UNA CROCETTA PER CROCETTA Negli ultimi anni, specialmente in quest’ultimo periodo, il fenomeno dell’antipolitica coinvolge, almeno a parole, quasi la metà degli italiani. Sempre più spesso si sente dire: “I politici sanno solo rubare”, “Pensano solo a se stessi”, “Hanno rovinato l’Italia”, “È tutta colpa loro”! Ma siamo sicuri che la colpa sia soltanto dei politici? Che noi “comuni” cittadini abbiamo svolto il nostro compito nel migliore dei modi? Io direi di no! SEGUE A PAG.5 A PAG. 9 A PAG.10 A PAG.4 PAGINA 2 Esiste una regione in cui il suo presidente dimissionario, Raffaele Lombardo, per cambiare e scambiare assessori – di partiti e correnti diversi –, impedendo di fatto una governabilità – che ormai dura da più di quattro anni –, guadagnava la bellezza di € 15.683 mensili, superando tutti i presidenti regionali d’Italia e il governatore del ricchissimo Stato di New York (€ 10.000). In questa regione gli sprechi sono tanti: basta pensare al fatto che non basta un solo segretario generale. Ce ne sono due: uno percepisce € 13.000, l’altro, il segretario generale aggiunto, € 11.300. E non solo: per i 90 consiglieri – pardon, deputati – di questa regione lo stipendio supera gli € 9.000. E durante un intervento all’ARS del presidente Lombardo si alternano alla scrittura del discorso ben 18 stenografi. Il governatore ha parlato per circa un'ora, gli stenografi si sono alternati uno ogni 3 minuti. Ben poco, per guadagnare circa € 5.000 mensili. Ma gli sprechi di questa regione non sono solo limitati alla politica: che dire dei ventimila dipendenti regionali, tantissimi, troppi, che, per l’opinione comune, ormai sono le icone del privilegio e dell’improduttività. Fino a pochi mesi fa, qualunque dipendente regionale che aveva un parente da assistere, poteva andare in pensione con 25 anni di servizio, una via di fuga che nel 2011 hanno imboccato in cinquecento: cinquecento pensionati cinquantenni, solo nel 2011. In questa regione peraltro sono troppo strane le mansioni di alcuni dipendenti: trenta commessi di piano, in gergo, camminatori: trenta persone, che nell’era di internet, hanno il compito di trasferire i documenti da una stanza all’altra. Sono in otto a occuparsi di «relazioni diplomatiche internazionali» e in ventuno che da mattina a sera si applicano alla «promozione dell’identità siciliana», mentre la signora Alessandra Russo, capo dipartimento del Lavoro, ha preso la funzione in senso estensivo e il lavoro lo dà a trentadue collaboratori. L’ufficio di presidenza onora il blasone di cui è portatore con una squadretta di centocinquantasette chauffeur (autisti); ovvio, viste le tante auto blu di cui godono i politici regionali. E cosa dire dei cinquantacinque sorveglianti di musei che hanno ottenuto un posto di lavoro? Niente di strano, non fosse che in Regione ce ne siano già 1600 e che i dati relativi all’affluenza non giustifica tale investimento di risorse umane. A tal riguardo si leggono notizie prossime alla mitologia, come quella dell’area archeologica di Ravanusa che nel 2009 contò il totale di un visitatore accolto con tutti gli onori dai dieci custodi; l’arrivo del turista fu salutata come quella del messia, e si celebrò l’evento offrendogli l’ingresso gratuito. Insomma, la certezza è una, il Paese dei Balocchi esiste e si chiama Sicilia. PAGINA 3 Perché politica giovanile? Perché Giovani Democratici? Perché parlare di politica quando si è ancora in tenera età, in età adolescenziale? Perché interessarsi così tanto a questa “parola”? Forse perché si è spinti da una voglia di ritrovare sani principi, sani ideali, desiderosi di una politica costituita da fatti e non solamente da parole. Oggi si è soliti vedere il tutto con un senso di rassegnazione. Anche se sottovalutato da un punto di vista pratico, i giovani vengono osservati attentamente per capire l’evoluzione dei rapporti che intercorrono tra la politica e la società da un punto di vista generale. I mutamenti che intercorrono tra queste due sfere e in maniera più specifica nella politica giovanile sono anticipati dall’emergere di comportamenti innovativi nelle giovani generazioni, arrivando alla situazione tale da riprendere concetti del passato. I pochi giovani, poi, che tentano di accostarsi alla vita politica sono così pochi e scarsamente