Misteri e tesori nascosti (Crittografia e Letteratura del 1800 – Parte I) Bruno Codenotti (con illustrazioni di Eros Pedrini) Data: Gennaio 1820; Luogo: Lynchburg, Virginia Data: Gennaio 1820; Luogo: Lynchburg, Virginia Il tesoro di Thomas Beale Tre forestieri trovano alloggio presso il Washington Hotel di Lynchburg. Il tesoro di Thomas Beale Tre forestieri trovano alloggio presso il Washington Hotel di Lynchburg. Due di loro se ne andarono pochi giorni dopo, diretti a Richmond, mentre il terzo, che di nome faceva Thomas J. Beale, si trattenne molto più a lungo. Descrizione di Thomas Beale Il proprietario dell’albergo, un certo Robert Morriss, l’avrebbe in seguito descritto cosı̀: Descrizione di Thomas Beale Era un uomo alto circa un metro e novanta, con occhi scuri e capelli neri, portati più lunghi di quanto non fosse usuale al tempo. La sua corporatura dava l’idea di una forza fisica non comune; la caratteristica che colpiva di più era il colorito scuro della pelle, probabilmente indotto da un’eccessiva esposizione sia al sole che alle intemperie. Questo tuttavia non toglieva nulla al suo aspetto, al punto che io pensai di non aver mai visto un uomo tanto bello. A Lynchburg era molto ben visto dalla gente, per i suoi modi cortesi e la naturale predisposizione ad intrattenere relazioni amichevoli. In particolare, riscuoteva un grande successo tra le signore... Marzo 1822: Thomas Beale lascia Lynchburg Nonostante Beale avesse trascorso il resto dell’inverno a Lynchburg, non fece mai parola circa il proprio passato, la propria famiglia o lo scopo della lunga visita in città. A fine marzo, venne nuovamente raggiunto dai due compagni, di ritorno da Richmond. Dopo pochi giorni, i tre se ne andarono, senza dare alcuna indicazione su dove fossero diretti. Gennaio 1822: Thomas Beale torna a Lynchburg Due anni dopo, Beale tornò e soggiornò nuovamente presso lo stesso albergo. Tra lui e il proprietario si instaurò un rapporto di amicizia e di grande stima reciproca. Come la volta precedente, Beale trascorse a Lynchburg il resto dell’inverno. Il cofanetto di Thomas Beale All’inizio della primavera, prima di andarsene, lasciò a Morriss un cofanetto d’acciaio chiuso con un lucchetto e gli chiese la cortesia di conservarlo con attenzione, in quanto conteneva documenti di grande importanza. La lettera di Thomas Beale Qualche mese dopo, Morriss ricevette una lettera da St. Louis. Il mittente era Beale e la lettera, datata 9 maggio 1822, conteneva alcune istruzioni relative al cofanetto. La lettera di Thomas Beale Sottolinea l’importanza e il valore del contenuto del cofanetto per sè e per alcuni altri individui, impegnati con lui in un’avventura a Ovest Informa Morriss di essere in procinto di partire per la caccia al bisonte in territori ostili. Caccia al bisonte La lettera di Thomas Beale Preoccupato per la sorte propria e dei compagni, aveva preparato un’altra lettera e aveva incaricato una persona fidata di spedirla a Morriss, ma solo quando fossero trascorsi dieci anni, senza che nè lui nè i suoi compagni di avventura si fossero fatti vivi. Questa lettera conteneva informazioni sul contenuto del cofanetto e istruzioni su come procedere. Al momento, Beale chiedeva a Morriss di conservare il cofanetto in un luogo sicuro e di aprirlo solo dieci anni più tardi, una volta ricevuta la lettera. L’attesa di Morriss Le informazioni ricevute per posta crearono qualche preoccupazione a Morriss, che dovette trovare un nascondiglio più sicuro per il cofanetto. Negli anni successivi, Morris attese invano che Beale si fecesse vivo per reclamare il cofanetto. Era un periodo in cui da Ovest arrivavano notizie di massacri compiuti dagli indiani, ma il nome di Beale non era mai stato menzionato. L’attesa di Morriss Trascorsi dieci anni, Morriss perse le speranze di rivedere l’amico e si mise in attesa della lettera che avrebbe dovuto ricevere dall’incaricato di Beale. Il tempo passava, e non solo il forestiero non tornò, ma non arrivò neppure la misteriosa lettera. Non sapendo come comportarsi, Morriss attese