VIA I RIFIUTI DALLA STUFA! Con un piccolo sforzo fai bene alla tua salute e a quella degli altri QUADERNO DI APPROFONDIMENTO Comunità Valsugana e Tesino Piazzetta Ceschi 1 – 38051 Borgo Valsugana (TN) www.comunitavalsuganaetesino.it Settore Tecnico: tel. 0461 755533 Con il patrocinio dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Con il supporto di Provincia Autonoma di Trento Realizzazione: AmBios – per una comunicazione dell’ambiente www.ambios.it PRESENTAZIONE L’ incenerimento domestico dei rifiuti è purtroppo una pratica ancora radicata nei nostri territori. La combustione di rifiuti all’interno di stufe, cucine economiche o camini è un fenomeno che causa inquinamento dell’aria e costituisce un reale pericolo per la salute umana. Su questa tematica la Comunitá Valsugana e Tesino ha progettato una massiccia campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la cittadinanza attraverso la capilllare distribuzione a tutte le famiglie di depliant informativi, serate pubbliche di approfondimento scientifico, pubblicazione di articoli su giornali locali e bollettini comunali. Infine l’iniziativa più importante per la valenza educativa che rappresenta: un percorso in collaborazione con gli Istituti Comprensivi della Valsugana e del Tesino per affrontare nella scuola primaria e secondaria di primo grado la tematica dell’incenerimento domestico. Ci auguriamo che tutte queste iniziative, con la loro azione sinergica, riescano a portare un positivo contributo di riflessione nella nostra comunità. Visto l’impegno richiesto, desideriamo ringraziare fin d’ora tutte le persone che collaboreranno a vario titolo per la realizzazione del progetto. Paola Slomp Assessore all’Ambiente Comunità Valsugana e Tesino 3 LE STUFE La sempre maggiore pressione della legislazione ambientale ha indotto i costruttori a produrre stufe e camini tecnologicamente all’avanguardia, con grandi miglioramenti rispetto al passato, sia in termini di resa che di emissioni in atmosfera. In commercio esistono varie tipologie di stufe e camini. Come fonte di riscaldamento, la stufa è sicuramente molto più efficiente di un camino aperto, in quanto il focolare è chiuso da uno sportello, e questo permette un maggior controllo del processo di combustione con anche la possibilità di controllare la quantità di calore erogato. Se il rendimento della prima può essere compreso tra il 50 e l’80%, a seconda del modello scelto, quello del secondo difficilmente supera il 35%. La scelta dell’apparecchio dipende tuttavia da esigenze personali quali: - utilizzo solo per riscaldare o solo per cucinare; - utilizzo per riscaldare e cucinare in contemporanea; - emissione di calore rapida o lenta; - presenza di fuoco a vista. Semplificando e banalizzando l’argomento è possibile fare la classificazione a seguito indicata. Stufe “tradizionali” Emanano in maniera diretta e immediata il calore della combustione. Data l’alta temperatura è consigliabile installarle ad una distanza di sicurezza da tende e mobili. Stufe cucina Fanno parte di questa categoria stufe, con o senza forno, che possono essere utilizzate anche per cucinare. Stufe irraggianti ad accumulo Sono costruite con materiali particolari, come la pietra ollare. Diffondono il calore in maniera costante ed uniforme; una volta spente si raffreddano molto lentamente, continuando ad irraggiare il calore per molte ore. Stufe convettive Sono costruite con un’intercapedine tra la camera di combustione e la parete esterna. Qui l’aria viene riscaldata e poi diffusa nell’ambiente, creando un ricircolo continuo fra quella fredda, presente al livello del pavimento, e quella calda, espulsa verso il soffitto. 