“Il Verde e il Blue: Giovani per la
Sostenibilità Ambientale”
Provincia Regionale
di Palermo
Provincia Regionale
di Trapani
Provincia Regionale
di Agrigento
Provincia Regionale
di Messina
PREMESSA
Nel quadro della Convenzione tra il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei
Ministri (Dipartimento) e l’Unione delle Province d’Italia (UPI) del 17 febbraio 2010, è stata avviata
la terza edizione dell’Iniziativa Azione ProvincEgiovani finalizzata a sperimentare un intervento integrato ed efficace di vasta area in materia di politiche giovanili.
La Provincia Regionale di Palermo è capofila del progetto “Il verde e il blue: giovani per la sostenibilità ambientale” finanziato a seguito dell’avviso pubblico dell’Unione delle Province Italiane Azione Province Giovani 2010, altri partner sono le province di Agrigento, Messina , Trapani .
Il progetto ha inteso valorizzare i territori in cui hanno sede le riserve naturali delle quattro province
partner, offrendo a 60 giovani residenti nei territori individuati, la possibilità di approfondire tematiche di educazione ambientale, sviluppo sostenibile e lotta ai cambiamenti climatici ed offrendo
loro, nello stesso tempo, l’accrescimento di un bagaglio culturale spendibile in un futuro ingresso
nel mondo del lavoro.
Gli obiettivi prioritari del progetto sono:
- promuovere nei giovani destinatari diretti e indiretti del progetto comportamenti consapevoli di
rispetto e la tutela dell'ambiente e delle sue risorse;
- trasmettere contenuti teorico-pratici nella tematica di educazione ambientale, sviluppo sostenibile
e lotta ai cambiamenti climatici;
- trasmettere competenze che accrescano il bagaglio culturale spendibile in un futuro nel mondo
del lavoro;
- promuovere la cultura della sviluppo sostenibile;
- promuovere la partecipazione dei giovani;
Gli obiettivi specifici sono:
- attivare un INFO-POINT nei comuni o nelle riserve individuati per offrire le informazioni ai turisti;
- coinvolgere i giovani nella progettazione di politiche ambientali a livello locale attraverso la realizzazione di percorsi didattici, di opuscoli didattici ed opuscoli informativi, di materiale divulgativo
da utilizzare negli INFO-POINT;
- implementare l’attività turistica già abbastanza fiorente nei comuni con la proposizione di percorsi
naturalistici, nel rispetto dell’ambiente.
La Provincia Regionale di Palermo ha individuato la riserva delle Serre di Ciminna, la Riserva di
Chiarastella – Bagni di Cefalà Diana e la Riserva di Capo Gallo.
La provincia Regionale di Agrigento ha individuato le Grotte di Sant’Angelo Muxaro, le Maccalube
di Aragona e Torre Salsa di Siculiana.
La Provincia Regionale di Messina ha individuato la Riserva di Capo Peloro, Laghetti di Marinello,
Parco fluviale dell’ Alcantara.
La Provincia Regionale di Trapani ha individuato lo Stagnone di Marsala, la Foce del Fiume Belice
e il Bosco d’Alcamo.
I giovani selezionati hanno seguito un breve Corso di Formazione, cui ha fatto seguito un momento
pratico, in cui i giovani hanno sperimentato direttamente nelle riserve l’osservazione di ciò che è
stato oggetto di studio.
I giovani, seguiti da un tutor, hanno poi progettato e realizzato power point e materiale divulgativo
per un'azione di sensibilizzazione ed informazione rivolta alle scuole superiori e ai fruitori delle riserve. Dal mese di maggio fino al mese di settembre i giovani hanno attivato uno sportello INFOPOINT in ogni territorio individuato dalle province partner o hanno affiancato le guide naturalistiche
delle riserve stesse, per offrire informazioni ai turisti e per organizzare le visite guidate di percorsi
naturalistici.
Con questo progetto si intende focalizzare l’attenzione sulla formazione dei giovani come comunità
educante ed educativa, promuovendo un’autentica educazione alla convivenza civile democratica,
ai valori civili, ai bisogni dei cittadini, che responsabilizzi i giovani a costruire il proprio futuro mediante scelte consapevoli e responsabili relativamente al rispetto dell’ambiente, promuovendo cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti sia a livello individuale che collettivo.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.
Gandhi
PRovinciA REGionAlE di PAlERMo
cAPo GAllo
La Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo, situata tra il Golfo di Mondello e Sferracavallo, ricade
nel territorio di Palermo e si estende per poco più di 585,83 ha, di cui 484, 37 ha ricadenti in zona A
e 101,46 ha ricadenti in zona B. E' costituita prevalentemente da un rilievo carbonatico e in parte
dolomitico, risalente all'era terziaria, circa 54 milioni di anni fa, formatasi dalla deposizione di sedimenti marini di mare poco profondo. In questa riserva sono presenti molti anfratti e grotte che
hanno avuto diversa genesi, come quella della Marinella legata all'erosione marina o la grotta impisu, una cavità carsica interessata solo successivamente dall'erosione marina nel cui interno sono
stati rinvenuti resti fossili di elefante nano e di ippopotamo, preziose testimonianze di una fauna
del quaternario ormai estinta. Un altro aspetto importante della Riserva di Capo Gallo e precisamente lungo il tratto litoraneo è il "trottoir a vermeti", una formazione organogena originata dall'accumulo e dalla fusione del carbonato di calcio dei gusci di, Vermetus triquetrus, un mollusco
gasteropode che vive attaccato al substrato e forma sugli scogli semisommersi dei marciapiedi dello
spessore compreso tra 10-70 cm. La riserva Naturale Orientata di Capo Gallo si presta bene, sia per
un approccio didattico, per studiare la biogeografia insulare, sia come momento educativo-ricreativo, offrendo una nuova lettura del paesaggio in cui la Natura si esprime nelle diverse declinazioni
che vanno dal mare alle alti rupi.
L'area della riserva ospita una flora vascolare di un certo rilievo, nonché specie vegetali endemiche
e rare. Sul fondale delle acque antistanti è presente la prateria a Posidonia oceanica, pianta acquatica marina che in passato veniva confusa per alga. La fascia costiera, che per le piante costituisce un ambiente particolarmente selettivo, ospita specie alofite, resistenti alla salsedine e alle
forti insolazioni, una di queste è il finocchio marino (Crithmum maritimum). Le pareti rocciose con
vegetazione casmofita, ospitano interessanti entità rupicole, come l'erba perla (Lithodora rosmarinifolia) e specie endemiche come il limonio di Palermo (Limonium panormitanum). Il sentiero di costa
offre la visione di un'area caratterizzata dalla presenza di vegetazione arborea artificiale a pino
(Pinus halepensis), arbustiva spontanea come il lentisco (Pistacia lentiscus), molte specie erbacee
annue e perenni, tra le quali la più piccola della famiglia delle Asteracea l'Evax pygmaea, che in
soli 5 cm. mette in evidenza radice, fusto, foglie e fiore. Sui suoli pietrosi e privi di vegetazione arborea ed arbustiva si è formato un paesaggio con caratteristiche di steppa. Di particolare interesse è
la florula lichenica presente nella riserva, questi organismi che sono il risultato della simbiosi mutualistica tra un fungo ed un'alga, colonizzano le rocce e il legno e li ravvivano con colori vivaci che
vanno dal giallo-arancio delle Xanthorie e delle Caloplache, al bianco-grigio delle Pertusarie, alle
macchie scure delle Verrucarie, che erroneamente vengono confuse con materiale bituminoso. Questi
organismi lavorano in silenzio nella creazione di nuovo suolo dissolvendo la roccia con i propri acidi
e demolendo la sostanza organica contenuta nei resti della biomassa vegetale. Infine, non per ul-
timo, nell'area della riserva si rinvengono alcune delle più belle orchidee spontanee, come l'Orchidea
di branciforti (Orchis brancifortii) e l'endemica Ofride di Palermo (Ophrys panormitana).
