Rivista trimestrale di Con.Solida. s.c.s. – Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1326 del 12/06/2007 – Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46 ) art. 1 comma 2 e 3 NE/TN – Costo singola copia: 3 € – Abbonamento annuale (4 numeri): 12 € – Contiene I.R.
P3
p8
Tutela consumatori p6 remida
alzheimer p11 casse rurali
p12 manifattura tabacchi
p14 assegno di cura p17 prua
n. 19
dicembre 2012
editoriale
Il Natale è la festa della famiglia, dove gli spazi si riducono e
i tempi – almeno per una volta all’anno – si dilatano. Madri
e padri, figli e nipoti che vivono lontano si avvicinano per
scambiarsi auguri e regali e per trascorrere una giornata in
famiglia, dopo un anno di corse tra i molti impegni, finalmente
con calma.
Famiglia che, talvolta, è composta anche da chi non ha un
legame di sangue. Ci si sente a casa pure quando si hanno
vicine le persone con cui si condividono le proprie giornate: chi
ci ascolta, chi ci aiuta, chi ci conosce. Fanno parte della nostra
famiglia, in fondo, coloro di cui sentiamo la mancanza.
Le assistenti domiciliari che quotidianamente portano il loro
supporto a chi è in difficoltà. Gli operatori che consegnano un
pasto caldo e scambiano due chiacchiere con chi, magari, è per
lo più da solo. Gli amici con cui si trascorrono i pomeriggi al
centro diurno. Gli operatori, gli infermieri, i medici e i volontari
impegnati nelle case di riposo. La famiglia sono anche loro.
Una rete di persone semplici che su tutto il territorio trentino
sono al fianco di quasi 5400 anziani. La speranza e l’augurio
per questo Natale è che ognuno di noi possa trascorrere
una giornata serena, condividendo con le persone vicine la
semplicità del suo significato, quello della nascita.
Cari auguri per un Buon Natale e un sereno inizio di Anno
Nuovo!
Il presidente di Con.Solida. Mariano Failoni
La redazione di Tracce
servizi
I DIRITTI DEI
CONSUMATORI
Tutto ciò che è bene sapere per evitare truffe ed inganni
di Miriam Branz
Tempo di Natale, tempo di regali. Già, il desiderio di scambiarsi i doni durante le festività natalizie è ormai una tradizione e pochi, nonostante
la crisi, vi rinunciano. Anzi, proprio la necessità
di trovare l’offerta vantaggiosa o di risparmiare su internet espone in misura maggiore alle
truffe. È proprio quando i consumi crescono,
infatti, che i venditori disonesti sono all’erta e i
consumatori, presi dall’entusiasmo degli acquisti, rischiano di finire nelle trappole delle finte
offerte, non sapendo poi come comportarsi per
far valere il diritto di recesso o farsi risarcire un
prodotto non integro.
Quando ci si trova in una situazione del genere, ci si può rivolgere ad una delle numerose
organizzazioni che si occupano di tutelare l’interesse del consumatore. Queste associazioni
forniscono valide informazioni attraverso i loro
sportelli informativi o depliant illustrativi. Compere tramite televendite o internet, contratti te-
lefonici o legati a viaggi e vacanze, irregolarità
o inadempienze contrattuali in generale: gli ambiti di riferimento delle associazioni dei consumatori sono ormai davvero moltissimi ed è loro
specifico compito consigliare e assistere chi è
in difficoltà. Ma ci si può rivolgere a loro anche
prima di ritrovarsi nei pasticci, cioè per risolvere
domande, dubbi, curiosità magari rispetto ad un
acquisto che si intende fare.
Tutto quello che c’è da sapere
Come distinguere un’offerta da una fregatura?
Ci si può sempre avvalere della garanzia di un
prodotto? E che differenza c’è tra rimborso, riparazione e sostituzione? La normativa relativa
all’acquisto è complessa e i contratti che disciplinano le vendite di prodotti e servizi sono molto diversi tra loro. Altrettanto diversificate sono
le discipline che regolano l’acquisto in negozio
o a distanza.
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Tra le varie associazioni a tutela dei consumatori a livello nazionale, Altroconsumo è sicuramente fra le più conosciute: la prima in Italia
e la più diffusa con 345.000 soci. Chi sa muoversi almeno un po’ tra pc e pagine internet,
può trovare sul sito web www.altroconsumo.it
importanti linee guida all’acquisto, informazioni semplici e chiare relative ai diritti del consumatore in diversi ambiti: dalla sanità alle tecnologia, dalle assicurazioni alle compravendite
immobiliari. Fra il resto, l’associazione offre utili
nozioni sugli elementi da valutare durante l’acquisto di elettrodomestici: ad esempio, come
leggere l’etichetta dei consumi e i decibel per
la rumorosità di un frigorifero. Oppure perché è
importante avere due termostati separati o cosa
significa frost. Inoltre, permette di confrontare
prezzi e marche, scoprendo come risparmiare
senza perdere la qualità. Ma le informazioni
non riguardano solo l’acquisto di specifici prodotti, bensì anche l’uso di servizi, le pensioni,
le prestazioni sanitarie, la differenza fra farmaci
generici o di marca e molto altro ancora.
