IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze ANNO XXI - NUMERO 16 (nuova serie) GENNAIO-APRILE 2001 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IN QUESTO NUMERO di Raffaele Salvante 3 Viaggio di studi a Calitri 4 Fondato nel 1981 Parco Letterario “Francesco De Sanctis” 5 Sito Internet - http://dinonet.it/calitrano E-mail: [email protected] 6 Direttore Raffaella Salvante Rocco Polestra Uomo, medico, politico Il Cronista Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante La polemica sui Marchesi di Calitri di P. Gerardo Cioffari O. P. 8 Riflessioni sulla pace Saverio Bardi 11 I Luoghi di Calitri - 2 Emilio dott. Ricciardi 12 Foto Flash Racconti IL GIUBILEO Tutto il mondo gioirà quando la porta si aprirà. Darà felicità, gioia, amore, libertà. Quel giorno sarà ricordato negli anni, nei secoli, nei millenni, per sempre. Gesù porterà luce e amore per farci prendere la strada giusta, la strada della felicità. Tutti gioiranno neri, gialli, bianchi e pellirosse. Sarà il giorno più bello di tutta la nostra vita. Il razzismo sparirà e l’uguaglianza ci sarà perché Gesù dà felicità. La piccola Enza Metallo Dalla Germania RICORDA CHE LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE ANNO XXI - N. 16 n.s. Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Sconfiggere l’indifferenza IN COPERTINA: L’ARCO DI ZAMPAGLIONE con il suo caratteristico tunnel che sbuca più avanti in via Pasquale Berrilli di fronte al palazzo rosso che si vede in fondo appartenuto alle sorelle Rinaldi ed oggi sede della Biblioteca Comunale. Il palazzo baronale è carico di storia perché da sempre appartenuto alla famiglia Zampaglione che insieme ai Tozzoli e ai Berrilli si sono contesi, per anni, la leadership nel nostro paese. Basta rivedere le strade, le case, i luoghi della nostra fanciullezza per riandare col pensiero agli indimenticabili ricordi dell’infanzia. IL CALITRANO di Teresa prof.ssa Di Maio 13 Lettera al Direttore 14 LA NOSTRA BIBLIOTECA 16 VITA CALITRANA 18 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 19 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 BUONA PASQUA 2001 Signore ti preghiamo per il pane di ogni dì, per chi vive e per chi muore, per chi piange in mezzo a noi, per chi ha il cuore vuoto, per chi, ormai, non spera più, per chi amore non ha visto mai Segreteria Martina Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160.6 CAB 2800 Chiuso in stampa il 27 marzo 2001 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 TROPPE SONO LE URGENZE, NON SI PUÒ RESTARE INSENSIBILI SCONFIGGERE L’INDIFFERENZA Non possiamo cullarci irresponsabilmente in una sensazione di forzato appagamento ed ancor meno indurci ad un atteggiamento di comodo disimpegno, ma bisogna rendere concretamente operativo il ricco patrimonio di valori che abbiamo avuto in eredità. onvivere, o meglio divenire una “comuC nità” che condivide il lavoro, i servizi elementari, la sicurezza e così via, richiede grandi sacrifici che hanno il merito di costruire un vero, autentico cammino di civiltà. La non accettazione di questi sacrifici manifesta l’inquietante e pericolosa emarginazione che genera offesa alla giustizia e alla civiltà dell’uomo, e, purtroppo, può innestare comportamenti gravemente lesivi di ogni morale. Infatti, non ci si può nascondere che il cumulo dei bisogni e delle situazioni disperate è crescente e supera le energie e le possibilità di qualsiasi organizzazione, anche la meglio organizzata; per cui la sfida diventa grandemente impegnativa: l’accoglienza reciproca dell’altro è un severo banco di prova dell’autenticità dell’amore cristiano, capace di proporre gli orientamenti etici che presiedono a ogni retta soluzione dei problemi umani e sociali. Comunque, edotti dai troppi errori e dalle numerose deviazioni del passato, bisogna mirare piuttosto a una responsabile presa di coscienza collettiva dei problemi, sicuri che il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo, lungi dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più stringente. Infatti, il nostro mondo entra nel nuovo millennio carico delle contraddizioni di una crescita economica, culturale, tecnologica, che offre a pochi fortunati grandi possibilità, lasciando milioni di persone non solo ai margini del progresso, ma alle prese con condizioni di vita molto al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana. Se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà, lo scenario delle precarietà può allargarsi indefinitamente investendo anche gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, all’insidia della droga, all’abbandono nell’età avanzata o nella malattia, all’emarginazione o alla discriminazione sociale. Stiamo assistendo e partecipando ad una grande, dissennata abbuffata nel corso della quale tutti i valori sono andati dispersi, tutte le regole calpestate, tutti i rapporti imbarbariti; una società che appare affascinata dal provvisorio, dall’effimero, dallo sperimentale mentre la gran parte dei cittadini, con una inescusabile leggerezza, vive nella pigrizia e nel disinteresse. L’agonia di un sistema politico logorato dalla inefficienza, una società che smarrendo l’etica dei doveri e abbracciando quella dei desideri, si aggira smarrita fra le sottili e seducenti provocazioni del benessere, del successo e del potere ad ogni costo, ha urgente bisogno di autentici promotori di valori spirituali e morali per evitare tutto ciò che può ledere la famiglia e quindi la società nella sua esistenza, stabilità, equilibrio, felicità. Basta pensare all’inaugurazione dell’anno giudiziario, una inutile e comica cerimonia che si ripete ogni anno e ogni volta è un piangersi addosso perché nulla funziona, ma, ciononostante, si continua a restare prigionieri del passato, senza alcuna operosa iniziativa di riforma sostanziale, per una giustizia equilibrata, trasparente, efficace e credibile; basta pensare, come abbiamo già detto altre volte, ai moderni negrieri del sesso e dell’emigrazione che non solo schiavizzano minorenni per l’indegno mercato del sesso e sfruttano la voglia di libertà e lavoro di tanta povera gente, ma continuano ad introdurre grosse quantità di droga e di armi in una società come la nostra sempre più senza regole e con una libertà senza limiti diventata un potere incontrollabile, senza che ci sia la volontà politica di approntare leggi capaci di arginare questi tristi fenomeni., in parole povere assistiamo al vuoto dello Stato… E per ritornare più vicino al nostro Meridione, basta leggere le 250 pagine che la Corte dei Conti, con delibera n. 5/2001/G – Sezione di Controllo – Collegio III – Adunanza del 01.12.2000 ha scritto dopo venti anni, rendendo pubblici i dati della vergognosa gestione dei fondi della legge 219/81. Tutti sapevamo, 3.500 miliardi sperperati, ma le numerose proteste, le denunzie non sono valse ad arginare questo sfrontato assalto ai finanziamenti pubblici e quel che è peggio non c’è nessun colpevole! Chi paga queste ruberie? Il solito Pantalone! 3 Un retaggio ancora più grave è il sentimento di sfiducia, di insicurezza, di precarietà in cui vive il cittadino, confuso dall’idea, consolidata e diffusa, che non si possa avere vera giustizia: una lenta, quasi indolore deriva che spesso – purtroppo – ci vede testimoni assenti, silenziosi e sempre più spesso omertosi per paura. Invece, proprio ora deve essere l’ora di una “nuova fantasia della carità” che invece di rischiare di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone, si manifesti non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione, intesa come lievito di speranza per il futuro. Soltanto una grande mobilitazione di intelligenze, di energie, di opinione pubblica che non tenti soltanto di bendare le ferite, ma agisca con una lunga, lenta, profonda e perseverante opera di rinnovamento, può costituire una sfida feconda con una testimonianza silenziosa, operante, efficace, capace di portare energie alla ricerca di un futuro più umanizzato. Una buona e costante predisposizione alle valutazioni sagge, equilibrate e alla pazienza farà sì che il senso del dovere non sia mai confuso con uno scoraggiante rigorismo e che l’amore comprensivo non si trasformi in remissiva debolezza; evitando, perciò, da un lato un comportamento troppo passivo che non promuove il dialogo, e dall’altro un’invadenza eccessiva che può bloccarlo. Siamo debitori verso la società - ma essenzialmente verso i giovani - di un significativo esempio di come si debba ancora e più che mai, in un mondo che pare sempre più scostarsi dai valori umani, coltivare gli ideali di solidarietà in una difficile ma coerente pratica quotidiana. Solo la speranza cristiana, vissuta ed operante sempre, riuscirà a far superare la tentazione dello scoraggiamento per aprirci a un futuro più a misura d’uomo, anche se il sentiero del bene non è sicuramente facile o agevole. Raffaele Salvante IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 DALLA GERMANIA VIAGGIO DI STUDIO A CALITRI 28 ottobre - 3 novembre 2000 sperienza fortemente positiva è stato il viaggio di studio a Ecultura Calitri per i 9 ragazzi che frequentano i Corsi di Lingua e italiana gestiti dal CO.AS.SC.IT. di Friburgo in Bri- e, grazie alla disponibilità del personale docente e non docente dell’Istituto, realizzato il giovedì 2 novembre. Sulla via del rientro all’hotel, passando per il centro storico, i ragazzi sono stati colpiti, molto piacevolmente, dalla gentilezza ed ospitalità di un’anziana signora che ha permesso loro di visitare la sua caratteristica casa scavata nella roccia tufacea tipica delle case calitrane del centro storico. Il martedì 31 una bella esperienza per i miei studenti è stata la gita a Napoli, insieme ai ragazzi della 5^A dell’Istituto Tecnico Commerciale e alla 5^B del Liceo Scientifico e una piccolissima rappresentanza dell’Istituto d’Arte. L’escursione è stata magistralmente organizzata dal prof. Di Guglielmo, che ha saputo dividere bene la giornata dedicando tutta la mattinata alla visita della Certosa di S. Martino, al Palazzo Reale e al Maschio Angioino ed il pomeriggio allo shopping in via Roma e in via Chiaia. La capacità organizzativa del prof. Di Guglielmo è dimostrata anche dal fatto che è riuscito, per la prima volta, a coinvolgere in una gita classi dei tre Istituti superiori di Calitri. L’escursione a Napoli per i miei studenti è stata il punto forte di tutta la vacanza-studio, essi hanno molto apprezzato i monumenti visitati, riuscendo anche a capire il linguaggio tecnico usato dalla guida, ed hanno apprezzato tanto, se non di più, il pomeriggio. Il mercoledì 1 novembre c’è stata l’escursione a Melfi con visita al Castello e al Museo annesso, alla Porta Venusina e alla Cattedrale. Molto piacevole è stata anche la visita ai laghi di Monticchio. Il giovedì 2 con le attività di laboratorio all’I.S.A. e una capatina al mercato settimanale, si è concluso il viaggio-studio tra addii, lacrime e promesse di contatti telefonici e postali da parte dei ragazzi, promesse che tutt’ora vengono mantenute. Saverio Mangione sgovia (Germania) perché hanno potuto mettere in pratica, in un contesto tutto italiano, le competenze comunicative e culturali acquisite negli anni di frequenza ai corsi suddetti. Il viaggio di studio è stato voluto e finanziato dal CO.AS.SC.IT. in collaborazione con l’Istituto Secondario di Istruzione Superiore di Calitri nella persona del prof. Luigi Di Guglielmo che ha organizzato il piano di lavoro del viaggiostudio. I nostri ragazzi provengono da varie cittadine del sud della Germania, tra loro quindi non si conoscevano, la loro conoscenza, tramutatasi subito in amicizia, è nata sull’autobus durante il viaggio. La mattina del 29 ottobre siamo arrivati a Calitri ed abbiamo avuto un’ottima sistemazione all’Hotel “Ambasciatori” dove abbiamo ricevuto il benvenuto dal prof. Di Guglielmo e da una rappresentanza degli studenti dell’Istituto d’Arte. I ragazzi hanno subito fraternizzato decidendo di trascorrere il pomeriggio passeggiando per il centro di Calitri dopo aver visitato il Comune, accolti da una rappresentanza dell’Amministrazione comunale ed il Palazzo di proprietà del barone Zampaglione che con raffinata cortesia ci ha concesso di visitare il suo palazzo che ha notevolmente affascinato i miei studenti. Il lunedì 30 i ragazzi hanno visitato l’Istituto Statale d’Arte girando per le classi ed i laboratori avendo anche modo di parlare sia con i professori che con gli alunni dell’Istituto d’Arte “S. Scoca”. I miei studenti sono rimasti talmente affascinati dalle attività di laboratorio, specialmente pittura su legno e lavorazione dell’argilla, che hanno espresso il desiderio di poter praticare anche loro queste attività. Il desiderio è stato accolto Website dei Calitrani in America For those of you who do not know Italian and wish to learn about the history and rich culture of your Calitran heritage, there is an English-language website “Calitrian Connections” at http://freepages.genealogy.rootsweb.com/ -calitri/Calitri/Index.htm on the Internet. This website, put together through the shared efforts of Calitran-Americans, continues to grow with articles on everything calitrana. If you are interested in the history of Calitri, seeking the ship which transported your roots to the U. S., or are climbing your family tree… or, perhaps, you simply want to savor the traditions of your ancestral home, access the above mentioned website. Napoli 31 ottobre 2000, gli studenti provenienti dalla Germania, accompagnati dal prof. Saverio Mangione e la signora Sonia Lepre, insieme al prof. Luigi Di Gugliemo, in un momento di pausa davanti al Maschio Angioino a Napoli. 