(non da ultimo con il salotto del Ministro delle veramente scoperto il segreto dell'immortalità, fatto Finanze di Luigi XIV, Fouquet) e si interessò che giustificherebbe la mancanza del feretro nella alla storia della sua città. tomba. Hotel de Ville Place de Grève è, letteralmente, piazza del Greto. Da quel toponimo deriva il sostantivo grève, che in francese significa sciopero. Pag. 41 All'Hôtel de Ville si è diffusa la notizia degli arresti e con slancio spontaneo si è dato ordine di far suonare a martello le campane, convocando così le Sezioni. Le barriere della città vengono chiuse, sulla place de Grève, oggi place de l'Hôtel de Ville, comincia a radunarsi una folla armata. Sono ore concitate in cui si confrontano due strategie. Robespierre ricorda che anche Marat era stato portato davanti al tribunale rivoluzionario da dove però era tornato trionfante, dando anzi, con la sua liberazione, il segnale della caduta imminente della Gironda. Pag. 41-42 Nel corso del processo ai Templari del 1307 fu assoggettato alla tortura avallando le tesi dell'accusa ed in seguito venne condannato alla prigionia a vita. Il sacerdote e studioso di simbolismo cristiano Louis Charbonneau Lassay ipotizzò che i graffiti nella torre del Castello di Chinon fossero pera di Jacques de Molay ed eventualmente di Geoffroy de Charney durante la loro prigionia.In seguito Jacques de Molay ritrattò le sue dichiarazioni. Ciò lo condannò al rogo assieme al compagno di prigionia Goeffrey de Charney. Il rogo fu consumato a Parigi sull'isola della Senna detta dei giudei, nei pressi di Notre Dame, il 18 marzo dell'Anno Domini 1314. L'aneddotica vuole che prima dell'esecuzione Jacques de Molay abbia invitato Filippo il Bello e papa Clemente V a comparire di fronte al tribunale di Dio. La morte entro l'anno di entrambi i personaggi non fece altro che rafforzare l'idea comune che egli fosse caduto vittima di un'ingiustizia.Sul luogo della sua esecuzione lo ricorda ancor oggi una piccola lapide. Essa si trova sul lato occidentale del Pont Neuf sulla Île de la Cité di Parigi. La lapide si trova ai piedi del ponte, su muro opposto all'ingresso al parco dell'isola. Barbara Frale ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon, che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314 assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo, per assoggettarlo ad una profonda riforma. Wikipedia NUMERI UTILI Prof. Bracardi Prof. Prof. LE DINASTIE SUL TRONO DI FRANCIA I Capeti regnarono in Francia dal 987 al 1328. A partire da ROBERTO IL FORTE (861-866) l'affermazione di un re in Francia al vertice dello stato e della nazione iniziò ad essere sempre più sostenuta da un crescente sentimento nazionale che nel re si identificava; un vertice che favorì e promosse una politica di funzionari loro sottoposti, come incaricati di riscuotere diritti e benefici. Nella fase feudale la corte del re era innanzitutto un consiglio piuttosto saltuario composto dai grandi vassalli, nobiltà titolata nominata dal re, ecclesiastici: con gli stessi soggetti solo più tardi (1239) si venne costituendo il Parlamento di Parigi e una corte suprema di giustizia, che in ogni caso decideva in nome e secondo il volere del re, registrava le leggi, gli editti e le ordinanze. Ruolo importante nella politica dal trecento in poi in quanto queste assemblee rappresentative, chiamate a ratificare i sussidi finanziari richiesti dal sovrano per necessità militari e politiche, vennero chiamate assemblee di una società di ordini. Un tipo di società (che predominò in Europa fino al XVII secolo) nel quale le gerarchie tra i singoli individui si determinano non in relazione al ruolo economico che essi svolgono ma in ragione della stima, dell'onore e della dignità attribuiti a funzioni che possono anche non avere alcun rapporto con la produzione. Nella prima fase di questa prima centralizzazione dello stato abbiamo dunque i Capeti. La loro sovranità restò per più di un secolo limitata al territorio tra Parigi e Orleans. La riaffermazione di un vero potere monarchico cominciò con Luigi VI, ma solo con Filippo II la monarchia capetingia avviò un processo di unificazione più solido. N.B: gli anni a fianco: durata del regno; in parentesi nascita e morte DINASTIA CAPETI UGO CAPETO 987-996 - (941-996) ROBERTO II IL PIO 996-1031 - (970-1031) ENRICO I 1031-1060 - (1008-1060) FILIPPO I 1060-1108 - (1052-1108) LUIGI VI il Grosso 1108-1137 - (1080-1137) LUIGI VII il Giovane1137-1180 - (1120-1180) FILIPPO II Augusto 1180-1223 - (1165-1223) LUIGI VIII il Leone 1223-1226 - (1187-1226) 2 val bene una messa”, si trovò di fronte questo grande terreno libero pensò bene di costruirci qualcosa… la place Royale, l’attuale Place des Vosges. La cerimonia di inaugurazione nel 1612 in occasione del matrimonio tra il delfino di Francia Luigi XIII ed Anna d’Austria fu una sfavillante esibizione del potere della corona francese. Al matrimonio si esibirono 1500 cavalieri tra le note di 150 trombe ed 80 tra pifferi e violini contribuendo a far diventare quel quadrato di gran moda per duelli (si narra che i gentiluomini del tempo ci si battessero per far arrabbiare Richelieu) e per passeggiate. Il tutto scemò quando la corte si trasferì a Versailles e quando la Rivoluzione Francese fece il resto dandogli anche nome di place de l’Indivisibilité opportunamente cambiato da Napoleone nel 1800 in onore del primo dipartimento di Francia che pagò le tasse. Sul lato nord di Place des Vosges incontriamo Rue des Francs Bourgeois (ovvero via di coloro che non pagano le tasse) tipica via seicentesca su cui si affacciano ancora bei palazzi d’epoca che ricordano i bei tempi andati. Proseguendo lungo la via ecco che a destra incrociamo Rue de Sévigné una bella strada che ospita nel palazzo rinascimentale, ingrandito dall’architetto Mansart e dimora dove Marie de Rabutin-Chantal meglio conosciuta come Marchesa di Sévigné visse una ventina d’anni e ricevette tutti i beaux esprits del tempo, il Museo Carnavalet ovvero il Museo di Storia di Parigi. Vi si possono ammirare molti cimeli della Rivoluzione, le chiavi della Bastiglia, i berretti frigi ed un documento eccezionale: una lettera, una semplice lettera vergata a mano la cui intestazione dice "Commune de Paris - Le Comité d'Exécution Le 9 Thermidor". E’ il 27 luglio 1794. Il testo comincia con queste parole: “Coraggio patrioti della sezione di Ligne, la libertà già trionfa!” E' un appello, un invito a una delle sezioni di quartiere a tenere duro in quella notte terribile e decisiva. Ma non è il testo che rende il documento così emozionante ed unico. Sono le firme: anzi, una in particolare. Quella interrotta dopo la seconda lettera. In calce al foglio si legge "Ro". E' l'inizio del nome di Robespierre. Aveva appena cominciato a scriverlo, alla seconda lettera qualcuno gli sparò. Come si era arrivati a quel momento? Quale enigma della storia si nasconde dietro quella firma così drammaticamente spezzata? Gli enigmi della storia. Una museo di nicchia che forse sarebbe piaciuto alla stessa Marchesa che per tutta la sua vita intrattenne felici corrispondenze con la maggior parte dell’aristocrazia parigina . Rue de Montmorency è una traversa di Rue du Temple, nel quartiere del Marais, un'area un tempo paludosa e poi bonificata e occupata dai Templari. E’ una via stretta che sfocia in Rue Saint-Martin. La casa di Nicolas Flamel che fra l’altro è la più vecchia abitazione di Parigi ancora in piedi (1407) è la Maison du Haut-Pignon al numero civico 51, ora sede di un ristorante. Si suppone che Flamel sia stato il più completo fra gli alchimisti europei. Le leggende narrano che riuscì a perseguire due magici traguardi dell'alchimia: creò la pietra filosofale, in grado di trasformare il piombo in oro, e assieme a sua moglie Perenelle ottenne l'immortalità. Flamel, poi, sempre nella leggenda, sembra aver ricevuto da uno straniero un libro misterioso, scritto da un antico personaggio noto come Abramo L'Ebreo. L’alchimista dedicò la vita nel tentativo di comprenderne il testo pieno di parole cabalistiche in greco ed ebraico. Viaggiò per le università in Andalusia per consultare le massime autorità ebraiche e musulmane ed in Spagna incontrò un misterioso maestro che gli insegnò l'arte di comprendere il suo manoscritto. Dopo il suo ritorno, Flamel fu in grado di diventare ricco: la conoscenza che ricavò durante i suoi viaggi lo rese un maestro dell'arte alchemica. Diventò un filantropo, donando ospedali e chiese grazie ai ricavi provenienti dal suo lavoro. Flamel fece sì, poi, che degli arcani simboli alchemici venissero scolpiti sulla sua lapide, attualmente conservata all'Hotel de Cluny di Parigi. La sua tomba è vuota. La leggenda vuole che fu saccheggiata da misteriose persone in cerca dei suoi segreti alchemici ma altri sostengono che l’alchimista abbia 15 Venerdì 20 Marzo 2009 MATTINA Sveglia ore 7.00 Preparazione bagagli Colazione Ore 8.00 partenza dall’hotel