E-Commerce
Un settore che sta prendendo sempre più piede
negli ultimi tempi – non solo fra i giovanissimi,
anzi! – è quello dell’e-commerce, cioè l’acquisto di prodotti attraverso internet. Una modalità che ha sicuramente dei vantaggi: è rapido e
comodo. Inoltre, sul web si può trovare ormai
di tutto, conoscere i prezzi, confrontare marche e, fattore che forse più di tutto per molti
risulta allettante, risparmiare rispetto all’acquisto in negozio. Molti siti web sono sicuri
e offrono un ottimo servizio, il più delle volte
perché rappresentano la facciata di un’azienda
o un’organizzazione ben strutturata. Ma non è
sempre così.
Quali sono i diritti dei consumatori che acquistano su Internet? Come usufruire del diritto di
recesso o della garanzia? Quali sono i metodi
di pagamento e cosa sono le aste on-line? Cosa
è meglio evitare? Sono domande che sarebbe
opportuno porsi prima di procedere all’acqui4 T dicembre 2012
servizi
sto online. A questi e a molti altri quesiti
risponde il Centro Europeo Consumatori
(CEC) di Bolzano (Via Brennero 3, tel. 0471
980939) che le ha raccolte nell’opuscolo
“E-commerce”, disponibile gratuitamente
presso la sede o scaricabile dal sito www.
euroconsumatori.org.
Fra le cose da sapere, ad esempio, il fatto
che i contratti conclusi attraverso modalità informatiche o telematiche sono specificatamente disciplinati dall’Unione Europea con contratti cosiddetti a distanza.
Ma nell’opuscolo si possono trovare anche
molti altri consigli: è opportuno rivolgersi a
siti già noti e comunque dove il venditore
è un operatore professionale, dal momento
che acquistando da un privato non si gode
normalmente nè del diritto di garanzia nè
del diritto di recesso. Inoltre, mai acquistare da venditori di cui è noto unicamente
l’indirizzo e-mail: questo, infatti, può essere facilmente cancellato in qualsiasi momento lasciando poca speranza a eventuali
richieste. All’interno dell’opuscolo, infine,
si fa chiarezza anche sulle diverse possibilità di pagamento dell’acquisto on-line
con relativi pregi e difetti: carta di credito,
contrassegno (ossia in contanti all’atto della
consegna), bonifico bancario, servizi fiduciari (quando si tratta di spese importanti),
carte prepagate e PayPal.
Alcune associazioni a cui rivolgersi in Trentino
Adiconsum – associazione
regionale difesa consumatori
e ambiente
Trento, via Degasperi 61
tel. 0461 215220
Adoc del Trentino
Trento, via Matteotti 22
tel. 0461 376116
[email protected]
www.adoc.trentino.it
C.T.R.R.C.E. (Centro Tecnico
Regionale di Ricerca sul
Consumo Europeo)
Trento, via Malvasia 95
tel. 0461 260932
[email protected]
Federconsumatori
del Trentino
Trento, via Muredei 8
tel. 0461 303992
[email protected]
www.federconsumatori.it
Codacons Trentino Alto Adige
Rovereto, via Santa Maria 25
tel. 892007
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tutto si
trasforma
di Daniela Zampogna
Carta, metalli, vetro, plastica, gomma, tessuti. Non
sono scarti, ma prezioso materiale che riassemblato e lavorato può diventare un gioiello, un innovativo strumento musicale, un soprammobile, un
giocattolo o perfino una bicicletta. Dove? A Remida, “centro di riciclaggio creativo”. Nata a Reggio
Emilia nel 1996, Remida è un’associazione senza
scopo di lucro che oggi conta tredici centri in tutta
Italia e all’estero, più uno di prossima apertura a
Bolzano. In Trentino Remida si trova a Rovereto –
fondata dallo stesso comune, dalla comunità della
Vallagarina e da Dolomiti Energia – e si trova presso la sede di Trentino Sviluppo – modulo 6 (via
Zeni 8). Il luogo è stato concesso dalla Provincia
autonoma di Trento che ne è promotrice insieme
ad Associazione Industriali e Artigiani, centro Remida di Reggio Emilia e ConSolida.
Nella settimana Europea per la riduzione dei rifiuti, dal 17 al 25 novembre, abbiamo visitato
la sede di Rovereto ed incontrato il presidente
Maurizio Zanghielli.
