Pietro Canepa LA DOCUMENTATA VERITÀ SUL “PRESUNTO” COLOMBO CUCCARESE Cuccaro 2014 Dopo quattrocento anni di diatribe RISOLTA LA TESI COLOMBIANA CUCCARESE in una sola riga di un atto notarile dell’Arch. Dalla Valle (qui pubblicato a pag. 4) 1 giugno 1450: “Il nobile Franceschino ratifica e approva l’adozione di Luchino nonché il testamento di Domenico…anche se in detto testamento ci siano cose che tornano di detrimento allo stesso Franceschino, data la natura del feudo, nel quale Luchino di diritto non potrebbe succedere, dovendovi invece succedere Franceschino o i suoi eredi”. In sostanza: Franceschino non si sarebbe mai arrogato il diritto di succedere nel feudo del fratello Domenico, se Domenico avesse avuto come eredi dei figli maschi (Cristoforo, Bartolomeo e Giacomo, come sostenuto dai testimoni di Baldassarre e ora dal CESCOM). A pag. 282 degli ATTI del II Congresso internazionale Colombiano, del documento relativo a Franceschino viene pubblicata soltanto la prima parte, omettendo proprio la seconda parte, che risolve tutta la diatriba della questione colombiana. I ricercatori seri devono soprattutto essere immuni da qualsiasi tendenza campanilistica, pena la loro assoluta inattendibilità. L’autore 1 INTRODUZIONE Dopo aver sostenuto, per oltre vent’anni, la tesi del Colombo cuccarese, attraverso le ricerche del Comitato Colombiano Monferrino; nel libro “Cuccaro: c’era una volta…”; nella monografia “L’altro Colombo”; negli Atti del Congresso Colombiano 1999; nei dépliants; nel film “Cuccaro e Colombo”, e con articoli sui giornali, sento il dovere di affrontare ancora una volta l’annosa questione, per fare il punto della situazione, in seguito alla scoperta di atti notarili che illustrano la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, già presunto padre del grande Cristoforo. Queste sacrosante pergamene del 1400, che godono di riconoscimento giuridico-legale, ci fanno purtroppo concludere che il presunto Cristoforo cuccarese non è mai esistito, se non nella macchinosa messa in scena architettata dal Baldassarre Colombo di Cuccaro, noto per il suo intervento nella causa di Spagna per la successione al Maggiorasco del Navigatore. Accettata la “sconfitta”, questi documenti mi costringono ora a dissociarmi da coloro che continuano a raccontare la vecchia storia, per non essere un giorno accusato di continuare a mungere finanziamenti pubblici a sostegno di una causa ormai compromessa: un furto in piena regola, che mi fa ricordare la massima: “Se vuoi essere assolto, devi prima restituire”: una terribile trappola, senza via d’uscita! Meglio mille sconfitte, alleviate dalla consapevolezza che, sull’altro piatto della bilancia, c’è la “storia”, che, dopo quattro secoli, finalmente conosce quale è la verità. L’autore 2 CAMPANE A FESTA PER 50 ANNI Su “La Voce di Cuccaro” di giugno 2008, avevo annunciato di aver sottoscritto un BTP di cinquemila euro, grazie al quale, se viene ritrovato anche un solo atto notarile, dal quale risulti che il Domenico Colombo di Lancia ha avuto, fra i suoi figli, anche un Cristoforo, il parroco pro tempore di Cuccaro è autorizzato a prelevare le cedole di detto BTP (duecento euro), per consentire il suono delle campane a festa, il mezzodì del 12 ottobre (scoperta dell’America) di ogni anno, e ciò per i successivi cinquant’anni. Sarebbe il felice coronamento di una lunga ricerca, iniziata nel 1988 con la consultazione degli archivi parrocchiali, che registrano le nascite e le morti di tutti i nostri concittadini in questi ultimi 450 anni. Mi aveva però colpito un particolare: che la famiglia Colombo non avesse mai rinnovato il nome di Cristoforo: segno evidente che detta famiglia non aveva mai avuto a che fare con lo Scopritore del Nuovo Mondo Cristoforo Colombo. E’ stata questa constatazione a farmi decidere di affrontare la questione delle origini del Cristoforo monferrino, presunto originario del castello di Cuccaro, finché, nel 2006, dopo quattro secoli di ricerche, ecco il ritrovamento, ad opera del Prof. Bruno Ferrero, a Casale, nell’Archivio Dalla Valle, di atti notarili (pergamene) del 1400, che illustrano la vera discendenza, fino alla quarta generazione, del Domenico Colombo di Cuccaro. Da questi documenti (che ora presenteremo), risulta inequivocabilmente che il “presunto” Cristoforo cuccarese in realtà non è mai esistito. 