vita, per essere
Marcolini prodighi di lavoro pastorale e di sod-
storia di Cristo. Tutta la nostra giornata terrena
disfazioni: nella scuola, nell’educazione reli-
dovrebbe essere così bella, così degna, così sa-
giosa, nell’animazione universitaria e nella
cra» (Roma, 14 febbraio 1927).
carità della San Vincenzo verso i poveri e gli
Ma quei momenti di gioia spirituale non po-
sfrattati di Ponte Crotte. Poi venne la guerra
tevano cancellare le difficoltà esistenti: «Caro
con il suo nefasto fardello di distruzione e di
Ottorino – si legge in un testo del 1° novembre
morte, che per il padre della Pace ebbe un si-
1926 –, ho passato la giornata cercando di va-
gnificato ben preciso – e non poteva essere al-
lermi della comunione dei Santi per assistere
trimenti –, come confermava all’amico il 12
settembre 1940: «Carissimo don Battista, contavo [di] venire a Roma per i primi di settembre
ma non ho voluto abbandonare i miei ragazzoni del battaglione. Sono sempre più convinto
di aver fatto bene a venire cappellano: la vita
è dura, talvolta molto dura ma le possibilità di
azione sacerdotale sono molte e le soddisfazioni avute tra i miei alpini tante da farmi ritenere quasi di perdere il merito verso il Signore
della mia povera azione». I contatti con Montini in Vaticano gli permetterano di dare noti-
I collaboratori del Centro Studi con padre Ottorino
Marcolini in udienza da Papa Paolo VI (1967).
zie, informazioni e rassicurazioni alle famiglie
dei suoi soldati, ma anche per far conoscere
al confratello romano la grande religiosità della
quest’oggi alla vostra ordinazione al diaconato,
popolazione ucraina e la fede dei prigionieri
e per invocare su di voi e su “la Pace” le bene-
in mano ai tedeschi.
dizioni dei fratelli del cielo. […] E poi, caro,
Di quel periodo durissimo e dell’immane tra-
non passo giorno senza pensare alle prove che
gedia bellica, come pure dell’internamento nei
pesano sulla Pace. Dirai a p. Bevilacqua che
campi di contramento, Marcolini parlò solo ra-
prego per lui filialmente». Quando poi nel 1933
ramente al suo ritorno dopo la liberazione, pre-
la sorte avversa sembrò abbattersi su Montini,
ferendo gettarsi anima e corpo nella
costretto a rassegnare le dimissioni da assi-
ricostruzione morale e materiale del Paese. La
stente della Fuci per taluni dissapori sorti in se-
vita continuava e l’ansia di dare risposte con-
no alla Curia romana, Marcolini gli scrisse:
crete ai molti bisogni di una società in rapido
«Carissimo don Battista, ti sono vicinissimo in
cambiamento era molto più forte del pesante
questo momento di prova; se Dio l’ha permes-
fardello dei ricordi, che restava comunque con-
so vuol dire che deve tornare a vantaggio della
finato nel profondo del suo animo.
tua anima e di quelle dei giovani ai quali hai
Dell’appassionato e laboriosissimo trentennio
dedicato le tue cure per tanto tempo»; a cui
successivo restano le innumerevoli realizzazio-
l’interessato subito rispondeva: «Caro p. Mar-
ni: dalla promozione dell’Unione degli impren-
67 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 40/2008
alcune note circa il piano di costruzione di abitazioni popolari: come s’è fatto al “Violino”,
come si vorrebbe fare a Milano. Ma non ho
ancora ricevuto nulla». Nonostante le raccomandazioni e gli auspici di Montini non se ne
fece nulla, mentre un primo intervento poté
realizzarsi solo nel 1964 a Barbaiana di Lainate,
complesso benedetto dal nuovo arcivescovo
mons. Giovanni Colombo subentrato a Montini
che l’anno precedente era stato eletto al pontificato.
Ne dà conto Marcolini scrivendo a don Macchi
il 1° settembre 1965. Nella missiva, dopo aver
ringraziato per la gioia dell’udienza concessa
dal Papa, che si sarebbe tenuta il 5 settembre
successivo, il padre filippino notava: «Farò arrivare, attraverso l’Avv. Bonomelli – anche lui
bresciano, da tempo alla direzione delle Ville
pontifice –, entro venerdì l’album che raccoglie
Fronte e retro della cartolina inviata
da padre Ottorino Marcolini a Paolo VI attraverso
mons. Pasquale Macchi, raffigurante la casa
natale del Papa a Concesio (1966).
la documentazione fotografica di tutti i villaggi,
così che il S. Padre possa, se lo crederà opportuno, dare un’occhiata […]. I partecipanti all’udienza saranno un po’ più di un migliaio tra
appartenenti ai vari villaggi (e muratori), tra i
ditori e dirigenti cattolici (Ucid) alla creazione
quali in particolare quello di Barbaiana che in-
delle Bande irregolari marcoliniane (Bim), alla
comincia ad essere abitato in questi giorni».
nascita della cooperativa La Famiglia nel no-
Poi don Ottorino illustrava la “filosofia” che lo
vembre del 1958 – di cui ricorre il primo cin-
guidava nell’ideazione e nella progettazione
quantesimo di attività –, fino alla creazione del
dei suoi complessi abitativi: «Vorrei richiamare
primo villaggio del Violino e dei moltissimi che
l’attenzione del S. Padre sopra i villaggi costruiti
seguirono in provincia di Brescia e in varie altre
nei vari paesi, che permettono di fissare la gen-
parti d’Italia. Un fervore quasi forsennato di
te al luogo di residenza e facilitano per conse-
attività, sempre sorretto però dal contatto e
guenza il decentramento industriale, in quanto
dalla vicinanza di Montini, che nel 1954 era
gli abitanti dei villaggi legati ai propri paesi,
stato chiamato a reggere, quale successore di
garantiscono a chi decentra l’industria, la si-
sant’Ambrogio e di san Carlo, la Chiesa di Mi-
curezza di reperire mano d’opera. In questo
lano nel pieno del boom economico e indu-
modo si può frenare il fenomeo dell’inurba-
striale.
mento».
E fu proprio l’arcivescovo a suggerire a Mar-
Durante l’incontro con il papa il mercoledì do-
colini di tentare anche nella grande metropoli
po, Paolo VI non mancò di ricordare l’amico
lombarda ciò che aveva sperimentato nella pe-
bresciano e la sua opera con parole per nulla
riferia bresciana a favore di una casa alla por-
rituali, piene di calore e gratitudine: «Salutiamo
tata di tutti: «Caro Padre – gli scriveva il 18
con grande piacere questa udienza, così nu-
settembre 1955 –, mi avevi promesso, mesi fa,
merosa, così cara, così significativa, guidata
Fondazione Padre Marcolini | 68
“Marcolinianamente” n. 40/2008
dal carissimo Padre Ottorino Marcolini, dell’O-
e conto [di] venire a Roma dopo l’Epifamia per
ratorio Filippino di Brescia. A lui per primo il
concludere». Visitando nel 1973 il nuovo vil-
Nostro affettuoso saluto, come all’amico degli
laggio, il papa avrà parole di grande ammira-
anni giovanili, ormai lontani, ma sempre cu-
zione per «il caro e venerato amico» p.
stodi nella memoria e nella riconoscenza al Si-
Marcolini, «ideatore e costruttore di queste ca-
gnore, per le tante grazie di cui furono ricchi,
se, belle e popolari, ingegnere egli stesso, e,
tra le quali quella delle buone amicizie, che da
ciò che più conta, degno figlio di San Filippo,
allora Ci accompagnarono, con tanto Nostro
dell’Oratorio di Brescia, al quale tanti ricordi
conforto, nel cammino della vita». L’intenso
mi legano personalmente».
sodalizio di questi due insigni figli della terra
Marcolini si premurava tuttavia di far sentire
e della Chiesa bresciana era destinato a durare
la sua vicinanza all’amico pontefice e non per-
sino alla loro fine.
deva occasione per manifestarglielo, a volte
Del quindicennio di pontificato restano nume-
anche in modo scherzoso, riuscendo a farsi
rose testimonianze, ma molto di più resta da
compiacere e ad eludere il severo servizio d’or-
fare e da scrivere per illuminare quel tratto
dine vaticano, che, col tempo, aveva imparato
dell’esistenza che per entrambi coincise con il
a conoscere quell’amico speciale di Montini.
tramonto della vicenda terrena. Molte pure le
In una lettera del 1972 a mons. Macchi, dopo
curiosità, gli aneddoti, i ricordi che si possono
aver espresso la gratitudine per il dono che il
documentare e che confermano sempre di più
papa gli aveva fatto pervenire, sottolinea come
i vincoli di fraternità sincera che li legavano. E
i «saluti affettuosi» del pontefice «vogliono
così se Marcolini si premurava di portare al pa-
dire come Lui sappia perdonare le mascalzo-
pa dei freschissimi porcini camuni o di fargli
nate di padre Marcolini»; in un’altra bella nota
avere selezionate bottiglie di Valpolicella – co-
del 10 novembre 1966, ancora a Macchi, espri-
me si legge in una lettera del 1973 –, solo a
me «i più vivi ringraziamenti al Santo Padre»
fatica si adattava alla parca mensa papale e,
per l’attenzione speciale che ha riservato al suo
talvolta, era preso dallo scrupolo di apparire
gruppo durante l’udienza generale, e prose-
inopportuno: «arrivato a Roma martedì sera –
gue: «Le posso assicurare che per tutti i pre-
si legge in un documento di quell’anno – con-
senti è stato indimenticabile, non so se
tavo vederVi nella udienza pubblica di ieri, poi
chiamarla udienza o affettuosa conversazione,
avendo pensato che le mie visite troppo fre-
e sono rimasti edificati e immensamente com-
quenti mi fanno abusare del Vostro tempo,
mossi per la semplicità con cui il Santo Padre
non sono venuto».
li ha trattati».
Paolo VI da parte sua sostenne la realizzazione
E aggiunge: «A Lei dirò che per desiderio degli
degli sforzi progettuali dell’amico ingegnere,
intervenuti ho disobbedito alla volontà del San-
dapprima a Castelgandofo, dove Marcolini era
to Padre perché quanto era stato disposto
stato invitato dal parroco don Mario Sirio – do-
per… l’abbeveraggio è stato versato per gli al-
ve l’inaugurazione del villaggio avvenne nel
luvionati», con riferimento alla catastrofe fio-
1968 –, poi soprattuto ad Acilia per la realiz-
rentina del 4 novembre. Al termine della
zazione di appartamenti da destinare ai barac-
missiva Marcolini allega due righe di post-scrip-
cati della città. In occasione del natale del 1970
tum per il segretario che illuminano la schiet-
Marcolini scrive a Macchi: «Carissimo Monsi-
tezza, e il piglio ironico, del suo carattere:
gnore, La prego di far avere gli acclusi auguri
«Vede che la lettera è scritta a macchina per
al Santo Padre; riguardo ai baraccati abbiamo
renderla più leggibile». In effetti la veloce e in-
costituito la Cooperativa “Famiglia Romana”,
confondibile corsiva di Marcolini non aveva
69 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 40/2008
nulla a che vedere con la bella scrittura uma-
tatti continuarono, anzi Marcolini mandava
nistica, i cui tratti netti, ariosi ed essenziali era-
informazioni di prima mano a Roma sulle con-
no più adatti ai testi tecnico-commerciali. Per
dizioni di salute di p. Bevilacqua, di p. Caresa-
lui contava la sostanza, non il compiacimento
na, di se stesso o dei familiari. Il 29 marzo
formale.
