L’economia della pesca di Mazara del Vallo in prospettiva storica1
di Naor Ben-Yehoyada (University of Cambridge, CNR-Iamc), Salvatore Cusumano (CNR-Iamc),
Vito Pipitone (CNR-Iamc, Università LUMSA), Tiziana Polizzi (CNR-Iamc), Raul Sanchez de la
Sierra (UC Berkeley)
ECONOMIA SICILIANA
Attraverso un lavoro di recupero di dati statistici e documenti, si produce una ricostruzione della
storia economica della pesca industriale di Mazara del Vallo.
Il contesto
Effettuando una ricerca su Google, il nome di Mazara del Vallo appare legato a due parole chiave:
gambero rosso e immigrati. Due parole che riconoscono nell’industria della pesca il loro comune
denominatore. Due parole che nello stesso tempo aiutano a caratterizzare la stessa industria della
pesca di Mazara del Vallo. Se, infatti, i gamberi rossi rimandano ad una particolare capacità di
pesca in grado di operare su fondali profondi, la numerosa comunità di immigrati (presenti a
Mazara del Vallo sin dalla metà degli anni ’60) evoca nell’immaginario collettivo ricche dinamiche
industriali e una significativa capacità di accoglienza (Hannachi 1998; Cusumano 1976).
Nonostante l’importanza economica a livello Mediterraneo, l’industria della pesca di Mazara del
Vallo ha ottenuto poca attenzione da parte degli storici economici. Ad oggi, nessun lavoro
sistematico è in grado di descriverne la storia, individuando i momenti cruciali della sua evoluzione.
L’assenza di tale narrazione è certamente da ricondurre alla scarsa disponibilità di dati, in grado di
ricostruire le vicende imprenditoriali di centinaia di famiglie.
In realtà, il ruolo di Mazara del Vallo come importante città portuale del Mediterraneo centrale
affonda le sue radici nel XI secolo A.C., periodo nel quale i Fenici realizzano sulla costa mazarese
un emporio in grado di assicurare la sosta delle navi in transito verso la Spagna. La lode per la
pescosità dei suoi mari e dei due fiumi che la racchiudono è documentata da diversi scritti, fra i
quali un opuscolo stampato nel 1513 dal titolo De flumunibus Selinunti et Mazaro (Quinci 1931).
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Ma è dalla fine della seconda guerra mondiale che Mazara del Vallo intraprende un forte processo
di trasformazione industriale. A differenza dei porti limitrofi di Trapani e di Sciacca,
rispettivamente coinvolti nella pesca del tonno e del pesce azzurro, Mazara del Vallo riesce a
cogliere le nuove opportunità tecnologiche offerte dalla motorizzazione delle navi e dagli sviluppi
della pesca a strascico. Una trasformazione che sarà non solo economica, ma soprattutto sociale (Di
Trapani 1994; Cusumano and Lentini 2004; Ben-Yehoyada 2012).
Obiettivo del nostro lavoro è stato quello di recuperare dati statistici e documenti utili a consentire
una ricostruzione della storia economica della pesca industriale di Mazara del Vallo. Una narrazione
che coincide in larga misura con la storia economica della pesca industriale italiana. Dalla seconda
guerra mondiale ad oggi, infatti, la flotta di Mazara del Vallo è l’unica nel panorama Mediterraneo
(Centrale e Orientale) a disporre delle tecnologie necessarie per una pesca in acque profonde, la sola
in grado di assicurare le catture del gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea), una delle più pregiate
specie di crostacei (Bianchini, Ragonese, and Levi 2003).
In questo scritto proviamo a descrivere le metodologie utilizzate per la raccolta e la organizzazione
sistematica dei dati e presentiamo i risultati delle primissime elaborazioni fin qui compiute. Trattasi
naturalmente di elaborazioni provvisorie nell’ambito di un più lungo e complesso lavoro di
ricostruzione e interpretazione degli eventi succedutisi.