3 ECCO I DOCUMENTI DELLA VERITÀ (ricavati dalla ricerca B. Ferrero) --24 gennaio 1444: Alla richiesta di Domenico Colombo (presunto padre del grande Cristoforo, ma invece padre soltanto di Battistina e Bartolomea), di poter adottare Luchino, per avere un maschio al quale poi lasciare il proprio feudo (che altrimenti dovrebbe essere ereditato dal fratello Franceschino, come previsto dalla legge del feudo), il marchese di Monferrato, Giovanni Giacomo, risponde autorizzando l’adozione di Luchino, “come se fosse suo vero figlio, affinché possa succedere nei beni di Domenico sia feudali che allodiali”. “Concedimus prefato Dominico amplam facultatem assumendi predictum Luchinum in eius filium adoptivum ita (ut) in bonis eiusdem Dominici tam feudalibus quam allodialibus succedere possit, ac se ex ipso Dominico genitus et procreatus foret”. Domenico adotta Luchino e gli concede in sposa la figlia Bartolomea. --1° giugno1450: Il testamento di Domenico lo leggiamo nella trascrizione settecentesca di una pergamena che si stava annerendo e che ora è per gran parte illeggibile. Da tale trascrizione apprendiamo che Domenico lascia Luchino suo erede universale, come confermato dagli atti notarili che qui di seguito riproduciamo. 4 --1°giugno 1450: Nello stesso giorno, Franceschino, pur amareggiato per la decisione del fratello Domenico, scrive: “Il nobile Franceschino ratifica e approva l’adozione di Luchino nonché il testamento di Domenico…anche se in detto testamento ci siano cose che tornano di detrimento allo stesso Franceschino, qualunque sia la natura del feudo, nel quale Luchino di diritto non potrebbe succedere, dovendovi invece succedere Franceschino o i suoi eredi”. “Nobilis Francischus…ratificat et approbat dictam adoptionem factam de ipso Luchino… nec non et testamentum factum per ipsum Dominicum… etiam si in ipso testamento essent aliqua que… tenderent in preiudicium et detrimentum ipsius Francisci… quacumque natura esset feudum, in quo idem Luchinus succedere non posset de iure, sed deberet succedere ipse Francischus vel eius eredes”. --8 novembre 1457: Marieta (moglie di Domenico) lascia eredi universali Battistina, Bartolomea e Luchino. --3 aprile 1458: (Testamento di Luchino): “Luchino lascia ai fratelli Colombino, Giobbe e Bonifacio, figli del fu Franceschino, la giurisdizione e il feudo che il testatore ha avuto dal nobile Domenico Colombo, fratello del detto Franceschino”. “Dominus Luchinus de Columbis… legat Columbino, Iop et Bonifacio fratribus et filiis quondam nobilis domini Francisci de Columbis… iurisdicionem et feudum quod habet ipse testator ac habuit a nobili domino Dominico Columbo, fratre quondam prefati domini Francisci”. 5 ALBERO GENEALOGICO risultante dai documenti Dalla Valle DOMENICO COLOMBO (testam.1450) sp. Marieta (1430) _______ | | | Battistina Bartolomea sp. Luchino (adoz.1444) | Pantasilea sp. Biagio Bignone | Tommaso (m. 1517) sp. Maddalena Zoppi | Pantasilea (junior, m. 1556-7) sp. in 3° nozze Rolando Dalla Valle (depositario di questi documenti) Del presunto Cristoforo (e fratelli) nessuna traccia 6 ROLANDO DALLA VALLE Famoso giurista (1500c-1575), consigliere marchionale, presidente del Senato di Casale, esperto di questioni famigliari (su cui scrisse quattro volumi, che vennero ristampati ben 28 volte), nel 1536 sposa Pantasilea junior, pronipote del Domenico