Le campane
della chiesa parrocchiale
di Castel San Pietro
Numero speciale del Bollettino Parrocchiale
in occasione del restauro della struttura campanaria
Aprile 2005
In copertina: disegno di Luca Tettamanti, Monte.
Riconoscenti a tutti coloro
che hanno contribuito
al restauro delle Campane,
offriamo questo opuscolo
a ricordo di un avvenimento
che segna il cammino
della comunità parrocchiale
di Castel San Pietro.
Un grazie sincero
a Raimondo Cereghetti,
Carlo Fontana,
Filippo Gabaglio,
Fernando Grignola,
Ursula Stevens,
Angiolina Quadranti,
don Sandro Vitalini
e ai bambini della V elementare di Castello
per i loro contributi.
Il Consiglio parrocchiale
Castel San Pietro, Pasqua 2005
Din e dan
a rebàtt i campan tücc i sîr dra nuvena
sü ‘n scima ar campanìn.
E da sóta, ur paés e ‘r mè pian d’Agn,
i sa slungàva giò dùlz in dar negru dra nõcc....
Cui lümìtt di cà,
cumè paniròr in dar fiât dar magéngh, a dìtt:
a sém chi, ga sém tücc, i vîv e i mòrt;
l’è Natâl!
Fernando Grignola
Din e dan a rintoccare a mano le campane tutte le sere della novena su in cima al campanile.
E di sotto, il paese e il mio pian d’Agno, si distendevano dolci nel buio della notte... Con i
lumicini delle case, come lucciole nel fiato del maggengo, a dirti: siamo qui, ci siamo tutti, i vivi
e i morti; è Natale!
Introduzione
don Nicola Zanini
Ci sono occasioni nella vita di ogni comunità parrocchiale nelle quali il tempo
sembra tornare nelle mani e la nostalgia del passato si trasforma in realtà
presente, da rivivere, poiché certi valori iscritti nel cuore nemmeno il tempo li
può cancellare.
L’ “avventura” delle campane è una di queste: la necessità di intervenire
tempestivamente non ha permesso di comprendere immediatamente che
stavamo vivendo un momento storico ed eccezionale. Ora, con calma, la
percezione di aver vissuto attimi davvero particolari diventa più concreta. Non
nascondo tanta commozione nell’aver percepito e visto tanto interesse.
Anzitutto un evento storico: da oltre duecento anni le campane non si
posavano sulla terra ferma, sempre sospese tra Cielo e terra a ritmare le attività
spirituali e terrene della nostra gente. Poterle vedere “faccia a faccia”, toccarle
con lo stesso entusiasmo di un bambino di fronte ad un gioco che toglie il fiato,
non è cosa da poco. Le lacrime sui volti di tanti ne sono stati una prova, semmai
fosse necessaria.
Ma poi c’è l’eccezionalità “spirituale”. Leggo il via vai di gente di quei giorni
come segno di affetto e di attaccamento al paese, alla comunità, alla Chiesa e ai
suoi valori seminati nel cuore con tanta semplicità ed altrettanta genuinità.
Tutte le generazioni sono state coinvolte in questo abbraccio di valori umani
e sani. I più piccoli che, con l’aiuto dei maestri e delle maestre, per una volta
hanno voluto lasciarsi meravigliare non da giochi sofisticati ma da una semplice
campana. I giovani che, per sfidare il silenzio della notte, si son lasciati
trascinare dall’umile tirare una campana, a simpatico “dispetto” di chi già
dormiva da tempo. Gli adulti, che sono venuti a vedere da vicino (qualcuno mi
ha scherzosamente detto per “maledirla”) quella campana che richiamava – e
richiama tutt’ora – agli impegni scolastici. Gli anziani, custodi fedelissimi di una
tradizione nella quale la campana e la chiesa erano la loro vita.
Il restauro delle campane non è stato, allora, un semplice dovere di
conservazione. Abbiamo vissuto un momento importante per approfondire il
nostro legame con un paese, una comunità e una Chiesa, sempre bisognosi di
momenti nei quali capire l’essenzialità delle cose, per rimettere in discussione
uno stile di vita che in parte si è lasciato rubare la genuinità delle cose. Se è
così, ciò che abbiamo vissuto e che in queste pagine è ricordato, è davvero un
momento importante per l’edificazione del nostro paese e della nostra comunità
parrocchiale.
La campane nella storia
don Sandro Vitalini
Soprattutto nelle religioni orientali, ancor prima della nascita del cristianesimo,
le campane ritmavano i momenti di preghiera ed erano considerate non solo un
richiamo, ma anche una "voce" che si associava a quella dei fedeli. Anche oggi, nel
buddismo, la campana svolge un ruolo notevole. Nell'Antico Testamento, invece, il
richiamo del popolo viene fatto con le trombe ed a seconda del suono che
emettono si percepisce che senso abbia il richiamo (ad esempio per una liturgia
festosa o per andare in guerra).
Almeno dal quinto secolo, la campana si é introdotta anche nell'uso cristiano e
si sono poi costruiti dei campanili che favorissero il suo ascolto. Le prime campane
avevano l'aspetto di un cilindro, mentre poi si sono aggraziate verso la forma
attuale e si sono studiate delle leghe che ne rendessero il suono particolarmente
gradevole. Così sono celebri quelle di S. Maria Maggiore in Roma, dove nella lega
si è inserito molto argento.
In una civiltà prevalentemente contadina, la campana era non solo richiamo dei
fedeli alla preghiera, ma anche voce che convocava la comunità, che l'allarmava,
che la invitava al giubilo o al dolore. Così per la morte di un fedele, i suoni erano
ritmati secondo un canone preciso. Per la morte, però, di un bimbo le campane
suonavano “ad angelo”, a festa. Anche per i temporali intervenivano le campane,
che si pensava scongiurassero non solo le tempeste, ma addirittura il diavolo in
persona!
