I t i n e r a r i
Testo e foto di Guido Boi
I laghetti smeraldini e le cascatelle
che si formano
durante il periodo
delle piogge
URZULEI
VIAGGIO TRA LE
BELLEZZE DEL
SUPRAMONTE
C
oloro che frequentano ormai
da anni le
meraviglie
naturalistiche
della Sardegna e
hanno girato in
lungo e largo l’isola
scoprendone i suoi angoli
più remoti e segreti, sa che esiste un territorio, una particolare regione, dove la
natura ha dato forse il meglio di se.
Guidata da una forza invisibile e primordiale, come un pittore espressionista nel
suo più intenso momento di verve creativa, essa ha modellato e inciso nel corso
nei secoli uno straordinario paesaggio di
selvaggia bellezza. Parliamo di Urzulei, e
delle sue meraviglie naturali, vere e proprie perle incastonate in un contesto naturale fuori dal comune.
Qualcuno ha scritto che chi non conosce
la montagna di Urzulei non conosce a
fondo la nostra isola, ebbene si tratta di
un’affermazione che soltanto chi ha
esplorato a fondo quest’aspro territorio
potrà comprendere appieno nella sua
interezza. Proprio a causa della sua tormentata orografia, della quasi assoluta
mancanza di sentieri segnati, e del profondo isolamento che si avverte fra queste
vallate,(non a caso l’area viene da molti considerata come una delle più wilderness d’Italia), coloro che vorranno avventurarsi al suo interno per scoprirne le meraviglie dovranno farlo quasi con deferenza, nell’assoluto
rispetto di un territorio che seppure difficile e impervio regalerà a coloro che avranno la pazienza e costanza di
scoprirlo emozioni a non finire. Urzulei, che conta poco più di 1500 abitanti e la cui economia è ancora oggi in
prevalenza agropastorale, è situato a 500
mt slm su un ripido versante ai piedi del
Supramonte ed estende i suoi confini
all’interno di un territorio di circa 130 km2.
Tutta la zona, abitata dall’uomo sin dall’epoca preistorica, è caratterizzata da
numerose testimonianze archeologiche di
notevole interesse, tra cui le bellissime
tombe dei giganti di S’Arena, quella di Sa
Carcara, il nuraghe Perdeballa, il villaggio
nuragico di Or Murales, e il rinvenimento,
all’interno della grotta Sa Domu e S’Orku,
della famosa statuetta nuragica “La madre
dell’ucciso”, conservata oggi al Museo
Archeologico di Cagliari.
All’alba di un sabato di novembre partiamo da Cagliari alla volta di Urzulei.
Giunti in paese, transitiamo lungo le antiche viuzze ancora annebbiate dalla
foschia del primo mattino senza incrociare un solo abitante, l’aria è molto fresca e
il paesaggio intorno a noi comincia a scoprirsi pian piano grazie ai raggi solari che
lentamente compaiono all’orizzonte.
Pischina Gorroppu,
il laghetto che
segna l'inizio dell'omonima gola.
Il paese di Urzulei
visto da Punta Is
Gruttas.
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accompagnano lungo la sterrata di avvicinamento che
prosegue poi su strada lastricata e giunge dopo circa
2,5 km agli ovili di Sedda Ar Baccas, luogo di partenza di numerose escursioni nella zona. Faremo qui il
nostro campo, su un pianoro a pochi metri dallo storico ovile, ancora in discrete condizioni nonostante i
130 anni trascorsi dalla sua costruzione. Lasciamo il
campo, circondati dai maiali che ci osservano a debita distanza e dopo neppure 100 metri di cammino
giungiamo innanzi alla prima meraviglia: un magnifico esemplare di tasso di circa 500 anni divenuto
monumento nazionale grazie a un’iniziativa del
Ministero dell’Ambiente volta a scegliere i 20 patriarchi più belli delle foreste italiane. Il taxus-baccata di
Urzulei è stato scelto a rappresentare la Sardegna.
Il monumentale tasso
Procediamo sul sentiero principale e dopo poche decine di metri deviando leggermente sulla sinistra raggiundi Campu Sa Carcara,
giamo la tomba dei giganti di Sa Carcara, coperta in parte da alcune pietre che ne nascondono il profilo.
monumento naturale.
Proseguiamo ancora in leggera discesa tralasciando una deviazione sulla destra che in direzione nord-est ci porterebbe nell’alveo della Codula Orbisi, e dopo alcune centinaia di
metri deviamo invece sulla sinistra (nord) seguendo il sentiero con- oltre 35 km di gigantesche e
trassegnato da alcuni sbiaditi segni rossi e da scarsi omini di pietre
inoltrandoci verso “S’Ischina ’e s’Arraiga”, la cresta spartiacque che spettacolari sale, torrenti sotterrasepara il canyon del Rio Flumineddu da quello della Codula Orbisi.
