Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
Introduzione
Che Lui sia stato crocifisso è una cosa, ma che noi siamo crocifissi è tutt'altra cosa. Allo stesso modo, una cosa è che Lui abbia
fatto la volontà di Dio, ma che noi la facciamo è una cosa totalmente differente! Lui non è stato crocifisso per noi per
dispensarci dall'essere crocifissi, ma perché noi siamo crocifissi con Lui.
“Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le scritture” (1 Cor. l5:3). “Ma egli era ferito per i nostri peccati, spezzato per le
nostre iniquità; il castigo che ci da la pace è caduto su lui...” (Is. 53:5). Che Cristo sia stato crocifisso per noi, che sia morto per i
nostri peccati, che il castigo del peccato sia caduto su lui, lo sappiamo tutti, ma che noi siamo stati crocifissi con Lui e che ora,
per mezzo della fede, possiamo e dobbiamo realizzarlo nella nostra vita, è qualcosa di molto sconosciuto di cui la
maggioranza non ha sentito parlare, alcuni lo hanno inteso solo vagamente, pochi sono occupati a compierlo e pochissimi
hanno ricevuto la grazia per realizzarlo nella loro vita.
Questo opuscolo è stato scritto con lo scopo che molti possano riuscirci. Possa tu riuscirci caro lettore.
1. Sono stato crocifisso
“Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me, e la vita che ora vivo nella carne, la
vivo nella fede nel figliuolo di Dio che mi ha amato e che ha dato se stesso per me” (Gal.2:20). Poiché noi non viviamo più
nello stesso modo, non viviamo più per noi stessi (2 Cor.5:15), ma per gli altri!
Sì, questo è il centro del cristianesimo, il solido fondamento della fede in Cristo. Da molto tempo questo non è più vero per
ognuno di noi e non ci sono che disfatte e sconfitte. Da molto tempo si vive per se stessi e non c'è che miseria perché in noi,
nella nostra carne, non c'è niente di buono. Nessuno ha in sé la forza necessaria per calcare i passi di Cristo, per fare la
volontà di Dio, per mantenere i comandamenti di Dio.
Ogni uomo è, secondo la carne, completamente corrotto, incorreggibile, impotente e insopportabile. Più ci si sforza di fare il
bene, più si scopre che non c'è speranza. Che faremo di un simile uomo, così insopportabile e corrotto dalla testa ai piedi?
Con questa esperienza e questa conoscenza, con questa pena e in questa angoscia Dio ci mostra che noi siamo stati crocifissi
con Cristo e che non è solamente il nostro “atto di accusa” che fu inchiodato sul legno della croce (Col.2:14), “ma anche il
debitore, il colpevole stesso”.
Ciò è incluso nell'opera di Cristo. Il Padre valuta così. È così, ma la maggior parte delle persone non l'ha mai né visto né
sperimentato, non è mai arrivata al punto in cui lo poteva affermare in verità, come Paolo: ”Io sono stato crocifisso con
Cristo, non vivo più per me stesso”. Non si può dirlo, non si dovrebbe soprattutto dirlo quando da molto tempo non si vive
una vita di vittoria.
Se per esempio io sono offeso, arrabbiato, molto preoccupato, inquieto e dico che non sono più io che vivo, ma è Cristo che
vive in me, è come se dicessi che è Cristo a essere offeso, arrabbiato, preoccupato e inquieto, che è Cristo che pecca,
sarebbe davvero un'affermazione audace!
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
Chi può veramente vivere in questo mondo una vita completamente vittoriosa? Tutti quelli che, per mezzo della fede, sono
crocifissi con Cristo, tutti quelli che non vivono più per se stessi!
È questa posizione, caro lettore, che si tratta di prendere e di conservare, dopo avere ricevuto la grazia di occuparla.
Sono delle cose grandi e incomprensibili! Ma Dio è altrettanto grande e il suo nome è Ammirabile! È Proprio lui che nella sua
bontà ha considerato buono di chiamarci a una così grande causa e che farà una grande opera in noi (1 Tess. 5:23-24).
2. Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso
“Sapendo che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato fosse annullato per cui noi non
serviamo più al peccato” (Rom.6:6). “Sapendo che” dice Paolo alla chiesa di Roma, ma a chi si può scrivere così oggi? Chi sa
realmente che il suo vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo?
Mi sta a cuore che la maggior parte possibile possa ricevere giustamente questa conoscenza, questo intendimento, questa
esperienza. Perché? Perché questo è così efficace!
Quando Cristo fu crocifisso, quella volta, il nostro vecchio uomo fu crocifisso con lui, umanamente parlando non ce ne erano
molti che furono inchiodati sulla stessa croce del Golgota. Come, allora, il nostro vecchio uomo poteva essere inchiodato
sulla stessa croce, nello stesso tempo? E prima ancora che noi fossimo nati? Perché Gesù fu realmente figlio dell'uomo, e
come tale ricevette realmente carne e sangue e una propria volontà come noi.
È questa volontà che Lui vinse e condannò e così il Padre considera che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, che
noi morimmo nel e per mezzo del corpo di Cristo. Beato chi può vedere ciò! Egli ha scoperto il segreto del Vangelo, la chiave
per ogni vittoria e ogni gloria!
La crocifissione del nostro vecchio uomo che Gesù ha compiuto al Golgota, deve ora realizzarsi in ciascuno di noi. Che cosa
s'intende con il nostro vecchio uomo? Che la nostra mente è legata a quello che sappiamo essere peccato e che il nostro
corpo lo esegue. Questo può e deve essere crocifisso e spogliato (Ef. 4:22; Col. 3:8). Non possiamo evidentemente
crocifiggere e spogliarci oggi di qualche cosa che non sappiamo essere peccato, ciò costituirebbe un non senso! Ma dal
momento in cui riceviamo luce su una tale cosa noi possiamo e dobbiamo crocifiggerla e spogliarcene.
Tutto quello che si chiama peccare proviene dal vecchio uomo. È per questo che un spogliarsi completo dal vecchio uomo è
la stessa cosa di una vittoria completa sul peccato fin dove arriva la luce.
3. Hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri
Ga. 5:24
Che cosa è dunque crocifisso? “La carne con le sue passioni e i suoi desideri”, dice Paolo, questo maestro nella fede e nella
verità, pieno di saggezza. Che cosa sarà allora inefficace? La carne. Quali sono allora le opere che cessano? Le opere della
carne, quelle che ha giustamente citato nei precedenti versetti da 19 a 21:
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“Ora le opere della carne sono manifeste e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie,
discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e altre simili cose; circa le quali io vi prevengo
come anche vi ho già prevenuti, che quelli che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio”.
L'espressione e “altre simili cose” ci rivela che le opere della carne sono molte di più e che le opere citate sopra non
costituiscono che qualche esempio. Citiamo altre opere della carne che sono molto ricorrenti: la menzogna, il furto,
l'adulazione, l'ipocrisia, la maldicenza, l'ingiustizia, la crudeltà, l'impazienza, il rancore, i mormoni, le lamentele, la vanità,
l'orgoglio, l'avidità, la cupidigia, il sospetto.
Dov'è il limite? Il limite per ciascuno in particolare è la luce che possiede in quel momento, la propria coscienza. Quello che si
fa contro la propria convinzione sono le opere della carne o le opere del vecchio uomo. “Non mentite gli uni agli altri
essendovi spogliati del vecchio uomo e delle sue opere” (Col. 3:9).
Se per esempio ci si arrabbia per una causa qualsiasi, o si adula il ricco nella speranza di riceverne un dono, ciò mostra che la
carne non è crocifissa, che il vecchio uomo non è detronizzato, naturalmente si sa che la collera e l'adulazione sono dei
peccati e generalmente lo si sa.
4. Maledetto chiunque è appeso al legno
Ga. 3:13
Quando il nostro vecchio uomo è crocifisso con Cristo è la stessa cosa che essere, secondo la carne, come uomo naturale,
maledetto agli occhi di Dio. Si tratta ora d'essere ugualmente ai nostri occhi un essere maledetto secondo la carne, in modo
da porre un termine a tutto ciò che ci appartiene e non appoggiarci mai più sulla nostra intelligenza o sui nostri sentimenti.
Così spariscono molte grandezze immaginate ed anche molte discussioni e questioni.
Chi si considera come un essere maledetto secondo la carne ha trovato la giusta via e questo lo rende gradevole sia agli
occhi di Dio che degli uomini.
Prima di tutto, questo aiuta ognuno di noi in particolarmente ad essere realmente crocifisso con Cristo.
5. Il mondo è crocifisso per me, come io lo sono per lui
“Ma quanto a me non sia mai che io mi glori d'altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, mediante la quale il
mondo, per me, è stato crocifisso, e io sono stato crocifisso per il mondo” (Gai.6:14). La croce di Cristo è in verità la sola cosa
di cui possiamo gloriarci! Perché su questa croce fu crocifisso un giorno il nostro vecchio uomo e su questa croce abbiamo
ora l'occasione di essere crocifissi tutti insieme. Si tratta di cogliere l'occasione.
È una doppia crocifissione benedetta e potente che si verifica. Io crocifiggo il mondo, lo rifiuto ne deriva che il mondo a sua
volta mi crocifigge cioè mi rifiuta. Così mi libero del mondo, ora è alla distanza desiderata, sufficientemente lontano! Si forma
un abisso fra il mondo e i suoi desideri e i miei nuovi desideri che aspirano al divino e all'eterno e non più alle cose temporali.
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Come è buona e necessaria questa crocifissione! Ed è proprio perché manca veramente che c'è una miseria estrema nel
cuore e nella vita della maggioranza dei figli di Dio.
Si è lontano dall'avere la capacità di comprensione di Paolo, al contrario si vive in questo inquietante e grande malinteso
secondo il quale si tratta di tenersi molto vicino al mondo, il più vicino possibile senza tuttavia caderci completamente.
Ci sono dei grandi vantaggi, si pensa, ma è precisamente il contrario!
6. Lo scandalo della croce
Lo scandalo della croce non deve sparire (Gal.5:11), dobbiamo prendere su noi il disonore, la vergogna e la persecuzione che
accompagnano la croce (Gal.6:12). “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei “i credenti...” (1 Cor. 1:23).
Quello che è scandaloso per i credenti non è il fatto che Cristo sia stato crocifisso, ma è il più grande e profondo significato
della croce: il fatto che essa è sinonimo della nostra crocifissione, che tutto quello che ci appartiene è impietosamente
rifiutato, che non c'è niente in noi, anche nel migliore, che potrebbe essere utilizzato o messo in evidenza, che tutto deve
essere assolutamente rifiutato, che non si deve rispettare niente in alcun modo.
Ecco quello che è spiacevole! Più ci si compiace di se stessi, più si è intelligenti ai propri occhi, più ciò è fastidioso.
Ma è la verità ed è certa e resterà in piedi integralmente, potentemente e per sempre! Che cosa deve restare in piedi con
potenza, in maniera completa e salda? Che tutta la nostra natura appartiene alla morte, che è stata inchiodata alla croce da
Gesù Cristo e che deve restarci.
7. La potenza della croce
“Affinché la croce di Cristo non sia resa vana (non perda la sua potenza, altra traduzione)”. “La parola della croce è la potenza
di Dio” (1 Cor. l:17-18). Quale potenza si trova nella croce o nella parola della croce? Giustamente quella che annulla il nostro
vecchio uomo e le sue opere, la potenza che ci libera dal peccato, che ci libera dalle opere della carne, che ci libera sia da
quello che sappiamo già appartenere al peccato sia da quello che sapremo man mano appartenere al peccato.
Naturalmente, la forza e la potenza della croce, l'opera della croce, è la crocefissione. I chiodi della croce trattengono colui
che è crocifisso perché non scappi dove vuole, perché non possa scappare e muoia in poco tempo.
L'opera che la croce compie è dunque di farci morire secondo la carne; prima di tutto moriamo una volta per sempre a noi
stessi, al nostro grande e potente “io”, per quanto lo conosciamo, e poi moriamo a poco a poco al peccato, a mano a mano
che ne riceviamo conoscenza e che, per mezzo della fede, lo crocifiggiamo.
