VIA
I RIFIUTI
DALLA
STUFA!
Con un piccolo
sforzo fai bene alla
tua salute e a quella
degli altri
QUADERNO DI
APPROFONDIMENTO
Comunità Valsugana e Tesino
Piazzetta Ceschi 1 – 38051 Borgo Valsugana (TN)
www.comunitavalsuganaetesino.it
Settore Tecnico: tel. 0461 755533
Con il patrocinio dell’Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari
Con il supporto di Provincia
Autonoma di Trento
Realizzazione:
AmBios – per una comunicazione dell’ambiente
www.ambios.it
PRESENTAZIONE
L’ incenerimento domestico dei rifiuti è purtroppo una pratica ancora radicata nei nostri
territori. La combustione di rifiuti all’interno di stufe, cucine economiche o camini è un
fenomeno che causa inquinamento dell’aria e costituisce un reale pericolo per la salute
umana.
Su questa tematica la Comunitá Valsugana e Tesino ha progettato una massiccia campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la cittadinanza attraverso la capilllare distribuzione
a tutte le famiglie di depliant informativi, serate pubbliche di approfondimento scientifico,
pubblicazione di articoli su giornali locali e bollettini comunali.
Infine l’iniziativa più importante per la valenza educativa che rappresenta: un percorso in
collaborazione con gli Istituti Comprensivi della Valsugana e del Tesino per affrontare nella
scuola primaria e secondaria di primo grado la tematica dell’incenerimento domestico.
Ci auguriamo che tutte queste iniziative, con la loro azione sinergica, riescano a portare un
positivo contributo di riflessione nella nostra comunità.
Visto l’impegno richiesto, desideriamo ringraziare fin d’ora tutte le persone che collaboreranno a vario titolo per la realizzazione del progetto.
Paola Slomp
Assessore all’Ambiente Comunità Valsugana e Tesino
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LE STUFE
La sempre maggiore pressione della legislazione ambientale ha indotto i costruttori a produrre stufe e camini tecnologicamente all’avanguardia, con grandi miglioramenti rispetto
al passato, sia in termini di resa che di emissioni in atmosfera.
In commercio esistono varie tipologie di stufe e camini.
Come fonte di riscaldamento, la stufa è sicuramente molto più efficiente di un camino
aperto, in quanto il focolare è chiuso da uno sportello, e questo permette un maggior
controllo del processo di combustione con anche la possibilità di controllare la quantità di
calore erogato.
Se il rendimento della prima può essere compreso tra il 50 e l’80%, a seconda del modello
scelto, quello del secondo difficilmente supera il 35%.
La scelta dell’apparecchio dipende tuttavia da esigenze personali quali:
- utilizzo solo per riscaldare o solo per cucinare;
- utilizzo per riscaldare e cucinare in contemporanea;
- emissione di calore rapida o lenta;
- presenza di fuoco a vista.
Semplificando e banalizzando l’argomento è possibile fare la classificazione a seguito indicata.
Stufe “tradizionali”
Emanano in maniera diretta e immediata il calore della combustione.
Data l’alta temperatura è consigliabile installarle ad una distanza di
sicurezza da tende e mobili.
Stufe cucina
Fanno parte di questa categoria stufe, con o senza forno,
che possono essere utilizzate anche per cucinare.
Stufe irraggianti ad accumulo
Sono costruite con materiali particolari, come la pietra ollare. Diffondono il calore in maniera costante ed uniforme;
una volta spente si raffreddano molto lentamente, continuando ad irraggiare il calore per molte ore.
Stufe convettive
Sono costruite con un’intercapedine tra la camera di combustione e la parete esterna. Qui l’aria viene riscaldata e
poi diffusa nell’ambiente, creando un ricircolo continuo fra
quella fredda, presente al livello del pavimento, e quella
calda, espulsa verso il soffitto.
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Caminetto aperto
È il classico camino che tutti immaginano, con la fiamma viva e scoppiettante. Bello ma
sicuramente la soluzione meno efficiente.
Caminetto aperto ventilato
Esteticamente può sembrare uguale alla soluzione precedente ma internamente è dotato
di speciali intercapedini dove l’aria, riscaldata dalla combustione, è poi diffusa nel locale
tramite condotti di areazione.
