Un’americana a Fiume
Madeleine Witherspoon Dent
Gori-Montanelli
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Madeleine Gori-Montanelli
Madeleine Gori-Montanelli
crocerossina volontaria (1916)
crocerossina volontaria (1916)
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Madeleine Whiterspoon Dent Gori-Montanelli
Nata a New York City nel 1892 da una famiglia originaria del Sud (Mississippi e
Arkansas). Cresciuta a Manhattan, dopo la morte del padre si trasferisce a
Firenze, dove studia violino e vive nella comunità anglo-americana del capoluogo
toscano. Lì conosce e sposa Francesco Gori-Montanelli. Lasciatesi alle spalle le
sicurezze e le comodità della vita cittadina, durante la guerra fu volontaria nella
Croce Rossa Italiana. Scelta coraggiosa che la mise a contatto con la ferocia
della guerra moderna, di cui vide i segni sui corpi dei soldati, negli ospedali di
Mantova e Vicenza.
Alla fine della guerra, il simbolo della Nuova Italia era Gabriele D’Annunzio, il
poeta aviatore ed eroe di guerra, tra i primi interventisti. La ferita della “vittoria
mutilata” aveva bisogno di un gesto che la risanasse: la marcia su Fiume era
quel gesto, al quale i coniugi Gori-Montanelli parteciparono fin da subito.
Francesco divenne comandante del Genio di Fiume e capo del Gabinetto
fotografico del Comando, Madeleine prima crocerossina, capo delle infermiere
volontarie della Croce Rossa.
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Madeleine Gori-Montanelli accompagnata da due
ufficiali e un uomo sulle scale del palazzo del
Governo con la bandiera di Randaccio (1919)
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Francesco Gori-Montanelli
L’importanza dei coniugi Gori-Montanelli era data non solo dalle loro
competenze, ma soprattutto dal loro valore come propagandisti della causa
fiumana.
Francesco era un valente fotografo, che documentò la vita fiumana nelle più
diverse occasioni militari e civili: adunate, arringhe, i contadini delle campagne,
l’architettura della città, l’inaugurazione delle caserme, la gente in arrivo e in
partenza, l’interazione tra il Comandante e i suoi soldati.
Ci sono anche vedute aeree della città, scattate da uno dei biplani pilotati da
Guido Keller, che furono pubblicate su riviste dell’epoca.
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Madeleine Gori-Montanelli
Madeleine invece, sposata con il discendente di uno dei padri del Risorgimento,
Giuseppe Montanelli, prima legionaria di sesso femminile di Fiume, esercitava
una professione tipica del volontariato femminile, associata al sacrificio e all’arte
dl medicare, perfetta per la creazione dannunziana di Fiume come città
sacrificale, femminea creatura animata da eroismo.
Uno dei punti a suo favore era il fatto che fosse cittadina americana. Poteva
tradurre notizie, opuscoli, dispacci in e dall’inglese per il pubblico anglofono per
sostenere l’italianità di Fiume. Poteva influenzare la danarosa comunità
angloamericana residente in Italia, i corrispondenti giunti da oltreoceano per
riportare notizie dalla «città olocausta». Soprattutto per fugare pregiudizi e dubbi
da parte della stampa americana, che tendeva a raccontare l’avventura fiumana
come un’ «opera buffa», tipicamente italiana, secondo i soliti stereotipi etnici.
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Veduta aerea di Fiume con la sua flotta nel porto
(Dante Alighieri, cacciatorpediniere, MAS e altre navi)
con la cattedrale di San Vito e il castello di Tersato in
vista (1919)
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Altri americani che la pensavano come lei, sostennero la causa fiumana.
Oltre al poeta Henry Furst, collaboratore di Léon Kochnitzky, nell’”Ufficio relazioni
esteriori”, la giornalista Vera Bloom, che scrisse un entusiastico saggio, Fiume
vista da una americana, addirittura pubblicato prima sul Popolo d’Italia, il 10
novembre 1919. Il corrispondente italoamericano Edoardo Petri, che scriveva sul
quotidiano New York Herald articoli per influenzare l’opinione pubblica
italoamericana.