Metro: linea 9 (direzione Cretéil) fino a Bastille Place de la Bastille, “passeggiata Nicolas Flamel” (Rue Beautreillis, Rue Charles V, Place des Vosges, Rue des Francs Bourgeois, Rue de Sevigné: il Marais, Centre Pompidou) Hotel de Ville (circa 3 Km) Il Marais In Rue de Beautreillis si entra nella storia del rock. Sulla destra trovate il bar “Le Dindon en Laisse” mentre sulla sinistra al n° 17 potete notare, se alzate la testa all’altezza del terzo piano, nella finestra di sinistra la stanza d’albergo dove ha trovato la morte nella sua vasca da bagno il leader dei Doors, Jim Morrison. Seppellito, peraltro nel cimitero del Père-LaChaise sempre a Parigi. Proseguendo nell’angusta viuzza si incrocia Rue Charles V. Anche qui ci si può immergere nella storia, questa volta quella vera. A sinistra si scorge Rue du Petit-Musc (che non significa piccolo muschio ma è una alterazione della frase Pute y muse – vi passeggia la p…..a – e questo dà un’idea dei commerci che vi si svolgevano). A destra, invece, al numero civico 12 ecco il palais de la Brinvilliers, al secolo Marie-Madeleine Gobelin, la marchesa avvelenatrice ed organizzatrice di messe nere del celebre Affaire des Poisons scoppiato a Parigi nel 1679. Si narra che madame de Sévigné, scrivendo alla figlia dopo che il corpo decapitato della marchesa venne ridotto in cenere e disperso al vento, proruppe dicendo "Bene, tutto è fatto e concluso. La Brinvilliers è nell'aria". Ad indicare che le sue ceneri finalmente erano state disperse nel vento affliggendo, forse, quelli che le avrebbero inspirate nello stesso modo in cui la Marchesa avvelenava i suoi parenti. 14 La più bella piazza di Parigi è solamente pochi metri più in là...Si attraversa Rue Saint-Antoine e si arriva in un altro mondo (un po’ come passeggiare tra le anguste e ripide viuzze di Montmartre). In un periodo, il ’500, in cui si costruiva a vanvera ecco che nasce a Parigi il capolavoro urbanistico per eccellenza: Place des Vosges. Alcuni, pur ritenendo che quel quadrato fosse denigrabile ci andarono comunque ad abitare (vedi Victor Hugo, fruitore della bellezza della piazza tra il 1832 e il 1848, la cui casa è ancora ben visibile e visitabile al n° 6) altri invece, pensarono bene di andarci a morire. La storia vale la pena di essere raccontata: tutto iniziò con un incontro sportivo. Una bella giornata d’estate del 1559, un 30 di giugno, re Enrico II volle misurarsi in un torneo con il capitano della sua guardia, Montgomery, non sapendo che la tragedia incombeva su di lui. La lancia del capitano, spezzata nel duello, penetrò nell’occhio del re che, anche se venne curato da un luminare del tempo (tale Ambroise Paré) morì 10 giorni dopo tra le più indicibili sofferenze. Nel frattempo erano stati decapitati tutti i condannati a morte per eseguire sui loro crani esperimenti che avrebbero forse permesso di salvare la vita di Sua Maestà. Così non andò ma la storia prese per quello spiazzo di Parigi una piega diversa. La regina, Caterina de Medici, fece demolire il palazzo dov’era morto il re ed il posto divenne ben presto un mercato di cavalli. Quando Enrico IV, il protestante divenuto cattolico al “grido” di “Parigi LUIGI IX il Santo 1226-1270 - (1214-1270) sposo di Margherita di Borgogna FILIPPO III l'Ardito 1270-1285 - (1245-1285) FILIPPO IV il Bello 1285-1314 - (1268-1314) LUIGI X l'Attaccabrighe 1314-1316 - (1289-1316) GIOVANNI I il Postumo 1316 - (1316-1316) FILIPPO V il Lungo 1316-1322 - (1294-1322) sposo di Giovanna di Navarra CARLO IV il Bello 1322-1328 - (1294-1328) I VALOIS Regnarono sulla Francia dal 1328 al 1589. Nome derivato da una piccola contea medievale a nord-est di Parigi, di Carlo Valois, morto nel 1325. Suo figlio (detto il Fortunato) fu il primo a sedere sul trono di Francia. Vari matrimoni cadetti diedero poi origine alla dinastia dei VALOIS-ORLEANS (1 re), e ai VALOIS-ANGOULEME (5 re). DINASTIA DEI VALOIS FILIPPO IV il Fortunato 1328-1350 - (1293-1350) GIOVANNI il Buono 1350-1364 - (1319-1364) CARLO V il Saggio 1364-1380 - (1338-1380) CARLO VI il Folle 1380-1422 - (1368-1422) CARLO VII il Vittorioso 1422-1461 - (1403-1461) LUIGI XI 1461-1483 - (1423-1483) CARLO VIII 1483-1498 - (1470-1498) Con Carlo IV termina il ramo diretto della dinastia e si dipartono le linee cadette; le più note sono VALOIS-ORLEANS e BORBONE. DINASTIA VALOIS-ORLEANS LUIGI XII 1498-1515 - (1462-1515) DINASTIA VALOIS-ORLEANS-ANGOULEME FRANCESCO I 1515-1547 - (1494-1547) ENRICO II 1547-1559 - (1519-1559) sposo di Caterina de Medici FRANCESCO II 1559-1560 - (1544-1560) CARLO IX 1560-1574 - (1550-1574) ENRICO III 1574-1589 - (1551-1589) duca d’Angiò, re di Polonia (Enrico V di Polonia) 3 DINASTIA BORBONE In origine, fin dal IX secolo, era una grande famiglia di signori divisa in più rami. Emerse un ramo con il nome derivato dall'omonimo castello di Bourbon nella Francia centrale, precisamente nella vallata del fiume Allier, dove si trova tuttora una fonte già nota ai Romani col nome di Aquae Borbonis. Qui nel X secolo diventati vassalli della Corona, cominciarono una scaltra politica di matrimoni, di guerre e di alleanze che doveva portarli nell'arco di alcuni secoli per diritto di sangue a sedere per lungo tempo sui troni di Spagna, Francia e Italia. Fin dal 1276 con un matrimonio dell'erede Beatrice di B. con Roberto di Clermont, figlio cadetto di Luigi IX, i Borboni si inserirono nella famiglia reale, che però terminò la linea diretta nel 1527 quando morì l'ultimo discendente Carlo di Borbone. Un ramo cadetto di questa famiglia, rappresentato da Antonio di Borbone attraverso il matrimonio con l'erede Giovanna degli Albret sovrani della Navarra, acquisì non solo questo regno, ma la stessa Giovanna (1528-1572) divenne poi madre di Enrico nato nel 1553. Che alla morte di Enrico III senza eredi diretti, salì 36enne sul trono di Francia con il nome di Enrico IV. GUERRA DEI TRE ENRICHI: ENRICO III (figlio di Caterina de Medici ed Enrico II (che rivendicava il trono di Francia) ENRICO IV di NAVARRA (sposo di Margherita di Valois, figlia di Caterina de Medici e Enrico II – pretendente al trono per matrimonio nonostante religione protestante) ENRICO di GUISA (figlio di Francesco I di Guisa, sostenitore del partito cattolico – a fianco della regina Caterina e vs principe di Condè - durante le guerre di religione in Francia MASSACRO della NOTTE DI SAN BARTOLOMEO, 24/08/1572) ENRICO IV 1589-1610- (1553-1610) sposo di Margherita di Valois (figlia di Caterina de Medici e Enrico II) sposo di Maria de Medici (in seconde nozze) LUIGI XIII 1610-1643 - (1601-1643) LUIGI XIV 1643-1715 - (1638-1715) il Re Sole LUIGI XV 1715-1774 - (1710-1774) LUIGI XVI 1774-1792 - (1754-1793) LUIGI XVIII 1814-1824 - (1755-1824) CARLO X 1824-1830 - (1757-1836) Seguì poi il Regno e l'Impero dei francesi con: una figura di genere, Castello sotto la neve. Edmond de Goncourt riesce comunque a vederla sul finire degli anni Ottanta e gli basta un'occhiata per capire. La definisce "bella come la carne di un Correggio". Nel 1910 L'origine del mondo finisce in casa del barone ungherese François de Hatvany. durante la seconda guerra mondiale i nazisti se ne impossessano come bottino bellico e la trasferiscono a Berlino. Al termine del conflitto i russi con la stessa motivazione la portano a Mosca e la trattengono fino a quando, per necessità di valuta, non la mettono in vendita sul mercato occidentale. Infine, nel 1955 il quadro torna in Francia, acquistato dallo psicanalista Jacques Lacan, che lo terrà per un quarto di secolo, fino alla morte. Neanche in casa sua, peraltro, la tela di Courbet viene esposta liberamente: a dispetto di ogni anticonformismo, Lacan, che è tra l'altro uno dei massimi studiosi della sessualità contemporanea, fa chiudere il quadro dentro una scatola di legno sul cui coperchio suo cognato, André Masson, dipinge una composizione astratta. Quando lo psicanalista muore, gli eredi cedono la tela al fisco, per pagare i consistenti diritti di successione. E il quadro giunge finalmente al Musée d'Orsay. Pag. 234 e seguenti La Conciergerie La Conciergerie è uno degli edifici più carichi di storia, e più sinistri, di Parigi. Balzac la chiamava "l'antichambre de l'échafaud ou du bagne", l'anticamera del patibolo o dei lavori forzati. I suoi ambienti fanno parte di un palazzo che fu la prima residenza dei re di Francia in città e, poiché le costruzioni gotiche d'origine non religiosa sono piuttosto rare, l'interesse del luogo è doppio. Trasformata nel Cinquecento in prigione, durante la Restaurazione fu ristrutturata (a cura dell'architetto Peyre) con criteri opinabili che indignarono Victor Hugo: "L'hanno mutilata, disonorata e sfigurata!" gridò il grande scrittore. Durante la Comune (1871), poi, un terribile incendio distrusse altri ambienti. Pag. 142 In questi luoghi, Maria Antonietta d'Austria e Lorena, di anni trentotto, vedova del re di Francia Luigi XIV, ha trascorso gli ultimi settantasei giorni della sua