SINDACATO AVVOCATI
DI BOLOGNA
i primi
25anni
19 DICEMBRE 1980
19 DICEMBRE 2005
SINDACATO AVVOCATI
DI BOLOGNA
I PRIMI 25 ANNI
19 DICEMBRE 1980
19 DICEMBRE 2005
INDICE:
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Introduzione (Sandro Callegaro) ..............................................................................pag. 5
Una storia bolognese: la nascita del Sindacato Avvocati
e i primi anni pionieristici (Giuliano Berti Arnoaldi Veli) ........................................pag. 6
Le lotte e le iniziative del Sindacato Avvocati (Bruno Sazzini) .................................pag. 15
I rapporti con il Sindacato nazionale;
la nascita dell’Associazione Nazionale Forense (Michelina Grillo) ............................pag. 19
L’impegno del Sindacato per una “Prassi Comune”
(Giovanni Berti Arnoaldi Veli) ................................................................................pag. 27
Perchè (Guido Turchi - dal “Notiziario”, gennaio 1983) ...............................................pag. 35
La funzione, il ruolo e lo spazio di intervento
delle associazioni sindacali degli avvocati nella realizzazione
del “servizio giustizia” (contributo del Sindacato di Bologna
alla Conferenza Nazionale della Giustizia - dal “Notiziario”, novembre 1986) .............pag. 38
Ruolo e funzione dell’avvocato nel processo e nella società
(Mario Jacchia - dal “Notiziario”, n. 1/1987) ...............................................................pag. 42
Il punto sul Sindacato Nazionale
(Giuliano Berti Arnoaldi Veli - dal “Notiziario”, n. 2/1988) .........................................pag. 47
Caro Sindacato, se ci sei... batti un colpo!
(Sandro Callegaro - dal “Notiziario”, n. 2/1988) ...........................................................pag. 49
Relazione sull’attività del direttivo
(Gino Martinuzzi - dal “Notiziario”, n. 1/1989) .........................................................pag. 52
Lo sciopero del 14 dicembre 1990
(editoriale - dal “Notiziario”, n. 4/1990) .......................................................................pag. 54
Relazione del segretario all’assemblea annuale
del 12 aprile 1991 (Giuliano Berti Arnoaldi Veli
dal “Notiziario”, n. 1/1991) ...........................................................................................pag.55
Elezioni del Consiglio dell’Ordine e maggiore trasparenza
(Sandro Callegaro - dal “Notiziario”, n. 1/1992) ...........................................................pag. 57
Cento piccoli fuochi (Bruno Sazzini - dal “Notiziario”, n. 1-2/1993) ............................pag. 58
Relazione sull’attività locale del Sindacato
(Gino Martinuzzi - dal “Notiziario”, n. 1-2/1993).......................................................pag. 59
Elezioni del Consiglio dell’Ordine.
Brevi riflessioni su alternanza e trasparenza
(Sandro Callegaro - dal “Notiziario”, n. 3/1993) ...........................................................pag. 60
Relazione del Segretario all’assemblea annuale dell’8 aprile 1994
(Sandro Callegaro - dal “Notiziario”, n. 1/1994) .......................................................... pag. 61
Esaltare la professionalità
(Bruno Sazzini e Franco Bambini - dal “Notiziario”, n. 1/1994) ...................................pag. 63
La sicurezza sociale dell’avvocato
(Anna Maria Alberti - dal “Notiziario”, n. 1/1994) ......................................................pag. 65
Panda e altre storie (Annalisa Atti - dal “Notiziaro”, n. 1/1994)...................................pag. 68
Futuro è donna? (Michelina Grillo - dal “Notiziario”, n. 1/1994) .................................pag. 69
Osservatorio permanente della giustizia civile
(Giovanni Martines - estratto da “Bologna Economica”, 1994) ......................................pag. 71
Lotta forense (Guido Delvecchio - dal “Notiziario”, n. 1/1994) .....................................pag. 71
La favola del cittadino litigioso e dell’avvocato azzeccagarbugli
(Marco Dell’Amore - dal “Notiziario”, n. 3/1994) .........................................................pag. 72
Il Sindacato e l’elezione del Consiglio dell’Ordine
(con uno sguardo oltre il cortile) (Il Consiglio Direttivo, n. 2/1995) ..............................pag. 73
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Dal futuro: intervista al Presidente del Tribunale
ed al Dirigente della Cancelleria Civile
(Franco Bambini - da “Piazza dei Tribunali” - n. 2/1997)........................................... pag. 79
Relazione del Segretario alla assemblea annuale del 20 aprile 1998
(Michelina Grillo) ....................................................................................................... pag. 82
Il muro di gomma (Bruno Sazzini - da “Piazza dei Tribunali”, n. 1/2000).................. pag. 94
I volantini del Sindacato:
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Ufficio del Registro in Procura ....................................................................................pag. 98
le code all'Ufficio Notifiche ..........................................................................................pag. 99
lo sportello preferenziale per gli atti autoliquidati ........................................................pag. 100
l'opuscolo sulla prassi delle esecuzioni immobiliari a Bologna .........................................pag. 101
la pubblicazione degli opuscoli di Prassi Comune ........................................................pag. 102
vademecum del giudice unico e opuscolo sugli sfratti......................................................pag. 103
il vademecum del praticante ......................................................................................pag. 104
il servizio "avvocato cerca praticante" .........................................................................pag. 105
la sparizione dei fascicoli dal Tribunale ......................................................................pag. 106
la polizza per la responsabilità civile dell’avvocato.......................................................pag. 107
la relazione avvocato-cliente ......................................................................................pag. 108
lo sportello previdenza .............................................................................................. pag. 109
i corsi "internet e posta elettronica" per studio legale ......................................................pag. 110
"la nuova sede del Tribunale: ennesimo atto di una farsa?!" ...........................................pag. 111
contributo unificato: "no alla giustizia per i ricchi!" .......................................................pag. 113
la magistratura onoraria: "passivi e rassegnati" ............................................................pag. 114
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I consigli direttivi dal 1980 al 2005..........................................................................pag. 115
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Il giuoco dell’oca del processo civile ................................................................................pag. 116
Introduzione
Venticinque anni sono trascorsi da quando emeriti e illustri colleghi decisero di dare
forma, voce e sostanza alle istanze dell’avvocatura bolognese. In alta parte di questo volume
celebrativo si darà ampio conto della storia e del percorso del nostro movimento sindacale.
Verso la fine degli anni ’80 mi venne concesso di partecipare alle riunioni del Direttivo
come “uditore”. Il Segretario avv. Gilberto Gualandi avevo lasciato di poco, sostituito dall’avv.
Giuliano Berti Arnoaldi Veli, mentre tra i Consiglieri ricordo gli avvocati Gino Martinuzzi,
Flavia Masè Dari, Anna Alberti, Francesco Di Matteo, Armando D’Apote, Guido Magnesi.
Non nascondo di essere rimasto impressionato dalla passione che quei colleghi avevano
per la nostra professione. Il dibattito nelle riunioni, profondo e spesso acceso, si svolgeva
sempre con ordine e nel rispetto delle diverse opinioni, cercando quelle piccole mediazioni
che consentivano poi di affrontare con efficacia le lotte nell’interesse di tutti i colleghi, nel
tentativo di migliorare le condizioni del quotidiano operare nelle aule di giustizia, negli uffici
giudiziari. Un uso sapiente di fermezza e duttilità faceva acquisire sempre più al Sindacato un
maggior consenso. Trattavano con eguale entusiasmo e competenza temi locali e nazionali,
istituzionali e associativi, sempre con lo stesso spirito: quello di offrire un contributo al
miglioramento, con gradualità e senza eccessi.
Non inventavano nulla, le cose venivano spontanee, le sentivano nella pelle, battevano
nel cuore. Nelle pagine che seguono si darà conto delle numerose “battaglie”: le sale per
gli avvocati, i ricorsi INPS, ICIAP, il CCN per i dipendenti degli studi professionali, le
cassette all’ufficio notifiche, e tante altre. Le riunioni del Sindacato erano occasioni nelle
quali, giorno dopo giorno, si imparavano a conoscere le difficoltà dei Colleghi, a prendere
coscienza e studiare le norme professionali, previdenziali e fiscali. Nelle quali i consiglieri
cercavano di capire come contribuire attivamente e positivamente, nel rispetto dei diversi
ruoli, alla funzione istituzionale del nostro Consiglio dell’Ordine: come diffondere l’opera
del Consiglio, i lavori dei Consiglieri, come rendere nota la loro partecipazione alle riunioni,
impegnandosi ad intervenire alle assemblee dell’Ordine (quasi sempre troppo deserte). Dando,
infine, il loro contributo di idee e offrendo i loro uomini migliori alle elezioni del Consiglio
dell’Ordine. Molti, dopo tanto declamare, con senso di responsabilità, si sottoponevano al
vaglio elettorale, proseguendo la loro opera da componenti del Consiglio, da delegati alla
Cassa di Providenza, da Vice Presidente della Cassa.
Molti sogni, molto lavoro, qualche risultato, tanti amici.
In questi 25 anni il Sindacato è stato un compagno di viaggio che ha saputo dare sapore
alla nostra professione, accompagnandola nel suo mutare, contribuendo al suo miglioramento
e tracciando un solco nel quale, auspicabilmente, tanti altri Colleghi, soprattutto i più giovani,
potranno seminare il loro rinnovato impegno nell’interesse dell’avvocatura.
Avv. Sandro Callegaro
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Una storia bolognese:
la nascita del Sindacato Avvocati
e i primi anni pionieristici
di Giuliano Berti Arnoaldi Veli
Il nostro Sindacato degli avvocati di Bologna è nato il 19 dicembre 1980. Diciamo
meglio: in quella data è stata formalmente costituita la Associazione Sindacale Avvocati e
Procuratori di Bologna, che ora compie felicemente il suo primo quarto di secolo. Giacchè il
Sindacato, a Bologna, era esistito anche prima di quella data.
Era esistito, naturalmente, il sindacato fascista degli avvocati, quello che aveva sostituito il Consiglio dell’Ordine a seguito della legge del 1933 e della legislazione corporativa.
La vicenda dell’avvocatura nel periodo fascista è da qualche anno, finalmente, oggetto di
studio da parte degli storici. Negli studi di Malatesta e Turi1, sulle professioni in generale, era
già ben evidenziata la maggiore rilevanza, sotto i profili dell’ordinamento, della autonomia
e della difesa della individualità, delle vicende degli avvocati. E poi il C.N.F., raccogliendo
proprio una idea nata a Bologna (di cui siamo fieri) ha costituito una Commissione per la
storia dell’avvocatura, che ha promosso la pubblicazione di una collana di libri di grande
spessore culturale2. Insomma, è oramai entrato nel comune sentire (comune di noi avvocati,
intendo) che le vicende della nostra professione sono rilevanti non solo sul piano aneddotico
o familiare, ma entrano a pieno titolo nella storia del nostro Paese.
Ma anche dopo la guerra era esistito un sindacato bolognese, del quale è necessario
fare cenno.
Mentre ancora la guerra era in corso, uno dei primi atti legislativi del Governo provvisorio era stato il ripristino dei Consigli degli Ordini (decreto luogotenenziale 23 novembre
1944 n. 382). I liberi sindacati avevano poi cominciato a costituirsi, già nell’Italia liberata.
Ma presto seguirono gli anni della guerra fredda. I due blocchi che si contrapposero, a livello
politico e ideologico, ebbero naturalmente riflesso anche sulla avvocatura, e sui sindacati che
erano stati costituiti. Questi difatti, a livello nazionale, si aggregarono in due federazioni contrapposte (la FISAP e la FIAP), una di ispirazione progressista e una conservatrice. Peraltro,
a dimostrazione della difficoltà di inquadrare le istanze sindacali da una parte o dall’altra, altri
sindacati rimasero autonomi, rifiutando di aderire all’una o all’altra3.
Si arriva al 1964. Il clima politico sta cambiando, la guerra fredda si allontana, pur
con sussulti violenti e sospetti di tentativi di golpe in Italia. I sindacati, che al Congresso
Giuridico Forense di Bari nel 1963 hanno preso coscienza della loro forza, prendono operativamente l’iniziativa di una azione comune. C’è nella fascia dell’avvocatura interessata alla
problematica sindacale la consapevolezza che solo l’unità di intenti e di azione può portare
frutti. Viene fissata a Roma, nei giorni dall’11 al 13 aprile 1964, una assemblea costituente di
una nuova federazione di tutti i sindacati forensi, che si deve chiamare FeSAPI (Federazione
Sindacati Avvocati e Procuratori Italiani). Anche gli avvocati bolognesi ne sono coinvolti.
1
Libere professioni e fascismo, a cura di G. Turi, Milano, Franco Angeli, 1994; I professionisti, a cura di M. Malatesta, Storia d’Italia, 10, Torino,
Einaudi, 1996.
2
In questa collana sono già usciti cinque volumi, fra i quali si segnalano particolarmente F. Tacchi, Gli avvocati italiani dall’Unità alla
Repubblica, Bologna, Mulino, 2002; Donne e diritti – Dalla sentenza Mortara del 1906 alla prima avvocata italiana, a cura di N. Sbano,
Bologna, Il Mulino 2004.
3
Per maggiori riferimenti sulla storia del Sindacato e della FeSAPI mi permetto di rimandare alla mia Storia dei sindacati forensi, in Rass.
forense 1997, 83.
6
Un nutrito gruppo di loro, con rogito del notaio Borsci di Bologna, ha costituito il 24 marzo
1964 il Sindacato Bolognese Avvocati e Procuratori, che si presentarà alla assemblea costituente della FeSAPI, e sarà una delle ventiquattro associazioni fondatrici4. L’interesse per
l’iniziativa è grande, se il sindacato bolognese può depositare a Roma, alla costituente, un
elenco nominativo di ottanta iscritti. Grazie a loro, possiamo dirlo, gli avvocati bolognesi
hanno partecipato ad un passo importante nella vita della avvocatura.
L’attività della FeSAPI e dei sindacati aderenti, per tutti gli anni sessanta, si svolgerà
prevalentemente sul piano della difesa della posizione dell’avvocato sul piano economico
e previdenziale, e della rivendicazione della autonomia del proprio ruolo. I Consigli degli
Ordini, investiti della rappresentanza istituzionale degli avvocati, generalmente mal sopportano la compresenza di associazioni e ne avversano la concorrenza. Si giunge anche a progettare in sede congressuale, e poi a realizzare a Milano nel 1966, un convegno su “ordini e
sindacati”. Si discute, anche aspramente, se sia lecito, e possibile, lo sciopero degli avvocati.
L’impegno principale dei sindacalisti è in materia di previdenza. E’ merito certo dei sindacati – che la supportano con una attività capillare – la approvazione della legge stralcio sulla
previdenza forense (legge 5 luglio 1965 n. 798, che eleva le pensioni degli ultrasettantenni,
abbassa a 65 anni l’età per il conseguimento della pensione minima e introduce l’assistenza
sanitaria).
Ma già all’approssimarsi del Sessantotto comincia a delinearsi la contrapposizione
tra due modi diversi di vedere la azione sindacale. Si comincia a parlare di “sindacalismo di
proposta” e di “sindacalismo di servizi”. Sono, in fondo, le due anime divise del sindacalismo
forense, che preesistevano alla nascita della FeSAPI. E quest’ultima era nata proprio nella
scommessa sulla possibilità e sulla necessità di tenerle unite.
In questo periodo, il sindacato bolognese risulta particolarmente attivo. Si comincia a
pubblicare una rivista, che si chiama Difesa e rinnovamento forense, che è priva di periodicità
ma è costituita da una serie di “numeri unici” che vengono pubblicati in occasioni particolari.
Dalla lettura di questi numeri è chiaro che il sindacato bolognese è partecipe molto attivo
della vita della FeSAPI: si occupa di tutti i temi emergenti (la legge professionale, le società
di professionisti, le riforme processuali) nonchè, per particolare iniziativa di Piera Angeli,
della avvocatura al femminile5.
