Rivista trimestrale di Con.Solida. s.c.s. – Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1326 del 12/06/2007 – Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46 ) art. 1 comma 2 e 3 NE/TN – Costo singola copia: 3 € – Abbonamento annuale (4 numeri): 12 € – Contiene I.R. P3 p8 Tutela consumatori p6 remida alzheimer p11 casse rurali p12 manifattura tabacchi p14 assegno di cura p17 prua n. 19 dicembre 2012 editoriale Il Natale è la festa della famiglia, dove gli spazi si riducono e i tempi – almeno per una volta all’anno – si dilatano. Madri e padri, figli e nipoti che vivono lontano si avvicinano per scambiarsi auguri e regali e per trascorrere una giornata in famiglia, dopo un anno di corse tra i molti impegni, finalmente con calma. Famiglia che, talvolta, è composta anche da chi non ha un legame di sangue. Ci si sente a casa pure quando si hanno vicine le persone con cui si condividono le proprie giornate: chi ci ascolta, chi ci aiuta, chi ci conosce. Fanno parte della nostra famiglia, in fondo, coloro di cui sentiamo la mancanza. Le assistenti domiciliari che quotidianamente portano il loro supporto a chi è in difficoltà. Gli operatori che consegnano un pasto caldo e scambiano due chiacchiere con chi, magari, è per lo più da solo. Gli amici con cui si trascorrono i pomeriggi al centro diurno. Gli operatori, gli infermieri, i medici e i volontari impegnati nelle case di riposo. La famiglia sono anche loro. Una rete di persone semplici che su tutto il territorio trentino sono al fianco di quasi 5400 anziani. La speranza e l’augurio per questo Natale è che ognuno di noi possa trascorrere una giornata serena, condividendo con le persone vicine la semplicità del suo significato, quello della nascita. Cari auguri per un Buon Natale e un sereno inizio di Anno Nuovo! Il presidente di Con.Solida. Mariano Failoni La redazione di Tracce servizi I DIRITTI DEI CONSUMATORI Tutto ciò che è bene sapere per evitare truffe ed inganni di Miriam Branz Tempo di Natale, tempo di regali. Già, il desiderio di scambiarsi i doni durante le festività natalizie è ormai una tradizione e pochi, nonostante la crisi, vi rinunciano. Anzi, proprio la necessità di trovare l’offerta vantaggiosa o di risparmiare su internet espone in misura maggiore alle truffe. È proprio quando i consumi crescono, infatti, che i venditori disonesti sono all’erta e i consumatori, presi dall’entusiasmo degli acquisti, rischiano di finire nelle trappole delle finte offerte, non sapendo poi come comportarsi per far valere il diritto di recesso o farsi risarcire un prodotto non integro. Quando ci si trova in una situazione del genere, ci si può rivolgere ad una delle numerose organizzazioni che si occupano di tutelare l’interesse del consumatore. Queste associazioni forniscono valide informazioni attraverso i loro sportelli informativi o depliant illustrativi. Compere tramite televendite o internet, contratti te- lefonici o legati a viaggi e vacanze, irregolarità o inadempienze contrattuali in generale: gli ambiti di riferimento delle associazioni dei consumatori sono ormai davvero moltissimi ed è loro specifico compito consigliare e assistere chi è in difficoltà. Ma ci si può rivolgere a loro anche prima di ritrovarsi nei pasticci, cioè per risolvere domande, dubbi, curiosità magari rispetto ad un acquisto che si intende fare. Tutto quello che c’è da sapere Come distinguere un’offerta da una fregatura? Ci si può sempre avvalere della garanzia di un prodotto? E che differenza c’è tra rimborso, riparazione e sostituzione? La normativa relativa all’acquisto è complessa e i contratti che disciplinano le vendite di prodotti e servizi sono molto diversi tra loro. Altrettanto diversificate sono le discipline che regolano l’acquisto in negozio o a distanza. dicembre 2012 T 3 Tra le varie associazioni a tutela dei consumatori a livello nazionale, Altroconsumo è sicuramente fra le più conosciute: la prima in Italia e la più diffusa con 345.000 soci. Chi sa muoversi almeno un po’ tra pc e pagine internet, può trovare sul sito web www.altroconsumo.it importanti linee guida all’acquisto, informazioni semplici e chiare relative ai diritti del consumatore in diversi ambiti: dalla sanità alle tecnologia, dalle assicurazioni alle compravendite immobiliari. Fra il resto, l’associazione offre utili nozioni sugli elementi da valutare durante l’acquisto di elettrodomestici: ad esempio, come leggere l’etichetta dei consumi e i decibel per la rumorosità di un frigorifero. Oppure perché è importante avere