Cambogia opuscolo
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Orphan House
in Cambogia
editrice
www.inedition.it
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Il nostro pianeta è semplicemente fantastico, basta andare in luoghi dove l’uomo non
ha ancora avuto la possibilità di plasmarlo a sua immagine, e quindi distruggerlo.
Qualcuno ha modellato la terra ottenendo dei risultati che delle volte ci fanno rimanere estasiati per molti minuti: foreste, cascate con una forza inimmaginabile, laghi, fiumi
(fantastico il Mekong)
…e poi, semplicemente girovagare nei villaggi di etnie, ai più, sconosciute…
….tutto ciò fin tanto che l’uomo non decida di “portare la civiltà”…
…e allora, il resto ognuno lo immagini come crede possa essere…
…per cui, tutti coloro i quali possono, e vogliono, fare qualcosa
è bello che lo facciano.
obbligatorio” che i più fortunati aiutino chi ha bisogno…
Crediamo sia “o
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Perché la Cambogia
Quando avevo 4 anni andavo sotto il letto, i mobili e dietro i divani perché volevo sapere cosa si nascondeva là in fondo.
A 12 anni con la mia bicicletta mi perdevo per le stradine sterrate delle colline vicino
la città dove vivevo.
A 15 anni ho cominciato a girare l’Italia andando a trovare i parenti sparsi in varie città
eterogeneamente distribuite da nord a sud, isole comprese, della nostra “ex” bellissima
Italia.
Per l’esame di maturità liceale ho ricevuto il regalo dei miei sogni, la FIAT 500, con la
quale “volare” per l’Italia e successivamente per l’Europa.
Nel 1971, con la mia 500 approdo a Parigi e, successivamente, negli anni Settanta, scopro le meraviglie dell’Italia, Spagna e Grecia.
Nel 1980, da Reggio Calabria (città dove sono nato), con tre persone a bordo, il tetto
stracolmo di zaini e tende, partimmo per Londra con la mitica 500. Tre giorni di viaggio, la Salerno Reggio Calabria era ancora in costruzione, in realtà lo è ancora oggi,
dopo oltre 30 anni.
A Londra decisi che non sarei più tornato in Inghilterra e non avrei mai imparato l’inglese (mai dire mai!).
Dal 1980 fino a tutti gli anni Novanta ho visto cose fantastiche in giro per il mondo.
Nel 1985 acquisto la mia prima moto: la mitica Honda 500 Four, fino a quel momento avevo consumato due motorini, fra cui un “ciao”.
Avevo appena preso confidenza con la mitica che decido di partire da Bologna, città
L’oasi di Douz
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nella quale nel frattempo avevo deciso di stabilirmi, per approdare a Palermo e poi
imbarcarmi per Tunisi.
Primo giorno Bologna-Reggio, secondo giorno Reggio-Palermo-Tunisi, con la disperazione (dolcemente accettata) dalla compagna con la quale avrei poi effettuato la maggior parte dei miei viaggi.
La grande paura dell’incognito svaniva giorno dopo giorno: da Tunisi passammo ad
Hammamet, successivamente a Sousse. Ogni volta che venivamo invitati a casa dei Tunisini
a mangiare con loro degli strani intrugli, cresceva in noi la voglia di conoscenza.
Il Chott
Con la nostra moto abbiamo attraversato il lago salato, il Chott, incontrando una sola
altra moto in oltre tre ore di viaggio, con una temperatura di circa 40°. Ma la nostra
moto ha retto benissimo. Le dune del deserto di Douz, Tozeur, la stupenda Matmata
hanno fatto crescere in noi la sete di conoscenza soprattutto di ciò che non ci è noto.
Negli anni Ottanta, con la nostra Honda 500, abbiamo girato tutta la Grecia con le sue
tantissime isole, piccole e grandi, buona parte della Turchia, buona parte della ex
Yugoslavia.
Nello stesso periodo abbiamo iniziato i viaggi d’inverno (grazie alle vacanze che la mia
professione mi permette ancora oggi) …e quindi Bali, Cuba, Jamaica, Brasile sono state
le nostre mete anno dopo anno.
Contemporaneamente in quegli anni (dopo la Tunisia) è nato l’amore per l’Africa:
Marocco, Egitto, Senegal, Kenia, per anni sono stati la mia meta preferita (spesso da
solo).
Negli anni Duemila è esploso in me il desiderio di visitare posti bisognosi di aiuto.
Dopo aver seguito da vicino l’effetto disastroso dello Tsunami in Asia, alla prima occasione sbarco a Bangkok.
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Colpo di fulmine! Amore a prima vista!
