Merano… un po’ di storia Il Neolitico La conca meranese era popolata già in epoca assai remota. Naturalmente i primi insediamenti non si trovavano là dove sorge l’odierna città, bensì sulle alture circostanti. Infatti la valle dell’Adige era un’unica grande palude fino ai tempi dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. I Romani È certo che ben presto sorse un insediamento romano nell’odierna area urbana. Lo dimostrano i numerosi ritrovamenti di monete, alcuni dei quali risalenti a pochi anni or sono. Ma la colonizzazione del territorio non ebbe inizio prima del I secolo d.C. per finire intorno al 400. Già a partire dal V secolo iniziò la cristianizzazione della conca meranese. San Pietro sopra Quarazze è considerata una delle chiese più antiche della zona. Il nome “Merano” Il significato del nome “Merano” trae probabilmente origine dalla locuzione “an Maran” o “an Meran”, che allude ad una collocazione geografica in zona detritica o morenica. Le varianti “Marein, Maraun, Meraun, Maran, Meran” riconducono tutte al termine anticotedesco “moring” o al romanzo “mara, marainne, marana”, che stanno a indicare appunto una zona detritica, della cui esistenza in epoca antica vi è pure testimonianza scritta. Così almeno lo storico Coelestin Stampfer spiega l’etimologia del nome “Merano”. In un contratto di permuta risalente all’anno 857, stipulato fra il vescovo Essone di Coira e una donna, una certa Waltrada, compare per la prima volta il nome latino “Mairania”, che però non sta ancora ad indicare la città in senso stretto. Merano diventa città Lo sviluppo della città di Merano va di pari passo con l’espansione e il consolidamento del dominio dei conti del Tirolo. Le due fiere cittadine annuali, di cui abbiamo una prima testimonianza già nel 1237, si tenevano a Pentecoste e il giorno di San Martino e resero ben presto necessario l’ampliamento dei Portici. Forse per far sfoggio di potere, forse proprio in vista di un’ulteriore espansione della zona mercantile, la via fu progettata di proposito leggermente più lunga dei Portici di Bolzano. Di questo sviluppo urbano sono testimonianza anche le numerose chiese sorte in quest’epoca: in un breve d’indulgenza del 1266 si fa per la prima volta menzione di una chiesa di San Nicolò; nel 1271 Mainardo, conte del Tirolo, fa costruire la chiesa dell’Ospedale o di Santo Spirito; nel 1302 viene concessa un’indulgenza per poter ampliare la cappella di San Nicolò; agli inizi del XIV secolo viene eretto, grazie alla donazione di una duchessa, il convento delle Clarisse in piazza del Grano. Naturalmente anche la zecca contribuì ad accrescere l’importanza di Merano. Riferisce Coelestin Stampfer che già prima del 1271 a Merano si batteva moneta. Si trattava del cosiddetto “grosso aquilino” e del “vigintenario”, successivamente noti come Kreuzer meranesi. Il diritto di conio venne concesso ufficialmente da Rodolfo d’Asburgo nel 1274. Fu poi re Enrico, nel 1317, a dotare Merano di un ordinamento civico. La borgata andava poco a poco trasformandosi in una vera e propria città. Margareta Maultasch Ma la dinastia dei conti del Tirolo si estinse già nello stesso secolo, allorché la sua ultima discendente, Margareta Maultasch, cedette il potere agli Asburgo. Questi, per prima cosa, trasferirono la propria residenza ad Innsbruck. Quando, nel 1470, anche la zecca venne spostata a Hall in Tirolo, Merano si vide declassata a insignificante cittadina di provincia. Dal XV fino al XIX secolo la città in riva al Passirio non ebbe più alcun ruolo di rilievo nella storia della contea. L’ascesa a città di cura Prima della grande svolta, la città fu ancora colpita da un flagello: nel 1836 si propagò nel Burgraviato un’epidemia di colera proveniente dall’oriente. In città e nei dintorni le vittime furono numerose, ma sarebbero state molte di più senza l’impegno profuso nell’assistere i malati da Johann Nepomuk Huber, medico personale della principessa Mathilde von Schwarzenberg. Ma il dottor Huber fece molto di più: fu lui ad aprire la strada alla nascente città di cura, scrivendo un trattato medico che illustrava i benefici del clima di Merano e delle cure che la città offriva. L’opuscolo non mancò di sortire l’effetto sperato. Inizialmente furono decantate in particolare le virtù terapeutiche del siero di latte e dell’uva. Il borgomastro di allora, Valentin Haller, seppe riconoscere questo straordinario potenziale e si adoperò per dotare la città di adeguate infrastrutture. Sicuramente le ripetute visite dell’imperatrice Elisabetta a Merano negli anni ’70 del XIX secolo fecero il resto. Merano compì il salto di qualità passando da semplice stazione climatica a località di villeggiatura. La prima guerra mondiale Era appena stato completato il nuovo Kurhaus quando scoppiò la prima guerra mondiale, che pose fine all’afflusso di turisti. Il trattato di pace di Saint Germain fu decisivo per le successive sorti della città: il Tirolo meridionale fu separato dall’Austria ed annesso all’Italia. Merano rimase una località di cura, ma cambiarono gli ospiti: ora erano soprattutto i villeggianti italiani a far risalire il numero di pernottamenti ai livelli dell’anteguerra. L’ascesa al potere del fascismo nel 1922 portò per Merano tutta una serie di cambiamenti. Ad esempio i comuni di Maia Alta, Maia Bassa e Quarazze vennero incorporati in quello di Merano, che assunse così notevoli dimensioni. Nel 1939 l’Italia stipulò un accordo con la Germania per il trasferimento nel Reich della popolazione sudtirolese di lingua tedesca. Le cosiddette “opzioni” furono attuate sulla carta, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale impedì di portare a termine il progetto. Merano divenne città-lazzaretto e rimase così pressoché indenne dai bombardamenti. Quelli del dopoguerra furono anni difficili, come per la maggior parte dei paesi reduci dal conflitto. Ma lo Statuto di autonomia, varato dal Parlamento italiano nel 1972, impresse una svolta positiva che persiste fino ai nostri giorni.