due termostati separati o cosa significa frost. Inoltre, permette di confrontare prezzi e marche, scoprendo come risparmiare senza perdere la qualità. Ma le informazioni non riguardano solo l’acquisto di specifici prodotti, bensì anche l’uso di servizi, le pensioni, le prestazioni sanitarie, la differenza fra farmaci generici o di marca e molto altro ancora. E-Commerce Un settore che sta prendendo sempre più piede negli ultimi tempi – non solo fra i giovanissimi, anzi! – è quello dell’e-commerce, cioè l’acquisto di prodotti attraverso internet. Una modalità che ha sicuramente dei vantaggi: è rapido e comodo. Inoltre, sul web si può trovare ormai di tutto, conoscere i prezzi, confrontare marche e, fattore che forse più di tutto per molti risulta allettante, risparmiare rispetto all’acquisto in negozio. Molti siti web sono sicuri e offrono un ottimo servizio, il più delle volte perché rappresentano la facciata di un’azienda o un’organizzazione ben strutturata. Ma non è sempre così. Quali sono i diritti dei consumatori che acquistano su Internet? Come usufruire del diritto di recesso o della garanzia? Quali sono i metodi di pagamento e cosa sono le aste on-line? Cosa è meglio evitare? Sono domande che sarebbe opportuno porsi prima di procedere all’acqui4 T dicembre 2012 servizi sto online. A questi e a molti altri quesiti risponde il Centro Europeo Consumatori (CEC) di Bolzano (Via Brennero 3, tel. 0471 980939) che le ha raccolte nell’opuscolo “E-commerce”, disponibile gratuitamente presso la sede o scaricabile dal sito www. euroconsumatori.org. Fra le cose da sapere, ad esempio, il fatto che i contratti conclusi attraverso modalità informatiche o telematiche sono specificatamente disciplinati dall’Unione Europea con contratti cosiddetti a distanza. Ma nell’opuscolo si possono trovare anche molti altri consigli: è opportuno rivolgersi a siti già noti e comunque dove il venditore è un operatore professionale, dal momento che acquistando da un privato non si gode normalmente nè del diritto di garanzia nè del diritto di recesso. Inoltre, mai acquistare da venditori di cui è noto unicamente l’indirizzo e-mail: questo, infatti, può essere facilmente cancellato in qualsiasi momento lasciando poca speranza a eventuali richieste. All’interno dell’opuscolo, infine, si fa chiarezza anche sulle diverse possibilità di pagamento dell’acquisto on-line con relativi pregi e difetti: carta di credito, contrassegno (ossia in contanti all’atto della consegna), bonifico bancario, servizi fiduciari (quando si tratta di spese importanti), carte prepagate e PayPal. Alcune associazioni a cui rivolgersi in Trentino Adiconsum – associazione regionale difesa consumatori e ambiente Trento, via Degasperi 61 tel. 0461 215220 Adoc del Trentino Trento, via Matteotti 22 tel. 0461 376116 [email protected] www.adoc.trentino.it C.T.R.R.C.E. (Centro Tecnico Regionale di Ricerca sul Consumo Europeo) Trento, via Malvasia 95 tel. 0461 260932 [email protected] Federconsumatori del Trentino Trento, via Muredei 8 tel. 0461 303992 [email protected] www.federconsumatori.it Codacons Trentino Alto Adige Rovereto, via Santa Maria 25 tel. 892007 dicembre 2012 T 5 tutto si trasforma di Daniela Zampogna Carta, metalli, vetro, plastica, gomma, tessuti. Non sono scarti, ma prezioso materiale che riassemblato e lavorato può diventare un gioiello, un innovativo strumento musicale, un soprammobile, un giocattolo o perfino una bicicletta. Dove? A Remida, “centro di riciclaggio creativo”. Nata a Reggio Emilia nel 1996, Remida è un’associazione senza scopo di lucro che oggi conta tredici centri in tutta Italia e all’estero, più uno di prossima apertura a Bolzano. In Trentino Remida si trova a Rovereto – fondata dallo stesso comune, dalla comunità della Vallagarina e da Dolomiti Energia – e si trova presso la sede di Trentino Sviluppo – modulo 6 (via Zeni 8). Il luogo è stato concesso dalla Provincia autonoma di Trento che ne è promotrice insieme ad Associazione Industriali e Artigiani, centro Remida di Reggio Emilia e ConSolida. Nella settimana Europea per la riduzione dei rifiuti, dal 17 al 25 novembre, abbiamo visitato la sede di Rovereto ed incontrato il presidente Maurizio Zanghielli. Come funziona Remida L’associazione si occupa di ritirare direttamente presso le aziende sottoprodotti di scarto industriali e artigianali per metterli gratuitamente a disposizione dei suoi soci. Come nel poema epico di Ovidio il Re Mida aveva il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava, così i materiali