La metodologia
All’inizio del nostro lavoro ci siamo soffermati sulla ricerca di precedenti raccolte sistematiche di
dati statistici, informazioni e documenti. Fra i lavori scientifici dell’Unità Operativa del CNRIAMC di Mazara del Vallo, quasi totalmente riconducibili alla valutazione delle risorse pescabili, è
stato recuperato un data set realizzato da Salvatore Gancitano e Giuseppe Sinacori, mai pubblicato
precedentemente. I due autori, dal 1985 al 2000, avevano raccolto i dati tecnici (lunghezza, stazza e
potenza motore) e le informazioni sulle licenze da pesca delle navi iscritte nei registri della
Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo.
I dati recuperati, originali nella loro natura, offrivano però una visione parziale nella ricostruzione
storica dell’industria della pesca di Mazara del Vallo. In ragione di ciò, si è proceduto ad
organizzare e, successivamente, a realizzare una vasta attività di recupero di informazioni
attingendo da fonti primarie. In estrema sintesi, tali informazioni hanno riguardato: la flotta, i
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sequestri effettuati dalle guardie costiere Nord Africane, le relazioni sociali e il contesto di
riferimento.
Per il recupero dei dati sulla flotta, abbiamo fatto ricorso ai “Registri delle Navi Maggiori” e ai
“Registri delle Navi Minori e Galleggianti” delle Capitanerie di Porto di Palermo, Trapani e Mazara
del Vallo. Ciò ha consentito di ricostruire, senza soluzione di continuità, la storia di ogni singola
imbarcazione che ha operato all’interno dell’industria della pesca di Mazara del Vallo. Storie spesso
caratterizzate da frequenti modifiche degli assetti proprietari, da ripetuti passaggi amministrativi da
un Registro ad un altro e da numerosi investimenti di ammodernamento delle unità navali. I Registri
più antichi, risalenti all’inizio del XX secolo, sono stati fotografati e digitalizzati per evitare che
ogni ulteriore consultazione, nel momento dell’estrazione dei dati, potesse comprometterne lo stato
di conservazione.
Nella cronologia mediatica, la storia della flotta di Mazara del Vallo è associata a numerosi
sequestri navali compiuti dalle milizie del Maghreb (Ben-Yehoyada 2014; Messina 1994). Per
ricostruire questi eventi, all’interno della più ampia narrazione storica, si è fatto ricorso a documenti
originali resi disponibili dalle Autorità Marittime di Mazara del Vallo. Per ogni singolo sequestro o
tentativo di sequestro si sono infatti recuperati i carteggi originali, i quali hanno consentito di
acquisire informazioni puntuali sulle coordinate navali e sulle modalità specifiche di ogni singolo
evento. Informazioni, queste, riportate dagli stessi equipaggi nel momento del loro rientro in Italia e
raccolte dagli Ufficiali della Guardia Costiera locale, sin dal primo evento esistente in archivio e
risalente alla fine del 1966.
La storia che abbiamo iniziato a ricostruire è certamente fatta dalla capacità di intrapresa di
centinaia di persone, le cui vicende si sviluppano all’interno di gruppi familiari e amicali più o
meno ampi. Di questa ulteriore dimensione di analisi si è tenuto conto recuperando dati e
informazioni da due differenti fonti statistiche: il “Registro della Popolazione” del Comune di
Mazara del Vallo e il “Registro delle Imprese” della CCIAA di Trapani. Attraverso la fonte
camerale, in particolare, è stato possibile ricostruire le strutture proprietarie delle società che hanno
operato nell’industria della pesca e recuperare tracce di relazioni personali, parentali e industriali.
