PROVINCIA DI PIACENZA
ARPA – PIACENZA
FERTILIZZANTI AZOTATI e NITRATI
COME - QUANDO - DOVE - PERCHE’
Federazione
Provinciale Coltivatori
Diretti Piacenza
Confederazione
Italiana Agricoltori
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Piacenza
Opuscolo informativo sulla corretta fertilizzazione dei suoli
Progetto “NITRATI”, ARPA – Provincia di Piacenza
Febbraio 2002
Unione
Provinciale
Agricoltori
PROVINCIA DI PIACENZA
ARPA – PIACENZA
FERTILIZZANTI AZOTATI
e
NITRATI
COME – QUANDO – DOVE – PERCHE’
Opuscolo informativo sulla corretta fertilizzazione dei suoli
a cura del Team del
Progetto “NITRATI”
ARPA – Provincia di Piacenza
2
Team di progetto:
•
Elisabetta Russo
ARPA Sezione di Piacenza - Servizio Sistemi Ambientali
Via S. Siro, 74 – 29100 Piacenza; tel. 0523/339153
•
Fabrizio Bernini, Paola Anaclerio
Provincia di Piacenza - Servizio Agricoltura
Via Colombo, 35 – 29100 Piacenza; tel. 0523/795660
•
Adalgisa Torselli, Marino Cominetti
Provincia di Piacenza - Servizio Ambiente
Corso Garibaldi, 50 – 29100 Piacenza; tel. 0523/795333
•
Antonio Nassisi
ARPA Sezione di Piacenza - Area Specialistica Agropedologia
Loc. Gariga - 29027 Podenzano (PC); tel. 0523/354013
•
Albino Libè
Provincia di Piacenza - Servizio Assistenza di Base
Via Colombo, 35 – 29100 Piacenza; tel. 0523/795613
•
Luca Piacenza
Federazione Provinciale Coltivatori Diretti
Via Colombo, 35 – 29100 Piacenza; tel. 0523/596511
•
Vincenzo Tabaglio
Università Cattolica Sacro Cuore – Istituto di Agronomia generale e coltivazioni erbacee
Via Emilia Parmense, 84 – 29100 Piacenza; tel. 0523/599222
•
Alessio Robotti
Azienda sperimentale “Vittorio Tadini”
Loc. Gariga - 29027 Podenzano (PC) – tel. 0523/523032
•
Ercole Piana
AUSL Piacenza – Dipartimento di Sanità pubblica, U. O. Igiene degli Alimenti e della nutrizione
Via Alberoni, 102 – 29100 Piacenza; tel. 0523/302017
Si ringrazia la Cooperativa “Il Germoglio” per aver concesso l’uso della foto in copertina
Presentazione.
La collettività piacentina gode di un importante privilegio, quello di poter disporre, in vaste
aree della provincia, di acque sotterranee di buona qualità che, nella generalità dei casi,
vengono distribuite a fini potabili senza necessità di trattamenti. Naturalmente questa qualità
va mantenuta nel tempo e, quindi, questo vantaggio si traduce in una altrettanto importante
responsabilità collettiva.
I controlli effettuati dall’ARPA evidenziano l’aumento in alcune aree della nostra provincia
dello ione nitrato (un importante indicatore del livello di qualità idrico) nelle acque superficiali e
sotterranee e che tale aumento può derivare da fonti diverse: apporti atmosferici (prodotti di
combustione condotti al suolo tramite le precipitazioni), scarichi puntuali (fognari e industriali),
spandimenti diffusi (liquami zootecnici, fanghi di depurazione e concimi di sintesi).
Il mondo agricolo, cui è rivolto questo opuscolo informativo, è ben consapevole che le
pratiche
di
concimazione
sono
regolamentate
e
che
la
sovra-fertilizzazione
sarebbe
innanzitutto antieconomica, oltre che inutile e controproducente (come peraltro hanno
dimostrato sperimentalmente i risultati delle prove in campo recentemente pubblicati dalla
Regione Emilia Romagna).
Tuttavia il quadro legislativo è complesso ed evolve rapidamente e quindi per agevolare il
compito dei tecnici preposti all’assistenza alle aziende agricole e agli stessi imprenditori del
settore, la Provincia, l’ARPA, la Federazione Provinciale Coltivatori Diretti, l’Università Cattolica
del Sacro Cuore e l’Azienda Tadini hanno ritenuto opportuno aggiornare lo stato attuale delle
conoscenze attraverso una serie di sintetiche schede tese a garantire l’apporto ottimale di
sostanze fertilizzanti nel suolo senza rischi di impatto ambientale.
Provincia di Piacenza
L’Assessore all’Agricoltura
Alberto Fermi
Introduzione.
Per la seconda volta nell’ultimo decennio, la Repubblica Italiana è stata condannata dalla
Corte Suprema di Giustizia Europea per non aver ottemperato a quanto disposto dalla
Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai
nitrati provenienti da fonti agricole. La Sentenza, pronunciata a Lussemburgo l'8 novembre
2001 dalla sesta sezione della Corte ritiene che l'Italia avrebbe attuato la direttiva stessa in
modo inadeguato, non avendo predisposto uno o più programmi d'azione; non avendo
effettuato in maniera completa e corretta i controlli previsti dalla stessa direttiva; non avendo
elaborato e comunicato alla Commissione una relazione completa ai sensi dell'articolo 10
sempre della stessa direttiva, "venendo meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del
diritto comunitario".
Dopo la prima sentenza del 25 febbraio 1999 con la quale la Corte dichiarava la Repubblica
Italiana inadempiente per non aver recepito entro il termine previsto la direttiva comunitaria, il
governo italiano emanava il Decreto Legislativo n. 152 dell' 11 maggio 1999. Ritenendo di
aver dato esecuzione alla sentenza del febbraio 1999, il governo italiano presentava ricorso,
ma alla fine del contenzioso l’Italia è stata nuovamente condannata per non aver attuato la
direttiva in almeno tre Regioni italiane (Abruzzi, Puglia e Calabria).
Se l’Emilia Romagna vive una realtà diversa dalle regioni succitate è anche grazie ad
iniziative come il “Progetto Nitrati”, in essere per effetto di apposita convenzione stipulata fra
ARPA e Provincia di Piacenza, che vuole essere un contributo alla corretta applicazione della
Direttiva Nitrati in ambito provinciale.
Il progetto risponde all’esigenza di adempiere ai vincoli legislativi:
•
del D.Lvo 152/99 e succ. mod. (D. Lvo 258/2000) che fornisce, al Titolo III e nell’Allegato
7/A, indicazioni precise sui programmi di controllo da effettuare sulle zone vulnerabili ai
nitrati;
5
•
del D. M. 19/4/1999 (Approvazione del codice di buona pratica agricola).
Obiettivi del progetto sono, fra gli altri, indagare le principali cause di contaminazione da
nitrati della risorsa acqua, contenerne l’inquinamento, promuovere azioni a favore della
rimozione dei fattori inquinanti attraverso progetti comuni, concordati ed integrati tra i
diversi soggetti coinvolti: istituzioni, enti di gestione, associazioni di categoria, enti di ricerca,
cittadini, agricoltori.
In quest’ottica è stato predisposto il presente opuscolo, destinato agli agricoltori, ai tecnici
competenti, alle associazioni di categoria, agli studenti degli istituti agrari, con l’intento di
raggiungere il proprio pubblico in modo diretto ed efficace: l’articolazione in schede
monografiche di sintesi dovrebbe agevolarne la consultazione, l’utilizzo “in campo”, la
diffusione.
Le schede riguardano l’inquadramento ambientale, gli effetti sanitari, la normativa tecnica,
le caratteristiche di fertilità dei suoli in provincia di Piacenza (cartografia allegata), i prodotti
maggiormente coltivati nel territorio piacentino.
ARPA – Piacenza
Il Direttore
Dott. Sandro Fabbri
6
INDICE
1. SCHEDA TECNICA 1 Inquadramento ambientale
2. SCHEDA TECNICA 2 Tossicologia dello ione nitrato
Pag. 9
12
3. SCHEDE NORMATIVA TECNICA
Scheda 1: Agricoltura biologica (Reg. CEE 2092/91– Reg. CE 1804/99)
14
Scheda 2: Decreto Legislativo n° 99/1992
19
Scheda 3: Legge Regionale n° 50/1995
22
Scheda 4: Disciplinari di Produzione Integrata (Reg. CE 1257/99)
26
Scheda 5: Decreto Legislativo n° 152/1999
33
Scheda 6: Codice di buona pratica agricola (D. M. 19/04/1999)
35
Scheda 7: Agenda 2000
39
4. FERTILITA’ E FERTILIZZAZIONE
Caratterizzazione dei suoli e utilizzo di fertilizzanti
43
Schede relative a:
Tessitura
44
Ph
47
Sostanza organica
49
Calcare totale
51
Fosforo assimilabile
52
Potassio assimilabile
53
Nickel totale
55
7
5. SCHEDE PRODOTTO
Scheda 1: Norme generali
Pag. 59
Scheda 2: Pomodoro da industria
61
Scheda 3: Barbaietola da zucchero
62
Scheda 4: Mais
63
Scheda 5: Cereali autunno vernini
65
Scheda 6: Graminacee foraggere (Erba mazzolina, Festuca, Loiessa)
68
Scheda 7: Aglio e cipolla
70
Scheda 8: Vite e uva da vino
71
6. CARTOGRAFIA allegata: vulnerabilità (Del. C. R. 570/1997)
Nitrati (anno 2000)
Ph
Tessitura
Calcare totale
Sostanza organica
Fosforo assimilabile
Potassio assimilabile
Nickel totale
8
SCHEDA TECNICA 1
Geomorfologia
territorio
INQUADRAMENTO AMBIENTALE
del L’inquinamento da nitrati delle acque sotterranee e superficiali riguarda
anche il territorio della provincia di Piacenza: le caratteristiche
idrogeologiche del suolo e la conformazione dell’acquifero sotterraneo
rendono il territorio vulnerabile a questo tipo di inquinamento,
soprattutto nella zona compresa fra il confine provinciale a Nord,
delimitato dal Po, ed il limite dell’acquifero a Sud, coincidente col
margine appenninico. L’acquifero sotterraneo della pianura piacentina
può essere suddiviso in quattro macro-aree con differenti condizioni di
vulnerabilità:
Uso del suolo
fascia lungo il fiume Po, con grado di vulnerabilità Elevato ed Alto e
spessore variabile, caratterizzata da un livello argilloso di
confinamento alla profondità di circa 15-20 m abbastanza continuo;
zona est (bacini dei torrenti Stirone, Chiavenna, Ongina e vari cavi
minori), con gradi di vulnerabilità Media e Bassa dovuta ad alluvioni
principalmente di natura limo-argillosa;
zona centrale (bacini del Fiume Trebbia e Torrente Nure) con grado di
vulnerabilità Elevato, caratterizzata da un potente acquifero
superficiale, sede della falda principale, che dai terrazzi antichi si
estende sino alla città di Piacenza;
zona ovest (bacini dei torrenti Tidone, Boriacco ecc) con grado di
vulnerabilità prevalente Medio, spesso Basso, in cui la ricarica
dell’acquifero principale risulta essere di tipo diretto solo localmente.
La zona centrale in cui risiede il ricco sistema idrogeologico, collegato alla
conoide del Trebbia, corrisponde alla porzione del territorio caratterizzata
da vulnerabilità elevata; qui viene esercitata la coltivazione intensiva di
specie agricole (cereali autunnali, pomodoro, barbabietola, mais, soia,
orticole e fruttiferi). In particolare su cereali e mais vengono utilizzati
massicci quantitativi di concimi azotati di sintesi: rispettivamente 1643 e
1034 di 3921 tonnellate totali stimate per l’annata agraria 1998 su tutto
il territorio provinciale. Inoltre la stessa area è interessata da allevamenti
(suini, bovini, ecc.) e spandimento di reflui correlati.
9
SCHEDA TECNICA 1
Fonti
inquinamento
INQUADRAMENTO AMBIENTALE
di Le sorgenti di inquinamento possono provenire dall’agricoltura (concimi
azotati di sintesi, fanghi di spandimento, liquami zootecnici), dagli
scarichi civili (fognature), dagli scarichi produttivi (insediamenti
industriali).
Diffusione
dell’inquinamento
Lo sfruttamento delle risorse del territorio, l’obsolescenza di reti di
collettamento degli scarichi e una naturale predisposizione del territorio
(vulnerabilità intrinseca) ha portato nel tempo ad un peggioramento
progressivo della qualità delle acque sotterranee, soprattutto in alcune
zone della provincia, che sono evidenziate nella cartografia di
distribuzione dell’inquinamento da nitrati*. Tali zone sono
localizzate nel comune di Pontenure, Piacenza, Alseno, Sarmato,
Castelsangiovanni.
Azioni:
Che fare quindi per contenere l’inquinamento, o, meglio ancora,
rimuovere i fattori che lo determinano? Esiste un progetto (PROGETTO
NITRATI), promosso dalla Provincia di Piacenza e da ARPA, a cui
partecipa AUSL, TESA, Università Cattolica del Sacro Cuore, Associazioni
di Agricoltori, Azienda Sperimentale “Tadini”, avviato nel 1999 e ancora
in corso, che si propone di:
Progetto Nitrati
elaborare dati di precedenti controlli per conoscere lo stato di
inquinamento;
scegliere e georeferenziare una rete di controllo appositamente per i
nitrati;
applicare
modelli
matematici
previsionali
di
diffusione
dell’inquinamento idrico elaborando i dati ambientali in collaborazione
con CNR-GNDCI, U.O. 4.15, Università Cattolica del Sacro Cuore;
controllare la concentrazione di nitrati, come NO3- nelle acque dolci
sotterranee e superficiali (in particolare quelle destinate alla
produzione di acqua potabile) e come 15N per caratterizzarne le fonti
di provenienza;
* vedi carta allegata
10
SCHEDA TECNICA 1
INQUADRAMENTO AMBIENTALE
stimare l’azoto di origine organica, proveniente da reflui
allevamenti, da spandimenti (catasto L. R. 50/95 e D. Lvo 99/92);
stimare l’azoto proveniente dall’applicazione di concimi azotati;
effettuare una campagna di sensibilizzazione e di formazione del
mondo agricolo, che prevede la realizzazione e diffusione di questo
opuscolo informativo sull’utilizzo quantitativamente corretto degli
apporti azotati, con il coinvolgimento degli Agricoltori, delle loro
Associazioni di categoria, nell’ottica del Codice di buona pratica
agricola, S. O. - G. U. n° 102 del 4/5/99.
di
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere ad ARPA - Servizio Sistemi Ambientali, tel.
0523/339153
11
SCHEDA TECNICA 2
Nell’ambiente
TOSSICOLOGIA DELLO IONE NITRATO
Molte piante incrementano la produzione in relazione
alla diretta disponibilità di azoto, che riveste quindi
un ruolo primario fra le sostanze nutritive delle
piante.
