Fondazione Padre Marcolini Housing sociale a Brescia SOLIDARIETÀ | SUSSIDIARIETÀ | OSPITALITÀ Casa Marcolini Facella Casa Marcolini Bevilacqua Fondazione Padre Marcolini Housing sociale a Brescia SOLIDARIETÀ | SUSSIDIARIETÀ | OSPITALITÀ Sommario La Fondazione Padre Marcolini: le origini; il patrimonio; i Pensionati per lavoratori pag. 5 Il contesto operativo della Fondazione Padre Marcolini: la solidarietà e le Cooperative La Famiglia pag. 9 La Fondazione Padre Marcolini: l’housing sociale quale finalità operativa pag. 11 La Fondazione Padre Marcolini: l’organizzazione dei Pensionati per lavoratori (personale, presidio, modalità operative) pag. 13 Appendice A Casa Marcolini Facella: T le origini e le finalità T la localizzazione T l’operatività e l’accoglienza T il Regolamento T apparato fotografico T la struttura pag. 17 pag. 18 pag. 19 pag. 20 pag. 23 pag. 25 Appendice B La Casa Marcolini Bevilacqua: T le origini e le finalità T l’operatività e l’accoglienza T la localizzazione T il Regolamento T apparato fotografico T la struttura pag. 29 pag. 31 pag. 32 pag. 33 pag. 37 pag. 39 Appendice C Fondazione Padre Marcolini: Statuto pag. 41 Appendice D Padre Ottorino Marcolini: Biografia pag. 47 Allegati Padre Ottorino Marcolini: Articoli a Lui dedicati pubblicati sulla rivista Marcolinianamente 3 | Fondazione Padre Marcolini pag. 63 La Fondazione Padre Marcolini Le origini La Fondazione Padre Marcolini è un ente non profit che si ispira ai valori della solidarietà. Nella intenzione dei promotori (un gruppo di persone che ha messo a disposizione le necessarie risorse per ricordare, con un gesto concreto, Padre Ottorino Marcolini, scomparso il 23 novembre del 1978), la Fondazione si propone di promuovere iniziative imprenditoriali socialmente finalizzate nell’ambito della Regione Lombardia. La Fondazione ha sede in Brescia - Via Grazzine n. 14, ed è stata costituita con Delibera della Giunta della Regione Lombardia n. 814 del 22 gennaio 1989. È iscritta al Registro delle Persone Giuridiche Private tenuto dalla Regione Lombardia al n. 1114 e al REA della CCIAA Brescia al n. 432815 (Codice Fiscale 98042470173 e la Partita I.V.A. 02445920982). L’Ente è amministrato da un Consiglio di Amministrazione composto da nove membri1 che dura in carica tre anni, ed è controllato da un Collegio dei Revisori dei Conti composto da tre membri2 che svolge anche il controllo contabile dell’Ente. L’Organo amministrativo e quello di controllo sono nominati dal Centro Studi La Famiglia S.C.. La Fondazione persegue i suoi scopi sociali mediante: T la promozione di ricerche, studi e progettazioni sui problemi della “casa come dimora della famiglia”, indirizzando e sostenendo attività nel settore della cooperazione, avviando azioni di promozione per lo sviluppo della professionalità e l’inserimento lavorativo dei giovani; T l’organizzazione di iniziative culturali e formative per lo sviluppo dell’imprenditorialità nonprofit orientata secondo i valori della solidarietà cristiana; NOTA 1 - Composizione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Padre Marcolini Montini dr. Fausto, Presidente Bertoni rag. Antonio Angelo, Consigliere Capretti avv. Francesco, Consigliere Cittadini padre Giulio, Consigliere Filippini mons. Gabriele, Consigliere Gheza dr. Franco, Consigliere e Segretario Generale Montini ing. Giambattista, Consigliere 5 | Fondazione Padre Marcolini Passerini Glazel dr. Francesco, Consigliere Salvatore dr. Mauro Paolo, Consigliere NOTA 2 - Composizione del Collegio dei Revisori dei Conti della Fondazione Padre Marcolini Gregorini dr. Marco, Presidente Landriscina dr. Francesco, Revisore Marini dr. Francesco, Revisore La Fondazione Padre Marcolini T l’ideazione di iniziative di promozione sociale e culturale ad orientamento cattolico, atte a consentire la crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità, della solidarietà e della sussidiarietà ed attento alle esigenze delle persone e delle famiglie in tutti gli stadi della loro vita. Inoltre, la Fondazione opera costantemente per il perseguimento delle proprie finalità statutarie proponendosi di: T sviluppare iniziative di studio, ricerca e riflessione intorno ai principi ed alle concrete modalità attraverso le quali l’azione imprenditoriale e professionale può rappresentare uno stabile elemento di progresso umano, civile e sociale; T contribuire alla formazione di personalità improntate ad una libera accettazione dell’animazione cristiana della vita, con particolare riguardo agli operatori economici ed a quanti assumono funzioni di gestione, indirizzo e controllo in imprese anche non profit; T di operare per la diffusione dell’idea e dell’esperienza di un’attività imprenditoriale orientata ai valori dell’etica cristiana. A completamento delle previsioni statutarie (cfr. appendice c) la Fondazione può dar vita a case alloggio e centri culturali e svolgere ogni e qualsiasi attività od operazione idonea al raggiungimento degli scopi statutari, ivi compresa la possibilità di dare corso a operazioni mobiliari ed immobiliari finalizzate allo scopo sociale, purché a carattere non prevalente. La Fondazione Padre Marcolini opera quindi a pieno titolo nel settore non profit della Provincia di Brescia e non persegue finalità di lucro, pur impegnando la maggior parte delle proprie risorse in una attività a contenuto economico ad indirizzo sociale quale la gestione del Pensionati per lavoratori “Casa Marcolini Facella” e “Casa Marcolini Bevilacqua” (cfr. appendici a) e b)). L’attuale configurazione della Fondazione Padre Marcolini affonda le radici in un progetto del 1988 sviluppato poi nel 2005, quando è stato possibile incorporare nella Fondazione Padre Marcolini le Fondazioni Polis 2000 e Operare, anch’esse operanti nell’ambito dell’articolato movimento marcoliniano e aventi scopi di promozione culturale e formativa analoghi a quelli dell’Ente incorporante. Ciò, ha consentito di dare vita ad una unica realtà capace di rispondere con adeguati mezzi patrimoniali a significativi interventi in campo sociale. Il primo passaggio dell’operazione di aggregazione ha visto l’incorporazione della Fondazione Polis 2000 nella Fondazione Operare, con deliberazione assunta dai rispettivi Consigli di Amministrazione in data 3 novembre 2005 e successiva approvazione della Regione Lombardia, deliberata con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 279 del 16 gennaio 2006. Successivamente, la Fondazione Operare è stata incorporata nella Fondazione Padre Marcolini. Ciò è avvenuto con Decreto del Presidente della Regione Lombardia n. 16170 del 20 dicembre 2007 del Presidente della Regione Lombardia, su istanza inoltrata il 27 luglio 2007 dai Consigli di Amministrazione della Fondazione Operare e della Fondazione Padre Marcolini. In conseguenza di detta integrazione, la Fondazione Padre Marcolini ha ampliato il proprio scopo sociale dandosi come obiettivi ulteriori la promozione di specifiche iniziative atte a consentire la crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità. Si è inteso così individuare una più opportuna ed adeguata modalità per rilanciare i valori di solidarietà, responsabilità e partecipazione alla costruzione di un welfare – mix capace di valorizzare le risorse della comunità. Il ricordo di Padre Ottorino Marcolini nel terzo millennio significa Fondazione Padre Marcolini | 6 La Fondazione Padre Marcolini ancora dare spazio e perseguire tali prospettive a livello spirituale, culturale, sociale, economico e politico. Accompagnare e promuovere questi processi assume quindi il sapore di una sfida che la Fondazioni Padre Marcolini ha inteso raccogliere pienamente, innovando e potenziando gli strumenti a sua disposizione. Il patrimonio Il patrimonio della Fondazione Padre Marcolini, anche in conseguenza delle sopra richiamate operazioni di incorporazione, ammonta oggi ad € 3.863.514,00, ed è così costituito: Dotazione iniziale e avanzi d’esercizio € 1.668.651,00 Altri fondi patrimoniali Fondo donazione Cariplo € 1.523.469,00 € 671.394,00 Totale Patrimonio € 3.863.514,00 I Pensionati per lavoratori La Fondazione Padre Marcolini ha sviluppato la propria attività orientando le sue energie verso la gestione di una attività di housing sociale rivolta a persone presenti a Brescia per motivi di lavoro e per un periodo breve di tempo, che non dispongono delle risorse sufficienti per sostenere il pagamento dei prezzi richiesti da una ospitalità alberghiera o i canoni per appartamenti assunti in locazione. A tal fine è stata edificata una struttura denominata “Casa Marcolini Facella” ed è stata acquisita e ristrutturata una seconda struttura denominata “Casa Marcolini Bevilacqua”, le cui caratteristiche operative saranno in seguito dettagliatamente descritte. Attraverso questi Pensionati per lavoratori, la Fondazione è in grado di assicurare un servizio di ospitalità che ha raggiunto livelli adeguati a garantire un sostanziale equilibrio della gestione. La Fondazione Padre Marcolini si presenta oggi come una realtà dinamica che indirizza la propria gestione verso due comparti principali: T attività istituzionale: che si compendia con iniziative filantropiche e di sostegno agli enti che presentano progetti sostenibili e finanziabili secondo le previsioni statutarie della Fondazione; T attività di housing sociale: che si sostanzia nella gestione dell’ospitalità temporanea supportata dalle rette corrisposte dagli ospiti delle “Case” e dagli affitti percepiti dalla locazione di spazi “commerciali” (biblioteca, sede scout, ripetitore telefonia mobile, ecc.), e da altri ricavi correlati direttamente o indirettamente alla gestione dei Pensionati. Quest’ultima attività è assoggettata alla vigente legislazione fiscale, che non prevede agevolazioni sia per la imposizione diretta sia per quella indiretta, a fronte dello svolgimento di attività d’impresa. 7 | Fondazione Padre Marcolini Il contesto operativo, la solidarietà e le Cooperative La Famiglia La Fondazione Padre Marcolini si inserisce all’interno di un movimento che ha origini lontane: il 1953 per l’esattezza! Un sacerdote come ideatore, realizzatore e sviluppatore: il suo nome era Padre Ottorino Marcolini, la cui vicenda terrena é sinteticamente riassunta nella scheda a pag. 10 e sviluppata nell’appendice d). Dall’intuizione originaria di Padre Marcolini si è progressivamente sviluppato il sistema di Cooperative La Famiglia, ben noto in Italia per la costruzione di interi villaggi di edilizia economico popolare. Gli alloggi costruiti dalle Cooperative La Famiglia si sono moltiplicati grazie all’opera condotta da numerosi amici e collaboratori, sino a raggiungere l’attuale configurazione, che può essere così sinteticamente rappresentata: Partecipazioni in società di capitali Consorzio Centro Studi La Famiglia S.C. Fondazione Padre Marcolini Pensionati per lavoratori casa Marcolini Facella e casa Marcolini Bevilacqua Centro Studi e Ricerche P. Ottorino Marcolini Centro Sociale e Sportivo P. Ottorino Marcolini Cooperative di abitazione “La Famiglia” La Fondazione Padre Marcolini si colloca quindi all’interno di uno strutturato sistema di realtà sociali che, per loro natura, difficilmente si prestano ad essere veicoli diretti di sostegno e promozione di iniziative culturali e di formazione che vengono invece sempre più richieste dai territori in cui dette realtà sono chiamate ad operare. La Fondazione venne quindi costituita anche per dare concreta attuazione a dette iniziative. Si è contribuito così ad ampliare il movimento degli Enti di ispirazione cattolica che operano in Provincia di Brescia e, più in generale, nella Regione Lombardia. Nel corso della sua attività la Fondazione si è dotata di una struttura organizzativa ed amministrativa capace di supportare l’insieme delle tante iniziative programmate, presupposto indispensabile per dare attuazione agli indirizzi statutari. 9 | Fondazione Padre Marcolini Il contesto operativo, la solidarietà e le Cooperative La Famiglia Padre Ottorino Marcolini Padre Marcolini nacque a Brescia il 9 marzo del 1897, frequentò sin da giovanissimo l’Oratorio dei Padri della Pace. Studente modello prima all’Istituto Tartaglia e poi al Politecnico di Milano, dove conseguì la laurea in ingegneria, e all’Università di Padova dove si laureò in matematica. Padre Marcolini partecipò alla prima guerra mondiale e nel 1924 entrò nella Congregazione dei Padri della Pace, dopo un periodo di impegno professionale che però non lo distrasse dall’impegno nel movimento cattolico giovanile bresciano. Padre Marcolini venne ordinato sacerdote il 2 gennaio del 1927. Insegnante di matematica e di religione per oltre quarant’anni, egli si occupò anche dell’Oratorio della Pace, ricoprendo la carica di assistente spirituale della Fuci e della San Vincenzo. Durante la seconda guerra mondiale, nelle vesti di cappellano militare prima sul fronte occidentale e poi in Sicilia ed in Russia, si distinse per l’intensissima e infaticabile opera religiosa e assistenziale fra i soldati e le popolazioni civili. L’8 settembre del 1943 fu catturato dai tedeschi e per due anni, internato con tanti dei “suoi” alpini in un campo di concentramento. Al rientro in Italia, nell’ottobre del 1945, affrontò con impeto, accanto all’azione di apostolato tra i giovani, i problemi che la società del dopogurerra faceva drammaticamente uscire: il lavoro e la casa. Profondamente convinto dell’urgenza di risolvere il problema della casa, specie per i giovani e le classi meno fortunate, si dedicò al progetto di una casa economica bifamiliare o a schiera e di piccoli villaggi periferici. Il 28 novembre del 1953 fondò con tredici collaboratori e giovani lavoratori, la cooperativa “La Famiglia” con lo scopo di costruire case popolari ed economiche da assegnare in proprietà individuale ai Soci. Da allora le numerose cooperative “La Famiglia” hanno realizzato nel bresciano e in Italia quasi trentamila alloggi. La sua opera non si esaurì nelle case: si dedicò anche alla creazione di cooperative di lavoro in Valcamonica si interessò della ricostruzione nel Friuli colpito dal grave terremoto nel 1976 dal 1965 al 1969 fu parroco nella comunità di S. Antonio di Via Chiusure dove completò molte opere parrocchiali. Padre Ottorino Marcolini si spense il 23 novembre del 1978 in seguito ad un trauma riportato in un incidente automobilistico. Fondazione Padre Marcolini | 10 L’housing sociale quale finalità operativa Come si è accennato in precedenza, la Fondazione Padre Marcolini ha posto particolare attenzione al tema della residenza temporanea, sulla scorta dell’esperienza maturata dalle Cooperative La Famiglia nell’ambito della loro tradizionale attività edificatoria e locativa. La Fondazione ha perciò voluto avviare una esperienza interessante dal punto di vista dell’housing sociale, termine sotto il quale vanno oramai configurandosi tutte quelle iniziative che cercano di fornire strumenti idonei per offrire risposte ai nuovi bisogni abitativi, intesi in senso ampio. Non solo quindi locazione legata ad appartamenti, ma locazione correlata, più in generale, alla soluzione dei nuovi bisogni legati all’abitare sociale. Questi ultimi si esprimono oggi anche nella ricerca di soluzioni fra loro differenziate che hanno quale presupposto la possibilità di offrire, a particolari categorie di cittadini, luoghi sicuri e protetti in cui risiedere. Quindi nuove esigenze abitative espresse da famiglie o da singoli cittadini, che ricercano spazi di dimensioni contenute da occupare per brevi o medi periodi di tempo, ai quali siano abbinati alcuni servizi essenziali in grado di rendere dignitoso l’abitare e che siano fruibili a costi contenuti quale luogo idoneo a soddisfare il temporaneo bisogno residenziale. L’esperienza avviata dalla Fondazione Padre Marcolini si caratterizza nell’ambito del territorio di riferimento che superi i confini della città di Brescia e anche quelli della sua Provincia. Infatti, attraverso una serie di convenzioni sottoscritte con i Comuni della provincia, è stata offerta a singoli o a famiglie in difficoltà, la possibilità di disporre di una sistemazione temporanea dignitosa e a costi molto contenuti, in luoghi organizzati e protetti. La scelta di mettere a disposizione dei lavoratori delle stanze e dei posti letto ben si inquadra nella definizione ufficiale di “social housing” che, secondo il D.M. del 22 aprile 2008, è quella di una “unità immobiliare adibita a uso residenziale in locazione permanente, destinata a individui e nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”. Le iniziative promosse dalla Fondazione Padre Marcolini si inseriscono quindi perfettamente nella linea che da alcuni anni si va definendo su cosa debba essere considerato come “alloggio sociale”. È facile constatare come il disagio abitativo sia crescente nella città di Brescia negli ultimi anni per effetto di: T consistenti flussi migratori che si sono riflessi nell’affollamento e nel degrado degli alloggi disponibili sul libero mercato; T forte ripresa degli sfratti che é divenuta vera e propria emergenza; T notevole presenza di lavoratori non residenti, soprattutto meridionali, che si spingono nella nostra provincia alla ricerca di una occupazione o perché impiegati in occupazioni temporanee messe a disposizione dagli enti statali (scuole, poste, ecc.). 11 | Fondazione Padre Marcolini L’housing sociale quale finalità operativa Già all’inizio degli anni 2000 la Fondazione aveva valutato la possibilità di dare attuazione ad un ambizioso progetto che doveva avere come risultato finale la disponibilità di una struttura in grado di offrire una risposta alle problematiche sopra elencate. Il progetto è stato condiviso dall’Amministrazione Comunale di Brescia che ha messo a disposizione un’area in diritto di superficie per 50 anni e dalla Fondazione Cariplo, che ha erogato un consistente contributo finanziario. Altre somme sono pervenute da una famiglia bresciana e dal Centro Studi La Famiglia, che ha progettato e materialmente coordinato la realizzazione dell’immobile, e dalla Fondazione Padre Marcolini, che ha messo a disposizione le risorse mancanti e tutto quanto necessario in termini di risorse, anche umane, per dare corpo all’iniziativa. Il Pensionato per lavoratori “Casa Marcolini Facella” ha avviato la propria attività nella primavera del 2004. Nel 2008 si è presentata alla Fondazione Padre Marcolini l’opportunità di acquisire un’altra struttura ricettiva già esistente e operante a Brescia sin dagli anni ’70 in un ambito analogo a quello di Via Grazzine e cioè il Centro Sociale Marcolini Bevilacqua di Viale Caduti del Lavoro. L’immobile, finanziato inizialmente dalla Cariplo, era di proprietà dei Padri dell’Oratorio della Pace, Congregazione alla quale apparteneva Padre Ottorino Marcolini che personalmente seguì la progettazione e la realizzazione della struttura collaborando con il Confratello Padre Rinaldini anche alla gestione delle attività sociali. La Fondazione, in considerazione della crescente richiesta di posti letto a costi contenuti, ha valutato opportuno cogliere tale opportunità e, dal luglio 2008, grazie ad un finanziamento bancario, ne è divenuta proprietaria, subentrando anche nella gestione della Casa in continuità con la meritoria opera dei Padri della Pace. I primi due anni di gestione sono stati caratterizzati dai lavori per la parziale ristrutturazione dell’immobile e per la realizzazione di nuove stanze, così da poter ampliare l’offerta di posti letto. Attualmente la Fondazione Padre Marcolini si presenta quindi alla Città di Brescia come uno dei principali operatori nel settore della locazione temporanea di “alloggi sociali” in grado di mettere a disposizione 224 posti letto, supportati dai correlati servizi all’abitare, in un territorio e in una fase fortemente segnata dalla crisi economica. La Casa Marcolini Facella e la Casa Marcolini Bevilacqua sono oggi strutture in grado di offrire, secondo la sintesi contenuta nel Regolamento di gestione: T disponibilità di alloggi a persone non residenti in città ma ivi presenti per lavoro, studio, o a persone che prestano assistenza a famigliari ricoverati negli ospedali della città; T soggiorno temporaneo fino a 6 mesi prorogabili fino ad un massimo di 24 mesi in camere attrezzate, a uno o due letti, con bagno, locali “ristoro”, lavanderie self-service, ampi locali di soggiorno, di studio e svago. Le stanze sono sobrie ed essenziali, ma distinte per igiene e pulizia. Ogni stanza, con bagni in camera o al piano dispone di un tavolo di lavoro, un letto, un comodino, un armadio e un lavabo. La pulizia della camera viene garantita nell’ambito del servizio offerto, così come il cambio della biancheria. La Casa Marcolini Bevilacqua mette a disposizione anche quattro mini alloggi completamente arredati, con soggiorno, cucina, bagno e camera da letto. Entrambe le Case dispongono di ampi spazi esterni e di posti macchina, così da assicurare una convivenza di tipo famigliare, favorendo i rapporti tra gli ospiti. Con queste iniziative la Fondazione Padre Marcolini intende testimoniare i valori dell’accoglienza con un segno riconoscibile nella nostra società, nella nostra cultura, nel nostro territorio, affrontando un problema nuovo dell’emergenza casa, quello che deriva dalla mobilità imposta a molti lavoratori da un mercato del lavoro sempre più fluido. L’alloggio dignitoso è infatti un diritto fondamentale della persona, in qualche modo assimilabile al diritto alla vita, alla cultura, al lavoro e Padre Marcolini lo aveva assunto come un obiettivo emblematico del modo di intendere la solidarietà nei confronti delle famiglie e dei giovani lavoratori. Fondazione Padre Marcolini | 12 L’organizzazione dei Pensionati per lavoratori Personale, presidio, modalità operative La governance della Fondazione Padre Marcolini e la struttura gestionale dei Pensionati per lavoratori è illustrata nel seguente schema: PENSIONATI FONDAZIONE Consiglio di Amministrazione e Presidenza (n. 9 membri) Segretario Generale Collegio Sindacale (n. 3 membri) Direttore Reception (n. 12 addetti) Amministrazione (n. 1 addetto) Cooperativa per pulizia locali Le Case Marcolini Facella e Marcolini Bevilacqua sono presidiate 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana e 365 giorni all’anno, dal personale addetto alla reception, mentre il direttore e l’addetto all’amministrazione sono presenti dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio. In ognuna delle Case alloggio il personale opera su 3 turni giornalieri di 8 ore ciascuno dal venerdì al sabato, impegnando 3 dipendenti a tempo pieno e con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il sabato e la domenica la reception è presidiata da personale con contratto part-time a tempo determinato che opera su tre turni di 8 ore ciascuno. 