Oggi l'uso delle campane è limitato, di solito, ai momenti in cui i cristiani sono
invitati alla preghiera. La campana suona al mattino, a mezzogiorno e a sera. In
unione a Maria si è invitati a salutare il Signore. La campana, poi, convoca
l'assemblea liturgica ed il suo suono più o meno festoso indica la qualità della
riunione (messa, battesimo, matrimonio, funerale). Si usa ancora in certi paesi,
come a Castello, suonare la campana per la scuola ed anche suonare la
campana a martello in caso di grave pericolo. Sussiste pure la bella tradizione
di suonare a carillon in occasione di feste patronali e di novene, in particolare per
quella natalizia.
Bisogna certo riconoscere che i tempi sono mutati e pertanto si cerca di evitare
che il suono disturbi chi riposa: così l'Ave Maria del mattino viene suonata più tardi
che una volta ed il suono non viene di molto prolungato. Si deve però convenire
che il suono delle campane è per tutti un invito al bene e che, se fatto con
discrezione, va considerato come una tradizione preziosa da conservare.
Quando il primo gennaio del 1800 le campane di Francia si misero di nuovo a
suonare, dopo anni burrascosi di silenzio, tutti si commossero. In molti paesi
europei le campane vennero confiscate nel corso dell'ultima guerra e quando
vennero di nuovo issate sul campanile fu festa grande.
Le campane fanno parte della nostra tradizione: non solo religiosa, ma anche
folcloristica, popolare. Un paese senza campane sarebbe senza voce! Che la
campana possa ricordare a ciascuno di noi il suo destino eterno!
La storia delle nostre campane
Carlo Fontana
1270
Prima menzione di una cappella dedicata a Sant’Eusebio (310-371),
Vescovo di Vercelli, incaricato di cristianizzare il vasto territorio dalle
Alpi alla Costa Ligure.
1582-86
Trasformazione della cappella in una chiesa a tre navate.
1614
Costruzione del campanile. Per il suo finanziamento si vendettero
terreni in zona Nebbiano, Carpinello e Corteglia (il Patriziato
amministrava i beni parrocchiali e della comunità).
1678-84
Trasformazione in una chiesa a una navata con quattro cappelle
laterali, come la vediamo oggi. Finanziamento con prestiti dei Conti
Turconi di Loverciano. Nel 1677 il conte Ippolito Turconi “Vicino“
(patrizio) di Castello, s’interessa - quale curatore del vescovo di
Como - alla costruzione della chiesa. Nel 1684 leggiamo di un
prestito di 540 lire milanesi; nel 1685 di un prestito di 50 scudi d‘oro
e nel 1687 di un ulteriore prestito di 550 scudi.
1698
Il campanile viene dotato di due campane (non più esistenti).
1742
Contratto per una ristrutturazione del campanile stipulato con i fratelli
Maggi. La spesa ammonta a lire 1125,15. Il campanile ospita una
nuova terza campana (non più esistente).
1789
Le precedenti campane vengono tolte, sostituite da altre due
campane, la “Pinina” e la “Mezzana”.
1796
Nel giorno 29 marzo vengono issate sul campanile 2 ulteriori
campane: la “Mezzanella“ e il “Campanone“, quest‘ultima di proprietà
del Patriziato.
1829
Il campanile viene completato con un’ultima quinta campana, il
“Mezzanone”.
1893
Si procede alla sostituzione del castello campanario da parte della
ditta Barigozzi di Milano per un costo di fr. 2'500. Il Municipio
corrisponde la metà della spesa. Il ferro e la ghisa vecchia del
precedente castello vengono rivenduti al prezzo di fr. 4 al quintale.
1953
Nel corso del mese di aprile, radio Monteceneri (ora RSI) incide il
concerto delle campane di Castel San Pietro per essere riprodotto
nel corso dell‘apertura della Commemorazione del 150° di
indipendenza dello Stato del Canton Ticino (1803 – 1953).
1956
Smontaggio delle cinque campane e sostituzione di vari pezzi con
una spesa di fr. 2'100 ripartita tra la Parrocchia e il Comune.
1966-67
L’assemblea parrocchiale del 12 dicembre 1966 approva l’elettrificazione delle campane da parte delle ditte Mandelli di Balerna e De
Antoni di Brescia, per un costo complessivo di fr. 24'000.
1986-87
La ditta Mandelli procede ad una revisione totale della parte
meccanica, mentre la ditta De Antoni procede alla revisione della
parte elettrica, introducendo il suono automatico del “carillon”. Costo
dell‘opera fr. 31'000.
2004
Il 24 settembre l‘assemblea Parrocchiale approva il credito di fr.
74'000, fr. 30'000 dei quali versati dal Comune, per la revisione
totale della struttura meccanica ed elettrica delle campane.
Il 15 ottobre la ditta appaltatrice Calisfer, di Alessandro Calissi di
Grumello del Monte – Bergamo, smonta le cinque campane. Il 17
ottobre vengono trasportate a Grumello del Monte.
Il 15 novembre la parrocchia organizza una visita al restauro delle
campane a Grumello del Monte e alla fonderia di campane Allanconi
a Bolzone di Ripalta (Crema).
Il 26 novembre le campane vengono riportate a Castel San Pietro e
poste sul sagrato della parrocchiale.
Il 28 novembre, prima domenica di Avvento, la comunità si raccoglie
in preghiera e in festa per inaugurare il restauro.
Il 29 novembre i docenti della scuola dell’Infanzia e della scuola
Elementare ammirano le campane esposte sul sagrato, alla
presenza della Televisione della Svizzera italiana.
Il 30 novembre il nuovo castello e le 5 campane restaurate vengono
issate sul campanile.
Il 6 dicembre l’impianto viene collaudato e le campane ritornano ad
offrire le loro melodie, scandendo i ritmi e i tempi della comunità.
