Prefazione di Saro Cannizzaro Le riflessioni di Giombattista Ballarò, come sempre, sono sensate, puntigliose, precise nei toni e negli aspetti con cui sono poste. Io credo che sul sistema web, Ballarò abbia trovato il modo per esprimere tutta la sua cultura, per esternare riflessioni magari fino a quel momento rimaste nel “cassetto dell'anima”. Perché la rete è questa, perché la rete, come ha sostenuto J. Lacoste, mette in causa le caste moderne, rendendo accessibile a tutti e da parte di tutti lo sfruttamento dei dati secondo uno stesso procedimento che, con la democratizzazione della lettura, ha fatto cessare di vivere il segreto, ha fatto morire il confidenziale, persino il controllo totalitario dell'informazione è diventato impossibile. Lui ha cominciato passo passo, fino a quando non ha voluto anche confrontarsi con un sistema che sino ad allora non era suo, come 1 non lo era per tanti altri, me compreso. Ha iniziato come si faceva alle Elementari, con le astine, poi ha capito l'importanza che il web avrebbe via via assunto e allora ha cercato di esprimere i concetti, quelli personali, anche agli altri. Ha avuto spazio, meritato devo dire, sul quotidiano on line www.radiortm.it, comprendendo sempre più che la gente cominciava a non potere fare a meno del pc, che molti blogger lo leggevano e apprezzavano le sue riflessioni che ebbero una propria area mediatica, “La riflessione di Giombattista Ballarò”. Uno spazio intenso, condiviso, letto da migliaia di visitatori che cominciarono addirittura a sospettare si trattasse dello pseudonimo di un giornalista e poi ancora di un politico, prima di centro destra, poi di centro sinistra, poi di qualcuno che pagava gli spazi per “attaccare”. Questo, anche, diciamolo, perché il cognome riconduceva al celebre settimanale d’informazione condotto da Giovanni Floris. Nulla di tutto questo. Alla fine decidemmo di dare un volto all'iniziale immagine di un uomo seduto sui gradini con la testa tra le mani. Titta Ballarò si fece conoscere e andò avanti lancia in resta, con le sue puntigliose e a volte pungenti considerazioni. Manovra pericolosa perché in genere, nonostante l'immagine, si ignora chi sia 2 realmente quel personaggio, quale attendibilità abbia, a quali eventuali controlli sia sottoposto. Lo abbiamo lasciato libero, mai una censura, perché sapevamo che usava il sistema internet e, nel caso specifico un quotidiano on line che è anche un seguitissimo blog, con la professionalità che spesso molti, del mestiere, fanno venir meno. La decisione di mettere per iscritto i suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue capacità, anche le sue insicurezze, è, se vogliamo, anche coraggiosa. Attraverso Internet si disegna un ordine che sfugge alla verticalità delle istituzioni e favorisce l'orizzontalità di una solidarietà comunitaria. (M. Maffesoli, Iconologies Nos idol@tries postmodernes) Ormai la rete è entrata nelle vene della società, nelle abitudini delle persone: non si fermerà per nessun motivo. (J. Wales, fondatore di Wikipedia). Concetti, questi, che suonano come sentenza di una vita e che occorre accettare, volenti o meno. La rete è oramai pronta per conquistare ogni sfera delle attività umane, e quasi tutti i campi del sapere. È molto più di un nuovo e utile strumento di analisi. Le reti sono, nella loro più intima essenza, la stoffa di cui sono fatti quasi tutti i 3 sistemi complessi, e nodi e link permeano ogni nostra strategia volta ad affrontare il nostro universo interconnesso. (A.L. Barabási, Link. La scienza delle reti). Una volta si diceva: “Non sa leggere né scrivere”, oggi si dovrebbe aggiungere “..e nemmeno usare il computer. Saro Cannizzaro 4 INTERNET, LE CHAT, LO STRAVOLGIMENTO DELLE MENTI Mai avrei scommesso un solo centesimo sull’eventualità che mi sarei occupato di internet e dei suoi risvolti a livello sociale, in primis perché non avevo contezza della portata di quello che senza rischio di smentita, può essere definito il fenomeno del terzo millennio su base 5 planetaria e poi perché da almeno un decennio ero convinto che ciò che appassiona di più l’umanità, fosse la politica e il suo progressivo degrado ed il calcio con tutto ciò che vi ruota attorno. Sbagliavo ! Appartengo a quella generazione nata nel corso degli 6 anni cinquanta, che per miopia o per formazione culturale, pensava sino a pochi mesi fa che l’uso del computer fosse da inquadrare in quell’evoluzione tecnologica che consente a professionisti, studenti, strutture pubbliche, privati cittadini, di avvalersi a costo zero d’informazioni, di collegamenti tra persone, di nuove concezioni sociopolitiche senza frontiera, non dovendo 7 più fare ricorso a vocabolari, enciclopedie, carta stampata o telefono per arricchirsi culturalmente o sentire i propri cari e/o amici lontani. Certo, internet è anche questo ma non solo, o meglio, internet è questo per coloro che ne fanno un uso sensato e diligente, ma purtroppo a livello 8 numerico, costoro non rappresentano la parte più rilevante che è invece costituita da quella moltitudine di persone che non sembrerebbero interessate né agli aspetti culturali, né a null’altro di positivo che internet mette a disposizione degli utenti, bensì all’utilizzo di quello che in gergo viene chiamata la chat, ovvero lo 9 scambio di messaggi scritti che si svolge in tempo reale tra due o più utenti di internet. Da anni, per ragioni di natura professionale, mi avvalgo di internet per eseguire ricerche, per tenermi informato mediante le tante testate on line e devo dire che questo straordinario strumento tecnologico, aiuta in maniera encomiabile ed assolutamente 10 completa a colmare le tante lacune di conoscenza che caratterizzano ciascuno di noi. Penso che siano in molti ad utilizzare internet in questo senso, ma mai avrei pensato quanto fosse strabiliante il numero d’internauti che usa i siti esclusivamente per chattare. Alcuni mesi addietro, una mia nipote adolescente, mi chiese se fossi disponibile a crearmi un 11 profilo su uno tra i più diffusi siti a livello mondiale e non avendo mai valutato tale ipotesi, risposi con un’altra domanda: a cosa mi servirebbe, tu sai perché uso internet ? Si, rispose la ragazza, ma la tua registrazione a questo sito, ci consentirebbe di dialogare per tutto il tempo che vogliamo, senza spendere un centesimo, a differenza del telefonino che, 12 avendo un costo non irrilevante, spesso ci porta ad essere avari nei tempi di conversazione. Beh, dissi io a questo punto, il tuo discorso mi sembra ineccepibile, tuttavia desidero rifletterci qualche giorno e poi ti comunicherò la mia decisione al riguardo. 13 Ad onor del vero, trascorsero molti giorni senza che neppure per un attimo, ritornassi con la mente alla proposta di mia nipote, ma non per scarsa volontà, quanto perché preso dalle quotidiane vicissitudini della vita che impongono ritmi e tempi decisionali molto veloci. Dopo un paio di settimane, approfittando la ragazza d’una ricorrenza alla quale eravamo 14 presenti entrambi, mi disse: nonno cosa hai deciso in merito a quella mia proposta? Mi sentii imbarazzato e dopo una riflessione di qualche secondo, risposi: ok, però confesso la mia incapacità a fare praticamente quanto si deve, pertanto interpellerò un tecnico e domani sarà fatto. La ragazza, con un sorriso che esprimeva tutta la propria 15 gratificazione per la mia dichiarata disponibilità, mi disse che sarebbe venuta lei a casa per la creazione del mio profilo in modo che, da subito avremmo potuto iniziare a dialogare senza limiti di tempo. A distanza di qualche ora, tutto era pronto. Ora bisognava richiedere le amicizie virtuali. Ecco che comincio a pormi il primo problema ! 16 Con quale criterio, posso richiedere un’amicizia a persone che non conosco e che non mi conoscono? E’ normale che io accetti la richiesta di un’amicizia da un uomo o una donna di cui non so nulla, per poi scambiarci messaggi sulla loro vita, sui loro interessi e naturalmente sui miei? E chi mi garantisce che la descrizione 17 d’un profilo e persino la foto che l’accompagna, appartengano realmente ai dati pubblicati? Dal mio punto di vista, forse antiquato e certamente opinabile, emergevano una serie d’incongruenze alle quali immediatamente non riuscivo a dare alcuna spiegazione logica o razionale. 