DALPARLAMENTO
resoconto di metà mandato su:
maggio 2008 - febbraio 2011
9 lavoro
9 welfare
9 diritti
LUCIACODURELLI
1
relli
Lucia Codu oro
e Lav
Commission
arini, 35
Lecco -Via P
.284206
Tel. +39 0341
.271833
Fax +39 0341
oli
Marini, Via P
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P
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Rom
7608296
Tel. +39 066
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Fax +39 066
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E-mail codu
durelli.it
www.luciaco
Puoi trovare tutte le nostre proposte ed atti sul sito di Lucia Codurelli www.luciacodurelli.it sezione “informa dal parlamento”
e “attività parlamentare”.
oppure scrivere a [email protected]
A poco più di metà mandato elettorale, ritengo doveroso resti­
tuire ai cittadini tutti e a quanti mi hanno espresso il loro voto,
un sintetico bilancio del lavoro parlamentare che ho svolto, so­
pratutto nell’impegno in seno alla XI Commissione della quale
faccio parte.
Per dare un senso compiuto alle note che seguono bisogna
premettere le grandi difficoltà in cui si è costretti a svolgere
l’esercizio di mandato, in quanto la maggioranza politica del
Parlamento (PdL e Lega) hanno come metodo il ricorso gene­
ralizzato al voto di fiducia e ai decreti legge, la paura e quindi
il rifiuto del confronto con le opposizioni, lo svuotamento pro­
gressivo dell’organo legislativo.
Metodo funzionale ad un obiettivo ormai chiaro: ridurre il
Paese in povertà.
­ poveri i cittadini, povera la democrazia
­ poveri i sistemi dei diritti e della cultura
­ perché così, per i pochi che hanno tutto, sarà possibile co­
mandare piuttosto che governare.
Oltre due anni e mezzo e quelli precedenti, di impegno quo­
tidiano nel settore del lavoro e dello welfare, e che qui cerco di
sintetizzare, sono lì a dimostrare che questo giudizio appar­
entemente duro è perfettamente rispondente alla realtà.
3
Dal sito ufficiale della Camera dei Deputati e dal sito openpo­
lis.it, è possibile avere riscontri aggiornati sul mandato di ogni
singolo parlamentare in relazione alla sua attività e alla sua
presenza in Aula.
Ho partecipato al 94.93% delle sedute
(7477 su 7876 votazioni)
Risulto essere ad oggi la 26a su 630 deputati come indice di at­
tività. Indicatore che prende in esame il numero e la tipologia
di atti parlamentari, che tuttavia non contempla il lavoro svolto
nelle Commissioni, nei Gruppi e in altre iniziative, che rappre­
senta una parte considerevole del proprio impegno.
Faccio parte della XI Commissione Lavoro pubblico e privato.
In questo ruolo sono prima firmataria di 15 proposte di legge e
di 76 atti di indirizzo e di controllo. Ho presentato 24 ordini del
giorno in Assemblea e 42 emendamenti, come prima firmata­
ria, a diversi provvedimenti del Governo e numerosissimi come
cofirmataria (oltre 600). In particolare sono stata promotrice di
tre risoluzioni, di cui due approvate, una in commissione lavo­
ro sul sostegno al lavoro alle donne la seconda in commissione
ambiente nel luglio scorso, sul recupero dei finanziamenti per
la strada SS38 (Valtellina), la terza ancora in discussione, sulla
velocizzazione dei tempi di delibera per i decreti della CIG. (la
risoluzione è un atto impegnativo per il governo).
Nella mia attività parlamentare mi occupo in prevalenza di
tematiche che riguardano il lavoro, le donne e i soggetti debo­
li, ma anche di lavoro inteso come salvaguardia e affermazio­
ne dei diritti, di sicurezza nei luoghi di lavoro, di precariato,
4
mentre sul versante del welfare intervengo sulle questioni che
riguardano i diritti delle donne, dei pensionati, delle politiche
di tutela e di sostegno alla famiglia e alle categorie pi fragili dal
punto di vista economico e sociale.
Il Lecchese, come la Valtellina mia terra d’origine, sono sempre
al centro della mia attenzione istituzionale e politica, perché
considero il mio ruolo anche uno strumento capace di dar voce
agli interessi delle comunità che ho l’onore di rappresentare ne­
gli organismi istituzionali e civili.
Tra gli atti più importanti della mia attività parlamentare e
che impattano direttamente sul mio territorio vorrei ricordare:
t risoluzione per rendere esecutivi gli interventi di adegua­
mento e ammodernamento della strada statale 38;
t interrogazioni sulle alluvioni del 2009 /2010, per la sicurez­
za della SS36, sul ruolo dell’ANAS, sui numerossimi disser­
vizi nei trasporti e nelle poste, sul pericolo delle infiltrazioni
mafiose, sullo stato di crisi di alcune aziende del territorio
(Badoni, Rsi, Riello, Motoguzzi, File, Perego Strade, ecc.),
sulle insolvenze del Governo nei confronti degli istituti sco­
lastici ecc.
