Opuscolo informativo per l’uomo e la sua partner L’Assistenza Tumori Alto Adige «Südtiroler Krebshilfe» in collaborazione con il Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums Heidelberg Impressum Editore: Assistenza Tumori Alto Adige Via Tre Santi 1, 39100 Bolzano Tel. 0471 28 33 48 Fax 0471 28 82 82 E-mail: [email protected] Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums (Direttore: Dr. Hans-Joachim Gebest) Comitato scientifico (Dr. Claudio Graiff) e Direttivo dell’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe La presente guida si basa sull’opuscolo informativo “L’ammalato oncologico e la sessualità” del Servizio Informativo Oncologico tedesco KID, Centro tedesco di ricerca oncologica di Heidelberg. Ringraziamo il Servizio Informativo Oncologico per la concessione dei testi, che sono stati adottati integralmente, eccetto le proposte specifiche della Provincia, relative alla cura e all’assistenza, nonché le indicazioni bibliografiche. Tappeiner S.p.A., Lana Printed in Italy © 2005 Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe, Bolzano Con il sostegno dell’Assessorato Provinciale alla Sanità Sommario Introduzione ➤Lo scopo di questo opuscolo 6 La sessualità: introduzione 7 ➤Sentimenti sessuali durante e dopo il periodo di trattamento antitumorale 7 ➤Il rapporto di coppia 7 ➤Che cos’è la «sessualità»? 10 ➤Sessualità e terapia antitumorale 11 Patologie nella zona pelvica e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 12 ➤Intervento al pene 12 ➤Interventi alla prostata 13 ➤Asportazione del testicolo 13 ➤Asportazione della vescica 15 ➤Interventi per tumori al retto 15 ➤Operazione ed erezione 16 ➤Trattamento antitumorale ed eiaculazione 17 ➤Operazione ed eiaculazione 18 ➤Altre terapie antitumorali e i loro effetti sull’eiaculazione 19 ➤Radioterapia al bacino 20 ➤Casi di infertilità in seguito alla terapia 21 Altre patologie e possibili ripercussioni sulla sessualitá 22 ➤Tumori nella zona orale, mascellare e facciale 22 ➤Tumore alla laringe 23 4 Chemioterapia 24 ➤Ripercussioni sulla costituzione fisica 24 ➤Chemioterapia, desiderio sessuale ed erezione 24 ➤Chemioterapia e fertilità 25 ➤Procreazione e contraccezione 26 Ormonoterapia 27 ➤Ambito di applicazione della terapia ormonale 27 ➤Forme della terapia ormonale e ripercussioni sulla vita sessuale 27 ➤La terapia ormonale influisce sulla psiche? 28 Gestioni di problemi particolari 29 ➤Mascolinità e sessualità 29 ➤La paura della «prima volta» 30 ➤Problemi momentanei o di lunga durata? 30 ➤Cause fisiche oppure psichiche? 31 ➤Diagnosi per problemi a lungo termine 31 ➤Mente ed erezione 34 ➤Cosa fare in caso di problemi di erezione di natura fisica? 35 ➤Trattamento con testosterone 35 ➤Sildenafil (Viagra®) 35 ➤Pompe a vuoto 36 ➤Terapia SKAT (terapia di autoiniezione) 37 ➤Impianti penieni 38 ➤Cosa fare in caso di problemi erettivi di natura psichica? 39 ➤Eiaculazione precoce 41 ➤Incontinenza 41 ➤Dolori lombari, alla testa e addominali 43 ➤Dolori durante i rapporti sessuali 43 ➤Vivere con uno stoma (apertura artificiale) 44 Dubbi e domande frequenti 46 ➤Il rapporto sessuale può causare una ricaduta? 46 ➤Le patologie tumorali possono essere trasmesse per via sessuale? 46 ➤Le persone sottoposte a radioterapia sono radioattive? 47 Consigli generali 48 ➤Accettare se stessi 48 ➤Nuove posizioni per un rapporto sessuale più facile 48 Chi non ha un partner 49 Chi mi può aiutare? 50 Annessi 51 ➤Approfondimenti 51 ➤Indirizzi utili 52 5 Introduzione 6 Lo scopo di questo opuscolo Il presente opuscolo informativo è rivolto a persone affette da tumori e alle loro partner. Parlando di «partner» si vuole intendere anche il/la partner all’interno di una coppia di persone dello stesso sesso. Avendo a disposizione maggiori informazioni relative ai tumori, alle varie terapie e alle conseguenze per la vita sessuale, entrambi riusciranno ad affrontare più facilmente le loro situazioni personali. Spesso un paziente informato capisce meglio il tipo di trattamento e sarà in grado di gestire le conseguenze nel modo più appropriato. Lo scopo del presente opuscolo è di chiarire i principali aspetti relativi alla sessualità durante o dopo un periodo di malattia tumorale, senza tuttavia sostituire colloqui o visite specialistiche. È stato scritto soprattutto nella speranza di poter rimuovere idee sbagliate sulla patologia e sulle conseguenze della terapia, e per incoraggiare le persone al dialogo con il medico o altre persone esperte in materia ed anche con la partner per quanto riguarda la sessualità. Alcuni argomenti sono stati ripetuti nei vari capitoli con l’intenzione di dare al lettore la possibilità di scegliere autonomamente i capitoli di maggiore interesse. La sessualità: introduzione Sentimenti sessuali durante e dopo il periodo di trattamento antitumorale Quando viene diagnosticato un tumore, la prima reazione è di vedere la propria vita a pezzi. Tutti i pensieri e i sentimenti ruotano intorno al fatto di voler (soprav)vivere. La durata del trattamento può variare a seconda del tipo di patologia e dell’estensione della malattia, e le singole fasi del trattamento possono essere di intensità diverse. Nel corso della terapia emergono spesso nuove domande: come sarà la mia vita in futuro? Potrò essere di nuovo la persona che ero in passato? E poi: in che modo la malattia influenzerà la mia vita sessuale? I sentimenti, i pensieri e i desideri sessuali che affiorano durante e dopo un trattamento non devono essere soppressi, sono infatti indice di uno spirito di vita attivo e rinnovato. È tuttavia del tutto normale se la voglia di stimoli sessuali in quel periodo diminuisce o svanisce completamen- te. Spesso la persona interessata sente un gran bisogno di avere qualcuno vicino ed è in cerca di affetto, ma talvolta ha difficoltà ad aprirsi di più nei confronti della partner, ad esempio perché teme di perdere la propria «mascolinità». Nonostante la sessualità oggi venga mostrata nei media in modo più o meno esplicito, di rado le persone ne parlano apertamente; la terapia antitumorale può essere l’occasione giusta per iniziare a farlo. Il rapporto di coppia Se la vita sessuale è cambiata in seguito alla malattia, è fondamentale parlarne con la partner. Un primo passo può essere parlare «solamente» di come lei viva la vostra mancanza di desiderio sessuale. Spesso tuttavia entrambi non hanno mai parlato di sessualità in modo concreto e forse già prima della malattia la situazione non era del tutto soddisfacente. Come può un partner, tutto d’un tratto, riu- 7 8 scire a parlare apertamente della propria sessualità? Se già prima della malattia il rapporto di coppia non funzionava bene, sicuramente dopo ci vorrà un grande impegno da parte di entrambi. Un buon rapporto di coppia può tuttavia anche rinsaldarsi in seguito al trattamento antitumorale. Una coppia con un rapporto stabile, dopo aver superato una fase iniziale di difficoltà e imbarazzo, riesce a parlare dei cambiamenti necessari nella loro vita sessuale. A volte la persona malata ha la sensazione che la partner non voglia dedicarsi a lui e non abbia alcun interesse nei suoi problemi. Spesso dietro a questo tipo di comportamento si nasconde un problema di comunicazione: la partner, non sapendo come deve comportarsi, non fa nulla, l’uomo invece lo interpreta come un disinteresse, reagisce quindi forse anche con rabbia e prende le distanze dalla partner. In questo modo entrambi si allontanano uno dall’altro, nonostante vogliano proprio l’opposto, ossia prendersi cura del partner senza soffocarsi a vicenda. Che fare se la partner desidera un contatto sessuale, l’uomo invece no? Per molti uomini questa situazione è preoccupante perché spesso si presume che quella parte del corpo abbia una vita propria e sia sempre pronta per un rapporto sessuale, indipendentemente dallo stato psichico. Questa impressione può svilupparsi in età giovane quando il desiderio sessuale risulta molto forte, e talvolta possono crearsi anche situazioni spiacevoli. La sessualità tuttavia non funziona mai senza la psiche. L’importanza del benessere interiore si comprende in età più matura, quando il desiderio sessuale tendenzialmente diminuisce. Alcuni uomini vogliono assecondare le richieste della partner nonostante vi sia l’assenza di un desiderio da parte loro, credono di dover «fare la parte dell’uomo» e accettano anche il fatto di non provare quasi alcun piacere. Questo comportamento tuttavia non gli gio- va, e non è neppure quello che vorrebbe la partner. Cercate di parlare apertamente con la vostra partner spiegando perché in quel momento non desiderate avere un rapporto sessuale. anche in età più avanzata. Infatti, per vivere la sessualità non ci sono limiti di età. Sicuramente per i meno giovani ha un’altra importanza: si perde un po’ della passionalità e conta di più starsi vicini. Se vi sentite infelici o soli nella vostra relazione, se parlare non vi aiuta oppure se non riuscite a farlo, il primo passo più importante è quello di ammettere che la relazione è difficile e insoddisfacente. Partendo da questa presa di coscienza, anche se dolorosa, si possono costruire le basi per migliorare la situazione. Anche per la partner gestire la malattia rappresenta un problema. Può essere causa di preoccupazioni, della paura per il proprio partner o di insicurezza. Come fa a capire di che cosa ha bisogno il partner malato se lui non si esprime? Anche per la partner, durante e dopo il periodo della terapia antitumorale, si riduce la voglia di contatti intimi, ma questo è del tutto normale. Naturalmente anche l’età influisce sulla sessualità, infatti può succedere che con il passare degli anni e i cambiamenti del nostro corpo, il desiderio sessuale diminuisca. Anche altri fattori, come ad esempio la situazione psichica, il fatto di avere una partner o meno, oppure l’interesse sessuale negli anni precedenti, possono influire nello stesso modo. Una persona che in età giovane era sessualmente molto attiva, lo sarà probabilmente Indipendentemente dal fatto di avere una partner o essere single, cogliete quest’opportunità per informarvi e se scoprite di non riuscire a gestire la situazione da soli, fatevi aiutare da persone esperte. In allegato trovate gli indirizzi degli enti a cui vi potete rivolgere. 