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Pro Loco
Brunate
Associazione culturale
Salento
da Vivere
Como-Brunate 10 - 17 maggio 2009
programma a pagina 23
con il patrocinio e il sostegno di:
• Provincia di Como- assessorato al Turismo
• Provincia di Lecce
• Comune di Como - assessorato alla Cultura
• Comune di Brunate
• Comune di Salve
• Ufficio Scolastico Provinciale di Como
• Istituto comprensivo Como lago-scuola
primaria “Gabriele Giussani” di Brunate
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L’Italia tra due Fari
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L’Italia
tra due Fari
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Presentazione
Le ragioni di un incontro
uando nel mese di settembre dello
scorso anno, Pietro Berra ci propose di
organizzare una manifestazione che interessasse il lago di Como ed il Salento, provincia di Lecce, Brindisi e Taranto, l’arte, la
cultura, il turismo e le produzioni delle due realtà, l’intuizione del giornalista del quotidiano
comasco “La Provincia”, suscitò ipso facto, la
favorevole convergenza dell’intero consiglio
direttivo dell’associazione culturale “Salento
da Vivere” di Como.
Il faro di Santa
Maria di Leuca
e un altro
simbolo
del Salento:
le Due sorelle
di Torre
dell’Orso
sione per ribadire, ancora una volta, uno degli
scopi primari della nostra associazione: creare
le precondizioni per permettere a due tipiche
culture, a tradizioni locali, a modi diversi di vivere il mondo, a sensibilità specifiche, di incontrarsi e confrontarsi per un arricchimento
in termini cultuali, turistici, artigianali e commerciali, per un completamento reciproco.
In tale ottica, anticipiamo che l’associazione
culturale “Salento da Vivere”, è già impegnata
affinché, nell’anno 2010 si possa percorrere in senso inverso quel ponte
ideale. Sarà quella l’occasione per le
attività turistiche, commerciali, artigianali e manifatturiere del territorio
comasco per approdare nel territorio
salentino. Benvenuto dunque Salento,
sicuramente offrirai spunti di riflessioni, di confronto, di crescita e di rinnovata
vitalità; gli oltre 2500 residenti nella provincia
di Como ma di origine salentina, saranno, oggi
e domani, fieri delle proprie radici ed orgogliosi di far parte di una comunità, quella Comasca, ove gente proba, laboriosa e concreta,
ha consentito loro di instaurare un rapporto
d’intesa sincero e proficuo.
Il Salento sbarca così a Como nei giorni 15, 16
e 17 maggio, mostrando il suo sole più caldo,
l’azzurro limpidissimo del suo mare, la trasparenza iridescente del suo cielo, il verde vellutato delle sue colline, le riarse macchie brune
delle pianure in agosto.
Sarà una gioia nuova,
inusitata, di fragranze, di
armonie e di arte e la stupenda Como, con il suo
incantevole lago ove si
affacciano splendide ville
e terrazze impreziosite da
eccezionali
infiorescenze, con il suo territorio merlato da innevate montagne, da verdi ed ubertose colline,
terra altresì di laboriosità e di ingegno, di imprenditorialità e di cultura, di storia patria e di
scienza (dell’illustre concittadino Alessandro
Volta si tratterà in altra parte), si fonderà con il
Mediterraneo – Mare Nostrum – e ci faranno
ricordare le gesta degli eroi, dei poeti e degli
artisti che hanno lasciato più di un segno imperituro nella storia e nella cultura di ogni
tempo. Vuole anche essere questa, un’occa-
Grazie Salento, grazie Como…
(afran)
Associazione Salento da Vivere
via Milano 212 Como
telefono 3474165959
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Promuoviamo
le eccellenze
L’Italia tra due Fari
Achille Mojoli
on grande piacere saluto questa interessante iniziativa culturale e turistica
denominata “L’Italia tra due Fari: Brunate – Santa Maria di Leuca” , quale
momento di unione tra due territori, quello del Salento e quello del Lago di
Como, diversi tra loro ma con affinità culturali e vocazione turistica di alto livello.
Questa Tre Giorni vuole essere un ulteriore strumento di scambio di esperienze e di
conoscenze che permette alle due realtà di poter mostrare e promuovere le proprie eccellenze, creando
nuove opportunità di business, soprattutto nel campo turistico dove il Lago di Como e la Penisola Salentina, a livello nazionale e internazionale, sono due realtà ben consolidate. I flussi turistici collocano la Regione Puglia tra quelle più affezionate al territorio Lariano con circa 18.000 presenze nel 2008; questo non
fa altro che rafforzare il nostro convincimento che l’iniziativa sarà di grande utilità.
Questo ponte di luce, che idealmente unisce i due Fari, vuole anche essere un omaggio alla Pila, grande
invenzione del genio comasco Alessandro Volta cui il Faro di Brunate è dedicato.
l'assessore al Turismo della Provincia di Como
Achille Mojoli
L
Darko Pandakovic
I nostri fari
due grandi simboli
'Amministrazione Comunale di Brunate accoglie e saluta con riconoscenza
l'iniziativa di gemellaggio tra i fari di Santa Maria di Leuca e di San Maurizio di Brunate. È un'occasione per mettere in contatto gusti e simpatie che
avvicinano genti lontane sul territorio nazionale ma di cui è bello evidenziare le affinità. I fari sono realtà fisiche e ben visibili nella notte, ma in questa occasione la metafora del faro manda segni più complessi. Il faro segnala un promontorio, un'altura, un porto: la luce irradia
dalla lanterna e fende il buio, con la massima diramazione, per raggiungere confini lontani. Chi vive in
prossimità di un faro un poco si identifica con esso e, se per un verso vuole segnare il proprio luogo, per
l'altro verso si lancia con quella luce verso zone inesplorate, valica le frontiere dei mari e delle terre che l'occhio misura nella luce del giorno, ma che nella notte divengono l'immersione nel mistero, con il gusto rischioso di un'avventura. La gente del faro è gente di frontiera e vive anche una realtà separata e proiettata
lontano. Il nostro sguardo prealpino unifica le terre lombarde con quelle ticinesi e ne fa un tutt'uno, avventurandosi quasi nell'oltralpe; Santa Maria di Leuca è protesa all'Oriente, è partenza, è ritorno, è il fascino
di esotici mondi lontani. Diamo il benvenuto agli amici del Salento, la cui terra ed i cui paesaggi, così speciali ed unici nella stessa regione Puglia, rievocano fierezza e storia, ospitalità e cultura.