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DALLA MANOVRA DELL’ESTATE 2008
Ź detassazione straordinari
Ź tagli indiscriminati alla pubblica amministrazione
Ź manomessa la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro
Ź più precari e più condoni
COLLEGATO AL LAVORO una pessima legge
Ź al lavoro a 15 anni
Ź licenziamenti illegittimi
Ź arbitrato
Ź più lavoro nero
Ź revisione dei permessi alla 104
PER LE DONNE più lavoro e meno diritti
Ź innalzamento età pensionabile a 65 anni che diventano 66
Ź riduzione del part-time
Ź cancellata la legge contro delle dimissioni in bianco
Ź riduzione del part-time
Ź cancellato il piano straordinario dei nidi
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UNA VERA CONTRORIFORMA SU LAVORO E PENSIONI
Questi sono i settori dove questo governo si è accanito contro quanto di buono era stato proposto e fatto nella precedente legislatura.
L’asse Pdl – Lega ha smantellato la normativa in materia di lavoro.
Lo ha fatto con provvedimenti e singole norme inseriti in decreti
omnibus. All’azione demolitrice del Governo si è aggiunta la crisi
economica internazionale che ha colpito pesantemente anche
il nostro Paese, i cui effetti si sono fatti sentire nel 2010 in modo
drammatico e si faranno sentire anche nel 2011.
La cassa integrazione nel 2010 ha avuto un vero e proprio boom:
1,2 miliardi di ore autorizzate, 700 mila lavoratori in più a casa.
Gli effetti di questa situazione sono stati pesantissimi: con una
perdita di circa 8 mila euro l’anno per ogni cassintegrato, per un
totale di 4,6 miliardi. Il risultato peggiore di sempre e va oltre il
punto più basso toccato dalla crisi produttiva nel corso del 2009.
È in calo l’uso della cassa integrazione ordinaria (- 40,7 %), che segnala soprattutto le crisi temporanee, mentre continua a crescere quella straordinaria (+ 126, 4%), un dato questo preccupante,
come soprattutto deve preoccupare quella cosiddetta in deroga
(+ 206,5), perché è divenuto lo strumento principe con cui il governo ha scelto di affrontare la recessione. Sono circa 180 mila i
lavoratori interessati agli ammortizzatori in deroga.
La disoccupazione complessiva ha toccato 8, 5%, un giovane su 4 è
senza lavoro e al Sud uno su tre, cui vanno aggiunti i cassintegrati.
A questo si unisce l’allarmante situazione dei precari, oltre 1, 6 milioni (dati Banca Italia). Persone senza alcuna tutela né sostegno
di reddito a fronte della perdita del lavoro. Il protocollo Welfare
del 2007, divenuto legge nel dicembre 2007 col nr. 301, conteneva
priorità per i giovani, quali la riforma degli ammortizzatori sociali, gli incentivi all’occupazione, il trattamento di disoccupazione.
Con amarezza dobbiamo constatare che questo Governo ha di7
satteso tutti questi adempimenti, nonostante la nostre continue
proposte di legge, i numerosissimi atti emendativi in commissione e in aula.
Nulla anche rispetto il sostegno alle imprese e al credito.
È bene anche ricordare che il protocollo del welfare 2007, fu un
accordo unitario firmato da tutte le organizzazioni sindacali, sottoposto a referendum e votato da 5 milioni di lavoratori e pensionati Italiani. Il Governo, invece, ha ignorato le continue proposte
del PD ed ha perseguito la divisione del sindacato.Si aggiunge
a tutto ciò altro problema, di cui non si parla mai, ma ha conseguenze pesantissime sui bilanci familiari e sui lavoratori: i tempi
lunghissimi sulla firma del decreto per la cassa, che si aggira sui
6/7 mesi, anche a fronte di aziende che non riescono ad anticipare l’assegno. Per questo ho presentato la risoluzione 700492,
ora in discussione in commissione affinché questi tempi assurdi
siano ridotti al minimo (max. 2 mesi).
8
Il Governo della Lega e del PdL hanno sino ad ora impedito che il Parlamento venisse impegnato su un progetto
legislativo organico sul lavoro e sulle strategie economiche e sulla struttura produttiva della nazione. Mentre andiamo in stampa con questo opuscolo assistiamo
all’ennesimo strappo alle regole costituzionali. La Lega è
disponibile a sostenere qualsiasi legge per fermare i processi a carico del premier, in cambio di un voto favorevole del PdL su un progetto di federalismo talmente sgangherato da essere stato bocciato dalla Commissione.
È da ascrivere al Pd l’unica riforma federalista con la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 lo ha dimostrato in questi mesi in Bicamerale e nella commissione Bilancio, ma il Governo e la maggioranza non hanno
voluto tener conto della bocciatura del decreto sul fisco
municipale, così come dell’ intervento straordinario del
Capo dello Stato che ha rifiutato di firmarlo chiedendo
un passaggio parlamentare. Il Pd ora si aspetta non una
imposizione con un voto di fiducia perchè se così fosse
sarebbe la fine di una vera riforma.