A partire dal 1970, la maggioranza dei sindacati aderenti alla FeSAPI condivide
una scelta progressista di politica forense. Un lucido e rimpianto dirigente sindacale, Lucio
Tomassini, ebbe così a sintetizzare il passaggio politico che in quel momento fece la FeSAPI:
“Con il senno di poi, con la consapevolezza ormai acquisita che una qualsivoglia aggregazione sociale o categoriale non può che muoversi in sintonia con la complessa evoluzione dell’intero contesto
sociale, pena una inevitabile autoemarginazione, possiamo dire, con legittimo orgoglio, che quella
scelta allora non facile si rivelò giusta, perchè consentì alla parte più attenta dell’avvocatura di indicare per l’avvocato una prospettiva profondamente diversa da quelle tradizionali, la possibilità
di svolgere un ruolo ed una funzione sociale del tutto nuovi, magari da costruire, partendo dall’idea
dell’avvocato interprete e difensore dei diritti del cittadino, dei sempre più estesi e nuovi diritti del
cittadino, all’interno di una più viva, più dinamica regolamentazione dei conflitti e di garanzia del
rispetto del principio di legalità”.
Insomma, la FeSAPI inizia a privilegiare la azione politica propositiva, estendendo il
suo intervento, rispetto a problematiche più settoriali e pratiche, che vengono avvertite come
di minore respiro. Ma è proprio su questo punto che il sindacato bolognese si allontana piano
Il primo Consiglio direttivo, come risulta dal rogito Borsci 24 marzo 1964, è composto da Giovanni Marsala, Enrico Ghezzi, Antonio
Corcione, Piera Angeli, Renato Rubbi, Giovanni Neri e Mario Baggi. Segretario è eletto Giovanni Marsala. Il Collegio dei revisori, che per
statuto “si occuperà di rivedere i conti”, è composto da Alberto Vincenzi, Guido Cervellati e Nicola Chirco.
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Di Difesa e rinnovamento forense ho ritrovato solo tre numeri, ma dovrebbero esserne usciti anche altri. Il primo, datato “Anno 1967”, è
pubblicato “per l’apertura dell’anno giudiziario 1967”. Il secondo, con l’indicazione “Autunno 1967”, è pubblicato “con particolare riferimento ai congressi del 1967”. Il terzo, datato “Estate 1968”, è pure pubblicato “con particolare riferimento ai congressi del 1968”. Non vi
è indicazione di un direttore o di un comitato di redazione. L’editoriale è sempre a firma del segretario Giovanni Marsala, mentre i più
impegnati nella redazione sono Mario Baggi, Piero Ballarini e Piera Angeli.
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piano dalla federazione. Verisimilmente, non condivide la impostazione troppo politica. Di
fatto, il sindacato allenta i contatti con Roma. Ma anche sul piano locale emergono nuove
aggregazioni, e la associazione finisce per cessare ogni attività.
Negli anni Settanta, a Bologna c’è un Consiglio dell’Ordine particolarmente attivo, al
quale il presidente Piero Valenza ha dato un nuovo impulso. L’attività di quegli anni la si può
seguire sulle pagine del Notiziario che il Consiglio dell’Ordine ha cominciato a pubblicare a
partire dalla fine degli anni Sessanta. Sotto la sua presidenza è stato costituito l’URCOFER
- Unione dei Consigli degli Ordini Forensi dell’Emilia Romagna - che realizza un coordinamento di idee e di azione fra gli Ordini della Regione. E, a partire dal 1978, l’URCOFER
ha cominciato a pubblicare una piccola rivista trimestrale a stampa, che diventa subito uno
strumento di dibattito e di circolazione delle idee fra gli avvocati della regione, anche per
merito del grande attivismo del suo direttore Achille Melchionda6. L’URCOFER, in quegli
anni, si farà anche carico di affrontare esigenze concrete. A partire dal 1980, ad esempio, in
allegato al bollettino verrà distribuito un massimario delle sentenze civili della nostra Corte
d’Appello, redatto da alcuni valorosi sotto la direzione di Raffaele Poggeschi, che raccoglierà
grande interesse e consenso fra giudici e avvocati. Insomma, è sentita l’esigenza di creare
forme nuove di aggregazione.
E arriviamo dunque al 1980. In questo momento, oltre al Consiglio ora presieduto
da Angiola Sbaiz e all’URCOFER, operano a Bologna la Camera Penale, un gruppo spontaneo di avvocati che si è denominato “Solidarietà forense”, e la Associazione Calamandrei.
La Camera Penale, che a Bologna ha una composizione anomala rispetto al resto dell’Italia,
perchè ammette anche i magistrati come associati, opera prevalentemente a livello scientifico,
nel campo penale. Solidarietà forense più che una associazione è un gruppo di colleghi che
si incontrano e operano sul piano della solidarietà, professando dichiaratamente la loro apoliticità. La Calamandrei, viceversa, è una associazione dichiaratamente progressista, che si è
intitolata a Piero Calamandrei per indicare il modello di avvocato al quale intende rifarsi.
Siamo, è bene non dimenticarlo, negli anni del terrorismo. Il problema della giustizia
è grave. Il diritto di difesa, e il ruolo dell’avvocato, incontrano problemi nuovi e inattesi. Basti
pensare al rifiuto della difesa da parte delle Brigate Rosse, alle minacce ai difensori (fino
all’estremo della uccisione del Presidente del Consiglio dell’Ordine di Torino, Fulvio Croce,
che aveva sentito il dovere di assumere la difesa d’ufficio dei brigatisti nonostante le minacce
subite, ed alla cui figura è intitolata la Bibiloteca del nostro Consiglio dell’Ordine). Vengono
approvate nuove leggi emergenziali, che pongono problemi di difesa inediti. Il processo civile fatica sempre di più a trovare un adeguamento ai tempi, e le strutture scricchiolano. C’è
disagio nell’avvocatura bolognese, e al tempo stesso c’è la voglia di occuparsi, da protagonisti
anzichè da spettatori, dei problemi della professione.
Nell’agosto 1980 c’è poi la strage della stazione di Bologna, evento traumatico per
il paese, e uno shock per la città. Bologna è colpita duramente, ma reagisce con fermezza. I
bolognesi, colpiti, sentono di doversi stringere gli uni agli altri, perchè l’unione fa la forza.
Anche sul piano ben diverso dell’impegno forense, è arrivato il momento che gli avvocati, accantonando diatribe interne non facilmente comprensibili all’esterno, cerchino una
strada nuova di unità e di azione comune. Il ruolo della difesa è compresso, sia dal terrorismo
che lo rifiuta, sia dall’indifferenza del legislatore che pare interessato solo a leggi emergenziali, ma non a fare funzionare quelle che già ci sono.
La rivista si chiama Avvocatura Emiliano-Romagnola e il suo primo numero esce nell’ultimo trimestre del 1978. E’ promossa dall’URCOFER, ma viene anche a colmare il vuoto lasciato dalla scomparsa del Bollettino del Consiglio dell’Ordine di Bologna, che era uscito
– anche se con qualche interruzione, dal gennaio 1957 al febbraio 1973. Avvocatura Emiliano-Romagnola uscirà regolarmente fino al
giugno 1985, anche se nell’ultimo periodo divenne semestrale; pubblicherà nel 1987 un bel numero unico in occasione della Conferenza
Nazionale della Giustizia (L’Avvocatura Emiliano-Romagnola e la Conferenza Nazionale della Giustizia) e poi cesserà di esistere. La rivista
è diretta per tutto il periodo da Achille Melchionda; coordinatore della redazione è Sandro Giacomelli; segretario è Lelio Zappoli. Da
questa esperienza nascerà nel gennaio 1989 la rivista Bologna Forense, promossa dal Consiglio dell’Ordine di Bologna, e anch’essa diretta
da Achille Melchionda.
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Il valore unificante – per gli avvocati – diventa quello della professionalità. Non che
la distinzione sia indifferente, ma in quest’ottica quello che unifica non è più che l’avvocato
sia conservatore o progressista, sia di destra o di sinistra o di centro: quello che importa è che
l’avvocato sia bravo, e sia messo in grado di esercitare al meglio il suo dovere costituzionale di
difensore.
Su questi presupposti, il 19 dicembre 1980, viene fondato il Sindacato degli avvocati
di Bologna.
...
Gli iscritti-promotori sono ventitre, e hanno individuato fra di loro i componenti del Consiglio Direttivo, che sono sette, e sono: Achille Melchionda, Giancarlo Della
Giovampaola, Guido Turchi, Pietro Ruggieri, Mario Jacchia, Gilberto Gualandi e Flavio
Chiussi. Il direttivo si riunisce la prima volta il 10 gennaio 1981, e al suo interno designa Melchionda come Presidente, Turchi come Vice Presidente e Della Giovampaola come
Tesoriere. Nello Statuto appena approvato, infatti, la rappresentanza legale della associazione
è assegnata non ad un segretario (come avviene generalmente nei partiti e nella maggior parte delle associazioni sindacali, ivi compreso il sindacato del 1964) ma ad un presidente, che
è coadiuvato da un vice-presidente e dal tesoriere. Nella associazione il segretario è previsto
con un ruolo meramente esecutivo, tanto che non fa neppure parte del consiglio direttivo. La
scelta formale delle cariche richiama invece un ruolo istituzionale: il Sindacato ha un presidente, proprio come il Consiglio dell’Ordine; e vuol suggerire così una pari dignità fra i due
enti, pur diversi per natura e compiti.
La costituzione della nuova associazione viene accolta con favore dal Consiglio dell’Ordine. Nella sua relazione annuale alla assemblea del gennaio 1981, Angiola Sbaiz, che
da due anni è il presidente del Consiglio, saluta con parole non formali la costituzione della
nuova associazione; pur non dimenticando di sottolineare la diversità assoluta di ruoli tra le
associazioni e la istituzione7.
Vale la pena di ricordare che, in questo momento, gli avvocati e procuratori bolognesi
sono complessivamente 924, e che rispetto all’anno precedente sono aumentati di una sola
unità. Ma già si intravede, dal crescere inconsueto del numero dei praticanti, una prospettiva di aumento che Angiola Sbaiz sottolinea nella sua relazione all’assemblea dell’Ordine8.
Proprio per questo, per la prima volta nel 1980, il Consiglio si è fatto promotore di un corso
di preparazione agli esami, che si è tenuto nella primavera del 1980, con altissima partecipazione di giovani, e che è stato di fatto organizzato da Achille Melchionda.
Le materie delle quali la neonata associazione intende occuparsi sono molteplici. Il
direttivo ne individua particolarmente sei, che sono oggetto di altrettante deleghe che vengono distribuite ai componenti del direttivo. Si tratta in particolare di 1)ordinamento professionale; 2) pensioni e previdenza; 3) rapporti con i giovani; 4) rapporti con le altre associazioni
sindacali; 5) problemi logistici e sede del Palazzo di Giustizia; 6) rapporti con i dipendenti9.
Tra queste attività, nel primo anno emergerà come primario l’impegno per la nuova
sede del Palazzo di Giustizia. Va ricordato che, in questo anno 1981, la situazione logistica
della giustizia a Bologna è praticamente uguale da circa un secolo. Gli uffici giudiziari, praticamente tutti, con le eccezioni del Tribunale per i Minorenni, dell’Ufficio di Sorveglianza e
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“Abbiamo appreso con soddisfazione che anche a Bologna si è costituito un Sindacato degli Avvocati già presente presso la maggioranza delle nostre
città! Nè possiamo dimenticare che a Bologna esiste e opera la Camera Penale, presieduta dal nostro Mauceri, la quale ha organizzato nel settembre
scorso a Rimini un convegno internazionale ottimamente riuscito (relatore di sintesi il presidente De Mattia) e che vi è la Associazione Calamandrei
con convegni e iniziative di generale interesse e che, anche se in sordina, è sorta altra associazione di solidarietà forense pure regolarmente costituita
con a capo l’avv. Furio Cicognani. Chi crede nel pluralismo e nell’impulso che può derivare dall’attività associazionistica non può che ricavare compiacimento dalle manifestazioni di tali diversi interessi come da un segno di vitalità del nostro Ordine. Credo però che debba essere sempre presente la
funzione e la ragion d’essere del Consiglio cui la legge demanda una rappresentanza che, per essere rispettosa, oltre che della legge, dello spirito e delle
alte tradizioni della professione, non potrà che restare estranea a ogni qualifica e condizionamento, con il solo avallo personale della libera coscienza di
chi è chiamato a farne parte. Un Consiglio che si qualifichi di destra o di sinistra o di centro moderato o con qualche altra formula, è un non senso: in
altra sede le qualifiche sono necessarie ed opportune, non in questa”; in Avvocatura Emiliano-Romagnola, n. 10, gennaio- marzo 1981, pag. 13.
8
in Avvocatura Emiliano-Romagnola, n. 10, cit., pag. 9-10.
9
in Verbali del Consiglio direttivo, 10 gennaio 1981, in arch. Sindacato.
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del Giudice Conciliatore, hanno la loro sede nel bellissimo palazzo Baciocchi10.
A distanza di anni, pare impossibile che ci stesse tutto, a Palazzo Baciocchi. Ma in
effetti la situazione è al collasso. Il Comune da tempo è stato fatto oggetto di pressioni perchè metta a disposizione altri locali idonei, e in zona. E il Comune ha dato incarico ad un
proprio architetto di predisporre un progetto di ristrutturazione di massima e di adattamento dell’immobile ove hanno sede l’Istituto tecnico Pier Crescenzi e la scuola media statale
San Domenico. Si tratta di scuole che occupano una parte del complesso monumentale del
Convento di San Domenico, e hanno il grande pregio di trovarsi esattamente di fronte al
vecchio Palazzo Baciocchi. Una parte di questi locali, in passato, è stata già adibita a funzioni in un certo senso giudiziarie. Nella parte del Pier Crescenzi prospiciente alla piazza San
Domenico aveva infatti sede la Inquisizione dell’Ordine Domenicano: la cui aula di udienza
era esattamente quella d’angolo, ove ora c’è la stanza del Presidente del Tribunale11.
Nel gennaio 1981 l’architetto Merlo, per incarico del Comune di Bologna, ha predisposto il progetto, che è stato sottoposto informalmente ad enti e associazioni. La Associazione
Calamandrei si fa promotrice il 25 febbraio 1981 di un pubblico dibattito al Circolo della
Stampa, al quale sono invitati gli assessori competenti del Comune, Ordine, Sindacato e
associazioni. Gli assessori presentano pubblicamente il progetto, che però richiede qualche
anno per la realizzazione. Le scuole sono ancora usate come tali; si dovrà attendere il loro
trasferimento in altre sedi da adattare; bene che vada, le si potrà liberare alla fine dell’anno
scolastico 1982-1983; poi ci vorrà un anno almeno di lavori. E’ inevitabile una soluzione
transitoria per ovviare all’emergenza che non consente di aspettare tanto: gli assessori offrono
la disponibilità di un edificio in via Oberdan, già sede dell’Unipol. Il Consiglio dell’Ordine,
per bocca di Angiola Sbaiz, esprime parere favorevole del Consiglio alla ristrutturazione
degli edifici di via Garibaldi, mentre esprime perplessità per soluzioni provvisorie. Achille
Melchionda, per il Sindacato, si esprime a favore della ristrutturazione di via Garibaldi; ma
dichiara anche di condividere la ricerca di ulteriori locali da utilizzare in via provvisoria.
Anche i Cancellieri, per i quali interviene Scandurra, si associano alle opzioni degli avvocati.
In conclusione, gli assessori raccolgono l’unanime gradimento per la ristrutturazione delle
scuole di via Garibaldi, e la opposizione alla soluzione transitoria di via Oberdan.
Questi pronunciamenti corali dell’avvocatura e dei cancellieri sortiranno il loro effetto:
anche per il convinto e costante appoggio di Laura Grassi Breccia, che oltre ad essere avvocato e presidente della Calamandrei, è in questo momento assessore del Comune di Bologna.
In marzo verrà dunque individuata come soluzione-ponte quella di Palazzo Orlandini, in
piazza Roosevelt 3, che gli uffici dei Vigili Urbani si accingono a liberare. Questa soluzione
troverà tutti gli avvocati concordi. E sarà proprio il Sindacato, convocando il 3 aprile 1981
una assemblea aperta degli avvocati, a fare constatare il motivato consenso degli avvocati.