vita, dal 1o agosto (o dal 2, secondo altre fonti) al 16 ottobre 1793. Il trasferimento dalla prigione del Tempio alla Conciergerie avvenne col favore del buio, nel corso delle primissime ore del mattino. Maria Antonietta aveva già trascorso nella prigione del Tempio quasi un anno, periodo durante il quale quasi ogni possibile pena, umana e politica, le era stata inflitta. Nel settembre 1792 c'era stata la proclamazione della Repubblica e la conseguente abolizione del regno di Francia; in dicembre il processo contro il deposto re Luigi XVI, ghigliottinato in piazza il 21 gennaio 1793. Al luglio 1793 risaliva, però, il dolore forse più grande: la separazione da suo figlio Luigi Carlo Capeto, il Delfino, il bimbo di nove anni che alla morte del padre le potenze straniere avevano riconosciuto come re di Francia. Pag. 143 NAPOLEONE BONAPARTE - 1804-1814 e 1815 LUIGI FILIPPO D'ORLEANS - 1830-1848 NAPOLEONE III BONAPARTE - 1852-1870 4 13 luogo, per questo, molto vicino alla Senna. Le sue ultime volontà provano, inoltre, che fu interessata ai bambini in età scolastica; ma nulla, se non la leggenda, permette di credere che non era una donna prodiga in ogni bene ed in ogni onore. La Municipalità, che era la più grande di quelle tre parti, occupava la riva destra. Il suo lungofiume, benché spezzato e interrotto in più punti, correva lungo la Senna, dalla Tour de Billy alla Tour de Bois, vale a dire dal punto in cui oggi si trova Grenier d’abondance al punto in cui si trovano oggi le Tuileries. Quei quattro punti in cui la Senna tagliava la cerchia muraria della capitale, la Tournelle e la Tour de Nesle a sinistra, la Tour de Billy e la Tour du Bois a destra, si chiamavano per eccellenza “le quattro torri di Parigi”. V. Hugo, “Notre Dame de Paris”, p. 125 Martedì 17 Marzo 2009 Metro: linea 9 (direzione Pont de Sèvres), fermata Trocadero Passeggiata fino alla Torre Eiffel (600 m) Stazione metro: Trocadero linea 6 (direzione Charles de Gaulle-Etoile) fermata Charles de Gaulle-Etoile Museo d’Orsay E questo ci porta al clamoroso quadro di Courbet L'origine del mondo, anch'esso rappresentazione, al tempo stesso sensuale e trasfigurata, dell'organo sessuale femminile. Quando è stata esposta pubblicamente al Musée d'Orsay, nel giugno del 1995, quella piccola tela di 46 centimetri per 55 ha fatto una certa sensazione. La storia di questo quadro merita di essere raccontata. Comincia a Parigi in una sera d'estate del 1866, quando il principe ottomano Khalil bey dà una delle sue feste sontuose. Khalil è stato ambasciatore della Sublime Porta a San Pietroburgo prima di essere trasferito nella capitale francese, dove conta di soddisfare, grazie alla sua immensa fortuna familiare, le sue maggiori (e concrete) passioni: le donne, il gioco, l'arte contemporanea. La sua collezione privata, centrata in prevalenza su nudi femminili, una sorta di harem su tela, vanta opere di Ingres, Delacroix, Gérôme, Rousseau e dello stesso Courbet al quale commissiona Le dormienti, dipinto di chiara ispirazione saffica…..A Courbet, che ha quarantasette anni, il principe ottomano commissiona dunque quel particolare soggetto: la natura femminile. Il pittore dipinge la tela molto verosimilmente [p. 236] a Trouville, in Normandia, dove va a cercare per i suoi quadri una luce più pura di quella di Parigi. In quella località, lo raggiunge spesso il suo amico e collega James Abbott Mcneill Whistler, pittore americano che lavora soprattutto a Londra (è considerato il fondatore dell'impressionismo inglese) ma è attivo anche nella capitale francese. Whistler convive in quel periodo con la sua modella irlandese, Joanna Hiffernan, detta, per il colore dei capelli, "Jo la rossa" oppure "La bella irlandese". Proprio nel periodo in cui Courbet riceve dal principe ottomano l'incarico di eseguire quel tal soggetto, l'artista americano, politicamente generoso, decide di partire per il Cile, la cui indipendenza è messa a repentaglio dall'attacco della flotta spagnola. Nella casa di Trouville, partito Whistler, Courbet resta dunque solo con la rossa Joanna. Le vicende private dei due in quell'estate del 1866 sono, credo, intuibili. Nonostante la sua immensa fortuna, alla fine del 1868 il principe ottomano è costretto a mettere in vendita la sua collezione, quadro di Courbet compreso. La tela comincia così un lungo periplo semiclandestino. Viene acquistata dall'antiquario La Narde, poi venduta alla galleria Bernheim-Jeune che la conserva nascosta sotto