GIPA/NE/0032/2011 dal 28/03/2011 CULTURA MAROSTICA PERIODICO QUADRIMESTRALE DEGLI ASSESSORATI ALLA CULTURA E ALLA BIBLIOTECA E ASSOCIAZIONI CULTURALI DELLA CONSULTA DELLA BIBLIOTECA CIVICA E DELLA CONSULTA FRA LE ASSOCIAZIONI CULTURALI DEL TERRITORIO ANNO XXX N. 82 SETTEMBRE 2013 - REGISTRAZ. TRIB. BASSANO DEL 24.06.83 N. 3/83 - DIRETTORE RESPONSABILE CHIARA PADOVAN - WWW.COMUNE.MAROSTICA.VI.IT I merli hanno l’animo creativo 104 artisti per le mura di Marostica Il nuovo organo di S. Maria Assunta di A. Zeni Il Lions Club di Marostica si è fatto promotore di un’iniziativa a scopo benefico, un’esposizione d’arte dal titolo I Merli hanno l’animo creativo, una mostra aperta al pubblico che ha animato le sale espositive del Castello Inferiore dal 26 marzo al 7 aprile scorsi. Una delle sale della mostra allestita con le numerose opere (Ph. Giorgio Crestan) 104 artisti, tanti sono stati i creativi di Marostica e delle province limitrofe che hanno risposto al richiamo del Lions Club per offrire una loro opera, che è stata aggiudicata, con un’offerta, a chi ha voluto portarsi a casa un prodotto dell’ingegnosità vicentina. Il cartellone che accoglieva i visitatori della mostra (segue a pag. 2) Il nuovo organo di S. Maria Assunta di A. Zeni (Ph. Matteo Vivian) Il Papa Benedetto XVI, benedicendo un organo in Germania, affermava che l’organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani, dalla gioia alla tristezza, dalla lode fino al lamento. Inoltre, trascendendo come ogni musica di qualità la sfera semplicemente umana, rimanda al divino. La grande varietà dei timbri dell’organo, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Le molteplici possibilità dell’organo ci ricordano in qualche modo l’immensità e la grandezza di Dio. Nella tradizione cristiana dell’occidente nessuno strumento musicale ha avuto la fortuna dell’organo, (segue a pag. 7) 02 Mostre (segue da pag. 1) A discapito delle reali quotazioni di ogni singola opera - di artisti presenti nelle collezioni italiane e straniere - le 116 opere esposte sono state a disposizione di chi ha avuto il fiuto, oltre che la generosità, di contribuire ad un progetto culturale insolito ma capace di far fronte alla situazione economica non sempre facile che vivono i comuni italiani. Dipinti, sculture, vetri soffiati, bronzi e, naturalmente, la ceramica sono stati i protagonisti di un numero importante di opere contemporanee che offrono uno spaccato dell’arte vicentina di oggi. Lo scopo di questo evento è stato quanto mai nobile perché tutto quanto è stato donato da privati, imprese ed istituzioni sarà devoluto direttamente al Comune di Marostica per la messa in sicurezza del camminamento di ronda delle imponenti mura scaligere che cingono la Città. Questa mostra, patrocinata dal Comune di Marostica, è stata organizzata a costo zero grazie al lavoro competente e professionale dei soci volontari del Lions Club, oltre che della ProMarostica e delle aziende sostenitrici, come S&G Impianti e Tipografia Dal Maso Lino. Inoltre ha visto l’apporto multimediale con didascalie elettroniche di ultima generazione messe a disposizione da Pop Corn Media e Crispy Bacon, mentre la comunicazione è stata affidata al mediapartner AreaArte, che, attraverso l’omonima rivista, sostiene musei, mostre e licei artistici del Triveneto. L’incontro/dibattito con gli artisti (Ph .Giorgio Crestan) Giovedì 4 aprile, inoltre, sempre al Castello Inferiore si è svolto un incontro/dibattito con quattro degli artisti che hanno simbolicamente rappresentato le tecniche utilizzate per eseguire le opere esposte ovvero la ceramica, il vetro soffiato, la scultura e la pittura. Gli artisti, moderati dal giornalista, Davide Fiore, hanno interagito con il pubblico presente, rispondendo a domande sulla loro passione che, per molti di loro, è diventata anche una vera e propria professione, raccontando attraverso aneddoti ed esperienze personali, il loro percorso artistico. I Merli di Marostica hanno avuto un doppio significato: il più immediato rimandava chiaramente alla finitura superiore delle