altri tredici anni, senza intraprendere alcuna azione. Morriss apre il cofanetto Solo nel 1845, a 23 anni di distanza da quando aveva preso in custodia il cofanetto, la curiosità ebbe la meglio sull’incertezza. Date ormai per scontate sia la morte di Beale e dei suoi compagni che lo smarrimento della lettera, ruppe il lucchetto ed aprı̀ il cofanetto. Il cofanetto contiene una nota e tre fogli zeppi di numeri La nota chiarisce il mistero Morriss legge la nota Nell’aprile del 1817, Beale e ventinove compagni di avventura, tutti originari della Virginia, si erano messi in viaggio verso Ovest alla ricerca di avventure. Morriss legge la nota Dopo aver sostato a St Louis, si erano diretti verso Santa Fe. Morriss legge la nota Era stato loro consigliato di formare un’organizzazione di stampo militare, con un capitano eletto dai membri, a cui affidare l’autorità di prendere decisioni a nome del gruppo, nel caso si rendessero necessarie azioni verso l’esterno. Cosı̀ fecero, e scelsero Beale per questo incarico. Nel mese di dicembre, i trenta avventurieri raggiunsero Santa Fe, dove intendevano trascorrere l’inverno, prima di dirigersi verso Nord a caccia di bisonti. Morriss legge la nota All’inizio di marzo, alcuni componenti del gruppo, annoiati dalla vita monotona che stavano conducendo nella cittadina messicana, decisero di fare una breve escursione nei dintorni. Sarebbero dovuti tornare dopo pochi giorni, ma trascorse più di un mese, durante il quale in Beale e negli altri cresceva la preoccupazione, prima che si facessero vivi. Due del gruppo tornarono a Santa Fe e dettero la spiegazione del grave ritardo. Morriss legge la nota Mentre si stavano dirigendo verso Nord, erano incappati nelle tracce di una nutrita mandria di bisonti e naturalmente si erano messi a seguirle. Morriss legge la nota Quando si trovavano a circa 250 miglia a Nord di Santa Fe, all’inseguimento dei bisonti, ebbero un colpo di fortuna. Mentre erano accampati nei pressi di una stretta gola, uno di loro scoprı̀, in una fenditura di una roccia, qualcosa che aveva tutta l’apparenza dell’oro. La scoperta dell’oro Morriss legge la nota Chiamò immediatamente i compagni, che prontamente accorsero. Non ci volle molto perché il gruppo di avventurieri si rendesse conto che si trattava proprio di oro. Due di loro furono allora incaricati di tornare a Santa Fe ad avvertire gli altri. Morriss legge la nota In preda all’eccitazione per le notizie ricevute, Beale e compagni si procurarono al più presto tutto l’occorrente per una lunga permanenza in territori selvaggi e organizzarono la spedizione. Raggiunti gli altri, si misero a predisporre i lavori di scavo. In poco tempo, scoprirono ricchi filoni d’oro. Alla ricerca dell’oro Morriss legge la nota Dopo avere scavato in quel luogo per i successivi diciotto mesi, riuscirono ad accumulare una grande quantità di oro, oltre che d’argento, trovato poco distante. A quel punto concordarono che era opportuno trasferire tutta quella ricchezza in un luogo sicuro. Morriss legge la nota Dopo aver riflettuto per bene, decisero di portarlo vicino a casa, in Virginia, dove l’avrebbero nascosto in una cava, nei pressi della taverna di Buford, nella contea di Bedford, un luogo noto a tutti loro e da tutti reputato sicuro. Per ridurre il peso da trasportare, Beale barattò una parte dell’oro e dell’argento con gioielli e, nel 1820, si mise in viaggio verso la Virginia con nove dei compagni, lasciando gli altri venti presso la miniera a continuare gli scavi. Data: Gennaio 1820; Luogo: Bedford, Virginia Arrivati a Bedford, presero alloggio presso la taverna di Buford e visitarono a più riprese la cava. Poiché era troppo frequentata dalla gente del posto, trovarono un luogo molto più adatto e vi seppellirono il tesoro. Morriss legge la nota Beale si recò poi a Lynchburg per trascorrervi il resto dell’inverno. Fu in quell’occasione che incontrò per la prima volta Morriss e ne rimase favorevolmente impressionato. I suoi compagni gli avevano anche affidato un altro incarico. Timorosi che potesse loro accadere