4 Caminetto aperto È il classico camino che tutti immaginano, con la fiamma viva e scoppiettante. Bello ma sicuramente la soluzione meno efficiente. Caminetto aperto ventilato Esteticamente può sembrare uguale alla soluzione precedente ma internamente è dotato di speciali intercapedini dove l’aria, riscaldata dalla combustione, è poi diffusa nel locale tramite condotti di areazione. Può raggiungere il 35% circa di efficienza, 15% in più del semplice caminetto aperto. Caminetto chiuso Sono delle autentiche stufe mascherate da camini. Possiedono un’autonomia molto elevata e un’efficienza paragonabile a quella delle stufe. Le stufe a pellet Pellet è una parola inglese che significa pallina, sebbene quelli attualmente più diffusi sul mercato abbiano forma a cilindro. Il pellet di legna è prodotto utilizzando gli scarti dell’industria forestale e della lavorazione del legno, prima ridotti in segatura, quindi compressi, riscaldati, poi forzati attraverso una filiera che ne determina l’aspetto finale. Oltre alle stufe a pellet “tradizionali” se ne stanno diffondendo altre in grado di bruciare anche residui di lavorazioni agricole: chicchi di mais, gusci di noci, noccioli di pesche, albicocche, ciliege ed olive. Sul mercato sono presenti pellet di qualità tra loro differenti. Prima di acquistare una partita è opportuno fare le dovute verifiche del caso. Le confezioni dovrebbero riportare almeno il potere calorifico del combustibile confezionato ed il rispetto della normativa europea. In Europa sono sorti dei consorzi di produttori che si sono dati delle regole di qualità e di controllo della produzione, creando dei marchi di qualità che vengono assegnati in base ad una adesione volontaria e che prevedono controlli fatti da enti terzi. Dal 2012 è stata introdotta la certificazione unica a livello europeo EN Plus, che divide il pellet in 3 categorie: - A1, per la qualità più elevata; - A2, per la più scadente ma sempre conforme a determinati standard; - B, destinata solo a grandi impianti di combustione ad uso industriale o commerciale. Non va dimenticato che anche una stufa a pellet produce fumi ricavati da combustibile solido e che, pertanto, vanno smaltiti in modo da non creare danni a cose e persone secondo la normativa vigente. ALCUNI VANTAGGI DEL PELLET I vantaggi possono essere riconducibili, oltre al buon rendimento, alla sua comodità e praticità di utilizzo: facilità di trasporto e stoccaggio dei sacchi in cui è contenuto, serbatoio delle stufe che permette una lunga autonomia, accensioni programmabili e automatiche, temperature e tempi di riscaldamento controllabili in automatico, canne fumarie che si sporcano poco grazie alla bassissima umidità residua (meno dell’8%). ALCUNI SVANTAGGI DEL PELLET È un prodotto industriale che viene lavorato e trasportato e che, come tale, crea una dipendenza non dissimile a quella dei combustibili fossili. Il suo prezzo è più soggetto a oscillazioni e, a parità di kW prodotti, è superiore rispetto a quello di una buona legna ben stagionata. Le stufe richiedono una alimentazione elettrica e possono essere più soggette a malfunzionamenti. 55 USARE CORRETTAMENTE LA STUFA Il legno, come ogni altro tessuto vegetale, si produce grazie alla fotosintesi. Quando viene bruciato il processo della fotosintesi si inverte: vengono utilizzati ossigeno, anidride carbonica, sali minerali e viene emessa energia. Nella combustione si osserva che il legno solido scompare e si trasforma in prodotti gassosi, lasciando solo un po’ di cenere, che deriva da piccole componenti (perlopiù parti minerali) che non bruciano e restano solide. La combustione della legna si sviluppa in 3 fasi distinte. 1 –essiccazione totale. Quando la legna viene riscaldata inizia il processo di essiccazione dell’umidità in essa presente. L’acqua evapora e si raggiunge la temperatura di circa 100 °C. 2 –pirolisi. Tra i 220 °C e i 270°C la legna comincia a decomporsi in gas volatili e carbone. 