Le ACLI : una bella storia Circoli ACLI di Feltre, di Cesiomaggiore , S. Gregorio nelle Alpi 2015 Introduzione ..le ACLI, si chiede da alcuni, che cosa sono? non sindacato, non partito, non confraternita, non cooperativa, non accademia, non società sportiva, o altro: che cosa sono ? Le acli occupano un posto, diciamo, che si definisce invero molto bene dalle funzioni che le ACLI esercitano nel concerto delle organizzazioni cattoliche, e che altre formazioni associative cattoliche non potrebbero esercitare, così bene almeno, come voi invece potete. (Paolo VI, discorso alle ACLI, 1963) Le ACLI compiono settant’ anni nel 2014. In questi fogli non si vuole fare la loro storia, ma solo offrire alcuni spunti per stimolare il lettore a riflettere sulla storia del Paese dal 1945 ad oggi. Forse scorrere le immagini delle ACLI aiuterà non solo a capirne l’evoluzione ma a constatare che non vi è mai stato un periodo aureo; che la storia non è determinata da qualsivoglia fattore ma piuttosto è un continuo crocevia di possibilità e di difficoltà. Non vogliamo nemmeno fare qualcosa di auto‐celebrativo. Non ce n’è bisogno e sarebbe sciocco : chi ha dato l’anima alle ACLI, come Achille Grandi, Mons. G.B. Montini, Dino Penazzato, Livio Labor etc . le intendeva come uno strumento per l’emancipazione dei lavoratori. Il far bella figura non rientra in questo schema . Perciò non nasconderemo i contrasti, le incomprensioni, gli errori. Chi fa sbaglia e così è capitato spesso anche a quegli aclisti che non si sono limitati a tessere sermoni seduti sugli argini del torrente di fuoco che è la società. L’auspicio è che il loro esempio susciti ancora forze nuove. LE ACLI DELLE ORIGINI :1944‐ 1948 Non so se faremo un tentativo destinato a fallire o se faremo
un esperimento di portata storica. Abbiamo il merito di aver affrontato un grande compito .
“…Era convincimento di noi tutti che i lavoratori cristiani, pur entrando in
un’organizzazione sindacale che affermava solennemente di rispettare tutte le opinioni
politiche e religiose, avessero bisogno di un’organizzazione che li formasse solidamente
nella dottrina sociale cristiana
Achille Grandi (Como 1883- Desio 1946)
Le ACLI – associazioni cristiane lavoratori italiani- nascono tra il 1944 ed il 1945 a Roma. L’ideazione è
comunemente attribuita ad Achille Grandi ( vedi riquadro) coadiuvato da Mons . Montini ( poi Paolo VI, allora
sostituto alla segreteria di Stato vaticana ) e Vittorino Veronese. Loro scopo era quello di preparare i cattolici ad
operare nel sindacato unitario o come si scrisse di “creare un movimento nel quale gli operai potessero trovare
risposta a tutti i loro bisogni dalla formazione spirituale all’assistenza sociale e sindacale “ . Il 20 ott. 1944 il
Vaticano dà ufficialmente notizia alla stampa della Costituzione delle ACLI : “ Le ACLI non sono organismi di
carattere sindacale . Sono indipendenti da ogni partito. Benchè sorgano sotto gli auspici dell’Az. Catt.Italiana
sono autonome e rette da proprio ordinamento”. Il 29 ott.il card. Lavitrano invia una circolare a tutti i vescovi
invitandoli a promuovere le ACLI. All’inizio queste ultime furono sostanzialmente opera di Chiesa, promosse
dalla gerarchia ecclesiastica, organizzate per lo più attorno alle parrocchie ed in minor misura in circoli all’interno
delle industrie. Lo scopo era di “cristianizzare” -ma anche indirizzare controllare- le masse operaie. C’era stato
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 1 ‐ in precedenza una confederazione sindacale cattolica; la Confederazione Italiana dei Lavoratori ( CIL) era stata
costituita nel 1918. In precedenza, dal 1908, erano sorte alcune organizzazioni sindacali cattoliche di categoria
come il sindacato tessile, alla cui formazione aveva contribuito lo stesso Achille Grandi. La CIL ebbe vita breve
poiché l’accordo di Palazzo Vidoni (2 ott. 1925) tra Confindustria e Mussolini aprì la via al sindacato unico
fascista. Achille Grandi, succeduto a Gronchi ( nel dopoguerra sarà presidente della Repubblica) come segretario
CIL, aveva cercato di farla sopravvivere , portandola per così dire entro l’Az. Cattolica (ACI). A questo scopo
il 7 nov. 1925 la CIL accettò una bozza di norme regolanti i suoi rapporti con l’ACI. Ma il 29 gennaio 1926 p.
Balduzzi, direttore del neonato Istituto cattolico di attività sociali (ICAS) ,emanazione ACI, fece sapere alla CIL
che la costituzione dell’ICAS (che paradossalmente contribuirà nel 1944 a far germogliare le ACLI) rendeva
inutile la CIL. Luigi Colombo, presidente nazionale ACI, il 19 marzo 1926 annunciava di raggruppare tutte le
categorie professionali in sezioni speciali seno alle associazioni cattoliche (cosa poi di fatto mai realizzata ndr) in
quanto l’ ”ACI avrebbe soddisfatto le esigenze che portarono alla formazione del PPI”.Era la fine della CIL e del
PPI.
In una lettera a mons Dalmazio Minoretti vescovo di Genova , A. Grandi scriveva il 16 marzo 1926 :“ non chiediamo
appoggi materiali. Vivremo poveri come potremo. Vogliamo che l’Azione Cattolica ci lasci vivere senza circondarci della
diffidenza,
del sospetto, o di un freddo agnosticismo. Siamo su un terreno di opinioni disputabili fra i cattolici. Non
contrastiamo, ripeto, la libertà d’azione dell’ACI, ma questa deve pur riconoscere che non può erigersi a giudice
infallibile del nostro senso di responsabilità per oggi e per l’avvenire “ ( Pastore G. Achille Grandi .. p 130 ). Fig. 1 ‐Achille Grandi e la moglie Maria, primi 1900 Achille Grandi nasce a Como nel 1883. Lavora in tipografia a partire dagli 11 anni, fonda con altri il circolo giovanile cattolico di Como, poi il primo sindacato nazionale cattolico , quello dei tessili;collabora alla fondazione della Confederazione Italiana Lavoratori (CIL,la prima confederazione sindacale cattolica) nel 1918 e del PPI nel 1919;nello stesso anno sarà eletto deputato. Ultimo segretario della CIL soppressa nel 1926, nel periodo fascista non scende a compromessi e vivrà povero. Dal 1943 riannoda i legami con gli ex popolari; tra i fondatori della DC , è con Di Vittorio (PCI ) e Lizzadri (socialista) uno dei tre segretari generali del sindacato unico , CGiL, costituito col patto di Roma del giugno 1944. Condizione perché i cattolici potessero aderire al sindacato unico era, secondo la Singulari quaedam di Pio X del 1912, che fosse costituita una struttura che li assistesse e formasse. Da ciò l’idea delle ACLI. Dopo una serie di riunioni nel giugno –luglio ’44 si arrivò ad una prima ’approvazione di Pio XII il 20 ottobre 1944, quella ufficiale venne il 10 marzo ‘45. Un convegno di presentazione delle acli si era tenuto nel convento dei
domenicani a S Maria sopra Minerva (Roma) il 26-28 agosto 1944. Erano
presenti ufficialmente la DC, il Partito della sinistra cristiana ed il Partito
cristiano sociale. Grandi, già malato‐ era invalido del lavoro‐ morì nel 1946. Si era dimesso dalla presidenza aclista fin dal febbraio 1945, non estranei contrasti sia con De Gasperi (che non gradiva il sindacato unico ) che con alcuni settori della Curia romana ( che lo ritenevano o “molle” verso il comunismo). La sua figura emerge sempre più come quella di un grande, libero, integro, lungimirante e grande sindacalista e politico. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 2 ‐ Fig. 2,3,4 ,In alto a sin: Giuseppe dr. Fanin , (1924‐1948), dirigente aclista ucciso il 4 nov. 1948 a S. Giovanni in Persiceto (BO)da avversari politici poi condannati per omicidio . Sotto :i tre segretari della CGIL , il Sindacato unitario 1946 ca .Da dx:. Giuseppe di Vittorio, Achille Grandi, Oreste Lizzadri .Sopra: manifestazione ACLI anni 1950. Dopo il 25 luglio il governo Badoglio sostituisce i vertici del sindacati fascisti. Il patrimonio sindacale fascista
viene
ereditato da PC, PSI, DC e partito d’Azione, restano esclusi gli altri partiti. Il giornale dei sindacati “ Il
lavoro fascista “ cambia il nome in“ Il lavoro d’Italia” . Col patto di Napoli del 24 gennaio1944 c’è una prima
intesa sull’unità sindacale, ma resta impregiudicata la forma . Il PCI proponeva nel 1944 un modello di
“sindacato di fatto”; Buozzi , socialista ed i cattolici, erano per un sindacato di diritto pubblico. Buozzi viene
arrestato a fine aprile ed ucciso dai nazisti in ritirata alla Storta, appena fuori Roma il 4 giugno ’44. I cattolici
con Grandi si adeguano sostanzialmente al modello sindacale proposto dai comunisti e si arriva al cosiddetto
patto di Roma (firmato ai primi di giugno 1944 da Giuseppe di Vittorio per il partito comunista , Emilio
Canevari per il partito socialista e Achille Grandi per la Democrazia cristiana ) che diede origine alla
Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil), il sindacato unitario . De Gasperi accettò la scelta ma la sentì
come una resa . Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 3 ‐ Le organizzazioni sindacali cattoliche nacquero in Italia con un certo ritardo rispetto a quelle socialiste. Il primo sindacato confederale cattolico la CIL , fu fondata nel 1918, mentre la CGIL socialista datava al 1906. Anche il movimento sociale di parte cattolica scontava un certo ritardo rispetto agli omonimi movimenti in Belgio e Germania. Del resto fu un giovanissimo Giulio Andreotti in un articolo sulla rivista della FUCI nel 1945 a chiedersi‐ in un articolo che aveva peraltro lo scopo di avvicinare il partito della sinistra cristiana di Ossicini (che sarà ministro sul finire anni 1990) e Rodano (poi confluito nel PCI )‐ perché mai la Rerum Novarum (1891) fosse arrivata quasi mezzo secolo dopo il Manifesto del partito comunista di Marx ( 1848). Fig. 5‐Congresso Nazionale FUCI ( federazione universitari cattolici) 1927
a Venezia. Nell’ultima fila in alto sono riconoscibili l’allora assistente nazionale Montini (poi Papa Paolo VI) e
al centro Igino Righetti, presidente nazionale (o presidente generale, come allora si chiamava). Presenti al
convegno altri importanti membri del gruppo di Vicenza, fra cui Giacomo Rumor, Vittorino Veronese. Tutti
questi citati furono con Grandi tra i fondatori delle ACLI che ebbero almeno tre padri: ACI, FUCI,DC .
