“Rocca Asturae”
UNA STORIA MILLENARIA
di
Guido Giani
PREFAZIONE:
Negli anni dal 2004 al 2006 passati ad occuparmi del restauro del Castello di
Torre Astura, ho cercato di recuperare, nelle varie biblioteche, quanto più
materiale possibile che trattasse la storia della rocca e dei dintorni.
Mi sono subito reso conto della scarsità di testi con notizie e informazioni a
riguardo. Esistono soltanto alcuni trattati di studiosi che avevano affrontato
l’argomento dal punto di vista storico e archeologico.
Mano a mano che col passare del tempo raccoglievo brani di storia, citazioni,
aneddoti, stampe, disegni, ecc, di autori vari che si erano interessati del castello, veniva a formarsi una discreta massa di notizie, che riordinate cronologicamente potevano formare una struttura storiografica, dal periodo romano ad
oggi. È nata così l’idea di produrre quest’opuscolo che è il compendio di tutto
il materiale trovato, ma anche del materiale da me prodotto per il lavoro di
restauro. Poiché un buon progetto scaturisce solo dall’approfondita conoscenza del manufatto in esame e dalle considerazioni e supposizioni tratte dalla
lettura dei materiali.
Infatti, semplicemente disegnando in autocad la pianta del castello, sono
emerse considerazioni sulla probabile storia del luogo, del tale muro, del tale
vano, delle ipotesi di come poteva funzionare la vita del castello e tante altre
supposizioni che ne delineavano l’uso nel corso degli anni.
Parte di questo lavoro di ricerca ho cercato di condensare nelle pagine di
questo opuscolo, corredandolo di immagini di foto, di disegni, di ricostruzioni
e di quant’altro possa favorire la comprensione e rendere più interessante la
lettura.
Spero di essere riuscito a realizzare un modesto strumento in grado di dare
un’idea delle vicende che si sono intrecciate e succedute in questo luogo, in un
lunghissimo periodo che va dal 330 a.C. ad oggi.
I
Nomi degli autori da cui sono state tratte le notizie e informazioni sulla storia
del castello.
Fabio Piccarreta
Laura Zecchinelli
Lorenzo Quilici
Federica Papi
Letizia Ceccarelli
Vito Achilli
Modimar
Ludovico Gatto
Stefania Fogagnolo
Massimiliano Valenti
M. Giulio Ballino
Un ringraziamento speciale va al collega Mauro Mazzilli per la pazienza, la
professionalità dimostrata e per l’aiuto informatico di notevole livello prestato
alla realizzazione della veste grafica della prima edizione dell’opuscolo.
Mentre il merito dell’impaginazione grafica della nuova edizione 2014 va a
Emma Giani.
Le foto aeree sono state concesse dall’UTTAT di Nettuno.
L’autore si dichiara pienamente disponibile a soddisfare eventuali averi derivanti da diritti di riproduzione per le immagini di cui non sia stato possibile
reperire gli aventi diritto.
II
Indice
TORRE ASTURA ...................................................................................... 2
PERIODO ROMANO .............................................................................. 3
STAMPA ANTICA…. ............................................................................... 6
PERIODO MEDIOEVALE .................................................................... 10
I TUSCOLO …………………………………………...........……………10
EPISODIO DEL PAPA GRECO ........................................................... 10
I FRANGIPANE …………………………………............…………...… 11
EPISODIO DI CORRADINO DI SVEVIA .......................................... 12
I CASTANI E I MALABRANCA .......................................................... 13
ORSINI ………………………………………...................………………13
I COLONNA .. ………………………………...........……………………14
IL PONTE ELEVATOIO ....................................................................... 15
TRASFORMAZIONE ............................................................................ 21
I BORGHESE …………………………………............………………... 22
CASA DEI FINANZIERI ....................................................................... 26
Il MINISTERO DELLA DIFESA ACQUISTA L’AREA ..................... 27
STATO DI FATTO ………………… ...................................................... 28
DANNI …………………………………………………...................……30
MARZO 2004 . ……………………………………………….........…… 30
LAVORI E SCOPERTE .......................................................................... 40
EVENTO CULTURALE DEL 24 GIUGNO 2006 ............................... 46
Rocca asturae
TORRE ASTURA
È una pittoresca fortificazione medioevale che si erge su una piccola isola
collegata alla terraferma da un ponticello in muratura.
Il castello si trova a dieci chilometri a sud della città di Nettuno, ed è da
ritenersi sicuramente una delle più belle emergenze della costa laziale.
Torre Astura faceva parte di un sistema di fortificazioni lungo le coste laziali
atte ad arginare i numerosi tentativi di invasione dei saraceni e dei pirati,
(Gaeta, Nettuno, Civitavecchia).
Figura 1 - Veduta aerea attuale
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Rocca asturae
PERIODO ROMANO
Le prime tracce d’insediamenti si hanno intorno al 338 a.C., con un modesto
abitato ( oppidum) – Servio , Ad Aen VII 801.
Già STRABONE ricorda di un approdo, o punto di ancoraggio costruito alla
foce del fiume Astura, il più importante corso d’acqua tra la foce del Tevere e
il Circeo, - Geografia V, 3,6.
Figura 2 - Insediamenti di età preromana sul litorale laziale
(da Colonna 1988)
Plinio il Vecchio parla nella –Storia naturale, III, 57- di “ Astura insula”.
E ancora Livio nella – Storia di Roma –VIII ,13, 5- di “Astura Flumen”.
3
Rocca asturae
È probabile che questo fosse il porto di Satrico,città situata nell’entroterra
lungo il corso del fiume. Fonti tarde e la TABULA PEUTINGERIANA,
collocano qui un villaggio, che era anche una stazione (stationes) del percorso
costiero, la via Severiana .
La via fu realizzata tra il 198 e il 209 d.C., per volere dell’imperatore Settimio
Severo allo scopo di collegare Ostia a Terracina.
Si dice che Cicerone possedesse in tutto 18 ville, una
in quest’area dove dimorò a lungo tra il 45 e il 44 a.C.,
ma non sono i resti della sua villa che si trovano sul
promontorio, poiché egli avrebbe in questo luogo
voluto erigere un mausoleo per la figlia Tullia
morta prematuramente. Così egli descrive il
luogo in una lettera del 14 marzo del 45: “
Est hic quidam locus amoenus et in mari
ipso qui et Antio et Circeiis aspici
possit….” ,“ È questo un luogo ameno, e
avanzato nel mare, sì da essere visibile da
Anzio e da Circei”.
