GRUPPO ALPINI DI CAORIA Pian delle Maddalene 21 Settembre 2003 “la cros della Cauriota” Forse molti si chiederanno perché da qualche anno si sono ripresi gli incontri con la Comunità di Ziano, forse per la speranza di un collegamento fra le due Comunità? Forse per le bellissime amicizie create anche durante le nostre feste e in particolare la nostra sagra? Forse si! Però senz’altro la motivazione migliore è storica, quella che da sempre i due paesi, Caoria e Ziano, hanno avuto per Cultura, Tradizioni, Costumi e commerci. Con quest’opuscolo cerchiamo di far conoscere qualche briciola di nostra storia passata, nella speranza che l’ipotizzato collegamento diventi realtà. G.A.C. « LA CROS DE LA CAURIOTA » La necessità, il bisogno di soccorrere al sostentamento della famiglia, il desiderio di guadagnare qualche lira, sovente, hanno obbligato la gente della montagna, della nostra Valle, ad allontanarsi da casa a recarsi in paesi distanti alla ricerca d'un lavoro, unito sempre alla sofferenza, alla nostalgia del lontano focolare. Il preparare poche cose da portare con sè, una sporta, una valigia, faceva insorgere sentimenti di tristezza mal celata, uno struggimento dell'animo che non voleva rassegnasi al distacco dalle persone care, dai famigliari, ed il sogno manzoniano della «speranza di fare altrove fortuna» scemava, impauriva la mente. Quanta forza d'animo, decisa volontà dovevano avere i nostri padri per superare la prova d'un allontanamento forzato - e si diceva volontario-, per avviarsi, spesso a piedi, e raggiungere il Vorarlberg o la Francia, quando l'emigrazione non fu rivolta addirittura - e diveniva andar via per sempre - verso le Americhe. Quanti emigrati non tornarono più in patria, al proprio paese, nella casa paterna, e, distrutti dalle fatiche, morivano lontano, e le loro croci sono sparse ovunque su questo povero mondo; i loro nomi sono scritti su registri lontani, in una lingua straniera, spagnolo o inglese. Accade ancora che molti giovani e giovanette, per una occupazione stagionale, si recassero nella vicina Valle dell'Adige al fine di guadagnare qualche soldo: ciò avveniva già qualche decennio prima del 1900. «Gruppetti di giovanotti di ambo i sessi», come scrive Aldo Zorzi, «dai quindici ai venticinque anni, verso il 20 di Settembre (all'inizio quindi dell'autunno e quando i lavori più importanti della fienagione erano ultimati) erano soliti recarsi presso i contadini della Val d'Adige: a Termeno, a Cortaccia, Ora, Egna, Montagna, Caldaro, per lavori della vendemmia, raccolta di mele, pere, uva e castagne. Anche dei giovani e giovanette di Caoria si prestavano per questi lavori al fine di raggranellare qualche corona prima del 1914 e qualche liretta dopo il 1919. Si portavano essi in Val di Fiemme, a piedi, giungendo dapprima a Refavaie e salendo quindi, attraverso il bosco, verso il Passo Sadole per discendere, superato il passo, in Val di Fiemme. Al gruppo si univa la spensierata gioventù di Ziano». A Ziano c'era una sosta nel viaggio di trasferimento ed i Caurioti alloggiavano, bene accolti, dagli ospitali Fiemmesi: il vincolo della necessità, della povertà, si rinsalda in queste occasioni, diventa amicizia duratura e sincera, gentile solidarietà umana. Dopo la sosta di una nottata, a Ziano, via nuovamente, al mattino, verso il Passo di San Lugano, a piedi, per arrivare, in giornata, al posto designato per questa occupazione stagionale che si protraeva anche per una quarantina di giorni. Terminato, a fine Ottobre o ai primi giorni di Novembre, il lavoro della raccolta delle mele, delle pere, dell'uva e delle castagne, alla spicciolata - chi finiva prima e chi a distanza di qualche settimana - la gioventù ingaggiata per il lavoro faceva ritorno a casa ed anche contenta non solo per aver finito il lavoro, ma per aver messo da canto qualche soldo: l'inverno è lungo da passare in montagna. Una giovane di Caoria, Sperandio Anastasia, terminato il suo ingaggio autunnale, faceva ritorno a casa. Giunge, Anastasia, sabato 12 Novembre 1927, verso sera, a Ziano, e scese dal treno a vapore alla piccola stazione. La ferrovia Ora-Predazzo costruita a scopi di guerra da