Un primo convegno delle ACLI si tenne a Roma il 10-12 marzo 1945 al collegio Pio Latino Americano della
S. Sede, presenti solo le province fino ad allora liberate . Il primo congresso con la partecipazione del nord
liberato ebbe luogo a Roma, al Pontificio Ateneo Lateranense, dal 25 al 28 settembre 1946. Gli obiettivi erano:
1-Definire gli indirizzi delle ACLI
2-Approvare lo statuto definitivo
3-Eleggere il consiglio nazionale
Lo Statuto all'articolo 1 definì le ACLI come
“espressione della corrente cristiana in campo sindacale”.
Lo statuto chiarì che le Acli «raggruppano coloro che,
nell'applicazione della dottrina sociale del Cristianesimo
secondo l'insegnamento della Chiesa, ravvisano il fondamento
e la condizione di un rinnovato ordinamento sociale in cui sia
assicurato secondo giustizia il riconoscimento dei diritti e la
Achille Grandi scriveva nel 1946 ad Amleto Barni ,
(uno dei cattolici ed aclisti presenti nel primo
dopoguerra, nel periodo dell’unità sindacale, nel
comitato esecutivo della Camera del lavoro di Milano;
Barni era rimasto legato a Grandi fin da prima del
ventennio quando questi aveva operato sindacalmente
tra Como e Monza ) : “ il pericolo che incombe oggi
sulla DC è quello di piegarsi alle esigenze di elementi
retrivi sul terreno delle riforme economico.-sociali,
sognatori di un passato che non ritorna più e che ha
sulle spalle le responsabilità di un capitalismo
sfrenato”.Si può capire perché Grandi fosse in rapporti
non sempre liliali con parte della DC. Quando Grandi
firmò con gli altri co-segretari un telegramma di
benvenuto ad una delegazione sindacale russa in visita
a Roma, ripetendo quanto fatto in precedenza per una
visita dei sindacati USA, le critiche anche in alto loco
aumentarono. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 4 ‐ Tra 1945 e 1948 la struttura delle ACLI si amplia sul territorio e giunge a contare nel Settembre 1945 circa 250
circoli, che divennero circa 1900 nel 1946, 3700 nel 1947 e 4800 nel 1948.
Gli scopi dell’associazione in quel periodo iniziale sono sostanzialmente di:
1- sostegno concreto ai lavoratori tramite costituzione di cooperative di consumo, di lavoro, corsi di
formazione, operando sia in Italia che nei Paesi di emigrazione ( Svizzera, Francia, Germania in
particolare)
2- tutela dei diritti dei lavoratori . Il patronato ACLI viene fondato nell ‘aprile 1944, seguito dopo
qualche giorno da quello della CGIL e creando qualche dissapore con la stessa . Nel 1951 sarà
creato l’ENAIP, per fornire formazione professionale ai lavoratori
Le ACLI delle origini nascono dentro al mondo cattolico e risentono in prevalenza ( benché vi fossero già
all’inizio molte anime diverse) della visione prevalente che si aveva in esso in quegli anni. Come dirà
l’allora presidente delle acli vicentine Mariano Rumor , “bisognava costruire il Paese cristiano “. Era una
visione che oggi si direbbe “esclusivista”, che vedeva come obiettivo della politica una società interamente
e integralmente cristiana. La successiva lunga marcia delle ACLI verso l’autonomia delle scelte politiche
forse non è stata inutile per l’intera a società italiana e per la comunità cristiana stessa.
Poiché le ACLI dovevano operare tra politica e sindacato non mancarono fin dall’inizio i contrasti
all’interno del mondo cattolico , in particolare con la DC, con l’ONARMO (Opera nazionale assistenza
religiosa e morale agli operai, che operava tra l’altro con le assistenti sociali nelle industrie), con la GIOC
(gioventù cattolica operaia). La presenza cattolica nel sindacato era inoltre minoritaria . Al congresso di
Firenze del 1-7 giugno 1947 risultarono iscritti alla CGIL 5,7 mil di lavoratori; le votazioni diedero il 58%
ai comunisti, il 22% ai socialisti, il 13 % alla componente cristiana (612 000 voti), il 2 % ai
socialdemocratici ed il 2 % ai repubblicani. Dopo la rottura del governo di unità DC-PCI- Socialisti nel 1947
gli scioperi aumentarono. L’aclista Pastore, membro come moltissimi altri aclisti sia della DC che della
CGIL, fece notare che di scioperi politici in gran parte si trattava in quanto da agosto 1944 a maggio 1947
(data dell’estromissione dei social-comunisti dal governo) vi erano stati in media 2 scioperi al mese mentre
da maggio 1947 a dicembre 1947, ben 12 sempre al mese. Nel 1948 si arrivò alla scissione sindacale le cui
tappe finali furono :
-18 aprile 1948 : elezioni generali. La DC conquista una larga maggioranza relativa (appena oltre il 48 %)
-29 giugno. Discorso di Pio XII : “ far sì che i principi cristiani prevalgano nel sindacato “
-14 luglio 1948 : attentato a Togliatti . Sciopero generale proclamato dalla Cgil. Vi furono disordini con 16
morti e circa 200 feriti. Le ACLI tra il 20 ed il 22 luglio dichiarano che gli scioperi politici infrangono il
Patto di Roma.
-6 agosto 1948: i sindacalisti della componente cattolica sono dichiarati decaduti dal direttivo CGIL. Il
congresso straordinario ACLI del 15-18 sett.’48 conferma la scissione ( 580 voti a favore del sindacato
“libero” , 40 “cristiano” ed 1 per l’unità nella CGIL. ( Pozzar, Quad. Az Soc. 1984 , 27 sgg).Si diede corso
quindi alla Libera Cgil (dal 1950 CISL)
La rottura sindacale rispecchiava in buona parte una frattura preesistente nella base ed ebbe due effetti : “dissanguare”
le ACLI e iniziare il contenzioso per la spartizione dell’eredità del sindacato unitario. I quadri della Libera Cgil
provenivano in massima parte dalle ACLI. Il movimento ne risentì per due motivi: la perdita di gran parte della propria
dirigenza e di parte degli iscritti (i circa 600 000 iscritti della LCGIL al gennaio 1949 erano anch’essi in buona parte
di provenienza aclista) e la fine dello scopo associativo fondamentale, quello di formare e sostenere i sindacalisti
cristiani entro la CGIL . Tuttavia vi era una notevole compenetrazione tra LCGIL ed ACLI : dei 32 membri del
consiglio confederale della Lcgil ben 16 erano anche membri del consiglio nazionale acli (e potevano quindi
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 5 ‐ condizionare queste ultime ) . Sarà Mons. Montini a dare la spinta decisiva perché le ACLI continuino la loro azione .
Restava però aperto il problema, davvero non secondario, di come ritagliarsi nella realtà il nuovo ruolo. Il vicentino
Dino Penazzato, segretario generale acli e poi presidente dal 1954, darà nell’anno successivo le famose tre parole
d’ordine delle ACLI : la fedeltà alla democrazia, al lavoro alla chiesa. Nel primo convegno nazionale di studi aclista,
quello di Perugia 1952 le ACLI si definirono “ parte essenziale ed elemento costitutivo del movimento operaio… “Nel
1945 venne costituito il Patronato ACLI, riconosciuto giuridicamente nel 1947. Una parola sui bilanci :secondo Pasini
(cit.) nel ’45 le ACLI “costarono” 3,8 milioni, 7,8 nel 1946, aumento dovuto in gran parte all’inflazione. La tessera
costava allora 20 Lit, metà andava alla sede centrale. Dal 1946 la giornata dell’Assistenza, tenuta nelle parrocchie,
contribuì al finanziamento.