9 10 Che cos’è la «sessualità»? Persino nella scienza non esiste una definizione precisa del concetto di sessualità. In generale si può dire che per sessualità si intende il desiderio di stare con l’altra persona, di volersi coccolare e di eccitarsi a vicenda, o anche l’attrazione tra due persone dello stesso sesso. Per l’uomo la sessualità ha una funzione che va ben oltre quella della procreazione. La maggior parte delle persone è sessualmente attiva e l’interesse per la sessualità, nel senso di nuove fantasie e desideri, cresce e si sviluppa in età puberale. Ci s’innamora, cambia l’interesse nei confronti dell’altro sesso e si avverte anche una particolare attrazione fisica. Non esiste una sessualità «sbagliata» o «giusta», per non parlare di una norma generale cui le persone possono o dovrebbero orientarsi. Per alcune persone è del tutto normale avere un rapporto sessuale al mese, per altri invece quattro volte la settimana e non si può dire quale sia la scelta giusta o sbagliata perché ogni persona ha un ritmo diverso. Le coppie che si conoscono da più tempo trovano un tipo di intimità che li soddisfa entrambi, ma non è per niente facile scoprire i vari lati della propria sessualità. Noi tutti siamo influenzati da modelli comportamentali e dalle aspettative degli altri nei nostri confronti, da schemi che crediamo di dover rispettare. Oggi il modo in cui vediamo la sessualità è influenzato in modo particolare dai media che spesso propongono dei modelli da seguire. Inoltre, di sessualità si parla anche pubblicamente in modo molto più aperto di una volta, l’immagine che viene data, tuttavia, è poco o per niente vicina alla realtà. Non sempre è possibile comprendere chiaramente le informazioni che riceviamo sull’argomento, soprattutto quando vengono forniti anche dati statistici come ad esempio la frequenza di rapporti sessuali all’interno di una coppia ecc. I sessuologi sanno che gli intervistati tendono a esagerare nelle loro risposte, ma purtroppo gli studi più precisi che cercano di ridurre gli effetti di tali esagerazioni (ad esempio intervistando i partner insieme) sono più dispendiosi e finora molto rari. I risultati di studi più vicini alla realtà forniscono un’immagine completamente diversa; ad esempio negli USA più della metà degli intervistati ha dichiarato di avere rapporti sessuali meno di una volta a settimana. Una regola generale valida per tutti e per tutte le situazioni non esiste oggi, né ci sarà in futuro. Sessualità e terapia antitumorale La sessualità a volte è già problematica prima dell’insorgere di un tumore. Infatti, secondo uno studio condotto ad Amburgo nel 1984, circa un paziente su quattro che si rivolge al proprio medico di base per un consiglio rivela difficoltà a lungo termine nella vita sessuale. Il tumore e i successivi trattamenti rappresentano un’ulteriore peso che potrebbe anche avere ripercussioni sulla vita sessuale del soggetto. Alcuni tipi di trattamento potrebbero ad esempio disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale. Forse tutto questo potrebbe anche scoraggiarvi, ma vedrete, come indicato nei seguenti capitoli, che nonostante tutto non è necessario abbandonare la sessualità. 11 Patologie nella zona pelvica e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 12 Nella zona pelvica dell’uomo si trovano gli organi sessuali, la vescica e l’intestino retto. In ognuno di questi organi può insorgere un tumore e la terapia viene scelta a seconda della zona in cui si sviluppa la malattia e della sua estensione. Intervento al pene I tumori al pene sono rari e si sviluppano nella maggior parte dei casi tra glande e fusto. Se il tumore al pene viene scoperto in tempo, una radioterapia locale oppure una laserterapia possono eventualmente risultare sufficienti e la vita sessuale non viene pregiudicata quasi in alcun modo. Nel caso di un tumore al pene oppure nella parte finale dell’uretere, la terapia più efficace potrebbe essere l’asportazione di una parte del pene o dell’intero organo, una situazione che si ripercuote in modo abbastanza forte (perlomeno all’inizio) sull’autostima dell’uomo e sulla vita sessuale. Nel caso dell’asportazione di una parte del pene viene soli- tamente asportata solo la punta, mentre la parte restante è sufficientemente grande da permettere all’uomo di orinare normalmente. Visto dal punto di vista tecnico-fisico, in questo caso è possibile anche avere un rapporto sessuale soddisfacente. Durante l’erezione il fusto del pene si irrigidisce proprio come prima dell’intervento, e nella maggior parte dei casi è sufficientemente grande da permettere la penetrazione nella vagina. Inoltre, benché sia stato asportato il glande, che è la zona più sensibile del pene, l’uomo riesce ad avere un orgasmo con eiaculazione. Nel caso di un’asportazione radicale del pene viene asportato l’intero membro assieme alla radice che parte dal bacino. Il chirurgo crea una nuova apertura per l’uretere tra lo scroto e l’ano e l’uomo riesce a controllare l’espulsione delle urine poiché la valvola dell’uretere rimane intatta. Alcuni uomini dopo l’asportazione dell’intero pene rinunciano all’attività sessuale, se tuttavia entrambi i partner lo vogliono, anche dopo un intervento di questo tipo è possibile avere rapporti sessuali soddisfacenti per tutti e due. L’uomo può imparare a raggiungere l’orgasmo quando la sua partner stimola i punti più sensibili come lo scroto e la pelle circostante, la zona intorno alla cicatrice oppure la prostata. Interventi alla prostata In presenza di un tumore prostatico, l’asportazione della prostata può risultare la terapia più efficace e in questi casi vengono asportate anche le vescichette seminali. In prossimità della prostata si trovano i nervi che servono a iniziare l’erezione, e solo in pochi casi questi riacquistano la loro funzionalità entro alcuni mesi. Se l’estensione del tumore lo permette il medico cercherà di mantenere i nervi intatti. Se questo è possibile, la decisione viene spesso presa anche direttamente durante l’intervento. Purtroppo anche la tecnica cosiddetta «del risparmio dei nervi» può causare una disfunzione temporanea oppure la perdita della capacità erettiva. In questi casi è possibile irrigidire il membro in modo soddisfacente solamente con metodi particolari (vedi «Gestione di problemi particolari»). La sensibilità dei genitali rimane però inalterata, come anche la capacità di raggiungere l’orgasmo dal punto di vista fisico. Anche se il pene non si irrigidisce, è possibile generare l’orgasmo stimolando con carezze i punti erogeni (vedi anche «Operazione ed erezione»). Poiché durante questo intervento il dotto deferente viene interrotto, l’uomo perde la sua fertilità, e successivamente all’asportazione delle vescichette seminali l’orgasmo sarà di tipo secco (vedi «Trattamento antitumorale ed eiaculazione»). In seguito all’intervento solo in alcuni pazienti possono verificarsi problemi di incontinenza urinaria. Asportazione del testicolo Il tumore testicolare si manifesta in prevalenza negli uomini 13 14 giovani e riguarda nella maggior parte dei casi un unico testicolo il quale viene asportato nell’ambito della terapia. La produzione di ormoni del testicolo rimanente garantisce normalmente una quantità sufficiente di testosterone. Nell’asportazione dei linfonodi nella zona pelvica e addominale (linfadenectomia retroperitoneale), nell’area interessata si trovano nervi importanti per l’eiaculazione che, se lesionati, possono ridurre o eliminare l’eiaculazione (vedi «Trattamento antitumorale ed eiaculazione»). Una volta venivano asportati i linfonodi su entrambi i lati del corpo, oggi invece si procede con l’asportazione solo su un lato, le complicazioni di conseguenza sono anche minori e meno frequenti se durante l’intervento, tramite una tecnica innovativa, viene rilevato in modo preciso il percorso dei nervi. Nel caso di un tumore ad entrambi i testicoli (molto raro) oppure nel caso di forme tumorali la cui crescita viene fermata sottraendo gli ormoni, può essere necessario asporta- re entrambi gli organi. In questi casi viene a mancare gran parte degli ormoni maschili (vedi «Ormonoterapia») e non vengono più prodotte le cellule seminali, motivo per cui alcuni uomini si sentono privati della loro «vera» mascolinità, altri invece temono di effeminarsi. Alcune caratteristiche maschili del corpo possono tuttavia cambiare nuovamente, come ad esempio la crescita della barba. L’asportazione di entrambi i testicoli non porta automaticamente ad una perdita del desiderio sessuale, in alcuni uomini infatti rimane inalterata. In termini di estetica non è difficile trovare soluzioni, usando ad esempio protesi al gel di silicone modellati seconda la forma e la dimensione dei testicoli, inseriti nello scroto del soggetto. Dopo l’intervento rimane solo una cicatrice che non si noterà più dopo la ricrescita dei peli pubici, non sono invece da escludere irritazioni oppure reazioni di rigetto nei confronti della protesi. Asportazione della vescica Se a causa dell’estensione del tumore alla vescica non è sufficiente asportare solamente il tumore o la parte interessata dell’organo, è necessario effettuare una cistectomia radicale, intervento in cui viene asportata l’intera vescica. Oltre a quest’ultima vengono tolti anche la prostata con le vescichette seminali nonché i linfonodi adiacenti alla vescica stessa. Se il tumore interessa l’uretere dovrà essere asportato anche quest’ultimo, e poiché viene interrotto il dotto deferente, l’uomo perde la sua fertilità. Anche utilizzando tecniche chirurgiche cosiddette «del risparmio dei nervi», i nervi che servono a iniziare l’irrigidimento del pene potranno essere lesionati. Qualora venga tolta anche la vescica, oggi spesso è possibile ricorrere a una vescica artificiale collegata all’uretere, l’uscita naturale. Per svuotare la vescica artificiale il soggetto utilizza i muscoli del bacino e dell’addome. Se non è possibile realizzare una vescica arti- ficiale, in molti casi si procede alla creazione di una nuova apertura per l’evacuazione delle urine (cd. urostomia). Si distinguono due tipi di stoma. Nel primo caso viene realizzato uno stoma e all’interno dell’addome viene collocato un sacchetto di raccolta delle urine costituito da tessuto intestinale che deve essere svuotato dopo tre ore per mezzo di un tubicino. Nel secondo caso viene creato uno stoma con un sacchetto di raccolta esterno che il pazienta dovrà portare sempre con se (vedi «Vivere con uno stoma – apertura artificiale»). Interventi per tumori al retto Nel caso di forme tumorali al retto vengono asportate le