Le piante sono in grado di utilizzare tutti i principali
composti dell’azoto inorganico presenti nel suolo:
ammoniacale, nitrico e nitroso, quello molecolare
solo attraverso la simbiosi con procarioti capaci di
fissarlo. Nella soluzione circolante dei suoli coltivati e
non, la forma più comune è l’azoto nitrico: l’entità
della sua presenza è il risultato di complessi equilibri
microbiologici ed ambientali (processi di nitrificazione
e di denitrificazione). In questo senso i microrganismi
competono con le radici delle piante, avendo un
metabolismo più veloce: la quota di nitrato che rimane
disponibile come fertilizzante dipende essenzialmente
dalla capacità della pianta di assimilarlo prima che
venga utilizzato dai microrganismi (competizione).
All’interno della pianta i nitrati vengono ridotti a nitriti
ad opera della nitrato-reduttasi (NR) e quindi ad
(NH4)+. Mentre la forma ammoniacale non è
accumulabile perché tossica per la pianta, la quota di
nitrati non ridotta dall’enzima NR si accumula nei
vacuoli cellulari senza danneggiarla, andando invece a
costituire un’importante riserva nutrizionale.
Nell’uomo
(NO3-) all’organismo umano
avviene prevalentemente attraverso il cibo e l’acqua,
solo una piccola parte viene prodotta direttamente
dall’organismo. La fonte principale è costituita dai
vegetali che possono avere un contenuto diverso di
nitrati in base al tipo di vegetale, alla modalità di
coltivazione e di conservazione.
L’apporto
di
nitrato
12
SCHEDA TECNICA 2
TOSSICOLOGIA DELLO IONE NITRATO
All’interno dell’organismo umano il nitrato (NO3-)
viene ridotto a nitrito (NO2-) già nel cavo orale
(saliva), nello stomaco, soprattutto se il pH è
superiore a 5 (acloridria), nell’intestino (Escherichia
coli), nelle vie urinarie in presenza di infezioni
croniche. Il NO2- reagisce all’interno dell’organismo
con altre sostanze chimiche (ammine, ammidi e
aminoacidi) per formare N-nitroso composti, alcuni dei
quali hanno azione mutagena diretta, altri indiretta.
Patologie e abitudini alimentari
Nei neonati, la presenza di una scarsa acidità facilita
la formazione di una flora batterica intestinale
particolarmente capace di determinare la riduzione del
nitrato a nitrito. Qualora fossero assunte alte dosi di
nitrati, i nitriti formati entrerebbero nel circolo ematico
e provocherebbero la modificazione dell’emoglobina in
metaemoglobina, che non è in grado di trasportare
l’ossigeno ai tessuti (blue baby syndrome). Se la
metaemoglobina supera determinate concentrazioni
(10%), si instaurano condizioni di ipossia che possono
essere anche particolarmente gravi. Da un punto di
vista sanitario quindi i nitrati non sono tossici come
tali, né cancerogeni né genotossici: tale attività è da
imputare, invece, ai loro derivati nitroso composti. Le
indagini epidemiologiche in relazione alla possibilità di
manifestare patologie tumorali per l’azione dei nitrati
sono tuttora contrastanti. Infatti con i vegetali
vengono assunte anche sostanze in grado di inibire la
formazione di composti N-nitroso.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere alla AUSL, Dipartimento di Sanità pubblica, U. O.
Igiene degli Alimenti e della nutrizione, tel. 0523/302017.
13
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 1
Che cos’è?
Reg. CEE n°2092/91
Reg. CE n°1804/99
Cosa stabilisce?
AGRICOLTURA BIOLOGICA
L’agricoltura biologica nasce come momento di contrapposizione all’
indirizzo preso dall’agricoltura a cavallo delle guerre mondiali,
caratterizzato da un forte input della industria chimica che allora
muoveva i primi passi.
Da movimento pionieristico, con l’evolversi delle esigenze in fatto di
protezione dell’ambiente e di ricerca del consumatore di prodotti ad
elevata sicurezza alimentare, si è giunti oggi ad una agricoltura
biologica consapevole e consolidata che entra nella grande
distribuzione, abbandonando progressivamente il mercato di nicchia
che si era creata negli anni precedenti.
Momento del passaggio da una agricoltura biologica a livello quasi
hobbistico ad una agricoltura che rosicchia anno dopo anno terreno
all’agricoltura convenzionale è stato l’emanazione da parte della
Comunità Economica Europea del Regolamento n°2092/91, che ha
stabilito norme precise per poter etichettare come biologico un
prodotto alimentare; è interessata tutta la filiera produttiva, dalla
coltivazione in campo alla trasformazione industriale.
Nel corso degli anni il regolamento è stato più volte modificato ed
integrato fino Regolamento CE 1804/99 che detta le norme per i
prodotti derivanti dalla zootecnia biologica.
Il regolamento comunitario stabilisce:
• le norme di produzione biologica per i prodotti vegetali non
trasformati destinati all’alimentazione umana
• le diciture da riportate in etichetta ed il logo che identifica a
livello comunitario i prodotti biologi che rispettano il Reg. CE
2092/91
• il periodo e la etichettatura per i prodotti che provengono dalle
aziende in conversione all’agricoltura biologica
• il sistema di controllo e gli obblighi degli operatori, organismi di
controllo* e Stati Membri
• le regole affinché i prodotti possano fregiarsi dell’indicazione di
conformità al regime di controllo e le sanzioni previste in caso di
infrazioni accertate dall’organismo di controllo.
• le norme per l’importazione di prodotti biologici da paesi terzi.
14
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 1
Allegati
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Il regolamento inoltre è completato da sei allegati che riportano:
• le norme di produzione biologica a livello aziendale, i tempi di
conversione, le tecniche consentite per migliorare la fertilità del
terreno e la difesa delle colture
• i
prodotti
autorizzati
per
la
concimazione
e
l’ammendamento del terreno**, nonché i prodotti destinati
alla lotta contro i parassiti e le malattie***
• i requisiti minimi per il controllo e le misure precauzionali
nell’ambito del regime di controllo
• le informazioni da riportare nella notifica da inviare all’organismo
di controllo
• le diciture che indicano la conformità al regime di controllo
• gli ingredienti e gli additivi autorizzati per la preparazione di
prodotti alimentari
I passi per diventare La richiesta può essere presentata in qualsiasi momento dell’anno
produttore biologico
dall’operatore che produce, trasforma e/o confeziona prodotti
alimentari di origine vegetale o animale e che si vuole sottoporre al
regime di controllo previsto per i produttori biologici.
La richiesta deve essere inoltrata all’organismo di controllo
prescelto* e alla Regione o Provincia Autonoma dove ha sede
l’azienda agricola.
La Regione inserisce il produttore nell’albo dei produttori biologici che
è suddiviso in tre categorie: produttori agricoli, preparatori e
raccoglitori di prodotti spontanei. Nella notifica vanno riportati oltre
agli estremi anagrafici e l’ubicazione dell’azienda anche tutti gli
appezzamenti, identificati su base catastale, che a qualsiasi titolo si
conducono. Per ogni singola parcella catastale occorre indicare la
coltura e la superficie effettivamente utilizzata e la data dell’ultimo
trattamento con prodotti chimici.
L’organismo di controllo accetta la domanda e dopo un primo
controllo formale sui dati indicati provvede alla prima ispezione in
azienda. Dopo la visita degli ispettori l’azienda entra nel “sistema di
controllo”.
15
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 1
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Sistema di controllo
Inizialmente l’azienda potrà etichettare i prodotti con la dicitura “da
agricoltura in conversione”, questa fase ha una durata variabile a
seconda del tipo di coltura e della data dell’ultimo trattamento con
prodotti chimici.
Trascorso il tempo di conversione, che viene stabilito dall’organismo
di controllo, il produttore potrà etichettare i prodotti con la dicitura
“da agricoltura biologica”
La zootecnia biologica
Il regolamento 1804/99 che completa per le produzioni animali il
Reg. CE 2092/91 è stato recepito in Italia con il decreto ministeriale
del 4 agosto 2000, pubbl. sul S.O. n°148 della G.U. n°211 del 9/9/00
La normativa relativa alla zootecnia biologica definisce:
• le specie interessate: bovini, suini, ovini, caprini, equidi,
pollame e api
• il periodo minimo di conversione
• l’origine degli animali
• l’alimentazione
• la profilassi e cure veterinarie con particolare riferimento alla
fitoterapia e alla omeopatia
• i metodi di gestione zootecnica, trasporto ed identificazione
dei prodotti animali
• le caratteristiche delle aree di pascolo e degli edifici zootecnici
• la composizione e l’origine dei mangimi utilizzabili
• i prodotti autorizzati per la pulizia e la disinfezione dei locali di
stabulazione e degli impianti (ad es. attrezzatura e utensili)
Come per le produzioni vegetali, chi vuole intraprendere
l’allevamento seguendo il metodo biologico deve scegliere
l’organismo di controllo e predisporre la notifica.
Cosa stabilisce?
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Agricoltura della Provincia, via Colombo,
35, tel. 0523/795613; alla Coldiretti, tel. 0523/596511; all’Unione Provinciale Agricoltori, tel.
0523/596711; alla Confederazione Italiana Agricoltori, tel. 0523/606081.
16
*ORGANISMI DI CONTROLLO
Associazione Suolo e Salute
BIOAGRICOOP
Consorzio per il
prodotti biologici
controllo
Associazione
Italiana
l'Agricoltura Biologica
CODEX
Istituto
Mediterraneo
Certificazione
QC & I
ECOCERT ITALIA
BIOS srl
BIOZERT srl
Via Abbazia, 17 - 61032 Fano (PS)
Tel. 0721/830373
Via Fucini, 10 - 40033 Casalecchio di
Reno (BO), tel. 051/6130512
dei Via Jacopo Barozzi, 8 - 40126
Bologna, tel. 051/254688
per Strada Maggiore, 29 - 40125 Bologna
Tel. 051/272986
Strada Naviglia, 11/A - 43100 Parma,
tel. 0521/460735
di via
C. Pisacane, 53
60019
Senigallia (AN), tel. 071/7928725
Villa Parigini, loc. Basciano – 53035
Monteriggioni
(Siena),
tel.
0577/327234
Corso delle Province, 60 - 95127
Catania, tel. 095/442746
Via Monte Grappa, 7 - 36063
Marostica (Vicenza), tel. 0424/471125
Auf dem Kreuz 58-86152 AusburgDeutchland
Tel.: 0049-821-3467650
17
**Prodotti per la concimazione e l’ammendamento
Letame
Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali
vegetali proveniente da allevamenti estensivi
Impiego limitato all’orticoltura
e Farina di sangue, polvere di zoccoli, polvere di corna, carbone
di animale
Torba
Prodotti
sottoprodotti
origine animale
Fosfato naturale
tenero
Fosfato alluminocalcico
Solfato di calcio
Farina di roccia
Tenore in cadmio inferiore a 90 mg/kg di anidride fosforica
Impiego limitato ai terreni basici (ph> 7,5). Tenore in cadmio
inferiore a 90 mg/kg di anidride fosforica
Unicamente di origine naturale
***Prodotti fitosanitari
Insetticida; da utilizzare soltanto su piante madri per la
produzioni di sementi e su piante genitrici per la produzione di
altro materiale vegetativo
Gelatina
Insetticida
Oli vegetali
Insetticida, acaricida, fungicida e inibitore della germogliazione
Piretrine
Insetticida
Quassia
Insetticida, repellente
Rotenone
Insetticida
Microrganismi Solo prodotti non geneticamente modificati
Fosfato
di Da utilizzarsi solo in trappole
ammonio
Metaldeide
Da utilizzarsi solo in trappole
Ferormoni
Da utilizzarsi solo in trappole
Piretroidi
Da utilizzarsi solo in trappole
Rame
Fungicida, solo fino al 31 marzo 2002
Zolfo
Fungicida, acaricida, repellente
Olio di paraffina Insetticida e acaricida
Azadiractina
18
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 2
I fanghi
Decreto Legislativo 99/1992
UTILIZZAZIONE DI FANGHI DI DEPURAZIONE IN
AGRICOLTURA
I fanghi sono residui derivanti dai processi di depurazione di insediamenti
civili e produttivi, sono ricchi di elementi quali azoto, fosforo, potassio e
sostanza organica che consentono di ottenere sui terreni effetti ammendanti
e fertilizzanti.
Il loro impiego può costituire un’alternativa alla sempre più frequente
mancanza di materiale idoneo (letame) per la concimazione organica dei
terreni e presenta indubbi vantaggi economici ed energetici, in quanto si
recuperano risorse (riciclo delle biomasse) che altrimenti andrebbero smaltite
tramite il conferimento in discarica o in impianti di incenerimento.
I fanghi, per poter essere utilizzati ai fini agronomici, devono rispettare dei
precisi requisiti quali-quantitativi previsti dalla norma e correlati anche alla
natura dei terreni e alla tipologia delle colture ammesse. Devono inoltre
essere rispettate precise modalità di spandimento al fine di evitare effetti
nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull’uomo.
Principali
divieti
rispettare
La distribuzione dei fanghi è vietata quando:
da - dalla loro analisi emerge il non rispetto dei valori limite stabiliti
-
i terreni non hanno le caratteristiche fisiche e chimiche stabilite dalla
normativa
-
i terreni sono: allagati, soggetti ad esondazione, acquitrinosi o con falda
acquifera affiorante, con frane in atto
-
i terreni sono destinati all’orticoltura e alla frutticoltura, nei 10 mesi
precedenti il raccolto e durante il raccolto stesso
-
è in atto una coltura, ad eccezione delle colture arboree
-
si intende effettuare un’applicazione con la tecnica dell’irrigazione a
pioggia, sia per i fanghi tal quali sia per quelli diluiti con acqua.
19
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 2
Decreto Legislativo 99/1992
UTILIZZAZIONE DI FANGHI DI DEPURAZIONE IN
AGRICOLTURA
Vincoli
Oltre alla normativa nazionale di riferimento (D.Lgs. n. 99/1992) si dovrà
ambientali
da tenere conto dei seguenti strumenti:
regolamenti e - “Piano Stralcio per la tutela delle acque per il comparto zootecnico”
direttive
della Regione Emilia Romagna comprendente la “Carta della
Vulnerabilità”* che identifica le aree vulnerabili (dove il limite da rispettare
è di 170 Kg di azoto per ettaro) e non vulnerabili (il limite da rispettare è
pari a 340 Kg di azoto per ettaro);
Rilascio
autorizzazioni
-
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) e i Piani
Regolatori Comunali (P.R.G.) che possono identificare aree in cui vige il
divieto di spandimento, nonchè altri vincoli quali distanze di rispetto dalle
abitazioni, dai corsi d’acqua e dai pozzi;
-
le “Modalità Operative per la corretta applicazione del D.Lgs. 27
Gennaio 1992 n. 99”, sono state emanate dalla Provincia per dettare
criteri operativi e procedurali. In particolare si stabilisce come devono
essere effettuati i campionamenti dei terreni, come devono essere
effettuate le analisi dei fanghi con la relativa produzione dei certificati, le
modalità di presentazione delle notifiche di inizio dell’attività
spandimentale e i documenti necessari ad assicurare i controlli.
La Provincia è l’Ente competente al rilascio delle autorizzazioni all’utilizzo dei
fanghi di depurazione in agricoltura e al ricevimento delle notifiche di inizio
lavori di spandimento. Per i controlli ambientali la Provincia si avvale della
Sezione Prov.le dell’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente – A.R.P.A..