considerati da formare una classe in concreto inesistente. Paura di mettersi in gioco forse. Ma fa così paura l’idea di entrare in campo quando si è ormai maturi da un punto di vista culturale? Magari il motivo è un altro. Ecco, noi giovani vediamo spesso questa politica come un qualcosa che sta andando a rotoli, i politici che si ricordano di te soltanto quando si è in prossimità di elezioni e il tutto non fa che provocare rabbia e indecenza verso questa classe che porta la stragrande maggioranza di noi giovani ad allontanarcene del tutto. Eppure però tutti si ricordano di noi, in fondo si parla sempre delle stesse cose, si dicono sempre le solite frasi: “I giovani saranno il futuro, i giovani hanno idee nuove, i giovani hanno spirito d’iniziativa, dobbiamo prendere spunto dai giovani, i giovani hanno voglia di lavorare, i giovani hanno iniziativa, i giovani bla bla bla”. Ma il problema poi è sempre lo stesso, alla fine dopo le elezioni tutti si dimenticano, sia destra che sinistra, dei giovani che sono riusciti a coinvolgere e portare tanti voti e nessuno li premia per il lavoro che hanno fatto e per la voglia che hanno dentro. In verità la politica giovanile darebbe una “marcia” in più, il problema è che chi ci guida ha dimenticato dove si trova la frizione. PAGINA 4 Tutto è nato su internet, un gruppo di giovani hanno creato un gruppo e hanno chiesto che Rosario Crocetta si candidasse alla Presidenza della Regione Siciliana. Quei giovani avevano capito che se una rivoluzione ci doveva essere, questa Rivoluzione non poteva che passare dall'elezione di Rosario Crocetta. L'estate è volata. Già ad agosto Rosario correva, correva per i comuni siciliani, correva da tutti quei giovani che gli avevano chiesto di scendere in campo, da tutte quelle donne e quegli uomini che vedono in lui il riscatto e la liberazione della Sicilia. Rosario Crocetta è il sindaco di tutti i siciliani. Rosario Crocetta ha accorciato la distanza tra la Sicilia e l'Europa. Rosario Crocetta parla 5 lingue. Parla anche l'arabo. Rosario Crocetta è una persona con una grande storia, un uomo che ha messo la sua vita al servizio dei siciliani. Leggendo il suo programma, ascoltando i suoi comizi, i suoi interventi, si ha subito la chiara sensazione che Rosario sa quello di cui la Sicilia ha bisogno. Per lui la parola d'ordine è meritocrazia, per lui i costi dell' amministrazione pubblica devono tradursi in benefici per la collettività, per lui i dirigenti generali devono essere nominati sulla base delle loro competenze e non per accordi politici, per lui l'arte e la cultura devono essere i pilastri su cui fondare la rinascita delle Sicilia, per lui l'agricoltura va valorizzata e sostenuta. Rosario Crocetta rappresenta la buona politica. Una nuova politica, che darà finalmente credibilità ad una nuova classe dirigente. Rosario Crocetta sa che c'è bisogno di un un’azione politica e amministrativa concreta fondata su idee strategiche di sviluppo e di rilancio. Rosario Crocetta vuole valorizzare il Mediterraneo, renderlo luogo protagonista di una nuova occasione di sviluppo per il Paese. Rosario Crocetta vuole utilizzare in ogni sua azione, in ogni sua proposta... la legalità. La legalità non sarà più una semplice parola, con Rosario Crocetta la legalità sarà finalmente un'azione, concreta e incisiva. Rosario Crocetta è uno che ascolta, uno che non fa finta di ascoltarti pensando ad altro. Lui ascolta, vuole sapere, vuole capire cosa vogliono le siciliane e i siciliani. Lui ascolta e sa cosa rispondere. Le sue parole sono le parole della sua terra. Il 28 ottobre sarà un giorno importante. Inizierà la Rivoluzione della Sicilia. Una Rivoluzione che da tempo aspettiamo, ma che solo con Rosario potrà iniziare. PAGINA 5 SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ... Perché è vero che se da un lato tanti politici, non tutti (mai generalizzare) svolgono una sola politica, ovvero quella dei propri interessi, dall’altro anche il singolo cittadino, quasi nella totalità dei casi, dà il proprio voto, non per opinione, ma perché si avveri “la promessa” che qualcuno gli aveva fatto. Pertanto anche noi cittadini non siamo esenti da colpe dell’attuale sistema politico, sempre più alla deriva. Se vogliamo migliorare la situazione attuale, al posto