qualcosa e che in tal caso potessero verificarsi difficoltà a far giungere le rispettive quote del tesoro nelle mani dei loro familiari, avevano chiesto a Beale di identificare una persona affidabile a cui dare il compito di eseguire le loro volontà, nel caso di una loro improvvisa somparsa. Morriss legge la nota Quando Beale se ne andò da Lynchburg alla fine dell’inverno, tornò con gli altri nove dal resto del gruppo, che ne frattempo aveva continuato a lavorare nella miniera. Parlò ai suoi uomini di Morriss, mettendone in luce le qualità umane e l’affidabilità. Il gruppo decise allora di rendere Morriss loro compagno di avventura e di attribuirgli una quota del tesoro pari alla loro, qualora avesse accettato di fare da garante delle loro volontà. Morriss legge la nota Trascorsi altri diciotto mesi, Beale intraprese un nuovo viaggio in Virginia, portando con sè altre ricchezze da aggiungere al tesoro. Fu in quest’occasione che incontrò Morris per la seconda volta e gli lasciò il cofanetto. Morriss prende l’iniziativa Dopo aver letto la nota di Beale, Morriss decise di assumersi la responsabilità di trovare il tesoro e di farlo avere ai parenti di Beale e dei suoi uomini. Sfortunatamente, tra Morriss e il tesoro c’era un... ostacolo. La nota infatti chiariva che la descrizione del tesoro, la sua locazione e la lista dei parenti a cui recapitarlo erano state cifrate ed erano state trasformate in tre fogli di carta zeppi di numeri; la chiave che serviva a decrifrare il contenuto dei tre fogli sarebbe stata inviata a Morriss per posta da un terzo individuo. Morriss prende l’iniziativa Ecco a cosa doveva servire la lettera che Morriss avrebbe dovuto ricevere nel 1832! Non avendo a disposizione la lettera, Morriss si vide costretto a tentare di decifrare i tre fogli senza fare ricorso alla chiave. Ecco il primo dei tre testi cifrati Il fallimento di Morriss Il tentativo di decifrazione tenne occupata la mente di Morriss per diciassette anni, ma si concluse in un completo fallimento. Nel 1862, quando aveva ormai 84 anni, Morriss era consapevole di dover condividere il segreto con qualcuno, altrimenti la speranza di dare corso alla volontà di Beale e compagni sarebbe morta con lui. Morriss condivide il segreto Cosı̀ Morriss si confidò con un giovane amico, la cui identità è sconosciuta, e trasferı̀ a lui ogni incombenza e responsabilità in materia. Identità del confidente Solo due cose sono note circa questa persona: fece il primo passo verso la decifrazione dei fogli di Beale; dopo aver cercato invano di progredire ulteriormente nell’opera di decifrazione, pubblicò un opuscolo dove viene presentata in dettaglio l’intera vicenda di Beale. Al lavoro verso la decifrazione del secondo foglio Decifrazione del secondo foglio Ecco come procedette nella decifrazione. Il secondo foglio cifrato da Beale contiene 763 numeri e ha inizio con la sequenza: 115, 73, 24, 807, 37, ... John aveva l’impressione che ogni numero dovesse corrispondere ad una lettera. Tuttavia, visto che c’erano molti più numeri che lettere, si convinse ben presto che ad ogni lettera dovevano corrispondere numeri diversi. Decifrazione del secondo foglio Con quest’idea a guidarlo, pensò che la chiave potesse essere un testo di uso comune e che i 763 numeri dovessero essere associati in qualche modo a lettere o parole presenti nel testo. Una possibilità naturale era che il primo numero della sequenza, 115, indicasse la centoquindicesima parola; il secondo numero, il 73, la settantatreesima parola, e cosı́ via. In tal caso, al numero 115 poteva ad esempio essere associata la lettera con cui iniziava la centoquindicesima parola. Decifrazione del secondo foglio Provò invano ad applicare la sua idea a diversi testi che aveva a disposizione, finché non gli capitò di utilizzare la Dichiarazione dell’Indipendenza degli Stati Uniti D’America. In questo caso, il numero 115 corrisponde alla centoquindicesima parola della Dichiarazione, che è il termine instituted, che inizia con la lettera I. Perciò sostituı̀ il primo numero con la lettera