LUIGIA TINCANI Serva di Dio Una Vita per la Verità e per l’Amore 6 Vice Postulazione Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola Questo foglio vuol essere uno strumento di collegamento e di informazione per coloro – amici, insegnanti, giovani in ricerca – che seguono con speranza il processo di canonizzazione della Serva di Dio Luigia Tincani. Si da notizia del cammino della Causa di Canonizzazione. Si fa conoscere ogni volta un momento della vita della Tincani. Si riportano brevi scritti della Serva di Dio. Si da spazio alle testimonianze ricevute fino ad oggi sulla personalità di Madre Tincani e sulle grazie ottenute per sua intercessione. Madre Tincani è fra noi e dimostra la sua affettuosa presenza intercedendo a favore di ammalati, studenti, famiglie e persone in difficoltà che a lei si rivolgono. È una presenza sommessa, silenziosa ma sicura. Si dichiara che con il presente opuscolo non si intende in nessun modo prevenire il giudizio dell’Autorità Ecclesiastica. © 2009 VICIS SRL Agenzia Editoriale Viale delle Provincie, 37 - 00162 Roma - Italy Tel. +39 06 44 25 22 94 www.vicis.it - [email protected] Finito di stampare nel mese di Maggio 2009 La vita di Luigia Tincani Quale donna? Siamo agli inizi del 1900, la donna cerca la sua identità per strade diverse. Anche Luigia Tincani cerca il suo posto nel mondo come donna. Donna dei nostri tempi, che Paolo VI definisce con un’espressione semplice e forte: Ha amato! In che modo? “Si è consacrata a una sola idea, che è di quelle così grandi, così feconde, così vive, così autentiche che riempiono davvero una vita e la possono fare buona, perfetta e così santa ed esuberante da diventare famiglia” (Paolo VI, 1976, 1971). Per Gina Tincani essere donna significò vivere la femminilità in tutta la sua valenza di delicatezza e di dedizione, ma fu anche un soffrire nell’assistere all’emarginazione della donna in campo sociale, nella scuola, nella politica. Donna in famiglia Intelligente, aperta alla relazione con gli altri, abituata in famiglia, fin da bambina, a vivere a un alto livello culturale, era contenta e fiera di essere donna. Il papà Carlo, professore di latino e greco e provveditore agli studi, sapeva di avere in lei una discepola attenta ed entusiasta di fronte a tutti gli aspetti della vita e condivideva con lei, come con tutta la famiglia, la sua esperienza di grande maestro e di studioso. Egli ammirava la forza serena e il coraggio che la moglie sapeva infondergli: poteva studiare solo di sera, dopo giornate intense di lavoro e di studio. La giovane moglie vegliava con lui, gli sedeva accanto col più piccolo dei figli addormentato tra le braccia, pronta a sostenerlo, ad 3 aiutarlo a vincere il sonno e la sfiducia. Nella famiglia si armonizzarono in Gina l’amore per la cultura e l’essere una donna vera, come lo era la mamma, anche se con una maternità spirituale. sero fatto gli studi classici. Quella sofferenza della sua adolescenza si trasformò in forza e alimentò la sua missione culturale a vantaggio delle donne: avrebbe dimostrato che la donna è all’altezza della cultura e della santità! Quale Femminismo? Scoperta di una disuguaglianza Un episodio la fece sentire vittima di una mentalità sbagliata: finita la scuola elementare nel 1898, a Cuneo, ebbe l’affronto di non poter frequentare il ginnasio, cui invece si era iscritto il fratello Andrea: era riservato ai maschi e Gina si dovette accontentare della “complementare” per ottenere il diploma di maestra. Qualche anno dopo Gina e Bice, ai giardini pubblici di Bologna, incontrarono Giovanni Pascoli che si informò dei loro studi e si meravigliò che le figlie del Tincani, detto “il greco” per la sua preparazione in quella lingua classica, non aves4 L’azione della Tincani per elevare la donna scaturì dalla vita di relazione in famiglia e con le compagne, dall’osservazione di alcune donne che la interessavano particolarmente, da uno studio serio della storia che in quegli anni faceva passi da gigante. Se diamo uno sguardo alla biblioteca di Madre Tincani e ci fermiamo sui testi degli anni giovanili, vediamo che essa studiò con particolare attenzione il problema del femminismo cristiano, e collaborò con le Donne Cattoliche e con Mons. Angelo Serafini per la stesura di un libro pubblicato nel 1920 sull’apostolato catechistico della donna. Contrapponendosi al femminismo laico, che sosteneva la valorizzazione della donna come rivendicazione individualistica, Luigia Tincani vedeva la donna a servizio alla società e indicava una sua via originale anche rispetto al femminismo cristiano. Mentre il movimento femminile cristiano non incoraggiava la presenza della donna nelle professioni e affermava l’incompatibilità tra donna e impegno scientifico, Luigia Tincani nel 1913-1914 fondava per le sue compagne universitarie quella che sarebbe diventata una scuola superiore di scienze religiose e il primo Circolo Universitario Femminile parallelo alla FUCI maschile. La sua vocazione la spingeva a trasformare il privilegio della cultura e della fede, respirate sin dall’infanzia, in dono a servizio delle molte donne che non avevano avuto la stessa possibilità di crescere umanamente, intellettualmente e spiritualmente. A una cosa fu sempre attenta: salvare quello che è proprio della donna, l’amore alla famiglia, alla casa, ai