Misteri e tesori nascosti
(Crittografia e Letteratura del 1800 – Parte I)
Bruno Codenotti (con illustrazioni di Eros Pedrini)
Data: Gennaio 1820; Luogo: Lynchburg, Virginia
Data: Gennaio 1820; Luogo: Lynchburg, Virginia
Il tesoro di Thomas Beale
Tre forestieri trovano alloggio presso il Washington Hotel di
Lynchburg.
Il tesoro di Thomas Beale
Tre forestieri trovano alloggio presso il Washington Hotel di
Lynchburg.
Due di loro se ne andarono pochi giorni dopo, diretti a Richmond,
mentre il terzo, che di nome faceva Thomas J. Beale, si trattenne
molto più a lungo.
Descrizione di Thomas Beale
Il proprietario dell’albergo, un certo Robert Morriss,
l’avrebbe in seguito descritto cosı̀:
Descrizione di Thomas Beale
Era un uomo alto circa un metro e novanta, con occhi scuri
e capelli neri, portati più lunghi di quanto non fosse usuale al
tempo. La sua corporatura dava l’idea di una forza fisica non
comune; la caratteristica che colpiva di più era il colorito scuro
della pelle, probabilmente indotto da un’eccessiva esposizione
sia al sole che alle intemperie. Questo tuttavia non toglieva
nulla al suo aspetto, al punto che io pensai di non aver mai
visto un uomo tanto bello. A Lynchburg era molto ben visto
dalla gente, per i suoi modi cortesi e la naturale predisposizione
ad intrattenere relazioni amichevoli. In particolare, riscuoteva
un grande successo tra le signore...
Marzo 1822: Thomas Beale lascia Lynchburg
Nonostante Beale avesse trascorso il resto dell’inverno a
Lynchburg, non fece mai parola circa il proprio passato, la
propria famiglia o lo scopo della lunga visita in città.
A fine marzo, venne nuovamente raggiunto dai due compagni,
di ritorno da Richmond.
Dopo pochi giorni, i tre se ne andarono, senza dare alcuna
indicazione su dove fossero diretti.
Gennaio 1822: Thomas Beale torna a Lynchburg
Due anni dopo, Beale tornò e soggiornò nuovamente presso lo
stesso albergo.
Tra lui e il proprietario si instaurò un rapporto di amicizia e di
grande stima reciproca.
Come la volta precedente, Beale trascorse a Lynchburg il resto
dell’inverno.
Il cofanetto di Thomas Beale
All’inizio della primavera, prima di andarsene, lasciò a Morriss un
cofanetto d’acciaio chiuso con un lucchetto e gli chiese la cortesia
di conservarlo con attenzione, in quanto conteneva documenti di
grande importanza.
La lettera di Thomas Beale
Qualche mese dopo, Morriss ricevette una lettera da St. Louis. Il
mittente era Beale e la lettera, datata 9 maggio 1822, conteneva
alcune istruzioni relative al cofanetto.
La lettera di Thomas Beale
Sottolinea l’importanza e il valore del contenuto del cofanetto
per sè e per alcuni altri individui, impegnati con lui in
un’avventura a Ovest
Informa Morriss di essere in procinto di partire per la caccia al
bisonte in territori ostili.
Caccia al bisonte
La lettera di Thomas Beale
Preoccupato per la sorte propria e dei compagni, aveva
preparato un’altra lettera e aveva incaricato una persona
fidata di spedirla a Morriss, ma solo quando fossero trascorsi
dieci anni, senza che nè lui nè i suoi compagni di avventura si
fossero fatti vivi.
Questa lettera conteneva informazioni sul contenuto del
cofanetto e istruzioni su come procedere.
Al momento, Beale chiedeva a Morriss di conservare il
cofanetto in un luogo sicuro e di aprirlo solo dieci anni più
tardi, una volta ricevuta la lettera.
L’attesa di Morriss
Le informazioni ricevute per posta crearono qualche
preoccupazione a Morriss, che dovette trovare un nascondiglio
più sicuro per il cofanetto.
Negli anni successivi, Morris attese invano che Beale si fecesse
vivo per reclamare il cofanetto.
Era un periodo in cui da Ovest arrivavano notizie di massacri
compiuti dagli indiani, ma il nome di Beale non era mai stato
menzionato.
L’attesa di Morriss
Trascorsi dieci anni, Morriss perse le speranze di rivedere
l’amico e si mise in attesa della lettera che avrebbe dovuto
ricevere dall’incaricato di Beale.
Il tempo passava, e non solo il forestiero non tornò, ma non
arrivò neppure la misteriosa lettera.