Colombo di Cuccaro (v. albero qui accanto). Come esperto di questioni famigliari, conosceva molto bene gli ascendenti della propria moglie, che tra l’altro gli aveva portato in dote proprio i documenti di famiglia (cioè le pergamene di cui abbiamo parlato), con la discendenza di Domenico fino alla quarta generazione. Se fosse esistito un Cristoforo (figlio di Domenico), Scopritore del Nuovo Mondo, quindi prozio della propria moglie, con orgoglio Rolando ne avrebbe esaltato le gloriose imprese: neppure una riga! Anche per lui, quindi, il Cristoforo cuccarese non esisteva. Rolando muore nel suo feudo di Mirabello, il 14 aprile 1575. A quella data, il Baldassarre Colombo di Cuccaro, che tre anni dopo sarebbe intervenuto nella Causa di Spagna per la successione al Maggiorasco del Navigatore, aveva già 32 anni, quindi sapeva benissimo dove trovare i documenti relativi alla famiglia di Domenico. Li avrà sicuramente consultati, ma siccome non gli facevano comodo, perché raccontavano una storia diversa, li ha ignorati, ha confezionato a modo suo l’albero genealogico, ed ha proceduto alla escussione di testi che avallassero la sua tesi, come ora vedremo. 7 ALBERO GENEALOGICO NON AUTENTICATO Nelle Rogatorie, cioè l’interrogatorio dei testimoni a favore di Baldassarre (stranamente tutti di altri paesi, mentre i depositari delle tradizioni solitamente sono i concittadini, in questo caso i cuccaresi), che dovevano raccontare ciò che era successo nella famiglia Colombo di Cuccaro 140 anni prima, la domanda n. 9 (la più importante, intorno alla quale ruotano tutte le altre) crolla miseramente dinanzi alla critica più elementare, quando chiede ai testi: “Se sanno che Domenico Colombo, figlio di Lancia, abbia avuto per suoi figli legittimi e naturali Don Cristoforo, fondatore del Maggiorasco, nonché Bartolomeo e Don Diego”. A parte la stranezza che, nella domanda, c’è già la risposta, ci si chiede su quali documenti tale genealogia sia stata “confezionata”, visto che la ricercatrice spagnola, Docente di Storia dell’America presso l’Università di Madrid, Guadalupe Chocano Higueras, a pag.173 del libro “La cuna y orígenes de Cristobal Colon”, scrive: “L’albero di Baldassarre non era autenticato, quindi non ammesso come prova nel processo, per cui non risulta conservato nelle carte del processo, dove ci sono tutti gli alberi genealogici dei pretendenti spagnoli delle varie epoche”. Strano caso: la ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti, nelle ben 193 pagine che gli Atti del II Congresso Colombiano Le dedicano, su questo che dovrebbe essere alla base della tesi colombiana cuccarese, tace… 8 RISPONDIAMO ALL’AVV. CASARTELLI La millantata “novità”, con la quale il Casartelli esordisce nella trasmissione di Voyager del 3 ottobre 2011: “Io sono il discendente collaterale di Cristoforo Colombo”, ha suscitato (come vedremo) la disapprovazione e il ridicolo di storici e studiosi, perché in realtà egli è il discendente di un personaggio che a Cuccaro non è mai esistito. Poi, riprendendo l’affermazione con cui il conduttore Giacobbo aveva esordito, il Casartelli dice che, nella sentenza del Tribunale delle Indie, “Baldassarre fu riconosciuto parente di Cristoforo in 8° grado, e gli furono assegnati 2.000 ducati”. Purtroppo, quella sentenza non è mai stata ritrovata, come ci conferma la stessa ricercatrice spagnola del CESCOM, Angelica Valentinetti, a pag. 63 degli Atti del Primo Congresso Colombiano: “È curioso che in nessuno di questi fascicoli si trovi il dispositivo originale (della sentenza) emesso nel 1608. Strano caso, si potrebbe dire, visto che l’Archivio di Madrid conserva pressoché tutto il materiale della causa”. Quanto alla parentela col grande Navigatore, a pag. 7 abbiamo già dimostrato che l’albero genealogico NON ERA AUTENTICATO. Quanto alla assegnazione di 2.000 ducati al pretendente cuccarese è il caso di precisare che tale assegnazione è la spettanza di Baldassarre nella suddivisione, fra tutti i “pretendenti”, della rendita dello Stato di Veragua (l’attuale Panama), che faceva parte del Maggiorasco. Quindi un semplice riconoscimento della sua qualità di pretendente. 