Le ACLI, nel congresso straordinario del settembre 1948 , modificarono il loro statuto e si
autodefinirono come : “movimento sociale dei lavoratori cristiani”. Furono identificati inoltre alcuni
campi di lavoro prioritari :
a)
b)
c)
d)
e)
Formazione religiosa e morale dei lavoratori
Azione di conquista nell’ambiente di lavoro
Formazione ed azione sociale dei lavoratori
Formazione ed orientamento sindacale
Sviluppo opere sociali ( patronato lavoratori, istituti formazione professionale )
Nel congresso vinse la proposta di Pastore (che aveva spinto affinchè i sindacalisti avessero quanto più
spazio possibile tra i delegati al congresso, cosa che riuscì eccetto pochi casi tra cui Treviso) di un
sindacato aconfessionale . Anni dopo Pastore dirà che “ i lavoratori CISL non sono né figli addottivi né
figli diretti di alcuno “ LE ACLI
COME ASSOCIAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA CRISTIANA :1948- 1960
Gli obiettivi delle acli in campo sociale e politico a livello nazionale nei primi anni 1950 si possono
riassumere in : 1-eliminare la disoccupazione ( allora circa 2 milioni di persone ,con in più una
emigrazione massiccia);2- appoggiare il piano di programmazione economica dell’on. Vanoni.
Le ACLI costituivano fin dalle origini una fonte di amministratori locali e di parlamentari. D’altra parte le
numerose attività ( cooperative, patronati, attività sociali, corsi , stampa, etc ) richiedevano di essere
supportate a livello amministrativo e parlamentare. Mariano Rumor ,La Pira, Vanoni, Lodovico Montini,
ebbero nelle ACLI degli inizi compiti direzionali. Visto da un’altra prospettiva : le acli fornivano la reale
possibilità per una crescita culturale e per l’ascesa sociale dei soci. Tutto questo durò almeno fino agli anni
1970. Una delle cause del declino successivo è da imputare alle mutate condizioni sociali che fecero sì che
l’ascesa sociale fosse possibile anche attraverso le professioni e l’imprenditoria. Si potrebbe semplificare
così: all’interno del mondo cattolico un ragazzo sveglio e capace era avviato negli anni 1950 alla carriera
amministrativa/politica, dopo una attenta vagliatura nelle organizzazioni cattoliche ( ACI, ACLI ). Negli
anni 1970 lo stesso ragazzo avrebbe potuto metter su da solo un’ impresa o fatto carriera in una industria.
Il rapporto delle ACLI negli anni ’40 e ’50 con il Papa era molto stretto e con tratti che oggi
farebbero forse sorridere. Nel 1950 , Anno Santo , le acli donarono al pontefice il martello e la
cazzuola ( d’argento) per aprire e chiudere la porta Santa. In occasione del 1 maggio 1954 le ACLI
milanesi donarono a Pio XII un enorme panettone, forse un po’ fuori stagione. Solo l’anno
successivo si ebbe la prima grande riunione aclista per il primo maggio a Piazza del Popolo a Roma
e per l’occasione Pio XII istituì la festa di S Giuseppe artigiano. L’ENAIP venne costituito come filiazione ACLI nel 1951 Il periodo dal 1950 al 1975 è il periodo d’oro
per l’occidente e per l’Italia , il periodo del boom economico , del benessere diffuso, della fine per
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 6 ‐ moltissimi della scarsità estrema di beni essenziali . Cambiarono rapidamente i bisogni prioritari delle
persone e la visione della “cristianità”, di una società integralmente cristiana, andrà fatalmente in crisi. Tutte
le associazioni , dai partiti ai sindacati a quelle ecclesiali risentirono di questo cambio epocale. Le vecchie
forme di raccolta del consenso non funzionavano più. Cambiò il modo di mangiare, lavorare, viaggiare,
vestire; la musica , la letteratura, le tasche e le teste . Le cose che muoiono si notano subito, meno assai
quelle che nascono – e nuove forme di solidarietà sono pur nate - e comunque il cambiamento , specie se
rapido genera ansia e paura . Anche da questi fattori nascono le forme di difesa di modelli di vita
tradizionali ritenuti migliori e che si concretizzano alla fine del 1900 in movimenti localistici, riflussi nel
privato, fondamentalismi e conservatorismi assortiti. La crisi delle ACLI negli anni 1970 si può collocare
in questo quadro e anzi le ACLI in un certo senso furono sentinelle avanzate dei mutamenti allora in corso.
Non tutto fu luce e bellezza. Nel 1953. fu
scoperto un enorme ammanco nella sede
centrale aclista dovuto ad appropriazione
del segretario amministrativo ( C.F. Casula
.Le frontiere delle ACLI, p.253 sgg.) . Per
riempire il buco si era cercato di acquistare
da parte dello stesso dalla Marzotto un
gran numero di cappotti da rivendere poi ai
soci. La cosa non riuscì (si dice anche che
fossero di un’ unico colore) e scoppiò
quindi “lo scandalo dei Paltò “.
In genere le ACLI festeggiavano il lavoro
il 15 maggio, anniversario dell’enciclica
Rerum Novarum di Leone XIII, del 1891. Il
1 maggio 1955 fu la prima volta che si
tenne a Roma una adunata dei cattolici per
festeggiarlo ( non ancora in modo unitario,
questo avvenne negli anni 1970). A Piazza
del Popolo si adunarono almeno 100 000
aclisti che al pomeriggio ricevettero la
benedizione papale in S. Pietro .( foto a
sinistra)
Fig. 6,7- 1°maggio 1955 Pio XII ( sopra)
benedice gli aclisti adunatisi il mattino a Piazza del Popolo (sotto).
Il ministro
Vigorelli aveva promosso nel 1952 l’inchiesta sulla miseria in Italia ( miseria, non povertà) da cui emergeva tra l’altro
che la famiglia tipo aveva in media bisogno di 50 000 lire al mese mentre il guadagno medio mensile di un operaio era di circa 27
000. Sul versante della fabbrica, la FIAT dal 1948 al 1953 aveva licenziato 164 persone , di cui ben 30 della Commissione interna,
compreso G.B. Santhià che nel 1945 aveva guidato l’azienda al tempo del commissariamento. In quel tempo era normale il controllo
sistematico di polizia sui sindacalisti come indica un formulario di PS inviato al datore di lavoro: “ Vi prego di fornirmi con la
restituzione della presente .. sollecita ed accurata informazione sul conto della persona controindicata ..precisando i dati che
possono risultare sfavorevoli alla medesima sia per la condizione morale che per quella politica “( Turone S. Storia del sindacato).
Nel 1952 le ACLI milanesi fecero un’inchiesta dal titolo “ La classe lavoratrice si difende che rilevava come su 160 aziende
studiate , in prevalenza medie e grandi, in 38 si ostacolava il nucleo ACLI, in 23 il gruppo sindacale CGIL, in 22 quello CISL , in 49
non esisteva la Commissione interna, in 54 questa c’era ma non riusciva a farsi valere , in 18 non erano osservate le norme sulle
assicurazioni sociali, in 35 si faceva lavoro straordinario irregolare, in 15 si effettuava lavoro a domicilio illegale , in 18 non si
rispettavano i contratti collettivi, in 17 la procedura per i licenziamenti ,in 35 si usavano metodi direttivi rigidi e mortificanti ed
infine in 21 erano inflitte multe e penalità per futili motivi. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 7 ‐ Fig. 8,9 A sinistra : 1 maggio 1955 a Roma; striscione dei minatori italiani in Belgio. A destra : convegno
aclista anni 1960 a Bruxelles dei comitati dell’emigrazione italiana .