parti dell’intestino interessate dal tumore e le relative vie linfatiche di scarico. A seconda della tecnica chirurgica utilizzata e della localizzazione del tumore possono venire danneggiati diversi nervi, il che potrebbe risultare in un’eiaculazione ridotta o del tutto as- 15 16 sente (vedi «Trattamento antitumorale ed eiaculazione»). In presenza di un carcinoma profondo, l’intervento potrebbe anche danneggiare quei nervi che servono a iniziare l’irrigidimento del pene, ma è possibile ridurre i rischi utilizzando la tecnica chirurgica «del risparmio dei nervi». La sensibilità nelle parti genitali rimane però normalmente inalterata, come anche la capacità di raggiungere l’orgasmo dal punto di vista fisico (vedi «L’operazione e l’erezione»). Se la distanza tra il tumore e l’ano risulta troppo ridotta, per poter rimuovere l’intero tumore in modo sicuro è necessario effettuare in alcune condizioni una resezione addominoperineale asportando anche lo sfintere, il muscolo posto intorno all’ano e in quel caso l’evacuazione delle feci per via naturale non è più possibile. Per l’intestino si potrà ricorrere ad una nuova apertura corporea nella parete addominale (ano praeter con stoma) (vedi «Vivere con uno stoma – apertura artificiale»). Operazione ed erezione Dal sistema nervoso centrale partono gli impulsi, attraverso il midollo spinale, fino ad arrivare ai nervi che li ricevono e che provocano un allargamento del corpo cavernoso e un forte afflusso di sangue al pene. Asportando la prostata o la vescica oppure nel caso di interventi al retto, questi nervi potrebbero risultare lesionati oppure interrotti; gli impulsi quindi non vengono trasmessi o solo in parte, rendendo l’erezione più difficile o impossibile. Oggi esistono varie tecniche chirurgiche cosiddette «del risparmio dei nervi» che hanno appunto lo scopo di salvaguardarli e spesso in questo modo si possono evitare i problemi di erezione. La sensibilità del pene al contatto e la capacità di avere un orgasmo vengono trasmessi per mezzo di nervi che si trovano al di fuori dalla zona interessata dall’intervento, rimanendo perciò nella maggior parte dei casi inalterati. La capacità di raggiungere l’orgasmo rimane quindi invariata dal punto di vista fisico. Per l’erezione non sono solo necessari i nervi ma anche i vasi sanguigni e le arterie che dirigono il flusso sanguigno verso il pene facendo sì che s’irrigidisca. In seguito ad un intervento potrebbero venire chiusi alcuni dei piccoli vasi sanguigni riducendo quindi il flusso del sangue con conseguente indebolimento dell’erezione. Il pene quindi si irrigidisce ma non arriva ad avere la durezza necessaria per la penetrazione. In alcuni pazienti le capacità erettive si ripristinano nel corso del tempo. Passati circa 6–18 mesi i nervi lesionati si riprendono in modo tale da poter garantire nuovamente l’irrigidimento del membro. Anche lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni può permettere nuovamente un forte afflusso sanguigno e quindi una durezza sufficiente del pene. Non è chiaro perchè ciò si verifichi solamente in alcuni casi, ma in generale si può affermare che più l’uomo è giovane, più facilmente potrà riacquistare la piena capacità erettiva. Questo vale per gli uomini sotto i 60 anni, e soprattutto per quelli sotto i 50. Inoltre migliore era la capacità erettiva prima dell’intervento, maggiori sono le probabilità di poter nuovamente avere un’erezione sufficiente. Trattamento antitumorale ed eiaculazione La terapia antitumorale può influenzare anche l’eiaculazione. Se il fluido seminale non è più mischiato alle cellule seminali o solo in maniera parziale, oppure se la chiusura della vescica presenta una disfunzione, l’eiaculazione è ridotta o del tutto assente. Le cause sono da ricercare nelle rispettive terapie. I nervi responsabili della secrezione dei fluidi della prostata e delle vescichette seminali o i nervi che controllano la chiusura della vescica possono venire lesionati; oppure la prostata e/o le vescichette seminali sono stati asportati e hanno perso la propria funzionalità in seguito alla terapia. 17 18 In questo caso nell’uomo si manifestano ancora le sensazioni dell’orgasmo, ma manca l’eiaculazione; si verifica quel fenomeno che prende il nome di «orgasmo secco». Alcuni fra gli uomini dicono che quello secco è uguale a quello normale, altri invece lo sentono meno forte o meno stimolante. Alcuni temono anche che alla partner possa mancare l’eiaculazione, ma la maggior parte delle donne tuttavia non sente alcuna differenza. È più che altro un problema psicologico, per esempio, l’uomo e la donna credono che l’eiaculazione sia la vera prova della mascolinità, oppure il fatto che per molti uomini è importante vedere il risultato del loro orgasmo. Se si considera che lo scopo di un rapporto sessuale non è quello di creare qualcosa ma di divertirsi insieme ed essere in sintonia, è fondamentale riuscire a risolvere queste difficoltà. L’unica limitazione vera e propria dell’orgasmo secco sta nel fatto che, a prescindere dalle cause, non possono nascere figli in modo naturale oppure solamente in casi molto rari (vedi «Operazione ed eiaculazione»). Operazione ed eiaculazione Nella cistectomia (asportazione della vescica) e nella prostatectomia radicale (asportazione della prostata) vengono asportate la prostata e le vescichette seminali interrompendo anche il collegamento tra dotto deferente e uretere. Le cellule seminali continuano a crescere nei testicoli, vengono tuttavia assorbiti dal corpo. Questo accade senza che il corpo dia segno di qualche cambiamento, l’uomo perde però la sua fertilità. Altri interventi possono recare danni al nervo che controlla la chiusura della vescica nel momento in cui il membro si irrigidisce, l’uscita della vescica rimane quindi aperta. Invece di venire mandato in avanti nell’uretere, lo sperma viene spinto indietro verso la vescica urinaria (eiaculazione retrograda); chi soffre di eiaculazione retrograda espelle quindi lo sperma con le urine. La capacità procreativa naturale viene fortemente penalizzata. Alle coppie che non desiderano avere figli si consiglia comunque di utilizzare mezzi contraccettivi dato che lo sperma viene prodotto nel corpo e quindi non sussiste un’infertilità di base. Qualora la coppia desiderasse avere bambini, è possibile utilizzare farmaci che provocano la chiusura della vescica. Inoltre si può utilizzare lo sperma contenuto nelle urine oppure prelevarlo direttamente dai testicoli per l’inseminazione della donna. Asportando il cancro al retto oppure i linfonodi nella zona dell’addome, nel caso di un tumore testicolare, possono venire lesionati i nervi collegati alla prostata e alle vescichette seminali. Di conseguenza la produzione di sperma viene interrotta poiché la prostata e le vescichette non possono più interagire, e i loro secreti non possono più mischiarsi alle cellule seminali, generando quindi un orgasmo secco. In casi rari, i nervi riacquistano la funzionalità dopo un breve lasso di tempo, a volte però passano anche 1–3 anni. Il danneggiamento dei nervi non interessa né le capacità erettive né quelle che servono per avere l’orgasmo, potrebbe tuttavia succedere che cambino le sensazioni durante l’orgasmo. Altre terapie antitumorali e i loro effetti sull’eiaculazione Successivamente alla radioterapia per tumori alla prostata che all’ormonoterapia si può verificare una riduzione nella quantità di sperma fuoriuscito. Anche con un trattamento di chemioterapia può facilmente presentarsi una condizione del genere, ad eccezione di quando vengono utilizzati alcuni farmaci specifici come ad esempio Vincristin, che possono provocare un’eiaculazione retrograda poiché possono danneggiare nervi che controllano ad esempio la chiusura della vescica. 19 20 La quantità di sperma tuttavia non permette di valutare la fertilità di un paziente. Verso la fine della radioterapia alcuni uomini accusano un forte dolore pungente durante l’eiaculazione per via di un’infiammazione dell’uretere che spesso guarisce comunque nel giro di poche settimane dalla fine del trattamento. per trasportare il flusso sanguigno verso il pene in modo veloce per garantire una forte erezione. La radioterapia può inoltre causare un indurimento e di conseguenza una restrizione dei vasi sanguigni, fino a un blocco dei grandi vasi nella zona pelvica. Nel caso di una forte riduzione del flusso sanguigno si consiglia un intervento chirurgico vascolare che riesca a liberare oppure bypassare i vasi ostruiti. La radioterapia al bacino, così come viene effettuata nel caso di tumori prostatici, vescicali o intestinali, può influire sulla capacità erettiva. Maggiore è la dose di radiazione e la zona interessata dalla radiazione, più probabili saranno eventuali problemi erettivi. Tali condizioni si manifestano poiché i vasi che portano il sangue al pene non funzionano più correttamente. Se la zona interessata dalla radioterapia guarisce, le pareti dei vasi sanguigni perdono la loro elasticità in seguito alla cicatrizzazione e non possono quindi più allargarsi sufficientemente Si stima che un terzo degli uomini sottoposti a radioterapia, nel giro di 1–2 anni, successivamente al trattamento accusa una riduzione delle capacità erettive, e quelli che continuano ad avere un’erezione non riescono a tenerla fino all’orgasmo. Altri invece non ottengono più un irrigidimento del membro. Inoltre, gli uomini con pressione alta oppure i grandi fumatori sembrano esposti a un rischio maggiore per quanto riguarda i problemi erettivi, probabilmente perché i loro vasi sanguigni hanno subito lesioni in precedenza. Radioterapia al bacino I testicoli vengono protetti dalle radiazioni mediante schermi di piombo, ma possono comunque essere pregiudicati a causa di radiazioni sparse causando disturbi, spesso temporanei, della fertilità in seguito al danneggiamento delle cellule seminali. Dato che le cellule seminali vengono riprodotte costantemente, il soggetto riacquista la piena fertilità nel giro di pochi mesi. Durante la radioterapia si sconsiglia in ogni caso una gravidanza e qualora la coppia volesse dei bambini è indispensabile interpellare il radioterapista per sapere quanto tempo è necessario aspettare dalla fine della radioterapia (minimo sei settimane). In casi molto rari i danni ai testicoli in seguito alla radioterapia possono causare un abbassamento del livello di testosterone, situazione che si può creare anche in seguito a forti tensioni psichiche sviluppate durante la terapia antitumorale. Casi di infertilità in seguito alla terapia Qualora la coppia desiderasse dei bambini e se la terapia, probabilmente o sicuramente, porterà all’infertilità dell’uomo, è possibile congelare lo sperma (criopreservazione) prima dell’inizio del percorso terapeutico. Se poi dovesse verificarsi una perdita permanente della fertilità, lo sperma potrà essere utilizzato ai fini dell’inseminazione artificiale. Prima di effettuare il deposito dello sperma, l’uomo non dovrebbe avere eiaculazioni almeno per quattro giorni, per un deposito infatti sono richieste da 2 a 5 donazioni di sperma. La conservazione avviene presso appositi laboratori, istituti o cliniche specializzate. Per conoscere gli indirizzi rivolgetevi agli enti o alle associazioni che si occupano della consulenza sessuale/medica indicati alla fine dell’opuscolo. 