bambini, senza rinunciare alla professione, all’attività sociale e politica. Ciò le permise di vivere e di comunicare equilibrio gioia e serenità. La sua proposta suonò come originale visione del problema femminile. Persone ed iniziative Giovanissima, a Bologna, conobbe donne che ammirò: le professoresse Clelia Zucchini, e Celestina Gualandi, donne di fede e di cultura, che dirigevano la Scuola Superiore di Religione frequentata da lei e dalle sorelle Angiolina e Bice. Esse erano capaci di coniugare l’attività di docenti con l’interesse per la formazione catechistica delle giovani e con una attività caritativa nelle Conferenze femminili di San Vincenzo de’ Paoli. Soprattutto incise nella sua vita l’incontro con la terziaria domenicana Principessa Cristina Giustiniani Bandini, che nel 1908, a Bologna, con la fondazione dell’Unione fra le Donne Cattoliche, aveva avviato nella Chiesa un movimento femminile che intendeva promuovere l’apostolato della donna nell’ambito familiare, parrocchiale e diocesano. La Tincani si espresse chiaramente per una concreta promozione della donna. Nel settembre del 1913, invitata a parlare al primo Convegno nazionale del Terz’Ordine Domenicano di San Principessa Cristina Giustiniani Bandini fondatrice dell’Unione Donne Cattoliche Armida Barelli, fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica 5 Marco a Firenze, propose la donna apostola portando esempi di donne domenicane eccezionali, scusandosi con i confratelli presenti per il suo insistere nel fare la storia al femminile. Argutamente esordiva, appoggiandosi alla sua grande maestra, Caterina da Siena: “Va e predica, disse in una visione S. Pietro Apostolo al Patriarca San Domenico. «Va e predica» mi pare debba essere il comando da impartirsi ad ogni terziario. Va e predica! Mio Dio! Anche a noi povere donne, a cui S. Paolo ha detto mulier in silentio discat (1 Cor. 14, 34)? Predicò S.Caterina, predicò con la voce e con gli scritti. Fu miracolo nuovo e unico che fece di lei la donna meravigliosa nei secoli”. Nella scuola e per la scuola L’Università fu l’ambiente ideale per comunicare a tante giovani donne la sua passione culturale, morale e spirituale e attuare così il suo progetto di formare la donna allo studio e alla professione. Cogliamo in quelle prime amicizie la ricchezza della sua umanità e la profondità della sua vita interiore. Le compagne si appoggiavano a lei, leader naturale non per desiderio di protagonismo, ma mossa dall’interesse per la crescita delle compagne e dal soffio dello Spirito Santo, a cui obbediva semplicemente e docilmente. Il suo ideale di donna evangelizzatrice fu profondamente laicale, fu capace di condividere, con fede, gioia e coraggio, tutte le cose buone della vita. Scrive una compagna di corso: “Rideva e scherzava molto volentieri, era vivace in tutto, ma nel suo cuore, come nel suo sguardo c’era qualcosa di profonLuigia Tincani al centro, tra le universitarie. La prima a destra è Elsa Conci. 6 do e di luminoso che a noi mancava! C’era una fede vera, viva, operante, che noi non avevamo ma che guardavamo in lei quasi con stupore, misto ad ammirazione, ed era tanto bella e alta in lei questa sua fede che tutte, dico tutte, anche le più indifferenti, anche le più lontane la intuivano. Si avvicinavano a lei quasi con una certa curiosità, come per spiegarsi come poteva essere così seria, così alta, pur essendo giovane, piena di energia e di vivacità, allegra sempre, ma di un’allegria serena, direi quasi luminosa, che la distingueva dalle altre. La sentivamo superiore a noi, e non soltanto per la sua intelligenza, ma per un qualche cosa che - forse - non sapevamo ben definire, ma che pure ce la faceva sentire in alto, molto in alto, in una sfera in cui - si capiva - lei voleva far salire anche noi!”. La maggior parte delle sue compagne si preparavano a essere insegnanti e avrebbero animato dello stesso spirito le scuole d’Italia in cui avrebbero operato. Nel 1916, quando era maturo in lei il progetto di una diffusione capillare di donne cristiane e consacrate nelle scuole statali, la Tincani parlò alle giovani Terziarie a Firenze, in S. Maria Novella, nel VII centenario della conferma dell’Ordine Domenicano, affermando di nuovo la sua stima per la donna di diventare capace, con uno studio serio, di essere formatrice di altre donne, di diffondere tra i fratelli la “carità della verità”. Fondatrice di un drappello di donne donate a Dio e ai fratelli: le Missionarie della Scuola Nel 1917raccolse intorno a sé le compagne che condividevano il suo ideale e maturò l’idea di istituire nella Chiesa un corpo di donne vere religiose, capaci di restare nel mondo come cittadine: per evangelizzare il mondo della cultura con una presenza tutta particolare, al femminile, nel campo della ricerca e della scuola: le Missionarie della Scuola. Affiora qui la parte più intima e riservata della storia di questa donna che si rivolge ad altre donne che, chiamate da Dio e da lei trascinate, con lei cercano la strada nuova di una maternità spirituale nella scuola. Siamo sempre tra donne giovani, colte, appassionate dello studio e della professione docente, ma con qualcosa in più. La Tincani chiede alle Missionarie della Scuola di essere donne aggiornate, conoscitrici del proprio tempo, insegnanti al corrente di metodologie