3 –gassificazione e combustione. A partire da 500°C circa si ha l’ossidazione finale dei prodotti di decomposizione con liberazione di calore. Le 3 fasi interagiscono tra loro e, nella pratica, si sovrappongono. Se la temperatura della fiamma è troppo bassa si avrà una cattiva combustione che produrrà un’alta concentrazione di polveri, fuliggini e monossido di carbonio (CO). Affinché ciò non avvenga è consigliabile: - bruciare la legna in orizzontale e non in verticale, ad eccezione dei caminetti aperti; - assicurare sempre un sufficiente apporto di aria; le serrande dell’aria devono rimanere aperte fino a quando si vede la fiamma; - non realizzare cariche a singhiozzo, con un pezzo dopo l’altro. È poi necessario non inserire mai, nella camera di combustione, un quantitativo di legna superiore, o inferiore, a quello indicato dalle istruzioni d’uso. Il rischio è la creazione di incombusti e il danneggiamento di stufa e canna fumaria. LA GIUSTA ACCENSIONE L’accensione iniziale dovrebbe sempre avvenire dall’alto. In questo modo i gas passano attraverso la fiamma e vengono bruciati completamente. Ciò riduce l’emanazione di gas tossici e il fuoco è privo di fumo dopo pochi minuti. La legna andrebbe sovrapposta incrociata, con i pezzi più piccoli verso l’alto, al fine di facilitare la circolazione dell’aria. Si consiglia di usare accenditori naturali, evitando quelli liquidi. La carta va usata in piccolissime quantità, contenendo inchiostro sprigiona sostanze nocive e la relativa cenere ostacola l’aspirazione del fumo. Indicatori di una combustione efficiente • fiamme chiare e alte e senza fumo visibile • cenere grigio chiara senza residui 6 Indicatori di una combustione non efficiente • fiamme scure con fuliggine e vetro che si sporca in breve tempo • cenere scura e grezza con resti lignei carbonizzati LA LEGNA GIUSTA Il legno è un tessuto complesso che viene costituito da alberi e arbusti principalmente per due funzioni: - sostenere e dare forma all’organismo vivente; - garantire il trasporto all’interno dell’organismo vivente. Chimicamente è composto da: - cellulosa, per 40-50%; - lignina, per un 20-30%; - altre sostanze (carboidrati, grassi, sali minerali, tannini..) per un 20-30%. LA SCELTA DELLA LEGNA Per una buona combustione è fondamentale iniziare da una buona legna, partendo dal presupposto di utilizzare sempre specie presenti nel proprio territorio. Da un punto di vista commerciale il legno viene classificato in “tenero”, derivante dalle conifere (abete, pino..), e in “duro”, derivante dalle latifoglie (faggio, quercia..). Questa divisione, derivante dalla traduzione letterale della nomenclatura inglese, può tuttavia essere ingannevole, dal momento che esistono legni definiti “duri” più teneri di quelli di definiti “teneri”e viceversa. È comunque preferibile usare legna di latifoglie. Le conifere possiedono un maggiore potere calorifico ma bruciano in fretta senza formare braci durature; causa la resina incrostano maggiormente la stufa che dovrà essere pulita più di frequente. Bisogna ricordarsi infine di usare legna di dimensioni adeguate per la propria stufa. Usare tronchi troppo grandi può volere dire combustioni più lente, difficoltose e meno efficienti. Peso kg/mc Potere calorifico kW/kg Potere calorifico kW/mc Qualità Velocità di combustione Rovere 760,00 4,20 3.192,00 Buona Lenta Robinia (acacia) 790,00 4,40 3.476,00 Buona Media Carpino 810,00 4,00 3.240,00 Buona Media Faggio 750,00 4,30 3.225,00 Buona Media Frassino 720,00 4,20 3.024,00 Buona Media Betulla 650,00 4,25 2.762,50 Mediocre Media Acero 690,00 4,15 2.863,50 Mediocre Veloce Salice 450,00 4,10 1.845,00 Scadente Veloce Abete 450,00 4,50 2.025,00 Scadente Veloce Pino 560,00 4,55 2.548,00 Scadente Veloce Specie legnosa Dati medi con valore idrico del 15% UNA BUONA STAGIONATURA Uno degli errori più frequenti che si commettono durante la combustione è quello di usare legna verde non sufficientemente stagionata. 