1973, ad esempio, ragguagliava il papa sulle
Sempre nel ’66 aveva spedito a mons. Macchi,
condizioni di p. Caresana, che – scrive – «pro-
in precedenza, un’altra lettera da Concesio con
segue in continua preghiera la sua malattia»
una cartolina per il pontefice recante l’imma-
e «offre le sue sofferenze al Signore per il Papa
gine della casa natale, «che il Santo Padre –
al quale pensa sempre». Nel maggio del 1975,
scrive – ricorda certo molto bene e che a me
in pieno Anno Santo, si rivolge ancora al papa
pure porta cari ricordi: Giorgio, Giuditta, Maria
e aggiunge a mons. Macchi: «grazie di cuore
per il biglietto di auguri che ho ricevuto a Marcheno dove sono venuto per fare un po’ di
convalescenza dopo i 52 giorni di ospedale.
Ora sono ristabilito, domani ritorno a Brescia
e conto riprendere la mia attività dopo un troppo lungo periodo di malattia», ma il pretesto
della salute era preannunciare il suo ennesimo
viaggio in Vaticano.
A ottobre del 1976, in risposta al telegramma
di condoglianze per la morte della madre Giulia, Marcolini scrive ancora a Macchi allegando
una missiva per il papa: «Carissimo monsignor
Macchi, grazie del telegramma. Sono stato a
Roma benché per parlare con l’on. Andreotti.
Passato in Vaticano l’ho cercata per parlarle,
ma era assente. Sono dovuto ripartire subito
per le condizioni della mamma che è spirata il
Padre Marcolini con i suoi collaboratori in udienza
da Papa Paolo VI nel 1967.
giorno dopo». La vigilia di Santa Lucia del
1977, invece, nel biglietto accompagnatorio
di una lettera per Paolo VI, indirizzato al se-
Montini, la nonna, nonché i tre, allora, giovani
gretario personale del papa, Marcolini scherza
Montini». La riproduzione aveva la firma del-
sulle sue precarie condizioni di salute: «Come
l’arcivescovo di Praga, il card. Giuseppe Beran,
vede mi sono rimesso, è una controprova del
di Jaroslav Skarvada – oggi vescovo ausiliare
detto “Le bestie grosse non crepano mai”»,
della capitale ceca –, dello stesso Marcolini, di
mentre in una nota del 1970 gli diceva: «Prego
don Angelo Chiappa, di fratel Mario Colossi e
poi Lei di perdonare le mie insistenze, con l’as-
di don Antonio Masetti Zannini, anche lui le-
sicurazione che alla mia età sarà difficile che
gato alla Pace e a Giovanni Battista Montini
migliori».
perché era stato determinante ad orientare i
Con la morte di Paolo VI si chiudeva un capitolo
suoi primi passi sulla via del sacerdozio alla
di storia straordinaria. Marcolini cercò di rista-
fine degli anni Quaranta.
bilire un contatto con il successore per far pre-
Anche nei momenti di malattia, sempre più
sente la difficile situazione dei baraccati dei
frequenti con l’incedere della vecchiaia, i con-
villaggi, ma senza fortuna. All’inizio di novem-
Fondazione Padre Marcolini | 70
“Marcolinianamente” n. 40/2008
bre del 1978 un banale incidente stradale
spezzò definitivamente la sua fibra robusta
che, dopo accenni di ripresa e gravi complicazioni, si spegneva il 23 novembre tra lo sgo-
Paolo VI nel 1965, e mostrano col loro «esempio quanto possa la buona volontà, quanto
possa soprattutto l’idea cristiana, quando è
presa sul serio e tradotta in opere concrete di
mento generale. Erano passati poco più di tre
mesi dalla scomparsa di Paolo VI. Di lui continuava a vivere lo spirito mutualistico dell’iniziativa che aveva creato e quel modello edilizio
che fa della cooperazione uno strumento attivo
per la crescita della vita sociale, come indica
la sua stessa denominazione sociale.
Ora, a trentanni dalla morte del padre fondatore e a cinquanta dalla nascita della cooperativa “La Famiglia” non è ancora venuta meno
bene per i fratelli». Ma papa Montini li aveva
anche messi in guardia dal non perdere di vista
lo scopo fondamentale dell’iniziativa di p. Marcolini, esortandoli a mantenere a «quell’opera
il suo spirito di carità, di concordia, di speranza
e di bontà», al fine di assicurare a tutte le case
popolari che avrebbero edificato «la pace, la
prosperità, il tesoro della fede e la benedizione
del Signore».
Parole importanti per gli amministratori di ieri
«l’attenzione di quanti studiano ed amano i
bisogni della nostra società», come ebbe a dire
e, nel segno della continuità spirituale e progettuale, molto di più per quelli di oggi.
Orientamento
bibliografico
Brescia, Archivio dell’Istituto Paolo
VI, Fondo Paolo VI, sub voce; Fondo mons. Pasquale Macchi, sub
voce; Insegnamenti di Paolo VI, IXVI (1963-1978), ad indicem;
A. Fappani, Ottorino Marcolini:
71 | Fondazione Padre Marcolini
un prete “fuori serie”, Edizioni del
Moretto, Brescia [s.d.]; G. Cittadini, Lettere all’oratoriano Ottorino
Marcolini,
«Notiziario
dell’Istituto Paolo VI», 5 (1982),
pp. 61-79; G.B. Montini - O. Marcolini. Saggio di corrispondenza,
Ce.doc, Brescia 1985; Apostolato
e socialità in Ottorino Marcolini,
Ce.doc, Brescia 1985;
A. Fappani - C. Castelli, Il prete di
tutti: Ottorino Marcolini, Edizioni
del Moretto, Brescia 1989; Padre
Marcolini. Dalla casa per la famiglia alla costruzione della città, a
cura di R. Busi, Gangemi Editore,
Roma 2000 (Città, territorio, piano, 25); G. Gregorini, La cultura
e i problemi dell’industrializzazione bresciana: Giulio Bevilacqua e
Ottorino Marcolini, in A servizio
dello sviluppo. L’azione economico-sociale delle congregazioni religiose in Italia tra Otto e
Novecento, a cura di M. Taccolini,
Vita e pensiero, Milano 2004, pp.
191-249.
“Marcolinianamente” n. 40/2008
Appendice documentaria
Si pubblicano di seguito alcuni documenti epistolari provenienti dall’Archivio dell’Istituto Paolo
VI di Brescia, relativi al periodo del pontificato montiniano (1963-1978) – altri numerosi testi
sono invece citati nel contributo –, che confermano lo stretto legame tra p. Marcolini e papa
Montini, ma danno anche conto della necessità di un approfondimento storico-documentario
di tale amicizia per la conoscenza di molte vicende e realizzazioni connesse allo sviluppo della
Cooperativa “La Famiglia” in quegli anni cruciali.
1
P. Ottorino Marcolini scrive su
carta intestata a mons. Pasquale Macchi e al papa Paolo
VI per avere un incontro personale in Vaticano.
Brescia, 23.V.69
Carissimo Monsignore,
l’ultima volta che fui a Roma il
Santo Padre mi disse in San Pietro che mi avrebbe visto volentieri. Se non sono indiscreto La
pregherei di far avere l’acclusa
lettera a Sua Santità.
Saluti di cuore a Lei e a Don
Bruno [Bossi]
Aff.mo Marcolini d.O.
Brescia, 23.V.69
Beatissimo Padre,
incoraggiato dalle parole benevole da Vostra Santità in San
Pietro Le faccio presente che
giovedì venerdì e sabato p.v.
(29, 30, 31 maggio) sarò a
Roma per il villaggio di Castelgandolfo e, se Vostra Santità lo
desidera, verrei ad ossequiarLa.
Voglia gradire i miei più devoti
ossequi e mi benedica.
Dev.mo
P. Ottorino Marcolini d.O.
2
A don Macchi per assicurare il
papa che le contestazioni del
momento non riguardano i muratori impegnati nel cantiereromano di Acilia.
Roma, 25.IV.70
Carissimo Don Macchi,
La prego far sapere al Santo
Padre che i muratori, veri lavoratori non retori della contesta-
zione, sono grati e fedelissimi
a Lui.
Prego poi Lei di perdonare le
mie insistenze con l’assicurazione che alla mia età sarà difficile che migliori. Saluti a Don
Bruno, con affetto
P. O. Marcolini d.O.
3
Il sostituto alla Segreteria di
Stato mons. Giovanni Benelli a
Ottorino Marcolini, assicura il
sostegno apostolico al progetto
di case popolari per i baraccati
del quartiere di Acilia, chiede di
visionare i progetti, di vedere lo
statuto della cooperativa da costituire e farsi carico di tutta la
burocrazia, nonché dell’iter amministrativo dell’intera pratica.
Segreteria di Stato
Dal Vaticano, 15 febbraio 1971
N. 176.525
Reverendo Padre,
La lettera, che in data 9 febbraio 1971, la Paternità Vostra
ha umiliata al Santo Padre, ha
trovato nel Suo cuore paterna
comprensione e viva sollecitudine affinché al più presto si
realizzi un’opera di così nobili
finalità ed urgente bisogno.
Tuttavia per avviare l’istanza
della P.V. sul piano concreto è
necessario ed urgente che Ella
invii a questa Segreteria di Stato
i progetti accuratamente elaborati e gli statuti della costituenda Cooperativa.
Sarà inoltre cura della P.V. di affrontare nel frattempo e risolvere tutti i problemi tecnici e
giuridici in qualche modo collegati con l’iniziativa proposta,
affinchè nessua remora burocratica sorga a prolungare i
tempi di realizzazione.
Nell’esprimere alla P.V. tutto
l’apprezzamento per il fervore
di opere e di iniziative di così
squisito carattere morale e sociale, profitto volentieri dell’occasione per confermarmi con
sensi di distinta stima. Della Paternità Vostra devotissimo
+ G. Benelli sost.
____________
Reverendo Padre
P. Ottorino Marcolini,
d.O. - Brescia
4
Biglietto augurale per la Pasqua
a mons. Macchi e pensiero di
saluto al papa Paolo VI.
