Mick Rock
Figlia mia, tuo padre è un coglione…
Aneddoti e stronzate a tempo di rock
PREMESSA
Eccoci qui. Buonasera.
Vorrei innanzitutto precisare una cosa: non conosco il vero motivo
per cui dovreste leggere questo testo. A dire il vero non so nemmeno
perché lo scrivo!
Una stimabile commissione di esperti, il cui più illustre
rappresentante è un uomo di gran spicco in Vaticano, ha decretato
che si tratta solamente di un mare di stronzate, e che Dio mi perdoni.
Io mi sento solo di aggiungere che queste stronzate debbano essere
intese nel senso di “situazioni assurde vissute”, non di balle.
Tutto quello che ho scritto, nonostante me ne vergogni non poco, è
assurdamente vero.
Analizzando bene la cosa direi che lo scrivo principalmente per far
ridere (o piangere, a seconda dei punti di vista) e che se un giorno mi
venisse la strana idea di pubblicarlo, lo farei sotto pseudonimo
perché né la mia amata moglie né la mia innocente e adorata figliola
mi permetterebbero di fare altrimenti, per mia fortuna.
Vi dico subito che sono un tipo senza speranze, non so nemmeno
dove stia di casa la vergogna e non mi curo particolarmente di quello
che si possa pensare leggendo queste puttanate, ovvero i racconti di
vita vissuta più strambi e divertenti, grotteschi e insensati di un uomo
qualunque; un uomo che ora è sposato e ha una figlia, che sembra
normale ma che in realtà non lo è e non lo è mai stato.
Certo, se si considera “normalità” andarsene in giro in giacca e
cravatta e usare modi da galantuomo mentre si parla del più e del
meno… be’, allora son davvero tagliato fuori, anche se in giacca e
cravatta faccio una gran cazzo di figura.
A chi gliene frega di leggere le mie stronzate in fondo?… Alla fine
nemmeno a me interessano più di tanto, mica sono una fottuta
rockstar (almeno non a livello puramente discografico, visto che mi
considero da sempre 100% rock inside) o una star del cinema
decaduta (anche se spesso mi comporto come se lo fossi, soprattutto
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al pub quando ho bevuto troppo…), quindi in fondo a chi cazzo frega
delle minchiate di una persona normale?
Non chiedetelo a me, se avete comprato questo libro vuol dire in
primis che qualche sciroccato di editore ci ha visto un potenziale, e
già per questo motivo andrebbe ricoverato, oppure significa che vi è
piaciuta la copertina o il titolo e che quindi avete deciso di
acquistarlo, non rendendovi conto di quale cazzata avreste fatto.
Ad ogni modo se state leggendo queste righe si tratta di un chiaro
segno del destino, poiché nulla accade per caso.
È il karma che probabilmente vi sta punendo perché siete dei
coglioni, o ne avete combinata una talmente grossa da meritare
questa ritorsione. Ed eccola qui, sotto forma di libro, per ricordare a
voi che la maggior parte delle cose che leggerete le avete fatte o al
limite avreste desiderato farle.
Se siete di sesso femminile invece (e Dio solo sa per quale motivo
sprechiate tempo con questa coglionata da uomini sudati e sporchi di
birra), allora vi potrete rendere conto di qualcosa in più riguardo al
vostro compagno.
Se pensate che vostro marito o il vostro ragazzo non avrebbe mai e
poi mai potuto/desiderato fare anche la più innocente delle cose
elencate in questo libro vi prego di tornare su di cinque righe e
rileggere con attenzione.
Inoltre ho formulato un piccolo test divertente, rivolto soprattutto a
voi gentil sesso che, sia ben chiaro, considero la forma vivente più
evoluta e indispensabile di tutto il pianeta Terra e oltre, mentre
considero i miei simili di sesso paritetico al ventesimo posto della
piramide denominata “Utilità e Raziocinio”, subito dopo i crostacei e
quei mostri spaziali a cui fa riferimento David Bowie in Ziggy
Stardust.
Il test è semplice e serve a smontare anni e anni di risultati ottenuti in
altri millecinquecento test del cazzo tipo quelli di Io donna, Figa
moderna, et similia.
Non me ne vogliate, esseri superiori, ma quei test sono scritti da
donne per le donne, e parlano di uomini… non può esistere, fidatevi.
Non funziona così. Siamo mooolto più semplici noi, ma tanto.
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Ad esempio… io non ho mai, e dico MAI, letto uno di quei test
sessuali per riattivare la vita di coppia nel quale non ci fosse scritta
una qualche stronzata sul fatto di aspettarlo a casa con le candele
accese profumate.
Oh, ‘sta cosa non la capirò mai.