Quindi si deduce che Cicerone parla solo
dell’intenzione di costruire il “fanum” che poi fece in un altro luogo, quindi il
sito era ancora inedificato nel 45 a.C.
Quando Cicerone apprese di essere nella lista di proscrizione, come riferisce
Plutarco, tentò di raggiungere Bruto in Macedonia, ma facendo scalo a
Formia, fu raggiunto e ucciso presso Gaeta.
In un secondo tempo, tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero, fu
costruita questa villa, che per grandezza e pregio, è da considerarsi un “praedium” imperiale. Basta considerare il fatto che il lungo ponte /acquedotto,
(riforniva la villa e la peschiera di acqua dolce) composto da 16 arcate frangiflutti le quali sorreggevano sia il camminamento che lo speco dell’acquedotto.
Il ponte lungo 130 metri, è da ritenersi una grande opera di ingegneria, esagerata per il posto in cui sorge, ma comprensibile se doveva servire a degli imperatori.
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Rocca asturae
Tale grandioso ponte diede luogo al formarsi del cordone sabbioso che oggi
unisce la terra ferma alla villa e alla peschiera.
Nella descrizione che si tramanda della villa e da quello che emerge si accenna
all’esistenza di impianti termali, a pavimenti di mosaico bianco o nero e
bianco e a pitture sulle pareti. La villa è costituita da due parti, di cui una posizionata sulla terra ferma, completamente ricoperta dalla sabbia, e l’altra sulla
parte insulare, di cui riusciamo a vedere alcune parti, detti elementi sostruttivi
(basis villae).
Figura 3 - Resti della villa visti dal castello
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Rocca asturae
STAMPA ANTICA
Figura 4 - Stampa antica villa romana1
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1 STAMPA ANTICA
Ubicazione: Roma collezione Fondazione Fabrizio Maria Apollony Ghetti
Palazzo Serlupi- via del Seminario
Collocazione: B1746 , ballatoio cassetto1, inv.f.278
Intitolazione: Torre Astura
Rappresentazione:Nella carta è rappresentato in pianta un edificio con piscine interne per
bagni di acqua di mare presso T.A.
Autore: Luigi Canina, nato a Casale Monferrato 23 ott. 1795- m.Firenze 17 ott.1856
Editore: Luigi Canina - Datazione: 1835 - Tecnica: acquaforte
Scala:grafica espressa in metri - Dimensioni:mm.500x370
Stato di conservazione:larga macchia di umidità che si sviluppa dal bordo superiore
Legenda:Bagni di mare a Stura
Note: La planimetria relativa alla villa marittima di Astura disegnata dal Canina è
inserita nel III Tomo dell’Architettura antica descritta e dimostrata con monumenti
dall’architetto Cav. Luigi Canina.stampata a Roma per i tipi dello stesso Canina.Architetto
e studioso di architettura, univa alla ricerca ‘attività di incisore ed editore delle sue pubblicazioni che furono molteplici in rapporto allo studio archeologico dei monumenti di Roma e del
Lazio.
Soprattutto l’opera dalla quale è tratta la planimetria della villa di Astura, può considerarsi
un esempio teorico tra i più importanti della lettura grafica degli edifici antichi.
Seppure come in questo caso la ricostruzione planimetrica non presenti aspetti reali.
Nella villa di Astura infatti la peschiera risulta descritta con modalità “fantasiose” non
rispondenti all’impianto architettonico. (Piccarretta 1977 p.51).
Rocca asturae
Vennero realizzati altresì il porto artificiale del quale si vedono ancora oggi i
due bracci che si distaccano dalla peschiera.
Il porto fu realizzato con un molo ad oriente dello spessore di circa 6mt., uno
ad occidente di circa 10-12 mt. e un antemurale di circa 6 mt. che ne proteggeva l’imboccatura orientata a SE.
Il porto doveva avere dei bracieri che servivano da segnalatori, lo si capisce da
resti affioranti, che ancora rimangono leggibili.
Il RASI nel 1832 considerò addirittura la possibilità di ripristinare il porto,
perché all’epoca le strutture erano ancora in buone condizioni, nonostante le
decurtazioni di materiale.
Figura 5 - Porto da L.Quilici 1963
Si sa per certo di numerosi relitti di navi all’interno del porto, che sono state
nei tempi passati oggetto di devastazione da parte di pescatori di frodo e di
sub che hanno saccheggiato tali reperti ed ancora oggi continua l’opera di
vandalismo poiché il sito non è adeguatamente controllato.
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Rocca asturae
È quasi certa l’esistenza di un “faro” sulla parte sporgente a mare della peschiera, solidamente costruito sulla parte più compatta dell’isola, in blocchetti che
doveva essere cronologicamente precedente alla costruzione della villa, ed
oggi inglobato nella fortificazione medievale.
La grande peschiera rettangolare, di 150 metri per 110 di lato si presenta con
vasche e scomparti interni assai complessi, per selezionare i pesci in funzione
della loro grandezza, che ne fanno uno dei migliori esempi di peschiera per
allevamento a livello industriale di pesce pregiato, ora la peschiera è in gran
parte sommersa per un fenomeno di bradisismo.
La peschiera funzionava con due settori distinti, le grandi vasche interne e
l’avancorpo che si spinge nel mare libero, che aveva lo scopo di attirare i pesci,
che entravano nei condotti attratti dall’acqua dolce che veniva immessa nella
piscina interna, non riuscendo più a fuggire .
Vedute della peschiera, dall’ultimo piano della torre pentagonale
1) lato sinistro
2) parte centrale
3) lato destro
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Rocca asturae
Nella villa soggiornarono imperatori romani, quali Ottaviano Augusto,
Tiberio e Caligola.
Sembra che il luogo avesse un’influenza nefasta su costoro e che fu l’elemento
scatenante di malattie. «Per Ottaviano Augusto si dice che contrasse una “soccorrenza”, altri dicono la malaria. Tiberio si ammalò di “languidezza di forza”. Caligola invece, durante un giro in mare con la sua barca, un pesciolino da lui chiamato
“auspicalis pisciculus”, da noi “remora”, si attacco al timone; il che fu giudicato presagio di sua prossima morte, siccome gl’incontrò quattro mesi dopo.»