Tra le comunità faunistiche, presenti nella Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo, meritano di essere citati, diverse specie di uccelli, come quelli che abitano le pareti rocciose, tra cui il falco pellegrino
(Falco peregrinus), la poiana (Buteo buteo), e i rapaci notturni come il barbagianni (Tyto alba).
L'avifauna è composta da piccoli uccelli come merli e fringuelli che preferiscono l'area in cui è presente la vegetazione arborea ed arbustiva. Inoltre possiamo osservare molte specie di uccelli in transito come la cicogna bianca (Ciconia ciconia). Fra i mammiferi si annovera la presenza della volpe
e del coniglio selvatico. Per quanto riguarda i rettili, si rinviene la presenza di bellissime lucertole
come la campestre (Podarcis sicula) endemica, il ramarro (Lacerta viridis) e il biacco (Hierophis viridiflavus). Non meno importante è la microfauna di invertebrati lepidotteri, dit teri e imenotteri che
danno il loro importante contributo nell'impollinazione e nella rimescolanza del materiale organico
presente nel suolo come fonte di nutrimento per tutte le forme di vita che in sinergia compongono
questo habitat nella periferia della città.
All'interno della Riserva Orientata di Capo Gallo è presente "la Fossa", ovvero quel tratto costiero a
nord del monte Gallo già nota agli studiosi dell'Ottocento per la straordinaria concetrazione di beni
archeologici, naturalistici, biologici e botanici.
Dal punto di vista archeologico la Fossa vanta otto grotte: grotta del Faro, grotta della Caramula,
grotta del Buzzilino, grotta dei Vitelli, grotta dei Caprari, grotta dei Vaccari, grotta Perciata e grotta
Regina, unico santuario rupestre punico del bacino del Mediterraneo. La torre di Isola del Fico d'india
ed il rudere della torre Mazzone di Gallo, in passato rappresentavano due torri di avvistamento a
difesa dai nemici provenienti dal mare, di età moderna, invece, è l'ex Faro della Marina Militare.
cUlTURA MATERiAlE
All'interno della Riserva Naturale Orientata di Capo Gallo è presente l'agave americana, conosciuta
comunemente come zabbara, dall'arabo sabbara, il cui utilizzo è legato alla cultura contadina e
materiale dei nostri antenati. Da questa pianta è possibile ottenere ago e filo dall'apice fogliare per
la cucitura della curiera (banda in cuoio che teneva sollevata la coda dei muli) e dall'infiorescenza
della pianta si ricavavano le travi per le costruzioni degli antichi pagghiari, le biocostruzioni dove
trovavano riparo uomini e animali.
SERRE di ciMinnA
Le Montagne siciliane, con la loro estensione e distribuzione da est a ovest e da nord a sud, offrono
innumerevoli varietà di ambienti e di aspetti vegetazionali particolari: la Riserva Naturale Orientata
Serre di Ciminna, un rilievo gessoso con una quota di circa 800 m s.l.m., non fa eccezione. L'area è
composta da una delle più complete formazioni di rocce evaporitiche che si sono depositate nel
Messiniano. Durante la fase di prosciugamento del mare Mediterraneo con la chiusura dello Stretto
di Gibilterra e la diminuzione dell'apporto idrico dall'Oceano Atlantico, il bacino marino, si è trasformato in un basso lago salato, con molte zone prosciugate. Quest'area, dal punto di vista geologico e morfologico, è caratterizzata da un affioramento di gessi macrocristallini formatosi circa
sei milioni di anni fa, durante il Miocene superiore. Nell'area della riserva è possibile ammirare una
delle più straordinarie espressione di intensi e prolungati fenomeni carsici, favoriti dall'alta solubilità
dei gessi, sia superficiale con formazione di doline di crollo che testimoniano un'intensa attività carsica epigea, sia sotterranea con formazione di inghiottitoi e cavità a testimoniare l'attività carsica
ipogea, dove è possibile ammirare le caratteristiche concrezioni di gesso. Sono, inoltre, presenti
splendide cavità come la grotta dell'acqua ammucciata, il cui nome è legato alla presenza di un laghetto posto all'interno dell'ipogeo che non è di origine carsica ma si è formata a causa di fratture
dovute a movimenti tettonici.
Il versante meridionale presenta pareti molto ripide e fratturate, invece, il versante settentrionale è
caratterizzato da dolci e lievi pendii poco acclivi e questa varietà di ambienti trova una corrispondenza nel paesaggio vegetale caratterizzato dall'alternanza di ambienti di prateria, gariga, macchia
e vegetazione rupestre. Questi diversi elementi si riflettono sulla componente floristica naturale della
riserva, infatti i versanti meno ripidi, sono utilizzati per attività agro-silvo-pastorali, difatti, sono
presenti colture agrarie arboree (uliveti, mandorleti e vigneti) ed erbacee (frumento, orzo e sulla).
Qui l'area è prevalentemente caratterizzata da una flora di prateria frammista all'ampelodesmeto,
laddove è presente una rocciosità affiorante. Un altro aspetto riguardante la flora è la presenza in
modo discontinuo di arbusti tipici della macchia mediterranea: l'olivastro, (Olea europaea var. oleaster) conosciuto anche come agghiastru, ottimo porta innesto per la varietà domestica dell'ulivo, il
Teucrium fruticans, la ginestra spinosa (Calicotome villosa) e la ginestra odorosa (Spartium junceum). Le zone più aspre e scoscese sono caratterizzate da esemplari di Euphorbia dendroides, la
più grande delle euforbie europee che durante la stagione secca perde le foglie per limitare la perdita di umidità. Nella riserva, inoltre, non mancano la specie endemiche come il giacinto siciliano
(Bellavalia dubia) e la violacciocca siciliana (Matthiola incana). Sulle superfici rocciose, dove coesistono piccole crassulacee come la borracina arrossata (Sedum rubens), la borracina dei gessi
(Sedum gypsicola) e i licheni con talli fogliosi, è possibile ammirare uno spettacolo cromatico particolare, che va dal rosso al verde, all'arancione. Per tutta la primavera e l'inizio dell'estate è possibile
notare l'espressione nobile delle orchidee spontanee, che punteggiano i prati di intensi colori, tra
queste l'Ophris bertolonii, Anacamptis pyramidalis e Ophrys speculum.
La riserva naturale, vista la varietà di ambienti che la caratterizzano è un luogo di rifugio per molte
specie animali.
L'aspetto faunistico dell'area protetta è determinato principalmente dalla presenza d'inaccessibili
e ripide pareti rocciose che ospitano e offrono protezione a molte specie di rapaci diurni, come la
poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus) e rapaci notturni, tra i quali il barbagianni (Tyto
alba) ed altre specie dichiarate in pericolo di estinzione.
Invece, numerosi mammiferi, come l'istrice, trovano rifugio negli anfratti alla base di queste pareti
rocciose.
Difficili da osservare ma presenti, nonostante le loro abitudini, e il loro carattere schivo sono la mar-
tora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis) e la volpe (Vulpes vulpes).
