LA FORMAZIONE DEI
DISCEPOLI MISSIONARI
DEL SIGNORE
BARI, 17 Settembre 2010
OBIETTIVO DELLA
CONFERENZA DI APARECIDA
 Questa V Conferenza si propone “il
grande compito di custodire e
alimentare la fede del popolo di Dio, e
ricordare, anche ai fedeli di questo
continente che, in virtù del loro
battesimo, sono chiamati ad essere
discepoli e missionari di Gesù Cristo”
(Benedetto XVI, Discorso Inaugurale,
3). (Documento di Aparecida, 10)
LA MINACCIA PIÙ GRANDE
 La minaccia piú grande per noi ”é il grigio e
mediocre pragmatismo della vita quotidiana
della Chiesa, nel quale in apparenza ogni
cosa procede normalmente, ma in realtá la
fede si logora e decade in meschinitá”.
 Tocca a noi tutti “ricominciare da Cristo”.
Riconoscendo che “ all´inizio dell´essere
cristiano non c´è uma decisione etica o
uma grande idea, bensí l´incontro com um
avvenimento, com uma Persona, che dá
alla vita un nuovo orizzonte e com ció la
direzione decisiva” (12).
NON ABBIATE PAURA
 Il Signore dice: “Non abbiate paura”
(Mt 28, 5). Come alle donne, nella
mattina della resurrezione, ripete
anche a noi: “Perché cercate tra i
morti colui che é vivo?” (lc 24,5). I
segni della vittoria di Cristo risorto ci
danno coraggio per supplicare la
grazia della conversione e per
mantenere viva la speranza che non
inganna (14).
CIÒ CHE CI IDENTIFICA
 Ció che ci identifica non sono le
circostanze drammatiche della vita,
né le sfide della societá, e nemmeno
le attivitá che dobbiamo
intraprendere, quanto piuttosto
l´amore ricevuto dal padre, grazie a
Gesú Cristo, per l´unzione dello
Spirito Santo”.
LA SFIDA FONDAMENTALE
 Qui si evidenzia la sfida fondamentale
che stiamo affrontando: mostrare la
capacitá della Chiesa di formare
discepoli missionari che
corrispondano alla vocazione ricevuta
e sappiano comunicare ovunque, com
gratitudine e gioia, il dono
dell´incontro com Gesú Cristo (14).
LA NOSTRA GIOIA E MISSIONE
 Conoscere Gesù Cristo, con la fede, é la
nostra gioia; seguirlo é uma grazia, e
trasmettere questo tesoro agli altri é um
mandato che il Signore ci ha consegnato
quando ci ha scelto e ci ha chiamato.
 Con gli occhi illuminati dalla luce del
Signore Gesù Cristo risorto, possiamo e
vogliamo contemplare il mondo, la storia, i
nostri popoli dell´America Latina e dei
Caraibi, e ognuno dei suoi abitanti (18).
IL DISCEPOLO È CHIAMATO
ORIGINALITÁ E BELLEZZA
DELLA VOCAZIONE
UNA GRANDE NOVITÁ
 La chiamata da parte di Gesù, il Maestro,
porta con sé una grande novità.
Nell´antichità i maestri invitavano i loro
discepoli a unirsi con il trascendente, e i
maestri della Legge proponevano loro
l´adesione alla Legge di Mosé.
 Gesú ci ivita a incontrarci con Lui e a legarci
strettamente a Lui, perché é la fonte della
vita (cf. Gv 15,5-5) e Lui solo ha parole di
vita eterna (cf. Gv 6,68). (131)
LA NOVITÀ
 Da um lato, non furono loro a scegliere il
maestro, fu Cristo a sceglierli.
 Dall´altro essi non furono convocati per
qualcosa (purificarsi, apprendere la
Legge...), ma per qualcuno; furono
chiamati per legarsi intimamente alla sua
persona (cf. Mc 1,17; 2,14).
 Gesú li scelse perché “stessero con Lui e
anche per mandarli a predicare” (Mc 3,14).
affinché lo seguissero con la finalità di
“appartenere a Lui” e “far parte dei suoi” e
prendere parte alla sua missione. (131)
VOCAZIONE
 L´ammirazione per la persona di
Gesù, la sua chiamata e il suo
sguardo di amore, cercano di
suscitare uma risposta cosciente e
libera dal piú profondo del cuore del
discepolo, um´adesione di tutta la
sua persona a Cristo che lo chiama
per nome (cf Gv 10, 3)(136).
VOCAZIONE
 È um sí che impegna radicalmente la
libertá del discepolo a donarsi a Gesù
Cristo, via, veritá e vita (cf. Gv 14,6).
 È uma risposta d´amore a chi lo ha
amato per primo “sino alla fine” (cf.
Gv13, 1).
