IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze
ANNO XXI - NUMERO 16
(nuova serie)
GENNAIO-APRILE 2001
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
IN
QUESTO NUMERO
di Raffaele Salvante
3
Viaggio di studi a Calitri
4
Fondato nel 1981
Parco Letterario
“Francesco De Sanctis”
5
Sito Internet - http://dinonet.it/calitrano
E-mail: [email protected]
6
Direttore
Raffaella Salvante
Rocco Polestra
Uomo, medico, politico
Il Cronista
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
La polemica sui Marchesi
di Calitri
di P. Gerardo Cioffari O. P.
8
Riflessioni sulla pace
Saverio Bardi
11
I Luoghi di Calitri - 2
Emilio dott. Ricciardi
12
Foto Flash
Racconti
IL GIUBILEO
Tutto il mondo gioirà
quando la porta si aprirà.
Darà felicità,
gioia, amore,
libertà.
Quel giorno sarà ricordato
negli anni, nei secoli, nei
millenni,
per sempre.
Gesù porterà
luce e amore
per farci prendere la strada
giusta,
la strada della felicità.
Tutti gioiranno
neri, gialli, bianchi e pellirosse.
Sarà il giorno più bello
di tutta la nostra vita.
Il razzismo sparirà
e l’uguaglianza ci sarà
perché Gesù dà felicità.
La piccola Enza Metallo
Dalla Germania
RICORDA
CHE LA TUA OFFERTA
È DECISIVA
PER LA PUBBLICAZIONE
DI QUESTO GIORNALE
ANNO XXI - N. 16 n.s.
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
Sconfiggere l’indifferenza
IN COPERTINA:
L’ARCO DI ZAMPAGLIONE con il suo
caratteristico tunnel che sbuca più avanti in
via Pasquale Berrilli di fronte al palazzo
rosso che si vede in fondo appartenuto alle
sorelle Rinaldi ed oggi sede della Biblioteca
Comunale. Il palazzo baronale è carico di
storia perché da sempre appartenuto alla
famiglia Zampaglione che insieme ai Tozzoli
e ai Berrilli si sono contesi, per anni, la
leadership nel nostro paese. Basta rivedere
le strade, le case, i luoghi della nostra
fanciullezza per riandare col pensiero agli
indimenticabili ricordi dell’infanzia.
IL CALITRANO
di Teresa prof.ssa Di Maio
13
Lettera al Direttore
14
LA NOSTRA BIBLIOTECA
16
VITA CALITRANA
18
DIALETTO E CULTURA
POPOLARE
19
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20
MOVIMENTO
DEMOGRAFICO
22
REQUIESCANT IN PACE
23
BUONA PASQUA
2001
Signore ti preghiamo
per il pane di ogni dì,
per chi vive e per chi muore,
per chi piange
in mezzo a noi,
per chi ha il cuore vuoto,
per chi, ormai,
non spera più,
per chi amore
non ha visto mai
Segreteria
Martina Salvante
Direzione, Redazione, Amministrazione
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Chiuso in stampa il 27 marzo 2001
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
TROPPE SONO LE URGENZE, NON SI PUÒ RESTARE INSENSIBILI
SCONFIGGERE L’INDIFFERENZA
Non possiamo cullarci irresponsabilmente in una sensazione di forzato appagamento
ed ancor meno indurci ad un atteggiamento di comodo disimpegno,
ma bisogna rendere concretamente operativo
il ricco patrimonio di valori che abbiamo avuto in eredità.
onvivere, o meglio divenire una “comuC
nità” che condivide il lavoro, i servizi
elementari, la sicurezza e così via, richiede
grandi sacrifici che hanno il merito di costruire un vero, autentico cammino di civiltà. La non accettazione di questi sacrifici
manifesta l’inquietante e pericolosa emarginazione che genera offesa alla giustizia e
alla civiltà dell’uomo, e, purtroppo, può innestare comportamenti gravemente lesivi di
ogni morale.
Infatti, non ci si può nascondere che il
cumulo dei bisogni e delle situazioni disperate è crescente e supera le energie e le possibilità di qualsiasi organizzazione, anche la
meglio organizzata; per cui la sfida diventa
grandemente impegnativa: l’accoglienza reciproca dell’altro è un severo banco di prova
dell’autenticità dell’amore cristiano, capace di proporre gli orientamenti etici che presiedono a ogni retta soluzione dei problemi
umani e sociali.
Comunque, edotti dai troppi errori e
dalle numerose deviazioni del passato, bisogna mirare piuttosto a una responsabile
presa di coscienza collettiva dei problemi,
sicuri che il messaggio cristiano, lungi dal
distogliere gli uomini dal compito di edificare il mondo, lungi dall’incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più stringente.
Infatti, il nostro mondo entra nel nuovo
millennio carico delle contraddizioni di una
crescita economica, culturale, tecnologica,
che offre a pochi fortunati grandi possibilità,
lasciando milioni di persone non solo ai
margini del progresso, ma alle prese con
condizioni di vita molto al di sotto del minimo dovuto alla dignità umana.
Se aggiungiamo alle vecchie le nuove
povertà, lo scenario delle precarietà può allargarsi indefinitamente investendo anche
gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, all’insidia della droga,
all’abbandono nell’età avanzata o nella malattia, all’emarginazione o alla discriminazione sociale.
Stiamo assistendo e partecipando ad una
grande, dissennata abbuffata nel corso della
quale tutti i valori sono andati dispersi, tutte
le regole calpestate, tutti i rapporti imbarbariti; una società che appare affascinata dal
provvisorio, dall’effimero, dallo sperimentale mentre la gran parte dei cittadini, con
una inescusabile leggerezza, vive nella pigrizia e nel disinteresse.
L’agonia di un sistema politico logorato
dalla inefficienza, una società che smarrendo l’etica dei doveri e abbracciando quella
dei desideri, si aggira smarrita fra le sottili e
seducenti provocazioni del benessere, del
successo e del potere ad ogni costo, ha urgente bisogno di autentici promotori di valori spirituali e morali per evitare tutto ciò
che può ledere la famiglia e quindi la società nella sua esistenza, stabilità, equilibrio,
felicità.
Basta pensare all’inaugurazione dell’anno giudiziario, una inutile e comica
cerimonia che si ripete ogni anno e ogni
volta è un piangersi addosso perché nulla
funziona, ma, ciononostante, si continua a
restare prigionieri del passato, senza alcuna
operosa iniziativa di riforma sostanziale,
per una giustizia equilibrata, trasparente,
efficace e credibile; basta pensare, come
abbiamo già detto altre volte, ai moderni
negrieri del sesso e dell’emigrazione che
non solo schiavizzano minorenni per l’indegno mercato del sesso e sfruttano la voglia di libertà e lavoro di tanta povera gente,
ma continuano ad introdurre grosse quantità
di droga e di armi in una società come la
nostra sempre più senza regole e con una libertà senza limiti diventata un potere incontrollabile, senza che ci sia la volontà politica di approntare leggi capaci di arginare
questi tristi fenomeni., in parole povere assistiamo al vuoto dello Stato…
E per ritornare più vicino al nostro Meridione, basta leggere le 250 pagine che la
Corte dei Conti, con delibera n. 5/2001/G
– Sezione di Controllo – Collegio III –
Adunanza del 01.12.2000 ha scritto dopo
venti anni, rendendo pubblici i dati della
vergognosa gestione dei fondi della legge
219/81. Tutti sapevamo, 3.500 miliardi sperperati, ma le numerose proteste, le denunzie
non sono valse ad arginare questo sfrontato
assalto ai finanziamenti pubblici e quel che
è peggio non c’è nessun colpevole! Chi paga
queste ruberie? Il solito Pantalone!
3
Un retaggio ancora più grave è il sentimento di sfiducia, di insicurezza, di precarietà in cui vive il cittadino, confuso dall’idea, consolidata e diffusa, che non si possa
avere vera giustizia: una lenta, quasi indolore deriva che spesso – purtroppo – ci vede
testimoni assenti, silenziosi e sempre più
spesso omertosi per paura.
Invece, proprio ora deve essere l’ora di
una “nuova fantasia della carità” che invece di rischiare di affogare in quel mare di
parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone, si manifesti non tanto e non solo nell’efficacia
dei soccorsi prestati, ma nella capacità di
farsi vicini, solidali con chi soffre, così che
il gesto di aiuto sia sentito non come obolo
umiliante, ma come fraterna condivisione,
intesa come lievito di speranza per il futuro.
Soltanto una grande mobilitazione di intelligenze, di energie, di opinione pubblica
che non tenti soltanto di bendare le ferite,
ma agisca con una lunga, lenta, profonda e
perseverante opera di rinnovamento, può costituire una sfida feconda con una testimonianza silenziosa, operante, efficace, capace
di portare energie alla ricerca di un futuro
più umanizzato.
Una buona e costante predisposizione
alle valutazioni sagge, equilibrate e alla pazienza farà sì che il senso del dovere non sia
mai confuso con uno scoraggiante rigorismo e che l’amore comprensivo non si trasformi in remissiva debolezza; evitando,
perciò, da un lato un comportamento troppo
passivo che non promuove il dialogo, e dall’altro un’invadenza eccessiva che può bloccarlo.
Siamo debitori verso la società - ma essenzialmente verso i giovani - di un significativo esempio di come si debba ancora e
più che mai, in un mondo che pare sempre
più scostarsi dai valori umani, coltivare gli
ideali di solidarietà in una difficile ma coerente pratica quotidiana.
Solo la speranza cristiana, vissuta ed
operante sempre, riuscirà a far superare la
tentazione dello scoraggiamento per aprirci
a un futuro più a misura d’uomo, anche se il
sentiero del bene non è sicuramente facile o
agevole.
Raffaele Salvante
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
DALLA GERMANIA
VIAGGIO DI STUDIO A CALITRI
28 ottobre - 3 novembre 2000
sperienza fortemente positiva è stato il viaggio di studio a
Ecultura
Calitri per i 9 ragazzi che frequentano i Corsi di Lingua e
italiana gestiti dal CO.AS.SC.IT. di Friburgo in Bri-
e, grazie alla disponibilità del personale docente e non docente
dell’Istituto, realizzato il giovedì 2 novembre.
Sulla via del rientro all’hotel, passando per il centro storico,
i ragazzi sono stati colpiti, molto piacevolmente, dalla gentilezza ed ospitalità di un’anziana signora che ha permesso loro
di visitare la sua caratteristica casa scavata nella roccia tufacea
tipica delle case calitrane del centro storico. Il martedì 31 una
bella esperienza per i miei studenti è stata la gita a Napoli, insieme ai ragazzi della 5^A dell’Istituto Tecnico Commerciale e
alla 5^B del Liceo Scientifico e una piccolissima rappresentanza dell’Istituto d’Arte. L’escursione è stata magistralmente
organizzata dal prof. Di Guglielmo, che ha saputo dividere bene la giornata dedicando tutta la mattinata alla visita della Certosa di S. Martino, al Palazzo Reale e al Maschio Angioino ed
il pomeriggio allo shopping in via Roma e in via Chiaia.
La capacità organizzativa del prof. Di Guglielmo è dimostrata anche dal fatto che è riuscito, per la prima volta, a coinvolgere in una gita classi dei tre Istituti superiori di Calitri.
L’escursione a Napoli per i miei studenti è stata il punto forte di
tutta la vacanza-studio, essi hanno molto apprezzato i monumenti visitati, riuscendo anche a capire il linguaggio tecnico
usato dalla guida, ed hanno apprezzato tanto, se non di più, il
pomeriggio. Il mercoledì 1 novembre c’è stata l’escursione a
Melfi con visita al Castello e al Museo annesso, alla Porta Venusina e alla Cattedrale. Molto piacevole è stata anche la visita
ai laghi di Monticchio. Il giovedì 2 con le attività di laboratorio
all’I.S.A. e una capatina al mercato settimanale, si è concluso il
viaggio-studio tra addii, lacrime e promesse di contatti telefonici e postali da parte dei ragazzi, promesse che tutt’ora vengono mantenute.
Saverio Mangione
sgovia (Germania) perché hanno potuto mettere in pratica, in
un contesto tutto italiano, le competenze comunicative e culturali acquisite negli anni di frequenza ai corsi suddetti.
Il viaggio di studio è stato voluto e finanziato dal
CO.AS.SC.IT. in collaborazione con l’Istituto Secondario di
Istruzione Superiore di Calitri nella persona del prof. Luigi Di
Guglielmo che ha organizzato il piano di lavoro del viaggiostudio. I nostri ragazzi provengono da varie cittadine del sud
della Germania, tra loro quindi non si conoscevano, la loro conoscenza, tramutatasi subito in amicizia, è nata sull’autobus durante il viaggio. La mattina del 29 ottobre siamo arrivati a Calitri ed abbiamo avuto un’ottima sistemazione all’Hotel “Ambasciatori” dove abbiamo ricevuto il benvenuto dal prof. Di
Guglielmo e da una rappresentanza degli studenti dell’Istituto
d’Arte. I ragazzi hanno subito fraternizzato decidendo di trascorrere il pomeriggio passeggiando per il centro di Calitri dopo aver visitato il Comune, accolti da una rappresentanza dell’Amministrazione comunale ed il Palazzo di proprietà del barone Zampaglione che con raffinata cortesia ci ha concesso di
visitare il suo palazzo che ha notevolmente affascinato i miei
studenti.
Il lunedì 30 i ragazzi hanno visitato l’Istituto Statale d’Arte
girando per le classi ed i laboratori avendo anche modo di parlare sia con i professori che con gli alunni dell’Istituto d’Arte
“S. Scoca”. I miei studenti sono rimasti talmente affascinati
dalle attività di laboratorio, specialmente pittura su legno e lavorazione dell’argilla, che hanno espresso il desiderio di poter
praticare anche loro queste attività. Il desiderio è stato accolto
Website dei Calitrani in America
For those of you who do not know Italian and
wish to learn about the history and rich culture of
your Calitran heritage, there is an English-language website “Calitrian Connections” at
http://freepages.genealogy.rootsweb.com/
-calitri/Calitri/Index.htm
on the Internet.
This website, put together through the shared efforts of Calitran-Americans, continues to grow
with articles on everything calitrana. If you are interested in the history of Calitri, seeking the ship
which transported your roots to the U. S., or are
climbing your family tree… or, perhaps, you simply want to savor the traditions of your ancestral
home, access the above mentioned website.
Napoli 31 ottobre 2000, gli studenti provenienti dalla Germania, accompagnati dal prof.
Saverio Mangione e la signora Sonia Lepre, insieme al prof. Luigi Di Gugliemo, in un momento di pausa davanti al Maschio Angioino a Napoli.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
PARCO LETTERARIO
“FRANCESCO DE SANCTIS”
viaggi sentimentali avvengono ogni
“I
qualvolta uno di noi parte lungo
un itinerario ideale e talora misterioso,
accompagnato da un sentimento prevalente, da un desiderio di incontrare, gustare, conoscere, attraversare un ambiente che per qualche ragione abbiamo sognato di raggiungere, anche solo
per alcune ore”.