un altro quadro raffigurante 12 cambio linea 2 (direzione Nation) fermata Pigalle Place Pigalle, Place des Abbesses Visita della collina di Montmartre (Sacre Coeur, Place du Tertre, Au Lapin Agile, Vigna di Parigi, Moulin de La Gallette), Moulin Rouge Rue Andrè Antoine Alle spalle di place Pigalle si apre una viuzza che risale, con due angoli a novanta gradi, il primo a sinistra il secondo a destra, le pendici di Montmartre: rue André Antoine. La strada, non lunga, è fiancheggiata da vecchi edifici molto modesti, a parte una villa di bell'aspetto che s'affaccia con la sua cancellata all'altezza del primo gomito e che si dice sia stata la residenza della celebre cantatrice Maria Malibran, morta nemmeno trentenne. Nel tratto finale la strada si trasforma in una breve scalinata che serve a guadagnare il piano stradale di rue des Abbesses. una targa sull'ultimo edificio di sinistra, numero 37, ricorda che in quel luogo sorgeva una costruzione in legno che diventò, il 30 marzo 1887, sede del celebre "Théâtre Libre" di André Antoine, tempio del naturalismo teatrale. Prima di chiamarsi rue André Antoine, la stretta strada che da Pigalle sale verso Montmartre si chiamava passage de l'Elysée des Beaux-Arts e come tale ha un posto d'onore negli itinerari sentimentali ed erotici della Parigi di fine Ottocento. Nel passage sorgevano numerosi piccoli hôtel abitati da ragazze di costumi molto disinvolti e che in parte sopravvivono anche oggi (sia gli hôtel che le ragazze). Pag. 16 Pag. 16 5 Place des Abesses & Utrillo In place des Abbesses sorge infatti una delle più curiose chiese di Parigi. Intitolata a Saint-Jean de Montmartre, venne costruita negli anni tra Otto e Novecento dall'architetto Anatole de Baudot, uno dei migliori allievi di Eugène Viollet-le-Duc, giudicato un innovatore nell'uso del cemento armato di cui intuì la capacità di essere, nello stesso tempo, ossatura e rivestimento di un edificio. La stranezza, nonché la principale curiosità, della chiesa di Saint-Jean è rappresentata dalla scommessa fatta da Baudot di glorificare Dio usando i materiali della rivoluzione industriale: il cemento armato, i mattoni, la ceramica. Al numero 12 di rue Cortot. una casa, oggi sede del Musée de Montmartre, che è forse la più antica della collina. Nel Xvii secolo era l'abitazione di Roze de Rosimond, un attore del Théâtre de Bourgogne specializzato nel repertorio molieriano e che, come Molière, morì in palcoscenico recitando il Malade imaginaire, nell'ottobre 1686. Due secoli dopo, l'edificio divenne una residenza di artisti, celebri e meno celebri. Tra questi, appunto, la madre e il figlio di cui dobbiamo occuparci: MarieClémentine "Suzanne" Valadon e Maurice Utrillo. Pag. 57 Torre di Nesle Pag. 16 Montmartre in generale Gérard de Nerval ci ha lasciato una sua testimonianza di come appariva la sommità di Montmartre alla metà dell'Ottocento: "Ci sono mulini, locande, pergolati, luoghi di campestri delizie e stradine silenziose fiancheggiate da capanne, fienili, folti giardini. Verdi pianure tagliate da precipizi dove sgorgano dall'argilla polle d'acqua che contornano lotti di verdura sui quali s'aggirano capre che brucano l'acanto sospeso alle rocce; ragazze dall'occhio fiero e dalle gambe allenate le sorvegliano giocando tra di loro. Per le sue forme, le sue ombre, i suoi tigli, per i begli orizzonti che vi si aprono... tutto ricorda certi scorci della campagna romana." Pag. 52 Dal punto di vista amministrativo, Montmartre venne incorporata alla città di Parigi a partire dal 1o gennaio 1860. Da quel momento in poi la suddivisione tra la Montmartre "bassa" e quella "alta" fu soltanto questione di topografia urbana. Molto diversa era stata la situazione negli anni precedenti la Rivoluzione: i Fermiers Généraux (sorta di moderna cinta muraria) tagliavano in due la parrocchia di Montmartre, per cui erano addirittura esistite una Montmartre intra muros e un'altra extra muros. "Dentro" vivevano ristoratori, ragazze, tenutari di luoghi di piacere, cabarettieri. "Fuori" c'erano soprattutto artigiani, cavatori di pietre, contadini, operai. Abbattuto il muro dei Fermiers Généraux, vennero costruiti lungo il suo tracciato i boulevard Clichy e Rochechouart, che delimitano ancor oggi la parte "bassa" insieme alle strade del Ix arrondissement, che confluiscono in place Blanche e place Pigalle. Pag.53 6 Giovedì 19 Marzo 2009 MATTINA Sveglia ore 7.00 Colazione Ore 8.00 partenza dall’hotel Metro: linea 8 (direzione