Partecipazione comunale alle spese del nuovo castello campane, 30 novembre
1892 (archivio parrocchiale).
Capitolato d’appalto lavori 1892 (archivio parrocchiale).
Capitolato d’appalto lavori 1892 (trascrizione di alcuni dei 17 articoli).
Art. 1 L‘appalto avrà luogo per concorso per asta pubblica con le seguenti
norme:
Art. 4 Nessuna scelta sarà mantenuta dal Consiglio Parrocchiale se il rispettivo
concorrente non depositerà immediatamente presso la Presidenza
l‘importo del 20% sul totale della somma preventivata (...).
Art. 8 Le controversie che potrebbero sorgere durante i lavori e fra le parti
contraenti, dovranno essere discussi da un arbitramento inappellabile con
arbitri scelti fra tecnici, d‘accordo con le parti secondo le leggi vigenti.
Art. 9 L‘opera di cui nel presente appalto, dovranno essere ultimate entro 60
giorni, fatta dal Consiglio Parrocchiale e per eventuale ritardo il
committente può valersi del deposito cauzionale di cui l‘articolo 4.
Art.13 Il pagamento dell‘importo avverrà solo a opera terminata e collaudata,
ritenuto però l‘obbligo dell‘assuntore di fare presso l‘Esattore parrocchiale
un deposito in titoli pubblici di una forma corrispondente al terzo
dell‘importo totale per la garanzia di un anno.
Art.14 Il Consiglio Parrocchiale si obbliga di provvedere nel tempo della
garanzia di un anno, al controllo e allo stringimento delle viti per il loro
naturale rallentamento. Eventuale riparazione non prevista, a fr. 3 sarà
sostenuta dall‘appaltatore.
Art.17 La spesa d‘asta è a carico dell‘assuntore.
Castel San Pietro, il 2 dicembre 1892
per il Consiglio Parrocchiale
Presidente dottor Carlo Prada
Il suono delle campane
prima dell’elettrificazione del 1967
Carlo Fontana
Responsabile del suono delle campane per il culto era il sagrestano in carica.
Interveniva l‘usciere comunale quando doveva annunciare le assemblee, le
votazioni e in caso estremo gli incendi (campana a martello).
Naturalmente il sagrestano aveva bisogno di aiuto, specialmente per il suono
della scuola e il mezzogiorno, orari impossibili per una persona che aveva
attività lavorativa. Per questi due aiuti di solito si incaricava un ragazzo di
scuola, che abitava nelle vicinanze, mentre per il suono di tutte le cinque
campane a “concerto“ in occasione di feste solenni, per le novene di Natale e le
feste d‘agosto, il sagrestano era affiancato da diverse persone volontarie.
Di solito era il più competente a dirigere gli altri, non necessariamente era il
sagrestano. I pezzi del concerto avevano i loro nomi: tüt e cinc, trè innanz e tre
in drè, tre in drè e cinc innanz, quii in pian (in tre modi), mezana par pinina,
mezanela par pinina, i sett da Canégg, i vott da Scüdelatt e dilon-dilan (le cinque
campane libere): modi di dire ben conosciuti dai suonatori.
I più esperti in materia, ricevevano dal capo-concerto il meritato “bravo!” e dal
sagrestano, a concerto concluso: “Grazie né; fiöö! A la prosima volta!”.
Come suonano oggi le campane
Consiglio parrocchiale
D OMENICA, GIORNO DEL SIGNORE
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Ave Maria del mattino: Ave di Lourdes o di Fatima, ore 8.00.
Mezzogiorno: 5 campane a distesa, ore 12.00.
Ave Maria della sera: 5 campane a distesa, ore 20.15.
Eucaristia: 3 segni con le 5 campane a distesa, ogni quarto d’ora a
cominciare da tre quarti d’ora prima della Messa. A due minuti dall’inizio
della celebrazione suona la “Pinina” per richiamare i fedeli.
• Altre celebrazioni: 5 campane a distesa.
SOLENNITÀ
•
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Ave Maria del mattino: Ave di Lourdes o di Fatima, ore 8.00.
Mezzogiorno: concerto solenne, ore 12.00.
Ave Maria della sera: concerto solenne, ore 20.15.
Eucaristia: primo segno con melodie a martello (carillon), tre quarti d’ora
prima dell’inizio della celebrazione; secondo segno (mezz’ora prima) e
terzo segno (un quarto d’ora prima) con concerto solenne. A due minuti
dall’inizio della celebrazione suona la “Pinina” per richiamare i fedeli.
• Al momento della Consacrazione suona il concerto solenne.
• I concerti per le solennità sono vari: 5 campane a concerto, oppure 3 a
concerto e 2 a martello, oppure 2 a concerto e 3 a martello.
GIORNI FERIALI
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•
Ave Maria del mattino: Mezzana (terza) ore 7.00.
Mezzogiorno: Mezzana (terza) ore 12.00.
Ave Maria della sera: Mezzana (terza) ore 20.15.
Eucaristia: un segno con Mezzanella, Mezzana, Mezzanone (seconda,
terza, quarta) un quarto d’ora prima della celebrazione. A due minuti
dall’inizio della celebrazione suona la “Pinina” per richiamare i fedeli.
• Altre celebrazioni: come all’Eucaristia.
• Scuola: il Mezzanone (quarta) un quarto d’ora prima dell’inizio della
scuola, al mattino e al pomeriggio.
FUNERALI
• Annuncio di morte: il Campanone (la quinta) suona 3 volte 3 rintocchi. Per
annunciare la morte di sacerdoti si ripete tre volte l’annuncio di morte.
• Vigilia del funerale: all’ora stabilita per le esequie, la vigilia suono funebre
con Pinina, Mezzanella e Mezzana (prima, seconda e terza) a distesa e
Mezzanone e Campanone (quarta e quinta) a concerto.