Può raggiungere il 35% circa di efficienza, 15% in più del semplice caminetto aperto.
Caminetto chiuso
Sono delle autentiche stufe mascherate da camini. Possiedono un’autonomia molto elevata e un’efficienza paragonabile a quella delle stufe.
Le stufe a pellet
Pellet è una parola inglese
che significa pallina, sebbene
quelli attualmente più diffusi
sul mercato abbiano forma
a cilindro. Il pellet di legna è
prodotto utilizzando gli scarti
dell’industria forestale e della lavorazione del legno, prima ridotti in segatura, quindi
compressi, riscaldati, poi
forzati attraverso una filiera che ne determina
l’aspetto finale.
Oltre alle stufe a pellet “tradizionali” se ne stanno diffondendo altre in grado di bruciare anche
residui di lavorazioni agricole: chicchi di mais,
gusci di noci, noccioli di pesche, albicocche,
ciliege ed olive.
Sul mercato sono presenti pellet di qualità tra
loro differenti. Prima di acquistare una partita è
opportuno fare le dovute verifiche del caso. Le
confezioni dovrebbero riportare almeno il potere calorifico del combustibile confezionato ed il
rispetto della normativa europea.
In Europa sono sorti dei consorzi di produttori
che si sono dati delle regole di qualità e di controllo della produzione, creando dei marchi di
qualità che vengono assegnati in base ad una
adesione volontaria e che prevedono controlli
fatti da enti terzi.
Dal 2012 è stata introdotta la certificazione unica a livello europeo EN Plus, che divide il pellet
in 3 categorie:
- A1, per la qualità più elevata;
- A2, per la più scadente ma
sempre conforme a determinati standard;
- B, destinata solo a grandi
impianti di combustione ad
uso industriale o commerciale. Non va dimenticato che
anche una stufa a pellet produce fumi ricavati da combustibile solido e che, pertanto,
vanno smaltiti in modo da non creare danni a
cose e persone secondo la normativa vigente.
ALCUNI VANTAGGI DEL PELLET
I vantaggi possono essere riconducibili, oltre al
buon rendimento, alla sua comodità e praticità
di utilizzo: facilità di trasporto e stoccaggio dei
sacchi in cui è contenuto, serbatoio delle stufe
che permette una lunga autonomia, accensioni
programmabili e automatiche, temperature e
tempi di riscaldamento controllabili in automatico, canne fumarie che si sporcano poco grazie
alla bassissima umidità residua (meno dell’8%).
ALCUNI SVANTAGGI DEL PELLET
È un prodotto industriale che viene lavorato e
trasportato e che, come tale, crea una dipendenza non dissimile a quella dei combustibili
fossili. Il suo prezzo è più soggetto a oscillazioni e, a parità di kW prodotti, è superiore
rispetto a quello di una buona legna ben stagionata. Le stufe richiedono una alimentazione elettrica e possono essere più soggette a
malfunzionamenti.
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USARE CORRETTAMENTE LA STUFA
Il legno, come ogni altro tessuto vegetale, si produce grazie alla fotosintesi.
Quando viene bruciato il processo della fotosintesi si inverte: vengono utilizzati ossigeno,
anidride carbonica, sali minerali e viene emessa energia.
Nella combustione si osserva che il legno solido scompare e si trasforma in prodotti gassosi, lasciando solo un po’ di cenere, che deriva da piccole componenti (perlopiù parti
minerali) che non bruciano e restano solide.
La combustione della legna si sviluppa in 3 fasi distinte.
1 –essiccazione totale. Quando la legna viene riscaldata inizia il processo di essiccazione dell’umidità in essa presente. L’acqua evapora e si raggiunge la temperatura di circa
100 °C.
2 –pirolisi. Tra i 220 °C e i 270°C la legna comincia a decomporsi in gas volatili e carbone.
3 –gassificazione e combustione. A partire da 500°C circa si ha l’ossidazione finale dei
prodotti di decomposizione con liberazione di calore.
Le 3 fasi interagiscono tra loro e, nella pratica, si sovrappongono.
Se la temperatura della fiamma è troppo bassa si avrà una cattiva combustione che produrrà un’alta concentrazione di polveri, fuliggini e monossido di carbonio (CO).