lì raccolti possono essere trasformati e avviati a “nuova vita” attraverso processi creativi, artistici ed educativi. Scuole e insegnanti, 6 T dicembre 2012 organizzazioni sociali, culturali e ambientaliste, educatori, artisti, genitori, possono rivolgersi al centro per scegliere e ritirare tutto ciò che ritengono possa essere utile alla realizzazione di laboratori, per la costruzione di opere d’arte, fondali scenografici e molto altro. Oltre a ciò, bambini, ragazzi, famiglie, anziani e aziende possono partecipare a percorsi didattici, come i laboratori sulle energie rinnovabili e alternative, che Remida propone per sensibilizzare la comunità ai temi del riciclaggio e del rispetto dell’ambiente. Recentemente ha prodotto 3 spettacoli sul riuso e riciclo con 250 repliche all’attivo. Ogni anno l’associazione organizza anche la “Remida week”, una settimana ricca di eventi e appuntamenti sul territorio che ha la finalità di promuovere una nuova pedagogia del recupero e l’idea che i rifiuti sono risorse: mostre tempo libero artistiche, performance sonore, fiera dell’usato, concorsi letterari, realizzazione di spettacoli e cortometraggi a tema. Recuperare per salvare l’ambiente La convinzione che sta alla base della rete di Remida è che i rifiuti sono una risorsa e il progetto culturale che propone è di vivere in modo ottimistico e propositivo l’ecologia. Lo sforzo è quello di sensibilizzare sul tema dei limiti dello sviluppo e del rapporto uomo-ambiente con un’attenzione particolare anche al valore della collettività. La comunità infatti – coinvolta in appuntamenti, corsi e feste – ha la possibilità di costruire nuove relazioni e di riscoprire il valore della condivisione molto spesso surrogato dal desiderio di consumo. Il recupero di oggetti e l’uso di materiali che si trovano semplicemente in natura è un’attività che risale a millenni fa: per secoli gli esseri umani hanno riciclato e riutilizzato tutto quello che producevano. Con l’avvento e lo sviluppo dell’era industriale la quantità di merce prodotta è aumentata notevolmente e oggi interessi capitalistici sostengono un modello di consumo per cui i prodotti devono durare poco e essere utilizzati velocemente. Gli effetti ambientali, oltre che culturali e sociali, di questo modello sono distruttivi. Le risorse del nostro pianeta si stanno esaurendo, l’inquinamento derivante dagli scarti della produzione industriale oltre che dai rifiuti urbani sta provocando irreversibili danni alla flora mettendo a rischio la conservazione di molte specie, e tra queste anche di quella umana. La Terra sta soffocando sotto tonnellate di rifiuti, l’uomo è l’unico artefice di questo declino, e ognuno per la sua parte e la sua responsabilità dovrebbe farsi promotore di un radicale cambiamento nello stile di produzione, di consumo e infine di vita adottato fino ad ora. Info: Tel. 0464 443440 – [email protected] Mosmea: riciclo creativo “Scegliere di acquistare un prodotto artigianale, realizzato a mano e in serie limitata, richiede una sensibilità e una coscienza per il processo che sta dietro la realizzazione dell’oggetto che vanno educate”. La pensa così Francesca Genetti, giovane sarta e designer di Rovereto, che nel suo laboratorio MosMea realizza borse e accessori in stoffa e pelle per venderli poi via internet attraverso il suo sito o quello di Facebook. Laureata in economia e commercio, nel 2007 decide di lasciarsi definitivamente alle spalle l’inizio di una promettente carriera nel mondo della finanza per dedicarsi a quella che è sempre stata la sua passione: il cucito. E le soddisfazioni non si sono fatte attendere: Genetti, infatti, ha già ricevuto premi di riconoscimento dal mondo dell’artigianato e dell’arte-design. Presso il suo laboratorio nel centro storico di Rovereto, la giovane imprenditrice organizza anche “incontri creativi” aperti a tutti e durante i quali, utilizzando i più disparati materiali di scarto di facile reperimento, vengono realizzati oggetti di decoro. “Per me – spiega Genetti – ogni creazione è un’opportunità per condividere e creare relazioni tra le persone. Ogni volta che vendo una mia creazione si stabilisce un contatto umano”. Per tutto il periodo natalizio si terranno degli appuntamenti per la realizzazione di addobbi natalizi. Per informazioni: www.mosmea.com [email protected] (Daniela Zampogna) dicembre 2012 T 7 UN AIUTO PER L’ALZHEIMER Un progetto sperimentale per assistere a domicilio gli anziani e le loro famiglie di Miriam Branz L’Alzheimer – che prende il nome dal