9 ATTO NOTARILE CHE DÀ IL COLPO DI GRAZIA ALLA TESI COLOMBIANA CUCCARESE 1-Una testimonianza “definitiva”, resa dallo stesso fratello di Cristoforo Colombo, l’adelantado Bartolomeo Colombo, è contenuta in un atto probatorio rogato a Santo Domingo il 14 marzo 1512 (e sollecitato dal figlio maggiore di Cristoforo Colombo, Diego, per accreditare alcuni diritti dell’eredità paterna), nel quale il detto Bartolomeo afferma di avere “çinquenta años e más” (cinquant’anni e più), per cui sarebbe nato nel 1462 (quando gli anni li aveva già compiuti da qualche mese). Ma nel 1462 il presunto padre Domenico Colombo di Cuccaro era già morto da ben 11 anni (1451), per cui viene a cadere anche l’ultima ipotesi (sostenuta dai testi di Baldassarre), secondo la quale Domenico avrebbe avuto tre figli, Cristoforo, Bartolomeo e Giacomo, che sarebbero partiti, ancora “putti” (cioè fanciulli) alla volta di Savona, “vivendo ancora il padre Domenico”. Se a questo documento aggiungiamo gli atti notarili Dalla Valle, che ricostruiscono la vera discendenza di Domenico Colombo di Cuccaro, fino alla quarta generazione, la tesi colombiana cuccarese viene a perdere tutte le sue ipotesi di appoggio. NOTA: Il documento del 1512 è contenuto a pag. 9 del libro “Bartolomeo Colombo” di Aldo Albonico (Nuova raccolta colombiana XIX, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato— costo € 165,00). 10 CHE NE PENSANO GLI STUDIOSI? 1-Il Dr. Carlo Tibaldeschi (forse il più autorevole esponente del CESCOM), con il quale da tempo sto scambiando lunghi messaggi, nel commentare il giubilo delle campane a festa (vedi pag. 2), nel caso si trovasse anche un solo atto notarile favorevole alla tesi cuccarese, in una e-mail del 16/12/ 2011 ha scritto: “Abbi fede: l’alleluja potrebbe essere non lontanissimo”. Abbiamo capito: niente “nuovi documenti” ripetutamente promessi: per ora, come sempre, ci dobbiamo accontentare di atti di fede! 2-Il Prof. Bruno Ferrero, il noto scopritore dei documenti Dalla Valle, scrive: “Se i responsabili di Voyager si limitano a pontificare, con gratuite affermazioni senza contraddittorio, rendono davvero un cattivo servizio alla loro causa e a Cuccaro”. 3- Da Savona, lo studioso Giuseppe Milazzo, dopo un ironico commento, scrive: “Avevo conosciuto due anni fa a Savona il Presidente del CESCOM: un uomo dalla ‘verità rivelata’ “. 4-Commentando la “sconfitta” subita dai ricercatori cuccaresi, il colombista Antonio Calcagno (il “convertito” alla tesi cuccarese, che il 5 marzo 2011 aveva preso parte all’incontro organizzato dal CESCOM ad Arenzano) ha scritto: “Lo studioso serio non ricerca ‘la propria verità’, ma ‘la verità’, anche quando è scomoda, per cui lo studioso onesto non è mai sconfitto. Sto cercando di trasmettere ai miei figli questo grande valore”. 5-L’altro “convertito”, che pure aveva preso parte al convegno di Arenzano, Guglielmo Famà, scrive: 11 “Continuare a insistere sulla tesi del Colombo di Cuccaro, si rischia di cadere nel ridicolo e di essere accusati di manipolare a proprio vantaggio una ipotesi che non ha nessuna possibilità di essere accreditata come vera”. 6-Il Prof. Gaspare Demartini, che nel 1991 aveva svolto per noi le ricerche presso l’Università di Pavia, scrive: “Dopo essere stato anch’io contagiato del male colombiano, saluto con sollievo il documento che finalmente riconosce la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, genitore di sole due femmine, per cui ritengo ingiusto il comportamento dell’ultimo rampollo collaterale dei Colombo di Cuccaro, che cerca visibilità e continuità in una tesi ormai compromessa. Caro amico, cerca di reagire positivamente, nella certezza di aver sempre operato con lealtà di intenti. Un abbraccio”. Gaspare Demartini. 