Prefazione
di Saro Cannizzaro
Le riflessioni di Giombattista Ballarò, come
sempre, sono sensate, puntigliose, precise nei
toni e negli aspetti con cui sono poste. Io credo
che sul sistema web, Ballarò abbia trovato il
modo per esprimere tutta la sua cultura, per
esternare riflessioni magari fino a quel momento
rimaste nel “cassetto dell'anima”. Perché la rete
è questa, perché la rete, come ha sostenuto J.
Lacoste, mette in causa le caste moderne,
rendendo accessibile a tutti e da parte di tutti lo
sfruttamento dei dati secondo uno stesso
procedimento che, con la democratizzazione
della lettura, ha fatto cessare di vivere il segreto,
ha fatto morire il confidenziale, persino il
controllo totalitario dell'informazione è diventato
impossibile. Lui ha cominciato passo passo, fino
a quando non ha voluto anche confrontarsi con
un sistema che sino ad allora non era suo, come
1
non lo era per tanti altri, me compreso. Ha
iniziato come si faceva alle Elementari, con le
astine, poi ha capito l'importanza che il web
avrebbe via via assunto e allora ha cercato di
esprimere i concetti, quelli personali, anche agli
altri. Ha avuto spazio, meritato devo dire, sul
quotidiano
on
line
www.radiortm.it,
comprendendo sempre più che la gente
cominciava a non potere fare a meno del pc, che
molti blogger lo leggevano e apprezzavano le sue
riflessioni che ebbero una propria area mediatica,
“La riflessione di Giombattista Ballarò”. Uno
spazio intenso, condiviso, letto da migliaia di
visitatori che cominciarono addirittura a
sospettare si trattasse dello pseudonimo di un
giornalista e poi ancora di un politico, prima di
centro destra, poi di centro sinistra, poi di
qualcuno che pagava gli spazi per “attaccare”.
Questo, anche, diciamolo, perché il cognome
riconduceva
al
celebre
settimanale
d’informazione condotto da Giovanni Floris.
Nulla di tutto questo. Alla fine decidemmo di dare
un volto all'iniziale immagine di un uomo seduto
sui gradini con la testa tra le mani. Titta Ballarò si
fece conoscere e andò avanti lancia in resta, con
le sue puntigliose e a volte pungenti
considerazioni. Manovra pericolosa perché in
genere, nonostante l'immagine, si ignora chi sia
2
realmente quel personaggio, quale attendibilità
abbia, a quali eventuali controlli sia sottoposto.
Lo abbiamo lasciato libero, mai una censura,
perché sapevamo che usava il sistema internet e,
nel caso specifico un quotidiano on line che è
anche
un
seguitissimo
blog,
con
la
professionalità che spesso molti, del mestiere,
fanno venir meno. La decisione di mettere per
iscritto i suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue
capacità, anche le sue insicurezze, è, se
vogliamo, anche coraggiosa. Attraverso Internet
si disegna un ordine che sfugge alla verticalità
delle istituzioni e favorisce l'orizzontalità di una
solidarietà comunitaria. (M. Maffesoli, Iconologies Nos idol@tries postmodernes)
Ormai la rete è entrata nelle vene della società,
nelle abitudini delle persone: non si fermerà per
nessun motivo. (J. Wales, fondatore di Wikipedia).
Concetti, questi, che suonano come sentenza di
una vita e che occorre accettare, volenti o meno.
La rete è oramai pronta per conquistare ogni
sfera delle attività umane, e quasi tutti i campi del
sapere. È molto più di un nuovo e utile strumento
di analisi. Le reti sono, nella loro più intima
essenza, la stoffa di cui sono fatti quasi tutti i
3
sistemi complessi, e nodi e link permeano ogni
nostra strategia volta ad affrontare il nostro
universo interconnesso. (A.L. Barabási, Link. La
scienza delle reti).
Una volta si diceva: “Non sa leggere né scrivere”,
oggi si dovrebbe aggiungere “..e nemmeno usare
il computer.