Il sindaco di Brunate
Darko Pandakovic
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Cultura e turismo
motori del territorio
L’Italia tra due Fari
Sergio
Gaddi
ultura e turismo sono risorse inestimabili per la città e per il lago di Como.
Perciò l’Amministrazione comunale ha deciso di sostenere questo gemellaggio tra i fari di San Maurizio e di Santa Maria di Leuca, che sottende, come
si evince dal programma, una più ampia partnership tra due territori, il Lario e il Salento,
accomunati da antichi legami nel campo artistico e culturale, oltre che
dalla bellezza del paesaggio. Inoltre, nel 210° anniversario dell’invenzione della pila, teniamo a ricordare attraverso i fari anche Alessandro Volta, un grande concittadino senza il quale oggi non avremmo
la luce elettrica. E il Comune di Como è impegnato da tre quarti di secolo a mantenere efficiente il faro di San Maurizio che, pure essendo
in territorio di Brunate, appartiene all’amministrazione del capoluogo,
cui fu donato negli anni Trenta dai Postelegrafonici italiani che ne
avevano promosso la costruzione nel 1927.
l’assessore alla Cultura del Comune di Como
Faro di San Maurizio
Sergio Gaddi
illuminato
foto di Carlo Pozzoni
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Pescoluse, Torre Pali, Lido Marini,
Posto Vecchio...
L’Italia tra due Fari
Una sinfonia di colori
e un mare che canta e incanta
per chi vuole regalarsi
una vacanza in libertà
L
e acque cristalline, le dune di sabbia finissima, i fantastici tramonti. E poi la campagna circo-stante, con le caratteristiche pajare
e i profumi dell’origano, del timo e del finocchio
selvatico. Tante sensazioni forti ed intense, che in
questo angolo di Salento non finiscono proprio mai.
Salve è anche un affascinante approdo per gli storici e gli amanti del passato. Il Feudo del Fano cela
una grossa fetta della conoscenza del Salento: nella
Grotta Montani, sulla collina Spigolizzi, sono stati
scoperti resti del Pleistocene; nel sito messapico
della Chiusa, che reca ancora resti delle mura ciclopiche larghe sino ad otto metri e alte quattro che cingevano l’abitato, è stato portato alla luce un
villaggio dell’Età del bronzo. E poi, una cripta basiliana, lo scenografico Palazzi Ceuli, con la sua
scala barocca, il frantoio ipogeo Le Trappite del
1601 e tante altre affascinanti bellezze nascoste. Il
borgo antico di Salve è zeppo di bellezze artistiche.
Tra le tante si segnalano: la Torre dei Montano, del
1563, con le caratteristiche garitte e feritoie; la
Chiesa in stile gotico di San Nicola Magno, che contiene all’interno un organo costruito nel 1658 da
Giovanni Battista Olgiati; Palazzo Ramirez, con le
volte affrescate e una loggia finemente decorata al
piano nobile. Fuori dal centro abitato la Masseria
dei Fani e, a Torre Pali, la caratteristica torre circondata dal mare. Descrivere Salve e le sue marine
in pochi righi è veramente difficile, un luogo incantato dove bisogna immergersi per viverlo nel pieno
delle sue particolarità. Il gemellaggio culturale tra il
Lario ed il Salento è un momento importante per
fare Marketing Territoriale, per far conoscere le peculiarità del territorio. Un momento in cui due culture diverse, ma appartenenti allo stesso Paese si
incontrano e si confrontano su idee, attività produttive, tradizioni ed usanze creando anche importanti
occasioni di business per imprenditori delle diverse
attività produttive che si confrontano ed operatori
turistici che anche a distanza di diverse centinaia di
km possono collaborare per far crescere i due territori.
l’assessore al Marketing Territoriale
del Comune di Salve
Massimo Chirivì
Il sindaco
Vincenzo Passaseo
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L’Italia tra due Fari
Un ponte di luce
dal lago al mare
I tanti legami tra Lario e Salento
Santa Maria di Leuca:
il faro e l'obelisco con la statua della Vergine
(foto Pietro Berra)
• L’Italia, a guardarla bene, è quasi speculare. Lo testimoniano la provincia di
Como e quella di Lecce, due terre così
lontane e così diverse, eppure legate da
un’infinità di “fili rossi”. Ché ad annodarli bene insieme, si riesce quasi a formare un ponte.
Sull’organo più antico della Puglia,
quello seicentesco della chiesa Matrice
di Salve, è inciso il nome del comasco
Giovan Battista Olgiati, che lo fabbricò
nel suo laboratorio di piazza San Fedele, nel cuore del capoluogo lariano.
Poi, narra la leggenda, si imbarcò a Genova per portarlo ad Alessandria
d’Egitto, ma fece naufragio lungo la
costa salentina dove fu tratto in salvo
dai pescatori di Torre Pali. E lì rimase,
con le sue 393 canne. Come non capirlo, ben sapendo quanto è calorosa
l’ospitalità dei salentini.
Per non parlare di quel pezzo del mosaico pavimentale della Cattedrale di
Otranto che Maria Corti, filologa e
scrittrice che unì nei suoi libri (Il canto
delle sirene, per esempio) i due estremi
d’Italia, si fece riprodurre nella casa di
Pellio Intelvi, incastonata tra il Lario e
il Ceresio. La Corti, studiosa delle lingue e delle culture locali oltre che della
grande letteratura universale, avrebbe
certamente apprezzato anche le recenti
contaminazioni tra la pizzica salentina
e le ballate del cantautore laghée Da7
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che sovrasta Como, e quello di Santa
Maria di Leuca, al limite estremo del
Tacco. Una suggestiva specularità apre
e chiude lo Stivale, quasi a sottolinearne l’unità culturale, pur nelle mille
differenze. A San Maurizio, faro celebrativo costruito a 906 metri di altitudine per omaggiare Alessandro Volta
che a Brunate trascorse l’infanzia, si
sale da una scalinata, e, giunti in cima,
lo sguardo spazia fin oltre il confine
con la Confederazione elvetica. A
Santa Maria di Leuca il faro è inaccessibile, zona militare che dipende dalla
Marina di Taranto, perché da qui si tengono d’occhio i confini invisibili che
separano l’Italia dai paesi del Mediterraneo. E scendendo una maestosa scalinata si arriva al mare.