In capo ad un anno in quel palazzo emigreranno quattro sezioni civili del Tribunale (tutte
tranne la quarta-fallimentare). I locali sono al primo piano, soprastanti un negozio di animali
che si chiama “Piccolo zoo”, e che oggi è stato malinconicamente sostituito da uno dei soliti
negozi seriali di abbiglimento. E per anni, nel colorito e dissacrante linguaggio del foro, gli
avvocati diranno “vado al piccolo zoo”, per dire “vado negli uffici di piazza Roosevelt”.
Il Tribunale per i Minorenni ha peraltro sempre avuto sede in via del Pratello 36, dove è tuttora, unitamente al Carcere minorile: l’ufficio
di sorveglianza, che ha una sua autonomia istituzionale, è in via Oberdan 17; il Giudice Conciliatore è in via Barberia 11. A questi si aggiunge poi il T.A.R., di recente istituzione, che è in Strada Maggiore 80.
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In un bel quadro di Bartolomeo Passerotti della Pinacoteca Nazionale di Bologna, databile attorno al 1580, sullo sfondo di una scena
della vita del Santo (il rogo dei libri degli Albigesi) è riprodotta realisticamente la piazza San Domenico e gli edifici circostanti la chiesa, ivi
compreso quello attualmente destinato a sede del Tribunale. Se ne veda una scheda nel catalogo Nell’età del Correggio e dei Carracci, Bologna
1986, pag. 184.
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E’ questo un momento importante per la determinazione delle scelte cittadine di
politica giudiziaria. E’ in questo momento infatti che la unità fra istituzioni e associazioni
dell’avvocatura, funzionari e anche giudici determina la amministrazione comunale ad optare
per la “cittadella giudiziaria”, ovverossia per la decisione di concentrare nelle vicinanze del
Palazzo Baciocchi, e comunque nel centro storico, le strutture giudiziarie. Si tratta di una
scelta condivisa, sulla base della quale sono stati effettuati investimenti cospicui, sia da parte
della amministrazione, sia da parte degli avvocati, che hanno continuato ad aprire o mantenere i loro studi prevalentemente in questa parte della città. E proprio in conseguenza di
queste scelte, le istituzioni hanno ancora nel 1999 concordemente individuato l’edificio della
Maternità come luogo da destinare alla ulteriore espansione degli uffici giudiziari12. Di tutto
questo è giusto non perdere memoria, affinchè non succeda che ad ogni cambio di interlocutori si debba ricominciare da zero, e non si dimentichi che tutto quello che è stato compiuto
nel corso di tanti anni ha una logica, che è stata condivisa, e che ha già avuto costi dai quali
non è giusto prescindere.
Il secondo grande tema del quale il Sindacato si occuperà nel 1981 sarà quello della
previdenza. Nel settembre dell’anno prima è stata approvata la legge di riforma (legge 20 settembre 1980 n. 576) che è tuttora la legge fondamentale del nostro ordinamento previdenziale. Prima, le pensioni erano sostanzialmente uguali per tutti. D’ora in avanti, la pensione
sarà proporzionata a quanto effettivamente versato dall’iscritto. Si tratta di un mutemento
di prospettiva che era inevitabile (con il senno di poi, nessuno potrebbe dubitarne) ma che
sul momento provoca anche malumori e resistenze, specie da parte di coloro che sono di
imminente pensionamento. Il Sindacato fa opera di approfondimento e di conoscenza della
legge, promuovendo una assemblea aperta, tenuta il 24 giugno 1981, che ha grande affluenza.
Da subito appare che una delle materie principali oggetto di atiività sindacale dovrà essere
proprio la previdenza. E, difatti, negli anni successivi, il Sindacato promuoverà un proprio
“sportello previdenza” che diventerà il riferimento fisso per la conoscenza e la risoluzione dei
problemi previdenziali degli avvocati bolognesi.
Non tutte le ciambelle, naturalmente, riescono con il buco. In questo primo anno
molte energie vengono dedicate al tentativo di fondare una unione regionale fra i sindacati
dell’Emilia-Romagna13. Si arriva anche ad una riunione che dovrebbe essere costitutiva, ma
che finisce per prendere atto dell’emergere di perplessità insuperabili: non tutti sono d’accordo di aderire alla FeSAPI. Si finisce per soprassedere: il notaio, che nell’entusiasmo del
primo momento era stato allertato, viene lasciato libero. La riunione viene prudentemente
aggiornata, in vista di ulteriori approfondimenti. Ma non se ne farà più niente.
Solo per curiosità, aggiungo che in questo anno il Sindacato si farà anche carico di
segnalare la insufficienza dell’aula della facoltà di Ingegneria dove tradizionalmente si tengono le prove scritte dell’esame di procuratore, che non può contenere più di quattrocento
persone, e si fa promotore di uno spostamento degli esami alla Fiera di Bologna. E, ancora,
promuoverà una dimostrazione di vibrata protesta contro l’arresto, effettuato da un giudice istruttore di Bologna, dell’avv. Damiani di Faenza, perseguito nell’adempimento del suo
mandato difensivo.
Al termine del 1981 giunge a scadenza il mandato del primo pionieristico gruppo dirigente sindacale. La rifondazione del Sindacato è riuscita. I ventitre iniziali promotori sono
Nella riunione tenuta il 3 dicembre 1998 nella sede della Provincia di Bologna la stessa Provincia, rappresentata dal Presidente Vittorio
Prodi e dall’Assessore Paola Bottoni, il Comune di Bologna, rappresentato da Flavio Delbono, il Presidente della Corte d’Appello Vittorio
La Cava, il Procuratore Generale Vincenzo Oddone e gli avvocati Mario Jacchia e Giuliano Berti Arnoaldi Veli in rappresentanza dell’avvocatura bolognese sottoscrissero un documento in cui concordarono all’unanimità che l’edificxio della Maternità fosse destinato ad uffici
giudiziari “individuando tale destinazione quale soluzione definitiva ottimale delle esigenze degli spazi destinati all’attività giudiziaria nella
città di Bologna”. Sempre in quella riunione tutti i presenti convennero sulla necessità sulla soluzione alternativa provvisoria costituita dallo
immobile di piazza Trento e Trieste per gli uffici del GIP e del PM. Il documento è riprodotto in Bologna forense 1991, n. 1, pag. 8.
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La riunione ha luogo il 13 giugno 1981 presso la sede del Consiglio dell’Ordine di Bologna. Oltre al Direttivo del sindacato di Bologna,
al completo, partecipano delegati dei sindacati di Piacenza, Ravenna, Rimini, Modena, Reggio Emilia, e altri colleghi interessati alla costituzione di sindacati nelle altre città. C’è anche Mario Besana, Segretario della FeSAPI, anche lui in veste di osservatore.
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diventati, alla fine dell’anno, sessantasette. Il presidente Melchionda e buona parte dei consiglieri passano la mano. Il 10 marzo 1982 viene eletto un nuovo Consiglio Direttivo. A Turchi,
Gualandi e Chiussi si aggiungono Armando D’Apote, Francesco Di Matteo, Giuliano Berti
Arnoaldi e Lelio Zappoli. Nuovo presidente è Guido Turchi; vice-presidente è Gilberto
Gualandi; tesoriere è Francesco Di Matteo.
Il nuovo direttivo si pone come primario il problema della comunicazione. Come fare
per rendere partecipi tutti gli avvocati del foro di Bologna, che nel frattempo ha superato le
mille unità, delle iniziative e delle proposte che si mettono in campo? Si pensa innanzitutto
alla redazione di un libro bianco sui malanni della giustizia. Questa idea è stimolante, specialmente perchè dovrebbe fare uscire il dibattito dal cerchio ristretto degli addetti ai lavori, e
coinvolgere i cittadini, le istituzioni, la città insomma, nella soluzione di problemi che sono di
tutti. Quella di “uscire dalla torre d’avorio”, per usare una vecchia espressione dei sindacalisti
degli anni Settanta, è una idea condivisa anche dal versante istituzionale della avvocatura: se
è vero che in questi anni sta venendo a maturazione la Conferenza Nazionale della Giustizia,
che è una idea nata proprio a Bologna e per la quale si è incessantemente spesa Angiola Sbaiz.
Per coglierne il significato, è necessario ricordare che in quegli anni i problemi della giustizia
non erano affatto dibattuti dalla opinione pubblica. La stampa si occupava di processi quasi
esclusivamente sotto il profilo scandalistico, in occasione di grandi delitti. Ma il funzionamento della macchina della giustizia, in realtà, non interessava; alla giustizia il bilancio dello
stato dedicava una spesa che percentualmente cominciava con uno “zero virgola”. La giustizia
civile, poi, non interessava a nessuno. Anche i giornalisti di cronaca giudiziaria, che difficilmente sbagliano sui reati, scrivevano ancora di “recessione” o di “rescissione” di un contratto,
quando volevano parlare di “risoluzione”. La redazione di un libro bianco in questo senso
sarebbe stata certamente una iniziativa di grande impatto. Si cominciò a raccogliere dati e
statistiche, alle quali possono avere facile accesso solo avvocati che sappiano come il processo
funziona in concreto, e non solo sulla carta. Ma l’opera era troppo ambiziosa, e mancarono le
forze. La iniziativa ripiegò invece sulla pubblicazione di un Notiziario, nel quale venne poi
trasfuso quanto era stato raccolto per il libro bianco.
Dunque, a partire dall’inizio del 1983 iniziò ad uscire, con alterna periodicità, il
Notiziario della Associazione Sindacale degli Avvocati e Procuratori di Bologna. La iniziativa fu particolarmente apprezzata, anche perchè in quegli anni non usciva da tempo più
alcun Bollettino del Consiglio dell’Ordine, e la rivista dell’URCOFER, che ne aveva fatto in
qualche modo le veci, era in via di esaurimento.
Nel maggio del 1982 c’è la prima Assemblea nazionale degli Ordini Forensi convocata a Rimini per discutere principalmente della riforma dell’ordinamento professionale degli
avvocati. Vi vengono discusse le linee di una riforma che appare oramai indifferibile. Gli
avvocati bolognesi vi partecipano da protagonisti; non solo con la presenza e l’impegno di
Angiola Sbaiz, autrice di uno degli interventi più applauditi, ma anche con l’impegno di tutti
i sindacalisti. L’assemblea approverà poi alcune linee guida della riforma, che saranno recepite
e trasfuse l’anno dopo nel disegno di legge presentato in Senato dai senatori Raimondo Ricci
ed Elena Marinucci. Il disegno Ricci-Marinucci sarà oggetto di studio e di approfondimento
da parte degli avvocati italiani, come mai era avvenuto in passato. In particolare, nel maggio
1983 la Federazione Triveneta dei Sindacati aderenti alla FeSAPI indirà un grande convegno
a Riva del Garda, al quale interverrà il Ministro di Grazia e Giustizia Mino Martinazzoli
(che è un avvocato). Anche il Sindacato di Bologna elabora proprie proposte, che vengono
presentate a Riva del Garda, e fatte conoscere a Bologna con la diffusione di un numero speciale del Notiziario. Sembrò, allora, che la riforma fosse possibile; che fosse anzi a portata di
mano. Ma la legislatura decadde senza che la questione dell’ordinamento professionale fosse
approvata, anche solo da un ramo del parlamento.
Sarà una diversa iniziativa, sul fronte fiscale-previdenziale, a segnare la (prima) svolta
nella vita del Sindacato bolognese: la battaglia contro la “tassa sulla salute”. Si tratta di questo. La legge 26 aprile 1982 n. 181 aveva per la prima volta imposto ai liberi professionisti il
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versamento di un contributo pari al 3% del reddito professionale imponibile ai fini IRPEF
come contributo sociale di malattia. I liberi professionisti lo avvertirono come un aumento
del 3% delle loro tasse e insorsero, sottolineando che si trattava per di più di un balzello discriminatorio dato che non era stato imposto ad altre categorie di lavoratori autonomi come
artigiani e commercianti. Il Sindacato si fece promotore della protesta, in modi legali: e cioè
promosse un leading case davanti al Pretore del lavoro di Bologna. Mario Jacchia e Fabio
Roversi Monaco, disinteressatamente, elaborarono il ricorso pilota, che fu sottoscritto da ben
234 avvocati del foro di Bologna: praticamente, un terzo degli avvocati bolognesi effettivamente esercenti.
La causa, in primo grado, fu persa. Il Pretore di Bologna, Governatori, con la sentenza
845/83, respinse la domanda, tutta imperniata sulla illegittimità costituzionale della norma,
che non volle rimettere al giudizio della Corte. I ricorrenti tutti, che vennero tenuti costantemente al corrente dal Sindacato dell’andamento della causa, confermarono agli stessi legali
mandato per appellare. Gli avvocati Jacchia e Roversi Monaco effettivamente impugnarono
la sentenza, e ottenero anche un sequestro liberatorio a favore dei ricorrenti tutti, in modo da
evitare loro di dovere pagare nelle more del giudizio. Il Tribunale del lavoro, presieduto dal
compianto dott. Bagnulo, est. Falcone, emise il 27 settembre 1985 una ordinanza di rimessione degli atti alla Corte Costituzionale. La decisione ebbe grande eco, e fu effettivamente una
grande vittoria: in primo luogo degli avvocati patrocinatori della causa, poi degli avvocati ricorrenti che avevano continuato a crederci, e infine anche del Sindacato, senza il quale non si
sarebbe potuta realizzare una simile unità di intenti, non consueta nella classe degli avvocati,
che ha nell’individualismo a volte anche esasperato la propria forza e contemporaneamente
la propria debolezza.
Avverrà poi che la Corte Costituzionale, con la sentenza 167 del 25 giugno 1986,
respingerà la eccezione di illegittimità costituzionale, con una motivazione che darà atto di
molte perplessità della Corte stessa14. Ma questo non toglie in nulla valore alla iniziativa del
Sindacato, che si era battuto al meglio e disinteressatamente per gli intereressi economici dei
colleghi.
Nel gennaio 1984 ci sono, contemporaneamente al rinnovo del consiglio direttivo del
sindacato, le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine. Due anni prima il Sindacato
non vi aveva in alcun modo partecipato. Ma aveva avuto modo di constatare che la competizione si svolgeva in modo poco trasparente, e anche senza particolare attenzione al bon ton.
Si pose, allora, per la prima volta, la necessità di decidere in merito alle elezioni per
il rinnovo del Consiglio dell’Ordine. Il Sindacato, su questo piano, avvertì che gli iscritti si
attendevano – se non una lista – una presa di posizione in proposito. E decise dunque di far
conoscere il suo pensiero con un numero speciale del Notiziario (“Speciale elezioni”) contenente un programma al quale i futuri componenti del Consiglio avrebbero dovuto auspicabilmente attenersi, articolato in sei punti:
a) impegno assiduo di presenza ai lavori del Consiglio;
b) rigorosa tutela della dignità dell’avvocato e dell’attività professionale forense contro
ogni forma di prevaricazione;
c) scrupolosa tenuta dell’albo, con particolare attenzione alle situazioni di incompatibilità, ed effettiva vigilanza sulla pratica;
d) rigoroso esercizio della funzione disciplinare, con il doveroso riserbo istruttorio;
e) costante e dettagliata informazione agli iscritti sulla effettiva attività del Consiglio;
f ) avvicendamento periodico dei Consiglieri.
la sentenza verrà integralmente pubblicata su un numero speciale del Notiziario, luglio 1986, con il quale si indiceva anche una assemblea
straordinaria per decidere collettivamente il da farsi.
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Se letti in negativo, questi sei punti costituivano infatti le criticità di funzionamento
del Consiglio che il Sindacato aveva avvertito. Alla enunciazione dei punti, si accompagnava
la raccomandazione pratica di garantire il rispetto e la segretezza del voto. Il Sindacato non
proponeva nomi: ma dichiarava di riservarsi di sostenere, al ballottoggio, candidati che condividessero le proposte appena enunciate. Di fatto, dopo il primo turno, il Sindacato scelse
di appoggiare pubblicamente le candidature di Umberto Fratta, Alfredo Goldstaub, Stefano
Graziosi e Pietro Ruggieri, nessuno dei quali aveva fatto parte del precedente Consiglio.
Furono eletti tutti e quattro, e si parlò di una vittoria del Sindacato. Si trattò, a ben vedere,
del prevalere della logica della trasparenza, rispetto ai criteri di notabilato e di cooptazione
troppo ottocenteschi, e non più sostenibili nell’ambito della radicale mutazione della avvocatura che è cominciata proprio in quegli anni.
