- 13i Pero ehe le fentte son I'iehiuse Prima eh' allri dinanzi Ii rivacla. 41. 42. Chiosa. - E pena eonvenientissima ehe siano continuamente straziati dal demonio coloro, ehe nel mondo infestarono tutti colla perfidia delle loro Iingue. CANTO XXX1~. Da questa parte eadde giu! d:Jf eielo: E la ter'J'a ehe pr'ia eli W' ,. si pm'se, , Per' pauJ'a di lui fe' del ~)ar velo, E venne all' emisperio nostl!(j; e for'se Per' fuggir lui laseio que iI luogo volo Quella ehe appal' di qua, e si rieol'se. 121. 122. 123. 124. 125. 126. Chiosa. - Dice qui Dante che quando Lucifero cadde, la terra fuggi I' aspetto e iI dominio di lui, e gonfib in questa nostro emisfero abitabile. Essendo prima la terra coperta dal mare oceano, una parte di essa nell' emisfero inferiore f per fuggire I' impero di lui, in mezzo si alzb verso il cielo, e formb iI Purgatorio e i1 Paradiso delle delizie, dove Lucifero non pub avvicinarsi. Per questo l' Autore accenna e figura che tulla la terra e soggetta al demonio, cio'e tutti gli uomini terreni e lascivi, tl'anne quell a parte della terra, doe tranne quelli uomini, ehe ascendono al monte del Purgatorio, cioe alia penitenza ; i quali, se vogliono, il diavol0 non pub offendere. E eosl sai come sia stato creato I'Inferno. ( Continua ) . TESTO DELLA CRUSCA Id. Pel'Occh6 Ie 122. spol',e '126. SlI fCl' j Le ------ --~-- LA GRAN MAGNIFICENZA DEL PRETE JANNI POEMETTO DI GIULIANO DATI E QUATTRO LETTERE INEDITE DI CARLO ROBERTO DATI PER CURA DI ! CHILLE NERI AYVfjRTENZA Ii cantare di Giulian~ Dati ch'io mi propongo riprodune, dee riporsi nel nov~t o di quelle rarita bibliografiehe, delle quali poehissimi ponbo vantare it possesso; appunto perche date fuori in poche carte ed in popolare edizione, in niun conto, 0 ben po.eo, teneansi da chi faeea professione di lettere, ed erano invece maneipio de' cantastorie e della plebe. Come rarissime sono oggimai divenuti i primi libri scolastiei ediLi dall' Aldo 0 innanzi a lui, cosi Ie canzoni, e Ie istorie, e Ie leggende, delle quali andava ,pazzo il popolino, sono per la maggior parte affatto introvabili, andando aHora del pari, proprio come oggi, ne' popolari il desiderio vivissimo di possederle, colla niuna cura del mantenerle e custodirle; tratti sempre dalla novita, pronta ognora, co'suoi trovati, a far tenere oggi in conto di vecchio e spregevole, quanto ieri soltanto repuLavasi bello per singolare freschezza. Della presente Storia del Dati due sole edizioni se ne conoscevano fino a qui, e tuttaddue indicate dal Brunet; I' una sopra I' esemplare descritto nel Catalogo Libri, l' altra secondo Ie note lasciate da Giuseppe Molini (1). • (1) Brunet, Manuel etc, T, II. col. 529 e 530, - Catalogue de la Bibliotheque de M, L, (1847) p, 200, - Molini, Ope/'eUe Bibljog. p, 193. i . - . ~. 13!J - Or ecco 'che ne esce fuori una terza. Esiste questa nella ricca Biblioteca della R. Universita di Genova, e sta unita al celebre Libro del Mandavilla stampato da Pedro maflire di ma~legatii dltlo el cassano 'Mr 1502; consta dJ quattro carte; ha sotto il titolo una gran silografia che rappresenta il Prete .Ianni seduto nella sua cattedra, sopra la quale e un crocifisso e la vite con frutto secondo leggesi nella descrizione; tutto intorno stanno sed uti i cardinali; e come quegli si mostra vestito d' abiti pontificali con triregno, cosi questi appaiono in costume cardinalizio con cappello. Alia cattedra si accede, per sette gradini, ne' quaiL e scritta una sentenza in latino, rispondente a quanta ne conta I' autore. La sala prende luce da due finestre bifore ad arcbi tondi, e si I' architettura come la verita del panneggiamento nelle figure e la ben intesa prospettiva ci rivelano un abile artefice, e quasi d farebbe credere per cib solo I' edizione eseguita oltre I'inizio del Sec. XVI, se non trovassimo anche nel 1499, ed appunto nel rarissimo Poliphilo del Colonna, buon numero di incisioni in legno veramente stupende, ed aile quali pub senza meno paragonarsi questa nostra (1). A tergo della figura incomincia it testa a due colonne, contenendo ogni facciata 36 righe, fuor solamente l' ultima che ne ha 24; non ha numerazione, segnature ne richiami, il carattere