Balard), fermata Invalides: cambio linea RER C5 ore 9.11 e a seguire ogni 10’ circa percorrenza 35’ circa (direzione Versailles-Rive Gauche) fino al castello. A piedi 1 Km fino all’ingresso. Prezzo biglietto € 16 (castello e parco). Visita fino alle 13.30 POMERIGGIO Metro: linea RER C5 (direzione Parigi) fino a Musee d’Orsay Visita al Museo d’Orsay (1,5 ore) Visita: Torre di Nesle (targa), Casa di Madame Roland (targa), Pont Neuf, Ile de la Citè (Conciergerie) (circa 2 Km) La Torre di Nesle era una delle torri della vecchia cinta muraria di Parigi (quella di Filippo Augusto) situata sulla riva sinistra della Senna, all'angolo sinistro del Palais de l'Institut, poco oltre l’Ile de la Citè e di fronte alla torre del Louvre. Spiccava per la sua altezza (15 metri) ed il suo diametro (10 metri); rotonda, massiccia, fondata su piloni fu unita ad una più piccola torretta contenente una scala a chiocciola. E’ menzionata nel 1210 con il nome di “Tornella Philippi Hamelini suprà Sequanam”. Intorno al XIII secolo un signore di Nesle costruì lì vicino un palazzo e questo fu unito alla torre andando a creare un vero e proprio complesso fortificato (di cui ci restano le splendide tavole del XVII secolo di Callot, Perelle ed Israël Silvestre). Filippo il Bello ricevette nel 1308 il complesso da Amauri di Nesle; Filippo V la donò alla sua sposa, Jeanne de Navarre (1319), che nel 1325 la diede in beneficio al Collège de Bourgogne che lei stessa aveva fondato nell’Università di Parigi. Purtroppo il tutto fu abbattuto nel 1660 e non rimane quasi niente a ricordo di una delle torri più famose della Parigi medievale eccetto una targa e la tradizione popolare che riporta una storia che vale la pena raccontare. Molti credono infatti che la Torre di Nesle facesse da sfondo alle orge che apparentemente erano perpetrate da Marguerite de Bourgogne o Jeanne de Navarre. Ciò è, probabilmente, lontano dall'essere vero. Una verità però potrebbe celarsi dietro a questa tradizione. Si narra infatti che una regina (il nome non viene riportato) lasciando di notte il suo palazzo, attraversando una sala sotterranea per recarsi nel luogo della propria depravazione, fu frenata, sul far della mezzanotte, da un misterioso tonfo nella Senna. La donna avvicinatasi alle rive per capire meglio di che cosa si trattasse vide un cadavere palpitante in una lugubre borsa e fu rapita in estasi. Che sia opera di qualcosa di soprannaturale? L’episodio è riportato anche da Alexandre Dumas e Gaillardet in un dramma del 1832. La Torre di Nesle sarebbe stata il teatro delle orge di una regina di Francia, una sorta di oscena orchessa che attirava là alcuni bambini in età scolastica e che, dopo aver abusato di loro, li faceva gettare nel fiume durante la notte; il filosofo Buridan, nella sua gioventù, sarebbe stata una vittima di quest’orrendo crimine. Chi fosse la regina? I nomi possibili, anche se si propende per non considerarli, sono solo due: Jeanne de Navarre, sposa di Filippo V o Marguerite de Bourgogne, moglie di Luigi X. Jeanne de Navarre è l'unica principessa dell'inizio XIV secolo ad aver realmente vissuto nel complesso della torre, in un 11 Anche Saint-Sulpice fu coinvolta in quei tragici avvenimenti, non però nel modo che si può immaginare. Abbastanza stranamente, e al contrario di quanto avvenne nelle altre chiese di Parigi, compresa Saint-Germain-des-Prés, Saint-Sulpice non venne chiusa al culto ma diventò luogo di riunione di un comitato rivoluzionario; il consiglio si teneva in un'immensa sala sotterranea che esiste ancora oggi, e che vale la pena di visitare. Nel dicembre 1790, a Saint-Sulpice, Camille Desmoulins sposa Lucile Duplessis. alle nozze assiste il gotha della Rivoluzione, anche perché testimone dello sposo è Maximilien de Robespierre in persona. Pag. 82 Tra le ragioni che salvarono Saint-Sulpice dagli eccessi rivoluzionari, almeno una vale la pena di raccontarla. Nel 1727, il parroco Languet de Gercy, desiderando stabilire con esattezza l'equinozio di marzo, e quindi la domenica di Pasqua, incaricò un celebre orologiaio inglese di costruire un indicatore astronomico. L'uomo si mise al lavoro, fece i suoi calcoli e in un tempo relativamente breve presentò il progetto. L'indicatore, costituito da un obelisco di marmo alto più di 10 metri, venne addossato alla parete nord del transetto, dove tuttora si trova. Sul pavimento venne incastonato un nastro d'ottone che, opportunamente orientato, attraversava la chiesa mentre si