7-Lo storico dott. Carlo Ferraris, aggiornando la sua “Storia del Monferrato” (2° ediz.) con i documenti Dalla Valle, definisce (pag. 243) “false le prove addotte da Baldassarre Colombo, che avrebbe giocato d’azzardo per ottenere l’eredità dello scopritore delle Americhe”. Come si vede, inesorabilmente la verità si sta facendo strada, a livello culturale, anche se la “bufala” del Colombo cuccarese, allevata dal sottoscritto, è ancora dura a morire, perché consente di mungere, non latte, ma finanziamenti pubblici. 12 Una incredibile scoperta NON È COLOMBO MA ENRICO VII D’INGHILTERRA Sembra una battuta, invece è una realtà, risultante da ricerche storiche. Il primo ritratto (qui riprodotto) sarebbe il Colombo (del pittore spagnolo P. Berruguete), la cui cassetta VHS acquistai nel 1992 dalla RAI per 150.000 lire. Il relativo quadro era stato acquistato da un italoamericano (certo Francesco Ribaudo), e il giornale di Genova “Il Secolo XIX” lo aveva reclamato sotto il titolo: “Genovesi, riportiamo a casa il vero Colombo”. Che il quadro raffigurasse Colombo, era una asserzione dell’acquirente italo-americano, ma una convinzione condivisa anche da alcuni studiosi colombisti, che in quella immagine riconoscevano i lineamenti di Cristoforo indicati dallo stesso figlio dello Scopritore, Fernando, al Cap. III delle Historie: “Volto lungo e guance alte”. Da allora, quel ritratto era diventato il simbolo del “presunto” Colombo cuccarese, esposto nel museo, nonché nell’ufficio del Sindaco in Comune. 13 Nel corso di una ricerca su Internet, scopro però che il ritratto qui riprodotto (identico al precedente, eccetto per la decorazione sul petto) è quello di “Enrico VII d’Inghilterra, Tudor, 1485-1509”, di proprietà della Society of Antiquaries di Londra. Onde averne una definitiva conferma, mando un messaggio alla detta Society, la quale, in data 20 giugno 2012 (a firma Julia Dudkiewicz, Collections Manager) ha risposto: “Con rif. al Ritratto di Enrico VII, confermiamo che tale quadro appartiene alla nostra collezione”. A questo punto (non essendoci più dubbi) siamo certi che il Colombo cuccarese sicuramente preferisce restare come sovrano nelle Gallerie internazionali, piuttosto che essere scambiato per un “presunto” Colombo, in uno sperduto paese del nostro Monferrato. 14 I MARESCOTTI DISCENDENTI “DIRETTI” DEI COLOMBO Come risulta dall’albero genealogico (ricavato dagli archivi parrocchiali), i discendenti “diretti” da Paola Colombo (sorella di Mons. Luigi Colombo, ultimo discendente maschio del casato), moglie di Domenico Marescotti (abitante in Via Pragelato, ora Via Aldo Moro), si dividono in due rami: 15 in due rami: dal primo, discende Adelaide Marescotti (madre dei viventi Dr. Umberto Rossi e il fratello Avv. Mario Augusto); dal secondo, discendono Gio. Batta. Ilario Marescotti Colombo (abitante a Roma), padre di Luigi Marescotti Colombo, marito di Bisoglio Attilia (che tutti abbiamo conosciuto perché deceduta nel 1990), nonché i Cassinelli (che nel 1988 ho incontrato nella loro casa di Strevi). TUTTI I BENI DEI COLOMBO EREDITATI DAI MARESCOTTI 1—Il Castello, che Mons. Luigi Colombo aveva assegnato al ramo “romano” di Gio. Batta. Ilario Marescotti Colombo (a scapito dei “laici” di Via Pragelato), dopo una ventennale vertenza (conclusasi nel 1946) fra gli eredi Cassinelli e la Attilia ved. Luigi Marescotti Colombo, toccò ai Cassinelli, che poi lo vendettero agli attuali Boccalatte. Alla Attilia toccarono la casa di abitazione e le terre, compresa la cascina Colombina. Ai “laici” di Via Pragelato fu però assegnato il Teatro del castello (come indicava una scritta in latino tradotta da D. Caprino): un enorme salone che nel 1948 fu venduto all’ex sindaco Bisoglio Giuseppe dalla Adelaide Marescotti (madre dei citati dr. Umberto e avv. Mario Augusto). 