Affinché ciò non avvenga è consigliabile:
- bruciare la legna in orizzontale e non in verticale, ad eccezione dei caminetti aperti;
- assicurare sempre un sufficiente apporto di aria; le serrande dell’aria devono rimanere
aperte fino a quando si vede la fiamma;
- non realizzare cariche a singhiozzo, con un pezzo dopo l’altro.
È poi necessario non inserire mai, nella camera di combustione, un quantitativo di legna
superiore, o inferiore, a quello indicato dalle istruzioni d’uso. Il rischio è la creazione di incombusti e il danneggiamento di stufa e canna fumaria.
LA GIUSTA ACCENSIONE
L’accensione iniziale dovrebbe sempre avvenire dall’alto. In questo modo i gas passano
attraverso la fiamma e vengono bruciati completamente. Ciò ridu­ce l’emanazione di gas
tossici e il fuoco è privo di fumo dopo pochi minuti.
La legna andrebbe sovrapposta incrociata, con i pezzi più piccoli verso l’alto, al fine di
facilitare la circolazione dell’aria.
Si consiglia di usare accenditori naturali, evitando quelli liquidi.
La carta va usata in piccolissime quantità, conte­nendo inchiostro sprigiona sostanze nocive e la relativa cenere ostacola l’aspirazione del fumo.
Indicatori di una combustione efficiente
• fiamme chiare e alte e senza fumo visibile
• cenere grigio chiara senza residui
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Indicatori di una combustione non efficiente
• fiamme scure con fuliggine e vetro che si sporca in breve tempo
• cenere scura e grezza con resti lignei carbonizzati
LA LEGNA GIUSTA
Il legno è un tessuto complesso che viene costituito da alberi e arbusti principalmente per
due funzioni:
- sostenere e dare forma all’organismo vivente;
- garantire il trasporto all’interno dell’organismo vivente.
Chimicamente è composto da:
- cellulosa, per 40-50%;
- lignina, per un 20-30%;
- altre sostanze (carboidrati, grassi, sali minerali, tannini..) per un 20-30%.
LA SCELTA DELLA LEGNA
Per una buona combustione è fondamentale iniziare da una buona legna, partendo dal
presupposto di utilizzare sempre specie presenti nel proprio territorio.
Da un punto di vista commerciale il legno viene classificato in “tenero”, derivante dalle
conifere (abete, pino..), e in “duro”, derivante dalle latifoglie (faggio, quercia..). Questa divisione, derivante dalla traduzione letterale della nomenclatura inglese, può tuttavia essere
ingannevole, dal momento che esistono legni definiti “duri” più teneri di quelli di definiti
“teneri”e viceversa.
È comunque preferibile usare legna di latifoglie. Le conifere possiedono un maggiore potere calorifico ma bruciano in fretta sen­za formare braci durature; causa la resina incrosta­no
maggiormente la stufa che dovrà essere pulita più di frequente.
Bisogna ricordarsi infine di usare legna di dimensioni adeguate per la propria stufa. Usare
tronchi troppo grandi può volere dire combustioni più lente, difficoltose e meno efficienti.
Peso kg/mc
Potere calorifico kW/kg
Potere calorifico kW/mc
Qualità
Velocità di
combustione
Rovere
760,00
4,20
3.192,00
Buona
Lenta
Robinia (acacia)
790,00
4,40
3.476,00
Buona
Media
Carpino
810,00
4,00
3.240,00
Buona
Media
Faggio
750,00
4,30
3.225,00
Buona
Media
Frassino
720,00
4,20
3.024,00
Buona
Media
Betulla
650,00
4,25
2.762,50
Mediocre
Media
Acero
690,00
4,15
2.863,50
Mediocre
Veloce
Salice
450,00
4,10
1.845,00
Scadente
Veloce
Abete
450,00
4,50
2.025,00
Scadente
Veloce
Pino
560,00
4,55
2.548,00
Scadente
Veloce
Specie legnosa
Dati medi con valore idrico del 15%
UNA BUONA STAGIONATURA
Uno degli errori più frequenti che si commettono durante la combustione è quello di usare
legna verde non sufficientemente stagionata.
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Nella prima fase di combustione, il calore prodotto dal fuoco viene in parte utilizzato per
fare evaporare l’acqua contenuta dentro la legna. Maggiore sarà la quantità d’acqua presente minore sarà quindi la resa della legna che si sta utilizzando. Si produrranno inoltre
maggiori incrostazioni.