utili e nuove, ricercatrici serie e impegnate, senz’altro, ma quello che le sta soprattutto a cuore è che siano donne vere, dimentiche di sé, forti e innamorate di 7 Dio e del loro ideale. Prima di essere professioniste sono chiamate ad essere spose e madri spirituali, capaci come Caterina di essere legge a se stesse, vere domenicane, libere da quella che Caterina definiva la tenerezza femminile di sé. L’ideale biblico della donna forte è rivissuto così nel diverso contesto del 20° secolo. Elena da Persico Ermelinda Rigon Valida insegnante, amica della Tincani, Fondatrice del Cenacolo Domenicano 8 Alle laureate cattoliche: vocazione intellettuale Nominata nel 1924 Consigliera Nazionale delle Laureate dell’Unione Donne Cattoliche, la Tincani trovò uno spazio adatto per continuare a comunicare il suo pensiero sulla donna. Ci si limita qui a ricordare due articoli programmatici, da lei pubblicati nel 1925 sul primo periodico femminile cattolico, “L’azione muliebre” diretto da Elena da Persico, donna profondamente cristiana e politica attiva e appassionata. Gli articoli della Tincani vertevano sulla Vocazione intellettuale della donna e su Il culto della verità. Dando relazione dell’incontro fra laureate cattoliche, a Torino, nel settembre 1924, Gina prospettava la sua idea circa la vocazione intellettuale della donna e una spiritualità dello studio nella sua dimensione contemplativa, ascetica e apostolica. Nel 1934, con l’articolo La donna e le professioni liberali, pubblicato su “Studium” la Tincani si inseriva nel dibattito su Donna – studio – professione. Scriveva la Tincani che la donna cristiana deve imparare dalla Fede ad amare la verità, che è riflesso di Dio nel mondo; che è bello consacrare a Dio la parte più nobile di sé, l’intelligenza, e fare di tutta la propria attività intellettuale uno strumento nelle mani di Dio per la salvezza, cercando nelle austerità dello studio e della professione intellettuale le mortificazioni più preziose. Illustrava i pro e i contra riguardo all’accesso della donna alle professioni liberali, cosa da studiare attentamente, perché se da una parte poteva effettivamente valorizzare il potenziale intellettivo ed operativo della donna, metteva a rischio dall’altra la sua vita familiare, ancor più importante. La donna religiosa Nel 1938, terminata l’ispezione alle Scuole cattoliche di Roma di cui l’aveva incaricata il Papa Pio XI, la Tincani si rese conto del potenziale di intelligenza, di umanità, di amore rappresentato dalle religiose della scuola cattolica, che non sempre potevano dare il meglio di sé perché culturalmente non sempre preparate al compito loro affidato. Sentì come opera di giustizia portare alla luce e valorizzare al massimo tale potenziale sotterrato e fece nascere nei responsabili la consapevolezza dell’urgenza di far studiare le Religiose: si doveva pensare alla fondazione di un Istituto Universitario Pareggiato di Magistero per loro a Roma dove lo chiedevano le Superiore dei vari Istituti religiosi. Fu ascoltata e fu scelta per le relazioni con il Ministero dell’Educazione. Dopo un iter burocratico rapidissimo il Magistero Maria SS Assunta – nome scelto da Pio XII – poté funzionare come Istituto pareggiato già nel 1939. La Tincani compilò la bozza di Statuto. Le Autorità Vaticane e valenti Docenti cattolici dettero la massima fiducia alla Tincani e alle sue Missionarie: alla direzione amministrativa dell’Istituto ci sarebbe stato un gruppo di donne competenti, prudenti e oneste, fatto forse unico nella storia delle Università. Formazione politica Non meno che alla formazione intellettuale, la Tincani fu sempre attenta alla formazione civile e politica della donna. Educò le giovani universitarie alla partecipazione diretta alla vita pubblica, all’impegno politico in prima persona. Fece vivere l’associazionismo cattolico femminile, comunicò il gusto per il rispetto della dignità della donna, con loro colse i bisogni emergenti durante la guerra del 1915-18, prestando la suo opera di crocerossina e preparando con le compagne indumenti e viveri per i soldati al fronte. Nei pensionati universitari, specialmente in quello romano di Tor de’ Specchi, varie furono le giovani Elsa Conci, figlia di un senatore del Partito Popolare, studiò filosofia e si laureò in lettere all’Università di Roma nel 1920. Fu ospite del Pensionato della Tincani e fece parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, diventando presidente della sezione romana aperta dalla Tincani. Al termine della seconda guerra mondiale entrò nella Democrazia Cristiana. deputata all’Assemblea Costituente. Dal 1948 al 1952 fu vicesegretaria del gruppo Democratica Cristiano della Camera, diventandone poi segretaria. Fece parte della delegazione italiana al Parlamento europeo di Strasburgo. 9 Maria Unterrichter Jervolino, Trentina, ospite del pensionato universitario della Tincani, Terziaria domenicana e sua amica, negli anni Trenta fu presidente nazionale della Fuci con Righetti, Nel 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente. Fu deputato nelle prime tre legislature, dal 1948 al 1963. Sottosegretario alla pubblica istruzione. Dal 1947 al 1975 è stata presidente dell’Opera Nazionale Montessori. Anna Maria Carena FUCI di Torino Nel 1919 alla prima riunione del dopoguerra fu eletta vicepresidente della FUCI per i circoli femminili. 