• Giorno delle esequie: tre segni a cominciare da tre quarti d’ora prima della
celebrazione con suono funebre con Pinina, Mezzanella e Mezzana
(prima, seconda e terza) a distesa e Mezzanone e Campanone (quarta e
quinta) a concerto. Un segno all’arrivo del corteo funebre sulla porta della
chiesa con suono funebre con Pinina, Mezzanella e Mezzana (prima,
seconda e terza) a distesa e Mezzanone e Campanone (quarta e quinta) a
concerto.
• Al cimitero (da quest’anno): al momento in cui la bara viene deposta nel
terreno, saluto finale con suono funebre con Pinina, Mezzanella e
Mezzana (prima, seconda e terza) a distesa e Mezzanone e Campanone
(quarta e quinta) a concerto.
ALTRE OCCASIONI
• Votazioni: all’apertura dei seggi elettorali suono con il Campanone
(quinta).
• Patriziato: all’inizio dell’Assemblea suono con il Campanone (quinta).
• Confessioni: un quarto d’ora prima dell’inizio delle Confessioni suono con
la Pinina (prima).
• Al momento della benedizione eucaristica suona il Campanone (quinta).
Ricordi dell’adolescenza
Raimondo Cereghetti
Ma sa truvi in sul sagraa, la setimana prima da la Nuena.
A incrusi ul Ginu sacrista. Al ma ferma e ‘l ma dumanda se ga sum la setimana
che vegn a sunà i campan.
Mi ga sum se tegni ‘l campanun.
A l’inizi dala Nuena a sa trovum in quatar.
Al Ginu al tegn la prima e la segunda, l’Ugo la mezana, ul Luisin la quarta e mi
ul campanun.
A comincium a sunà, dumà che ogni tant mi el Luisin a proum a fa bat insema ‘l
batent da la segunda cun la quarta e mi la terza cun la quinta.
Ogni tant al nà riusiva ben, di volt però o mi o ‘l Luisin lasaum nà la corda trop
presct e alura ul nosct batent al sunava prima da quel’altra. Quand faseum insci
al Gino al fava la facia scüra, invece quand i bateum insema a ga vegneva ul
suris sota i bafi.
A la fin dal cuncert a naum a ca tut cuntent, cun la prumesa da truas anca l’an
che vegn.
Ricordi in immagini
Filippo Gabaglio e don Nicola Zanini
15 ottobre 2004
Le campane lasciano il campanile
15 novembre 2004
La parrocchia in pellegrinaggio a Caravaggio
e in visita alle officine Calisfer
20 novembre 2004
Il Consiglio parrocchiale in visita a Grumello
26 novembre 2004
Le campane tornano a Castello, sul sagrato
28 novembre 2004
La popolazione festeggia il restauro e invoca la benedizione
Preghiera di ringraziamento per le Campane
don Nicola Zanini
La nostra chiesa riaccoglie le sue campane.
Oggi è festa per noi
e occasione per cantare le lodi del Signore.
Il suono delle campane si intreccia
con la vita del popolo di Dio:
scandisce le ore e i tempi per la preghiera,
chiama il popolo a celebrare la santa liturgia,
a venerare la Vergine,
segnala gli eventi lieti o tristi
per tutta la comunità e per i suoi singoli membri.
Celebriamo dunque con devota esultanza
questo rito di benedizione.
La voce del campanile ricordi a tutti
che formiamo una sola famiglia
e ci raduni per manifestare la nostra unità in Cristo.
Gloria a te, o Padre per il Campanone.
Esso suona per l’Assemblea Patriziale,
per le votazioni e in ricordo dei nostri defunti.
Suonava per difenderci dalla tempesta
e per richiamare gli uomini alla mobilitazione.
È occasione per noi, mentre lo sentiamo suonare,
di pregare per il nostro Comune, per le autorità civili,
e per ricordare i nostri cari defunti.
Ma è anche occasione per chiedere al Padre
di proteggere la vita dei nostri contadini
e di proteggere la nostra patria.
La pace di Dio regni sempre e ovunque.
Gloria a te, o Padre, per il Mezzanone.
Esso suona per annunciare la scuola.
È occasione per noi, mentre lo sentiamo suonare,
di pregare per i nostri bambini,
per i ragazzi e per i giovani.
Crescano in età, sapienza e grazia.
Gloria a te, o Padre per la Mezzana.
Essa suona l’Ave Maria del mattino e della sera
e ci ricorda il mezzogiorno.
È occasione per noi, mentre la sentiamo suonare,
di pregare per il nostro paese.
Viva i ritmi del tempo senza frenesia e senza fretta,
nella serenità dei giorni.
Gloria a te, o Padre, per la Mezzanella.
Essa suonava l’Ufficio della Confraternita.
È occasione per noi, mentre la sentiamo suonare,
di ricordare le tante persone
che hanno lavorato per la nostra comunità parrocchiale
e hanno edificato e sostenuto questa nostra comunità.
Gloria a te, o Padre, per la Pinina.
Essa richiama la gente alla Messa e alla Confessione.
È occasione per noi, mentre la sentiamo suonare,
di impegnarci ad essere assidui
alla celebrazione dell’Eucaristia
e per impegnarci a rivalutare la domenica
come giorno del Signore,
in cui fare esperienza di famiglia.
Essa continui a richiamare tanta gente a te,
Padre, fonte di ogni bene.