provvide ad inserire, su un finestrone del braccio sud, una lente. La luce del sole, a seconda delle stagioni, si sposta lungo il nastro andando a colpire delle piastre collocate in modo da scandire il tempo dell'anno. La collina a nord di Parigi è il luogo dove ebbero inizio, il 18 marzo 1871, i cento giorni, eroici e sanguinosi, della Comune, primo tentativo di governo della classe operaia. Nel cimitero del Père Lachaise c'è un muro che ricorda il sacrificio di quei giorni: è quello contro il quale molti "federati" vennero passati per le armi. Pag. 56 Pag. 55 Pag. 83 10 7 Mercoledì 18 Marzo 2009 MATTINA Sveglia ore 7.00 Colazione Ore 8.00 partenza dall’hotel Metro: linea 8 (direzione Issy- Val de Seine) fino ad Opéra cambio linea 7 (direzione Villejuif ) fino a Musée du Louvre Visita al Museo (2 ore) biglietto d’ingresso € 9.00 Giardini de Le Tuileries, Place de la Concorde, Place Vendome, chiesa de la Madeleine, (2Km) Place de la Concorde & Vicinanze "Oggi, lunedì pomeriggio, Robespierre e 21 congiurati con lui sono condotti davanti al Tribunale rivoluzionario per confermare la loro condanna giacché, essendo fuori della legge, il loro processo è già fatto. Si decreta che saranno fatti morire in piazza Luigi XV, oggi piazza della Rivoluzione. (*) Sono stati condotti qui passando per la rue Saint-Honoré e dappertutto sono stati insultati dal popolo, indignato nel vedere come l'avevano ingannato. Hanno avuto la testa mozzata alle sette di sera. Pag. 46 * Ai nostri giorni place de la Concorde. I frati domenicani di rue Saint-Honoré entravano nel loro convento da rue Saint-Hyacinthee, che riduceva la loro chiesa nella condizione di cul-desac, e dalla rue de la Corderie. Il loro dominio copriva gli spazi di rue SaintHonoré,di rue Neuve-des-Petits-Champs, di rue de la Sourdière e di place Vendôme. Appena il convento fu soppresso, la società degli Amici della Costituzione che era stata il Club Bretone fondò uno dei primi club della rivoluzione nella biblioteca del convento: il club dei Giacobini. Club che prese come propria base operativa proprio il vecchio convento dei domenicani. 8 Quando il lugubre corteo arriva, in, all'altezza della casa dei Duplay dove Robespierre aveva abitato (*) alcune donne costringono la carretta a fermarsi e cominciano a ballarvi intorno, mentre un ragazzo, riempito un secchio con sangue di bue, va intingendovi una scopa per aspergerne la facciata." (*) Corrisponde al numero civico 398 Pag. 47 POMERIGGIO Stazione Metro: Concorde linea 1 (direzione La Defense) fino a Charles de Gaulle- Etoile Visita Arco di Trionfo Stazione Metro: Charles de Gaulle-Etoile linea 6 (direzione Nation) fino a La MottePicquet_Grenelle cambio linea 8 direzione Creteil fino a Ecole Militaire Visita alla tomba di Napoleone Stazione Metro: Varenne linea 13 (direzione Chatillon Montrouge) fino a Montparnasse Bienvenue cambio linea 4 direzione Port de Clignancourt fino a Citè Notre Dame, Quartiere Latino Pantheon, La Sorbonne , Jardine de Luxembourg, St. Sulpice, St. Germain de Pres, (circa 4 Km) Stazione Metro: St. Germain de Pres linea 4 (direzione Port de Clignancourt) fino a Stransboug-St Denis cambio linea 9 (direzione Pont de Sèvres) fino a Grands Boulevards Quartiere Latino Alexandre Dumas, buon servitore della verosimiglianza, colloca nei dintorni di Saint-Sulpice gli alloggi dei suoi "moschettieri". A cominciare da Charles de Batz, conte d'Artagnan. stando a Dumas, quando il guascone arriva a Parigi, nel 1625, va ad abitare presso i coniugi Bonacieux in rue des Fossoyeurs. d'altronde il vero d'Artagnan abitava poco lontano, in rue du Bac, e sarebbe morto nel 1673, all'assedio di Maastricht. Dall'inizio dell'Ottocento la via si chiama infatti rue Servandoni e chi la prende d'infilata, venendo da rue de Vaugirard, si trova davanti uno spaccato tuttora intatto della Parigi seicentesca. Oltre a d'Artagnan, anche gli altri moschettieri abitavano nei dintorni di Saint-Sulpice: Athos in rue Férou, Aramis in rue Cassette, Porthos in rue du Vieux Colombier. Secondo Dumas il quartier generale dei moschettieri si trovava nell'alloggio del signor de Tréville situato anch'esso, come l'abitazione di Porthos, in rue du Vieux Colombier. insomma, la vicenda dei moschettieri si svolge quasi per intero ai margini di quello che oggi chiamiamo il Quartiere Latino, il nobile borgo di Saint-Germain, piccolo quadrilatero contiguo alla chiesa di Saint-Sulpice, pieno anche di memorie più recenti. Pag. 81 Pag. 79 9