Il recupero delle informazioni sul contesto, inteso nel senso più ampio del termine, ci ha poi spinto
verso una molteplicità di dati e un’ampia varietà di fonti statistiche. Solo come esempio, abbiamo
attinto i dati sulla stima delle risorse ittiche nel Canale di Sicilia e i prezzi di commercializzazione
delle principali specie ittiche dall’unità locale del CNR-IAMC, mentre i dati sulle catture nell’intero
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Mediterraneo sono state estratte dalla piattaforma statistica dalla FAO. Come si è già detto, invece,
la serie storica sui prezzi del gasolio da motopesca (SIF) e i risultati delle elezioni amministrative
locali sono state ottenute da fonti originali del territorio.
Per la gestione della grande mole di dati sulla flotta peschereccia e sui sequestri delle navi da pesca
è stato sviluppato uno specifico database relazionale. Esso mette al centro dell’attenzione ogni
singola imbarcazione, consentendo la ricostruzione storica di tutti gli eventi ad essa collegati: dai
passaggi di proprietà alle trasformazioni tecniche, dai sequestri subiti ai finanziamenti ottenuti. Una
grande base informativa che consente da un lato di conoscere le storie individuali e dall’altro di
ricostruire le storie imprenditoriali delle diverse famiglie, permettendoci di descrivere in tal modo
l’intera storia dell’industria della pesca di Mazara del Vallo.
I primissimi risultati
In questo scritto presentiamo i risultati delle primissime elaborazioni effettuate dopo la costruzione
ed il popolamento del database relazionale. Per semplicità espositiva, daremo una visione di
insieme della storia economica dell’industria mazarese, rimandando elaborazioni ed analisi più
dettagliate a futuri scritti.
Ponendo l’attenzione sulle imbarcazioni con una “lunghezza fuori tutto” maggiore di 14 metri, i dati
estrapolati dai Registri navali ci consentono una prima e immediata rappresentazione
dell’andamento di lungo periodo della flotta peschereccia di Mazara del Vallo (definita come
l’insieme delle navi da pesca possedute dai soggetti residenti a Mazara anche se registrate in
compartimenti navali diversi). La scelta dei 14 metri come spartiacque nella rappresentazione del
segmento più significativo dell’industria mazarese è da ricollegarsi alle dimensioni minime delle
prime imbarcazioni a strascico entrate in attività alla fine della seconda guerra mondiale. A tale
misura faremo riferimento in tutto ciò che segue.
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Flo/a peschereccia di Mazara del Vallo (numero di imbarcazioni con LFT maggiore di 14 metri) 300 250 200 150 100 0 1945 1948 1951 1954 1957 1960 1963 1966 1969 1972 1975 1978 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002 2005 2008 2011 2014 50 L’andamento della flotta peschereccia mazarese sembra caratterizzato da tre ben distinti momenti: il
momento dell’espansione, quello della sostanziale stabilità e, infine, quello della progressiva
contrazione. L’espansione della flotta è avvenuta in circa quarant’anni: dal 1945 al 1984, il numero
delle imbarcazioni (con una LFT maggiore di 14 metri) passa infatti da 14 a 271 unità. Nella
seconda metà degli anni ’80 si registra una sostanziale stabilità dell’industria mazarese, la quale poi
vira verso una rapida fase di declino già nei primissimi anni ‘90. Una considerevole riduzione che
spinge la flotta mazarese a perdere oltre 170 imbarcazioni in meno di venticinque anni.
Limitandoci ad una descrizione superficiale degli andamenti statistici, la storia della pesca di
Mazara del Vallo sembra una comune storia industriale, di un’industria matura, in fase di declino.
In realtà, la storia dell’industria della pesca di Mazara del Vallo è molto più complessa e
interessante. Come vedremo, infatti, essa è strettamente legata alla politica della pesca e, in alcuni
importanti momenti storici, è stata parte del gioco politico internazionale svoltosi nel Mediterraneo
(Silvestri 1976; Silvestri and Albioni 1972).