neurologo tedesco che per primo ne descrisse i sintomi – è la causa più comune di demenza nella popolazione anziana. È una malattia lentamente ingravescente che colpisce il sistema nervoso centrale ed inizia con la perdita di memoria che si accompagna ad un progressivo impoverimento di altre funzioni cognitive come il linguaggio, l’orientamento, il ragionamento. Questo impoverimento interferisce con il normale svolgimento delle attività quotidiane – come vestirsi, lavarsi, preparasi da mangiare, governare la casa – e può associarsi ad alterazioni del comportamento – come deliri, agitazione, disinibizione, apatia. Nella fase terminale della malattia si assiste ad una completa perdita delle 8 T dicembre 2012 abilità cognitive e dell’autosufficienza. Si stima che in Trentino siano circa 6-7.000 le persone affette da questa patologia, con circa 10 nuovi casi all’anno di persone ultrasessantacinquenni. In Trentino è partito quest’anno in via sperimentale il Progetto Domiciliare Alzheimer, un progetto di assistenza domiciliare rivolta specificatamente a persone affette da forme di demenza, come l’Alzheimer. Il progetto, che è stato predisposto dalle Cooperative sociali SPES salute di Trento e La Casa di Rovereto, su richiesta del Dipartimento Politiche Sanitarie della Provincia autonoma di Trento, desidera fornire in tempi brevi risposte concrete alla domanda di assistenza garantendo supporto e aiuto alle famiglie che hanno scelto o che sono costrette a tenere a casa il proprio caro. Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Federica Dallaporta, psicologa psicoterapeuta, coordinatrice del progetto per la Cooperativa La Casa. “Nel progetto sono stati coinvolti, tra Trento e Rovereto, 38 anziani contattati dalle U.O. Cure Primarie dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e dal Servizio Sociale territoriale. Il progetto fornisce un servizio domiciliare mirato a pazienti affetti da forme di demenza con l’obiettivo di ridurre i disturbi del comportamento, primo motivo di inserimento in casa di riposo”. “L’Alzheimer – spiega la dott.ssa Dallaporta – è una malattia ed è importante che chi se ne prende cura possa riconoscerla come tale. I familiari vengono quindi aiutati a gestire e rileggere i comportamenti o le affermazioni del proprio caro come non intenzionali, indipendenti cioè dalla volontà del paziente”. Data la specificità della patologia e del servizio il progetto ha previsto inizialmente uno specifico corso di formazione rivolto ad un gruppo composto prevalentemente da Operatori Socio Sanitari (OSS) delle due cooperative coinvolte. dicembre 2012 T 9 momento, risparmiato – spiega Dallaporta. L’intervento è centrato sull’allenamento delle abilità di ragionamento, giudizio e attenzione con l’obiettivo di contrastare il declino cognitivo e stimolare la persona malata a sfruttare strategie che la aiutino a memorizzare, e poi a recuperare, le informazioni”. La stimolazione fisica, infine, ha l’obiettivo di mantenere o ripristinare la mobilità della persona malata. Un’ora ogni 15 giorni un educatore motorio esperto si reca a casa del paziente per fare insieme a lui specifici esercizi insegnandoli poi ad un famigliare o ad una assistente privata affinché vengano ripetuti costantemente. Cosa prevede la sperimentazione Il Progetto Domiciliare Alzheimer propone un servizio mirato di assistenza a domicilio per un massimo di 15 ore a persona, il cui costo include una quota di compartecipazione a carico degli utenti. Il servizio prevede la cura della persona, dell’ambiente, il confezionamento dei pasti e il sostegno nella vita quotidiana ai familiari. A questo si aggiungono ulteriori servizi, ad oggi gratuiti, tra cui la famiglia può scegliere: il supporto psicologico, la stimolazione cognitiva e quella fisica. Il supporto psicologico, di un’ora al mese, è dedicato a chi si prende cura dell’anziano. Il servizio, a seconda dei casi, può essere volto ad aiutare a superare i momenti di disagio causati dal compito dell’assistenza, a far accettare, ad esempio ai figli, che il proprio genitore è malato e che determinate parole ed azioni non sono intenzionali oppure semplicemente ad informare sugli aspetti principali della malattia. “La stimolazione cognitiva, di 45 minuti in settimana, consiste nell’esercizio delle abilità cognitive residue, quelle cioè che la malattia ha, al 10 T dicembre 2012 L’efficacia del servizio “In questi mesi abbiamo raccolto le opinioni delle persone coinvolte nel progetto che sono soddisfatte dei servizi erogati – spiega