Come funziona Remida
L’associazione si occupa di ritirare direttamente presso le aziende sottoprodotti di scarto industriali e artigianali per metterli gratuitamente
a disposizione dei suoi soci. Come nel poema
epico di Ovidio il Re Mida aveva il dono di
trasformare in oro tutto ciò che toccava, così i
materiali lì raccolti possono essere trasformati
e avviati a “nuova vita” attraverso processi creativi, artistici ed educativi. Scuole e insegnanti,
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organizzazioni sociali, culturali e ambientaliste,
educatori, artisti, genitori, possono rivolgersi al
centro per scegliere e ritirare tutto ciò che ritengono possa essere utile alla realizzazione di
laboratori, per la costruzione di opere d’arte,
fondali scenografici e molto altro.
Oltre a ciò, bambini, ragazzi, famiglie, anziani e
aziende possono partecipare a percorsi didattici,
come i laboratori sulle energie rinnovabili e alternative, che Remida propone per sensibilizzare
la comunità ai temi del riciclaggio e del rispetto
dell’ambiente. Recentemente ha prodotto 3 spettacoli sul riuso e riciclo con 250 repliche all’attivo.
Ogni anno l’associazione organizza anche la
“Remida week”, una settimana ricca di eventi
e appuntamenti sul territorio che ha la finalità
di promuovere una nuova pedagogia del recupero e l’idea che i rifiuti sono risorse: mostre
tempo
libero
artistiche, performance sonore, fiera dell’usato,
concorsi letterari, realizzazione di spettacoli e
cortometraggi a tema.
Recuperare per salvare l’ambiente
La convinzione che sta alla base della rete di Remida è che i rifiuti sono una risorsa e il progetto
culturale che propone è di vivere in modo ottimistico e propositivo l’ecologia. Lo sforzo è quello
di sensibilizzare sul tema dei limiti dello sviluppo
e del rapporto uomo-ambiente con un’attenzione particolare anche al valore della collettività.
La comunità infatti – coinvolta in appuntamenti,
corsi e feste – ha la possibilità di costruire nuove
relazioni e di riscoprire il valore della condivisione molto spesso surrogato dal desiderio di consumo. Il recupero di oggetti e l’uso di materiali
che si trovano semplicemente in natura è un’attività che risale a millenni fa: per secoli gli esseri
umani hanno riciclato e riutilizzato tutto quello
che producevano. Con l’avvento e lo sviluppo
dell’era industriale la quantità di merce prodotta
è aumentata notevolmente e oggi interessi capitalistici sostengono un modello di consumo per
cui i prodotti devono durare poco e essere utilizzati velocemente. Gli effetti ambientali, oltre che
culturali e sociali, di questo modello sono distruttivi. Le risorse del nostro pianeta si stanno esaurendo, l’inquinamento derivante dagli scarti della
produzione industriale oltre che dai rifiuti urbani
sta provocando irreversibili danni alla flora mettendo a rischio la conservazione di molte specie,
e tra queste anche di quella umana. La Terra sta
soffocando sotto tonnellate di rifiuti, l’uomo è
l’unico artefice di questo declino, e ognuno per
la sua parte e la sua responsabilità dovrebbe farsi promotore di un radicale cambiamento nello
stile di produzione, di consumo e infine di vita
adottato fino ad ora.
Info: Tel. 0464 443440 – [email protected]
Mosmea: riciclo creativo
“Scegliere di acquistare un prodotto artigianale, realizzato a
mano e in serie limitata, richiede
una sensibilità e una coscienza
per il processo che sta dietro la
realizzazione dell’oggetto che
vanno educate”. La pensa così
Francesca Genetti, giovane
sarta e designer di Rovereto, che
nel suo laboratorio MosMea realizza borse e accessori in stoffa e
pelle per venderli poi via internet
attraverso il suo sito o quello di
Facebook. Laureata in economia
e commercio, nel 2007 decide di
lasciarsi definitivamente alle spalle l’inizio di una promettente carriera nel mondo della finanza per
dedicarsi a quella che è sempre
stata la sua passione: il cucito. E
le soddisfazioni non si sono fatte
attendere: Genetti, infatti, ha già
ricevuto premi di riconoscimento dal mondo dell’artigianato e
dell’arte-design. Presso il suo laboratorio nel centro storico di Rovereto, la giovane imprenditrice
organizza anche “incontri creativi”
aperti a tutti e durante i quali, utilizzando i più disparati materiali di
scarto di facile reperimento, vengono realizzati oggetti di decoro.