8. Portare la propria croce
“E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Luca 14: 27). Allora lo consegnò loro
perché fosse crocifisso. Presero dunque Gesù ed egli, portando la sua croce, venne al luogo del Teschio che in ebraico si
chiama Golgota” (Giov. 19:16-17).
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Portare la propria croce significa, e non può significare altrimenti, una sola cosa: collaborare alla propria crocifissione! Chi ha
capito la necessità di essere crocifisso lo fa volentieri.
Si crocifiggono dei criminali incorreggibili. Chi vuole portare la croce sulla quale sarà inchiodato lui stesso? Chi si considera,
secondo la carne, come un criminale incorreggibile e che è perciò riconoscente di potere abbandonare la propria carnalità;
tutti quelli che capiscono che sono proprio loro stessi l'ostacolo alla propria felicità e al proprio avanzamento sul cammino.
9. Ai piedi della croce o sulla croce?
Si canta e si parla molto di venire ai piedi della croce nonostante che la Parola non ne parli; al contrario la Bibbia parla di
essere crocifisso con Cristo, o in altre parole, d'essere sulla croce, ma generalmente di questo non se ne parla.
Ai piedi della croce possono fermarsi ogni specie di persone, sulla croce pendono coloro che odiano a morte la propria vita e
che amano Dio con tutto il loro cuore, costoro, per mezzo della fede, diventano partecipi della morte e della vita di Cristo e
vogliono seguire ad ogni costo le sue orme.
Ai piedi della croce si può ottenere il perdono dei peccati, ma non la vittoria sul peccato e su se stessi, ciò si ottiene sulla
croce; quelli che sono ai piedi della croce possono peccare, sulla croce non lo si può più.
Che molti, oggi, possano avere gli occhi aperti su questo mistero benedetto della fede!
10. Camminare da nemici della croce
“Guardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi, perché molti camminano, ve l'ho detto spesso e ve
lo dico anche ora piangendo, da nemici della croce di Cristo; la fine dei quali è la perdizione, il cui Dio è il ventre e la cui gloria
è in quel che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle cose della terra” (Fil.3:17-19).
Si fa riferimento qui ad esempi degni di essere seguiti dalla chiesa; si tratta naturalmente di credenti. Paolo, spesso, aveva
loro parlato del triste fatto che molti credenti si comportassero da nemici della croce di Cristo. Oggi accade la stessa cosa o
anche peggio! Non si è nemici della verità che Cristo è stato crocifisso, ma si è nemici della croce di Cristo perché la sua opera
è di crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Qui prende di mira tra l'altro, come abbiamo già citato, i desideri
per ogni specie di bevanda, o vivanda deliziosa destinati al ventre e più generalmente i desideri per le cose terrene.
Quando si vuole vivere per se stessi, si diventa naturalmente nemici di questa croce che ha lo scopo di crocifiggere l’io. La
Scrittura esorta ad accontentarsi del proprio stato, e dice che l'orgoglio della vita e l'amore del lusso non sono di Dio e che
non abbiano l'amore di Dio in noi se amiamo il mondo o le cose che sono nel mondo (1 Gv. 2:15-17).
Ogni desiderio per le cose della terra deve morire sulla croce. Se non vogliamo abbandonare queste cose, ma, al contrario,
curare il proprio ventre a regola d'arte dedicarci a vivere bene e ad aspirare a tutto quello che è grande, raffinato e splendido
in questo mondo, a tutto quello che ha bella apparenza, allora siamo naturalmente nemici della croce di Cristo poiché la
morte aleggia sopra tutte queste cose.
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O possiamo fare anche un esempio diverso. Se per esempio si domina su di una assemblea e si desidera continuare così,
allora si è naturalmente un nemico della Parola che dice di non dominare, della Parola che dice che chi vuole essere il primo
sia il servitore e lo schiavo di tutti, un nemico di questa croce che deve far morire il desiderio di dominare.
Si considera la buona tavola e “riuscire” nella vita e dominare come qualcosa di grande, ecco l'errore. Che molti, in questo
tempo, possano capire e vedere come queste cose sono insignificanti, ma anche come la pietà con un animo contento del
proprio stato è una grande fonte di guadagno! (1 Tim. 6:6-11)
11. Le tre persone crocifisse e i loro discepoli
“E quando furono giunti al luogo detto “il Teschio”, crocifissero quivi Lui e i malfattori, l'uno a destra e l'altro a sinistra”. “E
uno dei malfattori appesi lo ingiuriava, dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!” Ma l'altro, rispondendo, lo
sgridava e diceva: “Non hai tu nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? E per noi è cosa giusta perché
riceviamo la degna pena dei nostri fatti, ma costui non ha fatto nulla di male”. E diceva: “Gesù, ricordati di me quando sarai
venuto nel tuo regno!” E Gesù gli disse: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in Paradiso”. (Luca 23:33, 39-43)
Sulla croce del centro era appeso il Figlio di Dio perché si era fatto volontariamente figlio dell'uomo e aveva partecipato,
come noi, alla carne e al sangue, perché si era rivestito di una propria volontà umana, come noi, e non aveva mai fatto
questa volontà, ma la rinnegava tutto il tempo e faceva la volontà del Padre; perché non aveva mai peccato e amava tutti gli
uomini e voleva salvarli e diceva loro la verità. Eccolo crocifisso, proprio Lui che per tutta la sua vita in questo mondo aveva
portato la sua croce, rinnegato la propria volontà, che aveva vissuto sempre, spiritualmente parlando, da crocifisso, cioè dal
momento in cui fu abbastanza grande da capirlo.
Sulle altre due croci si trovavano i malfattori, delle persone che avevano fatto sempre la loro volontà e non quella di Dio,
degli uomini che avevano vissuto nel peccato; nonostante tutto c'era una grande ed importante differenza fra questi due.
Uno era duro ed incredulo, mentre l'altro era sensibile, riconoscente e credente, uno s'indurì e restò fuori mentre l'altro
andò con Gesù in Paradiso.
Nessuno dei due aveva seguito le orme di Cristo e non ne ricevettero più l'occasione; è lo stesso con tutti quelli che si
convertono all'ultimo momento.