I. Il secondo numero, 73, viene associato alla settantatreesima parola della Dichiarazione, che è hold e quindi alla lettera H. Decifrazione del secondo foglio Decifrazione del secondo foglio Decifrazione del secondo foglio Decifrazione del secondo foglio Decifrazione del secondo foglio Procedendo in questo modo, John riuscı̀ a decifrare il contenuto del foglio, il cui inizio, tradotto in italiano, suona più o meno cosı̀: “Io ho sotterrato nella contea di Bedford, a circa quattro miglia da Buford, in una cava, circa sei piedi al di sotto della superficie, i seguenti articoli: [...] Il deposito consiste in 2921 libbre di oro, 5100 libbre di argento, e in gioielli, che ho avuto a St. Louis in cambio di argento [...]”. Informazioni contenute nel secondo foglio Oltre ad una generica indicazione della zona dove si trovava il tesoro, il testo decifrato conteneva un’accurata descrizione delle ricchezze, da cui fu possibile ricavare una stima piuttosto precisa del valore del tesoro... Secondo diversi studiosi del caso Beale, dovrebbe trattarsi dell’equivalente di venti milioni di dollari dei nostri tempi. Gli altri due fogli cifrati Dopo avere compiuto il primo passo avanti e decifrato uno dei testi, constatò che, usando come chiave la Dichiarazione dell’Indipendenza, non era possibile venire a capo del contenuto degli altri due fogli, che contenevano rispettivamente l’indicazione della locazione e i nominativi e gli indirizzi dei destinatari del tesoro. Una volta a conoscenza dell’enorme valore del tesoro, iniziò a dedicare sempre più tempo al tentativo di decifrazione dei rimanenti fogli. Tuttavia, a dispetto di notevoli sforzi, non riuscı̀ a fare alcun altro passo in avanti e la sua ricerca si arenò inesorabilmente. Pubblicazione dell’opuscolo Nel 1884, decise di togliersi di dosso il peso di questo mistero mettendo per iscritto tutto ciò che sapeva. Pubblicò l’intera storia, scegliendo di rimanere anonimo, in modo da non essere infastidito da intraprendenti cacciatori di tesori. Per curare la pubblicazione dell’opuscolo, si rivolse ad una persona di fiducia, un certo James B. Ward. Lettera alla Library of Congress Il 26 Marzo 1884 Ward fece richiesta di copyright, chiedendo di essere indicato come agente dell’autore. Pubblicazione dell’opuscolo Il copyright venne concesso il 31 Marzo del 1885 e l’opuscolo pubblicato subito dopo, con il titolo The Beale Papers. La caccia al tesoro dal 1897 ad oggi A quanto pare, l’opuscolo suscitò un grande interesse. Nel 1897 finı̀ tra le mani di Clayton Hart, un impiegato delle ferrovie a Roanoke, in Virginia. Costui aveva avuto una copia dei tre fogli cifrati dal suo capo ufficio, un certo Hazlewood, residente a Montvale, località della Virginia che prima si chiamava Buford. Il signor Hazlewood raccontò a Clayton di un tesoro che sarebbe stato nascosto nei dintorni della propria abitazione e che i tre crittogrammi erano in qualche modo connessi col tesoro... I fratelli Hart a caccia del tesoro Clayton si appassionò alla questione e, dopo avere invano cercato di decifrare i crittogrammi, venne a conoscenza del fatto che un certo signor Ward di Lynchburg aveva pubblicato un opuscolo sull’argomento. Recatosi a Lynchburg, Clayton si procurò una copia dello scritto e continuò con entusiasmo le proprie ricerche. Nel 1903 andò anche a trovare il signor Ward, ormai molto anziano, ed ebbe da lui la conferma della veridicità della storia. I fratelli Hart a caccia del tesoro Clayton coinvolse il fratello George e i due dedicarono al tesoro di Beale gran parte del loro tempo libero. Clayton, appassionato di mesmerismo e ipnotismo, utilizzò anche queste tecniche. Trovato un soggetto particolarmente adatto, lo ipnotizzò e si fece guidare in spedizioni alla ricerca del tesoro dal soggetto in stato di trance. I fratelli Hart a caccia del tesoro George partecipò ad alcune di queste spedizioni che si conclusero con scavi che non dettero alcun esito. Clayton morı̀ nel 1949, senza mai avere abbandonato le speranze. George, che si era arreso già nel 1912, dopo la morte del