13 | Fondazione Padre Marcolini L’organizzazione dei Pensionati per lavoratori Le pulizie e la cura delle camere e degli spazi comuni sono assicurati da personale messo a disposizione da una società specializzata. L’accesso ai Pensionati è assicurato, preventivamente, attraverso il lavoro svolto dagli addetti alla reception. Gli stessi operano sulla base di norme operative dettate dal Consiglio di Amministrazione e attuate dal direttore. Gli addetti alla reception raccolgono le richieste sottoposte e, sentito il direttore, accolgono i richiedenti, sbrigando tutte le pratiche amministrative e di pubblica sicurezza previste per i luoghi destinati all’ospitalità temporanea di persone. Nella tabella seguente sono riportati i prezzi giornalieri applicati nelle strutture gestite dalla Fondazione: PRIVATI DITTE Casa MB Casa MF Casa MB Casa MF Singola con bagno: da 1 a 5 da 6 a 29 da 30 in poi Totale mensile € 26,00 € 21,00 € 18,00 € 540,00 € 26,00 € 21,00 € 18,00 € 540,00 € 32,00 € 28,00 € 25,00 € 750,00 € 32,00 € 28,00 € 25,00 € 750,00 Singola senza bagno: da 1 a 5 da 6 a 29 da 30 in poi Totale mensile € 21,00 € 16,00 € 11,00 € 330,00 Doppia con bagno: da 1 a 5 da 6 a 29 da 30 in poi Totale mensile Minialloggio: Totale mensile € 22,00 € 17,00 € 12,00 € 360,00x2=720 € 21,00 € 21,00 € 18,00 € 540,00 € 22,00 € 17,00 € 12,00 € 360,00x2=720 € 27,00 € 27,00 € 22,00 € 22,00 € 18,00 € 18,00 € 540,00x2=1.080 € 540,00x2=1.080 € 500,00+50 cauz. Prezzi in vigore al 31 maggio 2011. I prezzi applicati sono diversificati per tipologia di fruitore (privato o imprese) e per durata (settimanale, bisettimanale, mensile). In particolare, per i periodi di più lunga permanenza si è optato per l’applicazione di una tariffa molto contenuta, in grado di assicurare l’accesso alla struttura anche a coloro che dispongono di limitate risorse proprie. A volte le rette degli ospiti sono integrate da mezzi resi disponibili da enti terzi o dalle pubbliche amministrazioni, in particolare si tratta del Comune di Brescia o di Amministrazioni comunali della provincia che hanno individuato le Case gestite dalla Fondazione Padre Marcolini come realtà in grado di soddisfare bisogni abitativi emergenti nelle singole comunità di riferimento. Fondazione Padre Marcolini | 14 Appendice A Casa Marcolini Facella 15 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella Le origini e le finalità La Casa Marcolini Facella è stata edificata nel 2005 e svolge un’attività di alloggio sociale sviluppata su di un progetto condiviso dal Comune di Brescia, dalla Fondazione Cariplo e dal Centro Studi La Famiglia. La Casa Marcolini Facella si presenta come una struttura di nuova edificazione costituita da n. 45 stanze a due letti con bagno e da n. 3 stanze singole con bagno. Essa offre i servizi di accoglienza, convivialità, mensa, parcheggio e giardino nell’ambito del Parco delle Grazzine, una località posta a nord della città di Brescia in un contesto ottimamente servito dalla viabilità stradale e dai servizi pubblici di trasporto. Il fabbricato si sviluppa su quattro piani fuori terra e un piano interrato, con struttura in cemento armato e muratura tradizionale, e rivestimento a cappotto. La superficie coperta è di mq 550, con volumi pari a mc 6.600, mentre la superficie lorda di pavimento è di mq 2.200. Nel piano interrato sono realizzati la lavanderia (lavaggio, asciugatura e stireria), i magazzini e i locali tecnici (ascensori, sala macchine, ecc.). All’esterno della struttura trovano posto il corsello e i posti macchina coperti. Al piano terra trovano sono sistemate la reception, le sale comunitarie, la sala da pranzo con annessa cucina industriale, gli uffici, una grande terrazza. Ai piani superiori si trovano le stanze da letto: n. 16 per ciascun piano (15 doppie e 1 singola), ripostigli e i locali tecnici. Dall’avvio dell’attività la struttura è mediamente occupata all’80%, con andamenti differenziati su base stagionale. 17 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella La localizzazione Casa Marcolini Facella Via Grazzine, 14 - Brescia tel. 030.380290 - fax 030.3700727 [email protected] www.casamarcolinifacella.it Fondazione Padre Marcolini | 18 Casa Marcolini Facella L’operatività e l’accoglienza Nel 2010 la struttura ha ospitato circa 2.500 persone con permanenze che variano da pochi giorni a diversi mesi. Nella stagione invernale vengono ospitate prevalentemente due tipologie di persone, quelle che studiano e quelle che lavorano sia nell'ambiente scolastico sia nelle imprese locali nelle quali i giovani sono assunti con contratti a breve termine. Nel periodo estivo prevalgono i dipendenti di aziende che hanno acquisito appalti nella città di Brescia per l’esecuzione di cantieri edili, manutenzione di fabbriche o impianti industriali. Durante tutto l’anno sono presenti anche numerosi parenti di pazienti ricoverati negli ospedali della città, in particolare dell’Ospedale Civile che sorge nelle vicinanze della struttura. 19 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella Il regolamento La "Casa Marcolini Facella" che offre ospitalità temporanea a lavoratori (operai, impiegati, tecnici, studenti lavoratori, insegnanti) che necessitano di un alloggio decoroso a Brescia per lo svolgimento della propria attività lavorativa e a parenti di ricoverati in ospedale che necessitano di assistenza, opera nel rispetto del seguente Regolamento: Disposizioni generali Art. 1) Responsabile della Casa è il Preposto Coordinatore. Art. 2) L’aspetto amministrativo è curato dalla Fondazione Padre Marcolini. Art. 3) Possono essere ammessi alla Casa le persone in possesso di: a) rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato, anche nelle forme flessibili, in enti pubblici o unità produttive aventi sede nella città di Brescia o nell'hinterland cittadino; b) inoltre possono essere ammessi alla Casa parenti di ricoverati in ospedale, persone in cerca di lavoro e lavoratori dipendenti di enti convenzionati con la Fondazione Padre Marcolini o da loro associazioni di rappresentanza. I titolari dei requisiti di cui ai punti precedenti possono essere cittadini italiani o stranieri, questi ultimi in misura comunque non superiore alla percentuale della presenza in città. Art. 4) Possono essere ammessi alla Casa le persone che abbiano un’età superiore ai 18 anni. I minori devono essere accompagnati da parenti o da educatori riconosciuti. Art. 5) L'ospitalità non potrà essere superiore a sei mesi; l'eventuale proroga, sarà concessa di sei mesi in sei mesi, con l’eventuale maggiorazione della retta, fino ad un massimo di ventiquattro mesi. Art. 6) All’atto della domanda di ospitalità il Preposto Coordinatore potrà richiedere: fotocopia della carta d’identità e del Codice Fiscale; Stato di Famiglia e Certificato del Casellario giudiziario; certificato medico attestante la sana costituzione psicofisica; n. 2 fotografie formato tessera; referenze: presentazione di persona o di Ente accreditato. Se trattasi di persona extracomunitaria, dovrà essere prodotto regolare permesso di soggiorno. La Direzione si riserva comunque di richiedere la presentazione di altri certificati. Art. 7) L'accettazione o l’esclusione avviene ad insindacabile giudizio della Fondazione tramite il Preposto Coordinatore. La retta mensile, o una equivalente cauzione, dovrà essere versata anticipatamente. Fondazione Padre Marcolini | 20 Casa Marcolini Facella > Il regolamento Art. 8) L’ospite si impegna a rispettare le norme contenute nel presente Regolamento anche in presenza di ottenuta residenza anagrafica per permanenze concordate superiori a tre mesi. Disposizioni gestionali Art. 9) Per le peculiari caratteristiche della Casa Marcolini Facella è richiesto un rigoroso rispetto di norme atte ad assicurare una serena convivenza di tipo familiare, facendo quindi appello al più vivo senso di responsabilità verso l'ambiente ed uno stile di rapporti amichevoli fra gli ospiti. Pertanto non possono essere ammessi alla Casa coloro che siano stati allontanati da altri Centri o che non diano garanzia di un comportamento irreprensibile. Art. 10) Tutte le camere sono dotate di bagno attrezzato e predisposte per due posti letto con relativo idoneo arredamento e biancheria. Art. 11) Le camere vengono assegnate ad esclusivo giudizio del Preposto Coordinatore il quale si riserva il diritto di effettuare controlli sullo stato di tenuta delle stesse. Art. 12) L'ospite deve tenere in ordine la propria camera e le relative suppellettili riponendo gli oggetti personali nell'armadio. Per ogni guasto o danno inferto alle cose o agli impianti verranno addebitate ai responsabili le spese di riparazione. È vietato ingombrare pareti con fotografie o altro, introdurre in camera altri mobili e stendere fili per i panni. Il pavimento dovrà essere lasciato libero per consentire la pulizia della stanza. Art. 13) È assolutamente vietato (v. D.M. 9/04/1994) il possesso e l'uso di apparecchi elettrici o a gas quali stufette, fornelli, ferri da stiro ecc.. È vietato lavare e stirare nelle camere e nei vani comuni non adibiti allo scopo per i quali è altresì disponibile una lavanderia self-service. Sono parimenti vietate modifiche agli impianti, alle luci ed ai servizi. È vietato introdurre in camera generi alimentari senza autorizzazione. Per l'alimentazione è possibile ricorrere ad un servizio di catering o usufruire del locale "ristoro" adiacente alla portineria. Art. 14) È vietata, a termine di legge, la detenzione in camera di armi anche improprie, di stupefacenti, di apparecchi e materiali infiammabili, di animali, di stampe od oggetti contrari alla decenza. È pure vietato esporre all'esterno dell'edificio e sui davanzali delle finestre panni e oggetti di qualsiasi natura. È vietata l'affissione, negli spazi comuni, di manifesti o volantini non autorizzati dal Preposto Coordinatore. Art. 15) Il Preposto Coordinatore si riserva il diritto di ritirare stampe o altri oggetti che ritenesse incompatibili con lo spirito e lo stile che informa la vita della Casa. Il Preposto Coordinatore ha facoltà di ispezionare le camere e gli armadi e di ordinare lo sgombero delle cose di cui è vietato il possesso. Art. 16) Il Preposto Coordinatore non risponde di eventuali furti o danneggiamenti comunque subiti, anche per quanto riguarda gli automezzi parcheggiati negli appositi posti macchina coperti o nel cortile interno. Art. 17) Nessuno può cedere la propria camera ad altre persone, né sublocare, né consentire l'uso a terzi. Non è consentito ricevere visite nella propria camera; anche i parenti si incontreranno nelle sale di pertinenza. Art. 18) Per esigenze di servizio e di sicurezza, il Preposto Coordinatore dispone di una seconda chiave di ciascuna camera. Non è pertanto consentita l'installazione di altri tipi di chiu- 21 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella > Il regolamento sura diversi da quello esistente. Ogni armadio è contrassegnato con la lettera di appartenenza (A o B), la relativa chiave deve rimanere nel portachiavi con la chiave della stanza. Art. 19) Ogni qualvolta l'ospite esce dalla Casa deve consegnare in portineria entrambi le chiavi. Art. 20) Il riassetto del proprio posto letto è a cura dell'ospite. Per consentire le pulizie è opportuno che l'ospite lasci libera la camera alle ore 10,00 salvo eccezioni per chi svolge lavoro notturno. È assicurata la pulizia periodica delle camere ed il cambio della biancheria verrà effettuato una volta alla settimana. Art. 21) Nelle ore notturne è tassativo l'impegno di rispettare la tranquillità dell'ambiente. In particolare vanno evitati rumori ai piani dove sono ubicate le camere. Per il rispetto delle personali esigenze di riposo, dalle ore 23,00 alle ore 7,00 deve essere osservato il silenzio. Disposizioni amministrative Art. 22) La retta (o la somma versata a titolo di deposito cauzionale infruttifero) stabilita dalla Fondazione Padre Marcolini dovrà essere pagata anticipatamente. Il Preposto Coordinatore rilascerà regolare ricevuta o, a richiesta, fattura fiscale. L’ospite è responsabile personalmente o in solido con il compagno di stanza della buona conservazione dei locali e dell’arredamento e risponde degli eventuali danni arrecati agli stessi. Eventuali danni o guasti ai locali e all'arredamento verranno addebitati o trattenuti sulla retta anticipata. Art. 23) Il rapporto di ospitalità cessa per assenza ingiustificata superiore ai quindici giorni o per il venire meno dei requisiti di ammissione. Nel periodo delle ferie la retta per la camera tenuta occupata dovrà essere normalmente corrisposta. Art. 24) La Fondazione, tramite il Preposto Coordinatore si riserva, a suo insindacabile giudizio, di dimettere gli ospiti con un breve preavviso. Per gravi motivi disciplinari la dimissione sarà immediata. In caso di morosità, l'ospite sarà dimesso fatto salvo il diritto di esercitare il privilegio di cui all'art. 2760 del Codice Civile. In caso di malattia il Preposto Coordinatore potrà assumere la decisione che riterrà più opportuna, non esclusa quella dell'allontanamento, temporaneo o definitivo. Disposizioni finali Art. 25) La Fondazione Padre Marcolini ha facoltà di modificare il presente Regolamento ogni qualvolta, a seguito di verifiche sull’andamento dell’attività della Casa, lo riterrà opportuno. In caso di non ottemperanza alle disposizioni impartite nel presente Regolamento l'ospite verrà allontanato con la procedura prevista dall'articolo 24. Art. 26) L’ammissione alla Casa Marcolini Facella è subordinata all’accettazione integrale e alla sottoscrizione del presente Regolamento da parte di ogni ospite. Fondazione Padre Marcolini | 22 Casa Marcolini Facella Apparato fotografico 23 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella > Apparato fotografico Reception Ufficio Locale ristoro Sala relax Camera Fondazione Padre Marcolini | 24 Casa Marcolini Facella La struttura 25 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Facella > La struttura Fondazione Padre Marcolini | 26 Appendice B Casa Marcolini Bevilacqua 27 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua Le origini e le finalità La Casa Marcolini Bevilacqua, già Centro Sociale Marcolini Bevilacqua di Viale Caduti del Lavoro in Brescia, rappresenta una delle prime iniziative di housing sociale avviate a Brescia. La sua origine è da ascrivere ad una intuizione della Fondazione Opere Sociali della Cariplo - Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, risalente agli anni Sessanta quando l’immigrazione da Sud verso le fabbriche del Nord era consistente. Anche allora non mancò l’impegno di Padre Ottorino Marcolini che fece da tramite tra la Cariplo, la Fabbrica dell’OM (ora Fiat Iveco), la Diocesi di Brescia e i Padri Filippini della Pace, ai quali fu affidata la gestione del Centro Sociale. Per un dovere di riconoscenza e per non dimenticare le origini di una esperienza che ha legato la Cariplo al nostro territorio, di seguito viene ricostruita la cronologia di una interessante pagina di storia: 6.4.1966: 3.8.1964: 26.9.1964: 21.10.1968: il servizio tecnico della Cariplo inoltra al Comune di Brescia una domanda per ottenere la licenza edilizia di costruzione di un Centro Sociale in Viale Caduti del Lavoro a Brescia; la Sovrintendenza ai Monumenti della Regione Lombardia, “...visti i fini sociali dell’edificio...” autorizza l’incremento dell’altezza massima da 10,50 a 12 metri; viene rilasciata la licenza edilizia. La costruzione è ultimata in due anni; il Presidente della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, prof. Giordano Dell’Amore, scrive a Padre Giulio Cittadini, Superiore della Congregazione dei Padri Filippini dell’Oratorio detti della Pace, per trasmettere la Convenzione per la gestione del Centro Sociale di Brescia appena terminato. Nella lettera si comunica che l’Amministrazione della Cassa di Risparmio ha deliberato di stabilire per gli ospiti del Centro Sociale di Brescia le stesse tariffe in vigore per le analoghe Istituzioni di sua proprietà e cioè £ 300 per pasto completo (contributo Cariplo di £ 235) e di £ 7.000 mensili per camera (contributo Cariplo di £ 4.350) per un totale annuo di £ 22.400.000. Si ringraziano infine i Padri della Pace per la preziosa collaborazione prestata nel “raggiungimento di finalità sociali di tanta attuale importanza”. La Convenzione per la gestione del servizio decorre dal 15 ottobre del 1968 ed ha validità triennale. Padre Luigi Rinaldini dell’Oratorio viene designato come Rettore della struttura ricettiva dai Superiori della Pace e dal Vescovo di Brescia. Presidente – responsabile della iniziativa e cogestore – è Padre Ottorino Marcolini. Entrambi i Padri sono coadiuvati da perdonale della Cassa di Risparmio e da personale stipendiato per raggiungere i fini di una iniziativa alla quale viene riconosciuto esplicitamente un carattere assistenziale e formativo sia sociale sia religioso; 29 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua > Le origini e le finalità 28.10.1968: 1.11.1968: 6.6.1979: 13.11.1980: 15.7.1982: 25.10.2007: Padre Luigi Rinaldini richiede al Questore l’autorizzazione all’apertura del Centro. “L’ente si prefigge – si afferra nella lettera di richiesta – di raggiungere fini di servizio alla classe operaia attraverso l’offerta di un confortevole soggiorno comunitario, a prezzi modici, aperto ai giovani operai dai 18 ai 27 anni, per periodi di soggiorno della durata massima di tre anni”; all’indomani della tempestiva risposta positiva del Questore, il Centro viene aperto ufficialmente il primo giorno di novembre. La licenza per l’esercizio di “pensione” viene rilasciata per un totale di 106 camere e 10 letti; dopo 12 anni di gestione, alla scadenza della quarta Convenzione triennale, la licenza di esercizio viene depositata in Comune in attesa di notizie relative all’Ente che dovrà intervenire nella gestione; la configurazione giuridica della Casa si trasforma da Albergo a Convitto prendendo il nome di “Convitto Marcolini Bevilacqua”; Oltre al nome di Padre Marcolini compare anche il nome del Cardinale Parroco Giulio Bevilacqua, per ricordare la sua collaborazione al progetto iniziale; la sede di Viale Caduti del Lavoro risulta ceduta dalla Fondazione Opere Sociali della Cassa di Risparmio delle PP.LL. al “Centro Sociale Marcolini Bevilacqua” di Brescia; a distanza di 39 anni dall’avvio dell’iniziativa, i Padri Filippini della Pace segnalano di non disporre più delle risorse necessarie per dare continuità all’opera intrapresa nel 1966. La struttura viene perciò venduta alla Fondazione Padre Marcolini che ne assume anche la gestione. Dopo l’acquisto della Casa Marcolini Bevilacqua, la Fondazione Padre Marcolini ne programma la ristrutturazione per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e il completo adeguamento igienicosanitario. Terminati i lavori di ristrutturazione, la Casa Marcolini Bevilacqua dispone ora di un’ampia zona destinata alla socialità, di una sala da pranzo, di una sala TV, di una palestra, di una biblioteca e di accessi internet nella sala multimediale. Di particolare importanza è la realizzazione di un ascensore omologato per l’handicap e di alcuni ambienti facilitati per l’accesso dei disabili. Di fronte ad un progetto così impegnativo, il Consiglio della Fondazione ha attivato un consistente mutuo bancario per poter disporre delle risorse necessarie a dare vita ad un progetto così impegnativo. La Casa Marcolini Bevilacqua dispone ora di 110 stanze singole, due batterie di bagni e docce per ciascun piano e di 20 stanze singole con bagno (di nuova costruzione) e di 4 minialloggi (di nuova costruzione). Essa offre i servizi di accoglienza, convivialità, mensa autogestita, parcheggio, giardino, ed è edificata in una ottima localizzazione posta a nord ovest della città di Brescia, in un contesto ottimamente servito dalla viabilità stradale e dai servizi pubblici di trasporto. Il fabbricato si sviluppa su tre piani fuori terra e un piano interrato, con struttura in cemento armato e muratura tradizionale. La superficie del lotto su cui sorge l’immobile è di mq 6.917, mentre la superficie lorda di pavimento è di mq 5.200 (di cui mq 1.746 relativi al piano seminterrato e mq 3.454 relativi ai piani superiori), con volumi complessivi pari circa mc 15.600. Nel piano interrato sono realizzati: la sala da pranzo, una sala TV, la palestra, la lavanderia (lavaggio, asciugatura e stireria), i magazzini e i locali tecnici (ascensori, sala macchine, ecc.). Al primo piano trovano posto la reception (la struttura è presidiata tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24), le sale comunitarie, una piccola chiesa e gli uffici. Sia al piano terra che ai piani superiori si trovano le stanze da letto, i ripostigli e i necessari locali tecnici. Ogni stanza dispone di un tavolo di lavoro, un letto, un comodino, un armadio e un lavabo, e la pulizia della camera viene garantita dalla struttura mentre il cambio della biancheria viene effettuato una volta a settimana. Anche la Casa Marcolini Bevilacqua evidenzia un’occupazione media dei letti disponibili che si colloca intorno all’80%, con andamenti differenziati rispetto alla stagione. Fondazione Padre Marcolini | 30 Casa Marcolini Bevilacqua L’operatività e l’accoglienza Nel 2010 la struttura ha ospitato circa 700 persone con permanenze di medio-lungo periodo. Gli ospiti della struttura di Viale Caduti del Lavoro sono prevalentemente persone che lavorano presso le più importanti fabbriche della città di Brescia. Provengono dal sud o dall’estero e spesso non possono avvalersi dei legami familiari. In questo contesto sono molto utilizzati i servizi di cucina e lavanderia. Anche la Casa Marcolini Bevilacqua ospita nel corso dell’anno numerosi parenti di pazienti ricoverati negli ospedali della città di Brescia, in particolare la Casa di Cura Sant’Anna che sorge nelle vicinanze della struttura. 31 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua La localizzazione Casa Marcolini Bevilacqua Via Caduti del Lavoro, 17 - Brescia tel. 030.310061 - fax 030.310062 [email protected] www.casamarcolinibevilacqua.it Fondazione Padre Marcolini | 32 Casa Marcolini Bevilacqua Il regolamento La "Casa Marcolini Bevilacqua" che sorge in Brescia in via Caduti del Lavoro n. 17 e offre ospitalità temporanea a lavoratori (operai, impiegati, tecnici, studenti lavoratori, insegnanti), che necessitano di un alloggio decoroso a Brescia per lo svolgimento della propria attività lavorativa e a parenti di ricoverati in ospedale che necessitano di assistenza, opera nel rispetto del seguente Regolamento: Disposizioni generali Art. 1) Responsabile della Casa è il Preposto Coordinatore. Art. 2) L’aspetto amministrativo è curato dalla Fondazione Padre Marcolini. Art. 3) Possono essere ammessi alla Casa le persone in possesso di: a) rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato, anche nelle forme flessibili, in enti pubblici o unità produttive aventi sede nella città di Brescia o nell'hinterland cittadino; b) inoltre possono essere ammessi alla Casa parenti di ricoverati in ospedale, persone in cerca di lavoro e lavoratori dipendenti di enti convenzionati con la Fondazione Padre Marcolini o da loro associazioni di rappresentanza. I titolari dei requisiti di cui ai punti precedenti possono essere cittadini italiani o stranieri, questi ultimi in misura comunque non superiore alla percentuale della presenza in città. Art. 4) Possono essere ammessi alla Casa le persone che abbiano un’età superiore ai 18 anni. I minori devono essere accompagnati da parenti o da educatori riconosciuti. Art. 5) L'ospitalità non potrà essere superiore a sei mesi; l'eventuale proroga, sarà concessa di sei mesi in sei mesi, con l’eventuale maggiorazione della retta, fino ad un massimo di ventiquattro mesi. Art. 6) All’atto della domanda di ospitalità il Preposto Coordinatore potrà richiedere: fotocopia della carta d’identità e del Codice Fiscale; Stato di Famiglia e Certificato del Casellario giudiziario; certificato medico attestante la sana costituzione psicofisica; n. 2 fotografie formato tessera; referenze: presentazione di persona o di Ente accreditato. Se trattasi di persona extracomunitaria, dovrà essere prodotto regolare permesso di soggiorno. La Direzione si riserva comunque di richiedere la presentazione di altri certificati. 