Anche di fronte alla istituzione principe della classe forense, il Consiglio dell’Ordine,
il Sindacato aveva affermato la propria radicata esistenza.
14
Cento piccoli fuochi:
viaggio tra le molte iniziative del Sindacato
di Bruno Sazzini
Per quanto male possiamo aver fatto,
nessuno è riuscito a fare di meglio
Inizio il breve excursus sulle iniziative del Sindacato nel corso della sua vita utilizzando
nel titolo due espressioni che ben sintetizzano l’agire nell’associazione, spesso caratterizzato
da ingenua idealità accompagnata da molta ironia (e autoironia).
Il titolo, mi scuso dell’autocitazione, riprende un mio vecchio articolo1, mentre il bon
mot in epigrafe è una battuta del collega e amico Franco Bambini, e fu utilizzata per qualche
tempo come sottointestazione del Notiziario del Sindacato, a memento che comunque l’impegno profuso da tutti era in sè meritevole di apprezzamento, al di là dei successi ottenuti.
Gli esordi. In altro scritto Giuliano Berti Arnoaldi Veli ha ricordato la prima grande
iniziativa del Sindacato e cioè la battaglia giudiziale contro la c.d. tassa sulla salute.
In quegli anni molte altre ne seguirono, soprattutto in materia previdenziale e fiscale.
Nel 1987 fu presentato altro ricorso sullo stesso oggetto: il direttivo dell’epoca e altri
colleghi, con il patrocinio del prof. Montuschi, promossero azione volta a far dichiarare l’incostituzionalità della norma, con conseguente esonero del pagamento dell’imposta.
Il ricorso fu rigettato, seppure con il riconoscimento, che si legge nella motivazione
della sentenza, delle perplessità del giudice del lavoro sulla costituzionalità della normativa.
Nel 1989 ci fu il primo dei ricorsi contro l’imposta ICIAP (imposta comunale sulle
attività produttive): i colleghi Gilberto Gualandi, Anna Alberti e Giuseppe Schiuma presentarono avanti al T.A.R. dell’Emilia Romagna l’impugnativa con richiesta di sospensione
contro le delibere comunali di attuazione del tributo.
Il T.A.R. concesse la sospensione, demandando la questione alla Corte
Costituzionale.
Anche se la sospensione fu riformata dal Consiglio di Stato e la Corte Costituzionale
rigettò in limine la questione, tuttavia la parziale vittoria del Sindacato bolognese ebbe risonanza nazionale, rendendo manifesta la volontà della categoria di percorrere ogni strada per
contrastare una legislazione fiscale che, all’epoca, era fortemente penalizzante per le libere
professioni.
Allons enfants. In quest’ottica i colleghi Schiuma e Alberti proposero altro ricorso al
T.A.R. del Lazio per l’annullamento della normativa sui coefficienti presuntivi e di congruità.
Nel 1992, con le associazioni sindacali di tutte le libere professioni2, la collega Alberti
e il sottoscritto presentarono ricorso contro la delibera comunale che aumentava l’ICIAP
nella misura del 25%, nonché, successivamente, ricorso al T.A.R. del Lazio in impugnazione
dei DPCM 18.12.1992 e 25.12.1992 determinanti, rispettivamente, la misura del contributo
diretto lavorativo (c.d. minimum tax) e i casi di marginalità3.
1
Notiziario trimestrale del Sindacato Avvocati Bologna, n.1/2-1993, pag. 27: “è necessario quindi accendere cento piccoli fuochi per testimoniare di esistere, per
affermare il principio di partecipazione alle scelte che ci interessano, per introdurre principi di equità senza criminalizzare una categoria, per riaffermare la specificità ed
essenzialità del ruolo dell’avvocatura. Questo è e rimane, nei limiti delle sue forze, l’impegno del Sindacato di Bologna”.
2
Si trattava del coordinamento CONSILP Emilia Romagna che comprendeva tutti i sindacati delle libere professioni (notai, commercialisti, ragionieri,
consulenti del lavoro, ecc.).
3
Tutti i ricorsi sono stati fascicolati da Giuliano Berti Arnoaldi Veli e si trovano presso la sede del Sindacato a disposizione di... storici e archeologi.
15
Seguirono poi altre impugnazioni: contro il c.d. minimale INPS con una causa pilota
intentata dai colleghi Piergiorgio Ognibene e Carla Mei, con il patrocinio dell’associazione,
vinta senza combattere, perché la norma fu dichiarata incostituzionale nelle more del processo.
Inizia la prassi comune. Nel 1994, e ne parla più diffusamente Giovanni Berti
Arnoaldi Veli in altro articolo, inizia la “Prassi Comune” e viene costituito, per la prima volta
in Italia, da tutte le componenti (avvocati, magistrati e cancellieri) l’Osservatorio della giustizia civile, con il compito di:
- realizzare un progetto informatico che permetta la formazione di un massimario
giurisprudenziale bolognese, che consenta la conoscenza di indirizzi interpretativi sulle principali questioni in oggetto di contenzioso giudiziario;
- proseguire nella ricerca delle possibili soluzioni pratiche che consentano di alleviare
le gravi difficoltà in cui versa la giustizia nelle sue componenti amministrative;
- perseguire nell’organizzazione degli incontri di studio delle problematiche teorichepratiche relative al diritto e alla procedura penale;
- sensibilizzare gli organi di governo e la opinione pubblica, anche attraverso forme
di agitazione che coinvolgano tutte le componenti dell’amministrazioni della giustizia, nell’impossibilità di amministrare la giustizia civile in Bologna nell’attuale situazione” (n.d.a.:
con una certa ingenuità si pensava di aver toccato il fondo nel lontano 1993, non sapendo che quella
situazione, confrontata all’attualità, sarebbe parsa un’epoca felice!).
Il Sindacato, che sottoscrisse il protocollo insieme al Consiglio dell’Ordine e all’A.N.M.4,
è stato, di fatto, il vero motore di tutte le iniziative ivi elencate e non è un caso che molti
colleghi, in primis Sandro Callegaro e, per il processo informatico, Mario Jacchia, abbiano
continuato nel Consiglio dell’Ordine quanto iniziato durante la loro attività sindacale.
Tutto si fa per voi. Nel 1992 viene costituito lo sportello previdenza, una tra le prime
iniziative di patronato attivo in materia di previdenza forense: i colleghi Alberti, Masè Dari,
Ognibene e il sottoscritto iniziano a ricevere e dare informazioni a iscritti e non, dapprima
nella saletta Avvocati del Tribunale di via Garibaldi, poi presso il Consiglio dell’Ordine e,
infine, nella sede del Sindacato.
È un’iniziativa che ancor oggi continua con successo, sempre con lo stesso gruppo,
cui si è aggiunto il collega Dante di Furia, e ad eccezione della collega Alberti, che è stata
nel frattempo eletta delegato alla Cassa, dove ha ricoperto la carica di vicepresidente del
Consiglio d’Amministrazione.
Nel 1995 all’Ufficio Notifiche si era creato un grosso problema: per motivi ormai caduti nel dimenticatoio gli atti notificati potevano essere ritirati solo sottoscrivendo, personalmente o per delega, la quietanza di avvenuta restituzione. Potete immaginare le code e la ressa
in via de’ Poeti! Grazie ad una intuizione del Direttivo (Atti, Aufiero, Bambini, di Francia,
Grillo, Sazzini) e dell’allora segretario Callegaro furono installate a cura del Sindacato le
cassette, di proprietà dell’associazione, che ancora oggi adempiono egregiamente alla loro
funzione.
Sempre per alleviare le code presso gli ufficiali giudiziari, il Direttivo (Clara Berti,
Bond, Bordoni, Cardiota, Delucca, Fiori, Lucente, Palombarini, Sazzini, Turroni, Vancini)
presieduto prima dal sottoscritto e poi da Lorenza Bond ha stipulato una convenzione con
una società informatica per l’autotassazione degli atti giudiziari da notificare, concordando
una via di favore presso l’ufficio per chi utilizzi questo sistema.
La polizza per la responsabilità professionale pensata da avvocati per gli avvocati5 è
stata una intuizione di Michelina Grillo e del suo direttivo (Atti, Aufiero, Bambini, Giovanni
Berti Arnoaldi Veli, di Francia, Ognibene, Vaselli, Vicini) così come i primi tentativi di in4
5
Il testo si può trovare in Notiziario trimestrale Sindacato Avvocati Bologna, n. 4-1993, pag. 12.
Stipulata con la AIG Europe, è ancor oggi la più competitiva per il rapporto prezzo–qualità della copertura.
16
formatizzazione e di accesso a Internet6, cui sono seguiti, grazie al collega Gammarota, corsi
per l’alfabetizzazione informatica frequentati da molti avvocati del Foro.
Nel corso degli anni, poi, sono state stipulate molte convenzioni a favore degli iscritti:
con banche7, negozi, ristoranti; tutto per permettere agli associati di avere anche una convenienza pratica nell’essere iscritti al Sindacato.
Home sweet home! Come tutte le forme di vita che si sviluppano nel tempo, anche per
le associazioni uno dei traguardi più ambiti è... metter su casa!
Solo nel 1997, grazie a Michelina Grillo e al suo direttivo, è stata inaugurata la prima
sede del Sindacato negli angusti e umidissimi locali di via delle Tovaglie 10, vicino alla Corte
d’Appello (o di fronte al Bar Ciccio, come si preferisce).
La prima apertura al pubblico fu resa possibile dalla turnazione dei membri del direttivo e dei volontari e solo dopo, con l’aumento delle entrate, è stata assunta in pianta stabile
una segretaria part time per tenere aperta la sede negli orari fissati8.
Alla scadenza del contratto di locazione, la sede è stata trasferita all’indirizzo attuale
in via Garibaldi 7, di fronte al Tribunale nuovo.
Nella sede hanno trovato posto molte pubblicazioni di Ordini e Associazioni forensi,
gentile omaggio di Giovanni e Giuliano Berti Arnoaldi Veli, nonché l’amministrazione dell’Associazione.
Nelle salette si tengono le riunioni dei direttivi locali e nazionali, corsi e lo sportello
previdenza.
Un più intenso utilizzo della sede sarà un ulteriore traguardo, così da permettere agli
iscritti di poter usufruire degli spazi attrezzati.
Io vi denuncio. Una delle iniziative più eclatanti degli ultimi anni è stata la presentazione di un esposto denuncia alla Procura della Repubblica contro i disservizi dell’Ufficio del
Registro di Bologna 4 (quello addetto alla registrazione degli atti giudiziari).
Il segretario di allora (e cioè il sottoscritto) e il collega Gabriele Bordoni9, dopo aver
inutilmente richiesto risposte adeguate tanto ai vertici dell’Ufficio che al Ministero, hanno,
con ampio eco di stampa locale, intrapreso la via penale, ravvisando fatti delittuosi nelle condotte dell’ufficio.
L’indagine, condotta dal dott. Persico, si concluse con una richiesta di archiviazione
pur nel riconoscimento che “i fatti, numerosissimi e documentati, di ritardo e spesso di grave
ritardo con conseguente danno per le parti, per le curatele, ecc., esposti in modo analitico – molti
provati da copie di atti con i timbri di registrazione – appaiono difficilmente controvertibili o difficilmente contestabili”.
La richiesta di archiviazione fu opposta dal collega Bordoni, accompagnata dalla domanda di identificazione di tutti i funzionari sovrordinati alla Gerente l’ufficio, anche perché
dalla motivazione della Procura “risultava l’immagine di una P.A. che non deve rendere conto a
nessuno, e tanto meno ai suoi utenti, ...una P.A. che si atteggia a Potere, piuttosto che a servizio dei
cittadini”10.
L’opposizione fu respinta: il muro di gomma aveva resistito11!
I geloni di Rosa. Utilizzo, in chiusura, una piccola disavventura fisica capitata alla
nostra collega Lucente a causa del freddo preso durante una campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine, mentre distribuiva le liste dei candidati del Sindacato in un
gennaio particolarmente freddo, per ricordare forse il più bello e duraturo dei risultati della
In “Piazza dei Tribunali”, n. 3/97, l’offerta del primo pacchetto internet in convenzione tra ANF, Jei-net e BNL Multiservizi.
Quello attuale è con la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, agenzia di Porta S. Mamolo 7, in Bologna.
Ancora oggi , ogni martedì e giovedì dalle ore 11 alle 13.
9
A Gabriele Bordoni si deve anche la nascita e lo sviluppo della “Prassi Comune” penale, che ha ottenuto lusinghieri successi presso il Foro.
10
In “ANF News”, n. 3/2000, pag. 1.
11
In “ANF News”, n. 1/2000, pag. 4.
6
7
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17
nostra Associazione e cioè l’abnegazione, lo spirito di gruppo, la voglia di ciascuno di sacrificarsi per gli altri, ritagliando tempo dal lavoro, dalla famiglia, dal divertimento.
La spina dorsale di questa associazione è costituita da tutti coloro che in questi 25
anni si sono succeduti nei direttivi, nei consigli nazionali, lontani dalla luce dei riflettori, nell’impegno militante, ma anche concreto, a favore di tutti i colleghi.
E ognuno con il suo lato migliore e così, a memoria e chiedendo sin d’ora scusa per
la limitatezza dello spazio che non permette di ricordare tutti per quel che meritano, come
dimenticare la capacità organizzativa di Rosa e Giovanni Johnny B.A.V., la penna di Franco,
la pratica concretezza di Simona e Clara, la dedizione di Piergiorgio, l’irruenza di Giorgio,
solo per citare i più vicini nel tempo.
Attività, la nostra, che non sempre viene riconosciuta, apprezzata ed è fonte di soddisfazione, perché, nel corso degli anni, molti colleghi si sono allontanati, altri sono diventati
nemici più o meno dichiarati (anche per errori nostri, sia chiaro), altri ancora, che pure hanno
avuto un ruolo dirigente nell’Associazione e da essa sono stati sostenuti, sono assolutamente
indifferenti, fino a non pagare neppure la quota annuale, minimo gesto di affezione e riconoscenza, necessario però per la sopravvivenza di chi può contare solo sulle proprie forze.
La natura umana non scandalizza e, in questa come in ogni attività, la si mette in
conto: meglio è celebrare chi, in questi 25 anni, ha continuato e continua ad avere fiducia nell’idea della tutela della categoria e nelle persone sulle cui gambe cammina, nella disponibilità
grande o piccola che ciascun associato può dare.
Non ci si iscrive al Sindacato perchè si deve, come invece avviene per l’Albo, ma perchè serve, fa cose buone, ha delle idee e il traguardo raggiunto lo dimostra.
A Lorenza, a Clara e Giovanni D. e a tutti i nuovi che entreranno e si iscriveranno,
l’augurio di continuare con voglia e determinazione nella strada che porta ai prossimi 25
anni, con egual successo.
18
I rapporti con il Sindacato nazionale;
la nascita dell’Associazione Nazionale Forense
di Michelina Grillo - presidente Organismo Unitario dell’Avvocatura
E’ un piacevole compito quello che mi è stato assegnato: scrivere qualche nota sui rapporti
tra il Sindacato bolognese e il livello nazionale dell’associazione e soprattutto parlare della
nascita dell’ANF. Un compito reso particolarmente gradito dal fatto che, per tracciare poche
pagine, mi si offre l’occasione di ripercorrere anche soltanto con la memoria un lungo periodo
di impegno, di emozioni, di amicizie, di alleanze, di battaglie, di delusioni e di successi, che
oggi mi fanno sempre piu’ capire che ormai mi sarà ben difficile abbandonare una dimensione
di dialogo e di confronto anche al di fuori dell’ambito cittadino e distrettuale, la riflessione
su norme e proposte riformatrici, sul sistema giustizia nel suo complesso, sui risvolti della
quotidiana attività di ciascuno di noi; abbandonare la straordinaria esperienza umana e
culturale che l’entrata in associazione mi ha consentito di vivere, per rientrare nei panni oggi
assai stretti di semplice avvocato individualista, occupato soltanto del proprio studio e del
proprio particolare, senza alcun contatto con il mondo della professione e con ciò che attorno
ad esso si agita.