Settimio Severo e Caracalla dovettero fare alcuni restauri tanto alla villa
quanto al porto, i quali sono ancora molto riconoscibili per costruzione severiana.
Dal promontorio di Astura verso Nettuno si presentano ben cinque complessi
monumentali sulla spiaggia, riferibili a ricche dimore, con peschiere più
piccole, le proprietà di tali ville oltre al menzionato Cicerone, sono da attribuire a M.Giunio Bruto, pretore nel 44 a.C.(che già possedeva una villa ad
Anzio) e G. Marcio Filippo, console nel 56 a.C., e Tornio, edile nel 64 a.C., il
tutto ancora da studiare e catalogare, per quel che ne rimane.
Rappresentano un valore archeologico straordinario, ricco di testimonianze
storiche di tutti i tempi. Ancora oggi lungo il litorale e all’interno si ritrova
molto materiale fittile perchè il terreno non è mai stato arato. Dopo di ciò
Astura non viene più nominata anche a causa delle frequenti scorrerie di
barbari che la resero vittima di guasti e desolazione.
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Rocca asturae
Su un elemento sporgente della peschiera, sui resti dove c’era il faro romano,
è costruito un piccolo castello medioevale, infatti bisogna arrivare al X secolo
per trovare altre notizie su Torre Astura.
Anche se testimonianze del 808, confermano la presenza di una torre a guardia del litorale.
PERIODO MEDIOEVALE
Nel 987, (Codice Vaticano n°8046- 23 Ottobre 987) stando ad alcune pergamene rese note dal Nerini e ricordate dal Soffredini, Benedetto Conti e la
moglie Stefania Senatrice donavano al monastero dei santi Bonifacio e Alessio dell’Aventino un loro piccolo podere posto accanto al porto di Astura.
Sarebbero infatti i monaci i primi proprietari del territorio, come sembra confermare anche un codice cassinese di quest’epoca. Essi vi costruirono un
monastero e una chiesa.
I TUSCOLO
Contemporaneamente si andava consolidando anche il potere dei conti di
Tuscolo che si spinsero fino alla costa occupando Astura 1141, tanto che i
monaci alessiani li querelarono rivolgendosi ad Innocenzo II, per ottenerne la
restituzione da parte di Tolomeo II conte di Tuscolo.
All’epoca il manufatto si presentava come un rudimentale fortilizio, costruito
con materiale di recupero e principalmente con mattoni e pietra tratti dalla
peschiera , dalla villa romana e dalla vicina via Severiana.
È evidente che la presenza del porto, la libertà di commercio, la potenzialità
della pesca e la posizione strategica, rendevano il luogo particolarmente appetibile.
EPISODIO DEL PAPA GRECO
Il senatore Crescenzio Nomentano esponente della nobile famiglia romana,
con poteri politici importanti in Roma, simpatizzando con l’impero Bizantino, cercando l’appoggio di Basilio II di Bisanzio, e contemporaneamente
allontanandosi dall’imperatore Enrico II di Sassonia, per ingraziarsi Basilio
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Rocca asturae
sceglierà un papa greco: Giovanni Filagato, incoronato con il nome di Giovanni XVI (985-986). Ma l’aiuto di Basilio, in lotta contro i bulgari, tarda a
giungere e Ottone III, come è noto, torna a Roma nel 998 per regolare i conti
con l’insubordinato capo della città e con la sua famiglia.
Fuggito a Torre Astura, Filagato sarà ivi raggiunto dai Sassoni, mutilato, accecato e riportato nell’Urbe ove verrà esposto alla gogna, poi incarcerato e
ucciso.
Un accordo tra i Tuscolo e i monaci concesse a quest’ultimi in enfiteusi Astura
e le pertinenze fino al 1191 quando subentrarono i Frangipane .
I FRANGIPANE
Da questo momento Astura è nominata sicuramente come castello, ma si
pensa che fosse già da tempo torre fortificata.
Infatti nel 1193, si fa menzione dell’esistenza di una fortificazione che si ritiene una sorta di fortilizio rettangolare, costruito sui resti delle antiche fabbriche di epoca romana, di circa 30x 25 m., alto 10 m.circa con merlatura di tipo
guelfo, struttura in tufelli di circa 12x6cm., con torre quadrata di maggiore
altezza addossata al muro perimetrale sud, all’interno un ballatoio/spalto in
legno lungo tutto il perimetro delle mura, consentiva la difesa su ogni lato
della costruzione.
Figura 6 - ricostruzione grafica del fortilizio
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Rocca asturae
EPISODIO DI CORRADINO DI SVEVIA
Nel 1268 si narra (Ferdinando Gregorovius) l’episodio che portò alla morte
Corradino di Svevia. Giovane nipote dell’imperatore Federico II Hohenstaufen di Germania di 16 anni, il quale dopo la sconfitta di Tagliacozzo contro i
d’Angiò, sperando di imbarcarsi e raggiungere la città di Pisa, si rifugiò ad
Astura, insieme a Federico di Badenberg duca d’Austria, e i conti Galvano
Lancia e Gherardo da Donoratico di Pisa. Durante la via di fuga si fermò
sotto Velletri ed abbandonando le vesti regali i fuggiaschi si misero addosso
pelle maremme, e con esse si avviarono verso Astura.
«A questo punto è da citare un’annotazione che forse non tutti sanno, ma per
chi è di Velletri e conosce la località
Ponte Bianco (attuale Via Lata). La
zona era una volta famosa perchè sede
della sorgente del fiume Astura, che
scorre sotterraneo verso l’attuale via dei
volsci e verso la zona della stazione
ferroviaria.»
A Torre Astura fu prima accolto da
Giovanni Frangipane, e poi da lui tradito e consegnato nelle mani di Roberto
di Lavena , ammiraglio di Carlo
D’Angiò, che lo fece decapitare sulla
piazza del mercato di Napoli, l’odierna
piazza del popolo, il 29 ottobre 1268. Si racconta che Corradino, mentre si
inginocchiava per essere decapitato, dicesse queste parole:«Servo ribaldo tu
hai condannato il figliuolo del Re».