la dottoressa Dallaporta – ed il miglioramento dei pazienti è significativo. Abbiamo misurato, attraverso scale di valutazione validate, sia il carico assistenziale dei famigliari, sia la presenza, la frequenza e la gravità dei disturbi del comportamento dei pazienti riscontrando che non ci sono stati forti peggioramenti neppure rispetto alle capacità cognitive degli anziani coinvolti nella sperimentazione. Data la caratteristica di irreversibilità della malattia non ha certo senso parlare di miglioramento, è utile piuttosto porsi obiettivi di mantenimento e compensazione”. Per la valutazione degli esiti della sperimentazione il progetto fa riferimento alla metodologia elaborata dalla Fondazione Zancan di Padova che consente di valutare l’efficacia del servizio domiciliare erogato. A tale scopo la Fondazione ha messo a disposizione delle cooperative sociali un software dedicato alla raccolta ed elaborazione dei dati derivati dalle osservazione degli operatori. La sperimentazione si chiuderà nei primi mesi del 2013. Per avere maggiori informazioni è possibile contattare le cooperative sociali La Casa (0464 490125) o SPES (0461 402080). servizi bancari CASSE RURALI DI DOMANI A cura dell’ufficio stampa delle Casse Rurali Trentine Mettere al centro la persona e il territorio, è questa secondo il professor Luca Erzegovesi dell’Università di Trento la chiave che ha permesso alle Casse rurali di crescere nonostante la crisi generalizzata. A confermare il buon stato del credito cooperativo trentino sono i dati presentati da Antonio Cinque, direttore della filiale trentina della Banca d’Italia, al convegno che il 16 novembre scorso ha celebrato i 120 anni dalla costituzione della prima Cassa Rurale. Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato Cinque – gli sportelli delle banche di credito cooperativo sono aumentati del 48%, mentre il resto del sistema bancario è cresciuto solo del 20. Anche i dipendenti sono aumentati del 39,4%, a fronte di un calo dell’8,4% di altre banche. Alla vicinanza del territorio, tuttavia, occorre affiancare anche una strategia di costi, che rimangono alti rispetto al resto del sistema bancario. “Sentiamo forte la responsabilità di attraversare questo periodo di crisi – ha affermato Giorgio Fracalossi presidente di Cassa Centrale – continuando a stare vicini alle famiglie e alle aziende. Nel 2012 le Casse Rurali trentine hanno continuato ad erogare crediti per oltre due miliardi di euro, anche se questo ha significato un forte peggioramento dei bilanci delle nostre banche.” Al convegno sono emerse anche nuove strade da percorrere nei sistemi di pagamento innovativi, o nell’integrazione dell’assistenza agli anziani. Secondo Erzegovesi, infatti, occorre inventarsi un nuovo modo di fare banca, utilizzare le nuove tecnologie, raggiungere i clienti anche sui tablet e sui telefonini. Tuttavia internet non farà scomparire le sedi tradizionali, ma aiuterà comunque a migliorare la relazione con i clienti. Le sedi fisiche non saranno rottamate, ma cambieranno fisionomia e operatività, in un futuro dove si maneggeranno sempre meno soldi, e dove conterà sempre di più la relazione. dicembre 2012 T 11 MANIFATTURA TABACCHI: IERI E DOMANI di Alessandra Cattani 12 T dicembre 2012 Riscoprire il trentino Un complesso enorme, che si estende su nove ettari di terreno. Una realtà legata al passato ma protesa al futuro, un forte connubio tra storia ed innovazione. La Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco ha chiuso i battenti nel 2008 dopo oltre 150 anni di attività, per riaprire l’anno successivo come progetto di innovazione industriale nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente. Manifattura Tabacchi ha segnato un’importante pagina della storia non solo economica ma anche sociale della città di Rovereto, della Vallagarina e dell’intero Trentino. “La particolarità di questa fabbrica – racconta Francesco Damini, che ha lavorato in Manifattura dal 1977 fino alla sua chiusura ed è oggi technical supervisor di Progetto Manifattura – era la netta prevalenza di manodopera femminile, che inizialmente superava l’80%. Ciò ha avuto un grandissimo impatto sulla condizione della donna e non credo sia azzardato dire che qui è nata gran parte dell’emancipazione femminile della zona”. Ma che cos’è oggi la ex Manifattura Tabacchi di Rovereto e che cosa sarà in futuro? “Progetto Manifattura”, iniziativa finanziata dalla Provincia autonoma di Trento, prevede la riqualificazione del patrimonio edilizio del sito e la