Così lontani, eppure così vicini, il balcone delle Alpi punteggiato di ville liberty, “dove l’Italia è quasi Svizzera”,
L’Italia tra due Fari
Faro di Brunate, Como
e sotto: un particolare delle scale interne
(foto Roberto Crippa)
vide Van De Sfroos, protagonista assieme a musicisti salentini e a Francesco De Gregori della Notte della
Taranta 2005. Merita una citazione
anche la Quaremma salentina, fantoccio dalle sembianze di strega, simbolo
del gelo e della carestia, che viene bruciato al termine del periodo quaresimale, proprio come la sua “cugina” del
Nord, ovvero la Giubiana di Cantù. Ma
più di ogni altra cosa, a dare un’evidenza fisica e tangibile alle tante somiglianze, sono i due fari: quello di San
Maurizio, in cima al monte di Brunate
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L’Italia tra due Fari
Sopra e sotto: il Lago di Como e il mare salentino visti dai due fari - (foto Pietro Berra)
e Finibusterrae, di cui il grande poeta
salentino Vittorio Bodini ha eternato le
“case di calce, regina arsa e concreta /
di questi luoghi dove termini, / meschinamente, Italia, in poca rissa / d’acque ai piedi d’un faro”. Ma anche
Leuca è tempestata di ville, ben 43, che
sottolineano con il loro fascino un altro
punto in comune tra i due paesi, e più
in generale tra i due territori: sono entrambi incantevoli e rinomate mete di
villeggiatura, con una lunga e intensa
storia alle spalle. Per chi fosse interessato ad approfondire legami e analogie
tra il Lario e il Salento si consiglia di
visitare il sito Internet di Carlo Stasi
(www.carlostasi.too.it) insegnante e
appassionato studioso di Acquarica del
Capo, che per anni ha vissuto e lavorato a Como. In questo volumetto pub-
blichiamo due suoi saggi: uno relativo
all’organaro Olgiati, l’altro su un architetto comasco, Giovanni De Rosis,
che ha lasciato il segno nella “Firenze
del Sud”, come progettista della Chiesa
del Gesù, uno dei tanti gioielli barocchi che impreziosiscono il capoluogo
salentino.
Pietro Berra
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L’Italia tra due Fari
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Giovanni
De Rosis
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L’Italia tra due Fari
Architetto comasco
per il “Barocco leccese”
Lecce: la Chiesa del Gesù
• Se si è consapevoli che, per lungo tempo
prima dell’Unità d’Italia, i flussi migratori andavano da Nord verso Sud non dovrebbe stupire il fatto che a ben 1100 km da Como, nella
“Firenze del Sud”, la città italiana “barocca”
per eccellenza, Lecce, esistono opere realizzate
da un architetto comasco, il “gesuita comasco” Giovanni De Rosis, autore di una tra le
tante belle chiese di Lecce: la Chiesa del Gesù.
Giovanni De Rosis era nato nel 1538 nella diocesi di Como (dipendente dal patriarcato di
Aquileia, comprendeva anche la Valtellina ed il
Ticino, terra di grandi architetti come Borromini, Fontana e Maderno) e quando, a 18 anni
(1556), entrò come novizio della Compagnia
di Gesù a Loreto (Ancona), era già avviato all’architettura. Dal 1560 studiò Retorica a
Roma e collaborò alla sistemazione del Collegio Romano (l’ateneo gesuitico) in Piazza S.
Macuto, firmando il disegno (Raccolta Campori, codice Gamma I. 150, Biblioteca Estense
di Modena) della chiesa dell’Annunziata (poi
rimpiazzata da S. Ignazio). Trasferito al collegio gesuitico di Nola (1565), vi progettò la
Chiesa del Gesù (1568-1570) ed intanto ampliava il collegio gesuitico di Napoli e progettava il collegio e la chiesa gesuitica di
Catanzaro (1571). Divenuto l’architetto ufficiale dei gesuiti nel Regno di Napoli (“architectus provinciae”), nel 1575 ricevette
l’incarico di costruire la chiesa di Lecce (dove,
nel 1579, progettò anche il Collegio dei Gesuiti), città che viveva una fase di notevole sviluppo (economico, culturale ed artistico) che
l’avrebbe portata ben presto a diventare la seconda città del Regno di Napoli per importanza
e numero di abitanti.
Chiamato a Roma alla curia generalizia dell’ordine divenne“consiliarius aedificiorum”,
cioè l’architetto sovrintendente alle costruzioni
che i Gesuiti andavano costruendo in tutto il
mondo come la Chiesa ed il Collegio del Gesù
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L’Italia tra due Fari
di Bari (1589-95) e la Chiesa dei Ss. Pietro e
Paolo di Cracovia in Polonia (architetto G. Trevano), le chiese del Gesù di Sezze (16001622), di Montepulciano (1609), Faenza,
Cremona, Verona, L’Aquila e Mineo (Catania),
ma anche come consulente per la ricostruzione
della chiusa (1589) del fiume Aniene presso Tivoli. Morì a Roma il 31 gennaio 1610.
La Chiesa del Gesù di Lecce, e quindi dei gesuiti, fu costruita con la celerità consueta per
quei tempi (non per oggi!) nel giro di due anni
dal 1575 al 1577.
Solo un anno prima, nel 1574, il gesuita Bernardino Realino da Carpi (Modena), poi santificato e sepolto nella chiesa progettata dal De
Rosis, era giunto a Lecce per introdurvi l’ordine che più di ogni altro si mostrò zelante esecutore delle indicazioni del Concilio di Trento.
Il fervore del Realino contagiò sia il popolino
che l’aristocrazia leccese al punto da attirare
nelle casse della Compagnia di Gesù generose
offerte per la costruzione della loro chiesa. Fu
scelto il sito: era l’area su cui sorgeva già
un’altra chiesa dedicata a San Nicola. Poiché la
chiesa apparteneva a quel rito greco-ortodosso
che, nel Salento, conviveva da secoli con
quello romano senza che la Chiesa di Roma
riuscisse a scalzarla, i gesuiti, fedeli seguaci
della Controriforma, colsero l’occasione per
assestare un duro colpo a quel rito in città. Ne
nacque una vertenza che, vinta dagli abili gesuiti, portò alla distruzione della chiesa ortodossa ed alla messa in opera del progetto che il
gesuita comasco aveva inviato appositamente
da Napoli, capitale del Regno, dove risiedeva.
La chiesa, a croce latina, secondo il Pini e il Di
Rosa, riuscì “la migliore delle sue creazioni
per la compostezza e la sobrietà delle linee e
per la regolarità delle sue strutture” ispirata
come fu “ai disegni classicheggianti dell’ultimo ‘500 “.