 In questo amore di Gesù matura la
risposta del discepolo: “Ti seguiró
dovunque tu vada” (Lc 9, 57). (136)
Nuovo Stile di Vita
 Nel seguire Gesù apprendiamo e
pratichiamo le beatitudini del Regno,
lo stile di vita dello stesso Gesù Cristo
 Il suo amore e la sua obbedienza
filiale al Padre,
 La sua profonda compassione per il
dolore umano, la sua prossimità ai
poveri e ai piccoli, la sua fedeltá alla
missione ricevuta, il suo amore
sollecito fino al dono della vita. (139)
CONDIVIDERE IL SUO DESTINO
 Identificarsi com Gesù comporta,
pure,condividere il suo destino: “Dove
sono io, là sarà anche il mio servo”
(Gv 12, 26).
 Il cristiano segue il cammino del
Signore, fino alla croce: Se qualcuno
vuol venire dietro di me rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi
segua” (Mc 8,38).
OPZIONE PREFERENZIALE
PER I POVERI E GLI ESCLUSI
 “L´opzione preferenziale per i poveri
è implicita nella fede cristologica in
quel Dio che si é fatto povero per noi,
per arricchirci com la sua povertà”(DI,3)
 Questa opzione nasce dalla nostra
fede in Gesù Cristo, il Dio fatto uomo,
che si é fatto nostro fratello (cf Eb 2,
11-12).
 Essa tuttavia non é né esclusiva ne
escludente. (392)
COME?
SPESSORE ANTROPOLOGICO
DELL´INCONTRO
IL METODO DEL SIGNORE
 “L´evangelista Giovanni ci ha raccontato in
maniera plastica l´impatto che la persona
di Gesù produsse nei primi due discepoli,
Giovanni e Andrea, che lo incontrarono.
 Tutto comincia com la domanda: “Che
cercate?” (Gv 1,38). Alla quale fece seguito
l´invito a vivere um´esperienza: “venite e
vedrete” (Gv 1,39).
 Questa narrazione rimarrá nella storia come
sintesi unica del metodo cristiano” (244).
UN INCONTRO CHE CORRISPONDE
 La natura stessa del cristianesimo consiste
nel riconoscere la presenza di Gesù e
seguirlo.
 Questa fu la bella esperienza di quei primi
discepoli che, incontrando Gesú, rimasero
affascinati e pieni di stupore dinanzi alla
figura straordinaria di colui che parlava
loro, dinanzi al modo come li trattava,
 corrispondendo alla fame e sete di vita dei
loro cuori
FORMAZIONE DEI DISCEPOLI
MISSIONARI- Capitolo VI
 La vocazione e l´impegno ad essere
oggi discepoli e missionari di Cristo
esigono uma chiara e decisa opzione
per la formazione dei membri delle
nostre comunitá,
 quale che sia la funzione che hanno
nella Chiesa. (276)
GUARDIAMO A GESÚ
 Guardiamo a Gesú, il Maestro che formò
personalmente i suoi apostoli e i suoi
discepoli. Cristo ci dá il metodo: “Venite e
vedrete” (Gv 1,39), “Io sono la via, la
veritá e la vita” (Gv 14,6).
 Con lui possiamo sviluppare le potenzialitá
presenti nelle persone e formare discepoli
missionari.
 Com perseveranza e pazienza Gesù invitò
tutti a seguirlo. (276)
IL PERCORSO FORMATIVO
DI GESÙ
 Il percorso formativo di Gesú affonda
le sue radici nella natura dinamica
della persona e nell´invito personale
di Gesù Cristo che chiama i suoi per
nome, ed essi lo seguono perché
conoscono la sua voce.
 Il Signore risvegliava le aspirazioni
profonde dei suoi discepoli e li
attraeva a sé, pieni di stupore. (277)
LA FORZA DELL´ATTRAZIONE
 Il discepolato é frutto di una attrattiva
che risponde ad um desiderio di
realizzazione umana e di vita piena.
 Il discepolo è uno appassionato di
Gesù, che riconosce come il maestro
che lo guida e cammina con lui. (277)
PASSI DEL PROCESSO *(278)
 I. L´INCONTRO CON GESÙ CRISTO.
Coloro che saranno suoi discepoli già
lo cercano (cf. Gv 1,38), però è il
Signore che chiama: “Seguimi” (Mc
1,14; Mt 9,9).
 Si deve scoprire il senso piú profondo
della ricerca e si deve propiziare
l´incontro con Gesù Cristo che dá
origine all´iniziazione cristiana
INCONTRO E KERYGMA
 L´incontro deve essere costantemente
rinnovato attraverso - la testimonianza
personale – l´annuncio del kerygma
- l´azione missionaria della comunità
 Il kerygma non é solo uma tappa, ma il filo
conduttore di um processo che culmina com
la matirità del discepolo.