“Per me – spiega Genetti – ogni
creazione è un’opportunità per
condividere e creare relazioni tra
le persone. Ogni volta che vendo
una mia creazione si stabilisce un
contatto umano”. Per tutto il periodo natalizio si terranno degli
appuntamenti per la realizzazione
di addobbi natalizi.
Per informazioni:
www.mosmea.com
[email protected]
(Daniela Zampogna)
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UN AIUTO PER
L’ALZHEIMER
Un progetto sperimentale per assistere a domicilio
gli anziani e le loro famiglie
di Miriam Branz
L’Alzheimer – che prende il nome dal neurologo tedesco che per primo ne descrisse i sintomi – è la causa più comune di demenza nella
popolazione anziana. È una malattia lentamente ingravescente che colpisce il sistema nervoso centrale ed inizia con la perdita di memoria
che si accompagna ad un progressivo impoverimento di altre funzioni cognitive come il linguaggio, l’orientamento, il ragionamento. Questo impoverimento interferisce con il normale
svolgimento delle attività quotidiane – come
vestirsi, lavarsi, preparasi da mangiare, governare la casa – e può associarsi ad alterazioni
del comportamento – come deliri, agitazione,
disinibizione, apatia. Nella fase terminale della
malattia si assiste ad una completa perdita delle
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abilità cognitive e dell’autosufficienza. Si stima
che in Trentino siano circa 6-7.000 le persone
affette da questa patologia, con circa 10 nuovi
casi all’anno di persone ultrasessantacinquenni.
In Trentino è partito quest’anno in via sperimentale il Progetto Domiciliare Alzheimer,
un progetto di assistenza domiciliare rivolta
specificatamente a persone affette da forme di
demenza, come l’Alzheimer. Il progetto, che è
stato predisposto dalle Cooperative sociali SPES
salute
di Trento e La Casa di Rovereto, su richiesta del
Dipartimento Politiche Sanitarie della Provincia
autonoma di Trento, desidera fornire in tempi
brevi risposte concrete alla domanda di assistenza garantendo supporto e aiuto alle famiglie
che hanno scelto o che sono costrette a tenere a
casa il proprio caro. Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Federica Dallaporta,
psicologa psicoterapeuta, coordinatrice del progetto per la Cooperativa La Casa.
“Nel progetto sono stati coinvolti, tra Trento e
Rovereto, 38 anziani contattati dalle U.O. Cure
Primarie dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e dal Servizio Sociale territoriale. Il
progetto fornisce un servizio domiciliare mirato
a pazienti affetti da forme di demenza con l’obiettivo di ridurre i disturbi del comportamento,
primo motivo di inserimento in casa di riposo”.
“L’Alzheimer – spiega la dott.ssa Dallaporta – è
una malattia ed è importante che chi se ne prende cura possa riconoscerla come tale. I familiari vengono quindi aiutati a gestire e rileggere
i comportamenti o le affermazioni del proprio
caro come non intenzionali, indipendenti cioè
dalla volontà del paziente”. Data la specificità
della patologia e del servizio il progetto ha previsto inizialmente uno specifico corso di formazione rivolto ad un gruppo composto prevalentemente da Operatori Socio Sanitari (OSS) delle
due cooperative coinvolte.
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momento, risparmiato – spiega Dallaporta. L’intervento è centrato sull’allenamento delle abilità di ragionamento, giudizio e attenzione con
l’obiettivo di contrastare il declino cognitivo e
stimolare la persona malata a sfruttare strategie
che la aiutino a memorizzare, e poi a recuperare, le informazioni”.
La stimolazione fisica, infine, ha l’obiettivo di
mantenere o ripristinare la mobilità della persona malata. Un’ora ogni 15 giorni un educatore
motorio esperto si reca a casa del paziente per
fare insieme a lui specifici esercizi insegnandoli
poi ad un famigliare o ad una assistente privata
affinché vengano ripetuti costantemente.
Cosa prevede la sperimentazione
Il Progetto Domiciliare Alzheimer propone un
servizio mirato di assistenza a domicilio per un
massimo di 15 ore a persona, il cui costo include una quota di compartecipazione a carico degli utenti. Il servizio prevede la cura della persona, dell’ambiente, il confezionamento dei pasti
e il sostegno nella vita quotidiana ai familiari.
A questo si aggiungono ulteriori servizi, ad oggi
gratuiti, tra cui la famiglia può scegliere: il supporto psicologico, la stimolazione cognitiva e
quella fisica.
Il supporto psicologico, di un’ora al mese, è dedicato a chi si prende cura dell’anziano. Il servizio, a seconda dei casi, può essere volto ad
aiutare a superare i momenti di disagio causati
dal compito dell’assistenza, a far accettare, ad
esempio ai figli, che il proprio genitore è malato
e che determinate parole ed azioni non sono intenzionali oppure semplicemente ad informare
sugli aspetti principali della malattia.