Non sapendo come comportarsi, Morriss attese altri tredici
anni, senza intraprendere alcuna azione.
Morriss apre il cofanetto
Solo nel 1845, a 23 anni di distanza da quando aveva preso in
custodia il cofanetto, la curiosità ebbe la meglio
sull’incertezza.
Date ormai per scontate sia la morte di Beale e dei suoi
compagni che lo smarrimento della lettera, ruppe il lucchetto
ed aprı̀ il cofanetto.
Il cofanetto contiene una nota e tre fogli zeppi di numeri
La nota chiarisce il mistero
Morriss legge la nota
Nell’aprile del 1817, Beale e ventinove compagni di avventura, tutti
originari della Virginia, si erano messi in viaggio verso Ovest alla
ricerca di avventure.
Morriss legge la nota
Dopo aver sostato a St Louis, si erano diretti verso Santa Fe.
Morriss legge la nota
Era stato loro consigliato di formare un’organizzazione di
stampo militare, con un capitano eletto dai membri, a cui
affidare l’autorità di prendere decisioni a nome del gruppo, nel
caso si rendessero necessarie azioni verso l’esterno.
Cosı̀ fecero, e scelsero Beale per questo incarico.
Nel mese di dicembre, i trenta avventurieri raggiunsero Santa
Fe, dove intendevano trascorrere l’inverno, prima di dirigersi
verso Nord a caccia di bisonti.
Morriss legge la nota
All’inizio di marzo, alcuni componenti del gruppo, annoiati
dalla vita monotona che stavano conducendo nella cittadina
messicana, decisero di fare una breve escursione nei dintorni.
Sarebbero dovuti tornare dopo pochi giorni, ma trascorse più
di un mese, durante il quale in Beale e negli altri cresceva la
preoccupazione, prima che si facessero vivi.
Due del gruppo tornarono a Santa Fe e dettero la spiegazione
del grave ritardo.
Morriss legge la nota
Mentre si stavano dirigendo verso Nord, erano incappati nelle
tracce di una nutrita mandria di bisonti e naturalmente si erano
messi a seguirle.
Morriss legge la nota
Quando si trovavano a circa 250 miglia a Nord di Santa Fe,
all’inseguimento dei bisonti, ebbero un colpo di fortuna.
Mentre erano accampati nei pressi di una stretta gola, uno di loro
scoprı̀, in una fenditura di una roccia, qualcosa che aveva tutta
l’apparenza dell’oro.
La scoperta dell’oro
Morriss legge la nota
Chiamò immediatamente i compagni, che prontamente
accorsero.
Non ci volle molto perché il gruppo di avventurieri si rendesse
conto che si trattava proprio di oro.
Due di loro furono allora incaricati di tornare a Santa Fe ad
avvertire gli altri.
Morriss legge la nota
In preda all’eccitazione per le notizie ricevute, Beale e
compagni si procurarono al più presto tutto l’occorrente per
una lunga permanenza in territori selvaggi e organizzarono la
spedizione.
Raggiunti gli altri, si misero a predisporre i lavori di scavo.
In poco tempo, scoprirono ricchi filoni d’oro.
Alla ricerca dell’oro
Morriss legge la nota
Dopo avere scavato in quel luogo per i successivi diciotto
mesi, riuscirono ad accumulare una grande quantità di oro,
oltre che d’argento, trovato poco distante.
A quel punto concordarono che era opportuno trasferire tutta
quella ricchezza in un luogo sicuro.
Morriss legge la nota
Dopo aver riflettuto per bene, decisero di portarlo vicino a
casa, in Virginia, dove l’avrebbero nascosto in una cava, nei
pressi della taverna di Buford, nella contea di Bedford, un
luogo noto a tutti loro e da tutti reputato sicuro.
Per ridurre il peso da trasportare, Beale barattò una parte
dell’oro e dell’argento con gioielli e, nel 1820, si mise in
viaggio verso la Virginia con nove dei compagni, lasciando gli
altri venti presso la miniera a continuare gli scavi.
Data: Gennaio 1820; Luogo: Bedford, Virginia
Arrivati a Bedford, presero alloggio presso la taverna di Buford e
visitarono a più riprese la cava. Poiché era troppo frequentata
dalla gente del posto, trovarono un luogo molto più adatto e vi
seppellirono il tesoro.
Morriss legge la nota
Beale si recò poi a Lynchburg per trascorrervi il resto
dell’inverno.
Fu in quell’occasione che incontrò per la prima volta Morriss e
ne rimase favorevolmente impressionato.