Saro Cannizzaro
4
INTERNET, LE CHAT, LO
STRAVOLGIMENTO DELLE MENTI
Mai avrei scommesso un solo
centesimo sull’eventualità che
mi sarei occupato di internet e
dei suoi risvolti a livello sociale,
in primis perché non avevo
contezza della portata di quello
che senza rischio di smentita,
può essere definito il fenomeno
del terzo millennio su base
5
planetaria e poi perché da
almeno un decennio ero
convinto che ciò che appassiona
di più l’umanità, fosse la politica
e il suo progressivo degrado ed
il calcio con
tutto ciò che
vi
ruota
attorno.
Sbagliavo !
Appartengo
a
quella
generazione nata nel corso degli
6
anni cinquanta, che per miopia
o per formazione culturale,
pensava sino a pochi mesi fa che
l’uso del computer fosse da
inquadrare in quell’evoluzione
tecnologica che consente a
professionisti,
studenti,
strutture pubbliche, privati
cittadini, di avvalersi a costo
zero
d’informazioni,
di
collegamenti tra persone, di
nuove concezioni sociopolitiche
senza frontiera, non dovendo
7
più fare ricorso a vocabolari,
enciclopedie, carta stampata o
telefono
per
arricchirsi
culturalmente o sentire i propri
cari e/o amici lontani. Certo,
internet è anche questo ma non
solo,
o
meglio,
internet è
questo
per coloro
che ne fanno un uso sensato e
diligente, ma purtroppo a livello
8
numerico,
costoro
non
rappresentano la parte più
rilevante che è invece costituita
da quella moltitudine di persone
che
non
sembrerebbero
interessate né agli aspetti
culturali, né a null’altro di
positivo che internet mette a
disposizione degli utenti, bensì
all’utilizzo
di
quello che in
gergo
viene
chiamata la chat, ovvero lo
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scambio di messaggi scritti che
si svolge in tempo reale tra due
o più utenti di internet.
Da anni, per ragioni di natura
professionale, mi avvalgo di
internet per eseguire ricerche,
per
tenermi
informato
mediante le tante testate on
line e devo dire che questo
straordinario
strumento
tecnologico, aiuta in maniera
encomiabile ed assolutamente
10
completa a colmare le tante
lacune di conoscenza che
caratterizzano ciascuno di noi.
Penso che siano in molti ad
utilizzare internet in questo
senso, ma mai avrei pensato
quanto fosse strabiliante il
numero d’internauti che usa i
siti esclusivamente per chattare.
Alcuni mesi addietro, una mia
nipote adolescente, mi chiese se
fossi disponibile a crearmi un
11
profilo su uno tra i più diffusi siti
a livello mondiale e non avendo
mai valutato tale ipotesi, risposi
con un’altra domanda: a cosa mi
servirebbe, tu sai perché uso
internet ?
Si, rispose la ragazza, ma la tua
registrazione a questo sito, ci
consentirebbe di dialogare per
tutto il tempo che vogliamo,
senza spendere un centesimo, a
differenza del telefonino che,
12
avendo un costo non irrilevante,
spesso ci porta ad essere avari
nei tempi di conversazione.
Beh, dissi io a questo punto, il
tuo discorso
mi
sembra
ineccepibile,
tuttavia
desidero
rifletterci qualche giorno e poi ti
comunicherò la mia decisione al
riguardo.
13
Ad onor del vero, trascorsero
molti giorni senza che neppure
per un attimo, ritornassi con la
mente alla proposta di mia
nipote, ma non per scarsa
volontà, quanto perché preso
dalle quotidiane vicissitudini
della vita che impongono ritmi e
tempi decisionali molto veloci.
Dopo un paio di settimane,
approfittando la ragazza d’una
ricorrenza alla quale eravamo
14
presenti entrambi, mi disse:
nonno cosa hai deciso in merito
a quella mia proposta?
Mi sentii imbarazzato e dopo
una riflessione di qualche
secondo, risposi: ok, però
confesso la mia incapacità a fare
praticamente quanto si deve,
pertanto interpellerò un tecnico
e domani sarà fatto.