Fig.10, 11- Le ACLI sono presenti con i patronati e scuole fin dagli inizi in numerosi paesi europei e non
(oggi in 16 stati: http://www.aclifai.it/). E' rimasta nella memoria aclista la lotta per la tutela dei lavoratori
esposti a rischio di silicosi come malattia professionale . Sopra: minatore italiano in Belgio da Azione
sociale storica rivista aclista . A sinistra Giovanni XXIII firma la Pacem in terris con la penna donata dalle
ACLI. Il Concilio ebbe un influsso decisivo sulla dirigenza aclista ; va ricordato come Giovanni XXIII sul
letto di morte benedisse in modo particolare le ACLI . Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 8 ‐ Dino Penazzato,
presidente acli, nel 1956 lancia una proposta che si potrebbe riassumere così: le acli devono
fare azione sociale -1) nel mondo del lavoro offrendo un’alternativa di sviluppo democratico e sociale – 2) nel
Mondo ecclesiale, orientando verso una coraggiosa apertura politica e sociale- 3)nel mondo politico ( cioè
nella DC) spingendo per un ampio e concreto rinnovamento
Gli aclisti che diventavano parlamentari erano un numero non trascurabile : 21 eletti ,si calcolò nel 1953. Aderivano alle correnti
della sinistra DC :”Politica sociale” di Gronchi , “Forze sociali” di Pastore, “Base “ di Marcora. Nel novembre 1958 si costitui’
la corrente Rinovamento;la cosa era riservata ma “per uno dei misteriosi canali dei quali è ricca l’idrografia romana ( Rosati) la
stampa riferì che i capi della corrente erano Pastore e Penazzato favorevole all’apertura ai socialisti . Panfilo Gentile su “Il
Corriere della Sera” prontamente rilevava che le ACLI erano partito nel partito,classiste in una DC interclassista e nonostante
tutto legate all’ ACI e per di più con assistente ecclesiastico .Penazzato fu costretto nella primavera a dimettersi da presidente
ACLI con la motivazione ufficiale che faceva riferimento al divieto statutario (le ACLI furono le prime in assoluto ad adottarlo
nel 1959) del cumulo di cariche dirigenziali centrali acli e parlamentari .Di fatto ( Rosati cit.) non si voleva la cosiddetta
“apertura a sinistra” cioè il governo di centro sinistra con i socialisti, cosa che al tempo suonava malissimo in molti ambienti
cattolici. Le ACLI non crebbero senza parlare chiaro . Nel 1955organizzarono un incontro a Milano in cui Vanoni parlò
della speranza economica, La Pira della speranza della pace e Penazzato della speranza politica .La
CONFINDUSTRIA con una nota intervenne :” troppa confusione vi è oggi tra il sociale e l’economico, tra il
politico e il sociale, tra la demagogia politica e la realtà , perché ad accrescerla contribuiscano anche le
ACLI, il cui compito dovrebbe essere quello di educare i lavoratori ai principi cristiani “ ( Tramontin S. La
sinistra di ieri. P. 157).
Il V Congresso Nazionale ACLI si tenne dal 4 al 6 novembre 1955 a Bologna, con il titolo significativo: “Un
grande movimento operaio cristiano, guida della classe lavoratrice. Forza sostitutiva del mito marxista”.
Penazzato propose in quell’occasione un metodo di azione basato su pressioni e pronunciamenti ;inserimento di
aclisti nella DC per stimolare i cambiamenti.Le ACLI non dovevano tanto trovare le soluzioni politiche quanto
APPROFONDIRE e PERFEZIONARE le scelte .
Nel discorso del primo maggio 1954 Pio XII aveva ripreso il suo messaggio natalizio del 1942 “ ..la Chiesa non
può ignorare e non vedere che l’operaio nello sforzo di migliorare la sua posizione si urta contro qualche
congegno che lungi dall’essere conforme alla natura , contrasta con Dio e con lo scopo che egli ha assegnato
ai beni terreni”. Su “Azione sociale”, rivista aclista fondata nel 1949, Penazzato commentò così questo
intervento : “si vive in una società che ha dei meriti ma non è ispirata cristianamente e non basta poco per
correggerla. La società capitalista è in trasformazione ma è difficile che divenga cristianamente ispirata .”
Penazzato continuava esaminando i fini rispettivamente delle società capitalistica e cristiana, notava come il
capitalismo desse una risposta minima per quanto riguarda la casa, il lavoro, la sicurezza e lo faceva fin tanto
che poteva servire ai suoi propri fini. La ripartizione equa dei beni si poteva attuare solo con l’ azione dello
stato e del sindacato e non si sarebbe potuto ottenerla lasciando intatta la sfera di azione delle classi ricche.
.Penazzato concludeva :“ una società che attui i fini, i rapporti , le garanzie indicate , che sappia creare
strumenti adatti allo scopo , che sappia assicurare a tutti nella libertà , i beni occorrenti per una vita migliore ,
una società così fatta non è una società capitalista “ ( AS, n. 39, 25 sett 1955).
GLI ANNI 1960 •
La Chiesa, anche se non ha sempre pronta la soluzione per ogni questione singola desidera unire la
luce della rivelazione alla competenza di tutti allo scopo di illuminare la strada sulla quale si è
messa da poco l’umanità . (Gaudium et spes)
-La dottrina sociale … (dopo il Concilio) diventa lettura ed interpretazione del sociale alla luce del
Vangelo(M.D. Chenu)
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 9 ‐ Gli anni 1960 sono quelli della presidenza di Livio Labor (vedi riquadro) e furono un “evento tellurico”. Al
congresso DC del 1962 le ACLI inviano un messaggio che dice tra l’altro ::“ …l’obiettivo non è una società
del benessere ma una società nella quale la prosperità sia l’occasione storica per facilitare l’assunzione di
responsabilità ad ogni livello, per fondare rapporti umani e sociali con più libertà , più equità, più dignità
per tutti “..
In particolare dopo il 1966 le ACLI di Labor pongono due temi all’attenzione del Paese:
‐
la questione dell’unità sindacale
‐
la possibilità per i cattolici di votare partiti diversi dalla DC, l’azione politica della quale risultava
inadatta a risolvere i problemi delle classi lavoratrici del tempo
Commentando il Congresso nazionale acli del 1966 padre Castelli SJ scriveva su Aggiornamenti sociali che
le ACLI potevano essere “un luogo di incontro informale , dove non emergano preoccupazioni contingenti
della politica, dell’impegno a breve termine dell’azione sindacale, della compromissione della gerarchia in
questioni non ancora mature ..un luogo in cui le tesi sostenute in libera discussione vengano subito
francamente verificate di fronte alle reazioni di una base popolare non inibita ..un luogo che dia possibilità
di azione concreta per innovare il Paese senza avere la vocazione del potere”E ciò potrebbe essere
necessario se venisse meno l’unità politica dei cattolici italiani “. Parole che si possono considerare valide
ancor oggi.
Nel convegno studi ACLI di Vallombrosa 1967 (“ Società del benessere e condizione operaia” ) sorse una
domanda radicale : la condizione operaia nella società del benessere sarebbe stata ancora centrale ?
Questo quesito in realtà nasceva dalla costatazione delle’emergere di nuovi ceti nel terziario e dal declinare di
quelli operai Detto altrimenti : si imponeva un cambiamento radicale dell’azione e struttura sindacale e
politica che altrimenti sarebbero rimaste rappresentative di realtà marginali.
Le acli nel congresso di Torino del 1969 (19 -22 giugno) decisero la fine del collateralismo verso la DC,vale
a dire che non si doveva per forza votare per la Democrazia Cristiana, perché “ solo una società articolata e
pluralista può garantire una vera libertà dei lavoratori”. Queste prese di posizione suscitarono allarme in
parte delle gerarchie ecclesiastiche. Le perplessità erano state avanzate già nel marzo 1969 dal card. Urbani
con una lettera a Labor . Il congresso di Torino indusse il card. Poma , divenuto presidente della
Conferenza Episcopale Italiana (CEI) a chiedere il 6 marzo 1970 a Gabaglio “se le acli volevano ancora
essere considerate movimento sociale dei lavoratori cristiani”. Le sollecitazioni alla CEI vennero tuttavia
anche dal basso, da parte di una parte della base aclista. Infine il 19 giugno 1971 Paolo VI deplorò la scelta
socialista “ con le sue pericolose e discutibili conseguenze dottrinali e sociali” e rilevò che il Movimento era
uscito “dall’ambito delle associazioni per le quali la Gerarchia accorda il suo consenso . All’interno delle
acli si produsse una scissione, ( in particolare a Bologna e Vicenza); si formò l’MCL, movimento cristiano
lavoratori, tutt’ora esistente. Nel frattempo Labor nel 1969 aveva fondato dapprima l’acpol, movimento di
azione politica, assieme ad esponenti della sinistra socialista (tra cui Riccardo Lombardi) ,della sinistra DC
(Carlo Donat Cattin della corrente di Forze Nuove)e del sindacato. Poi si dimise dalla presidenza ACLI e
fondò un partito, il Movimento politico dei lavoratori, MPL, col quale si presentò alle politiche anticipate del
1972 non ottenendo nessun eletto. L’èlite del movimento confluì in seguito in gran parte nel PSI. A Labor
succedette nel 1969 Emilio Gabaglio. All’interno delle ACLI si ebbe un confronto duro tra la linea di
sinistra del segretario e quella che desiderava ristabilire un confronto con la DC e la CEI. Quest’ultima
posizione riuscì maggioritaria e si concretizzò sempre nel 1972 attorno al nuovo presidente Marino Carboni.
Carboni riuscì a riportare unità nell’associazione. Venne però posto di fronte a pressioni esterne perché
estromettesse gli elementi più vivaci (tra essi Passuello e Bianchi, due futuri presidenti delle ACLI ). Non
accettò e lasciò a Domenico Rosati, già vicepresidente, la presidenza.
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 10 ‐ Stava finendo “La bella stagione che sembrava allargare il respiro del mondo cattolico” come titolava il mensile
Rocca ( 1 dic. 1972) nell’articolo dal titolo “ Amara disillusione “ dell’aclista G. Della Pergola. In precedenza U.
Baduel su l’Unità (3 sett 1970 p.3) si era chiesto :“ I concetti avanzatissimi delle relazioni ( al conv. Di Vallombrosa
1970), il linguaggio marxista e le analisi sostanzialmente aderenti alle regole interpretative del socialismo scientifico
sono patrimonio reale di tutto il movimento aclista o sono soltanto il frutto … degli uffici studi ?