Sembra che Giovanni Frangipane ricevette in cambio per questo servigio
feudi e una gran quantità di denaro.
Per vendicare il tradimento lo stesso anno una flotta siciliana comandata da
Bernardo da Sarriano distrusse il castello e uccise gli occupanti e Michele
12 Frangipane figlio del traditore Giovanni.
Rocca asturae
I CASTANI E I MALABRANCA
Nel 1303 circa metà del dominio di Astura veniva acquistato da Pietro Castani, nipote di Bonifacio VIII, l’altra metà illegalmente occupata da Angelo
Malabranca, mentre sarebbe spettata a Margherita Colonna che l’aveva ereditata da Giovanni Conti.
Altri notevoli danni e incendi subì Astura nel 1328 ad opera dei seguaci
dell’imperatore Ludovico il Bavaro.
In quell’anno Astura era sorvegliata dal Malabranca che, abbandonata la
fazione imperiale si era asserragliato nella torre con un drappello di soldati.
Gli uomini di Ludovico il Bavaro scatenarono la loro offensiva e assediata
Astura, la danneggiarono gravemente.
Per questo si scatenò a partire dal 1329 una lite per la restituzione del castello,
fino a che fu ceduto agli Orsini.
ORSINI
Gli Orsini governarono Astura poco tempo, infatti nel 1383 Giordano Orsini
la donava ad Onorato Castani conte di Fondi, per servizi ricevuti.
Nel XIV secolo la quota di sale che spetta ad Astura nel registro della tassazione, consiste in 15 rubbia (un rubbio = 295,46 lt.) per semestre, 1/3 più di
Albano, segno della vitalità e dell’importanza del centro e della comunità.
I Caetani di Fondi restarono padroni di Astura, fino a che la proprietà non fu
rivendicata da Raimondo Orsini nel 1426, che a sua volta la diede in permuta
ai Colonna in cambio di beni in Abruzzo: Sarno e Palma.
Papa Martino V Colonna nel 1427, concedeva ogni diritto e pertinenza di
Nettuno e Astura alla potente famiglia Colonna ed in particolare a suo nipote
Antonio.
La torre all’epoca sembra che fosse abbastanza fatiscente, nonostante i lavori
che effettuarono i Malabranca.
Di detti lavori ci rimane un frammento scritto:”In Rocca Asturae, occasione
fortificandi d(ictam) Roccam adversus exercitum magnificorum virorum D.
Innocenti de Comite et fra tris eius et Iohannis de Annibaldo...”.
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Rocca asturae
I COLONNA
I Colonna iniziarono una radicale trasformazione del castello dandogli una tipologia di difesa fortificata, la torre assunse
la forma pentagonale diventando il primo e più conservato
esemplare di quella maniera di fortificare che andò sempre
più estendendosi.
Questa forma seguiva i dettami delle nuove tecniche difensive che consigliavano l’erezione di bastioni con il saliente appuntito proprio
per attenuare la forza d’urto dei colpi delle armi da fuoco.
Sembra che l’architetto Mariano di Jacopo detto il “Taccola “di Siena, sia il
possibile ideatore e progettista della torre, intorno al 1458.
Si pensa tra l’altro che i disegni originali della torre siano conservati alla
Biblioteca Marciana di Venezia. Ma da una mia recente indagine nella
suddetta biblioteca, non ho ritrovato nulla, salvo un solo antico volume di
disegni del Taccola, tutti in tema di sistemi e attrezzature da guerra e d’assedio. C’è da ricordare che nel Lazio esiste un’altra torre pentagonale di architettura militare, simile alla nostra, denominata “ Torre di Rocca Iànula” a Cassino. Comunque furono iniziati dei lavori di modifica per rafforzare l’anello di
difesa della spiaggia romana a causa delle frequenti scorrerie dei pirati e dei
turchi.
In particolare fu ricostruito il ponte di collegamento fatto di :”tavoli in mare ,
de molte canne”, (solo
successivamente
venne
ricostruito in muratura,
forse nel secolo XIX, e
tranne qualche rifacimento
si è conservato sino ai
giorni nostri), e deviato
verso il lato sinistro del
castello per creare un nuovo
ingresso, con un ponte
elevatoio
manovrato
dall’alto.
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Figura 7 - particolari costruttivi del ponte
Rocca asturae
IL PONTE ELEVATOIO
Nella lettura delle parti ancora esistenti, del vecchio ponte elevatoio, sono
riconoscibili le tre feritoie, i cardini in pietra in cui era installato il palo orizzontale a sezione tonda, il foro sul pavimento del terrazzino che serviva per
far passare la catena del contrappeso, i resti degli anelli sul muro in cui passava
la catena, le cerniere alla base della porta che consentivano al ponte di ruotare.
Tutte queste parti hanno permesso una ricostruzione abbastanza fedele della
conformazione del ponte elevatoio, il quale era governato dal terrazzino che
sovrasta la porta d’entrata ed era munito di un contrappeso che ne consentiva
agevolmente i movimenti di apertura e chiusura.
Figura 8 - vedute della porta d'ingresso
Figura 9 - Ricostruzione del meccanismo
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Rocca asturae
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Figura 10 - Ipotesi ricostruttiva del ponte elevatoio
Rocca asturae
La vecchia entrata al castello sul lato nord delle mura , fu chiusa nel ‘500 in
seguito ai radicali rifacimenti eseguiti dai Colonna.
L’accesso doveva essere munito di un ponte elevatoio o di una passerella in
legno amovibile.
L’attuale dislivello fra il piano di calpestio della porta e l’attuale ponte in
muratura è dovuto al fatto che l’altezza delle vasche romane nel Medioevo
dovevano emergere maggiormente.
Le pareti delle mura vennero alzate di circa 5 metri, come si rileva ancora oggi
nella lettura dei prospetti e create delle “caditoie” aggettanti o Bay-Window,
per la difesa piombante, di cui resta visibile un esemplare sul prospetto nord .
Figura 11 - Prospetto nord
Le caditoie sono elementi ricorrenti nei castelli fortificati e si presentano
come botole aperte nel pavimento di strutture aggettanti dall’edificio, per
lanciare proiettili di varia natura sugli assalitori.
All’interno del forte furono costruite una seconda cinta di mura, che doppiava
a circa 4 metri quella medioevale, le due cinte furono congiunte
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Rocca asturae
con volte a botte per costruire un ballatoio o bastione per meglio difendere il
castello, nello spazio sottostante furono ricavati alloggi per i soldati.