7 Nella prima fase di combustione, il calore prodotto dal fuoco viene in parte utilizzato per fare evaporare l’acqua contenuta dentro la legna. Maggiore sarà la quantità d’acqua presente minore sarà quindi la resa della legna che si sta utilizzando. Si produrranno inoltre maggiori incrostazioni. La legna verde può contenere sino al 75% di umidità rispetto la sua massa. Il legno è considerato secco quando possiede un tenore idrico pari al 15-20%. Questo risultato si ottiene, generalmente, dopo 18-24 mesi di una buona stagionatura, effettuata in un luogo al riparo dalla pioggia ma con una buona areazione. Tale valore si può verificare direttamente se si dispone di un igrometro che misura l’umidità anche in profondità oppure, più semplicemente, sbattendo tra loro due tronchetti e verificando un suono quasi “metallico” e non “sordo”. Attenzione quindi, legna vecchia non è sempre sinonimo di legna secca! Tenore idrico Definizione Potere calorifico kW/kg secca 4,30 20 % secca 3,93 25 % umida 3,57 30 % umida 3,20 35 % bagnata 2,82 40 % bagnata 2,47 15 % Dati per legna di faggio Come stagionare la legna È consigliabile ammucchiare all’aperto la legna, già nella pezzatura d’uso, sollevata dal terreno su blocchetti di cemento, mattoni o assi di legno; i pallet sono ottime soluzioni. Avendone la possibilità è da preferire l’esposizione a un sole moderato e al vento. Un sole eccessivo può fare perdere qualità alla legna. Ricordarsi di porre i pezzi di corteccia verso la cima, in quanto isolano dall’umidità meglio della fibra interna! Non coprire la catasta con teli di plastica, ma tramite strutture autoportanti che possiedono un tetto. È valido sia il metodo di accatastamento incrociato che quello parallelo, avendo solo l’accortezza di lasciare filtrare l’aria tra un ciocco e l’altro. Tempi di stoccaggio superiori a 26 mesi non portano necessariamente a una maggiore asciugatura. 8 Bricchette di legna I tronchetti di legna pressata, o bricchette, possono rappresentare una valida alternativa ai comuni ciocchi. Non sono altro che resti di legno non trattato, secco, quali, ad esempio, trucioli di piallatura, segatura, compressi ad alte temperature. A seconda del materiale utilizzato presentano diverse caratteristiche a livello di combustione. Solitamente, a parità di peso, presentano un maggior potere calorifico rispetto al legname. Si raccomanda di scegliere tronchetti di qualità e certificati. LE STUFE NON SONO INCENERITORI Negli impianti a legna a carica manuale (stufe, camini e caldaie) può essere bruciata unicamente legna in pezzi allo stato naturale. Le stufe domestiche “lavorano” a “basse” temperature, non posseggono un sistema di filtraggio e un sistema di areazione forzata. Bruciare rifiuti vuol dire produrre gas particolarmente pericolosi che si riversano nell’ambiente, nell’abitazione e nei nostri polmoni. Analisi dimostrano che la combustione di rifiuti in caminetti o in stufe a legna libera nell’aria una quantità di diossina 1000 volte superiore rispetto a quanto avverrebbe negli impianti di incenerimento dei rifiuti. Legno trattato, carta, materiali sintetici o materiali composti contengono metalli pesanti (cadmio, piombo, cromo, ecc.) e alogeni (cloro, fluoro). Una combustione non appropriata fa sì che queste sostanze si liberino nell’aria producendo, nel contempo, altri derivati tossici quali diossine, furani, ossidi di azoto, acido cloridrico, idrocarburi, monossido di carbonio. I gas e gli acidi particolarmente aggressivi che si formano dalla combustione dei rifiuti sono responsabili di una minore durata delle stufe e della canna fumaria. Conoscere i materiali Tetra Pak è una azienda multinazionale svedese che produce sistemi integrati per il trattamento e il confezionamento degli alimenti. È stata fondata nel 1951, anche se la sua storia ha inizio 8 anni prima. Il Tetra Pak, come materiale, è composto da 3 strati sovrapposti: carta (75%), alluminio (5%) e polietilene (20%). La plastica è una realtà plurale, per questo motivo è più corretto parlare di “materie plastiche”, ossia di una grande varietà di polimeri, ognuno con proprie caratteristiche, proprietà e campi di applicazioni. La sua storia può essere fatta iniziare nel 1861, anche se è