L'etimologia della parola Ciminna, sembra provenire dall'arabo o meglio dall'aggettivo soemìn, che
significa «pingue, grasso » e dal termine siciliano minna, «mammella» (raffigurata nello stemma comunale) che rievoca la fertilità dei campi circostanti nell'entroterra a sud di Trabia e Termini Imerese.
Le Serre di Ciminna oltre a godere di una notorietà a livello europeo per le sue formazioni geologiche
di età Messiniana, per la flora e per la fauna, il territorio offre importanti testimonianze storiche ed
archeologiche, difatti in località "Pizzo Ciminna", sono presenti le tracce di un santuario del IV secolo
a.C. dedicato al culto della dea Demetra. Si trat ta di un sito che pare sia stato abitato dall'età del
bronzo fino alla conquista romana, altri due siti sono di epoca romana e uno di epoca araba. Sono
conservate nel locale museo monete con dritto testa di Core e al retro cavallo retrospiciente. Fra i
reperti in argilla e ceramica, spicca una protome barbata in argilla, resti di una ciotola con ansa ad
anello, una coppetta con piede, resti di un piatto ombelicato, diversi resti di lucerne e brucia profumi.
Oltre ai reperti archeologici, la toponomastica del luogo parla chiaro, ad esempio la Contrada Cassone (dall' arabo Kàsì, «allontanato», « fuor di mano», «inabitato», secondo altri corrisponde al casale Hasu) è un toponimo di chiara origine araba, la località Cerami ricca non a caso di ceramiti
(cocci di terracotta) è denominata in questo modo perché anticamente vi erano forni di creta cotta,
difatti a Ciminna l'industria più antica e nei tempi passati la più importante era quella dell' argilla
o creta cotta. Di essa esistono tracce nella contrada Pizzo, dove sono stati scoperti alcuni oggetti
d'industria locale e qualche vestigio di forni. Testimonianze di culti e santuari rurali sono le edicole
votive e i santuari sparsi nel territorio. La piccola chiesetta della Madonna di Loreto è localizzata
sul valico di un'importante Trazzera Regia che collega Ciminna con Villafrati, l'edicola votiva di Cozzo
Ferrato invece è costruita su uno spuntone di gesso su una delle vie di collegamento dal paese alle
Serre.
cUlTURA MATERiAlE
Particolare era l'impiego della ginestra spinosa (Calicotome villosa) per costruire la recinzione delle
mannere (luoghi per il ricovero del bestiame) e dei campi, inoltre l'impiego di questa pianta protegge
il terreno dal pascolamento eccessivo costituendo una barriera impenetrabile. I fiori della ginestra
odorosa (Spartium junceum) secondo alcune tradizioni viene usata per adornare gli altari del SS.
Sacramento (Corpus Domini).
BAGni di cEfAlà diAnA E chiARASTEllA
La Riserva Naturale istituita nel 1997 nasce per la salvaguardia di una zona di 137 ettari fra i comuni di Cefalà Diana e Villafrati, essa è gestita dalla Provincia Regionale di Palermo. La Riserva si
estende su un vasto territorio nel quale spicca Pizzo Chiarastella, un rilievo di calcare carbonatico
alla cui base si trovano i Bagni di Cefalà Diana, ovvero le terme arabe risalenti al Basso Medioevo;
sono presenti inoltre numerose grotte in cui sono stati rinvenuti graffiti preistorici e resti umani dell'età
neolitica. L'edificio dei Bagni di Cefalà si presenta come una robusta costruzione di forma quadrangolare, addossata ad uno sperone roccioso da cui sgorga una fonte di acqua calda (35,8°- 38°),
sfruttata fino a tempi recentissimi per le sue virtù terapeutiche. La presenza di una rara iscrizione
araba in caratteri cufici che decora le sue facciate ha indotto a ritenere che l'edificio risalisse all'età
islamica al punto che, ancora oggi, esso è comunemente conosciuto come "Terme arabe". Tuttavia,
nella storia degli studi la sua datazione ha oscillato dall'età romana a quella tardo-normanna. Il
Castello di Cefalà Diana è stata edificato tra il XIII e il XIV secolo, sopra una precedente costruzione
si pensa di origine musulmana, ma si hanno notizie certe solo del periodo normanno attraverso un
documento del 1121. La Riserva è nata soprattutto a tutela del particolare universo idrogeologico
ipogeo che da molti secoli è alimentato da sorgenti di acqua che si ripresentano in superficie più a
valle ad una temperatura che raggiunge i 37 gradi centigradi. Il fenomeno appare oggi in fase di
modifica ed evoluzione, pur continuando ad essere alimentato dall'acqua piovana che si raccoglie
in prossimità del bacino del Pizzo Chiarastella e di Cozzo Cavallo, punto da cui l'acqua continua ad
ingrottarsi. Lungo la via che conduce alle terme si può apprezzare la parete rocciosa con calcari
dolomiti selciferi (rocce grigio scuro con striature di selce nera).
Il paesaggio vegetale della riserva, comprende, il rilievo di Pizzo Chiarastella e le aree adiacente di
preriserva dominate da colture cerealicole, piccoli vigneti e uliveti che ne evidenziano l'utilizzo agrosilvo-pastorale. La vegetazione è caratterizzata dall'alternanza di ambienti di prateria, gariga, macchia e vegetazione rupestre. La flora spontanea prevalente annovera molte specie legate alla
prateria come l'ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus), localmente chiamato ddisa e altre
specie associate a questo tipo di habitat, come la scilla marina (Urginea maritima) e l'asfodelo mediterraneo (Asphodelus microcarpus). Un altro aspetto legato alla flora, sono le specie arbustive di
macchia mediterranea lungo i versanti, inconfondibile è l'Euphorbia dendroides, la più grande euforbia europea che impronta vistosamente il paesaggio, l'olivastro (Olea europaea var. sylvestris),
il leccio (Quercus ilex), il the siciliano (Prasium majus) e l'assenzio arbustivo (Artemisia arborescens).
Sono presenti, inoltre, specie legate alle rupi come il colorato garofano rupestre (Dianthus rupicola)
e specie endemiche come la bocca di leone siciliana (Antirrhinum siculum) e il Colchium bivonae, la
finocchiella di Boccone (Seseli bocconi subsp. bocconi). Diverse orchidee spontanee fanno la loro
comparsa nella riserva durante la primavera, particolare è l'Orchidea screziata (Orchis tridentata
scopoli), l'ofride palermitana (Ophrys panormitana) e ofride elevata (Ophrys exaltata).
Questa riserva annovera una avifauna spettacolare, quella di maggior rilievo è rappresentata dai
rapaci diurni come la poiana (Buteo buteo) che si vede volteggiare in cielo scrutando l'area di caccia,
oppure il gheppio (Falco tinnunculus) con la posizione di volo sospeso a "Spirito Santo"; nonché rapaci notturni come il barbagianni (Tyto alba) che lascia inconfondibili tracce, denominate borre,
contenente i resti non digeribili del proprio pasto; non mancano i cardellini (Carduelis carduelis), la
cappellaccia (Galerida cristata), i merli (Turdus merula), il coloratissimo gruccione (Merus apiaster),
uccello molto variopinto proveniente dall'Africa che frequenta abitualmente l'area della riserva,
caratteristici sono i suoi nidi ricavate nelle pareti aperte sabbiose dove scava dei cunicoli nella terra.