Ma davvero pensate che a noi freghi tipo… un C-A-Z-Z-O-N-E
gigante delle candele profumate? Se al vostro lui piacciono, e non
avete sposato Elton John, allora fareste bene a fuggire
immediatamente da casa… vi abbandonerà per un uomo peloso e
crudele, e voi non potrete farci nulla… fuggite appena ve ne rendete
conto, non esitate! Almeno una volta nella vita provate invece a
fargli trovare un film porno lesbo alla tv quando torna a casa,
vestitevi nella maniera più provocante possibile e poi ditegli “Scusa
amore, non pensavo tornassi così presto”… il resto verrà da sé. Vi
sposerà, garantito. Non esiste metodo migliore per guadagnarsi la
stima indiscussa e la totale devozione di un uomo. Semplicemente
dovete abbassarvi al nostro livello e noi stronzi camperemo sul
ricordo di quel singolo episodio, che per voi potrà non essere più di
tanto significativo ma per noi lo sarà eccome poiché, come ben
spiegava un film di qualche anno fa, negli uomini spesso “testa
piccola” pensa per “testa grande”.
È vero, credetemi. Non pensiate che il vostro ometto ne sia
indenne… è un meccanismo che ci accomuna tutti.
Altrimenti cercherete invano di costruire un rapporto tutto al
femminile, nel senso di dolcezza, rispetto e pulizia, romanticismo e
fiorellini freschi, e un bel giorno il vostro lui si farà inculare da un
trans. Come Lapo.
Riguardo al VERO test per capire con che uomo stai ne parleremo un
po’ più avanti sempre su queste pagine, altrimenti se ve lo dico
adesso potreste non comprendere, prima dovete rendervi conto e
leggere qualcosina.
Per iniziare questa kermesse di racconti divertenti e desolanti mi
sento di partire da questo. Non c’è un vero motivo… parla di
amicizia… che bel tema è l’amicizia.
Per un uomo è spesso più importante di qualsiasi altra cosa, almeno
finché arrivano amore e figli.
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Quando il Vero Amore (con le maiuscole) arriva allora diciamo che
l’amicizia in qualche modo… be’, non è che perda di importanza…
ma se ti dicessero, che ne so “Adesso scegli, o la donna che ami o il
tuo amico”, se davvero la ami scegli lei. Se appena appena ti sta sui
coglioni e il tuo sentimento non è proprio convinto, dovresti
scegliere l’amico e buttare giù dalla rupe quella stronza, anche se è la
meglio figa di tutto il Sunset Strip e te lo lavora che è una favola.
Senza ombra di dubbio.
Un’altra cosa importante sull’amicizia secondo me è che ogni tanto
devi pagare qualche cazzo di pinta al pub. Non puoi essere taccagno
con gli amici, anche fosse solo una volta l’anno devi offrire e
mandarli affanculo, perché tra veri amici non si deve per forza
sempre brindare a questo a quello o a quell’altro. Insomma sei lì a
bere assieme ai tuoi compagnoni di sempre, no? E allora è già questa
una specie di festa, non serve inventarsi una stronzata simbolica per
ingoiare litri e litri di qualche bevanda succulenta per veri uomini.
Tornando al primo racconto sull’amicizia… credo che sia il più
lungo di tutti e forse questo è un buon motivo per toglierselo
immediatamente dai coglioni e passare ad altro.
A proposito...ho pensato che fosse una buona idea accompagnare la
lettura dei racconti con dei brani musicali in sottofondo, di cui
indicherò titoli e autori.
Visto che non posso masterizzare la tracklist per ognuno di voi
(magari per gli amici più cari si, visto che gli consegnerò il libricino
di persona col solo intento di rovinargli le vacanze natalizie) se vi va
potete scaricarveli da soli ed ascoltarli mentre divorate l’opuscolo in
questione.
Pronti?
Si parte...
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Track n.1: “Crazy Horse” - Black Label Society
La distruzione di Lordo
Devo dire che mi reputo una persona per bene.
Lo sono, dopotutto, anche se ogni tanto mi piace comportarmi da
coglione, ma posso assicurare che nel profondo mi sento buono e
dotato di un grande senso di responsabilità.
Mi stanno a cuore soprattutto le sorti e il benessere dei miei familiari
e dei miei amici più stretti, e sono anche molto riflessivo. Mi piace
perdermi in lunghe divagazioni sui temi più importanti come: la
possibilità di un antiuniverso, fino a che punto può essere possibile
viaggiare veloci per tornare indietro nel tempo, Dio, Satana, il rock e
l’heavy metal, l’esoterismo, l’antimateria e quella specie di quiz in
cui ti immagini che se vivessi in un mondo postatomico in cui non
c’è più un cazzo di niente e bla bla e bla bla quale potrebbe essere il
drink che ti porteresti in un isola deserta per poi berlo tutto il resto
della tua miserabile vita di merda, lì da solo come uno stronzo.
Questo mio aspetto, diciamo introverso, mi rende tranquillo e calmo,
il che aiuta molto nella vita di tutti i giorni, poiché mia moglie,
donna bellissima che mi scopo dal tempo del liceo (quindi non dite
che non sono di sani principi), mi considera una persona gentile e
premurosa. Oltre che una testa di cazzo lunatica.
Ma il rispetto per le persone io ce l’ho.
La cosa cambia drasticamente se mi trovo da solo con uno o più
amici per un lasso di tempo significativo. Tipo un weekend.