I suoi compagni gli avevano anche affidato un altro incarico.
Timorosi che potesse loro accadere qualcosa e che in tal caso
potessero verificarsi difficoltà a far giungere le rispettive quote
del tesoro nelle mani dei loro familiari, avevano chiesto a
Beale di identificare una persona affidabile a cui dare il
compito di eseguire le loro volontà, nel caso di una loro
improvvisa somparsa.
Morriss legge la nota
Quando Beale se ne andò da Lynchburg alla fine dell’inverno,
tornò con gli altri nove dal resto del gruppo, che ne frattempo
aveva continuato a lavorare nella miniera.
Parlò ai suoi uomini di Morriss, mettendone in luce le qualità
umane e l’affidabilità.
Il gruppo decise allora di rendere Morriss loro compagno di
avventura e di attribuirgli una quota del tesoro pari alla loro,
qualora avesse accettato di fare da garante delle loro volontà.
Morriss legge la nota
Trascorsi altri diciotto mesi, Beale intraprese un nuovo viaggio
in Virginia, portando con sè altre ricchezze da aggiungere al
tesoro.
Fu in quest’occasione che incontrò Morris per la seconda volta
e gli lasciò il cofanetto.
Morriss prende l’iniziativa
Dopo aver letto la nota di Beale, Morriss decise di assumersi la
responsabilità di trovare il tesoro e di farlo avere ai parenti di Beale
e dei suoi uomini. Sfortunatamente, tra Morriss e il tesoro c’era
un... ostacolo. La nota infatti chiariva che
la descrizione del tesoro, la sua locazione e la lista dei parenti
a cui recapitarlo erano state cifrate ed erano state trasformate
in tre fogli di carta zeppi di numeri;
la chiave che serviva a decrifrare il contenuto dei tre fogli
sarebbe stata inviata a Morriss per posta da un terzo
individuo.
Morriss prende l’iniziativa
Ecco a cosa doveva servire la lettera che Morriss avrebbe
dovuto ricevere nel 1832!
Non avendo a disposizione la lettera, Morriss si vide costretto
a tentare di decifrare i tre fogli senza fare ricorso alla chiave.
Ecco il primo dei tre testi cifrati
Il fallimento di Morriss
Il tentativo di decifrazione tenne occupata la mente di Morriss
per diciassette anni, ma si concluse in un completo fallimento.
Nel 1862, quando aveva ormai 84 anni, Morriss era
consapevole di dover condividere il segreto con qualcuno,
altrimenti la speranza di dare corso alla volontà di Beale e
compagni sarebbe morta con lui.
Morriss condivide il segreto
Cosı̀ Morriss si confidò con un giovane amico, la cui identità è
sconosciuta, e trasferı̀ a lui ogni incombenza e responsabilità in
materia.
Identità del confidente
Solo due cose sono note circa questa persona:
fece il primo passo verso la decifrazione dei fogli di Beale;
dopo aver cercato invano di progredire ulteriormente
nell’opera di decifrazione, pubblicò un opuscolo dove viene
presentata in dettaglio l’intera vicenda di Beale.
Al lavoro verso la decifrazione del secondo foglio
Decifrazione del secondo foglio
Ecco come procedette nella decifrazione. Il secondo foglio cifrato
da Beale contiene 763 numeri e ha inizio con la sequenza:
115, 73, 24, 807, 37, ...
John aveva l’impressione che ogni numero dovesse corrispondere
ad una lettera. Tuttavia, visto che c’erano molti più numeri che
lettere, si convinse ben presto che ad ogni lettera dovevano
corrispondere numeri diversi.
Decifrazione del secondo foglio
Con quest’idea a guidarlo, pensò che la chiave potesse essere
un testo di uso comune e che i 763 numeri dovessero essere
associati in qualche modo a lettere o parole presenti nel testo.
Una possibilità naturale era che il primo numero della
sequenza, 115, indicasse la centoquindicesima parola; il
secondo numero, il 73, la settantatreesima parola, e cosı́ via.
In tal caso, al numero 115 poteva ad esempio essere associata
la lettera con cui iniziava la centoquindicesima parola.
Decifrazione del secondo foglio
Provò invano ad applicare la sua idea a diversi testi che aveva
a disposizione, finché non gli capitò di utilizzare la
Dichiarazione dell’Indipendenza degli Stati Uniti D’America.
In questo caso, il numero 115 corrisponde alla
centoquindicesima parola della Dichiarazione, che è il termine
instituted, che inizia con la lettera I. Perciò sostituı̀ il primo
numero con la lettera I.