Pur essendo la città meno tailandese della Thailandia, la cordialità, la gentilezza, la disponibilità di quella gente con tutti i problemi presenti in quel paese …e quei templi
Buddisti …un vero splendore …e inoltre, una “montagna” di serenità.
…e che dire dei sorrisi perennemente presenti su quei visi con gli occhi a mandorla.
Impossibile non rimanere affascinati.
Tutto ciò ha fatto esplodere in me il desiderio di conoscere questi paesi.
Da quel momento frequento l’Asia più volte all’anno cercando di imparare cose per me
nuove. Nel 2006 sconfino per la prima volta in Laos, successivamente in Vietnam e nel
2008 in Cambogia. Tutti i miei viaggi sono sempre stati accompagnati da Tiziano
Terzani, la mia guida per i primi anni (fino a che ho finito di leggere tutti i suoi libri).
Poi nel 2009 girovagando a caso per strade, stradine e foreste della Cambogia, sempre
con una moto presa a noleggio, mi imbatto in un tempio buddista (Wat Phnom
Sampeau) un po’ dimesso e con tante biciclette appoggiate qua e là, lungo tutto il muro
esterno. Impossibile non fermarsi e curiosare all’interno.
Chiedo in giro, ma nessuno parla inglese, si perché nel frattempo ho cominciato a
comunicare in inglese (se me lo avessero detto qualche anno prima non ci avrei “mai”
creduto, mai dire mai!).
Wat Phnom Sampeau
Finalmente riesco a parlare con il responsabile, il monaco buddista Kim Bunleang. La
folgorazione avviene quando mi presenta ai bambini all’interno di un’aula scolastica.
La gioia, le urla festose, i sorrisi sinceri dovuti al piacere di vedere una persona che non ha
gli occhi a mandorla e quindi diverso da loro, sono ancora un ricordo vivo, indelebile.
Non li dimenticherò più, anche perché ogni volta che torno e porto un po’ di materiale scolastico è sempre la stessa piacevole sensazione, e sempre lo stesso entusiasmo da
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parte loro, anzi di più, poiché cominciano a conoscermi e forse comprendono che gli
voglio anche bene.
L’ultima volta ho portato una valigia di penne, gomme, matite, quaderni. Una valigia
non in senso figurato, perché con soli 25 euro ho comperato tanti di quegli oggetti che
ho dovuto utilizzare il mio zaino per poter portare tutto a scuola.
Ogni volta che vedo correre i bambini attraverso i cortili, i prati (gli spazi certo non mancano) mi convinco sempre di più che è giusto che a cinque, sei o sette anni, i bambini abbiano il diritto di essere felici, quanto meno avere la possibilità di consumare due pasti al giorno, avere una “specie” di materasso (anche se di paglia) sul quale dormire al coperto (anche
il tetto va bene di paglia, l’importante che ci sia) e soprattutto al sicuro da tutte le insidie
quotidiane alle quali un bambino può andare incontro tutti i giorni. Così deboli e indifesi
con tanti spregevoli individui che possono approfittare di una situazione del genere.
ECCO PERCHÈ LA CAMBOGIA!
Fra i vari paesi dell’Asia che ho conosciuto: Thailandia, Vietnam, Laos e Cambogia,
quest’ultimo è davvero quello più bisognoso di aiuto.
Negli anni Settanta durante il regime di Pol Pot, il Fratello Numero Uno (dal 1975 al
1979), intere generazioni delle migliori classi sociali sono state letteralmente eliminate.
Ancora oggi se ne pagano le conseguenze.
La Cambogia ha qualcosa di magico, in questo piccolo paese c’è un potere capace di
affascinare il viaggiatore che si avventura fra le sue meraviglie. Basti pensare all’Angkor
Wat, tempio Khmer, denominato il tempio di tutti i templi.
Angkor Wat
L’attuale Cambogia è l’erede del grande impero Khmer che durante il periodo di Angkor
governava sui territori limitrofi che oggi corrispondono al Laos, Thailandia e Vietnam.
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LA CAMBOGIA IERI E OGGI
ieri
Volendo riassumere la storia della Cambogia in poche righe possiamo dire che gli aspetti fondamentali la classificano in tre periodi: l’epoca d’oro (nei secoli dell’impero di
Angkor), i tempi duri (iniziati fin dal XIII secolo e culminati con la brutale guerra civile che portò al potere Pol Pot e i Khmer rossi) e la Cambogia contemporanea, che finalmente si è da poco aperta ai viaggiatori.
Secondo la leggenda, la Cambogia nasce dall’unione di una principessa con uno straniero, un bambino di nome Kaundinya. La principessa era figlia di un re drago che
regnava su un terreno paludoso.
Dall’amore dei due nasce il regno chiamato Kambuja.