Al vespro (ore 17.00) di martedì
1° agosto 2000 ci siamo ritrovati allo
scalo ferroviario di Morra, invitati dal
Presidente del Parco Letterario “Francesco De Sanctis” per ripercorrere in treno
il viaggio sentimentale che l’illustre irpino fece nel 1875 nel “Viaggio elettorale”. Suggestiva l’attesa e l’arrivo del treno, composto da carrozze d’epoca, proveniente da Lioni e diretto a Calitri. Un
banditore attira l’attenzione dei convenuti e un cantastorie legge col megafono
alcuni passi del De Santcis che, a risentirli in quell’affascinante ambiente fecero
sognare cento anni di storia.
Appena saliti sulle carrozze con i sedili di legno, un suonatore di organetto ci
intrattenne piacevolmente con musiche
folcloristiche e popolari; intanto, il caldo,
la musica e il rumore del treno costringono i passeggeri ad affacciarsi per un
bisogno d’aria e ai loro occhi si presenta
il paesaggio biondeggiante e quasi incantato della valle dell’Ofanto e quello
collinare di Conza, Cairano, Sant’Andrea, Calitri e Pescopagano. Giunti alla
stazione procediamo per Calitri in autobus dove ci accolgono “ngimma cort’”
o piazza della Repubblica l’assessore alla cultura prof.ssa Paola Pignataro e due
ragazze in costume “cu lu p’zz’ll’”; attraversiamo, poi il tunnel del Municipio
per visitare l’antica chiesa dell’Annunziata, mentre il banditore richiama l’attenzione della folla.
Dal balcone del palazzo Rinaldi (oggi biblioteca comunale), l’attore Giovanni Turco – che impersona Francesco de
Sanctis – declama la pagina del De Sanctis su “Calitri la Nebbiosa”, contemporaneamente una classe di bambini gioca
nei vicoli “a l’accuvatura” a simboleggiare la vita e l’arrivo del progresso…”
e forse un giorno qualche fortunato
mortale scriverà un nuovo capitolo intitolato: Il sole di Calitri”; così il De
la chiesa dell’Immacolata Concezione;
momenti di grande emozione accompagnano e scandiscono questo straordinario
viaggio nel “tempo perduto”… pardon,
passato, e le prime ombre della sera ci riportano a fatica al tempo presente.
Ancora storditi dalla nostalgia, i trecento convenuti ripartono con gli autobus
per la stazione dove li aspetta il treno
per Morra; il viaggio sentimentale termina nel piazzale retrostante lo scalo ferroviario di Morra De Sanctis con il ringraziamento delle Autorità, ma la festa
prosegue con musiche e balli fino a notte
fonda con la degustazione di vini e di
prodotti tipici locali.
Le iniziative in progetto
Roma, 13 gennaio 2000, i coniugi Vito Nicola
Di Maio e Concetta Mottola davanti alla basilica di S. Giovanni in Laterano in occasione
dell’anno Santo 2000.
Sanctis nel 1875 esortò i giovani di Calitri a superare qualsiasi forma di scetticismo, ad impegnarsi, ad agire cercando
di modificare la realtà della terra irpina.
Dopo la rappresentazione gli autorevoli ospiti visitano il centro storico, la
casa natale dell’On.le Prof. Salvatore
Scoca “Avvocato Generale dello Stato” e
Venezuela, Chacao Pasquetta 1955, da sinistra: Salvatore Cristiani, Pasquale Cristiani, Pietro Zabatta, Nicola r’ la quequa, Giovanni Russomanno (prendi una pasta); davanti: Antonio
Zazzarino e Michele Panniello.
5
Per l’immediato futuro i gestori del
Parco stanno lavorando alla preparazione
delle seguenti iniziative un Seminario di
studi desanctisiani da tenere in gennaio a
Lacedonia, in collaborazione con l’Istituto Magistrale (istituito dal De Sanctis e
a lui intitolato) e con il Liceo Ginnasio di
Sant’Angelo dei Lombardi. Il seminario,
centrato sulla critica letteraria di ispirazione desanctisiana e sull’evoluzione delle teorie letterarie, costituisce anche una
sorta di preparazione al programmato
Certamen che si terrà agli inizi di giugno 2001;
• un evento musicale a Lacedonia, in linea con quelli tenutisi ad agosto e in
concomitanza con il Seminario di studi;
• l’inaugurazione ufficiale della Biblioteca di Poesia e del Caffè Letterario
nel Castello di Bisaccia, con un altro
incontro di lettura con scrittori (tra dicembre e gennaio);
• un corso di cucina tradizionale (entro
gennaio) a Morra De Sanctis e/o presso aziende agrituristiche di Guardia dei
Lombardi sulla lavorazione del maiale;
• un Viaggio sentimentale, a Morra in
marzo;
• un corso di danze tradizionali a Calitri
nel mese di febbraio;
• iniziative legate alla mostra interattiva
“Le ruote quadrate”, nella primavera
prossima.
Vito Alfredo Cerreta
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
ROCCO POLESTRA
Un uomo, un medico, un politico, un grande benefattore
resso i locali dell’ex ECA a Calitri,
Pcollaborazione
domenica 19 gennaio 2001 con la
del Circolo Aletrium,
della Pro Loco e del Circolo Professionisti, l’ottimo avvocato Vito Zarrilli ha
presentato, ad un folto pubblico, il volume postumo “Cantastorie” del mai
troppo compianto dottor Rocco Polestra,
che per un lungo arco di tempo esercitò
un ruolo non secondario nella vita politica, civile e culturale di Calitri e dell’intera provincia e fu un sicuro punto di
riferimento per la nostra comunità.
Un volume che racchiude cinque
novelle ricche di vari riferimenti precisi e connotati sì da offrire un quadro
puntuale ed analitico dei diversi aspetti
della vita di un piccolo centro dell’Alta
Irpinia, che assurge comunque a “specchio” di una realtà più ampia, identificabile certamente con quella di buona
parte del meridione d’Italia.
La Storia vera, come si sa, affonda
le sue radici nella cronaca, nella vita
quotidiana della gente comune, per cui
si può facilmente cogliere oltre ai di-
Calitri 19.11.2000, l’intervento di Francesco Marino Polestra figlio di don Rocco, nato a New York e residente a Boston negli USA, con il tavolo della presidenza composta da Giovanni Rinaldi presidente della Pro Loco, l’avvocato Vito Zarrilli che ha presentato il libro “Cantastorie”, il professore Vito Bozza che
ha scritto la prefazione al libro, la dottoressa Vincenza Cubelli in rappresentanza del Circolo Aletrium.
versi ambienti descritti, alle diverse circostanze della quotidianità della vita e
in particolare alle fatiche dei campi, un
humus di valori morali e civili con una
serie complessa di problematiche politiche, economiche e sociali che fanno
Calitri 19.11.2000, prima fila: Maria Antonietta Polestra, Giulia Adele Polestra, figlia di Francesco Marino, dottor Reggiano di Roma, dottor Antonucci da
Torino tutti amici diFrancesco Marino Palestra, seconda fila: amica della sig.ra Marina De Vitis, figlio della signora Marina De Vitis, dottor Roberto De Vitis da Napoli, gli altri tre tutti parenti della signora De Vitis, terza fila: ins. Carlo De Rosa,Antonietta Norillo e il marito generale Michelangelo De Rosa,
prof.Antonio Altieri, dietro: Iolanda e Aurora Di Roma,Vannalucy Di Cecca e la madre ins.Alfonsina De Chiara.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
del Polestra un perfetto conoscitore del
mondo che rappresenta ed attento interprete della sua ansia di progresso.
Perfetto conoscitore delle vicende
paesane, Polestra possiede il dono di
saperle trasmettere, egli sa “comunicare”, elevandosi a divulgatore chiaro e
preciso di personaggi, luoghi e momenti dalla mutante consistenza, porta
dell’esercizio della sua professione di
medico lo scrupolo e la dignità che gli
derivano dalla coscienza adamantina
del dovere verso la comunità, dell’impegno civile, del rifiuto di ogni utilitarismo, unisce alla profonda preparazione un gusto sicuro ed una raffinata sensibilità.
Una umanità larga e profonda, la
semplice cordialità con cui offriva la
sua amicizia e faceva superare barriere
di età, ruolo, esperienza, sono le qualità
oggi tanto rare, che più ce lo fanno
rimpiangere; la sua è stata stagione di
uomini probi dei quali il mondo di oggi, via via che passano gli anni, sente
sempre più viva la mancanza. L’impegno, poi, e la partecipazione alla vita
delle istituzioni fu pari alla fede e all’abnegazione verso gli amici e verso
tutti coloro che ne avevano bisogno.
Generoso e attivo, ricco di calore
umano e capace di grandi delicatezze,
comprensivo e insieme rigoroso e fermo, a tutti sapeva ispirare simpatia e
fiducia; la sua concezione viva ed aperta dell’impegno civile lo portò ad ac-
Rocco Polestra, nato a Calitri il 22 novembre
1897 da Francesco medico e da Adele Bruni di
Montella, e deceduto a Calitri il 7 agosto 1981.
cettare responsabilità e incarichi anche
fuori del suo stretto ambito professionale, ricoprendo incarichi politici.
Ma al di là di ogni altra lode quello
che più colpiva in quest’uomo, in questo medico era il suo amore per la professione che lo portò ad esercitare in
veri e propri tuguri dei delicati interventi, sempre a favore di gente povera
che non aveva alcuna possibilità di pagare le sue prestazioni e che lui, il medico, non umiliò mai, anzi aiutò in vari
modi. Chi scrive ha ricordi indelebili
di alcuni fatti che risalgono a circa 50
anni fa, quando di notte andava in com-
pagnia di qualche adulto a bussare alla
porta di do’ Rrocch’ – con questo nome veniva generalmente chiamato – per
improvvise urgenze mediche e dopo
ore di lavoro sentirlo rispondere alla
falsa domanda: “quand’ ven’ il disturbo?” (perché comunque non c’erano
soldi da dare) non vi preoccupate, pensate a star bene, so’ io chi mi deve pagare per voi.
Se ognuno guarda alla propria esperienza, quante volte un fatto, un luogo,
una persona ha rappresentato un dono,
cioè qualcosa di inaspettato e illuminante, che ha avuto effetto nella nostra
vita nel corso del tempo, così queste parole suonarono decisive e profondamente formative alle orecchie di un ragazzino vispo, sempre attento e pronto a
memorizzare tutto, che capiva le estreme condizioni di indigenza e prendeva
quest’uomo “burbero benefico” come
esempio di virtù eccelse da personificare nella propria vita di adulto senza
mai dire no a chiunque avesse avuto bisogno, sempre pronto a dare una mano
a chi ne avesse avuto necessità.
Questi sono soltanto alcuni esempi,
di una intera vita spesa al servizio del
prossimo e che lasciano veramente una
eredità di valori! E a Calitri quasi tutte
le famiglie devono a quest’uomo, a do’
Rrocch’, un debito grande, grandissimo di vera, sentita e sincera riconoscenza.
Il Cronista
Calitri 19.11.2000, da sinistra prima fila: avvocato Marcello Buono, Marino Rocco Polestra, nato a Boston, Marina De Vitis, coniugata Polestra residente
a Boston, Francesco Marino Polestra, preside Teresa Di Maio, seconda fila:Antonio Paolo Polestra, nato e residente a Boston, Salvatore Zarrilli, con gli occhiali vicino alla porta,Anna Freda, da Napoli,Antonio Sansone, funzionario del Banco di Napoli da Napoli, preside Michele Cicoria, Salvatore Ramundo,
Anna Patrissi, terza fila: prof. Gerardo Melaccio, Berardino Di Cecca,Vincenzo Zarrilli, Mario Capossela nell’angolo vicino alla porta,Angelina De Nicola,
Donato Maffucci,Armando De Nicola,Vito Codella, dottoressa Mariettina Lampariello l’ultima in fondo, Rosa Codella.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
GERARDO CIOFFARI O.P.
LA POLEMICA SUI MARCHESI
DI CALITRI
Gente arricchita o nobili?
elineare la storia di una polemica i
cui contenuti sono oggi abbastanza
D
superati (la nobiltà oggi non è di moda)
potrebbe sembrare fuori luogo. E per coloro che sono interessati solo ai problemi
sociali indubbiamente lo è. Coloro, invece, che amano arricchire la mente di quelle conoscenze che servono a far meglio
comprendere la storia dell’uomo, potrebbero trovare una certa soddisfazione intellettuale. Senza dire che tra le pieghe
degli argomenti non “attuali” si trova di
solito una serie di notizie utili in altri ambiti. La fonte a cui farò riferimento si intitola: Elenco de’ diplomi angioini, durazzeschi, castigliani ed austriaci risguardanti la famiglia Mirella, principi
di Teora, duchi di S. Andrea, marchesi di
Calitri, conti di Consa. Con poche osservazioni, Napoli 18471. Trattasi di un opuscolo che ha due difetti principali. Primo, l’autore è di parte, perché intende dimostrare la nobiltà dei Mirelli. Secondo,
chi a suo tempo rifilò l’opuscolo per inserirlo nella miscellanea (messami a disposizione dall’amico Elio Pastore), per
rendere il tutto ben formato, tagliò i bordi
delle pagine, eliminando fino a tre o quattro lettere. Il primo difetto è facilmente
ovviabile da parte di chi fa lo storico di
professione, andando a verificare le informazioni. Il secondo è più problematico,
ma è sempre stata una mia ferma convinzione che è meglio trasmettere al lettore
anche l’80 % di notizie molto rare che
non attendere di avere il 100 % col rischio di far perdere il tutto (con lo smarrimento della fonte o la morte dello studioso).
Che cos’è una polemica
Per meglio comprendere la storia di
questa polemica è bene partire da un concetto di fondo: la polemica non è un confronto di idee, non è un dialogo. Nella
polemica non si ascolta l’altro, ma si registrano i suoi argomenti per demolirli.
La polemica è una battaglia fatta in nome
di alcune profonde convinzioni (o pregiu-
Mariano Comense, luglio 2000, il piccolo Donato Maffucci e la piccola Alessandra Rubino
festeggiano il loro primo anno di vita con le loro famiglie che hanno avuto con il loro arrivo
una gioia immensa.Quindi un augurio felice ad
Alessandra e Donato e, perché no, un complimento ad Ornella e Cristina mamme fortunate.
dizi) o di alcuni interessi privati senza alcuna intenzione di mettere in discussione
il proprio punto di vista. L’importante è
vincere.
Questo aspetto, vale a dire la mancanza di scrupoli in nome di qualcosa ritenuto “sacrosanto”, va tenuto sempre
presente quando si vuole tentare una interpretazione e si vuol dare un giudizio su
quale delle due parti in causa possa aver
ragione.