e tondo, e se dovessi dire intern l' animo mio la reputerei edizione fiorentina de' primi del cinquecento, 0 tiel Zuccbetta 0 di Carlo da Pavia. Stampa questa, come ognun pub vedere, diversa affatto dalle citate dai bibliografi, Ie qua Ii si dipartono dalla presente e pel numel'O delle righe, e pel' trovarsi in esse due figure anzicM una sola; al (I) H.1Jpnel'otomachia Po lip hili elc. Veneliis, Aldus 14.99 in fol. E nolo che i disegni sono attribuili a Carlo del Manlegna e a Gio. Bellini. Ne e~ i s l e lin bell' csemrlare nella R. Bib. llnivers. di Genova . - -. . - ----- - - - --- - - -- ------- - - '14.0quale proposito piacemi osservare che la figura posta in fine all' esemplare Libri, rappresentando, secondo egli dice, Ie cabinet· d' un savant qui travaille (1), deve essere per fermo simile a quella, che vedesi in fronte al\'a ltro cantare del nostro Dati intitolato La Chalculatione, conservato nella Casanatense di Roma; la qual vignetta venne di recente riprodotta in principio della Lettera delle [sole pur del Dati, edita con molta diligenza e saggezza dal Sig. Gustavo Uzielli (2). Spacciatomi cosi ~della parte bibliografica, convienmi consacrare alcune parole sulla -urigine e sui val ore del poemetto. E In -quanto alia prima, ben agevole riesce I'intend ere come I' autore abbia attinto a due fonti, al Supplem.ento cioe delle Cronache di Fra Filippo da Bergamo, e al famigerato romanzo Guerrino Meschino; di cib ci avverte egli stesso. In fatti il confronto semplicissimo di quanto scrive I' uno intorno al Prete lanni, e di quello leggesi nell' altro, specie circa al palazzo e alia sala famosa, con Ie oUave del poeta, non lascia luogo a dubbiezza (3). Quella citazione di Strabone egli poi ]' ha messa tal Quale la trovo in Fra Filippo. Da qui apparisce manifestamente errata il sospetto, che dal Dati si fosse tradotto o imitato un opuscolo latino relativo al Prete Janni (4); impercioccM non pub dirsi abbia I' autore modellato il suo lavoro ne sulla nota lettera a Federigo I imperatore, ne su quelJa a Carlo IV, e ne manco sopra l' altra ad. Emanuele imperatore di Costantinopoli, Ie qnali tutte se (1) Catalogue cit. (2) Ii; la Dispensa 136 della Scelta di Curiositd letterarie edite in Bologna; usci nel 1873. (3) Supplementum etc. Lib. XVI in fine. - Guerl'ino Mescldno, Lib. III. Cap. 90. (4) Brunet, op. e luogo cit. - 14.'1- nella sostanza hanno qualche relazione colla presente leggenda, se ne dipartono poi nei singoli particolari (1). Credo inoltre che non sia se non alcuna di queste lettere, e forse I' ultima, I' QPuscolo latino cui intendeva alludere Brunet, IiI dove s' argomenta ne possa essere questa del Dati una imitazione; opuscolo da quel bibliografo citato e che subi forse, piiI che prette versioni, strane e curiose trasformazioni (2). Chi fosse il Prete lanni, e come questo nome avessero comune tutti i Principi d' alcuni paesi affricani, e dove abitasse 0 si stendesse il s.uo impero frI,on e uopo io dica qui, potendo qualsivoglia desideroso di sap erne notizia ricercare quanta ne scrissero il Baldelli, il Zurla, il D' Avezac, I' Oppert e l' Yule, i quali tutti ne hanno discorso con molta erudizione e larghezza (3). Solo sara utile iI ricordare che appo gli antichi questa gran principe fu circondato da un aureola mitica e leggendaria, e che vuole la sana (1) La lettel'a all'lmp. Federigo fu pubblicata dal Moutier, in fine alia Cronaca di G. Villani. L' altra a Carlo IV si stampo in Lucca dal signor L. del Prete nel 1857. Qllella ad Emanuele stit in un Cod. del Sec. XIV della R. Bib. Uni~el·s. di Genova E. I. 54, ed e l'ipetuta in allro del Sec. XV. A. IV. 2. con qllulche varianle. (2) Brunet, op. cit. T. Ill. col. 51.6, T. IV. col. 119. (3) Baldelli, Dissertazione etc. nel Vol. XII degli Opuseoli seien· tifici e lett. Firenze, Borgo Ognissanti; e note al Marco Polo, Vol. II. p. 110. - Zurla, Dissel'tazioni soprct Marco Polo ecc. Vol. I. D' Avezac, Notice surles anciens voyages 'de Tal'tarie en general et sur celui de Jean de Plan de Cm'pin en partieulier, inserita nel Reeueil de · Voyages etc. publie par la Societe de Geographie, Paris 1839, T. IV. p. 399, e pel Prete Janni p. 547 e segg. - Oppert G. , Del' Presbyter Johannes in Sage und Geschiete, lJerlin 1864. - Yule Henry, The book of ser Marco Polo etc. London 187L T. II. p. 204·205 . Puo anche vedersi una erudita nota del Marches~ d' Addu, premessa ad lin doclllllento stampato nel Vol. 1. 