Se osserviamo l’andamento della potenza motore media delle imbarcazioni da pesca (con una LFT
maggiore di 14 metri) troviamo il primo indizio di una storia per nulla banale. A fronte di una
contrazione del numero delle imbarcazione iniziata all’inizio degli anni ’90, la potenza motore
media delle unità da pesca è continuata a crescere almeno fino al 2002. Interpretando la potenza
motore delle imbarcazioni come una rappresentazione del livello degli investimenti, il dato
statistico sembra descrivere un’industria che continua ad evolversi, all’interno della quale la
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permanenza degli attori economici non è casuale, ma legata agli investimenti realizzati e alle
strategie poste in essere.
Motori più potenti hanno significato una maggiore capacità spaziale della flotta mazarese (attiva
dalle coste orientali dell’Egitto alle coste occidentali dell’Algeria), ma anche più elevati costi di
gestione. Un trade-off questo che non tutti gli imprenditori della pesca d’altura sono stati in grado di
gestire efficientemente, creando talvolta forti squilibri finanziari che hanno generato l’abbandono
delle attività. Solo negli ultimi anni, il lungo andamento di crescita della potenza motore delle navi
mazaresi sembra essersi arrestato. La ragione è duplice, da un lato i maggiori prezzi del carburante,
dall’altro l’effetto della politica comune della pesca (PCP).
Potenza motore media della flo/a peschereccia (espressa in HPN) 700 600 500 400 300 200 0 1945 1948 1951 1954 1957 1960 1963 1966 1969 1972 1975 1978 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002 2005 2008 2011 2014 100 L’evoluzione della flotta non è stata il risultato di una trasformazione imprenditoriale neutra. Essa,
infatti, ha sempre risentito particolarmente delle politiche della pesca succedutesi nel corso del
tempo. Politiche che hanno inizialmente stimolato la consistenza numerica della flotta,
successivamente favorito una trasformazione della capacità produttiva delle imbarcazioni ed infine
accompagnato molte imprese ad uscire dall’industria. Passaggi questi che possono essere colti
ponendo l’attenzione sulle operazioni finanziarie agevolate che hanno interessato la pesca mazarese.
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Numero di operazioni finanziarie agevolate 30 25 20 15 10 finanziamenL 2014 2011 2008 2005 1999 2002 1996 1993 1990 1987 1984 1981 1978 1975 1969 1972 1966 1963 1960 1957 1951 1954 1948 0 1945 5 mutui Sebbene i dati sulle operazioni finanziarie siano ancora incompleti e in corso di aggiornamento, essi
consentono già alcune prime riflessioni. I primi consistenti finanziamenti sembrano interessare
l’industria già all’inizio degli anni ’50, periodo nel quale la flotta mazarese subisce la profonda
trasformazione. Alle imbarcazioni a vela, prevalentemente dedicate alla pesca del pesce azzurro, si
sostituiscono le imbarcazioni a motore in grado di sperimentare nuove tecniche di pesca, a più alta
redditività. Sono per l’appunto i più alti redditi ad attirare nel settore della pesca decine di nuovi
imprenditori, talvolta provenienti dalla borghesia agricola. Un trend questo che riesce ad intercettare
i benefici della politica della pesca dell’epoca, tesa al potenziamento della flotta italiana. I
finanziamenti giunti nei primi anni ’50 sembrano dunque sostenere questa crescita, ulteriormente
alimentata dalla possibilità offerta agli imprenditori dell’epoca (anni ’60 e ’70) di attingere a mutui
a tasso agevolato (regolati dalla legge 27/12/1956 n. 1457). Questa nuova situazione, inoltre, ha
attratto in città un numero crescente di immigrati provenienti dalla Tunisia, i quali andavano a
completare gli equipaggi delle imbarcazioni, talvolta attive lungo le coste della stessa Tunisia.