Come in tutte le leggende, storia, realtà e mito si mescolano, ne risulta comunque la
formazione della Cambogia con stretti legami con l’India.
Già nel I secolo l’influenza Indiana condiziona la Cambogia attraverso insediamenti
commerciali sviluppatisi lungo la costa meridionale dell’attuale Vietnam meridionale,
che all’epoca era abitato da popolazioni Khmer.
Probabilmente, fra il I e il VI secolo la Cambogia era un insieme di piccoli stati che
attraverso alleanze sempre diverse, si combattevano fra loro. È proprio in questo periodo che si affermano in Cambogia il culto delle divinità hindu Shiva e Vishnu e il
buddhismo.
A partire dal VI secolo la popolazione si concentra lungo il grande fiume Mekong e il
lago Tonlé Sap, ancora oggi i luoghi maggiormente popolati della Cambogia.
Fra il VI e l’VIII secolo la Cambogia è ancora un insieme di regni in continue guerre
fra loro. In questo periodo di guerre però, i piccoli regni cominciano a creare delle
alleanze dando vita a quello che sarebbe diventato il più grande impero del Sud-est asiatico, che ha lasciato testimonianze di immenso valore nella città di Angkor.
Jayavarman II (802-850) fu il capostipite di una lunga dinastia che utilizzò le acque dei
vari fiumi per realizzare un sistema idrico che permise agli antichi Khmer di creare dal
nulla un regno di eccelsa potenza.
Con Indravarman I fioriscono l’arte, la cultura e le opere architettoniche (877-889).
All’inizio dell’XI secolo scoppiano nuove guerre per il controllo dei territori.
Suryavarman I (1002-1040) e Sryarman II (1112-1152) conducono le battaglie con il
vicino Vietnam.
Suryavarman II in particolare è ricordato come il re devoto che fece costruire il “tempio dei templi”, il meraviglioso Angkor Wat.
Dal 1200 fino alla fine del 1800 la Cambogia ha subìto svariati conflitti religiosi e lotte
intestine. Fino al 1863 la Cambogia è stata governata da una serie di sovrani che non
sono stati in grado di stabilizzare il paese.
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Dal 1864 i Francesi instaurano un regime di protettorato che dura fino al 1954.
Successivamente il re Sihanouk governa la Cambogia fino a quando la guerra civile
(anni Settanta) non ha ridotto in estrema povertà il paese con danni psicologici evidenti
ancora oggi.
oggi
Con una popolazione di circa 15 milioni di abitanti, ma con un buon tasso annuo di
crescita, la Cambogia è circa la metà del Vietnam, con il quale confina a est, con una
superficie di circa 181.000 chilometri quadrati. Gli altri vicini di casa sono la
Thailandia (a ovest) e il Laos (a nord).
Fra le varie bellezze della Cambogia: cascate, fiumi, laghi, templi Khmer, sicuramente
le due caratteristiche dominanti sono il maestoso fiume Mekong e il grande lago
Tonlé Sap.
Floating market sul Mekong
Il Mekong nasce in Tibet e lungo il suo tragitto di 4.500 km attraversa la Cina, il
Myanmar e la Cambogia (per oltre 500 chilometri) per poi proseguire verso il Vietnam
meridionale, e sfociare infine nel mare della Cina.
A Phnom Penh (la capitale), il Mekong si divide in tre rami principali: il Fiume Tonlé
Sap (che sfocia nel lago Tonlé Sap), il Fiume Superiore (chiamato semplicemente
Mekong) e il Fiume inferiore (Tonlé Bassac).
Nella regione sud-occidentale sono presenti i monti Cardamoni (1.764 metri) con foreste protette, parchi nazionali e riserve faunistiche dove è possibile incontrare animali
come tigri, elefanti orsi e il simpatico, anche se non tanto mansueto, gibbone.
A sud-est si trovano i Monti dell’Elefante con altrettante foreste e parchi nazionali.
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A sud di questi monti si estende la fascia litoranea con spiagge tropicali capeggiate da
Sihanoukville.
A nord-est del paese vi sono le pianure alluvionali con Altipiani selvaggi e affascinanti
dove in alcuni punto l’uomo ha solo fatto visita. Foreste selvagge, cascate e laghi creano le fantastiche province di Ratanakiri e Mondulkiri, abitate da diverse minoranze
etniche visitate soltanto dai viaggiatori più avventurosi.
...in conclusione un paese da visitare
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Il Wat Phnom Sampeau
Quando nel 2009 ho conosciuto il monaco Buddista Kim Bunleang, non potevo certo
immaginare che in futuro avrei potuto aiutare dei bambini ad avere un banco, un’aula,
o addirittura una casa.