4 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 PARCO LETTERARIO “FRANCESCO DE SANCTIS” viaggi sentimentali avvengono ogni “I qualvolta uno di noi parte lungo un itinerario ideale e talora misterioso, accompagnato da un sentimento prevalente, da un desiderio di incontrare, gustare, conoscere, attraversare un ambiente che per qualche ragione abbiamo sognato di raggiungere, anche solo per alcune ore”. Al vespro (ore 17.00) di martedì 1° agosto 2000 ci siamo ritrovati allo scalo ferroviario di Morra, invitati dal Presidente del Parco Letterario “Francesco De Sanctis” per ripercorrere in treno il viaggio sentimentale che l’illustre irpino fece nel 1875 nel “Viaggio elettorale”. Suggestiva l’attesa e l’arrivo del treno, composto da carrozze d’epoca, proveniente da Lioni e diretto a Calitri. Un banditore attira l’attenzione dei convenuti e un cantastorie legge col megafono alcuni passi del De Santcis che, a risentirli in quell’affascinante ambiente fecero sognare cento anni di storia. Appena saliti sulle carrozze con i sedili di legno, un suonatore di organetto ci intrattenne piacevolmente con musiche folcloristiche e popolari; intanto, il caldo, la musica e il rumore del treno costringono i passeggeri ad affacciarsi per un bisogno d’aria e ai loro occhi si presenta il paesaggio biondeggiante e quasi incantato della valle dell’Ofanto e quello collinare di Conza, Cairano, Sant’Andrea, Calitri e Pescopagano. Giunti alla stazione procediamo per Calitri in autobus dove ci accolgono “ngimma cort’” o piazza della Repubblica l’assessore alla cultura prof.ssa Paola Pignataro e due ragazze in costume “cu lu p’zz’ll’”; attraversiamo, poi il tunnel del Municipio per visitare l’antica chiesa dell’Annunziata, mentre il banditore richiama l’attenzione della folla. Dal balcone del palazzo Rinaldi (oggi biblioteca comunale), l’attore Giovanni Turco – che impersona Francesco de Sanctis – declama la pagina del De Sanctis su “Calitri la Nebbiosa”, contemporaneamente una classe di bambini gioca nei vicoli “a l’accuvatura” a simboleggiare la vita e l’arrivo del progresso…” e forse un giorno qualche fortunato mortale scriverà un nuovo capitolo intitolato: Il sole di Calitri”; così il De la chiesa dell’Immacolata Concezione; momenti di grande emozione accompagnano e scandiscono questo straordinario viaggio nel “tempo perduto”… pardon, passato, e le prime ombre della sera ci riportano a fatica al tempo presente. Ancora storditi dalla nostalgia, i trecento convenuti ripartono con gli autobus per la stazione dove li aspetta il treno per Morra; il viaggio sentimentale termina nel piazzale retrostante lo scalo ferroviario di Morra De Sanctis con il ringraziamento delle Autorità, ma la festa prosegue con musiche e balli fino a notte fonda con la degustazione di vini e di prodotti tipici locali. Le iniziative in progetto Roma, 13 gennaio 2000, i coniugi Vito Nicola Di Maio e Concetta Mottola davanti alla basilica di S. Giovanni in Laterano in occasione dell’anno Santo 2000. Sanctis nel 1875 esortò i giovani di Calitri a superare qualsiasi forma di scetticismo, ad impegnarsi, ad agire cercando di modificare la realtà della terra irpina. Dopo la rappresentazione gli autorevoli ospiti visitano il centro storico, la casa natale dell’On.le Prof. Salvatore Scoca “Avvocato Generale dello Stato” e Venezuela, Chacao Pasquetta 1955, da sinistra: Salvatore Cristiani, Pasquale Cristiani, Pietro Zabatta, Nicola r’ la quequa, Giovanni Russomanno (prendi una pasta); davanti: Antonio Zazzarino e Michele Panniello. 5 Per l’immediato futuro i gestori del Parco stanno lavorando alla preparazione delle seguenti iniziative un Seminario di studi desanctisiani da tenere in gennaio a Lacedonia, in collaborazione con l’Istituto Magistrale (istituito dal De Sanctis e a lui intitolato) e con il Liceo Ginnasio di Sant’Angelo dei Lombardi. Il seminario, centrato sulla critica letteraria di ispirazione desanctisiana e sull’evoluzione delle teorie letterarie, costituisce anche una sorta di preparazione al programmato Certamen che si terrà agli inizi di giugno 2001; • un evento musicale a Lacedonia, in linea con quelli tenutisi ad agosto e in concomitanza con il Seminario di studi; • l’inaugurazione ufficiale della Biblioteca di Poesia e del Caffè Letterario nel Castello di Bisaccia, con un altro incontro di lettura con scrittori (tra dicembre e gennaio); • un corso di cucina tradizionale (entro gennaio) a Morra De Sanctis e/o presso aziende agrituristiche di Guardia dei Lombardi sulla lavorazione del maiale; • un Viaggio sentimentale, a Morra in marzo; • un corso di danze tradizionali a Calitri nel mese di febbraio; • iniziative legate alla mostra interattiva “Le ruote quadrate”, nella primavera prossima. Vito Alfredo Cerreta IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 ROCCO POLESTRA Un uomo, un medico, un politico, un grande benefattore resso i locali dell’ex ECA a Calitri, Pcollaborazione domenica 19 gennaio 2001 con la del Circolo Aletrium, della Pro Loco e del Circolo Professionisti, l’ottimo avvocato Vito Zarrilli ha presentato, ad un folto pubblico, il volume postumo “Cantastorie” del mai troppo compianto dottor Rocco Polestra, che per un lungo arco di tempo esercitò un ruolo non secondario nella vita politica, civile e culturale di Calitri e dell’intera provincia e fu un sicuro punto di riferimento per la nostra comunità. Un volume che racchiude cinque novelle ricche di vari riferimenti precisi e connotati sì da offrire un quadro puntuale ed analitico dei diversi aspetti della vita di un piccolo centro dell’Alta Irpinia, che assurge comunque a “specchio” di una realtà più ampia, identificabile certamente con quella di buona parte del meridione d’Italia. La Storia vera, come si sa, affonda le sue radici nella cronaca, nella vita quotidiana della gente comune, per cui si può facilmente cogliere oltre ai di- Calitri 19.11.2000, l’intervento di Francesco Marino Polestra figlio di don Rocco, nato a New York e residente a Boston negli USA, con il tavolo della presidenza composta da Giovanni Rinaldi presidente della Pro Loco, l’avvocato Vito Zarrilli che ha presentato il libro “Cantastorie”, il professore Vito Bozza che ha scritto la prefazione al libro, la dottoressa Vincenza Cubelli in rappresentanza del Circolo Aletrium. versi ambienti descritti, alle diverse circostanze della quotidianità della vita e in particolare alle fatiche dei campi, un humus di valori morali e civili con una serie complessa di problematiche politiche, economiche e sociali che fanno Calitri 19.11.2000, prima fila: Maria Antonietta Polestra, Giulia Adele Polestra, figlia di Francesco Marino, dottor Reggiano di Roma, dottor Antonucci da Torino tutti amici diFrancesco Marino Palestra, seconda fila: amica della sig.ra Marina De Vitis, figlio della signora Marina De Vitis, dottor Roberto De Vitis da Napoli, gli altri tre tutti parenti della signora De Vitis, terza fila: ins. Carlo De Rosa,Antonietta Norillo e il marito generale Michelangelo De Rosa, prof.Antonio Altieri, dietro: Iolanda e Aurora Di Roma,Vannalucy Di Cecca e la madre ins.Alfonsina De Chiara. 6 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 del Polestra un perfetto conoscitore del mondo che rappresenta ed attento interprete della sua ansia di progresso. Perfetto conoscitore delle vicende paesane, Polestra possiede il dono di saperle trasmettere, egli sa “comunicare”, elevandosi a divulgatore chiaro e preciso di personaggi, luoghi e momenti dalla mutante consistenza, porta dell’esercizio della sua professione di medico lo scrupolo e la dignità che gli derivano dalla coscienza adamantina del dovere verso la comunità, dell’impegno civile, del rifiuto di ogni utilitarismo, unisce alla profonda preparazione un gusto sicuro ed una raffinata sensibilità. Una umanità larga e profonda, la semplice cordialità con cui offriva la sua amicizia e faceva superare barriere di età, ruolo, esperienza, sono le qualità oggi tanto rare, che più ce lo fanno rimpiangere; la sua è stata stagione di uomini probi dei quali il mondo di oggi, via via che passano gli anni, sente sempre più viva la mancanza. L’impegno, poi, e la partecipazione alla vita delle istituzioni fu pari alla fede e all’abnegazione verso gli amici e verso tutti coloro che ne avevano bisogno. Generoso e attivo, ricco di calore umano e capace di grandi delicatezze, comprensivo e insieme rigoroso e fermo, a tutti sapeva ispirare simpatia e fiducia; la sua concezione viva ed aperta dell’impegno civile lo portò ad ac- Rocco Polestra, nato a Calitri il 22 novembre 1897 da Francesco medico e da Adele Bruni di Montella, e deceduto a Calitri il 7 agosto 1981. cettare responsabilità e incarichi anche fuori del suo stretto ambito professionale, ricoprendo incarichi politici. Ma al di là di ogni altra lode quello che più colpiva in quest’uomo, in questo medico era il suo amore per la professione che lo portò ad esercitare in veri e propri tuguri dei delicati interventi, sempre a favore di gente povera che non aveva alcuna possibilità di pagare le sue prestazioni e che lui, il medico, non umiliò mai, anzi aiutò in vari modi. Chi scrive ha ricordi indelebili di alcuni fatti che risalgono a circa 50 anni fa, quando di notte andava in com- pagnia di qualche adulto a bussare alla porta di do’ Rrocch’ – con questo nome veniva generalmente chiamato – per improvvise urgenze mediche e dopo ore di lavoro sentirlo rispondere alla falsa domanda: “quand’ ven’ il disturbo?” (perché comunque non c’erano soldi da dare) non vi preoccupate, pensate a star bene, so’ io chi mi deve pagare per voi. Se ognuno guarda alla propria esperienza, quante volte un fatto, un luogo, una persona ha rappresentato un dono, cioè qualcosa di inaspettato e illuminante, che ha avuto effetto nella nostra vita nel corso del tempo, così queste parole suonarono decisive e profondamente formative alle orecchie di un ragazzino vispo, sempre attento e pronto a memorizzare tutto, che capiva le estreme condizioni di indigenza e prendeva quest’uomo “burbero benefico” come esempio di virtù eccelse da personificare nella propria vita di adulto senza mai dire no a chiunque avesse avuto bisogno, sempre pronto a dare una mano a chi ne avesse avuto necessità. Questi sono soltanto alcuni esempi, di una intera vita spesa al servizio del prossimo e che lasciano veramente una eredità di valori! E a Calitri quasi tutte le famiglie devono a quest’uomo, a do’ Rrocch’, un debito grande, grandissimo di vera, sentita e sincera riconoscenza. Il Cronista Calitri 19.11.2000, da sinistra prima fila: avvocato Marcello Buono, Marino Rocco Polestra, nato a Boston, Marina De Vitis, coniugata Polestra residente a Boston, Francesco Marino Polestra, preside Teresa Di Maio, seconda fila:Antonio Paolo Polestra, nato e residente a Boston, Salvatore Zarrilli, con gli occhiali vicino alla porta,Anna Freda, da Napoli,Antonio Sansone, funzionario del Banco di Napoli da Napoli, preside Michele Cicoria, Salvatore Ramundo, Anna Patrissi, terza fila: prof. Gerardo Melaccio, Berardino Di Cecca,Vincenzo Zarrilli, Mario Capossela nell’angolo vicino alla porta,Angelina De Nicola, Donato Maffucci,Armando De Nicola,Vito Codella, dottoressa Mariettina Lampariello l’ultima in fondo, Rosa Codella. 