Un altro aspetto importante è che nella polemica non vince affatto il più bravo,
il più giusto, il più intelligente o chi meglio padroneggia la logica argomentativa. Nella polemica vince il più abile, colui cioè che riesce a immettere nella mente del lettore o dell’ascoltatore o del telespettatore una carica emotiva simpatetizzante. Prendiamo l’esempio dell’inquisizione o dei manuali di storia. Se io andassi al Maurizio Costanzo Show e si discutesse dell’inquisizione (una realtà sulla quale mi sono espresso ripetutamente
in termini di severa condanna oralmente e
per iscritto) potrei trovarmi di fronte ad
8
uno che volutamente trascurando la mia
opinione, mi attaccherebbe come membro di quella chiesa che ha istituito l’inquisizione ed il pubblico l’applaudirebbe. In altri termini, la polemica è intrinsecamente disonesta perché invece che
alla mente fa appello all’emotività dell’ascoltatore. Lo stesso vale per la polemica sollevata da Storace sui manuali
scolastici di storia. Gli oppositori di sinistra si son guardati bene dall’entrare nel
merito della questione, ma hanno attaccato Storace come erede di quella mentalità fascista che vuol togliere ai professori il diritto di scelta del manuale.
Nella polemica perciò l’intelligenza
e l’onestà intellettuale non contano affatto, conta l’abilità, la capacità di mettere in
ridicolo l’interlocutore, di farlo apparire
retrogrado di fronte alle acquisizioni di
“civiltà” dei nostri tempi. Ciò nonostante
la storia della polemica è utile, poiché solitamente il polemista vuol dare all’ascoltatore l’impressione di una impalcatura
solida del suo ragionamento. Ecco venir
fuori così notizie interessanti sotto altri
aspetti. Un po’ come le Vite dei Santi, anticamente disprezzate dagli storici, oggi
prese in grande considerazione per le notizie sulla medicina, sulle usanze locali,
sulla mentalità del tempo.
Per Castellano: gente arricchita “malamente”
Ad iniziare la polemica sulla nobiltà
dei Mirelli fu il cancelliere della curia arcivescovile di Conza Donato Antonio Castellano, autore nel 1691 della nota Cronista Conzana2. Nel Capitolo II (f. 43)
sulla Terra di Calitri (discorso primo), dopo aver parlato dei Gesualdo si sofferma
sui Mirelli: Hoggidì questa Terra per sua
disgratia è posseduta dal detto Francesco
Mirella3. La pennellata del per sua disgratia iniziale, trova il suo contrappeso
finale allorché afferma che egli non è
spinto dal desiderio di calunniare (animo
iniuriandi), ma dall’intento di fare conoscere le origini della famiglia.
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
Quali dunque queste origini secondo
il cancelliere conzano?
Capostipite era un chirurgo di bassissimi natali della costa amalfitana che partecipò ai tumulti napoletani del 1645, e
per i meriti delle sue indegnità fu dal capopopolo nominato giudice della vicarìa.
Dopo di che, grazie ad alcuni colpi di fortuna, si era arricchito. Aveva quindi sposato Anna Paternò (dei Carafa della Staccia). Approfittando della contemporanea
dilapidazione dei suoi beni da parte di
Giovan Battista Ludovisi, principe di Venosa, per un tozzo di pane il Mirelli comprò varie terre, fra cui Calitri4. Riguardo a
Calitri, lo stesso Francesco acquistò per il
figlio Carlo il titolo di Marchese. Commento del Castellano: Cossì vanno le vicenne del mondo, nel quale si vedono impoverite le famiglie più cospicue, et esaltate le più basse.
Il Castellano non entra nei dettagli,
ma è bene ricordare che il Mirelli precedentemente era stato iscritto al patriziato
napoletano e che il titolo di marchese di
Calitri non pervenne a Carlo direttamente dal padre, bensì dal matrimonio che
egli fece con Maddalena Carafa. Infatti,
se era stato il padre Francesco ad arricchirsi ed ad utilizzare i soldi per dare lustro e nobiltà alla famiglia (sposando una
nobile appartenente ai Carafa, ma senza
titoli), fu il suddetto Carlo il primo ad insignirsi di titoli nobiliari. Questi gli pervennero quando egli, avvocato fiscale della Camera della Sommaria, sposò Maddalena Carafa, donna dunque dell’alta nobiltà napoletana. Il passaggio chiave è
nella decisione della zia di Maddalena,
donna Artemisia, di rinunciare al titolo di
marchesa di Vico di Pantano (Caserta) in
cambio della concessione a Maddalena
del titolo di marchesa di Calitri. A seguito
del diploma di Carlo II di Spagna (23
febbraio 1682) il viceré promulgava l’esecutoriale in cui specificava che il titolo
era estensibile al marito Carlo (20 luglio).
Non contenti, Carlo e Maddalena si
preoccuparono di ottenere altri titoli
(principe di Teora nel 1689, quindi conte
di Conza e duca di S. Andrea).
Secondo il Castellano a manovrare il
tutto non fu il figlio Carlo, ma lo stesso
Francesco Mirelli, che oltre ad essere di
bassi natali, si era anche arricchito malamente e forsi con usure ed inganni. Dopo
Calitri aveva comprato Peterno e le giurisdizioni criminali di S. Menna e S. Andrea con diversi frodi ed inganni.
Come ben sappiamo, S. Menna e S.
Andrea erano terre della mensa arcivescovile di Conza, per cui quella irruzione
del Mirelli, che così toglieva una grossa
fetta di introiti alla curia arcivescovile di
Conza, doveva aver fatto saltare i nervi al
clero conzano, che appunto col Castellano andò giù durissimo sulla pretesa “nobiltà” dei Mirelli.
Discendenti degli Scannasorce?
Esattamente cinquanta anni prima che
il Castellano scrivesse (1691) la Cronista Conzana vedevano la luce i Discorsi
delle famiglie estinte, forastiere, o non
comprese ne’ seggi di Napoli imparentate
colla Casa della Marra, Napoli 1641.
Calitri 8 giugno 2000 “Riviviamo il passato”,
Antonio Di Milia, Giovanni Fierravanti e Lorenza Sansone.
Dei Mirelli neppure l’ombra, il che sembrerebbe avvalorare la tesi del cancelliere
conzano.
Il primo a dare un certo credito alla
nobiltà dei Mirelli sembra sia stato il Pacichelli5, lo stesso da cui solitamente si
trae la bella immagine del castello di Calitri. Dopo di che anche altri parlarono di
loro come di nobili. Ad esempio, alcuni
anni prima dell’anonimo Elenco suddetto,
apparve lo studio di F. De Angelis, Cenno
genealogico delle famiglie Ceva-Grimaldi e Mirella, Napoli 1840.
Vito Acocella accolse la versione nobiliare, ricordando che i Mirelli ebbero
dei problemi con la corte dei Durazzeschi, ritirandosi sulla costiera amalfitana,
e precisamente a Positano. Da Carlo VI
ebbe il diritto al grandato di Spagna e
portò il bizzarro nome di Scannasorice6.
L’autore dell’Elenco fa risalire la famiglia Mirella all’omonima famiglia genovese che nel Duecento diede i natali a
gente d’arme e valorosi ammiragli come
Giannino (1205) e il nipote Nicola. Questi guerrieri nel 1265 seguirono Carlo I
9
d’Angiò alla conquista del Regno di Napoli, come risulta da un diploma di Carlo
I del 1269 (lettera D, f. 35 a t.). In questo
come in un altro diploma del 1283 (lett.?,
f. 23 a t.), si parla di Giorgio Mirella, figlio di Robaldo, detto uomo nobile nonché capitano d’uomini d’arme. Suo figlio
Pagano fu il primo ad essere soprannominato Scannasorice. Feudatari a partire
dal 1276, e ciambellani di re Roberto nel
1316, nel 1330 acquistarono terre a Positano e alcuni fabbricati a Napoli in via
Selleria col fondaco attiguo de’ Scannasorice7. Diplomi con ulteriori riconoscimenti furono quelli di Roberto il Saggio
del 1316 (let. B, f. 170 a t.), Giovanna I
del 1345 (lett. A, f. 44) e Giovanna II, la
quale nel 1417 attestava i loro vasti possedimenti in Calabria. Altri diplomi di
questa regina risalgono al 1419, 1420 e
1423. A partire da quest’ultimo documento la famiglia abbandona il soprannome Scannasorice per riprendere il vero
cognome di Mirella. Questa famiglia fu
ben in vista nella prima metà del Cinquecento, con guerrieri, prelati e cavalieri gerosolimitani. Qualche tempo prima del
1558 la famiglia fu ascritta al sedile di
Benevento.
Quando nel 1676 Francesco Mirelli
comprò la terra di Calitri, volle portare
in quel castello gli originali di tutti questi
antichi diplomi: Que’ diplomi, quelle armature, le dipinte immagini di que’ Guerrieri, per tremenda sventura, le persone
tutte di casa Mirella, tranne il marchese
Carlo, lontano, furono sepellite nelle rovine del Castello di Calitri, [quando ] il
terribile terremoto del dì 8 Settembre
1694. distrusse quel Castello.
Nel 1718 la famiglia ottenne da Carlo
VI il diritto al Grandato di Spagna (diploma del 21 maggio dal castello di Lussemburgo). Il sovrano concedeva la Città
Metropoli di Consa specificando col suo
castello, palazzo, i [suoi] vassalli, con
tutte sue ragioni, entrate, giurisditioni,
azioni, pertinenze, l’intiero stato, et signanter con il piano della giustizia, et
omnimoda g[iurisdi]tione e congnitione
di prime seconde e terze cause, civili, criminali, miste, mero e misto impero, provventi et emolumenti di detta giurisditione.
Poco dopo l’autore dell’Elenco riporta la
lista dei diciotto bellissimi feudi, vale a
dire Consa, [Calitri], Castiglione, Teora,
Calabritto, Castelnuovo, Santo Ilarione,
Buonin[ ], S. Andrea, Santo Menna,
Sant’Antimo, Friano, San Vitale, Pescara,
S. Maria in Elice, Castelfranco, Maschito, Paterno e Civita Campomarano. Il 12
aprile 1785 Mons. Giovanni Battista Mirelli assunse il governo della Provincia di
Viterbo nello stato pontificio e lo tenne sino al 26 giugno dell’anno successivo. Se-
IL CALITRANO
condo l’usanza della città di ascrivere i
governatori alla nobiltà viterbese, anche
questo Mirelli vi fu ascritto come appartenente all’eccellentissima casa Mirelli
de Scannasorce.
Dagli antichi diplomi, da Carlo I a
Giovanna II, l’autore dell’Elenco concludeva dunque che la nobilissima famiglia
Mirella era venuta da Genova a Napoli
con Carlo I, portava il soprannome di
Scannasorce e nel 1297 era stata ascritta
al Seggio di Portanova. Nel 1423 avrebbe
riadottato il cognome Mirella, invece del
soprannome Scannasorce. Lo stemma era
un Leon d’oro, coronato, in campo azzurro, che stringe nella zampa destra un
mazzetto di fiori.
A chi credere?
Castellano era un archivista che viveva fra documenti. L’autore dell’Elenco riporta un gran numero di documenti conservati nel Grande Archivio di Napoli.
Eppure sostengono due tesi diametralmente opposte.
È bene dire innanzitutto che una risposta definitiva è al momento impossibile, anche perché non sono riuscito a verificare tutte le citazioni dell’anonimo autore. Ho verificato due passi, quelli di Angelo di Costanzo. Ho constatato che un
Bartolomeo Scannasorice seguì in Grecia il conte di Gravina Giovanni d’Angiò, ma lo storico napoletano dice solo
Scannasorice e non Mirella-Scannasorice8. E lo stesso vale per Carluccio e Franceschello Scannasorice che seguirono
Carlo III di Durazzo in Puglia nella spedizione contro Luigi d’Angiò (1384): il
nome Mirella non compare9.
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
La suddetta constatazione intacca la
prima impressione che si riceve nel leggere l’opuscolo. La prima impressione è
infatti favorevole all’autore dell’Elenco. I
documenti riferiti infatti sono moltissimi. E numerosi sono anche i rinvii agli
storici napoletani. Seguono i riconoscimenti di Carlo VI e degli amministratori
di Viterbo.
Tuttavia, oltre a quanto detto sulle imprecise citazioni dal Di Costanzo, vi sono
aspetti, in parte legati al precedente discorso sull’intrinseca disonestà intellettuale della polemica, che lasciano perplessi. Ad esempio, in tutto l’opuscolo ricorre l’espressione Mirella Scannasorce.
Poi, ad un certo punto, quando già psicologicamente il lettore si è abituato a quell’accoppiamento di termini, si imbatte
nell’affermazione che dal 1423 riprende
l’uso del cognome da solo, mentre prima
si usa il soprannome da solo. È proprio
l’abbondanza dei documenti che suscita il
dubbio. Se davvero i Mirelli erano gli
Scannasorice, sarebbero bastati due o tre
documenti sicuri e non tanti relativi agli
Scannasorice. Il soffermarsi a lungo sui
soprannomi e sulle reintegre è più che legittimo, resta però da vedere se questo è il
caso degli Scannasorice che partono come Mirelli e ritornano ai Mirelli.
Parlare dei documenti del Grande Archivio di Napoli, dicendo che tutti i diplomi originali andarono perduti o distrutti nel terremoto di Calitri del 1694,
come minimo lascia perplessi. Con tanti
falsi creati fra Sei e Settecento, non sarebbe stato difficile per la ricca famiglia
Mirelli fabbricare tutta una serie di falsi
nobiliari. Inoltre, il linguaggio estremamente duro del Castellano (che scrive nel
1691, quindi tre anni prima del terremo-
Calitri agosto 1960, Contrada Serre durante la mietitura, da sinistra: don Raffaele Gentile Parroco di
Calitri (01.01.1926/03.04.1996), Francesco Di Napoli (cicch’p’ndiggh’) (07.12.1908), Gaetano Codella
(cucozza) (22.08.1895 deceduto negli USA),Vito Corradino dottor Bozza (19.07.1908/30.08.1983),
Michele ing. Di Cairano (u’ vurp’) (25.09.1899/16.02.1984), Ettore Leone (ron taratubb’)
(21.01.1900/23.01.1977),Canio Codella (sckambè) (08.03.1912/12.08.1984), per terra: Francesco
prof.Toglia (19.06.1913/24.12.1992), Raffaele geom.Vodola (02.09.1935) Antonio avv. Acocella
(zi Totonn’) (16.05.1913/13.10.1985).
10
to) sarebbe difficilmente spiegabile se in
quel momento nel castello di Calitri ci
fossero stati effettivamente quei diplomi.
Avrebbe potuto essere facilmente sbugiardato.
L’autore dell’Elenco cita altri scrittori
che al momento non ho verificato. Come
non ho avuto a disposizione il volume
pergamenaceo che l’Acocella nel 1926
dice posseduto dal Tozzoli (se qualcuno
ne avesse notizia, segnalarlo sarebbe un
merito per il progresso delle conoscenze
storiche su Calitri). Per cui mi limiterei a
concludere in termini ipotetici: se prima
del 1650 qualche scrittore cita i Mirelli
fra le famiglie nobili, allora si dovrebbe
dedurre che le loro pretese erano fondate.