21 Altre patologie e possibili ripercussioni sulla sessualità 22 Tumori nella zona orale, mascellare e facciale Per il trattamento di tumori nella zona della bocca, della mascella e del viso è necessario rimuovere, fra le parti interessate dal carcinoma, tessuti morbidi ma anche materiale osseo. Esistono oggi varie possibilità per sostituire il materiale asportato o per ricoprire le zone interessate. Parti di ossa, ad esempio della mascella, si possono sostituire trapiantando tessuto osseo del soggetto oppure utilizzando tessuto osseo artificiale, il tessuto morbido asportato invece può essere sostituito spostando o trapiantando parti di tessuto proprio. Grazie alla neurochirurgia moderna, oggi siamo in grado di ripristinare la funzionalità di nervi interrotti tramite il trapianto di nervi. Questo è importante soprattutto per i nervi facciali che servono per la mimica facciale, oppure nel caso dei nervi sensoriali della lingua e delle labbra. Le parti facciali più ampie possono essere coperte da protesi (cd. epitesi). Per rimodellare naso, orecchie, labbra e guance è possibile utilizzare tessuti propri, a volte tuttavia conviene creare una protesi che praticamente sarà identica alla parte mancante. Nel caso di protesi facciale vengono ridisegnate anche le rughe e i pori caratteristici del viso, oltre a garantire la tonalità della pelle del soggetto. Nella maggior parte dei casi la componente artificiale è talmente invisibile che non si nota neppure. Nonostante le moderne tecniche di ricostruzione, le cicatrici e i cambiamenti della pelle spesso possono apparire sgradevoli esteticamente. Per nasconderli esiste una particolare tecnica di trucco, denominata «camouflage», con la quale è possibile, utilizzando particolari paste dai colori della pelle, coprire tali zone problematiche. Questo tipo di trucco ha una durata di 48 ore, è resistente all’acqua e si può apprendere dalla propria estetista. In seguito ad un intervento alla mascella, al palato o alla lingua il timbro della voce può risultare diverso. Tumore alla laringe Nei tumori alla laringe talvolta è necessario asportare l’intera laringe, di conseguenza il paziente perderà la sua voce naturale. Imparando tuttavia a usare una voce sostitutiva, il soggetto sarà in grado di comunicare, utilizzando una fra le varie tecniche di creazione di suoni. Dopo l’asportazione della laringe, il soggetto respira tramite un’apertura nella gola che si apre direttamente sulla trachea, e poiché il respiro non passa più attraverso il naso, il paziente non potrà più sentire odori, starnutire, soffiarsi il naso ed anche tossire sarà più difficile. Le capacità olfattive invece di solito rimangono invariate. Durante i baci, alla partner forse potrebbe dare fastidio il fatto che possa sentire il vostro respiro in un punto diverso, ma con il tempo sicuramente si abituerà. Per evitare che si creino odori nella trachea, si consiglia di non mangiare piatti conditi con aglio o spezie forti. La «nuova» voce risulterà più monotona di quella naturale e non sarà possibile esprimere verbalmente i propri sentimenti come si desidera. Eventualmente, prima di coccolarvi, mettetevi d’accordo di non parlare. 23 Chemioterapia 24 Ripercussioni sulla costituzione fisica In alcuni casi viene effettuata la chemioterapia, ovvero una terapia che prevede l’uso di sostanze che bloccano la crescita delle cellule neoplastiche, provenienti dal gruppo di farmaci cosiddetti citostatici. Questi farmaci tuttavia non attaccano solamente le cellule tumorali ma anche quelle sane del corpo che si riproducono. I possibili effetti collaterali variano a seconda del tipo e della dose del farmaco o dei farmaci, oggi però è possibile eliminarli in modo quasi totale grazie ad apposite misure preventive. Gli effetti collaterali cambiano notevolmente anche da un paziente all’altro e riguardano il midollo osseo (dove vengono prodotti i globuli bianchi e quelli rossi), le mucose e l’apparato digerente. Queste cellule si riproducono con una frequenza particolarmente alta, come appunto anche le cellule tumorali. In un primo momento i farmaci provocano debolezza, nausea e senso di vomito, in alcune persone la caduta parziale o totale dei capelli che comunque ricrescono dopo un determinato lasso di tempo. Nella maggior parte dei casi i farmaci vengono somministrati per via endovenosa e hanno delle conseguenze in tutto il corpo. In alcuni casi si sceglie una somministrazione limitata localmente, come ad esempio il riempimento temporaneo della vescica con un citostatico per prevenire una ricrescita del tumore testicolare. Conseguenza di tale trattamento è la comparsa di irritazioni della vescica e dell’uretere e possibili dolori durante il rapporto sessuale. Chemioterapia, desiderio sessuale ed erezione È possibile evitare o limitare gli effetti collaterali della chemioterapia, tuttavia a causa delle condizioni cui il soggetto è sottoposto durante e al termine del trattamento, il desiderio sessuale può risultare minore. Se il paziente dopo 1–2 settimane si riprende in modo generale, solitamente ritorna anche il desiderio sessuale. Solo in pochi casi la chemioterapia causa un netto abbassamento del livello di produzione di testosterone. Alcuni farmaci che vengono somministrati per ridurre la nausea causata dalla chemioterapia possono disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale, mentre solo in pochi casi il trattamento farmacologico usato nell’ambito della chemioterapia può danneggiare i nervi e quindi causare problemi erettivi. Non è insolito che durante la chemioterapia possa insorgere un senso di insoddisfazione verso il proprio corpo: la perdita di peso, a volte accompagnata dalla perdita dei capelli, l’utilizzo di eventuali cateteri forse per settimane e mesi, possono influire negativamente sull’autostima (vedi anche «Accettare se stessi»). Chemioterapia e fertilità La chemioterapia può portare alla riduzione o alla perdita della fertilità in quei casi in cui vengono combinati più cito- statici, e uno di questi appartiene al gruppo degli alchilanti, un tipo di farmaco che riduce o blocca anche la crescita delle cellule seminali. Riacquistare la fertilità al termine della chemioterapia dipende dal tipo del farmaco e dalla dose con cui viene somministrato. Il periodo di ripresa può durare anche due anni. Poiché non è possibile escludere totalmente il rischio di danni alle cellule seminali (che può causare malformazioni fetali durante la gravidanza), si consiglia di utilizzare, durante il periodo di chemioterapia e fino al termine stabilito dal medico curante, il metodo contraccettivo più idoneo. Ad ogni modo non ci sono motivi per cui la coppia non possa avere bambini, molti pazienti affetti da un tumore hanno bambini sani, e il rischio di malformazioni fetali in questo gruppo di soggetti non è maggiore rispetto ad altri. 25 26 Procreazione e contraccezione Alle coppie che desiderano figli si consiglia di consultare il proprio medico curante ed è comunque buona norma aspettare un determinato lasso di tempo in seguito a trattamenti di chemioterapia e radioterapia. È importante chiarire aspetti come la necessità, il tipo e la durata della contraccezione poiché non tutti i mezzi contraccettivi sono idonei. L’uomo può utilizzare i preservativi, alla donna invece si consigliano pillole contraccettive ormonali o dispositivi intrauterini a base di rame (spirale), o ancora contraccettivi meccanici (diaframma) o chimici (ad esempio ovuli vaginali) o naturali (ad esempio il metodo del calendario). L’affidabilità e la praticità di queste varie forme di contraccezione varia molto. Se la coppia non vuole più avere bambini si potrebbe pensare anche alla sterilizzazione dell’uomo o della partner, ma quale sia il metodo più adatto lo deciderà la coppia con l’aiuto del proprio medico. Ormonoterapia Ambito di applicazione della terapia ormonale L’ormonoterapia (o terapia ormonale), ovvero una terapia che influisce sugli ormoni sessuali del soggetto, viene utilizzata per combattere quei tumori la cui crescita è ormonodipendente. Nel caso di uomini si tratta del tumore alla prostata collegato al testosterone che viene prodotto prevalentemente nei testicoli, mentre solo circa un decimo viene dal surrene. Lo scopo di questa terapia è di bloccare la crescita delle cellule neoplastiche sottraendogli l’ormone da cui dipendono. Forme della terapia ormonale e ripercussioni sulla vita sessuale Ci sono varie forme di ormonoterapia: la rimozione chirurgica di entrambi i testicoli (orchiectomia) fa abbassare il livello di testosterone nel sangue molto rapidamente, la somministrazione di farmaci del gruppo dei cosiddetti analoghi LH-RH, invece, blocca la crescita di ormoni maschili nei testicoli. In seguito alla somministrazione di ormoni femminili (estrogeni) il livello di testosterone nel sangue può essere ridotto al minimo, ma per via dei possibili effetti collaterali soprattutto nei confronti del sistema cardiocircolatorio, questa forma terapeutica viene impiegata solamente in casi estremi. Gli antiormoni, più precisamente gli antiandrogeni, sviluppano un effetto diverso, allontanando il testosterone da quei punti del corpo dove solitamente agisce. L’ormonoterapia spesso porta ad una riduzione del desiderio sessuale. Molti uomini accusano problemi erettivi, nel senso che le erezioni sono meno frequenti, richiedono più tempo per svilupparsi e/o sono meno stabili (disfunzione erettile), e talvolta è più difficile arrivare all’orgasmo. Durante il periodo di trattamento, la fertilità