di creare inutili polemiche e un inefficace scompiglio, iniziamo a dire di no al “voto di scambio” (io ti do e tu mi dai), frutto di una politica basata sull’ignoranza generale facendo credere al cittadino chissà quale favore o piacere gli sarà fatto per un diritto che semplicemente gli spetta. Questa è la politica, quella con la “p” minuscola che deve essere sconfitta. La politica delle promesse, degli affari, del clientelismo, delle corruzioni, degli inciuci, una politica non degna di essere chiamata così. Politica significa vivere nel quotidiano in prima persona ciò che vogliamo che gli altri facciano. Il mondo ha bisogno di modelli, non di eroi. Sandro Pertini lo ricordava nel suo appello ai giovani: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, ma di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.” La Politica, quella sana, quella bella, quella con la “P” maiuscola, quella in cui ogni giovane spera, è una Politica Responsabile, una Politica Onesta, una Politica che sa Ascoltare per capire, comprendere e farsi capire. Una Politica che sappia fare Squadra, una Politica Coerente, una Politica Umile, una Politica che sappia investire per il futuro e non sprecare nel presente. Una Politica che è al servizio dei cittadini fatta per amore nei confronti della società e della propria terra. Questa è la Politica che ci aspettiamo, quella che tutti (o quasi) desideriamo, quella che vogliamo. Mettiamo in campo l’entusiasmo, la voglia di speranza, la voglia di cambiare, mettiamoci in gioco con i fatti e non a parole. Non posso non fare riferimento ad un discorso di Rosario Crocetta, il nostro candidato alla Presidenza della Regione, sul rapporto scellerato che c’è stato negli anni passati tra politica e mafia nella nostra Regione: “Bisogna liberarsi, bisogna riprendere la via del coraggio e della dignità. La nostra indignazione, l’indignazione dei giovani, delle donne, degli anziani, degli imprenditori, non può essere sterile esercizio dell’antipolitica, deve diventare invece Politica, quella bella, quella con la “P” maiuscola”. Cambiare si può, si deve!! PAGINA 6 Sono nato a Gela, da una famiglia semplice, mio padre faceva l’operaio. Una vita dura quella mia da ragazzo, eravamo quattro figli ed era difficile andare avanti. Ho avuto un’educazione molto religiosa, ho fatto la scuola dai salesiani. Quando mio padre è andato in pensione ho dovuto interrompere i miei studi e sono andato a lavorare in fabbrica come operaio. Ho continuato a studiare, conosco francese, inglese e arabo e ho lavorato con diverse aziende internazionali in vari paesi del mondo. Sono tornato a Gela nel 1990, in attesa di un altro contratto estero. Nel novembre del ’90 a Gela ci fu la strage di mafia in una sala giochi, otto ragazzini vennero uccisi da altri ragazzini. Da allora decisi di rimanere a Gela per fare qualcosa a favore della mia città, mostrando grande impegno nella lotta contro la mafia. Nel 2003 sono diventato sindaco di Gela, da allora la mia vita è profondamente cambiata per aver iniziato una battaglia che non ha nessun precedente in un’amministrazione italiana contro la mafia. Sono stato condannato a morte dalla mafia e sono stati sventati quattro attentati ai miei danni. Vivo una vita totalmente blindata da oltre 10 anni. La mafia blocca lo sviluppo della Sicilia. Durante il mio mandato a Gela è nata una delle associazioni antiracket più importanti d’Italia diretta da Renzo Caponetti con circa 150 iscritti. Gli arresti operati durante il mio mandato da sindaco da parte delle forze dell’ordine sono stati circa 960 in sei anni. Da parlamentare europeo mi sono battuto per la costituzione della commissione antimafia europea di cui sono primo vice presidente. Faccio parte della commissione libertà civili, affari esteri e immigrazione del Parlamento Europeo e sono componente della delegazione Mashreq che cura le relazioni con i paesi arabi. Voglio essere il sindaco di tutti i siciliani, mettere a disposizione l’esperienza amministrativa che ho accumulato da sindaco e le conoscenze da parlamentare europeo a disposizione dell’isola più bella del mondo. Offro il mio impegno, le mie conoscenze, la mia esperienza, la mia vita per il riscatto della Sicilia e del popolo siciliano. PAGINA 7 Sarò il sindaco di tutti i