10 pensionanti che si impegnarono poi nella vita pubblica, continuando a restare in relazione con la Tincani, condividendo con lei ideali, iniziative e preoccupazioni, spesso rivolgendosi a lei per averne suggerimenti e pareri. Durante il fascismo la Tincani constatava la violenza esercitata a danno della libertà delle associazioni giovanili e temeva gli interventi autoritari nella scuola: fu attenta a che la formazione, in ogni tipo di scuola, pur aderendo necessariamente ad alcune iniziative imposte dall’alto, mantenesse la libertà necessaria a una vera crescita; aiutò la scuola cattolica a discernere che cosa accettare e che cosa rifiutare delle nuove proposte, istituì le Scuole femminili professionali per aiutare le giovani. Negli anni della seconda guerra mondiale alla Tincani fu affidata la formazione degli orfani degli aviatori: con il suo intuito e le sue capacità pedagogiche formò un gruppo di educatrici che in maniera eccezionale svolsero tale compito, mettendo a servizio il loro genio femminile per la crescita armonica di quei giovani particolarmente provati. Maria Badaloni Proveniente dall’Azione Cattolica, scelse la carriera politica, fu Deputato e sottosegretario alla Pubblica Istruzione, fondatrice de L’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), associazione erede della Tommaseo Angela Gotelli, che aveva partecipato alla Resistenza nel parmense, fu anch’essa una delle donne della Costituente e tra le prime deputate. Conobbe la Tincani nella Fuci e con lei lavorò alla formazione politica delle più giovani. Maria Massani durante gli studi universitari a Roma conobbe la Fuci e divenne Presidente dello circolo romano della Tincani ove conobbe Mons. Montini, futuro papa Paolo VI. Rientrata a Rimini continuò a prodigarsi nell’attenzione ai giovani, fu professoressa presso il liceo classico Giulio Cesare ed ebbe fra i suoi allievi Marvelli, oggi Beato. In quegli anni drammatici le energie della Tincani e delle “donne” della sua Unione si dimostrarono pronte alle necessità e ai doveri del momento, di cui essa afferrava la gravità e l’importanza. Tempo di ricostruzione L’invito a reagire alla distruzione della guerra sarà seguito dall’azione pratica per educare alla partecipazione consapevole e responsabile, ai nuovi doveri civici le donne che per la prima volta nella storia d’Italia erano chiamate al voto. Si prese cura attivamente dell’educazione alla democrazia e al voto e in dialogo con le antiche fucine arrivate in Parlamento, partecipò silenziosamente ed efficacemente al dibattito in preparazione della Costituente. Lasciò ad altri le competenze specifiche, collaborò o consigliò i responsabili senza partecipare direttamente all’azione politica. Anche alle sue Missionarie chiese attenzione e partecipazione alla vita civile del Paese, conoscenza dei problemi del proprio tempo e del proprio ambiente, nella fedeltà alla vocazione specifica domenicana e cateriniana. Il suo ottimismo è contagioso: “Prepariamoci così per l’opera della risurrezione, che non è lontana - esortava la Tincani - tutte riprenderemo il nostro lavoro, intente, con rinnovato ardore, a cooperare alla ricostruzione, dopo tanto dolore, ricostruzione in cui solo le forze soprannaturali possono dare il buon cemento che solidifica l’edificio". Si devono mantenere in forze il corpo e l’anima per avere l’energia di ricostruire, prima i giovani, a cominciare dal bambino. Preparerà la strada a una donna, a Maria Montessori, per il ritorno in Italia. Sarà intermediaria presso la Santa Sede per il ritorno in Italia delle guide. È giusto affermare che la Guida nella scuola ha un suo particolare compito? È giusto, perché è vero. Un compito importantissimo, che è quasi una missione, che, se fosse pienamente e largamente attuato, guarirebbe la scuola italiana da tanti, se non da tutti, i suoi mali; compirebbe quella “riforma della scuola” che si va faticosamente cercando nella continua trasformazione di programmi e di ordinamenti e che invece dovrebbe venire dal di dentro della vita scolastica LT 1944. 11 Parole della Serva di Dio Luigia Tincani Alle compagne del Circolo Universitario “Noi siamo studentesse, siamo universitarie, professoresse, dottoresse fin che volete, ma non per questo vogliamo rinunciare alla nostra femminilità, non facciamo insomma le femministe, non vogliamo le donne uomini, ma le donne donne, fedeli alla missione affidata loro da Dio, missione di maternità spirituale, unita o no che sia alla maternità secondo la carne” a.a.1916-1917 12 Mutate condizioni sociali La donna oggi non vive più solo fra la chiesa e la casa; una corrente d’idee nuove la strappa alla famiglia per gettarla nelle fabbriche, negli uffici pubblici, nelle aziende private, nelle cattedre scolastiche; la corrente è irresistibile e invincibile, perché non è tanto movimento di conquista intellettuale, quanto di conquista economica. I nuovi usi impongono nuovi doveri alla donna cristiana, un nuovo genere di apostolato. Fingere di non vedere le mutate condizioni per non vedere anche i nuovi doveri sarebbe atteggiamento da pigri, contrario alla carità; sarebbe colpa. Ha portato un po’ di bene e forse molto male questo femminismo tanto esaltato e tanto temuto. Ebbene quel po’ di bene e di giusto che ha in sé facciamolo nostro, noi donne cristiane; quel male studiamolo, conosciamolo e cerchiamo di ripararlo. Opporsi completamente non si può, né sarebbe giusto. Certe correnti irresistibili non si vincono sbarrandole di fronte, ma avviandole fra dighe salde e sicure. Perciò deve fiorire un movimento femminile cristiano, se no anche il femminismo procederà per la sua via, distruggendo dove si sarebbe potuto edificare. 