33 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento Art. 7) L'accettazione o l’esclusione avviene ad insindacabile giudizio della Fondazione tramite il Preposto Coordinatore. La retta mensile, o una equivalente cauzione, dovrà essere versata anticipatamente. Art. 8) L’ospite si impegna a rispettare le norme contenute nel presente Regolamento anche in presenza di ottenuta residenza anagrafica per permanenze concordate superiori a tre mesi. Disposizioni gestionali Art. 9) Per le peculiari caratteristiche della Casa Marcolini Bevilacqua è richiesto un rigoroso rispetto di norme atte ad assicurare una serena convivenza di tipo familiare, facendo quindi appello al più vivo senso di responsabilità verso l'ambiente ed uno stile di rapporti amichevoli fra gli ospiti. Pertanto non possono essere ammessi alla Casa coloro che siano stati allontanati da altri Centri o che non diano garanzia di un comportamento irreprensibile. Art. 10) Tutte le camere sono dotate di lavandino e predisposte per un posto letto con relativo idoneo arredamento e biancheria. Art. 11) Le camere vengono assegnate ad esclusivo giudizio del Preposto Coordinatore il quale si riserva il diritto di effettuare controlli sullo stato di tenuta delle stesse. Art. 12) L'ospite deve tenere in ordine la propria camera e le relative suppellettili riponendo gli oggetti personali nell'armadio. Per ogni guasto o danno inferto alle cose o agli impianti verranno addebitate ai responsabili le spese di riparazione. È vietato ingombrare pareti con fotografie o altro, introdurre in camera altri mobili e stendere fili per i panni. Il pavimento dovrà essere lasciato libero per consentire la pulizia della stanza. Art. 13) È assolutamente vietato (v. D.M. 9/04/1994) il possesso e l'uso di apparecchi elettrici o a gas quali stufette, fornelli, ferri da stiro ecc.. È vietato lavare e stirare nelle camere e nei vani comuni non adibiti allo scopo per i quali è altresì disponibile una lavanderia self-service. Sono parimenti vietate modifiche agli impianti, alle luci ed ai servizi. È vietato introdurre in camera generi alimentari senza autorizzazione. Per l'alimentazione è possibile ricorrere ad un servizio di catering o usufruire del locale "ristoro". Art. 14) È vietata, a termine di legge, la detenzione in camera di armi anche improprie, di stupefacenti, di apparecchi e materiali infiammabili, di animali, di stampe od oggetti contrari alla decenza. È pure vietato esporre all'esterno dell'edificio e sui davanzali delle finestre panni e oggetti di qualsiasi natura. È vietata l'affissione, negli spazi comuni, di manifesti o volantini non autorizzati dal Preposto Coordinatore. Art. 15) Il Preposto Coordinatore si riserva il diritto di ritirare stampe o altri oggetti che ritenesse incompatibili con lo spirito e lo stile che informa la vita della Casa. Il Preposto Coordinatore ha facoltà di ispezionare le camere e gli armadi e di ordinare lo sgombero delle cose di cui è vietato il possesso. Fondazione Padre Marcolini | 34 Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento Art. 16) Il Preposto Coordinatore non risponde di eventuali furti o danneggiamenti comunque subiti, anche per quanto riguarda gli automezzi parcheggiati negli appositi posti macchina o nel cortile interno. Art. 17) Nessuno può cedere la propria camera ad altre persone, né sublocare, né consentire l'uso a terzi. Non è consentito ricevere visite nella propria camera; anche i parenti si incontreranno nelle sale di pertinenza. Art. 18) Per esigenze di servizio e di sicurezza, il Preposto Coordinatore dispone di una seconda chiave di ciascuna camera. Non è pertanto consentita l'installazione di altri tipi di chiusura diversi da quello esistente. Art. 19) Ogni qualvolta l'ospite esce dalla Casa deve consegnare in portineria le chiavi. Art. 20) Il riassetto del proprio posto letto è a cura dell'ospite. Per consentire le pulizie è opportuno che l'ospite lasci libera la camera alle ore 10,00 salvo eccezioni per chi svolge lavoro notturno. È assicurata la pulizia periodica delle camere ed il cambio della biancheria verrà effettuato una volta alla settimana. Art. 21) Nelle ore notturne è tassativo l'impegno di rispettare la tranquillità dell'ambiente. In particolare vanno evitati rumori ai piani dove sono ubicate le camere. Per il rispetto delle personali esigenze di riposo, dalle ore 23,00 alle ore 7,00 deve essere osservato il silenzio. Disposizioni amministrative Art. 22) La retta (o la somma versata a titolo di deposito cauzionale infruttifero) stabilita dalla Fondazione Padre Marcolini dovrà essere pagata anticipatamente. Il Preposto Coordinatore rilascerà regolare ricevuta o, a richiesta, fattura fiscale. L’ospite è responsabile personalmente della buona conservazione dei locali e dell’arredamento e risponde degli eventuali danni arrecati agli stessi. Eventuali danni o guasti ai locali e all'arredamento verranno addebitati o trattenuti sulla retta anticipata. Art. 23) Il rapporto di ospitalità cessa per assenza ingiustificata superiore ai quindici giorni o per il venire meno dei requisiti di ammissione. Nel periodo delle ferie la retta per la camera tenuta occupata dovrà essere normalmente corrisposta. Art. 24) La Fondazione, tramite il Preposto Coordinatore si riserva, a suo insindacabile giudizio, di dimettere gli ospiti con un breve preavviso. Per gravi motivi disciplinari la dimissione sarà immediata. In caso di morosità, l'ospite sarà dimesso fatto salvo il diritto di esercitare il privilegio di cui all'art. 2760 del Codice Civile. In caso di malattia il Preposto Coordinatore potrà assumere la decisione che riterrà più opportuna, non esclusa quella dell'allontanamento, temporaneo o definitivo. 35 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua > Il regolamento Disposizioni finali Art. 25) La Fondazione Padre Marcolini ha facoltà di modificare il presente Regolamento ogni qualvolta, a seguito di verifiche sull’andamento dell’attività della Casa, lo riterrà opportuno. In caso di non ottemperanza alle disposizioni impartite nel presente Regolamento l'ospite verrà allontanato con la procedura prevista dall'articolo 24. Art. 26) L’ammissione alla Casa Marcolini Bevilacqua è subordinata all’accettazione integrale e alla sottoscrizione del presente Regolamento da parte di ogni ospite. Fondazione Padre Marcolini | 36 Casa Marcolini Bevilacqua Apparato fotografico 37 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua > apparato fotografico Reception Camera Bagni al piano Salottino Camere Edificio da nord Fondazione Padre Marcolini | 38 Casa Marcolini Bevilacqua La struttura 39 | Fondazione Padre Marcolini Casa Marcolini Bevilacqua > la struttura Fondazione Padre Marcolini | 40 Appendice C Statuto Fondazione Padre Marcolini 41 | Fondazione Padre Marcolini Fondazione Padre Marcolini Lo Statuto TITOLO I Art. 1 - È costituita in Brescia, con sede in Via Grazzine n. 14 la “Fondazione Padre Marcolini”. Art. 2 - La Fondazione, ispirandosi a Padre Ottorino Marcolini – promotore di iniziative imprenditoriali socialmente finalizzate –, ha per scopo finalità di solidarietà sociale nell’esclusivo ambito territoriale della Regione Lombardia mediante: T ricerche, studi e progettazioni sui problemi della “casa come dimora della famiglia”, indirizzo e sostegno ad attività nel settore della cooperazione, azioni di promozione per lo sviluppo della professionalità e l’inserimento lavorativo dei giovani; T iniziative culturali e formative per lo sviluppo dell’imprenditorialità non-profit orientata secondo i valori della solidarietà cristiana; T iniziative di promozione sociale e culturale ad orientamento cattolico, atte a consentire la crescita e lo sviluppo di un contesto urbano rispettoso dei valori della mutualità, della solidarietà e della sussidiarietà ed attento alle esigenze delle persone e delle famiglie in tutti gli stadi della loro vita. Essa si propone altresì: T di sviluppare iniziative di studio, ricerca e riflessione intorno ai principi ed alle concrete modalità attraverso le quali l’azione imprenditoriale e professionale può rappresentare uno stabile elemento di progresso umano, civile e sociale; T di contribuire alla formazione, con particolare riguardo agli operatori economici ed a quanti assumono funzioni di gestione, indirizzo e controllo in imprese anche non profit, di personalità improntate ad una libera accettazione dell’animazione cattolica della vita; T di operare per la diffusione dell’idea e dell’esperienza di un’attività imprenditoriale orientata ai valori dell’etica cristiana. La Fondazione non persegue finalità di lucro. Art. 3 - Per realizzare le finalità proposte la Fondazione potrà direttamente ed indirettamente: a) dar vita a case-alloggio e centri culturali; b) istituire e gestire biblioteche e banche-dati specializzate nei settori di interesse della Fondazione; 43 | Fondazione Padre Marcolini Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto c) istituire o promuovere borse di studio, premi, concorsi ed ogni altra iniziativa similare utile al perseguimento dei suoi scopi culturali e formativi, nonché erogare contributi e liberalità occasionali o periodiche sempre nel perseguimento di detti scopi; d) promuovere e sostenere una attività editoriale funzionale in particolare alla diffusione e presentazione della propria attività; e) organizzare corsi e convegni, anche residenziali, manifestazioni, mostre, scambi culturali con altri centri italiani e stranieri; f) stipulare convenzioni con università, centri di ricerca, ordini professionali, associazioni di categoria e in genere con consorzi, società, istituzioni ed Enti pubblici e privati profit e non profit; g) promuovere e/o gestire servizi e attività volti a supportare e favorire il corretto assolvimento delle obbligazioni e degli adempimenti previsti a carico degli Enti non profit da disposizioni normative anche attraverso iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte specificatamente agli operatori e al mondo professionale; h) partecipare e collaborare ad iniziative promosse da Istituzioni pubbliche e private finalizzate allo studio ed all’approfondimento della legislazione e delle normative già in vigore, oppure allo studio. La Fondazione potrà inoltre svolgere ogni e qualsiasi attività od operazione idonea al raggiungimento degli scopi statutari, ivi compresa la possibilità di dare corso a operazioni mobiliari ed immobiliari finalizzate allo scopo sociale, purché a carattere non prevalente. TITOLO II Art. 4 - Il patrimonio è costituito da: a) il capitale di euro 464.811,21 (quattrocentosessantaquattromilaottocentoundici virgola ventuno) di cui euro 51.645,69 (cinquantunmilaseicentoquarantacinque virgola sessantanove) corrispondente al capitale iniziale originario della Fondazione “Padre Marcolini” euro 154.937,07 (centocinquantaquattromilanovecentotrentasette virgola zero sette) corrispondente al capitale iniziale originario della Fondazione “Operare” ed euro 258.228,45 (duecentocinquantottomiladuecentoventotto virgola quarantacinque) corrispondente al capitale iniziale della Fondazione “Polis 2000”; b) da beni immobili che divenissero di proprietà della Fondazione; c) da eventuali erogazioni, donazioni e lasciti espressamente finalizzati a rafforzare la consistenza patrimoniale; d) dalle riserve costituite con le eccedenze di bilancio. Art. 5 - Le rendite della Fondazione sono costituite: a) dai redditi derivanti dal patrimonio di cui all’art. 4; b) da ogni eventuale contributo ed elargizione di terzi destinati all’attuazione degli scopi statutari oppure di specifiche iniziative della Fondazione e non espressamente destinati all’incremento del patrimonio; c) da eventuali contributi di frequentanti i corsi e da proventi di attività promosse dalla Fondazione. Fondazione Padre Marcolini | 44 Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto TITOLO III Art. 6 - Organi della Fondazione sono: a) il Consiglio di Amministrazione; b) il Presidente; c) il Collegio dei Revisori dei Conti; d) il Segretario Generale. Art. 7 - Il Consiglio di Amministrazione è formato da nove membri designati dal “Centro Studi La Famiglia Società Cooperativa” con sede in Brescia, o da suoi aventi causa, che permangono in carica per un triennio e sono rieleggibili. Le cariche dei membri del Consiglio di Amministrazione sono gratuite, salvo i rimborsi delle spese sostenute per l’esercizio dell’ufficio. Art. 8 - Il Consiglio di Amministrazione è investito di tutti i più ampi poteri per la gestione ordinaria e straordinaria della Fondazione e potrà compiere tutte le operazioni, anche di disposizione del patrimonio, a tal fine utili o necessarie. Ad esso spetta di stabilire il programma annuale della Fondazione nonché forme e modalità di attuazione dello scopo statutario. Approva entro il mese di maggio il Bilancio consuntivo dell’esercizio precedente ed il Bilancio di previsione per l’anno successivo. Il Consiglio di Amministrazione elegge tra i suoi componenti il Presidente ed un Vice Presidente. Il Consiglio di Amministrazione potrà conferire eventuali deleghe di funzioni sia al Presidente, sia ai singoli componenti del Consiglio stesso, nei limiti individuati con propria deliberazione assunta e depositata nelle forme di Legge. Il Consiglio potrà altresì nominare un Segretario Generale, anche tra persone esterne al Consiglio, che curi l’attuazione delle deliberazioni assunte dal Consiglio stesso. Il Consiglio su proposta del Presidente, può delegare al Segretario Generale particolari funzioni per l’attività della Fondazione e ne determina, se del caso, il compenso nei limiti di Legge. Il Consiglio può eventualmente istituire un “Regolamento” interno di funzionamento della Fondazione. Il Consiglio, a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, delibera, su motivata proposta scritta dal Presidente oppure di un terzo dei suoi componenti, e previa acquisizione di un favorevole parere del Collegio dei Revisori dei Conti, eventuali modifiche dello Statuto. Art. 9 - Il Consiglio di Amministrazione, convocato dal Presidente con l’invio dell’ordine del giorno, si riunisce di norma in seduta ordinaria almeno due volte all’anno e straordinariamente ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario o su richiesta di almeno un terzo dei Consiglieri. Il Consiglio è convocato dal Presidente mediante l’invito, ai membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori dei Conti, a mezzo lettera da recapitarsi agli interessati almeno otto giorni prima dell’adunanza o in casi di urgenza mediante telefax o posta elettronica da recapitarsi agli interessati almeno ventiquattr’ore prima. Le adunanze del Consiglio sono valide se è presente la maggioranza dei membri che lo compongono. Le deliberazioni sono prese a maggioranza ed in caso di parità prevale il voto del Presidente. In caso di inerzia del Consiglio di Amministrazione, la convocazione del Consiglio può avvenire a cura del Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti su richiesta scritta e motivata di almeno quattro consiglieri. Ad ogni Consiglio si provvede alla compilazione e trascrizione su appositi registri dei verbali delle sedute di Consiglio, tenuti a disposizione dei Consiglieri e dei Revisori. 45 | Fondazione Padre Marcolini Fondazione Padre Marcolini > Lo Statuto Art. 10 - Il Presidente convoca e presiede il Consiglio ed è legale rappresentante dell’Ente nei confronti di terzi ed in giudizio. Coordina le attività della Fondazione curandone il regolare funzionamento ed è responsabile del buon andamento dell’amministrazione. Il Presidente permane nella carica tre esercizi. La carica è rinnovabile. TITOLO IV Art. 11 - L’esercizio sociale della Fondazione ha termine il 31 dicembre di ogni anno. Il Consiglio approva entro il mese di maggio di ogni anno il bilancio consuntivo dell’anno precedente accompagnato dal “Documento di verifica delle attività svolte”. Il Consiglio esamina, integra, modifica e approva entro il mese di novembre il “Programma delle attività”. TITOLO V Art. 12 - La gestione contabile della Fondazione è controllata da un Collegio composto da tre Revisori dei Conti effettivi e da due supplenti nominati dal Centro Studi La Famiglia Società Cooperativa, o suoi aventi causa. Il Presidente dovrà essere preferibilmente scelto fra gli iscritti nel Registro dei “Revisori Contabili”. Il componenti del Collegio durano in carica tre esercizi e possono essere riconfermati. I Revisori potranno intervenire alle riunioni del Consiglio della Fondazione. TITOLO VI Art. 13 - Gli avanzi di gestione, nonché le riserve e i fondi costituiti con gli stessi, devono essere utilizzati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle direttamente connesse. È fatto divieto di distribuzione, anche in modo indiretto, degli avanzi di gestione nonché di fondi patrimoniali, riserve o patrimonio durante la vita della Fondazione, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge. TITOLO VII Art. 14 - Lo scioglimento della Fondazione può essere deliberato dal Consiglio con il voto favorevole di almeno cinque dei suoi componenti. In tal caso, ed in qualsiasi altro caso di estinzione della Fondazione, il Consiglio dovrà deliberare circa la devoluzione del suo residuo attivo patrimoniale a favore dell’Opera per l’Educazione Cristiana, con sede in Brescia. Nel caso di estinzione di quest’ultima, la devoluzione avrà luogo a favore di altro Ente con analoghe finalità istituzionali, sentito il parere dell’Ordinario Diocesano di Brescia. Art. 15 Per quanto non previsto dal presente Statuto si applicano le norme vigenti in materia di fondazioni private riconosciute, e gli usi locali. Fondazione Padre Marcolini | 46 Biografia di padre Ottorino Marcolini Appendice D Biografia di padre Ottorino Marcolini 47 | Fondazione Padre Marcolini Ottorino Marcolini Il prete di tutti Storia della vita di padre Marcolini riassunta dal volume di Antonio Fappani e Clotilde Castelli, Il prete di tutti: Ottorino Marcolini, ed. del Moretto, Brescia 1989 era entrato in contatto con l’ambiente della Pace e con alcuni giovani che ebbero poi su di lui forza di orientamento e di decisioni determinanti; e fu proprio alla Pace che il giovanissimo Marcolini trovò spazio per la sua sete di verità, di certezze e di bene e fece parte di quello che il senatore Ludovico Montini chiamava “l’orto” di Padre Luigi Carli, che era diventato il “patron” delle varie attività dell’Oratorio e soprattutto del Patronato Studenti; ma quando Marcolini arrivò nell’“orto” della Pace, di cui Padre Carli era un po’ il custode, un giovane ma già esperimentato sacerdote, Padre Paolo Dal matrimonio di Abramo Marcolini e Giulia Caresana, si stava affermando tra i giovani. Un Borioni, nacque in via S. Chiara il 9 marzo sacerdote carico di entusiasmo e anche di espe- 1897, Ottorino Andrea Marcolini, cui seguirono rienza pastorale, riuscì subito a creare una cer- altri sei figli. Ottorino fu sempre considerato chia di amicizie dalla quale uscirono figure dal padre non solo come il primogenito, ma incancellabili come lo stesso Marcolini. anche per indole e intelligenza il prediletto. La sua attività si svolgeva nel Patronato (fon- Ottorino era infinitamente buono e giocoso, dato nel 1890 per assistere spiritualmente gli ma poco si sa della sua fanciullezza, molto di studenti delle scuole pubbliche) e nelle attività più invece della sua adolescenza. Dimostrò su- sportive organizzate dalla società “Gymna- bito una viva intelligenza che aiutò con assiduo sium”. Dal Patronato passò poi alla Associa- studio. zione “Alessandro Manzoni”. Completati gli studi inferiori nel 1910 presso Chiamato al servizio militare come soldato di la scuola tecnica Mompiani di Brescia, passò leva, il 26 giugno 1916, per lui fu presto guer- all’istituto tecnico Tartaglia, aprendosi la via a ra; a ottobre dello stesso anno entrò come al- impegni più intensi e vasti. Nel luglio del 1914, lievo nella Accademia militare. Nominato Marcolini conseguì il diploma di licenza fisico- aspirante sottotenente, venne assegnato al 6° matematica e si iscrisse al corso di ingegneria Genio ferrovieri. Il 20 febbraio 1918 veniva no- civile dell’Università di Padova. Fin da bambino minato tenente per i meriti acquisiti e il 5 mag- 49 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini gio 1919 ottenne la Croce al merito di guerra. e il periodo della sua direzione fu uno dei più Nel frattempo continuava a studiare ottenendo proficui e positivi. Sempre sereno e amichevole ottimi risultati; conclusa la guerra, pur restando con tutti affrontò con decisione ogni problema, nell’esercito, riprese con maggiore interesse senza far palesare la sua autorità, animando gli studi. con l’impegno, con l’esempio e con la serenità Studiava ed era ancora militare quando una di spirito; cordiale e generoso con i dipendenti gravissima disgrazia si abbatté su di lui e sulla si immedesimava nei loro bisogni e necessità. sua famiglia: la “spagnola” colpì e in pochi Un brillante tenente, un promettente univer- giorni portò alla tomba il padre, il 25 febbraio sitario, un giovane ingegnere da 110 e lode, 1919, lasciando Ottorino capo di una famiglia un responsabile di un’importante azienda pub- numerosa e senza possibilità di sostentamento. blica, quale era l’Officina dei Gas, non poteva La prova lo sconvolse e gradatamente si verificò non attirare una grande ammirazione e stima; in lui una maturazione spirituale sempre più non gli mancarono neppure simpatie femmi- profonda: abbandonò l’università di Padova, nili. Sembra sia stata la madre a fargli cono- si trasferì al Politecnico di Milano, cambiò in- scere una gentile e brava signorina figlia di una dirizzo passando al corso di ingegneria indu- sua amica di collegio. La conoscenza divenne striale meccanica. Per aver modo di continuare simpatia e questa sfociò nel fidanzamento con gli studi riuscì a farsi arruolare nel battaglione relativo scambio di anelli. Ottorino cominciò a studenti di Milano dedicandosi in tal modo frequentare più spesso la fidanzata che aspet- completamente agli studi universitari. Lo studio tava con crescente voglia che si fissasse il gior- fu talmente intenso che il 23 dicembre 1920 no delle nozze. All’entusiasmo iniziale subentrò poté laurearsi al Politecnico con il massimo dei presto un intiepidimento, un raffreddamento voti e la lode. vero e proprio; con il passare del tempo si di- Il Comune di Brescia nel giugno del 1921 menticò sempre di più di avere una fidanzata chiamò Marcolini a dirigere l’Officina dei Gas. e fu costretto a lasciarla. Successivamente pre- L’incarico straordinario divenne ovviamente se la decisione di entrare nella Congregazione stabile, in quanto si dimostrò dotato e capace, della Pace, decisione presa dopo una lenta ma- Fondazione Padre Marcolini | 50 Biografia di padre Ottorino Marcolini turazione iniziata con la prematura morte del Successivamente Marcolini per dare stabilità padre, la quale capovolse la prospettiva del fi- economica alla propria famiglia numerosa in- glio, cui già arrideva una prestigiosa carriera. traprese nuovamente gli studi per una terza Cominciò quindi il suo itinerario sulla vita di laurea, in matematica, così da poter insegnare Cristo, in cui occorreva rinunciare a tutto per negli istituti pubblici. dare tutto agli altri; e certo mamma Giulia non Nel primo dopoguerra, Marcolini ebbe una vita immaginò nemmeno che fra i “colpevoli” della passionale e culturale; la cultura non fu per lui maturazione della vocazione del figlio c’erano ragione a se stessa, ma ragione e mezzo di un futuro papa, don Giovanni Battista Montini, contatto con il prossimo, strumento di educa- ed un futuro vescovo, mons. Carlo Manziana. zione e di apostolato. Il curriculum didattico L’amicizia con don Montini era un’amicizia d’in- di Marcolini fu singolarmente ricco: insegnò fanzia, che divenne ancora più profonda e frut- matematica al Liceo ginnasio Arnaldo, insegnò tuosa quando il giovane Montini era già a matematica nel ginnasio delle Canossiane, poi Roma. L’amicizia con Manziana invece fu più tornò all’Arnaldo per insegnare religione, in- difficile perché erano due persone completa- segnò al liceo Calini, insegnò religione all’isti- mente diverse; Marcolini aveva cinque anni in tuto tecnico industriale Moretto che divenne più, ben due lauree in materie tecniche, era poi l’attuale I.T.I.S Castelli, e inoltre insegnò geniale e ardimentoso, Manziana invece aveva matematica nel ginnasio del Seminario Vesco- un indirizzo di carattere umanistico, persona vile di S. Cristo. Non fu facile allora l’introdu- perplessa e impacciata; l’amicizia tra i due fu zione della religione nella scuola media creata da Padre Caresana e divenne un amicizia superiore, ma Padre Marcolini affrontò il primo profonda e fraterna. impatto con la classe studentesca imponendosi 51 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini con la sua intelligenza, con la sua competenza scientifica, con qualche improperio e persino con qualche calcio. Fu in tale modo strano, maestro di fede e di cultura religiosa di un in- squale. Egli osservò che gli studenti universitari tera generazione di giovani. Con parecchi giovani, a scuola, iniziò rapporti che durarono una vita intera: un punto fermo mai cancellato. Padre Marcolini non amava insistere troppo su temi religiosi, ma stabiliva subito con gli studenti un rapporto fraterno, tramutando la fede nel dono quotidiano dell’anima e del cuore: “Dio è quello che ti guida nei momenti difficili; dei giovani universitari se non di scaricare le dovevano far l’orecchio anche a cose elevate, difficili, non solo alle cose semplici. E, in effetti, che altro si poteva proporre in quegli anni a proprie energie nell’assistenza ai poveri? Padre Marcolini frequentava congressi della Fuci in varie città d’Italia, prendeva la parola, ma soprattutto imponeva il suo stile di fraternità cristiana; destra e sinistra non avevano senso per lui, avevano senso solo i poveri, la costruzione della famiglia e di uno spazio vitale per questa. Naturalmente in un’attività così intensa non gli mancarono le spine, specie nel 1931, a causa della tensione fra fascismo e Azione cattolica; ma Marcolini sebbene a volte in apparenza deciso e irruente, non fu mai uomo di polemiche, preferì sempre il rapporto personale, condito magari in qualche saporoso epiteto. Padre Marcolini seguì tutte le attività della Pace, ma l’impegno più continuo fu seguire i ragazzi tutti i giorni nei loro giochi in cortile; erano le ore più movimentate ma in fondo più proficue perché davano la possibilità di accostamenti personali e di lavorare sui singoli. Padre Carli tirava un po’ le somme di tutto perché era portato più alle cose pratiche. Il tandem Padre Carli - Padre Marcolini funzionò per alcuni anni; nella diversità di carattere avevano la stessa passione pastorale. Si diversificavano ma soprattutto Dio lo devi cercare negli altri, solamente perché il primo, sempre malaticcio, nel tuo prossimo che soffre, bisogna avvicinarsi a quelli che soffrono...”