Lo studioso Michele Paone, a pag. 25 del II volume del suo insostituibile “Chiese di Lecce”
(Congedo 1978) così descrive la facciata della
chiesa dell’architetto comasco: “Stirato con rigorosa e severa eleganza su piani rettilinei,
(.....), il prospetto a due ordini, scandito da nicchie lasciate vuote e da lesene dal lieve sporto,
è, nel piano inferiore, ornato dal portale sormontato dal raggiato stemma della Compagnia di Gesù adorato da due angeli scolpiti nel
morbido calcare locale.”
Accordato al primo dalle volute laterali nascenti da maschere muliebri, - continua il
Paone - il secondo ordine esibisce sulla finestra centrale la statua del Bambin Gesù, al cui
nome la chiesa è dedicata. Le mètope del fregio ospitano rilievi figuranti simboli della Passione di Cristo rappresentato, nello spezzato
fastigio, dal simbolico pellicano che, squarciandosi il petto, con le sue carni alimenta la
prole”. La facciata, pur introducendo stilemi
del primo barocco romano (si veda la Chiesa
del Gesù costruita nel 1568 dal Vignola a
Roma), mantiene ancora la semplicità delle
forme classiche e rinascimentali, semplicità
strutturale su cui si innesterà la incredibile fantasia decorativa del cosiddetto “Barocco Leccese”, quel barocco che Papa Giovanni Paolo
II, durante la sua visita nel capoluogo salentino
(15 settembre 1994) ha definito “architettura
dello spirito”, e che vedrà il suo capolavoro
nella vicina Basilica di Santa Croce (iniziata
nel 1549 e terminata nel 1695).
Ma se Santa Croce, alla sua mirabolante facciata barocca contrappone un interno di semplicità rinascimentale, l’interno della Chiesa
del Gesù, con la sua sobrietà strutturale, servirà da base alla piena espressione del linguaggio del barocco leccese.
All’interno, infatti, il De Rosis aveva disposto
le cappelle, sfondate ed intercomunicanti,
lungo i muri perimetrali, ed un breve transetto.
Nei due secoli successivi i migliori artisti leccesi, come Giuseppe Cino, Francesco Antonio
e Giuseppe Zimbalo, scolpirono, nel fantasioso
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Diversi fari illuminano le coste salentine: qui quello di San Cataldo (foto Pietro Berra)
stile locale, gli altari, mentre quadri ed affre- luce l’anfiteatro romano), da Chieti (Francesco
schi furono eseguiti dai leccesi Oronzo Tiso ed Grimaldi, autore di Sant’Irene). Fa piacere scoaltri, tra cui soprattutto Antonio Verrio (autore prire che tra questi contributi, che dimostrano
degli affresci dei palazzi reali inglesi di Win- che il barocco leccese fu tutt’altro che fenodsor ed Hampton Court), nonché dai napole- meno artistico di provincia, non sia mancato lo
tani Paolo Finoglio e Girolamo Imperato.
‘zampino’ di un altrimenti oscuro architetto coSe sulle opere del Barocco Leccese sono stati masco, Giovanni De Rosis, il quale, erede della
riconosciuti influssi romani e napoletani, non- grande tradizione dei ‘magistri cumacini’, nondimeno gli artisti che operarono a Lecce, av- ché coevo dei ticinesi Domenico Fontana e
valendosi della abilità degli scalpellini locali Carlo Maderno, fu l’artefice di uno di quei casulla tenera “pietra leccese”, riuscirono, riela- polavori.
borando autonomamente quegli influssi, a produrre capolavori che tuttora si possono
Carlo Stasi
ammirare in quell’angolo d’Italia.
L’opera del comasco si inserisce, quindi, appieno nella storia del nascente barocco leccese
insieme al contributo di numerosi altri artisti
provenienti da tutta Italia, da Napoli sopratUn estratto di questo articolo è stato
tutto, ma anche da Salò (Achille Larducci, propubblicato su LA PROVINCIA (Como),
gettista della facciata concava e convessa di S.
lunedì 6.2.1995, pag.7, col titolo:
Matteo), da Rossano Veneto (Michele Coluc“Comaschi altrove:
cio, autore di quella Santa Maria delle Grazie
Barocco a Lecce di stampo lariano”.
che impedisce di portare completamente alla
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Giovan Battista
Olgiati
Un organaro comasco nel Salento
Salve: l’organo barocco del 1628
• È stato costruito da un comasco l’organo più
antico esistente in Puglia? Sulla pensile cantoria della splendida parrocchiale, in stile “barocco leccese”, di Salve (comune in provincia
di Lecce a 12 km da S. Maria di Leuca), si conserva un organo che, come si legge dall’iscrizione incisa sullo stagno della canna centrale,
fu costruito nel 1628 da “Giovane Batista / Olgiati di Como / con Tomaso Mauro di Muro”.
L’organo di Salve è certo il più antico tra quelli
funzionanti in Puglia (restaurato nel 1978)
mentre il più antico organo pugliese sopravvissuto, ma inefficiente e bisognoso di restauri,
si trova nella cattedrale gotica di Santa Caterina a Galatìna (Lecce) ed è datato 1558. Ciò
non sminuisce tuttavia l’importanza dell’organo di Salve grazie alla “singolare compresenza di scuole organarie” (Elsa Martinelli).
Nell’organo “Olgiati-Mauro” (questo è ormai
il suo nome ufficiale) si confrontano e si fondono insieme la scuola organaria lombarda (ed
in particolare antegnatiana) grazie all’opera del
comasco Giovan Battista Olgiati (che realizzò
le canne), e quella salentina, rappresentata dal
carpentiere Tommaso Mauro da Muro Leccese
(che realizzò la struttura, la cassa, la tastiera,
la pedaliera, i mantici, i registri, ecc.).
Difficile seguire le orme di questo singolare
personaggio che è l’Olgiati (a lui è dedicata
una via a Sagnino), infatti le notizie sulla sua
vita sono piuttosto scarse.
Pare fosse nato attorno al 1600 dall’organaro
Francesco, come si evince da un documento
del 3 aprile 1647 nell’archivio del Duomo di
Como (“Io.e Baptista Olgiatus filius quondam
Francisci habitans Comi dicta Parochia sancti
Fidelis parte altera”, cioè “Giovan Battista Olgiati figlio del defunto Francesco abitante a
Como nell’altra parte della suddetta Parrocchia
di San Fedele”).