I comuni sarebbero messi con le spalle al muro, costretti
a chieder più soldi ai cittadini e con tagli ai servizi sociali
devastanti.
Questo vale anche per il decreto sul fisco regionale.
Il Pd è per una vera riforma federalista dello Stato, quella
del federalismo vero, solidale ed efficiente e soprattutto
nel rispetto dell’Autonomia Locale.
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DALLA MANOVRA DELL’ESTATE 2008
Adesso si cominciano a sentire gli effetti negativi della cosiddetta “manovra d’estate”, che a partire dal 2008 sta smontando pezzo per pezzo i provvedimenti varati dal Governo Prodi sui temi
del lavoro e dello stato sociale.
Mi riferisco, per fare alcuni esempi:
„ al licenziamento dei precari storici della Pubblica Amministrazione, quelli che mandano avanti la scuola, i servizi sociali e
assistenziali, gli ospedali, ecc.;
„ al taglio delle risorse per i contratti nei servizi pubblici, alla revisione del part-time e dell’orario di lavoro, al blocco del turn
over;
„ alla cancellazione della legge sulle cosiddette “dimissioni in
bianco” (licenziamento delle donne in gravidanza), che pure
aveva visto nella precedente legislatura un largo consenso
“bipartisan”;
„ alla pesante limitazione delle tutele in materia di sicurezza nei
luoghi di lavoro.
DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI
invece di sostegno del reddito.
Con il decreto legge 27 maggio 2008 n. 93, che avrebbe dovuto favorire il potere d’acquisto delle famiglie, sono stati destinati
650 milioni di euro per una misura sperimentale di detassazione
degli straordinari (esclusi i lavoratori del comparto pubblico). In
realtà il provvedimento si è dimostrato davvero inutile e miope in un periodo di grave crisi economica, dove i lavoratori non
hanno la possibilità di fare straordinari (basta vedere in numero
delle ore di cassa integrazione).
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I PRECARI SEMPRE PIÙ PRECARI
Disatteso il protocollo Welfare sul precariato e i lavoratori precari
non possono contare su alcuna forma di tutela.
Attraverso la legge 2 del 28 gennaio 2009, si prevede per i collaboratori a progetto iscritti esclusivamente alla gestione separata
che abbiano perso il posto di lavoro, l’erogazione di una somma
una tantum. Il provvedimento è sottoposto a limiti percentuali
tanto ristretti da potere essere fruito nel corso del 2009 solo da
1800 lavoratori. Dati eloquenti!
IL DECRETO LEGGE ANTICRISI DEL 2009
...in particolare contro le donne
Con legge 102 del 3 agosto 2009, attraverso un voto di fiducia
viene innalzata l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego a 65 anni, che diventano 66.
Il Governo si è giustificato richiamandosi alla sentenza della
Corte di Giustizia Europea. Ben poca è stata la correttezza, perchè di quella sentenza il Governo ha preso solo la parte che gli
interessava, tralasciando il fatto che l’Italia era stata dichiarata
inadempiente su questioni importanti come la non applicazione del principio di parità di retribuzione e di accesso al lavoro,
con tutto quanto ne consegue sulla mancanza di politiche a
sostegno della conciliazione tra i tempi di lavoro e di cura, che
grava ancora pesantemente sulle spalle delle donne, nonché
sulla completa assenza di strumenti a sostegno della maternità
(vedere i dati drammatici delle nascite che sono tornati al 2005).
Oltre il 27,5% si trovano costrette a lasciare il lavoro, difficoltà connesse alla mancanza di posti nell’asilo nido, agli orari e ai costi.
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Alcuni esempi avviati dal Governo Prodi e sostanzialmente annullati da questo esecutivo:
X un piano straordinario per i nidi di ben 727 milioni di euro attraverso anche la compartecipazione delle Regioni, ridotto a
soli 20 milioni e usati principalmente per confezionare spot
pubblicitari;
X ridotto l’accesso al part time, già esiguo nel nostro paese, che
colpisce proprio le donne
X tagliati tutti gli incentivi a favore dell’occupazione femminile
attraverso il credito d’imposta
X così come per l’imprenditoria femminile
È chiaro che con questi provvedimenti il concetto di parità è totalmente estraneo al Governo di centrodestra.