. Una delle creature più esclusive di Padre Marcolini fu la Fuci, cioè la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Marcolini si premurò di selezionare fra gli aderenti alla “Manzoni” gli studenti universitari e di formare così il primo era prudente a esporsi alla massa oratoriana; gruppo fucino, chiamandovi, novità assoluta per Brescia, anche delle ragazze universitarie. Oltre alle riunioni e conferenze di routine, Padre Marcolini organizzò ritiri spirituali, ritiri del mercoledì santo in preparazione al Triduo pa- un interesse diretto, personale e aderente alle il secondo sempre vitalissimo si lanciava con tutta la sua energia. Chi affrontava le turbe dei ragazzi era sempre Padre Marcolini, spendeva gran parte del suo tempo per l’uno o per l’altro, con una parola spiccia ma convinta, con una pacca sulla spalla sempre manifestando esigenze e ai bisogni di ognuno; senza distinzione alcuna di ceto, di persone così che ognuno avesse l’impressione di essere il prediletto. Nell’ambiente della Pace Padre Marcolini si di- Fondazione Padre Marcolini | 52 Biografia di padre Ottorino Marcolini stingueva per un altro verso. Egli si inseriva Così i confratelli della S. Vincenzo si impegna- con un particolare senso di amore verso i pro- vano a visitare a domicilio le famiglie povere blemi sociali; mentre in altri preti c’era la di- e diseredate, sostenendole e confortandole; mensione e Padre Marcolini andava spesso a fare queste religiosa, in lui c’era quel problema che ha tro- visite perché non solo queste costituivano un vato poi la sua maggiore espressione all’indo- atto di carità cristiana ma erano anche una mani della guerra: dare alloggio alla gente, scuola di vita e un’iniezione di profonda con- cercare di farla lavorare. siderazione umanitaria e cristiana. Nella S. Vin- Già così sensibile ai problemi sociali Padre Mar- cenzo entravano tutti, basta che volessero fare colini fu tra i più attivi nell’organizzazione dei un po’ di bene. Fu poi Padre Marcolini ad av- ritiri spirituali per gli operai. Una conferenza viare l’assistenza agli sfrattati, cioè a quelle fa- S. Vincenzo dedicata a S. Filippo Neri e riservata miglie povere, sloggiate dal quartiere raso al ai giovani studenti della Pace era stata già co- suolo per costruire piazza della Vittoria e con- struita nel 1921, ma fu lui certo che diede alla finate in baracche con un sovraffollamento as- modesta struttura caritativa slancio, consisten- surdo. Padre Marcolini intervenne con la sua za, indirizzo pratico, e fu per suo impulso che azione perché quel villaggio avesse un’assisten- nacquero alla Pace: la Conferenza di S. Stefano, za spirituale stabile nella persona di un sacer- per giovani dell’oratorio della Pace, e la con- dote. Padre Marcolini inoltre fece costruire una ferenza di S. Maria della Pace per giovani pro- chiesa per gli sfrattati. fessionisti, quest’ultima divisa poi in due Uguale slancio, silenzioso, nascosto mise nel- sezioni, quella incaricata della visita ai poveri l’assistenza ad altri diseredati che stavano pi- appartenenti alle famiglie della città e quella giati nel quartiere dei “libici” situato a porta che si occupò particolarmente dell’assistenza Milano. Padre Marcolini assunse presto un ruo- dei poveri del quartiere di S. Vincenzo a Ponte lo primario nella S. Vincenzo cittadina, e questo Crotte, per gli sfrattati. lo avvicinò alla Congrega della Carità Aposto- prevalentemente 53 | Fondazione Padre Marcolini culturale Biografia di padre Ottorino Marcolini lica che sollecitò a risolvere il problema delle uno spicchio piccolo ma scioccante di guerra. case. Per questo l’istituzione, in accordo con Il 14 giugno 1941 gli fu conferita la croce di l’Eca e in contraccambio dell’autonomia della guerra al valor militare con la seguente moti- Congrega stessa, iniziò ad acquistare alcune vazione: “Cappellano di battaglione alpino, ot- aree in viale Duca degli Abruzzi nel Comune di tenuto di partecipare all’azione con una Brescia, e altre ancora in via Rose di Sotto, sulle compagnia avanzata, si prodigava incurante quali furono costruiti caseggiati; in viale Duca del violento fuoco nemico e di una forte tor- degli Abruzzi sorse il quartiere Bonoris mentre menta, ad incitare con la parola e con l’esem- in via Rose di Sotto fu costruito un caseggiato pio, i combattenti, ad assistere amorevolmente per gli operai. Dopo la guerra riprese l’assisten- i feriti dando prova di alto spirito militare e di za agli sfrattati e si istituì per loro una scuola attaccamento al dovere”. serale. Per tenere in movimento i suoi alpini, inoltre, Non è esagerato scrivere che quella dei primi Padre Marcolini pensò di impegnarli a costruire anni di sacerdozio di Padre Marcolini fu una nei pressi del rifugio Ciao Pais una chiesetta a festa di gioventù, non spensierata certo per i ricordo dei caduti di guerra. La cappella fu co- problemi della povertà incontrati ogni giorno, struita a tempo record in appena 15 giorni ed ma serena e gioiosa nel segno dell’amore di egli organizzò una solenne inaugurazione in- Dio e del prossimo poi fu di nuovo guerra e vitandovi anche gli amici di Brescia. Della co- più lunga e più tragica ancora, per lui della pri- struzione della chiesetta dava notizia “Il Popolo ma volta. Padre Marcolini volle subito aiutare d’Italia”, che impropriamente attribuiva a Pa- milioni di giovani buttati nella mischia dalla dre Marcolini addirittura una medaglia d’ar- follia dittatoriale; fu tra i primi a chiedere di gento per avere preso il comando di una essere mobilitato come cappellano e poi fece compagnia rimasta senza ufficiali conducen- di tutto per partire. Il 16 giugno 1940 fu as- dola intrepidamente alla vittoria. Quello della sunto in temporaneo servizio per esigenze mi- chiesetta della intraprendenza e dell’instanca- litari quale cappellano con il grado di tenente; bile zelo di Padre Marcolini. I rapporti personali dopo pochi giorni fu assegnato ad un batta- che lo riguardano dicono molto di più. Esem- glione destinato a combattere contro una Fran- plare fu il rapporto con il cap. G. Meda, co- cia già piegata sull’orlo della sconfitta; anche mandante del battaglio “Val Fassa”; egli aveva Padre Marcolini fu così a tempo a sperimentare affermato che Ottorino Marcolini aveva un ca- Fondazione Padre Marcolini | 54 Biografia di padre Ottorino Marcolini rattere volitivo, franco, leale doti che fanno di quando erano in libera uscita cercavano di vi- lui non solo un sacerdote distintissimo, ma una vere al meglio e di divertirsi. Comunque con persona meritevole di grande stima e benevo- gli aviatori e gli avieri doveva vivere ancora un lenza. Nei rapporti con i superiori e con i col- intero anno di guerra. Padre Marcolini fu mo- leghi è sempre stato di una correttezza e di un bilitato il 20 marzo 1942 nel Comando Aereo cameratismo lodevolissimo; nella sua missione Forze Ovest (C.A.F.O.) e il 26 marzo varcava con spirituale ha rivelato spirito di vero Apostolo. i contingenti dell’aeronautica la frontiera a Tar- Per i soldati del battaglione ha avuto delle cure visio per raggiungere il fronte russo. Anche in davvero paterne, non interessandosi solo alla Russia come sul fronte Occidentale e in Sicilia, loro vita religiosa e morale, ma alle loro con- S. messe celebrate all’aperto, nelle isbe, con- dizioni materiali, a cui ha cercato sempre di fessioni, incontri, discussioni. E poi tutte le oc- venire in sollievo con tutti i mezzi, dando lar- casioni colte per confortare, sollevare gli animi, gamente del suo. Ma il momento di grazia tra per toccare cuori e sostenere le intelligenze. A i meravigliosi alpini doveva finire. Nel novem- Natale presepi un po’ dovunque e immaginette bre 1940 cessava, infatti, il servizio nell’esercito sparse in quantità. Nell’ottobre del 1942, si entrando nell’Aeronautica, sempre quale cap- diede da fare mediante un sussidio della Banca pellano militare. Così il 4 novembre era trasfe- San Paolo, per mettere in piedi presso il C.A.F.O. rito prima all’aeroporto di Gela, in Sicilia, e una biblioteca. Alla routine pastorale di ogni poco dopo a Stangone dove rimase fino ai pri- giorno, già in sé intensa, egli aggiungeva un mi mesi del 1942. Anche nel nuovo campo di impegno caritativo altrettanto vivo e continuo. apostolato si butto con grande ardore, senza Nell’agosto del 1942 su un camion battè stra- dire poi che egli si distinse soprattutto nel soc- de, piste nella steppa alla ricerca di cadaveri corso ai naufraghi di navi affondate. Con il pro- da seppellire, oggetti da mandare alle famiglie lungarsi della guerra però ritornarono i ricordi in attesa per ricordo. Naturalmente senza di- e la nostalgia di Brescia e dei suoi ex alunni ed scriminazioni; quando un insopportabile fetore erano i suoi ex alunni soprattutto a nutrire no- lo avvertiva che c’erano cadaveri da seppellire, stalgia di lui. Nell’apostolato in Sicilia lo aiu- non stava a guardare la divisa indossata. Tutti tarono molto le donne di Azione cattolica di uguali per lui, tanto da commuovere gli stessi Brescia che svolsero una preziosissima opera russi che si offrivano di fargli da guida per re- di sostegno spirituale e materiale all’azione dei cuperare i caduti. cappellani. A loro per i suoi averi, Padre Mar- Padre Marcolini non mangia, non dorme, non colini chiedeva libri di lettura a sfondo religio- ha tempo: passano dinnanzi ad un centinaio so, libretti di preghiera per i soldati da mettere di carri armati russi sparsi qua e là come man- nelle cameratine, nei principali posti, ecc. drie di bestiame, superstiti immobili e taciti Nonostante l’intensa attività gli sembrava di della grande battaglia, ed egli scende, osserva essere imboscato e sognava di tornare tra gli e prega. E via ancora, sempre dinamico, tena- alpini o di essere trasferito sui fronti di Albania ce, ostinato, paziente, affettuoso, provvido, o dell’Africa; ma i superiori manifestandogli armato della sua fede e del Vangelo, per as- l’ammirazione più viva, non ritennero di po- solvere la sua preziosa e umanitaria missione: terlo accontentare. Bisogna anche dire, in con quello stesso amore che lo ha portato per omaggio alla verità, che se con gli alpini si era centinaia e centinaia di chilometri, isolato, solo quasi esaltato di entusiasmo, con gli aviatori per vaste zone, alla ricerca delle salme dei ca- ebbe anche a soffrire. Si rammaricava che gli duti, per riportarle, poi, nei cimiteri di guerra aviatori, che rischiavano la vita ogni giorno che egli stesso ha organizzato ed ideato. 55 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini Con le grandi gioie sacerdotali ed umane, sul fronte russo, dovette assistere a Voroscilovgrad alla più tragica delle esperienze; il 1 novembre 1942 furono convocati dalle autorità tedesche nello stadio cittadino tutti gli ebrei abitanti nella città. Fu detto loro di portare una provvigione per un non lungo viaggio; alla chiamata risposero circa 1.500 persone di tutte le età. Riuniti nello stadio furono circondati da guardie, poi caricati da autocarri, chiusi e portati a sette chilometri dalla città. Qui, dopo essere stati fatti spogliare, furono uccisi tutti. La grande fossa anticarro rigurgitava grandi cadaveri ammucchiati, a mala pena ricoperti dalla terra. Dalla campagna in Russia, come Padre Marcolini ricorderà spesso, gli rimasero negli occhi le tremende stragi da parte dei tedeschi, di ebrei ai quali avevano fatto scavare interminabili fosse. E raccontò ancora di aver egli stesso nascosto, per salvarle, molte persone sotto la sua branda. Poi fu la disfatta, la tragica ritirata che crearono mesi di ansia anche riguardo alla sua sorte. La ritirata di Russia lo riportò di nuovo a stretto contatto con gli alpini, con i quali rimase per scelta fino alla fine della guerra. Da parte di Padre Marcolini la preoccupazione prima, predominante fu quella di risollevare gli animi. A Colle Isarco la sera dell’8 settembre pochi minuti dopo essere stato annunciato l’armistizio si consuma la tragedia della guerra. Gli alpini del “Vestone” (il battaglione di Padre Marcolini) sono i primi a rimanere intrappolati. La mattina del 9 le luci dell’alba rivelano la tragica realtà; il campo è tutto attorniato da mitragliatrici tedesche e con un megafono un ufficiale avverte che saranno incolonnati alla volta del Brennero. Unico di tre ufficiali, coi soldati rimane Padre Marcolini, che si strappa i gradi dal cappello e dalle maniche lasciando la sola croce rossa di cappellano sopra il taschino sinistro della giubba. Da parte sua sostiene gli animi, si impone con energia a chi vuol tentare incautamente di fuggire. Il primo Fondazione Padre Marcolini | 56 Biografia di padre Ottorino Marcolini accantonamento, la sera del 9 settembre è al- doveva ancora venire. Non di rado capitava al l’aperto a circa 1.100 metri di altitudine in un campo un ufficiale tedesco che, attraverso un prato; prima di abbandonarsi al sonno Padre interprete, invitava gli internati ad arruolarsi Marcolini riesce a pregare con i vicini, addirit- nell’esercito. Ma Padre Marcolini ebbe parte tura, durante un “alt” riesce a dire in una casa essenziale nello sbocciare della resistenza dei la messa in suffragio di un sottotenente. L’ar- soldati, specie in questi casi. La sua sicurezza rivo a Innsbruck è segnato alle ore 18 sotto un aiutava loro a essere sicuri. Il 22 ottobre 1943 acqua battente e senza alcun cibo. Il giorno i sottoufficiali del comando gli annunciano che dopo Padre Marcolini con il suo fare si conqui- deve partire con il convoglio del giorno suc- sta la simpatia del capitano comandante il cessivo; per lui è un dolore immenso. Il 23 ce- campo, che gli porta pane formaggio e un ter- lebra l’ultima messa e riesce a confessare zo di zuppa di patate. Padre Marcolini è come ancora settanta prigionieri, poi la partenza. Il una calamita al solo vederlo si radunano tutti 25 Ottobre il treno si arresta al campo di Mùhl- intorno un’infinità di soldati e tutti vogliono berg/Elbe e Padre Marcolini sarà il numero 8914 chiedere il suo parere, domandargli consigli, – I B.. Dopo la sistemazione nella baracche di vogliono confessarsi, riconciliarsi con Dio. Dal smistamento un ufficiale tedesco aiutato da un comandante capo egli riesce a ottenere il per- interprete chiede se vi sono volontari per l’e- messo di uscire dal recinto e di andare a Inn- sercito italiano. Solo otto se ne fanno avanti sbruck per farsi dare vino e ostie, immagini e poi l’ufficiale annuncia che da ora in poi saran- corone per celebrare alla sera il rosario con tut- no considerati prigionieri di guerra, così riman- ti. Il 14 settembre a mezzanotte ci fu l’ordine gono tutto il giorno senza cibo. Il mattino dopo della immediata partenza e così Padre Marco- un interprete accompagna Padre Marcolini al lini affronta con i suoi soldati dieci chilometri Comandando di campo per proporlo come di marcia. Vengono poi tutti fatti salire su un “cappellano italiano”. Lungo il tragitto ha un treno senza sapere dove sono diretti. Il 16 set- incontro provvidenziale, quello con un mare- tembre alle ore 15, finalmente si scende dal sciallo tedesco, il pastore protestante Groh che treno e i quattromila italiani appena arrivati a sarà una specie di angelo tutelare per Padre Konisberg, in Prussia orientale, vengono stipati Marcolini e tutti gli italiani. È lui stesso che lo in baracche di 50 metri l’una. Gli ufficiali ten- presenta al comandante il quale dispone che tano invano di convincerlo a restare con loro rimanga fisso al campo, scusandosi di non ave- perché egli ripeteva di voler stare con i soldati re alloggi per ufficiali. Intanto lo assegnano in e condividere la loro sorte. Padre Marcolini dor- una baracca con i russi che lo accolgono bene. me accanto a un ragazzo febbricitante che sarà Poi va dal cappellano francese e fa un altro in- il primo a morire, tra gli alpini, per enfisema contro straordinario perché si tratta di don Pier- polmonare. Nei giorni seguenti Padre Marcolini re Renoux che lo accoglie con spirito di grande si da subito da fare per sistemare gli ammalati fraternità e gli da 500 particole, biscotti e cioc- e per confessare tutti i soldati desiderosi di far- colato. Il 29 ottobre grazie a Groh, diventa il lo; non lascia mancare neanche le messe anche perno spirituale del settore italiano del lager. se stremato. Nei primi mesi della prigionia Pa- Con il 21 novembre il diario di Padre Marcolini dre Marcolini è l’animatore della resistenza, viene interrotto ma sappiamo che continuò in- quella resistenza che è martirio di ogni giorno stancabile sulla stessa linea di intensissimo apo- e che è più rara e più alta di ogni altra; era dif- stolato sacerdotale e caritativo senza soste e ficile ringraziare Dio di essere finiti in un lager continue fatiche. Soddisfava i desideri di tutti, nazista, specie in quei primi giorni, ma il peggio celebrava messa dove poteva, anche su una 57 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini stufa, nei momenti di avvicendamenti, di arrivi i primi sul piano diocesano a collaborare al Se- fu sempre presente. Nonostante il lavoro inces- gretariato di Attività Sociale (Sedas) nello sfor- sante, sua cura fu sempre di far del bene e di zo di superare la stagnazione industriale e di non chiedere mai nulla per sé se non di poterne spingere la società a una ripresa economica. fare sempre più agli altri. Il momento più alto Per creare occasioni di lavoro favorì il movi- fu a Natale, quel giorno il Comando del lager, mento cooperativo e nacquero le cooperative per evidente ispirazione di Groh, ha sospeso gli come quella di Castegnato, la Bresciana, la Ba- ordini severissimi di non uscire dalle baracche gnolese. Organizzò una sezione bresciana della e di non circolare durante la notte. Siccome è Ucid che ebbe costituzione formale nel 1959. impossibile trovare un locale che raccolga tutti Assieme alle scuole, ai ritiri spirituali, alle ini- i cattolici, le nazionalità si riuniscono separata- ziative per i reduci, gli apprendisti, i periti tec- mente per celebrare la messa solenne. A mez- nici, Padre Marcolini inventò le BIM (bande zanotte inizia la santa Messa e sono presenti irregolari marcoliniane) che ebbero grande suc- tutti i mille italiani presenti in quel campo. cesso: il Padre si era reso conto che alcuni alpini La liberazione fu improvvisa, il 23 aprile del ex prigionieri di guerra, tornati a casa, non ave- 1945, le ennesime ore di terrore vissute sotto vano più trovato una famiglia, una casa, un la- il fischio dei proiettili tra i russi avanzanti e i voro, che vi erano studenti e operai squattrinati tedeschi in ritirata, i prigionieri si accorsero del- e così erano nati diversi gruppi, sempre a con- la liberazione solo per la scomparsa delle sen- tatto con il prete, il quale voleva toglierli dalla tinelle tedesche e per la baraonda che ne seguì. strada per qualche giorno e offrire loro una Poi arrivarono i russi. vacanza per aprire le loro menti e i loro cuori Tornato a Brescia dalla Cecoslovacchia, Padre ad aspirazioni più alte e a propositi di bene. Marcolini s’immedesimò subito nei problemi L’avventura BIM durò almeno per vent’anni (fi- e nelle necessità del momento come buttarsi nirono nel 1975), le annate migliori furono nell’azione protendendosi nella testimonianza quelle dal 1946 al 1954 e ne arrivò voce anche dell’azione dura, continua, incalzante. Quello al Papa Paolo VI. Una delle linee portanti della che lo ossessionava di più era la dignità del- sua attività diventò dal 1948 in poi la sua pre- l’uomo legata alla sua fortuna economica (per senza nella vita della OM (odierna Iveco), in- lui un artigiano era più libero di un grosso di- dustria tra le più rappresentative della realtà rigente d’azienda, condizionato dai suoi am- produttiva bresciana: il timore diffuso era che ministratori). Da uomo portato sempre alle la Fiat, convintasi ad acquistare la OM, la tra- cose pratiche la dottrina sociale cristiana era sferisse poi a Torino; questo però non avvenne. ricca di grandi ideali ma troppo spesso astratta: Padre Marcolini si adoperò per l’organizzazione scoperta che ebbe la vocazione di rendersi utile delle scuole di riqualificazione e per trovare lo- in qualche modo, si adoperò a garantire lavoro ro delle aule. La OM si riempì così di manodo- a quanta più gente poteva. pera più qualificata e volenterosa, che fecero Dai giorni del suo rientro in patria fino al 1946 in modo di fare uscire l’azienda dalla crisi e im- svolse un’opera di avvicinamento ai reduci dai porsi sul mercato mentre Padre Marcolini con campi d’internamento, per reinserirli nella vita il suo fare schietto e la sua determinazione tra- sociale del paese e per risolvere i loro problemi scinava i lavoratori a ritiri, ai campeggi, alle arrivò fino a Pio XII per tramite del mons. Mon- gite smuovendo anche i più restii. tini. Ritornò nell’Oratorio, fra i ragazzi, nel do- Tra Padre Marcolini e il sindacato si generarono poscuola e ricominciò a insegnare religione però delle tensioni che si fecero acute alla fine all’istituto tecnico Moretto. Fu anche uno tra del novembre 1958, in seguito alla proclama- Fondazione Padre Marcolini | 58 Biografia di padre Ottorino Marcolini zione di uno sciopero generale. La situazione pitava spesso che proprio coloro che costrui- a Brescia non precipitò anche grazie alla me- vano la casa per gli altri non ne avevano una diazione del card. Montini. Padre Marcolini propria, la Cooperativa la Famiglia dietro un coinvolse poi l’azienda nell’impresa delle BIM anticipo di centomila lire, li rifornì di tutto il come nel concedere anticipi senza interessi ai materiale occorrente per costruirsene una con dipendenti per l’acquisto della casa che insieme le proprie mani. a lavoro e famiglia diventarono quasi l’osses- Inoltre Padre Marcolini acquisì alcuni punti fer- sione della vita del prete. mi, dopo aver costruito 8 case-esperimento: le case da costruire dovevano essere bifamiliari, Concluso l’immane conflitto, si affacciò acu- a schiera, con ingressi indipendenti, un pezzo tissima la necessità di alloggi e su sollecitazione di orto e giardino per ognuna e i prezzi non di Padre Marcolini la Congrega lanciò nel 1946 dovevano superare un fissato valore, in base un concorso per progetti di case popolari: lo al numero di vani. Scelse allora un’area tra la stesso giovane ing. Paolo Peroni, sollecitato da strada Brescia-Milano e la ferrovia, a ovest di suo padre che era il presidente della Congrega Brescia, in località Violino dove iniziare a co- della Carità Apostolica, aveva fatto un progetto struire le prime case per cui tutti lavorarono di casa completa e il più possibile economica, con impegno. Finito il villaggio al Violino, il Pa- progetto poi usato per i villaggi della Coope- dre volle subito la chiesa, anche se provvisoria rativa La Famiglia. Deciso a costruire il più ra- e così una chiesa fu costruita, e in tempo di pidamente possibile case, studiò tutti gli primato; seguì poi nel ’56 l’inaugurazione della accorgimenti per risparmiare e inventò per i scuola materna e di quella elementare, e in se- manovali il “sistema del castoro”: poiché ca- guito dell’oratorio. 