“Le fonti - dice la Martinelli - registrano una
produttività documentata tra 1624 e 1649”. Al
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nuova revisione dello stesso, in collaborazione
con un organaro fiammingo, il gesuita Willem
Hermans, col quale collaborò nuovamente
negli anni 1649-50 nella costruzione del
“nuovo grande organo (oggi perduto) della
Cattedrale di Como”. Nel 1654 l’Olgiati era
già morto.
L’organo, costruito da Olgiati e Mauro su commissione di Don Francesco Maria Alamanni,
viene definito “macchina veramente magnifica” e “dopo oltre tre secoli e mezzo di vita,
conserva quasi del tutto intatte la propria originale fisionomia e le antiche sonorità, per non
aver conosciuto nel tempo modifiche sostanziali” nonostante vari restauri nel 1763-4,
1780, 1790 (ad opera di Giovanni Khircher di
Gallipoli, ultimo di una gloriosa famiglia di
maestri organari di origine tedesca), 1791,
1792, 1800, 1806, 1918, e, dopo un periodo di
abbandono, definitivamente restaurato nel
1978. L’organo di Salve è, quindi, una ulteriore
testimonianza sia del flusso migratorio Nord-
1624 risale infatti la costruzione dell’organo
della matrice di Galàtone (Lecce), a lui attribuito e, purtroppo, perduto. L’Olgiati soggiornò in quella cittadina dal 1623 al 1628,
come testimoniano i registri dei battezzati che
lo vedono spesso come padrino. Ciò dimostra
la considerazione, la stima ed il successo personale che si era guadagnato.
Insomma, l’Olgiati si era perfettamente integrato nella vita sociale e lavorativa del Salento
di allora.
La permanenza in loco e la collaborazione col
Mauro, smentiscono non solo il fatto che l’organo fosse stato fabbricato a Como, ma anche
la suggestiva leggenda locale secondo cui l’organo, fabbricato a Como, fosse destinato ad un
altro luogo.
Dal 1628 (anno di costruzione dell’organo di
Salve) al 1642, non si hanno altre notizie.
Nel 1642 l’Olgiati è già tornato a Como, dove
è impegnato coi lavori di ampliamento all’organo del Duomo; ed ancora nel 1647 per una
La Chiesa Parrocchiale
S. Nicola Magno di Salve
Grotte vicino a Leuca
Il ponte di Ciolo
nei pressi di Leuca
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L’Italia tra due Fari
Sud (esatto contrario di quello attuale!), sia
dell’unificazione culturale ed artistica d’Italia
agli albori del Barocco. È “luogo” dove Nord
e Sud, grazie all’arte, alla musica, all’abilità artigiana, si incontrano non per respingersi, ma
per integrarsi.
Se poi, a tutto questo si aggiunge che le portelle, ora perdute, dell’organo “Olgiati-Mauro”
erano state dipinte nel 1630 da un tal Nicolaus
Ricciardus di Lotaringia (l’attuale Lorena in
Francia), si ha un’idea ancor più ampia dei
contatti culturali dell’epoca, per non parlare
dell’universalità dell’arte, della sua funzione
aggregatrice di dimensione europea, stavolta!
Sull’organo Olgiati-Mauro di Salve si sono tramandate due distinte leggende aventi per tema
l’arrivo in quel paese del suddetto organo.
La prima e meno interessante riferisce che l’organo, scaricato a Taranto da una nave proveniente dalla Liguria, sarebbe stato destinato a
Sava (Taranto) e non a Salve, dove invece sarebbe arrivato a causa di una errata lettura del
nome o per una manovra ben riuscita ad opera
di un qualche carrettiere.
La seconda è sicuramente più suggestiva: un
galeone, con a bordo un magnifico organo fabbricato a Como dal maestro Oliati era salpato
dalla Liguria diretto ad Alessandria d’Egitto.
Come d’uso a quei tempi la navigazione avveniva quasi sempre sotto costa con frequenti
scali per il rifornimento. La nave doveva aver
quindi costeggiato l’Italia dalla Liguria, ed attraversato lo stretto di Messina, aveva costeggiato il golfo di Taranto. Ma, navigando lungo
la costa ionica della penisola salentina, prima
di giungere a Santa Maria di Leuca per la traversata del Canale d’Otranto fino in Grecia, la
nave fu colta da una tremenda tempesta. La
furia del mare trascinò la nave fin sopra le Secche di Ugento, tristemente famose fin dall’antichità (vi naufragò Pirro). Il mare in burrasca
rovesciò il bastimento, ed i marinai annegarono. Appena terminata la tempesta i pescatori
di Torre Pali, la marina di Salve, accorsero sul
posto nella speranza di trovare qualche superstite. Non trovarono superstiti, ma nella stiva
invasa dall’acqua penetrata da una grossa falla,
c’erano ancora alcune casse contenenti le
canne di un organiche furono portate in paese
dove furono montate nella chiesa parrocchiale
di San Nicola.
Volendo attribuire a tutti i costi un fondo di verità alla leggenda, pare più logico ritenere che
l’Olgiati, in viaggio per l’Oriente coi suoi attrezzi, fosse capitato nel Salento in seguito ad
un naufragio e vi si fosse trattenuto per qualche
anno, mettendo a frutto il suo mestiere. Ma
questo servirebbe solo a dare una spiegazione,
non del tutto plausibile, sulla presenza dell’Olgiati in Terra d’Otranto, o sulle motivazioni del suo viaggio.
Carlo Stasi
Adattamento dal mio articolo
“Olgiati, il comasco che operò
in Puglia nel 600” pubblicato
sul quotidiano “La Provincia”
(Como), (1.2.1993 pag. 3), seguito da un saggio più esteso
(“Un Organaro comasco nella
Puglia del 600”) sulla rivista trimestrale “Como”
(Luglio 1995, pagg. 18-20). La leggenda dell’organo di Salve ha ispirato un mio racconto Naufragio, pubblicato prima nel volume “Salve, Miti e
Leggende” (1996) a c. di A. Vantaggio, poi nel mio
“Leucasia e le Due Sorelle (storie e leggende del
Salento)” (2008). La storia è stata ripresa anche dal
comasco Pietro Berra nel racconto Il naufragio dell’organaro nel suo volume “Nel paese dei pescaluna. Storie e leggende lariane” (2004-Marna
Editore).