7 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 GERARDO CIOFFARI O.P. LA POLEMICA SUI MARCHESI DI CALITRI Gente arricchita o nobili? elineare la storia di una polemica i cui contenuti sono oggi abbastanza D superati (la nobiltà oggi non è di moda) potrebbe sembrare fuori luogo. E per coloro che sono interessati solo ai problemi sociali indubbiamente lo è. Coloro, invece, che amano arricchire la mente di quelle conoscenze che servono a far meglio comprendere la storia dell’uomo, potrebbero trovare una certa soddisfazione intellettuale. Senza dire che tra le pieghe degli argomenti non “attuali” si trova di solito una serie di notizie utili in altri ambiti. La fonte a cui farò riferimento si intitola: Elenco de’ diplomi angioini, durazzeschi, castigliani ed austriaci risguardanti la famiglia Mirella, principi di Teora, duchi di S. Andrea, marchesi di Calitri, conti di Consa. Con poche osservazioni, Napoli 18471. Trattasi di un opuscolo che ha due difetti principali. Primo, l’autore è di parte, perché intende dimostrare la nobiltà dei Mirelli. Secondo, chi a suo tempo rifilò l’opuscolo per inserirlo nella miscellanea (messami a disposizione dall’amico Elio Pastore), per rendere il tutto ben formato, tagliò i bordi delle pagine, eliminando fino a tre o quattro lettere. Il primo difetto è facilmente ovviabile da parte di chi fa lo storico di professione, andando a verificare le informazioni. Il secondo è più problematico, ma è sempre stata una mia ferma convinzione che è meglio trasmettere al lettore anche l’80 % di notizie molto rare che non attendere di avere il 100 % col rischio di far perdere il tutto (con lo smarrimento della fonte o la morte dello studioso). Che cos’è una polemica Per meglio comprendere la storia di questa polemica è bene partire da un concetto di fondo: la polemica non è un confronto di idee, non è un dialogo. Nella polemica non si ascolta l’altro, ma si registrano i suoi argomenti per demolirli. La polemica è una battaglia fatta in nome di alcune profonde convinzioni (o pregiu- Mariano Comense, luglio 2000, il piccolo Donato Maffucci e la piccola Alessandra Rubino festeggiano il loro primo anno di vita con le loro famiglie che hanno avuto con il loro arrivo una gioia immensa.Quindi un augurio felice ad Alessandra e Donato e, perché no, un complimento ad Ornella e Cristina mamme fortunate. dizi) o di alcuni interessi privati senza alcuna intenzione di mettere in discussione il proprio punto di vista. L’importante è vincere. Questo aspetto, vale a dire la mancanza di scrupoli in nome di qualcosa ritenuto “sacrosanto”, va tenuto sempre presente quando si vuole tentare una interpretazione e si vuol dare un giudizio su quale delle due parti in causa possa aver ragione. Un altro aspetto importante è che nella polemica non vince affatto il più bravo, il più giusto, il più intelligente o chi meglio padroneggia la logica argomentativa. Nella polemica vince il più abile, colui cioè che riesce a immettere nella mente del lettore o dell’ascoltatore o del telespettatore una carica emotiva simpatetizzante. Prendiamo l’esempio dell’inquisizione o dei manuali di storia. Se io andassi al Maurizio Costanzo Show e si discutesse dell’inquisizione (una realtà sulla quale mi sono espresso ripetutamente in termini di severa condanna oralmente e per iscritto) potrei trovarmi di fronte ad 8 uno che volutamente trascurando la mia opinione, mi attaccherebbe come membro di quella chiesa che ha istituito l’inquisizione ed il pubblico l’applaudirebbe. In altri termini, la polemica è intrinsecamente disonesta perché invece che alla mente fa appello all’emotività dell’ascoltatore. Lo stesso vale per la polemica sollevata da Storace sui manuali scolastici di storia. Gli oppositori di sinistra si son guardati bene dall’entrare nel merito della questione, ma hanno attaccato Storace come erede di quella mentalità fascista che vuol togliere ai professori il diritto di scelta del manuale. Nella polemica perciò l’intelligenza e l’onestà intellettuale non contano affatto, conta l’abilità, la capacità di mettere in ridicolo l’interlocutore, di farlo apparire retrogrado di fronte alle acquisizioni di “civiltà” dei nostri tempi. Ciò nonostante la storia della polemica è utile, poiché solitamente il polemista vuol dare all’ascoltatore l’impressione di una impalcatura solida del suo ragionamento. Ecco venir fuori così notizie interessanti sotto altri aspetti. Un po’ come le Vite dei Santi, anticamente disprezzate dagli storici, oggi prese in grande considerazione per le notizie sulla medicina, sulle usanze locali, sulla mentalità del tempo. Per Castellano: gente arricchita “malamente” Ad iniziare la polemica sulla nobiltà dei Mirelli fu il cancelliere della curia arcivescovile di Conza Donato Antonio Castellano, autore nel 1691 della nota Cronista Conzana2. Nel Capitolo II (f. 43) sulla Terra di Calitri (discorso primo), dopo aver parlato dei Gesualdo si sofferma sui Mirelli: Hoggidì questa Terra per sua disgratia è posseduta dal detto Francesco Mirella3. La pennellata del per sua disgratia iniziale, trova il suo contrappeso finale allorché afferma che egli non è spinto dal desiderio di calunniare (animo iniuriandi), ma dall’intento di fare conoscere le origini della famiglia. IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 Quali dunque queste origini secondo il cancelliere conzano? Capostipite era un chirurgo di bassissimi natali della costa amalfitana che partecipò ai tumulti napoletani del 1645, e per i meriti delle sue indegnità fu dal capopopolo nominato giudice della vicarìa. Dopo di che, grazie ad alcuni colpi di fortuna, si era arricchito. Aveva quindi sposato Anna Paternò (dei Carafa della Staccia). Approfittando della contemporanea dilapidazione dei suoi beni da parte di Giovan Battista Ludovisi, principe di Venosa, per un tozzo di pane il Mirelli comprò varie terre, fra cui Calitri4. Riguardo a Calitri, lo stesso Francesco acquistò per il figlio Carlo il titolo di Marchese. Commento del Castellano: Cossì vanno le vicenne del mondo, nel quale si vedono impoverite le famiglie più cospicue, et esaltate le più basse. Il Castellano non entra nei dettagli, ma è bene ricordare che il Mirelli precedentemente era stato iscritto al patriziato napoletano e che il titolo di marchese di Calitri non pervenne a Carlo direttamente dal padre, bensì dal matrimonio che egli fece con Maddalena Carafa. Infatti, se era stato il padre Francesco ad arricchirsi ed ad utilizzare i soldi per dare lustro e nobiltà alla famiglia (sposando una nobile appartenente ai Carafa, ma senza titoli), fu il suddetto Carlo il primo ad insignirsi di titoli nobiliari. Questi gli pervennero quando egli, avvocato fiscale della Camera della Sommaria, sposò Maddalena Carafa, donna dunque dell’alta nobiltà napoletana. Il passaggio chiave è nella decisione della zia di Maddalena, donna Artemisia, di rinunciare al titolo di marchesa di Vico di Pantano (Caserta) in cambio della concessione a Maddalena del titolo di marchesa di Calitri. A seguito del diploma di Carlo II di Spagna (23 febbraio 1682) il viceré promulgava l’esecutoriale in cui specificava che il titolo era estensibile al marito Carlo (20 luglio). Non contenti, Carlo e Maddalena si preoccuparono di ottenere altri titoli (principe di Teora nel 1689, quindi conte di Conza e duca di S. Andrea). Secondo il Castellano a manovrare il tutto non fu il figlio Carlo, ma lo stesso Francesco Mirelli, che oltre ad essere di bassi natali, si era anche arricchito malamente e forsi con usure ed inganni. Dopo Calitri aveva comprato Peterno e le giurisdizioni criminali di S. Menna e S. Andrea con diversi frodi ed inganni. Come ben sappiamo, S. Menna e S. Andrea erano terre della mensa arcivescovile di Conza, per cui quella irruzione del Mirelli, che così toglieva una grossa fetta di introiti alla curia arcivescovile di Conza, doveva aver fatto saltare i nervi al clero conzano, che appunto col Castellano andò giù durissimo sulla pretesa “nobiltà” dei Mirelli. Discendenti degli Scannasorce? Esattamente cinquanta anni prima che il Castellano scrivesse (1691) la Cronista Conzana vedevano la luce i Discorsi delle famiglie estinte, forastiere, o non comprese ne’ seggi di Napoli imparentate colla Casa della Marra, Napoli 1641. Calitri 8 giugno 2000 “Riviviamo il passato”, Antonio Di Milia, Giovanni Fierravanti e Lorenza Sansone. Dei Mirelli neppure l’ombra, il che sembrerebbe avvalorare la tesi del cancelliere conzano. Il primo a dare un certo credito alla nobiltà dei Mirelli sembra sia stato il Pacichelli5, lo stesso da cui solitamente si trae la bella immagine del castello di Calitri. Dopo di che anche altri parlarono di loro come di nobili. Ad esempio, alcuni anni prima dell’anonimo Elenco suddetto, apparve lo studio di F. De Angelis, Cenno genealogico delle famiglie Ceva-Grimaldi e Mirella, Napoli 1840. Vito Acocella accolse la versione nobiliare, ricordando che i Mirelli ebbero dei problemi con la corte dei Durazzeschi, ritirandosi sulla costiera amalfitana, e precisamente a Positano. Da Carlo VI ebbe il diritto al grandato di Spagna e portò il bizzarro nome di Scannasorice6. L’autore dell’Elenco fa risalire la famiglia Mirella all’omonima famiglia genovese che nel Duecento diede i natali a gente d’arme e valorosi ammiragli come Giannino (1205) e il nipote Nicola. Questi guerrieri nel 1265 seguirono Carlo I 9 d’Angiò alla conquista del Regno di Napoli, come risulta da un diploma di Carlo I del 1269 (lettera D, f. 35 a t.). In questo come in un altro diploma del 1283 (lett.?, f. 23 a t.), si parla di Giorgio Mirella, figlio di Robaldo, detto uomo nobile nonché capitano d’uomini d’arme. Suo figlio Pagano fu il primo ad essere soprannominato Scannasorice. Feudatari a partire dal 1276, e ciambellani di re Roberto nel 1316, nel 1330 acquistarono terre a Positano e alcuni fabbricati a Napoli in via Selleria col fondaco attiguo de’ Scannasorice7. Diplomi con ulteriori riconoscimenti furono quelli di Roberto il Saggio del 1316 (let. B, f. 170 a t.), Giovanna I del 1345 (lett. A, f. 44) e Giovanna II, la quale nel 1417 attestava i loro vasti possedimenti in Calabria. Altri diplomi di questa regina risalgono al 1419, 1420 e 1423. A partire da quest’ultimo documento la famiglia abbandona il soprannome Scannasorice per riprendere il vero cognome di Mirella. Questa famiglia fu ben in vista nella prima metà del Cinquecento, con guerrieri, prelati e cavalieri gerosolimitani. Qualche tempo prima del 1558 la famiglia fu ascritta al sedile di Benevento. Quando nel 1676 Francesco Mirelli comprò la terra di Calitri, volle portare in quel castello gli originali di tutti questi antichi diplomi: Que’ diplomi, quelle armature, le dipinte immagini di que’ Guerrieri, per tremenda sventura, le persone tutte di casa Mirella, tranne il marchese Carlo, lontano, furono sepellite nelle rovine del Castello di Calitri, [quando ] il terribile terremoto del dì 8 Settembre 1694. distrusse quel Castello. Nel 1718 la famiglia ottenne da Carlo VI il diritto al Grandato di Spagna (diploma del 21 maggio dal castello di Lussemburgo). Il sovrano concedeva la Città Metropoli di Consa specificando col suo castello, palazzo, i [suoi] vassalli, con tutte sue ragioni, entrate, giurisditioni, azioni, pertinenze, l’intiero stato, et signanter con il piano della giustizia, et omnimoda g[iurisdi]tione e congnitione di prime seconde e terze cause, civili, criminali, miste, mero e misto impero, provventi et emolumenti di detta giurisditione. Poco dopo l’autore dell’Elenco riporta la lista dei diciotto bellissimi feudi, vale a dire Consa, [Calitri], Castiglione, Teora, Calabritto, Castelnuovo, Santo Ilarione, Buonin[ ], S. Andrea, Santo Menna, Sant’Antimo, Friano, San Vitale, Pescara, S. Maria in Elice, Castelfranco, Maschito, Paterno e Civita Campomarano. Il 12 aprile 1785 Mons. Giovanni Battista Mirelli assunse il governo della Provincia di Viterbo nello stato pontificio e lo tenne sino al 26 giugno dell’anno successivo. Se- IL CALITRANO condo l’usanza della città di ascrivere i governatori alla nobiltà viterbese, anche questo Mirelli vi fu ascritto come appartenente all’eccellentissima casa Mirelli de Scannasorce. Dagli antichi diplomi, da Carlo I a Giovanna II, l’autore dell’Elenco concludeva dunque che la nobilissima famiglia Mirella era venuta da Genova a Napoli con Carlo I, portava il soprannome di Scannasorce e nel 1297 era stata ascritta al Seggio di Portanova. Nel 1423 avrebbe riadottato il cognome Mirella, invece del soprannome Scannasorce. Lo stemma era un Leon d’oro, coronato, in campo azzurro, che stringe nella zampa destra un mazzetto di fiori. A chi credere? Castellano era un archivista che viveva fra documenti. L’autore dell’Elenco riporta un gran numero di documenti conservati nel Grande Archivio di Napoli. Eppure sostengono due tesi diametralmente opposte. È bene dire innanzitutto che una risposta definitiva è al momento impossibile, anche perché non sono riuscito a verificare tutte le citazioni dell’anonimo autore. Ho verificato due passi, quelli di Angelo di Costanzo. Ho constatato che un Bartolomeo Scannasorice seguì in Grecia il conte di Gravina Giovanni d’Angiò, ma lo storico napoletano dice solo Scannasorice e non Mirella-Scannasorice8. E lo stesso vale per Carluccio e Franceschello Scannasorice che seguirono Carlo III di Durazzo in Puglia nella spedizione contro Luigi d’Angiò (1384): il nome Mirella non compare9. N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 La suddetta constatazione intacca la prima impressione che si riceve nel leggere l’opuscolo. La prima impressione è infatti favorevole all’autore dell’Elenco. I documenti riferiti infatti sono moltissimi. E numerosi sono anche i rinvii agli storici napoletani. Seguono i riconoscimenti di Carlo VI e degli amministratori di Viterbo. Tuttavia, oltre a quanto detto sulle imprecise citazioni dal Di Costanzo, vi sono aspetti, in parte legati al precedente discorso sull’intrinseca disonestà intellettuale della polemica, che lasciano perplessi. Ad esempio, in tutto l’opuscolo ricorre l’espressione Mirella Scannasorce. Poi, ad un certo punto, quando già psicologicamente il lettore si è abituato a quell’accoppiamento di termini, si imbatte nell’affermazione che dal 1423 riprende l’uso del cognome da solo, mentre prima si usa il soprannome da solo. È proprio l’abbondanza dei documenti che suscita il dubbio. Se davvero i Mirelli erano gli Scannasorice, sarebbero bastati due o tre documenti sicuri e non tanti relativi agli Scannasorice. Il soffermarsi a lungo sui soprannomi e sulle reintegre è più che legittimo, resta però da vedere se questo è il caso degli Scannasorice che partono come Mirelli e ritornano ai Mirelli. Parlare dei documenti del Grande Archivio di Napoli, dicendo che tutti i diplomi originali andarono perduti o distrutti nel terremoto di Calitri del 1694, come minimo lascia perplessi. Con tanti falsi creati fra Sei e Settecento, non sarebbe stato difficile per la ricca famiglia Mirelli fabbricare tutta una serie di falsi nobiliari. Inoltre, il linguaggio estremamente duro del Castellano (che scrive nel 1691, quindi tre anni prima del terremo- Calitri agosto 1960, Contrada Serre durante la mietitura, da sinistra: don Raffaele Gentile Parroco di Calitri (01.01.1926/03.04.1996), Francesco Di Napoli (cicch’p’ndiggh’) (07.12.1908), Gaetano Codella (cucozza) (22.08.1895 deceduto negli USA),Vito Corradino dottor Bozza (19.07.1908/30.08.1983), Michele ing. Di Cairano (u’ vurp’) (25.09.1899/16.02.1984), Ettore Leone (ron taratubb’) (21.01.1900/23.01.1977),Canio Codella (sckambè) (08.03.1912/12.08.1984), per terra: Francesco prof.Toglia (19.06.1913/24.12.1992), Raffaele geom.Vodola (02.09.1935) Antonio avv. Acocella (zi Totonn’) (16.05.1913/13.10.1985). 