“La stimolazione cognitiva, di 45 minuti in settimana, consiste nell’esercizio delle abilità cognitive residue, quelle cioè che la malattia ha, al
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L’efficacia del servizio
“In questi mesi abbiamo raccolto le opinioni
delle persone coinvolte nel progetto che sono
soddisfatte dei servizi erogati – spiega la dottoressa Dallaporta – ed il miglioramento dei pazienti è significativo. Abbiamo misurato, attraverso scale di valutazione validate, sia il carico
assistenziale dei famigliari, sia la presenza, la
frequenza e la gravità dei disturbi del comportamento dei pazienti riscontrando che non ci
sono stati forti peggioramenti neppure rispetto
alle capacità cognitive degli anziani coinvolti
nella sperimentazione. Data la caratteristica di
irreversibilità della malattia non ha certo senso
parlare di miglioramento, è utile piuttosto porsi
obiettivi di mantenimento e compensazione”.
Per la valutazione degli esiti della sperimentazione il progetto fa riferimento alla metodologia
elaborata dalla Fondazione Zancan di Padova
che consente di valutare l’efficacia del servizio
domiciliare erogato. A tale scopo la Fondazione
ha messo a disposizione delle cooperative sociali un software dedicato alla raccolta ed elaborazione dei dati derivati dalle osservazione
degli operatori.
La sperimentazione si chiuderà nei primi mesi
del 2013.
Per avere maggiori informazioni è possibile
contattare le cooperative sociali La Casa (0464
490125) o SPES (0461 402080).
servizi
bancari
CASSE RURALI
DI DOMANI
A cura dell’ufficio stampa delle Casse Rurali Trentine
Mettere al centro la persona e il territorio, è questa secondo il professor Luca Erzegovesi dell’Università di Trento la chiave che ha permesso
alle Casse rurali di crescere nonostante la crisi
generalizzata.
A confermare il buon stato del credito cooperativo trentino sono i dati presentati da Antonio Cinque, direttore della filiale trentina della
Banca d’Italia, al convegno che il 16 novembre
scorso ha celebrato i 120 anni dalla costituzione della prima Cassa Rurale.
Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato Cinque
– gli sportelli delle banche di credito cooperativo sono aumentati del 48%, mentre il resto del
sistema bancario è cresciuto solo del 20. Anche
i dipendenti sono aumentati del 39,4%, a fronte
di un calo dell’8,4% di altre banche. Alla vicinanza del territorio, tuttavia, occorre affiancare
anche una strategia di costi, che rimangono alti
rispetto al resto del sistema bancario. “Sentiamo forte la responsabilità di attraversare questo
periodo di crisi – ha affermato Giorgio Fracalossi presidente di Cassa Centrale – continuando
a stare vicini alle famiglie e alle aziende. Nel
2012 le Casse Rurali trentine hanno continuato
ad erogare crediti per oltre due miliardi di euro,
anche se questo ha significato un forte peggioramento dei bilanci delle nostre banche.”
Al convegno sono emerse anche nuove strade
da percorrere nei sistemi di pagamento innovativi, o nell’integrazione dell’assistenza agli
anziani. Secondo Erzegovesi, infatti, occorre
inventarsi un nuovo modo di fare banca, utilizzare le nuove tecnologie, raggiungere i clienti
anche sui tablet e sui telefonini. Tuttavia internet non farà scomparire le sedi tradizionali,
ma aiuterà comunque a migliorare la relazione
con i clienti. Le sedi fisiche non saranno rottamate, ma cambieranno fisionomia e operatività, in un futuro dove si maneggeranno sempre
meno soldi, e dove conterà sempre di più la
relazione.
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MANIFATTURA
TABACCHI:
IERI E DOMANI
di Alessandra Cattani
12 T dicembre 2012
Riscoprire
il trentino
Un complesso enorme, che si estende su nove
ettari di terreno. Una realtà legata al passato ma
protesa al futuro, un forte connubio tra storia ed
innovazione.
La Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco ha
chiuso i battenti nel 2008 dopo oltre 150 anni
di attività, per riaprire l’anno successivo come
progetto di innovazione industriale nei settori
dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente. Manifattura Tabacchi ha segnato un’importante pagina della storia non solo economica ma anche
sociale della città di Rovereto, della Vallagarina
e dell’intero Trentino. “La particolarità di questa
fabbrica – racconta Francesco Damini, che ha
lavorato in Manifattura dal 1977 fino alla sua
chiusura ed è oggi technical supervisor di Progetto Manifattura – era la netta prevalenza di
manodopera femminile, che inizialmente superava l’80%. Ciò ha avuto un grandissimo impatto sulla condizione della donna e non credo sia
azzardato dire che qui è nata gran parte dell’emancipazione femminile della zona”.