Brescia, 10.3.77
Carissimo Don Macchi,
grazie anche a Lei per il dono
del Santo Padre, Le sarò graditissimo se potrà far avere l’accluso biglietto al Santo Padre.
Spero di rivederLa fra non
molto. Con affetto
P. O. Marcolini d.O.
Biglietto augurale con dipinto
del Sangue di Cristo di V. Carpaccio (Museo civico di Udine);
sul restro vi è la scritta stampata: Pasqua di Risurrezone
1977 Cantieri “La Famiglia”, e
di seguito a mano:
Con l’augurio che il Signore Risorto faccia ritrovare all’umanità,
ora così divisa e tormentata, l’unità e la pace che Lui solo può
dare.
Vostro aff.mo
P. Ottorino Marcolini d.O.
Fondazione Padre Marcolini | 72
“Marcolinianamente” n. 38/2007
Padre Marcolini,
un contemporaneo
della cooperazione
di Antonio Angelo Bertoni
Una riflessione
nella ricorrenza
dei 110 anni dalla nascita
di Padre Ottorino Marcolini
aveva intuito subito che un compito urgente
era quello di procurare lavoro e casa alle famiglie meno abbienti. Il valore e lo strumento
della cooperazione è diventato quindi la caratteristica dominante della sua vita e del suo progetto per sostenere la famiglia.
Per reagire all’incubo della miseria e per offrire
opportunità occupazionali ai giovani dei ceti
Padre Ottorino Marcolini è nato nel 1897. Contemporaneamente, 110 anni fa, Padre Giovanni
Bonsignori descriveva in un libro “I miracoli”
che la nascente cooperazione realizzava per liberare i contadini dalla miseria. Da allora, molte speranze della famiglia popolare, e in
particolare durante la ricostruzione postbellica,
sono state soddisfatte da indimenticabili protagonisti della cooperazione come Padre Marcolini, Guido Bollani, Giuseppe Filippini.
sociali più deboli ha promosso la cooperazione
di lavoro nelle zone più lontane della Val Camonica. Ma è soprattutto la cooperazione di
abitazione che, grazie alle sue intuizioni e capacità realizzatrici, vanta nel Bresciano una storia di primaria importanza.
Nata per agevolare l’accesso all’abitazione delle
fasce popolari – nel caso di Padre Marcolini, e
della cooperazione “bianca”, nella forma della
casa di proprietà – la cooperazione edilizia ha
Padre Marcolini ci ha insegnato che la coope-
conosciuto un successo straordinario, contri-
razione è qualcosa di più e di diverso di una in-
buendo in maniera incisiva a rispondere alla
venzione strumentale, poiché si nutre dei valori
penuria di abitazioni, alla ridislocazione della
della solidarietà e della responsabilità civile.
popolazione conseguente all’impetuoso svi-
Per ricordare e per sviluppare quella testimo-
luppo postbellico e in seguito alla domanda di
nianza, il Centro Studi La Famiglia ha dato vita
maggiore confort abitativo.
alla Fondazione Marcolini che, sempre attenta
Oggi, buona parte di quella domanda è stata
alla casa come dimora della famiglia, si pro-
soddisfatta (all’incirca l’80% delle famiglie sono
pone di venire incontro a nuove esigenze della
proprietarie dell’abitazione).
società e del territorio.
L’offerta abitativa organizzata in cooperativa,
Sociologi ed economisti si interrogano sul ruolo
per i costi cresciuti e la diminuzione delle age-
e sui compiti della cooperazione nel prossimo
volazioni pubbliche, non riesce più a raggiungere
futuro. Padre Marcolini, tornato dalla guerra,
le fasce popolari, ma si rivolge piuttosto ad una
73 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 38/2007
classe media alla ricerca di una migliore qualità
residenziale. La cooperazione realizza così interventi di qualità, esercita una funzione di calmiere
del mercato immobiliare, continua a facilitare
l’accesso alla proprietà immobiliare ad una fascia
di giovani famiglie con figli piccoli.
professionali, tende a perdere di spontaneità.
Quando i soci sono centinaia, o addirittura migliaia, partecipano in misura fatalmente ridotta
alla governance, ma se anche la componente
tecnica della cooperazione condivide e favorisce
il valore della mutualità, i soci ricevono in cam-
lini che, oltre agli studi e alla ricerca, offre già
bio un prodotto di qualità e a buon prezzo.
La lunga strada percorsa, la crescita delle strutture e i risultati conseguiti non hanno inaridito
la linfa del movimento cooperativo marcoliniano. Ma in passato il movimento cooperativo
poteva beneficiare di un capitale sociale diffuso, rappresentato dalla vasta condivisione di
valori solidaristici ispirati al cattolicesimo.
Sussistevano ambienti associativi e luoghi di
alcune risposte con le case alloggio di via Graz-
aggregazione che alimentavano fiducia reci-
zine e di via Caduti del Lavoro.
proca e capacità di cooperare, leader autorevoli
che godevano di ampio seguito e guidavano
le scelte di molti. La cooperazione contribuiva
alla produzione di questo capitale sociale, ma
soprattutto ne traeva giovamento.
Non trova invece una risposta soddisfacente
la domanda sociale più consistente, quella dei
soggetti deboli del mercato abitativo. Famiglie
a basso reddito, lavoratori precari, e oggi nel
Bresciano numerosi immigrati, esprimono una
domanda abitativa rivolta a forme di affitto
sociale, che resta drammaticamente scoperta.
Ecco allora la nascita della Fondazione Marco-
Se la capacità imprenditoriale della cooperazione edilizia non è in discussione, la vera questione riguarda il rinnovamento della sua
missione sociale: nuove forme di collaborazione con gli enti locali, con soggetti non-profit
(fondazioni, enti ecclesiastici, ecc.) e con organizzazioni imprenditoriali (che hanno il problema di alloggiare i loro lavoratori) possono
rilanciarne un ruolo prezioso di protagonista
della risposta alle nuove esigenze abitative.
Diverse generazioni di cooperatori si sono avvicendate nel Centro Studi La Famiglia, diversi
settori operativi si sono sviluppati, diverse sensibilità hanno alimentato il dibattito interno e
Oggi il capitale sociale non si accumula più con
la stessa spontaneità, e non fluisce più altrettanto agevolmente da un ambito all'altro.
Per vincere le nuove sfide il Centro Studi La Famiglia e la Fondazione Marcolini intendono essere un luogo di riflessione per rinverdire e
attualizzare il patrimonio ideale che ha consentito – durante la vita di Padre
Marcolini – di raggiungere risultati economici
e sociali così significativi.
mantenuto viva la partecipazione dei promotori e degli associati.
I movimenti sociali vengono alimentati inizialmente da forze spontanee della società civile,
e – sostiene il sociologo Maurizio Ambrosini –
la loro istituzionalizzazione produce strutture
stabili e durature che prendono gradualmente
il posto della mobilitazione spontanea che, per
sua natura, in genere vive di brevi e fiammeggianti stagioni. L'istituzionalizzazione comporta
anche effetti imprevisti e spesso indesiderati
come quello di dimenticare le proprie origini e,
generando un ceto di funzionari competenti e
Fondazione Padre Marcolini | 74
“Marcolinianamente” n. 37/2007
Da Marcolini... ad oggi
di Luigi Gaffurini
L’esperienza dell’edilizia
residenziale pubblica
nel Villaggio Violino
in una testimonianza
di Luigi Gaffurini
Assessore del Comune
di Brescia
Sono trascorsi poco più di 50 anni da quando
il 22 maggio 1955 venivano consegnate, dopo
poco più di un anno dall’inizio dei lavori, le
prime 244 abitazioni di quello che sarebbe
stato chiamato “Villaggio Violino”, opera della
Cooperativa La Famiglia e soprattutto realizzazione di quella grande figura di bresciano
che fu Padre Ottorino Marcolini.
Un’esperienza, quella marcoliniana, sicuramente “irrituale”, come dicono gli urbanisti,
e impiegati, certamente, ma soprattutto garantire luoghi in cui le famiglie potessero crescere.
Quindi case adeguate, per spazi e costi, alla
presenza della coppia e dei figli, ma anche
edifici collocati in un vero e proprio progetto
nel panorama dell’edilizia residenziale per i
urbanistico centrato sulla condivisione di una
ceti popolari nel dopoguerra, in quanto espe-
stessa visione del mondo da parte delle fami-
rienza speciale ed unica che era il portato della
glie. Abitazioni abbastanza grandi da permet-
duplice essenza di Padre Marcolini: sacerdote
tere alla famiglia di affrontare nel futuro
ed ingegnere.
esigenze di spazio dei figli più grandi, co-
Nel progetto di Marcolini al Violino, e poi al-
struite in edifici bifamiliari dove la vita tra-
trove, c’è una evidente compresenza di capa-
scorre non solo in casa, ma fuori casa grazie
cità progettuali e finanziarie, in una parola
ai giardini e agli orti di proprietà, e dove si è
imprenditoriali, e di un’idea legata alla mis-
quasi “obbligati” a praticare la virtù comuni-
sione del sacerdote: dare una casa ad operai
taria e cristiana della solidarietà reciproca.
75 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 37/2007
La ripetizione del modulo abitativo genera il
villaggio, ma è anche ripetizione di un meccanismo sociale in grado nel tempo di generare
comunità, nel senso che si dava allora al ter-
scita proprio nei “suoi” quartieri delle virtù civiche della solidarietà e della partecipazione.
Tuttavia credo che non dobbiamo guardare al
passato solo per rimpiangere le persone e i
mine, quindi comunità cristiana, che si identifica nel campanile.
Se vogliamo fare una sorta di bilancio, prima
di impegnarci a guardare il futuro, potremmo
dire che il progetto sociale marcoliniano è pienamente riuscito come testimoniato dalla cre-
tempi che non ci sono più, ma per cercare di
replicare quanto di buono e innovativo il passato ci ha insegnato.
Tra i molti lasciti di Padre Marcolini credo che
quello che è stato fatto proprio dalla politica
e dalle amministrazioni comunali che hanno
Villaggio Violino:
sintesi delle
principali
caratteristiche
economiche
dell’intervento
Voci di costo
Costo base di realizzazione
Qualità aggiuntiva
Impianto fotovoltaico
% sul costo totale
808,94
55,90
86,00
5,90
32,25
2,20
Innovazioni e qualità totale
118,25
8,20
A) Totale costo di realizzazione
927,19
64,00
B) Area e oneri
251,41
17,40
C) Oneri complementari
231,80
16,00
D) Ulteriore qualità edilizia
Totale costo massimo
Il Piano di Edilizia Economica
Popolare per le Zone A/19
Violino, che comprendeva
anche la zona A/21 Sanpolino, è
stato approvato con
deliberazione del Consiglio
Comunale del 3 agosto 2000.
Entro il 2004 sono stati
completati gli atti
amministrativi per
l’assegnazione definitiva delle
aree e per la determinazione dei
prezzi di cessione o
concessione.