Le autorizzazioni hanno una validità massima di 5 anni e possono includere la
possibilità di stoccare i fanghi presso le aziende dove vengono utilizzati e i
periodi in cui le pratiche agricole non consentono o non consigliano le
applicazioni sul terreno (es. periodo invernale).
* vedi cartografia allegata
20
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 2
Documenti
registri
Decreto Legislativo 99/1992
UTILIZZAZIONE DI FANGHI DI DEPURAZIONE IN
AGRICOLTURA
e Nelle fasi di raccolta e trasporto, condizionamento ed utilizzazione i fanghi
devono essere corredati da una “scheda di accompagnamento” compilata dal
produttore o dal detentore che deve essere consegnata a chi prende in carico
i fanghi.
L’utilizzatore titolare dell’autorizzazione deve tenere presso l’azienda agricola
un “registro di utilizzazione” vidimato dalla Provincia su cui si devono
annotare:
i risultati delle analisi dei terreni, i quantitativi dei fanghi ricevuti e la
relativa composizione, le caratteristiche, il tipo di trattamento subito, gli
estremi delle schede di accompagnamento, la ragione sociale del
produttore e del trasportatore, le modalità e i tempi di utilizzazione per
ciascun appezzamento.
Le sanzioni sono stabilite dall’art. 16 del D.Lgs. n. 99/1992 e sono
particolarmente severe.
−
Sanzioni
Chi utilizza fanghi di depurazione senza la prescritta autorizzazione è punito
con l’arresto sino ad un anno o con l’ammenda da £. 5 milioni a £. 50 milioni.
Chi utilizza
normativa è
milioni a £.
sono tossico
fanghi di depurazione in violazione ai divieti stabiliti dalla
punito con l’arresto sino a due anni o con l’ammenda da £. 10
100 milioni. Si applica la pena dell’arresto se i fanghi utilizzati
nocivi o pericolosi.
Alle attività di raccolta e trasporto, stoccaggio e condizionamento dei fanghi
si applicano le sanzioni previste dalla normativa vigente in materia di rifiuti
(D.Lgs. n. 22/97).
Chi utilizza fanghi di depurazione senza osservare le prescrizioni
dell’autorizzazione è punito con l’arresto sino a sei mesi o con l’ammenda da
£. 2 milioni a £. 20 milioni.
Chi non ottempera agli obblighi della tenuta delle schede di
accompagnamento e dei registri di utilizzazione è punito con una sanzione
amministrativa da £. 1 milione a £. 6 milioni.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Ambiente della Provincia – via Garibaldi
50 – tel. 0523/795439.
21
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 3
I liquami
L.R. 50/1995
SPANDIMENTO DI LIQUAME ZOOTECNICO
Il liquame zootecnico è un ottimo fertilizzante naturale, e non va considerato
un rifiuto scomodo da eliminare in maniera casuale, ma al contrario è uno
strumento economico ed efficace per apportare il giusto contenuto d’azoto
necessario al terreno. Ma perché sia utile ed efficace sulle colture deve essere
utilizzato correttamente, evitando sprechi ed adottando alcuni semplici
accorgimenti al momento della sua applicazione al terreno.
Il liquame infatti può diventare veicolo di germi e, se utilizzato
scorrettamente, provocare seri inconvenienti igienici e ambientali. Tra i
problemi più frequentemente ricorrenti c’è infatti la formazione di odori e
aerosol, ruscellamenti e stagnazioni. Per evitarli è bene, ad esempio,
interrare il liquame non appena applicato al terreno, evitare l’uso dei getti ad
alta pressione e non applicarlo sui terreni occupati da colture orticole i cui
prodotti sono destinati ad essere consumati crudi dall’uomo.
Vincoli
ambientali
imposti
−
−
−
−
−
i terreni agrari su cui viene utilizzato il liquame devono avere
un’estensione tale per cui non venga superato il limite di azoto previsto
dal cosiddetto “Piano Stralcio per il comparto zootecnico”
lo spandimento di liquame è vietato in inverno, tra il 15 dicembre e il 28
febbraio, ma in caso di favorevoli condizioni meteorologiche, la Provincia
può derogare a tale divieto
lo spandimento non deve essere effettuato su suoli saturi d’acqua,
innevati o gelati
è necessario adottare particolari cautele in prossimità dei laghi, bacini e
corsi d’acqua, dai quali è necessario restare lontani almeno 10 m, mentre
la distanza da tenere rispetto al punto di captazione dei pozzi è di 200 m.
Anche sui terreni in pendenza bisogna prestare attenzione, adottando
adeguati accorgimenti per evitare il ruscellamento del liquame
bisogna tener conto di eventuali specifiche aree di divieto definite dalla
Provincia (P.T.C.P.) e dai Comuni (P.R.G. e regolamenti ecc.)
22
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 3
Stoccaggio
reflui
zootecnici
L.R. 50/1995
SPANDIMENTO DI LIQUAME ZOOTECNICO
Per una corretta conservazione dei reflui zootecnici è necessario verificare
che le caratteristiche delle strutture di stoccaggio (vasche, lagoni e
concimaie) siano conformi alle normative vigenti, sia per la dimensione che
per le caratteristiche strutturali (Delibere di G.R. n° 3003/95 e n° 1853/99)
Stoccaggio
letame
Per quanto riguarda lo stoccaggio del letame si ricorda che l’accumulo a piè di
campo, anche su terreno nudo, rientra nella normale pratica agronomica a
condizione che:
avvenga dopo adeguata maturazione (almeno 30 giorni in apposita
concimaia)
sia evitato il ruscellamento degli eventuali percolati mediante formazione
di un solco perimetrale isolato
vi siano almeno 20 m dai corsi d’acqua
non sia ripetuto sullo stesso appezzamento per almeno due annate
agrarie consecutive
il letame non permanga a piè di campo per un periodo continuativo
superiore a 6 mesi
Limiti
nelle Con il “Piano Stralcio” la R.E.R. ha pubblicato la “Carta della Vulnerabilità”*
ZONE
che suddivide il territorio regionale in base alla capacità del terreno di
VULNERABILI
ricevere fertilizzanti azotati, identificando aree vulnerabili (il limite è di 170
Kg di azoto per ettaro di terreno, elevabile a 210 kg/ha/anno in caso di Piano
di Utilizzazione Agronomica, PUA) e aree non vulnerabili (340 Kg N/Ha).
Rilascio
Tutti gli allevamenti zootecnici che effettuano lo spandimento dei liquami sul
autorizzazioni
suolo sono tenuti a munirsi di autorizzazione, seguendo procedure diverse a
seconda del tipo di allevamento e della dimensione. La Provincia è l’Ente che
rilascia queste autorizzazioni.
Per gli allevamenti di media-grande dimensione è necessario acquisire
l’autorizzazione per spandere sul suolo i liquami, seguendo le procedure
imposte dalla L.R. 50/95.
*vedi cartografia allegata
23
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 3
Semplificazioni
L.R. 50/1995
SPANDIMENTO DI LIQUAME ZOOTECNICO
La L.R. 50/95, con l’art. 5, introduce delle semplificazioni per gli
allevamenti che producono un quantitativo di liquame limitato (non superiore
a 500 mc all’anno) e per gli insediamenti di bovini da latte con strutture
esistenti dal 1976. In questi casi l’allevatore ha la possibilità di presentare
una “denuncia di spandimento”, come denuncia di inizio attività, che quindi
non prevede il rilascio di nessun atto formale di autorizzazione ed è efficace
finché non interviene qualche cambiamento nell’azienda o nei terreni utilizzati
per l’attività di spandimento dei liquami.
In tutti gli altri casi il rilascio dell’autorizzazione deve essere richiesto
presentando domanda a fronte della quale la Provincia, una volta verificato il
rispetto della normativa, rilascia un’autorizzazione, cioè un vero e proprio
atto formale, indicandone la data di scadenza, che non può comunque
superare i 4 anni.
Semplificazioni
L.R 21/98
Per gli allevamenti di dimensioni ridotte e per quelli che si trovano in aree di
montagna, sono state introdotte semplificazioni dalla L.R. n° 21/98. Per le
aziende che possono rientrare nella disciplina introdotta dalla L.R. 21/98
(allevamenti bovini, equini e caprini con meno di 10 Unità di Bestiame Adulto
-UBA- o fino a 20 UBA ubicati nella fascia montana e purché gli animali siano
dediti al pascolo per almeno 4 mesi all’anno), sono state introdotte
semplificazioni di carattere tecnico - amministrativo fermo restando
comunque “l’obbligo per il titolare dell’allevamento, prima dello spandimento,
di provvedere alla raccolta e conservazione dei liquami e dei letami prodotti
secondo le modalità previste dalle disposizioni locali in materia” e “la fase di
custodia e conservazione dei liquami e dei letami non deve costituire fonte di
pericolo per la salute pubblica e/o provocare inquinamento delle acque
superficiali e sotterranee”.
Allevamenti
Gli allevamenti di ridottissime dimensioni, vale a dire gli animali detenuti per
esclusi
dalla uso familiare e le aziende che producono esclusivamente letame, come
legislazione
indicato nella Delibera G.P. n° 174/00, sono esclusi dalla normativa
regionale
di precedente e non devono richiedere nessuna autorizzazione.
autorizzazione
24
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 3
L.R. 50/1995
SPANDIMENTO DI LIQUAME ZOOTECNICO
Registro
I titolari delle autorizzazioni allo spandimento dei liquami sono tenuti alla
compilazione del “registro delle utilizzazioni del liquame”, sul quale dovranno
essere annotati, entro le 48 ore successive allo spandimento, i quantitativi di
liquame distribuiti, la data di spandimento e l’appezzamento utilizzato.
Sanzioni
Le sanzioni, amministrative - pecuniarie, previste dalla normativa (ex art. 15
della L.R. 50/95), nel caso le strutture di stoccaggio non siano conformi alla
normativa o si siano utilizzati sistemi di raccolta e conservazione dei liquami
non idonei (artt. 13 e 14 L.R.50/95), variano da 2 a 20 milioni, mentre per la
mancata compilazione del registro di utilizzazione dei liquami, per chi è in
possesso di un’autorizzazione formale, la sanzione prevista può variare da
500.000 £ a 5.000.000 (art. 10 L.R. 50/95); l’applicazione di liquame su
terreno che comporta degli inconvenienti igienici o ambientali, è soggetto a
multe che variano da 1.000.000£ a 10.000.000£ (art. 11 L.R.50/95).
Non devono essere convogliati, in nessun modo, i liquami e le acque di
lavaggio delle sale di mungitura in corpo idrico superficiale e/o canali
aziendali. Si ricorda che detto comportamento non si configura come una
utilizzazione agronomica del liquame ma come scarico abusivo sanzionabile
penalmente ai sensi del D. Lgs. 152/99 (art. 59).
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Agricoltura, Via Mazzini n° 62 tel.
0523/795520; è inoltre attivo il sito internet in cui si possono trovare varie informazioni utili
(indirizzo: www.provincia.pc.it , alla cartella “AGRICOLTURA” - “LIQUAMI ZOOTECNICI” oppure
direttamente
www.provincia.pc.it/agricoltura/liquami/liquami.htm
indirizzo
e
mail:
[email protected] ).
25
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
Cosa prevedono
Indicazioni sulle colture agrarie presenti sul territorio regionale e
suggerimenti per tutte le decisioni riguardanti la filiera produttiva
che caratterizza una coltivazione, idonei ad attuare scelte tese a
ottimizzare gli interventi e minimizzare gli impatti di carattere
agroambientale.
Chi interessano
Tutte le aziende associate alle Organizzazioni di Prodotto che
aderiscono ai servizi di Assistenza Tecnica Provinciali (L.R. 28/98),
quelle aderenti al Reg. CE 2200/96 e al Reg. CE 1257/99 (misura 2f
- azione 1)
Come si aderisce
- attraverso l'associazione alle Organizzazioni di Prodotto
riconosciute dal reg. CE 2200/96
- attraverso domanda specifica al Piano Regionale Sviluppo Rurale
(Reg. CE 1257/99 mis. 2f - azione 1)
- attraverso la partecipazione delle Organizzazioni di Prodotto al
Programma Provinciale di Sviluppo al Sistema Agroalimentare
- aderendo alla L.R. 28/99.
Come
si
attua - direttamente, attraverso tecnici delle Organizzazione di Prodotto
l’assistenza tecnica
- indirettamente
con
comunicati
stampa,
"bollettino
agrometeorologico", segreteria telefonica, e-mail
Riconoscimenti
economici per chi
aderisce
- i contributi sono riconosciuti alle Organizzazioni di Prodotto e non
direttamente ai singoli produttori
Sistema di controllo
Attraverso funzionari pubblici e tecnici di Enti certificatori
Eventuali sanzioni
Le sanzioni sono regolamentate dalle Organizzazioni di Prodotto e
dal Programma Provinciale di Sviluppo al Sistema Agroalimentare e
sono di importo variabile in funzione del livello di inadempienza
26
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
I DPI riportano le norme relative a tutte le tecniche necessarie per il ciclo
di una coltura; qui di seguito sono riportate le indicazioni che devono
essere rispettate per minimizzare il dilavamento dell'azoto e i
conseguenti processi di inquinamento del terreno.
Saranno esaminate le tecniche relative alla gestione del suolo e alla
fertilizzazione.
Le
attività
sono • NORME VINCOLANTI
regolamentate con: • CONSIGLI TECNICI
NORME VINCOLANTI
FERTILIZZAZIONE
È obbligatorio redigere un piano di fertilizzazione annuale per
coltura e compilare le voci previste nell’apposita scheda a cui
dovranno essere allegati i certificati di analisi del terreno (con gli
elementi identificativi dell’appezzamento e dell’azienda) e la Carta
Tecnica Regionale in scala 1:5.000 o 1:10.000.
I piani dovranno essere redatti entro il 28 febbraio di ciascuna
annualità.
Per la sola prima annata agraria di adesione tale scadenza viene
posticipata al 31 marzo.
Per le colture erbacee e orticole, le analisi del terreno hanno una
validità che dura 5 anni e nel caso di terreni con una elevata
dotazione di P2O5 e K2O, si possono evitare nuove analisi allo
scadere dei primi 5 anni.
Per le colture arboree occorre disporre di un’analisi del terreno per
effettuare un impianto, o per un frutteto o vigneto già in essere;
l’analisi può risalire a non più di 5 anni. Successivamente i risultati
analitici conserveranno la loro validità per tutta la durata del vigneto
o del frutteto.
CONSIGLI TECNICI
FERTILIZZAZIONE
Le norme prendono in
considerazione
esclusivamente
i
tre
principali
macroelementi
(azoto, fosforo e potassio)
e
per
ogni
coltura
individuano dei limiti
quantitativi
non
superabili.
Per
l’impiego
degli
effluenti
zootecnici
sono
ammesse
distribuzioni
che
consentono un’efficienza
da media ad elevata, in
base allo stadio fenologico
della coltura.