Il secondo numero, 73, viene associato alla settantatreesima
parola della Dichiarazione, che è hold e quindi alla lettera H.
Decifrazione del secondo foglio
Decifrazione del secondo foglio
Decifrazione del secondo foglio
Decifrazione del secondo foglio
Decifrazione del secondo foglio
Procedendo in questo modo, John riuscı̀ a decifrare il contenuto
del foglio, il cui inizio, tradotto in italiano, suona più o meno cosı̀:
“Io ho sotterrato nella contea di Bedford, a circa
quattro miglia da Buford, in una cava, circa sei piedi
al di sotto della superficie, i seguenti articoli: [...]
Il deposito consiste in 2921 libbre di oro, 5100 libbre
di argento, e in gioielli, che ho avuto a St. Louis in
cambio di argento [...]”.
Informazioni contenute nel secondo foglio
Oltre ad una generica indicazione della zona dove si trovava il
tesoro, il testo decifrato conteneva un’accurata descrizione delle
ricchezze, da cui fu possibile ricavare una stima piuttosto precisa
del valore del tesoro...
Secondo diversi studiosi del caso Beale, dovrebbe trattarsi
dell’equivalente di venti milioni di dollari dei nostri tempi.
Gli altri due fogli cifrati
Dopo avere compiuto il primo passo avanti e decifrato uno dei
testi, constatò che, usando come chiave la Dichiarazione
dell’Indipendenza, non era possibile venire a capo del
contenuto degli altri due fogli, che contenevano
rispettivamente l’indicazione della locazione e i nominativi e
gli indirizzi dei destinatari del tesoro.
Una volta a conoscenza dell’enorme valore del tesoro, iniziò a
dedicare sempre più tempo al tentativo di decifrazione dei
rimanenti fogli.
Tuttavia, a dispetto di notevoli sforzi, non riuscı̀ a fare alcun
altro passo in avanti e la sua ricerca si arenò inesorabilmente.
Pubblicazione dell’opuscolo
Nel 1884, decise di togliersi di dosso il peso di questo mistero
mettendo per iscritto tutto ciò che sapeva.
Pubblicò l’intera storia, scegliendo di rimanere anonimo, in
modo da non essere infastidito da intraprendenti cacciatori di
tesori.
Per curare la pubblicazione dell’opuscolo, si rivolse ad una
persona di fiducia, un certo James B. Ward.
Lettera alla Library of Congress
Il 26 Marzo 1884 Ward fece richiesta di copyright, chiedendo di
essere indicato come agente dell’autore.
Pubblicazione dell’opuscolo
Il copyright venne concesso il 31 Marzo del 1885 e l’opuscolo
pubblicato subito dopo, con il titolo The Beale Papers.
La caccia al tesoro dal 1897 ad oggi
A quanto pare, l’opuscolo suscitò un grande interesse. Nel
1897 finı̀ tra le mani di Clayton Hart, un impiegato delle
ferrovie a Roanoke, in Virginia.
Costui aveva avuto una copia dei tre fogli cifrati dal suo capo
ufficio, un certo Hazlewood, residente a Montvale, località
della Virginia che prima si chiamava Buford.
Il signor Hazlewood raccontò a Clayton di un tesoro che
sarebbe stato nascosto nei dintorni della propria abitazione e
che i tre crittogrammi erano in qualche modo connessi col
tesoro...
I fratelli Hart a caccia del tesoro
Clayton si appassionò alla questione e, dopo avere invano
cercato di decifrare i crittogrammi, venne a conoscenza del
fatto che un certo signor Ward di Lynchburg aveva pubblicato
un opuscolo sull’argomento.
Recatosi a Lynchburg, Clayton si procurò una copia dello
scritto e continuò con entusiasmo le proprie ricerche. Nel 1903
andò anche a trovare il signor Ward, ormai molto anziano, ed
ebbe da lui la conferma della veridicità della storia.
I fratelli Hart a caccia del tesoro
Clayton coinvolse il fratello George e i due dedicarono al
tesoro di Beale gran parte del loro tempo libero.
Clayton, appassionato di mesmerismo e ipnotismo, utilizzò
anche queste tecniche.
Trovato un soggetto particolarmente adatto, lo ipnotizzò e si
fece guidare in spedizioni alla ricerca del tesoro dal soggetto in
stato di trance.
I fratelli Hart a caccia del tesoro
George partecipò ad alcune di queste spedizioni che si
conclusero con scavi che non dettero alcun esito.
Clayton morı̀ nel 1949, senza mai avere abbandonato le
speranze.