Certo L’Europa ci invita autorevolmente a stabilire la parità di
pensionamento tra uomini e donne. Molto bene, ci stiamo. A
patto che siano ristabilite anche alcune parità con gli altri Paesi
europei:
z il riconoscimento di contributi figurativi per la cura dei figli
z orari flessibili
z un sistema di servizi molto più strutturato e avanzato
z il riconoscimento del lavoro di cura (per le donne e per gli uomini)
z il riconoscimento della maternità come valore sociale, estendendo quindi l’indennità a tutte le madri
z il congedo obbligatorio per i padri
Avere un figlio oggi è una sfida per molte famiglie e i numeri lo
confermano (in Italia il numero di figli per donna è l’1.4 contro
l’1.8 europeo). Il mercato del lavoro è cambiato ma questo governo non ha attuato, anzi, la parte dell’accordo sul Welfare diventato legge 301 dic 2007, che Il Governo e le Parti sociali avevano
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concordato sulla necessità di proseguire negli interventi già avviati con la Legge finanziaria per il 2007:
„ dalla riduzione del cuneo fiscale per l’assunzione a tempo indeterminato di donne
„ favorire l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro
„ riordino complessivo degli incentivi e degli sgravi contributivi
mirati a sostenere i regimi di orari flessibili legati alle necessità
della conciliazione tra lavoro e vita familiare
„ potenziamento dell’articolo 9 della legge 53
„ incentivazione l’uso del part time
„ accesso al Fondo microcredito per incentivare le attività innovative dei giovani
LATO !!
TUTTO QUESTO CANCEL
13
Per questo abbiamo presentato recentemente un’altra proposta
di legge n. 4068 proprio su questi punti “Norme per promuovere
l’avvio di attività autoimprenditoriali dei giovani e delle donne e
per lo sviluppo dell’occupazione nonché in materia di trattamento
previdenziale dei lavoratori autonomi e iscritti alla Gestione sepa­
rata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
Modifiche al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia
di detrazioni in favore delle madri lavoratrici” oltre alle numerossime presentate in questi 3 anni a partire dalla n. 1228 “Misure a so­
stegno della partecipazione delle donne alla vita economica e sociale
nonché deleghe al Governo in materia di tutela della maternità del­
le lavoratrici autonome e di rispetto della parità di genere in sede di
aggiudicazione delle gare di appalto” (presentata il 3 giugno 2008)
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Ricordo che In Italia la spesa sociale a favore della famiglia e dei
bambini è solo del’1.1 del PIL contro il 2.5 della Francia e il 3.2
della Germania. Questo governo continua a promettere durante la campagna elettorale e tutti i giorni aiuti alle famiglie, ma
sono solo promesse e sempre e solo promesse perchè neanche
un centesimo viene messo a disposizione per i più deboli e i più
fragili, bimbi, anziani, servizi, nulla solo tagli e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
-HYLÄNSPVNNPu\UWYP]PSLNPV
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Il Protocollo Welfare del 2007, diventato legge n. 301 nello stesso
anno, prevedeva una delega legislativa per la riforma organica
degli ammortizzatori. Delega annunciata e sino ad ora sempre
rinviata.
Le proposte del PD, numerose e reiterate sempre respinte come
pure il prolungamento della cassa integrazione ordinaria da 52
a 104 settimane che nel 2009 e il 2010 sarebbe stato il minimo
richiesto.
Così come ignorate le nostre iniziative parlamentari per il sostegno al reddito e ai precari. Il governo ha preferito lavorare sulla
cassa integrazione in deroga, che non affronta la questione alla
radice ed è uno strumento che sfugge facilmente al controllo.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Si accennava prima ad alcuni provvedimenti che hanno colpito i
lavoratori della pubblica amministrazione. Due anni di spot e di
attacchi sconsiderati ai cosiddetti fannulloni, di emarginazione
del ruolo del sindacato, di limitazione della contrattazione, con
la conseguenza di aver peggiorato l’efficienza e la qualità dei servizi ai cittadini.
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Un degrado che non viene registrato perché l’Authority che dovrebbe controllare l’efficienza della pubblica amministrazione in
realtà è un organo sotto il diretto controllo del governo. Anche in
questo caso le nostre proposte attente a trasparenza, efficienza e
valutazione, sono state totalmente eluse.
Brunetta ai primi di febbraio firma un accordo, ancora con il sindacato diviso, e sostanzialmente azzera la riforma. Ci si chiede,
sinora ha scherzato? Infatti recita: “Le Parti, sostituendo questo
accordo agli atti di un legislatore velleitario e di un Governo inconcludente, si danno reciprocamente atto che la riforma delle amministrazioni pubbliche recata dal decreto legislativo n.
150/2009 deve considerarsi come mai emanata. In particolare,
ogni funzione di valutazione della performance delle amministrazioni attribuita a organi indipendenti deve intendersi avocata a sé dalle Parti stesse, nello spirito del memorandum Governo-sindacati 23 gennaio 2007”
Tutte le invettive pronunciate dal ministro Brunetta contro il cosidetto Memorandum nel corso degli ultimi due anni e mezzo
devono intendersi revocate, con formali scuse all’ex-ministro Nicolais.” Sarà così? “ La Conferenza Stato Regioni è stata baipassata di nuovo: I federalisti a parole che dicono ?
SPESA PUBBLICA
non si era mia vista una sconcezza simile.