0 delle Indagini storiche ece. sul/a Libreria Viscon· teo,Sforzesca, d' onde ci venne il pensiel'O di questa ri s Lalllp~ . - 1112critica debbansi avere in conto di apocrife, Ie leltere e Ie scritture a lui attribuite qui dianzi accennate. Poco e a' dirsi del valore le'tterario, che in vero non puo aver vanto il nostro Dati di poeta, si di sempJice rima tore popolare da porsi in compagnia de' molti noti ed ignoti che ebbe il suo tempo, e non certo fra'migliori. Questo e tutti gli altri poemetti che di lui si conoscono deggiono aver deliziato molte volte Ie pubbliche e Ie famigliari adunate; e chi sa quante fiate il canterino di piazza Ii avra ripetuti con modulate cadenze innanzi aIl'intenta e rapita moltitudine! Ed io convengo pienamente nella sentenza del dotto d' Ancona, che si faUi componimenti dovevono avere allora I' ufficio quasi di gazzetta e far conoscere al popolo in piacevol guisa non solo Ie piu remote istorie, rna anco e piu special mente gli avvenimenti correnti (1), di che si ha chiarissima prova nelle molte poesie di tal ragione, alcune delle quali, specie Ie sacre e Ie cavalleresche, duranD ristam pate anche a' nostri tempi; e 10 stesso autor nostro ce ne porge argornento colla Istoria delle isole, La storia di t'tflti i Re di Francia dove oarrasi I' impresa di Carlo VIII, e il Diluvio eli Roma del 11195. Conviene bensi tenergli buon conto del fine ch' egli evidentemente proponevasi in questi suoi lavori, di istruire cioe con dilello, poiche tanto la scienza corne la storia sacra e profana leggiamo in essi traUata in ritmo; di guisa che possiamo a buon dritto noverarlo fra i primi, che abbiano inteso al laudabile fine di ridurre la scienza accessibile anco agli indotti, e percio fra' precursori de' rnoderni autori di libri pel popoio. (1) D' Ancona, Musiea e poesia nell' antieo Comune di Perugia, nella Nuova Antologia Vol. 29 p. 65. Alcuni accenni molto sennati intomo a qucsti antichi pocmetti ponno leggm'si in un recente scritlo del Pror. HalTaello FOl'llaciari nella slessa Alltologia Vol. 1.0 della Scrie 2," pag. 5 e segg. - 143Giova avvertire che sopra questa soggetlo dell' India compose il Dati un secondo cantare; che tratta degli uomini, donne, animali e mostri che in quella regione si trovano, edito in Roma nel 1494 e col~ conservato nella insigne Biblioteca Casanatense. Ci e poi sopra modo grato sapere come l' egregio Signor Conte Luigi Manzoni intenda produrre insieme raccolti tutti quanti i poemetti del Dati, perche egli ce ne dar-a per fermo una dotta ed ampia illustrazione, che yarra senza menD a colmare Ie molte lacune e correggere gli errori di questa nostra .' avvertenza . Nel fare la presente ristampa abbiamo seguito sempre la nostra edizione riprodllcendone eziandio gli errori, e solo furono sciolti i grllppi di parole, spianate Ie abbreviature, posti gli accenti, gli apostrofi e I' interpunzione, e piu numerate Ie ottave. Stimiamo finalmente inutile ripetere qui Ie notizie di Giuliano gia narrate dal Fontani, e riprodotte con una importantissima giunta dal ch. Uzielli, onde a quelle rimettiamo di gran cuore il lettore. Ben ci parve avrebbero potuto accrescere interesse e curiosita alia nostra pubblicaziooe alcune lettere inedite di Carlo Roberto Dati, che autografe si conservano pure nella Biblioteca del R. Ateneo genovese, e percio Ie stampiamo dopo il poemetto. Non ci _sembrarono fuor IllOgO perche scritte da soggetto della famiglia stessa; ne un fuor d' opera e per la materia, e per la celebrita oode va meritamente distinto iJ dottissimo autore. La vita del quale, essendp stata bastevolmente iJlustrata, non e uopo ch'io ricordi qui; cionondimeno piacemi trascrivere Ie poche parole del celebre Magliabechi, colle quali dava notizia al P. Aprosio della perdita dolorosa di quel gran letterato: Non posso far di meno di non accennarle, egli scrive, come Domenica mattina can rnio dolmoe rnori it Sig. Carlo