Fra i rettili è presente la biscia dal collare (Natrix natrix), il biacco (Hierophis viridiflavus), la lucertola
campestre (Podarcis sicula) ed il gongilo (Chalcides ocellatus). Per quanto riguarda i mammiferi,
sono presenti volpi (Vulpes vulpes) e donnole (Mustela nivalis) che monitorano costantemente il territorio a caccia di piccoli mammiferi, insetti e lacertidi la cui presenza è frequente e abbondante
nella riserva.
cUlTURA MATERiAlE
Facendo riferimento alla biomassa vegetale ricavata dall'ampelodesma, in passato la pianta veniva
usata per legare i covoni, ovvero i fasci di grano o fieno, per sopperire alla mancanza di lacci in materiale sintetico.
Non a caso, il termine ampelodesma deriva dal greco αμπελος=vite e δεσμος=legame, difatti
nell'antichità veniva usata per legare le viti; le foglie, lunghe e tenaci, vengono tuttora utilizzate da
artigiani per impagliare le sedie e per produrre cordami.
PRovinciA REGionAlE di AGRiGEnTo
lE MAcAlUBE di ARAGonA
La riserva naturale integrale "Macalube di Aragona", gestita da Legambiente, ricade nell’omonimo
comune agrigentino. È stata istituita nel 1995 per tutelare questo raro fenomeno geologico che rientra nel c.d. "vulcanismo sedimentario". Esso si manifesta in presenza di gas (prevalentemente metano) che, sottoposto a una certa pressione, fuoriesce portando con sé fango e acqua e dando vita
a dei piccoli coni di fango freddo, simili a dei vulcani in miniatura. Il paesaggio tipicamente lunare
delle Macalube subisce periodicamente dei mutamenti dovuti al c.d. “ribaltamento”, fenomeno parossistico che determina un’esplosione con fuoriuscita di materiale argilloso misto a gas ed acqua
scagliato a notevole altezza.
Nonostante la riserva sia caratterizzata da scarsa piovosità ed elevata salinità dei terreni, la vegetazione spontanea si è adattata a questo tipo di habitat. Così, ad esempio, da dicembre a marzo
è possibile osservare la coloratissima fioritura di 18 specie diverse di orchidee.
Ad eccezione dei mesi estivi, la riserva nel corso dell’anno è ricca di “stagni temporanei mediterranei”.
Queste zone umide svolgono un ruolo fondamentale sia per lo sviluppo della vegetazione che della
fauna. Tra le specie animali presenti troviamo il grillo talpa, la rana verde, il discoglosso dipinto, la
lucertola siciliana, il biacco, il gongilo ecc.
Gli specchi d'acqua, inoltre, sono territorio di caccia di numerosi rapaci e zona di sosta per gli uccelli
durante i periodi di migrazione.
All'interno di questa cornice si sono sviluppate molte leggende nate dalla fantasia popolare.
GRoTTA di SAnT’AnGElo MUxARo
La Riserva Naturale Integrale “Grotta di Sant’Angelo Muxaro” è stata istituita nel 2000 ed è gestita
da Legambiente. Essa riveste un interesse particolare per lo studio della circolazione idrica e per la
speleo genesi delle rocce gessose. Il complesso carsico tutelato prende il nome di “Grotta Ciavuli”.
Al suo interno sono visibili molte cristallizzazioni e una serie di forme riconducibili al fenomeno stesso,
tra cui spicca un’interessante colonna molto rara nei gessi. La cavità ipogeica si articola in due rami:
uno è attivo e si raggiunge scendendo verticalmente; qui ad un certo punto il corso delle acque continua con suggestive cascatelle che confluiscono poi in un laghetto di qualche metro di diametro. Il
ramo inattivo è la parte più conosciuta del sito e conduce ad una grande sala di crollo. Da qui, tramite due percorsi, è possibile raggiungere il corso attuale delle acque, dove la galleria raggiunge
un’altezza media di due metri ed ha una sezione circolare. In superficie, ad ovest dell’ingresso della
grotta, è presente un inghiottitoio che contribuisce ad alimentare il sistema ipogeo. Nelle vicinanze
della riserva sono presenti anche altre cavità carsiche denominate “Grotte dell’Acqua”. Intorno alla
grotta la natura è rigogliosa, in particolare è presente la macchia mediterranea. Non è insolito trovare piante grasse e formazioni arbustive discontinue (la cosiddetta “gariga”). All’interno della
grotta è possibile osservare i chirotteri (pipistrelli), oggi a rischio di estinzione e pertanto rigorosamente protetti da apposite direttive comunitarie. Inoltre le zone limitrofe ai corsi d’acqua sono l’habitat naturale del granchio di fiume. Il territorio di Sant’Angelo Muxaro contermine alla grotta riveste
anche una grande importanza dal punto di vista archeologico, in considerazione della presenza di
resti appartenenti a diverse epoche, tra cui alcune necropoli di età preellenica e greca.
ToRRE SAlSA
La riserva naturale orientata “Torre Salsa” è stata istituita nel 2000 dalla Regione siciliana che ne
ha affidato la gestione al WWF Italia. L’area protetta è caratterizzata da un complesso costiero di
7 km che si estende tra Siculiana Marina ed Eraclea Minoa in cui falesie di gesso e marne calcaree
si alternano ad ampi tratti di costa sabbiosa. Importante area di migrazione dell’avifauna testimoniata dalla presenza del fratino, degli aironi cenerini, delle garzette, dei cavalieri d’Italia, ecc.
L’ambiente dunoso, luogo ideale per l’ovodeposizione della tartaruga marina Caretta caretta, rappresenta uno tra gli habitat più integri della Sicilia meridionale, in cui è facile trovare piante come
la buglossa siciliana e la crucianella di mare. Ad impreziosire la biodiversità di questo tratto di costa
sono i fondali sabbiosi ricchi di flora e fauna e dominati dal posidioneto.
Di grande interesse naturalistico è la zona umida del pantano, dove il delicato equilibrio tra acqua
dolce e salmastra consente la presenza del salicornieto e della cannuccia di palude. In tale habitat
è possibile riconoscere il falco di palude e sentire le cannaiole, l’usignolo di fiume.
Le rupi gessose e calcaree ospitano piante della macchia mediterranea come il ginepro feniceo, l’olivastro e il lentisco alternate ad un’interessantissima gariga. L’intenso profumo del timo e i colori vivaci delle orchidee, di ben 27 specie diverse, caratterizzano il paesaggio della riserva.
All’interno della riserva si trovano una torre normanna del 1500 e una piccola torre di avvistamento
del 1800, utilizzata per controllare il vecchio feudo.
PRovinciA REGionAlE di MESSinA
cAPo PEloRo
La Storia Capo Peloro secondo alcuni storici deriva dal nome Peloro, pilota della nave di Annibale,
il quale convinto di essere stato ingannato e condotto in un golfo senza uscita, apparendo unite le
coste di Sicilia e Calabria, lo uccise e lo gettò in mare. Resosi conto del fatale errore, Annibale per
immortalare il fedele pilota, gli intitolò l'estremo capo dell'isola. Capo Peloro, termine che deriva
dal greco “pèloron” gigantesco, a causa della presenza dello Stretto che impauriva i naviganti con
i suoi gorghi e i suoi spaventosi mostri Scilla e Cariddi. Ma la storia forse meno conosciuta riguarda
il Pantano Margi che ormai non esiste più in quanto bonificato dai Borboni. Splendida località turistica situata nella cuspide nord/orientale della Sicilia, confusa fra terre e acque con i singolari laghetti
di Ganzirri è la linea di demarcazione fra Tirreno e Ionio, collegati da quattro canali denominati Canale degli Inglesi, Faro, Due Torri e Catuso. Ganzirri e Torre Faro oggi sono diventati dei villaggi
densamente popolati con un turismo estivo abbastanza importante, ma conservano tuttavia, accanto alle moderne costruzioni, le tipiche casette basse ed i numerosi vicoli che caratterizzano i villaggi dei pescatori.