D’improvviso il sentiero si allarga e la vista si apre a rivelare una nei, grandi laghi e cunicoli sommersi
delle più belle vallate della Sardegna, senza dubbio la più imponente e selvaggia dell’Isola. Il panorama è magnifico: di fronte gli strati calcarei di Sa Giuntura, alla nostra destra
la grotta Donini, da cui durante le piene fuoriesce roboante la cascata di Su Cunnu 'e s'Ebba; a sinistra, in lon-
La poderosa forza
dell’acqua ha eroso
gli strati calcarei
formando profonde
incisioni e passerelle naturali,
laghetti smeraldini
e candidi ciottoli
circondati da fioriture di oleandri.
Lo spettacolare salto di
35 metri direttamente
nell'antro della grotta
aperta di Pischina
Urtaddala.
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Usciamo dal paese rientrando nella S.S. 125, deviamo a sinistra in direzione Dorgali e dopo circa 3 km giungiamo al valico di Genna Cruxi (km 177.500); qui svoltiamo a sinistra in direzione ovest e risaliamo Punta Is Gruttas
fino a raggiungere a quota 950 mt il vasto altipiano di Pranu Campu Oddeu. Percorrendo questa depressione
pianeggiante molto estesa, disseminata qua e là da bassi arbusti e rari ginepri piegati dal vento, giungiamo innanzi a un bivio (si tratta della prima ma anche ultima indicazione che avremo all’interno del territorio). Il cartello
indica a sinistra la direzione per raggiungere la piana di Fennau, luogo d’accesso per visitare le monumentali
tombe dei giganti di S’Arena, la straordinaria grotta di Sa Rutta ‘e s’Edera o per raggiungere, dopo aver guadato
il Rio Flumineddu, il Supramonte di Orgosolo. Procediamo invece dritti, fino a raggiungere il ponte in cemento
in zona Codula de Sa Mela, continuiamo sempre sulla strada principale e raggiungiamo dopo diversi saliscendi
gli ovili di Campo Bargios. Qui, il bosco ricompare intatto, con esemplari di lecci antichissimi ed enormi che ci
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La cresta spartiacque
che permette di scendere nella zona di Sa
Giuntura. Da qui è visi-
tananza, sono appena visibili i contrafforti calcarei dei
nuraghi Mereu e Gorroppu circondati dalla foresta di
Sas Baddes, in territorio di Orgosolo; davanti a noi,
infine, la spaccatura dell’imponente orrido di
Gorroppu. Discendiamo velocemente lungo la panoramica cresta di roccia e la meraviglia unita ai commenti entusiasti di chi ancora non aveva visitato la
zona non tardano a sopraggiungere. In breve siamo a
Sa Giuntura, la confluenza fra la Codula Orbisi, la
gola del Flumineddu e il rio Titione di Orgosolo; qui,
nel corso dei millenni, la poderosa forza dell’acqua
ha eroso gli strati calcarei formando profonde incisioni e passerelle naturali, laghetti smeraldini e candidi
ciottoli circondati da fioriture di oleandri e da bellissimi esemplari di pancrazio illirico. Pochi metri più in
là le acque provenienti dalla Codula Orbisi e dalla
grotta Donini formano una cascatella che in caso di
piena diventa veramente spettacolare, regalando ai
pochi fortunati che hanno la fortuna di assistere uno
spettacolo grandioso. Proseguendo lungo l’alveo
giungiamo al laghetto denominato Pischina
Gorroppu, che segna l’inizio dell’omonima gola, da
qui il proseguimento verso l’interno è possibile solo
con l’utilizzo delle corde.
Una volta risalito a ritroso il ripido schienale di roccia
di S’Ischina 'e S’Arraiga, è possibile, deviando in direzione nord-est, scendere lungo un ripido e pietroso
sentiero e visitare l’ultimo gioiello: la grotta aperta di
Pischina Urtaddala. La cavità, importante risorsa idrica per i pastori che frequentavano la zona, è un piccolo capolavoro naturalistico; l’enorme volta ricopre
uno splendido lago, e i raggi del sole filtrando, colorano l’ambiente di riflessi soffusi, contribuendo a creare un’atmosfera quasi misteriosa e surreale, di enorme
fascino e suggestione.
LE VIE SEGRETE
DELL’ACQUA: LE GROTTE
In alto: La cascata della
Grotta Donini, battezzata dalla gente del posto
con il toponimo di Su
Cunnu 'e s’Ebba, la
"vulva della cavalla”.