George, che si era arreso già nel 1912, dopo la morte del
fratello decise di scrivere un documento, noto come The Hart
Papers, in cui raccontava i loro vani tentativi.
Il documento scritto da George Hart
La caccia al tesoro: tempi recenti
A caccia del tesoro di Beale, si misero anche molti
crittoanalisti di professione.
Tra questi, risaltano i nomi di Herbert O. Yardley, il fondatore
del U.S. Cipher Bureau alla fine della prima guerra mondiale e
del colonnello William Friedman, il direttore del Signal
Intelligence Service.
Quest’ultimo inserı̀ i codici di Beale nel programma di
formazione professionale dell’agenzia di cui era a capo.
La caccia al tesoro: tempi recenti
In tempi più recenti, un’altra figura di spicco è stata Carl
Hammer, dirigente presso Sperry Univac, e uno dei pionieri
della decifratura di codici computerizzata.
Secondo Hammer, ai codici di Beale avrebbero preso interesse
più del dieci per cento delle migliori menti crittoanalitiche
degli Stati Uniti.
La Beale Cypher Association
Nel 1965, Carl Hammer e altri prestigiosi crittoanalisti dettero
vita alla Beale Cypher Association, con lo scopo di unire le
forze e risolvere il mistero dei codici di Beale.
Oltre a Hammer, erano coinvolti personaggi del calibro di Per
A. Holst, dirigente di ricerca della Foxboro, e Carl Nelson,
esperto di crittografia della CIA e della NSA.
Nonostante sforzi che durano tutt’ora, il primo ed il terzo
codice di Beale non sono ancora stati decifrati!
Il tesoro di Thomas Beale: analisi
L’insucesso nella decifrazione indica la possibilità che i codici
di Beale siano un burla colossale.
Gli scettici hanno analizzato la storia alla ricerca di
contraddizioni o quantomeno di incongruenze.
Il punto di partenza è necessariamente l’opuscolo di Ward,
unica fonte della vicenda.
Aspetti poco plausibili della storia
Beale e i suoi uomini non si sentivano a proprio agio a
depositare il tesoro in una banca di Santa Fe, al tempo una
città messicana, considerata poco sicura.
Questo sembra ragionevole, ma perché non depositare il
tesoro in una banca di St Louis o della Virginia, anziché
sotterrarlo, con tutti i rischi del caso?
Aspetti poco plausibili della storia
Il viaggio verso la Virginia con il tesoro implica
l’organizzazione di una carovana.
Sembra difficile che Beale e i nove compagni abbiano potuto
tenere nascosto il fatto che stavano trasportando una grande
quantità di oro, argento e gioielli...
Aspetti poco plausibili della storia
Nessuno dei trenta avventurieri ha mai contattato Morriss.
Sembra alquanto improbabile che tutti e trenta siano
scomparsi senza lasciare traccia...
Facciamo qualche ipotesi
Vanno considerate quattro possibilità:
1
Tutti e trenta gli uomini sono morti senza aver lasciato alcuna
istruzione e senza avere avvisato nemmeno un parente circa il
tesoro. Questa eventualità sembra veramente poco probabile.
2
Morto Beale, i suoi compagni hanno recuperato il tesoro senza
informare Morriss.
3
Beale e i compagni hanno recuperato il tesoro senza informare
Morriss.
4
L’intera storia è una burla inventata da Ward (o da chi per
lui) per ragioni ignote.
Le identità personali in gioco
I personaggi chiave della vicenda sono Thomas Beale, Robert
Morriss e James Ward.
Come vedremo, mentre sull’identità di Morris e Ward non ci
sono dubbi storici, Thomas Beale è un individuo la cui
esistenza e identità rimangono avvolte nel mistero.
Chi era Thomas Beale?
Peter Viemeister, uno storico della Virginia autore di un libro di
successo sul caso Beale, ha utilizzato il censimento del 1790 e altri
documenti per identificare diversi Thomas Beale, il cui profilo
sembrerebbe compatibile con i fatti presentati nell’opuscolo.
Chi era Thomas Beale?
Un altro esperto del “caso Beale”, Richard H. Greaves, ha
invece identificato uno specifico Thomas Beale che potrebbe
avere ispirato l’intera vicenda.
Siamo alla fine del 1700. A Fincastle, in Virginia, abitava con
moglie e figli tale James Risque, di professione avvocato.
Vicino a casa loro, risiedeva un certo Thomas Beale, un uomo
dai modi bruschi e particolarmente litigioso.
Ci furono diversi contrasti tra James e Thomas, che
culminarono, nel 1806 o nel 1807, in un duello, durante il
quale Thomas sparò a James e lo ferı̀ gravemente.