fratello decise di scrivere un documento, noto come The Hart Papers, in cui raccontava i loro vani tentativi. Il documento scritto da George Hart La caccia al tesoro: tempi recenti A caccia del tesoro di Beale, si misero anche molti crittoanalisti di professione. Tra questi, risaltano i nomi di Herbert O. Yardley, il fondatore del U.S. Cipher Bureau alla fine della prima guerra mondiale e del colonnello William Friedman, il direttore del Signal Intelligence Service. Quest’ultimo inserı̀ i codici di Beale nel programma di formazione professionale dell’agenzia di cui era a capo. La caccia al tesoro: tempi recenti In tempi più recenti, un’altra figura di spicco è stata Carl Hammer, dirigente presso Sperry Univac, e uno dei pionieri della decifratura di codici computerizzata. Secondo Hammer, ai codici di Beale avrebbero preso interesse più del dieci per cento delle migliori menti crittoanalitiche degli Stati Uniti. La Beale Cypher Association Nel 1965, Carl Hammer e altri prestigiosi crittoanalisti dettero vita alla Beale Cypher Association, con lo scopo di unire le forze e risolvere il mistero dei codici di Beale. Oltre a Hammer, erano coinvolti personaggi del calibro di Per A. Holst, dirigente di ricerca della Foxboro, e Carl Nelson, esperto di crittografia della CIA e della NSA. Nonostante sforzi che durano tutt’ora, il primo ed il terzo codice di Beale non sono ancora stati decifrati! Il tesoro di Thomas Beale: analisi L’insucesso nella decifrazione indica la possibilità che i codici di Beale siano un burla colossale. Gli scettici hanno analizzato la storia alla ricerca di contraddizioni o quantomeno di incongruenze. Il punto di partenza è necessariamente l’opuscolo di Ward, unica fonte della vicenda. Aspetti poco plausibili della storia Beale e i suoi uomini non si sentivano a proprio agio a depositare il tesoro in una banca di Santa Fe, al tempo una città messicana, considerata poco sicura. Questo sembra ragionevole, ma perché non depositare il tesoro in una banca di St Louis o della Virginia, anziché sotterrarlo, con tutti i rischi del caso? Aspetti poco plausibili della storia Il viaggio verso la Virginia con il tesoro implica l’organizzazione di una carovana. Sembra difficile che Beale e i nove compagni abbiano potuto tenere nascosto il fatto che stavano trasportando una grande quantità di oro, argento e gioielli... Aspetti poco plausibili della storia Nessuno dei trenta avventurieri ha mai contattato Morriss. Sembra alquanto improbabile che tutti e trenta siano scomparsi senza lasciare traccia... Facciamo qualche ipotesi Vanno considerate quattro possibilità: 1 Tutti e trenta gli uomini sono morti senza aver lasciato alcuna istruzione e senza avere avvisato nemmeno un parente circa il tesoro. Questa eventualità sembra veramente poco probabile. 2 Morto Beale, i suoi compagni hanno recuperato il tesoro senza informare Morriss. 3 Beale e i compagni hanno recuperato il tesoro senza informare Morriss. 4 L’intera storia è una burla inventata da Ward (o da chi per lui) per ragioni ignote. Le identità personali in gioco I personaggi chiave della vicenda sono Thomas Beale, Robert Morriss e James Ward. Come vedremo, mentre sull’identità di Morris e Ward non ci sono dubbi storici, Thomas Beale è un individuo la cui esistenza e identità rimangono avvolte nel mistero. Chi era Thomas Beale? Peter Viemeister, uno storico della Virginia autore di un libro di successo sul caso Beale, ha utilizzato il censimento del 1790 e altri documenti per identificare diversi Thomas Beale, il cui profilo sembrerebbe compatibile con i fatti presentati nell’opuscolo. Chi era Thomas Beale? Un altro esperto del “caso Beale”, Richard H. Greaves, ha invece identificato uno specifico Thomas Beale che potrebbe avere ispirato l’intera vicenda. Siamo alla fine del 1700. A Fincastle, in Virginia, abitava con moglie e figli tale James Risque, di professione avvocato. Vicino a casa loro, risiedeva un certo Thomas Beale, un uomo dai modi bruschi e particolarmente litigioso. Ci furono diversi contrasti tra James e Thomas, che