Fu realizzata altresì una grossa cisterna per l’approvvigionamento idrico dei
soldati, proprio sotto il cortile superiore, che raccoglieva l’acqua piovana dello
stesso, e dei bastioni superiori.
Figura 12 - Sezione nord-sud
Per accedere al ballatoio fu costruita una scala addossata al prospetto ovest,
mentre per accedere al primo piano della torre pentagonale, fu sistemata una
passerella mobile che rendeva l’entrata potenzialmente inaccessibile.
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Figura 13- Nuova scala e ingresso alla torre
Rocca asturae
Attualmente l’ingresso al primo piano della torre è costituito da alcuni locali,
tra cui la ex cucina il bagno ed un terrazzino semicoperto che disimpegna
l’originale accesso.
Venne costruito poi, sul prospetto sud, sullo spazio occupato da un “orto”
come si rileva da un'antica pergamena acquerellata (qui a fianco), un baluardo
o cannoniera che munita di cannoni e colubrine, in totale sette una per ogni
finestra,
doveva
servire alla difesa
verso
mare
del
castello.
La costruzione edificata su parte della
peschiera
romana
era munita di spesse
mura realizzate con
selce nera e malta
pozzolanica,
lo
spazio
interno
coperto con tre volte
a crociera, proteggeva i difensori dagli
attacchi
esterni,
pregevolissimo è il
pavimento (romano?) che ancora si
conserva nei locali
suddetti.
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Rocca asturae
Figura 14 - Veduta interna della cannoniera e del pavimento
I tre grandi lucernai ricavati sulle volte della cannoniera avevano lo scopo di
fuoriuscita dei fumi che si producevano con i colpi di cannone.
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Figura 15 - Veduta esterna della cannoniera
Rocca asturae
Figura 16 - Veduta del prospetto sud con il torrino
Sempre sul lato sud del castello, a ridosso delle mura fu costruita una torretta
semicircolare, raggiungibile solo dal primo piano del mastio, munita di tre
aperture per la guardia e l’avvistamento tempestivo del nemico proveniente dal
mare.
Con queste modifiche il castello rispondeva alle teorie urbanistiche rinascimentali venendo la torre pentagonale a trovarsi al centro del complesso.
TRASFORMAZIONE
Dal secolo XVIII si ebbero una serie di piccole modifiche che tendevano a
modificarne la destinazione d’uso, cioè il Castello da roccaforte si trasformava
in abitazione.
Il tetto della torre che prima aveva dei “beccatelli” che la coronavano, fu sostituito da una copertura lignea che ancora
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Rocca asturae
oggi porta la data di costruzione incisa nel monaco della capriata:1616.
I beccatelli, sono mensole di legno o di pietra a sostegno di una parte architettonica
sporgente. Sono usati per reggere le teste delle travi fissate al muro.
Il “ maschio” veniva ad avere una posizione centrale di assoluta sicurezza.
Le spesse pareti della torre infatti, non temevano i colpi delle armi da getto.
L’altezza poi permetteva di battere gli assalitori giunti a ridosso delle mura.
Va notato che la presenza dei ruderi della peschiera allora abbondantemente
affioranti dal pelo dell’acqua rendeva praticamente impossibile l’accostamento
delle imbarcazioni nemiche sotto le mura della torre e di gran parte del recinto.
Verso la metà del secolo XVII lo stato di conservazione della torre non era dei
migliori. In un rapporto del Sergente Giuseppe Merolli, che ispezionò Astura
nel 1652 leggiamo:”…ha bisogno di rifarsi il portone quale è tutto cascato
affatto, et la seconda porta della torre pure rotta e guasta, il ponte per quale si
entra nella torre è rotto affatto….”.
E ancora in un documento del 1567 leggiamo: “…..Astura luogo del sig.
Marc’Antonio(Colonna), scriveli che lo debia restaurare, accomodare et
armare perché sta molto male in ordine de ogni cosa….”.
Ancora il Cingolati nel 1689 descriveva la torre composta da quattro piani e
coperta da un tetto, ed è certa la costruzione di fodere interne in muratura per
l’ispessimento delle pareti della torre.
Si constata infatti l’esistenza di intonaci colorati dietro un paramento di
muratura al secondo piano della torre.
I BORGHESE
Nel 1831 Astura fu acquistata insieme a Nettuno, dalla famiglia Borghese la
quale eseguì dei lavori miranti a rendere abitabile il manufatto.
Nel 1870 il castello veniva incamerato nel patrimonio nazionale, e stava per
essere venduto all’asta, ma sorsero vivaci proteste da più parti ed allora il principe Umberto né bloccò la vendita.
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Rocca asturae
Figura 17 - Cartolina d'epoca
Quindi in base ad un decreto nel 1884 fu di nuovo venduta ai Borghese.
Don Giuseppe Borghese Duca di Poggio e l’allora Ministro dell’Istruzione
Pubblica, incaricarono l’ingegnere Domenico Marchetti, dell’Ufficio regionale
per la conservazione dei monumenti della provincia di Roma, e l’architetto
Pietro Bencivenga di eseguire una perizia sui lavori di conservazione della
fortezza.
I restauri, illustrati in una relazione con disegni, vennero divisi in tre categorie.
La prima comprendeva la pulizia e l’estirpazione della vegetazione esistente
sui muri; il rifacimento della catena spezzata del torrino, (di cui c’è ancora
traccia del pezzo), la ripresa e protezione con bugne di travertino degli angoli
del recinto esterno sporgenti sul mare, le cui condizioni costituivano una seria
minaccia per la stabilità del monumento.
23
Rocca asturae
Nella seconda categoria rientrò la costruzione della scogliera di massi ai piedi
della cannoniera , nonché la sottofondazione con muro in calcestruzzo, previo
l’impianto di una paratia allo sperone angolare che sporge sul fianco sinistro
della porta principale d’ingresso alla torre.
Inoltre il restauro dei paramenti a cortina esterna con fodere e riprese di muro
tanto nell’uso che nell’altro genere di materiali, cortina laterizia o pietra,
accompagnando ed imitando con accuratezza e diligenza la struttura preesistente.