La legna verde può contenere sino al 75% di umidità rispetto la sua massa.
Il legno è considerato secco quando possiede un tenore idrico pari al 15-20%. Questo
risultato si ottiene, generalmente, dopo 18-24 mesi di una buona stagionatura, effettuata
in un luogo al riparo dalla pioggia ma con una buona areazione.
Tale valore si può verificare direttamente se si dispone di un igrometro che misura l’umidità
anche in profondità oppure, più semplicemente, sbattendo tra loro due tronchetti e verificando un suono quasi “metallico” e non “sordo”.
Attenzione quindi, legna vecchia non è sempre sinonimo di legna secca!
Tenore idrico
Definizione
Potere calorifico kW/kg
secca
4,30
20 %
secca
3,93
25 %
umida
3,57
30 %
umida
3,20
35 %
bagnata
2,82
40 %
bagnata
2,47
15 %
Dati per legna di faggio
Come stagionare la legna
È consigliabile ammucchiare all’aperto la legna,
già nella pezzatura d’uso, sollevata dal terreno su
blocchetti di cemento, mattoni o assi di legno; i
pallet sono ottime soluzioni. Avendone la possibilità è da preferire l’esposizione a un sole moderato e al vento. Un sole eccessivo può fare perdere
qualità alla legna.
Ricordarsi di porre i pezzi di corteccia verso la
cima, in quanto isolano dall’umidità meglio della
fibra interna!
Non coprire la catasta con teli di plastica, ma
tramite strutture autoportanti che possiedono un
tetto.
È valido sia il metodo di
accatastamento incrociato che quello parallelo,
avendo solo l’accortezza
di lasciare filtrare l’aria tra
un ciocco e l’altro.
Tempi di stoccaggio superiori a 26 mesi non
portano necessariamente a una maggiore asciugatura.
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Bricchette di legna
I tronchetti di legna pressata, o bricchette, possono rappresentare una valida alternativa ai comuni ciocchi.
Non sono altro che resti di legno non
trattato, secco, quali, ad esempio, trucioli
di piallatura, segatura, compressi ad alte
temperature.
A seconda del materiale utilizzato presentano diverse caratteristiche a livello di
combustione.
Solitamente, a parità di peso, presentano
un maggior potere calorifico rispetto al
legname.
Si raccomanda di scegliere tronchetti di
qualità e certificati.
LE STUFE NON SONO INCENERITORI
Negli impianti a legna a carica manuale (stufe, camini e caldaie) può essere bruciata unicamente legna in pezzi allo stato naturale.
Le stufe domestiche “lavorano” a “basse” temperature, non posseggono un sistema di
filtraggio e un sistema di areazione for­zata.
Bruciare rifiuti vuol dire produrre gas particolarmente pericolosi che si river­sano nell’ambiente, nell’abitazione e nei nostri polmoni.
Analisi dimostrano che la combustione di rifiuti in caminetti o in stufe a legna libera nell’aria
una quantità di diossina 1000 volte superiore rispetto a quanto avverrebbe negli impianti
di incenerimento dei rifiuti.
Legno trattato, carta, materiali sintetici o materiali composti contengono me­talli pesanti
(cadmio, piombo, cromo, ecc.) e alogeni (cloro, fluoro).
Una combustione non appropriata fa sì che queste sostanze si liberino nell’aria producendo, nel contempo, altri deriva­ti tossici quali diossine, furani, ossidi di azoto, acido cloridrico, idrocarburi, monossido di carbonio.
I gas e gli acidi particolarmente aggressivi che si formano dalla combustione dei rifiuti sono
responsabili di una minore durata delle stufe e della canna fumaria.
Conoscere i materiali
Tetra Pak è una azienda multinazionale svedese che produce sistemi integrati per
il trattamento e il confezionamento degli alimenti. È stata fondata nel 1951, anche
se la sua storia ha inizio 8 anni prima.
Il Tetra Pak, come materiale, è composto da 3 strati sovrapposti: carta (75%), alluminio (5%) e polietilene (20%).
La plastica è una realtà plurale, per questo motivo è più corretto parlare di “materie plastiche”, ossia di una grande varietà di polimeri, ognuno con proprie caratteristiche, proprietà e campi di applicazioni.