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In tutto il territorio calcareo del Supramonte l’acqua in
superficie è totalmente assente a causa del terreno carsificato e della permeabilità della roccia che assorbe
l’acqua piovana rendendo le codule e l’alveo delle
gole completamente asciutti. L’acqua stessa, infiltrandosi nelle fratture del sottosuolo, comincia però ad
allargarle provocando nel tempo un’estesa erosione
sotterranea. Si formano così le prime grotte che col
tempo si uniranno a formare un'unica grande cavità.
L’acqua intanto, non potendo penetrare oltre in profondità comincia a scavare in senso orizzontale, mentre le
valli erose e modellate dagli elementi diventano gole e
forre al cui interno si aprono spesso le grotte stesse.
La straordinaria forza dell'erosione ha potuto così
creare in questo territorio alcuni fenomeni ipogei di straordinario interesse, tra i più importanti di tutta l’isola. Da
citare il complesso carsico di Su Palu–Suspiria, il cui ingresso è situato a pochi metri dall’alveo della Codula di
Luna. Si tratta del più lungo dell’isola per estensione e del terzo in Italia, oltre 35 km di gigantesche e spettacolari sale, torrenti sotterranei, grandi laghi e cunicoli sommersi, un mondo sotterraneo che richiede una buona
dose di sacrificio ed esperienza per essere visitato. Degna di nota è anche la grotta denominata Sa Rutta 'e
s'Edera, con un fiume sotterraneo che scorre al suo interno e un sistema idrogeologico vastissimo. Una citazione a parte merita la Grotta Donini, un ambiente a metà tra grotta e forra, praticamente una gola sotterranea.
bile un magnifico panorama su tutta la vallata.
Nella pagina accanto:
l'orrido del
Flumineddu, l'imponente gola che separa il
Supramonte di Urzulei
da quello di Orgosolo.
L’ingresso, situato nel greto della Codula Orbisi, permette di accedere a un ambiente estremamente suggestivo
con gigantesche marmitte e un numero infinito di laghetti da oltrepassare a nuoto. Dopo cinque salti da superare in corda doppia, si raggiunge la base per l’ultimo spettacolare salto di 50 metri direttamente dal ventre della
montagna, ovvero laddove fuoriesce, durante le piene, la cascata denominata Su Cunnu 'e s’Ebba.
GOLE E CANYONING
Il canyoning, o torrentismo, consiste nella discesa di strette gole, cascate o torrenti utilizzando le tecniche alpinistiche (corda, imbrago e moschettone) e nel percorrere dove possibile alcuni tratti a nuoto o tuffandosi nelle
pozze create dallo scorrere dell'acqua. Si tratta di una disciplina sportiva che sta acquistando sempre maggiore
interesse anche in Sardegna dove la bellezza dei paesaggi e degli ambienti attraversati sopperisce alla minima
portata idrica. Una particolarità di questa disciplina è che una volta intrapresa la prima discesa non è più possibile tornare indietro, e si rende necessario, di conseguenza, l’intero attraversamento. In questi luoghi inaccessibili, dove il vuoto subentra sotto i piedi e per andare oltre si rende indispensabile l’ausilio di attrezzatura alpinistica, il fascino e la suggestione di questo territorio raggiunge il suo culmine: si procede in una serie di emozionanti salti lungo un continuo alternarsi di ambienti incontaminati e selvaggi, dove neppure i più arditi pastori e
cacciatori hanno mai avuto accesso, e che solo oggi, grazie alla tecnologia, è possibile percorrere interamente.
Anche in questo caso, Madre Natura è stata oltremodo generosa, modellando in questa zona le più belle e famose gole di tutta l’isola, percorse ogni anno da amanti del canyoning provenienti da tutta Europa. Oltre alla summenzionata grotta Donini, entrata da tempo fra i classici del torrentismo sardo, esiste una gola che per la sua
estensione e importanza geografica, nonché per la sua
smisurata bellezza e l’impegno che richiede può essere considerata la più importante della Sardegna: la
gola del Flumineddu. Scavata nei millenni dal Rio
omonimo, la forra, scenografica e imponente, segna il
confine fra il supramonte di Urzulei e quello di
Orgosolo. L’intero attraversamento, compreso il tratto
che poi penetra nella gola di Gorroppu tramite il lago
sifone e prosegue in territorio di Dorgali richiede circa
15 ore di faticosa progressione, l’uso dell’indispensabile materiale alpinistico e una muta per nuotare e
oltrepassare i vari laghetti. Non meno affascinante ma
d’impegno più modesto è l’attraversamento della
Codula Orbisi, dove un ambiente selvaggio e del tutto
integro si alterna a scorci vertiginosi e panoramici
sulla vallata sottostante. Spettacolare e degno di nota
è l’avvincente salto di 35 metri che porta direttamente all’interno della grotta aperta di Pischina Urtaddala.
Tomba dei Giganti di
Serena.
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Viaggio fra le bellezze del Supramonte