Noi tutti dobbiamo cominciare, come uno dei malfattori, con la preghiera chiedendo la grazia o il perdono dei peccati.
Cominciamo tutti come “malfattori”, ma se questo brigante è un modello per l'inizio della nostra salvezza, non è detto che
sia un modello per il seguito. Molti sono chiamati ed hanno l'occasione di seguire colui che fu crocifisso al centro, di seguire le
sue tracce, poiché non ha fatto la sua volontà, ma viveva sempre come se fosse crocifisso.
Tutti gli uomini, che lo sappiano o no, seguono o si schierano dietro una di queste tre persone crocifisse. Quelli che per la
grazia di Dio vincono, appartengono alla colonna del centro, quelli che non vincono, ma che riconoscono i loro peccati e ne
chiedono perdono, appartengono all'altra colonna e quelli che si induriscono e non chiedono perdono, appartengono alla
terza colonna.
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Sono stato crocifisso con Cristo
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È significativo che molti credenti considerano uno dei malfattori come il loro modello ed esempio e che vi trovarono la loro
consolazione, esattamente come si consolano, per la stessa ragione, con la preghiera del pubblicano. È giusto che si deve
necessariamente cominciare in questo modo, ma il grande torto è di pensare che si deve per forza, continuare così fino alla
fine.
È il posto con Cristo, sulla croce del centro, che è, sfortunatamente, così sconosciuto e così poco utilizzato! Quale dei tre vuoi
seguire, ora, caro amico?
12. Scendi dalla croce!
“E coloro che passavano di lì, lo ingiuriavano, scotendo il capo e dicendo: ”Tu che disfai il tempio e in tre giorni lo riedifichi,
salva te stesso, se tu sei Figliuol di Dio, scendi giù dalla croce!”. Similmente i capi sacerdoti con gli scribi e gli anziani,
beffandosi, dicevano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso!... scenda ora giù dalla croce e noi crederemo in Lui!”
(Mat.27:39-42).
Avrebbe potuto scendere dalla croce, ma restare sulla croce, questo era lo scopo.
Allo stesso modo si deridono quelli che seguono Cristo perché non possono, come gli altri, vivere per se stessi, secondo le
proprie voglie, ma devono costantemente rinunciare alla propria volontà. O meglio non lo devono, ma l'hanno scelto, lo
desiderano perché questa è la volontà di Dio e perché la cosa migliore per essi.
Anche noi saremo ben accolti e amati se solamente discendessimo dalla croce per essere come tutti gli altri, ma preferiamo
molto di più seguire Cristo.
13. Rinunciare a se stessi
“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuoi venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segue”
(Mat. 16:24). “Diceva poi a tutti: ”Se uno vuoi venire dietro a me, rinunzi a se stesso; prenda ogni giorno la sua croce e mi
segua” (Luc.9:23).
Vediamo da questi passi che non è naturale seguire Cristo, anche se siamo convertiti. Al contrario, rimane il grande
problema anche quando siamo diventati suoi discepoli. Ma se qualcuno vuole realmente seguirlo, allora riceverà delle
istruzioni chiare su quello che deve fare per riuscire.
Il grande problema è e resta, da quando siamo nati, cosa facciamo con la nostra volontà; tutto gira intorno a questo! Tutti
abbiamo una potente e complessa volontà propria che resiste a quella di Dio! È chiaro allora che queste due volontà
opposte non possono farsi nello stesso tempo, se faccio la mia volontà trasgredisco quella di Dio, invece se faccio la volontà
di Dio trasgredisco, rinnego e crocifiggo la mia volontà.
Se voglio seguire lo stesso cammino di Gesù, la via che egli ha aperto, devo rinunciare ogni giorno alla mia volontà e portare
la croce sulla quale essa sarà inchiodata, perché Gesù lo faceva. Questi sono i suoi insegnamenti.
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Le sofferenze di Cristo e quelle di coloro che lo seguono possono essere suddivise in tre specie: 1) le sofferenze fisiche; 2)
Gesù soffriva perché era tentato (Eb, 2:18 - 5:7), dunque le sofferenze derivano dalla rinunzia alla propria volontà; 3) le
sofferenze per tutti quelli che non vogliono accettare la sua parola e la sua salvezza.
Cristo visse come una persona crocifissa per tutta la sua vita (Eb.12:2) e insegna ciò ai suoi discepoli con il proprio esempio.
Quando si dice che Dio ha condannato il peccato nella carne (Roma, 8:3), significa che Cristo ha rinunciato alla sua volontà e
che l'ha condannata perché non potesse mai adempiersi
Essere crocifisso con Cristo significa, allo stesso modo, dire nella pratica quotidiana, continuamente, “No, no” e ancora “No”
ogni volta che siamo tentati. Assentire e dire “Si, si” significherebbe scendere dalla croce.
È attraverso ogni specie di tentazioni che entreremo nella vita, dobbiamo dire continuamente “No” alla nostra volontà, si
tratta di essere fedeli, di non fare eccezioni e di non stancarsi mai di dire “No”.
14. Morti ai nostri peccati
“Egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la
giustizia...”(1 Pt. 2:24). Che Cristo sia morto è una cosa, ma che noi moriamo è tutta un'altra cosa; ma giustamente è per
questo che Cristo è morto, dice Pietro. Come possiamo morire mentre siamo ancora in vita? Considerandoci crocifissi con
Lui, crocifissi a tutto quello che si oppone alla volontà, al pensiero, allo spirito, alla bontà e alla giustizia di Dio per poter vivere
liberamente per la giustizia, come dice Pietro.
Se, una volta che siamo crocifissi, ci restiamo fedelmente allora morremo di certo al peccato. È proprio vero quello che si
dice spesso nell'incredulità, che pecchiamo tutto il tempo che viviamo, ma solamente se lo si interpreta bene cioè tutto il
tempo che viviamo per noi stessi e che non siamo crocifissi con Cristo allora si pecca tutto il tempo e non si può fare
altrimenti.
Ma ora c'è, per mezzo della fede, l'occasione di morire mentre si è in vita, l'occasione di morire al peccato; “noi che siamo
morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?” (Rom. 6:2).