Nel 2002 sono state attivate le
procedure espropriative delle
aree ricomprese nel perimetro
della Zona del Violino che
hanno portato all’acquisizione
di quasi 50mila mq di area, per
una indennità totale di 1,2
milioni di euro, che viene
ceduta in diritto di proprietà
alle Società Cooperative che
realizzano l’intervento. Le
dimensioni dell’intervento sono
di tutto rispetto: 94 alloggi
Euro al mq
37,62
2,60
1.448,02
100,00
Oltre al costo degli alloggi è previsto un costo per le sistemazioni
esterne pari a € 100,00 a mq di superficie scoperta del lotto.
Mediamente, il costo di un alloggio unifamiliare è di € 220.000 oltre Iva,
tasse, spese notarili.
unifamiliari per una superficie
fondiaria di circa 17mila mq.
Il prezzo di cessione alle
cooperative è di circa 3,5
milioni di euro ed è stato
determinato in modo da
comprendere oltre al costo
dell’area (stimato in 500mila
euro, pari a 32 €/mq) i costi di
urbanizzazione delle case e
delle urbanizzazioni terziarie.
Le Società Cooperative hanno
realizzato le opere di
urbanizzazione dell’intero
comparto. Inoltre il progetto
esecutivo prevede la
sistemazione degli spazi aperti
pubblici, strade e parcheggi,
aree verdi e pedonali, inclusa la
segnaletica stradale, le
sistemazioni vegetali e l’arredo
urbano. Inoltre nelle opere di
urbanizzazione è pure compresa
la realizzazione della rete
fognaria, distinta in acque nere
e bianche e la parte muraria
della pubblica illuminazione.
Il prezzo massimo di prima
cessione degli alloggi è pari a €
1.448,02 a mq di superficie
complessiva su di esso incidono
per il 25% del costo di
realizzazione il costo dell’area e
gli oneri complementari.
Il dettaglio delle voci di
costomette in evidenza
l’impegno per l’innovazione e la
qualità aggiuntiva che riguarda
l’adozione di una polizza
decennale postuma di garanzia,
del piano di manutenzione, di
isolamento acustico e confort
ambientale idrometrico e
dell’impianto fotovoltaico.
Fondazione Padre Marcolini | 76
“Marcolinianamente” n. 37/2007
Energia dal sole
al Violino
Le nuove abitazioni consegnate
al Violino si fanno notare per le
particolarità architettoniche che
derivano dallo studio
dell'esposizione al sole e dalla
presenza, poco invasiva per
altro, di impianti tecnologici
sofisticati
come quelli per la generazione
di energia elettrica fotovoltaica:
già 113 impianti, per una
potenza complessiva di 157 kW
verranno avviati con la
consegna delle abitazioni che è
in corso.
La realizzazione del Violino è
parte del programma che il
Comune di Brescia sta
realizzando con Asm S.p.A. che
prevede l'installazione di
impianti fotovoltaici sul
territorio cittadino per circa 1
MW (megawatt) entro il 201 O,
e parte, non a caso, dai nuovi
insediamenti di Edilizia
Economico Popolare previsti al
Violino e a San polino.
In totale sono previsti 333
impianti fotovoltaici, 304 dei
quali sulle singole unità
abitative a schiera ed i restanti
29 a servizio delle parti comuni
degli edifici condominiali, per
una potenza complessiva di 723
kW (chilowatt).
Le abitazioni a schiera saranno
dotate di un impianto da 1,3
kW (chilowatt) in grado di
produrre 1.300 kWh
(chilowattora) all'anno, pari a
circa i143% dei consumi di una
famiglia media (stimati in 3.000
kWh), per un risparmio annuo
sulla bolletta di circa 220 euro.
Un risparmio individuale che
diventa anche benessere e
salute collettiva.
Le nuove realizzazioni
consentiranno ogni anno una
produzione di energia elettrica
pari a 750mila kWh
(chilowattora)
con un risparmio energetico di
165 TEP, tonnellate equivalenti
di petrolio, ed una riduzione di
emissioni nell'atmosfera di 500
tonnellate di anidride
carbonica. Il progetto prevede
anche interventi informativi con
i residenti, ma anche
formazione per progettisti ed
installatori in modo da
diffondere le conoscenze
tecniche sul fotovoltaico,
facendone apprezzare la
convenienza economica. La
realizzazione di impianti
fotovoltaici nelle abitazioni del
Violino è una novità assoluta
non solo a livello nazionale, ma
anche un modello in Europa
dove va ad aggiungersi agli
insediamenti pilota di olandesi,
ad Amersfoort, e tedeschi a
Vauban.
fatto Brescia negli ultimi cinquanta anni sia
proprio la capacità di leggere le trasformazioni
delle famiglie e della società, sapendo dare risposte concrete, come case, servizi, strade e
via dicendo.
Il Villaggio Violino è forse la migliore testimonianza di questo, essendo il luogo in cui possiamo vedere nelle edificazioni che si sono
succedute, oltre agli influssi delle differenti culture architettoniche ed urbanistiche, la tensione
di dare risposte di qualità alle esigenze abitative
e sociali di oggi e domani.
Altri hanno già sottolineato l’importanza che
la qualità dell’intervento pubblico in materia
residenziale, per il ruolo dimostrativo se non
proprio formativo, ha nel migliorare la qualità
complessiva del costruito in città.
È un aspetto che si traduce nel miglioramento
della qualità della città, e dei suoi spazi di residenza, che richiama l’attenzione all’esterno
della pubblica amministrazione verso la capacità
del progetto marcoliniano, senza trascurare la
77 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 37/2007
qualità dell’ambiente interno e domestico. Qui
le innovazioni sono state ampiamente sottolineate, dal sistema della qualità degli interventi, alla sicurezza, al miglioramento del
Credo che questa attenzione alle esigenze
nuove e future delle famiglie e della società,
unita a competenze tecniche, con una cura
puntuale per i costi, sia uno dei concreti e più
confort interno a partire da quello acustico,
alla corretta gestione dell’acqua reflua con gli
impianti duali, fino alla pionieristica innovazione realizzata con gli impianti fotovoltaici.
Tutto ciò denota non tanto uno sguardo sul
presente, ma una attenzione al futuro figlia di
un’idea progettuale e sociale legata alla sostenibilità ambientale, senza per questo dimenticare i costi, e quindi le possibilità delle famiglie.
vivi insegnamenti che Padre Marcolini ha lasciato in eredità alle Amministrazioni pubbliche che hanno governato Brescia, e che quelle
stesse Amministrazioni hanno saputo cogliere,
valorizzare, rielaborare alla luce dei tempi
nuovi, e soprattutto realizzare.
Grazie a questo concorso di elementi l’eredità
di Padre Marcolini è una eredità solida e concreta.
Fondazione Padre Marcolini | 78
“Marcolinianamente” n. 35/2006
Fioretti di
Padre Marcolini
di Luciano Silveri
Testimonianza dell’Ing.
Luciano Silveri,
collaboratore e amico
di Padre Marcolini,
protagonista dei più
significativi momenti
del movimento
marcoliniano, svolta
in occasione
delle celebrazioni per
il 50° del Villaggio Badia
in Brescia
Una sera fui invitato alla Badia a dare una testimonianza mia, tra le tante programmate
nel quadro delle celebrazioni del cinquantenario dalla costituzione di quel villaggio. Fu uno
dei primi tra i numerosi sorti nella cintura periferica di Brescia, grazie alla eccezionale capacità imprenditoriale al servizio della carità,
che ebbe a contraddi stinguere il passaggio di
Padre Ottorino Marcolini tra di noi. Non mi fu
certo difficile trovarne gli spunti. Se mai, più
difficile m’era il scegliere tra i molti ricordi che
premevano, ancora vivissimi, alla memoria.
Sono ricordi di una vicinanza che mi fu concessa: una avventura che me lo fece incontrare
e frequentare in spirito – credo di poterlo dire
– di affettuosa e filiale amicizia.
Alcuni amici presenti all’incontro mi hanno invitato a stendere degli appunti su ciò che ho
detto del Padre e su ciò che i limiti di tempo
non mi hanno permesso di dire. M’hanno convinto, così, a dare il mio piccolo contributo affinché la memoria del Padre non vada
perduta; ma possa riproporsi a chi l’ha conosciuto e proporsi a chi non lo conobbe: specialmente alle nuove generazioni.
Al tavolo dei relatori: Cittadini, Maltempi,
Camadini, Silveri.
Il Sacerdote
Compì la sua scelta vocazionale da ingegnere,
laureato al politecnico di Milano. Laurea che
integrò poi con quella in matematica conse-
79 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 35/2006
guita all’Università di Padova. Lo fece proprio
recente trasferito da cappellano dell’aeronau-
quando gli si apriva una brillante carriera
tica, a cappellano di quel battaglione alpino,
nell’ambito dell’imprenditoria. Si trattava, pe-
vi si era già inserito a pieno titolo, grazie alla
raltro, di una impresa di servizi: se le sue aspi-
sua attitudine a creare relazioni di una uma-
razioni fossero state indirizzate solo agli
nità sempre disponibile con la sua giocosità
aspetti sociali, quella avrebbe già potuto es-
scanzonata e contagiosa.
sergli una risposta adeguata. Ma si sentiva
Ne ricordo la presenza alla processione del Cor-
proteso verso ben più alti e duraturi traguardi
pus Domini per le vie della cittadina gardesana:
di servizio a Dio ed all’Uomo. Ricordo un suo
non officiava tra il clero, ma inserito nella lunga
intervento alla riunione, che teneva annual-
fila, alla testa d’una nutrita presenza di alpini,
mente ai periti industriali, suoi ex-allievi: “mi
icona del suo esserne guida spirituale, da tutti
vedevo proiettato in carriera, ma ad ogni
indiscutibilmente accettata. Alcuni giorni dopo,
tappa mi chiedevo: e poi?... e poi? Non ne
fu l’anima della festa del Corpo alpino. Era il
traevo risposta definitiva”. Era il segno di una
ponte tra gli ufficiali e la truppa. La sosta a Salò
chiamata a traguardi infiniti. Rispose con la
non fu eccessivamente lunga, ma gli permise di
scelta sacerdotale radicale nella concretezza
promuovere ed attuare una serie di iniziative fi-
che sarà tipica del suo testimoniare. Soleva
nalizzate ad aiutare i giovani rincalzi ad inserirsi
dire: “Ringrazio il Signore che mi ha dato 45
tra i veci ed a promuovere rapporti di amicizia
di piedi: così sono ben ancorato a terra”.
tra quei giovani e i loro coetanei salodiani. Fu
Per molti dei miei coetanei della città egli era
così che mi trovai coinvolto in una filodramma-
stato un riferimento sin dalla loro prima ado-
tica, che si esibì nel teatro della cittadina ed in
lescenza. Quando mi vi trasferii dalla provin-
alcuni altri del vicinato.