Va detto, che il Sindacato bolognese ha da sempre avuto uno stretto rapporto con il
sindacato nazionale, sin dai primi tempi della Sua fondazione, caratterizzando in particolare
il proprio apporto per la pragmaticità e per la particolare attenzione sempre riservata ai
temi piu’ squisitamente politici, oltre che ai problemi della fiscalità, della previdenza, delle
condizioni di lavoro e della sicurezza sociale dell’avvocato.
Per questa attenzione peculiare a temi tipici dell’attività sindacale, oltre che per la
sensibilità politica dei suoi dirigenti, la sede di Bologna di Federavvocati – così si chiamava
nel 1997, dopo la scissione avvenuta al Congresso, proprio a Bologna, nel 1988, ha sempre
espresso personalità che hanno conseguito ambiziosi traguardi a livello nazionale, ma
soprattutto hanno saputo esportare, al di là dei confini del distretto, un metodo di lavoro e di
approccio alle questioni dietto ed essenziale, ma efficace.
L’esigenza di contenere lo spazio di questo intervento, pur nella miriade dei fatti
che tornano alla memoria, mi induce a limitarmi ad una testimonianza di quanto ho avuto
la ventura di vivere in prima persona, dal Congresso di Venezia ’94 in poi, di fatti cui ho
partecipato, di persone che ho conosciuto ed apprezzato, di confronti e scambi di idee, che
hanno consentito a tutti noi di crescere culturalmente e professionalmente e di avere una
ben diversa consapevolezza anche nel quotidiano esercizio dell’attività. Una crescita culturale
che tutti hanno cercato poi di riversare nell’attività a livello locale, così attuando un continuo
scambio di flussi infomativi e operativi, che è l’aspetto di maggiore positività dell’esperienza
sindacale forense.
Il contatto e l’interscambio con l’ambiente nazionale hanno infatti determinato un
percorso a doppio senso, nel quale il Sindacato bolognese, così come tutte le associazioni
territoriali, non solo ha profuso energie e idealità peculiari, ma ha avuto ed ha comunque ancor
piu’ la possibilità di arricchirsi, spostando l’asse della propria riflessione dalle problematiche
strettamente locali, e dalle attività prettamente di servizio, alla piu’ ampia prospettiva del
sistema giustizia nel suo complesso, così potendo anche meglio comprendere le situazioni
critiche del proprio contesto operativo.
“Al Sindacato crediamo che spetti il ruolo, nell’attualità, di porsi come contraddittore per
la tutela del reddito professionale, intendendo tutte le forme di lavoro che da questa professione
traggono la propria fonte primaria di guadagno, sia come salvaguardia degli spazi professionali
sia nelle modalità di esercizio pratico. Il senso e il messaggio profondo di questo impegno sono il
richiamo ai valori della solidarietà endo-categoriale, da preservare anche e soprattutto in una
19
prospettiva che si muove sulla dimensione d’impresa, a prescindere dall’istruttoria dell’Antitrust, a
scapito dei valori profondi della libera professione. Con tanta retorica, di quella che riteniamo giusto
esibire in talune circostanze, crediamo che dobbiamo impegnarci affinchè uomini liberi rendano più
liberi gli uomini.” Così si esprimeva il Sindacato di Bologna, in una relazione predisposta in
previsione del Congresso di riunificazione di Chianciano 1997, redatta a tre mani da Maria
Anna Alberti, Bruno Sazzini e dalla sottoscritta.
In quell’epoca Maria Anna Alberti, componente del Direttivo Nazionale della
Federavvocati, era già stata eletta anche delegato alla Cassa Forense, per la sua approfondita
conoscenza delle problematiche previdenziali, che avevano visto negli anni precedenti il
Sindacato protagonista della riforma, settore ostico ai piu’, ma a dire il vero di assai rilevante
importanza. Sul versante politico, un altro dirigente di spicco del Sindacato bolognese,
Gilberto Gualandi, era stato indicato a comporre la prima Assemblea dell’Organismo Unitario
dell’Avvocatura, dopo il Congresso di Venezia ’94, e confermato anche dopo il Congresso di
Maratea, giusto riconoscimento dell’impegno e della competenza con i quali aveva anche
animato i lavori delle Commissioni Rimini I e II, che consentirono di affinare l’idea dello
strumento di rappresentanza politica democratica dell’Avvocatura italiana.
Da tempo i piu’ illuminati dirigenti dell’associazione a livello nazionale si erano convinti
della opportunità di superare una divisione che non appariva invero rispondente a reali e
persistenti divergenze di posizione e di opinioni nella politica forense, ma soltanto nel corso
del 1996 vennero a maturazione le condizioni perché si potesse avviare concretamente un
percorso di ritrovata collaborazione operativa con Assoavvocati, finalizzata al recupero di una
unità tra le due associazioni, che consentisse di superare concretamente la divisione avvenuta
otto anni prima. Fu così che, al termine di detto percorso, caratterizzato da notevoli difficoltà,
ma anche da momenti esaltanti e significativi di incontro, di dibattito e di confronto serrato,
gli organismi dirigenti nazionali ritennero giunto il momento di far confluire le forze attive del
Sindacato Nazionale degli Avvocati - Federavvocati insieme a quelle dell’Assoavvocati in un
nuovo organismo associativo, nel quale le due associazioni andassero a fondere le loro risorse
intellettuali, umane e di impegno civile, nonche’ il patrimonio delle loro esperienze. Il lavoro
nell’ambito del Direttivo e del Consiglio Nazionali dei delegati bolognesi, le loro idealità e
competenze, unite alla ben nota facilità nel rapporto umano, contribuirono grandemente a
sviluppare positive sinergie tra le due associazioni e a gettare quindi il seme dell’unificazione,
piu’ facile a sbocciare sul fertile terreno di grandi amicizie.
Questa determinazione all’unità ritrovata, che aveva fatto tramontare ogni obiezione
pur esistente, avveniva sulla scia di alcune considerazioni di carattere generale, che vedevano
la convergenza anche dell’Assoavvocati - Confederazione Nazionale delle Associazioni
Sindacali Forensi d’Italia :
a) il momento storico-politico che attraversava il paese, che investiva anche l’avvocatura
di maggiori e piu’ intense responsabilita’ ;
b) la necessità che il movimento sindacale forense si impegni ad allargare l’area del
consenso e della partecipazione degli appartenenti alla categoria coinvolgendo in cio’
ogni altra forma associativa ;
c) il richiamo al valore storico dell’esperienza del sindacalismo forense nella tutela
della avvocatura italiana, nella difesa dei diritti umani e civili dei cittadini e nello
sviluppo della democrazia ;
Fu così che le due Associazioni, costole della indimenticata FeSaPi, nell’auspicio
che un’unificazione morale, politica e culturale delle associazioni sindacali forensi potesse
contribuire in maniera determinante ad attrarre in unita’ di azione anche le altre forze vive
dell’avvocatura, per dare a quest’ultima piu’ forza e piu’ credibilita’ nelle battaglie certamente
da combattere per il rinnovamento del servizio della giustizia e per il giusto riconoscimento
del ruolo della difesa, si riunirono in Assemblee distinte nella cittadina toscana di Chianciano
il 19 giugno 1997, per poi dare corso nei giorni successivi al Congresso di Fondazione della
nuova associazione, l’Associazione Nazionale Forense, ANF.
20
Il Congresso di Fondazione della Associazione Nazionale Forense, quindi, si svolse dal
20 al 22 giugno e registrò un buon successo, sia per il numero degli intervenuti e le significative
partecipazioni, che per il livello generale del dibattito e degli interventi che si sono succeduti.
Non sfuggì nel panorama generale dell’avvocatura l’importanza di tale avvenimento, che
ha rappresentato indubbiamente un momento di prezioso e significativo rafforzamento
dell’associazionismo forense, tanto piu’ importante in quanto ha visto la riunione di due
associazioni entrambe generaliste ed apolitiche, che rappresentavano quindi sia verticalmente
che trasversalmente la categoria, forti di un comune sentire e della condivisione di comuni
valori e principi in tema di giurisdizione e diritti.
Il clima delle sessioni congressuali fu pacato, ma i toni egualmente decisi. C’era in tutti
i presenti la piena e sentita consapevolezza della necessita’, in un momento di gravissima crisi
– quasi come il presente - di non dare spazio a nulla che non fosse la decisa riaffermazione del
ruolo dell’Avvocatura nella societa’ civile e della sua importantissima funzione, unitamente
ad una seria ed approfondita analisi della situazione della giustizia nel paese, e sue cause,
nell’ottica di pervenire alla individuazione di un punto di vista autonomo dell’avvocatura, che
potesse consentire alla categoria di porsi quale valido ed imprescindibile, attento interlocutore,
forte di una precisa, globale e concreta visione della realta’ e dei suoi problemi e seriamente
propositivo quanto ai mezzi e strumenti per uscire dall’attuale gravissima crisi, che taluno già
allora ha definito, in un empito di pessimismo, a dire il vero giustificato, irreversibile.
Molta emozione nei partecipanti. Molti i temi, svariati dei quali ancora oggi di scottante
attualita’, che vennero toccati dai molti interventi dei congressisti, tra i quali prevalentemente
la riforma dell’accesso alla professione, la questione dell’utilizzo dei Vice Pretori Onorari, il
problema della comunicazione delle posizioni dell’avvocatura all’esterno e la necessita’ che
l’Avvocatura, che da qualche tempo aveva iniziato un positivo e costruttivo processo di analisi
e di riflessione al suo interno, ricostruisse propria immagine.
Anche in quella sede, come ormai da anni in pressoché tutti i consessi dell’avvocatura,
e come ancora oggi all’esito dei lavori del XXVIII Congresso Nazionale Forense di Milano,
venne approvato un documento sull’accesso alla professione, cui i delegati congressuali
bolognesi parteciparono attivamente, nel quale furono forti le critiche al progetto di riforma
elaborato dalla commissione Mirone, poichè progetto che non teneva in alcun conto le
esigenze di riqualificazione della categoria e di effettiva formazione da piu’ tempo manifestate
dall’Avvocatura, limitandosi a prevedere norme di “chiusura” per l’accesso, “saracinesche”
pronte a scattare al momento dell’esame, senza che sia stata minimamente toccata, se non
nella durata, la pratica ed il suo svolgimento, cosi’ come non era per nulla stato toccato il
corso di studi. Una peculiare attenzione venne posta, allora come oggi, alla comunicazione
all’esterno ed alla necessita’ di “ricostruire” una corretta immagine dell’Avvocatura e del suo
ruolo nella societa’: venne evidenziato, anche per effetto delle riflessioni della sede bolognese,
l’ “impoverimento” della categoria, sia sotto il profilo reddituale che del ruolo, determinato
da una sensazione crescente nel corpo sociale di una sensazione diffusa di “superfluita’”
dell’Avvocato, ridotto a soprammobile del processo penale, a mero postulante nel processo
civile ed a mera comparsa nel processo amministrativo : il ruolo della difesa, taluni sostennero,
e’ stato definitivamente archiviato e oggi l’unico vero incidente processuale e’ l’Avvocato.
Dal Congresso di Chianciano, e quindi dalla nascita dell’A.N.F., Associazione
Nazionale Forense, emerse la generale volonta’ che l’associazione nascente ponesse quale punto
irrinunciabile della sua futura azione la tutela delle condizioni di lavoro e la difesa del reddito
professionale, compiti che, come evidenziato tra gli altri dal nostro Bruno Sazzini, in uno dei
tanti suoi lucidi interventi, non sono certo di importanza minore, in quanto rappresentano
una difesa dei principi di liberta’ e di autonomia della categoria.
Il Congresso si concluse con l’approvazione unanime dello Statuto, con la
sottoscrizione dell’Atto Costitutivo, con l’approvazione di un documento politico generale1
e di un documento sull’accesso alla professione2. Fra le mozioni depositate, accolte come
raccomandazioni, ve ne era una del Sindacato bolognese3 che merita di essere ricordata e
21
riletta, per verificarne la persistente attualità. Nel primo Direttivo Nazionale dell’ANF, sotto
la direzione di Antonio Leonardi, poi a breve eletto Presidente dell’Oua e sostituito da Sergio
Paparo, brillantissimo Segretario Generale fiorentino, il Sindacato bolognese ebbe ulteriori
riconoscimenti, in quanto Giuliano Berti Arnoaldi Veli fu indicato quale Direttore della
prestigiosa rivista nazionale Rassegna degli Avvocati Italiani, e l’allora Segretario della sede
locale, Michelina Grillo, fu indicata tra i piu’ giovani componenti, assumendo funzioni di
segreteria organizzativa e amministrativa.
Importante fu il contributo che Bologna ebbe a dare nella individuazione delle strategie
per la lotta all’IRAP, partecipando anche alla manifestazione romana di presentazione
dell’iniziativa, che si concretizzo in numerosi ricorsi in tutta la penisola. Ancora importante
l’impegno, che ancora oggi si protrae, di Maria Anna Alberti all’interno della Cassa di
Previdenza Forense, della quale è poi divenuta anche VicePresidente.
La formazione del secondo Direttivo Nazionale dell’ANF, dopo il Congresso di
Catania, fu l’occasione per un ulteriore riconoscimento in favore della sede di Bologna, con
l’elezione a Segretario Generale di chi scrive, che ha poi concluso il proprio mandato triennale
fissando il secondo Congresso ANF a fine 2003 proprio a Bologna: piacevolissima occasione
non soltanto di dibattito ed elaborazione, ma anche di incontro e di svago. Durante il proprio
mandato di Segretario Generale, ho avuto l’opportunità di partecipare attivamente anche
alla vita della CONSILP, Confederazione delle associazioni delle professioni regolamentate,
nell’ambito della quale ANF è unica rappresentanza dell’avvocatura. Purtroppo la
confederazione, dell’agire deciso della quale vi sarebbe grande bisogno, in un momento in cui
le professioni subiscono quotidiani e forti attacchi, e si avverte la mancanza di un soggetto
che possa validamente per tutte le professioni porsi quale valido interlocutore e parte sociale,
ha allo stato fallito il proprio compito. Ma non è ancora detta l’ultima parola.
Oggi ho appena concluso il secondo anno alla guida dell’Organismo Unitario, avendone
assunto la Presidenza, non senza qualche strumentale polemica in ambito nazionale ANF,
come spesso accade a latere delle elezioni delle massime cariche di vertice, proprio nei giorni
immediatamente precedenti il già citato Congresso di Bologna. Anche questa elezione ha
mostrato l’apprezzamento di cui godono i rappresentati ANF della sede di Bologna non
soltanto nella città e nel distretto. Nel frattempo il Direttivo Nazionale di ANF, nella sua
terza composizione post-Chianciano, si è avvalso del prezioso e qualificato contributo di
Bruno Sazzini, anche in questo caso coinvolgendo nel livello nazionale il segretario della sede
locale, qualche tempo dopo sostituito dall’attuale dirigente, Lorenza Bond.
L’aver destinato molti dei propri dirigenti alle cariche nazionali, sia quali componenti
il direttivo che il consiglio nazionale, con singoli incarichi o anche soltanto quali componenti
di commissioni gruppi di lavoro, non ha privato il sindacato bolognese delle proprie forze
e della propria vitalità, che ogni anno si rinnova con l’ingresso di nuovi e motivati Colleghi,
che raccolgono il testimone. Va detto però, che in questi ultimi tempi l’attività dell’ANF
sembra, a dire di alcuni, aver perso di smalto e di vivacità, così come di non tenere piu’ nella
stessa considerazione che in passato quelle tematiche marcatamente sindacali, che sempre ne
hanno caratterizzato l’attività e che ho ricordato in apertura di queste note.
Puo’ dirsi, certamente, che si tratta dell’oscillazione all’indietro del pendolo che
rappresenta l’alternarsi di momenti piu’ e meno esaltanti quali normalmente si verificano
nella vita di una associazione : l’importante è avere la consapevolezza dell’importanza del
ruolo dell’ANF nel panorama dell’avvocatura, la chiara visione dei propri compiti ed obiettivi,
anche statutari, e la ferma determinazione di proseguire nell’impegno, sia a livello nazionale
che a livello locale, ben oltre i già maturati 25 anni della sede locale e i quasi dieci anni dalla
riunificazione e costituzione dell’ANF, in una attività di servizio che va a favore non soltanto
della categoria, ma anche dei cittadini e del paese, con la consapevolezza che ad ogni livello,
e con qualsiasi carica, siamo sempre e comunque tutti al servizio di tutti.