Altrimenti, come credo più probabile, la
derivazione dagli Scannasorce era un abile ripiego su una famiglia estinta (che
quindi non poteva protestare) al fine di
creare un proprio albero genealogico nobiliare.
NOTE
1
Lo scritto è dedicato A la memoria del prode
gentile generoso cavaliere fra Erberto Mirelli de’
Principi di Teora de la Trinità di Venosa, Balì pel
Sacro Gerosolomitano Ordine invitto a Venezia,
eroica salvatrice de la italica civiltà, residente puro
solerte accetto. Subito dopo il suddetto opuscolo è
cucito un foglio contenente due sonetti del canonico
primicerio Angelo Cerrata (Trani 5 maggio 1857). Il
primo è intitolato: All’egregio giovinetto non ancora trilustre D. Giuseppe Mirelli, conte di Consa,
unico rampollo dell’illustre Defonto. Il secondo In
morte del chiarissimo D. Francesco Maria Mirelli,
principe di Teora, marchese di Calitri, avvenuta il dì
1° del corrente Maggio. In calce: Per cura della
desolata consorte Principessa di Teora D. Carlotta
nata Pignatelli Cerchiara.
2
Il testo della Cronista Conzana relativamente
a Calitri è stato pubblicato da me sul Calitrano, a
partire dal numero 11 (nuova serie) del maggioagosto 1999
3
Cfr. Il Calitrano, maggio-agosto 1999, p. 11.
4
Nella sua Calitri Moderna e contemporanea,
Napoli 1926, p. 53, n. 1, l’Acocella annota che lo
Strumento originale di compra-vendita della terra
di Calitri e di Teora da parte di Francesco Mirelli
(13 febbraio 1676) è ai ff. 42v-56 di un volume pergamenaceo di ben 104 ff. (comprendente anche la
Relazione di A. Chianelli su Calitri e Teora, e lo
Strumento di ratifica del 6 maggio 1693), posseduto dall’avv. Francesco Tozzoli fu Michele.
5
G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, vol. I, pp. 30, 33, e 238.
6
Cfr. Calitri moderna, cit., p. 53.
7
L’autore dell’Elenco al n. 5101 della Pandetta
conservata nel IV ufficio del Grande Archivio segnala il seguente: Processus inter (Au)gustissimam
Societatem Sanctissimae Crucis, et illustrem Dominum Franciscum Mariam Mirella Principem Theorae.
8
Cfr. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno
di Napoli, in “Raccolta di tutti i più rinomati Scrittori dell’Istoria generale del Regno di Napoli”,
stamperia di Giovanni Gravier, t. II,, Napoli 1769,
libro V, p. 157.
9
Ivi, libro VIII, p. 269.
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
RIFLESSIONI SULLA PACE
redo che la pace inizi in qualsiasi moC
mento della vita, quando l’uomo è sereno con sé stesso ed in pace col suo
prossimo. Non è facile essere in pace con
tutti, perché nel mondo in cui viviamo,
dove purtroppo spesso domina l’egoismo
ed il tornaconto, non sempre si riesce a rispettare i diritti del nostro prossimo, anzi
ci si lacera nella ricerca, spesso vana, di
far rispettare i propri interessi, le idee
personali, le opinioni che ciascuno ha.
Così la pace, questa ricchezza di incalcolabile valore, diventa un’utopia, un
mito che tutti vorrebbero raggiungere;
non sono più giovane, tuttavia ricordo i
versi della poesia “La pace” di Li Tien
Min: Non importa/chi tu sia/uomo o donna/vecchio o fanciullo/operaio o contadino/soldato o studente/o commerciante/se ti chiedono qual è la cosa /più importante per l’umanità/rispondi/prima,/dopo,/sempre/ la pace.
Leggendola e meditandola mi convinco sempre di più che la pace è la più
grande ricchezza che si possa avere, perchè placa i cuori, rasserena le menti, ren-
de brillanti gli occhi ed infonde la forza
di andare sempre avanti, con fiducia,
amore per il prossimo, rassegnazione nel
dolore, gioia di amare chi ci ama e chi
non ci ama!
Nella mia non più giovane età, molte
volte la pace se ne è andata dalla mia vita, lasciandomi confuso, in lotta con me
stesso ed amareggiato col mio prossimo;
e, proprio in quei momenti in cui non
sapevo comprendere e forse neppure perdonare, la pace non regnava nel mio cuore ed io soffrivo. Quindi penso che la pace termini quando l’uomo non è abbastanza generoso da passare sopra a tante
piccole cose: sgarbi, ingiustizie, prepotenze; solo se si riesce a saper guardare
le persone intorno a noi, con indulgenza,
se si sa essere buoni anche verso chi non
è buono, se si prova a voler bene anche a
chi non ce lo vuole, si può assaporare la
dolcezza senza fine della pace!
A volte penso alle guerre che attualmente turbano buona parte del mondo;
dove c’è la guerra c’è la paura, la distruzione, la violenza, la morte. La guerra è
la pazzia degli uomini malati di orgoglio
ed ha segnato la sconfitta dell’intera
umanità. Se tutti si pensasse di più all’importanza della vita, agli anni che trascorrono senza sosta, al tramonto che si
avvicina per ognuno, le guerre forse non
ci sarebbero, ci si vorrebbe tutti più bene
e nel mondo intero regnerebbe la pace.
Io credo, e volgendomi intorno me
ne convinco sempre più che tutta l’umanità cammina alla disperata ricerca della
pace. Da sempre l’umanità alterna odi e
amori, dolori e speranze, alla ricerca della pace. Non è facile trovarla se non si sa
stemperare il proprio orgoglio, se non si
riesce a mitigare il proprio “io” e soprattutto se non si sa vedere nel prossimo il
fratello!
Ci si dovrebbe ricordare che la vita
è la meravigliosa avventura, della quale
ogni giorno prendiamo sempre maggiore coscienza, e la pace rimane la migliore guida di questo nostro misterioso
viaggio.
Saverio Bardi
(da Certaldo)
Cantù 28 gennaio 2001, Michele Caruso e la signora M. Grazia Forgiane
si godono la gioia di Sara Maria appena battezzata presso la chiesa di
Santa Dorotea a Cascina Amata di Cantù.
Calitri 28.12.1947 il matrimonio di donna Maria Antonietta Polestra e
Domenico Rossi di S.Angelo dei Lombardi.
11
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
EMILIO RICCIARDI
I LUOGHI DI CALITRI - 2
uadando i nomi delle diverse località
G
intorno a Calitri si nota che possono
essere suddivisi in categorie.
Alcuni toponimi si riferiscono alle caratteristiche del territorio, che doveva essere in antico aspro e roccioso. Un esempio è il vocabolo Matina, che deriva da
mata, cioè rupe; la Matina del Casale e la
Matina de l’Ulmo si trovano citate nelle
carte già nel Cinquecento. Pesco invece è
il nome con cui si indica una grossa pietra
(da cui anche il nome Pescopagano, in latino Petra pagana); così il Pesco di Rago
(una piccola altura a est di Calitri, nel territorio di Castiglione) potrebbe riferirsi a
Raone (in latino Rao) di Balvano, che fu
feudatario di Calitri in età normanna. Si
riferiscono a rocce, colline o sporgenze
del terreno anche i nomi Picone, da pico,
che significa collinetta, e Ripa, che significa riva, ma anche rupe, molto diffuso in
Calitri (Ripa di Mare, serra di Ripalba,
Riparossa).
Altri toponimi derivano dalle strade
presenti nel territorio, come Strettole (strada stretta) e Vorticillo, dal latino vortex,
che indica una curva improvvisa della strada; oppure come Tràscina, o Tràgina, da
tragina, vocabolo medievale che denota
una strada attraverso la quale si può trascinare un carro.
Non sorprende che numerosi nomi di
luoghi siano legati al mondo agricolo, come Cortino (da curtis, fattoria), Pascone
(da pascuus, territorio da pascolo), Finaita
(da fenaria, fienile) oppure Pescara, che
deriva da piscaria, cioè peschiera. La presenza in certe zone di alberi o colture par-
ticolari spesso dava il nome della località;
in proposito si possono ricordare il piano
dell’Olmo, la matina dell’Olmo, il piano
della Cerzolla e la contrada Savuco (sambuco), oppure i toponimi Carpeneta (cioè
bosco di carpini), Canneta, Spineto (una
difesa che in antico doveva essere recintata da siepi di rovi) e Pittoli che, come si è
detto, indicava una zona ricca di vigneti.
In molte carte del Settecento è citata la
contrada Vetrano (Botrano), verso Castiglione, a nord del monte Cervaro. Il toponimo viene dal greco botrios, che significa
frutteto o vigneto, e compare già nell’XI
secolo in una pergamena dell’abbazia di
S. Maria in Elce, presso Calitri.
I nomi di alcuni luoghi ricordano le
famiglie che nei tempi antichi avevano qui
le loro proprietà: è il caso del lago di Cera
(un cognome molto diffuso a Calitri nel
Cinquecento) oppure del pozzo delli Cesta. Altre denominazioni sono legate a singoli individui, come ad esempio il carraro
di Pietro, il cortiglio di Aliverto oppure il
vallone di Giacomorotunno, tutte persone
che è ormai difficilissimo identificare. Tuttavia qualche volta le carte riservano sorprese: nel Catasto del 1753 sono citati più
volte la fontana di Rattico e il vallone di
Rattico, che si trovavano nelle vicinanze
della serra delle Prete, e negli atti della
visita pastorale del card. Alfonso Gesualdo
(a f. 48) si parla di un uomo chiamato Rattico, morto prima del 1549, che aveva lasciato in eredità alla chiesa di S. Canio un
pezzo di terra “dove se dice da quella banna delle Serre delle Prete”. Molti territori
furono denominati con nomi di santi. Data
Calitri, settembre 1960, i funerali del grande invalido della prima guerra mondiale Pietro Zabatta
(cacalerta) nato il 29.06.1884 e deceduto il 13.09.1960. Questa foto fa vedere come era una parte
del corso prima del terremoto.
12
la forte presenza di insediamenti benedettini nei dintorni del paese, i toponimi derivano soprattutto da santi dell’ordine di
S. Benedetto, come avviene per la serra di
S. Stefano, le coste di S. Benedetto e la
fontana de Santo Mauro; negli altri casi
si tratta soprattutto di santi dell’antichità, il
cui culto era molto radicato in Calitri: è il
caso del valliciello di S. Filippo e dei casali di S. Marco e S. Archangiolo (intitolati rispettivamente a due degli apostoli e all’arcangelo Michele).
Infine va osservato che molti toponimi
non sono presenti solo a Calitri e nei dintorni, ma sono diffusi anche in altre città o
province del Regno di Napoli. Per esempio, così come a Calitri esiste il vallone
di Rifezza, che si trova all’estremità occidentale di Castiglione, a Matera esiste il
vallone di Rifeccia; allo stesso modo il toponimo Matine indicava un casale nei
pressi di Salerno, mentre una pergamena
antica parla di un territorio chiamato Botranum in Lucania. Vicino Calitri esiste
una contrada chiamata Vaccarezza, e ad
Acri, in provincia di Cosenza, un inventario secentesco parla di un luogo chiamato
Vaccarizzo.
L’ultima annotazione è per le fontane
che, nei secoli scorsi, esistevano numerose
in tutto il territorio di Calitri. Eccone un
breve elenco, tratto dai documenti antichi
(i nomi sono trascritti così come compaiono sulle carte): Fontana de la Carpeneta,
Fontana Sciocca, Fontana Angela, Fontana della Fico, Fontana Ciarda, Fontana
di Rattico, Fontana del Pecone, Fontana
Cavallina, Fontana de li Giudei, Fontana
de li Monaci, Fontana del Santese, Fontana de Savuco, Fontana de Verdito, Fontana
de Pittoli, Fontana de Santo Mauro, Fontana Giannetta, Fontana Ciarda, Pila di
Cungingi, Pila dello Chiuppo, Pisciolo di
Tiràgina, Fontana delli Serritielli seu Botrano. Molte di queste fontane sono scomparse da tempo; altre sopravvivono tuttora
e continuano, con le loro acque, a dissetare persone e animali come nei secoli passati. I nomi delle fontane, insieme con
quelli dei casali non più esistenti, delle
strade cancellate, delle piante e delle coltivazioni scomparse, formano una fitta trama di suoni e parole familiari, come un
arazzo che, estendendosi per tutto il territorio circostante, restituisce ai calitrani di
oggi l’immagine e l’identità della terra degli antenati.
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
RACCONTI
di Teresa Di Maio
LA PRIMAVERA
Le giornate si sono allungate sensibilmente. Il sole sale ogni giorno più alto
sull’orizzonte dopo essere apparso dietro
i monti preceduto da un’aurora brillante
di colori che vanno dall’arancione al rosa
carico e sfumano in un cielo azzurrino
che si preannuncia sereno e brillante.
Il buio della notte rapidamente si dissolve e lascia vedere una campagna rorida
di piogge recenti in cui brillano le nuove
erbette. Le tenere foglie leggere spuntano
da rami una volta rinsecchiti. Già qualche albero di pesco o di mandorlo si è coperto di fiori bianchi orlati di rosso rompendo la monotonia del grigiore invernale.
I campi di grano sono verdeggianti e si
alternano alle neri maggesi dove cominciano a spuntare fave e granturco.
Le vigne sui dolci declivi delle colline sono tenute in bell’ordine dopo aver
subìto una drastica potatura e dopo che i
tralci sono stati legati ai sostegni già predisposti. I boschi di querce hanno perduto le foglie secche dell’inverno e lasciano intravedere le nuove foglie che
spuntano sui rami ringiovaniti. I pioppi
slanciati ondeggiano lievemente con le
loro foglie garrule al venticello di primavera. Le ginestre fiorite punteggiano
di macchie gialle i fianchi delle colline e
spandono tutto intorno un penetrante
profumo che rallegra lo spirito. Gli uccelli nidificano sui rami degli alberi e sui
cespugli frondosi con allegro cinguettìo.
La ghiandaia dalle ali gialle ed azzurre
sfreccia dai nidi costruiti sotto le tegole
delle case rurali.
La gazza si fa dondolare dal vento
leggero sulle cime degli alberi; si guarda
intorno e di tanto in tanto con rapidi e
brevi voli va da un albero all’altro senza
mai perdere di vista il nido e il proprio
compagno. I viottoli di campagna sono
delimitati da siepi che si risvegliano al
nuovo sole in un tripudio di fiori di biancospino ai cui piedi occhieggiano bianche margherite e celesti fiordalisi. Le verdi ortiche si aprono in tanti nuovi rami
formando delle belle macchie verdi; ai loro piedi le lucertole ancora intontite dal
lungo sonno invernale stanno con il capino al sole e di tanto in tanto cacciano la
lunga lingua in cerca di insetti. Si sente il
ronzio delle api che di fiore in fiore cercano nettare e polline per poi volare ai lo-
ro alveari. Le rondinelle al mattino appena
il sole sorge volano sfrecciando numerose
in mille giri nel cielo azzurro stridendo
allegramente a cui rispondono garruli passerotti alloggiati sui rami degli alberi.