Infine la ricostruzione della pavimentazione in cocciopesto della terrazza che
copre le volte dei ridotti del baluardo principale.
Nella terza categoria infine rientrarono i lavori di riparazioni dei paramenti,
degli infissi, dei pavimenti in generale della sistemazione nell’interno dell’edificio.
L’importo dei lavori ammontò a 16.242 lire e ventidue centesimi.
È stato rinvenuto un progetto della famiglia Borghese di sopraelevazione della
cannoniera per avere ancora vani abitabili a disposizione, e il piano terra
trasformato in soggiorno, il progetto porta la data del 1912, ma non fu mai
realizzato.
Nel 1888 viene fondato il Primo Centro Tiro del Regio Esercito e quindi
espropriata tutta quella vasta area che è pervenuta intatta fino ai nostri giorni,
ma era ancora esclusa l’area della pineta e del Castello.
Nel periodo di proprietà dei Borghese il castello è stato spesso affittato, come
per esempio al barone Fassini, che eseguì anche dei lavori all’interno, e recentemente al ex presidente del CONI Giulio Onesti.
Gli interventi eseguiti dai Borghese per rendere il Castello abitabile sono
certamente discutibili poiché non ispirati dalla ricerca storica, ma da esigenze
strumentali per lo scopo di cui sopra.
La creazione di un bagno, con tre porte ( diconsi 3) e con tanto di vasca in un
locale che serve d’accesso alla sala del primo piano, lascia interdetto qualsiasi
visitatore.
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Figura 18 - Foto d'epoca
La cucina adiacente al locale bagno suddetto, a cui è stata portata l’acqua dolce
con un sistema di tubazioni zincate, parte sotto traccia parte visibili, lascia
alquanto perplessi.
Per non parlare poi del Caminetto intonacato al secondo piano, o delle fontanelle poste sui bastioni, riciclando le acquasantiere della chiesetta, (in marmo
bianco di Carrara, oggi irrimediabilmente distrutte) che una volta sorgeva là
dove oggi esiste la villa detta “dei finanzieri”.
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CASA DEI FINANZIERI O LA
“FINANZIERA”
Tale villa costruita dai Borghese sul
perimetro della vecchia chiesetta , ha
avuto un utilizzo di supporto abitativo al castello e di residenza del
guardiano e guardiacaccia, che aveva
delle baracche per allevamento di
animali.
Mentre fino al secolo scorso esisteva
una chiesa che Giovan Battista Cingolani nel 1689 descriveva così:” Su
la riva del mare , vi è la chiesa dove si
celebra la messa ogni festa di precetto, per uso non solo del Torriero, e
soldato, ma anco de marinari e viandanti che sogliono approdare sotto
la torre, che a guisa di porto si terra”.
La chiesetta fungeva nell’800 da
Cappella della famiglia Borghese.
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Il MINISTERO DELLA DIFESA ACQUISTA L’AREA
Dal 1984 Il Ministero della Difesa per garantire la sicurezza del poligono di
tiro militare di Nettuno, ha acquisito l’intera area compreso il Castello e la
pineta. L’ex capo Sezione Demanio, Geom. Vito Achilli, curò le procedure per
l’esproprio, l’acquisto dell’area e la presa in consegna del bene.
Nella perizia di stima, oltre ad un breve cenno storico sull’importanza che ha
avuto il Castello, si cita l’attuale proprietario che è la Società “ La Torre” di
Migliarucci Rita e C.- Via Carlo Conti Rossigni n°26 – Roma.
La proprietaria afferma di aver acquistato il castello e altri immobili, rilevando
le quote della S.p.A. Torre Astura i cui beni erano stati pignorati da alcune
banche creditrici.
Segue una descrizione dettagliata dei luoghi e del castello nelle sue parti costituenti, dello stato di conservazione dell’immobile .
Il geometra Achilli, descrivendo gli interni della Torre pentagonale, afferma
che non esistono affreschi o statue, l’unico elemento di una certa importanza
è una iscrizione graffita, su una parete interna della torre all’altezza della porta
di ingresso .
Nell’iscrizione si legge: “Io Gioseppe Segneri- fui castellano- della Torre
d’Astura- com(anda)to primo dicembre l’anno 1661.”
Purtroppo durante i lavori del 1999 , l’intonaco interno dei muri della torre è
stato asportato e l’iscrizione è andata perduta.
Seguono considerazioni su come veniva gestito il complesso dal punto di vista
dei servizi (acqua).
Dal conteggio effettuato il volume dell’immobile è di circa 11.014 mc.
In ultimo la valutazione estimativa per cercare di stabilire un prezzo di mercato del bene. Scartati alcuni sistemi di valutazione, da buon funzionario dello
Stato esprime la sua perplessità che un tale complesso possa essere ristrutturato per ricavarci miniappartamenti o un albergo, magari ci vedrebbe un ristorante di un certo tono, che però incontrerebbe l’ostilità degli enti pubblici e
della Soprintendenza ai monumenti, ….MA Và!!.
Alla fine sentito il parere dell’ufficio tecnico erariale dichiara che in questi casi
le costruzioni vengono valutate dalla 30 alle 50 mila lire il mc. Vuoto per
pieno.
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Tutto ciò premesso, si valuta il castello di Torre Astura a L. 30.000 al mc vuoto
per pieno, per un importo totale di L.330.000.000 (trecentotrenta milioni).
A cui vanno aggiunti il valore del terreno che porta alla cifra finale di L.
330.358.400.
Figura 19 - Veduta aerea da est
STATO DI FATTO
In questi ultimi 20 anni il sito è stato protetto, dalla presenza dello stabilimento militare e del relativo poligono, si sono così evitati danni derivanti
dalla moderna agricoltura meccanizzata e dall'abusivismo edilizio.
Quello che invece non si è potuto arrestare è il degrado dovuto agli agenti
atmosferici, al moto ondoso ed al vandalismo sempre imperante.
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Per quanto riguarda il degrado nel 1999 il Comune di Nettuno e la Provincia
di Roma, fecero preparare dallo Studio Valle Progettazioni, un progetto di
tutela ambientale e marina di Torre Astura. Opere di restauro e consolidamento.
Con un finanziamento di un miliardo e duecento milioni di lire, furono effettuati interventi volti perlopiù a sanare le parti con più urgente bisogno di
lavori, parliamo dei muri di cinta, della cannoniera, dei bastioni, interessando
una superficie muraria di circa 1800 mq.