mura e delle L’acquarello che Toni Vedù ha appositamente disegnato torri, che segue minuziosamente il perimetro della nostra antica Città. Il secondo tipo di merli è ben rappresentato dall’acquarello di Toni Vedù (noto a Marostica soprattutto per Umoristi a Marostica) utilizzato per la comunicazione. CULTURA MAROSTICA Uno degli interventi di per la sicurezza che devono essere conclusi, fotografato durante il giro di ricognizione che i Lions hanno fatto il 31 gennaio scorso (Ph. Fabrizio Marcon) periodico quadrimestrale Direttore responsabile: Chiara Padovan Redazione: Corrado Bertolin, Mario Cogo, Maria Angela Cuman, Cristina Fantin, Mario Scuro, Gabriella Strada Un camminamento di ronda che sarà reso agibile e conforme alle norme sulla sicurezza grazie a questa e a future iniziative e che sarà capace di attivare nuovi punti di vista sulla Città e favorire la permanenza di visitatori e turisti attratti dalle bellezze architettoniche e dall’ospitalità di esercenti e ristoratori. Consesso dei garanti: Marica Dalla Valle, Gianni Scettro, Alcine Bertazzo, Martino Bonotto, Aliprando Franceschetti, Valerio Zanforlin Editore: Biblioteca civica “Pietro Ragazzoni” Marostica Telefono: 0424 479101 - Fax: 0424 479190 E-mail: [email protected] Realizzazione: elaborazione grafica Gabriella Strada - stampa Tipografia Dal Maso 03 Mostre Gli uccelli più comuni delle nostre città sono gli abitanti che meglio ne rappresentano lo spirito, dove il chiacchiericcio e lo svolgersi della vita, oggi come mille anni fa, anima di voci e di allegria le strade e le piazze. Essi erano testimoni della nascita di una favolosa città murata ai piedi delle montagne e rimangono oggi i curiosi abitanti delle mura. Con un’iniziativa come questa, nei prossimi anni sarà possibile anche ai Marosticensi riscoprire la propria Città, come oggi fanno i merli dall’alto. Lo spirito propositivo dei Lions di tutto il mondo, espresso nel loro motto We Serve, è l’immagine stessa della mostra, dove un merlo impertinente sfida simpaticamente l’autorevole leone marciano di piazza degli scacchi. Questo l’elenco degli artisti presenti alla mostra: AGNINI LINO ANTONELLO BRUNO ANTONELLO DEBORA BARETTA ODDONE BERNARDI ANTONIO BERTACCO ALESSANDRA BERTACCO GIANNI BERTONCELLO STEFANO BERTUZZI CRISTINA BIGOLIN SERGIO BITTANTE GIORGIO BOLZENNAGEN MARCO BONATO LUCA BONATO RAFFAELLO SORIO BORTOLUZZI MILVIA BOSCOLO SALVINO BRENTEL PAOLO BRESOLIN DALMA BRUN SONIA BRUNELLO CLAUDIO CAPRARA ADRIANA CARLETTO LUIGI CARRON ELISABETTA CAVALLI FLAVIO CAVEDON GIAMPIETRO CECCHELE MARIO CHIURATO MARCO CITRON MIRO COLUSSI ROBERTO CONZ PIERO COSTA LINO CUMAN LIVIA DAL PRA' DE MORI FERRUCCIO DENTI GIUSEPPE DINALE OTTAVIO FACCHINELLO GIUSEPPE GASPARETTO MORENO GHENO FLORIANO GUAZZO CASSANI MARIA GUDERZO CORRADO LANARO ROBERTO LEE BABEL LIVIERO GUIDO LORENZETTO FRANCO MACORIG PIERLUIGI MARCON DANIELE MARCON GUIDO MAROSO TIBERIO MARTINI CARLO MASCOTTO FRANCESCA MELCHIORI FRANCO MENEGHETTI ANDREA MENON WALTER MINOTTO RAFFAELE MOCELLIN ANDREA MONTAGNA ENZO MORLIN GIANLUCA MORLIN SEVERINO MOTTIN VITTORIO MUNARI LIVIA NICOLI ELISABETTA PACCAGNELLA NICOLETTA PARISE VETRO PARISOTTO ANTONELLA PAVAN DANIELA PELLANDA LUIGI PETUCCO GIOVANNI MARIA POLLONIATO DIEGO POLLONIATO DOMENICO POLLONIATO FLAVIO POLLONIATO MARCO MARIA POZZA MARIO RIGON FRANCESCO RIVA UMBERTO RIZZO VALENTINO RONCHIN ANNETTE SANTORO MICHELA SARTORI CESARE SARTORI GILBERTO SARTORI VANIA SCALCO IVANA SCANAGATTA NEREO SETTIN MARIA PIA SIMONCELLI MANUELA SPAGNOLO ANGELO SPEROTTO ARIANNA STRINGA CARLO TASCA ALESSIO TASCA VITTORE TESTOLIN MIRTO TRENTINI LUIGINA TRENTINI MARIA TERESA TREVISAN ANTONIA VEDU' TONI VENZO ANTONIO VETTOREL GHIDINI LUCIANA VIERO BIANCA VIVIAN GRAZIANO ZAMPESE GIUSEPPE ZANOLLI PIERGIUSEPPE ZARPELLON TONI ZENERE EMANUELE ZENERE LINA Gabriella Strada, Lions Club Marostica Icona: Volti di luce Sabato 23 marzo 2013 presso la Scholetta con l’intervento di Don Franco Reghelin, Mariangela Cuman e Roberto Zaniolo, è stata inaugurata la mostra Icona: Volti di luce, che è stata preceduta il 21 marzo dalla