cia, i miei compagni di liceo mi parlavano
Una sera, salivamo in bicicletta, verso una
spesso dei Padri della Pace, l’oratorio in cui
della località dov’era programmata la nostra
essi tro v a rono riferimenti saldamente forma-
esibizione. Gli amici militari ci raccontarono
tivi. Per citare solo alcuni fra loro: Bevilacqua,
dello “scontro di opinioni” avvenuto pochi
Caresana, Manziana, Olcese, Cittadini… e
giorni prima tra il loro colonnello ed il suo pari
Marcolini, appunto.
grado, seniore della Milizia fascista, che pure
Essendo ospitato in collegio, io non ebbi modo
era di stanza a Salò.
di inserirmi subito in quel giro. Avvenne più
Era accaduto che, una sera, alcuni militari, tra
tardi, con gradualità, tramite padre Manziana,
i reduci dalla Russia avevano alzato un po’
che al Liceo Calini ci fu insegnante di religione.
troppo il gomito in una osteria. Intravisto, tra
Padre Marcolini era lontano: cappellano dei
i fumi del vino il ritratto del duce, s’erano la-
suoi giovani costretti alle armi. Degli avieri
sciati andare ad espressioni poco lusinghiere
prima e degli alpini poi. Il mio in contro col lui
nei suoi confronti. Informato dell’accaduto il
avvenne durante il trasferimento a Salò degli
seniore, afferrato il telefono, con tono a dir
alpini del battaglione Vestone. Era l’estate del
poco concitato, aveva così aggredito il coman-
1943, quando da non molto conclusa la ritirata
dante degli alpini:
di Russia, vi presero stanza a ricostituir i loro
– Non sai che cosa hanno fatto i tuoi alpini
ranghi, decimati nella tragica epopea delle
l’altra sera? Ma dall’altra parte del filo, sentì
“centomila gavette di ghiaccio”.
questa perentoria risposta:
Ai plotoni dei veci, resi anzitempo particolar-
– So che cosa hanno fatto in Russia e mi basta.
mente maturi da quella vicenda, si aggiunge-
Giorni dopo, il Padre, così si esprimeva con
vano così i più giovani rincalzi. P. Marcolini, di
l’ufficiale fascista, usando il dialetto bresciano:
Fondazione Padre Marcolini | 80
“Marcolinianamente” n. 35/2006
– M’hanno detto che i tuoi militi vogliono pic-
vete avere dubbi: il vostro dovere è quello di
chiare i miei alpini, perché hanno parlato male
comperare il tornio!”.
del principale. Ma che si provino! Vedrai
Gli imprenditori con cui interloquiva erano stati
quante legnate prendono!
suoi ragazzi all’oratorio della Pace o suoi com-
Poco dopo, il 20 luglio, il principale cadeva, i
pagni d’armi. Li coinvolgeva in un rapporto di
militi erano assorbiti in altri reparti e gli alpini
umanità, a tessere una rete di solidarietà!
venivano trasferiti più al nord. Ma si trattò di
Aveva appena istituito le B.I.M. Si trattava
una parentesi non eccessivamente lunga. Dopo
delle Bande Irregolari Marcolini, – così egli
pochi mesi, l’8 settembre portò tra di noi una
stesso le chiamava – che permetteranno a cen-
ben più cupa edizione della milizia fascista, so-
tinaia di giovani che non disponevano certo
stenuta dai camerati tedeschi. Gli alpini conob-
delle risorse per concedersi le ferie in monta-
bero il campo di concentramento in Germania.
gna, di passar le vacanze in campeggio, sui
Il Padre si trovò a mediare tra i suoi soldati ed
pendii dell’Adamello o delle dolomiti. Da que-
il comandante delle SS di quel campo. Non si
gli imprenditori ottenne successivamente che
dilungava troppo nei racconti di quei due anni,
le B.I.M. potessero disporre di sistemazioni
ma seppi che riuscì talvolta ad ottenere da quel
con una, se pur minima, stabilità. Riuscì così
temuto suo interlocutore perfino della ciocco-
ad integrare le tende con le baite.
lata che poi distribuiva ai suoi compagni di
Piantava il campo ad almeno 20 km dal più vi-
sventura in quel campo e nei lager non troppo
cino centro abitato… e poi, a tutti la libertà di
lontani. Uno dei messaggi ch’ebbe modo di ri-
muoversi come e dove volevano. A quei tempi
petermi fu, che ripensando a quegli anni li ve-
non disponevano di mezzi motorizzati perso-
deva come il periodo più fecondo del suo
nali! Quel rapporto colla montagna conti-
sacerdozio. Perché vissuto da eguale tra eguali.
nuava quello coi suoi alpini. Li si vedeva spesso
Tornato in patria, cercò di continuare quella
fare la fila alla Pace per chiedere il suo inter-
esperienza proponendosi come cappellano in
vento al fine di trovare un posto di lavoro. Poi,
un penitenziario: recluso volontario tra gli er-
trovato il lavoro, sorgeva il desiderio di metter
gastolani a vita. Ma constatato come fosse im-
su famiglia. Un’altra emergenza: la casa. L’af-
praticabile quel suo desiderio, pensò alla
frontò da imprenditore.
parrocchia degli sfrattati dell’Oltremella. Ma
rinunciò a favore della candidatura dell’amico
don Vender. Però con gli sfrattati mantenne il
rapporto privilegiato. Li vedeva come prototipi
Prete-imprenditore…
prete-muratore
dell’enorme massa di giovani alla ricerca di lavoro in quel difficile dopoguerra. Il suo primo
Impegnò entrambi gli aspetti di questa sin-tesi
rapporto coll’imprenditoria bresciana fu fina-
in quello che resta un segno eloquente del suo
lizzato a promuovere l’assunzione dei tanti di-
servizio al prossimo. È la realtà dei villaggi che
soccupati.
nella cintura periferica di Brescia sono tuttora
Da assistente dell’UCID (Unione Cristiana tra
una realtà abitativa, che non rischia di creare i
Imprenditori e Dirigenti) così sottolineava
presupposti per i fenomeni delle periferie pa-
quale fosse il loro impegno in quella congiun-
rigine, oggi alla ribalta della cronaca. Ugual-
tura: “Se vi trovate nel dilemma tra il dare un
mente risolutivi sono i mille altri sparsi per la
milione al vostro parroco per riinstallare le
Penisola. La sintesi si fece talento al servizio
campane sul campanile, o l’acquisto di un tor-
della carità che s’incarnava in un trascinante
nio con cui creare un posto di lavoro, non do-
rapporto umano. Abitazioni in funzione delle
81 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 35/2006
Padre Marcolini con gli operai del Cantiere Villaggio Sereno insieme a Mons. Giacinto Tredici Vescovo di Brescia.
famiglie: concepite per la vivibilità. Per gli
rette! L’apporto che ognuno, pur se non ricco,
aspetti economici: ideò la convergenza di ap-
poteva dare. A differenza dei demagoghi più
porti, onde renderle accessibili all’utenza meno
o meno interessati al rapporto sociale, egli non
abbiente. Diede la speranza d’un tetto a chi
regalava ciò che il fruitore poteva guadagnarsi.
l’ambiva, ma non riusciva a crederci. Chiedeva:
“datemi la sigaretta e vi dò la casa”. Psicologia
spicciola, concreta, educante: non regalava ciò
che gli interessati potevano impegnarsi ad ap-
Il villaggio del Violino,
Valletta e l’OM
portare. E li coinvolgeva nella scelta: “Debbo
farvi attendere 40 anni una casa che ne duri
Era uomo libero di fronte al ricco ed al po-
100, o darvi una casa che ne potrà durare solo
vero, al proletario ed al potente. Usava il tono
40, ma che potete abitare subito: sin da ora?”.
scanzonato consapevolmente. Era un aspetto
Il primo villaggio fu quello del Violino. Aveva
che gli permetteva di dire a tutti quello che
coinvolto: il Prof. Giordano dell’Amore e l’ing.
pensava.
Bruno Beccaria. Chiese al primo d’accordare
L’ing. Beccaria voleva mostrare le prime case-
mutui a tasso agevolato ed al secondo degli
pilota agli alti dirigenti Fiat di Torino da cui ot-
anticipi sulla indennità di fine-lavo-ro. Apporti
tenere l’avvallo all’operazione in vista d’un
dimensionati all’incirca in ragione di: 1/3 ed
sistematico suo sviluppo. Glie ne diede l’occa-
1/3. Il terzo restante a carico del fruitore. Era
sione una visita del prof. Valletta all’OM. Era
la prevista capitalizzazione del risparmio at-
accompagnato dal DG ing. Bono e il dr. Ciuti
tuato con la rinuncia al pacchetto delle siga-
presidente di OM. A mezzogiorno si erano dati
Fondazione Padre Marcolini | 82
“Marcolinianamente” n. 35/2006
appuntamento al villaggio. Il Padre era in ritardo perché trattenuto al Castelli per l’ora di
religione. Come Valletta lo vide arrivare sul
motom sgangherato, gli disse:
Dopo una bella risata, Valletta proseguì:
– Alla sua età lei va ancor in giro a quel modo?
Dirò al presidente della Fiat, che credo di conoscere bene, che le faccia dono di una seicento.
– Poiché penso anch’io che lei lo conosca
bene, gli può dire che P. Marcolini non è cosi
sciocco da accettare. Gli dica piuttosto che sarebbe accettato il dono dell’asilo pei bimbi che
vi nasceranno.
– Ma perché non accetta la seicento ed accet-
punto, perciò il progetto ce l’ho già qui.
terebbe l’asilo, che costa molto di più?
– La seicento potrebbe essere un dono personale a me, mentre ovviamente l’asilo no.
– Ovviamente fino ad un certo punto, Padre.
Conosco preti che hanno figli.
– Anch’io conosco industriali che sono ladri,
se vogliamo metterla in questi termini.
– Ma sa che lei è un bel tipo?
– E sal che lü l’è na figüra…
– E va bene, Padre, faccia redigere un progetto
e me lo faccia avere.
– Sapevo che saremmo arrivati a questo
Avuto nei presenti l’assenso della maggioranza del CdA dell’OM il prof. Valletta, disse
al Padre:
– la cifra è alta ma, se lei concorda, glie la potremmo erogare in tre tranches.
– A me sta benissimo.
Padre Marcolini e i rapporti
tra industria e sindacati
Il gustoso episodio di quel giorno fu la premessa di un rapporto tra il prof. Valletta e P.
Marcolini, improntato a stima reciproca ed a
grande franchezza. Fu un rapporto da cui derivarono assai positive conseguenze a favore dell’industria bresciana dove la presenza Fiat era
determinante. Allora non se ne era consapevoli
in città, ma oggi se ne può dare atto alla memoria del padre-imprenditore. Si tratta di una
circostanza inquadrabile nei primi anni ’60. I
rapporti tra industria e sindacati si erano deteriorati. Soprattutto all’OM di Brescia. Torino riteneva non dover fare concessioni, che
potevano ess e re interpretate come cedimenti.