15. Perdere la propria vita per Cristo
“Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Mat.16:25), “noi
pure dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli” (1 Giov.3:16). Generalmente tutti hanno paura di perdere la vita e fanno di
tutto per salvarla dalla morte naturale. Solo eccezionalmente è necessario perdere la propria vita in questo senso, ma se
fosse necessario si dovrebbe farlo.
Cristo ha perduto la propria vita, in questo modo, per noi. Ma tuttavia è nel senso spirituale che questa parola ha il più
grande significato; che cosa significa, allora, spiritualmente parlando, perdere la propria vita? La nostra volontà è la nostra
vita, perciò il testamento di un uomo morente si chiama “la sua ultima volontà”.
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Abbandonare la propria volontà, rinnegarla o offrirla, significa perdere la propria vita, lasciare la propria vita. Se la volontà di
un'altra persona si fa al posto della mia, allora è realmente la vita dell'altra che si manifesta mentre la mia vita si perde. Se la
nostra vita fisica ci venisse presa, sarebbe lo stesso la volontà di un altro che si farebbe e non la nostra.
Per questo questa parola è scritta insieme a “rinunziare a se stesso” e “portare la propria croce”. Dove abbiamo l'occasione
di perdere la nostra vita, la nostra volontà? Sulla croce!. C'è sempre la stessa ed unica soluzione: “Sono crocifisso con
Cristo”.
Che questa parola possa essere profondamente impressa nel cuore di ognuno.
16. Morto con Cristo
“Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo che altresì vivremo con Lui” (Rom. 6:8); “se moriamo con lui, con lui, anche
vivremo” (2 Tim. 2:11).
Vivere con lui non significa ricevere solo la vita eterna, ma significa, in fondo, vincere con lui e come lui, seguire le sue tracce.
La maggioranza pensa che ciò è impossibile su questa terra (abbiamo spiegato il motivo per cui non si crede né ad una vita
vittoriosa, né che siamo morti con lui) ma quando ci si crede, la fede ha un senso e si partecipa alla sua vita di vittoria.
Perché questo? Perché il vecchio uomo è impossibile, non può sottomettersi alla legge di Dio; ma quando siamo stati liberati
da lui, per mezzo della partecipazione alla morte di Cristo, siamo mandamenti di Dio e di fare la sua volontà.
Non vedi, ora, questa meravigliosa soluzione sia per le difficoltà? sia per l'enigma? Se... crediamo che vivremo anche con lui”
e non altrimenti! Non senza considerarci, per la fede, morti con Lui.
“Perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono” (2 Cor. 5:14). Si tratta, ora, di
avere chiaro che siamo morti con Cristo, di appropriarcene,per la fede, e di comportarci in ogni cosa come tali, come quelli
che non hanno niente da dire, che non hanno una propria volontà da fare; allora avremo la vittoria!
Ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti...” (Rom. 7:6). È noto a tutti
che Cristo è morto, ma che noi siamo morti e che questa morte può divenire attiva in noi, rappresenta un fatto poco
conosciuto. Che molti possano conoscerlo e appropriarsene!
Siamo morti a quello che ci teneva prigionieri, ma chi ci teneva prigionieri? La potenza del peccato con i suoi desideri e le sue
concupiscenze, il vecchio uomo con la menzogna, la collera, la gelosia, la maldicenza, l'irritabilità, le preoccupazioni, l'avarizia,
i cattivi pensieri, il non poter sopportare gli altri ecc.
Volere strappare e sradicare tutte queste cose non servirebbe a niente, anche disfacendosene, forse, in una certa misura,
esse rispuntano. Allora c'è una sola via di uscita perfetta e benedetta: puoi essere crocifisso con Cristo e morire a tutto quello
che ti tiene prigioniero e di cui sei schiavo. Se tu strappi le foglie di un albero in estate, altre spunteranno perché c'è della vita
e dell'attività nell'albero; ma quando l'inverno arriva, tu non hai bisogno di toccare le foglie con un dito, cadono lo stesso,
perché in quel periodo una specie di morte entra nella natura e per tutto il tempo che questa morte dura non rispunta
niente.
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Sono stato crocifisso con Cristo
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Che sia ben presto la fine dell'autunno per la tua natura peccatrice, caro lettore, accompagnata da un abbondante caduta di
foglie! Si che possa esserci un inverno eterno per la tua carne e un'estate eterna per il tuo spirito! Che il tuo sole sorga, come
dice Isaia, per non tramontare più! Amen.
17. Reso conforme a lui nella sua morte
“Affinché possa conoscere.... la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte” (Fil.3:10);
“perché se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo anche per una
resurrezione simile alla sua” (Rom. 6:5).
Le sofferenze che ci rendono simili a lui nella sua morte sono le sofferenze citate a pag. 11, 4° capov. n. 2. Le sofferenze che
derivano dalla rinunzia a se stessi e dalla morte sulla croce della nostra volontà.
La gloria e la luce nella resurrezione dei morti saranno molto differenti (1 Cor. 15:41-42) saranno proporzionali alla nostra
unione con Lui, alla conformità nella sua morte, durante il tempo della grazia quaggiù. Da parte sua Paolo aveva appreso
molto dalla vita di Cristo, quello che non aveva ancora afferrato era questa piena e completa unione con Lui nella sua morte;
egli perseguì questo scopo e cercò di raggiungerlo, la stessa cosa dobbiamo fare anche noi.
Quando ci consideriamo fedelmente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, crocifissi con Cristo, se restiamo sulla croce,
allora si produce veramente, poco a poco, una morte del peccato. Sulla croce saremo resi simili a Cristo e nella misura in cui
saremo resi simili a Lui, lo spirito in noi sarà reso simile alla sua vita di gloria.
Alla resurrezione dei morti riceveremo un corpo glorificato che corrisponderà alla vita di gloria della quale il nostro spirito
avrà partecipato quaggiù, nel corso della nostra vita; cioè nella misura in cui noi saremmo stati resi simili a lui nella sua
morte.
La conformità nella sua morte diventerà conformità di vita.
Se una tale morte non si produce realmente nella nostra vita ne deriva il fatto che, in verità, non crediamo a questa morte.
18. Considerarsi come realmente morti al peccato
“Così anche voi fate conto d'esser morti al peccato, ma viventi a Dio in Cristo Gesù” (Rom. 6:11).