il ‘900 il secolo in cui trova il suo sviluppo e la sua affermazione d’uso. Le materie plastiche vengono prodotte in laboratorio impiegando, in massima parte, petrolio e, in minima parte, altri elementi come carbone, cellulosa e gas naturale. Ad ogni materia plastica è associata una sigla che la identifica univocamente. I 6 polimeri più diffusi nel mondo degli imballaggi, e sempre indicati sulle confezioni, sono i seguenti: - polietilene tereftalato (PETE o PET – cod. riciclo: 1); - polietilene ad alta densità (PE HD – cod. riciclo: 2); - cloruro di Polivinile (PVC – cod. riciclo: 3); - polietilene a bassa densità (PE LD – cod. riciclo: 4); - polipropilene (PP – cod. riciclo: 5); 99 - polistirene o Polistirolo (PS – cod. riciclo: 6); - altre plastiche (O – cod. riciclo: 7). Rientrano in questa categoria tutti i polimeri per i quali non è stato previsto un codice specifico o le loro combinazioni (ad esempio vaschetta costituita da uno strato esterno di PET ed uno interno di PE LD). Tutti gli imballaggi in plastica, a prescindere dal polimero e dalla codifica, sono sempre conferibili nella raccolta differenziata. La carta è costituita da materie prime fibrose, prevalentemente vegetali, unite per feltrazione (fenomeno che consiste nella salda unione reciproca delle fibre che la compongono) e in seguito essiccate. Può essere poi arricchita con collanti, coloranti e additivi diversi che ne migliorano le caratteristiche. Il materiale più comunemente usato per realizzarla è la polpa di legno, o cellulosa, proveniente da abete o pioppo. Si pensa che sia stata inventata nel 105 d.c. in Cina. Il legno da cantiere può contenere al suo interno elevate quantità di polveri miste di varia composizione. Particolarmente pericolosa per la salute è la silice, che può causare gravi malattie polmonari. La silice è presente nei mattoni, nella pietra, ed in molte altre sostanze. Viene rilasciata in forma di polvere al momento della lavorazione e/o del taglio. È vietato bruciare rifiuti di qualsiasi genere • Carta, riviste, cartoni • Tetra Pack (contenitori del latte) • Plastica di ogni tipo • Legno trattato • Scarti di legno da cantiere • Parti di mobili, porte e finestre ATTENZIONE Cassette, travi, listelli, mobili, compensato possono essere trattati chimicamente anche se questo non è visibile in superficie. PROBLEMI PER LA SALUTE La combustione illecita di rifiuti nelle stufe può essere responsabile di una serie di conseguenze per la salute umana, che vanno dalle malattie all’apparato respiratorio, come tosse cronica, bronchite, asma, infezioni polmonari, sino all’aumento del rischio di cancro e problemi cardiocircolatori. 10 Alcuni inquinanti generati da cattive combustioni Le diossine, divenute tristemente note con il disastro ambientale di Seveso (MI), nel 1976, sono un gruppo di centinaia di composti chimici capaci di persistere per lungo tempo nell’ambiente. Almeno 13 sono considerate sicuramente tossiche per l’uomo e per gli animali. Il composto più tossico è la TCDD, cancerogeno anche a dosi non elevate. La combustione di rifiuti urbani è una, non la sola, delle principali fonti di emissioni in atmosfera. Le diossine vengono trasportate dal vento anche a grandi distanze. Una volta depositatesi nel suolo entrano della catena alimentare terrestre e acquatica, accumulandosi nel tessuto adiposo degli animali; non è un caso che, per lo più, vengano assorbite dall’uomo per via digerente. Possono inoltre causare problemi all’apparato respiratorio, malformazioni fetali, alterazioni a carico del sistema immunitario, un aumento dei problemi circolatori. I metalli pesanti sono elementi chimici solidi a temperatura ambiente, ad eccezione del mercurio. Ne fanno parte piombo, cromo, cobalto, nichel etc. Hanno la tendenza ad accumularsi nel suolo e quindi nella catena alimentare. Sebbene i metalli siano naturalmente presenti nella crosta terrestre, le attività umane hanno portato ad una loro progressiva