sua trasformazione in una cittadella della green economy, ossia un luogo dove possono trovare casa aziende che si occupano di edilizia ecosostenibile, energia rinnovabile, tecnologie per l’ambiente, ecc. Ad oggi ci sono già ventuno aziende insediate e circa cento lavoratori. Ma oltre ad un centro di innovazione industriale l’ex Manifattura Tabacchi sarà anche un luogo con numerose funzioni pubbliche: “l’idea – afferma Damini – è creare una struttura aperta alla cittadinanza con ristoranti, negozi, caffè, spazi per ospitare manifestazioni, auditorium, un nuovo parco urbano, delle bellissime piazze che verranno integrate nel tessuto di Borgo Sacco e di Rovereto. Ci auguriamo che diventi un luogo vivo e vissuto”. dicembre 2012 T 13 l’esperto LA NUOVA LEGGE SULL’ASSEGNO DI CURA Principali informazioni sul sostegno alla domiciliarità di persone non autosufficienti di Laxmi Fumanelli 14 T dicembre 2012 l’esperto 12 milioni di euro. Questo l’ammontare dello stanziamento previsto dalla Provincia con la legge n. 15 del 2012 per gli assegni di cura per le persone non autosufficienti e le loro famiglie. La legge ha introdotto contemporaneamente cambiamenti rispetto alla concessione dell’assegno di cura alle persone non autosufficienti certificate in Trentino che già ricevono i contributi (sono 11mila), ma anche quelle che ne faranno richiesta in futuro. Ne abbiamo parlato con Loris Montagner, Direttore del Patronato ACLI Trento, uno dei punti informativi cui rivolgersi per far domanda di assegno. Cose’è l’assegno di cura previsto dalla nuova normativa? È un contributo assistenziale che la Provincia dà alle persone non autosufficienti che hanno già l’indennità di accompagnamento. Sono non autosufficienti le persone con un’invalidità civile accertata del 100%; persone che non riuscendo a deambulare o a compiere gli atti quotidiani della vita autonoma necessitano di una continua assistenza da parte di un familiare, un’assistente familiare (badante) o un assistente domiciliare. L’assegno di cura, che si concretizza in una somma di denaro, non è un semplice sussidio economico standard e una tantum, ma un contributo mensile integrativo dell’indennità di accompagnamento. L’ammontare viene stabilito in base ai livelli di gravità del bisogno e alla condizione economico-patrimoniale della famiglia. L’assegno è finalizzato a sostenere le spese di assistenza domiciliare e promuovere la permanenza di persone non autosufficienti nella propria casa, evitando così l’inserimento in casa di riposo o RSA. Quali sono i requisiti per ottenerlo? Oltre al riconoscimento dell’invalidità civile e del diritto all’indennità come previsto per il “vecchio” assegno di cura, la nuova legge stabilisce che il beneficiario debba risiedere in provincia di Trento da almeno 3 anni consecutivi e abbia un indicatore ICEF (una misura standard della condizione economica) inferiore o uguale a 0,28. Chi fa la richiesta? La domanda deve essere sottoscritta dal beneficiario e non dal familiare. Anche questa è una novità rispetto alla normativa precedente. In tal modo si ritiene che la persona non autosufficiente, titolare di questo diritto, possa esplicitare le proprie esigenze ed essere protagonista delle scelte che riguardano la propria salute e il proprio benessere. Come si ottiene l’assegno di cura? C’è una prima valutazione sul valore ICEF del nucleo familiare ad opera del CAF-Centro Assistenza Fiscale: è un passaggio tecnico necessario per poter presentare la domanda presso i Patronati ACLI, le cui sedi sono dislocate in dicembre 2012 T 15 l’esperto tutto il territorio trentino. Se l’utente si rivolge a un CAF ACLI, sarà quest’ultimo a fissare l’appuntamento con il patronato per la richiesta dell’assegno di cura. La domanda viene subito trasmessa attraverso un sistema telematico al Distretto sanitario di appartenenza dell’interessato, che tramite lettera invita la persona, accompagnata da un familiare, alla visita per l’accertamento dello stato di bisogno. Visita che è effettuata in ambulatorio (o a domicilio in caso di certificata impossibilità a muoversi dell’assistito) dall’UVM-Unità Valutativa Multidisciplinare, composta da medico, infermiere e assistente sociale, che individua la fascia di gravità della non autosufficienza e redige insieme alla famiglia il Piano Assistenziale Individualizzato, dove vengono previsti gli interventi di cura e assistenza: tra questi la collaborazione dell’assistente familiare, il servizio di assistenza domiciliare (SAD) o l’assistenza domiciliare integrata (ADI). Immediatamente il Distretto comunica all’Agenzia per la previdenza integrativa (APAPI) il livello certificato, a cui corrisponde un dato importo dell’assegno di cura che varia da 80 a 800 euro in base all’ICEF e che verrà liquidato dall’ente provinciale. Quali sono tempi e scadenze? Secondo le stime della Provincia le persone che hanno diritto all’assegno di cura ma che devono essere ancora visitate dall’UVM ammontano a quasi 3700. Quindi, includendo anche gli iter amministrativi, il tempo previsto per visitare tutte queste persone sarebbe di circa 3/4 mesi. Chi ha già l’indennità di accompagnamento e fa domanda di assegno entro il 31 gennaio 2013, potrà ricevere gli arretrati a partire dal 1° settembre 2012; chi fa domanda dopo tale data, lo riceverà dal mese successivo alla domanda. Per info: Patronati trentini, Distretti sanitari e Prontosanità 848806806 Donne e nonne Nonne non tradizionali, un po’ speciali. Donne che hanno respirato il vento del cambiamento degli anni ’70, che hanno contribuito all’emancipazione femminile e si sono battute per la propria realizzazione anche al di fuori delle mura domestiche. Sono loro le protagoniste del volume “Donne e nonne. I volti di un ruolo sociale” (Stripes edizioni, 13 euro). Tra le pagine del libro venti donne raccontano, intervistate da Claudia Alemani e Maria Cristina Fedrigotti, il loro essere nonne oggi. Nonne che, diversamente dalla generazione che le ha precedute, 16 TTdicembre dicembre 2012 2012 hanno ancora un’attività lavorativa, interessi, hobby ed impegni. A partire dai ricordi del passato, confrontano il rapporto con le proprie madri pensando a quello che loro hanno oggi con i propri figli e nipoti. Questa generazione di nonne porta con sé il bagaglio della lotta contro gli stereotipi che hanno sancito il ruolo femminile e sono le prime donne che si dibattono tra affetto e solidarietà da una parte e difesa degli spazi di libertà e autonomia dall’altra, in un tempo come l’attuale dove si stanno ridefinendo i ruoli all’interno delle famiglie. (Miriam Branz) storie di vita IL PARTIGIANO PRUA La lotta per la libertà e la dignità degli uomini testimonianza raccolta da Silvia De Vogli storie di vita Corrado Pontalti, il partigiano Prua, classe 1923 conserva nella sua casa un archivio con centinaia di documenti, lettere, foto, ma sopratutto ha una formidabile e inusuale memoria. Eppure documenti e ricordi sono rimasti per decenni celati nel silenzio, tanto che, fino a poco tempo fa, perfino alcuni suoi familiari non sapevano che lui fosse stato tra i combattenti per la libertà. “Ci sono cose – racconta Prua – che non si possono dire neppure a distanza di molti anni. Ho promesso di non fare mai il nome di persone che mi hanno aiutato offrendomi cibo, rifugio e cure quando sono stato ferito. La paura di rappresaglie era forte: se scoprivano che avevi aiutato un partigiano, come minimo ti bruciavano la casa”. La vera ragione del silenzio di Prua, però, sembra essere un’altra: il giudizio di chi, dopo la liberazione, lo ha considerato come un traditore, un vigliacco che ha abbandonato amici e famigliari. Nel 2009 lo storico Giuseppe Sittoni convince Prua a raccontare i fatti cui ha preso parte tra il 1942 e il 1945, raccolti poi nel libro “Sudditi. Fedeli e contro”. Da allora Prua non ha più smesso di raccontare: va nelle scuole, fa incontri pubblici e non solo perché il clima è cambiato ma perché ha capito quanto sia importante trasmettere la memoria della resistenza sopratutto alle giovani generazioni. “Cerco anche di far capire – dice Prua – che disertare non sempre significa essere vili, ma che talora è necessario per salvare l’onore e la dignità di uomini”. Anche Tracce ha avuto 18 T dicembre 2012 l’onore di raccogliere la sua testimonianza che riportiamo in due puntate. “Forse fu l’esodo degli altoatesini a farmi capire che il clima stava cambiando. Era il 1942, avevo 19 anni ed ero impiegato presso il Comune di Bolzano. Tutte le mattine alle cinque partivo da Povo, dove abitavo, e a piedi raggiungevo la stazione di Trento dove prendevo il treno accelerato. Le scene che non vidi alla stazione di Bolzano! Hitler e Mussolini avevano fatto un accordo che consentiva ai sudtirolesi di chiedere la cittadinanza tedesca e trasferirsi in Germania. Vidi famiglie separarsi piangendo disperate. Valige e fagotti. A partire erano sopratutto gli uomini, salivano sui treni mentre le donne, circondate dai popi, restavano ferme sui binari ad asciugarsi le lacrime con gli enormi grembiuli che portavano