 Senza il kerygma gli altri aspetti del
processo sono condannati alla sterilità.
(278)
II. CONVERSIONE
 È LA RISPOSTA DI CHI HA
ASCOLTATO CON AMMIRAZIONE IL
SIGNORE, CREDE IN LUI PER
L´AZIONE DELLO SPIRITO,
 Si decide ad essere suo amico e ad
andargli dietro trasformando il suo
modo di vivere e di pensare,
 Accettando la croce di Cristo,
cosciente che morire al peccato
significa aprirsi alla vita.
Non un Moralismo
 Come ci stà richiamando in questi
tempi , soprattutto dopo l´anno
sacerdotale, Papa Benedetto, é
necessaria la Conversione in tutti i
membri della Chiesa.
 Non si tratta di uno sforzo senza una
ragione adeguata, ma della risposta
ad un amore: “Ti ho amato di um
amore eterno, per questo continuo ad
esserti fedele” (Ger. 31, 3).
III. IL DISCEPOLATO
 La persona matura costantemente nella
conoscenza, nell´amore e nella sequela di
Gesù maestro.
 Per questo passaggio sono di fondamentale
importanza la catechesi permanente e la
vita sacramentale
 Che rafforzano la conversione e permettono
che i discepoli missionari possano
perseverare nella vita cristiana e nella
missione in mezzo al mondo che li sfida.
IV. LA COMUNIONE
 Non può esserci vita cristiana se non in
comunitá: siano esse le famiglie, le
parrocchie, le comunitá di vita consacrata,
le comunitá di base, le piccole comunitá e i
movimenti.
 Come i primi cristiani, cosí il discepolo
partecipa alla vita della Chiesa e all´in
contro com i fratelli, vivendo l´amore di
Cristo nella vita fraterna solidale.
 Il cristiano deve essere anche
accompagnato e stimolato dalla comunitá e
daí suoi pastori, per maturare nella vita
dello spirito.
V. LA MISSIONE
 Il discepolo sente la necessitá di
condividere com gli altri la sua gioia di
essere inviato ad annunziare e a costruire il
regno di Dio.
 La missione é inseparabile dal discepolato,
per cui non deve essere compresa come
um´ultima tappa successiva alla
formazione;
 essa, infatti, si realizza in diverse maniere,
secondo la vocazine di ognuno e la fase di
maturazione umana e cristiana nella quale
la persona si trova.
ARDORE MISSIONARIO
 Il discepolo missionario, mosso dall´ardore
dello Spirito impara a esprimerlo nel lavoro,
nel dialogo, nel servizio, nella missione
quotidiana.
 Così la vita nello Spirito non si chiude in
uma intimitá comoda, ma ci trasforma in
persone generose e creative, felici
nell´annunzio e nel servizio missinario.
 Ci rende attenti verso i richiami provenienti
dalla realtà e capaci di trovare um profondo
significato a tutto quello che dobbiamo fare
per la Chiesa e per il mondo. (285)
IL VALORE DELLA ESPERIENZA
 L´itinerario formativo del cristiano,
nella tradizione piú antica della
Chiesa,, “assumeva sempre um
carattere esperienziale in cui
determinante era l´incontro vivo e
persuasivo com Cristo
 annunciato da autentici testimoni”
(Benedetto XVI,Sacramentum Caritatis,
64).
 Si tratta di una esperienza che
introduce a una profonda e e felice
celebrazione dei sacramenti, con tutta
la ricchezza dei loro segni.
 In questo modo la vita si trasforma,
progressivamente, per la forza dei
santi misteri che si celebrano,
mettendo il credente in condizione di
trasformare il mondo.
 Questa si chiama “catechesi
mistagogica”.
La Catechesi (299)
 La Catechesi non puó limitarsi a una
formazione meramente dottrinale, ma
deve essere uma vera scuola di
formazione integrale.
 Pertanto, bisogna coltivare l´amicizia
com Cristo nell´orazione,
LUOGHI DI FORMAZIONE E
COMUNIONE
 Conferenze Episcopali, Diocesi,
Parrocchia, Comunitá Ecclesiali di Base
e Piccole Comunità. (5.2)
 Famiglia, Movimenti, Nuove Comunità,
Seminari e Case de formazione
religiosa, Scuole e Educazione
Cattolica, Università e Centri Superiori
di educazione cattolica. (6.4)
LA DIOCESI
 La Diocesi, presieduta dal suo vescovo é il
primo ambito della comunione e della
missione.
 Egli deve stimolare e guidare um´azione
pastorale organica, rinnovata e vigorosa, in
modo che la varietá dei carismi, dei
ministeri, dei servizi e delle organizzazioni
siano orientati verso um único progetto
missionario, per comunicare vita nel proprio
territorio.