dispersione nell’ambiente. Possono avere effetti nocivi sugli esseri viventi anche a dosi non elevate. Possono essere assorbiti per via respiratoria, come fumi o polveri, o per ingestione. Nell’organismo si legano prima alle proteine del sangue per poi distribuirsi nei diversi compartimenti a seconda delle loro proprietà: ad esempio il mercurio si accumula nel rene, mentre il piombo si distribuisce nell’osso e nei tessuti molli. Gli effetti sono molteplici a seconda del metallo e del quantitativo ingerito: fenomeni irritativi, intossicazioni acute e croniche, conseguenze cancerogene. Alcuni metalli possono passare nel latte materno. Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) si formano per combustione incompleta di materiali organici, come legno e combustibili fossili. Appartengono a questa famiglia un centinaio di composti molto diversi tra di loro. L’esposizione può avvenire per inalazione di aria inquinata o, molto facilmente e più frequentemente di quello che si pensi, attraverso il cibo (sia animale che vegetale) che ne resta contaminato. La maggior parte degli IPA è in grado di causare tumori nell’animale da esperimento. Lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) classifica alcuni IPA nella categoria dei possibili cancerogeni e altri in quella dei probabili cancerogeni per l’uomo. Il monossido di carbonio (CO) si forma ogni qualvolta una sostanza contenente carbonio brucia in maniera incompleta. È inodore e incolore, più leggero dell’aria e si diffonde rapidamente negli ambienti, ragione per cui può risultare particolarmente insidioso, specialmente durante il sonno. Viene assorbito per via respiratoria. La sua tossicità è dovuta alla capacità di legarsi all’emoglobina del sangue, impedendo la giusta ossigenazione al cuore e al cervello sino a provocare la morte per asfissia, che si verifica quando i 2/3 dell’emoglobina sono legati al monossido di carbonio. Gli alogeni (cloro, fluoro, bromo, etc.) sono elementi molto usati in diversi componenti di uso comune (cavi, PVC, resine). Se bruciati producono acido alogenidrico, particolarmente tossico e irritante per le vie respiratorie e molto corrosivo nei confronti dei metalli, tanto da provocare il danneggiamento di tubature. Le polveri atmosferiche, chiamate anche PM, dall’inglese Particulate Matter, sono estremamente variabili per dimensioni e composizione. Alcune particelle sono di dimensioni tali da essere visibili, come la fuliggine o il fumo, altre possono essere viste solo al microscopio ottico o elettronico. Sulla base delle dimensioni, si possono individuare due grandi categorie: le particelle fini, con diametro inferiore a 2,5 µm, che rimangono a lungo in aria e possono essere trasportate a grande distanza, e le particelle grossolane, con diametro compreso tra 2,5 e 30 µm, che sedimentano nel giro di ore o minuti, spesso vicino alla sorgente di emissione. Minore è la dimensione delle particelle, maggiore è la loro capacità di produrre effetti dannosi per la salute, sia per la maggiore capacità di penetrazione e di assorbimento nel polmone, sia perché le frazioni più grossolane sono biologicamente meno attive. 11 11 LA CENERE Indipendentemente dal modello di stufa che si possiede bisogna rimuovere, periodicamente, la cenere dal proprio impianto. Se si dispone di un cassetto di raccolta, è necessario svuotarlo prima che la cenere raggiunga la griglia, in modo da permettere una corretta circolazione dell’aria nella camera di combustione. Se la combustione avviene in maniera ottimale si produrrà poca cenere, altrimenti il quantitativo sarà maggiore. LA CENERE COME FERTILIZZANTE L’uso della cenere come concime è una pratica molto antica, basti pensare che le agricolture più primitive sono basate sulla distruzione di tratti di foresta col fuoco e sulla coltivazione delle aree così liberate e fertilizzate. L’utilizzo della cenere è conforme ai cicli della natura. L’albero assorbe i nutrienti, l’aria, l’acqua