I balestrucci nella loro elegante divisa
bianca e nera scendono veloci dai nidi
pensili delle grondaie in cerca di cibo
per i loro piccoli. Gli agnelli al mattino
sono ristretti negli appositi recinti e
aspettano fiduciosi belando di tanto in
tanto il ritorno a casa delle pecore al pascolo che brucano attente e placide la
nuova erba fresca. La campagna si risveglia ed è tutto un tripudio di vita, di colori e di suoni.
Il paese assume colori più caldi ai
nuovi raggi del sole primaverile. I vasi
dei fiori sui balconi, sui davanzali delle
finestre e sulle scale pensili delle case si
vestono di nuovo fogliame e di allegri
fiori multicolori. Le strade acciottolate
risplendono pulite dal vento nella nuova
luce e risuonano dei rumori che dalle
porte aperte delle case alla nuova stagione si spandono nelle vicinanze. Si sente
ogni tanto il ticchettìo della macchina da
cucire azionata da qualche solerte massaia e il canto spensierato che s’interrompe di tanto in tanto di qualche fanciulla che sfaccenda. Non manca il profumo delle pietanze che si stanno preparando per il desinare. Il cielo azzurro fra
i tetti rallegra lo spirito e induce l’animo
all’ottimismo.
Dalla Germania, la piccola Enza Metallo con
la sorella Rosa.
Calitri 17 febbraio 2001, la piccola principessa, Clara De Palma, nata a Napoli da Nicola e
da Maria Antonietta Sansone il 30.09.1997,
festeggia il 4° Carnevale in Calitri.
Calitri, sabato 25.11.1967, i funerali del dott. Giuseppe Di Cairano, fratello dell’ing. che è stato più
volte sindaco di Calitri, tumulato accanto ai suoi genitori nella tomba di famiglia a Calitri. Essendo
Ispettore Generale del Corpo Forestale dello Stato, rese gli onori militari un picchetto di Guardie
Forestali. Da questa foto si può vedere com’era 40 anni fa la strada che porta al cimitero.
13
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
LETTERA AL DIRETTORE
CON LA REPUBBLICA PARTENOPEA E CON I VALORI DELLA RESISTENZA
Ho letto con una certa curiosità l’articolo di Gerardo Cioffari su “Il Calitrano” di maggio-agosto riguardante la Repubblica Partenopea del 1799.
Il titolo stesso “Da Calitri nel 1799 tanti fiaschi di vino” ne giustificava tale curiosità.Devo però confermare che ho provato una certa delusione, quando, dopo un’attenta lettura, ho dovuto purtroppo costatare che il Cioffari nulla di nuovo aggiunge a quanto già scritto dal professor Vito Acocella. Anzi, a dirla tutta, l’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi di fronte al capitolo XVI della storia di Calitri dell’Acocella edito nel 1951, più o
meno elaborato, note comprese.
Tant’è, ognuno è libero di scrivere quello che vuole: personalmente penso che quando non si ha nulla da dire, meglio sarebbe tacere. E avrei preferito certamente tacere se non fosse per una riflessione che il Cioffari fa in chiusura del suo articolo. Riflessione tanto lecita quanto discutibile che
a mio avviso merita di essere approfondita. Il Cioffari nella sua riflessione accusa gli storici di essere manichei per il modo in cui fino ad oggi hanno
affrontato e raccontato i fatti inerenti alla Repubblica Partenopea. A suo dire, l’aureola di eticità che circonda due grandi avvenimenti della nostra storia, la Rivoluzione Napoletana del 1799 e la Resistenza nel biennio 1943-45, è immeritata in quantio frutto di una storiografia che fatica ad essere imparziale.
Voglio sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco: ognuno è libero di pensarla come vuole e dire quello che vuole, visto che viviamo in un
regime – democratico (mi si conceda l’ossimoro). Però, vorrei per un attimo fare alcune considerazioni, premettendo che argomenti storici di tale portata non possono esaurirsi in un articolo di giornale data la complessità della materia. Innanzitutto è errato parlare di giacobinismo tout-court per
quanto riguarda la Repubblica Partenopea: le posizioni in campo erano assai variegate, anzi, l’elemento moderato era maggioritario tra le forze sostenitrici della Repubblica. D’altra parte non si deve dimenticare che c’era stato TERMIDORO e che brillava da tempo la stella di Napoleone il quale, di lì a poco sarebbe stato incoronato imperatore. E sebbene fosse l’esercito francese l’asse portante della Repubblica Napoletana, qui, nel Regno dei
Borboni, non si ebbe una nuova VANDEA.
Nel breve periodo repubblicano, soltanto i fratelli Baccher, furono uccisi per ordine del governo rivoluzionario. È vero, invece, che l’esercito francese mostrò due volti inconciliabili tra loro: quello dell’emancipazione dal feudalismo e quello odioso della razzia delle nostre opere d’arte. Ma, è inconfutabile che la Repubblica Partenopea rappresentò nei suoi principi costitutivi quanto di più dirompente poteva esserci in una società conservatrice
e retrograda come quella dominata da Re Nasone e consorte.
Non a caso gli spiriti napoletani più sensibili e intellettualmente vivi si schierarono senza esitazione di sorta in favore di quei principi di libertà, di
eguaglianza, di fratellanza che nella pure breve vita, la Repubblica riuscì ad incarnare. Voglio qui ricordare Francesco Mario Pagano, il quale, educato alla scuola del Filangieri, fu autore di un innovativo progetto di Costituzione che purtroppo non fu mai approvato per la breve durata della Repubblica. E poi, come non ricordare la “portoghesina” Eleonora Fonseca Pimentel, direttrice del “Monitore Napoletano” figura autorevolissima e punto di riferimento dei repubblicani di Napoli.E ancora, Ferdinando Caracciolo, Ettore Carafa, Luisa Sanfelice, padre Nicola De Meo, Vincenzo Cuoco,
Pietro Colletta, Gennaro Serra di Cassano e tant’altra intellighenzia illuminata napoletana.
Ecco da chi era formata la testa pensante della Repubblica. Non è colpa quindi degli storici se l’armata cristiana (sic) del cardinale Ruffo era viceversa composta dai lazzari e delinquenti vari, tra i quali figure di spicco erano i vari Michele Pezza detto fra diavolo, Gaetano Mammone, e soprattutto il “MENINO” del Re, il famigerato Gennaro Revelli. Sì, quel Gennaro Revelli che in Altamura non esitò in nome della Santa Fede, a violare
un convento di suore orsoline, dove, prima gozzovigliò con i suoi accoliti, poi dette vita ad uno stupro collettivo delle malcapitate suore, infine le fece
sgozzare tutte. Questa è la storia Della Repubblica Napoletana tramandataci da Colletta a Cuoco, da Dumas a Croce e via discorrendo fino ad oggi.
Tutti di parte? Su via siamo seri! Personalmente credo che a duecento anni da quei fatti, sia ormai giunto il momento che la Chiesa Cattolica chieda
scusa per quella atrocità che un esercito, impropriamente detto della Santa Fede, commise in suo nome.
E veniamo al presunto processo di “MORALIZZAZIONE” riguardante la Resistenza. Dico presunto in quanto, a differenza della Repubblica
Partenopea, la Resistenza ha avuto numerosissimi interpreti non allineati alla cosiddetta “storiografia ufficiale”, cito due nomi per tutti, il “negazionista” Ernest Nolte allievo di Heidegger e Renzo De Felice. E comunque non è mia intenzione affrontare l’argomento in chiave di lettura storiografica, e neanche voglio confutare, qui, in questa sede l’affermazione del Cioffari secondo cui, i regimi comunisti sarebbero stati più tirannici dei
regimi nazifascisti. Sarebbe un discorso troppo lungo che non credo ci aiuterebbe a fare chiarezza nel fare emergere le differenze profonde tra i due
tipi di regime.
Vorrei fare soltanto una precisazione di tipo cronologico. Al Cioffari che nega valore alla Resistenza in quanto i protagonisti principali erano comunisti e quindi simpatizzanti di quei regimi che a suo dire erano peggiori di quelli fascisti, vorrei obiettare che quando avvenne la scelta resistenziale,
di regime comunista ce n’era uno solo: l’Unione Sovietica. E bisogna pur dire che di quel regime ben poco si sapeva, vista la libertà usufruita dagli Italiani durante il ventennio fascista. Per inciso, aggiungo che uomini come Churchill e Roosevelt preferirono allearsi con il comunista Stalin contro i nazifascismi Hitler e Mussolini.
Detto questo, passo a quello che a mio avviso è veramente inaccettabile della tesi del Cioffari, e cioè all’affermazione, semplicistica, con cui liquida
tutta l’esperienza resistenziale: Resistenza uguale valori fasulli in quanto movimento prettamente comunista. In questo modo egli offende tutto quel
grandioso movimento che dette vita alla Resistenza, riducendolo e identificandolo come comunista. Così facendo Cioffari ignora completamente le motivazioni individuali che portarono migliaia di Italiani di diverso orientamento ideologico a scrivere una delle pagine più belle, se di bello si può parlare quando si parla di guerra, della nostra storia patria. Come non riconoscere valore morale e tutta quella gente che non aspettò la liberazione standosene rintanata nelle proprie case, ma, che imbracciò le armi, mettendo in gioco la vita per scacciare l’oppressore tedesco?
Vogliamo liquidare come comunista tutta l’esperienza resistenziale?, facciamolo pure, sapendo però che così facendo si offende e i partigiani non
comunisti, che pure furono tanti, e i partigiani comunisti. E poi, come si fa ad omologare quell’originalità tutta italiana quale fu appunto il movimento
comunista nel nostro Paese, ai regimi dell’Est? Con tutti i difetti e gli errori che si possono addebitare al Partito Comunista Italiano, è innegabile che
esso fu promotore di grandi lotte per l’emancipazione dei ceti meno abbienti; e fino a metà degli anni settanta funzionò come importante spinta propulsiva nel processo di modernizzazione della nostra società.
Prima di concludere devo aggiungere una nota di tipo personale di cui ne avrei fatto volentieri a meno: anche chi scrive questo articolo è appartenuto per diciassette anni alla “chiesa” comunista, e, contrariamente a quello che il Cioffari pensa dei comunisti, in quella “chiesa” ha imparato e praticato quell’agire molto cristiano che va sotto il nome di “solidarietà”: lì ho appreso il rispetto per i “diversi”, per gli “zingari, per la gente che ha il colore della pelle diverso dalla mia, a lottare a fianco dei più deboli e ad affrancarmi dalla meschinità del vivere quotidiano.
Non aggiungo altro, solamente vorrei dare un consiglio al Cioffari: si tolga l’elmetto, non serve più, la guerra è finita, i muri sono crollati, e noi
che siamo gli sconfitti, meritiamo un po’ di rispetto in più, i suoi toni da scomunica sono anacronistici all’alba del 21° secolo.
Cordialmente.
Antonio Maffucci
(da Roma)
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
Erbe di Casa Nostra
IL TIMO
Il Thymus Vulgaris è una pianta appartenente alla famiglia delle Labiate;
preferisce terreni asciutti con clima temperato caldo;. originaria dell’area mediterranea, si è diffusa dall’Europa Centrale all’Africa Settentrionale. Il vegetale è alto circa 30 cm., i fiori sono di colore rosa chiaro ed in alcuni casi bianchi
non appariscenti; è fornita di foglie piccole ed intere ma non vistose.
Emana un profumo forte, gradevole,
penetrante, pronunciato e possiede virtù
salutari; è una pianta che, nei tempi remoti, ha avuto un ruolo di primo ordine,
in quanto usato come antisettico e nei
riti religiosi serviva per combattere infezioni.
Per queste virtù positive, era considerata un mezzo di prevenzione in caso
di epidemie di peste e di lebbra; nella
religione cristiana, il timo era sotto la
protezione della Vergine Maria, salvatrice degli afflitti e degli ammalati. Una
leggenda popolare riferisce che Maria,
durante la fuga in Egitto, pare si sia
sdraiata su un cespuglio che le fece da
giaciglio e da riparo; ancora oggi in Sardegna, si chiama “Erba di Santa Maria”.Secondo un’ipotesi attendibile, il
nome della pianta potrebbe derivare dalla antica lingua egiziana, da una radice
con proprietà purificatrice che era in uso
nei lavaggi rituali.
Il timo, come vocabolo, deriva dal
verbo “Thyo” che significa “profumare”;
dotato di proprietà antisettiche, toniche
ed antispasmodiche, viene somministrato come infuso, nella cura della tosse,
anche convulsa.
Il vegetale sembra avere un legame
molto stretto con la vita per l’integrità e
la purezza che mantengono la salute; infatti, il timo pare che abbia un legame
forte con la vita e con la sua conservazione.
La pianta viene bevuta, sotto forma
di infuso, è consumata fresca sui cibi e
strofinata sul corpo con energiche frizioni rivitalizzanti, utili per mantenere
in salute i tessuti corporei.
Alba Algeri
(da Ritorbolo)
Calitri estate 2000, dalla piccola chiesa di Santa Lucia e sul caratteristico sfondo della nostra
bella cittadina, le due piccole sorelle Leone
sorridono alla vita.
Ricette
R’ MARUQU’ (le lumache)
Ingredienti:
lumache, olio di oliva, aglio, 4 o 5
pomodori, peperoncino, origano, sale.
Comprare le lumache, o ancor meglio
raccoglierle di persona dopo i primi acquazzoni di agosto e lasciarle a spurgare
per alcuni giorni in un recipiente asciutto
e coperto, quindi lavarle per bene.
Preparare il sugo con olio, qualche
spicchio d’aglio schiacciato e alcuni pomodori; dopo una quindicina di minuti
aggiungere una presa di origano. Dopo
di aver messo a cuocere le lumache per 7
o 8 minuti, si riversano in un grosso piatto (spasetta) e si versa sopra il sugo,
quindi si servono in tavola con pane casereccio raffermo o crostini di pane.
Calitri 1961, salone di barbiere a r’Tavern’ a Mmont’, da sinistra: Pinuccio Faizza, apprendista barbiere, Michele Di Napoli, con la sigaretta in bocca, Giovanni Donatiello il barbiere, Gerardo Gervasi,
seduto al centro, Canio r’ Scatozza detto “o’ direttor’” e suo cugino omonimo.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
LE ENERGIE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE CONCIARIO DI SOLOFRA: POTENZIALITÀ E INFRASTRUTTURE TRA PRESENTE E FUTURO
di Luigia Angelica D’Urso – Edizioni G. C. F. Guarini – Solfora
2000.