in molti casi tende a diminuire, inoltre possono verificarsi vampate di calore e accessi di sudore. Questi effetti collaterali, comunque, 27 28 scompaiono al termine della terapia farmacologica. Possono inoltre verificarsi cambiamenti in alcune caratteristiche del corpo dell’uomo. In seguito alla terapia con estrogeni si riscontrano frequentemente gonfiori dolorosi delle ghiandole mammarie (ginecomastia), situazione che si crea talvolta anche nel caso di trattamenti con agenti antiandrogeni e si può evitare sottoponendo le ghiandole mammarie a radiazioni prima dell’inizio della terapia. La terapia ormonale influisce sulla psiche? Durante l’ormonoterapia gli uomini hanno l’impressione di essere privati di una parte della loro mascolinità, è possibile che avvertano anche la paura di effeminarsi. L’origine di queste sensazioni non è ancora chiara, ma la maggior parte degli scienziati parte dal presupposto che ciò si sviluppi in base al rapporto tra il corpo e l’ambiente, contesto nel quale anche gli ormoni giocano un ruolo fondamentale. Le opinioni sul tipo di rapporto tuttavia sono discordanti, si è d’accordo invece sul fatto che il sentirsi ragazzo o ragazza sia una condizione che si sviluppa nella prima infanzia, al più tardi entro il 5° o il 6° anno di vita, dopodichè si determina una stabilità del sesso. La perdita degli ormoni maschili nelle persone più mature non ha alcuna influenza sulla condizione di sentirsi uomo. Alcuni uomini temono di diventare omosessuali in seguito alla terapia ormonale, ma va detto che l’omosessualità non è una questione di ormoni, bensì un orientamento psichico verso persone dello stesso sesso. Chi prima della terapia era omosessuale lo sarà anche dopo, e lo stesso vale per chi è eterosessuale: chi si sentiva attratto dalle donne, dopo la terapia si sentirà nello stesso modo. Gestione di problemi particolari Mascolinità e sessualità Così come nelle varie culture ci sono vari costumi e opinioni su ciò che è maschile o femminile, anche nella sessualità ci sono orientamenti diversi, si discute ad esempio su chi dovrebbe avere il ruolo dominante nel gioco di coppia. Gli uomini ad esempio imparano che spesso vengono valutati in base alle loro prestazioni e il desiderio di avere successo nelle proprie prestazioni può permettere di raggiungere ottimi risultati nel lavoro ma può avere anche ripercussioni negative nella vita privata. E forse questo è anche ciò che accade nei rapporti sessuali il cui «successo» sembra dipendere dal raggiungimento di un determinato traguardo. Poiché sembra far parte della mentalità dell’uomo pensare di dover sempre avere un ruolo attivo e trainante, la sessualità spesso viene vissuta come se tutta la responsabilità per riuscire nella prestazione sessuale sia a carico dell’uomo. Un uomo «vero» sa benissimo come si fa e non ha quasi mai il coraggio di chiedere alla partner ma parlarne con lei, tuttavia, non è affatto un segno di debolezza. Molti uomini credono inoltre di dover essere sempre «pronti» anche se la partner non fa niente, venire stimolati dalla partner sembra un idea strana, ma in alcuni casi può essere d’ aiuto, quando ad esempio per via della terapia l’uomo ha problemi di erezione. Alle volte essere più passivi in certi momenti del rapporto permette di concentrarsi sui propri sentimenti e quindi di avere anche una maggiore sensibilità. Che una donna possa non avere voglia di sesso e dica di no, oggi viene accettato da quasi tutti gli uomini senza problemi. Nel caso degli uomini invece è diverso, loro devono sempre essere in grado di reagire in termini sessuali, e questo a prescindere dai sentimenti. La realtà invece è che il loro desiderio sessuale viene influenzato in modo negativo o positivo da una miriade di fattori. 29 30 Soprattutto in situazioni particolari, come ad esempio nella gestione di un tumore, il bisogno di avere qualcuno vicino è molto forte, anche senza che ci debba essere un desiderio sessuale, e questo è del tutto normale. L’essere maschio è stato spesso legato ai risultati delle proprie prestazioni, ma oggi l’uomo dovrebbe riflettere e cercare di vedere le cose con una maggiore apertura mentale. Se volete che le cose cambino, siate pazienti e comprensivi con voi stessi e la vostra partner. La paura della «prima volta» Se dopo un trattamento vi avvicinate nuovamente a un rapporto sessuale, avrete forse la paura che le cose non siano come prima, forse avrete paura di poter sentire dolori durante il rapporto oppure di non arrivare più all’orgasmo. Spesso la «prima volta» ci si sente sotto pressione oppure si ha la paura di poter delude- re la partner. Per alcuni uomini potrebbe essere utile riuscire a capire prima da soli che grado di sensibilità sessuale riescono ad avere, in questo modo probabilmente sarà più facile arrivare di nuovo ad avere con la partner rapporti sessuali soddisfacenti. Problemi momentanei o di lunga durata? Molti problemi sessuali che insorgono dopo una terapia antitumorale sono di natura passeggera, mentre alcuni trattamenti antitumorali possono anche provocare cambiamenti permanenti delle funzionalità fisiche-sessuali. Prima di un intervento non è possibile anticipare in quale misura l’uomo sarà soggetto ad alterazioni, ma una volta scoperta la causa di una disfunzione di lunga durata si possono utilizzare appositi strumenti; e anche se questi non fossero adatti al vostro caso oppure se rifiutate di utilizzarli, esistono altre possibilità per ritrovare l’armonia sessuale nella coppia. Cause fisiche oppure psichiche? Diagnosi per problemi a lungo termine Conoscendo le condizioni in cui insorgono i problemi è possibile stabilire in linea di massima se questi sono dovuti a cambiamenti fisici o di natura psichica. Se ad esempio è difficile avere un’erezione oppure se l’erezione dura troppo poco, bisogna chiedersi se il problema sia legato alla situazione che si sta vivendo. Succede solo con la partner oppure anche quando vi stimolate da soli? L’erezione migliora se vi trovate in una situazione distesa e rilassata? Se il problema insorge indipendentemente dalla situazione potrebbe significare che si tratti in prima linea di una fattore fisico, se invece non fosse possibile individuare le cause, la disfunzione potrebbe essere dovuta a condizioni psichiche. L’elemento scatenante potrebbe essere ad esempio la paura di non riuscire; è molto probabile che alcune condizioni di tensione rendano le relazioni sessuali più difficili. Se alcuni mesi dopo il trattamento i problemi persistono e non migliorano, è consigliabile cercare aiuto. La prima persona di riferimento è ad esempio il vostro medico curante che conosce voi e la vostra storia clinica, inoltre è importante affidarsi a una persona che si dimostri aperta e comprensiva, infatti il medico dovrà dedicare molto tempo per poter discutere con voi il problema. Verranno trattati anche argomenti molto intimi: ad esempio come era il vostro rapporto sessuale prima della terapia antitumorale e com’è il rapporto di coppia ora; questo permetterà al medico di farsi un’immagine chiara della vostra situazione. Bisogna anche tener conto di eventuali altre malattie, come per esempio il diabete oppure l’alta pressione, che possono influire negativamente sulla sessualità. Talvolta parlare apertamente rappresenta già una terapia molto efficace e insieme risulta più facile valutare i vari passi da fare, soprattutto 31 32 per decidere se effettuare ulteriori esami e/o chiedere un altro consulto presso altri enti dedicati alla diagnostica e al trattamento di disfunzioni sessuali (vedi indirizzi alla fine dell’opuscolo). dispendioso e fornisce solo dati generali di carattere orientativo. Oggi viene usato solamente in casi particolari poiché esistono altri metodi diagnostici che forniscono indicazioni più precise. Per risolvere problemi di tipo sessuale ci si può sottoporre a vari esami e test. Analizzando il sangue è possibile rilevare ad esempio il livello di testosterone (vedi «Ormonoterapia»). Alcuni esami possono stabilire se le cause delle difficoltà di erezione sono legate a un’irrorazione sanguigna limitata oppure a un flusso sanguigno insufficiente verso il pene. Una volta la frequenza e l’ampiezza dell’erezione durante la notte erano fattori molto importanti. Un uomo sano durante il sonno ha in media 4–5 erezioni, se queste vengono a mancare potrebbe trattarsi di un cambiamento a livello organico, ma può succedere tuttavia anche nel caso di disturbi del sonno. Nel caso di erezioni che avvengono durante la notte e nelle ore mattutine si tratta spesso di cause di natura psichica, tuttavia anche alcune neuropatie si manifestano nello stesso modo. Eseguire gli esami necessari in modo preciso spesso è molto Il farmacotest, uno tra i mezzi diagnostici più diffusi, consiste nell’iniezione di una sostanza vasodilatatrice (solitamente il farmaco prostaglandina E1) nel corpo cavernoso mediante una siringa ad ago fine ed è meno doloroso di un prelievo di sangue al braccio. Grazie al farmaco iniettato le cellule del corpo cavernoso si allargano e permettono un maggiore afflusso di sangue e quindi l’irrigidimento del pene. Se ciò non dovesse verificarsi potrebbe darsi che l’afflusso di sangue sia troppo limitato e che il deflusso sanguigno del pene non venga rallentato sufficientemente. Grazie ai moderni sistemi utilizzati per gli esami ultrasonografici (sonografia duplex e a colori) è possibile analizzare sia il flusso sanguigno sia lo stato dei vasi e delle altre strutture del pene. Dopo l’iniezione di una sostanza vasodilatatrice si possono vedere i restringimenti nel sistema vascolare e i cambiamenti del corpo cavernoso del pene. Qualora la causa dei problemi erettivi fosse un deflusso intenso del sangue dal corpo cavernoso del pene e si decidesse di intervenire chirurgicamente (se altri metodi terapeutici non portano ai risultati desiderati), si procederà con un accertamento preciso della situazione del deflusso sanguigno (mediante cavernosometria) e un’indagine radiografica (cavernosografia). Per migliorare le capacità erettili si possono eventualmente asportare alcuni vasi responsabili del deflusso sanguigno. È possibile verificare anche lo stato dei nervi. La funzione del nervo pudendo, necessario per il mantenimento dell’erezione del membro, può essere testata medianti i riflessi. In questo caso il pene viene sottoposto a stimolazione elettrica, successivamente viene misurato quanto tempo si contrae