La sua storia può essere fatta iniziare nel 1861, anche se è il ‘900 il secolo in cui
trova il suo sviluppo e la sua affermazione d’uso.
Le materie plastiche vengono prodotte in laboratorio impiegando, in massima parte, petrolio e, in minima parte, altri elementi come carbone, cellulosa e gas naturale.
Ad ogni materia plastica è associata una sigla che la identifica univocamente.
I 6 polimeri più diffusi nel mondo degli imballaggi, e sempre indicati sulle confezioni, sono i seguenti:
- polietilene tereftalato (PETE o PET – cod. riciclo: 1);
- polietilene ad alta densità (PE HD – cod. riciclo: 2);
- cloruro di Polivinile (PVC – cod. riciclo: 3);
- polietilene a bassa densità (PE LD – cod. riciclo: 4);
- polipropilene (PP – cod. riciclo: 5);
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- polistirene o Polistirolo (PS – cod. riciclo: 6);
- altre plastiche (O – cod. riciclo: 7). Rientrano in questa categoria tutti i polimeri per i quali non è stato previsto un codice specifico o le loro combinazioni
(ad esempio vaschetta costituita da uno strato esterno di PET ed uno interno
di PE LD).
Tutti gli imballaggi in plastica, a prescindere dal polimero e dalla codifica, sono
sempre conferibili nella raccolta differenziata.
La carta è costituita da materie prime fibrose, prevalentemente vegetali, unite
per feltrazione (fenomeno che consiste nella salda unione reciproca delle fibre
che la compongono) e in seguito essiccate. Può essere poi arricchita con
collanti, coloranti e additivi diversi che ne migliorano le caratteristiche.
Il materiale più comunemente usato per realizzarla è la polpa di legno, o cellulosa, proveniente da abete o pioppo.
Si pensa che sia stata inventata nel 105 d.c. in Cina.
Il legno da cantiere può contenere al suo interno elevate quantità di polveri
miste di varia composizione. Particolarmente pericolosa per la salute è la silice, che può causare gravi malattie polmonari.
La silice è presente nei mattoni, nella pietra, ed in molte altre sostanze. Viene
rilasciata in forma di polvere al momento della lavorazione e/o del taglio.
È vietato bruciare rifiuti di qualsiasi genere
• Carta, riviste, cartoni
• Tetra Pack (contenitori del latte)
• Plastica di ogni tipo
• Legno trattato
• Scarti di legno da cantiere
• Parti di mobili, porte e finestre
ATTENZIONE
Cassette, travi, listelli, mobili, compensato possono essere trattati
chimicamente anche se questo non è visibile in superficie.
PROBLEMI PER LA SALUTE
La combustione illecita di rifiuti nelle stufe può essere responsabile di una serie di conseguenze per la salute umana, che vanno dalle malattie all’apparato respiratorio, come
tosse cronica, bronchite, asma, infezioni polmonari, sino all’aumento del rischio di cancro
e problemi cardiocircolatori.
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Alcuni inquinanti generati da cattive combustioni
Le diossine, divenute tristemente note con il disastro ambientale di Seveso (MI), nel 1976, sono
un gruppo di centinaia di composti chimici capaci
di persistere per lungo tempo nell’ambiente. Almeno 13 sono considerate sicuramente tossiche
per l’uomo e per gli animali. Il composto più tossico è la TCDD, cancerogeno anche a dosi non
elevate.
La combustione di rifiuti urbani è una, non la sola,
delle principali fonti di emissioni in atmosfera.
Le diossine vengono trasportate dal vento anche
a grandi distanze. Una volta depositatesi nel suolo entrano della catena alimentare terrestre e acquatica, accumulandosi nel tessuto adiposo degli
animali; non è un caso che, per lo più, vengano
assorbite dall’uomo per via digerente.
Possono inoltre causare problemi all’apparato respiratorio, malformazioni fetali, alterazioni a carico
del sistema immunitario, un aumento dei problemi circolatori.
I metalli pesanti sono elementi chimici solidi a
temperatura ambiente, ad eccezione del mercurio. Ne fanno parte piombo, cromo, cobalto, nichel etc. Hanno la tendenza ad accumularsi nel
suolo e quindi nella catena alimentare.