1916 Invito a ogni donna Essere donne vere, donne complete, dal cuore forte e soave, buono e puro, per avere il coraggio e la perseveranza dell’amore. Dobbiamo essere, come Caterina, donne forti, anime cioè che hanno imparato a dimenticare se stesse, i propri dolori, le proprie miserie per amare Dio e il prossimo con cuore libero e grande, sempre attente e sempre pronte a fare il bene. 1929 Donna sposa La sposa segue lo sposo, vive con lui e per lui non per una ricompensa che da lui possa venirle o per timore, e neanche per tutto il bene che da lui le viene, ma tutto ciò che essa fa lo fa per puro amore, perché egli è il suo sposo ed ella e lui sono una cosa sola. 1920 Donna consacrata a Gesù sposo Ve la sapete immaginare la dolcezza del cuore di una sposa innamorata che lavora silenziosa sotto lo sguardo amoroso dello sposo che la segue in ogni movimento, e adempie ogni atto, ogni faccenduola per lui solo e in modo che 13 egli ne goda e si compiaccia di lei? Abbiamo noi nel cuore questa dolcezza, fatta divina, per il nostro Sposo celeste? Sentiamo il suo sguardo sempre su di noi? Vogliamo piacergli in ogni nostro minimo atto? 1926 Quante volte al giorno glielo dici a Gesù: “Sono tua e ti amo?” 1951 Gesù incomincia a essere con te uno sposo geloso! Come ne sono felice! Ascoltalo, credigli, dagli ragione e ringrazialo di volerla così fedele la sua piccola sposa, fino nei più intimi movimenti del cuore. Niente tristezza però; la gelosia di Gesù è piena di dolcezza! Dobbiamo volere la nostra bellezza interiore, voler il candore più immacolato del nostro cuore, con pazienza e con gioiosa costanza, così come la sposa si adorna per andare al suo sposo facendo tutto quello che può per essere più bella, per lui solo. 1956 Donna madre Avviene che vi siano in mezzo alla società umana alcuni, che costituiscono come un centro di attrazione e di irradiazione spirituale. Sono anime eccelse che dovremmo chiamare: “i grandi educatori dell’umanità”. Santa Caterina fu certamente uno di questi. E lo fu così potentemente, che la sua maternità spirituale fu un fatto quale, così bello, così fecondo, così vasto e così strano, vorremmo dire, il mondo non ebbe mai… nella sua maternità spirituale era tutta indulgenza, pietà affetto conforto dolcissimo. 1929 Le doti femminili e le caratteristiche della donna si aprono alla fecondità della grazia dilatandosi nella più pura maternità spirituale. 1948 La disciplina della maternità ti potrà trasformare, raddrizzare dove occorre, purificare, fortificare: lascia che Dio operi in te e per mezzo tuo. 1950 14 Prima ancora del tuo dovere di insegnare la lingua e la letteratura greca, la lingua e la letteratura latina, mantieni sempre vivo in te, quando sei dinnanzi ai tuoi alunni, la coscienza e la volontà di questa maternità soprannaturale, che Iddio ti affida. 1952 Vocazione intellettuale C’è una vocazione speciale, da cui la donna ha creduto fino ad oggi di essere estranea: parlo della vocazione intellettuale. Uso a proposito la parola vocazione, perché intendo parlare dello studio inteso come l’opera fondamentale della propria vita e praticato come un culto e come un apostolato. Studiare cercando la vita divina nascosta in ciò che noi conosciamo; adorando questa specie di incarnazione della potenza, della sapienza, dell’amore di Dio in ogni creatura; cercare la verità con purità di cuore nella natura e nell’umanità, sentendo la presenza universale di Dio, è fare di qualunque studio scientifico un continuo atto di adorazione e di amore. E poi umilmente prendere il proprio posto, porsi alla cura di questo grande malato che è il mondo nella sua più grande miseria che è la miseria delle menti; contribuire a ridare i grandi principi di verità e di bene alla società che li ha perduti e senza d’essi vacilla come ebbra, fra le deviazioni più pericolose; aiutarla ad ascoltare gli ammaestramenti di Dio nella storia del passato, o ritrovare i segni di Dio nell’universo. 1925 La donna e le professioni liberali L’adito alle donne alle professioni è una necessità, per le condizioni economiche di oggi; é un diritto seguire la via a cui ci si sente chiamata e usare per il bene degli altri, e anche per propria soddisfazione, delle doti di cui la Provvidenza può averla arricchita. E, se è un diritto, deve essere anche un dovere lo studio in sé delle proprie attitudini intellettuali e morali, della propria vocazione. L’intelligenza femminile si è mostrata capace di quel vigore di quell’ordine di quella illuminata costanza che, prima gli studi, poi l’esercizio delle alte professioni richiedono. Il suo carattere si è dimostrato capace di quell’equilibrio e di quel possesso di sé che l’esercizio di serie responsabilità pubbliche esige. La donna è intelligente quanto l’uomo, ma in un’altra maniera. Nel temperamento femminile vi è, di fatto, un eccesso di sensibilità, un eccesso della emotività sul pensiero e sulla volontà; L’incostanza, la variabilità, le facili perturbazioni e i tanti difetti, che tradizionalmente si rimproverano alla donna, hanno qui la loro radice. 