conferenza, tenuta dalla Prof.ssa Lorena Bizzotto, sulla lettura dell’Icona di Cristo Pantocratore. La luce che brilla nei volti dei santi dell’icona è la vita intima, l’identità profonda, quanto di più sublime, puro, migliore esiste in ogni persona. Dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore (Mt.6,21). In Russia, per secoli, il tesoro dell’uomo non si identificò con traguardi materiali, con dimostrazioni di forza esteriore, ma con una stupefacente bellezza spirituale e una delicata santità. Ne è prova e testimonianza l’antica pittura russa di icone che continua ancora oggi a colpire identicamente credenti e non credenti per la profondità e la luminosità della sua concezione. Basta guardare gli straordinari volti del beato monaco A. Rublev, gli angeli della sua celebre Trinità, ad esempio, per rendersi conto di come dovesse concepire il mondo, la vita, se stesso, l’uomo che dipingeva queste effigi, oppure pregava davanti ad esse. E’ un uomo molto diverso da quello materialista. Un uomo che possiede un altro tesoro, vive altre tristezze, altre gioie, altri valori della vita. Un uomo che può cadere e tradire, ma serba nel cuore una luminosa nostalgia per il mondo imperituro, per la letizia e la pace della vita nello Spirito Santo. L’icona può essere uno strumento per camminare in questo Anno di Fede. Infatti attraverso la ricchezza della Tradizione della chiesa orientale, il credente è guidato ai passi della fede indicati dai misteri centrali della vita cristiana, in un cammino di riscoperta della verità della vita, della sua Luce intima, quella del Tabor. La luce sul volto di Gesù trasfigurato si riflette nel cuore di Pietro che esclama: E’ bello per noi stare qui (Mt. 17,4). Questa luce diventa un momento di gioia profonda, di verità, di contemplazione; tale momento rimarrà per sempre impresso nella memoria dei tre discepoli. Silvana Bassetto 04 Mostre Umoristi a Marostica: Eureka! Altre Parole La 45^ edizione della prestigiosa rassegna internazionale di grafica umoristica è stata inaugurata sabato 11 maggio nelle sale del Castello Inferiore. Quest’anno la manifestazione è dedicata a EUREKA: le invenzioni che hanno determinato il progresso della civiltà in occasione dei 2300 anni dalla nascita di Archimede, uno dei padri della speculazione filosofica. La sua celebre espressione Eureka, ovvero Ho trovato cercando, ha scatenato la creatività degli autori che hanno proposto con l’efficacia tipica dei cartoons una riflessione sul significato intrinseco delle invenzioni e sulla illimitata capacità inventiva della mente umana. La giuria, presieduta dal britannico Ross Thomson, ha assegnato il Grand Prix Internazionale Scacchiera 2013 a Constantin Sunnerberg (Belgio); il Gran Premio Speciale Marco Sartore a Lamberto Tomassini (Italia); il Gran Premio Speciale Sandro Carlesso a Luc Descheemaeker (Belgio). Delle opere finaliste, il Premio Internazionale Umoristi a Marostica è stato assegnato a dieci autori a pari merito: Sergio Tessarolo (Italia); Filippo Ricca (Francia); Dalcio Machado (Brasile); Milko Dalla Battista (Ita-lia); Lothar Otto (Germania); Toso Borkovic’ (Ser-bia); Silvano Mello (Brasile); Hassan Karimzadeh (Iran); Pol Leurs (Lussemburgo); Mojtaba Heidarpanah (Iran). Il salone d’autore ha visto opere del Presidente della giuria R. Thomson. Il maestro scozzese, poeta delle immagini e narratore di piccole e grandi storie, è riconosciuto come uno dei maggiori autori di fumetti e cartoons contemporanei. Questi ha pubblicato opere in prestigiose riviste internazionali ed ha progettato un’ottantina di spot televisivi e film di animazione ed illustrato una ventina di libri per bambini. La nostra rassegna, che ha goduto della partecipazione qualificata degli autori e della capacità di proporre un confronto umoristico profondo e riflessivo al tempo stesso, sulle tematiche universali della civiltà contemporanea, ha visto anche quest’anno una grande presenza di pubblico. Il progetto Scuola di acquerello è nato dall'esigenza dell'équipe curante del D.H. oncologico di Cittadella e Camposampiero (Ulss 15 Alta Padovana) di contribuire al benessere dei pazienti, nell'ottica dell'umanizzazione delle cure. L'iniziativa si proponeva non solo di stimolare la creatività in persone provate dalla malattia, ma anche di diventare strumento di rielaborazione delle proprie risorse personali, con conseguente diminuzione degli effetti collaterali, fisici e psicologici delle terapie. Piero Conz: Evocata Natura Evocata natura dell’artista cittadellese Piero Conz, mostrava alberi e cavalli. I soggetti preferiti dei suoi quadri sono metafore di vita, di suggestione etica ed estetica insieme. Conz, personalità poliedrica ed incline a sperimentare linguaggi diversi, è approdato alla musica, alla poesia e alla pittura per una sua urgenza espressiva che chiedeva di essere appagata nei modi propri di un’indole sensibile agli stimoli più diversi tratti sia dalla esperienza quotidiana sia dalla riflessione sulla condizione umana. Animato da un pressante desiderio di ricerca della verità, cui non è certamente estranea la sua cultura d’origine che, anzi, arricchisce di vigore problematico la sua vena creativa. Quello che emerge evidente nella pittura di Conz è l’entusiasmo per le possibilità espressive e comunicative del colore (preferito l’acrilico) per lo più usato puro così che il sentire si manifesta il più possibile incontaminato. Emozioni e Sensazioni Nell’ambito dell’iniziativa Mani Creative promossa dalla Commissione Pari Opportunità, il 7 giugno 2013 è stata inaugurata la mostra Emozioni e Sensazioni dell’artista Graziano Vivian. Le sue opere richiamano alla memoria i grovigli isterici di J. Pollock, frutto di gesti istintivi e di forte impatto. 05 Mostre I Capitei di Padre Fiorenzo Nel 50^ anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Padre Fiorenzo Cuman, in Biblioteca Antonio Insinna e Mario Scuro, hanno presentato l’attività del religioso nella ricerca e valorizzazione delle Edicole Sacre. Il tema era andare oltre le pietre per ricercare le motivazioni profonde che hanno spinto le nostre popolazioni ad erigere queste testimonianze. Dimensioni Espressive Nell’ambito degli eventi programmati per l’Anno Ragazzoniano, il 13 aprile 2013 è stata inaugurata la mostra Dimensioni Espressive, la XVI rassegna biennale della ricerca, tecnica, grafico-pittorica e linguistica condotta nell’ambito della scuola secondaria di secondo grado, a cura dell’U.C.I.I.M. Moto Historical Castle Paolo Ceccon: Hydropolis Mechanical fishes All’interno della rassegna Mani Creative, l’artista Paolo Ceccon ha presentato i suoi Pesci Meccanici. Dal 13 al 28 aprile 2013 la mostra Hydropolis-Mechanical Fishes è stata aperta nelle sale espositive del Castello Inferiore di Marostica. Hydropolis è un vero progetto creativo che ha raccolto successi e accresciuto il numero delle opere che la compongono. Acqua salata e non sangue, probabilmente, è ciò che scorre nelle vene di Ceccon. Artista ligure di nascita le cui radici sono in parte siciliane e in parte venete, ha da sempre i colori e il profumo del mare negli occhi e nel cuore. Con Hydropolis il linguaggio di Ceccon si consolida. Un esercito di pesci dall’aspetto un po’ bizzarro e un po’ inquietante racconta gli espedienti di un ingegno creativo che regala all’arte contemporanea un vero divertissement. Osservando la popolazione di Hydropolis, è evidente come ogni singolo individuo abbia una carta d’identità dettagliata, fatta di ore di lavoro, di studio meticoloso, di ricerca e di fantasia, una realtà favolosa, nell’accezione più etimologicamente stretta dell’aggettivo. Questa esposizione nasconde più livelli di riflessione derivanti dalla capacità di osservare e cogliere ciò che la natura restituisce all’uomo, ovvero i suoi stessi rifiuti. Il 31 agosto nel Castello Inferiore, è stata allestita un’interessante mostra di moto storiche di gran pregio e valenza collezionistica. MAROSTICANA CAFFE’ SRL Via Kennedy, 13 - 36063 Marostica (VI) Tel. & Fax 0424 72117 - [email protected] 06 Mostre Magia di parole Magia di parole è il titolo della mostra-mercato del libro per l’infanzia