La ragazza, con un sorriso che
esprimeva tutta la propria
15
gratificazione per la mia
dichiarata disponibilità, mi disse
che sarebbe venuta lei a casa
per la creazione del mio profilo
in modo che, da subito
avremmo potuto iniziare a
dialogare senza limiti di tempo.
A distanza di qualche ora, tutto
era pronto. Ora bisognava
richiedere le amicizie virtuali.
Ecco che comincio a pormi il
primo problema !
16
Con quale criterio, posso
richiedere un’amicizia a persone
che non conosco e che non mi
conoscono? E’
normale che io
accetti
la
richiesta
di
un’amicizia da un uomo o una
donna di cui non so nulla, per
poi scambiarci messaggi sulla
loro vita, sui loro interessi e
naturalmente sui miei? E chi mi
garantisce che la descrizione
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d’un profilo e persino la foto che
l’accompagna,
appartengano
realmente ai dati pubblicati?
Dal mio punto di vista, forse
antiquato
e
certamente
opinabile, emergevano una serie
d’incongruenze
alle
quali
immediatamente non riuscivo a
dare alcuna spiegazione logica o
razionale.
18
Per
alcuni
giorni, non mi
collegai al sito,
speranzoso
comunque di darmi delle
risposte, ma non riuscendoci,
decisi di connettermi per
visitare alcuni profili e tentare di
capire le tante cose che non mi
risultavano chiare.
Volevo ad esempio capire di
quanti amici virtuali disponesse
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ogni soggetto registrato; quale
fosse l’età media prevalente dei
diversi profili; quali altri
elementi oltre quelli richiesti per
la registrazione, evidenziasse
ogni
profilo,
quali
ad
esempio,
foto
personali,
notizie
20
sulla propria vita, legami di
parentela, attività svolta, titolo
di studio.
Più andavo
avanti
in
questa
ricerca e più
mi sentivo confuso! Scoprivo
ch’era notevole la presenza di
persone in età non certamente
adolescenziale; vi era una
presenza massiccia di persone
21
con età dai 30 ai 60 anni;
verificavo che ogni profilo,
tranne
poche
eccezioni,
mostrava una serie di dati
certamente molto personali e
che tali sarebbero
dovuti
rimanere,
una
presenza
disarmante di foto, da quelle
della prima comunione a quelle
delle vacanze di famiglia ed
ancora scoprivo con mio grande
smarrimento che in ogni profilo,
c’erano costantemente decine
22
di amici in chat con un turn over
costante ed alcuni dei quali
chattavano per ore con persone
i cui profili non mostravano
alcuna fotografia.
Si, incredibile ma assolutamente
vero, uomini e donne che
confidavano le loro cose più
intime ad altri, senza neanche
sapere di chi si trattasse.
Questa mia analisi continuò per
circa tre mesi e il dato che
23
continuava ad emergere in
maniera
sempre
più
incontrovertibile era quello che
su internet veniva rimosso in
tutti gli utenti, quel senso di
pudore e di riservatezza che
nella vita di tutti i giorni, in
forma diversa, caratterizza un
po’ tutti.
24
Credo che in nessun altro
contesto si riesca ad essere
tanto aperti
come lo
si è su
internet.
A
questo
punto,
decisi, incuriosito da tanta
superficialità comportamentale,
di cominciare a richiedere delle
amicizie virtuali a persone che
non conoscevo affatto e delle
25
quali avevo la certezza che non
conoscessero me e con mio
immenso stupore, nel breve
volgere di alcune ore, registrai
l’accettazione di tutte le
richieste inoltrate, pari a quasi
duecento. Si trattava di uomini e
donne di età compresa tra i
venti e i sessant’anni, dai diversi
titoli di studio, dalle più varie
attività professionali.
26
Acclarato
questo
primo
importante elemento che mi
portava a desumere quanta
poca intelligenza e quanta
grande leggerezza ci fosse nel
gestire
lo
strumento
tecnologico, bisognava passare
alla fase successiva, quella cioè
di chattare con quante più
persone possibili per verificare
la disponibilità a rivelare le
proprie cose.