15 Niente di più efficace, per correggere questa certa irrazionalità del carattere femminile, della coscienza di gravi responsabilità a cui soddisfare, di doveri costanti da adempiere. Aggiungiamo ancora che la donna abbraccia con amore, e con capacità tutta propria di donazione e di sacrificio i suoi doveri, quanto più sono carichi di responsabilità sugli altri. La donna ha, dunque, sempre meglio saputo mostrarsi capace di serie responsabilità; si può affermare che ciò che le nuoce è proprio il non averne. Per provvidenza divina alla donna è affidato il governo interiore della famiglia e la cura inalienabile dei figli. Compito di una gravità suprema. Perciò qualunque professione che allontani totalmente e sistematicamente la donna dalla famiglia, impedendole l’adempimento di questo fondamentale dovere, non è un bene quando diviene un fatto troppo esteso, in modo da costituire un vero squilibrio sociale, sia nella realtà dei fatti, sia nella formazione psicologica e morale delle giovani, che perdono la stima del compito famigliare e divengono insofferenti dei relativi doveri. Il femminismo laico ha spinto la donna alle più moderne rivendicazioni dei suoi diritti di uguaglianza sociale con l’uomo, insegnandole, prima a lottare per la conquista, poi a usare di essa con tutte le proprie energie, con l’abbandono totale, e anche il disprezzo, di ogni altra preoccupazione troppo femminile. Non è giusto sperare e non è doveroso proporsi - noi che aspiriamo alla perfezione cristiana della vita e crediamo in essa - che la donna cristiana possa e sappia trovare nella propria fede e nella realtà soprannaturale della sua vita interiore, forze animatrici altrettanto potenti, per arrivare alla totale e feconda valorizzazione delle sue capacità e possibilità di bene? La donna cristiana saprà aspirare a una professione elevata come a un mezzo di santità, per voler servirsi della professione come di scala per salire a Dio nella carità, come di un mezzo per irradiare più largamente la carità divina fra le anime. 1934 16 Testimonianze La rubrica raccoglie brani di lettere di chi ha conosciuto personalmente Madre Tincani e di chi è ricorso a lei con la preghiera. Gli scritti attestano la stima della comunità ecclesiale per la Serva di Dio e la fiducia nella sua efficace intercessione ampiamente sperimentata. Riportando le grazie non si intende prevenire il giudizio della Chiesa. Donne universitarie 1918 Che l’interesse per la promozione della donna nell’ambiente universitario animato dalla Tincani fosse assai vivo lo sappiamo anche dalla testimonianza di una universitaria che all’inizio degli anni 1920 frequentava il Circolo romano, Nerina Brancondi. Un giorno, vincendo la naturale timidezza, entrò in una discussione sulla capacità intellettuale della donna, sostenendo che “essendo le anime uguali e l’intellettualità dipendendo dall’anima e non dal corpo, non si poteva dire che la donna fosse sostanzialmente meno intelligente dell’uomo”. Le affidarono allora una relazione sull’argomento ed essa, studentessa di medicina, impostò la relazione così: “In biologia basta poter citare una sola infrazione a una legge per distruggere quella legge. Analogamente, basta poter citare il caso di una donna che intellettualmente abbia uguagliato o magari superato tutti gli uomini del suo tempo, per far cadere la legge dell’inferiorità della donna”. La donna a cui si riferiva era Maria Curie. “Da vedersi, continuava la Brancondi, quali condizioni abbiano permesso il libero espandersi dell’intelligenza di Maria Curie e quali pregiudizi abbiano invece soffocato, per secoli e secoli, l’intelligenza delle altre donne”. Scrive soddisfatta la Brancondi: “Alla relazione era presente anche la Tincani; non mi disse nulla. Seppi però da sua sorella Bice che la relazione le era piaciuta al punto da citarla in una sua lezione” (N. Brancondi, Ricordi). 17 Donne a Gubbio, 1925 A proposito del Liceo Vincenzo Armanni di Gubbio, aperto due anni prima, dove insegnavano donne e preside era una donna, si legge in una lettera: “Il Liceo va molto bene. È davvero un esperimento di… audace femminismo cristiano che meriterebbe di essere conosciuto anche fuori; il Sindaco, il Provveditore agli Studi sono soddisfattissimi!” Il bravo medico di casa, uomo di poche parole e dai modi bruschi, si trattiene un momento, prima di congedarsi al portone dell’Istituto: «Senta, può venire mia moglie a trovarle? Le ho detto: devi conoscere le signorine di S. Domenico: sono tutte donne e non litigano mai!» Non litigano mai! Si dirà che questo non è un complimento! Ma su quelle labbra quelle parole significavano stupita meraviglia e forse inconsapevole desiderio di conoscere il perché di un’accolta di signorine così semplici, da sembrare come tutte, e così diverse, da costituire un’eccezione. «Sono sempre contente!» Rispondeva la prima alunna della scuola, a chi le chiedeva come fossero «le signorine di S. Domenico». Si: la gioia e l’unione fraterna erano veramente le caratteristiche più spiccate della piccola famiglia delle Missionarie della Scuola, non ancora conosciute come tali. Più del luogo fisico, la perfetta unione e la letizia inalterabile