I mutamenti nelle composizioni dei ceti sociali, con l’avvento della società del benessere , sono tra le cause
dei terremoti che si susseguono nella società italiana da metà anni 1950 a metà 1970. Tutti i movimenti
della società italiana diventano inadeguati di fronte ai nuovi bisogni. Dei partiti degli anni 1950-1960 nel
1995 non ne rimarrà uno solo . Le ACLI non passarono indenni attraverso questa frattura . Cercarono
attraverso la lunga presidenza Rosati (1974-1987) una analisi ed una terapia alla crisi, non solo aclista ma
nazionale . La linea del movimento dal campo della politica e del sindacato si sposta in quello della società
civile: un campo però affollato da molte altre organizzazioni. Le scelte della pace , della lotta alla povertà ,
dell’internazionalismo non sono del tutto caratterizzanti per un movimento di lavoratori anche se creano
meno occasioni di contrasto con i poteri stabiliti.
Livio Labor (1918- 1999) nacque da genitori triestini a Leopoli, in Polonia. Il padre medico, ebreo di origini ungheresi,
cambiò il cognome Loew in Labor ( in latino: lavoro). Convertitosi poi al cattolicesimo e rimasto vedovo si fece sacerdote;
è stato dichiarato servo di Dio. Livio Labor fu l’autore dell’unico tentativo maturato dal 1945 al 1970, in ambito cattolico,
di creare un’alternativa politica dei cattolici alla Dc. Nel marzo 1969 Labor fondò l’Acpol, Associazione di cultura politica
e poi si presenterà con l’Mpl, il Movimento politico dei lavoratori, alle elezioni anticipate del 1972.Fu un fallimento (ca.
119 772 voti in totale, 0,4%) come lo furono in quelle elezioni quelli del Manifesto(0,7) e del P. comunista d’Italia (0,2 %).
Labor confluì con altri aclisti nel Psi sulle posizioni di sinistra di Riccardo Lombardi.
ig. 12,13-. Labor e Moro al congresso ACLI di Roma 1966(dx). Paolo VI accoglie in Vaticano L.Labor(sx)
“In campo aperto” (1969), libro di Labor ,presenta la piattaforma dell’Associazione di cultura politica, Acpol:
«La lotta politica è per noi lotta di civiltà: uno ci si butta dentro tutto, perché ha acquistato coscienza che nella sintesi
dell’azione politica si gioca tutto. Il destino del popolo, il domani dei figli, i valori in cui si crede. Ecco perché, a
cinquant’anni, dopo una lunga e non frustrata battaglia sociale, ho voluto lasciare la Presidenza nazionale delle Acli
per impegnare ogni energia nel servizio politico. E correre così il mio personale rischio in campo aperto per un modo
nuovo di fare politica: il che implica una scelta di campo precisa, una seria fatica di continua ricerca scientifica, il
quotidiano e appassionato collegamento con le lotte popolari, un’alta tensione morale, perché il costume politico esalti
i valori della umana creatività, della (per me) cristiana libertà, del coraggio e della assoluta lealtà anche nella
politica… Rischio in campo aperto, però: fuori dalle tradizionali trincee. Le risposte politiche all’interno delle trincee
tradizionali - che dal ’48 si fronteggiano in Italia così autoconservandosi reciprocamente “. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 11 ‐ DAL 1976 AD OGGI
A metà anni 1970 Padre Martina ( La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni . p. 65 e sgg) rilevava il crollo degli
addetti in agricoltura , l’espansione della classe operaia e del terziario, l’incremento dell’istruzione superiore
passata da 382 000 iscritti alle medie superiori nel 1951 ai 1, 7 milioni del 1972 ; triplicate nello stesso periodo
le iscrizioni all’università. Questi cambiamenti erano sintomi di una rivoluzione nella società , di cui le ACLI,
con le loro proposte negli anni ’60 e ’70, furono una sentinella avanzata. La crisi del 1972 venne ricomposta da
Domenico Rosati, Presidente per 11 anni , appartenente alla vecchia guardia aclista , che cercò dapprima una
diagnosi della crisi : Al convegno aclista di Rimini dell’ ottobre 1973, invitò Sylos Labini, Ardigò, Gorrieri, p.
Sorge SJ. Le ACLI in quel convegno constatarono che :
-
1-L’emergere delle classi medie altera i rapporti sociali classici
-
2-La classe operaia non ce la fa da sola a raggiungere i propri obiettivi
-
3-La democrazia della società industriale oscilla tra efficienza e autoritarismo
Fatta la diagnosi, si corresse anche la strategia :
-
A) Ogni proposta di classe per essere operativa deve rispondere ad interessi generali. Conseguenza : il
settorialismo rivendicativo va superato e gli strumenti di lotta vanno cambiati
-
B) Per trasformare una proposta di classe in proposta di società occorre agire nel settore delle riforme
sociali e coagulare attorno alle proposte il consenso dei ceti sociali.
Nel successivo congresso ACLI di Bologna Rosati riassunse il dibattito affermando: la “scomodità delle acli
è in rapporto direttamente proporzionale con la loro utilità storica.”
Al congresso ACLI di Bari (1981) papa Woityla inviò un messaggio. Quel XV° congresso fu il
“congresso di pacificazione”, con la DC, secondo la tesi di Flaminio Piccoli, segretario del partito, il quale
affermò inoltre che si era ritrovato un equilibrio di "reciproche ed irreversibili autonomie". Le ACLI in quel
convegno si definiscono “ un movimento della società civile per la riforma della politica “( queste e le
citazioni successive sono da C.F. Casula. Le ACLI una bella storia. 2008). Inizia in quel periodo l’impegno per la
pace aclista con manifestazioni come la marcia Palermo- Ginevra per chiedere a URSS e USA di ritirare i
missili che stavano approntando l’una contro l’altra. ( Gli USA avevano avuto l’autorizzazione dal governo
Spadolini di impiantare un centinaio di missili Cruise a testata atomica)
A Rosati succede Giovanni Bianchi. Va ricordato l’allora assistente centrale, il gesuita padre Pio Parisi la
cui linea era chiara :“ non è grande impresa limitarsi a stimolare la condanna di ciò che tanto chiaramente
è da condannare.. la conversione del cuore è la chiave per una politica veramente nuova ed efficace”. E
agendo su questa linea Giovanni Bianchi insistette sull’aspetto spirituale come tentativo di recuperare “la
radice, di scendere nel fondo del silenzio” , di praticare “una contemplazione nelle strade”.Per lui le ACLI
erano “ polo riformatore della società civile …lobby democratica e popolare e la loro azione si sviluppa su
tre direzioni : 1-riforma sistema politico.2-crescita dell’autonomia della società civile. approfondimento
della dimensione ecclesiale.
In occasione del 18° congresso ACLI ( Roma,4-8 dicembre 1991) vi fu l’udienza concessa dal papa il 7
dic. 1991. Bianchi in quell’occasione , probabilmente anche per parare le critiche interne , affermò che :
“non è un ritorno all’ovile ma un nuovo inizio. “..Le acli all’ovile ? se l’ovile è la Chiesa le acli non sono
mai andate via . Leggere la cosa con gli occhi rivolti a 20 anni fa e attardarsi a seppellire i morti , è
memoria passiva che non produce speranza , che replica sè stessa “.
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 12 ‐ Fig. 14,15-1991. Il presidente nazionale G Bianchi ricevuto dal Papa. A destra : 1989, convenzione tra
ACLI, CSI,ARCI etc su associazionismo. Le ACLI entrano nel terzo settore.
Nel 1993 Bianchi convoca un congresso straordinario a Chianciano, intitolandolo “È già domani: con le
Acli organizziamo la solidarietà” e chiede di dar vita ad una “rifondazione aclista” per diventare
“protagonista del terzo settore”. Ricorre all'immagine biblica del primo “esodo”, di Abramo per lanciare una
nuova fase costituente ricordando le varie rifondazioni della storia aclista: da “corrente sindacale cristiana” a
“componente cristiana del movimento operaio”, fino ad associazione della società civile e protagonista del
terzo settore. Bianchi dirà :” È necessario a tal fine recuperare l'impegno per la formazione: uno degli
elementi che ha costituito, sin dagli inizi, la vera forza delle Acli». Sono gli anni della guerra in Iraq (dove
le ACLI portano aiuti con l’iniziativa MIR SADA) e della guerra in Iugoslavia (anche qui sono presenti con
aiuti sul campo). A Bianchi, entrato in politica , succede Franco Passuello, estensore della famosa
relazione di Vallombrosa 1970 sulla ipotesi socialista delle ACLI .
L’ipotesi socialista delle ACLI e la “scomunica “
Alla fine degli anni 1960 tutto il sistema politico italiano appariva ai più avveduti incapace di rinnovarsi.
L’ipotesi socialista delle ACLI avanzava una proposta di un partito democratico socialista , del tutto diverso
dai
partiti comunisti dell’est europeo. E chiedeva libertà di voto per i cattolici. Questa analisi diverrà realtà
nel 1992, vent’anni dopo, con il crollo del sistema dei partiti del dopoguerra .Vigeva però negli anni 1970
l’invito ai cattolici a votare DC . Non si poteva avere quindi l’avallo della gerarchia per le scelte acliste. Ci
furono una serie di colloqui tra gerarchia ed ACLI cui partecipò il gesuita Padre Sorge che ebbe poi a
dichiarare ( B. Sorge ,Uscire dal tempio, Marietti , 1989, p. 44-46) che a suo parere non si era prodotto un
allontanamento delle ACLI su punti centrali dell’insegnamento della chiesa ; egli ebbe la chiara sensazione
che la sorte aclista fosse già stata segnata in alto prima dei colloqui. Riteneva che la “deplorazione papale
“fosse una separazione di responsabilità , non una sconfessione né tanto meno una condanna”. Il 19 giugno
1972 Paolo VI, tra i fondatori e accompagnatori delle ACLI, aveva deplorato , “ pur lasciando piena libertà”,
l’orientamento delle acli “ con le sue discutibili e pericolose implicazioni dottrinali e sociali”. La S. Sede
tagliò inoltre i contributi e tolse la sede centrale .