2—Il terreno con rustico, sul quale si ergeva il Castrum (cioè il fortino, di proprietà dei Colombo, che si trovava sulla Mota, ai piedi di Via Montalto, spesso menzionato in atti notarili del 1400), ora risulta venduto nel 1903 da Umberto Marescotti (fratello del nostro ex-sindaco Dr. Cleto) a Nano Luigi, nonno materno della sig.ra Luisa Novelli in Panizza, che su quel terreno costruì, nel 1984, la villa che tuttora possiede. 16 L’atto di vendita era stato rogato, a Fubine, dal notaio Gio. Battista Roveda, il 13 dicembre 1903. A questi beni ereditati, potremmo aggiungere i preziosi ricordi lasciati da Mons. Luigi Colombo ai discendenti Marescotti: il medaglione d’argento donato da Pio IX al suo Prelato Domestico, in occasione dell’apertura del Concilio Ecumenico in data 8 dicembre 1869, nonché il Reliquiario (con sigillo Vaticano) che il Mons. aveva donato a Felice Marescotti (figlio della Paola Colombo), in occasione del matrimonio di quest’ultimo con Adelaide Novelli nel 1861. L’OSTRACISMO DEL MONSIGNORE Nel nostro museo, stranamente non troverete l’unico, autentico “cimelio” della famiglia Colombo: cioè l’autografo che Mons. Luigi Colombo apponeva nei registri parrocchiali quando, durante le vacanze estive a Cuccaro, celebrava le Messe per il legato Colombo. “Colpevole” di aver lasciato (come abbiamo visto) tutti i beni dei Colombo ai Marescotti, (“diretti” discendenti della sorella Paola Colombo, andata sposa a Domenico Marescotti il 18 maggio 1830), il suo autografo non è stato mai esposto. Lo riportiamo noi, almeno per dovere di cronaca. 17 IL COMITATO COLOMBIANO MONFERRINO (C.C.M.) (Presidente Pietro Canepa) Vediamo le molteplici attività in cui è rimasto coinvolto. --1989: Consultazione degli Archivi parrocchiali e conseguente pubblicazione (a spese del Comune) di “Cuccaro: c’era una volta…”. --31/10/1990: Il Comune di Cuccaro, con delibera n. 61, costituisce il C.C.M. (del quale fanno parte Pietro Canepa come Presidente, Luciano Buscaglia come Tesoriere; mentre fra le personalità di spicco vi aderiscono: il Prof. Geo Pistarino Preside dell’Univ. di Genova, l’on. Giovanni Sisto, il Dott. Ugo Cavallera, il Dott. Gianpaolo Brizio (della Regione), il Prof. Giuseppe Colli, Nils Liedholm, ecc. --Ottobre 1991: Inizio ricerche colombiane: ad Alessandria (R. Livraghi), a Torino (R.Busetto), a Pavia (G. De Martini), ad Acqui (G. L. Rapetti), a Piacenza (P. Galimberti). --6/2/1992: Erogati dieci milioni (per ricerche) da Carla Spagnolo, Presidente Consiglio Regionale. --14/2/1992: Erogati venti milioni da Istituto S. Paolo di Torino. --2/6/1992: Il Presidente del C.C.M. anticipa (di tasca propria) tre milioni alla ditta CUBRA (Novate Milanese) per la produzione della targa di bronzo (da installare sull’ingresso del Comune). --14/6/1992: Inaugurata (presente il Vescovo Carlo Cavalla) la lapide in latino sulla nuova canonica. 18 --9/7/1992: Erogati venti milioni (per manifestazioni colombiane) da Gianpaolo Brizio (Presidente Giunta Regionale). --10/10/1992: Versati alla Tipografia Battezzati (Valenza) dodici milioni per la monografia “L’altro Colombo” (poi tradotta in spagnolo dagli italiani in Argentina). --19/10/1992: Presentata la monografia “L’altro Colombo” nel corso di una conferenza stampa in Regione. --25/10/1992: Sponsorizzazione e inaugurazione del Piazzale Cristoforo Colombo. Nel pomeriggio: inaugurata la lapide, con targa di bronzo, sull’ingresso del Comune. --27/9/1997: Alla Costituzione del CESCOM, Presidente è l’Avv. G. Casartelli e Segretario è il Presidente del C.C.M.. --2001: Curata la pubblicazione degli Atti del Congresso Colombiano (dove il C.C.M. figura nel Comitato Organizzatore del Congresso tenutosi il 27/3/1999). --2004: Pubblicata (a spese del Comune) la 3° edizione di “Cuccaro: c’era una volta…”. --18/6/2006: Inaugurato il Museo Colombiano (per il quale il Presidente del C.C.M. produce il film “Cuccaro e Colombo”). --Gennaio 2007: La prestigiosa Rivista di Storia Arte Archeologia per le province di Alessandria e Asti pubblica i documenti ritrovati dal Prof. Bruno Ferrero nell’Archivio Dalla Valle, a Casale: sono gli atti notarili che si ricercavano da 400 anni, relativi alla vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, già presunto padre del Navigatore. 