Non si deve considerare questo “fate conto di” come se non si trattasse di una morte reale. Le parole “fate conto di” non si
trovano nel testo originale. Se crediamo che la Parola vuoi dire che siamo realmente viventi per Dio, allora dobbiamo, allo
stesso modo, credere che dobbiamo essere realmente morti al peccato.
Le parole “fate conto d'essere morti” significano: come realmente morti o come quelli che sono veramente morti. Ecco
giustamente il punto cruciale (in questa questione come per il cristianesimo in generale): bisogna che ci sia del reale, del
vero! Quando si è più o meno increduli, come sfortunatamente lo è la maggioranza, si legge subito come morti come se
fosse scritto “simili o rassomiglianti alla morte”.
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
Ecco il problema, perché cercare di essere morto o sembrare morto? Migliaia di persone hanno ritenuto ciò vano e con
ragione. È perché non hanno ricevuto parte al mistero di credersi realmente morti con Cristo, hanno spesso abbandonato il
desiderio di ricevere una piena vittoria su tutto il peccato.
Come può dunque un uomo, realizzare d'essere crocifisso con Cristo. Unicamente per la fede! Per la fede nell'opera
compiuta, per la fede che la nostra vera morte al peccato fa parte dell'opera compiuta, per la fede nei versetti della Scrittura
che si riferiscono a questo argomento. È questo mistero della fede che si tratta di mantenere in una coscienza pura. Allora
non “come se”, ma veramente, realmente.
19. Battezzati nella sua morte
“Ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Rom. 6:3). Si ce ne
sono sfortunatamente molti che non lo sanno; la maggioranza sa appena che è battezzata per poter dire che è battezzata e
non sa niente altro.
Ma il battesimo non è soltanto qualcosa che bisogna fare, ma esso è invece l'impegno di una buona coscienza con Dio (1 Pt.
3:21). Chi è battezzato fa un'alleanza o un contratto con Dio. A quale scopo? Per morire a se stessi, per mantenere crocifissa
ogni giorno la carne, con i suoi desideri e le sue passioni, perché la propria volontà sia condannata completamente a morte e
venga giustiziata con fedeltà ogni volta che si ripresenta; perché il vecchio uomo venga detronizzato e rimanga in tale stato,
per poter camminare in novità di vita. È impossibile riuscirvi in un altro modo.
“Noi siam dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti
mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita” (Rom. 6:4).
Noi siamo battezzati in Lui che è morto per noi e siamo battezzati per morire a noi stessi e al peccato, sulla croce del Golgota.
20. Voi siete morti...: Fate dunque morire!
Col. 3/3-9
In verità noi siamo tutti morti nel e per mezzo del corpo di Cristo o almeno dovremmo tutti essere morti ed è proprio per
questo che ognuno deve avere cura, ora, che ciò si realizzi veramente per la fede. Per questo Paolo dice: “Fate dunque
morire!”. Abbi cura , ora, che questo si realizzi realmente in te! Che cosa deve morire? Tutto! Tutto quello che non
appartiene a Dio! Tutto quello che viene dalla carne! Perciò viene detto ai versetti 8 e 9: ”Ma ora deponete anche voi tutte
queste cose (cioè le opere della carne): ira, collera, malignità, maldicenza e non vi escano di bocca parole disoneste, non
mentite gli uni agli altri (non son che alcuni esempi) poiché avete svestito l'uomo vecchio coi suoi atti”, si tratta di un ordine
per tutto il popolo di Dio: “Fate dunque morire!”. Che ognuno possa alzarsi per rispondere all'appello.
21. La morte agisce in noi
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
“Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; poiché noi
che viviamo, siamo sempre esposti alla morte per amore di Gesù, onde anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra
carne mortale. Talché la morte opera in noi...” (2 Cor. 4:10-12).
L'azione della morte è quella di far morire, di condurre nel regno dei morti. In senso generale conduce una persona dopo
l'altra nel regno dei morti. Anche spiritualmente si è condotti individualmente alla morte sulla croce del Golgota. Ma l'azione
di questa morte non consiste nel condurci individualmente nella morte, una volta per sempre, ma il nostro io è condotto in
questa morte sempre più.
È in questo modo che la nostra santificazione progredisce e siamo chiamati a ricercarla. L'espressione dei versetti sopracitati
è molto significativa: “Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù”. In ogni momento dobbiamo avere questa
morte a portata di mano per potere incessantemente consegnare alla morte tutto il nostro essere affinché la vita di Cristo
possa manifestarsi nella nostra carne mortale, perché chi perde la propria vita ritroverà, per mezzo della morte, la vita di
Cristo.
Così, la morte opera in noi, distrugge l'io e lo rende libero all'azione dello Spirito, al pensiero e alla vita di Cristo che ci
riempiono così di più in più.
22. Se muore...
“In verità, in verità io vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo ma se muore produce
molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna” (Giov. 12:2425).
Sì, se muore! Ecco il problema! Ma quanti uomini non sono attaccati ai loro beni? Quanti non si difendono? Quanti non
cercano di mantenere e curare la propria vita?!! E tutto questo a loro rovina! Più o meno tutti gli uomini pensano che
bisogna difendere e mantenere i propri beni il meglio possibile e per tale scopo usano tutta la loro intelligenza, forza e
capacità. Credono che si deve arrivare più in alto possibile in questo mondo e non pensano che è proprio il contrario che è
vantaggioso.
I versetti precedenti spiegano il motivo per cui Gesù parlò così. Egli rispose in questo modo ad alcuni Greci che volevano
vederlo. Gesù capiva molto bene che i loro pensieri andavano in una falsa direzione, pensavano di vedere una persona
particolarmente grande, brillante e nobile, una specie di signore come ne avevano già conosciuti, solamente ancora più
grande!
Ma chi era Gesù? Era un maestro che andava in un'altra direzione, un maestro nell'abbassamento! Era dolce e umile di
cuore e non aveva un aspetto da attirare i nostri sguardi, ben presto giunse alla fine del cammino, crocifisso su una croce,
fuori della città, sul Golgota, con un brigante per lato, rifiutato e abbandonato dagli uomini e infine anche da Dio!