L’obiettivo di ridurre la spesa pubblica è stato condotto e continua ad essere condotto senza giudizio, colpendo indiscriminatamente in settori vitali per la tenuta sociale e civile della nostra
popolazione. L’impossibilità per le pubbliche amministrazioni
di procedere a nuove assunzioni potrebbe colpire oltre 150.000
persone impegnate nelle questure, negli ospedali, negli enti locali, nella sicurezza e, oltre ai contratti a tempo determinato e
ai precari non confermati, potrebbe colpire anche i vincitori di
concorso.
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Il PD ha presentato emendamenti al decreto mille proroghe (solo
in piccola parte accolti) al fine di evitare che vengano chiusi questi servizi fondamentali per il cittadino.
PRECARI: LA SCUOLA È IL SETTORE PIÙ COLPITO.
La scuola è il settore più colpito. Sono già stati eliminati oltre 42 000
posti di personale docente e 15 000 Ata, ma è solo un anticipo rispetto agli oltre 130 mila tagli previsti.
Nel corso della conversione del decreto il l 25 giugno 2008 n.
112 il lavoro del PD è riuscito a modificare sensibilmente sia la
possibilità di trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato sia la possibilità di ricostruzione della
carriera a livello economico prima dell’immissione in ruolo.
Permane il nostro giudizio pesantemente negativo su tutti i provvedimenti fin qui varati sulla scuola perché indirizzati più alla decurtazione di personale, attraverso tagli lineari senza guardare
a chi ha ben amministrato in questi anni, basta guardare cosa è
avvenuto e sta avvenendo nella nostra provincia.
Tagli che pregiudicano la qualità dell’istruzione pubblica, nel
settore fondamentale per la crescita culturale ed economica del
nostro paese. Questo modo
di procedere che continua ad
essere sottoposto a ricorsi e
moltissimi vinti creando ancor
più caos nella gestione. Dati di
questi ultimi giorni purtroppo
ci danno ancora ragione, il tasso di assenteismo non è diminuito e i controlli non vengono
fatti per mancanza di risorse.
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LA SALUTE E LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Al termine della XV legislatura, governo Prodi, era stato varato
il decreto legislativo 81, nato dal confronto con le organizzazioni sindacali e degli imprenditori, nonché da un ampio consenso.
Questo governo ne ha stravolto il significato attraverso un pesante intervento con ben 136 articoli modificati su 306. Non si
è trattato quindi di una semplice rivisitazione, ma di profonda
revisione di un testo condiviso e tanto atteso visto la piaga delle
morti bianche
I punti rivisti e peggiorati riguardano:
¤ il tema della valutazione dei rischi
¤ la mitigazione delle pene per la colposa omissione delle regole della sicurezza
¤ la visita preassuntiva, che ora può essere effettuata da un medico interno all’azienda.
A fronte di ciò il Governo scarica sul lavoratore ogni responsabilità, promuove spot pubblicitari offensivi e “melinosi” (vogliamoci
tutti bene). Il PD ne ha chiesto il ritiro e l’utilizzo delle risorse per
la prevenzione (interrogazione nr. 503676). Inoltre, ho presentato
un’interrogazione (la nr. 504087) per un bando INAIL di gennaio, dove le provvidenze per la prevenzione sono ridotte ad una
lotteria, a fronte di un bisogno di risorse assai forte espresso dalle
aziende.
IL COLLEGATO LAVORO
Il collegato lavoro, diventato legge n 183 del 4 novembre 2010,
“Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione,di
apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure con18
tro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico
e di controversie di lavoro” ha avuto un lungo iter parlamentare,
4 passaggi alla camera, 3 al Senato, compreso l’essere rispedito
al mittente dal Presidente della Repubblica, unico caso, per un
nuovo riesame. Unico dalla nostra Costituzione Repubblicana
sul Lavoro. Si tratta di una norma omnibus, una legge di 50 articoli e pessima dal punto di vista tecnico, vengono qui a confluire materie le più disparate in un disordine impressionante,
norme sulle quali sarebbe stato utile emanare leggi specifiche
e prima condivise.
In un quadro così complesso, si aggiunga anche la fluidità interpretativa che la maggior parte delle norme contiene. Un mix di
attentati ai diritti del lavoro tale da fare sollevare al nostro gruppo la pregiudiziale di incostituzionalità. Materie le più disparate
in un disordine impressionante, norme sulle quali sarebbe stato
utile emanare leggi specifiche e prima condivise.
Questo lunghissimo iter non ha messo al riparo la legge dai dubbi di costituzionalità delle sue norme da parte dei Giudici. E, fra
19
questi, anche la Corte Suprema di Cassazione – Organo deputato all’interpretazione delle leggi – che, con ordinanza n. 2112
del 28.1.2011, ha dubitato della legittimità costituzionale dell’art.
32. Nonostante ciò siamo stati perennemente inascoltati.
Accanto alla revisione di enti e istituti vigilati dal Ministero della
Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono stati introdotti:
X specifici riferimenti alla revisione dei permessi per i lavoratori
disabili (legge 104), con delle ripercussioni pesantissime per
chi ha a carico disabili e in particolare le donne.