il muscolo bulbo cavernoso (latenza del riflesso bulbo cavernoso). La valutazione delle funzionalità dei nervi che servono all’induzione dell’erezione (nervi cavernosi o nervi erigenti) si trova tuttora in fase di studio. Esistono due metodi di indagine che vengono utilizzati con maggiore frequenza: una prevede la misurazione, come nel caso dell’elettrocardiogramma per il cuore, delle attività elettriche del muscolo del corpo cavernoso (EMG del corpo cavernoso). I muscoli, contraendosi e rilassandosi, determinano le dimensioni dei corpi cavernosi penieni che si riempiono di sangue e sono quindi molto importanti per l’erezione del membro. Se l’attività elettrica presenta cambiamenti rilevabili, i muscoli hanno subito un danno oppure i nervi che governano 33 34 l’erezione presentano disfunzione. una Il secondo metodo (risposta simpatico-cutanea del pene) utilizza un riflesso: stimolando leggermente un punto sul braccio viene favorita la sudorazione cutanea, misurata sulla pelle peniena. Il tempo che trascorre tra lo stimolo e l’inizio della sudorazione è un ottimo sistema per valutare la funzionalità di una parte dei nervi cavernosi. Mente ed erezione Le capacità erettive vengono influenzate, anche nell’uomo sano, da vari tipi di paure e angosce. Se siete troppo concentrati su voi stessi e sulle vostre prestazioni, rischiate di raggiungere il risultato opposto a quello desiderato, di conseguenza il desiderio viene a mancare e il membro non si irrigidisce oppure l’erezione non dura abbastanza. Inoltre, invece di lasciarvi andare nella stimolazione controllate tutto ciò che accade e se poi per una volta si verificano dei pro- blemi di erezione, si teme che anche in futuro il pene non raggiunga un irrigidimento sufficiente. Il pensiero che la malattia oppure la terapia possano automaticamente influire in modo negativo sulla sessualità rende la situazione ancora più difficile. Non riuscendo ad allontanarsi da questo modo di pensare, la paura cresce ogni volta e la probabilità di avere un’erezione diminuisce sempre di più. È importante cercare di cambiare atteggiamento e parlare apertamente con la partner, creare un’atmosfera rilassata durante il rapporto sessuale, riflettere sulle proprie abitudini sessuali e magari trovare il modo di esser maggiormente stimolati: spesso compiere questi passi è già sufficiente per ritornare ad una vita sessuale che soddisfa entrambi. Se in questo modo non si riesce a trovare una soluzione soddisfacente, nel caso di difficoltà erettive di natura psichica una seduta con un esperto medico-sessuologo potrebbe sbloccare la situazione. Qualora il problema fosse più complesso esistono vari trattamenti terapeutici di tipo psicologico che si concentrano soprattutto sui problemi sessuali (terapia sessuale) oppure in prima linea sull’intera personalità (psicoterapia). Cosa fare in caso di problemi di erezione di natura fisica? Grazie ai metodi diagnostici di cui disponiamo oggi è possibile circoscrivere in modo abbastanza preciso la causa delle disfunzioni erettili (vedi anche «Problemi momentanei o di lunga durata?») per stabilire successivamente le forme terapeutiche più idonee. Trattamento con testosterone Quando in seguito ad un trattamento antitumore si verificano problemi erettivi oppure un calo del desiderio sessuale, e qualora l’esame del sangue rilevasse un livello di testosterone basso, si potrebbe procedere con la somministrazione di tale ormone tramite un’iniezione intramuscolare oppure mediante un apposito cerotto che rilascia in modo naturale il testosterone nel corpo per un determinato lasso di tempo. In caso di un tumore prostatico il trattamento con testosterone non è consentito poiché favorirebbe la crescita della malattia. Sildenafil (Viagra®) Per iniziare un’erezione in modo naturale, i nervi trasmettono al pene determinati impulsi aumentando in tal modo la produzione di una sostanza denominata guanosin monofosfato ciclico (cGMP), che è responsabile dell’allargamento dei corpi cavernosi e dei vasi sanguigni. In seguito ad un maggiore afflusso di sangue nel pene si ottiene l’erezione che viene mantenuta grazie al cGMP e per potersi nuovamente rilassare il corpo produce determinate sostanze che decompongono il cGMP. Qualora quest’ultimo fosse presente nei corpi cavernosi solo in quanti- 35 36 tà ridotta, si avrebbe un’erezione debole. È in questa fase che agisce la sostanza denominata sildenafil (nota col nome commerciale Viagra) rendendo inefficaci le sostanze che decompongono il guanosin monofosfato ciclico. In questo modo il cGMP si accumula nei corpi cavernosi prolungando l’effetto dell’erezione. Il sildenafil può aiutare nel caso di problemi erettili che sono da ricondurre a cause fisiche, come ad esempio un minore afflusso di sangue oppure una disfunzione dei nervi. Poiché il sildenafil è in grado solamente di aumentare l’effetto dei nervi che conducono all’erezione, non ha alcun effetto nel caso di interruzione totale dei nervi. Anche se la stimolazione psichico-emozionale viene a mancare, non ci sarà quasi nessun effetto. La pillola fa effetto dopo circa un’ora dalla somministrazione e stimolando alcune fantasie erotiche e toccando le zone erogene sarà possibile ottenere un’erezione del pene. Fra i possibili effetti collaterali: mal di testa, vampate di calore, disturbi intesti- nali, gonfiore delle mucose nasali (naso chiuso) oppure disturbi della vista (alone blu). Tuttora non si è ancora in grado di valutare scientificamente la gravità di possibili danni causati da un trattamento di lunga durata. Gli uomini che fanno uso di farmaci a base di nitrati oppure donatori di ossido di azoto non devono assolutamente utilizzare questo farmaco. Inoltre, va posta una particolare attenzione anche quando sussiste il rischio di infarto in seguito a sforzo fisico. Pompe a vuoto Un cilindro in materiale plastico trasparente viene applicato al pene, dopodichè tramite un pompa a vuoto manuale o elettrica viene fatta uscire l’aria dal cilindro creando un vuoto. In questo modo i corpi cavernosi penieni vengono allargati favorendo l’afflusso di sangue al pene e facendolo irrigidire gradualmente. Una volta raggiunto l’irrigidimento massimo, l’accumulo di sangue viene mantenuto per mezzo di una fascia elastica fissata alla base del pene per mantenere l’erezione. La durata della tenuta venosa artificiale non dovrebbe superare i 30 minuti. Eventuali nervi lesionati o un minore flusso sanguigno non influiscono sull’efficacia della terapia. È possibile evitare eventuali dolori nel pene o i fastidi causati dalla fascia elastica posta attorno al membro usando il dispositivo in modo diverso. Lievi arrossamenti della pelle guariscono da soli. Nella maggior parte dei casi l’eiaculazione molto scarsa o assente. Gli effetti collaterali di questo metodo sono in generale molto limitati, si tratta in prevalenza difficoltà di tipo psicologico derivanti dalla paura di dover usare questo dispositivo ma con un po’ di fantasia è possibile integrare comunque familiarizzare senza problemi con questa fase apparentemente più «tecnica» del rapporto sessuale. Terapia SKAT (terapia di autoiniezione) La terapia prevede che il paziente introduca una certa quantità di una sostanza vasodilatatrice (solitamente il farmaco prostaglandina E1) nel corpo cavernoso tramite un’iniezione nel pene con una siringa ad ago fine. Grazie alle sottili dimensioni dell’ago la somministrazione è praticamente indolore. La dose necessaria viene stabilita di caso in caso a seconda delle esigenze del paziente. In seguito all’allargamento dei corpi cavernosi e al maggiore afflusso di sangue al pene, dopo circa 10–20 minuti, o in presenza di un irrorazione inferiore, poco tempo dopo, viene raggiunta l’erezione che, in funzione della dose somministrata e del livello di sopportazione del paziente, dura dai 20 ai 60 minuti. La terapia è efficace sia in presenza di nervi lesionati sia in presenza di un flusso sanguigno ridotto. Questa terapia fa effetto nel 70-90 % circa degli uomini e tra gli svantaggi riscontrati vi sono possibili dolori al pene, e in caso di 37 38 disinfezione insufficiente si possono presentare anche rischi di infezione, e in casi molto rari un’erezione di durata superiore alle due ore (cd. priapismo) che va trattata tempestivamente adottando le contromisure più idonee. Fatevi spiegare esattamente dal medico cosa fare in questi casi. Non si conoscono ancora tutti gli effetti indesiderati in seguito ad un’applicazione prolungata di tale terapia. Raramente sono stati riscontrati cambiamenti nei tessuti del pene in caso di uso prolungato per diversi anni. Effettuate delle visite mediche regolari per definire con lo specialista azioni preventive prima dell’insorgere di eventuali problemi o azioni curative nella fase iniziale dell’evento. In via preventiva i medici consigliano di non utilizzare la tecnica SKAT più di due volte a settimana. Impianti penieni I mezzi artificiali che aiutano ad ottenere l’erezione vengono inseriti chirurgicamente nel corpo cavernoso e sono quindi dei veri e propri impianti. Si distinguono due tipi di impianti, quelli consistenti in stecche flessibili e quelli con cilindri (sistemi idraulici). Le stecche flessibili vengono inserite mediante un intervento chirurgico abbastanza semplice, il pene rimane sempre gonfio in misura dell’80 % ma può essere abbassato a circa 45 gradi rispetto al corpo. Il pene si trova quindi in uno stato di semirigidità ed è più o meno riconoscibile in alcune situazioni particolari, ad esempio durante lo sport o in sauna. Il disagio può facilmente essere superato usando eventualmente delle speciali mutande contenitive particolarmente utili in questi casi specifici. Per quanto riguarda i sistemi idraulici vengono solitamente impiegati quelli costituiti da tre elementi. Nel momento desiderato i cilindri vengono riempiti, mediante una pompa con un liquido per irrigidire il pene; la pompa si trova nello scroto e il serbatoio del liquido viene inserito nell’addome. L’erezione si conclude azionando una valvola posta sulla pompa. Nel caso di sistemi idraulici l’intervento chirurgico è tecnicamente più complesso, e anche le complicazioni sono maggiori rispetto alle stecche flessibili. L’impianto idraulico non è visibile dall’esterno ed è necessario aspettare almeno sei settimane dopo il suo inserimento prima di poter avere rapporti sessuali. Talvolta, come nel caso di infezioni o rigetto, è necessario