Mito e leggende
Scilla e Gariddi Omero nell'Odissea parlava di Scilla dolce fanciulla innamorata di Glauco, trasformata da Circe in un terribile mostro a sei teste che, incutendo timore ai naviganti che cercavano di
avvicinarsi alla costa, scatenava trremende tempeste. Sulla sponda sicula dello stretto c'era invece
Cardi, trasformato da Giove perché colpevole di aver rubato i suoi buoi ad ercole. Il mito di Scilla e
Cariddi fu cantato anche da Dante , Virgilio e Ovidio.
Il fenomeno della Fata Morgana Lo stretto si caratterizza per il fenomeno della Fata Morgana , che
talvolta, in particolari condizioni climatiche fa si che le ombre delle case e delle luci di Messina si allunghino sull'acqua, unendosi a quelle della sfonda calabrese, dando la sensazione di vedere
un'unica, immensa città.
Colapesce Colapesce era un giovane che viveva in simbiosi col mare. Si narra che Federico II venne
a sapere del giovane e volle metterlo alla prova: gli chiese di calarsi in profondità e di vedere su
cosa poggiasse la Sicilia. La leggenda vuole che il giovane, accortosi che la sua Isola poggiava su
due colonne salde e una fragile, decise di restare per sempre sott'acqua a sostenere quest'ultima.
flora e fauna
La riserva naturale Capo Peloro è di notevole interesse, sia sotto l'aspetto vegetazionale per la presenza di habitat di elevato valore naturalistico, sia sotto lo asseto flogistico per la presenza di specie
rare o a rischio di estinzione. La caratteristica più importante della zona di Ganzirri e Torre Faro
sono i due laghi salmastri,uno detto Lago grande e l'altro Lago piccolo, dove viene praticata un pò
per attività economica e un pò per tradizione l'allevamento dei frutti di mare. I due laghi si sono
creati naturalmente a causa dell'insabbiamento, la loro fauna risulta abbastanza variegata, tra le
specie più comuni ricordiamo i cefali e le anguille anche se oggi a causa dell'insediamento urbano,
avvenuto molto rapidamente, l'habitat naturale risulta compromesso. Nella zona viene effetuata la
mitilicoltura cioè la coltivazione della cozza (Mytlus galloprovincialis) e la tellinocoltura ossia la coltivazione delle telline o vongole. Sui Laghi si possono anche osservare numerosissime specie di uccelli
che si fermano su queste acque durante le loro lunghe migrazioni, tra cui, gru, aironi, falchi pescatori,
gabbiani ed anatre selvagge. Inoltre, la Laguna, di Capo Peloro, istituita nel 2001 con una superficie
di 68,12 ha, è sito d'importanza internazionale inserito nel Water Project dell'UNESCO del 1972, e
sito di importanza nazionale riconosciuto dalla Società Botanica Italiana. Archeologia Circa trent'anni fà dei pescatori subacquei immergendosi nel lago di Ganzirri recuperarono numerose anfore
biansate ed a base piatta, databili ad età bizantina. Pare che oltre alle anfore sul fondo vi fossero
anche i resti di un'imbarcazione che le conteneva ed a qui l'ipotesi che al lago vi fosse la possibilità
di accesso dal mare.
i lAGhETTi di MARinEllo
La riserva naturale denominata “Laghetti di Marinello” è situata nel comune di Patti ed ha un’estensione pari a circa 378 ettari caratterizzati da differenti tipi di flora e fauna. La riserva naturale orientata (RNO) fu istituita nel 1998 e la gestione è stata affidata alla Provincia Regionale di Messina.
Per una maggiore comprensione del territorio possiamo dividere la riserva in tre grandi aree: la
prima è formata dai laghetti di acqua salmastra che danno il nome alla riserva stessa; la seconda
può essere racchiusa nella zona del Santuario di Tindari (detta anche Capo Tindari) e le rovine del
teatro greco; la terza area è invece caratterizzata da una zona costiera rocciosa, impervia ma non
per questo meno suggestiva e ricca di scenari e scorci di rara bellezza.
origine Morfologica del Territorio
L’origine dei Laghetti di Marinello è data dal movimento tettonico e dall’accumularsi di materiali
sabbiosi trasportati dalle correnti marine che vanno depositandosi su frangiflutti naturali. La loro
presenza da un punto di vista storico risale intorno al 1808, data in cui furono inseriti nella Carta
degli itinerari della Sicilia e nel 1877 l’Istituto Idrografico della Marina ne ufficializzò la presenza. La
nascita di questi laghetti è legata alla leggenda di una bimba caduta dall’alto del capo a causa
della madre miscredente (la donna non voleva “affidarsi” ad una Vergine nera) e miracolosamente
salvata dall’improvviso ritirarsi delle acque impetuose che lasciarono il posto, per accoglierla ed attutire la caduta, ad una coltre di sabbia soffice. Nel 1982 uno dei laghetti assunse una forma simile
ad una donna velata di profilo nella quale la gente ravvisò la Madonna del santuario. Il promontorio
di Capo Tindari è costituito da rocce metamorfiche, in prevalenza marmi, formatesi nelle ere Mesozoica e Paleozoica.
Marinello È il primo laghetto che si incontra entrando da sud, da il nome alla riserva stessa e la sua
particolarità è di avere una salinità pari a quella di un lago d’acqua dolce. Il lago è costeggiato da
Giunchi (Juncus sp.), Oleandri (Nerium oleander) e Lentisco (Pistacia lentiscus), mentre il suo interno
è caratterizzato da una distesa di Fieno di mare (Ruppia maritima).
Mergolo della Tonnara Caratterizzato dalla forma a semiluna, possiede un particolare dislivello del
fondale che accoglie numerosi esemplari di Spugne (appartenenti alla classe delle Demospongiae)
e di Mitili e nella parte più profonda è presente la Posidonia oceanica. Attorno al lago la vegetazione
è caratterizzata dal Giunco e dalla Canna (Canna indica).
Lago Verde Situato alle pendici della montagna del Tindari, è il più soggetto a cambiamenti di
forma a seguito delle mareggiate. La vicinanza alla montagna permette a varie specie di flora e
fauna di insediarsi in maniera armonica.
Fondo Porto e Porto Vecchio Formatisi in seguito ad una forte mareggiata sono soggetti a cambiamenti morfologici. I loro fondali sono formati da distese di Posidonia oceanica.
flora
La Riserva dei Laghetti di Marinello rappresenta una delle poche aree costiere del distretto floristico
Peloritano caratterizzata da una notevole varietà di ambienti e da una vegetazione alquanto ricca
e diversificata. Lungo il litorale sabbioso è possibile osservare una vegetazione pioniera dominata
da Barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta) e da Elicriso (Helichrysum italicum), oltre a specie
rare come il Cardo-pallottola vischioso (Echinops spinosissimum) e sulle sponde degli specchi d’acqua salmastri la Lisca costiera (Schoenoplectus litoralis). Nelle acque dei laghetti si ritrova il Fieno
di mare (Ruppia marittima), una rara pianta vascolare tipica degli ambienti salmastri, e Halophila
stipulacea, specie originaria del Mar Rosso. Sulle falesie, la vegetazione rupicola ricca di specie rare
e di preziosi endemismi come la Centaurea di Seguenza (Centaurea seguenzae), il Garofano delle
rupi (Dianthus rupicola), il Cavolo biancastro (Brassica incana), che caratterizzano, con le loro fioriture, un paesaggio costiero di rara bellezza. Lungo i pendii, troviamo la macchia mediterranea
con il Lentisco (Pistacia lentiscus), l’Alaterno (Rhamnus alternus), il Caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa) e sopratutto l’Euforbia arborescente (Euphorbia dendroides). Sui pianori sommitali,
nei dintorni dell’area archeologica, cresce la rara Mandragora autunnale (Mandragora autumnalis).
fauna
Gli ambienti umidi della Riserva sono situati lungo una delle rotte migratorie più importanti d’Europa,
meta di centinaia di specie diverse di uccelli in migrazione dall’Europa verso l’Africa (migrazione
autunnale o di andata) e viceversa (migrazione primaverile o di ritorno. L’attraversamento del Mediterraneo costituisce la più grande difficoltà che i migratori devono affrontare per poter raggiungere
le calde zone di svernamento (dove trascorrere l’inverno) per poi tornare nei luoghi di riproduzione.