Dati. Pochi giorni avanti gli . I - '14·4. - cadde la gocciola, ta quale essendogti piu volle ritoccata (inatmente, come ko detto, mori Domenica mattina, se non en'o, a qttind1:ci ore. Diversi chieggono la sua lettura, e tm gli altri it Sig. Pancif;ttichi e il Sig. Vettori. Della libreria non so che cos a ne siano per {are, essendo i figliuoli piccioli, onde (acilmente la venderanno ('1). Di questa Iibreria dava un cenno 10 stesso Magliabechi all'amico agostiniano, nella nota dove gli divisava tutte Ie pubbliche e Ie private biblioteche esistenti aHora in Firenze; ed eccone Ie parole: Del Sig. Carlo Dati nella sua cas a in via de' Serragli al Canto della Cuwlia. E assai considerabile per libri di 'Umanila, avendo quasi tutti gli autori Greci, Latini e Toscani con i migliori espositori, ed un gran numero di critici moderni. Ha qualche libro d'Is /orie, qualche libra di Maternatiche, qualche Santo Padre, benche pochi, e I' istesso dico di Filosofia. Del resto ne di cose teologiche ne di altre materie ha qttasi niente. I suoi lib1'i per6 nel lora genere sono ge1ieralmente tutti buoni (2). Dell' amicizia del Dati coli' Aprosio ci porge questi testimonianza pelle sue operette, e special mente n,ella Biblioteca Aprosiana iu piu luoghi; oltre che Ie qui pubblicate lettere ne sono valido argomento. Anzi io rn' avviso per piu riscontri, non esser queste sole Ie indiritte al famoso padre da Ventimiglia, rna esservene st.ate altre, per avventura disperse nella rnanomissione della Aprosiana al tempo dell' ultima Repubblica ligure. (1) Bib. della R. Univ. Genova, Cod. E. VI. 15. - ' NOLo che non e mai cenno in lutte Ie lettel'C del Magliabechi all' Aprosio della ruggine nudrita dal primo contro il Dati, ehe appare in veee in quelle serilte al Panciatiehi. (Vedi Scritti eli Lor. Panei~tichi, Firenze 1856. p. 232 e 256). (2) lvi, Cod. cit. LA GRAN MAGNIFICENTIA DE PRETE JANNI SIG~ORE DELL' INDIA AIAGGIORE & DELLA ETHIOPIA J. o glol'ioso onnipotenLe idio, ch~ col luo sangue el peccato pagasti da noi commesso tanto iniquo & rio, & con tua morte ci ricomperasti, donami gratia dolce signor mio, ch' io dica in versi una parte, che basti, d' un de' pl'incipi tua infm christiimi, maximo prete sopl'a gl' indiani. II. o venel'andi & discl'eti auditol'i, _ che cose nuove udir vi dilectate, maxime in vel'si, perche da'doctOl'i antichamente queste son tractate, ben ehe 'n diversi modi gli autOl'i Ie 101'0 oppenioni hanno notate, gli orecchi attenti, & 10 'ngegno teITete, & cose magne cel'to intendel'ete. Vol. IX, Parle I. 10 - 146- III. Tu de' saper ch' assai sono e christiani, &. son clivisi in clieci nationi, cioe latini, & gre'ci, &. indiani, benche d' alcuni sien false oppenioni, di iacobiti, & poi nestol'iani, mOl'onite, la sesta, &, cura poni, septima natione gJi ,ermeni pare, che celebran l' uffitio in lor volgare; IV. L' octava natione e giorgiani son da! beato giorgio nominati, la nona natione son soriani, decima mozol'ales son chiamati, son tucle dieci queste di chl'istiani, ricchi paesi son tutti &. ornati, bencM qualcun di questi erranclo cl'ede, pur' cia christo procede la 101' fede. V. Della prima nation cioe latini, tu n' hai notitia, & del primo pastol'e, simil di gl'eci per'oM son vicini tu sai di qualcheduno el 101'0 el'l'ol'e; rna perche in india ci e lunghi confini, noi non sapiam cli 101' tucto il tinore, pur qualche cosa i' Ie ne vo tl'aelare, &. l' altre nation !ascero stare. - 147- VI. Quest' e di genie la piiJ copiosa, & di ricchezza questa non ha pare, pal' cosa a ciaschedun mal'avigliosa. quando senton di qua questo nal'ral'e, in Iii ciaschuna gemma pretiosa & 01'0 in quanti La si suol troval'e, argenti, & spetierie, di la si pi~lia, se l'icchi sono e' non C mal'aviglia. VII. Non Ii maravigliar se v' e gl'an gente, perche in tal pal'le mai non fu moria, evi di state il sol tanto cocente, che pm'ga degJ' humor la parte l'ia, ciascun nel viVeI' suo e diligente, perb di l'al'O vien lor malattia, evi lal vecchio, ben che pochi sieno, che II'ecenl' anni e visso & non gia meno. VIII. Di cencinquanta ve n' e stati assai, di continuo assai ve n' e di cento; o quante cose magee sentirai, o discrelo