59 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini Non aveva ancora finito il Violino che volle ini- ottimi collaboratori che lo coadiuvarono e poi ziare un nuovo e più grande villaggio in zona ne continuarono degnamente l’attività. Motivo Badia a Brescia nella cui impresa fu coinvolta la d’orgoglio e quasi punto d’onore di Padre Mar- Congrega della Carità Apostolica. Il villaggio colini fu il non contare sullo Stato, sugli enti non era ancora del tutto compiuto e già nel pubblici: rivendicò l’autonomia della sua im- 1957 venne arricchito con chiesa e oratorio e presa davanti agli stessi governanti. nacquero negli stessi anni moltissime coopera- Di fronte a certe critiche, un po’ alla volta mi- tive che favorirono e aiutarono la costruzione gliorò l’urbanistica dei Villaggi e l’estetica delle di villaggi. Dopo aver attorniato la Città di vil- case; aveva però sempre fretta. Per realizzare laggi (tra il 1953 e il 1987 gli alloggi marcoliniani i servizi sociali dei villaggi e non gravare sugli costruiti assommano a 60631, assicurando l’a- intestatari puntò anche in alto e riuscì a smuo- bitazione a 25.000 bresciani circa, che rappre- vere lo stesso Presidente della Fiat; per rag- sentano un ottavo della popolazione cittadina), giungere i suoi scopi servivano i cardinali come la Cooperativa La Famiglia approdò anche in Lercaro, i diplomatici vaticani come mons. Pi- provincia (vennero costruiti 8122 alloggi in molti gnedoli, i politici come Giorgio La Pira. paesi bresciani e 3.799 in paesi appartenenti ad Vivissima fu l’ostilità dei comunisti che sull’edi- altre province) e stava per arrivare anche a Mi- zione nazionale de “l’Unità” del 26 novembre lano, se non fosse che qui incontrò un ambiente 1969 non mancarono di chiamare le case di Pa- che non lo capì e non lo sostenne. dre Marcolini “pollai” e il prete, pur amareggiato Padre Marcolini fu sempre la spina dorsale della e contrariato, non volle mai scendere né diret- colossale iniziativa dei villaggi e aveva sempre tamente né indirettamente in polemica: a di- presente le domande degli alloggi e si infor- fenderlo, cosa che gli fece sempre molto mava di continuo delle famiglie in attesa. Delle piacere, intervennero i parroci dei villaggi e gli Cooperative Padre Marcolini fu dunque l’idea- abitanti di qualsiasi tendenza ideologica, perché tore ma ebbe anche la fortuna di avere accanto soddisfatti delle loro abitazioni. Assieme all’im- Fondazione Padre Marcolini | 60 Biografia di padre Ottorino Marcolini pegno che dimostrava per progettare e costruire le abitazioni popolari, Padre Marcolini volle fare di più: dare un lavoro e il lavoro più possibile autonomo e indipendente. L’idea di far mettere in piedi piccole imprese specie da parte di chi, cendo leva sul settimanale diocesano era non solo utopistico, ma chiaramente impossibile, e ne convenne, dopo i primi sforzi, anche lui, che però non si arrese. Nel novembre 1969 si aprì a Brescia, innegabilmente per sua esclusiva ini- operaio o muratore, dimostrava capacità e spirito imprenditoriale lo accompagnò fino alla fine della vita. In questo ai già arrivati chiedeva di aiutare gli esordienti e impegnava in ciò anche gli industriali e le industrie grosse e in prima fila la OM anche se non era tanto ingenuo da ziativa, il Centro Sociale di Via Caduti del Lavoro affinché giovani, operai e studenti provenienti da lontano vi trovassero un’accoglienza e un clima familiari, per sollevarli dalla solitudine oltre che dalle difficoltà economiche (l’opera venne finanziata dalla Cariplo). ritenere che tutto si sarebbe risolto con l’appoggio della grossa industria. Nella sua filosofia Il 2 giugno 1958 venne nominato cavaliere, dopo dieci anni fu fatto commendatore del- del lavoro, soprattutto nel suo inesauribile sforzo di promozione di occasioni di lavoro, rientrò anche il problema dell’Università a Brescia: si batté, sfruttando le sue conoscenze al Politecnico di Milano, per avere anche a Brescia la facoltà di ingegneria mentre Padre Manziana e altri si premevano perché a Brescia si insediasse l’Università cattolica. Un altro problema che appassionò Padre Marcolini e lo dominò, fu quello che potrebbe essere definito il decentramento industriale e quando salì al soglio pontificio l’a- l’Ordine al merito della Repubblica; il 2 giugno 1973 venne promosso Grand’Ufficiale; il 21 aprile 1970 ebbe il riconoscimento di Cavaliere di Vittorio Veneto, mentre per il Natale 1964 gli venne conferita la “Stella della Bontà” (premio Motta) per essere stato “ideatore geniale, tecnico esperto, lavoratore indefesso” ma egli non aveva tempo di pensare ai riconoscimenti anche se andò più volte in ospedale (gli fu anche applicato un pace-maker) e diceva anche di essere un gatto con molte vite. La presenza mico card. Giovanni Battista Montini – Papa Paolo VI, credette che fosse venuto il momento di affrontare, in suo nome, il problema. Naturalmente il riuscire a smuovere una situazione complessa, difficile come quella bresciana fa- di Padre Marcolini nei luoghi di dolore e nelle opere di assistenza è un altro aspetto da scoprire della sua personalità: ebbe un ruolo determinante, ad esempio, nella fondazione dell’Associazione volontari della sofferenza 61 | Fondazione Padre Marcolini Biografia di padre Ottorino Marcolini “Beato Innocenzo da Berzo”, in Vallecamonica. Uno dei problemi che lo appassionò, specie negli ultimi anni di vita, fu quello dello sviluppo economico, sociale e della promozione umana nei paesi di missione; accettò di andare nel Burundi per rendersi conto del problema della casa in quella zona poverissima dell’Africa. Man mano che i villaggi sorgevano e le case spuntavano come funghi, Padre Marcolini diventava leggenda (le sue scarpe, grandi come barche e scalcagnate, divennero tanto famose che sono state riprodotte nell’esatta misura in una fusione in bronzo e poste sotto la Croce sul Monte Maddalena di Brescia). Spirito libero, Padre Marcolini amò profondamente la Congregazione filippina della Pace ed era ad essa molto legato. Padre Marcolini pianse anche, non accettando che certe scelte di avanguardia uscissero dalla “regola”, dall’indirizzo della Congregazione, si tramutassero in ribellioni. Aveva una stima sconfinata dell’intelligenza e virtù del Papa Paolo VI che conosceva fin dagli anni giovanili e con il quale matologia, dove rimase in coma con qualche intrattenne una corrispondenza privata e vari rado e apparente risveglio fino al giorno 23, pranzi in Vaticano, durante i quali si limitava a quando i medici si arresero dopo complicazioni piluccare qualcosa come faceva il Papa e quan- polmonari. Pochi minuti dopo tutta la città sep- do quest’ultimo si ritirava Padre Marcolini si fa- pe; poi fu la provincia a conoscere la notizia. ceva incartare ciò che era tornato nelle cucine Una vera folla si accalcò in continuo nella cappella per mangiarlo durante la strada insieme ai suoi dell’Oratorio: molti piansero, altri invece raccon- muratori. Morto Paolo VI il Vaticano si chiuse tarono episodi a volte divertenti. Per tutti, quello per il prete che rimarrà legato ad un solo papa, che dormiva nella bara il sonno eterno, era un appunto il suo grande amico Paolo VI. amico. Quando nel grigio pomeriggio di sabato Negli ultimi giorni della sua vita, sembra che 25 novembre le campane suonarono su Brescia Padre Marcolini aveva presentito la propria i rintocchi funebri, il Duomo straripava di folla; morte. Come dimostrano alcuni suoi discorsi così molta gente fu costretta a rimanere fuori, in cui presenta la morte come un passaggio assiepandosi in piazza. Nel gran silenzio si cele- naturale ma che avviene improvvisamente. In- brarono i riti e mons. Manziana pronunciò parole fatti la morte lo sorprese all’improvviso e pro- affettuose. Nell’oscurità una fiumana di gente prio sul campo di lavoro a lui più caro. variopinta (alpini in grigioverde, avieri in azzurro, Egli infatti morì il 9 novembre del 1978: in quel camici bianchi dei militi della Croce Bianca, divise giorno, infatti, mentre si recava al Villaggio Se- rosse di cori della montagna, gente dei villaggi, reno subì un incidente automobilistico, venne ecc.) accompagnò l’umile carro dei poveri che si portato all’Ospedale Civile e ricoverato in trau- perdette per le vie del centro, verso il Cimitero. Fondazione Padre Marcolini | 62 Allegati Padre Ottorino Marcolini Articoli a lui dedicati pubblicati sulla rivista “Marcolinianamente” 63 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 40/2008 Vicino a te l’anima mia vibra di Gabriele Archetti Paolo VI e Ottorino Marcolini: ricordo di una grande fraterna amicizia a trent’anni dalla scomparsa Coetanei, cresciuti all’ombra della Pace e divorati entrambi «dall’amore di Dio», come ebbe a dire mons. Manziana, Giovanni Battista Montini e Ottorino Marcolini erano nati pochi mesi l’uno dall’altro nel 1897. Diversissimi per temperamento e formazione, eppure animati dallo stesso fervore apostolico, separati dalla singolarità dei destini e degli incarichi, ma uniti dalla medesima vocazione sacerdotale, impegnati in mansioni operative lontanissime e tuttavia associati nel comune servizio alla Chiesa, la loro fraterna amicizia ebbe inizio in età giovanile e durò fino al termine della vita, avvenuta trent’anni fa il 6 agosto e il 23 novenbre 1978. Marcolini frequentava casa Montini di via delle Grazie in città – come pure le residenze rurali di Concesio e Verolavecchia –, anche se l’aver intrapreso la via clericale per primo faceva di Giovanni Battista un po’ il “fratello maggiore” e il punto di riferimento sicuro per Ottorino, la cui decisione di entrare a far parte della comunità oratoriana maturò più lentamente. «Carissimo Battista – si legge in una missiva dell’inizio di marzo del 1923 – […] ho bisogno che tu qualche volta abbia a scrivermi, non ti chiedo di ricordarmi perché lo sento che tu mi ricordi, “come compagno di viaggio” tu dici, come un fratello maggiore ricorda il minore che cerca di Papa Paolo VI e padre Ottorino Marcolini nell’udienza del 1967. 65 | Fondazione Padre Marcolini elevarsi per seguire la via che Dio gli ha segnata nella sua immensa bontà, dico io». “Marcolinianamente” n. 40/2008 In un’altra lettera di fine anno aggiunge: «Don dergli di coordinare il circolo degli universitari Battista quanto ti vengo dicendo […] è la voce bresciani. Cosa che continuerà a fare anche da della mia povera anima che si rivolge al fratello prete. Anzi, successivamente, in seguito alle che ha raggiunto una tappa più vicina alla me- crescenti tensioni fra il fascismo e l’Azione cat- ta, al fratello che è uno di quelli che maggior- tolica, la comparsa sul Popolo di Brescia di un mente hanno influito sul suo indirizzo». articolo molto polemico con la Fuci e celebra- Altrettanto esplicite le parole inviate il 30 gen- tivo dei circoli studenteschi fascisti (Guf), Mar- naio 1925: «Tu don Battista sei sotto un certo colini intervenne di persona nei confronti aspetto il Padre spirituale di quanti fra i tuoi dell’articolista e si prodigò a gettare acqua sul amici il Signore ha chiamato a seguire la strada fuoco per evitare il degenerare delle cose. che tu per primo fra di noi hai percorso», men- Quindi ne diede notizia a Montini, il quale gli tre a maggio del 1923 – quasi a dare conto del- rispose prontamente: «grazie del tuo interes- la sua formazione scientifica – annota: samento e della tua lettera. A me l’articolo ha «Carissimo don Battista, […] la tua lettera mi fatto male all’anima per ciò che mi rivela d’un ha fatto passare alcune ore di gioia serena facendo vibrare il mio spirito nella stessa maniera che l’avvicinarsi di una calamita produce delle vibrazioni in un campo elettrico, e le tue parole o fratello mi fanno avicinare ad una calamita immensamente potente: a Dio». Sarebbe errato però immaginare il loro rapporto come una relazione unilaterale, poiché la reciprocità del consiglio, della stima e della condivisione ideale li poneva sullo stesso piano. Nel settembre 1922, a soli due anni dalla consacrazione presbiterale, di passaggio a Brescia, Montini – che nel frattempo si era trasferito Papa Paolo VI e padre Ottorino Marcolini nell’udienza del 1967. nella casa romana dei filippini dove frequentava l’università – confidò all’amico il suo disappunto giovane a cui ho voluto sinceramente bene, e per non potersi dedicare all’apostolato parroc- farà del male ad altre anime per le conseguen- chiale, come avrebbe voluto, a motivo del ser- ze che farà subire alla nostra piccola schiera». vizio che gli veniva chiesto da Roma; Marcolini A dire il veo, quasi sin dall’inizio il confronto non ha dubbi ad incoraggiarlo, facendogli no- con i gruppi fascisti era apparso difficile. Già tare come anche nell’obbedienza ai superiori nel 1926 infatti alcuni atti di intimidazione di si celasse il volere divino. Era questo del resto attivisti legati al regime, che avevano invaso il loro programma: «compiere ogni giorno la palazzo San Paolo e la Pace alla ricerca di p. volontà di Dio» nel posto e nelle circostanze Bevilacqua, avevano indotto il vescovo mons. particolari della vita quodiana, si legge in una Gaggia ad anticipare l’ordinazione sacerdotale missiva del 1925 di Ottorino. di Manziana e Marcolini il 2 gennaio 1927. Be- Divenuto responsabile nazionale della Fuci, la ne, alla prima messa di in comunità di p. Ot- federazione degli universitari cattolici, in anni torino, celebrata il giorno dell’Epifania, era gravidi di difficoltà e di trasformazioni per il intervenuto lo stesso Montini – ormai minu- Paese, Montini non esitò a rivolgersi proprio tante alla Segreteria di Stato, giunto apposi- all’amico Marcolini – ancora chierico – per chie- tamente da Roma – che tenne l’omelia, il quale Fondazione Padre Marcolini | 66 “Marcolinianamente” n. 40/2008 in seguito ricordava così quei momenti di gra- colini, le tue parole di fede mi fanno molto be- zia: «Caro Ottorino, ti ringrazio d’avermi fatto ne. Te ne ringrazio di cuore. E prega che sappia gustare nelle tue righe l’accento di quella nuo- profittare della prova, perché non mi vinca la va fraternità che il comune sacerdozio ci dona. sfiducia». I ricordi che tu rievochi sono forse così belli per Gli anni successivi all’ordinazione furono per essere impressi nel libro della vita, per essere Marcolini prodighi di lavoro pastorale e di sod- storia di Cristo. Tutta la nostra giornata terrena disfazioni: nella scuola, nell’educazione reli- dovrebbe essere così bella, così degna, così sa- giosa, nell’animazione universitaria e nella cra» (Roma, 14 febbraio 1927). carità della San Vincenzo verso i poveri e gli Ma quei momenti di gioia spirituale non po- sfrattati di Ponte Crotte. Poi venne la guerra tevano cancellare le difficoltà esistenti: «Caro con il suo nefasto fardello di distruzione e di Ottorino – si legge in un testo del 1° novembre morte, che per il padre della Pace ebbe un si- 1926 –, ho passato la giornata cercando di va- gnificato ben preciso – e non poteva essere al- lermi della comunione dei Santi per assistere trimenti –, come confermava all’amico il 12 settembre 1940: «Carissimo don Battista, contavo [di] venire a Roma per i primi di settembre ma non ho voluto abbandonare i miei ragazzoni del battaglione. Sono sempre più convinto di aver fatto bene a venire cappellano: la vita è dura, talvolta molto dura ma le possibilità di azione sacerdotale sono molte e le soddisfazioni avute tra i miei alpini tante da farmi ritenere quasi di perdere il merito verso il Signore della mia povera azione». I contatti con Montini in Vaticano gli permetterano di dare noti- I collaboratori del Centro Studi con padre Ottorino Marcolini in udienza da Papa Paolo VI (1967). zie, informazioni e rassicurazioni alle famiglie dei suoi soldati, ma anche per far conoscere al confratello romano la grande religiosità della quest’oggi alla vostra ordinazione al diaconato, popolazione ucraina e la fede dei prigionieri e per invocare su di voi e su “la Pace” le bene- in mano ai tedeschi. dizioni dei fratelli del cielo. […] E poi, caro, Di quel periodo durissimo e dell’immane tra- non passo giorno senza pensare alle prove che gedia bellica, come pure dell’internamento nei pesano sulla Pace. Dirai a p. Bevilacqua che campi di contramento, Marcolini parlò solo ra- prego per lui filialmente». Quando poi nel 1933 ramente al suo ritorno dopo la liberazione, pre- la sorte avversa sembrò abbattersi su Montini, ferendo gettarsi anima e corpo nella costretto a rassegnare le dimissioni da assi- ricostruzione morale e materiale del Paese. La stente della Fuci per taluni dissapori sorti in se- vita continuava e l’ansia di dare risposte con- no alla Curia romana, Marcolini gli scrisse: crete ai molti bisogni di una società in rapido «Carissimo don Battista, ti sono vicinissimo in cambiamento era molto più forte del pesante questo momento di prova; se Dio l’ha permes- fardello dei ricordi, che restava comunque con- so vuol dire che deve tornare a vantaggio della finato nel profondo del suo animo. tua anima e di quelle dei giovani ai quali hai Dell’appassionato e laboriosissimo trentennio dedicato le tue cure per tanto tempo»; a cui successivo restano le innumerevoli realizzazio- l’interessato subito rispondeva: «Caro p. Mar- ni: dalla promozione dell’Unione degli impren- 67 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 40/2008 alcune note circa il piano di costruzione di abitazioni popolari: come s’è fatto al “Violino”, come si vorrebbe fare a Milano. Ma non ho ancora ricevuto nulla». Nonostante le raccomandazioni e gli auspici di Montini non se ne fece nulla, mentre un primo intervento poté realizzarsi solo nel 1964 a Barbaiana di Lainate, complesso benedetto dal nuovo arcivescovo mons. Giovanni Colombo subentrato a Montini che l’anno precedente era stato eletto al pontificato. Ne dà conto Marcolini scrivendo a don Macchi il 1° settembre 1965. Nella missiva, dopo aver ringraziato per la gioia dell’udienza concessa dal Papa, che si sarebbe tenuta il 5 settembre successivo, il padre filippino notava: «Farò arrivare, attraverso l’Avv. Bonomelli – anche lui bresciano, da tempo alla direzione delle Ville pontifice –, entro venerdì l’album che raccoglie Fronte e retro della cartolina inviata da padre Ottorino Marcolini a Paolo VI attraverso mons. Pasquale Macchi, raffigurante la casa natale del Papa a Concesio (1966). la documentazione fotografica di tutti i villaggi, così che il S. Padre possa, se lo crederà opportuno, dare un’occhiata […]. I partecipanti all’udienza saranno un po’ più di un migliaio tra appartenenti ai vari villaggi (e muratori), tra i ditori e dirigenti cattolici (Ucid) alla creazione quali in particolare quello di Barbaiana che in- delle Bande irregolari marcoliniane (Bim), alla comincia ad essere abitato in questi giorni». nascita della cooperativa La Famiglia nel no- Poi don Ottorino illustrava la “filosofia” che lo vembre del 1958 – di cui ricorre il primo cin- guidava nell’ideazione e nella progettazione quantesimo di attività –, fino alla creazione del dei suoi complessi abitativi: «Vorrei richiamare primo villaggio del Violino e dei moltissimi che l’attenzione del S. Padre sopra i villaggi costruiti seguirono in provincia di Brescia e in varie altre nei vari paesi, che permettono di fissare la gen- parti d’Italia. Un fervore quasi forsennato di te al luogo di residenza e facilitano per conse- attività, sempre sorretto però dal contatto e guenza il decentramento industriale, in quanto dalla vicinanza di Montini, che nel 1954 era gli abitanti dei villaggi legati ai propri paesi, stato chiamato a reggere, quale successore di garantiscono a chi decentra l’industria, la si- sant’Ambrogio e di san Carlo, la Chiesa di Mi- curezza di reperire mano d’opera. In questo lano nel pieno del boom economico e indu- modo si può frenare il fenomeo dell’inurba- striale. mento». E fu proprio l’arcivescovo a suggerire a Mar- Durante l’incontro con il papa il mercoledì do- colini di tentare anche nella grande metropoli po, Paolo VI non mancò di ricordare l’amico lombarda ciò che aveva sperimentato nella pe- bresciano e la sua opera con parole per nulla riferia bresciana a favore di una casa alla por- rituali, piene di calore e gratitudine: «Salutiamo tata di tutti: «Caro Padre – gli scriveva il 18 con grande piacere questa udienza, così nu- settembre 1955 –, mi avevi promesso, mesi fa, merosa, così cara, così significativa, guidata Fondazione Padre Marcolini | 68 “Marcolinianamente” n. 40/2008 dal carissimo Padre Ottorino Marcolini, dell’O- e conto [di] venire a Roma dopo l’Epifamia per ratorio Filippino di Brescia. A lui per primo il concludere». Visitando nel 1973 il nuovo vil- Nostro affettuoso saluto, come all’amico degli laggio, il papa avrà parole di grande ammira- anni giovanili, ormai lontani, ma sempre cu- zione per «il caro e venerato amico» p. stodi nella memoria e nella riconoscenza al Si- Marcolini, «ideatore e costruttore di queste ca- gnore, per le tante grazie di cui furono ricchi, se, belle e popolari, ingegnere egli stesso, e, tra le quali quella delle buone amicizie, che da ciò che più conta, degno figlio di San Filippo, allora Ci accompagnarono, con tanto Nostro dell’Oratorio di Brescia, al quale tanti ricordi conforto, nel cammino della vita». L’intenso mi legano personalmente». sodalizio di questi due insigni figli della terra Marcolini si premurava tuttavia di far sentire e della Chiesa bresciana era destinato a durare la sua vicinanza all’amico pontefice e non per- sino alla loro fine. deva occasione per manifestarglielo, a volte Del quindicennio di pontificato restano nume- anche in modo scherzoso, riuscendo a farsi rose testimonianze, ma molto di più resta da compiacere e ad eludere il severo servizio d’or- fare e da scrivere per illuminare quel tratto dine vaticano, che, col tempo, aveva imparato dell’esistenza che per entrambi coincise con il a conoscere quell’amico speciale di Montini. tramonto della vicenda terrena. Molte pure le In una lettera del 1972 a mons. Macchi, dopo curiosità, gli aneddoti, i ricordi che si possono aver espresso la gratitudine per il dono che il documentare e che confermano sempre di più papa gli aveva fatto pervenire, sottolinea come i vincoli di fraternità sincera che li legavano. E i «saluti affettuosi» del pontefice «vogliono così se Marcolini si premurava di portare al pa- dire come Lui sappia perdonare le mascalzo- pa dei freschissimi porcini camuni o di fargli nate di padre Marcolini»; in un’altra bella nota avere selezionate bottiglie di Valpolicella – co- del 10 novembre 1966, ancora a Macchi, espri- me si legge in una lettera del 1973 –, solo a me «i più vivi ringraziamenti al Santo Padre» fatica si adattava alla parca mensa papale e, per l’attenzione speciale che ha riservato al suo talvolta, era preso dallo scrupolo di apparire gruppo durante l’udienza generale, e prose- inopportuno: «arrivato a Roma martedì sera – gue: «Le posso assicurare che per tutti i pre- si legge in un documento di quell’anno – con- senti è stato indimenticabile, non so se tavo vederVi nella udienza pubblica di ieri, poi chiamarla udienza o affettuosa conversazione, avendo pensato che le mie visite troppo fre- e sono rimasti edificati e immensamente com- quenti mi fanno abusare del Vostro tempo, mossi per la semplicità con cui il Santo Padre non sono venuto». li ha trattati». Paolo VI da parte sua sostenne la realizzazione E aggiunge: «A Lei dirò che per desiderio degli degli sforzi progettuali dell’amico ingegnere, intervenuti ho disobbedito alla volontà del San- dapprima a Castelgandofo, dove Marcolini era to Padre perché quanto era stato disposto stato invitato dal parroco don Mario Sirio – do- per… l’abbeveraggio è stato versato per gli al- ve l’inaugurazione del villaggio avvenne nel luvionati», con riferimento alla catastrofe fio- 1968 –, poi soprattuto ad Acilia per la realiz- rentina del 4 novembre. Al termine della zazione di appartamenti da destinare ai barac- missiva Marcolini allega due righe di post-scrip- cati della città. In occasione del natale del 1970 tum per il segretario che illuminano la schiet- Marcolini scrive a Macchi: «Carissimo Monsi- tezza, e il piglio ironico, del suo carattere: gnore, La prego di far avere gli acclusi auguri «Vede che la lettera è scritta a macchina per al Santo Padre; riguardo ai baraccati abbiamo renderla più leggibile». In effetti la veloce e in- costituito la Cooperativa “Famiglia Romana”, confondibile corsiva di Marcolini non aveva 69 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 40/2008 nulla a che vedere con la bella scrittura uma- tatti continuarono, anzi Marcolini mandava nistica, i cui tratti netti, ariosi ed essenziali era- informazioni di prima mano a Roma sulle con- no più adatti ai testi tecnico-commerciali. Per dizioni di salute di p. Bevilacqua, di p. Caresa- lui contava la sostanza, non il compiacimento na, di se stesso o dei familiari. Il 29 marzo formale. 