Benedici queste campane a te dedicate;
fa' che i membri della tua famiglia,
all'udirne il richiamo
rivolgano a te il loro cuore;
e partecipando alle gioie e ai lutti dei fratelli,
si raccolgano nella tua casa,
per sentire in essa la presenza di Cristo,
ascoltare la tua parola
e aprirsi a te con fiducia filiale
nella grazia del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
29 novembre 2004
La festa con i bambini
della scuola dell’Infanzia e delle Elementari
30 novembre 2004
Le campane restaurate vengono issate sul campanile
Immagini e suoni che parlano
don Nicola Zanini1
In questa breve analisi presentiamo il linguaggio figurativo e sonoro delle cinque
campane della parrocchiale. Il suono delle campane annuncia nelle quattro
direzioni della terra un richiamo spirituale: invito fatto ovviamente di suoni, ma
anche di “parole”, attraverso le immagini dei bronzi. Ogni campana, per
tradizione, è dedicata a figure di santità e agli avvenimenti della loro storia
personale, che richiamano la vita quotidiana di un paese.
1
Il nostro opuscolo dedicato alle campane non ha come scopo principale quello di far
conoscere la storia dei santi raffigurati e la loro rappresentazione nell’arte. In questa parte
abbiamo fatto uso parziale della ricerca di U. Stevens con traduzione italiana di A. Quadranti.
Abbiamo proposto un’identità diversa rispetto alla ricerca appena menzionata: san Giovanni
Nepomuceno e non san Pietro per la Pinina e il Campanone; san Lorenzo e non santo
Stefano per la Mezzanella (ndr).
PININA - prima
nota: la bemolle; peso: 410 kg; anno: 1789; Ø 86 cm; Ø ruota 170 cm.
Con i suoi 410 kg (bronzo) è la campana più piccola. Appesa al centro del
campanile, sotto la cupola del tetto. Porta incisa la data della Rivoluzione
francese, 1789. È una delle due campane più vecchie. Con la sua tonalità in “la
bemolle”, nel passato convocava per la recita del Rosario o per le confessioni e
seguiva il terzo segno delle funzioni.
Oggi indica l’inizio delle celebrazioni (richiamo) e convoca per il sacramento
della Confessione.
Considerato che, nel Mendrisiotto, la fonte più importante di guadagno era
l’agricoltura con la coltivazione del tabacco, del baco da seta, della viticoltura e
l’allevamento del bestiame, non meraviglia che su ben due campane (la “Pinina”
e la Mezzana”) troviamo inciso: A FULGURE TEMPESTATE LIBERA NOS,
DOMINE (dal fulmine e dalla tempesta, liberaci, Signore).
Guardiamo da vicino la campana.
Suggestiva l’immagine dei due esploratori
che portano l’uva. L’immagine, tanto
comune nelle fusioni dei Bizzozero, è tratta
dal libro dei Numeri: i due esploratori di
ritorno dalla terra di Canaan, portano
insieme un’asta da cui pende il grappolo
d’uva, che essi accompagnano col frutto del
melograno e il fico: “Giunsero fino alla valle
di Escol, dove tagliarono un tralcio con un
grappolo d’uva, che portarono in due con
una stanga, e presero anche melagrane e
fichi ”(Num 13,23). Essi sono, secondo i padri della Chiesa, l’immagine di Israele
e della Chiesa, Antico e Nuovo Testamento. Tra i due un legno e il grappolo
d’uva: il legno della Croce e l’uva a richiamare il sangue versato per la
remissione dei peccati. Poiché è Cristo che fa
passare dall’Antica alla Nuova alleanza.
Non può allora mancare l’immagine del Crocifisso,
segno concreto di ciò che nella vicenda dei due
esploratori era solo preannunciato in figura. Qui la
scena
riprende
l’immagine
classica
della
Crocifissione: il Cristo in croce, ai piedi Maria e
l’apostolo più amato, Giovanni: “Donna, ecco tuo
figlio, figlio ecco tua madre” (Giovanni 19,26-27).
L’immagine della Chiesa, nuovo popolo dell’Alleanza,
incontrata nei due esploratori diventa completa grazie
a questo rilievo.
Seguendo il pensiero dell’immagine precedente non
ci stupiamo di trovare sulla campana la figura di San
Giovanni Battista: l’ultimo dei profeti che segna un
anello di congiunzione tra l’Antico e il Nuovo
testamento. A lui è dedicato il battistero di Riva San
Vitale, il più antico monumento architettonico della
cristianità nel nostro territorio. Ci piace pensare che
volere su una campana l’immagine del Battista, sia
desiderio di legame con una storia cristiana del
nostro territorio locale. Giovanni e Giovan Battista
sono nomi che ricorrono con più frequenza nei
registri di battesimo di Castel San Pietro.
Significativa la presenza di San Giovanni
Nepomuceno (Cecoslovacchia 1340 – Praga
1393), rappresentato accanto al pozzo, con la croce
segno di salvezza e la palma del martirio, a ricordo
della sua morte (fu annegato) e a ricordo della sua
protezione a favore delle acque. Molto diffuso sul
nostro territorio, lo troviamo presente laddove
l’acqua ha un valore essenziale di sopravvivenza e
a protezione dei ponti. Considerando che questa
campana veniva suonata per allontanare la
tempesta e ritenendo che l’acqua nella sua
delicatezza sia un elemento importante per la
sopravvivenza delle terre, non ci stupisce la
presenza di questo santo, protettore dei fiumi, dei
ponti e delle acque.
Su ogni campana troviamo rappresentata Maria
Santissima. Nella “Pinina” essa è venerata come
Vergine del Rosario, celebrata in parrocchia agli
inizi di ottobre, in modo particolare a partire dal
1703. In questo anno viene fondata la Confraternita
del Rosario, alla quale aderivano sia uomini, sia
donne. Oggi la Confraternita è scomparsa.
Sant’Antonio da Padova (Lisbona 1195 – Padova
1231), santo tanto popolare, il santo degli
“impossibili” e anch’esso a volte invocato, come
sant’Anto-nio, qualora si fosse smarrito qualcosa. È
un santo caro alla comunità Castellana, che non
solo lo rappresenta sulla piccola campana, ma
dedica a lui una cappella laterale nella chiesa
parrocchiale. Come noteremo sono parecchie le
immagini delle campane riprese da figure e da
segni presenti in parrocchiale: un legame non certo
involontario.