22
1
A.N.F.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE FORENSE
Palazzo di Giustizia
Piazza Cavour
ROMA
CONGRESSO DI FONDAZIONE
Chianciano 20/22 giugno 1997
***
DOCUMENTO FINALE
Il Congresso dell’Associazione Nazionale Forense ascoltate le relazioni dei Colleghi Antonio Leonardi e Pier Enzo
Baruffi ed esaminati i documenti presentati all’Assemblea Congressuale, dopo l’ampio dibattito svolto:
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istituzionale;
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1. tendenziale unicità della giurisdizione e realizzazione del giudice unico, monocratico e collegiale, di primo grado;
2. pieno recupero della terzietà del giudice;
3. realizzazione dell’effettiva parità delle parti nel giudizio;
4. equilibrio del rapporto fra il numero dei magistrati e la mole del contenzioso;
5. previsione di meccanismi di corretta deflazione del carico giudiziario anche mediante una razionale depenalizzazione;
6. ragionevole durata dei processi;
7. eliminazione degli oneri fiscali gravanti sul processo ed assicurazione dell’accesso alla giustizia anche ai meno abbienti;
R555&/-#)(5*,5&]-#.)65&&)5-..)65#5&0),#5&&5)''#--#)(5#',&55#(5'.,#5#5!#/,#-#4#)(65#&5/#5
articolato, insufficiente e confuso, pur accogliendo una delle esigenze segnalate dall’avvocatura, sul punto della
costituzionalizzazione dei principi del processo accusatorio, tuttavia non risolve il problema della separazione delle
carriere tra inquirenti e giudicanti né la revisione della composizione, delle competenze e delle funzioni del CSM ,
cardini per il sistema delle garanzie, per effetto dell’interdizione operata dalla magistratura;
R55&5#(*#.à5)5&5()(50)&)(.à5&5,&'(.)5#5Ŀ,)(.,5#55*,)&'#5 )('(.&#5&&5!#/,#-#4#)(5
italiana e cioè la riforma dell’ordinamento giudiziario anche secondo i principi affermati dal Parlamento Europeo;
R55..(4#)(5*,55#&5-#!(#ŀ.#0)5,#-/&..)5#5, ,(/'5-/&&5!#/-.#4#5"5"5)( ,'.)5&50)&)(.à5#5+/-#5
tutti i votanti, oltre 10.000.000 di italiani, di riformare incisivamente il sistema giudiziario nel senso di prevedere
criteri di valutazione per l’avanzamento in carriera dei magistrati e la loro incompatibilità ad assumere incarichi
extra giudiziari e ribadisce l’impegno dell’associazione a promuovere le iniziative per l’attuazione della volontà
espressa dagli elettori e per la riforma dei Consigli Giudiziari, la introduzione di una effettiva responsabilità dei
magistrati e della temporaneità delle funzioni direttive.
R565#()&.,65/(5!#/#4#)5 ),.'(.5(!.#0)5-/&&]4#)(5&5!)0,()5+/(.)5&&5!#/-.#4#55#(5*,.#)&,9
- denuncia la totale inadeguatezza del provvedimento istitutivo delle sezioni stralcio, stravolte, quanto alla loro efficacia,
rispetto alle articolate proposte dell’avvocatura e manifestazione di una concezione propagandistica della politica;
- denuncia, altresì, la scelta legislativa di consentire l’iscrizione nell’Albo degli Avvocati ai pubblici dipendenti “part time”
in violazione dei principi di indipendenza ed autonomia del difensore;
conferma il netto rifiuto di un impiego surrogatorio e subalterno degli avvocati in funzione di magistrati onorari,
riaffermando il principio dell’incompatibilità dell’esercizio della professione forense con quella di magistrato
onorario, ed esprime apprezzamento per i Consigli dell’Ordine che, nel rispetto di questo principio, stanno operando
per la concreta attuazione dello stesso;
R55&5*,)*,#5*,)/*4#)(5*,5#5.'*#5&&]4#)(5*,&'(.,5("5)(5,# ,#'(.)5#5#-!(#5#5!!5
presentati dal Ministro della Giustizia, tenuto anche conto che il Presidente della Camera si era formalmente
impegnato a convocare una sessione dedicata specificatamente alla giustizia civile, impegno che è stato del tutto
disatteso;
R55)#..#0)5*,#',#)5&&]#(#4#.#05&&]--)#4#)(5#&5)(-!/#'(.)5#5/(5'!!#),5+/#.à5ŀ-&5(#5)( ,)(.#5
delle libere professioni, oggi fortemente penalizzate così come ritiene che il miglioramento delle condizioni di
lavoro, la previdenza e la sicurezza sociale dell’avvocato costituisce oggetto fondamentale della iniziativa politica
dell’Associazione;
R55&]#(#-*(-#&5 /(4#)(5#5,**,-(.(45*)&#.#5&&]#(.,500)./,5*,)*,#5&&],!(#-')5(#.,#)5
e che è compito fondamentale dell’Associazione operare per il rafforzamento dello stesso, anche per favorirne la
diffusione dell’azione a livello territoriale.
DA’ MANDATO
agli organi dirigenti dell’Associazione di sviluppare tutte le iniziative necessarie per la realizzazione degli obiettivi innanzi
individuati ed impegna gli stessi a predisporre un progetto per la comunicazione che consenta la più efficace conoscenza e
diffusione gli obiettivi e delle iniziative dell’Associazione.
Chianciano Terme 22.6.97
23
2
A.N.F.
ASSOCIAZIONE NAZIONALE FORENSE
Palazzo di Giustizia - Piazza Cavour - ROMA
CONGRESSO DI FONDAZIONE
Chianciano 20/22 giugno 1997
***
Documento su
Accesso alla professione
e riforma dell’ordinamento professionale
<> <> <>
La riforma della pratica forense e dell’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato è
questione che riguarda l’intera avvocatura che deve farsene carico, attraverso le sue espressioni associative
rappresentative ed istituzionali, scongiurando frammentazioni e contrapposizioni interne alla categoria che
avrebbero il solo effetto di indebolirne la capacità contrattuale nei confronti del governo e del parlamento.
<> <> <>
1 - Non sono accettabili ipotesi di riforma dell’Ordinamento professionale forense provvisorie, parziali e
transitorie.
E’ necessaria, al contrario una riforma complessiva che non separi gli interventi relativi all’accesso alla
professione, da quelli attinenti alla disciplina della permanenza negli albi
2- In questa ottica, il criterio unitario e fondamentale di disciplina sia dell’accesso alla professione che dalla
permanenza negli albi, deve essere quello dell’esercizio esclusivo, effettivo e continuativo delle attività (di
tirocinio e professionale) intesa quale esclusiva scelta lavorativa e di vita
3 - L’attuale numero di avvocati e praticanti costituisce problema gravissimo per l’avvocatura che, tuttavia,
non è disposta ad accettare soluzioni dirette alla chiusura dell’albo (che sarebbe in contrasto anche con le
direttive europee); occorre ,invece, agire secondo tre direttive:
R5 #(.,)/4#)(5#5/(5,!#'5#5incompatibilità assoluta tra l’esercizio della pratica/professione e lo svolgimento
di qualsiasi attività lavorativa nel settore privato e pubblico; deve essere altresì esclusa ogni possibilità
di iscrizione d’ufficio all’Albo (oggi invece possibile) per ex magistrati, professori universitari e dirigenti
amministrativi
R5 riforma del corso di laurea in giurisprudenza, da strutturare (dopo un biennio comune) secondo indirizzi
differenziati, da un lato, per aspiranti avvocati, magistrati e notai; dall’altro per chi intenda accedere alla P.A.
o ad altre carriere
R5 previsione di un limite di età per iscriversi al registro dei praticanti, dimensionato in maniera tale da evitare
il massiccio accesso alla professione conseguente al dilagante ricorso ai prepensionamenti; previsione inoltre
di un termine di validità dell’abilitazione conseguita, termine entro il quale deve essere richiesta l’iscrizione
all’Albo
4 - La pratica forense deve essere riformata con urgenza, avendo riguardo da un lato al miglioramento della
professionalità dei giovani e dall’altro consentendo l’accesso alla professione a tutti coloro che ne dimostrino
la capacità, prescindendo dalle loro condizioni economiche; a tale proposito, sistemi di incentivi economici,
per i giovani meritevoli,(anche sotto forma di borse di studio) dovranno essere individuati attraverso il
ricorso ai fondi della Cassa Nazionale di Previdenza; al contempo occorre incentivare la possibilità di
svolgimento della pratica ,consentendo sgravi fiscali all’avvocato che accolga il praticante in studio .
Occorre altresì istituire le scuole forensi - come indicato dalla legge 15.5.1997 n. 27 (Bassanini bis) adeguate a preparare dal punto di vista tecnico e teorico i giovani e prevedenti agevolazioni o esenzioni da
spese per i capaci e meritevoli.
Le istituzioni forensi dovranno vigilare sul rispetto delle norme in tema di pratica non solo da parte del
praticante ma anche da parte delle scuole forensi e del maestro .
5 - L’esame di abilitazione non può configurarsi come strumento di selezione soprattutto numerica, ma come
esperienza conclusiva e di valutazione dell’effettività e correttezza dello svolgimento della pratica forense.
Del tutto inutili, in questa prospettiva sono le indicazioni che emergono dai lavori della c.d. commissione
Mirone, che paiono finalizzate esclusivamente a rendere le prove di esame più difficoltose, senza che a tale
aumentata severità corrisponda un’apprezzabile garanzia di effettiva valutazione dell’idoneità dei candidati;
come inutile , a tale proposito, appare la proposta di non consentire l’utilizzo dei codici commentati, essendo
questi strumenti di lavoro quotidiani e necessari per ogni professionista.
24
La anomala disomogeneità dei risultati delle prove di esame, a seconda della collocazione territoriale delle
commissioni, è certamente una pecca alla quale l’avvocatura deve rimediare anche per recuperare credibilità
nei confronti dei suoi interlocutori istituzionali, prima fra tutti la magistratura.
Lo scopo di omogeneità della valutazione (lungi dal trovare soluzione nella ipotizzata istituzione di
una sede unica di esame a livello nazionale, concretamente impraticabile e fonte essa stessa di ulteriore
frammentazione dei criteri soggettivi di valutazione anche a causa dell’esorbitante numero dei candidati)
è coniugabile col mantenimento della sede di esame a livello distrettuale, e può essere conseguita con
modalità di esame scritto basate su pluralità di domande (anche in forma di questionario informatico) con
risposte sintetiche fondate prevalentemente sulla conoscenza del dato normativo e giurisprudenziale .
La successiva fase di esame orale dovrebbe essere indirizzata alla verifica dell’effettivo svolgimento della
pratica.
<> <> <>
Solo rispettando questi principi l’Avvocatura riuscirà a recuperare quella credibilità e quel ruolo che
la Costituzione le assegna non solo di soggetto indispensabile all’interno della giurisdizione , ma anche e
soprattutto, di garante della conoscibilità e tutelabilità dei diritti dei cittadini.
Tutto ciò premesso
il Congresso costituente dell’Associazione Nazionale Forense
ESPRIME
la ferma opposizione all’acquisizione dell’articolato espresso dalla commissione Mirone quale testo base di un
disegno di legge del quale il Ministero di Grazia e Giustizia ha preannunciato la presentazione ed
INVITA
il Ministro di Grazia e Giustizia a soprassedere da ogni determinazione in merito e lo sollecita, invece, ad
adottare tutte le iniziative opportune ed utili a portare a compimento, in tempi brevi, il progetto di riforma
dell’ordinamento forense in conformità alle proposte elaborate dall’avvocatura associata.
(Chianciano 22.6.1997)
3
MOZIONE
Il Sindacato Federavvocati, sezione di Bologna,
PREMESSO
1) che per produrre reddito bisogna essere messi in condizione di poterlo fare, poiché la continua erosione
di clientela, la lunghezza dei tempi giudiziari, i costi elevatissimi della giustizia, la complessità sempre
maggiore degli adempimenti amministrativi e l’affollamento sempre più massiccio della realtà professionale
si traducono in minore redditività dell’attività professionale;
2) che il fisco deve rispettare le diverse realtà professionali ed essere equo senza ricorrere ad una fiscalità che
per la sua pesantezza sia essa causa prima del fenomeno di evasione fiscale;
3) che dal punto di vista della sicurezza sociale l’attività professionale dell’avvocato è in una situazione
profondamente iniqua in quanto tutta una serie di prestazioni di cui il lavoratore dipendente beneficia,
quali l’assicurazione contro gli infortuni, la malattia, il rischio professionale, eccetera, sono invece pagati
direttamente dal professionista con costi non deducibili o parzialmente deducibili;
4) che anche in materia amministrativa anche gli avvocati sono destinatari di norme generali che impongono
loro obblighi che si rivelano per la dimensione professionale di molti studi del tutto inutili ed assolutamente
vessatori;
5) che non è più accettabile che siano gli avvocati a portare sulle loro spalle il troppo pesante fardello costituito
dalla necessità di “riequilibrare” i costi del processo in favore dei propri clienti ed a scapito delle competenze
e degli onorari che legittimamente ci spettano per l’attività svolta;
6) che l’attuale disorganizzazione e frammentazione territoriale delle sedi dei singoli uffici giudiziari è motivo
di grave disagio non solo per l’avvocatura ma anche per i cittadini utenti disorientati dalla pluralità di uffici
e dalla loro dislocazione che si traduce per loro in una oggettiva difficoltà di accesso e di informazione su
dove recarsi per le loro necessità;
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RITENUTO
A) che obiettivo della nuova associazione deve essere anche quello di poter finalmente ottenere una precisa
identificazione degli obblighi che competono ai titolari degli studi e differenziati in maniera corretta in
relazione alle dimensioni dello studio e, cioè, parametrati al numero di dipendenti e collaboratori, capitale
investito, eccetera, così da imporre prescrizioni mirate dove vi sia una effettiva esigenza;
B) che la nuova associazione deve intervenire attivamente nella determinazione delle modalità di individuazione
ed esazione dell’imposizione fiscale, evidenziando le peculiarità specifiche della categoria, vuoi attraverso
lo strumento della partecipazione agli studi di settore, vuoi opponendosi a tutte le forme di arbitraria
catastizzazione dei redditi e sollecitando una “tregua fiscale” che permetta la possibilità di programmare con
ragionevole anticipo gli investimenti economici;
C) che la nuova associazione deve rivolgere costante impegno ai problemi della Cassa sia come presenza
attuale sia come indicazione delle future e possibili modificazioni al sistema previdenziale, nella costante
difesa dell’autonomia della Cassa e della salvaguardia del principio di solidarietà endocategoriale;
IMPEGNA
la nuova associazione a recepire i suddetti punti come essenziali per la tutela della professione forense ed a porsi
come interlocutore nella costante tutela del reddito professionale nella duplice accezione di salvaguardia degli
spazi professionali e di modalità di esercizio della pratica.
Chianciano, 21 giugno 1997
26
L’impegno del sindacato
per una “prassi” comune
di Giovanni Berti Arnoaldi Veli
Era il 1993: la lunga (dal 1990 al 1995) stagione della riforma del codice di procedura
civile, la c.d. “novella”, era già iniziata, anche se ancora non se ne vedeva l’applicazione
pratica, a causa dei periodici rinvii che subiva l’effettiva entrata in vigore del rito novellato.
Nonostante i rinvii continui, cresceva la curiosità, l’interesse ma anche l’inquietitudine nei
confronti di quello che - ancora a tutt’oggi - è stato il più rilevante (anche se, va detto
alla luce dell’esperienza degli anni a seguire, tutt’altro che riuscito) tentativo di soccorrere
l’agonico processo civile con l’impianto di un nuovo assetto di norme procedurali che, sulla
carta, avrebbe dovuto contenerne i tempi e restituirgli efficacia. Ed è stato proprio questo
idem sentire l’incombente riforma, che animò il Sindacato Avvocati di Bologna - soprattutto
nelle persone di Annalisa Atti, Giuliano Berti Arnoaldi Veli e Sandro Callegaro - a dar
vita ad un tavolo permanente di confronto comune con la sezione locale dell’Associazione
Nazionale Magistrati, dove poter liberamente ed apertamente dibattere tutti i dubbi che la
prossima applicazione della novella poneva nei diversi protagonisti del processo civile. Da
subito, l’iniziativa contò anche sull’adesione del Consiglio dell’Ordine Forense di Bologna.