Ma emblema della causa di Fiume agli occhi del pubblico americano fu il famoso
architetto Whitney Warren, eminente esponente dell’high society newyorkese,
progettista di importanti edifici moderni negli Usa (Grand Central Station di New
York, Michigan Central Station di Detroit, la biblioteca universitaria di Louvain,
ecc.). Si legò a D’Annunzio e ne difese la causa fiumana in Europa e al di là
dell’Atlantico, con pubblicazioni, conferenze, finanziamenti. In particolare
organizzò il 12 settembre 1920, anniversario dell’occupazione di Fiume, un
raduno filofiumano allo stadio del City College di New York, mettendo insieme
oltre settemila persone, che invocava l’annessione di Fiume all’Italia. Parlarono
alla folla un senatore, William Calder, ex-governatore di New York, Salvatore
Palladini, veterano garibaldino, diversi ospiti, tra cui l’ingegnere aeronautico
Giovanni Caproni, Ugo D’Annunzio, figlio del poeta, e infine il leggendario Enrico
Caruso, che dal palcoscenico cantò un’appassionata versione di «Le ragazze di
Fiume», sull’aria di «Le campane di san Giusto». La manifestazione si concluse
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con un assalto al palco dei fan del tenore.
Cerimonia a bordo di un cacciatorpediniere dopo
il suo arrivo in porto (1919?)
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Le lettere di Madeleine non sono improntate alla retorica dannunziana, ma
mostrano comunque un «pazientissimo ardore» che racconta la lotta quotidiana
per risolvere i problemi igienici e sanitari della città, spesso allarmanti, la penuria
e la scarsità di rifornimenti. Esse registrano piccole e grandi tragedie (incidenti,
feriti di guerra, malattie, bombardamenti, interruzione delle comunicazioni postali,
ecc.), la tensione causata da quegli avvenimenti sull’atmosfera altrimenti festosa
e mondana che si respirava in città. Ottimismo e coraggio, partecipazione ad un
impegno collettivo per una giusta causa sostengono lo sforzo quotidiano. C’erano
feriti da accudire e bocche di poveri da sfamare, ma anche balli, feste, cerimonie,
avventure per mare, bagni di sole.
Al centro di questi pensieri svetta la presenza monumentale di D’Annunzio, che
presidia cerimonie funebri, premiazioni, nomine varie. Come prima dama delle
infermiere e moglie di un alto ufficiale del Comando, Madeleine aveva occasione
di frequentare molto da vicino il Comandante: a tavola, alle cerimonie, sul palco
delle premiazioni. Ne coglie l’aspetto fisico e il fascino del sorriso, i dubbi e le
incertezze.
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Madeleine Gori-Montanelli circondata da ufficiali e
soldati ad una cerimonia di consegna di medaglie
(1920)
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[…] le donne specialmente sono pronte a qualsiasi sacrificio! Ed è stato loro
concesso il diritto di voto in questi giorni! Mi hanno dato un nastrino tricolore con
Italia o morte e io mi dedicherò completamente alla causa, e la stessa cosa farà
Francesco. Anche se dovesse arrivare una rivoluzione li aiuterò - sono nel giusto!
[…]
Lettera da Abbazia, Istria 3 settembre 1919.
Non ho mai visto un entusiasmo così grande in tutta la mia vita. Tutti portano sul
petto la bandiera fiumana Italia o morte. Tutta la città è piena di bandiere e
striscioni e luci elettriche a forma di stella. Tutti i marinai che prestavano servizio
sulle navi da guerra si sono ammutinati, sono scesi a terra e sono in città con noi
[…] Non credere a quello che leggi a proposito del terrore che regna nella città,
che gli Arditi sono sempre ubriachi e sparano all’impazzata per le vie eccetera
(Sono tutte voci messe in giro da Nitti). Una calma assoluta regna ovunque […]
Non ho mai visto tanto spirito tra i soldati. Sono meravigliosi. […] Quel porco di
Nitti (come è stato definito dal Giornale d’Italia) deve cadere. Il suo governo non
è in grado di rappresentare il paese. […]
Lettera da Fiume alla madre 19 settembre 1919.