Sebbene i metalli siano naturalmente presenti nella crosta terrestre, le attività umane hanno portato
ad una loro progressiva dispersione nell’ambiente. Possono avere effetti nocivi sugli esseri viventi
anche a dosi non elevate.
Possono essere assorbiti per via respiratoria,
come fumi o polveri, o per ingestione. Nell’organismo si legano prima alle proteine del sangue per
poi distribuirsi nei diversi comparti­menti a seconda delle loro proprietà: ad esempio il mercurio si
accumula nel rene, mentre il piombo si distribuisce nell’osso e nei tessuti molli.
Gli effetti sono molteplici a seconda del metallo e
del quantitativo ingerito: feno­meni irritativi, intossicazioni acute e cro­niche, conseguenze cancerogene. Alcuni metalli possono passare nel latte
materno.
Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) si formano per combustione incompleta di materiali
organici, come legno e combustibili fossili.
Appartengono a questa famiglia un centinaio di
composti molto diversi tra di loro.
L’esposizione può avvenire per inalazione di aria
inquinata o, molto facilmente e più frequentemente di quello che si pensi, attraverso il cibo (sia
animale che vegetale) che ne resta contaminato.
La maggior parte degli IPA è in grado di causare tumori nell’animale da esperimento. Lo IARC
(Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro)
classifica alcuni IPA nella categoria dei possibili
cancerogeni e altri in quella dei probabili cancerogeni per l’uomo.
Il monossido di carbonio (CO) si forma ogni
qualvolta una sostanza contenente carbonio brucia in maniera incompleta. È inodore e incolore,
più leggero dell’aria e si diffonde rapidamente
negli ambienti, ragione per cui può risultare particolarmente insidioso, specialmente durante il
sonno. Viene assorbito per via respiratoria. La
sua tossicità è dovuta alla capacità di legarsi
all’emoglobina del sangue, impedendo la giusta
ossigenazione al cuore e al cervello sino a provocare la morte per asfissia, che si verifica quando
i 2/3 dell’emoglobina sono legati al monossido di
carbonio.
Gli alogeni (cloro, fluoro, bromo, etc.) sono elementi molto usati in diversi componenti di uso
comune (cavi, PVC, resine).
Se bruciati producono acido alogenidrico, particolarmente tossico e irritante per le vie respiratorie e molto corrosivo nei confronti dei metalli, tanto da provocare il danneggiamento di tubature.
Le polveri atmosferiche, chiamate anche PM,
dall’inglese Particulate Matter, sono estremamente variabili per dimensioni e composizione. Alcune
particelle sono di dimensioni tali da essere visibili,
come la fuliggine o il fumo, altre possono essere
viste solo al microscopio ottico o elettronico. Sulla
base delle dimensioni, si possono individuare due
grandi categorie: le particelle fini, con diametro inferiore a 2,5 µm, che rimangono a lungo in aria e
possono essere trasportate a grande distanza, e
le particelle grossolane, con diametro compreso
tra 2,5 e 30 µm, che sedimentano nel giro di ore o
minuti, spesso vicino alla sorgente di emissione.
Minore è la dimensione delle particelle, maggiore
è la loro capacità di produrre effetti dannosi per la
salute, sia per la maggiore capacità di penetrazione e di assorbimento nel polmone, sia perché
le frazioni più grossolane sono biologicamente
meno attive.
11
11
LA CENERE
Indipendentemente dal modello di stufa che si possiede bisogna rimuovere, periodicamente, la cenere dal proprio impianto. Se si dispone di un cassetto di raccolta, è
necessario svuotarlo prima che la cenere raggiunga la griglia, in modo da permettere
una corretta circolazione dell’aria nella camera di combustione.
Se la combustione avviene in maniera ottimale si produrrà poca cenere, altrimenti il
quantitativo sarà maggiore.
LA CENERE COME FERTILIZZANTE
L’uso della cenere come concime è una pratica molto antica, basti pensare che le agricolture più primitive sono basate sulla distruzione di tratti di foresta col fuoco e sulla
coltivazione delle aree così liberate e fertilizzate.