Nacque così, d’impulso del Sindacato, l’iniziativa battezzata “Prassi Comune”,
un’espressione che intendeva raccogliere significativamente in sè tanto l’obiettivo di occuparsi
dei problemi concreti che tutti gli operatori della giustizia si apprestavano ad incontrare
nell’applicazione del nuovo rito, quanto la convinzione che l’elaborazione delle problematiche
avrebbe portato una concreta utilità solamente se coltivata insieme, fra avvocati e magistrati,
nell’interesse comune: il 26 maggio 1993 si riuniva per la prima volta una commissione di
lavoro formata pariteticamente da avvocati e magistrati del foro di Bologna, inaugurando una
serie di riunioni che da allora è divenuta una consuetudine mai interrotta.
Ben presto, dalla istituzione del tavolo comune si passò alla organizzazione di incontri
pubblici, il primo dei quali si tenne alla Sala dei Notai il 15 ottobre 1993.
Si legge nel volantino di presentazione di quella prima occasione di confronto: “Gli
incontri vogliono essere un’occasione di dibattito aperto fra tutti i protagonisti del processo civile;
dibattito nell’ambito del quale nessuno porta soluzioni preconfenzionate, ma tutti i partecipanti
contribuiscono alla creazione di prassi comuni”. Anche la struttura degli incontri - che da
allora sino ai giorni nostri è stata mantenuta costante, costituendo essa stessa uno dei
punti maggiormente caratterizzanti dell’iniziativa - voleva, e vuole ancor oggi, rispondere a
quella irrinunciabile esigenza di confronto comune, ridabita nel metodo: “Gli organizzatori
individueranno, per ognuno degli incontri, una serie di problemi specifici sui quali si svolgerà il
dibattito tra i partecipanti, dopo l’illustrazione delle possibili soluzioni da dare ai quesiti, un elenco
dei quali verrà previamente comunicato. Non sono previste relazioni, ma semplici illustrazioni dei
singoli punti; naturalmente la discussione potrà vertere anche su questioni esposte dai partecipanti
nel corso degli incontri. Si tratta di dibattiti, e non di convegni o seminari: di incontri nei quali non
cercare risposte da altri, ma nei quali contribuire tutti alla creazione di risposte”.
Le questioni nascenti dalla interpretazione ed applicazione del rito novellato si
rivelarono una formidabile palestra di esercitazione al confronto comune, cosicchè venne
naturale proseguire l’esperienza della Prassi Comune negli anni, spostando il terreno di
confronto anche su questioni di diritto sostanziale ovvero portando al pubblico dibattito
tutte quelle novità normative che il nostro generoso legislatore ha prodotto nel corso degli
anni. In questo modo Prassi Comune, nata dalla necessità di fare “fronte comune” all’impatto
del rito novellato, trovò modo e sistema di imporsi come un metodo costante di confronto su
27
tutte le tematiche giuridiche di attualità e di interesse per gli operatori della giustizia, come
è testimoniato dall’elenco di tutti gli incontri che si sono tenuti negli oltre dieci anni di vita,
ormai, della nostra Prassi Comune.
Nata come occasione di confronto sul rito civile novellato, Prassi Comune si
costituiva così - il 1° febbraio 1994 - come il primo Osservatorio sulla Giustizia Civile in
Italia, poi seguito da analoghe esperienze altrove, dove il modello ed il metodo bolognese pur nel rispetto delle caratterizzazioni locali - ha svolto un importante ruolo di ispirazione:
sulla scia dell’Osservatorio bolognese e prendendo dichiaratamente come modello la
“nostra” Prassi Comune, sono stati sino ad oggi costituiti Osservatori anche a Bari, Salerno,
Reggio Calabria, Milano, Roma, Firenze, Verona, Genova; altri ancora sono in via di
costituzione a Napoli, Sassari, Perugia, Grosseto, Matera.
Gli obiettivi che si dava l’Osservatorio nel proprio documento costitutivo
erano: “1) realizzare un progetto informatico che permetta la formazione di un massimario
giurisprudenziale bolognese, che consenta la conoscenza degli “indirizzi” interpretativi sulle
principali questioni oggetto del contenzioso giudiziario, accessibile a magistrati e avvocati, onde
siano agevolati gli uni nella redazione delle motivazioni delle pronunce e gli altri nelle iniziative
di loro competenza; 2) proseguire nella ricerca delle possibili soluzioni pratiche che consentano
di alleviare le gravi difficoltà in cui versa la giustizia nelle sue componenti amministrative; 3)
proseguire nell’organizzazione degli incontri di studio sulle problematiche teorico-pratiche relative
al diritto ed alla procedura civile, al fine di consentire la diffusione di una cultura comune e la
concreta applicazione della novella; 4) sensibilizzare gli organi di governo e la opinione pubblica,
anche attraverso forme di agitazione che coinvolgano unitamente tutte le componenti della
amministrazione della giustizia, sulla impossibilità di amministrare la giustizia civile in Bologna
nell’attuale situazione.”
Come si vede, si tratta di finalità che tutte mantengono la loro attualità, a dieci anni
di distanza, anche se va registrato con favore il fatto che l’obiettivo di una informatizzazione
in grado di rendere trasparente e fruibile il patrimonio giurisprudenziale locale è stato nel
frattempo in buona parte conseguito, con l’attivazione - quale sede di Tribunale pilota del
progetto ministeriale - del programma Polis, che oggi consente agli avvocati (così come ai
magistrati) di consultare dal proprio studio il fascicolo informatico dei propri procedimenti e
di avere accesso ad un vasto numero di sentenze on line, in attesa inoltre della attivazione del
processo telematico, anch’esso in via di sperimentazione presso il Tribunale di Bologna quale
sede pilota del progetto.
La diffusione dell’esperienza degli Osservatori ha portato ad estendere il confronto fra
le diverse realtà territoriali, con convegni periodicamente organizzati dai singoli Osservatori.
Con questo spirito, l’Osservatorio “Prassi Comune” si fece promotore di un convegno
nazionale su “Giudice unico e sezioni stralcio: le riforme tra prassi e organizzazione”: ancora
una volta le riforme della disciplina processuale e della organizzazione giudiziaria fornirono
lo spunto per un confronto più a largo respiro, nella convinzione - come si scriveva nella
presentazione del convegno bolognese - che “nessuna riforma può produrre risultati soddisfacenti
se non è sorretta da un clima di collaborazione e di leale confronto fra gli operatori”. Il convegno si
tenne a Bologna nel settembre 1998 con la partecipazione di rappresentanti di tutti gli altri
Osservatori all’epoca costituiti; Prassi Comune ha poi partecipato con propri rappresentanti
ai lavori di tutti gli altri convegni nazionali che sono stati in seguito organizzati dagli altri
Osservatori.
Nel ripercorrere oggi la nascita di Prassi Comune e l’attività dei suoi primi dodici anni,
corre immediato il ricordo anche a Carlo Maria Verardi, magistrato bolognese scomparso
nel 2001, che è stato uno dei maggiori propulsori di Prassi Comune. Dopo la improvvisa e
prematura scomparsa del dott. Verardi, venne costituita a Roma la Fondazione Carlo Maria
Verardi (alla quale partecipano anche avvocati e magistrati bolognesi), che oggi patrocina
tutti gli incontri di Prassi Comune e svolge opera di collegamento fra i vari Osservatori sulla
Giustizia Civile italiani.
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Nel corso degli anni, pur continuando in modo costante l’organizzazione di incontri
di studio sule problematiche del diritto civile, l’iniziativa del gruppo Prassi Comune ha
trovato anche occasioni di nuova vitalità, da una parte estendendo la propria attività al settore
penale e dall’altra inaugurando una formale collaborazione con l’Ufficio del Referente per la
Formazione Decentrata dei Magistrati, articolazione periferica del C.S.M. che si occupa della
organizzazione di incontri di formazione ed aggiornamento professionale per i magistrati del
distretto, aperti anche alla partecipazione degli avvocati.
Gli incontri di Prassi Comune, dopo che è iniziata la collaborazione con la Formazione
Decentrata, si attuano ormai in due diverse forme, entrambe costruite e consolidate sulla
formula che ha caratterizzato Prassi Comune, a Bologna come nelle altre sedi che all’esperienza
bolognese si sono - più o meno dichiaratamente - ispirate. All’incontro di Prassi Comune che
potremmo definire “classico” (che prevede un relatore avvocato ed un relatore magistrato, più
un moderatore che può essere avvocato o magistrato a seconda delle occasioni), si è ormai
affiancato un secondo tipo di incontro, di più vasto respiro anche grazie alla collaborazione
con la Formazione Decentrata: si tratta di incontri che, a differenza delle Prassi Comuni
“classiche”, si svolgono nell’arco di una intera giornata e che vedono la partecipazione come
relatori di due avvocati, due magistrati e due professori universitari, più due moderatori (dei
quali uno avvocato, l’altro magistrato). In entrambi i casi, comunque, viene sempre garantito
ampio spazio agli interventi della platea, proprio per alimentare quel confronto che è l’obiettivo
primario e irrinunciabile di Prassi Comune.
Iniziammo, più di dieci anni orsono, a confrontarci sulle problematiche introdotte
dalla novella del rito civile; ci ritroviamo oggi a fare i conti con due nuovi, ennesimi, riti:
quello societario e quello c.d. “competitivo”, sui quali le riflessioni comuni certamente non
mancheranno. L’occasione è propizia non solamente per ricordare le radici della ormai
consolidata Prassi Comune, ma anche per ribadire le ragioni dell’impegno a coltivare il
confronto - costante e comune - fra avvocati e magistrati, nella convinzione che questa è l’unica
strada che può condurre gli operatori della giustizia, al di là di ogni logica di schieramento
o appartenenza, ad affrontare in modo utile e costruttivo i tanti dubbi che l’esercizio delle
rispettive funzioni incontra, giorno dopo giorno; un confronto, quello esercitato nelle forme
delle nostre Prassi Comuni, che si alimenta non solo dell’impegno comune di avvocati e
magistrati, ma anche della consapevolezza della complementarietà dei rispettivi ruoli, in
lealtà reciproca.
In chiusura, ma non ultimo per importanza, un sentito ringraziamento a tutti
coloro che nel corso di questi primi dieci anni di vita di Prassi Comune hanno contribuito,
partecipando attivamente e sempre con incoraggiante adesione, alla riuscita degli incontri,
stimolandoci a proseguire su questa strada.
Giovanni Berti Arnoaldi Veli
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ELENCO DEGLI INCONTRI DI “PRASSI COMUNE”
1. “I provvedimenti cautelari (1): la domanda, il procedimento” (15 ottobre 1993, Sala dei
Notai); moderatore: avv. Pietro Ruggieri; relatori: dott. Carlo M. Verardi, avv. Paolo
Biavati.
2. “I provvedimenti cautelari (2): reclamo, revoca, inefficacia” (5 novembre 1993, Sala dei
Notai); moderatore: dott. Salvatore Guarino; relatori: dott. Maurizio Atzori, avv. Giuliano
Berti Arnoaldi Veli.
3. “I provvedimenti cautelari (3): ambito di applicazione, procedimenti speciali, possessorie”
(19 novembre 1993, Sala dei Notai); moderatore: avv. Mario Jacchia; relatori: d.ssa Maria
Acierno, avv. Annalisa Atti.
4. “Possessorie, denunce di nuova opera e di danno temuto” (11 marzo 1994, Sala dei Notai);
moderatore: avv. Sandro Callegaro; relatore: d.ssa Maria Acierno.
5. “Problemi pratici di diritto transitorio anche alla luce degli ultimi decreti” (8 aprile 1994,
Sala dei Notai); moderatore: avv. Pietro Ruggieri; relatori: dott. Salvatore Guarino, dott.
proc. Mario Zoppellari.
6. “La prima udienza e le preclusioni, viste dalla parte del giudice e dalla parte dell’avvocato”
(22 aprile 1994, Sala dei Notai); moderatore: dott. Siro Sardo; relatori: dott. Chiara
Graziosi, avv. Nicola Alessandri.
7. “Il rito pretorile, con particolare riguardo alle locazioni. La sentenza contestuale” (5 maggio
1994, Sala dei Notai); moderatore: avv. Bruno Sazzini; relatori: d.ssa Matilde Betti, avv.
Maurizio Andreotti.
8. “Il giudizio d’appello” (26 maggio 1994, Sala dei Notai); moderatore: avv. Francesco Berti
Arnoaldi Veli; relatori: d.ssa Antonella Falcone, prof. avv. Federico Carpi.
9. “Il Giudice di Pace” (16 giugno 1994, Sala dei Notai); moderatore: avv. Guido Turchi;
relatori: dott. Italo Cividali, avv. Livio De Carolis.
10. “Orientamenti della giurisprudenza bolognese in materia di danno biologico e di danno
morale” (16 dicembre 1994, Sala dei Notai); moderatore: dott. Salvatore Guarino; relatori:
dott. Giovanni Arcieri, prof. avv. Massimo Franzoni.
11. “La informatizzazione delle esecuzioni immobiliari” (20 gennaio 1995, Sala dei Notai);
moderatore: avv. Angelo Stagni; relatori: dott. Pasquale Liccardo, dott. Massimo Ferro,
ing. Gabriele Manarini.
12. “Dibattito e proposte operative per snellire le procedure immobiliari” (27 gennaio 1995,
Sala dei Notai); moderatore: avv. Angelo Stagni; relatori: dott. Pasquale Liccardo, d.ssa
Anna Maria Drudi.
13. “Interessi e rivalutazione monetaria: criteri giuriprudenziali di determinazione” (17
febbraio 1995, Sala dei Notai); moderatore: avv. Francesco Berti Arnoaldi Veli; relatori:
dott. Salvatore Guarino, avv. Stefano Graziosi.
14. “La nuova disciplina transitoria della novella del processo civile (prime problematiche
concrete)” (19 maggio 1995, aula della Corte d’Assise d’Appello); moderatore: dott.
Salvatore Guarino; relatori: dott. Carlo M. Verardi, prof. avv. Paolo Biavati.
15. “Le controversie in materia di locazione nella novella del processo civile” (16 giugno 1995,
aula della Corte d’Assise d’Appello); moderatore: avv. Sandro Callegaro; relatori: d.ssa
Maria Acierno, dott. proc. Giovanni Delucca.
16. “Questioni controverse in materia di udienza di prima comparizione e di prima udienza
di trattazione” (11 dicembre 1995, Sala dei Notai); moderatore: dott. Salvatore Guarino;
relatori: dott. Carlo M. Verardi, avv. Nicola Alessandri.
17. “Trasferimenti immobiliari nell’ambito del procedimento di separazione e divorzio” (2
febbraio 1996, aula della Corte d’Assise d’Appello); moderatore: avv. Annalisa Atti;
relatori: d.ssa Alessandra Arceri, dott. proc. Carlo Bosi.
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18. “Le ordinanze anticipatorie ex artt. 186 bis, 186 ter e 186 quater c.p.c.” (24 maggio 1996,
Sala dei Notai); moderatore: dott. Salvatore Guarino; relatori: d.ssa Chiara Graziosi, avv.
Gino Martinuzzi.
19. “La fase dell’istruttoria e la decisione” (21 giugno 1996, Sala dei Notai); moderatore:
avv. Francesco Berti Arnoaldi Veli; relatori: d.ssa Adriana Scaramuzzino, avv. Mario
Zoppellari.
20. “Esecuzioni mobiliari e sfratti” (27 settembre 1996, Sala di rappresentanza della Carisbo);
moderatore: avv. Michelina Grillo; relatori: avv. Bruno Sazzini, dott. Pietro Guidotti,
dott. Nicola Lomonte.
21. “Il rito pretorile” (18 ottobre 1996, Sala di rappresentanza della Carisbo); moderatore:
dott. Carlo M. Verardi; relatori: dott. Marco Marulli, dott. proc. Giovanni Delucca.