Questi habitat sono ideali per quanto riguarda il rifugio e il cibo, e ciò vale anche per le specie solidamente legate ad ambienti diversi. Inoltre i laghetti con le sovrastanti pareti rocciose sub-verticali
rappresentano un habitat elitario per la nidificazione di numerose specie, tra cui il gheppio (Falco
tinnunculus), il corvo imperiale (Corvus corax), il raro falco pellegrino (Falco peregrinus), il gabbiano
reale (Larus cachinnans), etc. Nei laghi “Verde” e “Porto Vecchio” sono stati osservati l’anguilla
(Anguilla anguilla), il latterino (Atherina boyeri), la bavosa pavone (Blennius pavo), il cefalo bosega
(Mugilchelo), il pesce ago a muso medio (Syngnathus acus rubescens), e i ghiozzi (Gobius niger e
Gobius minutus). I molluschi rappresentano gli organismi bentonici che maggiormente caratterizzano i fondali della baia di Marinello; in particolare sono da segnalare Cerastoderma glaucum, Mytilaster lineatus, Donacilla cornea, Gllycimeris bimaculata (queste ultime due specie maggiormente
presenti sui fondali sabbiosi) e Thracia corbuloides. Nel laghetto “Porto Vecchio” è possibile osservare l’Holoturia tubulosa che ha la particolarità di secernere i visceri se maltrattato.
cAPo TindARi
Posta sulla sommità del capo omonimo, la colonia greca Tyndaris viene fondata dal tiranno di Siracusa Dionisio il Vecchio nel 396 a.C. per i profughi spartani alla fine della guerra del Peloponneso
(404 a.C.). Passata sotto il dominio romano, la città conosce un periodo di grande prosperità durante
il quale vengono costruiti o modificati molti edifici pubblici: scuole, mercati, stabilimenti termali ed
il teatro, la cui origine greca risale alla fine del IV sec. a.C. Costruito sfruttando la naturale conformazione del terreno con la cavea rivolta verso il mare e le Eolie, esso venne poi modificato per assecondare le esigenze del nuovo pubblico; in epoca imperiale, infatti, venne trasformato per ospitare
i combattimenti tra gladiatori. Tindari va però incontro ad un periodo di decadenza che trova i punti
salienti in una frana che fa precipitare parte della città e nella conquista musulmana del IX sec. d.C.
il PARco flUviAlE dEll’AlcAnTARA
Il Parco Fluviale dell’Alcantara è un parco regionale della Sicilia, esso ricade nel territorio di 12 Comuni ubicate tra le province di Messina e Catania (Taormina, Giardini Naxos, Mojo Alcantara, Malvagna, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Gaggi, Graniti, Motta Calastra, Randazzo, Francavilla di
Sicilia, Roccella Val Demone) Essi presentano un ricco patrimonio storico, architettonico e culturale
della Valle. La normativa regionale prevede che il territorio del Parco sia articolato in zone a diverso
grado di naturalità e tutela, indicate come “zona A” e “zona B”, differenziate sia nelle caratteristiche
che consentono di individuarle, sia nelle finalità e nella gestione. I visitatori possono accedere al
Parco a condizione di rispettare le norme di fruizione da esso stabilite. Queste non sono divieti arbitrariamente imposti, ma regole di comportamento dettate dalla consapevolezza delle conseguenze che i comportamenti umani possono avere sull’equilibrio naturale. Con l’istituzione nel 2001
dell’Ente Parco Fluviale dell’Alcantara si è voluto salvaguardare, gestire, conservare e difendere il
paesaggio e l’ambiente naturale della valle dell’omonimo fiume “per consentire migliori condizioni
di abitabilità nell’ambito dello sviluppo dell’economia e di un corretto assetto dei territori interessati,
per la ricreazione e la cultura dei cittadini e l’uso sociale e pubblico dei beni stessi, nonché per
“scopi scientifici”.
il TERRiToRio
Il fiume Alcàntara deve il suo nome attuale all’arabo “Al-Qantarah” che significa “ponte” a denotazione del ponte che attraversava il fiume stesso in prossimità di Calatabiano, ma nel corso della
storia i Greci, i Romani, i Musulmani e Federico III d’Aragona l’appellarono in modi diversi (rispettivamente Assinos, Asines, Flumen Cantaris). Nasce sui Monti Nebrodi, alimentato da una sorgente
alle falde dell’Etna, e si snoda per 50 km, segnando in più punti il confine tra le province di Messina
e Catania. Il fiume, insinuandosi nella lava ormai solidificatasi, scavò pareti pittoresche che, nella
zona finale, sono di una spettacolarità sorprendente: le altissime rocce di basalto sembrano scolpite
da un pazientissimo artista e l’acqua gelida vi scorre in mezzo rapida e vivace, al punto che, pur
non essendo profondissima (arriva alla vita nei punti più profondi), ha una forte corrente che spinge
verso valle. In alcuni tratti, pareti verticali conosciute come “gole”, portando alla luce il cuore delle
colate laviche. Si possono ammirare le spettacolari morfologie prismatiche dei basalti colonnari,
singolari sculture naturali che richiamano allineate canne d’organo, eleganti ventagli e ordinate
cataste di legna. Nel tratto compreso tra Castiglione di Sicilia e Francavilla di Sicilia, l’Alcantara
nella sua incessante azione erosiva operata per millenni sulle colate laviche ha creato una serie di
laghetti della forma rotondeggiate conosciute con il nome di “Gurne”.
PUNTI DI INTERESSE: I Comuni del Parco fluviale dell’Alcantara presentano numerose testimonianze
storiche. Tra le più importanti, le famose “Gole dell’Alcantara” a Larderia, sito conosciuto nel mondo
intero per la spettacolarità dei prismi basaltici. Da non perdere una visita al Convento dei Frati Minori
Cappuccini che ospita il Museo della testimonianza francescana ed un herbarium costituito da piante
officinali tipiche dell’ecosistema del territorio. Da visitare il Castello di Lauria, la Chiesa Madre e la
Chiesa di Santa Domenica, raro e pregevole esempio di costruzione bizantina a cupola. A Malvagna
si ha la possibilità d’ammirare i resti del seicentesco convento dei Frati Minori e la Chiesetta bizantina
a cella tricora risalente al VI-VII secolo denominata “Cuba”.