Chi era Thomas Beale?
Temendo di avere ucciso il rivale, Thomas decise di
abbandonare la Virginia e iniziare una nuova vita altrove.
Greaves è riuscito a seguire le tracce di questo Thomas Beale,
che sarebbe morto a New Orleans nel 1820 e sepolto nel
cimitero presbiteriano della città, senza essere mai andato nè
a St Louis nè a Santa Fe.
Come stiamo per vedere, John Risque è collegato ad alcuni
personaggi chiave della vicenda.
Chi era Robert Morriss?
Robert Morriss fu un uomo d’affari che si occupò di terreni,
tabacco, prodotti alimentari.
Ad un certo punto, ottenne un grosso successo finanziario, ma
finı̀ poi per perdere tutte le proprie ricchezze a causa di alcuni
affari andati male.
Si dovette allora accontentare di gestire, con la moglie Sarah,
un albergo.
Sarah Morriss morı̀ presso la casa di James B. Ward l’11
Maggio del 1861.
Robert le sopravvisse per meno di due anni e morı̀ il 3
Gennaio del 1863.
Chi era Robert Morriss?
In data 28 Maggio 1846, troviamo in un giornale di Lynchburg
un messaggio fatto stampare da Robert Morriss: “...estende i
propri calorosi ringraziamenti a tutti coloro che gli sono stati
vicini durante la pericolosa malattia”.
Ricordiamo che solo nel 1862 Morriss dette ad un amico il
cofanetto metallico.
Perché aspettare cosı̀ a lungo, se nel 1846, quando aveva 69
anni, aveva rischiato di morire?
Chi era James B. Ward?
James B. Ward nacque il 27 Gennaio del 1822 da Giles Ward
e Adenalina Risque, figlia di James Risque, l’uomo che
duellò con il Thomas Beale che abbiamo incontrato prima...
Fu educato da tutori privati e dai genitori. Il padre aveva una
libreria ed esercitava la professione di avvocato.
A sedici anni, James fu ammesso all’accademia militare, che
lasciò nel 1840, senza avere completato gli studi. Dopo essersi
impiegato in Missouri, sposò Harriet Emaline Otey e tornò con
lei a Lynchburg nel 1843.
Harriet era nata e cresciuta nella contea di Bedford e aveva
forti legami familiari nella zona. Negli anni 40 si sviluppò una
stretta amicizia tra James e Harriet Ward e Robert e Sarah
Morriss.
Analisi dei testi in chiaro
Diversi esperti hanno effettuato accurate analisi linguistiche
dei testi su cui la vicenda è imperniata, ossia l’opuscolo
(datato 1885), la lettera di Beale da St. Louis (data presunta,
Maggio 1822) e la nota di Beale trovata nel cofanetto.
La lettera contenuta nel cofanetto d’acciaio sarebbe stata
scritta nel 1822, ma contiene il termine stampede (parola che
viene dallo spagnolo estampida, e che significa fuga
disordinata, fuggi fuggi) che non si trova in alcun documento
scritto prima del 1844.
Tuttavia non si può escludere che la parola fosse di uso
comune nel selvaggio Ovest molto prima.
Analisi dei testi in chiaro
Oltre a questo, i risultati delle analisi sui testi hanno rivelato
un elevato grado di correlazione tra le note di Beale e
l’opuscolo, sia per quanto riguarda lo stile di scrittura,
alquanto retorico, che nella disposizione delle parole.
A causa di queste e di altre somoglianze linguistiche, gli
esperti ritengono che l’autore dei tre testi sia in realtà la
stessa persona.
Analisi dei crittogrammi
L’opuscolo di Ward contiene, per convenienza del lettore, una
copia della Dichiarazione dell’Indipendenza.
Tuttavia, la versione presente nell’opuscolo non è la versione
standard di uso comune, ma una variante leggermente più
sintetica.
La decifrazione corretta del secondo foglio cifrato venne fatta
utilizzando la versione della Dichiarazione presente
nell’opuscolo.
Analisi dei crittogrammi
È stato verificato che se si facesse invece ricorso alla versione
standard, la decifrazione conterrebbe molti errori.
Questo suggerisce che Beale e l’estensore dell’opuscolo
avessero a disposizione la stessa versione della Dichiarazione,
o, più probabilmente, che si tratti della stessa persona...
Altre anomalie significative
Il foglio numero 3 dovrebbe contenere nomi ed indirizzi dei
beneficiari del tesoro, ma è composto da solo 618 numeri,
ciascuno dei quali corrisponde presumibilmente ad una lettera.