L A N OS TRA
BIBLIOTEC
a dottoressa D’Urso, al compimento del corso di studi universitari, con questo suo lavoro, analizza sistematicamente le
Lmatrici
originarie dell’ex polo conciario, i tratti dell’imprendi-
tore in tutta la loro spigolosità, spezzando una lancia a favore
della risoluzione dei molti problemi connessi con questa parte
di lavorazione manifatturiera che subisce, in continuazione, le
emergenze dei mercati di approviggionamento di materia prima
e di sbocco del prodotto finito.
La modernità delle scelte operate nelle aziende conciarie contrasta in modo netto con gli investimenti territoriali in favore
delle attività di sviluppo cooperativo. Cinquecento anni di storia fanno da corona al presente di distretto industriale a NordEst di Napoli, mentre i guasti di un recente passato industriale
ne stanno lentamente attanagliando lo sviluppo. Infatti, le mancate scelte o gli interventi tardivi hanno minato, in parte, il
tessuto archittettonico-industriale, il disinquinamento del fiume
Sarno, l’approviggionamento di materia prima; gli Enti e i politici hanno indirizzato, unilateralmente, i contributi che dovevano servire sul fronte dello sviluppo.
La successione degli interventi che potranno realizzare il distretto industriale di Solfora dovrà essere rispettato, altrimenti il
futuro delle industrie solofrane non sarà garantito del tutto;
questo studio-ricerca, condotto con competenza ed entusiasmo
raggiunge l’esito di canalizzare ed evidenziare le cause-effetti
della realtà solofrana in vista di un superamento del precedente sistema produttivo, capace di recepire quelle organizzazioni
di tipo organizzativo-gestionali, funzionali atte ad innescare
un processo cumulativo per una loro più incisiva presenza sul
mercato.
IN LOCO UBI DICITUR Gli antichi nomi dei luoghi a Contursi in
Principato Citra dal XIII secolo di Franco Pignata – Valsele Tipografica – Materdomini 2000.
a toponomastica è la scienza che studia i nomi dei luoghi.
Lconoscenze
Una difficile disciplina che sempre comporta approfondite
in campo linguistico, geografico e storico. Alla ba-
se di queste conoscenze è la ricerca, lunga ed estenuante, spesso deludente non solo per gli esiti negativi, ma anche per la
scarsa leggibilità o interpretazione di documenti rinvenuti in
cattivo stato.
La dicitura in loco ubi dicitur, seguita da un toponimo, caratterizzava i formulari notarili del medioevo ed era spesso usata anche dai preti di Contursi nella stesura di vari atti ecclesiastici in
alternanza a loco vulgariter (o vulgo) dicto.
Il collante culturale di una Comunità si misura dalla conoscenza diffusa tra la gente della concatenazione di eventi passati che
determinano la realtà attuale ed influenzano le scelte per il futuro; merito dell’Autore, attento studioso di documenti antichi,
è quella di aver rivelato secoli di storia nascosti tra le pieghe di
una parola o nel cuore freddo di una pietra.
Un lavoro encomiabile e di grande interesse storico per la città
di Contursi, che ad opera dei suoi studiosi sta portando alla luce alcuni importanti pezzi della sua storia che vanno ad arricchire – come questa opera del Pignata – con autorevolezza la
conoscenza della storia cittadina, un contributo col quale chiunque d’ora in avanti tratterà l’argomento dovrà confrontarsi
RE FRASCHE RE SANTU LIU Una ricerca sulla religiosità popolare
nelle comunità degli Alburni e del Fasanella di Pasquale Martucci e Antonio Di Rienzo – Associazione Arci Postiglione – Salerno
2000.
GLI SPECCHI DEL TEMPO Riflessioni bellesi dal ventesimo secolo di
Vito Leone e Tonino Tarantino – Centro di Documentazione foto
Cinematografica “VideoLeone” Bella – Lavello 2000.
ricercatori, da anni, compiono studi sul territorio del Parco
Iaddue
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: i loro lavori tendono
utilizzare il metodo dell’”osservazione partecipante” che nel-
C
on una sostenuta carrellata di centinaia di fotografie gli autori hanno inteso riproporre la storia della cittadina di Bella in provincia di Potenza, facendo rivivere non solo il passato,
ma anche il presente con un raffronto che necessariamente ci
porta a pensare come eravamo un tempo e come siamo oggi,
riannodando il filo con il passato più autentico di questa forte e
dignitosa comunità.
La fotografia è arte che ci racconta la nascita, la vita e la morte
dei personaggi che ci hanno preceduto e che hanno fatto la
storia, col loro lavoro, con le sofferenze, con l’amore, con la
lotta che ci fa sentire partecipi di una lunga e laboriosa tradizione che venendo da lontano ci proietta nel futuro che è già
oggi.
Pur non risparmiando lodi all’impostazione grafica del volume,
con una scelta di caratteri ed un’impaginazione veramente
esemplari, non possiamo – tuttavia – non rilevare qualche lacuna, quale l’assenza di didascalie complete di data, luogo e
personaggi, che dovrebbero assolvere la funzione essenziale
di documentare le immagini d’epoca.
Tipograficamente ben impostato il volume rappresenta certamente una occasione preziosa per i bellesi che amano profondamente il loro paese e le loro radici e vivono le contraddizioni odierne della nostra società multietnica, dove non sono più i
nostri concittadini ad emigrare in cerca di lavoro, ma sono gli
extracomunitari che vengono a cercare casa, lavoro e un destino diverso.
la comunità permette di cogliere le strette relazioni della popolazione con il contesto, il territorio, secondo criteri essenzialmente “antropologici”. Oggi, infatti, se molte persone paiono dimenticare il proprio passato e la loro storia, l’osservatore attento può rilevare e constatare, meravigliarsi e restare sorpreso,
pervaso e stimolato dalla voglia di scoprire e continuare così ad
occuparsi della società, che sulla memoria ha fondato la sua
cultura e la sua civiltà, la sua “identità territoriale”.
Nel saggio di Martucci, ritroviamo feste, ricorrenze, rituali popolari, novene, pratiche rituali ecc. cioè peculiarità, cultura,
modo di attestazione di una identità da salvaguardare dopo
averla ritrovata e ricostruita nella sua genuina essenzialità;
mentre nei dieci itinerari tracciati dal Di Rienzo riscontriamo la
sua specifica conoscenza ambientale, coniugata con i richiami
paesaggistici e culturali, di cui il territorio è ricco.
Bisogna, perciò, essere grati alle fatiche editoriali dei due autori
e al servizio che essi rendono alla comunità e al mantenimento
del suo bene più prezioso, ovvero la sua memoria storica.
SANT’ANTONIO ABATE E MARIA SS. DEL PANE PATRONI
DI NOVOLI (Culto, Festa, Folklore) di Alfredo Mangeli –
Biblioteca Minima – Novoli 2001.
Autore, come vero annalista, compulsando con acume e
competenza i tantissimi scritti brevi, articoli, contributi di
L’
16
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
gnalano le più importanti tradizioni liturgiche e folcloristiche
del posto. Le chiese incluse nel volume hanno giocato un ruolo
di primo piano durante l’anno giubilare appena trascorso, accogliendo un numero più elevato del solito di pellegrini e devoti.
Oltre alle tradizionali e famose mète religiose campane (Pompei, Montevergine, Madonna dell’Arco, Materdomini, Pietrelcina, Capaccio, Roccamonfina), vengono fatti conoscere numerosi altri Santuari di ogni provincia, intorno a cui si sta incrementando un interessante movimento di turismo religioso,
legato sia alle tradizioni locali sia all’accoglienza rivolta a pellegrini e turisti provenienti da fuori regione (a cominciare dai
Campani di seconda e terza generazione sparsi nel mondo).
Il Santuario è il luogo ideale per la ricerca di Dio e per fare
esperienza di Chiesa – come sottolinea il Card. Giordano presentando il volume – perché fa riscoprire «il fascino di quella
comunione nella fede e nella santità che fa spalancare il cuore
verso tutti, in particolare verso chi è diverso da noi». Tuttavia
– come rileva Antonio Bassolino nella prefazione al libro –
«i “campanili” del nostro Paese sono stati sempre un punto di
riferimento intorno al quale sviluppare anche aggregazioni civiche e forme sociali organizzate, e le loro mura spesso hanno
difeso e tramandato preziose memorie delle comunità locali».
Il censimento è stato promosso dalla Conferenza Episcopale
Campana attraverso l’ufficio regionale per i beni culturali ecclesiastici, che ha curato il coordinamento della ricerca, mentre
la realizzazione del volume in edizione italiana e inglese da
parte della casa editrice Massa di Napoli rientra tra le attività
della Regione Campania per il grande giubileo del 2000.
Ugo Dovere, sacerdote napoletano, già delegato della Conferenza Episcopale Campana per i beni culturali e il giubileo, insegna Storia della Chiesa presso l’Istituto Universitario “Suor
Orsola Benincasa” di Napoli.
vario genere sulla tradizione culturale della città, racconta storie anche di minima evidenza, cerca di non tralasciare nulla; un
vero spigolatore di notizie,che non accontentandosi di ciò che si
è mietuto, ritorna ugualmente nei campi, dove sa di poter trovare altre informazioni, le più minute e nascoste.
Il Mangeli partendo anzitutto da un attento e scrupoloso spoglio
dei giornali, quotidiani, ma anche fogli parrocchiali, o prodotti
da istituti e associazioni sia religiosi che laici, recanti i resoconti delle feste, studiando i manifesti dei programmi festivi,
coinvolgendo i non pochi collezionisti di cimeli legati al folklore religioso locale, ha potuto realizzare quest’opera che arricchisce e compendia la tradizionale documentazione storica
non solo perchè preserva la memoria storica dall’oblio, ma anche perché questo assemblaggio è essenzialmente un atto di rispetto per il passato quale unica strada che può rendere possibile la comprensione del tormentato presente.
CLOCHARD DI Claudio Zangrandi – Editrice Blu di Prussia
– Piacenza 1998
l romanzo di Claudio Zangrandi, alla prima esperienza editoriale, ci propone una vicenda attuale anche se la datazione del
racconto che sostiene quasi l’intero testo, parte da lontano.
È una storia “agrodolce”, plausibile, probabile, dove incontriamo personaggi qualunque, gli stessi che ognuno di noi avvicina nella vita civile, durante le proprie giornate. Ma la normalità di quanto accade e la semplicità con cui l’io narrante
mette a nudo il suo vissuto, non risultano mai banali.
Il merito di Zangrandi sta nel riuscire ad interessare pur partendo da ingredienti che sembrano destinati al contrario; la sua
capacità di narratore viene fuori senza che faccia ricorso ad effetti speciali, a sortite stravaganti; il suo linguaggio è accattivante perché quello che vuol dire, quello che intende esprimere, affascina lui, prima di tutto.
Claudio Zangrandi sembra invitarci a credere che esiste una vita da cucirsi addosso, ricordandoci che solo la fretta, l’egoismo,
il moderno imbarbarimento, ci impediscono di valutare come
auspicabile il fatto che si guardi in direzione degli altri con
maggiore attenzione.
Per questo il simpatico clochard della stazione di Torino Porta
Nuova pare uscire dal libro, alla fine, quasi a volerci impartire
una lezione di umanità.
(dall’introduzione)
I
Santuari della Campania, a cura di UGO DOVERE, Napoli, Massa
Editore, 2000, pp. 440, ill., Edizione inglese con il titolo Holy Places in Campania.
l volume censisce per la prima volta i Santuari della regione
Ipania
Campania suddividendoli per diocesi (le diocesi della Camsono 25: Acerra, Alife-Caiazzo, Amalfi-Cava, Ariano Ir-
pino-Lacedonia, Avellino, Aversa, Benevento, Capua, Caserta,
Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, Ischia, Montevergine, Napoli, Nocera Inferiore-Sarno, Nola, Pompei, Pozzuoli,
Salerno-Campagna-Acerno, Sant’Angelo dei Lombardi-ConzaNusco-Bisaccia, Badia di Cava de’ Tirreni, Sessa Aurunca,
Sorrento-Castellammare, Teano-Calvi, Teggiano-Policastro,
Vallo della Lucania).
Per ciascuna diocesi vengono individuati e descritti i seguenti
luoghi: la Cattedrale, i Santuari riconosciuti dall’autorità ecclesiastica, e alcune chiese di particolare pregio artistico-architettonico considerate dai fedeli come scrigni di arte e di fede.
Vengono censiti complessivamente 219 luoghi sacri (25 Cattedrali, 152 Santuari, 42 tra catacombe, basiliche, chiese concattedrali, monastiche e conventuali); per ogni edificio viene offerta una scheda in cui si traccia in maniera sintetica la storia
del luogo, se ne descrive il patrimonio storico-artistico e si se-
Calitri 10.01.2001, il festeggiamento delle nozze d’oro è sempre un bel traguardo che deve essere festeggiato degnamente, da sinistra: Franca Fastiggi,
Angelina Russo, Donato Russo (bellascrima) e Antonietta Stanco i festeggiati,Vito Russo, Angela Di Milia, dietro: Donato Russo, Antonella Fastiggi, Giuseppe Fastiggi, Alessandro Russo.Auguri sinceri dalla Redazione del Giornale.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
Vita Calitrana
I
l Centro Culturale Giovanni Paolo II° il cui responsabile è
il prof. Antonio Altieri coadiuvato dal parroco don Siro Colombo, ha organizzato fin dal 15 dicembre 2000 un ciclo di
conversazioni culturali con la partecipazione di grosse personalità, e finora hanno avuto molto successo di pubblico e di
qualità.
I
l 7 e il 14 gennaio 2001 con il metodo della designazione e
del ballottaggio si è proceduto al rinnovo delle cariche del Consiglio Direttivo dell’Arciconfraternita Immacolata Concezione di
Calitri, che sarà valido per il triennio 2002/2003, e risulta così
composto: Priore-moderatore prof. Vito Alfredo Cerreta, 1° assistente Vincenzo Cubelli di Michele, 2° assistente Giovanni
Cerreta, consiglieri Giuseppe Cubelli, Angelo Di Cosmo, Gerardo Nigro e Vincenzo Zabatta, segretario rag. Gerardo Del
Guercio, cassiere Angelo Margotta, Padre spirituale don Siro
Colombo, maestro dei novizi Sergio Fasulo e Pasquale Calà.
D
omenica 24 giugno presso la Parrocchia San Canio
avranno luogo le Cresime con la partecipazione dell’Arcivescovo P. Salvatore Nunnari
C
ondividendo e riproponendo quanto già scritto all’Amministrazione Comunale dall’avvocato Giuseppe Cerreta, ci
sembrerebbe quanto meno decoroso affiggere le apposite tabelle per la denominazione delle strade e dei numeri civici;
tenere una più accorta pulizia delle strade del centro storico invase da animali e sterpaglie; cercare la sistemazione dell’edificio di via Tedesco che si presenta come fatto indecoroso per
l’intera città, pericoloso per la pubblica incolumità e la salute
pubblica; cercare una più decente soluzione per le centinaia di
manifesti con avvisi di morte, affissi dovunque senza alcun rispetto.