culminarono, nel 1806 o nel 1807, in un duello, durante il quale Thomas sparò a James e lo ferı̀ gravemente. Chi era Thomas Beale? Temendo di avere ucciso il rivale, Thomas decise di abbandonare la Virginia e iniziare una nuova vita altrove. Greaves è riuscito a seguire le tracce di questo Thomas Beale, che sarebbe morto a New Orleans nel 1820 e sepolto nel cimitero presbiteriano della città, senza essere mai andato nè a St Louis nè a Santa Fe. Come stiamo per vedere, John Risque è collegato ad alcuni personaggi chiave della vicenda. Chi era Robert Morriss? Robert Morriss fu un uomo d’affari che si occupò di terreni, tabacco, prodotti alimentari. Ad un certo punto, ottenne un grosso successo finanziario, ma finı̀ poi per perdere tutte le proprie ricchezze a causa di alcuni affari andati male. Si dovette allora accontentare di gestire, con la moglie Sarah, un albergo. Sarah Morriss morı̀ presso la casa di James B. Ward l’11 Maggio del 1861. Robert le sopravvisse per meno di due anni e morı̀ il 3 Gennaio del 1863. Chi era Robert Morriss? In data 28 Maggio 1846, troviamo in un giornale di Lynchburg un messaggio fatto stampare da Robert Morriss: “...estende i propri calorosi ringraziamenti a tutti coloro che gli sono stati vicini durante la pericolosa malattia”. Ricordiamo che solo nel 1862 Morriss dette ad un amico il cofanetto metallico. Perché aspettare cosı̀ a lungo, se nel 1846, quando aveva 69 anni, aveva rischiato di morire? Chi era James B. Ward? James B. Ward nacque il 27 Gennaio del 1822 da Giles Ward e Adenalina Risque, figlia di James Risque, l’uomo che duellò con il Thomas Beale che abbiamo incontrato prima... Fu educato da tutori privati e dai genitori. Il padre aveva una libreria ed esercitava la professione di avvocato. A sedici anni, James fu ammesso all’accademia militare, che lasciò nel 1840, senza avere completato gli studi. Dopo essersi impiegato in Missouri, sposò Harriet Emaline Otey e tornò con lei a Lynchburg nel 1843. Harriet era nata e cresciuta nella contea di Bedford e aveva forti legami familiari nella zona. Negli anni 40 si sviluppò una stretta amicizia tra James e Harriet Ward e Robert e Sarah Morriss. Analisi dei testi in chiaro Diversi esperti hanno effettuato accurate analisi linguistiche dei testi su cui la vicenda è imperniata, ossia l’opuscolo (datato 1885), la lettera di Beale da St. Louis (data presunta, Maggio 1822) e la nota di Beale trovata nel cofanetto. La lettera contenuta nel cofanetto d’acciaio sarebbe stata scritta nel 1822, ma contiene il termine stampede (parola che viene dallo spagnolo estampida, e che significa fuga disordinata, fuggi fuggi) che non si trova in alcun documento scritto prima del 1844. Tuttavia non si può escludere che la parola fosse di uso comune nel selvaggio Ovest molto prima. Analisi dei testi in chiaro Oltre a questo, i risultati delle analisi sui testi hanno rivelato un elevato grado di correlazione tra le note di Beale e l’opuscolo, sia per quanto riguarda lo stile di scrittura, alquanto retorico, che nella disposizione delle parole. A causa di queste e di altre somoglianze linguistiche, gli esperti ritengono che l’autore dei tre testi sia in realtà la stessa persona. Analisi dei crittogrammi L’opuscolo di Ward contiene, per convenienza del lettore, una copia della Dichiarazione dell’Indipendenza. Tuttavia, la versione presente nell’opuscolo non è la versione standard di uso comune, ma una variante leggermente più sintetica. La decifrazione corretta del secondo foglio cifrato venne fatta utilizzando la versione della Dichiarazione presente nell’opuscolo. Analisi dei crittogrammi È stato verificato che se si facesse invece ricorso alla versione standard, la decifrazione conterrebbe molti errori. Questo suggerisce che Beale e l’estensore dell’opuscolo avessero a disposizione la stessa versione della Dichiarazione, o, più probabilmente, che si tratti della stessa persona... Altre anomalie significative Il foglio numero 3 dovrebbe contenere nomi ed indirizzi dei beneficiari del tesoro, ma è composto da solo 618 