A conti fatti, sembra che il contenuto del foglio 3 sia troppo
breve per consentire l’identificazione di circa sessanta persone.
L’autore dell’opuscolo dichiara di avere numerato i fogli (1,2 e
3) in ordine crescente di lunghezza. Tuttavia le cose non
stanno cosı̀, in quanto il foglio 1 contiene 520 numeri, il 2 ne
contiene 763 e il 3 ne contiene 618.
Altre anomalie significative
Il foglio 2, una volta decifrato, si conclude con un riferimento
al foglio 1. L’ultima frase decifrata del foglio 2 si legge infatti:
“Il foglio numero 1 descrive l’esatta locazione della volta, cosı̀
che non si avrà alcuna difficoltà a trovarla”.
Poichè il foglio 1 è stato compilato per essere decifrato, non si
capisce perché Beale avrebbe dovuto dare un’informazione del
tutto ridondante.
Inoltre non è assolutamente chiaro quale degli altri due fogli
dovrebbe essere identificato come foglio 1.
Si ricordi infatti che la numerazione che ci è stata trasmessa è
dovuta all’estensore dell’opuscolo e non a Beale...
Eppure Beale, nell’unico foglio che è stato ad oggi decifrato,
fa riferimento ad uno dei fogli come il foglio numero 1!
Si tratta di una burla?
Le indicazioni raccolte fin qui fanno pensare che la vicenda sia
una burla o, più semplicemente, una trovata pubblicitaria per
vendere quante più copie dei Beale Papers.
Nonostante i risultati delle analisi compiute sul filo logico della
storia, sui testi in chiaro e sui crittogrammi siano ampiamente
disponibili al pubblico, i cercatori di tesori non si arrendono: la
caccia al tesoro di Beale continua senza tregua con tanto di
scavi nella zona intorno a Buford (che oggi si chiama
Montvale).
Anche i crittoanalisti continuano ad occuparsi del caso. Per
loro, tesoro o no, si tratta di scoprire se i due codici
contengano o meno qualche messaggio intelliggibile.
Se è una burla, chi è stato e perché l’ha fatto?
Occupiamoci adesso dell’identità dell’autore dei Beale
Papers, esaminando le... prove a carico di tre indiziati.
L’indiziato principale
La storia del tesoro di Beale ci è stata tramandata grazie
alll’opuscolo pubblicato nel 1885, a cui è associato il nome di
Ward, presunto agente dell’anonimo autore.
Sembra naturale considerare la candidatura di Ward al ruolo
di possibile autore. Innanzitutto Ward era
1
2
in amicizia con Morriss e aveva conoscenza diretta dei luoghi
menzionati nell’opuscolo, ad esempio della taverna di Buford;
nipote di quel James Risque che era stato ferito da un Thomas
Beale e quindi potrebbe aver sentito parlare di Beale e della
sua fuga dal nonno...
L’indiziato principale
Dagli archivi della Grande Loggia Massonica della Virginia, risulta
inoltre che Ward era un massone e il racconto contiene diversi
elementi massonici:
Beale scrive che i suoi compagni trovarono l’oro in una
fenditura delle rocce, una frase che ogni massone
riconoscerebbe, in quanto è presente in ogni glossario
massonico, in relazione a nascondigli utilizzati da briganti.
Beale usa il termine volta segreta, un simbolo massonico che
sta ad indicare il luogo dove si può trovare la verità.
L’indiziato principale
Nell’opuscolo di Ward, viene indicato che la pubblicazione è
dovuta alla speranza che tutto ciò che è oscuro nei fogli cifrati
possa ricevere luce. Il concetto di luce dall’oscurità è un altro
elemento massonico.
Il professor Jean G. Pival, un linguista dell’Università del
Kentucky, ha osservato che gli scritti appaiono influenzati
dallo stile retorico tipico della Bibbia di Re Giacomo. La
Bibbia, detta dai massoni la Grande Luce, era certamente tra
le letture di Ward.
Raccolti questi indizi, non è facile comunque trovare una
ragione per cui Ward avrebbe pubblicato l’opuscolo e
l’avrebbe messo in vendita, prima per cinquanta centesimi e
più tardi per dieci centesimi...
Un’altra ricostruzione plausibile
Le dime novel hanno rappresentato un significativo fenomeno
editoriale negli Stati Uniti tra la fine del 1800 e l’inizio del
1900.
Si trattava di romanzi brevi o racconti che venivano qualificati
dal loro prezzo, dieci centesimi (un dime)
“The Beale Papers” ha tutte le caratteristiche della dime
novel: formato ad opuscolo, storia breve e avventura
nell’Ovest del paese.