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L’Italia tra due Fari
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SCARCIOPPULE CHINE
L’Italia tra due Fari
Carciofi ripieni
PREPARAZIONE:
Pulire i carciofi eliminando le foglie
esterne più dure e le punte di quelle
rimanenti
Metterli a bagno in acqua acidulata
con limone
INGREDIENTI PER 4/6 PERSONE:
12 carciofi
1 limone
150 gr. di formaggio grattugiato
(metà parmigiano, metà pecorino)
150 gr. di pane grattugiato
2 uova
Abbondante prezzemolo
1 cucchiaio di capperi
4 cucchiai di olive nere snocciolate
Uno spicchio di aglio
Olio extra vergine di oliva del Salento
Sale e pepe q.b.
TEMPO DI COTTURA: 40 MINUTI
In una terrina, sul cui fondo si sarà
strofinato uno spicchio di aglio, unire
e mescolare insieme il pane grattugiato, il formaggio, il prezzemolo tritato, le 2 uova, un po’ di olio, il pepe
e i capperi
Prendete i carciofi ad uno ad uno, allargare le foglie verso l’esterno in
modo da formare u vuoto centrale e
riempirlo con il composto preparato
precedentemente
Sistemare i carciofi in una teglia ben
serrati l’uno all’altro
Aggiungere 2 dita di acqua e irrorare
con olio
Far cuocere sul fornello a fiamma
moderata fino a quando l’acqua sarà
quasi del tutto evaorata e passare poi
dieci minuti in forno caldo per far dorare la superficie
via Brianza 38/a Albavilla, Como
telefono 031626717
e-mail:[email protected]
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ZUPPA
DI CIPOLLE
L’Italia tra due Fari
Ricette tratte da “COMASCHI A TAVOLA” Ed. Famiglia Comasca 1987.
PREPARAZIONE:
Soffriggere a fuoco lento un pezzo di
burro con 2 o 3 cipolle affettate ed un
pochino di salvia. Unire un cucchiaio
di farina bianca e mescolare. Versare
l’acqua, il sale e bollire circa un’ora.
Servire nei piatti con già predisposte
fette di pane di Como. Cospargere di
parmigiano.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
½ kg. di cipolle
IL CARPIONE
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
2 cucchiai olio d’oliva, 1 cipolla,
1 spicchio d’aglio, 1 gamba sedano
verde, 2 carote, 3 foglie d’alloro,
3 foglie salvia, segrigiola
(timo selvatico), 1 rametto rosmarino,
3 bacche di ginepro,
chiodi di garofano, pepe in grani,
1 litro di aceto bianco,
1 litro vino bianco,
30 gr. di sale, 30 gr. di prezzemolo,
30 gr. di burro, succo di limone.
PREPARAZIONE:
Pulire dalle interiora gli agoni e le alborelle, lavarli ed asciugarli. Infarinarli e friggerli in olio
bollente, scolandoli con la schiumarola quando
sono croccanti. Disporre il pesce nel vaso di terracotta. Tritare le cipolle, l'aglio, il sedano e la
carota. Rosolare in poco olio il trito, imbiondendolo, e quindi aggiungere il timo, i chiodi di
garofano e i grani di pepe. Addizionare l'aceto
e il vino, portare all'ebollizione. Versare la salsa
sul pesce, dentro la terrina di terracotta, ag-
giungere il prezzemolo e coprire: si può
consumare appena raffreddato, ma è conservabile per alcuni giorni al fresco.
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IL SALENTO
INCONTRA IL LAGO DI COMO
L’Italia tra due Fari - Programma
Como-Brunate 10 - 17 maggio 2009
• Da domenica 10 a domenica 17 maggio 2009
Albergo Paradiso sul lago, Brunate loc. San Maurizio, via Scalini 70
mostra fotografica “Sentinelle di luce. Fari italiani ed europei”
di Paolo Vispi.
orari di apertura: tutti i giorni dalle 10 alle 19
inaugurazione domenica 10 maggio, ore 12, con aperitivo-buffet
(info: www.faridelbufera.it, 031/364099)
• Venerdì 15 maggio 2009
Faro di Capo Testa, Sardegna
(foto Paolo Vispi)
L’Associazione culturale Salento
da vivere ringrazia Mimmo D’Andria, presidente dei miticoltori di
Taranto per la sensibilità dimostrata per la manifestazione.
dalle ore 20.30
auditorium biblioteca di Brunate (via Funicolare 16, vicino alla stazione della funicolare
Como-Brunate, in servizio per l’occasione fino alle ore 24)
“L’Italia tra due fari”, analogie e differenze tra i due estremi della Penisola:
le ragioni di un gemellaggio culturale. A cura di Pietro Berra.
proiezione di un cortometraggio sul faro di San Maurizio e l’infanzia brunatese di
Alessandro Volta, realizzato dai bambini della scuola primaria Gabriele Giussani di Brunate.
proiezione del film “Pizzicata” di Edoardo Winspeare, con Cosimo Cinieri, Chiara Torelli,
Fabio Frascaro. Genere drammatico, colore 91 minuti. - Produzione Italia, Germania 1996.
La trama
Nel 1943, alla vigilia dello sbarco alleato nell’Italia del Sud, il pilota Tony Marciano (F. Frascaro) di un ricognitore USA, abbattuto dalla contraerea tedesca sopra il Salento, trova ricovero
nella famiglia dell’agricoltore Carmine Pantaleo (C. Cinieri), riscopre le proprie radici, s’innamora di Cosima (C. Torelli), una delle tre figlie di Carmine, scatenando la gelosia del suo promesso sposo, il ricco Pasquale (P. Massafra). 1° lungometraggio del cosmopolita E. Winspeare
(1965), nato e cresciuto a Depressa (Lecce). Tranne C. Cinieri, tutti interpreti non professionisti, scelti nel Salento; tutti i componenti del cast tecnico provenienti dalle scuole di cinema di Monaco, Roma, Parigi. Notevole per la capacità di costruire una storia di sentimenti fondata su
un’attenta ricerca etnica e antropologica. Pizzicata - o pizzica tarantata - è un ballo paesano che
mima l’amore tra uomo e donna, il duello col pugnale, il ritmo musicale convulso che porta in
trance le donne morse dalla tarantola. Musiche di Jérôme Harley. Distribuito senza successo dall’Academy. 1° premio Cittadella-Fuji 1997 al Festival di Arezzo del cinema indipendente italiano.