PRovinciA REGionAlE di TRAPAni
BoSco d'AlcAMo
E’ un'area protetta istituita dalla Regione Sicilia nel 1984 e data in gestione alla Provincia Regionale
di Trapani. E' situata sulla sommità del Monte Bonifato e si estende su un'area di circa 314 ettari, la
cui fitta vegetazione sovrasta l'abitato di Alcamo. Il Monte Bonifato, complesso calcareo alto 825
metri s.l.m., è il risultato di un'azione di rimboschimento che è stata portata avanti dal 1921 sino
agli anni 80. La montagna, nella parte a valle, è brulla o costellata di qualche sparuto albero in
quanto il monte è intensamente edificato con case indipendenti fino alla quota di circa 500 m. Sulla
cima la flora è caratterizzata dalla presenza di due specie di pino, il pino marittimo (Pinus pinaster)
e il pino d'Aleppo (Pinus halepensis) a cui si associano in alcuni tratti, il leccio, il frassino e la roverella,
essenze indigene. E' presente anche la tipica prateria ad ampelodesma (meglio conosciuta come
disa). Ancora oggi, dalle nostre parti, le sue foglie, lunghe e tenaci, si tagliano ogni terzo anno per
fare lavori d' intreccio e cordami. Costituisce anche ottima materia prima per la carta. I versanti a
nord e ovest, essendo quelli più esposti al vento sono più umidi e ricchi di sottobosco (presenti anche
diverse specie di Orchidee selvatiche), mentre il lato sud, più esposto al caldo vento di scirocco, facilita la crescita della Palma Nana (Chamaerops humilis), dell'Euforbia arborea (Euphorbia dendroides) e del Sommacco (Rhus coriaria) . Il bosco ospita diverse specie di volatili fra i quali si ricordano
la cinciallegra (Parus major), il pettirosso (Erithacus rubecula), il verdone (Chloris chloris), il verzellino
(Serinus serinus) e la cincia (Paridae). Fra i rettili si trovano il biacco (Hierophis viridiflavus), serpe
comune endemica volgarmente detta «serpe nivura», la vipera (Vipera aspis) e la lucertola (Lacertili). La cima del monte, per l'abbondante presenza di acqua e per l'ottima posizione geografica
era un luogo perfetto per la creazione di una comunità. E' per questo che gli Elimi vi si insediarono
dopo aver conquistato Segesta. E' custodito dagli alberi, assieme ai ruderi di un piccolo borgo medioevale, il castello della potente famiglia Ventimiglia, costruito su vestigia arabe. Al di fuori della
cinta muraria, è ubicata “la Funtanazza”, un grande serbatoio che raccoglieva le acque della sorgente sovrastante. All'interno della riserva, esistono due percorsi: Il sentiero di San Nicola, versante
sud, 1,8 km ; Il sentiero delle Orchidee, versante ovest, 850m – così chiamato perché si incontrano
sul cammino numerose specie di orchidee Ÿ Panoramica Est, 2,4 km che arriva fino alla sommità
del monte. E' presente anche un'area attrezzata munita di barbecue e tavoli in pietra.
focE dEl fiUME BElicE E dUnE liMiTRofE
Fù istituita nel 1984 con la finalità della conservazione e della ricostituzione delle formazioni dunali,
della fauna e della flora tipica degli ambienti umidi e sabbiosi. E' compresa tra le province di Trapani
e Agrigento e si estende tra Marinella di Selinunte e Porto Palo (Menfi). Occupa una superficie complessiva di 241 ha e si articola in due zone: zona “A” di riserva (129 ha) e zona“B” di pre-riserva (112
ha). La gestione è stata affidata alla Provincia Regionale di Trapani.
Si caratterizza come un'area lacustre costiera e comprende ambienti diversi: le dune, la foce del
fiume con la tipica vegetazione palustre e, nella parte più interna, la macchia mediterranea sempreverde. Le dune sono piccoli rilievi formati da sabbia trasportata e depositata dal vento e che
vengono consolidate dalla colonizzazione della vegetazione psammofita tipica del litorale sabbioso.
Le Psammofite hanno radici molto lunghe e foglie rigide sviluppate per sopportare l'aridità, il vento
e le alte temperature; tra le piante che per prime si insediano nelle dune in via di formazione vi sono
il ravastrello (Cakile maritima), la calcatreppola marina (Eryngium maritimum) e la carota di mare
(Echinophora spinosa); nelle dune consolidate oltre allo sparto pungente (Ammophila arenaria) che
fissa la sabbia trasportata dal vento, troviamo il giglio di mare (Pancratium maritimum) e l'euforbia
marittima (Euphorbia paralias). Trovano il loro ambiente ideale il coleottero (Coleoptera) e soprattutto lo scarabeo (Geotrupesmarginatus), specie endemica e protetta. Il fiume Belice nasce nei
pressi di Piana degli Albanesi (Belice Destro) e, in prossimità di Poggioreale, si unisce con il Belice
Sinistro e termina il suo corso all'interno della Riserva. E'caratterizzato da un andamento stagionale
e, laddove si avvicina al mare, ospita una vegetazione in cui domina la cannuccia palustre (Paragmites australis). Nella parte retro dunale più interna, al riparo dai forti venti marini, cresce una macchia mediterranea sempreverde, caratterizzata dalla presenza di specie vegetali tipiche del
paesaggio mediterraneo, come l'olivastro (Olea europaea), il lentisco (Pistacia lentiscus), l'euforbia
arborea (Euphorbia dendroides), e la palma nana (Chamaerops humilis).
La riserva ospita una ricca avifauna, sia di tipo stanziale sia migratorio. Fra le specie presenti che
nidificano nella vegetazione palustre si ricordano il martin pescatore (Alcedo atthis), l'aironecenerino
(Ardea cinerea), il fratino (Charadrius alexandrinus), lagallinella d'acqua (Gallinula chloropus) e il
becca moschino (Cisticola juncidis). Vi si trovano anche invertebrati quali molluschi bivalvi e alcuni
rettili come il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola (Lacertilia günther) e la biscia dal collare (Natrix natrix). Periodicamente si verifica la presenza di tartarughe marine (Caretta caretta) che in questa zona depositano le uova.
iSolA dEllo STAGnonE
Percorrendo la strada provinciale 115 che collega la città di Trapani al Comune di Marsala, è possibile
fare una diramazione verso l’Isola dello Stagnone. Essa è la laguna più estesa della Sicilia (con i
suoi 20 kmq) ed è racchiusa fra lo sperone roccioso di punta San Teodoro e il Capo Lillibeo.
L’isola Grande separa la laguna dal mare aperto, lasciando due bocca di comunicazione, quella
nord (pressi di S. Teodoro) e quella sud che si estende tra Punta d’Alga e Punta Stagnone. All’interno
della riserva emergono le formazioni insulari di San Pantaleo (ovvero Mothia), Santa Maria e Schola
(isolotto caratterizzato da casolari scoperchiati che gli conferiscono un'aria di suggestiva decadenza.
Secondo la tradizione era sede della scuola ciceroniana, da cui il nome).La riserva fu istituita con
D.A.R.T.A. 4 luglio 1984 n. 215.
Il livello delle acque è basso con un’elevata salinità. Ciò permette di utilizzare l’area per la raccolta
del sale. Qui l’estrazione del sale è ancora oggi una fonte di guadagno per molti abitanti del luogo.
Le tecniche di estrazione è quella classica, senza l’utilizzo di particolari tecnologie. Il sale viene lavorato in modo naturale (subisce lavaggi con spruzzi di vapore acqueo, senza l’aggiunta di additivi
o sbiancanti) e viene fatto seccare al sole. La struttura delle vasche è a discesa, e man mano che ci
si allontana dalla vasca di fridda (quella a contatto con il mare) il livello di acqua diminuisce ed aumenta il livello di salinità, fino ad arrivare alla vasca di raccolta, dove viene raccolto il sale.