18 Per alcuni giorni, non mi collegai al sito, speranzoso comunque di darmi delle risposte, ma non riuscendoci, decisi di connettermi per visitare alcuni profili e tentare di capire le tante cose che non mi risultavano chiare. Volevo ad esempio capire di quanti amici virtuali disponesse 19 ogni soggetto registrato; quale fosse l’età media prevalente dei diversi profili; quali altri elementi oltre quelli richiesti per la registrazione, evidenziasse ogni profilo, quali ad esempio, foto personali, notizie 20 sulla propria vita, legami di parentela, attività svolta, titolo di studio. Più andavo avanti in questa ricerca e più mi sentivo confuso! Scoprivo ch’era notevole la presenza di persone in età non certamente adolescenziale; vi era una presenza massiccia di persone 21 con età dai 30 ai 60 anni; verificavo che ogni profilo, tranne poche eccezioni, mostrava una serie di dati certamente molto personali e che tali sarebbero dovuti rimanere, una presenza disarmante di foto, da quelle della prima comunione a quelle delle vacanze di famiglia ed ancora scoprivo con mio grande smarrimento che in ogni profilo, c’erano costantemente decine 22 di amici in chat con un turn over costante ed alcuni dei quali chattavano per ore con persone i cui profili non mostravano alcuna fotografia. Si, incredibile ma assolutamente vero, uomini e donne che confidavano le loro cose più intime ad altri, senza neanche sapere di chi si trattasse. Questa mia analisi continuò per circa tre mesi e il dato che 23 continuava ad emergere in maniera sempre più incontrovertibile era quello che su internet veniva rimosso in tutti gli utenti, quel senso di pudore e di riservatezza che nella vita di tutti i giorni, in forma diversa, caratterizza un po’ tutti. 24 Credo che in nessun altro contesto si riesca ad essere tanto aperti come lo si è su internet. A questo punto, decisi, incuriosito da tanta superficialità comportamentale, di cominciare a richiedere delle amicizie virtuali a persone che non conoscevo affatto e delle 25 quali avevo la certezza che non conoscessero me e con mio immenso stupore, nel breve volgere di alcune ore, registrai l’accettazione di tutte le richieste inoltrate, pari a quasi duecento. Si trattava di uomini e donne di età compresa tra i venti e i sessant’anni, dai diversi titoli di studio, dalle più varie attività professionali. 26 Acclarato questo primo importante elemento che mi portava a desumere quanta poca intelligenza e quanta grande leggerezza ci fosse nel gestire lo strumento tecnologico, bisognava passare alla fase successiva, quella cioè di chattare con quante più persone possibili per verificare la disponibilità a rivelare le proprie cose. 27 Cominciai con grande imbarazzo, poiché per la prima volta in vita mia, parlavo con persone alle quali non sapevo davvero cosa dire e che a loro volta, non conoscendomi, supponevo che si sarebbero posto lo stesso mio problema ; mi preoccupavo della loro probabile reazione alla mia richiesta di scambiarci confidenze. 28 Ma il test era iniziato e non poteva più essere lasciato a metà ! In circa tre ore, chattai con una decina di amici virtuali, uomini e donne che si aprivano come fiori a primavera, pur non sapendo reciprocamente, assolutamente nulla, l’uno dell’altro. Mi chiedevano qualche dato sulla mia professione, sulla mia età, sui miei impegni sentimentali, 29 sui quali tutte si dilungavano di più, chiaramente per capire quanta potesse essere la mia disponibilità a buttarmi nell’arena per combattere con tutte le gladiatrici che avrei incontrato in questa dissennata opera collettiva che di sicuro conduce ad una perdita di riservatezza per arrivare in molti casi alla perdita di alcuni valori. Rispondevo alle loro domande con sincerità e subito 30 diventavano fiumi in piena, dichiarando cose che solo alle persone più care, forse si riescono a dire. Ero basito ! Per circa un mese, andai avanti a chattare per ore con chi capitava ed il risultato era sempre pressochè 31 identico. Lungo il percorso però, scoprivo quante donne, quanti uomini, professionisti seri ed affermati, imprenditori ed imprenditrici di grande successo, padri e madri di famiglia, davanti ad un pc e soprattutto all’interno d’una chat, diventavano risoluti play boy e veterane ricercatrici di avventure, con una sfrontatezza ed un’assenza di pudore davvero impressionanti. 