allacciati alla vita. Tutti pensavano però che si sarebbero presto riuniti, appena gli uomini avessero trovato un lavoro. In realtà molti di loro appena arrivati in Germania furono sbattuti, anche contro la loro volontà, nelle divisioni SS. Pur non avendo idee Sotto: Pontalti in divisa da marinaio A destra: Con il padre e il fratello Nella pagina a fianco: Pontalti con la famiglia e da ragazzo naziste, tanti finirono per morire combattendo nell’esercito tedesco. Il sabato, per chi come me non era ancora in età di leva, c’erano le esercitazioni del cosiddetto premilitare. Io facevo parte dei pre marinai. A luglio il maresciallo della marina organizzò un mese sulle navi scuola tedesche: la Deutschland, la Miransee e altre. Partimmo in trenta. Fu lì che perfezionai il mio tedesco imparando canzoni e sopratutto termini militari. Non potevo sapere allora che questo mi avrebbe salvato la vita. A gennaio del 1943 fui chiamato alle armi: prima a Venezia, poi su un’isoletta di fronte alla città lagunare e infine a Genova. Nel capoluogo ligure i bombardamenti erano tremendi: gli aerei venivano dal mare e te li trovavi in un attimo sopra la testa a gettare bombe. Ero lì quando l’8 settembre fu firmato l’armistizio. I miei compagni ed io lo scoprimmo la sera, quando rientrammo dalla libera uscita. Eravamo alloggiati nella stazione marittima, perchè la nostra caserma era andata completamente distrutta. Non ci fu data alcuna disposizione. Aspettammo. Verso l’albeggiare sentimmo raffiche di mitra sul portone e delle urla in tedesco: RAUS! Tradussi quelle grida ai mie compagni: ci dicono di uscire, con le mani alzate e senz’armi e non ci torceranno un capel- lo. Il tenente tedesco chiese chi di noi sapeva il tedesco: mi feci avanti. Mi ordinò di stare vicino a lui e di dire ai miei camerati che eravamo prigionieri. Ci incamminammo, destinazione: i campi di lavoro e prigionia tedeschi. Man mano che procedevamo si univano alla fila altri militari italiani fatti prigionieri. Ad un certo punto il tenente mi portò in un bar a bere un caffè e mi disse: “stai tranquillo; a te pensiamo noi”. Mi stava offrendo la sua protezione, ma io appena ebbi la possibilità scappai. Tornai a casa a Povo. Di giorno rimanevo nascosto in mezzo ai campi di granoturco. Dopo un primo editto che intimava ai soldati scappati di consegnarsi a pena di severe punizioni, ne fu emanato un altro che invece prometteva il condono, un lavoro e le carte annonarie per mangiare. Ne approfittai, naturalmente, ma non mi fu possibile tornare a lavorare a Bolzano perchè la linea ferroviaria del Brennero era continuamente mitragliata. Dopo poco tempo arrivò una cartolina che mi convocava per far parte dell’istituendo corpo di sicurezza trentino che avrebbe sostituito la polizia. L’alternativa era ritornare a combattere con i tedeschi, perciò accettai. Il corso durò due mesi e capii quasi subito che non si trattava di polizia: quello che volevano farci fare, a parte la guardia a stazioni o ad altri luoghi strategici, erano i rastrellamenti. Io non volevo sparare ad altri italiani. Ero stato ingannato, ma c’era ben poco da fare, se fossi scappato e mi avessero preso era certa la fucilazione. Ma questo era ancora il minimo, se fossi sfuggito alla cattura, infatti, a pagare sarebbe stata la mia famiglia con l’arresto e la casa bruciata. Ormai però avevo deciso: dovevo diventare partigiano senza che il reato fosse palese. (fine prima puntata) dicembre 2012 T 19 TRACCE Rivista trimestrale di proprietà del consorzio Con.Solida. realizzata in collaborazione con le cooperative sociali Spes, Assistenza e Stella Montis Comitato di redazione Direttore responsabile: Walter Liber Comitato di redazione: Silvia De Vogli (coordinatore), Miriam Branz, Alessandra Cattani, Laxmi Fumanelli, Paola Pedergnana, Soma Visintainer, Daniela Zampogna Fotografie: archivio Designfabrik, archivio Panato, archivio Pontalti, Shutterstock in copertina Corrado Pontalti, partigiano Prua Progetto grafico e impaginazione: Designfabrik – Rovereto Stampa: Tipografia Grafiche Futura Srl – Mattarello Per informazioni e suggerimenti: Silvia De Vogli, Con.Solida. c/o Tridente 4 via Brennero 246 – 248 38121 Trento e-mail [email protected] Tel. 0461 235723 In collaborazione con: Con.Solida. c/o Tridente 4 via Brennero 246 – 248 38121 Trento Tel. 0461 235723 Spes via del Commercio 78 38121 Trento Tel. 0461 402080 Assistenza via Damiano Chiesa 2/a 38079 Tione (Tn) Tel. 0465 322222 Stella Montis via Santa Lucia 11 38013 Fondo (Tn) Tel. 0463 832664