 Questo progetto, che nasce da um percorso
differenziato di partecipazione, rende
possibile una pastorale organica capace di
dare risposte adeguate alle nuove sfide.
(169)
Parrocchia missionaria (174)
 Le parrocchie, in questo inizio del terzo
millennio,devono impegnare le loro forze a
convocare e formare i laici missionari.
 Solo con la loro moltiplicazione potremo
arrivare a rispondere alle esigenze
missionarie del nostro presente.
 É anche importante ricordare che il campo
specifico dell´attivitá evangelizzatrice laicale
deve essere rivolta al complesso mondo del
lavoro, della cultura, delle scienze, delle arti,
dell´economia e della politica
 Come anche all´ambito della famiglia, della
formazione, della vita professionale,
soprattutto in quei contesti dove la Chiesa é
presente solo con i laici.
Compito irrinunciabile
 Compito irrinunciabile, soprattutto della
parrocchia, è: - iniziare alla vita cristiana gli
adulti battezzati e non sufficientemente
evangelizzati;
 Educare alla fede i bambini battezzati;
 Avviare all´iniziazione i non battezzati che,
avendo ascoltato il kerygma, vogliono
abbracciare la fede.
 In questo compito, lo studio e
l´assimilazione del Rito dell´iniziazione
cristiana degli adulti – RICA - é um
riferimento essenziale e um sussidio sicuro.
(293)
MOVIMENTI E
NUOVE COMUNITÀ
 I Movimenti e le nuove Comunità
costituiscono um importante contributo alla
realizzazione della Chiesa particolare.
 Per la loro stessa natura esprimono la
dimensione carismatica della Chiesa: “nella
Chiesa non c´è contraddizione tra la
dimensione istituzionale e la dimensione
carismatica, di cui i movimenti sono uma
significativa espressione, perché entrambe
sono coessenziali alla costituzione divina
del popolo di Dio” (Benedetto XVI, Discorso
24,05,2007). (312)
VALORIZZAZIONE
E INTEGRAZIONE
 Per far fruttare al meglio i carismi e i
servizi dei movimenti ecclesiali nel
campo della formazione dei laici,
desideriamo rispettare i loro carismi e
le loro originalità, invitandoli, allo
stesso tempo, a integrarsi sempre di
piú alla stuttura originaria che é la
Diocesi. Come contraccambio, è
necessario che la comunità diocesana
accolga la ricchezza spirituale e
apostolica dei movimenti. (313)
MISSIONE CONTINENTALE
 Assumiamo l´impegno di uma grande
missione in tutto il coontinente, che ci
richiederà di approfondire e di moltiplicare
le ragioni e le motivazioni che devono
trasformare ogni battezzato in discepolo
missionario.
 La Chiesa ha bisogno di uma forte scossa
che la distolga dal crogiolarsi nella
comodità, nel rilassamento e nella
indolenza, ritirandosi ai margini delle
situazioni di soffrenza dei poveri del
continente. È necessario che ogni comunità
si trasformi in un centro potente di
irradiazione della vita in Cristo. (362)
CONVERSIONE PASTORALE
 La conversione pastorale delle nostre
comunità esige che
 Si passi da una pastorale di semplice
conservazione
 A una pastorale decisamente
missionaria. (370)
Conversione Pastorale
L´oggetto della conversione
pastorale - “abbraccia tutto” –
azioni, metodi, linguaggio, e
strutture;
- “abbraccia tutti” – tanto nei
rapporti interpersonali come nei
rapporti istituzionali.
Vivere una nuova
Pentecoste
 La Chiesa ha bisogno di una forte scossa
che la distolga dal sistemarsi nella
comodità, nel rilassamento e
nell´indolenza, ritirandosi ai margini delle
situazioni di soffrenza dei poveri del
continente.
 Aspettiamo uma nuova Pentecoste che ci
liberi dalla fatica, dalla delusione, dalla
conformitá con la cultura in cui viviamo;
una venuta dello Spirito che rinnovi la
nostra gioia e la nostra speranza. (362)
FEDELTÁ, NON STRATEGIE
 Non si tratta appena di strategie per
ottenere dei successi a livello
pastorale, ma pittosto della fedeltá all
´imitazione del Maestro, sempre
vicino, raggiungibile e disponibile per
tutti, desideroso di comunicare la vita
in ogni angolo della terra. (372)
CONCLUSIONE
 Non dobbiamo dare niente per
scontato o acquisito. Tutti noi
battezzati siamo chiamati a “ripartire
da Cristo”, a riconoscere la sua
presenza e a seguirlo com la stessa
sorpresa e novitá, lo stesso affetto,
persuasione e speranza, suscitati nei
primi discepoli dall´incontro com lui,
sulle rive del Giordano 2000 anni fa e
com i “Juan Diego” del nuovo mondo.
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