prigionieri serbi e russi e dai ragazzi di Fiemme, nel 1917, ora serviva alla gente della Valle di Fiemme e Valle di Fassa per recarsi in Val d'Adige, o a Trento, o a Bolzano. «Il treno a vapore», come scrive Antonio Molinari, «fu sostituito a binario allargato, nel 1928, da quello elettrico e questo, ma non senza lasciare nella popolazione un senso di nostalgia, fu soppresso il 10 gennaio 1963, perché la concorrenza dei veicoli motorizzati l'avevano reso passivo». (Antonio Molinari - la strada della valle di Fiemme -). La giovane Anastasia, uscita dalla piccola stazione ferroviaria (questo edificio è in attesa di essere trasformato), s'avviò con il suo povero bagaglio verso la vicinissima casa di Vanzetta Giuseppe e Marianna (avevano, questi coniugi, una numerosa figliolanza) dove era solita, già da qualche anno, fermarsi per la notte, accolta dai figli della divina Provvidenza. Il mattino seguente, dopo la S. Messa domenicale, avrebbe proseguito, a piedi, il suo viaggio per Passo Sadole e Caoria. Domenica 13 Novembre 1927 una pioggia dirotta sconsigliava il proseguimento del viaggio: i coniugi Vanzetta medesimi non volevano che la giovane riprendesse il cammino e le offrivano vitto ed alloggio in attesa del ritorno del tempo buono. La giovane Anastasia, sia per non essere ulteriormente di peso alla famiglia ospite che già per una notte l'aveva accolta in casa, sia perché, diceva, aveva fatto sapere al fratello Antonio che le venisse incontro sul Passo Sadole proprio quel giorno 13, quella domenica, volle incamminarsi e salire alla volta del Passo. Salutati i Vanzetta, la giovane s'avviò sotto a una pioggia dirotta ed iniziò quel suo ultimo viaggio. Da Ziano, a piedi, al Passo Sadole - e la strada scoscesa non è la carreggiabile odierna - ci vogliono più di tre ore di cammino per un dislivello che supera i 1200 metri. Nessuno saprà mai quanto la povera giovane soffrì lungo quel suo viaggio verso il Passo Sadole, lungo la faticosa salita, quando, per l'autunno avanzato, in quota trovò neve abbondante ed il vento e la tormenta. A casa non arrivò più. Pare si sia fermata presso la Malga Sadole, te la casera, ad accendere un focherello e riscaldarsi ed asciugarsi; lo confermò il fuoco spento ritrovato. Il fratello di Anastasia, Antonio, non salì per quel giorno al Passo Sadole perché pensò che a motivo del tempo proibitivo, la sorella fosse rimasta a Ziano. O forse raggiunse la Malga Laghetti e non potè proseguire per la neve abbondante e fece ritorno a casa pensando che la sorella non si fosse messa in viaggio. Anastasia a casa non arrivò più. Lunedì 21 Novembre Bonelli Gino di Cavalese e Mattioli Giuseppe di Ziano, giunti al Pian de le Madalene - si recavano a Caoria per comperare degli animali (la moglie di Bonelli è di Caoria) trovarono, addossata a un grande sasso, a quota 1800, nelle vicinanze del Maseron, la giovane Anastasia morta per assideramento, sotto a una coltre di circa 60 centimetri di neve. Fecero immediatamente ritorno a Ziano, i due, ed avvertirono i Carabinieri. La giovane stava salendo per la Val di Sadole e, superata la Malga Sadole, stava affrontando l'ultimo tratto del sentiero per il Passo. Si era scatenata lassù, in quota, più violenta la bufera, la tormenta di neve, e la giovane donna non era stata capace nè di proseguire, nè di ritornare alla Malga che aveva lasciato da circa una mezz'oretta. Cercò riparo sotto a un masso, s'accasciò e lì rimase e le s'intorpidirono le membra e la ghermì, furtiva, lontana dai suoi famigliari, lontana dai benefattori di Ziano, la morte. Pietose mani di soccorritori - e tra questi Zanon Giacinto da Ziano - trasportarono la salma della giovane a Ziano. Sui registri anagrafici presso il Municipio di Ziano è scritto che Sperandio Anastasia morì il 21 Novembre 1927 e la data corrisponde al giorno del ritrovamento della giovane. Sui registri dei Morti, presso l'ufficio parrocchiale di Ziano, è scritto invece: «Sperandio Anastasia di Beniamino (è cancellato il nome di Massimino) e Francesca nata Casèr da Caoria, trovata morta in Sadole e sepolta qui 24 d.m.». Come data della morte è segnato il 13 Novembre, e più sotto il 21, data del