10 to) sarebbe difficilmente spiegabile se in quel momento nel castello di Calitri ci fossero stati effettivamente quei diplomi. Avrebbe potuto essere facilmente sbugiardato. L’autore dell’Elenco cita altri scrittori che al momento non ho verificato. Come non ho avuto a disposizione il volume pergamenaceo che l’Acocella nel 1926 dice posseduto dal Tozzoli (se qualcuno ne avesse notizia, segnalarlo sarebbe un merito per il progresso delle conoscenze storiche su Calitri). Per cui mi limiterei a concludere in termini ipotetici: se prima del 1650 qualche scrittore cita i Mirelli fra le famiglie nobili, allora si dovrebbe dedurre che le loro pretese erano fondate. Altrimenti, come credo più probabile, la derivazione dagli Scannasorce era un abile ripiego su una famiglia estinta (che quindi non poteva protestare) al fine di creare un proprio albero genealogico nobiliare. NOTE 1 Lo scritto è dedicato A la memoria del prode gentile generoso cavaliere fra Erberto Mirelli de’ Principi di Teora de la Trinità di Venosa, Balì pel Sacro Gerosolomitano Ordine invitto a Venezia, eroica salvatrice de la italica civiltà, residente puro solerte accetto. Subito dopo il suddetto opuscolo è cucito un foglio contenente due sonetti del canonico primicerio Angelo Cerrata (Trani 5 maggio 1857). Il primo è intitolato: All’egregio giovinetto non ancora trilustre D. Giuseppe Mirelli, conte di Consa, unico rampollo dell’illustre Defonto. Il secondo In morte del chiarissimo D. Francesco Maria Mirelli, principe di Teora, marchese di Calitri, avvenuta il dì 1° del corrente Maggio. In calce: Per cura della desolata consorte Principessa di Teora D. Carlotta nata Pignatelli Cerchiara. 2 Il testo della Cronista Conzana relativamente a Calitri è stato pubblicato da me sul Calitrano, a partire dal numero 11 (nuova serie) del maggioagosto 1999 3 Cfr. Il Calitrano, maggio-agosto 1999, p. 11. 4 Nella sua Calitri Moderna e contemporanea, Napoli 1926, p. 53, n. 1, l’Acocella annota che lo Strumento originale di compra-vendita della terra di Calitri e di Teora da parte di Francesco Mirelli (13 febbraio 1676) è ai ff. 42v-56 di un volume pergamenaceo di ben 104 ff. (comprendente anche la Relazione di A. Chianelli su Calitri e Teora, e lo Strumento di ratifica del 6 maggio 1693), posseduto dall’avv. Francesco Tozzoli fu Michele. 5 G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, vol. I, pp. 30, 33, e 238. 6 Cfr. Calitri moderna, cit., p. 53. 7 L’autore dell’Elenco al n. 5101 della Pandetta conservata nel IV ufficio del Grande Archivio segnala il seguente: Processus inter (Au)gustissimam Societatem Sanctissimae Crucis, et illustrem Dominum Franciscum Mariam Mirella Principem Theorae. 8 Cfr. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno di Napoli, in “Raccolta di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria generale del Regno di Napoli”, stamperia di Giovanni Gravier, t. II,, Napoli 1769, libro V, p. 157. 9 Ivi, libro VIII, p. 269. IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 RIFLESSIONI SULLA PACE redo che la pace inizi in qualsiasi moC mento della vita, quando l’uomo è sereno con sé stesso ed in pace col suo prossimo. Non è facile essere in pace con tutti, perché nel mondo in cui viviamo, dove purtroppo spesso domina l’egoismo ed il tornaconto, non sempre si riesce a rispettare i diritti del nostro prossimo, anzi ci si lacera nella ricerca, spesso vana, di far rispettare i propri interessi, le idee personali, le opinioni che ciascuno ha. Così la pace, questa ricchezza di incalcolabile valore, diventa un’utopia, un mito che tutti vorrebbero raggiungere; non sono più giovane, tuttavia ricordo i versi della poesia “La pace” di Li Tien Min: Non importa/chi tu sia/uomo o donna/vecchio o fanciullo/operaio o contadino/soldato o studente/o commerciante/se ti chiedono qual è la cosa /più importante per l’umanità/rispondi/prima,/dopo,/sempre/ la pace. Leggendola e meditandola mi convinco sempre di più che la pace è la più grande ricchezza che si possa avere, perchè placa i cuori, rasserena le menti, ren- de brillanti gli occhi ed infonde la forza di andare sempre avanti, con fiducia, amore per il prossimo, rassegnazione nel dolore, gioia di amare chi ci ama e chi non ci ama! Nella mia non più giovane età, molte volte la pace se ne è andata dalla mia vita, lasciandomi confuso, in lotta con me stesso ed amareggiato col mio prossimo; e, proprio in quei momenti in cui non sapevo comprendere e forse neppure perdonare, la pace non regnava nel mio cuore ed io soffrivo. Quindi penso che la pace termini quando l’uomo non è abbastanza generoso da passare sopra a tante piccole cose: sgarbi, ingiustizie, prepotenze; solo se si riesce a saper guardare le persone intorno a noi, con indulgenza, se si sa essere buoni anche verso chi non è buono, se si prova a voler bene anche a chi non ce lo vuole, si può assaporare la dolcezza senza fine della pace! A volte penso alle guerre che attualmente turbano buona parte del mondo; dove c’è la guerra c’è la paura, la distruzione, la violenza, la morte. La guerra è la pazzia degli uomini malati di orgoglio ed ha segnato la sconfitta dell’intera umanità. Se tutti si pensasse di più all’importanza della vita, agli anni che trascorrono senza sosta, al tramonto che si avvicina per ognuno, le guerre forse non ci sarebbero, ci si vorrebbe tutti più bene e nel mondo intero regnerebbe la pace. Io credo, e volgendomi intorno me ne convinco sempre più che tutta l’umanità cammina alla disperata ricerca della pace. Da sempre l’umanità alterna odi e amori, dolori e speranze, alla ricerca della pace. Non è facile trovarla se non si sa stemperare il proprio orgoglio, se non si riesce a mitigare il proprio “io” e soprattutto se non si sa vedere nel prossimo il fratello! Ci si dovrebbe ricordare che la vita è la meravigliosa avventura, della quale ogni giorno prendiamo sempre maggiore coscienza, e la pace rimane la migliore guida di questo nostro misterioso viaggio. Saverio Bardi (da Certaldo) Cantù 28 gennaio 2001, Michele Caruso e la signora M. Grazia Forgiane si godono la gioia di Sara Maria appena battezzata presso la chiesa di Santa Dorotea a Cascina Amata di Cantù. Calitri 28.12.1947 il matrimonio di donna Maria Antonietta Polestra e Domenico Rossi di S.Angelo dei Lombardi. 11 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 EMILIO RICCIARDI I LUOGHI DI CALITRI - 2 uadando i nomi delle diverse località G intorno a Calitri si nota che possono essere suddivisi in categorie. Alcuni toponimi si riferiscono alle caratteristiche del territorio, che doveva essere in antico aspro e roccioso. Un esempio è il vocabolo Matina, che deriva da mata, cioè rupe; la Matina del Casale e la Matina de l’Ulmo si trovano citate nelle carte già nel Cinquecento. Pesco invece è il nome con cui si indica una grossa pietra (da cui anche il nome Pescopagano, in latino Petra pagana); così il Pesco di Rago (una piccola altura a est di Calitri, nel territorio di Castiglione) potrebbe riferirsi a Raone (in latino Rao) di Balvano, che fu feudatario di Calitri in età normanna. Si riferiscono a rocce, colline o sporgenze del terreno anche i nomi Picone, da pico, che significa collinetta, e Ripa, che significa riva, ma anche rupe, molto diffuso in Calitri (Ripa di Mare, serra di Ripalba, Riparossa). Altri toponimi derivano dalle strade presenti nel territorio, come Strettole (strada stretta) e Vorticillo, dal latino vortex, che indica una curva improvvisa della strada; oppure come Tràscina, o Tràgina, da tragina, vocabolo medievale che denota una strada attraverso la quale si può trascinare un carro. Non sorprende che numerosi nomi di luoghi siano legati al mondo agricolo, come Cortino (da curtis, fattoria), Pascone (da pascuus, territorio da pascolo), Finaita (da fenaria, fienile) oppure Pescara, che deriva da piscaria, cioè peschiera. La presenza in certe zone di alberi o colture par- ticolari spesso dava il nome della località; in proposito si possono ricordare il piano dell’Olmo, la matina dell’Olmo, il piano della Cerzolla e la contrada Savuco (sambuco), oppure i toponimi Carpeneta (cioè bosco di carpini), Canneta, Spineto (una difesa che in antico doveva essere recintata da siepi di rovi) e Pittoli che, come si è detto, indicava una zona ricca di vigneti. In molte carte del Settecento è citata la contrada Vetrano (Botrano), verso Castiglione, a nord del monte Cervaro. Il toponimo viene dal greco botrios, che significa frutteto o vigneto, e compare già nell’XI secolo in una pergamena dell’abbazia di S. Maria in Elce, presso Calitri. I nomi di alcuni luoghi ricordano le famiglie che nei tempi antichi avevano qui le loro proprietà: è il caso del lago di Cera (un cognome molto diffuso a Calitri nel Cinquecento) oppure del pozzo delli Cesta. Altre denominazioni sono legate a singoli individui, come ad esempio il carraro di Pietro, il cortiglio di Aliverto oppure il vallone di Giacomorotunno, tutte persone che è ormai difficilissimo identificare. Tuttavia qualche volta le carte riservano sorprese: nel Catasto del 1753 sono citati più volte la fontana di Rattico e il vallone di Rattico, che si trovavano nelle vicinanze della serra delle Prete, e negli atti della visita pastorale del card. Alfonso Gesualdo (a f. 48) si parla di un uomo chiamato Rattico, morto prima del 1549, che aveva lasciato in eredità alla chiesa di S. Canio un pezzo di terra “dove se dice da quella banna delle Serre delle Prete”. Molti territori furono denominati con nomi di santi. Data Calitri, settembre 1960, i funerali del grande invalido della prima guerra mondiale Pietro Zabatta (cacalerta) nato il 29.06.1884 e deceduto il 13.09.1960. Questa foto fa vedere come era una parte del corso prima del terremoto. 12 la forte presenza di insediamenti benedettini nei dintorni del paese, i toponimi derivano soprattutto da santi dell’ordine di S. Benedetto, come avviene per la serra di S. Stefano, le coste di S. Benedetto e la fontana de Santo Mauro; negli altri casi si tratta soprattutto di santi dell’antichità, il cui culto era molto radicato in Calitri: è il caso del valliciello di S. Filippo e dei casali di S. Marco e S. Archangiolo (intitolati rispettivamente a due degli apostoli e all’arcangelo Michele). Infine va osservato che molti toponimi non sono presenti solo a Calitri e nei dintorni, ma sono diffusi anche in altre città o province del Regno di Napoli. Per esempio, così come a Calitri esiste il vallone di Rifezza, che si trova all’estremità occidentale di Castiglione, a Matera esiste il vallone di Rifeccia; allo stesso modo il toponimo Matine indicava un casale nei pressi di Salerno, mentre una pergamena antica parla di un territorio chiamato Botranum in Lucania. Vicino Calitri esiste una contrada chiamata Vaccarezza, e ad Acri, in provincia di Cosenza, un inventario secentesco parla di un luogo chiamato Vaccarizzo. L’ultima annotazione è per le fontane che, nei secoli scorsi, esistevano numerose in tutto il territorio di Calitri. Eccone un breve elenco, tratto dai documenti antichi (i nomi sono trascritti così come compaiono sulle carte): Fontana de la Carpeneta, Fontana Sciocca, Fontana Angela, Fontana della Fico, Fontana Ciarda, Fontana di Rattico, Fontana del Pecone, Fontana Cavallina, Fontana de li Giudei, Fontana de li Monaci, Fontana del Santese, Fontana de Savuco, Fontana de Verdito, Fontana de Pittoli, Fontana de Santo Mauro, Fontana Giannetta, Fontana Ciarda, Pila di Cungingi, Pila dello Chiuppo, Pisciolo di Tiràgina, Fontana delli Serritielli seu Botrano. Molte di queste fontane sono scomparse da tempo; altre sopravvivono tuttora e continuano, con le loro acque, a dissetare persone e animali come nei secoli passati. I nomi delle fontane, insieme con quelli dei casali non più esistenti, delle strade cancellate, delle piante e delle coltivazioni scomparse, formano una fitta trama di suoni e parole familiari, come un arazzo che, estendendosi per tutto il territorio circostante, restituisce ai calitrani di oggi l’immagine e l’identità della terra degli antenati. IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 RACCONTI di Teresa Di Maio LA PRIMAVERA Le giornate si sono allungate sensibilmente. Il sole sale ogni giorno più alto sull’orizzonte dopo essere apparso dietro i monti preceduto da un’aurora brillante di colori che vanno dall’arancione al rosa carico e sfumano in un cielo azzurrino che si preannuncia sereno e brillante. Il buio della notte rapidamente si dissolve e lascia vedere una campagna rorida di piogge recenti in cui brillano le nuove erbette. Le tenere foglie leggere