Così che l’ing. Beccaria non aveva margini di
manovra. Il Padre gli era vicino, sapeva e comprendeva. La città non sapeva e… non com-
Marcolini con i dirigenti dell’OM.
prendeva. Era tappezzata di manifesti, tra cui,
alcuni, che attaccavano il P. Marcolini proprio
per l’amicizia col Direttore di OM (peraltro suo
ex ragazzo dell’oratorio). Nonostante questi attacchi, egli resisteva ai consigli degli amici che
gli suggerivano di non immischiarsi in quelle
cose. A coloro che gli consigliavano di recedere
dal frequentare, com’era sua abitudine da
tempo, casa Beccaria ebbe a rispondere:
– Non sono una di quelle signore che passeg-
All’OM: Trebeschi, Marcolini e Silveri.
83 | Fondazione Padre Marcolini
giano sul marciapiede!
“Marcolinianamente” n. 35/2006
Ma, battute a parte, capiva che dal degene-
naturalmente, difficoltà ad accompagnarlo.
rare di quella situazione nessuno aveva da
Mentre si accingevano ad entrare, egli confidò
guadagnare. Fu così che, preso il telefono,
all’illustre ospite questo suo disegno:
chiamò il prof. Valletta a Torino:
– se lei tornerà, la prossima volta troverà qui
– Professore, ho urgente bisogno di parlarle
un arco con inserito un grande baffo. Perché
per una cosa di estrema importanza.
questi villaggi sono sorti all’insegna del baffo.
– Sto entrando in consiglio, a fine del quale
Facendoci un baffo di voi di Roma. Infatti
parto per Genova. Vediamoci a fine settimana.
mentre voi vi perdevate in interminabili discus-
– È opportuno che ci vediamo subito!
sioni sul problema della ricostruzione, noi non
– Si faccia dare una macchina e venga in Corso
discutevamo tanto… ma realizzavamo quello
Marconi dopo le 16. Uscendo dal consiglio la
che lei vedrà qui! Incassata la stoccata con una
vedo.
sonora risata, il Presidente chiese:
Giunto a Torino, sulle soffici poltrone di quella
– Possiamo visitare anche un appartamento?
sala d’attesa, P. Marcolini si addormentò. Così
– Certamente. Basta soltanto chiederne il per-
lo trovò il presidente della Fiat, quando ebbe
messo alla padrona di casa.
finito il suo CdA.
Mentre saliva, con a fianco il Presidente del
– Cos’aveva di tanto urgente da dirmi, che non
Consiglio, continuò a dare attestazione di una
poteva rimandare alla settimana entrante?
elementare democrazia spicciola. Infatti, dalla
– Dovevo dirle che io e lei siamo due falliti!
tromba delle scale gridò alla padrona di casa:
– E perché mai?
– siora padruna, ghe ché el primo Ministro
– Non mi dirà che lei, alla sua età, resta sulla
breccia solo per guadagnare o per fare carriera. Penso che lei, in fondo, ci tiene ad essere
considerato un benefattore della sua gente.
Bene! Sa che la si considera alla stregua d’un
aguzzino? E io, che tenevo ad essere il prete
degli operai. Sa che per la città i manifesti mi
accusano quale prete dei padroni. Vogliamo
andare avanti così?
– Cosa dovrei fare?
ch’el völ vegner en casa sò. Ghe dala el permess?
Molti anni più tardi, l’allora giovanissima figlia
che accompagnava l’on. Zoli, fattasi ormai anziana signora, tornò a Brescia. Ebbe a ricordarci quella visita, che le era rimasta impressa,
sia per la impresa spiccatamente sociale che le
era stata mostrata e sia per il singolare approccio di quell’eccezionale sacerdote.
– Mandi un telegramma a Beccaria, che lo autorizzi a transare!
– È accontentato, padre. Può tornare a Brescia.
La tensione, per quella volta, fu superata. Il lavoro riprese secondo accordi per i quali l’iniziativa di padre Marcolini fu la premessa, che
ne creò le condizioni.
La visita del Presidente on. Zoli
Era Capo del Governo l’on. Zoli. Poiché doveva
passare da Brescia, aveva fatto chiedere al
Padre di potere visitare un villaggio. Non ebbe,
Padre Marcolini e Valletta esaminano i progetti
del Villaggio Violino.
Fondazione Padre Marcolini | 84
“Marcolinianamente” n. 35/2006
L’inaugurazione
del villaggio a Inzino
qualche insegnamento agli apprendisti della
scuola professionale aziendale. Ebbi a raccogliere da loro non poche rimostranze sul come
Capitava spesso che incontrando il Padre di lu-
quei corsi, di fatto, fossero più tollerati che
nedì mi avesse a raccontare quanto gli era ac-
promossi con convinzione. Non potevo cono-
caduto la domenica. Quella volta ebbe a
scere quella situazione senza fare nulla per mi-
ragguagliarmi sulla cerimonia di inaugura
gliorare le cose. Perciò, andai, la sera stessa, a
zione del Villaggio sorto ad Inzino, frazione di
sfogarmi con il Padre.
Gardone Valtrompia. Era stata una cerimonia
La mattina seguente, venni chiamato in dire-
abbastanza solenne. Presenti il Vescovo, il Pre-
zione tecnica, dove mi fu detto: da oggi lei è
fetto, il Questore, Parlamentari… e varie altre
nominato direttore della scuola apprendisti in-
autorità. L’oratore che aveva aperto la festa
terna. Nell’intervallo di mezzogiorno in quello
non aveva dimenticato nessuna di quelle au-
steso giorno corsi alla Pace per vedermela col
torevoli presenze nei suoi ringraziamenti. Il
P. Marcolini:
padre non era intervenuto: in disparte, se ne
– cosa le è mai venuto in mente? Io non sono
stava ascoltando. Fu la gente che si mise ad
in grado di svolgere quel compito. Volevo so-
invocare a gran voce anche un suo intervento.
lamente far presente una disfunzione per sol-
Proprio a questo riguardo ebbe a confidarmi:
lecitare chi di dovere a porvi rimedio.
“quando mi piglia la tentazione di prendere in
– Caro mio, sono dell’idea che quando uno
giro le persone importanti non so resistervi,
vede l’insorgere di un problema, esamini
per cui ho acconsentito. Iniziai col dire: “Io, il
anche i modi per risolverlo. In tal caso tocca a
discorso che abbiamo appena sentito non l’ho
te farti su le maniche ed assumerti la respon-
capito! Infatti vi ho sentito ringraziare il Go-
sabilità di rimediare ai disguidi che hai così
verno, il Vescovo, il Prefetto, il Questore…
bene posto in evidenza. E mi liquidò con un:
tutta brava gente! Ma che io non avevo mai
perciò: auguri!
visto durante i lavori per la costruzione di que-
Fu così che prese l’avvio una delle più vivaci
ste case. Invece l’oratore si è dimenticato di
avventure della mia giovinezza. P. Marcolini
ringraziare i muratori, che hanno tirato su
non mi vi lasciò solo. Mi affiancava con ospi-
queste abitazioni a voi operai, ricevendo un
talità in Villa S. Filippo per organizzarvi inte-
salario ben inferiore a quanto ricevete voi in
ressanti raduni. Nelle ferie di fine d’anno
stabilimento. Perciò quelli li ringrazio io”.
ospitò i nostri apprendisti alla Casa del semi-
L’indomani fu convocato in Curia per sentirsi
nario diocesano a Corteno Golgi.
dire che: “sarà anche vero ciò che lei ha detto,
Furono intense giornate di attività sciistica. Un
ma non era il caso di esprimerlo in quella cir-
pullman era a nostra disposizione per trasferirci
costanza ed in quel modo”.
da un campo di discesa ad un altro. Durante il
primo di quei viaggi di collegamento, che diede
inizio a quella nostra avventura sciistica il Padre
La scuola apprendisti della OM
fu l’instancabile animatore dei ragazzi, con
canti, con barzellette e quant’altro. Era lui che
Ero stato assunto di recente nell’ufficio di pro-
tenne alto il tono dell’intera giornata.
gettazione della OM di Brescia. Era il mio
Me ne resi conto a sera, quando, dopo cena i
primo impiego. Mi ero subito inserito anche
giovani, che accusavano la stanchezza accu-
allacciando amicizie, soprattutto con i colleghi
mulata, s’erano abbandonati al sonno, nel-
più giovani. Molti di loro erano incaricati di
l’ampia camerata ricavata nel sottotetto, mi
85 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 35/2006
accorsi che il Padre, accovacciato accanto alla
piantato attorno alla “Regada”, in Val di Ge-
stufa, resisteva al sonno incalzante, con il bre-
nova. Vi sarei giunto in bicicletta (ero giovane
viario sulle ginocchia, per riuscire, in estremis,
ed armato di una bici da corsa), proveniente
a recitare l’Ufficio divino.
da una valle delle dolomiti di Brenta ov’era
Mi resi conto che stava ancora affrontando l’i-
piantato l’accampamento dei giovani appren-
nizio di quella recita, assai lunga, a quel
disti di un’altra mia scuola. Compii la distanza
tempo. Mi misi al suo fianco per pregare con
tra l’uno e l’altro in compagnia di un giovane
lui. Era l’unico modo per farlo proseguire
ciclista del secondo campeggio. Dopo alcuni
svelto, nonostante il sonno. Infatti riuscimmo
giorni con le B.I.M., ci ripromettevamo di com-
a terminarlo, in ora ancora decente.
pletare il ritorno a Brescia, via Tonale, Gavia e
Quando ci alzammo per salire al dormitorio
Stelvio.