27
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
NORME VINCOLANTI
CONSIGLI TECNICI
• SOLO per Reg. CE 2200/96, L.R. 28/98, L.R. 28/99
Per i soli impianti arborei in essere la redazione del piano di
fertilizzazione, la disponibilità delle analisi, ecc.. dovranno
essere disponibili entro il 31.03.2002; nel corso del 2001 si
dovranno rispettare i limiti massimi riportati nelle norme
specifiche di coltura riferiti a dotazioni medie.
CONCIMAZIONE AZOTATA
•
SOLO per Reg. CE 1257/99
Nelle aree preferenziali a prevalente tutela idrologica (Piano
Regionale Sviluppo Rurale 2001-2006), e quelle individuate come
“vulnerabili” ai sensi della Direttiva CEE 676/91, NON E’ AMMESSO
SUPERARE I 170 KG/HA DI AZOTO PER ANNO
Tale limite deve intendersi come apporto annuo derivante dalla
somma delle forme di azoto minerale di sintesi e di quelle
organiche. Nel caso di utilizzo di ammendanti si prenderà in
considerazione solamente la quota di azoto mineralizzato
nell’annata.
Nelle rimanenti aree i limiti massimi coincidono con quelli indicati
nelle norme tecniche specifiche per le singole colture.
Nel caso di doppia coltura il quantitativo massimo apportabile deriva
dalla somma dei singoli limiti ammessi.
Per le colture erbacee di pieno campo, la patata ed il
pomodoro da industria, il calcolo delle quantità da somministrare
viene fatto sulla base di un bilancio tra gli apporti e i bisogni
dell’intero ciclo culturale.
La quantità di azoto di cui è ammessa la distribuzione
coincide con il bisogno di azoto della pianta ottenuto come
segue:
Le colture per le quali è
richiesto
il
bilancio
semplificato per il calcolo
della dose di azoto sono:
• Cereali
autunnovernini (grano tenero,
duro e orzo)
• Cereali estivi (mais e
sorgo)
• Girasole
• Barbabietola
da
zucchero
• Pomodoro da industria
• Patata
• Graminacee foraggere
• Prati
polifiti
avvicendati e stabili
28
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
NORME VINCOLANTI
Bisogno di azoto kg/ha = Na (kg/ha) –Nd (kg/ha)
CONSIGLI TECNICI
•
Calcolo della dose di
fosforo e potassio
Na = azoto assorbito dalla coltura durante il suo ciclo produttivo
(determinato dall’obiettivo produttivo che si ritiene di poter Se la dotazione del terreno è
raggiungere)
ELEVATA l'apporto di fosforo
= Produzione probabile (t/ha) X assorbimento di azoto (kg/t);
e potassio deve essere
sospeso o ridotto.
Nd = azoto che si rende disponibile alla coltura durante il suo Se la dotazione del terreno è
ciclo di sviluppo da fonti diverse dalla concimazione diretta.
NORMALE è ammessa una
concimazione
di
mantenimento che copra le
Azoto disponibile = Np+Nm+Nr+Ns
asportazioni delle colture
Np = azoto pronto, immediatamente disponibile nel terreno al (calcolate moltiplicando la
momento della semina della coltura;
produzione stimata per i
Nm = azoto mineralizzato durante il ciclo colturale a partire dalla coefficienti
unitari
di
sostanza organica presente nel terreno;
assorbimento).
Nr = azoto da residui in funzione della coltura in precessione;
Se la dotazione del terreno è
Ns = azoto supplementare dovuto ad apporti negli anni SCARSA
è
ammesso
precedenti di fertilizzanti organici al terreno.
integrare la concimazione di
Nel bilancio complessivo non si tiene conto dell’apporto di N che mantenimento con quote di
deriva dalle precipitazioni meteoriche.
arricchimento per portare la
Per quanto riguarda, invece, le perdite per dilavamento e dotazione
del
terreno
lisciviazione, è previsto uno specifico intervento per reintegrarle.
nell'intervallo di normalità.
Gli apporti di arricchimento
Nel periodo ottobre-gennaio le perdite per lisciviazione (viene vanno effettuati sulle colture
considerata dilavata la quota di azoto “pronto”) sono stimate più esigenti della rotazione.
come di seguito indicato:
Qualora vengano eseguite
colture in secondo raccolto, a
- con pioggia <150mm = nessuna perdita;
queste
potranno
essere
- con pioggia compresa fra 150 e 250 mm = perdita del 50% distribuite quantità di P e K
dell’azoto pronto
massime pari all'asportato.
- con pioggia> di 250 mm = perdita del 100% dell’azoto Vigono limiti massimi.
pronto.
29
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
NORME VINCOLANTI
colture orticole e fragola
Gli apporti di azoto sono calcolati sulla base dei fabbisogni delle
colture, stimati moltiplicando la resa probabile per i coefficienti
unitari di assorbimento.
Qualora negli anni precedenti siano state effettuate
fertilizzazioni organiche, occorrerà tenerne conto riducendo
adeguatamente la dose di azoto da distribuire con il concime.
La dose di azoto così calcolata costituisce il limite di
somministrazione a cui attenersi. Per le singole colture, vengono
comunque fissati e riportati nelle norme tecniche di coltura, dei
limiti di apporto massimi.
colture frutticole e vite
Gli apporti di azoto sono calcolati sulla base dei fabbisogni della
coltura stimati moltiplicando la produzione probabile (t/ha) per
il coefficiente unitario di asportazioni da parte dei frutti (kg N
per tonnellata di prodotto) e considerando una quota di azoto
necessaria a sostenere la crescita annuale (quota di base, in
kg). Il valore così ottenuto viene moltiplicato per 1,2 in quanto
si ipotizza l’efficienza della concimazione attorno all’80%.
Quantità d’azoto (kg/ha di N)
[(Produzione probabile x quota unitaria di asportazione )
+ quota di base di N] x 1,2
Nei frutteti di 1° e 2° anno gli apporti di azoto devono essere
localizzati in prossimità della zona di terreno occupata dagli
apparati radicali e ridotti rispetto alla quota di piena produzione.
E’ possibile superare le quantità di azoto, derivate da bilancio o
da valori massimi previsti per ogni coltura, in presenza di
carenze manifeste (sintomi a carico delle foglie) evidenziate da
analisi fogliari o da analisi dell’azoto minerale nel terreno. Le
analisi che giustificano il superamento dovranno essere
conservate assieme al piano di fertilizzazione.
CONSIGLI TECNICI
•
Concimazione di preimpianto nelle colture
poliennali
In
terreni
con
dotazioni
SCARSE o
NORMALI è
possibile anticipare totalmente
o in parte le asportazioni
future della coltura.
Tali apporti dovranno essere
conteggiati (in detrazione) al
momento della concimazione
di copertura.
Epoche e modalità di
distribuzione
Per il fosforo è ammessa la
localizzazione alla semina o al
trapianto e l'impiego fino alla
fase di pre-emergenza dei
concimi liquidi.
Nelle colture a ciclo annuale
non è ammesso l'uso in
copertura di concimi complessi
contenenti fosforo e potassio,
in quanto, così apportati, non
verrebbero
pienamente
utilizzati dalla coltura.
Queste limitazioni non sono
valide
per
chi
pratica
fertirrigazione o concimazione
fogliare.
•
30
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 4
DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA
NORME GENERALI
NORME VINCOLANTI
CONSIGLI TECNICI
La distribuzione
Per ridurre al minimo le perdite per lisciviazione e
massimizzare l’efficienza della concimazione è necessario
distribuire l’azoto nelle fasi di maggior necessità delle colture.
In genere non sono ammessi apporti in un’unica
soluzione superiori ai 100 kg/ha di N per le colture
erbacee ed orticole e ai 60 kg/ha per le colture arboree.
Fanno eccezione i concimi a “lenta cessione “
che
rendono disponibile l’azoto minerale gradualmente nel
tempo. Nel caso di effluenti zootecnici tali limiti devono
intendersi come azoto efficiente
FERTIRRIGAZIONE
Questa tecnica permette di aumentare l'efficienza della
concimazione: i quantitativi calcolati per le distribuzioni a
pieno campo dei concimi azotati vanno ridotti del 20%.
Per le colture arboree (vite e frutteti) la riduzione si applica
solo agli impianti in produzione.
Nel caso in cui, nello stesso anno, vengano utilizzate entrambe
le tecniche di fertilizzazione (pieno campo e fertirrigazione) la
riduzione consigliata riguarderà solo la frazione distribuita con
la fertirrigazione.
FERTILIZZAZIONE ORGANICA
Con tale tecnica è possibile
apportare fosforo e potassio
Le quantità da distribuire sono riportate nella tabella in anche
durante
il
ciclo
allegato* e sono in funzione del tenore di sostanza organica vegetativo della coltura.
nel terreno.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Agricoltura della Provincia, via Colombo,
35, tel. 0523/795613.
31
*Apporti di ammendanti organici in funzione della sostanza organica in
dotazione al terreno
Dotazione di sostanza
organica nel terreno
Apporti consigliati
Apporti massimi
annuali
(T s.s. /ha)
Bassa
Stabilire gli apporti in funzione
dei dati di analisi
10
Normale
40-50 T/ha letame
8
Elevata
Ridurre gli apporti in funzione
dei dati di analisi
6
T s. s.= tonnellate sostanza secca
32
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 5
Decreto Legislativo 152/99
DISPOSIZIONI SULLA TUTELA DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO
Zone vulnerabili L’uso indiscriminato di concimi azotati può inquinare le acque sotterranee,
ai nitrati
soprattutto nelle ZONE VULNERABILI, definite come aree nelle quali, per le
caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi (vulnerabilità naturale) esiste
il rischio di inquinamento, dovuto allo spandimento sul suolo agricolo di
liquami zootecnici e di altri fertilizzanti azotati. Tali zone sono definite per
la Regione Emilia Romagna nella Carta della Vulnerabilità, parte integrante
della Delibera Consiglio Regionale n° 570 del 1997*.
Limiti
allo Nelle zone vulnerabili lo spandimento di liquami zootecnici, compreso
spandimento
di quello depositato dagli animali stessi, non deve superare il limite di 170 kg
liquami
N/ha/anno, elevabile a 210 kg N/ha/anno in caso di Piani di Utilizzazione
Agronomica (Del. G. R. n° 668/1998), e nei primi due anni del Programma
zootecnici
d’azione (Allegato 7, Parte AIV)
Utilizzazione
agronomica degli
effluenti
di
allevamento
Le Regioni la disciplinano sulla base dell’emanando decreto del Ministero
per le politiche agricole e forestali, regolandone la comunicazione, le norme
tecniche di utilizzo, i criteri di controllo, prescrizioni, divieti e sospensioni,
nonché le sanzioni (art. 38); fino ad allora è vigente la L. R. 50/95 (vedi
scheda 3).
Programmi
d’azione
Sono obbligatori nelle Zone Vulnerabili, ed indicano i periodi in cui è
proibita l’applicazione al terreno dei fertilizzanti, la capacità dei depositi per
effluenti di allevamento, le limitazioni all’applicazione al terreno
di
fertilizzanti conformemente alla buona pratica agricola ed in funzione delle
caratteristiche della zona vulnerabile (condizioni, tipo e pendenza del
suolo; condizioni climatiche, precipitazioni, irrigazione; uso del terreno e
pratiche agricole, come rotazione e avvicendamento colturale).
In Emilia Romagna sono attuati dalla normativa tecnica emanata con la L.
R. 50/95 e con il Piano Territoriale Regionale per la Tutela e il Risanamento
delle Acque - stralcio per il comparto zootecnico (Del. C. R. n°570/97) e
prevedono:
*vedi carta allegata
33
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 5
Decreto Legislativo 152/99
DISPOSIZIONI SULLA TUTELA DELLE ACQUE DALL’INQUINAMENTO
Segue misure dei •
P. A.
•
periodi di divieto applicazione liquami (15 dicembre-28 febbraio);
capacità minima contenitori liquami (90 giorni per piccoli allevamenti,
120 per bovini da latte, 180 per tutti gli altri);
•
Piani di Utilizzazione Agronomica obbligatori per allevamenti suini>160
t peso vivo allevato, altrove consigliata l’adozione di Disciplinari di
Produzione Integrata;
•
Proibizione di nuovi allevamenti suini nei comuni dichiarati eccedentari;
•
Adozione di TABIA (Tecnologie a basso impatto ambientale) per la
produzione, trattamento, smaltimento di liquami e SMISA (sostanziali
miglioramenti igienico-sanitari ed ambientali) per ridurre gli impatti
ambientali complessivi.
CBPA - codice di
buona
pratica
agricola
(vedi
scheda 6)
Deve essere applicato nelle Zone Vulnerabili ed è particolarmente
raccomandato anche nelle Zone non Vulnerabili; può essere integrato dalle
Regioni, in relazione alle esigenze locali, previa comunicazione tempestiva
al Ministero per le politiche agricole e forestali
Sanzioni
E’ punito con sanzione amministrativa pecuniaria da £ 1.000.000 a £
10.000.000 chiunque non ottemperi le disposizioni vigenti sull’utilizzazione
agronomica degli effluenti di allevamento (L.R. 50/95) fino all’emanazione
della specifica disciplina regionale (art. 54 comma 7).
Per ulteriori informazioni
0523/339153.
ci
si
può rivolgere ad
ARPA, Servizio Sistemi
Ambientali,
34
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 6
D. M. 19 aprile 1999
CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA
Con il decreto del 19 aprile 1999 il Ministero delle Politiche Agricole ha
approvato il codice di buona pratica agricola (CBPA) in attuazione della
direttiva del Consiglio 91/676/CEE.
Il codice di buona pratica in ottemperanza alla direttiva comunitaria prende in
considerazione le problematiche relative all’inquinamento delle acque
provenienti da fonti agricole.
Il CBPA deve ottimizzare la gestione dell’azoto nel sistema suolo/pianta in
presenza di colture agricole che si succedono e alle quali occorre assicurare
un livello produttivo e nutrizionale economicamente ed ambientalmente
sostenibile al fine di minimizzare le possibili perdite con le acque di
ruscellamento e di drenaggio superficiale e profondo.
Contenuti
Applicazione dei fertilizzanti ai terreni
Periodi non opportuni per l’applicazione dei fertilizzanti
Applicazione dei fertilizzanti
Concimi minerali
Effluenti zootecnici
Casi particolari
Applicazione dei fertilizzanti in terreni in pendenza
Applicazione dei fertilizzanti ai terreni adiacenti ai corsi d’acqua
Applicazione dei fertilizzanti al terreno saturo d’acqua, inondato,
gelato o innevato
Avvicendamenti
Mantenimento delle copertura vegetale
Lavorazione e struttura del terreno
Sistemazioni
Miglioramento genetico
Gestione dell’allevamento
Formulazione della dieta
Strutture dell’allevamento
Gestione degli effluenti di allevamento
Caratteristiche stoccaggi per effluenti
35
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 6
D. M. 19 aprile 1999
CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA
Trattamento degli effluenti
La separazione dei solidi
Miscelazione
Trattamento aerobico
Trattamento anaerobico
Compostaggio dei solidi
Effluenti dai sili per lo stoccaggio dei foraggi
Prevenzione dall’inquinamento delle acque dovuto allo scorrimento ed alla
percolazione nei sistemi d’irrigazione
Piani
di è il documento che in funzione delle caratteristiche del suolo, del clima, delle
fertilizzazione
colture previste e della loro produzione attesa (obiettivo di produzione),
azotata
determinano quantità, tempi e modalità di distribuzione dei fertilizzanti
naturali e di sintesi.