auditor, se stai attento! se se' vagho d' udir tu impal'eI'ai, a chi troppo non sa questo rammento, cercha leggendo, tu che non pu~' ire, & moIte cose potI'ai l'eperire. - 148- IX. Lascierb stare el paese e Ie terre, & l' abondantia 101'0 e Ie ricchezze, e Ie 'nfinile 101' battaglie & guel'l'e, & de' signol' 1'immense gentilezze, de' fiUIni & de' paduli Ie gran serre, dove inspugnabil son Ie lor forlezze, & tl'aclerb del prete principale, & del palazzo suo, che tanto vale, X. Fa residentia questo prete Janni 'n una citla, bibrithe l' ha chiamata, nel qual paese non si sente damni, che la giustitia molto e obsel'vata, perb non v' e corsali ne tiramni in tucla quanta l'india & sua brigata, & di palazzi v' e gran gentilezze, omati di splendol'e & di richezze. XI. In nel palazzo del primo pastOl'e, montato in capo della magna scala, do v' e d' oro e di gemme uno splendore, che quasi non si scorge una gl'an sala, sessanta bl'accia lunga e 'I suo tenore, larga quaranta, & lustl'3 ch' e gran gala, dov' e nel mezo dua colonne d' oro, che mai si vide sl riccho tesol'o: r 14.9 - - XII. Et d' alabaustl'o sono e quattl'o canti, el pian di sotto par ch' e d' oro fino, evi dintol'llo smalti assai lustranti, tal che chi v' entra pal' esser divino, in decta sal a son tesori tanti, che fan tremar del nimico il confino, quattro finestre v' e, se io non, fallo, che Ie colonne IOI' son di cl'istallo. XIII. Et tucte quattro sono a tramontana voltate, per haver piu frescho el vento, o auditor, se stai con mente sana, gran cal do e 'n quelle parti com' i' sento, ben che non sia gia tucta terra piana; hoI' ('itorniamo al nostro iotendimento, in capo della sala e il tribunale dov' e la sedia sopra sette scale. XIV. EI primo gl'ado e d' Ol'() a gran dovitia, & di lettel'e nere pare scripto, Ie qual concludon: fu ggi I' aval'itia, e 'I s~condo d' argiento, & non e ficto, & sCl'jpto in que])o pal' senza malitia: fuggi l' accidia, el vel'so suo diricto, & e di rame el suo terzo scaglione, fuggi la 'nviclia dice el suo sermone: - 1~O - XV. EI suo quarto scaglion mi pal' di fel'I'O, fa che tu fugga l' ira dice il vel'SO, di piombo e it quinto poi, se io non el'ro, fuggi la ghola e 'I suo scripto divel'so, eli Itlgno C il sesto suo, com' io diserro, con fiamme di lal'sia LUcta travel'SO, fuggi I~xuria el viirso suo t' alluma, che 'I corpo & l' alma alfin dipoi consuma: XVI. EI septimo scaglion mi par eli ten'a. fuggi supel'bia el dolce vel'so canta; sopl'a di questi e poi, se'l dil' non erra, una sedia che lusu'a lucta qua nta, la qual fal'ebbe in queste pal'li guel'l'a al gran nemico della chiesa sancta, per che l' e d' oro & gemme pretiose, che mai si vide al mondo simil Cllse, XVII, Sopl'a di questa un cl'ucifixo ha stare, d' 01'0 e di gemme simili adornato, & una vile d' oro, usa montare, drieto alia sedia sparge in ogni lato, di priete pretiose I' uva pal'e, . e Ie foglie d' al'giento, ch' e smaltato, & fa un sopl'acieio a quella stanza, che mai si vide SI riccha possanza. r - 151- XVIII. Nella qual sala in su la sedia posa el venerando vecchio prete Janni. & I' audientia sua e gratiosa, & come gran pastor' veste suo' panni, sopra Ja testa sua mal'avigliosa Ja mitera papal tien senza affanni, & ha di sopl'a scripto e sette doni dello spirito sanoto, & piu ·sel'moni. XIX. Et poi da ciascun lato sta a sedere sei de' suoi primi degni e gr'an prelati sopra una sedia, & ciascun puo vt:del'e, & quattro gr'adi in alto stan levati, secondo di chi scr'ive e '1 suo par'e!'e, & sopra quesli e scriplo & disegnato Ie virtu selte decte principale, & ciascun ha il cappel da cal'dinale. XX. Pensa se gJorioso e quel collegio, un senato veder di lanti vecchi! in testa el venerando plldre egregio, . & d' acanto gJi antichi & degni ispecchi in una saJa adol'na di gr'an pregio, lien fermi, 0 auditore, e tuo' ol'ecchi, attendi aJ mio parJal'e & aJ desegno, & gusterai il coJlegio tanto degno. - 152- XXI. Queslo e de I' indiani il patriarcha chiamato qua da noi prete Giovanni, dove chi vuol andar si va per barcha, & poi per tcl'ra & hassi molti affanni; quest' e di sanctimonia i\ gl'an monarcha, & Ja scientia e stata Iii molti anni, & fu