La campana riprende l’incisione di foglie raccolte in un vaso, caratteristica di
molte fusioni da parte della famiglia Bizzozero di Varese; non manca lo stemma
di famiglia.
I BIZZOZERO di Varese appaiono come i “dominatori del mercato” campanario
ticinese per circa un secolo a contare dalla metà del settecento; dalla
corrispondenza esaminata e conservata nei vari archivi, specialmente quella di
inizio ottocento, risulta come fosse aspra la concorrenza tra loro e l’ultimo
Comerio, altro fonditore varesino, con fonderia sita a Malnate, la cui attività
cessa verso la metà dell’ottocento.
L’esame della produzione dei Bizzozero non permette un elenco completo dei
singoli nomi perché la maggior parte delle campane è siglata “BIZZOZERI
VARESIENSES FEVERUNT” dal 1764, o “BIZZOZERO DI VARESE”
nell’ottocen-to. Conosciamo però i nomi di Giovanni (dal1786), Innocente (1823)
e Felice, titolare della ditta nella prima metà dell’ottocento.
Interessanti le scritte sulle loro campane, arricchite di elementi propri da
permettere una sicura loro attribuzione.
È certo che i Bizzozero appresero l’arte del fonditore dai Sottile; da costoro
rilevarono la fonderia varesina nella prima metà del settecento.
Una caratteristica ricorrente è il modo di preparare la cifra 8 che, con l’asola
superiore aperta, può essere facilmente scambiata con un 6; la presenza di
questa segnatura può essere equivalente ad un marchio che indica la fonderia
anche se ciò non definisce, da sola, una fornitura diretta da parte dei Bizzozero.
Molto frequente e osservata a partire dal 1764 è la formella dei due esploratori
con il grappolo d’uva.
La fonderia Bizzozero è stata rilevata verso la fine dell’ottocento dai Bianchi ed
è rimasta attiva fino al 1965.
MEZZANELLA - seconda
nota: sol bemolle; peso: 575 kg; anno: 1796; Ø 97,5 cm; Ø ruota 190 cm
Pesa 575 kg (bronzo). Guarda nella direzione di Gorla e con la sua tonalità in
“sol bemolle” convocava, fino agli anni ’50, le riunioni delle Confraternite. A
Castel San Pietro troviamo la fondazione delle seguenti Confraternite:
• nel 1615 la Confraternita di san Carlo in Obino che nel 1815 mutò il nome
in Confraternita della beata Maria vergine e di san Carlo;
• nel 1646 la fondazione della Confraternita del Santissimo Sacramento e le
sorelle del Santissimo, con le sue cariche tipiche: priore, sottopriore,
tesoriere, maestro dei novizi, crocifero, guardiano, gonfaloniere,
infermiere;
• nel 1703 la Confraternita del Rosario;
• nel 1824 la Confraternita di san Pietro.
Attualmente nessuna di queste Confraternite sussiste ancora.
L’invocazione riporta la dicitura: PRINCEPS VINCIT, PRINCEPS REGNAT,
PRINCEPS IMPERAT, PRINCEPS AB OMNI MALO NOS DEFENDAT (il
principe vince, il principe regna, il principe domina, il principe ci difenda da ogni
male). Tale invocazione può essere riferita sia a Cristo, principe della terra (cf.
Atti 1,5), sia a Pietro, “principe” degli apostoli (cf. Matteo 16,18).
A differenza della “Pinina”, qui le immagini principali sono inserite in una cornice
ovale.
Affacciandosi su Gorla e Balerna non ci appare
strano incontrare sulla “Mezzanella” la figura di San
Vittore martire (IV secolo), patrono della Collegiata
di Balerna, dalla quale Castello si staccò nel 1626.
È presentato come un soldato romano, dotato di
scudo e lancia. La croce sulla corazza è indice della
sua appartenenza alla legione di Tebe (Egitto). A
questa stessa legione apparteneva, secondo la
leggenda, sant’Antonino patrono di Obino.
Santo francescano, con molta
Francesco d’Assisi (Assisi 1181
con il tipico saio francescano.
cingolo con i tre nodi, segno
povertà, castità e obbedienza.
probabilità San
- Assisi 1226),
Ben visibile il
dei tre voti di
Santo martire, probabilmente san Lorenzo (III
secolo, Aragona – Roma), indossa un abito
diaconale, ornato da una graticola, segno del suo
martirio subito a Roma sotto le persecuzioni di
Diocleziano. La leggenda raccolta da sant’Ambrogio riferisce che, quando il prefetto impose di
consegnargli tutti i tesori della Chiesa, Lorenzo
gli fece trovare radunata un folla di poveri e di
infermi. La presenza sulla campana delle figure
di san Francesco e di sant’Ambrogio, potrebbe
essere un rimando alla leggenda ambrosiana.
Maria Santissima è qui rappresentata come
Regina dei Cieli: sul braccio destro tiene Gesù
bambino, mentre nella mano sinistra uno scettro.
In testa una corona. Si tratta di una tipica
rappresentazione bizantina del VI secolo,
attestata a Ravenna.
Accanto a queste figure, più in basso, troviamo altre immagini, meno
evidenziate, perché prive della cornice ovale:
La crocifissione con Maria e Giovanni, come nella “Pinina”.
La vergine Assunta, che riprende la tematica della cappella laterale della
chiesa parrocchiale.
Sant’Ambrogio (Treviri 337/339 – Milano 397), vescovo di Milano e padre della
Chiesa, raffigurato con i paramenti vescovili, il pastorale e un libro. È patrono
degli scalpellini, tanto presenti sul nostro territorio.
Anche in questa campana troviamo lo stemma della famiglia Bizzozero.
MEZZANA - terza
nota: fa; peso: 680 kg; anno: 1789; Ø 105 cm; Ø ruota 210 cm.