32 Una tra le prime domande che mi sono posto dopo aver acquisito alcuni elementi che caratterizzano le chat, è stata la seguente: cosa scatta nelle menti di queste persone che nella vita di tutti i giorni, sono assolutamente normali, allorquando si trovano in chat ? Non essendo né uno psicologo, né uno psichiatra e non avendo pertanto le necessarie 33 competenze per addentrarmi in disquisizioni di natura tecnicoscientifica, mi limiterò ad alcune ipotesi che non hanno alcuna valenza scientifica, tuttavia, potrebbero forse dare una chiave di lettura di taluni comportamenti, purtroppo assai diffusi e che ogni giorno continuano a trovare emuli. Intanto penso che molti fruitori di internet non abbiano 34 adeguatamente riflettuto sul fatto che si stiano rapportando con un mostro che ha dimensioni mondiali e che un loro pensiero esternato, una foto pubblicata, una notizia condivisa, non verrà resa nota solo ai parenti più stretti o agli amici più cari, ma al mondo intero. Credo che una doverosa riflessione su questa prima considerazione, potrebbe dar luogo ad un diverso approccio 35 allo strumento tecnologico, che se utilizzato opportunamente, presenta non pochi aspetti positivi. Ma quanti hanno contezza di ciò che rappresenta internet ? A mio modesto parere, una parte minimale di quell’immensità di persone che lo utilizza, altrimenti, assisteremmo ad un numero molto inferiore di 36 situazioni che paradossale. hanno del Di chi è la colpa ? Solo nostra ! Non eravamo adeguatamente preparati per gestire “un giocattolo” che può certamente migliorare molti aspetti della vita di tutti i giorni e noi, la stragrande maggioranza di noi, lo utilizziamo non tanto per accrescere le nostre conoscenze culturali, per ridurre 37 le distanze che spesso ci separano dai nostri cari, quanto per improvvisarci puttanieri o divoratrici di sesso. Un altro elemento che emerge palesemente è quello che come genitori, come nonni, fatte le debite eccezioni, abbiamo rinunciato a quel 38 ruolo di educatori dei nostri figli e dei nostri nipoti, convinti come molti di noi siamo che esaudire le loro richieste d’un telefonino di nuova generazione o d’un pc, possano supplire alle nostre carenze di controllo per le quali le cronache di tutti i giorni, ci riportano i drammatici effetti nefasti. Quanti sono i genitori che si sono chiesti a quali pericoli 39 sottopongono i loro figli, chiusi in una stanza e per tante ore al giorno davanti al computer, ma non per effettuare ricerche per lo studio ma per chattare ? Non sono la maggioranza e quello che è ancora più grave, è la giustificazione addotta da costoro che sembra copiata e incollata da tutti: è la qualità della nostra presenza e non la quantità. 40 Io penso invece che nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza, i figli vadano seguiti costantemente, perché oggi sono tante le insidie a cui sono sottoposti, che delegare la nostra assistenza ad un computer, significa solamente lasciarli in preda a tanti lupi famelici, mostri della 41 peggiore specie, tant’è che non sono rari i casi di adescamento di minori nel web. Siamo diventati eccessivamente moderni, in assenza di un’adeguata e progressiva preparazione alla modernità che avrebbe abbisognato dei tempi tecnici di riflessione. 42 Va detto però che le Istituzioni, in alcun modo sono andate in soccorso delle famiglie, non facendosi carico di promuovere opportune campagne d’informazione sui potenziali rischi della rete, soprattutto a beneficio delle fasce d’età 43 scolare e fino ai giovani della scuola dell’obbligo. Sarebbe quantomeno opportuno che i Comuni, le Provincie, le Regioni, cominciassero ad affrontare, in sinergia con i distretti scolastici, questi temi che a mio parere diventeranno sempre più complicati per i giovani. L’elemento scatenante, quello che davvero mi ha convinto a 44 scrivere questo opuscoletto, è stato l’aver ricevuto, comprensibilmente in forma anonima, l’esperienza documentata d’un profilo di fantasia, privo persino d’una foto che potesse identificare il soggetto, che per gioco o per mania, è riuscito ad avere centinaia di amicizie virtuali con molte delle quali ha chattato per mesi, ottenendo tutte le informazioni che ha voluto, 45 utilizzando un linguaggio non certo degno di