Ma che cos’è oggi la ex Manifattura Tabacchi di
Rovereto e che cosa sarà in futuro?
“Progetto Manifattura”, iniziativa finanziata
dalla Provincia autonoma di Trento, prevede la
riqualificazione del patrimonio edilizio del sito
e la sua trasformazione in una cittadella della
green economy, ossia un luogo dove possono
trovare casa aziende che si occupano di edilizia
ecosostenibile, energia rinnovabile, tecnologie
per l’ambiente, ecc. Ad oggi ci sono già ventuno aziende insediate e circa cento lavoratori.
Ma oltre ad un centro di innovazione industriale
l’ex Manifattura Tabacchi sarà anche un luogo
con numerose funzioni pubbliche: “l’idea – afferma Damini – è creare una struttura aperta
alla cittadinanza con ristoranti, negozi, caffè,
spazi per ospitare manifestazioni, auditorium,
un nuovo parco urbano, delle bellissime piazze
che verranno integrate nel tessuto di Borgo Sacco e di Rovereto. Ci auguriamo che diventi un
luogo vivo e vissuto”.
dicembre 2012 T 13
l’esperto
LA NUOVA
LEGGE
SULL’ASSEGNO
DI CURA
Principali informazioni sul sostegno alla domiciliarità
di persone non autosufficienti
di Laxmi Fumanelli
14 T dicembre 2012
l’esperto
12 milioni di euro. Questo l’ammontare dello
stanziamento previsto dalla Provincia con la
legge n. 15 del 2012 per gli assegni di cura per
le persone non autosufficienti e le loro famiglie.
La legge ha introdotto contemporaneamente
cambiamenti rispetto alla concessione dell’assegno di cura alle persone non autosufficienti
certificate in Trentino che già ricevono i contributi (sono 11mila), ma anche quelle che ne
faranno richiesta in futuro. Ne abbiamo parlato
con Loris Montagner, Direttore del Patronato
ACLI Trento, uno dei punti informativi cui rivolgersi per far domanda di assegno.
Cose’è l’assegno di cura previsto dalla
nuova normativa?
È un contributo assistenziale che la Provincia dà
alle persone non autosufficienti che hanno già
l’indennità di accompagnamento. Sono non autosufficienti le persone con un’invalidità civile
accertata del 100%; persone che non riuscendo
a deambulare o a compiere gli atti quotidiani
della vita autonoma necessitano di una continua assistenza da parte di un familiare, un’assistente familiare (badante) o un assistente domiciliare. L’assegno di cura, che si concretizza in
una somma di denaro, non è un semplice sussidio economico standard e una tantum, ma un
contributo mensile integrativo dell’indennità
di accompagnamento. L’ammontare viene stabilito in base ai livelli di gravità del bisogno e
alla condizione economico-patrimoniale della
famiglia. L’assegno è finalizzato a sostenere le
spese di assistenza domiciliare e promuovere la
permanenza di persone non autosufficienti nella propria casa, evitando così l’inserimento in
casa di riposo o RSA.
Quali sono i requisiti per ottenerlo?
Oltre al riconoscimento dell’invalidità civile
e del diritto all’indennità come previsto per il
“vecchio” assegno di cura, la nuova legge stabilisce che il beneficiario debba risiedere in provincia di Trento da almeno 3 anni consecutivi e
abbia un indicatore ICEF (una misura standard
della condizione economica) inferiore o uguale
a 0,28.
Chi fa la richiesta?
La domanda deve essere sottoscritta dal beneficiario e non dal familiare. Anche questa è una
novità rispetto alla normativa precedente. In tal
modo si ritiene che la persona non autosufficiente, titolare di questo diritto, possa esplicitare le proprie esigenze ed essere protagonista
delle scelte che riguardano la propria salute e il
proprio benessere.
Come si ottiene l’assegno di cura?
C’è una prima valutazione sul valore ICEF del
nucleo familiare ad opera del CAF-Centro Assistenza Fiscale: è un passaggio tecnico necessario per poter presentare la domanda presso
i Patronati ACLI, le cui sedi sono dislocate in
dicembre 2012 T 15
l’esperto
tutto il territorio trentino. Se l’utente si rivolge
a un CAF ACLI, sarà quest’ultimo a fissare l’appuntamento con il patronato per la richiesta
dell’assegno di cura. La domanda viene subito trasmessa attraverso un sistema telematico
al Distretto sanitario di appartenenza dell’interessato, che tramite lettera invita la persona,
accompagnata da un familiare, alla visita per
l’accertamento dello stato di bisogno. Visita
che è effettuata in ambulatorio (o a domicilio
in caso di certificata impossibilità a muoversi
dell’assistito) dall’UVM-Unità Valutativa Multidisciplinare, composta da medico, infermiere e assistente sociale, che individua la fascia
di gravità della non autosufficienza e redige insieme alla famiglia il Piano Assistenziale Individualizzato, dove vengono previsti gli
interventi di cura e assistenza: tra questi la collaborazione dell’assistente familiare, il servizio
di assistenza domiciliare (SAD) o l’assistenza
domiciliare integrata (ADI). Immediatamente
il Distretto comunica all’Agenzia per la previdenza integrativa (APAPI) il livello certificato,
a cui corrisponde un dato importo dell’assegno
di cura che varia da 80 a 800 euro in base all’ICEF e che verrà liquidato dall’ente provinciale.