Perché caro lettore, se vuoi abbandonare l'intero tuo essere e come il granello di frumento, per tutto il tempo della tua vita,
cadere in terra e morire allora non avrai vissuto inutilmente su questa terra, ma porterai molto frutto come lo portava Gesù.
Quali frutti enormi la sua vita (la sua morte) ha portato!
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
23. Sulla croce moriamo ugualmente alle opere religiose, umane, carnali
Quello che vale, dice Paolo, è l'essere una nuova creatura. Quello che non vale e non sussisterà è innanzitutto il peccato, poi
è la volta di tutto il resto, di tutto quello che non appartiene alla nuova creatura. Dobbiamo anche morire a tutto ciò che
possiamo qualificare come opere umane, esse devono cessare! E questo costituisce già un capitolo a parte!
Che grande numero di opere e di invenzioni umane che hanno origine da buone intenzioni, ma causano lo stesso del danno
perché tutte queste cose sono fuori della Parola. Chi parla nell'assemblea deve parlare come la Parola di Dio e chi fa
qualcosa deve anche farlo in armonia con la Parola di Dio.
All'inizio del discorso si possono mettere tutti i sistemi e i partiti religiosi con le loro ricche invenzioni! Che cosa sono dunque
le chiese e le comunità religiose? Una vana opera degli uomini! In quale passo della Bibbia se ne parla? Citare capitolo e
versetto! Che cosa sono, per esempio, le chiese di stato, le chiese battiste, le chiese pentecostali, ecc.? Citare capito e
versetto! Che cosa significa farsi chiamare prete o pastore dopo avere frequentato certe scuole ed avere dato alcuni esami?
Citare capitolo e versetto! Non è altro che vanità, uno strumento per guadagnarsi la vita, il desiderio di dirigere, di dominare,
e una inutile follia!
Tutto ciò è utile e necessario? No! È un peso, un inciampo, una vanità e una sciocchezza. Sì, è una sciocchezza ridicola! E
quando i pastori assumono un tono di voce particolare per pregare allora si comportano agli occhi delle persone spirituali
come dei buffoni; puoi sentire il loro desiderio di sollevarsi al di sopra degli altri.
Si deve appartenere a un partito, avere una denominazione ed essere iscritti nel registro di un'assemblea, dicono. Ma dove
è scritto questo? Citare capitolo e versetto! A quale denominazione appartenevano i primi apostoli e cristiani? Citare
capitolo e versetto! No, mio caro amico ben intenzionato, ma così ignorante malgrado il tuo sapere, questa è una
menzogna. Non abbiamo bisogno di questo come non ne avevano bisogno i primi cristiani. Al contrario, queste cose sono
causa di perdite indicibili e inimmaginabili.
I partiti sono opera della carne (Gai. 5:19-21), del peccato manifesto delle opere del diavolo. Bisogna dire che sarebbe
veramente troppo audace dire che sono necessari per fare progredire il regno di Dio in questa terra!
C'è una enorme quantità di opere umane tra il popolo di Dio, qui ne abbiamo dato solo qualche semplice esempio a mo' di
introduzione.
Non sono le persone del mondo che si oppongono di più alle verità di Dio, no, ancora oggi, come ai tempi di Gesù, sono le
persone religiose che si oppongono di più alla verità, e soprattutto le guide religiose per le quali la religione è un mezzo per
guadagnarsi la vita; esse difendono il loro “pane quotidiano” invece di amare la verità.
Com'è doloroso, com'è spregevole! Perché avevano gridato: “Toglilo di mezzo! Crocifiggilo!”? perché Gesù li aveva talmente
amati che aveva detto loro la verità!
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Sono stato crocifisso con Cristo
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24. Riconciliare ambedue in un corpo unico con Dio, mediante la croce
Ef. 2:16
È estremamente difficile conciliare le persone, specialmente sui punti principali e sulle cose più importanti. Quando questa
impresa riesce, si considera un capolavoro; ma in Gesù Cristo siamo chiamati a divenire uno, completamente e in ogni
punto, come le membra di uno stesso corpo, uniti gli uni con gli altri e uniti con Dio.
Possiamo dire che gli uomini sono impossibili, litigano e si combattono e sono disuniti sia nelle grandi che nelle piccole cose,
per tutto il tempo che vivono! Sì, quest'ultima espressione “per tutto il tempo che vivono”, rappresenta il punto cruciale; per
questa ragione Cristo ci ha preso con Lui nel e per mezzo del corpo di cui si è vestito sul legno della croce.
Possiamo dire, spiritualmente parlando, che i chiodi della croce ci attraversano la carne e che trattengono tutti i credenti
insieme. Quando possiamo vedere questo per la fede e ritenerlo con fermezza, solo allora ci potrà essere una vera unità,
una unità durevole e che cresce costantemente.
Nello stesso modo che la nostra crocifissione con Cristo rappresenta l'unione di ciascuno di noi con Dio, rappresenta anche
l'unione di ognuno con gli altri. Che magnifica parola la croce! Che potenza e che azione meravigliosa !
25. “Se fate morire...” e non altrimenti
“Perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete”
(Rom.8:13).
Vivere secondo la carne è la stessa cosa che compiere i desideri della carne (Ga. 5:16), o di fare le opere della carne, è la
stessa cosa che fare il peccato o violare la legge; una violazione delle leggi divine che si conosce in anticipo.
Se continuiamo a vivere secondo la carne, a vivere nel peccato, noi moriremo; ma quando non viviamo secondo la carne,
quando abbiamo cioè crocifisso la carne con i suoi desideri e le sue passioni, siamo allora crocifissi a tutto quello che
sappiamo essere peccato. E se mortifichiamo le opere del corpo, mediante lo Spirito, allora vivremo.
Le opere del corpo sono un'altra cosa delle opere della carne. Le opere della carne indicano tutte le cattive azioni che
conosciamo come tali ancora prima di farle; mentre le opere del corpo indicano ogni azione che una luce più grande ci rivela
come cattiva, dopo che noi l'abbiamo fatta. I peccati ai quali la nostra mente, o il nostro “io illuminato” non ha partecipato
sono le opere del corpo.