persone perbene e riuscendo ad ottenere incontri al buio, ai quali naturalmente, non si è mai presentato. E di questi signori, in giro per il mondo, sappiamo quanti ce ne siano ? Penso che ce ne siano tanti e molti altri seguiranno il loro cattivo esempio, in danno dei tanti sprovveduti che 46 nonostante tutto, continuano ad agire irresponsabilmente. Voglio sperare che coloro che verranno in possesso di quest’opuscolo, pochi o tanti che siano, si facciano carico di sensibilizzare altre persone che direttamente o indirettamente hanno un rapporto con il web. 47 La mia maggiore preoccupazione è provocata dalle nuove generazioni che non hanno alcuna guida reale per affrontare problemi così enormi da soli. E’ pertanto auspicabile che crescano i loro genitori, i loro insegnanti, chi ci governa, poiché non credo sia ipotizzabile, nella misura in cui non si pianifichi un’opportuna e 48 responsabile campagna d’informazione a tutela delle nuove generazioni, che un’inversione di tendenza possa arrivare da chi non ha né gli strumenti, né la maturità per intervenire e scongiurare ipotesi non certo positive. Dopo alcune serate trascorse a discutere con persone con le quali sentivo di non avere proprio nulla in comune, mi chiesi se continuare a fare qualcosa che non 49 condividevo, che non mi gratificava, anzi provavo un certo senso di vergogna, oppure smettere, cancellando persino il mio profilo. Nel bel mezzo di questo travaglio mentale, si apre all’improvviso una finestra di chat di un’amica 50 virtuale che, malgrado l’ora tarda (era quasi l’una di notte), per insonnia o per altre ragioni riconducibili al disordine dei suoi ormoni, mi chiede: come va? Rispondo bene grazie e a te come va? La risposta è chiara, determinata ed inequivocabile: se avessi ciò che non riesco a trovare per i canali ordinari, sicuramente starei meglio. Replico chiedendo cosa cerca di tanto difficile da trovarsi e lei 51 con una naturalezza sconvolgente risponde: l’amore che non ho. Mentre aspettavo le risposte alle mie domande, tentai di capire, andando sul suo profilo, chi fosse questa bella donna, almeno dalla foto esibita e perché fosse tanto spregiudicata. Si trattava d’una ragazza di circa trent’anni, laureata, professionista autonoma, fidanzata con un bel ragazzo più o meno della sua 52 età. La cosa che mi colpì di più, fu la notizia (se vera) che fosse fidanzata e parlasse di mancanza d’amore. Con questi elementi in più rispetto ad alcuni minuti prima, le chiedo: scusa, ma non sei fidanzata? Non puoi fare l’amore con lui ? E lei: se sapesse farlo, non avrei 53 problemi, ma non è così e quindi mi devo dare da fare. Replico: non sarebbe più corretto che tu lo lasciassi per cercare un uomo più giusto alle tue esigenze? E’ quello che sto cercando di fare mi risponde ed ancora io le dico: ma ti pare questo, il modo di cercare l’uomo della tua vita? Lei sempre più veloce nelle risposte, mi dice: certamente, quale migliore e più assortita vetrina può esistere rispetto a 54 questa in cui ci troviamo? Montava la mia rabbia ed il mio fastidio perché da un lato, mentalmente pensavo al suo fidanzato che sicuramente non sapeva nulla delle degenerazioni della sua futura moglie e dall’altro, perché stavo discutendo con una donna di cui non condividevo nulla e che magari il giorno dopo, nell’ambiente del 55 suo lavoro, dai suoi parenti ed amici reali, sarebbe stata classificata da tutti come una persona perbene ed invece era una persona in assoluta assenza di valori. Ma lei incalza e diventa sempre più spregiudicata e mi chiede se mi sarebbe piaciuto fare l’amore con lei. Sono basito ma m’impongo di continuare la conversazione dicendo che per i miei principi non avrei mai potuto fare sesso (ma tu lo 56 chiami amore) con una donna che non conosco ed in aggiunta , non avrei mai contribuito alla rovina materiale e soprattutto morale d’una persona. Come potresti, aggiungo, concedere il tuo corpo ad un uomo di cui non sai nulla ? Potrei essere un delinquente, uno sfruttatore, un maniaco ed inoltre sono un uomo anziano che potrebbe esserti padre. Lei, sempre più in preda al suo delirio ormonale, 57 mi dice: se mi raggiungi dove ti dico, lo facciamo subito e vedrai che non te ne pentirai. A questo