X la modifica del comitato delle Pari Opportunità (accorpato a
quello del mobbing)
X la norma famigerata che fissava al 23 gennaio i nuovi termini
per l’impugnazione dei licenziamenti.
X le disposizioni che concernono l’università e la mobilità del
personale
X apprendistato 15 anni
X Arbitrato: processo del lavoro e norme su conciliazione
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Gravissimo l’inserimento della ”clausola compromissoria”, con la
quale il lavoratore, già al termine del periodo di prova, deve scegliere quali sede adire, se collegio arbitrale o autorità giudiziaria,
qualora si verificassero controversie con il datore di lavoro.
Il Pd ha condotto su questo punto in particolare una battaglia
serrata (un nostro emendamento è stato approvato e successivamente cancellato dal Senato), per impedire che l’assunzione del
lavoratore dipendesse dall’opzione che questi è costretto a fare a
priori. Il danno di questo provvedimento è stato attenuato grazie
al rinvio alla Camera da parte del Presidente della Repubblica.
Negativo l’abbassamento dell’età sull’apprendistato, poiché si
prevede che il diritto – dovere di istruzione si assolva anche nel
precorso di apprendistato. Un ultimo atto dello smantellamento
di un vero obbligo scolastico con un finto apprendistato che sarà
invece nient’altro che un vero lavoro a 15 anni.
Altro dato negativo è l’ulteriore slittamento di tutte le altre deleghe a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali.
Con la nostra opposizione seria e costante, siamo riusciti a introdurre parziali modifiche:
¤ un miglioramento sull’arbitrato, prima la scelta doveva essere
fatta al al momento dell’assunzione;
¤ tempi certi per la delega sui lavori usuranti;
¤ l’abrogazione dell’articolo che non consentiva più alle lavoratrici madri di fruire del beneficio dell’accredito figurativo o
del diritto di riscatto per i periodi del congedo parentale di
maternità, o paternità solo in costanza di rapporto di lavoro;
¤ e grazie ad un nostro emendamento al milleproroghe non si
applicherà la norma che fissava al 23 gennaio i nuovi termini
per l’impugnazione dei licenziamenti illegittimi.
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PENSIONI UN VERO CAOS: LE PROPOSTE DEL PD
Questo governo è intervenuto in modo strutturale sulle pensioni
degli italiani con il decreto 78 del 2010, nonostante più volte i
ministri Tremonti e Sacconi avessero pubblicamente affermato
che il sistema pensionistico era in equilibrio grazie alle riforme
del 1992 e del 1995, principio confermato inoltre dal presidente
dell’INPS Mastrapasqua nella relazione annuale fatta alla Camera
sul bilancio dell’Istituto 2009.
Il dossier elaborato dal nostro gruppo Commissione Lavoro riassume in modo sintetico come l’intervento pesantissimo sia avvenuto al di fuori di qualsiasi concertazione e discussione con
le parti sociali, i veri rappresentanti di chi effettivamente versa i
contributi e tiene insieme il sistema, ed è stato in gran parte occultato all’interno del maxiemendamenti omnibus presentati in
aula in fase di conversione, attraverso voti di fiducia.
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1. Un anno in più di lavoro e un anno e mezzo per gli autonomi.
Di fronte alla grave crisi molti lavoratori si troveranno senza
retribuzione, senza ammortizzatori sociali e senza pensione.
2. Per la mobilità ordinaria il riferimento è solo ed esclusivamente alle aree del Mezzogiorno mentre, per la prima volta, si penalizzano i lavoratori in mobilità lunga inserendoli
nel conteggio dei 10.000 beneficiari, mentre era da sempre
esclusi perfino dall’applicazione delle finestre di accesso alla
pensione.
3. Per la prima volta non si sono garantiti i senza lavoro e chi
sta proseguendo volontariamente la contribuzione Inps o
Inpdap.
4. I contributi versati oltre i 40 anni sono un vero regalo allo Stato. L’anno in più si applica a tutti i regimi pensionistici, quindi
anche ai regimi speciali quali la polizia di stato, la polizia penitenziaria, il corpo forestale, i carabinieri, le forze armate, la
guardia di finanza e nel pubblico impiego sul quale, dal 2008
ad oggi, questo Governo, è intervenuto in modo contraddittorio prima con i collocamenti coatti con 40 anni di contributi, modificati successivamente in 40 anni di servizio per alcune categorie di dipendenti, ad esempio i dirigenti medici,
creando in questo modo una differenziazione tra qualifiche
e categorie.
5. Nulla invece sull’adeguamento dei coefficienti di calcolo e
per le aziende che mantengono al lavoro fino alla pensione.
6. L’abrogazione della legge 322/1958, pilastro del sistema previdenziale che consentiva di creare la posizione assicurativa
all’Inps. L’intento era di impedire alle donne del pubblico impiego di trasferire i contributi all’Inps e poter andare in pensione a 60 anni. Pertanto è stato tolto a tutti quello che era un
diritto minimo: crearsi un’unica pensione. Ancora una volta
23
sono le lavoratrici a pagare doppiamente questo intervento,
le prime ad essere espulse dal mondo del lavoro nelle fasi
di crisi economica e la legge 122 non mantiene la normativa
precedente neanche per chi è stato autorizzato alla prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi.