Quali sono tempi e scadenze?
Secondo le stime della Provincia le persone che
hanno diritto all’assegno di cura ma che devono essere ancora visitate dall’UVM ammontano a quasi 3700. Quindi, includendo anche gli
iter amministrativi, il tempo previsto per visitare
tutte queste persone sarebbe di circa 3/4 mesi.
Chi ha già l’indennità di accompagnamento e fa
domanda di assegno entro il 31 gennaio 2013,
potrà ricevere gli arretrati a partire dal 1° settembre 2012; chi fa domanda dopo tale data, lo
riceverà dal mese successivo alla domanda.
Per info: Patronati trentini, Distretti sanitari
e Prontosanità 848806806
Donne e nonne
Nonne non tradizionali, un po’ speciali. Donne che hanno respirato il
vento del cambiamento degli anni
’70, che hanno contribuito all’emancipazione femminile e si sono
battute per la propria realizzazione
anche al di fuori delle mura domestiche. Sono loro le protagoniste del
volume “Donne e nonne. I volti di
un ruolo sociale” (Stripes edizioni,
13 euro). Tra le pagine del libro venti donne raccontano, intervistate da
Claudia Alemani e Maria Cristina Fedrigotti, il loro essere nonne
oggi. Nonne che, diversamente dalla generazione che le ha precedute,
16 TTdicembre
dicembre
2012
2012
hanno ancora un’attività lavorativa,
interessi, hobby ed impegni. A partire dai ricordi del passato, confrontano il rapporto con le proprie madri
pensando a quello che loro hanno
oggi con i propri figli e nipoti. Questa
generazione di nonne porta con sé il
bagaglio della lotta contro gli stereotipi che hanno sancito il ruolo femminile e sono le prime donne che si
dibattono tra affetto e solidarietà da
una parte e difesa degli spazi di libertà e autonomia dall’altra, in un tempo
come l’attuale dove si stanno ridefinendo i ruoli all’interno delle famiglie.
(Miriam Branz)
storie
di vita
IL PARTIGIANO
PRUA
La lotta per la libertà e la dignità degli uomini
testimonianza raccolta da Silvia De Vogli
storie
di vita
Corrado Pontalti, il partigiano Prua, classe 1923
conserva nella sua casa un archivio con centinaia di documenti, lettere, foto, ma sopratutto
ha una formidabile e inusuale memoria. Eppure
documenti e ricordi sono rimasti per decenni
celati nel silenzio, tanto che, fino a poco tempo
fa, perfino alcuni suoi familiari non sapevano
che lui fosse stato tra i combattenti per la libertà. “Ci sono cose – racconta Prua – che non si
possono dire neppure a distanza di molti anni.
Ho promesso di non fare mai il nome di persone che mi hanno aiutato offrendomi cibo, rifugio e cure quando sono stato ferito. La paura di
rappresaglie era forte: se scoprivano che avevi
aiutato un partigiano, come minimo ti bruciavano la casa”. La vera ragione del silenzio di
Prua, però, sembra essere un’altra: il giudizio
di chi, dopo la liberazione, lo ha considerato
come un traditore, un vigliacco che ha abbandonato amici e famigliari. Nel 2009 lo storico
Giuseppe Sittoni convince Prua a raccontare
i fatti cui ha preso parte tra il 1942 e il 1945,
raccolti poi nel libro “Sudditi. Fedeli e contro”.
Da allora Prua non ha più smesso di raccontare:
va nelle scuole, fa incontri pubblici e non solo
perché il clima è cambiato ma perché ha capito
quanto sia importante trasmettere la memoria
della resistenza sopratutto alle giovani generazioni. “Cerco anche di far capire – dice Prua
– che disertare non sempre significa essere vili,
ma che talora è necessario per salvare l’onore
e la dignità di uomini”. Anche Tracce ha avuto
18 T dicembre 2012
l’onore di raccogliere la sua testimonianza che
riportiamo in due puntate.