e li accumula nel legno. Il fuoco produce fumi nei quali si disperdono carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto e zolfo. La cenere restituisce al terreno gli altri elementi, “non volatili”, rimasti al suo interno, quali fosforo, potassio, magnesio e calcio. I nutrienti variano in funzione della specie vegetale che si sta utilizzando. La cenere può essere distribuita direttamente sul terreno prima della vangatura o dell’ultima lavorazione che precede la semina o il trapianto. Può essere sparsa anche vicino ai cespugli, agli alberi e alle siepi, avendo l’accortezza di interrarla per rendere più rapido il suo effetto. Ha solitamente una natura alcalina (il PH è di solito superiore a 8), ragione per cui ne è sconsigliato l’impiego per le piante propriamente acidofile (mirtilli, azalee, rododendri..). L’utilizzo della cenere come fertilizzante è consentito in agricoltura biologica, l’importante è usarne sempre in piccole quantità, massimo 25 kg ogni 100 mq. Un quantitativo maggiore può nuocere al suolo e alle falde acquifere. La cenere in eccesso va smaltita attraverso la raccolta dei rifiuti domestici. C’È CENERE E CENERE! Va utilizzata come fertilizzante solo cenere ottenuta da legna naturale, no da pellet o carbon fossile. Ceneri derivanti da materiali plastici o da legna trattata chimicamente, anche se usate in piccole quantità, sono altamente inquinanti per l’uomo e per gli altri esseri viventi. 12 LA CENERE NEL COMPOST Fin dall’antichità la cenere veniva aggiunta nel letame per assorbirne l’umidità, per migliorarne la fermentazione e avere un fertilizzante con qualità superiori. Allo stesso modo, qualora si disponga di compostiera, si può aggiungere la cenere, in piccole quantità, ai rifiuti organici. ALTRI USI DELLA CENERE 1 - Contro le lumache Le limacce e le chiocciole non riescono ad attraversare uno strato di cenere asciutta. Realizzando delle strisce larghe 6-7 cm e alte almeno 2 cm si possono proteggere le colture dell’orto in modo semplice e rispettoso per l’ambiente. Poiché il rimedio perde di efficacia quando si bagna la cenere bisogna presentare attenzione durante le fasi di irrigazione. Come preparare la lisciva Unire a 1 bicchiere di cenere 5 bicchieri di acqua. Portare a ebollizione a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto. Lasciare bollire per circa 2 ore. Lasciare raffreddare e decantare. Filtrare il composto con l’ ausilio di un telo di cotone sottile che non scolorisce. Si otterrà un composto liquido, la lisciva vera e propria, adatta per svariati usi, e un composto solido, la pasta di cenere, adatta per pulire i fondi delle pentole dallo sporco più ostinato. Entrambi i composti si possono conservare per più anni. 2 - Contro neve e ghiaccio La cenere può essere usata in sostituzione del sale per facilitare lo scioglimento del ghiaccio sulle strade, magari lungo il percorso garage – cancello. 3 – Per pulire L’uso della cenere nella pulizia, purché di buona qualità e setacciata con attenzione, al fine di eliminare le particelle più grossolane, è molto antico ed efficace. Insieme a della semplice acqua del rubinetto si può ottenere la “lisciva”, un “sapone” liquido adatto a rimuovere lo sporco ostinato da piatti e stoviglie, utile per pulire il vetro della stufa, i pavimenti, lucidare l’argenteria, rimuovere gli aloni di pennarello dalle lavagne bianche, sbiancare i tessuti e fare il bucato! 4 – Per l’igiene personale La lisciva, purché diluita, grazie al suo potere disinfettante e sgrassante, può essere usata anche per la pulizia di tutto il corpo. 