7. In conseguenza del brusco innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni per le donne nel pubblico impiego (ma
ormai con l’unica finestra si arriva quasi a 66 anni), il Governo aveva promesso di implementare le risorse a favore della
maternità e del tempo dedicato alla cura. Promesse disattese
completamente: anzi la finanziaria del 2011 taglia drasticamente le risorse per le politiche sociali.
8. Per i giovani precari della pubblica amministrazione, della
scuola e dell’università la situazione è ancora più drammatica: qualora trovassero un lavoro nel settore privato, (credo
sia auspicabile da tutti) si troverebbero in futuro davanti alla
scelta della perdita dei contributi versati all’Inpdap o ad una
ricongiunzione onerosissima.
A fronte di tale incertezza del diritto il PD, come si può evincere dal dossier, si è opposto in tutti i modi: dall’intervento per
mantenere le finestre previgenti, dal garantire la prosecuzione
volontaria della contribuzione, all’esigenza di ampliare il tetto di
10.000 domande riferito ai casi di mobilità di cui all’articolo 12,
commi 5 e 6, del citato decreto-legge 78/2010. Infine, attraverso
proposte di legge finalizzate a normative che, tenendo conto dei
mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro (cambiamento di
più posti e datori di lavoro), consentano di arrivare ad un sistema
che permetta una completa e gratuita ricostruzione di carriera
senza ingiustificate perdite di versamenti contributivi e basato
sul concetto di uscita flessibile dal lavoro.
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Su questo tema siamo impegnati con emendamenti al Milleproroghe, purtroppo respinti in toto
ma continueremo attraverso tutti gli atti parlamenrtari consentiti a partire dalla continua richiesta di calendarizzazione delle nostre proposte di
leggi e risoluzioni. Riteniamo una ingiustizia senza
precedenti perché dei lavoratori si sono trovati a
dover pagare dai 100 mila euro ai 300 mila per andare in pensione dopo avere versato i contributi,
tutto questo perché messi in mobilità.
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1. UN EURO DI REDDITO DA LAVORO NON DEVE ESSERE TASS
2. OGNI EURO RECUPERATO DALLA LO
NUOVE ALIQUOTE IRPEF
- ridurre dal 23% al 20% l’aliquota sul 1° scaglione Irpef
- diminuire il numero delle aliquote intermedie
- rivedere gli scaglioni per favorire i redditi medi e bassi
ADDIO ALLA GIUNGLA DI DETRAZIONI E DEDUZIONI
- eliminare il groviglio di detrazioni e deduzioni che devono essere poche,
chiare e facilmente calcolabili
- differenziare le detrazioni a vantaggio di giovani con meno di 35 anni,
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- aiutare economicamente i redditi più bassi, quando non possono godere
di detrazioni
FIGLI: ARRIVA IL VERO BONUS
- dare a lavoratori dipendenti, parasubordinati e indipendenti un Bonus unico
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DALLA PARTE DELLE DONNE
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IMPRESE, AUTONOMI, PROFESSIONISTI: MENO COSTI E BUROCRAZIA
-
applicare un'aliquota unica del 20% al reddito d'impresa
eliminare gradualmente IRAP sul costo del lavoro
esentare totalmente il reddito reinvestito nell’impresa
migliorare il “forfettone” per piccoli imprenditori, lavoratori autonomi
e giovani professionisti
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SATO PIÙ DI UN EURO TRATTO DALLA RENDITA
OTTA ALL’EVASIONE DEVE SERVIRE A RIDURRE LE TASSE
3. UNA RIFORMA A COSTO ZERO CHE NON TOCCA I CONTI PUBBLICI
OCCHIO ALLE RENDITE
- alzare dal 12,5 al 20% la tassazione dei redditi da capitale, escludendo i titoli
di Stato e tutelando i risparmi familiari
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LIBERIAMO LA GREEN ECONOMY
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UHQGHUHGHÀQLWLYDODGHWUD]LRQHGHOSHUOHULVWUXWWXUD]LRQLHGLOL]LH
eco-sostenibili
- eliminare il tetto all’utilizzo del credito d’imposta per gli investimenti in
tecnologie sostenibili
- applicare la carbon tax, per tassare di più chi emette anidride carbonica
nell'atmosfera
RIVOLUZIONE NEGLI STUDI DI SETTORE
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e rivedendone le modalità di calcolo
LOTTA ALL'EVASIONE
- aumentare i controlli potenziando la capacità dell’Agenzia delle entrate
di utilizzare tutte le banche dati delle Pubbliche Amministrazioni
- estendere la fatturazione elettronica ed incentivare l’uso del bancomat
e delle carte di credito
TORNIAMO A PARLARE DI MEZZOGIORNO
- ripristinare il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno
Il PD ha fatto molte altre proposte in materia previdenziale, ma sono tutte ferme perché questa
maggioranza, fino ad oggi, ha solo "TAGLIATO".