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La bandiera di Randaccio portata attraverso le strade
di Fiume (1920)
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Ieri [...]. C’è stata una grande festa militare in Piazza, - la rassegna di tutte le
truppe davanti a D’Annunzio. Era uno spettacolo impressionante […]. C’erano
due palchi, uno per le autorità civili e uno per quelle militari. Ero sul palco con
d’Annunzio, dal momento che sono l’unica volontaria di sesso femminile del
nostro esercito […]. Lui è meraviglioso. Posso capire perfettamente che riesca a
farsi seguire da tutti – emana un fascino magnetico. Ha naturalmente parlato, e
le truppe sono impazzite di entusiasmo. Gli aviatori hanno lanciato il loro famoso
grido di guerra «Eia – Eia - Alalà» e gli Arditi hanno estratto i loro pugnali e hanno
gridato «A noi!», che è il loro grido di guerra. Ti fanno veramente gelare il sangue
nelle vene, sembrano così feroci e votati alla causa […]. D’Annunzio ha parlato e
poi ha conferito una medaglia d’oro al Tenente Migliori di Firenze, leggendo la
motivazione. […] il giovanotto a cui è stata conferita la medaglia penso che ne
andrà fiero per tutta la vita. Ha perso il braccio destro, povero ragazzo. S’è
sposato solo una settimana fa e c’era anche sua moglie. [...] La folla esultava e
osannava. Era gloriosa la ragione per cui la medaglia è stata conferita. [...] e
quando D’Annunzio ha fatto il suo discorso e poi l'ha baciato davanti a tutti, era
difficile vedere tra i presenti qualcuno che fosse riuscito a trattenere le lacrime,
perfino gli ufficiali, tra cui ci sono tanti mutilati. D’Annunzio ha poi anche detto che
aveva stabilito che fossero preparate delle medaglie di bronzo per tutti i volontari
di Fiume per commemorare l’occasione (l’azione più genuinamente eroica dai
tempi di Garibaldi) e ha aggiunto che intanto ci sono i nastrini fatti dalle eroiche
donne di Fiume. Uno è stato appuntato anche sul mio petto. Sono l’unica donna
ad averne uno […].
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Lettera alla madre da Fiume 21 settembre 1919
Sostituzione della bandiera austroungarica con quella italiana a bordo
di una nave dirottata (1919?)
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Ieri ho avuto un colloquio privato con D’Annunzio. Mi voleva incontrare perché
sono l’unica americana qui, e anche la prima volontaria di sesso femminile. Di
certo è affascinantissimo e capisco benissimo che interi eserciti lo possano
seguire addirittura fino alla morte. E’ piuttosto piccolo e abbastanza brutto (ha un
occhio di vetro, a causa di una ferita di guerra), ma un sorriso affascinante. E’
stato delizioso con me e ha detto che potrei essere d’enorme aiuto alla causa,
per via delle traduzioni eccetera. Sono già un pezzo grosso […].
Lettera alla madre da Fiume ottobre 1919
Carissima Tante,
scrivere in questi giorni era una cosa impossibile – non c’era modo che le lettere
lasciassero Fiume […]. Ancora non sappiamo cosa sarà di noi. Sarebbe proprio
una cosa terribile se dopo tutti questi sacrifici facessero qualcosa per trasformare
la nostra impresa di Fiume in una buffonata! Nessuno sa cosa pensare e stiamo
attraversando momenti critici. Dobbiamo accettare l’offerta di pace del governo o
no? […] il comandante è combattuto, non sa cosa fare, che opzione scegliere.
Che Iddio aiuti lui, e anche noi, affinché sia scelta la giusta via, e non venga
versato sangue fraterno. […] il destino di una Nazione è nelle nostre mani, il
futuro d’Italia!
Lettera alla zia da Fiume 21 dicembre 1919
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Il porto di Fiume (1920)
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Contadino dalmata circondato da ufficiali italiani (1920)
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Contadine dalmate nei dintorni di Fiume (1920)
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Bibliografia:
Jeffrey T. Schnapp, Vedette
fiumane. L'occupazione vista e vissuta da
Madeleine Witherspoon Dent GoriMontanelli, crocerossina americana, e da
Francesco Gori-Montanelli, Capo del
Genio e del reparto fotografico,
Introduzione, note e apparato
iconografico, traduz. di Valentina
Ricci, Marsilio Editore, 2000, pp. 80
Jeffrey T. Schnapp
65 Newburg Street
San Francisco, CA 94131-1844
(650)-924-0232 (office)
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