siciliani, di quanti vogliono cambiare il volto della regione, voglio rappresentare la loro indignazione e la loro voglia di pulizia e di onestà. Dobbiamo fare un lavoro straordinario per la nostra terra creando occupazione e sviluppo, combattendo con tutte le nostre forze contro la corruzione, contro le cricche che hanno umiliato la Sicilia, contro la vecchia e la nuova mafia. Dobbiamo fare in modo che la nostra Regione conquisti un ruolo primario in Europa. Per fare ciò dobbiamo recuperare fiducia in noi stessi, applicare il rigore con equità, senza dimenticare le fasce più deboli. Dobbiamo internazionalizzare la nostra economia. Nessuno deve essere lasciato solo, tutti dovranno avere pari opportunità. Dobbiamo riprenderci l’orgoglio di essere siciliani, di essere cittadini della nostra meravigliosa Isola. Voglio proporre concretamente la mia esperienza da Sindaco antimafia di Gela e di Europarlamentare per aiutare la Sicilia ad uscire dalla crisi politica, sociale economica e morale che sta attraversando. La mafia ha distrutto l’immagine dell’economia della Sicilia, la mala politica invece di combattere la mafia si è alleata con essa. Dobbiamo spezzare il patto scellerato tra mafia, politica ed economia deviata che ha dominato la Sicilia dal dopoguerra in poi. Cultura, diritti, turismo, ambiente, industria, agricoltura, sanità, scuola, trasporti, pesca, energie rinnovabili, vivibilità urbana, rispetto dell’ambiente, acqua pubblica, gestione dei rifiuti da parte dei comuni, non dovranno essere più slogan ma azioni di Governo. Dobbiamo rilanciare la nostra centralità Mediterranea. Voglio una Sicilia legale e pulita non più soffocata dalla burocrazia ostile. Voglio una Regione in cui le autorizzazioni debbano essere sbloccate nell’arco di tre mesi, dove tutti gli atti della pubblica amministrazione siano pubblicati online e i cittadini possano controllare lo stato di avanzamento delle proprie pratiche. Voglio una Sicilia che si liberi del passato e guardi a un futuro di pace, lavoro e prosperità. Una Sicilia che faccia la ‘Rivoluzione della dignità’. Sarò il sindaco di tutti i siciliani. PAGINA 8 La scelta di un candidato Presidente della Regione Siciliana, dovrebbe essere un’attenta e difficile valutazione, perché da essa dipende il nostro futuro. Ebbene, “Dovrebbe” perché la scelta dei GD di Cattolica Eraclea di appoggiare Rosario è stata sì attenta ma per niente difficile. Siamo soddisfatti di aver accostato il nostro impegno e il nostro sostegno per Rosario ancor prima che lo facessero i partiti. È il candidato scelto dalla società civile, il candidato di tantissimi giovani. Per noi GD è motivo di vanto e di grande orgoglio. È stata una scelta ferma e decisa poiché siamo ben consapevoli del suo operato da Sindaco nella sua città, Gela. Da siciliani, da amanti della nostra terra e della legalità non potevamo far altro che sostenerlo e cercare in tutti i modi che diventasse il nostro Sindaco, il Sindaco di tutti noi siciliani. Dopo aver letto qualche informazione su Rosario, ho constatato personalmente come Rosario Crocetta sia una persona sincera, umile e onesta. Tra l’altro, dopo averlo conosciuto, ha confermato le mie supposizioni iniziali. Rosario, dopo l’incontro tenutosi nella villetta dedicata alle vittime della mafia, fortemente voluto da noi GD, ci ha trasmesso ancor più entusiasmo e voglia di partecipazione per cambiare questa nostra amata terra, martoriata da tanti, troppi mali che ne stroncano il futuro ma pur sempre una signora terra. Noi GD CHIEDIAMO ad alta voce che giorno 28 ottobre si voti e si faccia votare ROSARIO CROCETTA perché c’è bisogno di un radicale cambiamento nella nostra Regione, perché c’è bisogno di un Presidente che sappia stare con i giovani e lottare per il loro futuro, perché c’è bisogno di avere un Presidente che sia da esempio per tutti noi e non è poco ciò che ha fatto fino ad ora Rosario. Non è poco in una terra così complicata come la Sicilia. Crediamo fortemente che egli possa liberare la Sicilia dai suoi mali peggiori: mafia e politici corrotti. Crediamo in un Presidente che sappia dare speranza e cambiare in meglio la nostra isola. Ha deciso, invece di fuggire e godersi i risultati fin qui ottenuti, di restare e vincere insieme a noi e per noi la rivoluzione della