Pesa 680 kg (bronzo) e guarda verso Obino. Con la sua tonalità in fa suonava e
suona tuttora l’”Ave Maria” del Mattino (affidamento della giornata a Dio), il
mezzogiorno e l’”Ave” della Sera (ringraziamento per la giornata trascorsa e
affidamento della notte).
Come sulla “Pinina”, l’iscrizione svela il forte timore per i temporali: C(H)RISTUS
REX VENIT IN PACE. A FULGURE ET TEMPESTATE LIBERA NOS (Cristo re
viene nella pace. Dal fulmine e dalla tempesta liberaci). Qui la pace di Cristo Re,
chiara immagine dell’entrata di Gesù a Gerusalemme come principe della pace
(domenica delle Palme), è invocata per la natura, a difesa dai fulmini e dalla
tempesta.
Anche su questa campana le figure sono ornate da belle cornici:
Santo vescovo, forse san Carlo Borromeo (Arona
1538 – Milano 1584). Essendo la campana rivolta a
Obino, ove sorse la Confraternita di San Carlo, si è
osato dedurre che il vescovo raffigurato sia proprio
san Carlo, caro alle terre del Ticino, oggi patrono
della Diocesi di Lugano. Il suo zelo pastorale lo
porta più volte a visitare le nostre terre, per la
propagazione dei principi del Concilio di Trento.
San Francesco di Paola (Paola Calabria 1416 –
Tours 1507), dedito ai poveri fondando l’Ordine dei
frati Minimi. È raffigurato con il saio e una barba
corta e tiene nella mano sinistra un bastone con la
scritta “Caritas”.
Santa Lucia (Siracusa III secolo – Siracusa 304),
santa molto popolare, invocata per la protezione
dalle malattie degli occhi. È raffigurata con il piatto
su cui poggiano i suoi occhi, segno del martirio
subìto sotto l’imperatore Diocleziano.
La vergine Maria qui è raffigurata come
l’Immacolata: ai piedi la mezza luna e il serpente
calpestato, chiaro rimando alla Visione della Donna
di Giovanni, nell’Apocalisse (cf. Apocalisse 12,1).
Nella parte inferiore, senza cornice, troviamo raffigurati:
Sant’Antonino (III secolo – morto a
Piacenza nel 303), patrono di Obino, verso
cui guarda la “Mezzana”. Secondo la
tradizione apparteneva come Vittore alla
legione Tebaica. Gli studiosi ritengono
leggendaria questa sua appartenenza. È
presentato nelle vesti di un soldato a
cavallo e nella mano sinistra tiene il
vessillo, simbolo di vittoria, in riferimento
alla sua vittoria attraverso il martirio.
Gesù in croce, con l’iscrizione latina INRI (Gesù
Nazareno re dei Giudei). Non appaiono in questo
caso Maria e Giovanni.
Le anime purganti, tre figure tra le fiamme, tra cui
una liberata da un angelo. Una simile
rappresentazione si può notare nella chiesa
parrocchiale, nella prima cappella laterale a destra
della navata.
Anche questa campana riporta lo stemma della fonderia Bizzozero, come visto
in precedenza.
MEZZANONE - quarta
nota: mi bemolle; peso: 970 kg; anno: 1829; Ø 117 cm; Ø ruota 230 cm.
Pesa 970 kg (bronzo), guarda nella direzione della frazione al Ponte. Con la sua
tonalità in mi bemolle annunciava e annuncia ancora oggi l’inizio della scuola. È
la campana più recente.
Porta la scritta: HONORIFICENTIA GENTIA POPULI CASTELLI S. PETRI.
CARO MEA LAPIDATA EST, DEUS MEUS (Onore al popolo di Castel San
Pietro. La mia carne è lapidata per te, mio Dio). Un riferimento alla lapidazione
di sant’Eusebio, come descritto testualmente nel quadro dietro l’altar maggiore
della parrocchiale. Ma pure un riferimento alla festa del santo Crocifisso, voluta
dalla popolazione di Castello, per onorare la protezione avuta attraverso il
Crocifisso miracoloso.
Le raffigurazioni riprendono in immagine la scritta latina.
La Crocifissione nella sua semplicità. Sopra la
Crocifissione l’iscrizione “Bizzozeri varenses
fecerunt” (i Bizzozero di Varese fecero).
La Vergine Addolorata, sostenuta dalle
pie donne.
L’immagine di sant’Eusebio (Sardegna 310 –
Vercelli 371), patrono della chiesa parrocchiale.
Anch’egli, come Ambrogio, fu difensore della
Trinità contro le eresie di Ario.
La bella immagine della Trinità appare
accanto alla figura di sant’Eusebio.
Non manca la figura di san Pietro, roccia della
Chiesa (cf. Mc 8), a cui è dedicata la chiesa
romanica, nella frazione Al Ponte, verso cui
guarda la quarta campana. San Pietro è ben
riconoscibile dalle chiavi poste nelle sue mani.
Accanto a Pietro troviamo san Paolo, l’altra
colonna della Chiesa, che da persecutore diventa
forte annunciatore della Parola.
Non manca la figura di San Rocco (Montpellier
1295 – Piacenza 1345), tanto venerato in Ticino
contro la peste. La frazione Al Ponte, verso cui è
rivolta la campana, ha alle sue porte una cappella
dedicata proprio a questo Santo.
Significativa è l’immagine dell’Arcangelo Michele,
raffigurato con una bilancia per pesare le anime
nel giorno del giudizio, invocato per la buona
morte. La sua iconografia si ricollega al libro
dell’Apocalisse (cf. Ap 12,7-9).
CAMPANONE - quinta
nota: re bemolle; peso: 1370 kg; anno: 1796; Ø 132 cm; Ø ruota 260 cm.