spuntano da rami una volta rinsecchiti. Già qualche albero di pesco o di mandorlo si è coperto di fiori bianchi orlati di rosso rompendo la monotonia del grigiore invernale. I campi di grano sono verdeggianti e si alternano alle neri maggesi dove cominciano a spuntare fave e granturco. Le vigne sui dolci declivi delle colline sono tenute in bell’ordine dopo aver subìto una drastica potatura e dopo che i tralci sono stati legati ai sostegni già predisposti. I boschi di querce hanno perduto le foglie secche dell’inverno e lasciano intravedere le nuove foglie che spuntano sui rami ringiovaniti. I pioppi slanciati ondeggiano lievemente con le loro foglie garrule al venticello di primavera. Le ginestre fiorite punteggiano di macchie gialle i fianchi delle colline e spandono tutto intorno un penetrante profumo che rallegra lo spirito. Gli uccelli nidificano sui rami degli alberi e sui cespugli frondosi con allegro cinguettìo. La ghiandaia dalle ali gialle ed azzurre sfreccia dai nidi costruiti sotto le tegole delle case rurali. La gazza si fa dondolare dal vento leggero sulle cime degli alberi; si guarda intorno e di tanto in tanto con rapidi e brevi voli va da un albero all’altro senza mai perdere di vista il nido e il proprio compagno. I viottoli di campagna sono delimitati da siepi che si risvegliano al nuovo sole in un tripudio di fiori di biancospino ai cui piedi occhieggiano bianche margherite e celesti fiordalisi. Le verdi ortiche si aprono in tanti nuovi rami formando delle belle macchie verdi; ai loro piedi le lucertole ancora intontite dal lungo sonno invernale stanno con il capino al sole e di tanto in tanto cacciano la lunga lingua in cerca di insetti. Si sente il ronzio delle api che di fiore in fiore cercano nettare e polline per poi volare ai lo- ro alveari. Le rondinelle al mattino appena il sole sorge volano sfrecciando numerose in mille giri nel cielo azzurro stridendo allegramente a cui rispondono garruli passerotti alloggiati sui rami degli alberi. I balestrucci nella loro elegante divisa bianca e nera scendono veloci dai nidi pensili delle grondaie in cerca di cibo per i loro piccoli. Gli agnelli al mattino sono ristretti negli appositi recinti e aspettano fiduciosi belando di tanto in tanto il ritorno a casa delle pecore al pascolo che brucano attente e placide la nuova erba fresca. La campagna si risveglia ed è tutto un tripudio di vita, di colori e di suoni. Il paese assume colori più caldi ai nuovi raggi del sole primaverile. I vasi dei fiori sui balconi, sui davanzali delle finestre e sulle scale pensili delle case si vestono di nuovo fogliame e di allegri fiori multicolori. Le strade acciottolate risplendono pulite dal vento nella nuova luce e risuonano dei rumori che dalle porte aperte delle case alla nuova stagione si spandono nelle vicinanze. Si sente ogni tanto il ticchettìo della macchina da cucire azionata da qualche solerte massaia e il canto spensierato che s’interrompe di tanto in tanto di qualche fanciulla che sfaccenda. Non manca il profumo delle pietanze che si stanno preparando per il desinare. Il cielo azzurro fra i tetti rallegra lo spirito e induce l’animo all’ottimismo. Dalla Germania, la piccola Enza Metallo con la sorella Rosa. Calitri 17 febbraio 2001, la piccola principessa, Clara De Palma, nata a Napoli da Nicola e da Maria Antonietta Sansone il 30.09.1997, festeggia il 4° Carnevale in Calitri. Calitri, sabato 25.11.1967, i funerali del dott. Giuseppe Di Cairano, fratello dell’ing. che è stato più volte sindaco di Calitri, tumulato accanto ai suoi genitori nella tomba di famiglia a Calitri. Essendo Ispettore Generale del Corpo Forestale dello Stato, rese gli onori militari un picchetto di Guardie Forestali. Da questa foto si può vedere com’era 40 anni fa la strada che porta al cimitero. 13 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 LETTERA AL DIRETTORE CON LA REPUBBLICA PARTENOPEA E CON I VALORI DELLA RESISTENZA Ho letto con una certa curiosità l’articolo di Gerardo Cioffari su “Il Calitrano” di maggio-agosto riguardante la Repubblica Partenopea del 1799. Il titolo stesso “Da Calitri nel 1799 tanti fiaschi di vino” ne giustificava tale curiosità.Devo però confermare che ho provato una certa delusione, quando, dopo un’attenta lettura, ho dovuto purtroppo costatare che il Cioffari nulla di nuovo aggiunge a quanto già scritto dal professor Vito Acocella. Anzi, a dirla tutta, l’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi di fronte al capitolo XVI della storia di Calitri dell’Acocella edito nel 1951, più o meno elaborato, note comprese. Tant’è, ognuno è libero di scrivere quello che vuole: personalmente penso che quando non si ha nulla da dire, meglio sarebbe tacere. E avrei preferito certamente tacere se non fosse per una riflessione che il Cioffari fa in chiusura del suo articolo. Riflessione tanto lecita quanto discutibile che a mio avviso merita di essere approfondita. Il Cioffari nella sua riflessione accusa gli storici di essere manichei per il modo in cui fino ad oggi hanno affrontato e raccontato i fatti inerenti alla Repubblica Partenopea. A suo dire, l’aureola di eticità che circonda due grandi avvenimenti della nostra storia, la Rivoluzione Napoletana del 1799 e la Resistenza nel biennio 1943-45, è immeritata in quantio frutto di una storiografia che fatica ad essere imparziale. Voglio sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco: ognuno è libero di pensarla come vuole e dire quello che vuole, visto che viviamo in un regime – democratico (mi si conceda l’ossimoro). Però, vorrei per un attimo fare alcune considerazioni, premettendo che argomenti storici di tale portata non possono esaurirsi in un articolo di giornale data la complessità della materia. Innanzitutto è errato parlare di giacobinismo tout-court per quanto riguarda la Repubblica Partenopea: le posizioni in campo erano assai variegate, anzi, l’elemento moderato era maggioritario tra le forze sostenitrici della Repubblica. D’altra parte non si deve dimenticare che c’era stato TERMIDORO e che brillava da tempo la stella di Napoleone il quale, di lì a poco sarebbe stato incoronato imperatore. E sebbene fosse l’esercito francese l’asse portante della Repubblica Napoletana, qui, nel Regno dei Borboni, non si ebbe una nuova VANDEA. Nel breve periodo repubblicano, soltanto i fratelli Baccher, furono uccisi per ordine del governo rivoluzionario. È vero, invece, che l’esercito francese mostrò due volti inconciliabili tra loro: quello dell’emancipazione dal feudalismo e quello odioso della razzia delle nostre opere d’arte. Ma, è inconfutabile che la Repubblica Partenopea rappresentò nei suoi principi costitutivi quanto di più dirompente poteva esserci in una società conservatrice e retrograda come quella dominata da Re Nasone e consorte. Non a caso gli spiriti napoletani più sensibili e intellettualmente vivi si schierarono senza esitazione di sorta in favore di quei principi di libertà, di eguaglianza, di fratellanza che nella pure breve vita, la Repubblica riuscì ad incarnare. Voglio qui ricordare Francesco Mario Pagano, il quale, educato alla scuola del Filangieri, fu autore di un innovativo progetto di Costituzione che purtroppo non fu mai approvato per la breve durata della Repubblica. E poi, come non ricordare la “portoghesina” Eleonora Fonseca Pimentel, direttrice del “Monitore Napoletano” figura autorevolissima e punto di riferimento dei repubblicani di Napoli.E ancora, Ferdinando Caracciolo, Ettore Carafa, Luisa Sanfelice, padre Nicola De Meo, Vincenzo Cuoco, Pietro Colletta, Gennaro Serra di Cassano e tant’altra intellighenzia illuminata napoletana. Ecco da chi era formata la testa pensante della Repubblica. Non è colpa quindi degli storici se l’armata cristiana (sic) del cardinale Ruffo era viceversa composta dai lazzari e delinquenti vari, tra i quali figure di spicco erano i vari Michele Pezza detto fra diavolo, Gaetano Mammone, e soprattutto il “MENINO” del Re, il famigerato Gennaro Revelli. Sì, quel Gennaro Revelli che in Altamura non esitò in nome della Santa Fede, a violare un convento di suore orsoline, dove, prima gozzovigliò con i suoi accoliti, poi dette vita ad uno stupro collettivo delle malcapitate suore, infine le fece sgozzare tutte. Questa è la storia Della Repubblica Napoletana tramandataci da Colletta a Cuoco, da Dumas a Croce e via discorrendo fino ad oggi. Tutti di parte? Su via siamo seri! Personalmente credo che a duecento anni da quei fatti, sia ormai giunto il momento che la Chiesa Cattolica chieda scusa per quella atrocità che un esercito, impropriamente detto della Santa Fede, commise in suo nome. E veniamo al presunto processo di “MORALIZZAZIONE” riguardante la Resistenza. Dico presunto in quanto, a differenza della Repubblica Partenopea, la Resistenza ha avuto numerosissimi interpreti non allineati alla cosiddetta “storiografia ufficiale”, cito due nomi per tutti, il “negazionista” Ernest Nolte allievo di Heidegger e Renzo De Felice. E comunque non è mia intenzione affrontare l’argomento in chiave di lettura storiografica, e neanche voglio confutare, qui, in questa sede l’affermazione del Cioffari secondo cui, i regimi comunisti sarebbero stati più tirannici dei regimi nazifascisti. Sarebbe un discorso troppo lungo che non credo ci aiuterebbe a fare chiarezza nel fare emergere le differenze profonde tra i due tipi di regime. Vorrei fare soltanto una precisazione di tipo cronologico. Al Cioffari che nega valore alla Resistenza in quanto i protagonisti principali erano comunisti e quindi simpatizzanti di quei regimi che a suo dire erano peggiori di quelli fascisti, vorrei obiettare che quando avvenne la scelta resistenziale, di regime comunista ce n’era uno solo: l’Unione Sovietica. E bisogna pur dire che di quel regime ben poco si sapeva, vista la libertà usufruita dagli Italiani durante il ventennio fascista. Per inciso, aggiungo che uomini come Churchill e Roosevelt preferirono allearsi con il comunista Stalin contro i nazifascismi Hitler e Mussolini. Detto questo, passo a quello che a mio avviso è veramente inaccettabile della tesi del Cioffari, e cioè all’affermazione, semplicistica, con cui liquida tutta l’esperienza resistenziale: Resistenza uguale valori fasulli in quanto movimento prettamente comunista. In questo modo egli offende tutto quel grandioso movimento che dette vita alla Resistenza, riducendolo e identificandolo come comunista. Così facendo Cioffari ignora completamente le motivazioni individuali che portarono migliaia di Italiani di diverso orientamento ideologico a scrivere una delle pagine più belle, se di bello si può parlare quando si parla di guerra, della nostra storia patria. Come non riconoscere valore morale e tutta quella gente che non aspettò la liberazione standosene rintanata nelle proprie case, ma, che imbracciò le armi, mettendo in gioco la vita per scacciare l’oppressore tedesco? Vogliamo liquidare come comunista tutta l’esperienza resistenziale?, facciamolo pure, sapendo però che così facendo si offende e i partigiani non comunisti, che pure furono tanti, e i partigiani comunisti. E poi, come si fa ad omologare quell’originalità tutta italiana quale fu appunto il movimento comunista nel nostro Paese, ai regimi dell’Est? Con tutti i difetti e gli errori che si possono addebitare al Partito Comunista Italiano, è innegabile che esso fu promotore di grandi lotte per l’emancipazione dei ceti meno abbienti; e fino a metà degli anni settanta funzionò come importante spinta propulsiva nel processo di modernizzazione della nostra società. Prima di concludere devo aggiungere una nota di tipo personale di cui ne avrei fatto volentieri a meno: anche chi scrive questo articolo è appartenuto per diciassette anni alla “chiesa” comunista, e, contrariamente a quello che il Cioffari pensa dei comunisti, in quella “chiesa” ha imparato e praticato quell’agire molto cristiano che va sotto il nome di “solidarietà”: lì ho appreso il rispetto per i “diversi”, per gli “zingari, per la gente che ha il colore della pelle diverso dalla mia, a lottare a fianco dei più deboli e ad affrancarmi dalla meschinità del vivere quotidiano. Non aggiungo altro, solamente vorrei dare un consiglio al Cioffari: si tolga l’elmetto, non serve più, la guerra è finita, i muri sono crollati, e noi che siamo gli sconfitti, meritiamo un po’ di rispetto in più, i suoi toni da scomunica sono anacronistici all’alba del 21° secolo. Cordialmente. Antonio Maffucci (da Roma) 14 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 Erbe di Casa Nostra IL TIMO Il Thymus Vulgaris è una pianta appartenente alla famiglia delle Labiate; preferisce terreni asciutti con clima temperato caldo;. originaria dell’area mediterranea, si è diffusa dall’Europa Centrale all’Africa Settentrionale. Il vegetale è alto circa 30 cm., i fiori sono di colore rosa chiaro ed in alcuni casi bianchi non appariscenti; è fornita di foglie piccole ed intere ma non vistose. Emana un profumo forte, gradevole, penetrante, pronunciato e possiede virtù salutari; è una pianta che, nei tempi remoti, ha avuto un ruolo di primo ordine, in quanto usato come antisettico e nei riti religiosi serviva per combattere infezioni. Per queste virtù positive, era considerata un mezzo di prevenzione in caso di epidemie di peste e di lebbra; nella religione