dignità. Siamo una terra che ha veramente bisogno, ecco perché giorno 28 ottobre voterò Rosario Crocetta. Perché è tutto questo, perché e anche di più. PAGINA 9 I mass media ci hanno abituato a sentire sempre più spesso la parola “eroe”. Che si parli di atleti vittoriosi in competizioni sportive, militari caduti in battaglia, vip della tv, importanti figure storiche o personaggi di fantasia dai poteri sovrannaturali, tutti vengono indicati con lo stesso termine: eroi. Il vocabolario italiano ci dice chi è un eroe: chi dà prova di grande coraggio compiendo una grande impresa. Ma cos’è una grande impresa? Di sicuro catturare un terrorista ricercato in tutto il mondo lo è, così come vincere un mondiale di calcio o magari salvare decine di persone da un incendio. Tutte queste azioni sono sicuramente, ognuna nel suo ambito, delle gesta straordinarie. Ma oltre agli eroi descritti fino ad ora, ne esiste un’altra categoria: gli eroi quotidiani. Eroi che non vengono esaltati da tv e giornali e che quasi mai si trovano al centro dell’attenzione, ma che nel loro piccolo compiono imprese, a mio avviso, straordinarie. Non è forse un eroe chi per mantenere la propria famiglia è disposto a fare due lavori oppure lotta per difendere l’unico che ha? O chi abbandona le persone e i luoghi che ama per provare a trovare fortuna altrove? O ancora chi si rifiuta di scendere a compromessi e rinuncia a facili guadagni pur di mantenere la propria integrità morale? Per quanto mi riguarda la risposta è: SI. E sono sicuro di non essere il solo a pensarlo. In giro di eroi simili se ne trovano molti e sono loro a darci gli insegnamenti di vita più utili, sono loro gli esempi da seguire. Le loro gesta non fanno notizia, ma fanno andare avanti la società. Tutti nella vita hanno dei punti di riferimento e degli eroi a cui vorrebbero assomigliare. I miei eroi escono la mattina presto per andare a lavorare e tornano a casa la sera, stanchi ma soddisfatti, non chiedendo altro che il caldo abbraccio di una famiglia unita e serena. “Sono un Eroe perché lotto tutte le ore sono un Eroe perché combatto per la pensione sono un Eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei Sicari dei cravattari sono un Eroe perché sopravvivo al mestiere sono un Eroe straordinario tutte le sere sono un Eroe né l’Uomo ragno né Rocky né Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei Bambini.” Estratto della canzone: EROE (Storia Di Luigi Delle Bicocche) Caparezza PAGINA 10 Secondo alcuni sondaggi, il 44% degli elettori siciliani non andrà a votare per le elezioni regionali del 28 ottobre. Questo dato, che mi fa riflettere ma non mi scandalizza, dimostra che l’unico partito a vincere sarà quello dello astensionismo. Tale percentuale non mi colpisce più di tanto perché ormai è visibile a tutti la mancanza di fiducia nei confronti di questa classe politica che ha portato una regione come la Sicilia al collasso. Premetto che non voglio criticare chi decide di non andare a votare perché fortunatamente siamo in democrazia e ogni persona è libera di fare le proprie scelte, però penso che l’astensionismo di massa come “arma“ per sfiduciare una certa classe politica, sia una suggestione più che una strategia efficace. Non credo che in tal modo si possa raggiungere l’obiettivo sperato: far intendere che i siciliani non ne possono più e sono stanchi di essere presi in giro, che sono rassegnati e disillusi. Chi si astiene lo fa fondamentalmente perché è convinto che il proprio voto non conti nulla, ma l’errore qui è sostanzialmente logico. È come se nelle urne la scheda altrui contasse più della nostra. Quella da molti sfruttata come “antipolitica“ è in realtà un bisogno di partecipazione politica. Può sembrare vuota retorica ma non lo è, basta chiedere a chi è andato a votare in Sudafrica nel 1994 o in Italia nel 1946. Una tipica frase di chi decide di astenersi dal voto è: “tanto sono tutti uguali”, ma allora io mi domando: vi siete informati abbastanza? Non c’è nessuna differenza sulla legalità, sul precariato, sulle politiche sociali o a livello personale tra i candidati? Ritengo sia fondamentale osservare ed analizzare le varie liste, i programmi elettorali e le biografie dei candidati, e dopo esprimere un giudizio. Nessuno può mettere in dubbio che ci siamo