costituivano l’ambiente, in cui era dolce e bello pregare, lavorare, patire, donarsi, quasi fosse la cosa più naturale, «in semplicitate cordis». Donna durante la seconda guerra mondiale Senza i tradizionali punti di riferimento istituzionali e senza tanti uomini, in mezzo alle difficoltà e ai bisogni primari, come quello di mangiare, emerse con forza il ruolo delle donne. C’era il problema dell’approvvigionamento, la lunga ricerca di cibo, lo scambio di notizie, il mercato nero. 18 La pressione del bisogno era forte. Non era facile sopravvivere in una grande città, lontano dalla campagna. Gina Tincani si impegnò in questa attività e operò con discrezione massima, non solo perché lo voleva la gravità del momento, ma perché questo era il suo stile: prudenza, fortezza e pace di fronte a ogni pericolo e a ogni dolore erano il suo modo di essere presente tra i fratelli nel silenzio della vera carità. Andrea Riccardi, Maggio 1999 Vocazione femminile al trascendente Dentro l’esperienza dell’Assoluto Luigia Tincani scopre la sua vocazione femminile al trascendente e, con pari nettezza, l’impossibilità di comprimerla in schemi preformati o di istradarla su vie già battute. Non c’è dubbio: il programma che ella propone alle sue compagne è forte, a volte quasi severo, per anime disposte a una totale dedizione alla vita religiosa. E tuttavia nei suoi suggerimenti e nella direzione spirituale che svolge nei confronti delle sorelle si scorge l’impronta femminile di un humanum, composito e chiaro, che riconosce la gradualità del cammino di fede della vita religiosa. Scrive alle sue sorelle: “Nel nostro comune cammino verso l’età piena dei figli di Dio, tutto ciò che io posso fare per i miei fratelli è, in ultima analisi, farmi dinanzi a essi una materia vivente in cui possano leggere realizzata l’idea che si facesse luce e forza nel loro cammino. L’educazione può essere così intesa come la vera arte e poesia della vita; non posso che offrire loro la coerenza della mia mente, del mio cuore, delle mie azioni, delle mie parole, come l’artista offre l’opera in cui ha messo il fremito vivo della sua arte”. È una testimonianza eloquente che il “genio femminile” nel tocco dello Spirito sa trovare vie inedite e splendide per umanizzare la cultura e la società. (Suor Enrica Rosanna, Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica in “L’Osservatore Romano” 10 feb. 2008). 19 Per dirle Grazie Roberto partiva in aereo per Roma e alle 13 l’ho accompagnato alla stazione perché doveva prendere la navetta per Linate. Aveva lasciato a casa le chiavi perché non gli sarebbero servite a nulla e siamo partiti di fretta per paura di perdere l’autobus. Al ritorno ho chiuso il garage e mi sono accorta di avere dimenticato le chiavi di casa in macchina. “… e adesso che faccio?” Mi trovavo chiusa fuori di casa con i bambini che, divertiti dalla novità, non facevano altro che dire stupidaggini… Senza cellulare, senza documenti e con 5 euro in tasca… che fare? Chiedo a Giulio (un nostro amico di 75 anni malato di Parkinson) se mi lascia usare il suo telefono per telefonare a Roby. Chiamo! Spento! … il suo telefono era spento! Panico… “Chiama i Pompieri” suggerivano i bambini divertiti. Già… i pompieri ma la porta era chiusa a triplice mandata… avrebbero senza dubbio dovuto rompere il vetro della finestra o comunque la porta del garage ed era la casa nuova. … recupero il telefono aziendale di Roberto nella speranza cha almeno quello sia acceso… macché… parte la segreteria telefonica. Lascio un disperato messaggio… la voce si incrina e incomincio a piangere come una bambina. Lorenzo, mentre io continuo a pregare “Signore pensaci tu...” mi dice che lui sa dove si trova un ferro robusto per scassinare la porta e insieme al fratello corrono nella discarica vicino al cantiere consegnano il loro trofeo a Mario che si mette a modellarlo… ci riprova e mentre sale sulla scaletta io prego mentalmente “Madre Tincani pensaci tu… vedi in che situazione sono” e mentre sto finendo questo pensiero immaginandola sopra la scaletta con il ferro in mano mi è venuto da sorridere e le ho suggerito “magari non è il caso che salga lei direttamente, Madre, 20 ma può chiedere una mano a qualche santo che se ne intendeva serrature...” non ho finito il mio pensiero e subito ho sentito il fatidico click… la serratura si è aperta. Che sollievo! I bambini erano contentissimi… dopo tutto erano loro che avevano trovato il ferro adatto. “Ognuno di noi ha fatto tutto quello che poteva fare” ha commentato Giulio. “Già… io ho pregato...” E così adesso non appena metto la macchina in garage sento Lorenzo che mi ricorda “Mamma: prendi le chiavi” ed io intanto sorrido ricordandomi di aver sperimentato l’intercessione di Madre Tincani. Giugno 2008. Ti scrivo piena di entusiasmo perché Madre Gina, si è fatta viva e mi ha aiutato! Mio figlio è a Washington per uno stage di tre mesi all’ambasciata italiana negli Usa (a nostre spese). È partito da poco e senza sapere dove andare a risiedere perché via mail non aveva trovato disponibilità. È stato tre giorni in albergo (low price ovviamente) e da domani si sarebbe ritrovato per strada… pensa la mia pena. Ho pregato la Madonna e poi mi sono ricordata dei miracoli che Gina fa per le famiglie, per i figli e le mamme in difficoltà. Mi sono raccomandata