Passuello introduce le ACLI nel terzo settore, nelle imprese del sociale. Ma si rende anche conto che senza un
forte discernimento spirituale il fare rischia di diventare prioritario, non più un mezzo ma il fine, di fagocitare il
movimento. Si potrebbe chiosare : si fa di tutto e ci si limita ad appendere sopra l’etichetta ACLI. Si rende
anche conto che il mercato globale sta diventando dominante . Il sociale non governa più il politico , è il
mercato che controlla il politico. Non resta allora che provare ad educare alla democrazia, formando ed
informando ( Casula cit.).
A Passuello che accetta una candidatura parlamentare ( e che quindi a norma di regolamento deve dimettersi)
succede nel 1998 Bobba, piemontese , il primo presidente della nuova guardia. Finita la DC, in crisi il PPI,
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 13 ‐ costituito l’Ulivo ( alla fondazione dei quali membri aclisti – come Giovanni Bianchi presidente del consiglio
nazionale del PPI-parteciparono attivamente) le ACLI restano in un certo senso orfane e insieme libere. Sono
finiti i partiti educatori di grandi masse, ma c’è ora un vuoto di formazione politica. Le ACLI non sono mai state
un club di intellettuali ma credono nel contempo che nei propri circoli sia possibile discutere liberamente ; che
il movimento possa lanciare proposte, incalzare partiti e sindacati. A Bobba , eletto deputato, succede nel 2008
Andrea Olivero, il quale nel 2012 lascerà la carica a Bottalico, delle acli milanesi, per entrare nella lista di
Monti alle politiche di quell’anno. Ma questa è ormai cronaca.
Dal 1999 i presidenti delle ACLI sono eletti dal congressi aclisti e non più dai consigli nazionali delle ACLI (a
loro volta eletti dal congresso) . Da Rosati in poi è invalsa la consuetudine che un presidente lasci più o meno a
metà mandato per andare a fare il parlamentare ; il successore è eletto dal consiglio nazionale e la nomina viene poi
confermata dal congresso successivo. Va detto che tutti i presidenti delle ACLI, siano di circolo, provinciali,
regionali o nazionali; non riceve nomine dall’alto, sono eletti direttamente dagli iscritti. E in questo contesto è
naturale che ci siano sempre stati confronti tra linee diverse. A livello nazionale ad esempio quelle tra Bianchi e
De Matteo; tra Bobba e Passuello. Va ricordato anche che le ACLI in 70 anni hanno costruito una galassia di enti
per sovvenire a settori diversi, tra essi : ENARS ( 1963) ente ricreazione sociale; Unione sportiva ACLI (1963);
ENTOUR per il turismo sociale (1980); FAP ACLI ( 1990) pensionati aclisti; Lega Consumatori ( 1996); FAI (
fed. ACLI Internaz.,1996). C’è forse in tutto questo il rischio che la struttura complessiva diventi poco agile e
dimentichi lo scopo del movimento.
LE ACLI A FELTRE E BELLUNO
Non è ancora stata scritta una storia delle acli bellunesi ed anche per questo motivo saremo ancora più stringati di
quanto fatto finora. A Belluno nascono nel 1945 per opera del SeDAS, segretariato diocesano attività sociali,organo
locale dell’ICAS, creato a Belluno con un certo ritardo rispetto al resto del Paese dall’appena eletto vescovo Bortignon
nel 1944. L’Amico del Popolo il 2 giu. ’45 aveva citato per la prima volta le ACLI, in occasione della loro adunata il
27 maggio in piazza S. Giovanni a Roma per festeggiare l’anniversario della Rerum Novarum . L’ Amcio del 15 sett.
’45 dava notizia della costituzione in” molte parrocchie” dei segretariati del popolo facenti capo al Patronato
provinciale ACLI , ubicato in vicolo Tis 3 Belluno e diretto dal dr. Giovanni Pellegrini, dopo che questi aveva
partecipato ad un convegno organizzativo ACLI a Roma . Delegati bellunesi parteciparono ai convegni organizzativi
delle acli tenuti a Padova ai primi di agosto ’45 e a Treviso nell’ottobre successivo. Nel Maggio ’46 venne data alle
ACLI la gestione del cinema Sperti , per autofinanziarsi. La formazione dei circoli ed il tesseramento in questa prima
fase (Amico, 10 nov. 45; 1 marzo ’47) avviene di fatto tramite i parroci. Il primo congresso provinciale ACLI è del 12
ott. ’47, presente M. Rumor. A dirigere il comitato provinciale aclista nel primo periodo furono chiamati
successivamente : Giovanni Pellegrini, Guido Garbo ( dal 1947) , Francesco Cecchini, Arnaldo Colleselli. Il II°
congresso provinciale ACLI si tenne il 28 giu.’48 e la mozione che chiedeva di fatto l’uscita dal sindacato unico
raccolse l’81% dei voti. Eletti nel comitato prov. furono in quella occasione tra gli altri Fusaro Leandro e Colleselli
Arnaldo. La presenza di uomini politici negli organi direttivi aclisti era una costante, si pensi a Mariano Rumor,
presidente ACLI a Vicenza dal 1945 al 1958; situazioni analoghe c’erano a Treviso, Padova. A Firenze alla fine anni
1940 era presidente prov. G.La Pira. Il primo nucleo aziendale ACLI è del sett.’47, costituito presso la Soc. Elettrica.
Nel feltrino la prima riunione dei circoli acli di cui si abbia notizia nota è del 27 lug. ’47, quando furono convocati a
Feltre e nel Sovramontino, tramite i parroci, i membri di presidenza dei circoli già esistenti. Tuttavia la segreteria
nazionale acli nel 1947 notava che Belluno,assieme ad altre provincie, non presentava nessuna crescita in tesserati (
Fornasier F. Rumor e le ACLI vicentine, p. 88) . Punto dolente fu sempre il finanziamento al quale provvedevano in
parte le tessere ed i proventi della giornata dell’Assistenza sociale tenuta annualmente nelle parrocchie, la prima il 9
febbraio 1946 (AdP 26 gen ’46). Figura centrale delle ACLI nel feltrino fu Bortolo Mastel . Emigrato ancora giovane in
Svizzera con i genitori che svolgevano la professione di commercianti, Bortolo ebbe modo di frequentare il liceo. Si era
poi iscritto alla facoltà di medicina ma fu costretto a interrompere gli studi per la morte del padre. Tornato in Italia si
iscrisse a Lettere e fu il primo bellunese a laurearsi alla Cattolica di Milano.Si è spento a 102 anni nel 2014. Vanno
ricordate almeno le figure di A. Battocchio dirigente per lungo tempo del Patronato provinciale e di Giulio Gazzi
creativo dirigente aclista di S. Gregorio. Gli assistenti provinciali acli furono don Angelo Secolini (dal 1945 al 1950),
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 14 ‐ don Germano Candeago , don Giovanni Antonello (fino al 1964), don Giuseppe Pierobon (1964- 1971) . Nel 1946 le acli
provinciali assunsero come segretario organizzativo Francesco Cecchini, proveniente dalla Confederazione lavoratori
del commercio, organo fascista ,dove fin dal 1925 la sua azione fu “strettamente sindacale” .In seguito Cecchini fu
inviato nel sindacato unitario CGIL bellunese in rappresentanza della corrente cristiana (G. Sartorel. Nel cinquantenario.
La CISL di Belluno si racconta . Editoria DBS, 2000, pp.168). L’attività di Patronato si affiancò a quella di formazione
dei lavoratori. Le nuove adesioni nella campagna di tesseramento della ACLI bellunesi del 1947 non furono accettate
dalla componente social comunista. Cecchini se ne lamentò e da Roma la CGIL inviò un commissario, Storti, il quale
rilevò sostanziali irregolarità tanto che fu deciso di ripetere il congresso provinciale, cosa che poi non avvenne, a causa
della rottura sindacale del ’48. Si potrebbe dire che le tappe della costituzione della rete aclista a Belluno furono simili
in generale a quella delle altre diocesi venete. Ad esempio a Vicenza ( Spagnolo, M,. Le opere ed i giorni ) lo schema era
: prima un comunicato stampa, poi una circolare e volantini per spiegare “cosa sono le acli”, indi riunioni capillari per
fondare circoli e segretariati. Forse si potrebbe rilevare in Provincia un certo ritardo organizzativo se ci si confrontasse
con Vicenza, provincia peraltro leader in Italia, dove il 1° congresso provinciale fu tenuto già il 13 gen. 1946 o con
Brescia ( 18 mar. ’46). Dei tre canali operativi verso l’esterno delle ACLI : erogare servizi sociali , creare cooperative,
arrivare al movimento operaio nelle grandi fabbriche, in Prov. di Belluno solo il primo poteva avere sbocchi realistici.