La modesta cifra d'appalto, fu dunque spesa per i lavori urgenti al castello, non
interessando affatto le persistenze archeologiche e l’ambiente circostante.
Sempre nel 1999, la MODIMAR fu incaricata dal Comune di Nettuno per la
formazione di una scogliera a difesa del Castello.
Il progetto di tutela ambientale e marina consiste essenzialmente in una
scogliera per la difesa del Castello dall’azione del moto ondoso.
La scogliera è disposta ad arco così da assicurare la protezione dai marosi
provenienti dal settore compreso fra le direzioni da ovest a sud.
Non è stato possibile estendere la scogliera sul lato sud-est in quanto essa
ricadrebbe sui resti in parte affioranti del porto romano che costituiscono essi
stessi già una difesa al moto ondoso.
Con questa operazione si è riusciti ad abbattere del 58% il moto ondoso.
Si è dovuto intervenire nel 2001 con un puntellamento provvisorio sul lato
nord-est della torre poiché una brutta crepa minacciava il collasso della muratura ed anche gli altri lati della torre presentavano lesioni in più punti (anche
passanti).
Con i lavori di rifacimento del tetto nel '99, sono state usate putrelle in acciaio
e sono stati formati cordoli di calcestruzzo armato, che con il loro peso hanno
gravato sui muri della torre che ne ha risentito.
Le vaste crepe erano il campanello d’allarme che ci chiamava ad intervenire al
più presto per fermare un imminente disastro.
Sarebbe stata la terza distruzione che Torre Astura nella sua travagliata storia
avrebbe avuto.
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DANNI
Per quanto riguarda i danneggiamenti e il vandalismo, si è rilevato infatti che
il sito è costantemente meta di bagnanti una parte dei quali incuranti della
cartellonistica di divieto, non hanno rispetto della presenza archeologica.
Nella fattispecie da parte mare , nella stagione estiva e nei fine settimana si
notano alla fonda, nei pressi del castello, numerose imbarcazioni attratte dalla
bellezza del sito.
Nulla da eccepire, se non fossero causa di comportamenti molto poco rispettosi dell’ambiente.
Nonostante i divieti ed i cartelli che proibiscono l’ingresso al sito, la gente
entra ugualmente e pianta il suo bell’ombrellone tra le pietre della peschiera
contribuendo giorno dopo giorno al degrado della stessa.
Per non parlare dei sub e dei pescatori di frodo, tempo fa la capitaneria di
porto di Anzio, mi informava che alcuni individui stavano trafugando anfore
antiche dal porto romano.
Si assiste quindi inermi all’opera di questi mascalzoni impenitenti che compiono giornalmente le loro rapine.
Ecco una ragione in più affinché il
complesso sia controllato giornalmente da persone preposte a riguardo. Ad aggravare la situazione ci
furono, già nel lontano 1963, le
riprese del film Cleopatra, che per
allestire la scenografia necessaria
attuarono lavori con l’ausilio di
mezzi pesanti e ruspe causando così
danni irreversibili e gravissimi al
sito.
MARZO 2004
Alla luce di questi fatti , ho cominciato a occuparmi della messa in sicurezza
del castello, la prima cosa da fare era di dotarmi di un rilievo preciso del
manufatto, per avere così uno strumento valido per ogni lavoro di restauro.
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Il prodotto che ne è scaturito , è stato oggetto di uno studio accurato a cui è
seguito un primo approccio grafico di restauro.
Figura 20 - Pianta del piano terra
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Progetto di resturo conservativo e rivelativo di Guido Giani
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STATO FUTURO
Pianta Piano Terra
Pianta Primo Piano
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STATO FUTURO
Pianta Secondo Piano
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Pianta TerzoPiano
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STATO FUTURO
Pianta Coperture
Sezione
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STATO FUTURO
Prospetto Nord
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Prospetto Ovest
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STATO FUTURO
Prospetto Sud
Prospetto Est
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Planimetria insulare
La fattura del lavoro e la volontà di rendere pubblico il progetto, vista l’importanza della materia affrontata , ha fatto scaturire l’idea di una mostra – conferenza, che si è tenuta il 05 luglio 2004, presso l’U.T.T.A.T. di Nettuno, a cui
sono stati invitati gli enti interessati e le autorità civili e militari.
Il 20 luglio è stata organizzata una replica presso il Comune di Nettuno.
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In quella sede hanno preso forma accordi di programma per la tutela ambientale dei beni culturali, in armonia con le esigenze della difesa operata dalle
strutture militari.
L’accordo di programma raggiunto, consiste nel recupero del Castello di Torre
Astura nell’ambito delle sinergie tra enti attivate al fine di ottimizzare la tutela
del sito di interesse comunitario .
Considerato l’ingente valore storico-archeologico e d’immagine del manufatto in oggetto che lo colloca tra i monumenti più importanti del mondo.
I funzionari intervenuti hanno espresso la necessità di ottenere dei finanziamenti per l’attuazione del programma di recupero e salvaguardia del sito.
In ultima analisi , la proposta unanime che ci ripromettiamo per Torre Astura
e il suo territorio è un'apertura al pubblico protetta e controllata , con visite
naturalistiche guidate, in sicurezza, come succede già per oasi o parchi come
quello dell’Uccellina, di Ninfa , di Tor Caldara, con una gestione seria ,
Figura 21 - Prospettiva da sud est
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competente e rispettosa eppure non passiva sul piano economico, controllata
dagli enti preposti e dai proprietari.
LAVORI E SCOPERTE
Il lavoro di ricerca è continuato con la collaborazione e i consigli della Soprintendenza ai beni archeologici e architettonici, che ha concesso le necessarie
autorizzazioni, affinché si potessero effettuare i lavori.
Si è compilato il progetto per la messa in sicurezza della Torre Pentagonale, le
risorse finanziarie sono arrivate anche grazie alla sensibilità dimostrata dai
Comandi Superiori .
Attraverso collaborazioni e consigli di professionisti esterni, si è deciso di
usare nuove tecnologie per il restauro delle murature.