cristiana, il timo era sotto la protezione della Vergine Maria, salvatrice degli afflitti e degli ammalati. Una leggenda popolare riferisce che Maria, durante la fuga in Egitto, pare si sia sdraiata su un cespuglio che le fece da giaciglio e da riparo; ancora oggi in Sardegna, si chiama “Erba di Santa Maria”.Secondo un’ipotesi attendibile, il nome della pianta potrebbe derivare dalla antica lingua egiziana, da una radice con proprietà purificatrice che era in uso nei lavaggi rituali. Il timo, come vocabolo, deriva dal verbo “Thyo” che significa “profumare”; dotato di proprietà antisettiche, toniche ed antispasmodiche, viene somministrato come infuso, nella cura della tosse, anche convulsa. Il vegetale sembra avere un legame molto stretto con la vita per l’integrità e la purezza che mantengono la salute; infatti, il timo pare che abbia un legame forte con la vita e con la sua conservazione. La pianta viene bevuta, sotto forma di infuso, è consumata fresca sui cibi e strofinata sul corpo con energiche frizioni rivitalizzanti, utili per mantenere in salute i tessuti corporei. Alba Algeri (da Ritorbolo) Calitri estate 2000, dalla piccola chiesa di Santa Lucia e sul caratteristico sfondo della nostra bella cittadina, le due piccole sorelle Leone sorridono alla vita. Ricette R’ MARUQU’ (le lumache) Ingredienti: lumache, olio di oliva, aglio, 4 o 5 pomodori, peperoncino, origano, sale. Comprare le lumache, o ancor meglio raccoglierle di persona dopo i primi acquazzoni di agosto e lasciarle a spurgare per alcuni giorni in un recipiente asciutto e coperto, quindi lavarle per bene. Preparare il sugo con olio, qualche spicchio d’aglio schiacciato e alcuni pomodori; dopo una quindicina di minuti aggiungere una presa di origano. Dopo di aver messo a cuocere le lumache per 7 o 8 minuti, si riversano in un grosso piatto (spasetta) e si versa sopra il sugo, quindi si servono in tavola con pane casereccio raffermo o crostini di pane. Calitri 1961, salone di barbiere a r’Tavern’ a Mmont’, da sinistra: Pinuccio Faizza, apprendista barbiere, Michele Di Napoli, con la sigaretta in bocca, Giovanni Donatiello il barbiere, Gerardo Gervasi, seduto al centro, Canio r’ Scatozza detto “o’ direttor’” e suo cugino omonimo. 15 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 LE ENERGIE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE CONCIARIO DI SOLOFRA: POTENZIALITÀ E INFRASTRUTTURE TRA PRESENTE E FUTURO di Luigia Angelica D’Urso – Edizioni G. C. F. Guarini – Solfora 2000. L A N OS TRA BIBLIOTEC a dottoressa D’Urso, al compimento del corso di studi universitari, con questo suo lavoro, analizza sistematicamente le Lmatrici originarie dell’ex polo conciario, i tratti dell’imprendi- tore in tutta la loro spigolosità, spezzando una lancia a favore della risoluzione dei molti problemi connessi con questa parte di lavorazione manifatturiera che subisce, in continuazione, le emergenze dei mercati di approviggionamento di materia prima e di sbocco del prodotto finito. La modernità delle scelte operate nelle aziende conciarie contrasta in modo netto con gli investimenti territoriali in favore delle attività di sviluppo cooperativo. Cinquecento anni di storia fanno da corona al presente di distretto industriale a NordEst di Napoli, mentre i guasti di un recente passato industriale ne stanno lentamente attanagliando lo sviluppo. Infatti, le mancate scelte o gli interventi tardivi hanno minato, in parte, il tessuto archittettonico-industriale, il disinquinamento del fiume Sarno, l’approviggionamento di materia prima; gli Enti e i politici hanno indirizzato, unilateralmente, i contributi che dovevano servire sul fronte dello sviluppo. La successione degli interventi che potranno realizzare il distretto industriale di Solfora dovrà essere rispettato, altrimenti il futuro delle industrie solofrane non sarà garantito del tutto; questo studio-ricerca, condotto con competenza ed entusiasmo raggiunge l’esito di canalizzare ed evidenziare le cause-effetti della realtà solofrana in vista di un superamento del precedente sistema produttivo, capace di recepire quelle organizzazioni di tipo organizzativo-gestionali, funzionali atte ad innescare un processo cumulativo per una loro più incisiva presenza sul mercato. IN LOCO UBI DICITUR Gli antichi nomi dei luoghi a Contursi in Principato Citra dal XIII secolo di Franco Pignata – Valsele Tipografica – Materdomini 2000. a toponomastica è la scienza che studia i nomi dei luoghi. Lconoscenze Una difficile disciplina che sempre comporta approfondite in campo linguistico, geografico e storico. Alla ba- se di queste conoscenze è la ricerca, lunga ed estenuante, spesso deludente non solo per gli esiti negativi, ma anche per la scarsa leggibilità o interpretazione di documenti rinvenuti in cattivo stato. La dicitura in loco ubi dicitur, seguita da un toponimo, caratterizzava i formulari notarili del medioevo ed era spesso usata anche dai preti di Contursi nella stesura di vari atti ecclesiastici in alternanza a loco vulgariter (o vulgo) dicto. Il collante culturale di una Comunità si misura dalla conoscenza diffusa tra la gente della concatenazione di eventi passati che determinano la realtà attuale ed influenzano le scelte per il futuro; merito dell’Autore, attento studioso di documenti antichi, è quella di aver rivelato secoli di storia nascosti tra le pieghe di una parola o nel cuore freddo di una pietra. Un lavoro encomiabile e di grande interesse storico per la città di Contursi, che ad opera dei suoi studiosi sta portando alla luce alcuni importanti pezzi della sua storia che vanno ad arricchire – come questa opera del Pignata – con autorevolezza la conoscenza della storia cittadina, un contributo col quale chiunque d’ora in avanti tratterà l’argomento dovrà confrontarsi RE FRASCHE RE SANTU LIU Una ricerca sulla religiosità popolare nelle comunità degli Alburni e del Fasanella di Pasquale Martucci e Antonio Di Rienzo – Associazione Arci Postiglione – Salerno 2000. GLI SPECCHI DEL TEMPO Riflessioni bellesi dal ventesimo secolo di Vito Leone e Tonino Tarantino – Centro di Documentazione foto Cinematografica “VideoLeone” Bella – Lavello 2000. ricercatori, da anni, compiono studi sul territorio del Parco Iaddue Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: i loro lavori tendono utilizzare il metodo dell’”osservazione partecipante” che nel- C on una sostenuta carrellata di centinaia di fotografie gli autori hanno inteso riproporre la storia della cittadina di Bella in provincia di Potenza, facendo rivivere non solo il passato, ma anche il presente con un raffronto che necessariamente ci porta a pensare come eravamo un tempo e come siamo oggi, riannodando il filo con il passato più autentico di questa forte e dignitosa comunità. La fotografia è arte che ci racconta la nascita, la vita e la morte dei personaggi che ci hanno preceduto e che hanno fatto la storia, col loro lavoro, con le sofferenze, con l’amore, con la lotta che ci fa sentire partecipi di una lunga e laboriosa tradizione che venendo da lontano ci proietta nel futuro che è già oggi. Pur non risparmiando lodi all’impostazione grafica del volume, con una scelta di caratteri ed un’impaginazione veramente esemplari, non possiamo – tuttavia – non rilevare qualche lacuna, quale l’assenza di didascalie complete di data, luogo e personaggi, che dovrebbero assolvere la funzione essenziale di documentare le immagini d’epoca. Tipograficamente ben impostato il volume rappresenta certamente una occasione preziosa per i bellesi che amano profondamente il loro paese e le loro radici e vivono le contraddizioni odierne della nostra società multietnica, dove non sono più i nostri concittadini ad emigrare in cerca di lavoro, ma sono gli extracomunitari che vengono a cercare casa, lavoro e un destino diverso. la comunità permette di cogliere le strette relazioni della popolazione con il contesto, il territorio, secondo criteri essenzialmente “antropologici”. Oggi, infatti, se molte persone paiono dimenticare il proprio passato e la loro storia, l’osservatore attento può rilevare e constatare, meravigliarsi e restare sorpreso, pervaso e stimolato dalla voglia di scoprire e continuare così ad occuparsi della società, che sulla memoria ha fondato la sua cultura e la sua civiltà, la sua “identità territoriale”. Nel saggio di Martucci, ritroviamo feste, ricorrenze, rituali popolari, novene, pratiche rituali ecc. cioè peculiarità, cultura, modo di attestazione di una identità da salvaguardare dopo averla ritrovata e ricostruita nella sua genuina essenzialità; mentre nei dieci itinerari tracciati dal Di Rienzo riscontriamo la sua specifica conoscenza ambientale, coniugata con i richiami paesaggistici e culturali, di cui il territorio è ricco. Bisogna, perciò, essere grati alle fatiche editoriali dei due autori e al servizio che essi rendono alla comunità e al mantenimento del suo bene più prezioso, ovvero la sua memoria storica. SANT’ANTONIO ABATE E MARIA SS. DEL PANE PATRONI DI NOVOLI (Culto, Festa, Folklore) di Alfredo Mangeli – Biblioteca Minima – Novoli 2001. Autore, come vero annalista, compulsando con acume e competenza i tantissimi scritti brevi, articoli, contributi di L’ 16 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 gnalano le più importanti tradizioni liturgiche e folcloristiche del posto. Le chiese incluse nel volume hanno giocato un ruolo di primo piano durante l’anno giubilare appena trascorso, accogliendo un numero più elevato del solito di pellegrini e devoti. Oltre alle tradizionali e famose mète religiose campane (Pompei, Montevergine, Madonna dell’Arco, Materdomini, Pietrelcina, Capaccio, Roccamonfina), vengono fatti conoscere numerosi altri Santuari di ogni provincia, intorno a cui si sta incrementando un interessante movimento di turismo religioso, legato sia alle tradizioni locali sia all’accoglienza rivolta a pellegrini e turisti provenienti da fuori regione (a cominciare dai Campani di seconda e terza generazione sparsi nel mondo). Il Santuario è il luogo ideale per la ricerca di Dio e per fare esperienza di Chiesa – come sottolinea il Card. Giordano presentando il volume – perché fa riscoprire «il fascino di quella comunione nella fede e nella santità che fa spalancare il cuore verso tutti, in particolare verso chi è diverso da noi». Tuttavia – come rileva Antonio Bassolino nella prefazione al libro – «i “campanili” del nostro Paese sono stati sempre un punto di riferimento intorno al quale sviluppare anche aggregazioni civiche e forme sociali organizzate, e le loro mura spesso hanno difeso e tramandato preziose memorie delle comunità locali». Il censimento è stato promosso dalla Conferenza Episcopale Campana attraverso l’ufficio regionale per i beni culturali ecclesiastici, che ha curato il coordinamento della ricerca, mentre la realizzazione del volume in edizione italiana e inglese da parte della casa editrice Massa di Napoli rientra tra le attività della Regione Campania per il grande giubileo del 2000. Ugo Dovere, sacerdote napoletano, già delegato della Conferenza Episcopale Campana per i beni culturali e il giubileo, insegna Storia della Chiesa presso l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. vario genere sulla tradizione culturale della città, racconta storie anche di minima evidenza, cerca di non tralasciare nulla; un vero spigolatore di notizie,che non accontentandosi di ciò che si è mietuto, ritorna ugualmente nei campi, dove sa di poter trovare altre informazioni, le più minute e nascoste. Il Mangeli partendo anzitutto da un attento e scrupoloso spoglio dei giornali, quotidiani, ma anche fogli parrocchiali, o prodotti da istituti e associazioni sia religiosi che laici, recanti i resoconti delle feste, studiando i manifesti dei programmi festivi, coinvolgendo i non pochi collezionisti di cimeli legati al folklore religioso locale, ha potuto realizzare quest’opera che arricchisce e compendia la tradizionale documentazione storica non solo perchè preserva la memoria storica dall’oblio, ma anche perché questo assemblaggio è essenzialmente un atto di rispetto per il passato quale unica strada che può rendere possibile la comprensione del tormentato presente. CLOCHARD DI Claudio Zangrandi – Editrice Blu di Prussia – Piacenza 1998 l romanzo di Claudio Zangrandi, alla prima esperienza editoriale, ci propone una vicenda attuale anche se la datazione del racconto che sostiene quasi l’intero testo, parte da lontano. È una storia “agrodolce”, plausibile, probabile, dove incontriamo personaggi qualunque, gli stessi che ognuno di noi avvicina nella vita civile, durante le proprie giornate. Ma la normalità di quanto accade e la semplicità con cui l’io narrante mette a nudo il suo vissuto, non risultano mai banali. Il merito di Zangrandi sta nel riuscire ad interessare pur partendo da ingredienti che sembrano destinati al contrario; la sua capacità di narratore viene fuori senza che faccia ricorso ad effetti speciali, a sortite stravaganti; il suo linguaggio è accattivante perché quello che vuol dire, quello che intende esprimere, affascina lui, prima di tutto. Claudio Zangrandi sembra invitarci a credere che esiste una vita da cucirsi addosso, ricordandoci che solo la fretta, l’egoismo, il moderno imbarbarimento, ci impediscono di valutare come auspicabile il fatto che si guardi in direzione degli altri con maggiore attenzione. Per questo il simpatico clochard della stazione di Torino Porta Nuova pare uscire dal libro, alla fine, quasi a volerci impartire una lezione di umanità. (dall’introduzione) I Santuari della Campania, a cura di UGO DOVERE, Napoli, Massa Editore, 2000, pp. 440, ill., Edizione inglese con il titolo Holy Places in Campania. l volume censisce per la prima volta i Santuari della regione Ipania Campania suddividendoli per diocesi (le diocesi della Camsono 25: Acerra, Alife-Caiazzo, Amalfi-Cava, Ariano Ir- pino-Lacedonia, Avellino, Aversa, Benevento, Capua, Caserta, Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, Ischia, Montevergine, Napoli, Nocera Inferiore-Sarno, Nola, Pompei, Pozzuoli, Salerno-Campagna-Acerno, Sant’Angelo dei Lombardi-ConzaNusco-Bisaccia, Badia di Cava de’ Tirreni, Sessa Aurunca, Sorrento-Castellammare, Teano-Calvi, Teggiano-Policastro, Vallo della Lucania). Per ciascuna diocesi vengono individuati e descritti i seguenti luoghi: la Cattedrale, i Santuari riconosciuti dall’autorità ecclesiastica, e alcune chiese di particolare pregio artistico-architettonico considerate dai fedeli come scrigni di arte e di fede. Vengono censiti complessivamente 219 luoghi sacri (25 Cattedrali, 152 Santuari, 42 tra catacombe, basiliche, chiese concattedrali, monastiche e conventuali); per ogni edificio viene offerta una scheda in cui si traccia in maniera sintetica la storia del luogo, se ne descrive il patrimonio storico-artistico e si se- Calitri 10.01.2001, il festeggiamento delle nozze d’oro è sempre un bel traguardo che deve essere festeggiato degnamente, da sinistra: Franca Fastiggi, Angelina Russo, Donato Russo (bellascrima) e Antonietta Stanco i festeggiati,Vito Russo, Angela Di Milia, dietro: Donato Russo, Antonella Fastiggi, Giuseppe Fastiggi, Alessandro Russo.Auguri sinceri dalla Redazione del Giornale. 