tanto a lei di darsi da fare da lassù… In poco tempo, credimi, mi è arrivata la risposta di mio figlio Ludovico su skype che mi ha detto di avere trovato alloggio gratis presso una signora dell’ambasciata italiana che parte e non sa a chi lasciare il cane e la casa. Ludovico avrà dunque un tetto gratis, anche se dovrà fare… il dog-sitter. Scusa se ti scrivo a quest’ora, prima di andare a letto serena, ma volevo dirti questa cosa bella di cui devo ringraziare Madre Gina, che da ora mi permetterò di pregare più spesso, e voi che me l’avete fatta incontrare. “NON TEMERE MAI DI SCRIVERMI TROPPO APERTAMENTE”… Ed è proprio questo invito che negli ultimi mesi mi ha spinto a rivolgermi alla mia amica Madre Luigia ed a confidarle un desiderio, il mio, il nostro desiderio… poter donare una vita, diventare genitori, diventare madre! Quante speranze, quante preghiere mormorate sommessamente, umilmente sapendo di non meritare ma fiduciosa di quella santa disponibilità di Madre Luigia. “Sorridere e guardarsi negli occhi”. È così che l’ho pregata insieme a mio marito perché il sogno potesse diventare realtà. Alla fine delle mie preghiere mi è sembrato di aver imboccato il sentiero giusto con la forza dell’amore per l’amore e per la vita e con la fiducia nell’aiuto superiore. E adesso sono qui, commossa e felice a ringraziare Dio perché mi ha esaudito tramite madre Tincani… Tra qualche mese sarò madre! Novembre 2008 21 22 23 Particolare del ritratto di Luigia Tincani eseguito da Dina Bellotti. 24 ANNUNCIAZIONE Quando parlò l’Angelo a Maria, ogni altra cosa tacque, e fu silenzio,. Novello suono attesero le cose, le armonie d’acqua e di venti. “Ecce ancilla Domini!” Fu come limpido canto all’apparir del giorno, volo alto nel primissimo sole, cascata d’acque in trasparente lago. “Fiat mihi secundum verbum tuum”. E si piegò dal Cielo sulla terra d’arcobaleno luce di pace... Dio ci guardò con paterno sguardo, a Lui tornò, come figliuolo, l’uomo. Lucia Montanari, 1962 25 I giorni della memoria Nel pomeriggio del 30 maggio 2009 si celebrerà il XXXIII anniversario della morte della Serva di Dio Luigia Tincani. Le Missionarie della Scuola sono liete di invitare i lettori alla presentazione del libro Roberto Italo Zanini - Miela Fagiolo D’Attilia “Gina Tincani. Sulla strada delle grandi cime” - Edizioni San Paolo che si terrà Sabato 30 maggio alle ore 16,00 presso la Sala Santa Caterina da Siena in Piazza della Minerva 42 a Roma. Interverranno l’On. Paola Binetti, Docente di storia della medicina presso l’Università Campus Biomedico, il Prof. Gian Maria Vian, Direttore de “L’Osservatore Romano”, il Prof. Angelo Paoluzi, Moderatore. Saranno presenti gli autori. Seguirà nella Basilica di S. Maria sopra Minerva la Celebrazione Eucaristica presieduta da S. Em. Card. GEORGES OTTIER. 26 Preghiera Con approvazione ecclesiastica O Spirito Paraclito, fonte di ogni verità e di ogni bene, che hai ricolmato della tua sapienza e del tuo amore la tua Serva Luigia Tincani, concedimi per sua intercessione di essere docile a te nella ricerca della verità e di saperla comunicare con coraggio, limpidezza e santità di vita, per arrivare con tutti i miei fratelli alla verità dell’amore. E se è conforme alla tua volontà, ti prego di glorificare la tua Serva fedele, concedendomi ciò che ti chiedo con illimitata fiducia. Amen. Per chi desidera saperne di più sulla storia di Luigia Tincani si segnalano le seguenti pubblicazioni disponibili presso la Vicepostulazione delle Missionarie della Scuola, Via Appia Antica, 226, 00178 Roma: - La Madre Luigia Tincani: Note per una biografia, Roma, Edizioni Cateriniane, 1977. - D. Mondrone s.j., Madre Luigia Tincani, La scuola: un’idea che diventa famiglia, in I Santi ci sono ancora, Terzo Volume, Roma, Ed. Pro Sanctitate, 1978. - Benedetta Papasogli, Luigia Tincani. L’oggi di Dio sulle strade dell’uomo, Roma, Città Nuova, 1985. - A. Montonati, Luigia Tincani, Missionaria della Scuola, Torino, Editrice ELLE DI CI, Collana Pionieri, Leumann, 1994. - A. Montonati, Luigia Tincani. Vivere per educare, Milano, Ancora, 2001. - G. Anodal, Luigia Tincani. Tutto è luce, tutto è amore, Torino, Editrice ELLE DI CI, Collana Pionieri, Leumann, 2005. - V. Baldelli, G. Cavallini, G. Dalla Torre, C. Dau Novelli, G.P. Di Nicola, E. Ducci, A. Gaudio, N. Iorio, E. Malaspina, D. Mongillo, G. Rocca, I. Venchi, Luigia Tincani. La scuola come vocazione, Introduzione di N. Raponi. Conclusione di G. De Rosa, Roma, Studium, 1998. - Roberto Italo Zanini – Miela Fagiolo D’Attilia, Gina Tincani. Sulla strada delle grandi cime. Edizioni San Paolo, 2008. - P. Giovanni Cavalcoli o.p. Luigia Tincani, Siate Santi! Domenicani alla ricerca di Dio. Fede & Cultura, 2008. 27 Chiunque ricevesse grazie per l’intercessione della Serva di Dio LUIGIA TINCANI, Fondatrice delle Missionarie della Scuola, è vivamente pregato di darne comunicazione alla: CURIA GENERALIZIA delle Missionarie della Scuola Via Appia Antica, 226 00178 Roma Tel. 06784411 Fax 0678441124 e-mail: [email protected] Segnalo i seguenti indirizzi di persone che come me desiderano essere informate sul corso del Processo della Serva di Dio LUIGIA TINCANI. Firma, indirizzo proprio e indirizzo delle persone segnalate: 1 2 3 CURIA GENERALIZIA delle Missionarie della Scuola Via Appia Antica, 226 - 00178 Roma