27
Cominciai
con
grande
imbarazzo, poiché per la prima
volta in vita mia, parlavo con
persone alle quali non sapevo
davvero cosa dire e che a loro
volta,
non conoscendomi,
supponevo che si sarebbero
posto lo stesso mio problema ;
mi preoccupavo della loro
probabile reazione alla mia
richiesta
di
scambiarci
confidenze.
28
Ma il test era iniziato e non
poteva più essere lasciato a
metà !
In circa tre ore, chattai con una
decina di amici virtuali, uomini e
donne che si aprivano come fiori
a primavera, pur non sapendo
reciprocamente, assolutamente
nulla, l’uno dell’altro. Mi
chiedevano qualche dato sulla
mia professione, sulla mia età,
sui miei impegni sentimentali,
29
sui quali tutte si dilungavano di
più, chiaramente per capire
quanta potesse essere la mia
disponibilità
a
buttarmi
nell’arena per combattere con
tutte le gladiatrici che avrei
incontrato in questa dissennata
opera collettiva che di sicuro
conduce ad una perdita di
riservatezza per arrivare in molti
casi alla perdita di alcuni valori.
Rispondevo alle loro domande
con
sincerità
e
subito
30
diventavano fiumi in piena,
dichiarando cose che solo alle
persone più care, forse si
riescono a dire.
Ero basito !
Per circa
un mese,
andai
avanti a
chattare
per ore con chi capitava ed il
risultato era sempre pressochè
31
identico. Lungo il percorso però,
scoprivo quante donne, quanti
uomini, professionisti seri ed
affermati,
imprenditori
ed
imprenditrici
di
grande
successo, padri e madri di
famiglia, davanti ad un pc e
soprattutto all’interno d’una
chat, diventavano risoluti play
boy e veterane ricercatrici di
avventure, con una sfrontatezza
ed un’assenza di pudore
davvero impressionanti.
32
Una tra le prime domande che
mi sono posto dopo aver
acquisito alcuni elementi che
caratterizzano le chat, è stata la
seguente: cosa scatta nelle
menti di queste persone che
nella vita di tutti i giorni, sono
assolutamente
normali,
allorquando si trovano in chat ?
Non essendo né uno psicologo,
né uno psichiatra e non avendo
pertanto
le
necessarie
33
competenze per addentrarmi in
disquisizioni di natura tecnicoscientifica, mi limiterò ad alcune
ipotesi che non hanno alcuna
valenza scientifica, tuttavia,
potrebbero forse dare una
chiave di lettura di taluni
comportamenti, purtroppo assai
diffusi e che ogni giorno
continuano a trovare emuli.
Intanto penso che molti fruitori
di internet non abbiano
34
adeguatamente riflettuto sul
fatto che si stiano rapportando
con un mostro che ha
dimensioni mondiali e che un
loro pensiero esternato, una
foto pubblicata, una notizia
condivisa, non verrà resa nota
solo ai parenti più stretti o agli
amici più cari, ma al mondo
intero. Credo che una doverosa
riflessione su questa prima
considerazione, potrebbe dar
luogo ad un diverso approccio
35
allo strumento tecnologico, che
se utilizzato opportunamente,
presenta non pochi aspetti
positivi.
Ma quanti hanno contezza di ciò
che rappresenta internet ? A
mio modesto parere, una parte
minimale di quell’immensità di
persone
che
lo
utilizza,
altrimenti, assisteremmo ad un
numero molto inferiore di
36
situazioni che
paradossale.
hanno
del
Di chi è la colpa ?
Solo nostra ! Non eravamo
adeguatamente preparati per
gestire “un giocattolo” che può
certamente migliorare molti
aspetti della vita di tutti i giorni
e noi, la stragrande maggioranza
di noi, lo utilizziamo non tanto
per accrescere le nostre
conoscenze culturali, per ridurre
37
le distanze che spesso ci
separano dai nostri cari, quanto
per improvvisarci puttanieri o
divoratrici di sesso.