1973, ad esempio, ragguagliava il papa sulle Sempre nel ’66 aveva spedito a mons. Macchi, condizioni di p. Caresana, che – scrive – «pro- in precedenza, un’altra lettera da Concesio con segue in continua preghiera la sua malattia» una cartolina per il pontefice recante l’imma- e «offre le sue sofferenze al Signore per il Papa gine della casa natale, «che il Santo Padre – al quale pensa sempre». Nel maggio del 1975, scrive – ricorda certo molto bene e che a me in pieno Anno Santo, si rivolge ancora al papa pure porta cari ricordi: Giorgio, Giuditta, Maria e aggiunge a mons. Macchi: «grazie di cuore per il biglietto di auguri che ho ricevuto a Marcheno dove sono venuto per fare un po’ di convalescenza dopo i 52 giorni di ospedale. Ora sono ristabilito, domani ritorno a Brescia e conto riprendere la mia attività dopo un troppo lungo periodo di malattia», ma il pretesto della salute era preannunciare il suo ennesimo viaggio in Vaticano. A ottobre del 1976, in risposta al telegramma di condoglianze per la morte della madre Giulia, Marcolini scrive ancora a Macchi allegando una missiva per il papa: «Carissimo monsignor Macchi, grazie del telegramma. Sono stato a Roma benché per parlare con l’on. Andreotti. Passato in Vaticano l’ho cercata per parlarle, ma era assente. Sono dovuto ripartire subito per le condizioni della mamma che è spirata il Padre Marcolini con i suoi collaboratori in udienza da Papa Paolo VI nel 1967. giorno dopo». La vigilia di Santa Lucia del 1977, invece, nel biglietto accompagnatorio di una lettera per Paolo VI, indirizzato al se- Montini, la nonna, nonché i tre, allora, giovani gretario personale del papa, Marcolini scherza Montini». La riproduzione aveva la firma del- sulle sue precarie condizioni di salute: «Come l’arcivescovo di Praga, il card. Giuseppe Beran, vede mi sono rimesso, è una controprova del di Jaroslav Skarvada – oggi vescovo ausiliare detto “Le bestie grosse non crepano mai”», della capitale ceca –, dello stesso Marcolini, di mentre in una nota del 1970 gli diceva: «Prego don Angelo Chiappa, di fratel Mario Colossi e poi Lei di perdonare le mie insistenze, con l’as- di don Antonio Masetti Zannini, anche lui le- sicurazione che alla mia età sarà difficile che gato alla Pace e a Giovanni Battista Montini migliori». perché era stato determinante ad orientare i Con la morte di Paolo VI si chiudeva un capitolo suoi primi passi sulla via del sacerdozio alla di storia straordinaria. Marcolini cercò di rista- fine degli anni Quaranta. bilire un contatto con il successore per far pre- Anche nei momenti di malattia, sempre più sente la difficile situazione dei baraccati dei frequenti con l’incedere della vecchiaia, i con- villaggi, ma senza fortuna. All’inizio di novem- Fondazione Padre Marcolini | 70 “Marcolinianamente” n. 40/2008 bre del 1978 un banale incidente stradale spezzò definitivamente la sua fibra robusta che, dopo accenni di ripresa e gravi complicazioni, si spegneva il 23 novembre tra lo sgo- Paolo VI nel 1965, e mostrano col loro «esempio quanto possa la buona volontà, quanto possa soprattutto l’idea cristiana, quando è presa sul serio e tradotta in opere concrete di mento generale. Erano passati poco più di tre mesi dalla scomparsa di Paolo VI. Di lui continuava a vivere lo spirito mutualistico dell’iniziativa che aveva creato e quel modello edilizio che fa della cooperazione uno strumento attivo per la crescita della vita sociale, come indica la sua stessa denominazione sociale. Ora, a trentanni dalla morte del padre fondatore e a cinquanta dalla nascita della cooperativa “La Famiglia” non è ancora venuta meno bene per i fratelli». Ma papa Montini li aveva anche messi in guardia dal non perdere di vista lo scopo fondamentale dell’iniziativa di p. Marcolini, esortandoli a mantenere a «quell’opera il suo spirito di carità, di concordia, di speranza e di bontà», al fine di assicurare a tutte le case popolari che avrebbero edificato «la pace, la prosperità, il tesoro della fede e la benedizione del Signore». Parole importanti per gli amministratori di ieri «l’attenzione di quanti studiano ed amano i bisogni della nostra società», come ebbe a dire e, nel segno della continuità spirituale e progettuale, molto di più per quelli di oggi. Orientamento bibliografico Brescia, Archivio dell’Istituto Paolo VI, Fondo Paolo VI, sub voce; Fondo mons. Pasquale Macchi, sub voce; Insegnamenti di Paolo VI, IXVI (1963-1978), ad indicem; A. Fappani, Ottorino Marcolini: 71 | Fondazione Padre Marcolini un prete “fuori serie”, Edizioni del Moretto, Brescia [s.d.]; G. Cittadini, Lettere all’oratoriano Ottorino Marcolini, «Notiziario dell’Istituto Paolo VI», 5 (1982), pp. 61-79; G.B. Montini - O. Marcolini. Saggio di corrispondenza, Ce.doc, Brescia 1985; Apostolato e socialità in Ottorino Marcolini, Ce.doc, Brescia 1985; A. Fappani - C. Castelli, Il prete di tutti: Ottorino Marcolini, Edizioni del Moretto, Brescia 1989; Padre Marcolini. Dalla casa per la famiglia alla costruzione della città, a cura di R. Busi, Gangemi Editore, Roma 2000 (Città, territorio, piano, 25); G. Gregorini, La cultura e i problemi dell’industrializzazione bresciana: Giulio Bevilacqua e Ottorino Marcolini, in A servizio dello sviluppo. L’azione economico-sociale delle congregazioni religiose in Italia tra Otto e Novecento, a cura di M. Taccolini, Vita e pensiero, Milano 2004, pp. 191-249. “Marcolinianamente” n. 40/2008 Appendice documentaria Si pubblicano di seguito alcuni documenti epistolari provenienti dall’Archivio dell’Istituto Paolo VI di Brescia, relativi al periodo del pontificato montiniano (1963-1978) – altri numerosi testi sono invece citati nel contributo –, che confermano lo stretto legame tra p. Marcolini e papa Montini, ma danno anche conto della necessità di un approfondimento storico-documentario di tale amicizia per la conoscenza di molte vicende e realizzazioni connesse allo sviluppo della Cooperativa “La Famiglia” in quegli anni cruciali. 1 P. Ottorino Marcolini scrive su carta intestata a mons. Pasquale Macchi e al papa Paolo VI per avere un incontro personale in Vaticano. Brescia, 23.V.69 Carissimo Monsignore, l’ultima volta che fui a Roma il Santo Padre mi disse in San Pietro che mi avrebbe visto volentieri. Se non sono indiscreto La pregherei di far avere l’acclusa lettera a Sua Santità. Saluti di cuore a Lei e a Don Bruno [Bossi] Aff.mo Marcolini d.O. Brescia, 23.V.69 Beatissimo Padre, incoraggiato dalle parole benevole da Vostra Santità in San Pietro Le faccio presente che giovedì venerdì e sabato p.v. (29, 30, 31 maggio) sarò a Roma per il villaggio di Castelgandolfo e, se Vostra Santità lo desidera, verrei ad ossequiarLa. Voglia gradire i miei più devoti ossequi e mi benedica. Dev.mo P. Ottorino Marcolini d.O. 2 A don Macchi per assicurare il papa che le contestazioni del momento non riguardano i muratori impegnati nel cantiereromano di Acilia. Roma, 25.IV.70 Carissimo Don Macchi, La prego far sapere al Santo Padre che i muratori, veri lavoratori non retori della contesta- zione, sono grati e fedelissimi a Lui. Prego poi Lei di perdonare le mie insistenze con l’assicurazione che alla mia età sarà difficile che migliori. Saluti a Don Bruno, con affetto P. O. Marcolini d.O. 3 Il sostituto alla Segreteria di Stato mons. Giovanni Benelli a Ottorino Marcolini, assicura il sostegno apostolico al progetto di case popolari per i baraccati del quartiere di Acilia, chiede di visionare i progetti, di vedere lo statuto della cooperativa da costituire e farsi carico di tutta la burocrazia, nonché dell’iter amministrativo dell’intera pratica. Segreteria di Stato Dal Vaticano, 15 febbraio 1971 N. 176.525 Reverendo Padre, La lettera, che in data 9 febbraio 1971, la Paternità Vostra ha umiliata al Santo Padre, ha trovato nel Suo cuore paterna comprensione e viva sollecitudine affinché al più presto si realizzi un’opera di così nobili finalità ed urgente bisogno. Tuttavia per avviare l’istanza della P.V. sul piano concreto è necessario ed urgente che Ella invii a questa Segreteria di Stato i progetti accuratamente elaborati e gli statuti della costituenda Cooperativa. Sarà inoltre cura della P.V. di affrontare nel frattempo e risolvere tutti i problemi tecnici e giuridici in qualche modo collegati con l’iniziativa proposta, affinchè nessua remora burocratica sorga a prolungare i tempi di realizzazione. Nell’esprimere alla P.V. tutto l’apprezzamento per il fervore di opere e di iniziative di così squisito carattere morale e sociale, profitto volentieri dell’occasione per confermarmi con sensi di distinta stima. Della Paternità Vostra devotissimo + G. Benelli sost. ____________ Reverendo Padre P. Ottorino Marcolini, d.O. - Brescia 4 Biglietto augurale per la Pasqua a mons. Macchi e pensiero di saluto al papa Paolo VI. Brescia, 10.3.77 Carissimo Don Macchi, grazie anche a Lei per il dono del Santo Padre, Le sarò graditissimo se potrà far avere l’accluso biglietto al Santo Padre. Spero di rivederLa fra non molto. Con affetto P. O. Marcolini d.O. Biglietto augurale con dipinto del Sangue di Cristo di V. Carpaccio (Museo civico di Udine); sul restro vi è la scritta stampata: Pasqua di Risurrezone 1977 Cantieri “La Famiglia”, e di seguito a mano: Con l’augurio che il Signore Risorto faccia ritrovare all’umanità, ora così divisa e tormentata, l’unità e la pace che Lui solo può dare. Vostro aff.mo P. Ottorino Marcolini d.O. Fondazione Padre Marcolini | 72 “Marcolinianamente” n. 38/2007 Padre Marcolini, un contemporaneo della cooperazione di Antonio Angelo Bertoni Una riflessione nella ricorrenza dei 110 anni dalla nascita di Padre Ottorino Marcolini aveva intuito subito che un compito urgente era quello di procurare lavoro e casa alle famiglie meno abbienti. Il valore e lo strumento della cooperazione è diventato quindi la caratteristica dominante della sua vita e del suo progetto per sostenere la famiglia. Per reagire all’incubo della miseria e per offrire opportunità occupazionali ai giovani dei ceti Padre Ottorino Marcolini è nato nel 1897. Contemporaneamente, 110 anni fa, Padre Giovanni Bonsignori descriveva in un libro “I miracoli” che la nascente cooperazione realizzava per liberare i contadini dalla miseria. Da allora, molte speranze della famiglia popolare, e in particolare durante la ricostruzione postbellica, sono state soddisfatte da indimenticabili protagonisti della cooperazione come Padre Marcolini, Guido Bollani, Giuseppe Filippini. sociali più deboli ha promosso la cooperazione di lavoro nelle zone più lontane della Val Camonica. Ma è soprattutto la cooperazione di abitazione che, grazie alle sue intuizioni e capacità realizzatrici, vanta nel Bresciano una storia di primaria importanza. Nata per agevolare l’accesso all’abitazione delle fasce popolari – nel caso di Padre Marcolini, e della cooperazione “bianca”, nella forma della casa di proprietà – la cooperazione edilizia ha Padre Marcolini ci ha insegnato che la coope- conosciuto un successo straordinario, contri- razione è qualcosa di più e di diverso di una in- buendo in maniera incisiva a rispondere alla venzione strumentale, poiché si nutre dei valori penuria di abitazioni, alla ridislocazione della della solidarietà e della responsabilità civile. popolazione conseguente all’impetuoso svi- Per ricordare e per sviluppare quella testimo- luppo postbellico e in seguito alla domanda di nianza, il Centro Studi La Famiglia ha dato vita maggiore confort abitativo. alla Fondazione Marcolini che, sempre attenta Oggi, buona parte di quella domanda è stata alla casa come dimora della famiglia, si pro- soddisfatta (all’incirca l’80% delle famiglie sono pone di venire incontro a nuove esigenze della proprietarie dell’abitazione). società e del territorio. L’offerta abitativa organizzata in cooperativa, Sociologi ed economisti si interrogano sul ruolo per i costi cresciuti e la diminuzione delle age- e sui compiti della cooperazione nel prossimo volazioni pubbliche, non riesce più a raggiungere futuro. Padre Marcolini, tornato dalla guerra, le fasce popolari, ma si rivolge piuttosto ad una 73 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 38/2007 classe media alla ricerca di una migliore qualità residenziale. La cooperazione realizza così interventi di qualità, esercita una funzione di calmiere del mercato immobiliare, continua a facilitare l’accesso alla proprietà immobiliare ad una fascia di giovani famiglie con figli piccoli. professionali, tende a perdere di spontaneità. Quando i soci sono centinaia, o addirittura migliaia, partecipano in misura fatalmente ridotta alla governance, ma se anche la componente tecnica della cooperazione condivide e favorisce il valore della mutualità, i soci ricevono in cam- lini che, oltre agli studi e alla ricerca, offre già bio un prodotto di qualità e a buon prezzo. La lunga strada percorsa, la crescita delle strutture e i risultati conseguiti non hanno inaridito la linfa del movimento cooperativo marcoliniano. Ma in passato il movimento cooperativo poteva beneficiare di un capitale sociale diffuso, rappresentato dalla vasta condivisione di valori solidaristici ispirati al cattolicesimo. Sussistevano ambienti associativi e luoghi di alcune risposte con le case alloggio di via Graz- aggregazione che alimentavano fiducia reci- zine e di via Caduti del Lavoro. proca e capacità di cooperare, leader autorevoli che godevano di ampio seguito e guidavano le scelte di molti. La cooperazione contribuiva alla produzione di questo capitale sociale, ma soprattutto ne traeva giovamento. Non trova invece una risposta soddisfacente la domanda sociale più consistente, quella dei soggetti deboli del mercato abitativo. Famiglie a basso reddito, lavoratori precari, e oggi nel Bresciano numerosi immigrati, esprimono una domanda abitativa rivolta a forme di affitto sociale, che resta drammaticamente scoperta. Ecco allora la nascita della Fondazione Marco- Se la capacità imprenditoriale della cooperazione edilizia non è in discussione, la vera questione riguarda il rinnovamento della sua missione sociale: nuove forme di collaborazione con gli enti locali, con soggetti non-profit (fondazioni, enti ecclesiastici, ecc.) e con organizzazioni imprenditoriali (che hanno il problema di alloggiare i loro lavoratori) possono rilanciarne un ruolo prezioso di protagonista della risposta alle nuove esigenze abitative. Diverse generazioni di cooperatori si sono avvicendate nel Centro Studi La Famiglia, diversi settori operativi si sono sviluppati, diverse sensibilità hanno alimentato il dibattito interno e Oggi il capitale sociale non si accumula più con la stessa spontaneità, e non fluisce più altrettanto agevolmente da un ambito all'altro. Per vincere le nuove sfide il Centro Studi La Famiglia e la Fondazione Marcolini intendono essere un luogo di riflessione per rinverdire e attualizzare il patrimonio ideale che ha consentito – durante la vita di Padre Marcolini – di raggiungere risultati economici e sociali così significativi. mantenuto viva la partecipazione dei promotori e degli associati. I movimenti sociali vengono alimentati inizialmente da forze spontanee della società civile, e – sostiene il sociologo Maurizio Ambrosini – la loro istituzionalizzazione produce strutture stabili e durature che prendono gradualmente il posto della mobilitazione spontanea che, per sua natura, in genere vive di brevi e fiammeggianti stagioni. L'istituzionalizzazione comporta anche effetti imprevisti e spesso indesiderati come quello di dimenticare le proprie origini e, generando un ceto di funzionari competenti e Fondazione Padre Marcolini | 74 “Marcolinianamente” n. 37/2007 Da Marcolini... ad oggi di Luigi Gaffurini L’esperienza dell’edilizia residenziale pubblica nel Villaggio Violino in una testimonianza di Luigi Gaffurini Assessore del Comune di Brescia Sono trascorsi poco più di 50 anni da quando il 22 maggio 1955 venivano consegnate, dopo poco più di un anno dall’inizio dei lavori, le prime 244 abitazioni di quello che sarebbe stato chiamato “Villaggio Violino”, opera della Cooperativa La Famiglia e soprattutto realizzazione di quella grande figura di bresciano che fu Padre Ottorino Marcolini. Un’esperienza, quella marcoliniana, sicuramente “irrituale”, come dicono gli urbanisti, e impiegati, certamente, ma soprattutto garantire luoghi in cui le famiglie potessero crescere. Quindi case adeguate, per spazi e costi, alla presenza della coppia e dei figli, ma anche edifici collocati in un vero e proprio progetto nel panorama dell’edilizia residenziale per i urbanistico centrato sulla condivisione di una ceti popolari nel dopoguerra, in quanto espe- stessa visione del mondo da parte delle fami- rienza speciale ed unica che era il portato della glie. Abitazioni abbastanza grandi da permet- duplice essenza di Padre Marcolini: sacerdote tere alla famiglia di affrontare nel futuro ed ingegnere. esigenze di spazio dei figli più grandi, co- Nel progetto di Marcolini al Violino, e poi al- struite in edifici bifamiliari dove la vita tra- trove, c’è una evidente compresenza di capa- scorre non solo in casa, ma fuori casa grazie cità progettuali e finanziarie, in una parola ai giardini e agli orti di proprietà, e dove si è imprenditoriali, e di un’idea legata alla mis- quasi “obbligati” a praticare la virtù comuni- sione del sacerdote: dare una casa ad operai taria e cristiana della solidarietà reciproca. 