♦
Disposizioni in materia di contributi previdenziali, istituzione
della pensione di base e calcolo delle pensioni erogate dalla
Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8
agosto 1995, n. 335 (3268 ) - (presentata il 3 marzo 2010)
Questa è la proposta fondamentale di riforma: creare uno zoccolo di
base finanziato dalla fiscalità generale, a questo si aggiunge la pensione calcolata in base ai contributi effettivamente versati, in questo
modo si creano le condizioni per garantire una pensione che tenga
conto che non esisterà più l'integrazione al trattamento minimo e
che le condizioni dell'occupazione non garantiscono più un lavoro
per tutta la vita con retribuzioni crescenti. Ormai la flessibilità, i
cambiamenti di lavoro, i periodi di disoccupazione e i lavori precari
impongono una base per tutti alla quale aggiungere la parte contributiva, per poter garantire come minimo un tasso di sostituzione retribuzione/pensione del 60%. Una proposta simile è stata presentata
anche da Cazzola (pdl) come delega al governo, noi ovviamente non
ci fidiamo di delegare il governo e preferiamo l'iter parlamentare.
Riteniamo che questo percorso riformatore sia indispensabile
Per consultare tutte le nostre proposte di legge in materia previden­
ziale vedi il dossier pubblicato sul mio sito.
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28
IN CONCLUSIONE
L'Italia ha bisogno di riforme, di sistema per la crescita
dell'economia e la qualità della democrazia. Le proposte
per portare uomini e donne a vivere meglio, costruire insieme una società più aperta e più giusta sono priorità.
Il Pd c'è, le nostre proposte anche. Passiamo subito ai fatti,
ha senso rimanerci se si può lavorare, altrimenti è meglio ritornare dagli elettori, non riuscire a a dare risposte al paese
è umiliante.per me e per tutti. Umiliante vedere arretrare
ogni giorno i diritti, le speranze, la competitività, il mondo
del lavoro, tutto, dagli artigiani alla piccola industria, per arrivare al cittadino/a.
Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, a partire dal ministro per la semplificazione, che non ha semplificato nulla,
a quello per le riforme mai fatte, a quello della pubblica
Amministrazione ridotta sempre peggio, per non parlare
della scuola e della giustizia, per arrivare all’inesistenza per
lo sviluppo economico. Il tutto ridotto a spot!
Per questo il PD sfida questo governo e questa ipotetica
maggioranza attraverso proposte già presentate in Parlamento, per il lavoro e le imprese.
Ogni settore della nostra società deve contribuire a questo obiettivo: ricerca scientifica, innovazione tecnologica,
formazione, investimenti nei servizi e nelle infrastrutture,
green economy e green society, riforma pubblica amministrazione, promuovere il diritto di cittadinanza attraverso la
crescita della responsabilità e solidarietà civica.
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ŹIl PD è per il “diritto unico” del lavoro, pilastro portante dell’economia.
ŹIl PD è per il rilancio dell’impresa come produttore di ricchezza e soggetto di crescita sociale.
ŹIl PD è per l’incentivazione del contratto a tempo indeterminato, definito dall'UE "forma normale del rapporto di lavoro"
ŹIl PD è per sostenere, sul piano giuridico e fiscale, le reti d’impresa, l’evoluzione dei distretti e le filiere, i consorzi d’impresa.
ŹIl PD è per l’integrazione delle pensioni delle future generazioni di lavoratori e lavoratrici attraverso una quota a carico
della fiscalità generale.
ŹIl PD è per la trasformazione dell'indennità di maternità in
diritto di cittadinanza e relativo finanziamento a carico della
fiscalità generale.
ŹIl PD è per la finanza al servizio dell’impresa con fondi di garanzia territoriali e fondi regionali di microfinanza pubblico/
privato, nonché fondi in capitale di rischio che garantiscano
l'accesso al credito con un finanziamento minimo a 7 anni.
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ŹIl PD è per l’Introduzione di un reddito minimo di inserimento
sul modello del “Reddito di Solidarietà Attiva”, per arrestare il
rischio delle povertà estreme.
ŹIl PD è per la revisione “patto di stabilità” della pubblica amministrazione, affinché siano liberate le risorse degli enti virtuosi per opere pubbliche e acquisto di beni e servizi.
ŹIl PD è per il Contratto di avviamento ad attività imprenditoriale per le donne e per i giovani, con abbattimento spese
notarili, amministrative e bancarie. Stesso meccanismo di sostegno per la riconversione di casi aziendali in difficoltà.
ŹIl PD è per l’ introduzione dello Statuto dei Lavoratori Autonomi e dei Professionisti.
ŹIl PD è per l’Approvazione di una legge quadro per la democrazia e la rappresentanza sindacale.
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RESOCONTO DI METà MANDATO