numeri, ciascuno dei quali corrisponde presumibilmente ad una lettera. A conti fatti, sembra che il contenuto del foglio 3 sia troppo breve per consentire l’identificazione di circa sessanta persone. L’autore dell’opuscolo dichiara di avere numerato i fogli (1,2 e 3) in ordine crescente di lunghezza. Tuttavia le cose non stanno cosı̀, in quanto il foglio 1 contiene 520 numeri, il 2 ne contiene 763 e il 3 ne contiene 618. Altre anomalie significative Il foglio 2, una volta decifrato, si conclude con un riferimento al foglio 1. L’ultima frase decifrata del foglio 2 si legge infatti: “Il foglio numero 1 descrive l’esatta locazione della volta, cosı̀ che non si avrà alcuna difficoltà a trovarla”. Poichè il foglio 1 è stato compilato per essere decifrato, non si capisce perché Beale avrebbe dovuto dare un’informazione del tutto ridondante. Inoltre non è assolutamente chiaro quale degli altri due fogli dovrebbe essere identificato come foglio 1. Si ricordi infatti che la numerazione che ci è stata trasmessa è dovuta all’estensore dell’opuscolo e non a Beale... Eppure Beale, nell’unico foglio che è stato ad oggi decifrato, fa riferimento ad uno dei fogli come il foglio numero 1! Si tratta di una burla? Le indicazioni raccolte fin qui fanno pensare che la vicenda sia una burla o, più semplicemente, una trovata pubblicitaria per vendere quante più copie dei Beale Papers. Nonostante i risultati delle analisi compiute sul filo logico della storia, sui testi in chiaro e sui crittogrammi siano ampiamente disponibili al pubblico, i cercatori di tesori non si arrendono: la caccia al tesoro di Beale continua senza tregua con tanto di scavi nella zona intorno a Buford (che oggi si chiama Montvale). Anche i crittoanalisti continuano ad occuparsi del caso. Per loro, tesoro o no, si tratta di scoprire se i due codici contengano o meno qualche messaggio intelliggibile. Se è una burla, chi è stato e perché l’ha fatto? Occupiamoci adesso dell’identità dell’autore dei Beale Papers, esaminando le... prove a carico di tre indiziati. L’indiziato principale La storia del tesoro di Beale ci è stata tramandata grazie alll’opuscolo pubblicato nel 1885, a cui è associato il nome di Ward, presunto agente dell’anonimo autore. Sembra naturale considerare la candidatura di Ward al ruolo di possibile autore. Innanzitutto Ward era 1 2 in amicizia con Morriss e aveva conoscenza diretta dei luoghi menzionati nell’opuscolo, ad esempio della taverna di Buford; nipote di quel James Risque che era stato ferito da un Thomas Beale e quindi potrebbe aver sentito parlare di Beale e della sua fuga dal nonno... L’indiziato principale Dagli archivi della Grande Loggia Massonica della Virginia, risulta inoltre che Ward era un massone e il racconto contiene diversi elementi massonici: Beale scrive che i suoi compagni trovarono l’oro in una fenditura delle rocce, una frase che ogni massone riconoscerebbe, in quanto è presente in ogni glossario massonico, in relazione a nascondigli utilizzati da briganti. Beale usa il termine volta segreta, un simbolo massonico che sta ad indicare il luogo dove si può trovare la verità. L’indiziato principale Nell’opuscolo di Ward, viene indicato che la pubblicazione è dovuta alla speranza che tutto ciò che è oscuro nei fogli cifrati possa ricevere luce. Il concetto di luce dall’oscurità è un altro elemento massonico. Il professor Jean G. Pival, un linguista dell’Università del Kentucky, ha osservato che gli scritti appaiono influenzati dallo stile retorico tipico della Bibbia di Re Giacomo. La Bibbia, detta dai massoni la Grande Luce, era certamente tra le letture di Ward. Raccolti questi indizi, non è facile comunque trovare una ragione per cui Ward avrebbe pubblicato l’opuscolo e l’avrebbe messo in vendita, prima per cinquanta centesimi e più tardi per dieci centesimi... Un’altra ricostruzione plausibile Le dime novel hanno rappresentato un significativo fenomeno editoriale negli Stati Uniti tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Si trattava di romanzi brevi o racconti che venivano