Il tempio Phnom Sampeau, ristrutturato nel 1999 grazie alle donazioni dei Khmer residenti all’estero, è situato ai margini della foresta e delle montagne della provincia di
Battambang.
Nel 2009 la strada per arrivare al tempio è stata finalmente resa agibile con un asfalto
di catrame e pietrisco per cui oggi è facilmente raggiungibile dalla città di Battambang.
Nel 2010 anche l’energia elettrica ha raggiunto il tempio che così può programmare per
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il futuro le lezioni a scuola anche dopo le ore 18, ora in cui per quasi tutto l’anno tramonta il sole e quindi c’è la necessità della luce artificiale.
Inizialmente abitato da vari monaci buddisti, il tempio oggi è curato da pochi monaci
che cercano di dare ospitalità a moltissimi bambini e ragazzi.
Questa scuola è il luogo dove si insegnano le regole minime di igiene e di comportamento quando si è immersi nella natura: rispettare i fiumi (data anche la loro pericolosità), non bere da fonti dove l’acqua ristagna o anche semplicemente non toccare piante o animali che si incontrano nelle foreste circostanti.
Inoltre si cerca di insegnare le poche parole in inglese che possano permettere un minimo di comunicazione con il mondo esterno. Infatti da pochi anni la Cambogia si è
aperta al mondo esterno e risulta indispensabile conoscere la lingua inglese.
Nel 2009 e nel 2010 la inEdition ha contribuito alla realizzazione di due aule scolastiche.
Nei villaggi della Cambogia un’aula scolastica è composta da circa venti banchi (avendo spazio, si arriva anche a 40) appoggiati direttamente sulla terra, coperti da un tetto
di paglia, tenuto in piedi da sei pali di bambù.
Ma questo è più che sufficiente a permettere che venti o quaranta bambini possano
seguire le lezioni dei monaci o dei volontari che a circa 80 centesimi l’ora (si non è un
errore, proprio 80 centesimi all’ora) si rendono disponibili a dare una minima informazione ed educazione ai bambini e adolescenti senza una famiglia.
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Viste le reali condizioni di vita di questi bambini, la inEdition si è posta l’obiettivo di
costruire una casa per orfani che possa ospitare tanti bambini bisognosi di tutto, ma
soprattutto di affetto.
Inizialmente abbiamo in progetto di costruire una casa in legno che possa ospitare al
piano superiore una decina di bambini, mentre al piano inferiore sarà allestita la cucina con la zona dove è possibile consumare i pasti.
Per il futuro si vedrà...
... e se saremo in tanti...
... potremo fare grandi cose.
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…e qui sorgerà Orphan House
Per fortuna, grazie alle donazioni, i monaci hanno acquisito il terreno per realizzare il
loro sogno. Noi, per quanto possibile, cerchiamo di aiutarli a realizzarlo.
Su questo terreno speriamo che presto possa sorgere una prima casa in legno, la quale
sarà contornata da alberi da frutto, un orto ben fornito gestito dai monaci e alcuni
recinti dove ci saranno galline, conigli, papere, anatre (esiste un piccolo laghetto che
sarà ovviamente tenuto e, probabilmente, ampliato).
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il progetto è pronto...
...adesso tocca a noi
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monaci e volontari…
…grazie a tutti
Grazie a persone con spiccata sensibilità e desiderio di dare, senza aspettarsi niente in
cambio, è possibile ottenere risultati entusiasmanti.
Presso il Wat Phnom Sampeau tutto ciò è una stupenda realtà, e noi cercheremo, per
quanto possibile, di realizzare i sogni di molti bambini.
Senza porre limiti al prossimo futuro e pensando soprattutto al presente, è necessario
poter dire: io c’ero.
I soldi raccolti per Orphan House verranno portati personalmente, una volta all’anno,
direttamente al monaco Kim (al centro nella foto), risparmiando così le percentuali
dovute a banche o istituzioni preposte per questo scopo.
Dopo il furto perpetrato nei confronti della inEdition la prima volta che furono spediti dei soldi (2009), si è deciso di procedere in questo modo così i soldi che arriveranno
in Cambogia non si disperderanno lungo il cammino. Vogliamo solo ricordare ciò che
successe la prima volta che la inEdition spedì dei soldi: dei 100 euro inviati, ne arrivarono solo 60. Dopo una nostra denuncia, non abbiamo ancora avuto risposta del perché di tanto danaro trattenuto da parte della banca.
Dunque, i soldi verrano consegnati direttamente e inoltre seguiremo personalmente i
lavori sia da vicino (una volta all’anno saremo in Cambogia) che da lontano (tramite
mail, foto e telefoni).
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