ritrovamento. Ad officiare le esequie, nel pomeriggio di giovedì 24 Novembre, fu don Gardener. La giovane Anastasia fu tumulata nel cimitero di Ziano. I Carabinieri di Cavalese telefonarono ai Carabinieri di Canal S. Bovo perché avvertissero i famigliari della giovane, del ritrovamento della salma. I Carabinieri di Canal S. Bovo recarono la triste notizia a Caoria al curato don Daniele Sperandio, che riferì, a sua volta, il tutto ai conoscenti della giovane I famigliari di Anastasia si trovavano ancora, con gli animali, a Mardel de Fortheleta, e non poterono assistere ai funerali della giovane figlia. La notizia della morte della giovane giunse ufficialmente molto più tardi all'ufficio anagrafico di Canal S. Bovo che trascrisse l'atto di morte nei registri del 1928. La Pretura di Cavalese aveva scritto infatti che alle ore 18 del 21 Novembre 1927, Sperandio Anastasia è deceduta in località Pian delle Maddalene ai piedi del monte Cauriol: l'ora ed il giorno corrispondono, evidentemente, con le constatazioni di legge. Sperandio Anastasia era nata a Caoria di Canal S. Bovo il 20 Ottobre 1906 da Massimino detto Costantet e da Francesca Casèr. Aveva due sorelle ed un fratello: Sabina, Carolina tuttora vivente in Toscana, ed Antonio, deceduto qualche anno fa a Canal S. Bovo. La famiglia veniva chiamata «dei Lamoi» e trascorreva buona parte dell'anno tra Mardel, el Roncon ed il Col dei Boti, quindi molto isolata e senza la possibilità di poter scambiare un discorso con i paesani. Una famiglia di contadini che allevava degli animali, procurava il fieno agli stessi nella buona stagione; una famiglia dotata di un discreto benessere ed autosufficiente, formata da persone oneste, bravissime, ma dal carattere piuttosto chiuso, particolare, non socievoli. Vivevano così, del loro lavoro, delle fatiche di ogni giorno, lontani dalla gente, dal paese dove facevano ritorno solo verso Natale per ripartire qualche mese dopo e continuare la loro esistenza nella solitudine. Anche la giovane Anastasia era cresciuta così, un poco chiusa in se stessa, e riesce difficile comprendere come la giovanetta si sia adattata a recarsi in servizio stagionale. Probabilmente, nutrendo della simpatia per un paesano, in lei crebbe il desiderio di preparare qualche cosa di diverso, un bel corredo, con i propri risparmi, per poter salire, degna sposa, l'altare del sì, della promessa. L'attendeva un calvario di sofferenze ed una coltre candida e la morte a ventuno anni. Quattro giorni dopo che fu sepolta nel piccolo cimitero di Ziano, lunedì 28 Novembre, morì anche Zanon Giacinto di G. Battista e Margherita Daprà, che aveva partecipato alle ricerche della giovane. Era nato il 10 Ottobre 1900 ed era celibe. Fu trovato morto in Bambesta per ferita d'arma da fuoco alla testa, accidente di caccia, e fu sepolto venerdì 2 Dicembre proprio accanto alla giovane Anastasia: due giovani esistenze stroncate, due croci, due ricordi tristi. «Pietose mani fiemmazze», scrive Aldo Zorzi, «eressero poi una semplice croce in ferro su un masso al Pian de le Madalene, con una scritta, ora consunta». Chi sale da Malga Sadole verso il Passo vedrà la croce, la cros de la Canalina sopra un masso porfirico. Verrà sistemata presto una nuova targa sulla croce con il nome e la data di morte della giovane a ricordare una fragile esistenza, un angelo che spiccò il suo volo dai Maseroi ai piedi del monte Cauriol. «Alle migliaia di croci che la prima guerra mondiale disseminò in questi luoghi per le aspre battaglie, se ne aggiunse un'altra – continua Zorzi - a ricordo di un altro turbine ed a luglio e agosto (la croce, la cros de la Canalina) è ornata da rododendri ed altri fiori dei luoghi, in segno di pietà e riverenza». Chi effettua quel breve viaggio da Malga Sadole al Pian de le Madalene, al Passo, vedendo la cros de la Canalina, si soffermerà a cogliere un fiore, a meditare, nel silenzio della superba natura interrotto solo dallo sciabordío del torrentello querulo che scorre accanto e dai campani delle mucche al pascolo, sulla vita, sui misteri della morte e deporrà i fiori raccolti ai piedi della croce, la cros de la Canalina, ripetendo sottovoce: Ti ricordiamo, Anastasia, ti pensiamo. A cura del Gruppo Alpini di Caoria e tratto da: “Così senza pretese” di Luciano Brunet 1984 Caoria 20/21 settembre 2003 La Famiglia Cooperativa di Ziano e i rapporti con la Famiglia Cooperativa di Caorìa 1900-1914 Teodora Zorzi (1799-1884) di Ziano, dei fabbri Teodori chiamati poi Tomasati, tuttora in attività, moglie del fabbro Antonio Zorzi, con famiglia di quattro figli, negli anni che vanno dal 1830 al 1850, per quadrare il bilancio familiare, si recava a Caoria nei mesi buoni, sei-sette volte all'anno, attraverso il Passo Sadole, m. 2069, portando colà a spalle un carico di 20-25 kg. di attrezzi per l'orto: zappette, sarchietti, rastrelli in ferro e ferri sagomati per ferrature su zoccoli di legno ecc., che il marito costruiva nella "fosina". Sei ore di cammino per la sola andata, per sentieri disagevoli, per depositare il carico presso la famiglia Sperandio-Lòsi, la quale provvedeva alla vendita in loco dei manufatti. Teodora, il viaggio successivo depositava altro carico, ritirando il provento del carico precedente. Nel ritorno, (lo stesso giorno!) per non fare il viaggio a vuoto, portava un carico di burro che collocava poi a Ziano con qualche Fiorino di margine. Dodici ore di cammino sempre carica, 50 km. e 4700 m. di dislivello totali in un sol giorno. (I1 Paradiso se l'era guadagnato tanti anni prima della sua dipartita)... Era doveroso ricordare Teodora, antesignana di quei sei-sette giovanottoni di Caoria, la quale fatica tentiamo qui di descrivere. La Famiglia Cooperativa di Caoria era sorta nel 1900 e come la Val di Fiemme quei territori, in quei tempi facevano parte del Tirolo. Per i propri rifornimenti da Trento, da Bolzano e da oltre Brennero quella Cooperativa doveva far scalare la merce alla stazione di Tezze in Valsugana al confine con l'Italia e di lì con carri e cavalli, in 50 km. di sola andata, due passi da scavalcare e quattro dogane per i controlli, raggiungere Caoria. Che cosa fece? Preferì appoggiarsi a Ziano. 1 nostri carrettieri portavano ad Egna-Vill le tavole che le varie segherie veneziane producevano in valle, per essere inoltrate in Italia per mezzo della Ferrovia grande, inaugurata nel 1859 dall'Arciduca Carlo Lodovico d'Asburgo. (Non esisteva ancora la ferrovia di Fiemme). Presso quella stazione faceva capo tutta Fiemme e Fassa. La Comunità di Fiemme che aveva colà una propria "raif" (deposito) con custode un Vaia di Daiano e due operai, depositava le proprie merci e quelle delle due Valli. I nostri carrettieri tornando in Valle oltre che le merci per la Cooperativa di Ziano portavano anche quanto destinato a Caoria, depositando ciò presso la Cooperativa locale e in parte presso i "tabià" del carrettiere Vinante Casto, nel centro del paese. Ogni lunedì, sei o sette robusti giovanotti di Caoria, arrivavano a Ziano con enormi "crachese", caricavano quanto c'era per la loro Cooperativa e cioè: sale, tabacco, olio di semi, aringhe salate, anguillotti, grappa, rotoli di cuoio, petrolio per lampade, baccalà, ecc. ... e perfino botticelli di birra. I "Caorioti", però, non venivano a Ziano a mani vuote, ma portavano, qui in Cooperativa, carni di vitello e capretto, pelli gregge, manici di faggio per picconi e "zapini" e perfino "strosili" (pattini in faggio per slitta da trasporto) per slitte da legna, sgrossati a mano. La Cooperativa di Ziano, con grande altruismo, ne curava la vendita consegnando loro il ricavato. Questo accadeva dal 1900 al 1914, prima che il Lagorai e ancor più il Passo Sadole divenissero zone di guerra. Nel 1915, tra l'altro, Ziano accolse e sfamò per alcuni giorni 200 profughi di Caoria, allontanati dal loro paese per non lasciarli in mano italiana in seguito all'occupazione. La loro destinazione (via a piedi fino a Egna) era l'internamento a Mitterdorf, oltre Brennero. Per questi fatti è restata e c'è tuttora la simpatia e la riconoscenza che Caoria manifesta verso Ziano, geograficamente così vicino, ma così separato dalla barriera del Lagorai ... A cura del Gruppo Alpini di Caoria e tratto da: “Famiglia Cooperativa Ziano di Fiemme 1896 – 1996”di Aldo Zorzi Caoria 20-21 settembre 2003