Mancavano inoltre da noi i raccordi col vecchio PPI e con il sindacato cattolico pre-fascista, quali furono, per citarne
solo alcuni , Mons. Arena a Vicenza , l’avv. Uberti a Verona, tutti presenti nella fondazione acli delle loro diocesi. I
bollettini parrocchiali del tempo danno sporadiche informazioni sulle attività dei circoli ACLI: nel 1948 si viene a
sapere che a Salce era stata costituita una scuola serale ACLI per operai; nel marzo 1946 era operativo a Lamon “ da
parecchi mesi “un segretariato del popolo. Probabilmente la situazione in Provincia non era dissimile da quella descritta
nel resoconto del 1946 del Patronato di Padova (Archivio ACLI, 04.01.Centro Luccini Padova): all’inizio l’assistenza “
in forme variatissime “ era stata lasciata all’iniziativa dei singoli impiegati, finché nel luglio ’46 con l’aiuto di un
funzionario inviato da Roma fu possibile creare una prima struttura amministrativa. Un’idea di come fossero viste le
ACLI all’esterno si può desumere dal rapporto inviato dal prefetto Dazzi , democristiano, il 18 gen. ’46 al ministero
dell’Interno: venivano definite “ defilate ma positive “ ed operanti (politicamente) “in sordina “.( F. Agostini. Il governo
locale nel Veneto all’indomani della liberazione, 2012)
Saltando a piè pari un decennio a partire dagli anni 1960 le ACLI paiono camminare sulle proprie gambe, loro
uomini partecipano alle amministrazioni pubbliche, dicono la loro sui grandi problemi del tempo; sottoscrivono
volantini assieme alle forze democratiche (ad esempio “Feltre 4 novembre”in data 11.11. ’71; “Cristiani e scelta di
classe” , 5.4. ’73). Sono incisive in particolare nel Lamonese e Feltrino. Il bollettino parrocchiale La Sentinella di
Lamon, diede notizia di una non usuale , viva e partecipata tavola rotonda con gli emigranti tenuta da V. Castellaz nel
dicembre 1965 ed una successiva conferenza, seguita da “ lunga discussione “ in occasione del rinnovo cariche nel
marzo 1966. A Feltre 5 aclisti ( su 15 DC totali ) erano entrati in consiglio comunale . Alle elezioni politiche del 1968 le
ACLI fecero attiva propaganda contro il candidato della DC al Senato, Gianfranco Orsini, ritenuto non adatto a
rappresentare gli interessi reali dei lavoratori. Orsini non fu eletto e 17 membri del direttivo provinciale aclista furono
espulsi dalla DC. Tra essi V. Castellaz, al quale è intitolato attualmente il circolo di Feltre, Gianni Lusa G., Dall’Agnol
L., Dalla Palma Sisto , Vettorel G. ed il segretario provinciale Samaria. Intervennero a loro difesa i rappresentanti delle
sinistre DC in comitato provinciale con una lettera Al segretario nazionale DC Mariano Rumor. I presidenti regionali e
provinciali aclisti riuniti a Roma deplorarono l’espulsione, esaltarono l’azione degli espulsi ed espressero l’augurio che
tale loro comportamento “dischiuda finalmente nuove strade di partecipazione per il bene comune e l’ascesa dei
lavoratori”.(La Stampa, 30/09/1968, p. 5). Cinque degli aclisti espulsi dalla DC, consiglieri comunali a Feltre,
costituirono un gruppo autonomo ( GAIP) che supportò il sindaco DC Sisto Belli . Un rapporto conflittuale, sempre nel
1968, e pure legato alla vicenda elettorale di quell’anno, si ebbe anche con il delegato Vescovile per le opere cattoliche
Germano Candeago” (Amico del Popolo, Lettere al Dir.,21 sett. e 19 ott.1968; La Stampa ( Torino, 30/09/1968, p.
5).Nel 1972 anche in Provincia si presentò alla Camera l’ MPL fondato da L.Labor ;candidati furono Turchetto
Giovannino sindacalista, Castellaz Vittore, del Patronato acli di Feltre, Del Tin Mario insegnante, Malacarne Sisto,
operaio, Serafini Angelo insegnante , Sernagiotto G. Franco, Enaip Feltre. L’esito fu negativo (In Provincia 1636 voti,
1,2%, la percentuale maggiore tra le provincie italiane; 264 voti a Feltre, 2% ca, 104 a Lamon) e ne seguì una sostanziale
diaspora aclista . Come scrisse D. Coltro, già presidente provinciale di Verona e candidato MPL “ perdere era possibile,
ma non con quella dimensione: si ebbe la sensazione di un fallimento definitivo”. Coltro sperimentò anche nel corso
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 15 ‐ della campagna elettorale l’amarezza della “solitudine “ , derivante dal “rifiuto di ascolto“ da parte degli amici di tante
battaglie. (Coltro D. Sessant’anni di solidarietà. Le ACLI a Verona. p. 468 sgg.)
Fig. 16- 17- Iscritti alle ACLI in Provincia di Padova e Belluno dal 1946 al 1985. In Dal Ferro Religione e Religiosità... I
dati del 1967 e 1968 per BL sono approssimati. Pace E. ( La chiesa e l’associazionismo cattolico , 1985 , p. 479 ) dà
valori diversi per il 1985 .Sotto : L’Amico d. Popolo ( 2 giu.1945 )dà per la prima volta notizia delle ACLI. Il dato iscritti
per Belluno del 1947 è dubbio(vedi testo)
Scopi e finalità delle ACLI‐Lamon 1966 . Le ACLI sono oggi un movimento sociale, non solo il movimento cattolico di operai con soli fini apostolici e missionari. di lavoratori che vogliono il progresso della classe lavoratrice. Gli obiettivi aclisti oggi sono : 1) formazione per dare al lavoratore una cultura umana e cristiana e si possa così inserire nella vita sociale. 2) presa di posizione del movimento ed assunzione di responsabilità dei singoli aclisti nel sindacato, in politica nell’amministrazione, perché è lì che si decide la sorte del lavoro. 3) i servizi per rispondere ai bisogni immediati dei lavoratori. (dalla conferenza tenuta al circolo ACLI di Lamon da G Vettorel , riassunta da “La sentinella”( boll. parr. di Lamon marzo 1966 p. 3 ) e adattata in questa sede. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 16 ‐ Fig.18- Il primo congressoprovinciale ACLI sul numero del 18 ott. 1947 dell’Amico. Il Presidente provinciale Garbo
espose il lavoro savolto dai circoli, Patronato e segretariati del popolo presenti “in quasi tutte le parrocchie “.Il dr
Carron di Udine accennò anche alla necessità di organizzare” seriamente” le ACLI anche nel campo femminile. Rumor
presidente regionale ACLI e deputato, parlò dell’atteggiamento da tenere da parte della componente cristiana nella allora
unitaria Camera del Lavoro: “dignità e fermezza resistere ad ogni costo senza mai abdicare dei nostri principi”. Erano
adombrate in questo passaggio le difficoltà che sperimentava la componente cristiana nell’unione sindacale e che di lì ad
un anno avrebbero portato alla scissione. Il congresso si era tenuto al Teatro Sperti di Belluno.
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 17 ‐ Fig. 19- Opuscolo elettorale dell’MPL ( elezioni 1972 che ebbe come candidati per la circoscrizione BL-UD-GO gli
aclisti feltrini V. Castellaz ( del Patronato ACLI ) e Gianfranco Sernagiotto ( ENAIP). L’Amico del Popolo commentò
l’esito elettorale in Provincia dell’MPL come “ di moltissimo inferiore alle attese dei sostenitori e assolutamente
sproporzionato all’impegno programmatico e propagandistico dei suoi dirigenti” .
CONCLUSIONE
Questa non è la storia delle ACLI, non solo perché chi scrive non è uno storico. Se si fosse potuto guardare
da 2000 metri di quota la vita reale delle ACLI in questi 70 anni si sarebbero visti
patronati,
circoli,cooperative, bar acli, corsi di formazione, indagini sul lavoro, incontri di studio, stampa, prese di
posizione pubbliche; anche lo sbattere contro muri, nel tentativo di cercare vie nuove attraverso tentativi ed
errori. Non si sarebbero potuti vedere i sogni e le delusioni , le fatiche e gli entusiasmi della moltitudine di
aclisti che si sono letteralmente santificati attraverso l’azione politica e sociale a servizio della giustizia e della
dignità del lavoro. Eppure questi aspetti sono quelli che alla fine contano, sono l’aspetto vitale delle ACLI. Per
chi volesse continuare questa bella storia la porta dei circoli ACLI bellunesi è sempre aperta.
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 18 ‐ APPENDICI
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Presidenti nazionali ACLI
1944-1945: Achille Grandi
1945-1954: Ferdinando Storchi
1954-1960: Dino Penazzato
1960-1961: Ugo Piazzi
1961-1969: Livio Labor
1969-1973: Emilio Gabaglio
1973-1977: Marino Carboni
1977-1988: Domenico Rosati
1988-1995: Giovanni Bianchi
1995-1999: Franco Passuello
1999-2006: Luigi Bobba
2006-2013: Andrea Olivero
2013-: Gianni Bottalico
Fig.19 A fianco : una delle ultime uscite di
Achille Grandi, Monza maggio 1946. Sotto ( fig.