questo paese convel'tito da san marlheo apostolo fiorito; XXII. Et da quello eunucho, che mondato fu dalla lebl'a, mal tanto fallace, terzo da una donna predicato la qual fu decta regina Condace, l' ultimo poi che fusse fa mandato a baltezal' & dar I' ultima pace, fu san Thomaso apostol del signol'e dov' e sepolto el corpo a grande honol'e. XXIII. Et secondo chi sCl'ive gl' indiani son gl'an cultol' della lege divina, moHo fedeli et devoti chl'istiani, piacevol gente e questa & peregrina, son moHo bl'Uni· in viso & nelle mani pel sol che cuoce lor sera e mattina, el patriat'ca loro ha gran potentia, & da moW paesi ubidientia. / - 1;.)3- XXIV. Et come el nostl'O pl'imo & gran pastol'e, per grande humilita si scrive & canla servo servorum dei el suo tenore, cosi scrive pel' I' india tulia quanta con grande humilita & con amore, dell' india & d' ethiopia, grande tanta, e\ vostro pl'ete Janni, che novitio cosl si scrive senta inganno' 0 vitio. XXV. Et non e patriarcha soJamente di queste genii, e '1 lor sommo pastOl'e, rna temporal signore certamente, & e chiamato 101'0 impel'adore; ha sotto quest' huomo veramente settanla Re suggeti a tutle I' hOI'e, che gJi danno tributo ciascuno anno, & molto honore a questo prete fanno. XXVI. Et fa dipoi in ispil'ituale 31'ci veseovi cento & veotisette, ch' ognun di questi ha sotto aile sue ale vescovi venti, el maneo a ciascun dette, & oltre a questo poi, che molto vale, fl'a quesli son pel'sone molto electe, ehe son veschovi & Re incoronaLi di molti gran Reami, et rieh( istati. - 154- XXVII. Et. toccha la sua volta a ciascheduno a ministl'al'e al 101' sommo pastore all' uffitio pascale, 0 vuoi al'''bmno, & sotto questo pl'ete impel'adol'e non e fedel chl'istian percH) ognuno, rna qualche infedel v' e tl'aditol'e, che son sugetti & danno el censo grande d' argento & d' 01'0 & di varie vi vande. XXVIII. Et bencM quesli preti mogliel' hanno, all' usanza de' gl'eci It delli hebl'ei, ad habital' con eS8e non estanoo, It a usaI' di raro intender dei per genm'ar, se pure a queIle vanno, It non e dua fra mille che sien I'ei, It la lor vita fanno a tal misul'a, che anni ciencinquanta spesso dura. XXIX. Leggesi ancor,~ehe solo al suo servitio di questo patriarcha, sanza danno, e tre milia persone, It hassi inditio ch' a ministrar suo chorte sempre stanno, It ciascheduno ha poi suo exercitio, It con gran diligentia tutti el fanno, It quando agl' infedel vanno a dal' pen a cenlO milia persone 0 pili si mena. - innxxx. In altl'i libri i' ho ancor trovato, cento milia migliaia di persone tucti in un tempo a' lor nimici han dato, & quel che sCl'ive fa conclusione che mai non fu moria in simi! lato, perC> con verita 10 sCI'ive & pone; se il couto in nostl'e pal'ti tu farai quanti ne muor en peste, e1 cl'edemi. XXXI. Quando con gl' infedel la guel'I'a piglia questo massimo prete, fa pOl'tal'e dinanzi a se, che pal' gran maraviglia, venti gl'an cl'oci, che non trovan pal'e, di gemme & d' 01'0 ol'na te, ch' assomiglia di christo la possanza e '1 dominare, cosi sogiogha alla fede christiana molta barbal'a gente cl'uda & stl'ana. XXXII. Et quando pel' la tena chavalcassi & per Ie ville, questo gl'an pastOl'e, una semplice croce POI' tar fassi di legno pel' memol'ia del sigllore, che par che lunga sia ben quattl'o passi, per segno di giesu & suo dolol'e, & sempl'e gJi va innanzi questa croce, & ciascun s' inginochia con gl'an voce. i. \ - 156- xxxm. Et fassi innanzi a lui ancor portare un magno vaso d' oro & pi en di terra, credo che sappi el suo significare, chi I' ha in memoria questo mai non erra, come alia tena habiam tucti a tornare con l' aspra morte, che ci fa gl'an guel'ra; queste son parte di sue magne cose, & cerimonie sue matavigliose. XXXIV. Son molto diligenti celeb ran do el 101'0 Uffilio, & poi Ie messe sancle, & ancol' similmente battezzando, quasi Ie cerimonie tutte quante, come fa iI papa, venghono servando nostre vestigie et nostre orme e piante, & fanno di chi falla gran giustitia pUJ'gando di ciascun la sua malitia. XXXV Et rare volle infra costor si sente alcun micidio, 0 Vel' qualche spergiul'o, non vi son tJ'aditori 0 ladra gente, non adulteri, falsi 0 alcuno