La flora marina è dominata dalla Posidonia Oceanica, pianta appartenente alla famiglia delle fanerogame, specie endemica del Mediterraneo, nonché buon indicatore dello stato ecologico delle
acque. La Posidonia forma strutture naturali, chiamate matte, di estremo interesse ecologico: sono
infatti aree di nursery per molte specie e permettono, con la loro crescita plagiotropa, di mantenere
il fondale sabbioso. È anche presente un’altra fanerogama, la Cymodocea nodosa (in siciliano gramminieddu), caratteristica per le foglie poco spesse a “nastrini”. Tra le specie algali è necessario ricordare la Caulerpa Prolifera legata ai fondi melmosi asfittici. Su accumuli di Posidonia, lungo le
coste, si può rivenire la Calendula marittima (specie, protetta dal WWF), piantina erbacea con capolini gialli, esempio di un raro endemismo presente solo nella Sicilia Occidentale. Tra la flora terrestre, ricca è la presenza di specie xerofile adattate all'alto grado di salinità come la Salicornia,
l'Atriplex halimus, la Suaeda marittima e lo Sparto, laddove l'acqua salmastra fa sentire meno i suoi
effetti crescono varie specie di limonio (Limonium faruceum) e si sviluppano praterie di Giunco marittimo e di Enula bacicci. E’ inoltre presente la palma nana (Chamaerops humilis), l’asparago pungente (Asparagus acutifolius) e il cisto rosso (Cistus incanus).
Passando alla fauna, è presente una specie di bruco, Teja dubia, che cresce tra la vegetazione di
Salicornia ed è un altro esempio di specie endemica delle saline e di una cavalletta attera caratteristica della cosa trapanese, la Pterolepis elymica. A partire da Luglio è possibile incontrare immigratoria autunnale, Germani reali, Aironi, Garzette e l'eleganti Spatole che lasceranno la laguna
solo in primavera. Il territorio comprende le saline che permettono la formazione di un particolare
habitat adatto alla vita dei Saraghi, Mormore e Orate.
PRovinciA REGionAlE di PAlERMo
il PRESidEnTE
Ing. Giovanni Avanti
ASSESSoRE Allo SPoRT E PoliTichE GiovAnili
Michelangelo Nasca
RESPonSABilE
Dott. Filippo Spallina – Direttore della Direzione Politiche Sociali e Giovanili
cooRdinAToRE dEl PRoGETTo
Dott.ssa Rita Calascibetta
REfEREnTE TEcnico AMMiniSTRATivo
Dott.ssa Michela Sclafani
collABoRAToRi
Sig. Lo Piccolo Gioacchino, Dott. Emilio Fratini, Sig.ra Rosalia Carcione,
Sig.ra Maria Concetta La China, Sig.ra Anna Maria Vaccaro
TUToR
Dott.ssa Francesca Aiello, Sig.ra Sabrina Maria Marchese
Sig.ra Francarosa Bruno
GUidE nATURAliSTichE
Prof. Gesualdo Orlando, Sig. Antonino Marrone
ESPERTo nATURAliSTA
Dott. Geam Pietro Geraci
ESPERTo coMUnicAToRE foRMAToRE:
Dott.ssa Livia Tutone
i “GiovAni” PARTEciPAnTi
Riserva “Capo Gallo”
Palmigiano Antonino, Pomidoro Agnese, Fantauzzo Stefania, Bellone Nicola, Benincasa Salvatore
Benincasa Michelangelo, Vitale Maria
RiSERvA “cEfAlà diAnA”
Figlia Antonina, Cuccia Provvidenza, Cuttitta Emanuela, Lazzara Salvatore
RiSERvA “SERRE di ciMinnA”
Comparato Andrea, Comparato Salvatore ‘83, Accomando Piera, Comparato Salvatore ‘87,
Sarullo Vito, Monastero Giuseppe, Scimeca Vito
PRovinciA REGionAlE di AGRiGEnTo
PRESidEnTE
Prof. Eugenio Benedetto D’orsi
diRETToRE
Settore Ambiente, Territorio, Politiche Comunitarie E Attivita’ Negoziale
Ing. Bernardo Barone
REfEREnTE
Dott. Anna Capizzi
collABoRAToRi
Alessandra Tortorici, Giovanna Montana Lampo
nATURAliSTA
Arch. Carmelina Drago
coMUnicAToRE
Dott. Giuseppe La Rocca
GUidE nATURAliSTichE
Marco Interlandi, Claudia Casa, Alessandro Salemi
TUToR
Catalano Maria Rosaria
Montalbano Giuseppina
Falletta Salvatore
i “GiovAni” PARTEciPAnTi
Alongi Debora Maddalena, Scalzo Lorena, Scalzo Martina, Spirio Damiana
Mirabelli Valeria, Miccichè Simona, Dainotto Francesca Maria, Lumia Laura
Paraspolo Antonella, Amata Antonino, Garofalo Daniela, Lazzano Vanessa
PRovinciA REGionAlE di MESSinA
il PRESidEnTE
On. Avv. Giovanni Cesare RICEVUTO
RESPonSABilE
Dott. Antonino Carbonaro- Capo di Gabinetto
REfEREnTE
Dott. Salvatore Cicciò
collABoRAToRi
Dott.ssa Donatella Sabbatino
Sig.ra Caterina Giacoppo
nATURAliSTA
Dott.ssa Rosa Arnò
coMUnicAToRE foRMAToRE
Dott.ssa Nunziatina Di Gennaro
GUidE nATURAliSTichE
Dott. Salvatore Barbaro - Dott.ssa Giuseppa Raffa - Dott. Giuseppe Mario Tomasello
TUToR:
Dott.ssa Daniela Cuticchia, Dott.ssa Veronica Martelli, Dott.Angelo Merlino
i “GiovAni” PARTEciPAnTi
Riserva “capo Peloro”
Antonino Barone - Marco Cariglia - Sebastiano Giuffrè - Annalisa La Torre
Luca Martella - Roberta Migliorato
Riserva “laghetti di Marinello”:
Simona Floresta - Valentina Floresta - Adriano Rao - Fabrizio Rao
Riserva “Parco fluviale dell’Alcantara”:
Concetta Maria Mannino -
PRovinciA REGionAlE di TRAPAni
il PRESidEnTE
On. Avv. Girolamo Turano
ASSESSoRE Allo SPoRT, iMPiAnTiSTicA SPoRTivA E PoliTichE GiovAnili:
Vito Torrente
il diRiGEnTE dEl SETToRE "PUBBlicA iSTRUzionE, SPoRT, TURiSMo ScolASTico E GiovAnilE,
PoliTichE GiovAnili, GARE E conTRATTi":
Avv. Maria Stella Porretto
REfEREnTE
Dott.ssa Giovanna Oddo
collABoRAToRE
Dott. Massimo Daidone, Sig.ra Maria Argentino
nATURAliSTA
Dott. Alessandro Perricone
coMUnicAToRE/infoRMAToRE
Dott. Roberto Fiorentino
GUidA nATURAliSTicA
Dott.ssa Loredana Cantalicio
TUToR
Arch. Pietro Regina, Dott. Mario Pellegrino, Dott. Leonardo Fabio Pipitone Giovani:
i “GiovAni” PARTEciPAnTi
Anastasi Gianfranco, Angileri Isabella, Basiricò Salvatore, Castiglione Dario, Longo Stefano, Marceca Sandro,
Marino Giovanna Daniela, Messina Silvia, Ponzio Leonardo, Randazzo Francesco, Trapani Manuela
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Descrizione delle attività progettuali e risultati