20) i primi presidenti delle ACLI
Fig.20
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 19 ‐ Fig. 21-Tessere ACLI degli anni (da sinistra ) 1949, 1956 e 1993. I simboli originari del lavoro (libro,
incudine, badile diventano stilizzati negli anni di fine secolo, segno dell’enorme cambiamento nel mondo del
lavoro avvenuto in una generazione .
Fig. 22,23‐( Sx) La giornata dell’assistenza sociale era celebrata nelle parrocchie e serviva a finanziare i patronati acli. La stretta compenetrazione tra acli, gerarchia, strutture parrocchiali è esemplificata nel manifesto: campanile, acli, struttura nazionale che unifica e rende possibile il tutto.(Dx) manifesto elettorale per il 1948 di G. Guareschi, indicativo, come l’immagine seguente, di una competizione nella base sanguigna,fisica, anche manesca. In quel clima crebbero le acli delle origini. Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 20 ‐ Fig. 24‐Stampa aclista: elezioni del 18 aprile 1948. La ACLI delle origini erano “tranquillamente collaterali” alla DC e anticomuniste. L’evoluzione della società italiana intercorsa da allora è evidente nei “tipi “ illustrati dalle caricature. Da società povera con prevalenza di contadini alla società del benessere Fig. 25‐26 Udimmo una voce: corremmo all’appello. Avanti! La croce del Re d’Israello! Avanti e cantiamo la nostra canzone : Estrema tenzone ci attende : corriam! O bianco fiore/simbol d’amore con te la gloria /della vittoria ; O bianco fiore /Simbol d’amore Dell’orda pagana che ardita ci assale , la plebe cristiana non teme lo strale Avanti e cantiamo la nostra canzone noi santa legione ; corriamo e vinciam Rit. O bianco fiore tec. Le chiome d’olivo recinte e d’alloro Il canto giulivo intoniam del lavoro: Con te la pace che sospira il cor lottiam per la fede, lottiamo per il pane ! Dai campi bagnati del nostro sudore, il popolo dimane redento sarà veniamo crociati di Cristo nel core! Rit. O bianco fiore Veniamo e cantiamo e la nostra canzone : .Sopra :l’inno delle ACLI e della DC.
Fu scritto ai primi nel 1900
probabilmente da don Dario Flori,
attivo sostenitore dell'azione sindacale
dei cattolici in Toscana. Il canto
inizialmente era stato adottato da don
Luigi Sturzo come inno del Partito
Popolare .Altri attribuiscono ad
Amilcare Berzieri la paternità
dell'inno. Alcune frasi hanno il sapore
dell’epoca in cui fu scritto: i campi e
le officine; crociati e tenzone ; orda
pagana che ci assale; lotta per la fede e
per il pane.. Si può ascoltare su
Youtube. A sinistra manifesti (Fig. 2324)fine anni 1940, anti-fronte (e
anticapitalista) in alto, socialista in
basso. Fratturata la società, in subculture diverse fratturato il sindacato. estrema tenzone ci attende : corriam! Rit : O bianco fiore , etc Dall’arse officine , dall’ardua miniera , venite su alfine alla nostra bandiera ! Venite e cantiamo la nostra canzone Rit O bianco fiore tec. La nostra falange di pace è foriera Chi soffre , chi piange , chi crede, chi spera Venite e cantiam la nostra canzone : noi siamo legione , corriam e vinciam Rit. O bianco fiore ect Manifesti elettorale socialista , fine anni 1940 che si richiama Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 21 ‐ Fig.27, 28- Da : D Coltro “Sessant’anni di solidarietà.Le ACLI a Verona “. A sinistra corso residenziale ACLI a
S. Zeno Montagna nel 1958 . A sinistra , 1959, F. Storchi , ex presidente ACLI nazionale ( nato a Verona )e qui
sottosegretario al Lavoro inaugura la sez. contabili del centro addestramento professionale acli per
stenodattilografi. Si intravvede il vescovo Carraro. Questi poco dopo inaugurando il centro aCLI aggiustatori
meccanici di Isola della Scala rivolse alle acli un avvertimento riguardo il dibattito interno alle ACLI ( Coltro cit
p. 182): “ Cari aclisti, parliamoci schiettamente e guardiamoci dalle parole equivoche . Non parlo di voi .. Può
qualsiasi incontro di cristiani dichiararsi autonomo dal Vangelo e dalle leggi della Chiesa che autenticamente
lo interpreta ed applica ? Può un organizzazione di apostoli del laicato- che tale sono le acli- nata dalla chiesa,
nutrita e sostenuta dalla chiesa, dichiararsi indipendente dal pensiero , dalla dottrina e dalla disciplina della
Chiesa? No, certamente. Ma allora ciò significa proibizione e incapacità a esprimere giudizi su opportunità di
metodi di indirizzi e di scelte di pensiero? No, affatto. Significa attingere più luce per abbracciare tutti gli
aspetti dei problemi..Vorrei pregare i delegati al congresso di Milano di ricordare che essi rappresentano i
lavoratori cristiani. “ Il tema del congresso nazionale era: “ Un forte movimento per la difesa della democrazia
e dei lavoratori”. Sottotraccia c’era la richiesta di aperture a governi di centro sinistra e da qui la reprimenda,
gentile ma fatta in modo che chi doveva capisse.
Paolo Bonomi, Presidente della Coldiretti scrisse a Storchi il 16 maggio 1947 (Pasini cit.):
” Mi giunge notizia che a Belluno anche i parroci svolgano opera in favore della Federterra per far iscrivere a questa il maggior numero
possibile di coltivatori diretti, fittavoli, mezzadri. Il tutto al fine di garantire la corrente sociale cristiana per il prossimo congresso di Firenze
della CGIL. Ti prego vivamente di interessarti e di dare precise disposizioni perché ciò non si ripeta a danno della Coldiretti“. Bonomi,che per
sua ammissione seguiva l’indirizzo cristiano sociale, più conservatore rispetto alla Federterra (ACLI), aveva definito quest’ultima “progressista”.
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 22 ‐ Fig.29, 30-. Da : D Coltro “Sessant’anni di solidarietà.Le ACLI a Verona “A sinistra : 1956 ,pausa nella raccolta mele
nella cooperativa agricola aclista di Menà di Castegnaro. A destra : trattore SAME offerto alla stessa dal vescovo
Carraro. Il vescovo donò la sua auto che dalle ACLI fu convertita nell’ acquisto del trattore.
Bibliografia indicativa per chi volesse approfondire
Le fonti relative alle ACLI e più in generale al movimento cattolico coprono un arco vastissimo. Oltre ai testi citati, al
sito www.acli.it, recentemente è stato reso accessibile l’archivio veneto delle ACLI presso il Centro Luccini di
Padova (anche in rete ). Di seguito si danno solo alcune indicazioni per un approccio iniziale.
-Casula C.F. Una bella storia Italiana. Roma 2008,
-Diamanti I., Pace E.( Eds) Tra religione ed organizzazione. Il caso ACLI. Liviana ed. 1987, pp. 303.
-Fonzi F.. Mondo cattolico , democrazia cristiana e sindacato.. In: Il sindacato nuovo. Franco Angeli, 1981
-Sermanni M. C . Dal ruolo formativo all’impegno politico. 1944-1961. Dehoniane , Napoli 1978
-Pasini G. Le acli delle origini. COINES, Roma , 1974
-Pozzar V. Quarant'anni di Acli, 1944 - 1963 - Da espressione della corrente sindacale cristiana a movimento sociale
dei lavoratori cristiani, Formazione e lavoro, Roma, 1985.
-Rosati Domenico. L’incudine e la croce . Mezzo secolo di ACLI. Sonda ed.Torino, 1994, pp.296.
-Ufficio studi ACLI e Archivio storico.ACLI. Raccontare le ACLI. (online)
-Spagnolo M. I giorni e le opere. Le ACLI vicentine 1945- 1972. Stocchiero, Vi, 1984.
Da “La Classe lavoratrice si difende” – Inchiesta delle ACLI milanesi nel 1953
--p. 36 “ I lavoratori non possono esprimere lamentele in quanto a chi si lamenta il datore di lavoro risponde : “ se non ti
va , la porta è aperta “ --p. 42 “Per poter essere considerate nel nostro osto di lavoro bisognerebbe esser belle a seconda
della simpatia del datore di lavoro “
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 23 ‐ Fig. 31-33.In alto a
sin: consunto
volantino del
11.11.1971 edito a
Feltre e firmato tra
gli altri da ACLI e
MPL ; In alto a dx:
le ACLI con il Pres..
Naz . Storchi (il
primo alla dx del
Papa)) donano a
Pio XII il martello
per aprire la porta
Santa nel 1950.
Sotto: pagina
dell’Amico del
Popolo dal titolo
“Cosa sono le ACLI
“ del 9 feb. 1946.
progetto “La Comunità ? Siamo noi ! “ - Iniziativa finanziata dal 5 x mille dell’IPEF alle Acli – anno 2012 –
Circoli Acli Feltre Cesiomaggiore e San Gregorio Impegno Sociale 4/2015 ‐ 24 ‐ 
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Le ACLI : una bella storia