22. “Separazione e divorzio: rito e provvedimenti provvisori” (11 aprile 1997, Sala di
rappresentanza della Carisbo); moderatore: prof. avv. Michele Sesta; relatori: d.ssa
Antonella Palumbi, avv. Maria Elena Guarini.
23. “Tecniche di accertamento e di liquidazione del danno alla salute e del danno morale” (23
maggio 1997, Sala di rappresentanza della Carisbo); moderatore: dott. Salvatore Guarino;
relatori: d.ssa Elisabetta Candidi Tommasi, avv. Maurizio Feverati.
24. “Danno da invalidità permanente e da inabilità temporanea” (13 giugno 1997, Sala di
rappresentanza della Carisbo); moderatore: avv. Sandro Callegaro; relatori: d.ssa Paola
Montanari, avv. Luca Ercolani.
25. “Le prove nel processo civile (1): Il passaggio dalla fase di trattazione a quella istruttoria
ed alcune questioni in tema di ammissibilità ed assunzione” (24 ottobre 1997, Sala del
Baraccano); moderatore: prof. avv. Paolo Biavati; relatori: dott. Carlo M. Verardi, avv.
Giorgio Vaselli.
26. “I procedimenti cautelari” (21 novembre 1997, Sala di rappresentanza della Carisbo);
moderatore: dott. Salvatore Guarino; relatori: d.ssa Maria Acierno, d.ssa Chiara Graziosi,
avv. Giuliano Berti Arnoaldi Veli.
27. “Parcelle forensi in materia giudiziale” (8 maggio 1998, Sala di rappresentanza della
Carisbo); moderatore: avv. Sandro Callegaro; relatori: d.ssa Chiara Graziosi, avv. Gino
Martinuzzi.
28. “Le prove nel processo civile (2): interrogatorio e prova documentale” (19 giugno 1998, Sala
di rappresentanza della Carisbo); moderatore: dott. Carlo M. Verardi; relatori: dott. Fabio
Florini, avv. Luigi A. Cosattini.
29. “Le notificazioni a mezzo posta dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 346 del 2223 settembre 1998” (21 maggio 1999, Sala di rappresentanza della Carisbo); moderatore:
avv. Paolo Trombetti; relatori: dott. Salvatore Guarino, avv. Luca Moser.
30. “Giudice unico e organizzazione degli uffici civili” (10 giugno 1999, Biblioteca di San
Domenico); moderatore: avv. Sandro Callegaro; relatori: dott. Salvatore Guarino, rag.
Rosalba Palazzi, geom. Renzo Cecca, sig. Luigi Lombardo, dott. Salvatore Palella, d.ssa
Emanuela Biotti.
31. “Problemi applicativi nel procedimento per la rifissazione della data di esecuzione degli sfratti
(art. 6 legge 431/1998)” (18 giugno 1999, Biblioteca di San Domenico); moderatore: avv.
Giorgio Vaselli; relatori: dott. Pietro Guidotti, avv. Bruno Sazzini, dott. Celso Masolini.
32. “Il decreto ingiuntivo: la fase monitoria” (17 novembre 2000, Sala di rappresentanza della
Carisbo); moderatore: dott. Salvatore Guarino; relatori: d.ssa Maria Acierno, avv. Stefano
Molza.
33. “Ruolo del magistrato e della difesa nei procedimenti civili innanzi ai giudici minorili”
(9 marzo 2001, Sala di rappresentanza della Carisbo); moderatore: avv. Lorenza Bond;
relatori: d.ssa Elisa Ceccarelli, avv. Rosa Mazzone.
34. “La riforma del danno alla persona: la nuova legge sul risarcimento dei danni c.d.
micropermanenti (n. 57 del 5 marzo 2001)” (12 aprile 2001, Sala di rappresentanza
della Carisbo); moderatore: avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli; relatori: prof. avv. Flavio
31
Peccenini, avv. Mario L. Cocco, avv. Giovanni Facci, avv. Alessandro Lovato.
35. “Il risarcimento dei danni per la non ragionevole durata del processo. Dai ricorsi innanzi
alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ai procedimenti innanzi alle Corti d’Appello” (26
settembre 2001, Sala di rappresentanza della Carisbo); moderatore: avv. Mario Zoppellari;
relatori: dott. Giuseppe Colonna, avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli.
36. “L’art. 111 della Costituzione ed il giusto processo civile” (22 gennaio 2002, Sala di
rappresentanza della Carisbo); moderatore: avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli; relatori:
d.ssa Maria G. Civinini, prof. avv. Giorgio Costantino.
37. “I riti alternativi: riflessioni ed aspetti pratici” (11 ottobre 2002, Sala delle Armi alla
Facoltà di Giurisprudenza); moderatori: dott. Bruno Giangiacomo, avv. Fausto S.
Pacifico; relatori: dott. Orazio Pescatore, avv. Gabriele Bordoni, dott. Letizio Magliaro,
avv. Manrico Bonetti, dott. Claudio Nunziata, avv. Giuseppe Giampaolo.
38. “Il processo penale davanti al Giudice di Pace: un primo confronto di esperienze” (12
dicembre 2002, Sala delle Armi alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele
Bordoni; relatori: dott. Italo Materia, dott. Francesco Cersosimo, m.llo Roberto Moretti,
avv. Antonio Petroncini, avv. Claudio Benenati, avv. Maria Marone.
39. “Legge Cirami, riforma Pittelli: verso la ragionevole durata del processo penale?” (31
gennaio 2003, aula della Corte d’Assise d’Appello); moderatore: dott. Paolo Giovagnoli;
relatori: dott. Orazio Pescatore, avv. Gabriele Bordoni.
40. “Prime considerazioni sull’applicazione della legge Bossi-Fini” (21 febbraio 2003, Sala
delle Armi alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele Bordoni; relatori:
dott. Pierluigi Di Bari, dott. Valter Giovannini, avv. Mariano Mancini, avv. Sergio
Palombarini.
41. “Le preclusioni nel processo ordinario di primo grado (anche alla luce delle recenti sentenze
della Cassazione)” (28 marzo 2003, aula absidale di S. Lucia); moderatore: dott. Salvatore
Guarino; relatori: dott. Antonio Costanzo, prof. avv. Andrea Graziosi.
42. “Le notificazioni e la forma degli atti nel processo penale; un confronto su profili applicativi
pratici” (23 maggio 2003, Sala delle Armi alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore:
avv. Gabriele Bordoni; relatori: dott. Adolfo Sgambaro, avv. Francesco P. Colliva.
43. “Profili pratici legati agli istituti speciali nel processo penale avanti il Giudice di Pace” (18
giugno 2003, Sala delle Armi alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele
Bordoni; relatori: avv. Massimo Libri, avv. Nicoletta Maccaferri, m.llo Roberto Moretti,
avv. Patrizio Orlandi.
44. “La nuova disciplina dei termini di pagamento nelle transazioni commerciali e le novità
processuali nel giudizio di opposizione ad ingiunzione (d.lgs. 231/2002)” (24 ottobre 2003,
aula absidale di S. Lucia); moderatore: dott. Giorgio Veggetti; relatori: dott. Marco
Marulli, avv. Mario Zoppellari.
45. “La prova dichiarativa (1). Il dichiarante nelle indagini preliminari e nel dibattimento:
nozioni e riflessioni comuni” (14 novembre 2003, aula n. 6 alla Facoltà di Giurisprudenza);
moderatore: avv. Gabriele Bordoni; relatori: dott. Maurizio Passarini, avv. Guido Magnisi
(incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la Formazione Decentrata
dei Magistrati).
46. “Il nuovo rito societario” (24 novembre 2003, aula della Corte d’Assise d’Appello);
moderatori: d.ssa Chiara Graziosi, avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli; relatori: d.ssa Elisa
Picaroni, dott. Antonio Mungo, prof. avv. Federico Carpi, prof. avv. Andrea Graziosi, avv.
Sandro Corona, avv. Pierpaolo Soggia (incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei
Referenti per la Formazione Decentrata dei Magistrati).
47. “La prova dichiarativa (2). Confronto su aspetti applicativi: dalle nozioni alla pratica”
(23 gennaio 2004, aula n. 6 alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele
Bordoni; relatori: dott. Maurizio Passarini, avv. Guido Magnisi, dott. Enrico Cieri
(incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la Formazione Decentrata
dei Magistrati).
32
48. “Profili problematici relativi agli amministratori ed al controllo giudiziario nel nuovo diritto
societario” (30 gennaio 2004, Oratorio di San Filippo Neri); moderatori: d.ssa Chiara
Graziosi, avv. Giorgio Vaselli; relatori: d.ssa Rosaria Savastano, dott. Marco Marulli, prof.
avv. Chiara Alvisi, prof. avv. Antonio Rossi (incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio
dei Referenti per la Formazione Decentrata dei Magistrati).
49. “Le nuove sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale” (27
febbraio 2004, Oratorio di San Filippo Neri); moderatore: dott. Vincenzo De Robertis;
relatori: dott. Fabio Florini, avv. Annalisa Atti.
50. “Passato, presente e futuro del danno non patrimoniale” (29 marzo 2004, Aula della Corte
d’Assise d’Appello); moderatori: d.ssa Chiara Graziosi, avv. Alessandro Lovato; relatori:
prof. avv. Massimo Franzoni, prof. Patrizia Ziviz, d.ssa Elisabetta Candidi Tommasi, dott.
Antonio Costanzo, prof. avv. Flavio Peccenini, avv. Giovanni Facci (incontro organizzato
in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la Formazione Decentrata dei Magistrati).
51. “La responsabilità medica: aspetti civili e penali” (23 aprile 2004, Oratorio di San Filippo
Neri); moderatore: avv. Giovanni Cerri; relatori: d.ssa Matilde Betti, avv. Luca Ercolani.
52. “La prova dichiarativa: sintesi conclusiva” (26 aprile 2004, aula della Corte d’Assise
d’Appello); moderatori: d.ssa Eleonora Di Marco, dott. Letizio Magliaro, avv. Gabriele
Bordoni; relatori: dott. Enrico Cieri, dott. Maurizio Passarini, avv. Giuseppe Giampaolo
(incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la Formazione Decentrata
dei Magistrati).
53. “Lavoro e diritti dopo la legge Biagi” (14 maggio 2004, Oratorio di San Filippo Neri);
moderatori: dott. Giovanni Benassi, avv. Paolo Naldi; relatori: prof. avv. Franco Carinci,
prof. avv. Luigi Montuschi, d.ssa Carla Musella, dott. Bruno Varriale, avv. Rita Mazzanti,
avv. Renzo Cristiani (incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la
Formazione Decentrata dei Magistrati).
54. “Profili pratici legati agli istituti speciali nel processo penale avanti il Giudice di Pace. Le
condotte riparatorie e la tenuità del fatto. Il ricorso diretto” (18 giugno 2004, Aula Grande
alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele Bordoni; relatori: avv. Massimo
Libri, avv. Nicoletta Maccaferri, avv. Patrizio Orlandi, dott. Stefano Garuti, m.llo Roberto
Moretti.
55. “Profili pratici legati agli istituti speciali nel processo penale avanti il Giudice di Pace.
Approfondimento e dibattito sui temi delle condotte riparatorie, della tenuità del fatto
e del ricorso diretto” (8 ottobre 2004, Sala delle Armi alla Facoltà di Giurisprudenza);
moderatore: avv. Gabriele Bordoni; relatori: avv. Massimo Libri, avv. Nicoletta Maccaferri,
dott. Stefano Garuti.
56. “Aspetti deontologici e limiti delle indagini difensive” (3 dicembre 2004, Sala delle Armi
alla Facoltà di Giurisprudenza); moderatore: avv. Gabriele Bordoni; relatori: avv. Fausto
Sergio Pacifico, dott. Valter Giovannini.
57. “La persona offesa nel processo avanti il Giudice di Pace” (20 maggio 2005, Aula Grande alla
Facoltà di Giurisprudenza); moderatori: avv. Gabriele Bordoni, avv. Nicoletta Maccaferri,
avv. Vittoria Pesante, avv. Cristina Piazza; relatori: dott. Alberto Rizzo, dott. Isabella
Cavallari, avv. Massimo Libri.
58. “La fase introduttiva del nuovo processo societario di cognizione” (17 giugno 2005, Oratorio
di San Filippo Neri); moderatore: dott. Anna Maria Rossi; relatori: avv. Stefano Molza,
dott. Fabio Florini.
59. “Medico e struttura sanitaria: responsabilità e soggetti legittimati al risarcimento”
(4 luglio 2005, Aula Absidale di S. Lucia); moderatori: avv. Alessandro Lovato, dott.
Chiara Graziosi; relatori: prof. avv. Flavio Peccenini, dott. prof. Domenico Vasapollo,
avv. Marcello Zamboni, avv. Maurizio Feverati, dott. Luciana Barreca, dott. Elisabetta
Candidi Tommasi (incontro organizzato in sinergia con l’Ufficio dei Referenti per la
Formazione Decentrata dei Magistrati).
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I volantini
del Sindacato
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I CONSIGLI DIRETTIVI DEL SINDACATO
AVVOCATI
DAL 1980 AL 2005
1980-1981: Achille Melchionda (presidente), Flavio Chiussi, Giancarlo Della
Giovampaola, Gilberto Gualandi, Mario Jacchia, Pietro Ruggieri, Guido Turchi.
1982-1983: Guido Turchi (presidente), Giuliano Berti Arnoaldi Veli, Flavio Chiussi,
Vincenzo Armando D’Apote, Francesco Di Matteo, Gilberto Gualandi, Lelio
Zappoli.
1984-1985: Guido Turchi (presidente), Giuliano Berti Arnoaldi Veli, Andrea
Bertozzi, Flavio Chiussi, Vincenzo Armando D’Apote, Francesco Di Matteo,
Gilberto Gualandi, Guido Magnisi, Lelio Zappoli.
1986-1988: Gilberto Gualandi (presidente), Giuliano Berti Arnoaldi Veli, Andrea
Bertozzi, Flavio Chiussi, Vincenzo Armando D’Apote, Francesco Di Matteo, Guido
Magnisi, Flavia Masè Dari, Claudio Piccaglia.
1988-1990: Giuliano Berti Arnoaldi Veli (presidente), Maria Anna Alberti, Vincenzo
Armando D’Apote, Guido Magnisi, Gino Martinuzzi, Flavia Masè Dari, Claudio
Piccaglia (subentra Sandro Callegaro).
1991-1993: Giuliano Berti Arnoaldi Veli (segretario), Maria Anna Alberti, Sandro
Callegaro, Gino Martinuzzi, Flavia Masè Dari, Bruno Sazzini, Tullio Sturani
(subentra Franco Bambini).
1994-1995: Sandro Callegaro (segretario), Annalisa Atti, Andrea Aufiero, Franco
Bambini, Ferdinando di Francia, Michelina Grillo, Bruno Sazzini.
1996-1998: Michelina Grillo (segretario), Annalisa Atti, Andrea Aufiero, Franco
Bambini (subentra come segretario), Giovanni Berti Arnoaldi Veli, Ferdinando di
Francia, Piergiorgio Ognibene, Giorgio Vaselli, Roberto Vicini.
1999-2002: Bruno Sazzini (segretario), Giovanni Berti Arnoaldi Veli, Lorenza Bond,
Gabriele Bordoni, Anna Cardiota, Piergiorgio Ognibene, Simona Turroni, Stefano
Vanni, Giorgio Vaselli.
2002-2005: Bruno Sazzini (segretario; subentra Sergio Palombarini), Lorenza Bond
(subentra come segretario), Clara Berti, Gabriele Bordoni, Anna Cardiota (subentra
Angiola Vancini), Giovanni Delucca, Fabrizio Fiori, Rosa Lucente, Simona Turroni.
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L I B R E R I A
Castagnoli
Via Garibaldi, 7/A - 40124 Bologna - Tel. e fax 051 581946
[email protected]
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Hotel Porta San Mamolo
Vicolo del Falcone 6/8 - 40124 Bologna
Tel 051 583056 - Fax 051 331739
www.hotel-portasanmamolo.it
[email protected]
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finito di stampare nel Dicembre 2005
presso le Grafiche A&B - Bologna
La realizzazione del presente volume è stata curata dagli avvocati
Giovanni Berti Arnoaldi Veli, Lorenza Bond e Rosa Lucente
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