17 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 Vita Calitrana I l Centro Culturale Giovanni Paolo II° il cui responsabile è il prof. Antonio Altieri coadiuvato dal parroco don Siro Colombo, ha organizzato fin dal 15 dicembre 2000 un ciclo di conversazioni culturali con la partecipazione di grosse personalità, e finora hanno avuto molto successo di pubblico e di qualità. I l 7 e il 14 gennaio 2001 con il metodo della designazione e del ballottaggio si è proceduto al rinnovo delle cariche del Consiglio Direttivo dell’Arciconfraternita Immacolata Concezione di Calitri, che sarà valido per il triennio 2002/2003, e risulta così composto: Priore-moderatore prof. Vito Alfredo Cerreta, 1° assistente Vincenzo Cubelli di Michele, 2° assistente Giovanni Cerreta, consiglieri Giuseppe Cubelli, Angelo Di Cosmo, Gerardo Nigro e Vincenzo Zabatta, segretario rag. Gerardo Del Guercio, cassiere Angelo Margotta, Padre spirituale don Siro Colombo, maestro dei novizi Sergio Fasulo e Pasquale Calà. D omenica 24 giugno presso la Parrocchia San Canio avranno luogo le Cresime con la partecipazione dell’Arcivescovo P. Salvatore Nunnari C ondividendo e riproponendo quanto già scritto all’Amministrazione Comunale dall’avvocato Giuseppe Cerreta, ci sembrerebbe quanto meno decoroso affiggere le apposite tabelle per la denominazione delle strade e dei numeri civici; tenere una più accorta pulizia delle strade del centro storico invase da animali e sterpaglie; cercare la sistemazione dell’edificio di via Tedesco che si presenta come fatto indecoroso per l’intera città, pericoloso per la pubblica incolumità e la salute pubblica; cercare una più decente soluzione per le centinaia di manifesti con avvisi di morte, affissi dovunque senza alcun rispetto. Domenica 7 gennaio 2001, alle ore 19,30, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione si è tenuto il “Concerto di Natale” della CORALE di Calitri, diretta dal prof. Antonio Altieri, violinista Mauro Metallo ed è composta da 16 (tenori/bassi) uomini e 22 (soprano) donne. La Corale ha esordito l’8 Dicembre 2000 cantando la S. Messa delle 11,30 celebrata dall’Arcivescovo P. Salvatore Nunnari, ha accompagnato le S. Messe del giorno di Natale e Capodanno celebrate dal parroco don Siro Colombo nella chiesa di San Canio. Per il prossimo mese di maggio sono previste due esibizioni ad Ariano Irpino e a Montecalvo. Novedrate (CO), festa del Capodanno 2000 presso la famiglia Bozza, da sinistra prima fila:Canio Rubino(u’ pahanes’), si vede una metà, Michelina Della Badia (c’mm’niegghj’), Incoronata Buldo, seduta, Giuseppe Fastiggi (tobb’t’), con la maglia scura, Gerardina Ciccone (a T’uresa), seduta,Antonio Gautieri (baccalà) seduto, Giovanna Cestone in Bozza (lanciacesta), Gaetano Bozza (ziendulena), Maddalena Coppola in Gautieri in costume calitrano, Francesco Germano accovacciato per terra (u’ m’r’siegghj’), Lucia Zabatta (cacalerta), Maria Dragone; sempre da sinistra: Eugenia Gatti (vicina di casa)Carlo Caimi (vicino di casa) col cappello, Francesca Galgano (mangiaterra),Antonietta Di Prenda in Ruggiero, Canio Ruggiero (nzarc’nent’), in alto in fondo Carlo Di Napoli (paparul’) e Vincenzo Maffucci (u’ sc’nisc’), Carmela Russo (bellascrima) si vede solo la testa, Maria Maffucci (spaccac’pogghj’), Francesca Araneo (man’ man’), Giuseppe Leone (pista pista) con i baffi,Vincenzo Di Cecca (u’ zemmar’), Gaetano Ramundo (u’ l’cces’), Canio Pasqualicchio (giulian’), Gerardo Garruto (u’ vallates’), Giovannina Araneo (u’ rabbij) si vede solo la testa, Raffaella Tommasiello in Germano,Angela Cestone (lanciacesta), Michele Germano (u’ zemmar’). 18 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 DIALETTO E CULTURA POPOLARE A CURA DI RAFFAELE SALVANTE Dallo spoglio di numerose opere che andiamo facendo da tempo per studiare le origini del nostro dialetto, riportiamo alcuni riscontri più significativi che abbiamo trovato nell’opera “Le Muse Napoletane” di G.B. Basile, prima edizione del 1635, ripresa dalla rivista STUDI SECENTESCHI editore Leo S. Olschki – Firenze Voll. III – 1962. (continua dal n. 15) Dio te guarde de povere arricchire, de ricche mpezzentire. Dio ti guardi da poveri arricchiti e da ricchi impoveriti. Ammolate a rasulo Affilate come rasoi Ogne cunto senz’oste Fare i conti senza l’oste Chi co lo zuoppo pratteca ncapo dell’anno zoppeca. Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare. No pignato maritato La pignata maritata Non ce ntorza ncanna Non si strozza Mara me Povera me Né pozzo pipiare! Non posso recriminare Piede stuerte de papara! Piedi storti di papera Doi femmene e na papara, faceno no mercato Due donne e una papera fecero, un mercato Canna fraceta Gola marcia A mettere l’assisa Mettere il calmiere Tozza martino tozza martino Menate la mano pe lo stomaco Passati la mano sulla coscienza Pozza schiattare mo Possa crepare ora Te pozza venire la pipitola ti possa venire male alla lingua Sempre fuorfece fuorfece Sempre a criticare Sta malerba Questa malerba A cavallo iastemmato luce lo pilo A cavallo invidiato gode ottima salute Sempre spierete e demierte Sempre randagio e disprezzato Mai non aggiate abiento Mai non abbiate quiete Si cerca co lo spruoccolo Si cerca con lo stecco Ha n’uecchie che te parla e te spertosa Ha un occhio che ti parla e ti penetra Non ha posto la mola de lo sinno Non ha messo il dente del giudizio Non cape ne la pelle Non sta in se dalla gioia Lo maccarone dinto de lo caso I maccheroni dentro il formaggio La bella zita, nchiazza se marita La donna bella si marita subito A buon cavallo no le manca sella A buon cavallo non manca la sella Chi non fraveca e non marita non sa chello che dica Chi non costruisce e non marita non sa cosa dice Sta chino comm’all’uovo È pieno come un uovo Montatone, 30.04.1988, matrimonio di Claudia Vannini e Paolo Patentini, da sinistra: Incoronata Della Badia (la persa) deceduta in Australia nel maggio 2000, Anna Della Badia, Mariantonia Della Badia mamma della sposa, Claudia Vannini la sposa, Paolo Parentini lo sposo, Maria Della Badia, Maria Michela Della Badia. 19 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE Rosa Maria (Nova M.se) – Di Napoli Giuseppe (Brescia) – Cicoria Luigi (Padova) – Vallario Giuseppe (Grugliasco) – De Felice Michele (Avellino) – Maffucci Canio (Napoli) – Gabellini Lorenzo (Firenze) – Fastiggi Michele (Salerno) – Cialeo Vincenza (Castel D’Azzano) – Abate Gaetano (Salerno) – Zabatta Salvatore (Milano) – Cerreta Michele (Carrara) – Zabatta Vincenzo (Lentate S.S.) – Sica Vito (Salerno) – Di Cairano Antonia (Salerno) – Di Cosmo Michele (Poggibonsi) – Di Carlo Maria (Cambiano) – Cicoira Lidia (Napoli). 20.000: Nicolais Antonio (Quattro Strade di Lavaiano) – Margotta Vincenzo (Salerno) – Pastore Vincenzo (Fornaci di Barga) – Proverbio Pietro Pasquale (Salerno) – Acocella Francesca (Napoli) – Di Fronzo don Pasquale (Mirabella Eclano) – Gautieri Vito (Moncalieri) – Metallo Giovanni (Pontasserchio) – Buldo Antonia (Varallo Pombia) – Maffucci Edoardo (Moncalieri) – Coglianese Angelo (Oliveto Citra) – Cantore Anna (S. Margherita Lig.) – Gautieri Giuseppe (Moncalieri) – Panniello Antonio (Roma) – Cianci Michele (Mariano C.se) – Stanco Angela (Lentate S.S.) – Cristiani Salvatore (Poggibonsi) – Galgano Anna e Di Cairano Mario (Colleverde) – Scoca Donato (Borghesia Anzio) – Zabatta Antonio (Nova M.se) – Cantini Giovanni (Osio Sotto) – Polestra Pasquale (Milano) – Fastiggi Vittorio (Mariano C.se) – Zabatta Canio (Lentate S.S.) – Cestone Metallo Vincenzo (Bergamo) – Savanella Angelo (Villaricca) Acocella Marilena (Reggio Emilia) – Maffucci Giovanni (Mariano C.se) – Alfieri Liliana ved. Frucci (Napoli) – Fierravanti Nicola (Ponte Tresa) – Maffucci Tonino (Lentate S.S.) – Gallo Vito (Treggiaia) – Gautieri Canio (Mariano C.se) – Cerreta Vincenzo (Camnago) – Scoca Antonio (Camnago) – Vallario Lorenzo (Milano) – Rubino Canio (Briosco) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Di Cairano Domenico (S. Mauro T.se) – Gervasi Gerardo (Olgiate Comasco) – Zabatta Pietro (Lentate S.S.) – Zarrilli Vincenza (Varese) – Cerreta Luigi (Bari) – Di Napoli Antonio (Mariano C.se) – Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Acocella Vito Antonio (Lentate S.S.) – Margotta Canio (Meda) – Pompei Salvante Giovanna (Bari) – Dei Valter (Scandicci) – Di Maio Anna (Roma) – Siani mons. Salvatore (Contursi) – Di Carlo Maria A. (Buccinasco) – Araneo Vincenza (Perticato) – Zabatta Mario (Cantù) – Casarin Dirce in Russo (Mestre) – Di Carlo Lucia (Santomenna) – Zarrilli Francesco (Perticato) – Tetta Antonio (Napoli) – Cianci Salvatore (Candela) – Metallo Vincenzo (S.Giovanni Val.no) – Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Fierro Nicola (Salerno) – Acocella Filippo (Napoli) – Leone Giovanni (Milano) – Codella Luigina (Poggibonsi) – Caruso Michele (Cantù) – Di Cosmo Giovanni (Cantù) – Gautieri Alfonso (Cadorago) – Di Napoli Teresa (Calco) – Zarrilli Giancarlo (Morena) – Basile Enza (Lecco) – Zarrilli Giuseppe (Bollate). 25.000: Santeusanio Giuseppe (Livorno) – Margotta Angelo (Ancona) – Cubelli Lorenzo (Bergamo) – Paoletta Erminio (Portici) – Sansone Giacinta (Torino) – Di Milia Angela (Nova M.se) – Scoca Antonio (Trento) – Cerreta Clorinda (Roma) – Cerreta Orazio (Caselle) – De Rosa Attilio (Treviso) – Galgano Amedeo (Melfi) – Cestone Giuseppe (Poggibonsi). 30.000: Del Cogliano Antonio (Salerno) – Del Re Anita (Lucrezia) – Di Napoli don Valentino (Castelfranci) – Russo Franco (Pagani) – Armiento Giuseppina (Castellabate) – Buldo Cesare Giovanni (Varese) – Armiento Michelina (Alessandria) – Senerchia Vincenzo (Casalgrande) – Zarrilli Michele (Roma) – Maffucci Giuseppe (Milano) – Cianci Michelina ved. Maffucci (Pisa) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Cubelli Padre Francesco (Pistoia) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) – Ardolino Francesco (Maddaloni) – Scoca Michele (Mariano DA CALITRI 10.000: Della Badia Maria – Di Cairano Canio – Di Muro Giuseppina – Cerreta Giovanni – Cialeo Canio Vincenzo – Galgano Michelina – Maffucci Angelo Maria – Cestone Giuseppina – Gautieri Donato – Toglia Vincenza – Zabatta Michele – Cestone Angelo – Siconolfi Anna – Zarrilli Leonardo – Zabatta Giuseppa. 15.000: Zarrilli Giovanna – Di Maio Giovanni – Cetta Daniela – Codella Giuseppe – Di Maio Vincenzo – Gervasi Benedetta – Mottola Gerardo – Cialeo Francesco. 20.000: Pastore Raffaele – Codella Giuseppe – Russo Michelino – Cianci Maria Antonietta – Margotta Antonio – Di Luzio Antonio – Di Cairano Michele – Maffucci Di Maio Benedetta – Margotta Angela in Cantarella – Cioffari Lucia – Cerreta Mariannina – Tornillo Michela – Nigro Maria – Vallario Canio Antonio – Di Napoli Maria Michela – Cestone Raffaele – Di Napoli Giuseppe – Cianci Giuseppe – Di Cecca Giovanna – Di Milia Vincenzo Depi 127 – Maffucci Maria – Zarrilli Luigi Franco – Buldo Giovanni – Simone Maria in Margotta – Merola Giuseppina – Lo Priore Antonio – Di Carlo Michele – Del Cogliano Antonia – Di Maio Vincenza – Nivone Giuseppe – Di Maio Maria Vincenza – Di Maio Giuseppe – Vallario Luisa – Maffucci Michele – Sacino Francesco – Tornillo Michelangelo – New Bar di Leone Angelo – Fasulo Sergio – Caputo Maria Vincenza – Tornillo Giovanna – Di Roma Giovanni – Bozza Rosina ved. Zarrilli – Stanco Antonietta. 25.000: Scolamiero Maria – Armiento Michelangelo – Di Cairano Mario Angelo – Caputo Vincenzo – Di Napoli Canio. 