Un’altra ricostruzione plausibile
Uno studioso che si è dedicato per ben venticinque anni al
mistero di Beale, il già citato Richard H. Greaves, ritiene che
l’opuscolo sia stato scritto da John William Sherman, un noto
autore di dime novel (ne pubblicò una quindicina dal 1883 al
1893), che era in relazione con le personalità coinvolte nella
storia, tra cui Ward, i Buford e Morriss.
Una dime novel di John William Sherman
Chi era John William Sherman?
John William Sherman, nato a Lynchburg nel 1859, era il
pronipote di Pascal Buford, il proprietario della taverna di
Buford ed era cugino di Harriet E. Otey, la moglie di James B.
Ward.
Julia H. Ward, figlia di James, sposò William D. Johns nel
1881. Nel 1884 William D. Johns era un impiegato presso la
ditta Adams Bros e Payne.
Nel 1884 James Ward utilizzò la carta intestata di questa
ditta per fare richiesta di copyright per l’opuscolo.
Chi era John William Sherman?
John William Sherman era un editore del quotidiano locale
Lynchburg Virginian, di proprietà di C. W. Button.
Insieme al fratello, acquistò il giornale da Button nel 1885,
l’anno in cui The Beale Papers venne messo in vendita per 50
centesimi.
Essendo uno scrittore noto, è ragionevole supporre che
Sherman volesse rimanere anonimo per dare credibilità alla
storia.
The Beale Papers venne riesumato nel 1886 e proposto al
pubblico al prezzo di una dime novel, 10 centesimi, con
un’aggressiva azione pubblicitaria da parte di Sherman.
Pubblicità sul Lynchburg Virginian
Troppa pubblicità...
Il Lynchburg Virginian lo pubblicizzò per ben 84 volte in
cinque mesi!
È piuttosto dubbio che chiunque non fosse il proprietario del
giornale, potesse avere convenienza a spendere cosı̀ tanto in
pubblicità per un romanzo che aveva un potenziale di vendita
alquanto limitato.
Si trova giustificazione solo pensando che l’autore e il
proprietario del giornale fossero la stessa persona, e che, non
dovendo pagare per le inserzioni pubblicitarie, cercasse in
realtà di ottenere dalla vendita dell’opuscolo qualche entrata
per tamponare le perdite finanziare a cui era esposto il
giornale.
Altra pubblicità sul Lynchburg Virginian
Motivazioni plausibili
È da notare che, a dispetto dell’interesse per l’opuscolo di cui
scrive a più riprese il Lynchburg Virginian, l’altro giornale
locale, il Daily News, menziona l’opuscolo una sola volta,
quando venne pubblicato la prima volta nel 1885.
Nel Febbraio del 1887, i fratelli Sherman dovettero sospendere
la stampa del quotidiano, per le difficoltà finanziarie,
evidentemente non alleviate dalla vendita dell’opuscolo.
Dopo la bancarotta, John scrisse molte storie brevi per
ragazzi; passò poi a lavorare per il Daily News e in seguito per
altri quotidiani. Nel 1916, fu internato in un Isituto di
Staunton, Virginia, a causa di una malattia mentale e visse i
suoi ultimi ventitrè anni presso tale istituto.
Un’ipotesi suggestiva
È stata notata una certa somiglianza tra The Beale Papers e
un racconto di Edgar Allan Poe, Lo scarabeo d’oro.
Prendendo spunto da questo, qualcuno ha suggerito che
Edgar Allan Poe potrebbe essere l’autore dei Beale Papers.
In effetti, Poe aveva un pronunciato interesse per la
crittografia e la crittoanalisi, essendo tra l’altro un risolutore
di crittogrammi di successo.
Inoltre la novella Lo scarabeo d’oro è centrata su un
crittogramma, la cui soluzione porta alla scoperta di un tesoro
nascosto dal Capitano Kidd...
Un’ipotesi suggestiva
Nel 1820, Edgar Allan Poe non era lontano dai luoghi
interessati dalla vicenda di Beale, in quanto frequentava
l’Università della Virginia a Charlottesville.
Tuttavia Poe morı̀ nel 1849, molto prima che l’opuscolo fosse
pubblicato.
Anche se non si può escludere che Poe avesse affidato la
novella a qualcuno prima di pubblicarla e che fosse morto
poco dopo, sembra quanto meno azzardato fare l’ipotesi che
sia lui l’autore dei “Beale papers”.
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Misteri e tesori nascosti (Crittografia e Letteratura del 1800 - IIT-CNR