19 --Giugno 2011: Pubblicata la 2° edizione del libro “Cuccaro ieri e oggi”, con, in Appendice, gli Atti notarili Dalla Valle, che costringono il C.C.M. a dissociarsi da coloro che continuano a raccontare la vecchia storia, ormai non più proponibile. --Giugno 2012: costituito il sito www.cuccaroecolombo.it, nel quale sono stati inseriti: i libri “Cuccaro: c’era una volta” (3° ediz.) e “Cuccaro ieri e oggi” (2° ediz.); l’opuscolo “La documentata verità sul presunto Colombo cuccarese”; oltre 40 Foto d’epoca (Asilo, Oratoriane, Scolaresche e gruppi vari); la “Storia di Cuccaro in pillole”; il film nonché l’opuscolo relativo al misterioso pozzo nascondiglio; riportati, anche in inglese, i “Documenti Dalla Valle” (cioè la vera discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, fino alla quarta generazione). --Giugno-settembre 2012: sponsorizzando (con notevole esborso finanziario) il recupero del misterioso pozzo nascondiglio del 1600, il Presidente del C.C.M. si onora di aver dato, alla propria terra, tutto ciò che uno studioso poteva dare, in termini di cultura e risorse personali. 20 Riassumendo I “DOCUMENTATI” NO DELLA TESI COLOMBIANA CUCCARESE 1—Il nome di Cristoforo mai rinnovato dalla famiglia Colombo, nei 450 anni dei registri parrocchiali di Cuccaro (Pietro Canepa-pag. 2). 2—Nessun “documento autenticato” attesta l’esistenza di un Cristoforo figlio del Domenico di Lancia di Cuccaro (Atti del Congresso Colombiano—CESCOM). 3—La discendenza del Domenico Colombo di Cuccaro, risultante dalle pergamene del 1400 ritrovate nell’Archivio Dalla Valle, non annovera alcun Cristoforo, né altri figli maschi (Prof. Bruno Ferrero- pagg. 3-4-5). 4—Fra i 39 testi fatti interrogare da Baldassarre a favore della “sua” tesi, non risulta (al di fuori dei “parenti”) alcun cuccarese, veri “depositari” della tradizione popolare (Atti del Congresso Colombiano—CESCOM). 5—Per il famoso giurista del 1500, Rolando Dalla Valle, esperto proprio di questioni famigliari e depositario dei documenti Dalla Valle, ricevuti in dote dalla moglie Pantasilea junior (pronipote del Domenico di Cuccaro), il “presunto” Cristoforo non è mai esistito (pag. 6). 6—L’albero genealogico presentato da Baldassarre non era autenticato, per cui NON figura fra le carte del processo (Guadalupe Chocano Higueras - pag. 7). 7—La sentenza del Tribunale spagnolo che avrebbe riconosciuto Baldassarre cugino in 8° grado con l’Ammiraglio, non è mai stata ritrovata (Angelica Valentinetti, pag. 63 degli Atti del Primo Congresso Colombiano). 8—Bartolomeo Colombo (fratello dello Scopritore), in un atto notarile rogato a Santo Domingo nel 1512, dichiara di avere “più di cinquant’anni”, quindi nato nel 1462, quando il “presunto” padre Domenico di Cuccaro era già morto da 11 anni, nel 1451. Crolla così anche l’ultima ipotesi su cui poggiava la tesi colombiana cuccarese. (v. storico Aldo Albònico - pag. 9 del libro “Bartolomeo Colombo”, Istituto Poligrafico dello Stato). 9—Fra le assurdità del Museo Colombiano: il “presunto” ritratto di Cristoforo Colombo è in realtà l’effigie di Enrico VII d’Inghilterra: un quadro di proprietà della Society of Antiquaries di Londra (pag. 13). 10—I veri discendenti “diretti” ed eredi dei Colombo di Cuccaro sono soltanto i Marescotti (pagg. 14-15-16).