L’utilizzo della cenere è conforme ai cicli della natura. L’albero assorbe i nutrienti, l’aria,
l’acqua e li accumula nel legno. Il fuoco produce fumi nei quali si disperdono carbonio,
ossigeno, idrogeno, azoto e zolfo. La cenere restituisce al terreno gli altri elementi,
“non volatili”, rimasti al suo interno, quali fosforo, potassio, magnesio e calcio. I nutrienti variano in funzione della specie vegetale che si sta utilizzando.
La cenere può essere distribuita direttamente sul terreno prima della vangatura o
dell’ultima lavorazione che precede la semina o il trapianto. Può essere sparsa anche
vicino ai cespugli, agli alberi e alle siepi, avendo l’accortezza di interrarla per rendere
più rapido il suo effetto.
Ha solitamente una natura alcalina (il PH è
di solito superiore a 8), ragione per cui ne è
sconsigliato l’impiego per le piante propriamente acidofile (mirtilli, azalee, rododendri..).
L’utilizzo della cenere come fertilizzante è consentito in agricoltura biologica, l’importante è
usarne sempre in piccole quantità, massimo
25 kg ogni 100 mq. Un quantitativo maggiore
può nuocere al suolo e alle falde acquifere.
La cenere in eccesso va smaltita attraverso
la raccolta dei rifiuti domestici.
C’È CENERE E CENERE!
Va utilizzata come fertilizzante solo cenere ottenuta da legna naturale, no da pellet o carbon fossile.
Ceneri derivanti da materiali plastici o da
legna trattata chimicamente, anche se
usate in piccole quantità, sono altamente
inquinanti per l’uomo e per gli altri esseri
viventi.
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LA CENERE NEL COMPOST
Fin dall’antichità la cenere veniva aggiunta
nel letame per assorbirne l’umidità, per migliorarne la fermentazione e avere un fertilizzante con qualità superiori.
Allo stesso modo, qualora si disponga di
compostiera, si può aggiungere la cenere,
in piccole quantità, ai rifiuti organici.
ALTRI USI DELLA CENERE
1 - Contro le lumache
Le limacce e le chiocciole non riescono ad attraversare uno strato di cenere asciutta. Realizzando delle strisce
larghe 6-7 cm e alte almeno 2 cm si
possono proteggere le colture dell’orto
in modo semplice e rispettoso per l’ambiente. Poiché il rimedio perde di efficacia quando si bagna la cenere bisogna
presentare attenzione durante le fasi di
irrigazione.
Come preparare
la lisciva
Unire a 1 bicchiere di cenere 5 bicchieri di
acqua. Portare a ebollizione a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto. Lasciare
bollire per circa 2 ore. Lasciare raffreddare e decantare. Filtrare il composto con l’
ausilio di un telo di cotone sottile che non
scolorisce.
Si otterrà un composto liquido, la lisciva
vera e propria, adatta per svariati usi, e
un composto solido, la pasta di cenere,
adatta per pulire i fondi delle pentole dallo sporco più ostinato. Entrambi i composti si possono conservare per più anni.
2 - Contro neve e ghiaccio
La cenere può essere usata in sostituzione del sale per facilitare lo scioglimento del ghiaccio sulle strade, magari
lungo il percorso garage – cancello.
3 – Per pulire
L’uso della cenere nella pulizia, purché
di buona qualità e setacciata con attenzione, al fine di eliminare le particelle più
grossolane, è molto antico ed efficace.
Insieme a della semplice acqua del rubinetto si può ottenere la “lisciva”, un
“sapone” liquido adatto a rimuovere lo
sporco ostinato da piatti e stoviglie, utile
per pulire il vetro della stufa, i pavimenti,
lucidare l’argenteria, rimuovere gli aloni di pennarello dalle lavagne bianche,
sbiancare i tessuti e fare il bucato!
4 – Per l’igiene personale
La lisciva, purché diluita, grazie al suo
potere disinfettante e sgrassante, può
essere usata anche per la pulizia di tutto il corpo.
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13
L’IMPORTANZA DELLA CANNA FUMARIA
GUARDARE LA CERTIFICAZIONE
La canna fumaria rappresenta il percorso di scarico dei prodotti della combustione di ogni
apparecchio termico.
Dalle canne fumarie dipende il buon funzionamento della stufa e la sicurezza dell’abitazione, ragione per cui devono essere obbligatoriamente certificate CE, al fine di soddisfare i
requisiti richiesti dalla normativa vigente.