sostituire o rimuovere l’impianto. L’uso di questi impianti danneggia quasi del tutto ed irrimediabilmente i corpi cavernosi, infatti questo metodo viene consigliato solo nel caso in cui altre soluzioni non hanno avuto successo oppure non sono risultate idonee. Prima di prendere una decisione si consiglia in ogni caso di consultare un medico specialista (ad esempio un urologo). Cosa fare in caso di problemi erettivi di natura psichica? Accettare la malattia a livello mentale spesso richiede un periodo lungo nel quale il soggetto passa attraverso varie fasi. In questa situazione sono importanti vari fattori: il modo in cui il paziente vede se stesso e l’ambiente, la situazione patologica, la terapia e gli effetti collaterali come anche i rapporti interpersonali, ad esempio in famiglia o con gli amici. Potrà capitare che la persona si tira indietro, si chiuda in sé stessa e diventi passiva, oppure altre situazioni in cui si sente particolarmente attiva e avverte un forte bisogno di amore e sessualità. Soprattutto per gli uomini a volte è difficile accettare il fatto che il desiderio sessuale dipende da tanti fattori perchè credono di dover «funzionare» sempre, e quindi si sentono sotto pressione. Anche se la situazione richiede una buona dose di coraggio, è importante parlare con la partner di come ci si sente, anche per evitare di creare malintesi oppure di ferire invo- 39 40 lontariamente l’altra persona. L’assenza del desiderio sessuale nella fase più difficile di gestione della malattia non deve essere motivo di preoccupazioni. Prendetevi tutto il tempo necessario per affrontare la vostra malattia e non preoccupatevi se nel rapporto sessuale le cose non funzionano come prima. Se vi sentite a terra e non vedete alcuna speranza per il vostro futuro potrebbe essere utile chiedere aiuto ad uno specialista. Anche se la vita riprende come prima, può darsi che manchi il desiderio e mediante le analisi sopra descritte è possibile stabilirne le cause e, qualora fossero coinvolti cambiamenti del corpo, trovare le soluzioni più adatte. Parlare apertamente con il medico o il sessuologo spesso è già un grande aiuto. A volte forse mancano solo alcune informazioni importanti, ad esempio sapere quali sono le pratiche sessuali più adatte alla vostra situazione, oppure riconoscere che determinate attività sessuali non sono dannose per la salute e sono del tutto «normali» dal punto di vista morale. Che cosa si può fare se parlare non basta per riparare il danno psicologico? In queste situazioni una terapia sessuale o psicologica può essere d’aiuto. Gli istituti elencati alla fine del presente opuscolo offrono varie forme terapeutiche oppure possono fornire l’assistenza necessaria nella ricerca del terapeuta più adatto. La terapia sessuale si occupa in prima linea della soluzione del problema sessuale. Il terapeuta sessuale fornisce indicazioni concrete in modo da poter eseguire a casa, da soli oppure con la propria partner degli esercizi sessuali mirati. Durante le sedute con il terapeuta vengono discusse le proprie esperienze e le sensazioni. La storia della propria vita, la situazione attuale e il rapporto di coppia vengono coinvolti, ma sempre e solo allo scopo di aiutare a risolvere il problema sessuale. La psicoterapia si concentra invece sulla vita psicologica del soggetto, sui conflitti e sulle paure che possono influire negativamente sulla sfera ses- suale. Oggi esistono talmente tante forme terapeutiche che un paziente non riesce facilmente ad orientarsi verso la scelta giusta. Il successo della terapia si basa soprattutto su un rapporto terapeutico caratterizzato da rispetto, comprensione e calore umano tra le varie parti coinvolte. Eiaculazione precoce L’eiaculazione precoce può verificarsi in seguito ad un trattamento antitumorale, non rientra tuttavia fra i problemi più frequenti di pazienti affetti da tumori. Nel caso di un rapporto sessuale di breve durata per scelta della coppia ovviamente non si parla di eiaculazione precoce. Il fenomeno, apparentemente molto ricorrente fra gli uomini, si riferisce a quella situazione in cui l’eiaculazione avviene già prima della penetrazione del pene nella vagina. Elemento caratterizzante di questa condizione non è appunto il lasso di tempo che trascorre fino al raggiungimento dell’orgasmo ma il fatto che l’uomo non riesce a controllare il momento dell’eiaculazione o lo fa solo in parte. Gli uomini che presentano problemi erettivi in seguito ad un trattamento antitumorale spesso perdono la capacità di controllare il momento dell’orgasmo. In molti casi il problema può essere risolto imparando a controllare l’eccitazione. Incontinenza Molti uomini, dopo un’operazione alla prostata, soffrono di incontinenza, ovvero di perdita involontaria di urina. Sono due i muscoli responsabili per la chiusura della vescica, lo sfintere interno e quello esterno. Spesso in seguito all’intervento chirurgico si verifica un indebolimento temporaneo dell’anello muscolare sfinterico della vescica. Se durante l’operazione è stato asportato il muscolo interno, quello esterno deve abituarsi ad una attività maggiore. Solitamente il periodo di adattamento del muscolo è di 6–12 setti- 41 42 mane, può tuttavia durare anche un anno intero anche con l’aiuto di esercizi mirati a rafforzare il muscolo indebolito. Si parla di incontinenza da stress o da sforzo (leggera, cd. di tipo I) se il fenomeno si verifica quando il corpo è sottoposto a sforzi, ad esempio quando si tossisce oppure quando si portano pesi eccessivi. In casi molto rari, ad esempio in presenza di tumori estesi, può succedere che durante l’intervento anche lo sfintere esterno venga asportato oppure danneggiato in modo irrimediabile. Qualora mancasse del tutto la chiusura della vescica, si parla di incontinenza totale che si manifesta in una perdita incontrollata assoluta. Per i vari tipi di perdita urinaria esistono diversi tipi di salva slip di tessuto in grado di assorbire il liquido senza farlo trapassare. In molti casi può aiutare una ginnastica specifica per il pavimento pelvico con la quale viene esercitato lo sfintere esterno. In questo modo è possibile migliorare la situazione, se non addirittura risolvere completamente il problema dell’incontinenza. Durante l’elettroterapia vengono stimolati, con flussi di corrente elettrica, i muscoli del pavimento pelvico. Qualora questo metodo non fosse efficace oppure in caso di incontinenza totale, è possibile inserire una fascetta attorno all’uretere, creando quindi uno sfintere artificiale. Fino all’operazione, oppure se non è previsto un intervento chirurgico, è possibile usare una sacca di raccolta per urina che consiste in una specie di preservativo fissato al pene mediante una superficie collante, con un tubo collegato ad un sacchetto fissato alla gamba. In ogni caso si consiglia di non nascondere l’incontinenza ma di parlarne con il proprio medico. Dolori lombari, alla testa e addominali Dolori durante i rapporti sessuali I dolori nella zona addominale in seguito all’asportazione di un tumore possono avere cause diverse: ad esempio ferite interne non ancora cicatrizzate, tessuti «incollati» all’interno della zona addominale successivamente al processo di guarigione. I dolori durante il rapporto sessuale possono insorgere in alcune parti del corpo ed anche nella regione dei genitali; in questa zona ad esempio si verificano in seguito ad un’apertura nel busto eseguita per l’asportazione di un tumore polmonare. Inoltre, dopo la chemioterapia talvolta il paziente avverte un formicolio nelle mani e ai piedi. Spesso i dolori si manifestano in seguito a posture scorrette e poco naturali assunte per lungo tempo, che appunto dovrebbero servire a evitare i possibili dolori. Adottando questa postura si creano tensioni in tutto il corpo che possono essere la causa di mal di testa, malessere generalizzato oppure dolori anche più forti. È importante eseguire regolarmente esercizi per il corpo per sbloccare le tensioni e riequilibrare le posture sbagliate (ginnastica, ginnastica medica). Si consiglia di dedicarsi regolarmente all’attività fisica moderata che aiuta a rafforzare lo stato fisico ma anche l’equilibrio psichico. Non c’è bisogno di soffrire inutilmente, sfruttando le varie possibilità di trattamento in questi casi si potranno ridurre i dolori o eliminarli del tutto. Altrimenti per risolvere il problema si consiglia di seguire alcune indicazioni: ➤ Pianificate il rapporto sessuale per quel periodo di tempo in cui l’intensità del dolore è minore. ➤ Raccontate alla vostra partner dei punti che vi provocano maggior dolore in modo da poterli evitare o farci attenzione. 43 44 ➤ In presenza di dolori, concentratevi sui sentimenti e sulle sensazioni piacevoli. Spesso le sensazioni dolorose passano in secondo piano se riuscite a pensare ad altro. I dolori nella zona dei genitali durante il rapporto sessuale possono avere cause diverse: un’irritazione della prostata o dell’uretere, ad esempio dopo una radioterapia, può causare un’eiaculazione dolorosa, ma dolori di questo genere sono piuttosto rari. All’insorgere di eventuali dolori nei genitali si consiglia di consultare tempestivamente un medico. Vivere con uno stoma (apertura artificiale) Il termine «stoma» in ambito medico si riferisce ad un’apertura corporea artificiale. Dopo l’asportazione della vescica esistono diverse possibilità per evacuare l’urina verso l’esterno; una consiste nel creare un’apertura nell’addome, scientificamente si parla di urostomia. Nel caso di un’urostomia con sacchetto esterno si verifica un flusso costante verso il sacchetto dell’urina e se il sacchetto dell’urina si trova nella giusta posizione non ci sono disagi per il rapporto sessuale. Verificate tuttavia prima la tenuta del sacchetto e svuotatelo per assicurarvi che non possano esserci perdite. Possono essere utili anche tessuti protettivi in cotone che coprono lo stoma, oppure indossare la canottiera durante il rapporto sessuale. Risolti tutti i preparativi riuscirete a creare la situazione giusta per non turbare la vostra vita sessuale. Sono infatti idee sbagliate e particolari sensazioni (come ad esempio imbarazzo) a portare alla conclusione che uno stoma non permetta di avere rapporti sessuali. Lo stesso vale per soggetti ai quali è stato applicato uno stoma per l’intestino (anus praeter, ileostomia, colostomia). Per evitare che il sacchetto possa dare fastidio durante il rapporto sessuale, è possibile sostituirlo temporaneamente con uno più picco- lo oppure utilizzare un’apposita chiusura. È possibile fissare il sacchetto al corpo mediante una fascetta oppure alla canottiera, ed è meglio pianificare il rapporto sessuale evitando che si verifichi quando l’uomo effettua (ogni 24–48 ore) lo svuotamento tramite l’irrigazione di liquido. Tra un’evacuazione e l’altra l’apertura dello stoma rimane semplicemente chiusa. Durante il rapporto sessuale si consiglia di non premere troppo forte sulla pancia per evitare il manifestarsi di odori e rumori. Chi vive in prima persona l’esperienza di un’apertura intestinale artificiale può sentirsi molto a disagio. Non poter controllare l’evacuazione di urine e feci per molte persone rappresenta un grande problema, è quasi come fare un passo indietro nella propria educazione quando da bambini la capacità di resistere allo stimolo per poi andare al bagno era un passo fondamentale nell’educazione alla pulizia del proprio corpo. E quindi l’applicazione di uno stoma può sicuramente influenzare l’autostima di una persona. Fra gli adulti di solito non si parla di urine e di feci, si tratta infatti di qualcosa a cui i portatori di stoma devono abituarsi. Le prime reazioni alla nuova realtà spesso sono di disgusto e rifiuto, talvolta espresso dalla partner stessa. È quindi importante allentare ogni tabù e parlare con la propria compagna del problema. Potrete parlarne anche con il vostro stomaterapista oppure rivolgervi a uno dei centri per servizi psicosociali. 