La fase di crescita quantitativa dell’industria della pesca di Mazara del Vallo si interrompe a metà
degli anni ’80. In quegli anni prende forma una nuova politica della pesca, governata a livello
europeo. Trattasi dei Programmi di orientamento pluriennale (POP), in vigore dal 1983 al 2002, il
cui obiettivo principale era quello di adattare lo sforzo di pesca alle risorse disponibili in un’ottica
di sostenibilità. Nella pratica, questa nuova stagione politica si traduce in una trasformazione
qualitativa della flotta mazarese: le imbarcazioni più vecchie vengono demolite e,
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contemporaneamente, vengono costruite nuove imbarcazioni più efficienti e con una maggiore
potenza motore. Tutto ciò viene accompagnato dalla possibilità di accedere a finanziamenti che da
un lato incentivavano la demolizione e dall’altro sostenevano la costruzione di nuovi pescherecci
con una maggiore potenza motore.
Questa trasformazione qualitativa della flotta si accompagna però alla necessità di una diversa
capacità imprenditoriale e di nuovi modelli industriali. Non tutti gli imprenditori del settore
riescono però a cogliere le nuove e diverse opportunità. Circostanza, questa, aggravata da un
progressivo incremento dei costi di produzione industriale e da un modesto “potere di mercato”
degli armatori mazaresi rispetto ai commercianti, che contribuisce a tenere basso il prezzo di
vendita all’ingrosso dei prodotti ittici locali. La maggiore complessità del contesto economicoimprenditoriale spinge molti imprenditori fuori dal mercato. Un flusso, questo, che viene
ulteriormente incentivato dalla nuova politica comune della pesca (PCP), che nel 2002 ha segnato la
fine dei POP, introducendo un sistema di premi per gli arresti definitivi delle navi da pesca.
Alla riduzione del numero assoluto delle navi da pesca di Mazara del Vallo e all’incremento della
loro potenza motore media, si è associato un rafforzamento delle quote proprietarie. Nel corso del
tempo, infatti, le imponenti trasformazioni hanno selezionato un minore numero di imprenditori, i
quali possono oggi contare su una maggiore consistenza della loro proprietà navale. Un’evidenza
questa che sembra rappresentare l’effetto di un processo di consolidamento all’interno
dell’industria.
Numero di "caraL" medi posseduL (1 nave = 24 caraL) 14 12 10 8 6 4 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES
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2014 2011 2008 2005 1999 2002 1996 1993 1990 1987 1984 1981 1978 1975 1969 1972 1966 1963 1960 1957 1951 1954 1948 0 1945 2 Le grandi trasformazioni non possono tuttavia comprendersi fino in fondo senza un’attenta
riflessione sulla storia dei sequestri navali ad opera delle guardie costiere maghrebine. Una storia
drammatica, a volte funesta, ma che rileva l’importante ruolo geopolitico della flotta mazarese nel
Mediterraneo.
Dalla narrazione popolare raccolta sui moli del porto di Mazara del Vallo, sembra che la capacità di
pesca in acque lontane dalla costa italiana sia sempre stata una propensione dei pescatori mazaresi.
Dall’inizio degli anni ’60, però, tale propensione inizia a presentare un risvolto politico-economico
importante. I paesi del Nord Africa si dotano di imbarcazioni militari più efficienti ed iniziano a mal
sopportare gli sconfinamenti nelle loro acque territoriali o in quelle sotto la loro tutela. Il numero
dei sequestri cresce velocemente e dagli anni ’70 agli anni ’80 assume una dimensione consistente.
Il fenomeno dei sequestri, però, non interessa l’armamento mazarese in modo uniforme. Rispetto ai
624 sequestri di cui abbiamo raccolto dati e informazioni, solo a venti imbarcazioni sono imputabili
oltre 120 sequestri. Questa concentrazione dei sequestri potrebbe imputarsi ad ipotesi diverse: una
distribuzione asimmetrica delle conoscenze necessarie per pescare in zone vietate; una selezione
oculata delle navi da pesca da sequestrare da parte dei militari tunisini (e.g., barche riconducibili ad
armatori più importanti politicamente o economicamente).