(piuttosto gelido… tant’è, quelli erano tempi
Alla Regada gli allievi dell’OM ci fecero posto
così), egli estrasse dal forno della stufa un paio
nella loro tenda, veramente ampia. Consuma-
di ciottoli che vi aveva posto a scaldare. Me ne
vamo i pasti con loro e con loro partecipavamo
porse uno, spiegandomi ch’era un metodo ru-
alle attività del campo. Vi si stava organiz-
dimentale ma efficace. Lo ringraziai e ci la-
zando una salita in vetta alla Presanella. Si trat-
sciammo dopo esserci scambiata la promessa
tava d’una escursione impegnativa, anche per
che, nei giorni a venire, in pullman egli si sa-
il fatto che incombeva sul fondovalle del
rebbe posto in parte all’autista per portarsi
campo coi 2000 m di dislivello. Vollero che par-
avanti nella recita del breviario. Nel frattempo
tecipassi anch’io. Si frapponevano alcune dif-
con i giovani me la sarei vista io.
ficoltà: ero equipaggiato dalla sola tenuta da
Salito nel sottotetto-dormitorio, dove i giovani
ciclista, nello zaino disponevo soltanto del
dormivano ormai di un sonno profondo, gua-
cambio di biancheria; le centinaia di km per-
dato il mio giaciglio, mi coprii meglio che po-
corsi in bici per il trasferimento non erano l’al-
tevo con le coperte, che riuscii a guadagnare.
lenamento più confacente. Esposto tutto ciò,
Non erano di certo abbondanti in relazione
fu una gara tra gli amici: chi mi prestò i panta-
alla temperatura veramente bassa.
loni, chi il maglione, chi gli scarponi… i ram-
Dopo una decina di minuti in cui mi impe-
poni, la piccozza. Della tenuta da ciclista mi
gnavo a conciliarmi col sonno, sento il passo
servì la sola giacca a vento. La partenza fu fis-
felpato di padre Marcolini che si avvicina alla
sata l’indomani alla 03:00. Chiesi a P. Marcolini
mia branda. Porta un involto nero sotto il
se poteva farci celebrare la Messa prima di par-
braccio. Subito dopo mi copre con il suo cap-
tire. A chi avanzava obiezioni sulla congruenza
potto. Non mi aspettavo dal padre quel tocco
di ciò con l’ora canonica, ebbe a dire:
di delicatezza. Preferii non esprimergli a voce
– Poiché io di queste cose non me ne intendo,
il mio grazie, per lasciare intatto quel gesto di
chiedo a P. Tansini di celebrarla lui, natural-
insospettato affetto. Mi finsi già addormen-
mente, ci andrà chi la chiede o chi ce la sente.
tato. Lo ringraziavo con la mente e col cuore,
Il cielo sereno della partenza si era fatto pro-
ma non nego che ero commosso!
blematico al passo Cercen, alla bocchetta di
Fresfield cominciò a nevicare, si giunse in vetta
in piena tormenta. Iniziammo in vetta la di-
Con le BIM in Val di Genova
scesa prima che la neve fresca cancellasse le
nostre tracce lasciate nella salita. Si salvavano
Gli avevo promesso che avrei passato alcuni
solo i buchi impressi dai puntali delle piccozze,
giorni al campeggio delle B.I.M., quell’anno
ma bastavano a restare in pista nonostante la
Fondazione Padre Marcolini | 86
“Marcolinianamente” n. 35/2006
Foto di gruppo in occasione di un campeggio delle B.I.M..
mancanza di visibilità. Si arrivò al Campo al ca-
Tra i rischi che si potevano correre al campeg-
lare del giorno. Eravamo inzuppati da 17 ore
gio B.I.M. quello era uno dei tanti. E… non il
di neve e pioggia. Io poi potevo contare solo
più pericoloso.
sul mio cambio di biancheria. Provvide il Padre
con un’aggiunta di maglione, un paio di ciabatte e… la sua veste nera. Con quella me ne
Il funerale
girai per il campo i restanti giorni.
L’indomani a mezzogiorno avevo consumato
Correva l’anno in cui, pur nel nostro Duomo
coi miei allievi dell’OM un abbondante rancio,
furono celebrate straordinarie cerimonie fune-
quando arriva il Padre a sollecitarmi il trasferi-
bri: quelle di Aldo Moro, di Paolo Vl ed, ormai
mento con lui nella baita degli sfrattati di don
verso la fine, di Padre Marcolini. Era accaduto
Vender, che avevano preparato un festino a
quindici giorni prima. All’uscita da uno dei
base di polenta e capretto. Reagii:
suoi villaggi, l’auto con a bordo il Padre si era
– ma padre ho appena finito di mangiare a sa-
scontrata con un autocarro della sua ASM.
zietà. Non posso rischiare un’indigestione.
Una serie di coincidenze! Ma fanno pensare.
– Caro mio, gli ho promesso che avrei portato
In piena conoscenza fu trasferito velocemente
con me un ingegnere dell’OM… figurati se li
all’ospedale, dove percorse i corridoi seduto
deludo! Non ti preoccupare. Dimentica di aver
sul lettino. Incontrò medici ed infermieri,
già mangiato e sta al gioco. Vedrai che non
scherzando con gli uni e con gli altri com’era
succede nulla.
sua abitudine. Poi, improvvisamente, si ab-
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“Marcolinianamente” n. 35/2006
angusto tra la parete ed una colonna. Si stava
ancora compiendo il rito, che guadagnai a fatica l’uscita. Fu con grande sorpresa che mi
resi conto di come gremita fosse la piazza:
gente desiderosa di partecipare, senza avere
potuto entrare in Chiesa. Mi riproposi di immergermi tra la gente per coglierne reazioni e
commenti con cui essa partecipava... al vivo.
Uscito il corteo dalla cattedrale, mi misi a seguirlo percorrendo i marciapiedi, dietro una
presenza ininterrotta di astanti. Dalle finestre
delle case prospicienti, dal primo sino all’ultimo piano, si affacciavano persone d’ogni
età, che applaudivano al passaggio. Era iniziata con il funerale di Paolo VI (proprio con
Lui, così riservato!) quella plaudente partecipazione di ringraziamento e di addio.
Il corteo funebre stava risalendo via Dieci Giornate, quando mi portai ad attenderlo all’inizio
di Piazza Loggia, dove sorge il monumento
che i bresciani dicono della bella italia. Sui suoi
gradini a quel tempo erano soliti radunarsi
Padre Marcolini e Valletta esaminano i progetti
del Villaggio Violino.
batté privo di conoscenza. Non l’avrebbe più
ripresa.
La notizia della sua morte si sparse veloce, da
tutti accolta inaspettata, con sincero dolore.
Due giorni dopo, il pomeriggio del funerale,
mi ero portato per tempo in Cattedrale attraverso la Sagrestia. Infatti me l’aspettavo gremita come per le due precedenti ricordate
cerimonie funebri. Ma la folla gremiva la
Chiesa con una presenza ancora più imponente. A fatica riuscii a ricavarmi uno spazio
gruppi di giovani drogati. Era così anche quel
giorno. Presi posto tra di loro per coglierne le
reazioni. Non rimasero indifferenti al fragore
degli applausi, tanto che tra di loro serpeggiò
l’interrogativo che si fece voce:
– Chi era? Fu la domanda di alcuni.
– Dicono che era una persona onesta.
Fu la risposta che emerse dal gruppo. Ad essa
seguì un delicato, indescrivibilmente partecipato:
– Ah!!!
Passando davanti alla Chiesa della Pace, la trovammo a porte spalancate da cui si intravedeva la navata e l’Altare maggiore. Dalla loro
caserma i vigili del fuoco parteciparono a sirene dispiegate.
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“Marcolinianamente” n. 29/2003
Padre Ottorino Marcolini:
un buon samaritano
di Padre Giulio Cittadini
Il 23 novembre 1978, in seguito a un banalissimo incidente, P. Marcolini faccva ritorno alla
«casa ciel Padre».
Era nato lo stesso anno di nascita di G.B. Montini (1897) e, nella morte, seguì a distanza di
pochi mesi il suo Paolo VI (6 agosto 1978). Lasciava alle sue spalle, il prete-muratore, qualchce cosa come 20.000 appartamenti familiari,
una piccola città.
Nel retro della sua immagine-ricordo gli vennero rivolte parole dette da Gesù allo scriba,
parole conclusive alla parabola del buon samaritano. «E Gesù gli disse: Va’ e fa’! Ed egli
fece e costruì, con genialità e tenacia, con allegria e coraggio, con la sapiente follia del Vangelo, da cristiano prete e 0ratoriano, in un
Padre Ottorino Marcolini.
lavoro senza riserve che in lui era fede e preghiera e nei fratelli speranza».
fare per ereditare la vita eterna?». A tale do-
A venticinque anni dalla morte, la singolare fi-
manda, rivoltagli «per metterlo alla prova» Ge-
gura di questo oratoriano della Pace è tutt’altro
sù risponde invitando il suo interlocutore a
che sbiadita. La sua opera viene portata avanti
trovare lui stesso la risposta in quelle pagine
da un gruppo molto valido di professionisti,
bibliche che, come scriba, dovrebbe conoscere
nello stesso spirito dell’irripetibile iniziatore.
molto bene. E infatti lo scriba vi trova la rispo-
Per consolidare questo impegno spirituale, vor-
sta esatta: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto
rei qui riproporre la parabola su accennata,
il tuo cuore e con tutta la tua mente, e il pros-
che ha tutti i numeri per diventare il punto di
simo tuo come te stesso!».
riferimento particolare, o, come si ama dire
Ma ecco che, a questo punto, fra i due sorge
oggi, la «icona» delle attuali cooperative mar-
subito un equivoco.
coliniane.
Lo scriba «volendo giustificarsi» pensa di dar
Comincia, la parabola, con la domanda rivolta
vita a una dotta e gustosa discussione sul
a Gesù da un dottore della Legge: «Che devo
concetto di «prossimo», vorrebbe, cioè, dare
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“Marcolinianamente” n. 29/2003
il via a quella sagra della parola che Padre
Marcolini usava dire una «bagologia» (qualcun altro, più recentemente, direbbe quella
montagna di discorsi a cui ricorrere per seppellire il discorso della montagna). «Qual è il
mio prossimo?» chiede lo scriba: «un familiare, uno della mia gente, uno che la pensa
come me, un giudeo come me?».
Ma Gesù non lo segue: diffida di queste chiacchiere e disquisizioni e non si presta a fornire
alibi a nessuno. La sua risposta è un racconto,
un esempio narrato con un pizzico di ironia,
di come si deve fare per «farsi prossimo». Questo esempio lo ricordiamo certamente tutti.
Narra di un giudeo che viene aggredito per
strada, di un sacerdote che, dopo aver offerto
il sacrificio nel Tempio, dopo però, vedendo
da lontano quella persona malconcia, passa
addirittura dall’altra parte della strada, seguito in questo da un levita.
Per ultimo passa un sammitano (un eretico,
uno scismatico, un extracomunitario). Questo
vede il giudeo riverso nel fango e pieno di ferite, ne prova compassione, si china su di lui,
si sporca le mani e le vesti, se ne prende cura,
facendo addirittura dei debiti per farlo curare
a dovere ...
Ci abbiamo mai pensato? Gesù, che per nascita è giudeo, della tribù di Giuda, è così poco razzista e così maestro di verità, che, nella
sua parabola, l’eroe, il generoso soccorritore,
è il samaritano e non viceversa come sarebbe
stato più facile pensare. Ed ecco la domanda
conclusiva: «Chi dei tre è stato il prossimo del
qual era la sua personale vocazione, nella situazione in cui veniva a trovarsi, a guerra finita.
Si mise a fare case per le giovani coppie.
Coerente al Vangelo, al suo richiamo, alla concretezza, si rimboccò le maniche e divenne un
prete che trovava proprio sull’altare l’ispirazione per applicarsi con tutto se stesso ad aiutare
il prossimo, ad aiutarlo come imprenditore e
muratore.