furo; charitativi son comunemente, . & non hanno a vendetta el JOI' cor dUI'o, ma son parati presto al pel'donare, che un' optima cosa al viver pare. - 157- XXXVI. Et Ie lor chiese magne &: gloriose magi or son delle nostl'e, &: piu ol'nate d' argento &: d' 01'0 &: pietre pretiose, &: di ricchi ol'namenti circundate, son di preti &: di Iumi copiose, &: con gran divotion son ufficiate, &: son da tutte quante Ie persone tenuti e preti III gtan veneratione. XXXVII. L' opel'e sancte 101' cl'edo ch' el dia la devotion la quale e 101' pOI'lata, lasciamo stare hoI' questa fantasia, pel' tucto la virtu e sempl'e amata, ciascuna chiesa Ill. mi par' che sia con artifitio involLa &: ben murata, &: delle chase lor Ie cose mire difficil mi sarebbe adesso a dire. XXXVIII. Sonvi di frati &: suore venerande gran monasteri, &: ricchi, &: spatiosi di muraglie, ol'namenti &: di vi vande, &: per Ie parti lor molto famosi; ben sai che qua da Hoi e' non si spande e mil'acoli 1m' maravigliosi, rna pensa tu con tua consuetudine se v' e de' sancti in tanta moltitudine. - Hj8-· XXXIX. Ha per costume ogn' anno il pastol' bello a pl'Ocessione un tl'acto sempre andare, del glorioso sancto Daniello cl COl'pO in quelle pal'ti visit3l'e, dice che par dipinto col pennello, tanto mirabil cosa questo pare, e 'n una selva grande par che sia appresso alla cipta Cli baldachia: XXXX. Et va con sanctimonia & devotione con molti canti & con l'icchi appal'ati, che mai si vede simi! pl'ocessione di Re, & di signol'i, & pI'eti, & frati, & poi infinite son I' altl'e persone con molte croci & stendal'di spieghati, poi si vede el 101' pastor venil'e, che chi de' nostri el vede de' stupil'e. XLI. Se si potesse el tutlo qui narral'e, o auditore, e' ti verrebbe voglia di volel' quel paese visitare rinuntiando del tuo ciascuna spoglia, rna perche nOll si pub tucto tractal'e, questo e di quel cll' i' ho gl'an pen a & doglia, una cos a m' occorre pellegrina ch' e in una cipta sulla marina; - ta9 XLII. La qual malpuria par che sia chiamata, <t sta nell' india ch' e en superiore, dov' e una gran chiesa <t molio ornata, nella qual' e I' apostol del signore thomaso degno e sua came sacrata, a lei e facto sempre grande honore, <t ben che questi sieno ancol' christiani hanno resia, <t sori nestol'ia'ni. XLIII. EI vescovo di questa gl'an cipla arcivescovo pal' pero che sia, e alcun patriarcha el chiama la, mando suoi imbasciadOl' 'per la gl'an via at nostro eugenio quarlO papa qua, per ispurgar la sua falsa resia, cIJe mostl'o pur d' ha vel' a christo el zelo come fedel chl'istian pel' ire in cielo. XLIV. Dicesi questo haveJ'e un gl'an tesoro, <t una I'iccha cOl'le <t molto ornata, ha molte gemme, al'giento, e eli molt' oro come la scripta narra <t Ie brighata, percM qualunche prete fa elisnoro sotto la sua possanza ismisul'ata, ogn' anno porta a queJlo, com' io sen to, per SlIO Uibuto lin' oncia e pili d' al'gento. ~ 160- XLV. Sta nella corte di costui assai astronomi, filosophi christiani bragioni chiamati intendel'ai, cJ!; alcun quesli chiama poi bl'agmani, cJ!; oltre a 101' doctrina, tu vedrai, gran penitentia fanno cJ!; sono bumani, cJ!; pel' 101' buon costumi cb' an tenuti. alcun ve n"e tl'ecento anni visslIti. XLVI. Et come nan'a poi qualcbe autol'e, di qua in queUe palti chaminati son molli, pel' udil' el 101' tinol'e, cJ!; per vedere e veccbi nominati, cJ!; vanno predicando a tucte I' bore pI'edicendo e futuri facti omali, cJ!; son tenuti lor degne persone in queUe par'li in gl'an venel'atione. XLVII. Fa che tu intenda che COStOI'O istanno col maximo giovanni sopradecto, If: sempre innanzi a sua persona vanno tenendo nelle man suo stato str'ecto, tucti prelati gran conto ne fanno, o venerando tempo benedecto! sempre mai vene/'ando el tempo fu, rna que} ch' e speso in bene e molto pill. - 161 - # XLVIII. Parmi ehe sia aneol' soUo '1 suo imperio moIte persone &; gente monstl'Uose, Ie qual veder molti hanno desiderio, ehe I' oechio si dileela in nuove eose, secondo el decto del magno valel'io vuolsi imparar Ie eose viltudiose, se mi p1'esti I' ol'ecehio intendel'ai eose ehe forse non ne udisti'mai. XLIX. E similmente per questo paese gran