Numero dei sequestri 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES
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Il susseguirsi dei sequestri nel tempo mostra, poi, delle “curiose regolarità” che intendiamo
analizzare in futuri contributi. Per il momento, appare sufficiente riflettere sui due anni nei quali si
registrano le frequenze più alte, il 1988 e il 1989. In quegli anni, la negoziazione per la
realizzazione del metanodotto Transmed tra l’Algeria e l’Italia (1982) era stata già conclusa (Hayes
2006) e ci si trovava nella fase conclusiva degli accordi bilaterali Italo-Tunisini per la promozione e
la protezione reciproca degli investimenti (Scovazzi 1994). Nonostante gli accordi bilaterali
vengano ratificati dal Parlamento italiano già all’inizio del 19892, essi non divengono
immediatamente operativi nel settore della pesca. Occorrerà, infatti, attendere i primi anni ’90
affinché prendano corpo le prime “società miste”, a cui seguirà una progressiva riduzione del
numero dei sequestri e delle ammende pagate per il rilascio delle navi.
Gli eventi di fine anni ’80 sono in realtà solo una delle “curiose regolarità” che collegano la storia
industriale ad eventi politici internazionali. Collegamenti questi che aiutano a mettere in evidenza
l’importanza strategica della flotta mazarese, sia per l’economia nazionale che per la politica
mediterranea (Ambrosetti 2001; Cremasco and Luciani 1985).
I dati analizzati nel loro complesso presentano solo uno squarcio dell’interazione fra la dimensione
locale delle strategie imprenditoriali e le dimensioni regionali e nazionali delle politiche industriali
ed internazionali. Il database relazionale che abbiamo costruito consente, infatti, di mettere in
evidenza le relazioni multidimensionali dell’industria, facendo luce sia sulle varie dimensioni delle
relazioni (familiari, amicali, economiche e politiche) che sui differenti livelli di interazione (locale,
regionale, nazionale o internazionale).
Nella depressa economia siciliana, la storia dell’industria della pesca di Mazara del Vallo sembra
proprio aver costituito un caso di particolare eccezionalità. Nello stesso tempo, un caso che continua
ad offrire spunti originali di riflessione sul rapporto fra sviluppo industriale e politica economica.
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1
Per il loro aiuto nello sviluppo e nella evoluzione di questo progetto, ringraziamo il Prof. Dino Levi (già direttore del Irma-­‐CNR), il Sig. Girolamo Quartararo (CCIAA di Palermo), il C.F. Giosuè Messina, il C.C. Dario Riccobene, ed il T.V. Francesco Ricci (Guardia Costiera Italiana), il Prof. Marcello Saija (Università degli studi di Palermo), il Dott. Davide Gangale (già dell’Università degli studi di Siena), Don Orazio Placenti (Diocesi di Mazara del Vallo), la Dott.ssa Maria Gabriella Marascia (Segreterio Generale del Comune di Mazara del Vallo), la Dott.ssa Naama Ben-­‐Yehoyada e il Dott. Shay Rojansky. Ringraziamo, inoltre, il Prof. Giovanni D’Alfio (sindaco di Mazara del Vallo dal 1995 al 1999) per averci fornito la serie storica (relativa al periodo 1973-­‐2009) dei prezzi di vendita del gasolio per motopesca e il Prof. Nicolò Billardello (sindaco di Mazara del Vallo dal 1979 al 1980) per il data set relativo ai risultati elettorali delle elezioni amministrative di Mazara del Vallo (succedutisi dal 1960 al 2014). 2
LEGGE 2 gennaio 1989, n. 16. “Ratifica ed esecuzione dell'accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica tunisina per la promozione e la protezione reciproca degli investimenti, con scambi di lettere.” Firmato a Roma il 17 ottobre 1985 (GU n.23 del 28-­‐1-­‐1989 -­‐ Suppl. Ordinario n. 6). StrumentiRES - Rivista online della Fondazione RES
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