45 Dubbi e domande frequenti 46 Il rapporto sessuale può causare una ricaduta? Alcuni pazienti, dopo un trattamento antitumorale, credono di dover rinunciare a qualsiasi tipo di sessualità, forse perchè temono che il rapporto sessuale possa far ricrescere il carcinoma. Questa convinzione tuttavia è priva di qualsiasi fondamento medico, infatti la sessualità vissuta in modo positivo aumenta il benessere psicofisico e ha quindi un effetto stimolante sulla funzione del sistema immunitario. L’idea della rinuncia può avere anche altri motivi. Per alcuni malati il tumore viene associato, consciamente o inconsciamente, ad una forma di punizione. Credono che Dio oppure il fato abbia pietà di loro e li risparmi da una nuova malattia se non avranno più rapporti sessuali. Per alcuni il parere puramente medico sarà di importanza minore. Ma può darsi che il soggetto cerchi una conferma della sua opinione e forse confidarsi con un prete che ha un atteggiamento più aperto o contattare con uno dei consultori elencati alla fine dell’opuscolo potrebbe essere di grande aiuto. Le patologie tumorali possono essere trasmesse per via sessuale? Alcune persone temono che il tumore sia una malattia contagiosa, e ciò che si legge sui giornali tende ad aumentare l’insicurezza. Ma qui vengono confusi due concetti completamente diversi. È giusto dire che molti virus vengono trasmessi da una persona all’altra, ad esempio nei rapporti sessuali. Rientrano fra questi ad esempio alcuni tipi di virus del papilloma che favoriscono la crescita di verruche benigne che sono considerate la causa per lo sviluppo di tumori ai genitali. Moltissime persone, nel corso della loro vita, entrano in contatto con tali virus e ne diventano portatori. Ci sono casi in cui non sanno di essere portatori e altri casi dove i disturbi si manifestano palesemente, ma raramente è possibile che possa svilupparsi un tumore. Un tumore tuttavia non può trasmettersi da una persona all’altra, né con il contatto né per via sessuale. Le persone sottoposte a radioterapia sono radioattive? Nella radioterapia si sfrutta l’energia di onde elettromagnetiche o di particelle per distruggere le cellule maligne del tumore. Nella maggior parte dei casi viene effettuata una radioterapia esterna e raramente il soggetto è sottoposto a radioterapia interna (piccole quantità di materiale radioattivo vengono posizionate nella regione da trattare). Le parti naturali del corpo, in seguito alla radioterapia non diventano radioattive, e anche una radioterapia interna non rende i pazienti radioattivi. Talvolta ai fini della diagnostica o della terapia vengono eseguite iniezioni di sostanze radioattive che vengono trasportate nel circolo sanguigno fino all’area nella quale sono state destinate. Successivamente le sostanze radioattive si decompongono velocemente fino a perdere qualsiasi effetto oppure vengono espulse tramite le urine. Fino al termine della radiazione è necessario rispettare le misure di protezione per l’ambiente circostante. A terapia conclusa non sussiste più alcun pericolo di radiazioni, né per il contatto intimo né in altre situazioni. 47 Consigli generali 48 Accettare se stessi I cambiamenti del corpo richiedono un notevole adattamento psichico alla nuova situazione. Poiché l’immagine del nostro corpo è una parte fondamentale di noi stessi, la perdita di una funzione o un cambiamento esterno può intaccare profondamente il nostro io. Spesso si tratta di dover lasciare qualcosa a cui ci siamo abituati, e in questi casi il distacco è un momento difficile, ma bisogna cercare di superarlo. Provare a consolare la persona semplicemente tranquillizzandola è un gesto affettuoso, tuttavia non aiuta il processo mentale che il soggetto deve percorrere. Anche la partner dovrà adattarsi alla nuova situazione, e da lei dipende come avviene il distacco dal passato e l’accettazione della nuova realtà. Se poi la giovinezza, le prestazioni e l’estetica rappresentano dei forti ideali per il soggetto, questo processo non sarà del tutto facile. Nuove posizioni per un rapporto sessuale più facile Se siete ancora deboli per via della terapia oppure se alcune posizioni vi procurano dolori, cercate di cambiarle introducendo nuove posizioni nei vostri rapporti sessuali. Infatti, non esiste la posizione «ideale» per la nuova situazione, cercate semplicemente di scoprire cose nuove! Chi non ha un partner Il fatto di non avere una partner potrebbe rendere la situazione più difficile, soprattutto se manca anche il sostegno dei familiari o degli amici che è molto importante nei momenti più difficili. Forse temete anche di non essere abbastanza belli da trovare una partner in futuro oppure che una nuova partner possa lasciarvi non appena venga a conoscenza della vostra malattia. Alcuni tumori lasciano tracce ben visibili: cicatrici o disfunzioni di parti del corpo, come ad esempio l’asportazione della laringe. La paura che l’altro non ci accetti è grande. Alcune persone che vi interessano potranno anche rifiutarvi, ma questo succede anche tra persone sane. Il vero ostacolo sarà solo credere che nessuno possa amarvi per via della vostra malattia. Nonostante il tumore o le conseguenze della malattia molti pazienti affetti da carcinoma hanno ritrovato una o un partner. Non fatevi scoraggiare se la situazione dovesse peggiorare temporaneamente. Una volta incontrata una possibile partner vi chiederete probabilmente quando e come parlarle della vostra condizione. Nel caso di segni visibili del tumore potreste affrontare il discorso già al primo incontro, altrimenti si consiglia di non farlo subito. Aspettate fino a quando sarete riusciti a costruire un rapporto di fiducia e cercate il modo giusto per introdurre l’argomento. Evitate di aspettare proprio il momento in cui siete costretti a farlo per le circostanze, cercate un momento tranquillo in un’atmosfera rilassata per parlarne con lei (quindi non solo quando per la prima volta vi fate le carezze più intime). Potreste ad esempio iniziare il discorso dicendo: «ho aspettato a lungo per dirti che avevo un tumore. Ho paura che per questo motivo tu ti possa tirare indietro ...» oppure: «mi è difficile parlarne con te. Ma è importante che tu sappia che anni fa ho sofferto di leucemia. Credi che questo possa ostacolare il nostro rapporto?» Se credete di non poter superare le vostre paure da soli non esitate a chiedere aiuto ad un esperto. Sarebbe molto peggio se, per paura di venire rifiutati, vi ritiraste nel vostro guscio mettendo un muro tra voi e gli altri. 49 Chi mi può aiutare? 50 I gruppi di autoaiuto offrono ai pazienti la possibilità di scambiare esperienze sulle loro paure e sui problemi quotidiani legati alla malattia con persone che si trovano nella stessa situazione. Comprendere le esperienze degli altri e scambiarsi informazioni può essere di grande aiuto. L’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe offre alle persone affette da tumori e ai loro famigliari informazioni e consigli per questioni relative alla cura, ad esempio il ricovero in ospedale per la riabilitazione, questioni legate alla pensione, al riconoscimento dell’invalidità oppure alla possibilità di ricevere aiuti finanziari (vedi «riferimenti»). Non esiste una ricetta comune che spieghi come risolvere correttamente i problemi che i pazienti affetti da tumori devono gestire e superare, ognuno deve trovare la propria strada. E in ogni caso è importante impegnarsi attivamente e prendere in mano la propria vita, riconoscere la nuova situazione come una nuova possibilità, e se necessario farsi aiutare. Annessi Approfondimenti Nel presente opuscolo abbiamo citato più volte gli opuscoli informativi pubblicati dall’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe che possono essere richiesti rivolgendosi direttamente all’associazione del vostro comprensorio (indirizzi a pagina 52). ➤ La radiooncologia La chirurgia dei tumori ➤ Il trattamento farmacologico dei tumori ➤ Come accompagnare un malato di cancro ➤ Tumori e sessualità nella donna ➤ 51 52 Indirizzi utili Sede centrale dell’Assistenza Tumori Alto Adige – Associazione Amministrazione e Uffici Via Tre Santi, 1 39100 Bolzano Tel. 0471 28 33 48 Fax 0471 28 82 82 E-Mail: [email protected] Sede: Via delle Corse, 27 39012 Merano Tel. e Fax 0473 44 57 57 Ambulatorio: Via Roma, 3 39012 Merano Tel. 0473 49 67 15 Ordinazione opuscoli Fax 0471 28 82 82 Sede: Via Ospedale, 13 39028 Silandro Tel. 0473 62 17 21 Sede e Ambulatorio: Via Tre Santi, 1 39100 Bolzano Tel. 0471 28 37 19 Fax 0471 28 82 82 Ambulatorio: Via Principale, 134 39028 Silandro Tel. 0473 73 66 40 53 Sede e Ambulatorio: Largo Cesare Battisti, 6 39044 Egna Tel. e Fax 0471 82 04 66 Ambulatorio Laives: Altenzentrum Via Pietralba, 62 39055 Laives Tel. e Fax 0471 82 04 66 Sede: Via Bruder Willram, 11 39031 Brunico Tel. e Fax 0474 55 13 27 Ambulatorio: Via A. 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