13 13 L’IMPORTANZA DELLA CANNA FUMARIA GUARDARE LA CERTIFICAZIONE La canna fumaria rappresenta il percorso di scarico dei prodotti della combustione di ogni apparecchio termico. Dalle canne fumarie dipende il buon funzionamento della stufa e la sicurezza dell’abitazione, ragione per cui devono essere obbligatoriamente certificate CE, al fine di soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa vigente. Devono essere sempre installate da personale abilitato con il criterio della regola dell’arte. Al termine dell’installazione deve essere consegnata una dichiarazione di conformità della posa dei materiali (D.M 37/08). Le canne fumarie certificate posseggono una precisa designazione che ne definisce le caratteristiche tecniche. MANUTENZIONE PERIODICA Dalla incompleta combustione di prodotti solidi si vengono a creare delle piccole particelle, dette incombusti. Durante il loro percorso verso l’uscita si depositano sulle pareti del camino sotto forma di fuliggine leggera (con sembianza di polvere) o, nel peggiore dei casi, originando croste dure (catrame). L’accensione improvvisa di questi sedimenti può essere la causa di autocombustioni estremamente pericolose. La presenza di tali sedimenti può inoltre diminuire il rendimento della stufa, andando ad ostruire la canna fumaria. Si raccomanda di fare pulire la propria canna fumaria da personale specializzato ogni 30/40 quintali circa di legna. Spendendo poche decine di euro l’anno: - si riducono le emissioni di polveri sottili; - si ha una maggiore resa della propria stufa; - si risparmiano combustibili preziosi (1 mm di deposito equivale a una spreco di combustibile di circa il 6%); - si riducono i rischi di autocombustione; - si aumenta la durata di vita dell’impianto. 14 ATTENZIONE AL FAI DA TE L’utilizzo di strumenti non adeguati può causare danni all’impianto. Le canne fumarie in acciaio inox, ad esempio, posseggono uno strato di materiale che le rendono inattaccabili alla corrosione. Usando spazzole non idonee si corre il rischio di rimuoverlo causando graffi e ruggine. Le croste dure e i depositi catramosi non sono eliminabili con una sola raschiatura manuale e richiedono l’impiego di sonde rotanti professionali. In alcuni casi può essere consigliata la videoispezione. Uno spazzacamino qualificato può verificare e garantire il corretto funzionamento di tutte le componenti, prevenendo tempestivamente eventuali danni o problemi. Lo smaltimento illecito dei rifiuti è punito dall’articolo 256 del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152) con le pene dell’arresto da 3 mesi ad un anno o con l’ammenda da 2.600,00 Euro a 26.000,00 Euro per i rifiuti non pericolosi, e con le pene dell’arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da 2.600,00 Euro a 26.000,00 Euro per i rifiuti pericolosi. Se le emissioni prodotte causano molestia alle persone, come previsto dall’articolo 674 del codice penale, è prevista la pena dell’arresto fino ad un mese o l’ammenda fino a 206,00 Euro. Il legno è il più antico combustibile utilizzato dall’essere umano, con ogni probabilità già a partire da oltre un milione di anni. Solo negli ultimi 160 anni, nel mondo occidentale, si è cominciato a sostituirlo con carbone, gas naturale e altri combustibili fossili, con evidenti ripercussioni sui quantitativi delle emissioni di gas serra. Bruciare legna non contribuisce a fare aumentare il contenuto di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. La CO2 emessa durante la combustione è infatti la stessa che è stata sottratta dall’albero durante la sua vita. Allo stesso modo l’acqua e i sali minerali imprigionati al suo interno vengono ridati al cielo e alla terra, secondo i cicli della natura. La legna è una risorsa rinnovabile. Nella Provincia di Trento i boschi godono di buona salute; la loro superficie è in aumento, con un’ estensione complessiva superiore al 56% dell’intero territorio. Per queste ragioni la legna rimane, ancora oggi, un importante combustibile, calcoli alla mano più economico di gas metano, gasolio o GPL. L’ uso corretto di stufe o camini resta tuttavia il presupposto per una combustione ottimale e un minore impatto sull’ambiente e sulla salute. Questo quaderno didattico nasce per iniziare a creare una autentica cultura della stufa, ad iniziare dalle nuove generazioni.