Un altro elemento che emerge
palesemente
è
quello che come
genitori,
come
nonni, fatte le
debite eccezioni,
abbiamo
rinunciato a quel
38
ruolo di educatori dei nostri figli
e dei nostri nipoti, convinti
come molti di noi siamo che
esaudire le loro richieste d’un
telefonino di nuova generazione
o d’un pc, possano supplire alle
nostre carenze di controllo per
le quali le cronache di tutti i
giorni, ci riportano i drammatici
effetti nefasti.
Quanti sono i genitori che si
sono chiesti a quali pericoli
39
sottopongono i loro figli, chiusi
in una stanza e per tante ore al
giorno davanti al computer, ma
non per effettuare ricerche per
lo studio ma per chattare ?
Non sono la maggioranza e
quello che è ancora più grave, è
la giustificazione addotta da
costoro che sembra copiata e
incollata da tutti: è la qualità
della nostra presenza e non la
quantità.
40
Io penso invece che nell’età
dell’infanzia e dell’adolescenza, i
figli
vadano
seguiti
costantemente, perché oggi
sono tante le insidie a cui sono
sottoposti, che delegare la
nostra
assistenza
ad
un
computer, significa solamente
lasciarli in
preda a tanti
lupi famelici,
mostri della
41
peggiore specie, tant’è che non
sono rari i casi di adescamento
di minori nel web.
Siamo diventati eccessivamente
moderni,
in
assenza
di
un’adeguata
e
progressiva
preparazione alla modernità che
avrebbe abbisognato dei tempi
tecnici di riflessione.
42
Va detto però che le Istituzioni,
in alcun modo sono andate in
soccorso
delle
famiglie, non
facendosi
carico
di
promuovere
opportune
campagne
d’informazione sui potenziali
rischi della rete, soprattutto a
beneficio delle fasce d’età
43
scolare e fino ai giovani della
scuola dell’obbligo.
Sarebbe
quantomeno
opportuno che i Comuni, le
Provincie,
le
Regioni,
cominciassero ad affrontare, in
sinergia con i distretti scolastici,
questi temi che a mio parere
diventeranno
sempre
più
complicati per i giovani.
L’elemento scatenante, quello
che davvero mi ha convinto a
44
scrivere questo opuscoletto, è
stato
l’aver
ricevuto,
comprensibilmente in forma
anonima,
l’esperienza
documentata d’un profilo di
fantasia, privo persino d’una
foto che potesse identificare il
soggetto, che per gioco o per
mania, è riuscito ad avere
centinaia di amicizie virtuali con
molte delle quali ha chattato
per mesi, ottenendo tutte le
informazioni che ha voluto,
45
utilizzando un linguaggio non
certo degno di persone perbene
e riuscendo ad ottenere incontri
al buio, ai quali naturalmente,
non si è mai presentato.
E di questi signori, in giro per il
mondo, sappiamo quanti ce ne
siano ?
Penso che ce ne siano tanti e
molti altri seguiranno il loro
cattivo esempio, in danno dei
tanti
sprovveduti
che
46
nonostante tutto, continuano ad
agire irresponsabilmente.
Voglio sperare che coloro che
verranno in
possesso di
quest’opuscolo,
pochi o tanti
che siano, si facciano carico di
sensibilizzare altre persone che
direttamente o indirettamente
hanno un rapporto con il web.
47
La
mia
maggiore
preoccupazione è provocata
dalle nuove generazioni che non
hanno alcuna guida reale per
affrontare problemi così enormi
da soli.
E’ pertanto auspicabile che
crescano i loro genitori, i loro
insegnanti, chi ci governa,
poiché
non
credo
sia
ipotizzabile, nella misura in cui
non si pianifichi un’opportuna e
48
responsabile
campagna
d’informazione a tutela delle
nuove
generazioni,
che
un’inversione di tendenza possa
arrivare da chi non ha né gli
strumenti, né la maturità per
intervenire e scongiurare ipotesi
non certo positive. Dopo alcune
serate trascorse a discutere con
persone con le quali sentivo di
non avere proprio nulla in
comune, mi chiesi se continuare
a fare qualcosa che non
49
condividevo, che non mi
gratificava, anzi provavo un
certo senso di vergogna, oppure
smettere, cancellando persino il
mio profilo.