“Forse fu l’esodo degli altoatesini a farmi capire
che il clima stava cambiando. Era il 1942, avevo
19 anni ed ero impiegato presso il Comune di
Bolzano. Tutte le mattine alle cinque partivo da
Povo, dove abitavo, e a piedi raggiungevo la stazione di Trento dove prendevo il treno accelerato.
Le scene che non vidi alla stazione di Bolzano!
Hitler e Mussolini avevano fatto un accordo che
consentiva ai sudtirolesi di chiedere la cittadinanza tedesca e trasferirsi in Germania. Vidi famiglie
separarsi piangendo disperate. Valige e fagotti. A
partire erano sopratutto gli uomini, salivano sui
treni mentre le donne, circondate dai popi, restavano ferme sui binari ad asciugarsi le lacrime
con gli enormi grembiuli che portavano allacciati
alla vita. Tutti pensavano però che si sarebbero
presto riuniti, appena gli uomini avessero trovato
un lavoro. In realtà molti di loro appena arrivati
in Germania furono sbattuti, anche contro la loro
volontà, nelle divisioni SS. Pur non avendo idee
Sotto: Pontalti in divisa da marinaio
A destra: Con il padre e il fratello
Nella pagina a fianco:
Pontalti con la famiglia
e da ragazzo
naziste, tanti finirono per morire combattendo
nell’esercito tedesco.
Il sabato, per chi come me non era ancora in età
di leva, c’erano le esercitazioni del cosiddetto
premilitare. Io facevo parte dei pre marinai. A
luglio il maresciallo della marina organizzò un
mese sulle navi scuola tedesche: la Deutschland,
la Miransee e altre. Partimmo in trenta. Fu lì che
perfezionai il mio tedesco imparando canzoni
e sopratutto termini militari. Non potevo sapere
allora che questo mi avrebbe salvato la vita. A
gennaio del 1943 fui chiamato alle armi: prima
a Venezia, poi su un’isoletta di fronte alla città
lagunare e infine a Genova.
Nel capoluogo ligure i bombardamenti erano tremendi: gli aerei venivano dal mare e te li trovavi
in un attimo sopra la testa a gettare bombe. Ero lì
quando l’8 settembre fu firmato l’armistizio. I miei
compagni ed io lo scoprimmo la sera, quando rientrammo dalla libera uscita. Eravamo alloggiati
nella stazione marittima, perchè la nostra caserma era andata completamente distrutta. Non ci fu
data alcuna disposizione. Aspettammo. Verso l’albeggiare sentimmo raffiche di mitra sul portone e
delle urla in tedesco: RAUS! Tradussi quelle grida
ai mie compagni: ci dicono di uscire, con le mani
alzate e senz’armi e non ci torceranno un capel-
lo. Il tenente tedesco chiese
chi di noi sapeva il tedesco:
mi feci avanti. Mi ordinò di
stare vicino a lui e di dire ai
miei camerati che eravamo
prigionieri. Ci incamminammo, destinazione: i campi di
lavoro e prigionia tedeschi.
Man mano che procedevamo
si univano alla fila altri militari italiani fatti prigionieri. Ad
un certo punto il tenente mi
portò in un bar a bere un caffè e mi disse: “stai tranquillo;
a te pensiamo noi”. Mi stava
offrendo la sua protezione,
ma io appena ebbi la possibilità scappai. Tornai a casa a
Povo. Di giorno rimanevo nascosto in mezzo ai
campi di granoturco. Dopo un primo editto che
intimava ai soldati scappati di consegnarsi a pena
di severe punizioni, ne fu emanato un altro che
invece prometteva il condono, un lavoro e le carte
annonarie per mangiare. Ne approfittai, naturalmente, ma non mi fu possibile tornare a lavorare
a Bolzano perchè la linea ferroviaria del Brennero
era continuamente mitragliata. Dopo poco tempo arrivò una cartolina che mi convocava per far
parte dell’istituendo corpo di sicurezza trentino
che avrebbe sostituito la polizia. L’alternativa era
ritornare a combattere con i tedeschi, perciò accettai. Il corso durò due mesi e capii quasi subito
che non si trattava di polizia: quello che volevano
farci fare, a parte la guardia a stazioni o ad altri
luoghi strategici, erano i rastrellamenti. Io non volevo sparare ad altri italiani. Ero stato ingannato,
ma c’era ben poco da fare, se fossi scappato e mi
avessero preso era certa la fucilazione. Ma questo
era ancora il minimo, se fossi sfuggito alla cattura, infatti, a pagare sarebbe stata la mia famiglia
con l’arresto e la casa bruciata. Ormai però avevo
deciso: dovevo diventare partigiano senza che il
reato fosse palese.
(fine prima puntata)
dicembre 2012 T 19
TRACCE
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in copertina Corrado Pontalti, partigiano Prua
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Tracce - dicembre 2012