Devono essere sempre installate da personale abilitato con il criterio della regola dell’arte.
Al termine dell’installazione deve essere consegnata una dichiarazione di conformità della
posa dei materiali (D.M 37/08).
Le canne fumarie certificate posseggono una precisa designazione che ne definisce le
caratteristiche tecniche.
MANUTENZIONE PERIODICA
Dalla incompleta combustione di prodotti solidi si ven­gono a creare delle piccole particelle,
dette incombusti. Durante il loro percorso verso l’uscita si depositano sulle pareti del camino sotto forma di fuliggine leggera (con sembianza di polvere) o, nel peggiore dei casi,
originando croste dure (catrame).
L’accensione im­provvisa di questi sedimenti può essere la causa di au­tocombustioni
estremamente pericolose.
La presenza di tali sedimenti può inoltre diminuire il rendimento della stufa, andando ad
ostruire la canna fumaria.
Si raccomanda di fare pulire la propria canna fu­maria da personale specializzato ogni
30/40 quintali circa di legna.
Spendendo poche decine di euro l’anno:
- si riducono le emissioni di polveri sottili;
- si ha una maggiore resa della propria stufa;
- si risparmiano combustibili preziosi (1 mm di deposito
equivale a una spreco di combustibile di circa il 6%);
- si riducono i rischi di autocombustione;
- si aumenta la durata di vita dell’impianto.
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ATTENZIONE AL FAI DA TE
L’utilizzo di strumenti non adeguati può causare danni
all’impianto.
Le canne fumarie in acciaio inox, ad esempio, posseggono uno strato di materiale che le rendono inattaccabili alla
corrosione. Usando spazzole non idonee si corre il rischio
di rimuoverlo causando graffi e ruggine.
Le croste dure e i depositi catramosi non sono eliminabili
con una sola raschiatura manuale e richiedono l’impiego
di sonde rotanti professionali.
In alcuni casi può essere consigliata la videoispezione.
Uno spazzacamino qualificato può verificare e garantire il
corretto funzionamento di tutte le componenti, prevenendo tempestivamente eventuali danni o problemi.
Lo smaltimento illecito dei rifiuti è punito dall’articolo 256
del Testo Unico Am­bientale (D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152)
con le pene dell’arresto da 3 mesi ad un anno o con l’ammenda da 2.600,00 Euro a 26.000,00 Euro per i rifiuti non
pericolosi, e con le pene dell’arresto da 6 mesi a 2 anni e
ammenda da 2.600,00 Euro a 26.000,00 Euro per i rifiuti
pericolosi.
Se le emissioni prodotte causano molestia alle persone,
come previsto dall’articolo 674 del codice penale, è prevista la pena dell’arresto fino ad un mese o l’ammenda fino
a 206,00 Euro.
Il legno è il più antico combustibile utilizzato dall’essere umano,
con ogni probabilità già a partire da oltre un milione di anni.
Solo negli ultimi 160 anni, nel mondo occidentale, si è cominciato
a sostituirlo con carbone, gas naturale e altri combustibili fossili,
con evidenti ripercussioni sui quantitativi delle emissioni di gas
serra.
Bruciare legna non contribuisce a fare aumentare il contenuto di
anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera.
La CO2 emessa durante la combustione è infatti la stessa che è
stata sottratta dall’albero durante la sua vita.
Allo stesso modo l’acqua e i sali minerali imprigionati al suo
interno vengono ridati al cielo e alla terra, secondo i cicli della
natura.
La legna è una risorsa rinnovabile.
Nella Provincia di Trento i boschi godono di buona salute; la
loro superficie è in aumento, con un’ estensione complessiva
superiore al 56% dell’intero territorio.
Per queste ragioni la legna rimane, ancora oggi, un importante
combustibile, calcoli alla mano più economico di gas metano,
gasolio o GPL.
L’ uso corretto di stufe o camini resta tuttavia il presupposto per
una combustione ottimale e un minore impatto sull’ambiente e
sulla salute.
Questo quaderno didattico nasce per iniziare a creare una
autentica cultura della stufa, ad iniziare dalle nuove generazioni.
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"File di Opuscolo "Via i rifiuti dalla stufa""