Presupposti per i Piani di Fertilizzazione sono:
• conoscenza del grado di fertilità del suolo e la stima dei fabbisogni delle
diverse colture
• conoscenza delle caratteristiche pedoclimatiche che condizionano il
comportamento nel suolo degli elementi nutritivi nelle loro forme.
Risulta indispensabile, inoltre, avere un quadro complessivo dell’azienda
soprattutto relativamente a:
colture e rotazioni praticate e praticabili
disponibilità aziendale ed extra aziendale di fertilizzanti organici
possibilità di irrigazione e metodo utilizzato
tipi di lavorazione e sistemazioni idrauliche adottate
Un bilancio dell’azoto dovrebbe basarsi sulla stima delle diverse entrate ed
uscite determinando gli apporti azotati in funzione dell’obiettivo di produzione
secondo la semplice relazione :
Concimazione azotata =
fabbisogni colturali – apporti naturali di N + immobilizzazioni e dispersioni di N
36
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 6
Bilancio
dell’azoto:
Entrate
Bilancio
dell’azoto:
Uscite
D. M. 19 aprile 1999
CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA
Dotazione iniziale di azoto assimilabile corrispondente all’incirca all’1%
dell’azoto totale presente in uno strato arabile di 40 cm e valutato in
alcuni casi sperimentali intorno a 30-35 kg/ha
• Azoto che potenzialmente può mineralizzare dalla sostanza organica del
terreno durante il ciclo colturale, può contribuire alla nutrizione azotata
delle colture fornendo in un anno anche più di 80 Kg/ha di N con i valori
massimi di cessione nei periodi primaverili ed autunnali quando si
verificano le condizioni ottimali per l’attività microbica
• Restituzioni colturali: per queste si deve considerare che l’interramento
dei residui vegetali ad elevato rapporto C/N, quando si esegue, provoca
una momentanea immobilizzazione dell’azoto solubile intercettando e
riorganicando 1 Kg di N/ha per ogni 100 Kg/ha di residui pagliosi ed
inducendo un aumento del rapporto C/N.
• Azoto delle deposizioni atmosferiche secche ed umide stimato per
esempio in zone delle pianura padana intorno a 10-15 Kg/ha anno.
• Fissazione simbiotica dell’azoto atmosferico in presenza di leguminose:
dipende dalle specie vegetale coltivata e può oscillare intorno a 100-120
Kg/ha anno che possono superare i 300 Kg/ha.
• Fertilizzazione
• L’organicazione dell’N solubile ad opera dei microrganismi del suolo è
stimabile intorno al 25% della azoto in entrata
• La percolazione è variabile con l’andamento climatico e non dovrebbe
superare i valori che in climi mediterranei sono stimati spesso intorno a
pochi kg/ha/anno
• L’erosione e scorrimento superficiale: la valutazione di questi processi
dipende dalla struttura e granulometria del terreno, dal suo stato idrico,
dalle lavorazioni, dalla pendenza; in terreni coltivati in pianura queste
perdite sono trascurabili
• L’azoto fissato dalle argille è una voce ancora oggetto di studio e varia
con le condizioni pedoclimatiche e costituisce una notevole riserva di
azoto del terreno; può essere stimata dai 5 ai 30 Kg/ha/anno
• La denitrificazione è una voce molto variabile e dipende soprattutto dal
tipo di utilizzazione del suolo e dalle sistemazioni idrauliche
Le asportazioni colturali, variabili con le condizioni pedoclimatiche e col tipo
di gestione colturale, sono strettamente collegate all’obiettivo di produzione
•
37
Principali specie agrarie e limiti fisiologici del loro fabbisogno azotato
per una produzione medio alta
Cereali
Frumento tenero
Orzo
Avena
Mais
Leguminose da granella
Fagiolo
Pisello
Piante da tubero
Patata
Piante industriali
Barbabietola da zucchero
Girasole
Soia
Piante orticole
Aglio
Cipolla
Cocomero
Melanzana
Peperone
Pomodoro
Zucchina
Fabbisogno di azoto
Kg/ha
Resa ipotizzata
t/ha
180
120
100
280
6
5
4,5
10
20
20
3
3,5
150
30
150
100
20
45
3
3
120
120
100
200
180
160
200
12
30
50
40
50
30
30
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Agricoltura della Provincia, via Colombo,
35, tel. 0523/795613; alla Coldiretti, tel. 0523/596511; all’Unione Provinciale Agricoltori, tel.
0523/596711; alla Confederazione Italiana Agricoltori, tel. 0523/606081.
38
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 7
Reg. CE 1257/99
Agenda 2000
Misure agroambientali per la diffusione di sistemi di produzione a
basso impatto ambientale e conservazione degli spazi naturali, tutela
delle biodiversità, cura e ripristino del paesaggio.
La comunità europea nella formulazione degli interventi di politica
agricola, per il periodo dal 2000 al 2006, ha riconfermato il forte
impegno ambientale che riveste l’agricoltura ed ha riproposto aiuti per
una agricoltura sostenibile e rispettose delle risorse naturali.
L’insieme degli interventi previsti da Agenda 2000 sono stati recepiti
dalla Regione Emilia Romagna con il Piano Regionale di Sviluppo
Rurale.
Il PRSR prevede un contributo per gli imprenditori agricoli che
sottoscrivono impegni quinquennali adottando una delle azioni
previste dalla Misura 2 f. Le azioni ruotano attorno a due impegni
principali : l’agricoltura integrata e l’agricoltura biologica.
Produzione integrata: Zone omogenee di pianura e collina dell’intero territorio regionale
Localizzazione
Obiettivo operativo
Colture
dell’azione
Promuovere l’applicazione di tecniche di produzione integrata
oggetto arboree principali: melo, pero, pesco, susino
vite e fruttiferi minori: vite, actinidia, ciliegio, albicocco, kaki, ulivo
barbabietola da zucchero
ortive ed altre annuali: aglio, cocomero, asparago, carota, cetriolo
(coltura protetta), cipolla, fagiolo, fagiolino (industria e consumo
fresco), fragola, lattuga, melone, melanzana (coltura protetta e a
pieno campo), patata, peperone (coltura protetta e a pieno campo),
pisello, pomodoro da industria, pomodoro da mensa (in coltura
protetta), spinacio, zucchino, cipolla da seme, cicoria da seme e
pisello da seme
seminativi (Reg. CE n°1251/99) e foraggere: soia, girasole, mais,
sorgo, frumento duro e tenero, orzo, riso, erba medica, prati polifiti,
graminacee foraggere
39
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 7
Descrizione
dell’impegno
Agenda 2000
Le aziende aderenti all’Azione devono adottare le disposizioni
tecniche indicate negli specifici Disciplinari di Produzione per tutte le
colture per le quali questi sono stati definiti.
I Disciplinari di Produzione Integrata includono le schede di
registrazione di campo e magazzino e i relativi manuali di
compilazione. Le schede devono essere compilate entro 48 ore dalla
esecuzione delle operazioni colturali e di acquisto dei prodotti. Le
schede di autocertificazione devono essere conservate in copia o in
originale presso la sede aziendale, il cui indirizzo deve essere
segnalato in domanda per eventuali verifiche da parte dei tecnici
dell'amministrazione.
Successione colturale Per potere accedere agli aiuti i beneficiari devono redigere un piano di
rotazione da formulare attraverso il riparto colturale aziendale relativo
ai cinque anni d'impegno.
Adozione di una rotazione quadriennale di almeno tre diverse colture.
E’ fatto divieto del ristoppio. A questo proposito si specifica che:
• ai fini del ristoppio, i cereali autunno-vernini (frumento tenero e
duro, orzo) sono considerati colture analoghe;
• le norme generali e di coltura dispongono specifici intervalli e
limitazioni di successione per le diverse colture.
In collina è possibile effettuare la successione grano-orzo a seguito
della medica o altro prato poliennale al massimo una volta nel
quinquennio di impegno.
Difesa fitosanitaria e L’attuazione dei programmi di difesa fitosanitaria integrata avviene
controllo
delle impiegando i prodotti:
infestanti
• a minore rischio di tossicità
• a maggiore compatibilità ambientale
• nella minore quantità possibile solo se necessario.
E’ previsto l’impiego di irroratrici controllate e tarate da centri
autorizzati (ai sensi della Delibera G.R. 1202/99) con intervallo
massimo di 5 anni per le attrezzature aziendali e di 2 anni per quelle
dei contoterzisti
40
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 7
Agenda 2000
Fertilizzazione
Essa, fatto comunque obbligo del rispetto dei quantitativi massimi
annui distribuibili stabiliti in applicazione della Direttiva 91/676/CEE,
deve essere attuata avendo a riferimento i seguenti principi generali:
• definizione dei quantitativi massimi distribuibili per coltura dei
macro elementi nutritivi sulla base delle asportazioni e delle risorse
(stimate in base alle analisi del suolo)
• definizione delle epoche e delle modalità di distribuzione dei
fertilizzanti e degli ammendanti organici
• impiego razionale dei reflui zootecnici con limiti inferiori di almeno il
20% rispetto a quelli stabiliti dalla normativa
Irrigazione
Deve essere attuata attraverso l’impiego del metodo del bilancio idrico
semplificato per la definizione delle epoche e dei volumi massimi
distribuibili
Gestione del suolo
Collina: contenere i rischi di erosione superficiale o movimenti di
massa.
Lavorazioni e sistemazioni:
- nei suoli con pendenza media superiore al 30% è vietata la
lavorazione;
- nei suoli con pendenza media compresa tra il 30% sino al 10%, la
profondità massima di lavorazione non può superare 0,25 m; la
lunghezza degli appezzamenti deve essere contenuta entro 60m
mediante l’apertura di fossi per la regimazione idrica.
Copertura vegetale dei suoli per pendenze medie oltre il 10% ed in
pianura per terreni con argilla inferiore al 18%, con le seguenti
modalità:
- colture arboree: obbligo inerbimento delle interfile nel periodo
invernale;
- altre colture: obbligo presenza di copertura (con colture o cover
crops) nel periodo autunno-invernale su almeno il 50% dei suoli
aziendali.
41
SCHEDA
NORMATIVA
TECNICA 7
Agenda 2000
Gestione delle tare
divieto di impiego di prodotti fitosanitari e fertilizzanti sulle tare
aziendali ad eccezione di quelli specificamente indicati nelle norme
tecniche generali.
Adempimenti
Le aziende possono aderire nel contempo alle azioni:
aggiuntivi volontari
- Colture intercalari per la copertura vegetale nel periodo autunnale e
invernale
- Inerbimento permanente delle colture arboree da frutto e vite
- Incremento della materia organica dei suoli
- Pianificazione ambientale aziendale
Produzione biologica: L'applicazione riguarda le zone ambientali omogenee di pianura,
Localizzazione
collina e montagna
Obiettivo operativo
Promuovere l’applicazione di tecniche di produzione biologica
Beneficiari
Agricoltori iscritti all’albo regionale degli operatori biologici ai sensi del
Dlgs. n. 220/95
Zootecnia Biologica
Agli operatori iscritti nell’elenco regionale che effettuano produzioni
zootecniche per ettaro di superficie foraggiera, è concesso un
sostegno pari a:
• 380 Euro/Ha in zone ordinarie
• 450 Euro/Ha in zone preferenziali
Potranno ricevere detto sostegno esclusivamente quelle superfici che
determinano un rapporto UBA/superficie foraggera non inferiore a 1,5
in pianura, 1 in collina e 0,8 in montagna. Sulle restanti superfici
aziendali a foraggiere si applica il sostegno previsto, concesso per
quelle superfici che possono dar luogo a produzioni biologiche ai sensi
del Regolamento CEE 2092/91, a condizione che tutte le produzioni
ottenute siano certificate, etichettate ed immesse sul mercato; il
sostegno è ricondotto a quello previsto per l’Azione 1 nel caso in cui la
suddetta condizione non sia soddisfatta
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al Servizio Agricoltura della Provincia, via Colombo,
35, tel. 0523/795613 (Dott. Libè) e 795634 (Dott. Sdraiati); alla Coldiretti, tel. 0523/596511;
all’Unione Provinciale Agricoltori, tel. 0523/596711; alla Confederazione Italiana Agricoltori,
tel. 0523/606081.
42
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
Tessitura
pH
Sostanza organica
Calcare totale
Fosforo
assimilabile
Potassio
assimilabile
Nickel totale
CARATTERIZZAZIONE DEI SUOLI E UTILIZZO
FERTILIZZANTI
Nelle schede che seguono vengono descritte le principali
caratteristiche dei suoli e come queste interagiscono con le sue
proprietà produttive.
Allegata al presente opuscolo trovate la rappresentazione
cartografica (1:200.000) dei vari tematismi relativa al territorio
piacentino.
Ognuna delle schede seguenti contiene una guida alla lettura e
all’utilizzo delle carte, con riferimenti territoriali di dettaglio.
Per informazioni ci si può rivolgere a: ARPA – Sezione Provinciale di Piacenza, Area Analitica
Specialistica Agropedologia (Dott. Antonio Nassisi) – tel. 0523/354011
43
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
Suoli: tipi di rocce
Granulometria
TESSITURA
Tra i materiali che formano la litosfera, costituita per oltre il 95% da
rocce eruttive e per il 5% da metamorfiche e sedimentarie - scistose
(4%), arenarie (0,75%) e calcaree (0,25%) - predomina il silicio
nelle sue combinazioni con l'ossigeno (silice) e, più frequentemente,
con l'alluminio, il calcio, il ferro, il sodio, il potassio e il magnesio
(silicati).
Esiste una grande variabilità nelle dimensioni delle particelle che
compongono il suolo, da quelle più grossolane (con diametro di
qualche centimetro) che formano lo scheletro, a quelle costituenti la
terra fine, comprese tra il millimetro e qualche decimo di micron
(millesimo di millimetro).
La suddivisione delle particelle rispetto alla loro dimensione è
effettuata diversamente da Nazione a Nazione; ciò comporta
differenti sistemi di classificazione a livello mondiale. Tra quelli più
noti, il sistema di classificazione utilizzato per la suddivisione tra
scheletro e terra fine e, ulteriormente, della terra fine in sabbia,
limo e argilla è quello della Società Internazionale di Pedologia
Classificazione adottata dalla Società Internazionale di Pedologia
Diametro delle particelle
in mm
Scheletro
Terra fine
Ciottoli
> 20
ghiaia
20 - 2
sabbia
limo
argilla
grossolana
2,000- 0,200
fine
0,200 – 0,050
grossolano
0,050 - 0,020
fine
0,020 - 0,002
colloidi minerali
< 0,002
44
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
Tipi di terreni
TESSITURA
In base a questa composizione granulometrica o tessitura, che viene
espressa in percentuale di terreno seccato all'aria di materiali
grossolani, sabbiosi, limosi e argillosi, i terreni vengono suddivisi
secondo una prima sommaria classificazione in quattro grandi
categorie:
a) Terreni argillosi: con oltre il 40% di materiali colloidali e il 2530% di limo;
b) Terreni limosi: con il 15-20% di argilla e il 25-70% di limo;
c) Terreni a composizione intermedia o equilibrata: con
proporzioni equilibrate di sabbia, limo e argilla, tali che nessuna
delle caratteristiche fisiche di questi costituenti prevalga;
d) Terreni sabbiosi: con argilla inferiore al 10%, 8-10% di limo e
sabbia superiore al 70%.