Nel bel
mezzo di
questo
travaglio
mentale,
si apre all’improvviso una
finestra di chat di un’amica
50
virtuale che, malgrado l’ora
tarda (era quasi l’una di notte),
per insonnia o per altre ragioni
riconducibili al disordine dei
suoi ormoni, mi chiede: come
va? Rispondo bene grazie e a te
come va? La risposta è chiara,
determinata ed inequivocabile:
se avessi ciò che non riesco a
trovare per i canali ordinari,
sicuramente starei meglio.
Replico chiedendo cosa cerca di
tanto difficile da trovarsi e lei
51
con
una
naturalezza
sconvolgente risponde: l’amore
che non ho. Mentre aspettavo le
risposte alle mie domande,
tentai di capire, andando sul suo
profilo, chi fosse questa bella
donna, almeno dalla foto esibita
e
perché
fosse
tanto
spregiudicata. Si trattava d’una
ragazza di circa trent’anni,
laureata,
professionista
autonoma, fidanzata con un bel
ragazzo più o meno della sua
52
età. La cosa che mi colpì di più,
fu la notizia (se vera) che fosse
fidanzata
e
parlasse
di
mancanza d’amore.
Con questi elementi in più
rispetto ad alcuni minuti prima,
le chiedo:
scusa, ma
non
sei
fidanzata?
Non puoi fare l’amore con lui ? E
lei: se sapesse farlo, non avrei
53
problemi, ma non è così e quindi
mi devo dare da fare. Replico:
non sarebbe più corretto che tu
lo lasciassi per cercare un uomo
più giusto alle tue esigenze? E’
quello che sto cercando di fare
mi risponde ed ancora io le dico:
ma ti pare questo, il modo di
cercare l’uomo della tua vita?
Lei sempre più veloce nelle
risposte, mi dice: certamente,
quale migliore e più assortita
vetrina può esistere rispetto a
54
questa in cui ci troviamo?
Montava la mia rabbia ed il mio
fastidio perché da un lato,
mentalmente
pensavo
al
suo
fidanzato
che sicuramente non sapeva
nulla delle degenerazioni della
sua futura moglie e dall’altro,
perché stavo discutendo con
una donna di cui non
condividevo nulla e che magari il
giorno dopo, nell’ambiente del
55
suo lavoro, dai suoi parenti ed
amici reali, sarebbe stata
classificata da tutti come una
persona perbene ed invece era
una persona in assoluta assenza
di valori. Ma lei incalza e diventa
sempre più spregiudicata e mi
chiede se mi sarebbe piaciuto
fare l’amore con lei. Sono basito
ma m’impongo di continuare la
conversazione dicendo che per i
miei principi non avrei mai
potuto fare sesso (ma tu lo
56
chiami amore) con una donna
che non conosco ed in aggiunta ,
non avrei mai contribuito alla
rovina materiale e soprattutto
morale d’una persona. Come
potresti, aggiungo, concedere il
tuo corpo ad un uomo di cui non
sai nulla ? Potrei essere un
delinquente, uno sfruttatore, un
maniaco ed inoltre sono un
uomo anziano che potrebbe
esserti padre. Lei, sempre più in
preda al suo delirio ormonale,
57
mi dice: se mi raggiungi dove ti
dico, lo facciamo subito e vedrai
che non te ne pentirai. A questo
punto della conversazione,
giusto
per
non
portarla
ulteriormente avanti, cerco di
mortificarla e dico che secondo
me, lei non è a posto con il
cervello. Ma finge di non capire
o forse capisce fin troppo bene
e passando al contrattacco mi
chiede: ma tu ce l’hai un po’ di
fegato o non sei sessualmente a
58
posto? Tra me e me, in frazioni
di secondo, valuto che i miei
tentativi per condurla al
buonsenso non valgono molto
ma decido di giocare la mia
ultima carta dicendole: figlia
mia, io non penso affatto che tu
sia una ragazza di facili costumi,
né penso che il sesso
rappresenti il vero scopo della
tua vita; ritengo invece che tu ti
trovi a gestire delle situazioni
non facili e la tua inadeguatezza
59
a trovare delle soluzioni, ti
abbiano spinto in un gioco
molto
pericoloso che
se decidessi di
portare avanti,
complicheresti
ulteriormente la tua vita attuale
e la prospettiva di venirne fuori.