Domenica 7 gennaio 2001, alle ore 19,30, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione si è tenuto il “Concerto di Natale”
della CORALE di Calitri, diretta dal prof. Antonio Altieri, violinista Mauro Metallo ed è composta da 16 (tenori/bassi) uomini e
22 (soprano) donne. La Corale ha esordito l’8 Dicembre 2000
cantando la S. Messa delle 11,30 celebrata dall’Arcivescovo
P. Salvatore Nunnari, ha accompagnato le S. Messe del giorno di
Natale e Capodanno celebrate dal parroco don Siro Colombo nella chiesa di San Canio. Per il prossimo mese di maggio sono previste due esibizioni ad Ariano Irpino e a Montecalvo.
Novedrate (CO), festa del Capodanno 2000 presso la famiglia Bozza, da sinistra prima fila:Canio Rubino(u’ pahanes’), si vede una metà, Michelina Della
Badia (c’mm’niegghj’), Incoronata Buldo, seduta, Giuseppe Fastiggi (tobb’t’), con la maglia scura, Gerardina Ciccone (a T’uresa), seduta,Antonio Gautieri (baccalà) seduto, Giovanna Cestone in Bozza (lanciacesta), Gaetano Bozza (ziendulena), Maddalena Coppola in Gautieri in costume calitrano, Francesco Germano accovacciato per terra (u’ m’r’siegghj’), Lucia Zabatta (cacalerta), Maria Dragone; sempre da sinistra: Eugenia Gatti (vicina di casa)Carlo Caimi (vicino
di casa) col cappello, Francesca Galgano (mangiaterra),Antonietta Di Prenda in Ruggiero, Canio Ruggiero (nzarc’nent’), in alto in fondo Carlo Di Napoli (paparul’) e Vincenzo Maffucci (u’ sc’nisc’), Carmela Russo (bellascrima) si vede solo la testa, Maria Maffucci (spaccac’pogghj’), Francesca Araneo (man’ man’),
Giuseppe Leone (pista pista) con i baffi,Vincenzo Di Cecca (u’ zemmar’), Gaetano Ramundo (u’ l’cces’), Canio Pasqualicchio (giulian’), Gerardo Garruto (u’ vallates’), Giovannina Araneo (u’ rabbij) si vede solo la testa, Raffaella Tommasiello in Germano,Angela Cestone (lanciacesta), Michele Germano (u’ zemmar’).
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
DIALETTO E CULTURA POPOLARE
A CURA DI
RAFFAELE SALVANTE
Dallo spoglio di numerose opere che andiamo facendo da tempo per studiare le origini del nostro dialetto, riportiamo alcuni riscontri più significativi che abbiamo trovato nell’opera “Le Muse Napoletane” di G.B. Basile, prima edizione del 1635, ripresa dalla rivista STUDI SECENTESCHI editore Leo S. Olschki – Firenze Voll. III – 1962.
(continua dal n. 15)
Dio te guarde de povere arricchire, de ricche mpezzentire.
Dio ti guardi da poveri arricchiti e da ricchi impoveriti.
Ammolate a rasulo
Affilate come rasoi
Ogne cunto senz’oste
Fare i conti senza l’oste
Chi co lo zuoppo pratteca ncapo dell’anno zoppeca.
Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare.
No pignato maritato
La pignata maritata
Non ce ntorza ncanna
Non si strozza
Mara me
Povera me
Né pozzo pipiare!
Non posso recriminare
Piede stuerte de papara!
Piedi storti di papera
Doi femmene e na papara, faceno no mercato
Due donne e una papera fecero, un mercato
Canna fraceta
Gola marcia
A mettere l’assisa
Mettere il calmiere
Tozza martino
tozza martino
Menate la mano pe lo stomaco
Passati la mano sulla coscienza
Pozza schiattare mo
Possa crepare ora
Te pozza venire la pipitola
ti possa venire male alla lingua
Sempre fuorfece fuorfece
Sempre a criticare
Sta malerba
Questa malerba
A cavallo iastemmato luce lo pilo
A cavallo invidiato gode ottima salute
Sempre spierete e demierte
Sempre randagio e disprezzato
Mai non aggiate abiento
Mai non abbiate quiete
Si cerca co lo spruoccolo
Si cerca con lo stecco
Ha n’uecchie che te parla e te spertosa
Ha un occhio che ti parla e ti penetra
Non ha posto la mola de lo sinno
Non ha messo il dente del giudizio
Non cape ne la pelle
Non sta in se dalla gioia
Lo maccarone dinto de lo caso
I maccheroni dentro il formaggio
La bella zita, nchiazza se marita
La donna bella si marita subito
A buon cavallo no le manca sella
A buon cavallo non manca la sella
Chi non fraveca e non marita non sa chello che dica
Chi non costruisce e non marita non sa cosa dice
Sta chino comm’all’uovo
È pieno come un uovo
Montatone, 30.04.1988, matrimonio di Claudia Vannini e Paolo Patentini, da sinistra: Incoronata Della Badia (la persa) deceduta in Australia nel maggio 2000,
Anna Della Badia, Mariantonia Della Badia mamma della sposa, Claudia Vannini la sposa, Paolo Parentini lo sposo, Maria Della Badia, Maria Michela Della Badia.
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IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
Rosa Maria (Nova M.se) – Di Napoli Giuseppe (Brescia) –
Cicoria Luigi (Padova) – Vallario Giuseppe (Grugliasco) – De
Felice Michele (Avellino) – Maffucci Canio (Napoli) – Gabellini
Lorenzo (Firenze) – Fastiggi Michele (Salerno) – Cialeo
Vincenza (Castel D’Azzano) – Abate Gaetano (Salerno) –
Zabatta Salvatore (Milano) – Cerreta Michele (Carrara) –
Zabatta Vincenzo (Lentate S.S.) – Sica Vito (Salerno) – Di
Cairano Antonia (Salerno) – Di Cosmo Michele (Poggibonsi) –
Di Carlo Maria (Cambiano) – Cicoira Lidia (Napoli).
20.000: Nicolais Antonio (Quattro Strade di Lavaiano) –
Margotta Vincenzo (Salerno) – Pastore Vincenzo (Fornaci di
Barga) – Proverbio Pietro Pasquale (Salerno) – Acocella
Francesca (Napoli) – Di Fronzo don Pasquale (Mirabella
Eclano) – Gautieri Vito (Moncalieri) – Metallo Giovanni
(Pontasserchio) – Buldo Antonia (Varallo Pombia) – Maffucci
Edoardo (Moncalieri) – Coglianese Angelo (Oliveto Citra) –
Cantore Anna (S. Margherita Lig.) – Gautieri Giuseppe
(Moncalieri) – Panniello Antonio (Roma) – Cianci Michele
(Mariano C.se) – Stanco Angela (Lentate S.S.) – Cristiani
Salvatore (Poggibonsi) – Galgano Anna e Di Cairano Mario
(Colleverde) – Scoca Donato (Borghesia Anzio) – Zabatta
Antonio (Nova M.se) – Cantini Giovanni (Osio Sotto) –
Polestra Pasquale (Milano) – Fastiggi Vittorio (Mariano C.se) –
Zabatta Canio (Lentate S.S.) – Cestone Metallo Vincenzo
(Bergamo) – Savanella Angelo (Villaricca) Acocella Marilena
(Reggio Emilia) – Maffucci Giovanni (Mariano C.se) – Alfieri
Liliana ved. Frucci (Napoli) – Fierravanti Nicola (Ponte Tresa) –
Maffucci Tonino (Lentate S.S.) – Gallo Vito (Treggiaia) –
Gautieri Canio (Mariano C.se) – Cerreta Vincenzo (Camnago)
– Scoca Antonio (Camnago) – Vallario Lorenzo (Milano) –
Rubino Canio (Briosco) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Di
Cairano Domenico (S. Mauro T.se) – Gervasi Gerardo (Olgiate
Comasco) – Zabatta Pietro (Lentate S.S.) – Zarrilli Vincenza
(Varese) – Cerreta Luigi (Bari) – Di Napoli Antonio (Mariano
C.se) – Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Acocella Vito Antonio
(Lentate S.S.) – Margotta Canio (Meda) – Pompei Salvante
Giovanna (Bari) – Dei Valter (Scandicci) – Di Maio Anna
(Roma) – Siani mons. Salvatore (Contursi) – Di Carlo Maria A.
(Buccinasco) – Araneo Vincenza (Perticato) – Zabatta Mario
(Cantù) – Casarin Dirce in Russo (Mestre) – Di Carlo Lucia
(Santomenna) – Zarrilli Francesco (Perticato) – Tetta Antonio
(Napoli) – Cianci Salvatore (Candela) – Metallo Vincenzo
(S.Giovanni Val.no) – Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Fierro
Nicola (Salerno) – Acocella Filippo (Napoli) – Leone Giovanni
(Milano) – Codella Luigina (Poggibonsi) – Caruso Michele
(Cantù) – Di Cosmo Giovanni (Cantù) – Gautieri Alfonso
(Cadorago) – Di Napoli Teresa (Calco) – Zarrilli Giancarlo
(Morena) – Basile Enza (Lecco) – Zarrilli Giuseppe (Bollate).
25.000: Santeusanio Giuseppe (Livorno) – Margotta Angelo
(Ancona) – Cubelli Lorenzo (Bergamo) – Paoletta Erminio
(Portici) – Sansone Giacinta (Torino) – Di Milia Angela (Nova
M.se) – Scoca Antonio (Trento) – Cerreta Clorinda (Roma) –
Cerreta Orazio (Caselle) – De Rosa Attilio (Treviso) – Galgano
Amedeo (Melfi) – Cestone Giuseppe (Poggibonsi).
30.000: Del Cogliano Antonio (Salerno) – Del Re Anita
(Lucrezia) – Di Napoli don Valentino (Castelfranci) – Russo
Franco (Pagani) – Armiento Giuseppina (Castellabate) – Buldo
Cesare Giovanni (Varese) – Armiento Michelina (Alessandria)
– Senerchia Vincenzo (Casalgrande) – Zarrilli Michele (Roma)
– Maffucci Giuseppe (Milano) – Cianci Michelina ved.
Maffucci (Pisa) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Cubelli
Padre Francesco (Pistoia) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) –
Ardolino Francesco (Maddaloni) – Scoca Michele (Mariano
DA CALITRI
10.000: Della Badia Maria – Di Cairano Canio – Di Muro
Giuseppina – Cerreta Giovanni – Cialeo Canio Vincenzo –
Galgano Michelina – Maffucci Angelo Maria – Cestone
Giuseppina – Gautieri Donato – Toglia Vincenza – Zabatta
Michele – Cestone Angelo – Siconolfi Anna – Zarrilli Leonardo
– Zabatta Giuseppa.
15.000: Zarrilli Giovanna – Di Maio Giovanni – Cetta Daniela
– Codella Giuseppe – Di Maio Vincenzo – Gervasi Benedetta –
Mottola Gerardo – Cialeo Francesco.
20.000: Pastore Raffaele – Codella Giuseppe – Russo
Michelino – Cianci Maria Antonietta – Margotta Antonio – Di
Luzio Antonio – Di Cairano Michele – Maffucci Di Maio
Benedetta – Margotta Angela in Cantarella – Cioffari Lucia –
Cerreta Mariannina – Tornillo Michela – Nigro Maria – Vallario
Canio Antonio – Di Napoli Maria Michela – Cestone Raffaele –
Di Napoli Giuseppe – Cianci Giuseppe – Di Cecca Giovanna –
Di Milia Vincenzo Depi 127 – Maffucci Maria – Zarrilli Luigi
Franco – Buldo Giovanni – Simone Maria in Margotta – Merola
Giuseppina – Lo Priore Antonio – Di Carlo Michele – Del
Cogliano Antonia – Di Maio Vincenza – Nivone Giuseppe – Di
Maio Maria Vincenza – Di Maio Giuseppe – Vallario Luisa –
Maffucci Michele – Sacino Francesco – Tornillo Michelangelo –
New Bar di Leone Angelo – Fasulo Sergio – Caputo Maria
Vincenza – Tornillo Giovanna – Di Roma Giovanni – Bozza
Rosina ved. Zarrilli – Stanco Antonietta.
25.000: Scolamiero Maria – Armiento Michelangelo – Di
Cairano Mario Angelo – Caputo Vincenzo – Di Napoli Canio.
30.000: Cianci Mario Angelo – Gautieri Canio – Di Roma
Giuseppe – Galgano Vincenzo – Di Maio Giovanna – De
Nicola Armando – Cerreta Angelomaria – Buldo Maria.
40.000: Suore di Gesù Redentore.
50.000: Maffucci Vincenza in Di Napoli – Officina Russo –
Zarrilli Vito e Concetta.
100.000: Nicolais Salvatore – Di Napoli Giulio – Pontillo
Gaetano.
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
5.000: Preonano Giuseppe (S. Giorgio a Cremano).
10.000: Buglione Rocco (Roma) – Cingoli Ada (S. Angelo dei
Lombardi) – Cocchiarella Ettore (S.Andrea di Conza) – Colucci
Pasquale (Sirignano) – Giuliano Angela (Casalgrande) –
Maffucci Giovanni ( Salerno) – Algeri Alba (Retorbido) – Di
Maio Antonio (S.Bernardino Verbano) – Giorgio Fedele
(Teramo) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Zabatta Pasquale
(Camnago) – N.N. (Arese) – Sauda Roberto (Roma) – Di Maio
Vito (Montauro) – Di Napoli Antonio (Rho) – Cecere Marco
(Firenze) – Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Cerreta Teresa
(Milano) – Praenta Antonio Franco (S. Gennaro Ves.no) –
D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia) – Briuolo Lucia
(Alessandria) – Di Napoli Maria (Bollate).
15.000: Zarrilli Lina (Paina di Giussano) – Ardolino Marianna
(Cologna di Pellezzano) – Di Muro Pasquale (Rignano
sull’Arno) – Zabatta Claudio (Tor Lupara Roma) – Capolongo
Domenico (Roccarainola) – Toglia Canio (Poggibonsi) –
Mazziotti Francesca (Roma) – Landolfi Antonio (Salerno) –
Sagliocco Antonio (Nichelino) – Gautieri Vito (Bollate) –
Romano Sabato (Bellizzi) – Ziccardi Carmine (Pavia) – Di
Napoli Rosanna (Bollate) – Galgano Canio (Cantù) – Cerreta
20
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
C.se) – Pastore Raffaele (Roma) – Lampariello Concetta
(Vernazza) – Miano Mario (Napoli) – Di Napoli Fortunato
(Garbagnate) – D’Emilia Umberto (Salerno) – Polidoro
Berardino (Ariano Irpino) – Nicolais Maria (Latina) – Di Maio
Giovanna (Roma) – Codella Pasqualina (Cermenate) – Cubelli
Lucia (Bologna) – Gallucci Francesco (Cavaion) – Di Carlo
maresciallo Canio (Avellino) – Di Cecca Vincenzo (Mariano
C.se) – Senerchia Maria (Nova M.se) – Miele Pietrangelo
(Bollate) – Ungherese Nicola (Roma) – Zarrilli Vito (Roma) –
De Vito Antonietta (Roma) – Salvatore Lucia (Montatone) –
Acocella Enzo (Presso) – Maffucci Maria Antonia (Roma) –
Codella Pasqualina (Asti) – Paradiso Gaetano (Lioni) –
Cerreta Canio (Valmadrera) – Rainone Vincenzo (Lentate
S.S.).