Da questa sommaria classificazione, ne deriva una più accurata con
dodici classi di tessitura, utilizzata dal Dipartimento di Agricoltura
degli Stati Uniti d'America e presa come esempio dalla Regione
Emilia-Romagna per la classificazione tessiturale dei suoli regionali.
Triangolo tessiturale
USDA
della
composizione
percentuale della terra
fine con la suddivisione
in classi al variare della
percentuale di sabbia,
limo e argilla presenti
nei suoli
45
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
TESSITURA
Sommando queste due classificazioni possiamo dire che:
a) Terreni argillosi - hanno classi tessiturali descritte come
argillosa (A), argilloso - limosa (AL), argilloso - sabbiosa (AS),
franco - argillosa (FA) e franco - limosa- argillosa (FLA);
queste ultime tre classi sono di transizione ad una tessitura
meno pesante e più equilibrata;
b) Terreni limosi - hanno classi tessiturali descritte come franco
- limoso (FL), limoso (L);
c) Terreni a composizione intermedia o equilibrata - hanno
classi tessiturali descritte come franco – sabbioso - argilloso
(FSA), franco o medio impasto (F), franco - sabbioso (FS);
d) Terreni sabbiosi - hanno classi tessiturali descritte come
sabbioso - franco (SF) e sabbioso (S).
Nella provincia di Piacenza sono state classificate nove classi anziché
dodici, poiché mancano classi estreme quali la limosa (L) e due
intermedie come l' argillosa - sabbiosa (AS) e la franco – sabbiosa argillosa (FSA).
Dall'esame della carta della tessitura* dei suoli ricadenti nella
zona D.O.C. "Colli Piacentini" si può rilevare che sono presenti
prevalentemente suoli argillosi, con tessitura argillosa, argillosa limosa, franco - argillosa e franco – limosa - argillosa (aree rossa,
arancio, rosa e gialla), mentre nelle quote più basse i terreni
acquisiscono una tessitura più equilibrata con tessitura a medio
impasto e franco - sabbioso (Borgonovo) (aree verde e verde
pisello).
Suoli con tessitura più grossolana (sabbioso - franca e sabbiosa)
si trovano nell'area a cavallo dei comuni di Gropparello e
Lugagnano, zona del Piacenziano (aree celeste e azzurra).
*vedi cartografia allegata
46
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
pH
Il pH dei suoli può essere acido, neutro o alcalino, con passaggi
intermedi subacido e subalcalino. Questa caratteristica dipende dalla
quantità di ioni idrogeno suscettibili di passare in soluzione, adsorbiti sui
complessi argillo-umici, dal grado di saturazione di questi complessi e
dalla natura delle basi di scambio.
Quando i cationi adsorbiti sono rappresentati in massima parte da ioni
idrogeno, il terreno presenta un pH molto basso; al contrario, quando su
tale complesso prevalgono i cationi alcalini o alcalino-terrosi (potassio,
sodio o calcio e magnesio) il pH diviene molto elevato. La neutralità si
riscontra quando esiste una conveniente proporzione tra ioni idrogeno e
cationi metallici adsorbiti.
Il pH influisce sullo stato fisico del terreno, poiché regola i processi di
flocculazione dei colloidi argillosi ed umici: questi materiali infatti
coagulano in presenza di ioni calcio, facilitando la formazione della
struttura grumosa, mentre, al contrario, si disperdono in presenza di ioni
sodio, ossia in ambiente fortemente alcalino, provocando nel tempo un
peggioramento dello stato strutturale. Rilevanti sono poi gli effetti che il
pH esercita su molte attività microbiologiche del terreno.
Il pH influisce anche sullo stato chimico, condizionando in misura
notevole la stessa fertilità: al di fuori dell’intervallo di 6,5-7,5,
l'assimilabilità di quasi tutti gli elementi nutritivi, indispensabili alla vita
delle piante, risulta compromessa.
La carta tematica del pH*, mostra che la maggior parte dei suoli
nel piacentino sono caratterizzati da pH subalcalino, con valori che
oscillano dal 7,40 al 8,10 (area celeste).
Esiste poi un'area con valori molto bassi con reazione subacida (dal
6,0 a 6,8 - area gialla) a reazione acida (< 6,0 - area rossa), che si
sviluppa trasversalmente sul territorio piacentino e corrisponde alla
prima collina ed è generalmente distinguibile dal colore rosso,
caratteristico del suolo.
*vedi cartografia allegata
47
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
pH
I suoli piacentini hanno valori di pH dal neutro al subalcalino, data l'alta
presenza di carbonato di calcio. Esiste comunque una diminuzione del pH
con andamento NW–SE (zona precollinare), con aree a reazione
nettamente acida nella parte centrale della provincia, comune di Ponte
dell'Olio e S. Giorgio ai confini con Ponte dell'Olio. I suoli a più bassa
quota, essendo stati più esposti ad erosione superficiale, sono stati
maggiormente sottoposti a decalcificazione e quindi a diminuzione del
pH.
Assimilabilità
dei
principali elementi in
dipendenza del pH del
terreno
48
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
SOSTANZA ORGANICA
Nel terreno è sempre presente una quantità variabile di
sostanze organiche costituite da residui di piante e di animali, da
microrganismi e dai loro prodotti di trasformazione. Esse, secondo
il grado di alterazione, la stabilità chimica e le funzioni che
esplicano, sono distinte in tre gruppi:
I.
residui vegetali ed animali non alterati e in via di rapida
trasformazione, aventi un rapporto carbonio/azoto (C/N)
elevato;
II. sostanze organiche relativamente semplici (amminoacidi,
zuccheri, composti aromatici, vitamine, ecc.), derivate dalla
decomposizione dei residui vegetali ed animali. Tali sostanze
sono elaborate dai microrganismi, facilmente biodegradabili, la
cui funzione, nei confronti delle piante, è soprattutto di
nutrizione e di stimolo dei processi di assorbimento radicale e
del metabolismo in genere. Nel corso della trasformazione
chimica e microbica di queste sostanze si formano
gradualmente ed in modo continuo acqua, anidride carbonica,
ammoniaca, nitrati, fosfati e si liberano, tornando allo stato
minerale, molti cationi essenziali alla vita dei vegetali;
III. l’humus, insieme di numerose sostanze aventi struttura
chimica complessa non ancora ben definita, con rapporto C/N
variabile da 10 a 25. Non facilmente biodegradabile, l’humus
costituisce il prodotto finale di numerose trasformazioni
biochimiche per lo più di natura ossidativa, cui soggiace la
sostanza organica del terreno. Pur non essendo un individuo
chimico ben definito, ma una miscela di composti, presenta
comportamento e composizione abbastanza costante. E’ un
colloide idrofilo ad elevata capacità di accumulo d’acqua.
49
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
SOSTANZA ORGANICA
Nella carta tematica della sostanza organica* contenuta
nei suoli presenti nel territorio provinciale, si evidenziano aree
(colore giallo) con scarsa presenza della sostanza organica
specialmente in zona collinare, dove è impiantata, come coltura
prevalente, la vite e gli allevamenti zootecnici scarseggiano o
addirittura sono stati eliminati. Una zona anomala, dove si
riscontrano valori bassi di sostanza organica è la parte Nord Ovest
della provincia, nei comuni di C.S. Giovanni e Sarmato dove da
molti anni è stata eliminata la zootecnia. La restante parte di
pianura ha contenuti medi (data l’alta presenza delle frazioni
granulometriche fini) di sostanza organica (colore verde) con valori
che oscillano dal 2,0 % al 3,0, solo piccole aree della provincia
presentano valori superiori al 3,0 % (aree celeste e blu)
*vedi cartografia allegata
50
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
CALCARE TOTALE
L'assenza di calcare o bassa presenza di calcio adsorbito sui
colloidi porta verso un graduale e sensibile aumento dell'acidità
attiva o di quella potenziale con conseguenze negative facilmente
prevedibili.
Per la viticoltura, la presenza di questo sale è essenziale,
perché a volte dal suo contenuto dipende la possibilità di
impiantare un vigneto, la qualità dell'uva e del vino (ad esempio i
vitigni bianchi si adattano meglio in suoli calcarei e forniscono
prodotti migliori).
La carta tematica del calcare totale* mostra che la maggior
parte dei suoli sono mediamente calcarei con concentrazioni che
oscillano dal 10% al 25% (area celeste).
Esistono comunque aree sparse decisamente calcaree con valori
oscillanti dal 25% al 50% (area azzurra), una vasta area è a
cavallo dei comuni di Rivergaro, Travo e Vigolzone. Esiste poi
un'area con quantità di calcare decisamente bassa, da poco
calcarea (dall'1% al 5% - area gialla) a non calcarea (< 1% area rossa), che si sviluppa trasversalmente sul territorio
piacentino e corrisponde alla prima collina ed è generalmente
distinguibile dal colore rosso, caratteristico del suolo.
In definitiva si può affermare che i suoli posti ad Ovest sono i
più calcarei, e che la presenza di carbonato di calcio diminuisce da
NW verso SE. Come per la sostanza organica i suoli a più bassa
quota, essendo stati più esposti ad erosione superficiale, sono stati
maggiormente sottoposti a decalcificazione.
*vedi cartografia allegata
51
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
FOSFORO ASSIMILABILE
Il fosforo assimilabile è una delle diverse forme di fosforo che si
riscontrano nel terreno, che sono:
1) solubile, presente nella soluzione circolante sotto forma ionica;
2) facilmente scambiabile, allo stato di sali idratati e adsorbito
sulla superficie delle micelle argillose;
3) fissato dai reticoli cristallini dei minerali d'argilla, sotto forma
lentamente scambiabile;
4) precipitato, formato da composti colloidali più o meno
insolubili di calcio, alluminio, ferro (a seconda della reazione
del terreno alcalina o acida);
5) organico, legato alla sostanza organica e contenuto nel
protoplasma microbico;
6) inerte, costituito da fosfati cristallini.
E' un elemento plastico che esplica funzioni biologiche eccezionali e si
accumula particolarmente nei vinaccioli. Entra nella composizione delle
lecitine, degli acidi nucleici, dell'ADP ed ATP (adenosindifosfato e
adenosintrifosfato), trasportatori di energia, che presiedono al
metabolismo degli zuccheri attraverso la fosforilazione. Favorisce
l'accrescimento degli apici delle radici e dei tralci per accelerazione dei
processi mitotici.
Questo elemento favorisce il profumo, l'aroma, la serbevolezza e la
finezza del vino. In carenza di fosforo si ha scarsità e ritardo
nell'accrescimento, scarsa lignificazione (per il basso rapporto
fosforo/azoto nei germogli) e quindi sensibilità ai geli (si formano
tessuti più molli), scarsa differenziazione delle gemme, minore
allegagione e produzione, ritardo della maturazione dei tralci e degli
acini con conseguente allungamento del periodo vegetativo e di
fruttificazione, riduzione del titolo zuccherino.
Gli effetti, per eccesso di fosforo, sono rari e si manifestano con una
maggiore acidità del succo cellulare ed una minore succosità della
polpa; per azione antagonista l'eccesso di P può provocare, invece,
carenze di altri elementi quali il ferro.
52
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
POTASSIO ASSIMILABILE
Il potassio, a differenza del fosforo e soprattutto dell'azoto, è presente
nel suolo in massima parte sotto forma minerale e costituisce un
componente importante di molti silicati.
Sebbene sia contenuto nel terreno in dosi molto elevate che
superano talvolta il 2% (ossia intorno agli 80.000 kg/ha per uno strato
di 40 cm di spessore), è presente in forma solubile o scambiabile,
quindi accessibile alle piante, in quantità variabili che vanno dallo 0,20,3 fino al 10 % del totale.
Il potassio si trova nel terreno allo stato ionico in seguito a processi
di alterazione e di argillificazione; solo una frazione molto piccola passa
nella soluzione circolante o si combina con gli acidi umici, mentre la
parte rimanente va ad occupare le posizioni scambiabili sulla superficie
dei materiali argillosi o a sostituire i cationi situati all'interno dei reticoli
spaziali di questi stessi materiali.
Il potassio è presente nel terreno in quattro forme:
1) potassio allo stato nativo, non scambiabile e difficilmente
assimilabile, che rientra nella costituzione del reticolo cristallino
dei minerali primari e secondari;
2) potassio fissato, non scambiabile e moderatamente assimilabile,
in quanto suscettibile di migrare all'esterno della micella
argillosa;
3) potassio scambiabile, assimilabile, adsorbito sui colloidi e
sostituibile sia con i cationi contenuti nella soluzione circolante,
sia con quelli presenti sulla superficie delle radici;
4) potassio solubile, prontamente assimilabile, contenuto nella
soluzione circolante in quantità che vanno da qualche
milligrammo per litro ad oltre 100 mg/l, può variare dall'1 al 10
per cento del potassio scambiabile a seconda della natura del
terreno.
Queste ultime due forme vengono in genere comprese nell'unico
termine di assimilabile, che viene normalmente analizzato in
laboratorio.
53
FERTILITA’
E
POTASSIO ASSIMILABILE
FERTILIZZAZIONE
Vite
Esso riveste molta importanza nella coltivazione della vite, poiché è
considerata una potassofila (cioè assorbe buone concentrazioni di questo
elemento). Si trova nei punti ad attivo accrescimento o metabolismo ed in
alcuni organi di riserva del tronco. Nelle foglie di vite, la produzione di
sostanza secca avviene con minore traspirazione di acqua se il K è
presente in quantità sufficiente, in quanto i colloidi elettronegativi
neutralizzati dal K sono maggiormente resistenti alla disidratazione. Il
potassio contiene il vigore elevato dei tralci da eccesso di azoto, favorisce
la colorazione antocianica e la turgescenza degli acini (dei quali accelera
la maturazione). Per queste ragioni, il potassio è un elemento
fondamentale per la vite (specie per gli ambienti settentrionali) perché
influisce sulle caratteristiche qualitative (eleva l'aroma ed il profumo,
migliora il sapore e la serbevolezza, aumenta il titolo zuccherino, ma
diminuisce l'acidità). Agisce positivamente sulla produttività e favorisce la
perfetta maturazione dei grappoli. Questo elemento è presente sul
territorio con valori di concentrazione molto diversi da area ad area, da 80
µg/g fino a valori superiori ai 700 µg/g.
Dall'esame della carta tematica del potassio assimilabile* si nota che
le quantità più rilevanti di potassio, con concentrazioni varianti dai 400
µg/g ai 700 µg/g sono presenti nella parte ad Ovest della provincia tra i
comuni di Ziano P.no e Pianello. Questi terreni formano una ipotetica
lettera C e sono meno del 5% dell'area complessiva (area azzurra).
Una buona percentuale, pari al 65% dell'area complessiva, (area
celeste) ha suoli con concentrazioni comunque elevate di potassio, con
valori che oscillano dai 180 µg/g ai 400 µg/g; quest'area è formata dai
suoli a giacitura più alta con direzione Sud.