75 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 37/2007 La ripetizione del modulo abitativo genera il villaggio, ma è anche ripetizione di un meccanismo sociale in grado nel tempo di generare comunità, nel senso che si dava allora al ter- scita proprio nei “suoi” quartieri delle virtù civiche della solidarietà e della partecipazione. Tuttavia credo che non dobbiamo guardare al passato solo per rimpiangere le persone e i mine, quindi comunità cristiana, che si identifica nel campanile. Se vogliamo fare una sorta di bilancio, prima di impegnarci a guardare il futuro, potremmo dire che il progetto sociale marcoliniano è pienamente riuscito come testimoniato dalla cre- tempi che non ci sono più, ma per cercare di replicare quanto di buono e innovativo il passato ci ha insegnato. Tra i molti lasciti di Padre Marcolini credo che quello che è stato fatto proprio dalla politica e dalle amministrazioni comunali che hanno Villaggio Violino: sintesi delle principali caratteristiche economiche dell’intervento Voci di costo Costo base di realizzazione Qualità aggiuntiva Impianto fotovoltaico % sul costo totale 808,94 55,90 86,00 5,90 32,25 2,20 Innovazioni e qualità totale 118,25 8,20 A) Totale costo di realizzazione 927,19 64,00 B) Area e oneri 251,41 17,40 C) Oneri complementari 231,80 16,00 D) Ulteriore qualità edilizia Totale costo massimo Il Piano di Edilizia Economica Popolare per le Zone A/19 Violino, che comprendeva anche la zona A/21 Sanpolino, è stato approvato con deliberazione del Consiglio Comunale del 3 agosto 2000. Entro il 2004 sono stati completati gli atti amministrativi per l’assegnazione definitiva delle aree e per la determinazione dei prezzi di cessione o concessione. Nel 2002 sono state attivate le procedure espropriative delle aree ricomprese nel perimetro della Zona del Violino che hanno portato all’acquisizione di quasi 50mila mq di area, per una indennità totale di 1,2 milioni di euro, che viene ceduta in diritto di proprietà alle Società Cooperative che realizzano l’intervento. Le dimensioni dell’intervento sono di tutto rispetto: 94 alloggi Euro al mq 37,62 2,60 1.448,02 100,00 Oltre al costo degli alloggi è previsto un costo per le sistemazioni esterne pari a € 100,00 a mq di superficie scoperta del lotto. Mediamente, il costo di un alloggio unifamiliare è di € 220.000 oltre Iva, tasse, spese notarili. unifamiliari per una superficie fondiaria di circa 17mila mq. Il prezzo di cessione alle cooperative è di circa 3,5 milioni di euro ed è stato determinato in modo da comprendere oltre al costo dell’area (stimato in 500mila euro, pari a 32 €/mq) i costi di urbanizzazione delle case e delle urbanizzazioni terziarie. Le Società Cooperative hanno realizzato le opere di urbanizzazione dell’intero comparto. Inoltre il progetto esecutivo prevede la sistemazione degli spazi aperti pubblici, strade e parcheggi, aree verdi e pedonali, inclusa la segnaletica stradale, le sistemazioni vegetali e l’arredo urbano. Inoltre nelle opere di urbanizzazione è pure compresa la realizzazione della rete fognaria, distinta in acque nere e bianche e la parte muraria della pubblica illuminazione. Il prezzo massimo di prima cessione degli alloggi è pari a € 1.448,02 a mq di superficie complessiva su di esso incidono per il 25% del costo di realizzazione il costo dell’area e gli oneri complementari. Il dettaglio delle voci di costomette in evidenza l’impegno per l’innovazione e la qualità aggiuntiva che riguarda l’adozione di una polizza decennale postuma di garanzia, del piano di manutenzione, di isolamento acustico e confort ambientale idrometrico e dell’impianto fotovoltaico. Fondazione Padre Marcolini | 76 “Marcolinianamente” n. 37/2007 Energia dal sole al Violino Le nuove abitazioni consegnate al Violino si fanno notare per le particolarità architettoniche che derivano dallo studio dell'esposizione al sole e dalla presenza, poco invasiva per altro, di impianti tecnologici sofisticati come quelli per la generazione di energia elettrica fotovoltaica: già 113 impianti, per una potenza complessiva di 157 kW verranno avviati con la consegna delle abitazioni che è in corso. La realizzazione del Violino è parte del programma che il Comune di Brescia sta realizzando con Asm S.p.A. che prevede l'installazione di impianti fotovoltaici sul territorio cittadino per circa 1 MW (megawatt) entro il 201 O, e parte, non a caso, dai nuovi insediamenti di Edilizia Economico Popolare previsti al Violino e a San polino. In totale sono previsti 333 impianti fotovoltaici, 304 dei quali sulle singole unità abitative a schiera ed i restanti 29 a servizio delle parti comuni degli edifici condominiali, per una potenza complessiva di 723 kW (chilowatt). Le abitazioni a schiera saranno dotate di un impianto da 1,3 kW (chilowatt) in grado di produrre 1.300 kWh (chilowattora) all'anno, pari a circa i143% dei consumi di una famiglia media (stimati in 3.000 kWh), per un risparmio annuo sulla bolletta di circa 220 euro. Un risparmio individuale che diventa anche benessere e salute collettiva. Le nuove realizzazioni consentiranno ogni anno una produzione di energia elettrica pari a 750mila kWh (chilowattora) con un risparmio energetico di 165 TEP, tonnellate equivalenti di petrolio, ed una riduzione di emissioni nell'atmosfera di 500 tonnellate di anidride carbonica. Il progetto prevede anche interventi informativi con i residenti, ma anche formazione per progettisti ed installatori in modo da diffondere le conoscenze tecniche sul fotovoltaico, facendone apprezzare la convenienza economica. La realizzazione di impianti fotovoltaici nelle abitazioni del Violino è una novità assoluta non solo a livello nazionale, ma anche un modello in Europa dove va ad aggiungersi agli insediamenti pilota di olandesi, ad Amersfoort, e tedeschi a Vauban. fatto Brescia negli ultimi cinquanta anni sia proprio la capacità di leggere le trasformazioni delle famiglie e della società, sapendo dare risposte concrete, come case, servizi, strade e via dicendo. Il Villaggio Violino è forse la migliore testimonianza di questo, essendo il luogo in cui possiamo vedere nelle edificazioni che si sono succedute, oltre agli influssi delle differenti culture architettoniche ed urbanistiche, la tensione di dare risposte di qualità alle esigenze abitative e sociali di oggi e domani. Altri hanno già sottolineato l’importanza che la qualità dell’intervento pubblico in materia residenziale, per il ruolo dimostrativo se non proprio formativo, ha nel migliorare la qualità complessiva del costruito in città. È un aspetto che si traduce nel miglioramento della qualità della città, e dei suoi spazi di residenza, che richiama l’attenzione all’esterno della pubblica amministrazione verso la capacità del progetto marcoliniano, senza trascurare la 77 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 37/2007 qualità dell’ambiente interno e domestico. Qui le innovazioni sono state ampiamente sottolineate, dal sistema della qualità degli interventi, alla sicurezza, al miglioramento del Credo che questa attenzione alle esigenze nuove e future delle famiglie e della società, unita a competenze tecniche, con una cura puntuale per i costi, sia uno dei concreti e più confort interno a partire da quello acustico, alla corretta gestione dell’acqua reflua con gli impianti duali, fino alla pionieristica innovazione realizzata con gli impianti fotovoltaici. Tutto ciò denota non tanto uno sguardo sul presente, ma una attenzione al futuro figlia di un’idea progettuale e sociale legata alla sostenibilità ambientale, senza per questo dimenticare i costi, e quindi le possibilità delle famiglie. vivi insegnamenti che Padre Marcolini ha lasciato in eredità alle Amministrazioni pubbliche che hanno governato Brescia, e che quelle stesse Amministrazioni hanno saputo cogliere, valorizzare, rielaborare alla luce dei tempi nuovi, e soprattutto realizzare. Grazie a questo concorso di elementi l’eredità di Padre Marcolini è una eredità solida e concreta. Fondazione Padre Marcolini | 78 “Marcolinianamente” n. 35/2006 Fioretti di Padre Marcolini di Luciano Silveri Testimonianza dell’Ing. Luciano Silveri, collaboratore e amico di Padre Marcolini, protagonista dei più significativi momenti del movimento marcoliniano, svolta in occasione delle celebrazioni per il 50° del Villaggio Badia in Brescia Una sera fui invitato alla Badia a dare una testimonianza mia, tra le tante programmate nel quadro delle celebrazioni del cinquantenario dalla costituzione di quel villaggio. Fu uno dei primi tra i numerosi sorti nella cintura periferica di Brescia, grazie alla eccezionale capacità imprenditoriale al servizio della carità, che ebbe a contraddi stinguere il passaggio di Padre Ottorino Marcolini tra di noi. Non mi fu certo difficile trovarne gli spunti. Se mai, più difficile m’era il scegliere tra i molti ricordi che premevano, ancora vivissimi, alla memoria. Sono ricordi di una vicinanza che mi fu concessa: una avventura che me lo fece incontrare e frequentare in spirito – credo di poterlo dire – di affettuosa e filiale amicizia. Alcuni amici presenti all’incontro mi hanno invitato a stendere degli appunti su ciò che ho detto del Padre e su ciò che i limiti di tempo non mi hanno permesso di dire. M’hanno convinto, così, a dare il mio piccolo contributo affinché la memoria del Padre non vada perduta; ma possa riproporsi a chi l’ha conosciuto e proporsi a chi non lo conobbe: specialmente alle nuove generazioni. Al tavolo dei relatori: Cittadini, Maltempi, Camadini, Silveri. Il Sacerdote Compì la sua scelta vocazionale da ingegnere, laureato al politecnico di Milano. Laurea che integrò poi con quella in matematica conse- 79 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 35/2006 guita all’Università di Padova. Lo fece proprio recente trasferito da cappellano dell’aeronau- quando gli si apriva una brillante carriera tica, a cappellano di quel battaglione alpino, nell’ambito dell’imprenditoria. Si trattava, pe- vi si era già inserito a pieno titolo, grazie alla raltro, di una impresa di servizi: se le sue aspi- sua attitudine a creare relazioni di una uma- razioni fossero state indirizzate solo agli nità sempre disponibile con la sua giocosità aspetti sociali, quella avrebbe già potuto es- scanzonata e contagiosa. sergli una risposta adeguata. Ma si sentiva Ne ricordo la presenza alla processione del Cor- proteso verso ben più alti e duraturi traguardi pus Domini per le vie della cittadina gardesana: di servizio a Dio ed all’Uomo. Ricordo un suo non officiava tra il clero, ma inserito nella lunga intervento alla riunione, che teneva annual- fila, alla testa d’una nutrita presenza di alpini, mente ai periti industriali, suoi ex-allievi: “mi icona del suo esserne guida spirituale, da tutti vedevo proiettato in carriera, ma ad ogni indiscutibilmente accettata. Alcuni giorni dopo, tappa mi chiedevo: e poi?... e poi? Non ne fu l’anima della festa del Corpo alpino. Era il traevo risposta definitiva”. Era il segno di una ponte tra gli ufficiali e la truppa. La sosta a Salò chiamata a traguardi infiniti. Rispose con la non fu eccessivamente lunga, ma gli permise di scelta sacerdotale radicale nella concretezza promuovere ed attuare una serie di iniziative fi- che sarà tipica del suo testimoniare. Soleva nalizzate ad aiutare i giovani rincalzi ad inserirsi dire: “Ringrazio il Signore che mi ha dato 45 tra i veci ed a promuovere rapporti di amicizia di piedi: così sono ben ancorato a terra”. tra quei giovani e i loro coetanei salodiani. Fu Per molti dei miei coetanei della città egli era così che mi trovai coinvolto in una filodramma- stato un riferimento sin dalla loro prima ado- tica, che si esibì nel teatro della cittadina ed in lescenza. Quando mi vi trasferii dalla provin- alcuni altri del vicinato. cia, i miei compagni di liceo mi parlavano Una sera, salivamo in bicicletta, verso una spesso dei Padri della Pace, l’oratorio in cui della località dov’era programmata la nostra essi tro v a rono riferimenti saldamente forma- esibizione. Gli amici militari ci raccontarono tivi. Per citare solo alcuni fra loro: Bevilacqua, dello “scontro di opinioni” avvenuto pochi Caresana, Manziana, Olcese, Cittadini… e giorni prima tra il loro colonnello ed il suo pari Marcolini, appunto. grado, seniore della Milizia fascista, che pure Essendo ospitato in collegio, io non ebbi modo era di stanza a Salò. di inserirmi subito in quel giro. Avvenne più Era accaduto che, una sera, alcuni militari, tra tardi, con gradualità, tramite padre Manziana, i reduci dalla Russia avevano alzato un po’ che al Liceo Calini ci fu insegnante di religione. troppo il gomito in una osteria. Intravisto, tra Padre Marcolini era lontano: cappellano dei i fumi del vino il ritratto del duce, s’erano la- suoi giovani costretti alle armi. Degli avieri sciati andare ad espressioni poco lusinghiere prima e degli alpini poi. Il mio in contro col lui nei suoi confronti. Informato dell’accaduto il avvenne durante il trasferimento a Salò degli seniore, afferrato il telefono, con tono a dir alpini del battaglione Vestone. Era l’estate del poco concitato, aveva così aggredito il coman- 1943, quando da non molto conclusa la ritirata dante degli alpini: di Russia, vi presero stanza a ricostituir i loro – Non sai che cosa hanno fatto i tuoi alpini ranghi, decimati nella tragica epopea delle l’altra sera? Ma dall’altra parte del filo, sentì “centomila gavette di ghiaccio”. questa perentoria risposta: Ai plotoni dei veci, resi anzitempo particolar- – So che cosa hanno fatto in Russia e mi basta. mente maturi da quella vicenda, si aggiunge- Giorni dopo, il Padre, così si esprimeva con vano così i più giovani rincalzi. P. Marcolini, di l’ufficiale fascista, usando il dialetto bresciano: Fondazione Padre Marcolini | 80 “Marcolinianamente” n. 35/2006 – M’hanno detto che i tuoi militi vogliono pic- vete avere dubbi: il vostro dovere è quello di chiare i miei alpini, perché hanno parlato male comperare il tornio!”. del principale. Ma che si provino! Vedrai Gli imprenditori con cui interloquiva erano stati quante legnate prendono! suoi ragazzi all’oratorio della Pace o suoi com- Poco dopo, il 20 luglio, il principale cadeva, i pagni d’armi. Li coinvolgeva in un rapporto di militi erano assorbiti in altri reparti e gli alpini umanità, a tessere una rete di solidarietà! venivano trasferiti più al nord. Ma si trattò di Aveva appena istituito le B.I.M. Si trattava una parentesi non eccessivamente lunga. Dopo delle Bande Irregolari Marcolini, – così egli pochi mesi, l’8 settembre portò tra di noi una stesso le chiamava – che permetteranno a cen- ben più cupa edizione della milizia fascista, so- tinaia di giovani che non disponevano certo stenuta dai camerati tedeschi. Gli alpini conob- delle risorse per concedersi le ferie in monta- bero il campo di concentramento in Germania. gna, di passar le vacanze in campeggio, sui Il Padre si trovò a mediare tra i suoi soldati ed pendii dell’Adamello o delle dolomiti. Da que- il comandante delle SS di quel campo. Non si gli imprenditori ottenne successivamente che dilungava troppo nei racconti di quei due anni, le B.I.M. potessero disporre di sistemazioni ma seppi che riuscì talvolta ad ottenere da quel con una, se pur minima, stabilità. Riuscì così temuto suo interlocutore perfino della ciocco- ad integrare le tende con le baite. lata che poi distribuiva ai suoi compagni di Piantava il campo ad almeno 20 km dal più vi- sventura in quel campo e nei lager non troppo cino centro abitato… e poi, a tutti la libertà di lontani. Uno dei messaggi ch’ebbe modo di ri- muoversi come e dove volevano. A quei tempi petermi fu, che ripensando a quegli anni li ve- non disponevano di mezzi motorizzati perso- deva come il periodo più fecondo del suo nali! Quel rapporto colla montagna conti- sacerdozio. Perché vissuto da eguale tra eguali. nuava quello coi suoi alpini. Li si vedeva spesso Tornato in patria, cercò di continuare quella fare la fila alla Pace per chiedere il suo inter- esperienza proponendosi come cappellano in vento al fine di trovare un posto di lavoro. Poi, un penitenziario: recluso volontario tra gli er- trovato il lavoro, sorgeva il desiderio di metter gastolani a vita. Ma constatato come fosse im- su famiglia. Un’altra emergenza: la casa. L’af- praticabile quel suo desiderio, pensò alla frontò da imprenditore. parrocchia degli sfrattati dell’Oltremella. Ma rinunciò a favore della candidatura dell’amico don Vender. Però con gli sfrattati mantenne il rapporto privilegiato. Li vedeva come prototipi Prete-imprenditore… prete-muratore dell’enorme massa di giovani alla ricerca di lavoro in quel difficile dopoguerra. Il suo primo Impegnò entrambi gli aspetti di questa sin-tesi rapporto coll’imprenditoria bresciana fu fina- in quello che resta un segno eloquente del suo lizzato a promuovere l’assunzione dei tanti di- servizio al prossimo. È la realtà dei villaggi che soccupati. nella cintura periferica di Brescia sono tuttora Da assistente dell’UCID (Unione Cristiana tra una realtà abitativa, che non rischia di creare i Imprenditori e Dirigenti) così sottolineava presupposti per i fenomeni delle periferie pa- quale fosse il loro impegno in quella congiun- rigine, oggi alla ribalta della cronaca. Ugual- tura: “Se vi trovate nel dilemma tra il dare un mente risolutivi sono i mille altri sparsi per la milione al vostro parroco per riinstallare le Penisola. La sintesi si fece talento al servizio campane sul campanile, o l’acquisto di un tor- della carità che s’incarnava in un trascinante nio con cui creare un posto di lavoro, non do- rapporto umano. Abitazioni in funzione delle 81 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 35/2006 Padre Marcolini con gli operai del Cantiere Villaggio Sereno insieme a Mons. Giacinto Tredici Vescovo di Brescia. famiglie: concepite per la vivibilità. Per gli rette! L’apporto che ognuno, pur se non ricco, aspetti economici: ideò la convergenza di ap- poteva dare. A differenza dei demagoghi più porti, onde renderle accessibili all’utenza meno o meno interessati al rapporto sociale, egli non abbiente. Diede la speranza d’un tetto a chi regalava ciò che il fruitore poteva guadagnarsi. l’ambiva, ma non riusciva a crederci. Chiedeva: “datemi la sigaretta e vi dò la casa”. Psicologia spicciola, concreta, educante: non regalava ciò che gli interessati potevano impegnarsi ad ap- Il villaggio del Violino, Valletta e l’OM portare. E li coinvolgeva nella scelta: “Debbo farvi attendere 40 anni una casa che ne duri Era uomo libero di fronte al ricco ed al po- 100, o darvi una casa che ne potrà durare solo vero, al proletario ed al potente. Usava il tono 40, ma che potete abitare subito: sin da ora?”. scanzonato consapevolmente. Era un aspetto Il primo villaggio fu quello del Violino. Aveva che gli permetteva di dire a tutti quello che coinvolto: il Prof. Giordano dell’Amore e l’ing. pensava. Bruno Beccaria. Chiese al primo d’accordare L’ing. Beccaria voleva mostrare le prime case- mutui a tasso agevolato ed al secondo degli pilota agli alti dirigenti Fiat di Torino da cui ot- anticipi sulla indennità di fine-lavo-ro. Apporti tenere l’avvallo all’operazione in vista d’un dimensionati all’incirca in ragione di: 1/3 ed sistematico suo sviluppo. Glie ne diede l’occa- 1/3. Il terzo restante a carico del fruitore. Era sione una visita del prof. Valletta all’OM. Era la prevista capitalizzazione del risparmio at- accompagnato dal DG ing. Bono e il dr. Ciuti tuato con la rinuncia al pacchetto delle siga- presidente di OM. A mezzogiorno si erano dati Fondazione Padre Marcolini | 82 “Marcolinianamente” n. 35/2006 appuntamento al villaggio. Il Padre era in ritardo perché trattenuto al Castelli per l’ora di religione. Come Valletta lo vide arrivare sul motom sgangherato, gli disse: Dopo una bella risata, Valletta proseguì: – Alla sua età lei va ancor in giro a quel modo? Dirò al presidente della Fiat, che credo di conoscere bene, che le faccia dono di una seicento. – Poiché penso anch’io che lei lo conosca bene, gli può dire che P. Marcolini non è cosi sciocco da accettare. Gli dica piuttosto che sarebbe accettato il dono dell’asilo pei bimbi che vi nasceranno. – Ma perché non accetta la seicento ed accet- punto, perciò il progetto ce l’ho già qui. terebbe l’asilo, che costa molto di più? – La seicento potrebbe essere un dono personale a me, mentre ovviamente l’asilo no. – Ovviamente fino ad un certo punto, Padre. Conosco preti che hanno figli. – Anch’io conosco industriali che sono ladri, se vogliamo metterla in questi termini. – Ma sa che lei è un bel tipo? – E sal che lü l’è na figüra… – E va bene, Padre, faccia redigere un progetto e me lo faccia avere. – Sapevo che saremmo arrivati a questo Avuto nei presenti l’assenso della maggioranza del CdA dell’OM il prof. Valletta, disse al Padre: – la cifra è alta ma, se lei concorda, glie la potremmo erogare in tre tranches. – A me sta benissimo. Padre Marcolini e i rapporti tra industria e sindacati Il gustoso episodio di quel giorno fu la premessa di un rapporto tra il prof. Valletta e P. Marcolini, improntato a stima reciproca ed a grande franchezza. Fu un rapporto da cui derivarono assai positive conseguenze a favore dell’industria bresciana dove la presenza Fiat era determinante. Allora non se ne era consapevoli in città, ma oggi se ne può dare atto alla memoria del padre-imprenditore. Si tratta di una circostanza inquadrabile nei primi anni ’60. I rapporti tra industria e sindacati si erano deteriorati. Soprattutto all’OM di Brescia. Torino riteneva non dover fare concessioni, che potevano ess e re interpretate come cedimenti. Così che l’ing. Beccaria non aveva margini di manovra. Il Padre gli era vicino, sapeva e comprendeva. La città non sapeva e… non com- Marcolini con i dirigenti dell’OM. prendeva. Era tappezzata di manifesti, tra cui, alcuni, che attaccavano il P. Marcolini proprio per l’amicizia col Direttore di OM (peraltro suo ex ragazzo dell’oratorio). Nonostante questi attacchi, egli resisteva ai consigli degli amici che gli suggerivano di non immischiarsi in quelle cose. A coloro che gli consigliavano di recedere dal frequentare, com’era sua abitudine da tempo, casa Beccaria ebbe a rispondere: – Non sono una di quelle signore che passeg- All’OM: Trebeschi, Marcolini e Silveri. 83 | Fondazione Padre Marcolini giano sul marciapiede! “Marcolinianamente” n. 35/2006 Ma, battute a parte, capiva che dal degene- naturalmente, difficoltà ad accompagnarlo. rare di quella situazione nessuno aveva da Mentre si accingevano ad entrare, egli confidò guadagnare. Fu così che, preso il telefono, all’illustre ospite questo suo disegno: chiamò il prof. Valletta a Torino: – se lei tornerà, la prossima volta troverà qui – Professore, ho urgente bisogno di parlarle un arco con inserito un grande baffo. Perché per una cosa di estrema importanza. questi villaggi sono sorti all’insegna del baffo. – Sto entrando in consiglio, a fine del quale Facendoci un baffo di voi di Roma. Infatti parto per Genova. Vediamoci a fine settimana. mentre voi vi perdevate in interminabili discus- – È opportuno che ci vediamo subito! sioni sul problema della ricostruzione, noi non – Si faccia dare una macchina e venga in Corso discutevamo tanto… ma realizzavamo quello Marconi dopo le 16. Uscendo dal consiglio la che lei vedrà qui! Incassata la stoccata con una vedo. sonora risata, il Presidente chiese: Giunto a Torino, sulle soffici poltrone di quella – Possiamo visitare anche un appartamento? sala d’attesa, P. Marcolini si addormentò. Così – Certamente. Basta soltanto chiederne il per- lo trovò il presidente della Fiat, quando ebbe messo alla padrona di casa. finito il suo CdA. Mentre saliva, con a fianco il Presidente del – Cos’aveva di tanto urgente da dirmi, che non Consiglio, continuò a dare attestazione di una poteva rimandare alla settimana entrante? elementare democrazia spicciola. Infatti, dalla – Dovevo dirle che io e lei siamo due falliti! tromba delle scale gridò alla padrona di casa: – E perché mai? – siora padruna, ghe ché el primo Ministro – Non mi dirà che lei, alla sua età, resta sulla breccia solo per guadagnare o per fare carriera. Penso che lei, in fondo, ci tiene ad essere considerato un benefattore della sua gente. Bene! Sa che la si considera alla stregua d’un aguzzino? E io, che tenevo ad essere il prete degli operai. Sa che per la città i manifesti mi accusano quale prete dei padroni. Vogliamo andare avanti così? – Cosa dovrei fare? ch’el völ vegner en casa sò. Ghe dala el permess? Molti anni più tardi, l’allora giovanissima figlia che accompagnava l’on. Zoli, fattasi ormai anziana signora, tornò a Brescia. Ebbe a ricordarci quella visita, che le era rimasta impressa, sia per la impresa spiccatamente sociale che le era stata mostrata e sia per il singolare approccio di quell’eccezionale sacerdote. – Mandi un telegramma a Beccaria, che lo autorizzi a transare! – È accontentato, padre. Può tornare a Brescia. La tensione, per quella volta, fu superata. Il lavoro riprese secondo accordi per i quali l’iniziativa di padre Marcolini fu la premessa, che ne creò le condizioni. La visita del Presidente on. Zoli Era Capo del Governo l’on. Zoli. Poiché doveva passare da Brescia, aveva fatto chiedere al Padre di potere visitare un villaggio. Non ebbe, Padre Marcolini e Valletta esaminano i progetti del Villaggio Violino. Fondazione Padre Marcolini | 84 “Marcolinianamente” n. 35/2006 L’inaugurazione del villaggio a Inzino qualche insegnamento agli apprendisti della scuola professionale aziendale. Ebbi a raccogliere da loro non poche rimostranze sul come Capitava spesso che incontrando il Padre di lu- quei corsi, di fatto, fossero più tollerati che nedì mi avesse a raccontare quanto gli era ac- promossi con convinzione. Non potevo cono- caduto la domenica. Quella volta ebbe a scere quella situazione senza fare nulla per mi- ragguagliarmi sulla cerimonia di inaugura gliorare le cose. Perciò, andai, la sera stessa, a zione del Villaggio sorto ad Inzino, frazione di sfogarmi con il Padre. Gardone Valtrompia. Era stata una cerimonia La mattina seguente, venni chiamato in dire- abbastanza solenne. Presenti il Vescovo, il Pre- zione tecnica, dove mi fu detto: da oggi lei è fetto, il Questore, Parlamentari… e varie altre nominato direttore della scuola apprendisti in- autorità. L’oratore che aveva aperto la festa terna. Nell’intervallo di mezzogiorno in quello non aveva dimenticato nessuna di quelle au- steso giorno corsi alla Pace per vedermela col torevoli presenze nei suoi ringraziamenti. Il P. Marcolini: padre non era intervenuto: in disparte, se ne – cosa le è mai venuto in mente? Io non sono stava ascoltando. Fu la gente che si mise ad in grado di svolgere quel compito. Volevo so- invocare a gran voce anche un suo intervento. lamente far presente una disfunzione per sol- Proprio a questo riguardo ebbe a confidarmi: lecitare chi di dovere a porvi rimedio. “quando mi piglia la tentazione di prendere in – Caro mio, sono dell’idea che quando uno giro le persone importanti non so resistervi, vede l’insorgere di un problema, esamini per cui ho acconsentito. Iniziai col dire: “Io, il anche i modi per risolverlo. In tal caso tocca a discorso che abbiamo appena sentito non l’ho te farti su le maniche ed assumerti la respon- capito! Infatti vi ho sentito ringraziare il Go- sabilità di rimediare ai disguidi che hai così verno, il Vescovo, il Prefetto, il Questore… bene posto in evidenza. E mi liquidò con un: tutta brava gente! Ma che io non avevo mai perciò: auguri! visto durante i lavori per la costruzione di que- Fu così che prese l’avvio una delle più vivaci ste case. Invece l’oratore si è dimenticato di avventure della mia giovinezza. P. Marcolini ringraziare i muratori, che hanno tirato su non mi vi lasciò solo. Mi affiancava con ospi- queste abitazioni a voi operai, ricevendo un talità in Villa S. Filippo per organizzarvi inte- salario ben inferiore a quanto ricevete voi in ressanti raduni. Nelle ferie di fine d’anno stabilimento. Perciò quelli li ringrazio io”. ospitò i nostri apprendisti alla Casa del semi- L’indomani fu convocato in Curia per sentirsi nario diocesano a Corteno Golgi. dire che: “sarà anche vero ciò che lei ha detto, Furono intense giornate di attività sciistica. Un ma non era il caso di esprimerlo in quella cir- pullman era a nostra disposizione per trasferirci costanza ed in quel modo”. da un campo di discesa ad un altro. Durante il primo di quei viaggi di collegamento, che diede inizio a quella nostra avventura sciistica il Padre La scuola apprendisti della OM fu l’instancabile animatore dei ragazzi, con canti, con barzellette e quant’altro. Era lui che Ero stato assunto di recente nell’ufficio di pro- tenne alto il tono dell’intera giornata. gettazione della OM di Brescia. Era il mio Me ne resi conto a sera, quando, dopo cena i primo impiego. Mi ero subito inserito anche giovani, che accusavano la stanchezza accu- allacciando amicizie, soprattutto con i colleghi mulata, s’erano abbandonati al sonno, nel- più giovani. Molti di loro erano incaricati di l’ampia camerata ricavata nel sottotetto, mi 85 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 35/2006 accorsi che il Padre, accovacciato accanto alla piantato attorno alla “Regada”, in Val di Ge- stufa, resisteva al sonno incalzante, con il bre- nova. Vi sarei giunto in bicicletta (ero giovane viario sulle ginocchia, per riuscire, in estremis, ed armato di una bici da corsa), proveniente a recitare l’Ufficio divino. da una valle delle dolomiti di Brenta ov’era Mi resi conto che stava ancora affrontando l’i- piantato l’accampamento dei giovani appren- nizio di quella recita, assai lunga, a quel disti di un’altra mia scuola. Compii la distanza tempo. Mi misi al suo fianco per pregare con tra l’uno e l’altro in compagnia di un giovane lui. Era l’unico modo per farlo proseguire ciclista del secondo campeggio. Dopo alcuni svelto, nonostante il sonno. Infatti riuscimmo giorni con le B.I.M., ci ripromettevamo di com- a terminarlo, in ora ancora decente. pletare il ritorno a Brescia, via Tonale, Gavia e Quando ci alzammo per salire al dormitorio Stelvio. (piuttosto gelido… tant’è, quelli erano tempi Alla Regada gli allievi dell’OM ci fecero posto così), egli estrasse dal forno della stufa un paio nella loro tenda, veramente ampia. Consuma- di ciottoli che vi aveva posto a scaldare. Me ne vamo i pasti con loro e con loro partecipavamo porse uno, spiegandomi ch’era un metodo ru- alle attività del campo. Vi si stava organiz- dimentale ma efficace. Lo ringraziai e ci la- zando una salita in vetta alla Presanella. Si trat- sciammo dopo esserci scambiata la promessa tava d’una escursione impegnativa, anche per che, nei giorni a venire, in pullman egli si sa- il fatto che incombeva sul fondovalle del rebbe posto in parte all’autista per portarsi campo coi 2000 m di dislivello. Vollero che par- avanti nella recita del breviario. Nel frattempo tecipassi anch’io. Si frapponevano alcune dif- con i giovani me la sarei vista io. ficoltà: ero equipaggiato dalla sola tenuta da Salito nel sottotetto-dormitorio, dove i giovani ciclista, nello zaino disponevo soltanto del dormivano ormai di un sonno profondo, gua- cambio di biancheria; le centinaia di km per- dato il mio giaciglio, mi coprii meglio che po- corsi in bici per il trasferimento non erano l’al- tevo con le coperte, che riuscii a guadagnare. lenamento più confacente. Esposto tutto ciò, Non erano di certo abbondanti in relazione fu una gara tra gli amici: chi mi prestò i panta- alla temperatura veramente bassa. loni, chi il maglione, chi gli scarponi… i ram- Dopo una decina di minuti in cui mi impe- poni, la piccozza. Della tenuta da ciclista mi gnavo a conciliarmi col sonno, sento il passo servì la sola giacca a vento. La partenza fu fis- felpato di padre Marcolini che si avvicina alla sata l’indomani alla 03:00. Chiesi a P. Marcolini mia branda. Porta un involto nero sotto il se poteva farci celebrare la Messa prima di par- braccio. Subito dopo mi copre con il suo cap- tire. A chi avanzava obiezioni sulla congruenza potto. Non mi aspettavo dal padre quel tocco di ciò con l’ora canonica, ebbe a dire: di delicatezza. Preferii non esprimergli a voce – Poiché io di queste cose non me ne intendo, il mio grazie, per lasciare intatto quel gesto di chiedo a P. Tansini di celebrarla lui, natural- insospettato affetto. Mi finsi già addormen- mente, ci andrà chi la chiede o chi ce la sente. tato. Lo ringraziavo con la mente e col cuore, Il cielo sereno della partenza si era fatto pro- ma non nego che ero commosso! blematico al passo Cercen, alla bocchetta di Fresfield cominciò a nevicare, si giunse in vetta in piena tormenta. Iniziammo in vetta la di- Con le BIM in Val di Genova scesa prima che la neve fresca cancellasse le nostre tracce lasciate nella salita. Si salvavano Gli avevo promesso che avrei passato alcuni solo i buchi impressi dai puntali delle piccozze, giorni al campeggio delle B.I.M., quell’anno ma bastavano a restare in pista nonostante la Fondazione Padre Marcolini | 86 “Marcolinianamente” n. 35/2006 Foto di gruppo in occasione di un campeggio delle B.I.M.. mancanza di visibilità. Si arrivò al Campo al ca- Tra i rischi che si potevano correre al campeg- lare del giorno. Eravamo inzuppati da 17 ore gio B.I.M. quello era uno dei tanti. E… non il di neve e pioggia. Io poi potevo contare solo più pericoloso. sul mio cambio di biancheria. Provvide il Padre con un’aggiunta di maglione, un paio di ciabatte e… la sua veste nera. Con quella me ne Il funerale girai per il campo i restanti giorni. L’indomani a mezzogiorno avevo consumato Correva l’anno in cui, pur nel nostro Duomo coi miei allievi dell’OM un abbondante rancio, furono celebrate straordinarie cerimonie fune- quando arriva il Padre a sollecitarmi il trasferi- bri: quelle di Aldo Moro, di Paolo Vl ed, ormai mento con lui nella baita degli sfrattati di don verso la fine, di Padre Marcolini. Era accaduto Vender, che avevano preparato un festino a quindici giorni prima. All’uscita da uno dei base di polenta e capretto. Reagii: suoi villaggi, l’auto con a bordo il Padre si era – ma padre ho appena finito di mangiare a sa- scontrata con un autocarro della sua ASM. zietà. Non posso rischiare un’indigestione. Una serie di coincidenze! Ma fanno pensare. – Caro mio, gli ho promesso che avrei portato In piena conoscenza fu trasferito velocemente con me un ingegnere dell’OM… figurati se li all’ospedale, dove percorse i corridoi seduto deludo! Non ti preoccupare. Dimentica di aver sul lettino. Incontrò medici ed infermieri, già mangiato e sta al gioco. Vedrai che non scherzando con gli uni e con gli altri com’era succede nulla. sua abitudine. Poi, improvvisamente, si ab- 87 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 35/2006 angusto tra la parete ed una colonna. Si stava ancora compiendo il rito, che guadagnai a fatica l’uscita. Fu con grande sorpresa che mi resi conto di come gremita fosse la piazza: gente desiderosa di partecipare, senza avere potuto entrare in Chiesa. Mi riproposi di immergermi tra la gente per coglierne reazioni e commenti con cui essa partecipava... al vivo. Uscito il corteo dalla cattedrale, mi misi a seguirlo percorrendo i marciapiedi, dietro una presenza ininterrotta di astanti. Dalle finestre delle case prospicienti, dal primo sino all’ultimo piano, si affacciavano persone d’ogni età, che applaudivano al passaggio. Era iniziata con il funerale di Paolo VI (proprio con Lui, così riservato!) quella plaudente partecipazione di ringraziamento e di addio. Il corteo funebre stava risalendo via Dieci Giornate, quando mi portai ad attenderlo all’inizio di Piazza Loggia, dove sorge il monumento che i bresciani dicono della bella italia. Sui suoi gradini a quel tempo erano soliti radunarsi Padre Marcolini e Valletta esaminano i progetti del Villaggio Violino. batté privo di conoscenza. Non l’avrebbe più ripresa. La notizia della sua morte si sparse veloce, da tutti accolta inaspettata, con sincero dolore. Due giorni dopo, il pomeriggio del funerale, mi ero portato per tempo in Cattedrale attraverso la Sagrestia. Infatti me l’aspettavo gremita come per le due precedenti ricordate cerimonie funebri. Ma la folla gremiva la Chiesa con una presenza ancora più imponente. A fatica riuscii a ricavarmi uno spazio gruppi di giovani drogati. Era così anche quel giorno. Presi posto tra di loro per coglierne le reazioni. Non rimasero indifferenti al fragore degli applausi, tanto che tra di loro serpeggiò l’interrogativo che si fece voce: – Chi era? Fu la domanda di alcuni. – Dicono che era una persona onesta. Fu la risposta che emerse dal gruppo. Ad essa seguì un delicato, indescrivibilmente partecipato: – Ah!!! Passando davanti alla Chiesa della Pace, la trovammo a porte spalancate da cui si intravedeva la navata e l’Altare maggiore. Dalla loro caserma i vigili del fuoco parteciparono a sirene dispiegate. Fondazione Padre Marcolini | 88 “Marcolinianamente” n. 29/2003 Padre Ottorino Marcolini: un buon samaritano di Padre Giulio Cittadini Il 23 novembre 1978, in seguito a un banalissimo incidente, P. Marcolini faccva ritorno alla «casa ciel Padre». Era nato lo stesso anno di nascita di G.B. Montini (1897) e, nella morte, seguì a distanza di pochi mesi il suo Paolo VI (6 agosto 1978). Lasciava alle sue spalle, il prete-muratore, qualchce cosa come 20.000 appartamenti familiari, una piccola città. Nel retro della sua immagine-ricordo gli vennero rivolte parole dette da Gesù allo scriba, parole conclusive alla parabola del buon samaritano. «E Gesù gli disse: Va’ e fa’! Ed egli fece e costruì, con genialità e tenacia, con allegria e coraggio, con la sapiente follia del Vangelo, da cristiano prete e 0ratoriano, in un Padre Ottorino Marcolini. lavoro senza riserve che in lui era fede e preghiera e nei fratelli speranza». fare per ereditare la vita eterna?». A tale do- A venticinque anni dalla morte, la singolare fi- manda, rivoltagli «per metterlo alla prova» Ge- gura di questo oratoriano della Pace è tutt’altro sù risponde invitando il suo interlocutore a che sbiadita. La sua opera viene portata avanti trovare lui stesso la risposta in quelle pagine da un gruppo molto valido di professionisti, bibliche che, come scriba, dovrebbe conoscere nello stesso spirito dell’irripetibile iniziatore. molto bene. E infatti lo scriba vi trova la rispo- Per consolidare questo impegno spirituale, vor- sta esatta: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto rei qui riproporre la parabola su accennata, il tuo cuore e con tutta la tua mente, e il pros- che ha tutti i numeri per diventare il punto di simo tuo come te stesso!». riferimento particolare, o, come si ama dire Ma ecco che, a questo punto, fra i due sorge oggi, la «icona» delle attuali cooperative mar- subito un equivoco. coliniane. Lo scriba «volendo giustificarsi» pensa di dar Comincia, la parabola, con la domanda rivolta vita a una dotta e gustosa discussione sul a Gesù da un dottore della Legge: «Che devo concetto di «prossimo», vorrebbe, cioè, dare 89 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 29/2003 il via a quella sagra della parola che Padre Marcolini usava dire una «bagologia» (qualcun altro, più recentemente, direbbe quella montagna di discorsi a cui ricorrere per seppellire il discorso della montagna). «Qual è il mio prossimo?» chiede lo scriba: «un familiare, uno della mia gente, uno che la pensa come me, un giudeo come me?». Ma Gesù non lo segue: diffida di queste chiacchiere e disquisizioni e non si presta a fornire alibi a nessuno. La sua risposta è un racconto, un esempio narrato con un pizzico di ironia, di come si deve fare per «farsi prossimo». Questo esempio lo ricordiamo certamente tutti. Narra di un giudeo che viene aggredito per strada, di un sacerdote che, dopo aver offerto il sacrificio nel Tempio, dopo però, vedendo da lontano quella persona malconcia, passa addirittura dall’altra parte della strada, seguito in questo da un levita. Per ultimo passa un sammitano (un eretico, uno scismatico, un extracomunitario). Questo vede il giudeo riverso nel fango e pieno di ferite, ne prova compassione, si china su di lui, si sporca le mani e le vesti, se ne prende cura, facendo addirittura dei debiti per farlo curare a dovere ... Ci abbiamo mai pensato? Gesù, che per nascita è giudeo, della tribù di Giuda, è così poco razzista e così maestro di verità, che, nella sua parabola, l’eroe, il generoso soccorritore, è il samaritano e non viceversa come sarebbe stato più facile pensare. Ed ecco la domanda conclusiva: «Chi dei tre è stato il prossimo del qual era la sua personale vocazione, nella situazione in cui veniva a trovarsi, a guerra finita. Si mise a fare case per le giovani coppie. Coerente al Vangelo, al suo richiamo, alla concretezza, si rimboccò le maniche e divenne un prete che trovava proprio sull’altare l’ispirazione per applicarsi con tutto se stesso ad aiutare il prossimo, ad aiutarlo come imprenditore e muratore. In questo egli sentiva di salvare il suo onore di prete. Il prossimo su cui si chinava erano quei giovani lavoratori che coltivavano il giusto, giustissimo sogno di farsi una famiglia. Ma si può avere una famiglia senza un tetto sotto cui ripararla? Ecco, dunque, il prete muratore, a disposizione di questo suo prossimo, «con tutto ciò che è e con tutto ciò che ha», non per regalare niente, ma per aiutarlo efficacemente a risolvere i suoi problemi. Un esempio, una presenza, da non vanificare. La parabola e la figura del buon samaritano dovrebbero restare per tutti noi, che ci troviamo nel solco di Padre Marcolini, una particolare icona che ci portiamo dentro come un pungolo e un monito fastidioso, forse, ma benefico, per aiutarci a non afflosciarci nell’abitudine di un fare che, senza questi incalzanti motivi ideali, potrebbe facilmente diventare ripetitivo e senza più mordente umano. «Va’ e fa’ anche tu lo stesso» ci ripete il Vangelo. Ascoltiamolo! Marcolinianamente, appunto. giudeo depredato?». «Ebbene, va’ e fa’ anche tu lo stesso» (Le 10,25-37). Fin qui il Vangelo. È facile pensare che il buon samaritano per eccellenza è Gesù stesso, nell’atto di prendere su di sé, crocifisso, le miserie e le sofferenze umane. Ma Gesù ci domanda di imitarlo, di seguirlo, di unirsi a lui ... Di essere anche noi dei buoni samaritani capaci di (farci «prossimo», seconda la vocazione di ciascuno. P. Marcolini (non solo lui, si capisce) comprese Fondazione Padre Marcolini | 90 “Marcolinianamente” n. 27/2002 Nascita di un villaggio e di una famiglia di Bruni Nella in Bellan La storia di una famiglia di “pionieri” nel costruendo Villaggio Sereno nalmente trovammo il coraggio per fare questo passo. Chiedemmo numerosi prestiti, ma purtroppo con una sola entrata di 400.000 lire al mese, chi ci avrebbe fatto un prestito? Come posso raccontare qui, la gioia di poter avere una casa nostra, ma non poterla acquistare perché non avevamo niente? In questi 40 anni molti villaggi sono nati, ma per me e la mia famiglia questo è particolare: il Villaggio Sereno. Il Villaggio Sereno, sì sereno per noi sposini senza un soldo, ma pieni d'amore e di entusiasmo. Mio marito carabiniere, io e la mia bambina di un anno, lontani dal nostro paese, abitavamo in due stanzette in via Milano, senza neppure le finestre. Vivevamo di speranze, trovare il meglio. La fiducia e la speranza viene sempre premiata. Un piccolo prete con una faccia buona e sorridente, conosciuto alle cerimonie dove mio marito presta servizio ci incoraggiò a pren- Un giorno, tornata nella mia città natale, ne parlai con i miei genitori, mi guardarono ... Qui voglio ricordare il gesto generoso dei miei genitori che mi dissero: «Papà ha in banca la sua liquidazione e noi te li possiamo dare, ma ricordati di restituirli perché hanno lo stesso diritto anche i tuoi fratelli». E così, con gioia e tanto entusiasmo ci assegnarono la casa. Un giorno io e mio marito insieme alla bambina, con un vecchio motorino partimmo per vedere questo grande villaggio, ancora prima che venisse assegnata la casa. dere casa. Il sacerdote era l’imprenditore. «Con Partimmo ed ecco davanti ai nostri occhi que- quali soldi?» disse mio marito, ma lui sorrise: sto grande cantiere, camminavamo in mezzo «devi avere coraggio e dovrai fare tanti sacrifici, al fango immaginandoci quale poteva essere ma la casa sarà tua». la nostra casa. Che felicità! In mezzo ad una Il sogno era troppo grande per noi e non ci distesa di campi c'erano tante casette illumi- pensammo più, ma un giorno ritrovammo quel nate dal sole. Vagavamo tra le tante e ci chie- piccolo prete tanto generoso, che ci consigliò davamo quale poteva essere la nostra. ancora di pensare alla nostra casa. Ci aveva Dimenticammo in quegli attimi i nostri proble- proposto di dare solo 250.000 lire di acconto mi, la lontananza dal nostro paese per lasciare anziché 500.000. posto alla nostra nuova vita. In questo piccolo libro dei ricordi non ci sono Arriva finalmente quel lieto giorno, il 21 aprile parole per spiegare il nostro turbamento. Fi- 1961, il lunedì di Pasqua, avevamo la nostra 91 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 27/2002 casa. Come spiegare il nostro trasloco? Tro- Per luce avevamo le candele che illuminavano vammo un contadino con un carretto ed un solo la cucina. Avevamo paura perché in quel cavallo. Arrivati alle porte del villaggio il carro cantiere eravamo da soli, c'erano soltanto una sprofondò nel fango; dopo tanta fatica final- coppia di vicini. mente arrivammo alla nostra casetta. Vedevo ombre ovunque e quando mio marito Davanti alla nostra porta c'era un fosso con an- faceva il turno di notte io la passavo sveglia cora dentro l'acqua. C'erano grandi pozzan- tenendo stretta tra le braccia la mia bambina. ghere, mancava la luce, non c'erano finestre Piano piano arrivarono altre famiglie, la sera da chiudere né tantomeno acqua corrente, c'e- ci si riuniva tutti e non ci sentivamo più soli. ra solo una fontanella d'acqua vicino alla casa Raccontare la nascita di questo villaggio sareb- dove i muratori attingevano l'acqua. be troppo lungo però il soprannome di «piedi Eravamo i pionieri del villaggio. Quel piccolo neri», era giusto, non si poteva andare in città, sacerdote ci stava sempre vicino, trovò perfino per la spesa, si dovevano prima chi ci poteva mettere i vetri alle finestre. indossare gli stivali, sì gli stivali perché si I primi giorni erano euforici, mettemmo in or- sprofondava nel fango. dine le nostre poche cose, nei giorni seguenti Venivano lasciati al margine della strada per ci rendemmo conto di tutte le cose che ci man- indossare le scarpe e prendere l'autobus per cavano. arrivare in città! Vennero i giorni di pioggia, avevamo freddo e Oggi ho 72 anni e quando arrivai al Villaggio dato che non c'era il metano non potevamo Sereno ero da poco sposata, ero giovane con certo riscaldarci. tanti ricordi sia belli che brutti nel cuore. Un Fondazione Padre Marcolini | 92 “Marcolinianamente” n. 27/2002 ricordo molto bello era quando veniva a trovarci Padre Marcolini, ci incoraggiava e ci lodava per il nostro lavoro. Mi ricordo che un giorno mio marito gli disse: «Padre, siamo pochi, però la Santa Messa ogni tanto la può celebrare», sorridendo disse: «Sì, domenica vengo». Questo avvenimento ci entusiasmò e quel giorno tutti ci siamo dati da fare per preparare un altare decente, chi portò i fiori, chi il tavolo, altri le candele. Questo piccolo grande sacerdote celebrò la messa in uno di quei negozi non ancora finiti. Tutto intorno cemento e sassi. Padre Marcolini si interessava molto di tutti noi, io aspettavo un bambino e lui sempre con un sorriso mi incoraggiava e mi diceva: «quando nascerà lo voglio battezzare io», così fece e questo per me è stato un grande onore. Voglio ora descrivere una piccola, anzi piccolissima parte delle cose che abbiamo fatto nella nostra casa. Voglio che almeno in parte i miei figli sappiano dei nostri sacrifici, grandi sacrifici. So bene che li fanno anche loro, ma noi abbiamo portato sassi e mattoni, io e mio marito abbiamo fatto i muratori. 40 anni fa era così, non c'erano i marciapiedi, il riscaldamento e tanto meno i soldi, ma sempre con entusiasmo cominciammo a costruire i marciapiedi. Ci chiedevamo come si facesse. Ho ancora davanti a casa mia un pezzo di marciapiede costruito da noi, non è bello, ma non voglio che nessuno lo tocchi, almeno finché vivo, è un caro ricordo. Per costruirlo andavamo a raccogliere le mattonelle nelle case vuote, ma non quelle intere, solo i pezzi, altrimenti sarebbe stato come rubare. Come degli esperti muratori l'abbiamo fatto e disfatto, una volta perché pendeva, un'altra perché avevamo sbagliato le dosi e il cemento non si induriva, comunque sia questo marciapiede resiste ancora. Tutte le famiglie che arrivavano, mese dopo mese facevano e ripetevano le stesse cose, eravamo tutti nella stessa barca, senza soldi, ma 93 | Fondazione Padre Marcolini “Marcolinianamente” n. 27/2002 con la grinta dei giovani. Facevamo a gara per Riuscimmo a finire la chiesa dando tutti il no- costruire la casa o il giardino più belli con molti stro contributo e con grande merito di don Tommaso finimmo anche la scuola elementare, la scuola materna e l'oratorio. Eravamo tutti solidali. Come tutte le cose belle piano piano tutti si sono allontanati. I figli sono cresciuti, se ne sono andati, non ci sono più i bambini che giocano per le strade, c'è tanta tristezza in questo fiori. Misero poi i sassi per chiudere i buchi sulle strade, ma quelle strade rimanevano sempre più basse rispetto al normale livello perché tutti, con secchi e cariole prendevano i sassi per chiudere i propri buchi e ricostruire questi benedetti marciapiedi. Un giorno incontrai il nostro parroco, cioè don Ricordo un particolare buffo e allegro, mentre villaggio di anziani, ma se si ha il coraggio di vivere con serenità e amore questi giorni che Dio ci dona sarà bello. Un particolare ricordo ho sempre nel cuore di Padre Marcolini perché se non fosse stato per lui io e i miei cari non avremmo mai avuto una stavo andando a messa mi sprofondò uno sti- casa. Tommaso che mi chiese dove fosse la chiesa, purtroppo non era ancora completa, la stavano ancora costruendo, era semplicemente uno stanzone sotto la chiesa. Noi dobbiamo molto a don Tommaso. vale nel fango, andava sempre più giù ... Fortunatamente una signora accorse alle mie urla e mi aiutò. Tirai fuori prima la gamba e poi lo stivale. Piano piano tutto fioriva, è stato bello assistere alla nascita di questo villaggio, quanti bambini nelle strade, grida gioiose. Fondazione Padre Marcolini | 94 Casa Marcolini Facella Casa Marcolini Bevilacqua