30.000: Cianci Mario Angelo – Gautieri Canio – Di Roma Giuseppe – Galgano Vincenzo – Di Maio Giovanna – De Nicola Armando – Cerreta Angelomaria – Buldo Maria. 40.000: Suore di Gesù Redentore. 50.000: Maffucci Vincenza in Di Napoli – Officina Russo – Zarrilli Vito e Concetta. 100.000: Nicolais Salvatore – Di Napoli Giulio – Pontillo Gaetano. DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE 5.000: Preonano Giuseppe (S. Giorgio a Cremano). 10.000: Buglione Rocco (Roma) – Cingoli Ada (S. Angelo dei Lombardi) – Cocchiarella Ettore (S.Andrea di Conza) – Colucci Pasquale (Sirignano) – Giuliano Angela (Casalgrande) – Maffucci Giovanni ( Salerno) – Algeri Alba (Retorbido) – Di Maio Antonio (S.Bernardino Verbano) – Giorgio Fedele (Teramo) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Zabatta Pasquale (Camnago) – N.N. (Arese) – Sauda Roberto (Roma) – Di Maio Vito (Montauro) – Di Napoli Antonio (Rho) – Cecere Marco (Firenze) – Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Cerreta Teresa (Milano) – Praenta Antonio Franco (S. Gennaro Ves.no) – D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia) – Briuolo Lucia (Alessandria) – Di Napoli Maria (Bollate). 15.000: Zarrilli Lina (Paina di Giussano) – Ardolino Marianna (Cologna di Pellezzano) – Di Muro Pasquale (Rignano sull’Arno) – Zabatta Claudio (Tor Lupara Roma) – Capolongo Domenico (Roccarainola) – Toglia Canio (Poggibonsi) – Mazziotti Francesca (Roma) – Landolfi Antonio (Salerno) – Sagliocco Antonio (Nichelino) – Gautieri Vito (Bollate) – Romano Sabato (Bellizzi) – Ziccardi Carmine (Pavia) – Di Napoli Rosanna (Bollate) – Galgano Canio (Cantù) – Cerreta 20 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 C.se) – Pastore Raffaele (Roma) – Lampariello Concetta (Vernazza) – Miano Mario (Napoli) – Di Napoli Fortunato (Garbagnate) – D’Emilia Umberto (Salerno) – Polidoro Berardino (Ariano Irpino) – Nicolais Maria (Latina) – Di Maio Giovanna (Roma) – Codella Pasqualina (Cermenate) – Cubelli Lucia (Bologna) – Gallucci Francesco (Cavaion) – Di Carlo maresciallo Canio (Avellino) – Di Cecca Vincenzo (Mariano C.se) – Senerchia Maria (Nova M.se) – Miele Pietrangelo (Bollate) – Ungherese Nicola (Roma) – Zarrilli Vito (Roma) – De Vito Antonietta (Roma) – Salvatore Lucia (Montatone) – Acocella Enzo (Presso) – Maffucci Maria Antonia (Roma) – Codella Pasqualina (Asti) – Paradiso Gaetano (Lioni) – Cerreta Canio (Valmadrera) – Rainone Vincenzo (Lentate S.S.). 35.000: Cioffari Drago Anna (Genova). 40.000: Mollica Antonio (Novara) – Codella Vitantonio (Castel S. Niccolò) – Di Napoli Attilio (Torino) – Messina Giuseppe (Roma). 50.000: Cianci Michele (Firenze) – Di Cairano Giuseppe (Milano) – Di Carlo Alfredo (Avellino) – Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) – Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso) – Armiento Giuseppe (Viareggio) – Tornillo Lucia (Salerno) – Margotta/Nicolais (S. Donato M.se) – Metallo Vito (Scandiano) – Galgano Giuseppe (Ancona) – Tornillo Vito (Viareggio) – Cecchetti Turiddo (Pistoia) – Zabatta Michele (S.Giorgio a Cremano) – Galgano Vincenzo (Riccione) – Galgano Antonio (Novara) – Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) – Sacchitella Caterina (Siena) – De Rosa Luciana (Roma) – Ciccone Gaetano (Caronno P.lla) – Di Napoli Antonio (Galatina) – Fenu Luigi (Uta) – Di Napoli Francesco (Biella) – Codella Gerardo (Brescia) – Cerreta Giovanna (Prato) – Norelli Francesco (Roma) – Tuozzolo Giovannino (Roma) – Di Maio Michele Arcangelo (Napoli) – Galgano Vincenzo (Melfi) – Del Donno Manfredi (S.Croce del Sannio) – Galgano Vincenzo (Brindisi) – Rella Giovanna (Pescopagano) – Lampariello Franchino (Garbagnate) – Cerreta Mario (Avellino) – Lo Sasso Rocco (Avellino) – Nappi Gaetana (Bergamasco) – Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) – Messina padre Rosario (Casoria) – Di Napoli Pio Salvatore (Roma) – Della Valva Francesco (Bollate) – Pasolini Italo (Napoli) – Toglia Vincenzo (Ivrea) – Galgano AngeloMaria (Salerno) – Frasca Vincenzo (Roma) – Metallo Giuseppe (Bagnoli) – Zarrilli Leonardo (Termoli) – Vallario Giuseppe (Firenze) – Vitamore Maria Filomena (Roma) – Cestone Gina (Roma) – Cubelli Tonino (Bologna) – Di Milia Antonietta (Milano). 60.000: Di Maio Gaetano (Trento). 100.000: Famiglia Margotta (Roseto degli Abruzzi) – Marra Raffaele (Caserta) – Di Cairano Vincenzo (Francavilla al Mare) – Sena don Lorenzo (Fabriano) – Bazzani Paolo (Barberino V.Elsa) – Viora/Capossela (Roma) – Nicolais Rocco (Roma) – Scoca Maria Concetta (Roma) – De Rosa Carlo (Belluno) – Frucci Angelo (Roma) – Di Milia Michele (Gallarate) – Bozzoli Giovanni Paolo (Roma) – Tuozzolo Donato (Roma) – Del Cogliano Michela (Caserta). 300.000: Alliod Silvia Cicoira (Aosta). LAUREA Presso la Universidad Bicentenaria De Aragua Facultad De Ingenieria Escluela De Ingenieria De Sistemas (Informatica) si è laureato ANGELO SIMONE Di Maracay nel Venezuela Auguriamo al neo dottore Angelo la più brillante carriera frutto e ricompensa dei lunghi e duri sacrifici affrontati da lui e dai genitori Orazio Simone e Maria Antonietta Marchitto. Gli amici ed i familiari di Calitri. DALL’ESTERO BELGIO: Simone Luigi 30.000 – Simone Michele 30.000 – Palermo/Di Maio 72.000. GERMANIA: Di Muro Giuseppe 50.000. URUGUAY: Lampariello Vito 20.000. VENEZUELA: Di Carlo Vincenzo 50.000 – Bozza Anna 20.000. Calitri 1950 studio fotografico Cerreta (u’ cunigl’) da sinistra: Giovanni Fasano, Enza Del Vento nata ad Udine, Rosetta Fasano nata a Pescopagano, Marisa Del Vento nata a Tripoli il 15.01.1934 e deceduta a Bari il 21.07.1979, Maria (Mariolina) Fasano, Stefania Adriana Fasano, Stefano Sica (mast’ Stefan’ u’ ramar’) nato a Fisciano il 13.10.1870 e deceduto a Calitri il 20.02.1958, Stefano Del Vento. Chiediamo scusa e comprensione per qualsiasi involontaria omissione 21 IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 13 aprile 2000 al 25 febbraio 2001, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Laurentini Lara di Fabio e di Palumbo Emmanuela Mafucci Florindo di Angelo e di Rossi Angela Pannisco Pierpaolo di Giuseppe e di Di Cairano Giovanna Gautieri Giuseppe di Donato e di Zarrilli Felicetta Cicoira Marilina di Michele e di Maffucci Lucia Gautieri Vincenzo di Vito e di Fiordellisi Giuseppina Nicolais Angela di Gerardo e di Schiavone Luigia Zabatta Daria di Antonio e di Brescia Gerardina Tornillo Alessandro di Luigi e di Carafa Vincenza Cestone Giuseppe di Vito e di Marrese Annalisa Di Milia Canio Maria di Michele e di Cianci Giovanna Tateo Francesca di Vito e di Iannolillo Antonella Tamoud Fatimaezzahra di Abdelhadi e di Belkatkor El Mouludia Cestone Lorenzo di Giuseppe e di Russo Angela Rizzo Giuseppe di Vincenzo e di Coppola Bettina Zabatta Alessandro di Antonio e di Borea Emanuela Russo Michele di Mario e di Zabatta Maria Gemello Russo Berardino di Mario e di Zabatta Maria Gemello Lettieri Andrea di Angelo e di Schettino Giuseppina Maffucci Vito Antonio di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello Maffucci Gerardo di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello 13.04.2000 20.10.2000 16.11.2000 17.11.2000 27.11.2000 01.12.2000 05.12.2000 12.12.2000 18.12.2000 29.12.2000 07.01.2001 10.01.2001 12.01.2001 14.01.2001 24.01.2001 24.01.2001 30.01.2001 30.01.2001 31.01.2001 21.02.2001 21.02.2001 Se sei interessato a conoscere Itinerari Turistici e Religiosi – Fiabe e Racconti – Canti Popolari e Proverbi – Esoterismo e tutto ciò che interessa l’IRPINIA, puoi collegarti al sito internet www.hirpinia.it MATRIMONI Rizzo Vincenzo e Coppola Bettina Sibilia Massimiliano e Caruso Anna 28.10.2000 23.12.2000 MORTI Maffucci Angelo Metallo Canio Russo Michele Di Cosmo Giuseppa Cerreta Canio Russo Giambattista Nicolais Vincenzo Rainone Peppinella Cestone Francesca Metallo Giambattista Di Napoli Maria Metallo Michele Maffucci Antonia Calà Teresa Grandi Lina Di Milia Mariantonia Leone Vincenzo Atene Maria Vittoria Russo Rosa Toglia Rosanna Russo Rocco Galgano Pasquale Cestone Maria Cubelli Vincenzo Cicoira Rosa Cicoira Peppina Troncone Maria Rachele Concetta Zabatta Michele Calitri 1932, il matrimonio di Michele Di Milia (urt’lan’) e Giacinta Di Muro (zia Lena). 06.05.1928 - 30.09.2000 25.06.1937 - 14.10.2000 02.05.1948 - 16.10.2000 12.01.1913 - 31.10.2000 02.10.1930 - 03.11.2000 16.11.1914 - 04.11.2000 23.10.1911 - 07.11.2000 20.02.1921 - 13.11.2000 20.03.1914 - 14.11.2000 09.02.1905 - 20.11.2000 21.01.1913 - 24.11.2000 30.01.1929 - 25.11.2000 17.01.1931 - 26.11.2000 24.06.1907 - 28.11.2000 10.07.1921 - 06.12.2000 15.08.1915 - 08.12.2000 12.08.1933 - 14.12.2000 12.12.1911 - 16.12.2000 06.10.1911 - 16.12.2000 03.09.1964 - 08.01.2001 05.08.1924 - 16.01.2001 06.05.1902 - 20.01.2001 16.11.1902 - 30.01.2001 30.11.1911 - 02.02.2001 20.01.1910 - 05.02.2001 02.08.1917 - 18.02.2001 19.01.1916 - 20.02.2001 03.05.1928 - 25.02.2001 22 Associato al Centro Emigranti Intestatario del sito è il prof. Aniello Russo autore di numerose e meritorie pubblicazioni sulle nostre tradizioni. Contrada S. Tommaso, 57/C 83100 AVELLINO Calitri agosto/settembre 1980 in via Ferrovia al n. 44, Angelo Maffucci (patr’nett’), Luigi Codella (zi vicc’) e la piccola Giuseppina Merla. IL CALITRANO N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001 R E Q U I E S C A N T Elisabetta Scoca 05.11.1937 - † 27.01.2001 L’assenza non è assenza abbiate fede, colei che non vedete è con voi. (Sant’Agostino) Anita Del Re in Scarano 03.05.1933 - † 10.01.2001 Il suo ricordo di donna semplice ed onesta rimanga vivo nel rimpianto della sua famiglia e di quanti la conobbero e l’amarono. Marito e figli la ricordano. Angela Maffucci 13.11.1927 - † 25.04.2000 Con affetto la ricordano il marito Giuseppe Marchitto ed i figli Vito e Maria Antonietta. Vito Cestone 29.05.1915 - † 03.02.2000 Mentre riposi nella serenità dei giusti, tuo figlio Franchino, gli amici e i parenti, ti ricordano con immutato affetto e rimpianto. Teresa Di Maio 29.11.1950 - † 26.03.2000 Convinti che la morte non è la fine ma l’inizio, ognuno di noi conserva di te un grato ricordo. Michele Acocella 21.12.1944 - † 12.04.2000 Il tuo ricordo è sempre vivo nei nostri cuori. La famiglia. Vincenzo Berardino Giuliano 20.05.1926 - † 30.04.1999 La morte ti ha strappato a noi, ma il tuo ricordo resterà sempre nei nostri cuori. Antonio Zarrilli (u’ mafius’) 14.08.1932 - † 11.01.2000 Il Signore ti accolga nella sua gloria eterna! La famiglia lo ricorda a tutti coloro che lo conobbero. Sisina Salvante 01.08.1933 - † 15.04.1997 Nel 4° anniversario della sua scomparsa la ricordano la sorella e il fratello. Maria Germano 02.11.1908 - † 31.01.1992 La morte pone fine ad una vita, ma non pone fine all’amore che conserviamo per te. Francesco Cantarella 05.12.1898 - † 08.03.1972 Le figlie Maria e Maria Francesca, la nuora Angela Margotta con i nipoti tutti lo ricordano con tanto affetto. Gaetano Cubelli 14.08.1913 - † 14.03.1981 La moglie, i figli e i nipoti lo ricordano a quanti lo conobbero e lo amarono. Maria Vincenza Cestone in Tornillo 28.01.1905 - † 05.02.1972 La tua cara immagine sarà sempre una fiaccola accesa nel cuore di chi ti ha voluto tanto bene. P A C E Pasquale Bozza Calitri 18.02.1928 † Venezuela 02.12.2000 Uomo di grande onestà. La moglie, i figli, le sorelle ed i parenti tutti, lo ricordano con tanto amore. Michele Lampariello † 07.01.2000 Non piangete la mia assenza, perché morto è colui che non ama. Lo ricordano la moglie e i figli. Michelantonio Caruso 16.06.1922 - † 16.02.1984 Non l’abbiamo perduto, ma dimora prima di noi, nella luce del regno di Dio. I N Luigi Salvante (M’nacon’ o zi Mingh’) 02.10.1899 - † 23.02.1962 A quarant’anni dalla tua scomparsa ti ricordiamo con l’amore e l’affetto di sempre. Tuo figlio Giovanni, le nuore e i nipoti. 23 Maria D’Angola S. Andrea di Conza 25.11.1929 - † 01.04.1947 Un bocciolo di Rosa spezzatosi in tenera età. A distanza di tanti anni dalla sua scomparsa le sorelle Concetta, Lucietta, Antonietta, ed il fratello Gaetano, la ricordano con grande Amore. In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali. Calitri, 20 gennaio 2001, cinquantesimo di matrimonio fra Vincenzo Caputo nato il 23.06.1925 e Rosa Di Roma nata l’01.01.1931 che ha visto riunita tutta la numerosa famiglia; da sinistra prima fila per terra: Roberto Lo Prete, Lina Di Roma, Lucia Gautieri, Giuseppe Di Roma, Franco Gautieri; seconda fila: Lucia Di Roma, Anna Ricciardi, Maria Di Roma, Angela Rabasca, Angela Caputo, Rosa Di Roma e Vincenzo Caputo i festeggiati, Maria Caputo, Salvatore Di Roma, Maria Alberti, Lucia Alberti, Concetta Portanova (in piedi con occhiali scuri); terza fila: Marcello Lo Parco con camicia sbottonata, Vincenzo Gautieri, Canio Rabasca, Alfonso Tanga con baffi, Danilo Vigorito, Rosa Di Cosmo, Francesca Piva, Canio Galgano, Immacolata Di Roma,Vincenzo Rabasca con baffi, Gerardina Di Roma, col braccio sul vicino,Vincenzo Di Cosmo; quarta fila: Giovanni Di Roma, Luciano Maffucci, Mariangela Di Cosmo, Vincenza Lettieri, con occhiali, Antonio Di Roma, si vede appena la testa, Giovanni Di Roma con baffi, Melissa Di Cosmo, Giuseppe Russo, Jessica Di Cosmo, Canio Lo Priore, Angelina Gautieri, Giovanni Fiordellisi; ultima fila: Angela Gelormina, Anna Portanova, Fulvio Navarra, Giovanni Rabasca, Michele Cicoira con occhiali, Patrizia Gautieri, Giuseppe Di Cosmo.