I
suoli
che
hanno
concentrazioni più basse di 180 µg/g sono sparsi sull'intera area collinare
con andamento NW-SE. Sull'intero territorio comunale, i suoli con valori
variabili da 120 µg/g a 180 µg/g sono presenti all'incirca per il 15 %
(area verde), quelli con valori da 80 µg/g a 120 µg/g sono il 10 %
(area gialla), mentre quelli con i valori più bassi inferiori a 80 µg/g sono
il 5% (area rossa). Le ultime due aree dovrebbero essere sottoposte a
concimazioni di arricchimento per questo elemento, in modo da
equilibrare la sua presenza rispetto agli altri elementi della fertilità.
*vedi cartografia allegata
54
FERTILITA’
E
NICKEL TOTALE
FERTILIZZAZIONE
Il suolo, pur avendo un’elevata capacità autodepurante, accumula alte
concentrazioni di metalli pesanti che sono dispersi lentamente per
lisciviazione, assorbimento radicale ed erosione.
La vita media di questi metalli, come calcolati da Limura et al. in
lisimetri, varia fortemente da metallo a metallo; per lo Zinco varia da 70
a 510 anni; per il Cadmio da 13 a 1100 anni; per il Piombo da 740 a
5900 anni; per il Rame da 310 a 1500 anni.
La contaminazione dei suoli avviene principalmente nelle regioni
industriali e nei grandi insediamenti dove le fattorie, veicoli a motore e
fanghi di depurazione sono le più importanti sorgenti di metalli pesanti.
Tuttavia in aree dove sono presenti rocce ofiolitiche (serpentiniti, basalti
e raramente gabbri) la concentrazione del nickel e del cromo aumenta
fortemente nei suoli, essenzialmente per la disgregazione delle rocce
suddette e il trasporto con deposizione delle particelle argillose
formatesi.
Questo fenomeno è molto evidente nelle aree territoriali delle province
di Piacenza e Parma. E’ visibile nella carta del nickel totale*, una
netta distinzione del contenuto di nickel tra i terreni di pianura delle due
aree. Ciò è dovuto essenzialmente al diverso trasporto e deposizione di
particelle colloidali dall’Appennino alla pianura.
Sono visibili concentrazioni molto basse nella zona SUDEST della
provincia di Piacenza (Alseno, parte di Castell’Arquato e Vernasca) che
combaciano perfettamente con le aree SUDOVEST della provincia di
Parma; nell’area centro-Est (parte del comune di Gazzola) e a SUDEST
della provincia di Parma. Nella parte centrale della provincia di Piacenza
da Nord a Sud il nickel presenta concentrazioni molto elevate, superiori
ai 113 µg/g, fino ad un massimo di 320 µg/g. Questo fenomeno
probabilmente è dovuto al trasporto a valle dei materiali fini
(disgregatisi dalle rocce madri dell’Appennino: ofioliti) ed accumulatisi in
pianura all’uscita delle valli e in confluenza delle conoidi dei fiumi
principali (Trebbia e Nure). Questa ipotesi è avvalorata dall’aumento del
contenuto di argilla nei suoli in concomitanza all’aumento del contenuto
di nickel.
*vedi cartografia allegata
55
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
Effetti
colture
NICKEL TOTALE
sulle Il nickel stimola la germinazione e la crescita in alcune specie con
aumento della produzione (pomodoro e vite); stimola anche la crescita
di alcuni microrganismi e regola la funzione di alcuni enzimi.
Il contenuto medio nelle piante varia tra 0.05 µg/g e 8.00 µg/g sulla
sostanza secca. Raramente le concentrazioni di nickel nelle piante
eccedono i 5.00 µg/g; tuttavia, in ambienti con substrati ultrabasici,
come peridotiti o serpentiniti, si raggiungono concentrazioni superiori ai
50 µg/g (100 µg/g).
Alcune colture sono in grado di assorbire alti tenori di nickel: ciò
permette il recupero di suoli con presenza di serpentini, rendendo fertile
un’area apprezzabile della terra, coperta da rocce ultrabasiche; e
l’utilizzo nelle ricerche biogeochimiche dei livelli di Ni nei vegetali come
indicatore del contenuto dell’elemento nei suoli.
Normalmente i vegetali di interesse agrario sono coltivati su suoli non
serpentinitici, il cui contenuto in Ni varia da 50 µg/g a 200 µg/g; nei
basalti e nelle rocce ultrabasiche si possono raggiungere anche valori di
10.000 µg/g.
Tali valori vanno comunque correlati alla presenza di Ferro, Cromo,
Rame e Magnesio.
Colture come soia, fagiolo ed erba medica che hanno bassi
rapporti Fe:Ni e Cu:Ni sono estremamente suscettibili alla tossicità da
Ni, mentre colture come patate e mais, che contengono alti rapporti non
sono suscettibili a tossicità.
Nei suoli, si possono rilevare valori anche alti di Ni prima di
verificare sintomi di fitotossicità: per il riso tra 20 e 50 µg/g nelle foglie,
per l'orzo e la maggior parte dei cereali 26 µg/g, per le specie a legno
duro tra 100 e 150 µg/g, per gli agrumi tra 55 e 140 µg/g. questi dati
mostrano che le piante assorbono questo elemento in maniera selettiva
per ciascuna specie.
56
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
NICKEL TOTALE
I sintomi che rivelano tossicità sono simili a quelli prodotti da altri
metalli pesanti e consistono in :
1) Clorosi causata da una diminuzione dell'assorbimento di ferro;
2) Clorosi e ingiallimento delle foglie seguita da necrosi, crescita
stentata delle radici, deformazione delle foglie, crescita inusuale e in
certi casi morte dell'intera pianta.
Inoltre il pH regola la mobilità e quindi l'assimilabilità del Nickel dal
suolo alla pianta. Gli effetti del pH sul chimismo del Ni sono stati
evidenziati e dimostrati da svariati studi sull'applicazione di fanghi di
depurazione sul terreno, sulla nutrizione vegetale, sulla riutilizzazione di
suoli serpentinitici e su studi di ritenzione ionica nei suoli.
Questi studi hanno dimostrato che la quantità di Ni trattenuta dal
suolo aumentava con l'aumentare del pH.
In territori che ricevono fanghi di depurazione con alti contenuti
di metalli pesanti, i cui suoli hanno pH superiore a 6,5, il nickel e gli altri
metalli non dovrebbero causare tossicità alle colture o arrecare danni
alla catena alimentare.
La concentrazione critica del nickel nei suoli è molto più bassa in
suoli acidi piuttosto che in suoli calcarei o alcalini. Per esempio,
prendendo come pianta "indicatore" il frumento, il livello iniziale di nickel
che produce una riduzione del 50% del raccolto è di 195 µg/g nei suoli
acidi, mentre nei suoli calcarei è di 510 µg/g; con la lattuga romana, i
valori sono di 110 e 440 µg/g, rispettivamente per i suoli acidi e
calcarei; l'erba medica assorbe il 20% in più di nickel in parcelle
sperimentali, il cui suolo abbia pH inferiore a 6,8.
57
FERTILITA’
E
FERTILIZZAZIONE
NICKEL TOTALE
Uno
studio
condotto
dall'ENEA
in
collaborazione
con
l'Amministrazione Provinciale di Piacenza ha messo in evidenza
l'interdipendenza tra il contenuto di nickel nella pianta, il contenuto di
nickel nel suolo ed il pH del suolo. Dall'analisi di correlazione dei dati
sperimentali di letteratura, si è visto che esiste un'ottima correlazione
tra queste variabili ed è stata quantificata, per il frumento, nella
seguente equazione:
(4,13 + 0,01 Cs - 0,00001 Cs2 - 0,671 pH)
Cp = 10
R2 = 0,83
dove:
Cp = concentrazione di Nickel nella pianta µg/g);
Cs = concentrazione di Nickel nel suolo µg/g);
pH = pH del suolo.
Per informazioni ci si può rivolgere a: ARPA – Sezione Provinciale di Piacenza, Area
Analitica Specialistica Agropedologia (Dott. Antonio Nassisi) – tel. 0523/354011
58
SCHEDE
PRODOTTO
1 - NORME GENERALI
Le schede che seguono sono in riferimento all’applicazione dei disciplinari di
produzione integrata e sono relative alla fertilizzazione azotata.
La fertilizzazione è una delle tecniche che maggiormente influenzano il
risultato produttivo, sia per gli aspetti quantitativi che qualitativi. La sua
applicazione razionale è indispensabile per mantenere un adeguato livello di
fertilità nel terreno, evitare squilibri nutrizionali a carico della coltura e ridurre
l’impatto ambientale. Poiché non esistono formule standard di concimazione,
si deve operare in funzione delle caratteristiche del terreno e dello stato
nutrizionale della coltura, tenendo presente l’insieme delle pratiche
agronomiche applicate.
Fertilizzazione
azotata
In relazione alla fertilizzazione azotata e considerando gli effetti di questa
sulla produzione e i possibili riscontri negativi sull’ambiente, per le colture
erbacee, comprese alcune colture orticole, quali patata e pomodoro da
industria, il piano di fertilizzazione si basa sul metodo del bilancio
semplificato, procedendo alla determinazione o alla stima dei seguenti
elementi:
il fabbisogno delle colture;
lo stato delle riserve di nitrati nel terreno (o azoto pronto);
gli apporti conseguenti alla mineralizzazione della sostanza organica;
gli apporti dai precedenti colturali;
gli apporti residuali derivanti dalla distribuzione, in forma saltuaria o
regolare, di fertilizzanti organici.
Nel caso di doppia coltura o di più cicli di coltivazione, il quantitativo massimo
apportabile deriva dalla somma dei singoli limiti massimi ammessi. Tali limiti
devono intendersi come apporti annui derivanti dalla somma delle forme di
azoto minerale di sintesi e di quelle organiche. Si precisa che solo nel caso di
utilizzo di ammendanti si prenderà in considerazione la quota di azoto
mineralizzato nell’annata.
Quote di azoto possono essere perdute per effetto della denitrificazione o
della lisciviazione oppure fissate in forme non immediatamente utilizzabili.
Nel periodo ottobre - gennaio le perdite per lisciviazione sono stimate come
di seguito indicato:
con pioggia <150 mm, nessuna perdita:
con pioggia compresa fra 150 e 250 mm, il 50% dell’azoto pronto perso;
con pioggia >250 mm, tutto l’Azoto pronto perso.
59
SCHEDE
PRODOTTO
1 - NORME GENERALI
Residui
delle I residui delle colture precedenti una volta interrati subiscono un processo di
colture
demolizione che porta in tempi brevi alla liberazione di azoto. Se questi
precedenti
materiali risultano caratterizzati da un rapporto C/N elevato, si ha l’effetto
contrario, con una temporanea riduzione della disponibilità di azoto. Tale
fenomeno è causato da microrganismi che operano la demolizione dei residui
e che per svilupparsi utilizzano l’azoto minerale presente nella soluzione
circolante del terreno. Il contributo della voce “azoto da residui” non è quindi
sempre positivo. I processi di trasformazione sono fortemente influenzati
dalle condizioni del suolo e in particolare dalla presenza di ossigeno che nei
terreni mal preparati e compattati si riduce notevolmente. Per tale motivo in
tabella è riportato un intervallo di disponibilità di azoto: in condizioni ottimali
si opterà per il valore più elevato, viceversa, se si è in presenza di terreni mal
preparati.
Azoto disponibile in funzione della coltura in precessione (kg/ha)
Coltura
Barbabietola
Cereali autunno-vernini - paglia asportata
- paglia interrata
Colza
Girasole
Mais - stocchi asportati
- stocchi interrati
Medica
Patata
Pomodoro, altre orticole (cucurbitacee e crucifere)
Orticole minori a foglia
Soia
Sorgo
Sovescio di leguminose
(in copertura autunno-invernale o estiva)
N da residui (kg/ha)
30 - 50
- 10
- 30
20
0
- 10 - -20
- 40 - -50
60 - 80
40 - 60
30 -50
20 - 40
0 - 20
- 40 - -60
50
60
SCHEDA
PRODOTTO 2
FERTILIZZAZIONE
AZOTATA
POMODORO da INDUSTRIA
Per le colture erbacee di pieno campo ivi compreso il pomodoro da
industria, il calcolo delle quantità da somministrare viene fatto sulla base di
un bilancio tra gli apporti e i bisogni dell’intero ciclo colturale.
Il valore di asportazione dell’azoto della coltivazione del pomodoro a pieno
campo (da industria e da mensa) è di 2,5 kg per ogni tonnellata di prodotto
tal quale.
Le asportazioni per diversi livelli produttivi sono riportate nella tabella
Assorbimento teorico medio (kg/ha) di azoto
in funzione della produzione presunta di bacche tal quali (t/ha)
Elementi Nutritivi
N
Concimazione
azotata
Fertirrigazione
40
100
Produzione di bacche (t/ha t.q.)
50
60
70
80
125
150
175
200
90
225
In relazione alla fertilizzazione azotata e considerando gli effetti di questa
sulla produzione e i possibili riscontri negativi sull’ambiente, il piano di
fertilizzazione si basa sul metodo del bilancio semplificato.
Inoltre, per l’impiego degli effluenti zootecnici sono ammesse distribuzioni
che consentono un’efficienza da media ad elevata.
Per ridurre al minimo le perdite dovute ai fenomeni di lisciviazione, non è
ammesso in presemina o in pre-trapianto un apporto di azoto superiore ai 60
kg/ha. Per dosaggi superiori è obbligatorio frazionare almeno in due
interventi; ad esempio un 50% subito prima dell’impianto ed il rimanente in
copertura.
Frequentemente, nelle colture orticole e frutticole, la somministrazione degli
elementi fertilizzanti viene effettuata anche attraverso l’irrigazione localizzata
“Fertirrigazione”. Tale tecnica permette di aumentare l’efficienza della
concimazione e per tale motivo occorre ridurre i quantitativi calcolati per le
distribuzioni a pieno campo del 20 % limitatamente alla concimazione
azotata. Qualora entrambe le tecniche (pieno campo e fertirrigazione) siano
utilizzate nel corso dell’anno, la riduzione consigliata riguarderà solo la
frazione distribuita con l’irrigazione.
61
SCHEDA
PRODOTTO 3
BARBABIETOLA da ZUCCHERO
Fertilizzazione
azotara
Il metodo ammesso per il calcolo dell’azoto è quello del bilancio semplificato.
Criteri di distribuzione dell’azoto.
Non ammesso in epoca estiva ed autunnale;
Non ammessa in presemina in presenza di precipitazioni inferiori alla
media nel periodo di riferimento ottobre-febbraio (fanno fede le
indicazioni dei Bollettini Tecnici dei Comitati provinciali di coordinamento
dei Servizi di sviluppo agricolo). In presenza di precipitazioni superiori alla
media o in presenza di un calcolo di fabbisogno di azoto superiore a 60
kg/ha, è ammessa una distribuzione, in immediata presemina (massimo
15 giorni), limitatamente ad una quota non superiore al 60%della dose da
bilancio e comunque non superiore ai 45 kg/ha.
Con precipitazioni > 100 mm dalla semina allo stadio di 4 foglie vere è
ammesso un intervento aggiuntivo di soccorso non superiore ai 30 kg/ha
di N.