(da Il Morandini 2008)
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Sabato 16 maggio 2009
L’Italia tra due Fari - Programma
Dalle 9 alle 19 - giardini a lago di Como, mercatino di prodotti tipici salentini
Dalle 15 alle 19 – biblioteca di Brunate, letture di racconti sui fari per grandi e piccini
a cura di Maura Selmo
Ore 19.30 – Istituto Don Guanella di via Grossi 18 a Como
(ampio parcheggio interno), cena salentina
Ore 21.30 – auditorium dell’Istituto Don Guanella,
concerto dei tamburellisti di Torrepaduli
(pizzica e canti della tradizione salentina)
Domenica 17 maggio 2009
Faro dell’Isola di Sant’Eufemia,
Puglia - foto di Paolo Vispi
Ore 10, chiesa di San Maurizio (Brunate), Santa messa.
Seguono: ore 11 visita guidata della mostra “Le sentinelle di luce. Fari italiani ed europei” del
fotografo umbro Paolo Vispi, all’hotel Paradiso sul lago di San Maurizio (Brunate) e visita guidata al faro voltiano. Accompagnamento a cura del Corpo musicale di Brunate
Dalle 9 alle 19, giardini a lago di Como, esposizione e degustazione di prodotti tipici del Salento alle ore 16, Tempio Voltiano, presso i giardini a lago di Como, musica e balli con i Tamburellisti di Torrepaduli (pizzica e canti della tradizione salentina)
SUL WEB: “L’Italia tra due fari: Brunate-Santa Maria di Leuca” è anche un gruppo su Facebook, con tante persone che stanno
mettendo a disposizione immagini, storie
Faro di Mizen
e video sul lago di Como e sul Salento
Head, Irlanda
PER INFORMAZIONI
(e prenotazioni della cena salentina del
16 maggio): 347/4165959, 031/272591.
(foto Paolo Vispi)
N
MENÚ CENA SALENTINA DEL 16.05.2009,
ore 19.30 Istituto don Guanella, via Grossi 18
Il prezzo è di € 25,00.
el prezzo indicato, è compreso un posto riservato per il concerto dei Tamburellisti di
Torrepaduli che si terrà al termine della cena
presso il teatro Don Guanella.
In considerazione della limitatezza dei posti, alla
serata si accederà solo su prenotazione, da effettuare entro il 10 Maggio.
Per tale prenotazione o eventuali informazioni, rivolgersi all'Associazione Culturale Salento da Vivere presso la sede sociale sita a Como in via
Milano nr. 212, o contattare telefonicamente ai
numeri 347.4165959 - 331.3797615 o via e-mail
all'indirizzo [email protected], oppure rivolgersi all'Osteria del Gallo sita a Como in via
Vitani nr.16, tel.031.272591.
ANTIPASTI:
- Cozze tarantine "rracanate" (gratinate)
- Verdure del Capo di Leuca grigliate e sott'olio
PRIMI:
- Foglie di olivo con le cozze
- Orecchiette alla Leccese con cime di rape "nfucate" (saltate)
SECONDI:
- "Turcinieddhi rrustuti" (involtini di agnello alla griglia)
- Pezzetti di cavallo alla Salentina
- Cozze di Taranto alla marinara
DESSERT:
- Pasticciotti (tipico dolce del Salento)
- Dolcetti del Salento
BEVANDE:
- Vino bianco rosso e rosato"Campi San Vito Salento" I.G.T.
- Caffè
- Amaro degli Appuli
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COZZE ALLA VAMPA
L’Italia tra due Fari
Cozze alla fiamma
PREPARAZIONE:
Lavare accuratamente le cozze, grattando il guscio con una retina in acciaio. In una pentola, far abbiondire
due spicchi di aglio in mezzo bicchiere
di olio ed unire le cozze e i pomodori
pelati spezzettati. Far cuocere fino a
quando tutte le cozze saranno aperte.
Aggiungere il prezzemolo tritato e abbondante pepe nero macinato fresco e
servire in un piatto fondo guarnito con
dei crostini di pane dorato
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
1 Kg. di cozze nere
Un mazzetto di prezzemolo
Due spicchi di aglio
10 pomodori pelati
Crostini di pane dorati
Olio extra vergine di oliva del Salento
Sale e pepe q.b.
TEMPO DI COTTURA: 30 MINUTI
MISSOLTINI IN GRATELLA
Ricette tratte da “COMASCHI A TAVOLA” Ed. Famiglia Comasca 1987.
PREPARAZIONE:
Il risvoltino è l’agone svuotato, essicato al
sole su trespoli triangolari, poi disposto in
latte a file regolari intercalate con foglie di
lauro e pressate con un coperchio di legno
sul quale vengono posti dei pesi. Questo
modo di procedere in vernacolo comasco
viene detto “fare la missolta”, dal che ne
deriva il prodotto finale, il risvoltino. Si
prendono i Mussolini, si pongono sulla
grattella e a fuoco possibilmente di legna
(brace) si portano a cottura badando bene
di non far prendere loro del bruciato. Si servono aggiungendo un filo d’olio d’oliva
vergine e una spruzzata d’aceto. Polenta a
fette come contorno.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
missoltini (n.12; 800 g circa),
prezzemolo tritato (2 cucchiai),
olio extravergine di oliva (6 cucchiai),
aceto (6 cucchiai),
polenta abbrustolita (6 fette, 600 g)
TEMPO DI COTTURA: 45 MINUTI
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LA COTIZZA
L’Italia tra due Fari
Ricette tratte da “COMASCHI A TAVOLA” Ed. Famiglia Comasca 1987.
PREPARAZIONE:
Rompere in una ciottola le uova intere, sbatterle unendo prima la farina
poi il latte, il sala, e la scorza di limone grattuggiata, lavorare molto
bene il composto.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
200 gr. di farina bianca,
un bicchiere di latte,
olio per friggere, zucchero vanigliato,
3 uova, sale, un limone
PAPARINE NFUCATE
CU LLE VULIE NERE
Papavero novello saltato
con le olive nere
Preparare una pentola di ferro con un
po’ di olio, quando è ben caldo, versare l’impasto e cuocerlo bene da entrambe le parti.
Servirla ben calda e zuccherata.
Sale e pepe q.b.
INGREDIENTI PER 4/6 PERSONE:
TEMPO DI COTTURA:
40 MINUTI
1 Kg. di paparine
Olive nere
PREPARAZIONE:
Qualche peperoncino piccante
Mondare e lavare bene le paparine,
scolarle e versarle in una pentola in
cui si sia fatto scaldare l’olio con un o
spicchio di aglio. A metà cottura aggiungere peperoncino tritato, uno
spruzzo di aceto e olive nere intere.