Non è questa la sede per elencare tali tecniche specialistiche, ma va detto che
queste applicazioni innovative risolvono egregiamente ogni problema statico
di edifici storici. Le fibre di carbonio, oltre ad essere leggerissime, quando
solidificano hanno la stessa resistenza dell’acciaio. Le barre si possono inserire
nelle murature degradate ed i vari elementi in carbonio, quali le fasce e i fiocchi, opportunamente collegati tra di loro fino ad ottenere una armatura leggera perfettamente invisibile e duratura nel tempo.
Nel progetto figurano 4 cinte murarie che stringono la superficie esterna delle
murature perimetralmente e, in corrispondenza dei solai per quanto è possibile, ne impediscono le deformazioni dovute dal degrado o ad eventi sismici.
Le barre di carbonio hanno invece la funzione di tener saldi tra loro le piattabande delle finestre, i muri a martello e fungono da collegamento nelle interruzioni delle fasce. Le malte poi, per aggregare i mattoni e le pietre, sono
particolari poiché presentano una notevole resistenza all’aggressione della
salsedine marina, delle acque piovane o di risalita, dei cicli di gelo- disgelo,
delle reazioni alcali e attacco di sali solfatici.
Finito il lavoro si potranno passare più mani di una finitura impregnante,
idrorepellente, incolore e traspirante che proteggerà per molto tempo tutta la
superficie trattata.
Il risultato è che ora la torre può ritenersi consolidata e non c’è più l’urgenza
dovuta al pericolo di crollo.
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Figura 22 - Inserimento fascia di carbonio
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Figura 23 - Prospettiva spaccato da nord est
Le visite al complesso continuano durante i lavori, e un bel giorno, calata una
lunga scala nel locale che si pensa sia stato l’alloggiamento dei soldati, per
intenderci quello sotto i bastioni del lato nord del Castello, con mio sommo
stupore, alla luce di una lampada, mi sono imbattuto in due scoperte eccezionali.
Parlo di scoperte perché di tutti i testi da me letti , nessuno parla di questi
particolari.
Tra le varie aperture presenti sul muro di tamponamento interno scopro un
caminetto e un forno di straordinaria bellezza.
Come dicevo il locale è lungo circa 20,00 metri e largo 3,00, con una altezza
di 7,40 dotato di qualche apertura che ne consente l’arieggiamento.
Un certo signor Petitto ci dice che vi furono alloggiati fino a :”24 homini…..quali pernottano dentro la detta torre….”.
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Quindi era necessario per queste persone riscaldarsi e mangiare, infatti a
quota + 1,70 s.l.m. c’è un caminetto ancora ben conservato, che avrà avuto la
sua cappa che incanalava il fumo attraverso un passaggio nella muratura che è
visibile tutt’ora a quota pavimento del cortile superiore.
Ma la scoperta più bella è stato il forno a quota più alta rispetto al caminetto,
facendoci pensare che il locale sopracitato doveva avere un piano intermedio.
Il forno si presenta in
condizioni
ottime,
soprattutto nella volta in
pietra ancora intatta.
Le dimensioni enormi
del forno di circa 3,00
metri di diametro, fanno
pensare che fosse utilizzato per uso alimentare,
(pane,cacciagione, ecc.).
Attraverso la quota di
imposta si può risalire al
periodo di costruzione e
Figura 24 - Bocca del forno
quindi azzardare l'ipotesi
che fosse funzionante già
sotto i Frangipane.
Anche in questo caso uno
studio accurato dei resti
potrà farci capire meglio
la storia di questo manufatto che non finisce mai
di stupirci.
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Figura 25 - Volta del forno
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Disegno tecnico della volta del forno
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EVENTO CULTURALE DEL 24 GIUGNO 2006
Da più parti mi giungevano suppliche affinché si potesse dare un’occhiata
dentro il castello. Così visto che ormai i lavori di messa in sicurezza erano stati
eseguiti, che i piazzali erano stati puliti, che i nidi degli uccelli erano stati
rimossi, che insomma tutto collimava per una eventuale prima apertura eccezionale mi adoperai per organizzare questa giornata. L’invito oltre ai colleghi
d’ufficio fu esteso a tutte quelle persone desiderose di conoscere il castello, tra
cui gli stessi abitanti di Nettuno , che mai in vita loro erano entrati in quel
luogo simbolo della loro città.
Le adesioni sono state talmente tante che c’era il timore che il castello non
potesse contenere una tale folla.
Quindi limitammo le iscrizioni a un centinaio di persone, anche per motivi di
sicurezza, proponendoci di organizzarne delle altre simili in seguito.
Spiegando e raccontando la storia della torre, la gente intervenuta ha espresso
riconoscenza alla organizzazione dell’evento ed ha auspicato che i tempi di
una apertura liberalizzata siano prossimi.
Questo è quello che mi auguro affinché si crei un interesse sempre maggiore
che metta in movimento solo le iniziative serie e ufficiali che determinino
l’uso pubblico dell’intero sito, che merita di essere conosciuto universalmente.
C’è da dire per onor del vero che il sito si è mantenuto integro per oltre un
secolo grazie al Ministero della Difesa. Ma altre parti del castello sono seriamente lesionate, a questo proposito all’epoca mi detti da fare per sensibilizzare
gli alti comandi sull’urgenza di interventi di consolidamento, ma nel giugno
2007 mi risposero telegraficamente che «L’attuale contesto finanziario non
consente soddisfacimento esigenza questione.»
Allora pensai di chiedere ad altre istituzioni tra le quali il FAI, Fondo Ambiente Italiano, il quale non era neanche al corrente dell’esistenza di Torre
Astura. La presidentessa guardando le foto che le avevo portato mi disse che
erano interessatissimi al sito. A patto che il Ministero della Difesa avesse dato
in concessione per 19 anni (rinnovabili) l’intero sito. Il FAI avrebbe in sinto-
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nia con la soprintendenza BBAA eseguito i restauri necessari con le donazioni
di cui dispone, e tramite apposita gara pubblica affidato la struttura ad una
cooperativa di giovani volenterosi del luogo, che lo avrebbero reso fruibile al
pubblico e al turismo di massa. Mantenendo integro il manufatto con i
proventi degli ingressi. Ma neanche questo fu accettato dagli alti comandi
militari che ne ribadirono l’uso di poligono di tiro. Nel 2009 andai in pensione
e quindi persi ogni ascendente sul lavoro di salvataggio del sito.
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