punto della conversazione, giusto per non portarla ulteriormente avanti, cerco di mortificarla e dico che secondo me, lei non è a posto con il cervello. Ma finge di non capire o forse capisce fin troppo bene e passando al contrattacco mi chiede: ma tu ce l’hai un po’ di fegato o non sei sessualmente a 58 posto? Tra me e me, in frazioni di secondo, valuto che i miei tentativi per condurla al buonsenso non valgono molto ma decido di giocare la mia ultima carta dicendole: figlia mia, io non penso affatto che tu sia una ragazza di facili costumi, né penso che il sesso rappresenti il vero scopo della tua vita; ritengo invece che tu ti trovi a gestire delle situazioni non facili e la tua inadeguatezza 59 a trovare delle soluzioni, ti abbiano spinto in un gioco molto pericoloso che se decidessi di portare avanti, complicheresti ulteriormente la tua vita attuale e la prospettiva di venirne fuori. Se vuoi, se ti fidi di me, io ti posso incontrare ma non certo pensando di fare delle cose di cui mi vergognerei, pur 60 garantendoti che il fegato o il coraggio di cui parlavi prima non mi manca e rassicurandoti anche sul fatto che ad oggi, nessuna patologia mi è stata diagnosticata in materia di virilità. Sono certo che aprendo il tuo cuore come si fa con un genitore o con un fratello, potrai stare meglio e salvarti da un sicuro degrado di ordine morale. Scompare la sua determinazione, non è più 61 veloce nelle repliche e dopo averle chiesto due volte se ci fosse ancora, mi dice che sta piangendo, dice di fidarsi di me e che presto mi farà sapere se vorrà incontrarmi. Bene, le rispondo, sappi che in qualunque momento dovessi decidere di cercarmi, lascerò ogni mio impegno e verrò dove vorrai. A questo punto, scopro che la sua chat è off line e chiudo il mio pc. Da quella sera, 62 sono trascorse due settimane e di lei, nemmeno l’ombra. Quello che mi auguro è che questa donna abbia potuto trovare il suo equilibrio interiore e per questo abbia deciso di dedicarsi a più proficue attività. Ma in giro per l’Italia, per l’Europa, per il Mondo, quante persone ci saranno in procinto di rovinare la propria vita e quante altre lo hanno già fatto ? 63 Io penso tante, troppe, perché non si pensi ad affrontare questo tema che, a mio modesto parere, rappresenta sempre più un’emergenza sociale. 64 Agli adolescenti, vittime inconsapevoli della cattiveria di certi adulti, raccomando di: non chattare con persone che non conoscono; non fidarsi di promesse di nessun genere se fatte da persone che non siano familiari o amici di famiglia; utilizzare il computer a fini istruttivi ; 65 evitare di stare al computer per tante ore, perché nuoce alla vista e preclude la possibilità di dedicarsi a cose più importanti; dire costantemente ai genitori l’utilizzo che fanno del pc. 66 Il fenomeno della dipendenza dal web è così diffuso ed in continua crescita che alcune strutture sanitarie in Italia ed in Europa, hanno già organizzato dei reparti con professionisti preparati specificamente per curare quei soggetti che si dicono disponibili a “disintossicarsi” da questa forma di patologia. 67 Al Policlinico Gemelli di Roma, risultano ricoverate 170 persone per overdose di internet. Si tratta di soggetti nei quali si evidenziano i primi sintomi di aggressività e depressione e che volontariamente si sono rivolti a questo primo ambulatorio italiano per soggetti affetti da internet addiction disorder, una vera e propria intossicazione psicologica 68 dovuta ad un eccessivo utilizzo del mezzo. Sono ragazzi e ragazze tra i 13 e i 20 anni, amanti dei giochi di ruolo online e dei social network. Questa dipendenza è considerata dal centro, pericolosa quanto quella causata dall’alcol e dagli stupefacenti. 69 Dopo la diagnosi, si consente al paziente d’intraprendere una terapia psicologica ed una cura farmacologica, affiancata dalla frequentazione a gruppi di riabilitazione. 70 Ai miei nipoti Carmenrita, Giovanni, Giombattista e Teresa. 71 Un doveroso ringraziamento al mio amico Francesco Guastella per la sua preziosa collaborazione a livello grafico ed al mio amico Saro Cannizzaro per la disponibilità a scrivere la prefazione ad un illustre sconosciuto quale il sottoscritto. Giombattista Ballarò. 72