qualificati dal loro prezzo, dieci centesimi (un dime) “The Beale Papers” ha tutte le caratteristiche della dime novel: formato ad opuscolo, storia breve e avventura nell’Ovest del paese. Un’altra ricostruzione plausibile Uno studioso che si è dedicato per ben venticinque anni al mistero di Beale, il già citato Richard H. Greaves, ritiene che l’opuscolo sia stato scritto da John William Sherman, un noto autore di dime novel (ne pubblicò una quindicina dal 1883 al 1893), che era in relazione con le personalità coinvolte nella storia, tra cui Ward, i Buford e Morriss. Una dime novel di John William Sherman Chi era John William Sherman? John William Sherman, nato a Lynchburg nel 1859, era il pronipote di Pascal Buford, il proprietario della taverna di Buford ed era cugino di Harriet E. Otey, la moglie di James B. Ward. Julia H. Ward, figlia di James, sposò William D. Johns nel 1881. Nel 1884 William D. Johns era un impiegato presso la ditta Adams Bros e Payne. Nel 1884 James Ward utilizzò la carta intestata di questa ditta per fare richiesta di copyright per l’opuscolo. Chi era John William Sherman? John William Sherman era un editore del quotidiano locale Lynchburg Virginian, di proprietà di C. W. Button. Insieme al fratello, acquistò il giornale da Button nel 1885, l’anno in cui The Beale Papers venne messo in vendita per 50 centesimi. Essendo uno scrittore noto, è ragionevole supporre che Sherman volesse rimanere anonimo per dare credibilità alla storia. The Beale Papers venne riesumato nel 1886 e proposto al pubblico al prezzo di una dime novel, 10 centesimi, con un’aggressiva azione pubblicitaria da parte di Sherman. Pubblicità sul Lynchburg Virginian Troppa pubblicità... Il Lynchburg Virginian lo pubblicizzò per ben 84 volte in cinque mesi! È piuttosto dubbio che chiunque non fosse il proprietario del giornale, potesse avere convenienza a spendere cosı̀ tanto in pubblicità per un romanzo che aveva un potenziale di vendita alquanto limitato. Si trova giustificazione solo pensando che l’autore e il proprietario del giornale fossero la stessa persona, e che, non dovendo pagare per le inserzioni pubblicitarie, cercasse in realtà di ottenere dalla vendita dell’opuscolo qualche entrata per tamponare le perdite finanziare a cui era esposto il giornale. Altra pubblicità sul Lynchburg Virginian Motivazioni plausibili È da notare che, a dispetto dell’interesse per l’opuscolo di cui scrive a più riprese il Lynchburg Virginian, l’altro giornale locale, il Daily News, menziona l’opuscolo una sola volta, quando venne pubblicato la prima volta nel 1885. Nel Febbraio del 1887, i fratelli Sherman dovettero sospendere la stampa del quotidiano, per le difficoltà finanziarie, evidentemente non alleviate dalla vendita dell’opuscolo. Dopo la bancarotta, John scrisse molte storie brevi per ragazzi; passò poi a lavorare per il Daily News e in seguito per altri quotidiani. Nel 1916, fu internato in un Isituto di Staunton, Virginia, a causa di una malattia mentale e visse i suoi ultimi ventitrè anni presso tale istituto. Un’ipotesi suggestiva È stata notata una certa somiglianza tra The Beale Papers e un racconto di Edgar Allan Poe, Lo scarabeo d’oro. Prendendo spunto da questo, qualcuno ha suggerito che Edgar Allan Poe potrebbe essere l’autore dei Beale Papers. In effetti, Poe aveva un pronunciato interesse per la crittografia e la crittoanalisi, essendo tra l’altro un risolutore di crittogrammi di successo. Inoltre la novella Lo scarabeo d’oro è centrata su un crittogramma, la cui soluzione porta alla scoperta di un tesoro nascosto dal Capitano Kidd... Un’ipotesi suggestiva Nel 1820, Edgar Allan Poe non era lontano dai luoghi interessati dalla vicenda di Beale, in quanto frequentava l’Università della Virginia a Charlottesville. Tuttavia Poe morı̀ nel 1849, molto prima che l’opuscolo fosse pubblicato. Anche se non si può escludere che Poe avesse affidato la novella a qualcuno prima di pubblicarla e che fosse morto poco dopo, sembra quanto meno azzardato fare l’ipotesi che sia lui l’autore dei “Beale papers”.