Due cose sono necessarie per vivere e per seguire Cristo: 1) che non viviamo più secondo la carne e che deponiamo le sue
opere. 2) Che le opere del corpo siano uccise (giudicate, che ce ne allontaniamo) ogni volta che vengono alla luce. 1) Che non
facciamo più quello che sappiamo che è cattivo. 2) Che continuamente smettiamo di fare quello che ho potuto constatare
che era cattivo dopo un'azione.
Non possiamo odiare e crocifiggere quello che non sappiamo che è cattivo, ma possiamo e dobbiamo crocifiggere secondo
la luce che abbiamo ricevuto.
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
26. Vuoi morire a te stesso?
In che modo può realizzarsi? Per mezzo della fede. Ora è scritto: “Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita
eterna (la vita vittoriosa) alla quale sei stato chiamato” (1 Tim. 6:12), “Quali devono essere la santità della vostra condotta e
la vostra pietà!” (2 Pt. 3:11).
Ma ognuno capisce che non c'è nessuno che cerca di afferrare questa fede, di essere crocifisso a qualche cosa che desidera
mantenere; di conseguenza prima di poter afferrare la fede per essere crocifisso con Cristo, dobbiamo essere stanchi di noi
stessi e di tutto ciò che ci appartiene. Sì, dobbiamo essere spossati di fatica a causa del peccato e di tutte le nostre azioni, in
modo da essere riconoscenti di potere essere crocifisso con Cristo, riconoscenti di riceverlo come Maestro e conduttore
della nostra vita.
Quando abbiamo questa intenzione, allora Dio avrà anche cura di darci l'occasione di afferrare la fede per essere crocifissi
con Cristo.
Due cose sono, dunque, necessarie per essere crocifissi con Cristo: 1) II volere! 2) II credere!
27. Gli immensi effetti di essere crocifisso con Cristo
Una vita vittoriosa
Sfortunatamente ce ne sono pochi che credono ad una vita di vittoria. Molti vi hanno provato, ma hanno abbandonato
come un caso disperato, senza darsene poi alcun pensiero. Non c'è niente di cui stupirsi quando si ignora che è possibile
essere crocifissi con Cristo, che è possibile morire mentre siamo ancora in vita.
È impossibile vincere il peccato se non siamo crocifissi con Cristo; il vecchio uomo non può vincere, qualunque sia il suo
sforzo o l'aria pia che possiede, ma, al contrario, può essere crocifisso e detronizzato.
Quando non crediamo che il vecchio uomo è crocifisso è impossibile vincere, al contrario quando invece crediamo che è
crocifisso, è impossibile peccare. L'uno o l'altro, le due cose non possono essere presenti allo stesso tempo; se la crocifissione
è presente, allora il peccato è lontano, ma se il peccato è presente allora la crocifissione è lontana.
Il riposo in Dio
Uno dei più grandi beni, in questo mondo, è di avere il riposo in Dio, d'essere calmi e fiduciosi in mezzo ad ogni difficoltà,
attraverso ogni tempesta della vita, nelle angosce e nelle avversità, e in ogni specie di situazione dolorosa.
Questo è assolutamente impossibile senza essere crocifissi con Cristo. “Ma gli empi sono come il mare in burrasca che non
può calmarsi, e le cui acque cacciano fuori fango e pantano. Non c'è pace per gli empi, dice il mio Dio” (Is. 57:20-21).
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Sono stato crocifisso con Cristo
di Elias Aslaksen
Il vecchio uomo è impossibile, è talmente agitato che non può riposarsi, ha molte preoccupazioni perché ci sono molte cose
che deve considerare e che teme di perdere, è pieno di dubbi e di diffidenza. Il vecchio uomo è condannato a morte ed è per
questo che c'è continuamente paura ed inquietudine in lui.
Sì, esaltiamo Dio per questa salvezza unica e questa liberazione eccezionale; Crocifisso con Cristo! Ora ci sarà pace, riposo e
sicurezza; ora entreremo nel riposo di Dio e saremo come Gesù quando dormiva nella barca durante la tempesta sul lago di
Gennesaret.
Crescita
Non c'è crescita spirituale senza la crocifissione della carne; se non siamo crocifissi con Cristo, viviamo secondo la carne, sotto
la legge, siamo schiavi della legge e del peccato e non facciamo alcun progresso.
Possiamo acquistare maggiori conoscenze bibliche, imparare a comportarci bene e a parlare bene, ma la crescita spirituale è
malata e contaminata, non facciamo che peccare e chiedere perdono, peccare e chiedere perdono... e ciò fino all'infinito!
È nella natura delle cose che le vecchie abitudini appaiano e ricompaiano quando il vecchio uomo vive ed opera; ma un
simile fatto è in opposizione assoluta con il termine di crescita.
Si può parlare, in verità, di una crescita spirituale dopo che ci siamo visti, per la fede, crocifissi sulla croce con Cristo.
La vita nell’assemblea
È così caratteristico quello che si dice in un cantico: “Se siamo sulla croce, possediamo lo Spirito di unità e di amore”, e in
altro cantico ancora: “Com'è dolce riunirsi quando la carne è crocifissa”. Sì, in quel momento c'è l'edificazione e molte altre
buone cose, allora i rapporti reciproci, che sono veramente la cosa più difficile, divengono benedetti.
Così come una sola persona non può avanzare sul cammino senza essere sulla croce con tutto quello che gli appartiene, allo
stesso modo un'assemblea non può crescere insieme senza che ognuno sia crocifisso.
E in altri termini, la chiesa del Dio vivente, il corpo di Cristo, consiste solo di persone che sono o che saranno crocifisse con
Cristo, altrimenti il corpo non può crescere, il vecchio uomo che non è crocifisso glielo impedisce.
Conclusione
Coloro che disprezzano il poco ma necessario inizio, la fede che Cristo è stato crocifisso per noi, e quelli che esaltano questo
inizio ma rifiutano o disprezzano la grande conseguenza, cioè la fede d'essere crocifisso con Cristo, sono ambedue sciocchi.
Che Dio possa, in questo tempo, rivelare questo mistero benedetto della fede a molti cuori affamati e languidi! Amen.
Elias Aslaksen
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