La distribuzione dell’azoto non deve essere effettuata oltre la fase della 8°
foglia vera.
Assorbimento teorico medio (kg/ha) dell’azoto in rapporto alla produzione presunta (t/ha)
Elementi nutritivi
Produzione radici (t/ha)
40
50
60
70
N
Radici
80
100
120
140
Foglie e colletti
28
35
42
49
Totale
108
135
162
189
si è considerata la seguente composizione media : per le radici N 0.2%, P2O5 0.1%, K2O
0.22%; per i colletti N 0,35 %, P2O5 0.10%, K2O 0.08% con rapporto radici/colletti 5:1 .
Ammendanti
Organici
È sconsigliato l’uso di ammendanti organici. Pur migliorando la struttura del
terreno, finiscono per peggiorare la qualità in quanto liberano la
maggioranza dell’azoto a partire dalla primavera inoltrata. Qualora li si
utilizzino, la dose di azoto dovrà essere opportunamente conteggiata nel
bilancio.
62
SCHEDA
PRODOTTO 4
MAIS
Fertilizzazione
azotata
Per calcolare i fabbisogni nutritivi della coltura è necessario conoscere
quanto viene asportato in funzione della produzione che si presume di
ottenere.
Mais da granella
Assorbimento teorico medio (kg/ha) dei principali elementi nutritivi in rapporto alla
produzione presunta (t/ha)
Elementi nutritivi
Produzione granella (t/ha)
8
9
10
11
12
N
Granella
120
135
150
165
180
Stocchi e foglie
58
65
72
79
86
Totale
178
200
222
244
266
Umidità della granella al 15% - si è considerata la seguente composizione media : per la
granella N 1.50%, P2O5 0.70%, K2O 0.40
Umidità degli stocchi e delle foglie al 50 % - si è considerata la seguente composizione
media per stocchi e foglie N 0.60%, P2O5 0.20%, K2O 1.40%. Il rapporto granella/stocchifoglie è stato 1:1,2
Mais da trinciato
Assorbimento teorico medio (kg/ha) dei principali elementi nutritivi in rapporto alla
produzione presunta (t/ha)
Elementi nutritivi
Produzione trinciato (t/ha)
30
40
50
60
N
Granella
111
148
185
222
Stocchi e foglie
48
64
80
96
Totale
105
140
175
210
Umidità del foraggio 67 % - si è considerata la seguente composizione media N 0.37%,
0.16%, K2O 0.35% -(Fonte: varie - rielaborate)
70
259
112
245
P2O5
63
SCHEDA
PRODOTTO 4
Azoto
MAIS
Il calcolo della quantità di azoto da distribuire viene fatto sulla base di un
bilancio.
La concimazione azotata deve essere effettuata o in presenza della
coltura o immediatamente prima della semina.
Non si ammette in presemina una distribuzione superiore al 30%
dell'intero fabbisogno e comunque non superiore ai 50 Kg/ha di azoto.
La restante quota potrà essere distribuita in uno o più interventi in
copertura entro la fase di inizio levata della coltura.
Quando la dose da applicare in copertura supera i 100 kg/ha, onde
evitare consistenti fenomeni di lisciviazione, l’intervento di concimazione
dovrà essere obbligatoriamente frazionato in due distinti apporti.
64
SCHEDA
PRODOTTO 5
CEREALI AUTUNNO VERNINI
Fertilizzazione
azotata
Sulla base della produzione che ragionevolmente si ritiene di raggiungere
devono essere stimati i quantitativi di elemento fertilizzante che saranno
assorbiti dalla pianta, e da qui calcolati, attraverso un bilancio, quelli che
si dovranno distribuire alla coltura.
Grano tenero
assorbimento (1) teorico medio (kg/ha) degli elementi nutritivi principali in funzione della
produzione presunta (t/ha t.q.)
Elementi nutritivi
Produzione granella (t/ha tal quale)
4
5
6
7
8
9
N
Granella
79
99
119
139
158
178
Paglia
19
24
29
34
38
43
Totale
98
123
148
173
196
221
(1) si è considerata la seguente composizione media : per la granella N 1.98%, P2O5
0.80%, K2O 0.50%; per la paglia N 0.60%, P2O5 0.18%, K2O 1.06%. Il rapporto
granella/paglia è stato 1.0 : 0.8
Grano duro
assorbimento (1) teorico medio (kg/ha) degli elementi nutritivi principali in funzione della
produzione presunta (t/ha t.q.)
Elementi nutritivi
Produzione granella (t/ha tal quale)
4
5
6
7
8
9
N
Granella
80
100
120
140
160
180
Paglia
29
36
43
50
58
65
Totale
109
136
163
190
218
245
(1) si è considerata la seguente composizione media : per la granella N 2.00%, P2O5
0.86%, K2O 0.50%; per la paglia N 0.90%, P2O5 0.20%, K2O 1.06%. Il rapporto
granella/paglia è stato 1.0: 0.8
65
SCHEDA
PRODOTTO 5
CEREALI AUTUNNO VERNINI
Orzo
assorbimento (1) teorico medio (kg/ha) degli elementi nutritivi principali in funzione della
produzione presunta (t/ha t.q.)
Elementi nutritivi
Produzione granella (t/ha tal quale)
3
4
5
6
7
8
N
Granella
47
64
80
89
112
128
Paglia
15
20
25
30
35
40
62
84
105
126
147
168
Totale
(1) si è considerata la seguente composizione media : per la granella N 1.60%,
P2O5 0.80%, K2O 0.53%; per la paglia N 0.50%, P2O5 0.18%, K2O 1.06%. Il
rapporto granella/paglia è stato 1.0 : 1.0
Azoto
Il quantitativo di azoto di cui è ammessa la distribuzione equivale alla
dose calcolata con il bilancio.
Stimato il bisogno di azoto, per ridurre al minimo le perdite e rendere
disponibile il concime in funzione del ritmo di assorbimento della coltura,
frazionarlo in più distribuzioni in copertura, normalmente, a partire dal
mese di febbraio.
È di fondamentale importanza la concimazione all'inizio della levata, nella
fase di spiga a un 1 cm, quando la pianta differenzia i fiori e sta per
iniziare la levata: in questa fase va somministrata la quota maggiore di
azoto. In condizioni particolari di sofferenza della coltura, causate da
condizioni climatiche autunno – invernali critiche, può essere opportuno
anticipare, alla fase di accestimento, una quota di azoto in copertura.
Da ricordare infine che una adeguata e corretta distribuzione del concime
azotato, migliora non solo la produttività ma anche i parametri qualitativi
delle farine purché gli apporti tardivi avvengano entro l’emissione
dell’ultima foglia.
66
SCHEDA
PRODOTTO 5
CEREALI AUTUNNO VERNINI
Quando effettuare la concimazioni azotate su cereali autunno-vernini
Condizione
per apporti <
kg/ha
per apporti >
kg/ha
Epoca e dose
100 Unica distribuzione nella fase di spiga a 1 cm
100 1° distribuzione pari al 70% del fabbisogno di azoto nella fase di
spiga a 1 cm.
2° distribuzione pari al 30% del fabbisogno di azoto nella fase di
levata entro l’emissione dell’ultima foglia.
Dopo
cereali
(mais, E’ possibile anticipare una prima quota, pari al 30% del fabbisogno
ecc.) se sono stati di N, dall’inizio gennaio
interrati stocchi.
epoca: 1/10 ¸31/01 A partire dall’accestimento è possibile anticipare una quota di azoto
piovosità: >250 mm
pari al l’equivalente dell’azoto pronto.
in
zone
dove
vi È possibile anticipare il 30% del fabbisogno di azoto a partire dalla
possono
essere fase 3 foglie vere, ed in ogni caso non prima della metà di dicembre,
condizioni di difficile quindi somministrare il restante 70% nella fase di spiga a 1 cm.
praticabilità dei terreni
(argilla > 40 %).
67
SCHEDA
PRODOTTO 6
Fertilizzazione
azotata
GRAMINACEE FORAGGERE
Erba mazzolina, Festuca, Loiessa
Per quantificare correttamente gli apporti di nutrienti è necessario
compilare un bilancio semplificato, che tenga conto delle asportazioni
delle colture in relazione alle produzioni che mediamente si realizzano in
azienda.
Prima di definire i termini dell’equazione che sono precisate nella parte
generale, è opportuno considerare gli aspetti relativi ai comportamenti
dei principali nutrienti nel terreno in relazione alle specifiche esigenze
delle graminacee foraggere.
Asportazioni di elementi nutritivi da parte delle graminacee foraggere in funzione
produzione di sostanza secca per ettaro.
Specie ed elementi Nutritivi
Produzione di sostanza secca (t/ha)
6
8
10
12
Erba mazzolina
N
129
172
215
258
Festuca arundinacea N
123
164
205
246
Loiessa
N
96
128
160
192
Azoto
Fertilizzazione
all’impianto
della
14
301
287
224
Tutte e tre le colture si avvantaggiano in maniera vistosa dell’azoto
somministrato per cui si riscontra in genere alta efficienza di
assorbimento nella concimazione.
Altro aspetto da considerare, connesso con la concimazione azotata è la
qualità dei foraggi. L’apporto di azoto può migliorarne la qualità
innalzandone il tenore proteico. Tuttavia bisogna sottolineare che
quantità eccessive, ben oltre quelle permesse da questo disciplinare,
possono determinare accumuli di nitrati nei foraggi, potenzialmente
pericolosi per la salute animale.
All'impianto, in genere autunnale, non è ammesso superare le 50 unità di
N per ettaro
68
SCHEDA
PRODOTTO 6
GRAMINACEE FORAGGERE
Erba mazzolina, Festuca, Loiessa
Fertilizzazione
Dato che la produzione di un prato si realizza attraverso diversi sfalci, la
negli
anni concimazione può essere ripartita e frazionata in funzione del numero di
successivi
tagli.
La dose di azoto da distribuire negli anni di produzione si calcola con il
metodo del bilancio semplificato (descritto in dettaglio nella parte
generale) a partire innanzitutto dalle asportazioni colturali.
Se il quantitativo da apportare è superiore a 100 kg/ha, è necessario
frazionare in più interventi la distribuzione.
La ripartizione dell’azoto organico e inorganico per i prati di erba
mazzolina e festuca avverrà secondo il seguente schema: nella pianura
irrigua, dove si effettuano 4-5 tagli nella stagione, il 50% dell’azoto verrà
distribuito alla fine dell'inverno, il 25% dopo il primo taglio e il rimanente
25% dopo il secondo taglio. Nei regimi seccagni, dove vengono effettuati
2-3 tagli, la ripartizione si farà in due dosi uguali, una alla fine
dell'inverno e l'altra dopo il primo taglio.
Per l’erbaio di loiessa, invece, la distribuzione avverrà alla fine
dell’inverno.
69
SCHEDA
PRODOTTO 7
AGLIO e CIPOLLA
Fertilizzazione
azotata
Elemento
N
Concimazione
azotata
Si riportano in tabella i valori di asportazione per l’aglio e la cipolla.
Valori di asportazione per aglio e cipolla.
Valori di asportazione (kg/1 t di produzione raccolta)
Aglio
Cipolla
15
2,7
Le quantità da apportare sono pari alle asportazioni della presunta
produzione e non possono comunque superare i valori contenuti nelle
tabelle; non è ammesso distribuire concimi in epoche diverse da quelle
riportate in tabella.
Apporto massimo nella concimazione azotata dell'aglio
Epoca di distribuzione
Elemento Apporti massimi ammessi
(Kg/ha)
N
150
Frazionato dall'emergenza delle piante, alla ripresa
vegetativa primaverile e alla 5° - 6° foglia
Apporto massimo nella concimazione azotata della cipolla
Elemento Apporti massimi ammessi
Epoca di distribuzione
(Kg/ha)
N
130
Frazionato dalla semina alla fase di ingrossamento
bulbi
70
SCHEDA
PRODOTTO 8
VITE ed UVA da vino
Fertilizzazione
azotata
Da correlare all’analisi del terreno ed a ciò che è stato fatto all’impianto.
La concimazione deve essere eseguita in maniera localizzata.
Fertilizzazione
fondo
di Prima dell’impianto del vigneto, si consiglia di distribuire ammendanti
organici
per
migliorare
le
caratteristiche
fisico–chimiche
e
microbiologiche del terreno.
Al fine di evitare perdite di azoto lungo il profilo del suolo, non sono
ammessi apporti di concimi minerali azotati prima della messa a dimora
delle piante
Fertilizzazione
in Negli impianti in allevamento (1° e 2° anno) sono ammessi solo apporti
fase di allevamento localizzati di fertilizzanti.
Le quantità apportate devono essere ridotte rispetto alla dose massima
prevista nella fase di produzione, in particolare:
1° anno: max 30kg/ha
2° anno: max 50 kg/ha
Fertilizzazione
in L’apporto di azoto dovrebbe tenere conto di diversi fattori che
fase di produzione considerino le caratteristiche fisico-chimiche del terreno e delle
condizioni vegeto-produttive del vigneto. In linea generale si fa
riferimento ai valori di asportazione della tabella.
Valori unitari di asportazione (kg di N/t di uva) per coltura, quota di base e quantitativi di
azoto (N) massimi ammessi (kg/ha)
Coltura
Asportazione di N nei
Quota di base (kg/ha) Quantitativo di N
frutti (kg/t)
massimo ammesso
(kg/ha)
Vite
2,7
30
60
71
SCHEDA
PRODOTTO 8
VITE ed UVA da vino
La quantità da distribuire deve essere così definita:
Quantità di azoto (kg/ha di N): [(Produzione stimata * x 2,7) + 30] x
1,2.
* Produzione stimata espressa in t/ha
Per apporti di azoto minerale inferiori a 60 kg/ha è ammessa un’unica
distribuzione; per le zone ove sono ammessi apporti superiori, occorre
effettuare concimazioni frazionate. L’azoto deve essere apportato in
primavera tra le fasi fenologiche “foglie distese” e “allegagione”.
In riferimento alla concimazione di fine estate (comunemente indicata
come autunnale), eseguita per favorire la costituzione di sostanze di
riserva nelle strutture permanenti dell’albero, è utile la stima del livello
dei nitrati nel terreno. Valori intorno a 8 ppm di azoto nitrico (N-NO3)
nello strato del filare compreso tra 5-50 cm di profondità, sono
ampiamente sufficienti per le esigenze azotate del frutteto nella fase di
post-raccolta e presuppongono la sospensione di qualsiasi apporto di
azoto in questo periodo.
Non sono ammesse distribuzioni autunnali superiori a 40 kg/ha di azoto
ed effettuate oltre il 15 ottobre, nonché in terreni con contenuto idrico
elevato, prossimo alla saturazione.
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’ Azienda Sperimentale Tadini, tel. 0523/523032
Il presente contributo (redazione delle schede-prodotto) è stato realizzato
nell’ambito del programma provinciale di sviluppo al sistema agroalimentare della
Provincia di Piacenza, anno 2001.
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Il presente opuscolo è stato realizzato grazie al contributo
dell’Assessorato Agricoltura
della Provincia di Piacenza
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Libretto nitrati - Arpae Emilia