Se vuoi, se ti fidi di me, io ti
posso incontrare ma non certo
pensando di fare delle cose di
cui
mi
vergognerei,
pur
60
garantendoti che il fegato o il
coraggio di cui parlavi prima non
mi manca e rassicurandoti
anche sul fatto che ad oggi,
nessuna patologia mi è stata
diagnosticata in materia di
virilità. Sono certo che aprendo
il tuo cuore come si fa con un
genitore o con un fratello, potrai
stare meglio e salvarti da un
sicuro degrado di ordine morale.
Scompare
la
sua
determinazione, non è più
61
veloce nelle repliche e dopo
averle chiesto due volte se ci
fosse ancora, mi dice che sta
piangendo, dice di fidarsi di me
e che presto mi farà sapere se
vorrà incontrarmi. Bene, le
rispondo,
sappi
che
in
qualunque momento dovessi
decidere di cercarmi, lascerò
ogni mio impegno e verrò dove
vorrai. A questo punto, scopro
che la sua chat è off line e
chiudo il mio pc. Da quella sera,
62
sono trascorse due settimane e
di lei, nemmeno l’ombra. Quello
che mi auguro è che questa
donna abbia potuto trovare il
suo equilibrio interiore e per
questo abbia deciso di dedicarsi
a più proficue attività. Ma in giro
per l’Italia, per l’Europa, per il
Mondo, quante persone ci
saranno in procinto di rovinare
la propria vita e quante altre lo
hanno già fatto ?
63
Io penso tante, troppe, perché
non si pensi ad affrontare
questo tema che, a mio
modesto parere, rappresenta
sempre
più
un’emergenza
sociale.
64
Agli
adolescenti,
vittime
inconsapevoli della cattiveria di
certi adulti, raccomando di:
non chattare con persone che
non conoscono;
non fidarsi di promesse di
nessun genere se fatte da
persone che non siano familiari
o amici di famiglia;
utilizzare il computer a fini
istruttivi ;
65
evitare di stare al computer per
tante ore, perché nuoce alla
vista e preclude la possibilità di
dedicarsi a cose più importanti;
dire costantemente ai genitori
l’utilizzo che fanno del pc.
66
Il fenomeno della dipendenza dal
web è così diffuso ed in continua
crescita che alcune strutture
sanitarie in Italia ed in Europa, hanno
già organizzato dei reparti con
professionisti
preparati
specificamente per curare quei
soggetti che si dicono disponibili a
“disintossicarsi” da questa forma di
patologia.
67
Al
Policlinico
Gemelli di
Roma,
risultano
ricoverate 170 persone per overdose
di internet. Si tratta di soggetti nei
quali si evidenziano i primi sintomi di
aggressività e depressione e che
volontariamente si sono rivolti a
questo primo ambulatorio italiano
per soggetti affetti da internet
addiction disorder, una vera e
propria intossicazione psicologica
68
dovuta ad un eccessivo utilizzo del
mezzo.
Sono ragazzi e
ragazze tra i 13 e i
20 anni, amanti dei
giochi di ruolo
online e dei social
network.
Questa dipendenza è considerata dal
centro, pericolosa quanto quella
causata
dall’alcol
e
dagli
stupefacenti.
69
Dopo la diagnosi, si consente al
paziente d’intraprendere una terapia
psicologica
ed
una
cura
farmacologica, affiancata dalla
frequentazione
a
gruppi
di
riabilitazione.
70
Ai miei nipoti Carmenrita,
Giovanni, Giombattista e Teresa.
71
Un doveroso ringraziamento al
mio amico Francesco Guastella
per
la
sua
preziosa
collaborazione a livello grafico
ed al mio amico Saro Cannizzaro
per la disponibilità a scrivere la
prefazione ad un illustre
sconosciuto quale il sottoscritto.
Giombattista Ballarò.
72
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Opuscolo Titta Ballarò