Ecco, lì salta fuori un grosso problema, e cioè che non so come, si
innesca uno strano meccanismo in cui io e gli altri ci sentiamo quasi
obbligati a prendere di mira qualche povero deficiente, che prima di
partir da casa chiamavamo “amico”, per rovinargli il più possibile la
vita e il fine settimana cercando di minare nel profondo ogni sua
resistenza, portandolo a tali livelli di frustrazione psicologica da
lasciargli solo due alternative: o suicidarsi o uccidere qualcuno.
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Questo atteggiamento deriva dal fatto che anche se quello che è
rimasto a casa è lì con… che ne so, una strafiga tutta lucida e
impailettata, che si dedica solamente a cazzo e palle, cazzo e palle,
cazzo e palle, poi gli porta la birra, poi “Tesoro, per favore io non
l’ho mai fatto ma mi romperesti tu il culetto la prima volta?”, poi gli
fa da mangiare, poi pulisce tutto e fila via dal cazzo per lasciarlo
dormire in santa pace… ecco, noi pensiamo che il tipo in questione
non sappia davvero cosa cazzo si sia perso a non venire con noi in
una lurida bettola di montagna che puzza di pisello di capra, in cui
quando aprono le finestre per fare uscire l’odore del formaggio alla
piastra carbonizzato entra la puzza di merda delle stalle che ti si
infila nel naso proprio mentre stai ingoiando un pezzo di cervo
immangiabile e con i peli ancora attaccati e dove, ovviamente, spesso
siete solo voi due gli unici clienti di merda di tutta la serata.
Questo scenario, a parte la strafiga, era quello da cui siamo partiti io
e B. (metto solo l’iniziale per rispetto…) per compiere la cosiddetta
“distruzione guidata” di Lordo ,che era rimasto a Cesena (non è
esattamente il suo vero nome, anche se rende molto bene l’idea del
tipo di individuo. Ad ogni modo chi è del posto capirà
sicuramente...).
Lordo non era partito assieme a noi non perché non ne avesse voglia,
anzi!
Quel bastardo, che quasi sicuramente ora è morto, avrebbe venduto
l’anima per esserci.
Era brutto e scemo, con labbroni viola tumefatti, capelli neri mezzi
unti e buttati lì alla bell’e meglio, denti in scala di grigio con
sfumature nero carbone e un’espressione da demente sempre
stampata in faccia, occhi piccoli, fronte larga e schiacciata. Insomma,
a vederlo denotava davvero poca, ma poca intelligenza, inoltre gli
piaceva di brutto andare a funghi, bere e mangiare come un porco.
Anche drogarsi pesantemente a dire il vero, benchè allora non lo
sapessimo.
Lordo rideva per ogni minima cazzata, anche se gli andava tutto
storto.
Giuro su Dio che è stato l’unico barista di professione che abbia mai
visto in vita mia farsi chiamare “scemo” come nomignolo abituale da
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un corriere della Bartolini. La scena era spassosa… entrava questo
qui del corriere e gli diceva “Scemo, fammi il caffè”. Ma non
scherzando, era serio.
Lui come se niente fosse… tac! Pronto il caffè, e rideva… mentre
l’altro lo guardava con aria disgustata.
Noi ci piegavamo in due ogni volta… era una delle gag più belle a
cui si potesse assistere semplicemente perché non era una gag.
Lollo accettava e comprendeva di dover essere chiamato “scemo”.
Tutto ciò era a dir poco emozionante.
Insomma… il povero Lordo lavorava anche il venerdì e il sabato sera
nel suo barettino del cazzo, il posto più stupidamente orrendo di tutta
Cesena, non nel senso che fosse brutto come arredo, questo no…
semplicemente era stupido, un bar stupido e inutile, un buco di
merda frequentato da disperati che già a sedici anni avevano deciso
di buttar via le proprie vite e di non fare un cazzo lì dentro tutto il
giorno invece che andare a fighe, studiare e poi uscire ovviamente a
bere e divertirsi. Lì non c’era divertimento, c’era solo il nulla, quattro
macchinette del cazzo, uno scantinato che puzzava di fogne, due tre
brioches e i panini di merda imbustati. E soprattutto c’era lui. Quella
faccia da cazzo di Lordo, Il nostro amico e barman preferito, che era
talmente brutto e rovinato dalla sua stessa vita brutta da risultare
proprio bruttissimo.
Ti accoglieva gridando “CHE GIOIA!”, e subito si beccava un
vaffanculo. “Che gioia un paio di palle. Ti sembra che se provo
anche lontanamente gioia? Vengo da te a bere un caffè di merda nel
bar più depresso della città per guardare i tuoi denti color
dell’ebano?”. Era il nostro bar preferito insomma. E tutti i giorni ci si
vedeva lì. Amavamo quel posto. E in qualche modo amavamo anche
Lordo.
Partiamo io e B. e andiamo a casa sua in montagna, luogo stabilito
per la cena: agriturismo di merda. Clienti: io e B., PERFETTO!
Dall’altra parte del mondo, e cioè a Cesena: Lordo.
Rinchiuso come ogni weekend nel suo bar. Orde di ragazzini sballati
e idioti che lo attendevano al varco. E lui sapeva che non avrebbe
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