35.000: Cioffari Drago Anna (Genova).
40.000: Mollica Antonio (Novara) – Codella Vitantonio
(Castel S. Niccolò) – Di Napoli Attilio (Torino) – Messina
Giuseppe (Roma).
50.000: Cianci Michele (Firenze) – Di Cairano Giuseppe
(Milano) – Di Carlo Alfredo (Avellino) – Di Cosmo Vincenzo
(Poggibonsi) – Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso) –
Armiento Giuseppe (Viareggio) – Tornillo Lucia (Salerno) –
Margotta/Nicolais (S. Donato M.se) – Metallo Vito
(Scandiano) – Galgano Giuseppe (Ancona) – Tornillo Vito
(Viareggio) – Cecchetti Turiddo (Pistoia) – Zabatta Michele
(S.Giorgio a Cremano) – Galgano Vincenzo (Riccione) –
Galgano Antonio (Novara) – Zazzarino Vincenzo
(Mercogliano) – Sacchitella Caterina (Siena) – De Rosa
Luciana (Roma) – Ciccone Gaetano (Caronno P.lla) – Di Napoli
Antonio (Galatina) – Fenu Luigi (Uta) – Di Napoli Francesco
(Biella) – Codella Gerardo (Brescia) – Cerreta Giovanna
(Prato) – Norelli Francesco (Roma) – Tuozzolo Giovannino
(Roma) – Di Maio Michele Arcangelo (Napoli) – Galgano
Vincenzo (Melfi) – Del Donno Manfredi (S.Croce del Sannio) –
Galgano Vincenzo (Brindisi) – Rella Giovanna (Pescopagano)
– Lampariello Franchino (Garbagnate) – Cerreta Mario
(Avellino) – Lo Sasso Rocco (Avellino) – Nappi Gaetana
(Bergamasco) – Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) –
Messina padre Rosario (Casoria) – Di Napoli Pio Salvatore
(Roma) – Della Valva Francesco (Bollate) – Pasolini Italo
(Napoli) – Toglia Vincenzo (Ivrea) – Galgano AngeloMaria
(Salerno) – Frasca Vincenzo (Roma) – Metallo Giuseppe
(Bagnoli) – Zarrilli Leonardo (Termoli) – Vallario Giuseppe
(Firenze) – Vitamore Maria Filomena (Roma) – Cestone Gina
(Roma) – Cubelli Tonino (Bologna) – Di Milia Antonietta
(Milano).
60.000: Di Maio Gaetano (Trento).
100.000: Famiglia Margotta (Roseto degli Abruzzi) – Marra
Raffaele (Caserta) – Di Cairano Vincenzo (Francavilla al Mare)
– Sena don Lorenzo (Fabriano) – Bazzani Paolo (Barberino
V.Elsa) – Viora/Capossela (Roma) – Nicolais Rocco (Roma) –
Scoca Maria Concetta (Roma) – De Rosa Carlo (Belluno) –
Frucci Angelo (Roma) – Di Milia Michele (Gallarate) – Bozzoli
Giovanni Paolo (Roma) – Tuozzolo Donato (Roma) – Del
Cogliano Michela (Caserta).
300.000: Alliod Silvia Cicoira (Aosta).
LAUREA
Presso la Universidad Bicentenaria De Aragua Facultad De Ingenieria
Escluela De Ingenieria De Sistemas (Informatica) si è laureato
ANGELO SIMONE
Di Maracay nel Venezuela
Auguriamo al neo dottore Angelo la più brillante carriera frutto e ricompensa dei lunghi e duri sacrifici affrontati da lui e dai genitori Orazio Simone e Maria Antonietta Marchitto.
Gli amici ed i familiari di Calitri.
DALL’ESTERO
BELGIO: Simone Luigi 30.000 – Simone Michele 30.000 –
Palermo/Di Maio 72.000.
GERMANIA: Di Muro Giuseppe 50.000.
URUGUAY: Lampariello Vito 20.000.
VENEZUELA: Di Carlo Vincenzo 50.000 – Bozza Anna
20.000.
Calitri 1950 studio fotografico Cerreta (u’ cunigl’) da sinistra: Giovanni
Fasano, Enza Del Vento nata ad Udine, Rosetta Fasano nata a Pescopagano, Marisa Del Vento nata a Tripoli il 15.01.1934 e deceduta a Bari il
21.07.1979, Maria (Mariolina) Fasano, Stefania Adriana Fasano, Stefano
Sica (mast’ Stefan’ u’ ramar’) nato a Fisciano il 13.10.1870 e deceduto
a Calitri il 20.02.1958, Stefano Del Vento.
Chiediamo scusa e comprensione
per qualsiasi involontaria omissione
21
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 13 aprile 2000 al 25 febbraio 2001,
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Laurentini Lara di Fabio e di Palumbo Emmanuela
Mafucci Florindo di Angelo e di Rossi Angela
Pannisco Pierpaolo di Giuseppe e di Di Cairano Giovanna
Gautieri Giuseppe di Donato e di Zarrilli Felicetta
Cicoira Marilina di Michele e di Maffucci Lucia
Gautieri Vincenzo di Vito e di Fiordellisi Giuseppina
Nicolais Angela di Gerardo e di Schiavone Luigia
Zabatta Daria di Antonio e di Brescia Gerardina
Tornillo Alessandro di Luigi e di Carafa Vincenza
Cestone Giuseppe di Vito e di Marrese Annalisa
Di Milia Canio Maria di Michele e di Cianci Giovanna
Tateo Francesca di Vito e di Iannolillo Antonella
Tamoud Fatimaezzahra di Abdelhadi e di Belkatkor El Mouludia
Cestone Lorenzo di Giuseppe e di Russo Angela
Rizzo Giuseppe di Vincenzo e di Coppola Bettina
Zabatta Alessandro di Antonio e di Borea Emanuela
Russo Michele di Mario e di Zabatta Maria Gemello
Russo Berardino di Mario e di Zabatta Maria Gemello
Lettieri Andrea di Angelo e di Schettino Giuseppina
Maffucci Vito Antonio di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello
Maffucci Gerardo di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello
13.04.2000
20.10.2000
16.11.2000
17.11.2000
27.11.2000
01.12.2000
05.12.2000
12.12.2000
18.12.2000
29.12.2000
07.01.2001
10.01.2001
12.01.2001
14.01.2001
24.01.2001
24.01.2001
30.01.2001
30.01.2001
31.01.2001
21.02.2001
21.02.2001
Se sei interessato a conoscere
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tutto ciò che interessa l’IRPINIA,
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MATRIMONI
Rizzo Vincenzo e Coppola Bettina
Sibilia Massimiliano e Caruso Anna
28.10.2000
23.12.2000
MORTI
Maffucci Angelo
Metallo Canio
Russo Michele
Di Cosmo Giuseppa
Cerreta Canio
Russo Giambattista
Nicolais Vincenzo
Rainone Peppinella
Cestone Francesca
Metallo Giambattista
Di Napoli Maria
Metallo Michele
Maffucci Antonia
Calà Teresa
Grandi Lina
Di Milia Mariantonia
Leone Vincenzo
Atene Maria Vittoria
Russo Rosa
Toglia Rosanna
Russo Rocco
Galgano Pasquale
Cestone Maria
Cubelli Vincenzo
Cicoira Rosa
Cicoira Peppina
Troncone Maria Rachele Concetta
Zabatta Michele
Calitri 1932, il matrimonio di Michele Di Milia
(urt’lan’) e Giacinta Di Muro (zia Lena).
06.05.1928 - 30.09.2000
25.06.1937 - 14.10.2000
02.05.1948 - 16.10.2000
12.01.1913 - 31.10.2000
02.10.1930 - 03.11.2000
16.11.1914 - 04.11.2000
23.10.1911 - 07.11.2000
20.02.1921 - 13.11.2000
20.03.1914 - 14.11.2000
09.02.1905 - 20.11.2000
21.01.1913 - 24.11.2000
30.01.1929 - 25.11.2000
17.01.1931 - 26.11.2000
24.06.1907 - 28.11.2000
10.07.1921 - 06.12.2000
15.08.1915 - 08.12.2000
12.08.1933 - 14.12.2000
12.12.1911 - 16.12.2000
06.10.1911 - 16.12.2000
03.09.1964 - 08.01.2001
05.08.1924 - 16.01.2001
06.05.1902 - 20.01.2001
16.11.1902 - 30.01.2001
30.11.1911 - 02.02.2001
20.01.1910 - 05.02.2001
02.08.1917 - 18.02.2001
19.01.1916 - 20.02.2001
03.05.1928 - 25.02.2001
22
Associato al Centro Emigranti
Intestatario del sito
è il prof. Aniello Russo
autore di numerose e meritorie
pubblicazioni
sulle nostre tradizioni.
Contrada S. Tommaso, 57/C
83100 AVELLINO
Calitri agosto/settembre 1980 in via Ferrovia al
n. 44, Angelo Maffucci (patr’nett’), Luigi Codella (zi vicc’) e la piccola Giuseppina Merla.
IL CALITRANO
N. 16 n.s. – Gennaio-Aprile 2001
R E Q U I E S C A N T
Elisabetta Scoca
05.11.1937 - † 27.01.2001
L’assenza non è assenza
abbiate fede, colei che non
vedete è con voi.
(Sant’Agostino)
Anita Del Re in Scarano
03.05.1933 - † 10.01.2001
Il suo ricordo di donna
semplice ed onesta
rimanga vivo nel
rimpianto della sua
famiglia e di quanti la
conobbero e l’amarono.
Marito e figli la ricordano.
Angela Maffucci
13.11.1927 - † 25.04.2000
Con affetto la ricordano il
marito Giuseppe
Marchitto ed i figli Vito e
Maria Antonietta.
Vito Cestone
29.05.1915 - † 03.02.2000
Mentre riposi nella
serenità dei giusti, tuo
figlio Franchino, gli amici
e i parenti, ti ricordano
con immutato affetto e
rimpianto.
Teresa Di Maio
29.11.1950 - † 26.03.2000
Convinti che la morte non
è la fine ma l’inizio,
ognuno di noi conserva di
te un grato ricordo.
Michele Acocella
21.12.1944 - † 12.04.2000
Il tuo ricordo è sempre
vivo nei nostri cuori.
La famiglia.
Vincenzo Berardino
Giuliano
20.05.1926 - † 30.04.1999
La morte ti ha strappato a
noi, ma il tuo ricordo
resterà sempre nei nostri
cuori.
Antonio Zarrilli
(u’ mafius’)
14.08.1932 - † 11.01.2000
Il Signore ti accolga nella
sua gloria eterna! La
famiglia lo ricorda a tutti
coloro che lo conobbero.
Sisina Salvante
01.08.1933 - † 15.04.1997
Nel 4° anniversario
della sua scomparsa
la ricordano
la sorella e il fratello.
Maria Germano
02.11.1908 - † 31.01.1992
La morte pone fine ad una
vita, ma non pone fine
all’amore che
conserviamo per te.
Francesco Cantarella
05.12.1898 - † 08.03.1972
Le figlie Maria e Maria
Francesca, la nuora
Angela Margotta con i
nipoti tutti lo ricordano
con tanto affetto.
Gaetano Cubelli
14.08.1913 - † 14.03.1981
La moglie, i figli e i nipoti
lo ricordano a quanti lo
conobbero e lo amarono.
Maria Vincenza Cestone
in Tornillo
28.01.1905 - † 05.02.1972
La tua cara immagine
sarà sempre una fiaccola
accesa nel cuore di chi ti
ha voluto tanto bene.
P A C E
Pasquale Bozza
Calitri 18.02.1928
† Venezuela 02.12.2000
Uomo di grande onestà.
La moglie, i figli, le
sorelle ed i parenti tutti,
lo ricordano con tanto
amore.
Michele Lampariello
† 07.01.2000
Non piangete la mia
assenza, perché morto è
colui che non ama.
Lo ricordano la moglie
e i figli.
Michelantonio Caruso
16.06.1922 - † 16.02.1984
Non l’abbiamo perduto,
ma dimora prima di noi,
nella luce del regno di
Dio.
I N
Luigi Salvante
(M’nacon’ o zi Mingh’)
02.10.1899 - † 23.02.1962
A quarant’anni dalla tua
scomparsa ti ricordiamo
con l’amore e l’affetto di
sempre.
Tuo figlio Giovanni, le
nuore e i nipoti.
23
Maria D’Angola
S. Andrea di Conza
25.11.1929 - † 01.04.1947
Un bocciolo di Rosa
spezzatosi in tenera età.
A distanza di tanti anni
dalla sua scomparsa le
sorelle Concetta, Lucietta,
Antonietta, ed il fratello
Gaetano, la ricordano con
grande Amore.
In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze
per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.
Calitri, 20 gennaio 2001, cinquantesimo di matrimonio fra Vincenzo Caputo nato il 23.06.1925 e Rosa Di Roma nata l’01.01.1931 che ha visto riunita tutta la numerosa famiglia;
da sinistra prima fila per terra: Roberto Lo Prete, Lina Di Roma, Lucia Gautieri, Giuseppe Di Roma, Franco Gautieri; seconda fila: Lucia Di Roma, Anna Ricciardi, Maria Di Roma,
Angela Rabasca, Angela Caputo, Rosa Di Roma e Vincenzo Caputo i festeggiati, Maria Caputo, Salvatore Di Roma, Maria Alberti, Lucia Alberti, Concetta Portanova (in piedi con occhiali
scuri); terza fila: Marcello Lo Parco con camicia sbottonata, Vincenzo Gautieri, Canio Rabasca, Alfonso Tanga con baffi, Danilo Vigorito, Rosa Di Cosmo, Francesca Piva, Canio Galgano,
Immacolata Di Roma,Vincenzo Rabasca con baffi, Gerardina Di Roma, col braccio sul vicino,Vincenzo Di Cosmo; quarta fila: Giovanni Di Roma, Luciano Maffucci, Mariangela Di Cosmo,
Vincenza Lettieri, con occhiali, Antonio Di Roma, si vede appena la testa, Giovanni Di Roma con baffi, Melissa Di Cosmo, Giuseppe Russo, Jessica Di Cosmo, Canio Lo Priore, Angelina
Gautieri, Giovanni Fiordellisi; ultima fila: Angela Gelormina, Anna Portanova, Fulvio Navarra, Giovanni Rabasca, Michele Cicoira con occhiali, Patrizia Gautieri, Giuseppe Di Cosmo.
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IL CALITRANO N. 16