sentiti “traditi“ da chi ci ha governato e delusi dalla politica e dai partiti. Tuttavia non ci sarà mai un partito che ci rispecchierà al 100%, e come cercare la donna o l’uomo ideale, se si guardano soltanto le cose che dividono e non quelle che uniscono, si finisce per rimanere soli. Montanelli diceva che gli italiani vanno spronati a decidere con raziocinio e non a “turarsi il naso“, deresponzabilizzandosi della scelta! Chiaro che se noi non facciamo niente, non possiamo poi lamentarci perché nessuno fa niente per noi. Chi si astiene per lanciare un messaggio, finisce col lanciare il messaggio solo a se stesso. Alla fine l’astenuto sarà solo un numero nella riga più in basso, con l’aggravante che è la riga che non esprime nulla, perché quelli sopra avranno deciso per tutti. Per sostenere la necessità di andare a votare, si potrebbe sicuramente fare un discorso lirico e retorico sulla bellezza della democrazia in azione, sulla morte di migliaia di persone per portarci alla libertà di voto, sulla necessità di prendere in mano il destino del proprio Paese nell’unico momento in cui ci è consentito. Credo che il succo della democrazia sia la partecipazione e uno dei mezzi più importanti è sicuramente il proprio voto. Quindi invito tutti i cattolicensi e tutti i siciliani ad andare a votare per le elezioni regionali di giorno 28 ottobre, perché sono convinto che soprattutto nei momenti di difficoltà, far sentire la propria voce (correndo anche il rischio di sbagliare) sia meglio che stare zitti e chiamarsi fuori. PAGINA 11 È tempo di cambiare pagina. Mentre i telegiornali dipingono un’Italia incalzata dallo spread, dalla FIAT, dagli scandali dei nostri politici e chi più ne ha più ne metta, a Cattolica si fanno i conti con l’aumento del prezzo della benzina e degli alimentari. Nel contempo l'economia del nostro comune, vive in uno stato vegetativo. Il mercato dell’immobile è in stagnazione, le poche imprese edili sono costrette a licenziare giovani operai, le aziende agricole vedono scendere vertiginosamente il prezzo dei prodotti azzerandone il fatturato ed infine il settore turistico, per il quale le passate amministrazioni comunali non hanno adottato alcun’iniziativa di rilancio lasciando la nostra tanto amata Minoa in balia dei rifiuti, dei parcheggi a pagamento e del degrado. Per Cattolica Eraclea è arrivata l’ora di ripartire, ma in che modo? Con quali strumenti? Prima di introdurre le diverse alternative, proviamo ad analizzare il recente passato e le ripercussioni sul presente. Il passato del nostro paese si può riassumere in devastanti politiche adoperate dalle varie amministrazioni comunali che si sono susseguite al potere, che hanno quasi provocato, per fortuna o per sfortuna, giudicate voi, la coincidenza del possibile dissesto finanziario con l’anniversario del IV centenario del paese. Di conseguenza lo scenario attuale mostra un quadro socioeconomico a dir poco preoccupante dal quale non si intravede una possibile via di uscita a breve termine. Il futuro del nostro paese, quindi, ha bisogno di scelte forti e coraggiose, ma nello stesso tempo ponderate, che diano una decisa spinta al mercato dell’immobile, per esempio introducendo delle esenzioni fiscali per un paio di anni per chi acquista un’immobile, al settore turistico, lottando per la concessione di una fascia di pineta per il tanto desiderato lungo mare con l’inserimento di qualche attività commerciale dando così una possibile riqualificazione di Minoa nel mercato del turismo agrigentino, ed infine al settore agricolo, ad esempio ipotizzando la costituzione di consorzi comunali che permettano la commercializzazione dei prodotti agricoli nel mercato provinciale, regionale e nazionale, e perché no anche a livello internazionale, evitando il più possibile una politica di tassazione che potrebbe causare un abbassamento del potere di acquisto oppure un aumento dell’inflazione. Concludo dicendo che le idee per far ripartire l’economia del nostro paese ci sono, le possibilità di rilancio sono numerose a patto che si verifichi un processo di coesione di intenti e di sinergia fra tutti i cittadini: Cattolica Eraclea, se vuoi ripartire, devi avere la voglia di rimboccarti le maniche e lavorare. HA SCELTO I SICILIANI E LA RIVOLUZIONE DELLA DIGNITÁ