Finire di cuocere e servirle calde
1 spicchio di aglio
Un po’ di aceto
Olio extra vergine di oliva
del Salento
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INVOLTINI DI CARNE
DI CAVALLO
L’Italia tra due Fari
PREPARAZIONE:
Sistemare le fettine di cavallo ben
aperte sul piano di lavoro; in ognuna
mettere il pecorino a scaglie, un po’ di
aglio tritato, prezzemolo tritato, sale
e pepe. Arrotolare la carne ed avvolgerla nella pancetta
Sistemare gli involtini in una teglia
con un po’ di acqua, mezzo bicchiere
di vino bianco, cinque cucchiai di olio
e mettere in forno fino a quando l’acqua e il vino si saranno asciugati e gli
involtini saranno dorati.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
500 gr. di fettine di cavallo
150 gr. di pancetta
Mezzo bicchiere di vino
5 cucchiai di olio extra vergine
di oliva del Salento
Un mazzetto di prezzemolo
80 gr. di pecorino
Uno spicchio di aglio
Sale e pepe q.b.
TEMPO DI COTTURA: 45 MINUTI
“VERMICEDDHI
CU LU BACCALÀ”
PREPARAZIONE:
Prendere dei bei pezzi baccalà ammollato, passarli nella farina
e farli soffriggere nell’olio e cipolla.
Dopo 15 minuti circa, versare la salsa
di pomodoro, regolare di sale e far
cuocere per circa mezz’ora a fuoco
moderato.
Togliere delicatamente il baccalà e disporlo in un piatto. Allungare il sugo
con un po’ di acqua calda e far cuocere nel sughetto i vermiceddhi. Spolverizzare quindi con una manciata di
pepe nero macinato fresco e abbondante prezzemolo tritato.
Servire i vermiceddhi guarnendoli
con il baccalà.
INGREDIENTI PER 4/6 PERSONE:
500 gr. di vermicelli
½ Kg. di baccalà ammollato
½ litro di salsa di pomodoro
Un mazzetto di prezzemolo
50 gr. di farina
Una cipolla
Olio extra vergine di oliva del Salento
Sale, pepe q.b.
TEMPO DI COTTURA: 45 MINUTI
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Grazie!
L’Italia tra due Fari
pettabile Associazione culturale Salento da Vivere,presa
conoscenza dell'iniziativa di
cui all'oggetto e tenendo conto dei
precedenti rapporti della manifestazione a Seregno, la Pro Loco
Torre Vado è a disposizione per
eventuali necessità occorrenti per
la buona riuscita organizzazione
della manifestazione.
S
Restando a disposizione
porgo cordiali saluti.
Antonio Renzo presidente
Pro Loco Torre Vado
• Riceviamo e volentieri
pubblichiamo una breve
lettera inviataci dalla
Pro Loco di Torre Vado
(provincia di Lecce) che
richiamando precedenti
comuni esperienze a Seregno alla fine del 2000,
comunica la disponibilità della Pro Loco medesima per necessità occorrenti alla
buona riuscita della Manifestazione “L’Italia tra due fari” Brunate-Santa Maria di Leuca.
Ringraziamo, intanto, Antonio Renzo presidente della Pro
Loco Torre Vado e ben a conoscenza della sua operatività, abbiamo già ipotizzato un più intenso rapporto tra il territorio
comasco e lo splendido paesaggio di Capo di Leuca, alcuni impegni ed eventuali presenze nella tre giorni comasca di attività
e paesaggi della splendida Marina di Torre Vado.
Anticipiamo la nostra volontà, in occasione del richiamo nel
Salento per analoga manifestazione per altre esperienze similari di incrementare ancor più i rapporti con la splendida ed
operosa realtà della Leucasia.
STEFANO
SCARSELLA
R E V I S O R E C O N TA B I L E
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L’Italia tra due Fari
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LA SUPA D’IMBROJ
(La zuppa d’imbroglio)
L’Italia tra due Fari
Ricette tratte da “COMASCHI A TAVOLA” Ed. Famiglia Comasca 1987.
PREPARAZIONE:
Perché d’imbroglio? Perché l’“imbroglio”era stato ordito da una astuta
fanciulla comasca: per ammaliare il
giovane prediletto e trasformarlo in
marito, essa lo sottopose al sortilegio
appunto della zuppa… In una pentola
rosolare olio e lardo battuto, unire
tutte le verdure, lasciare insaporire
per circa 10 minuti, bagnare con
brodo ristretto, unire l’acqua possibilmente calda, salare e pepare, finire
la cottura. Le patate verranno aggiunte a metà cottura.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
olio d’oliva o burro, lardo,
prezzemolo, spicchio d’aglio,
¼ di cipolla, 2 gambe di sedano,
2 carote, 300 gr. di fagioli freschi
o secchi, 500 gr. di patate, zucca o
zucchine, porri, coste, cime di ortiche
giovani, brodo di carne ristretto.
TEMPO DI COTTURA: 20’
apparecchi acustici
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L’Italia tra due Fari
PREMIATA MACELLERIA EQUINA
Simone Beretta
COMO mercato coperto stand 3 telefono 031 270348
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L
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Un ponte immaginario
L’Italia tra due Fari
’Italia è una penisola dalla forma curiosa e particolare: uno
stivale. Il nostro Salento sarebbe “il tacco”. Il gemellaggio
fra Brunate e il Capo di Leuca mi dà l’opportunità di collegare
idealmente, attraverso i due fari, la nostra bell’Italia. Ho dipinto un quadro di 2 metri per 2 che rappresenta una superficie mobile e frastagliata, ricca di colore e poesia, circondata
dal leggendario “mare nostro”. Una grande luce gialla attaversa tutta la penisola e mette in evidenza l’estrema fragilità di
quella strana forma (unica al mondo) che è l’Italia!
Pantaleo Cretì
Brindisi:
Monumento
al Marinaio
d’Italia
del 1933
a forma
di timone;
è alto
54 metri
Particolare dell’opera di Cretì
SERVIZI AZIENDALI INTEGRATI SAS
AMBIENTE E SICUREZZA
VIA PROVINCIALE PER LECCO 838
22030 LIPOMO
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Nuovo Corso di Comunicazione Audiovisiva
L’Italia tra due Fari
Tecnico della
Comunicazione
audiovisiva
diploma statale
COMUNICAZIONE IN MOVIMENTO:
INTERNET, CINEMA E TELEVISIONE
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Elettronico, Grafico, Telecomunicazioni,
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L’Italia tra due Fari
AL SENZA NOME
COLAZIONI
BAR - PIZZERIA - HAPPY HOUR
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L’Italia tra due Fari
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L’Italia tra due Fari
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Scarica

Opuscolo Salento - Comune di Salve