In questo egli sentiva di salvare il suo onore di
prete. Il prossimo su cui si chinava erano quei
giovani lavoratori che coltivavano il giusto, giustissimo sogno di farsi una famiglia.
Ma si può avere una famiglia senza un tetto
sotto cui ripararla?
Ecco, dunque, il prete muratore, a disposizione
di questo suo prossimo, «con tutto ciò che è e
con tutto ciò che ha», non per regalare niente,
ma per aiutarlo efficacemente a risolvere i suoi
problemi. Un esempio, una presenza, da non
vanificare.
La parabola e la figura del buon samaritano
dovrebbero restare per tutti noi, che ci troviamo nel solco di Padre Marcolini, una particolare icona che ci portiamo dentro come
un pungolo e un monito fastidioso, forse, ma
benefico, per aiutarci a non afflosciarci nell’abitudine di un fare che, senza questi incalzanti motivi ideali, potrebbe facilmente
diventare ripetitivo e senza più mordente
umano.
«Va’ e fa’ anche tu lo stesso» ci ripete il Vangelo.
Ascoltiamolo! Marcolinianamente, appunto.
giudeo depredato?». «Ebbene, va’ e fa’ anche
tu lo stesso» (Le 10,25-37).
Fin qui il Vangelo. È facile pensare che il buon
samaritano per eccellenza è Gesù stesso, nell’atto di prendere su di sé, crocifisso, le miserie
e le sofferenze umane. Ma Gesù ci domanda
di imitarlo, di seguirlo, di unirsi a lui ... Di essere
anche noi dei buoni samaritani capaci di (farci
«prossimo», seconda la vocazione di ciascuno.
P. Marcolini (non solo lui, si capisce) comprese
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“Marcolinianamente” n. 27/2002
Nascita di un villaggio
e di una famiglia
di Bruni Nella in Bellan
La storia di una famiglia
di “pionieri” nel costruendo
Villaggio Sereno
nalmente trovammo il coraggio per fare questo
passo. Chiedemmo numerosi prestiti, ma purtroppo con una sola entrata di 400.000 lire al
mese, chi ci avrebbe fatto un prestito?
Come posso raccontare qui, la gioia di poter
avere una casa nostra, ma non poterla acquistare perché non avevamo niente?
In questi 40 anni molti villaggi sono nati, ma
per me e la mia famiglia questo è particolare:
il Villaggio Sereno. Il Villaggio Sereno, sì sereno
per noi sposini senza un soldo, ma pieni d'amore e di entusiasmo.
Mio marito carabiniere, io e la mia bambina di
un anno, lontani dal nostro paese, abitavamo
in due stanzette in via Milano, senza neppure
le finestre. Vivevamo di speranze, trovare il meglio. La fiducia e la speranza viene sempre premiata. Un piccolo prete con una faccia buona
e sorridente, conosciuto alle cerimonie dove
mio marito presta servizio ci incoraggiò a pren-
Un giorno, tornata nella mia città natale, ne
parlai con i miei genitori, mi guardarono ...
Qui voglio ricordare il gesto generoso dei miei
genitori che mi dissero: «Papà ha in banca la
sua liquidazione e noi te li possiamo dare, ma
ricordati di restituirli perché
hanno lo stesso diritto anche i tuoi fratelli».
E così, con gioia e tanto entusiasmo ci assegnarono la casa. Un giorno io e mio marito insieme alla bambina, con un vecchio motorino
partimmo per vedere questo grande villaggio,
ancora prima che venisse assegnata la casa.
dere casa. Il sacerdote era l’imprenditore. «Con
Partimmo ed ecco davanti ai nostri occhi que-
quali soldi?» disse mio marito, ma lui sorrise:
sto grande cantiere, camminavamo in mezzo
«devi avere coraggio e dovrai fare tanti sacrifici,
al fango immaginandoci quale poteva essere
ma la casa sarà tua».
la nostra casa. Che felicità! In mezzo ad una
Il sogno era troppo grande per noi e non ci
distesa di campi c'erano tante casette illumi-
pensammo più, ma un giorno ritrovammo quel
nate dal sole. Vagavamo tra le tante e ci chie-
piccolo prete tanto generoso, che ci consigliò
davamo quale poteva essere la nostra.
ancora di pensare alla nostra casa. Ci aveva
Dimenticammo in quegli attimi i nostri proble-
proposto di dare solo 250.000 lire di acconto
mi, la lontananza dal nostro paese per lasciare
anziché 500.000.
posto alla nostra nuova vita.
In questo piccolo libro dei ricordi non ci sono
Arriva finalmente quel lieto giorno, il 21 aprile
parole per spiegare il nostro turbamento. Fi-
1961, il lunedì di Pasqua, avevamo la nostra
91 | Fondazione Padre Marcolini
“Marcolinianamente” n. 27/2002
casa. Come spiegare il nostro trasloco? Tro-
Per luce avevamo le candele che illuminavano
vammo un contadino con un carretto ed un
solo la cucina. Avevamo paura perché in quel
cavallo. Arrivati alle porte del villaggio il carro
cantiere eravamo da soli, c'erano soltanto una
sprofondò nel fango; dopo tanta fatica final-
coppia di vicini.
mente arrivammo alla nostra casetta.
Vedevo ombre ovunque e quando mio marito
Davanti alla nostra porta c'era un fosso con an-
faceva il turno di notte io la passavo sveglia
cora dentro l'acqua. C'erano grandi pozzan-
tenendo stretta tra le braccia la mia bambina.
ghere, mancava la luce, non c'erano finestre
Piano piano arrivarono altre famiglie, la sera
da chiudere né tantomeno acqua corrente, c'e-
ci si riuniva tutti e non ci sentivamo più soli.
ra solo una fontanella d'acqua vicino alla casa
Raccontare la nascita di questo villaggio sareb-
dove i muratori attingevano l'acqua.
be troppo lungo però il soprannome di «piedi
Eravamo i pionieri del villaggio. Quel piccolo
neri», era giusto, non si poteva andare in città,
sacerdote ci stava sempre vicino, trovò perfino
per la spesa, si dovevano prima
chi ci poteva mettere i vetri alle finestre.
indossare gli stivali, sì gli stivali perché si
I primi giorni erano euforici, mettemmo in or-
sprofondava nel fango.
dine le nostre poche cose, nei giorni seguenti
Venivano lasciati al margine della strada per
ci rendemmo conto di tutte le cose che ci man-
indossare le scarpe e prendere l'autobus per
cavano.
arrivare in città!
Vennero i giorni di pioggia, avevamo freddo e
Oggi ho 72 anni e quando arrivai al Villaggio
dato che non c'era il metano non potevamo
Sereno ero da poco sposata, ero giovane con
certo riscaldarci.
tanti ricordi sia belli che brutti nel cuore. Un
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“Marcolinianamente” n. 27/2002
ricordo molto bello era quando veniva a trovarci Padre Marcolini, ci incoraggiava e ci lodava per il nostro lavoro.
Mi ricordo che un giorno mio marito gli disse:
«Padre, siamo pochi, però la Santa Messa ogni
tanto la può celebrare», sorridendo disse: «Sì,
domenica vengo».
Questo avvenimento ci entusiasmò e quel giorno tutti ci siamo dati da fare per preparare un
altare decente, chi portò i fiori, chi il tavolo,
altri le candele.
Questo piccolo grande sacerdote celebrò la
messa in uno di quei negozi non ancora finiti.
Tutto intorno cemento e sassi.
Padre Marcolini si interessava molto di tutti
noi, io aspettavo un bambino e lui sempre con
un sorriso mi incoraggiava e mi diceva: «quando nascerà lo voglio battezzare io», così fece
e questo per me è stato un grande onore.
Voglio ora descrivere una piccola, anzi piccolissima parte delle cose che abbiamo fatto nella
nostra casa. Voglio che almeno in parte i miei
figli sappiano dei nostri sacrifici,
grandi sacrifici. So bene che li fanno anche loro, ma noi abbiamo portato sassi e mattoni,
io e mio marito abbiamo fatto i muratori. 40
anni fa era così, non c'erano i marciapiedi, il
riscaldamento e tanto meno i soldi, ma sempre
con entusiasmo cominciammo a costruire i
marciapiedi. Ci chiedevamo come si facesse.
Ho ancora davanti a casa mia un pezzo di marciapiede costruito da noi, non è bello, ma non
voglio che nessuno lo tocchi, almeno finché
vivo, è un caro ricordo. Per costruirlo andavamo a raccogliere le mattonelle nelle case vuote,
ma non quelle intere, solo i pezzi, altrimenti
sarebbe stato come rubare. Come degli esperti
muratori l'abbiamo fatto e disfatto, una volta
perché pendeva, un'altra perché avevamo sbagliato le dosi e il cemento non si induriva, comunque sia questo marciapiede resiste ancora.
Tutte le famiglie che arrivavano, mese dopo
mese facevano e ripetevano le stesse cose, eravamo tutti nella stessa barca, senza soldi, ma
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“Marcolinianamente” n. 27/2002
con la grinta dei giovani. Facevamo a gara per
Riuscimmo a finire la chiesa dando tutti il no-
costruire la casa o il giardino più belli con molti
stro contributo e con grande merito di don
Tommaso finimmo anche la scuola elementare,
la scuola materna e l'oratorio. Eravamo tutti
solidali.
Come tutte le cose belle piano piano tutti si
sono allontanati. I figli sono cresciuti, se ne sono andati, non ci sono più i bambini che giocano per le strade, c'è tanta tristezza in questo
fiori. Misero poi i sassi per chiudere i buchi
sulle strade, ma quelle strade rimanevano sempre più basse rispetto al normale livello perché
tutti, con secchi e cariole prendevano i sassi
per chiudere i propri buchi e ricostruire questi
benedetti marciapiedi.
Un giorno incontrai il nostro parroco, cioè don
Ricordo un particolare buffo e allegro, mentre
villaggio di anziani, ma se si ha il coraggio di
vivere con serenità e amore questi giorni che
Dio ci dona sarà bello.
Un particolare ricordo ho sempre nel cuore di
Padre Marcolini perché se non fosse stato per
lui io e i miei cari non avremmo mai avuto una
stavo andando a messa mi sprofondò uno sti-
casa.
Tommaso che mi chiese dove fosse la chiesa,
purtroppo non era ancora completa, la stavano
ancora costruendo, era semplicemente uno
stanzone sotto la chiesa. Noi dobbiamo molto
a don Tommaso.
vale nel fango, andava sempre più giù ... Fortunatamente una signora accorse alle mie urla
e mi aiutò. Tirai fuori prima la gamba e poi lo
stivale. Piano piano tutto fioriva, è stato bello
assistere alla nascita di questo villaggio, quanti
bambini nelle strade, grida gioiose.
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Casa Marcolini Facella
Casa Marcolini Bevilacqua
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