quantita di diversi animali, di pesei, di serpenti, ehe eompl'ese molte, da questi, infermilade &; mali, dapoi fra queste, ehe tu hai intese, n' un luogo eh' e fra questi pI'ineipali e una gran eipta, ehe e ehiamata namaria, &; sopra al nilo sta posata L. AI prineipio del fiume in ethiopia, la qual eipta e molto smisurata, dov' e di gente una inel'edibil eopia, &; a un magno Be sta sogiogata, al qual non e infl'a la gente inopia, rna souo se vi tien molta brigata, &; lui e sottoposto al prete Janni nimico d' infedeli &; di tYl'Ilnni. Vtll. IX, Parte I. if . - '162- 1,1. Et perc he la cipta e molto gl'ande, e piena di gente a maraviglia, fa [aI' Ja guardia el Re da lucte bande da mille [anti, che la nocte piglia; pel' I' ethiopia it nome suo si spande, &; ciaschedun con esso si consiglia, &; pel' Ja ..,.sua gran. fama senza copia egli e chiamalo Re nel!' ethiopia. &; LII. Questo vocabul vuol significare, ch' egli c dell' ethiopia Re dei Re, &; pub a· tucLi quanli comandal'e, perche [ol'luna a lui la sorle de, &; tucla l' ethiopia, si mi pare, che habbia a chri5to la pel'recta fe, &; una donna sola a ciaschun basta, &; come e morta sel'van vita casta. LIII. Di leLtel'e hanno un modo sola mente, benche si pub in pill lingue adopel'are, Ja quaresima [anno simitmente quando la nostl'a, &; suol simil dural'e, &; ct' abslinenlia pill che pal'imente, [anno un digiuno che non truova pare, &; comincia di questi el carnovale el glorioso di del gl'an natale. - 163- LIV. Et stanno sempl'e in trionfi & conviti insino al cal'novale el mal'ledi, signOl'i & cir.tadin son molto incliti in tucti que' paesi appresso Ii, Ie donne in festa stanno co' mariti, son pill honeste genii la, che qui, & poi comincia I' as,P1'a penilentia, & maximi digiuni & l' abstinentia, LV. E fertile el paese 101'0 & sa no, e di fl'Utti questo abondantissimo salvo che non v' e vino in monte 0 piano, e un paese cerlO ch' e degnissimo, & abondanza v' e di biade & grano, & evi il popol grande, & e bellissimo, & pe!'cile non v' e lana in quel conftno lucli vestiti son di panno lino. & LVI. Et bianchi com' un lacte ti pal'ebbono, son molti fini , & pOl'lan molte anella, se fusson qui assai leso!' varebbono, pill che cortina 0 I'ensa e bianca e bella, gli Ol'namenti da donna qui sal'ebbono bracialetti clJiamati, ogni pulzella aile braccia gli porta, che son d' 0)'0, & chi al coTIo, & vaglian grail lesOI'O. - 164- LVII. Questa ethiopia par che sia lontana dal grande cgypto cinquanta giomate, & evi gran montagne & terra piana, & tulle queste parti sogiogate al pI'ete Janni, & e quasi christiana la maggior parte di queste brigate, molto ne llal'l'a un libro del rneschino, el libl'O d~1 viaggio pellegrino. LVIII. Tractane ancora el tuo magno strabone, delle cI'oniche ancora el supplimento di quelle pal'ti molto chiaro pone del paese & persone, s' io .non mento; io faro fine a mia conclusione, ehe forse el tl'OppO dil' ti da tormento, se idio ci presta vita j' ti vuo dare di quel paese un secondo cantare. LIX. In questo tu hai inteso del pastol'e dell' india, & del palazo e sua ricchezza, & del collegio suo tutto iI tenore, & quanto el suo potere oggi si prezza, com' egJi e patriarcha e 'mperadore, nel secondo cantal' per gentilezza vi tractero pili cose pellegrine, al VOstl'O honore i' pongho a -questo fine. - 16~- Finito e questa tractato del massimo prete .Janni pontefice & 'mperadore dell' india et della . ethiopia composto in vCl'si volgari per Messer Giuliano Dati Fiorentino a laude della celestiale corte et exaltatione della christiana religione. . AMEN. p - iG" - spedisca qualche libra a V. P. gli darb un Apollonio di tina. L' ela mia e di trenlncinqtle anni per I' appllnlo, esscndo nato \'anno 1630. Ne'mici primi anni alle3i ngli Slllrlij delle buone ICllere, di poi m' applicai alia Filosofia, c medicina, la quail! arle di presenle esercito come ella giil sa. E bene il vero che quando io allcndevo agli sludij, che ella senle, allora sludiavo quanl' un allro della mia ela: rna adesso per dirle In vel'ilil non sludio pill punlo, e queslo per piu c~ gioni, rna la pl'incipale e que La. 10 ho due fralelli prcli, che camminano pel' i scss~nl' .,