È la campana più grande, pesa 1370 kg (bronzo) e guarda verso il nucleo del
paese, la casa comunale, Corteglia. È di proprietà del patriziato. Con la sua
tonalità in re bemolle suonava i rintocchi delle tre del pomeriggio di ogni venerdì,
memoria della morte del Signore, suonava durante i temporali per prevenire la
grandine (“sunà da rüm” probabilmente da rumore), suonava a martello per
annunciare gli incendi e per la mobilitazione militare, annunciava la Quaresima
alle undici di sera del martedì grasso. Oggi suona i rintocchi di morte, invita alle
votazioni e all’Assemblea patriziale.
L’iscrizione riflette le numerose funzioni appena ricordate: GENTEM VOCO,
CONGREGO CLERUM, DEFUNCTOS PLORO, HOSTES FUGO, FESTA
DECORO, LAUDO DEUM VERO (richiamo la gente, raduno il clero, piango i
morti, metto in fuga i nemici, decoro le feste, lodo il vero Dio).
Belle le immagini di san Pietro, san Paolo e sant’Eusebio, ricorrenti anche
nelle altre campane.
Particolare
la
rappresentazione
di
sant’Agata (Catania III secolo), molto
popolare nelle terre del Ticino. Questa
raffigurazione potrebbe confondersi con
l’Annunciazione, ma l’ostentazione dei seni
e l’angelo che porta la palma del martirio
non può trarre in inganno: secondo la
tradizione ad Agata vennero recisi i seni.
Nella raffigurazione sul “Campanone”
mostra i seni al Cielo, in segno di offerta.
Sant’Agata è invocata non solo contro le
malattie del seno, ma anche contro gli incendi. Visto lo scopo del “Campanone”
la sua presenza è certamente voluta.
Non manca, come in ogni campana, la
Crocifissione; qui con Maria e l’apostolo Giovanni.
Sant’Antonio abate (Egitto 251 - 356), ben riconoscibile dall’abito monacale e
dal bastone accompagnato da una campanella, protettore degli animali. In una
comunità legata alla terra e al bestiame, questa presenza è tanto popolare e
tanto preziosa.
Santo monaco, non ben identificabile, forse Agostiniano. Potrebbe essere san
Nicola da Tolentino (Pontano 1245 – Tolentino 1305), venerato nella frazione
di Corteglia, a cui si volge il “Campanone”.
Nella parte inferiore troviamo, come nella “Pinina” le immagini di Giovanni
Battista, san Giovanni Nepomuceno e di sant’Antonio da Padova.
Alcune considerazioni
Questa breve analisi, senza alcuna pretesa, ha voluto descrivere le campane e
capire il linguaggio da esse “parlato”. Pur essendo un’analisi puramente
descrittiva, non possiamo sottacere alcuni intenti precisi, da parte dei
committenti, nella scelta dei santi da raffigurare sulle campane.
Anzitutto rappresentare i santi legati alle varie parti del paese verso cui si
rivolgono le campane: san Vittore verso Balerna (Mezzanella), san Carlo e
sant’Antonino verso Obino (Mezzana), san Pietro e san Rocco verso il Ponte
(Mezzanone), un monaco agostiniano (san Nicola da Tolentino?) verso
Corteglia (Campanone). Un’attenzione, quindi, a tutto il paese.
Ci colpisce pure la grande venerazione per il Crocifisso, presente su tutte le
campane, a caratterizzare la “devozione” del popolo di Castel San Pietro.
Oltre a ciò il riferimento costante ad immagini sante presenti nella chiesa
parrocchiale: il Crocifisso, l’Addolorata, l’Assunta, sant’Eusebio, sant’Antonio da
Padova, le anime purganti e nell’affresco della volta san Pietro, san Paolo e san
Vittore.
Quasi a creare un legame unitario tra campanile e chiesa, tra voce che richiama
in assemblea attorno all’altare e voce che prega, in chiesa, il suo Signore.
Tutti i santi, comunque, sono stati scelti per la loro popolarità.
Le campane
studiate dai bambini di scuola
Classe V elementare 2004-2005
Il 29 novembre il signor Alessandro
Calissi, che è il responsabile del
restauro delle campane, è venuto a
scuola per rispondere alle nostre
domande. Grazie alla sua pazienza
abbiamo potuto scoprire diverse
cose interessanti che cerchiamo di
riassumere brevemente.
Per fabbricare delle buone campane bisogna essere precisi e rispettare certe
proporzioni e dimensioni precise.
L’altezza della campana si misura fino alla corona d’aggancio.
• L’altezza della campana è uguale al
diametro. Nel caso del Campanone
corrisponde a 130 cm.
• Il diametro della ruota è doppio
rispetto a quello della campana
quindi, per il Campanone, 260 cm.
• Il peso del battente deve essere
l’1,8% del peso della campana.
Siccome il Campanone pesa 1370
kg, il battente peserà 24,66 kg.
• Il peso del ceppo, che regge i
contrappesi, è il 70% di quello della
campana quindi 959 kg.
Il battente è fissato alla campana con una striscia di cuoio di mucca perché è più
resistente degli altri. La striscia è avvolta cinque volte su sé stessa. Per
sicurezza il battente viene fissato anche con un cordino di acciaio che però, in
condizioni normali, non porta alcun peso.
In ottobre, quando hanno tolto le campane per portarle in fonderia per il
restauro, il paese senza il loro suono era più triste. Per toglierle dal campanile è
stata usata un’autogrù che pesa 450 tonnellate e costa 2 milioni di franchi. A
lavori terminati le campane sono state piazzate sul sagrato. Abbiamo così
potuto vederle da vicino e addirittura suonarle. Tantissima gente è accorsa per
partecipare a questo evento. Per la gioia di tutti sono poi state sistemate al loro
posto sul campanile. Oggi si sentono risuonare con qualche piccola differenza
ma sempre con piacere.
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opuscolo - Parrocchia di Castel San Pietro