e la preadolescenza che si è svolta dal 20 al 25 aprile 2013 presso l’Aula Magna della scuola secondaria di primo grado N. Dalle Laste di Marostica. Organizzata dall’Istituto Comprensivo di Marostica (delle scuole dell’Infanzia, Primaria e secondaria di 1° grado), in collaborazione con la Biblioteca Civica, il Comitato e l’Associazione dei genitori, le Associazioni Culturali del territorio, la manifestazione ha visto il patrocinio della Città di Marostica. Inserita nell’ambito del progetto lettura, in occasione della giornata mondiale del Libro e del diritto d’Autore proclamata dall’Unesco che si celebra il 23 aprile, la mostra si è arricchita di alcune iniziative dedicate ai bambini e ai ragazzi volte a valorizzare la lettura e l’ascolto di narrazioni per suscitare l’amore verso il libro e favorirne l’incontro. Attività che hanno permesso di esplorare e conoscere diversi argomenti nella magia della parola, appunto, che con la sua potenza dà voce alle nostre fantasie e alle nostre emozioni, portandoci in mondi straordinari. Il progetto voluto dagli insegnanti, in accordo con la libreria, voleva una mostra che diventasse momento formativo per bambini, ragazzi, genitori e insegnanti e che tutti, dai piccoli ai più grandi, potessero costruire dei propri percorsi di lettura di qualità, pertanto i libri esposti andavano tutti in tale direzione. La scelta dei libri in mostra che affrontavano vari temi dal più semplice al più complesso, era stata fatta in modo che il lettore potesse trovare il sentiero adatto a sé in un sempre più Stefano Bordiglioni vasto mercato di proposte editoriali. L’inaugurazione si è svolta sabato 20 aprile, dalle ore 16.00 alle 18.30, con un caloroso pubblico di bambini, genitori e insegnanti. Incontri con gli Autori Due sono stati gli appuntamenti con l’autore che la scuola ha organizzato quest’anno per gli alunni della scuola primaria nell’ambito del progetto lettura: il 3 aprile 2013 i ragazzi di quinta hanno incontrato lo scrittore Luigi Dal Cin mentre quelli di quarta, il 24 aprile, lo scrittore Stefano Bordiglioni. Storia di una margherita e di interazioni varie Venerdì 8 Marzo, nella sala del Castello Inferiore di Marostica, è stata inaugurata la mostra dedicata a Gigi Carron, che ripercorre in parte la sua attività di insegnante. Sono stati esposti anche alcuni disegni dei suoi allievi, che ebbero origine, nel marzo del 1966, dalle osservazioni fatte dall’artista su alcune margherite disegnate dalla figlia, che in quel tempo aveva cinque anni. Percorrendo le vicende legate agli sviluppi del tema del fiore, si incontrano le profonde e molto attuali riflessioni dell’artista. Nella mostra, sul filo teso dalla ricerca di Gigi Carron, sono anche esposte opere della figlia Elisabetta, di allievi dell’Istituto Scotton di Breganze (seguiti dalla professoressa Graziella Zanettin) e di amici che, operando in diversi campi della ricerca artistica ed espressiva, hanno partecipato al progetto. E' stato anche allestito un laboratorio creativo, dedicato a bambini e adulti, per vivere la gioia dello stare insieme, condividendo istanti di creatività e di vita. La presentazione ha visto oltre alla Presidente della Commissione per le Pari Opportunità Maria Angela Cuman, Elisabetta Carron, il Preside dello Scotton, Mario Maniotti, l'amico Sergio Los e il collega Prof. Aliprando Franceschetti. I Thangka I Thangka, dipinti a soggetto religioso fissati generalmente su stoffa e arrotolati tra due bastoni, rappresentano il buddismo attraverso un linguaggio comune a tutti: l’immagine. La rassegna è stata promossa dall’associazione San Sea Rai ed è stata finalizzata alla raccolta di fondi per la ricostruzione della Tibetan School di Leh, andata distrutta dopo l’alluvione che ha colpito il Ladakh nel 2010. 07 Linguaggi (segue da pag. 1) scriveva Mons. Virginio Sanson: da ormai più di mille anni è presente nelle chiese e sostiene le cerimonie liturgiche. Merito indubbio del suo suono spirato come una voce e dalla sonorità che raccorda tutti in un canto unisono, come la Liturgia, nel suo celebrare Cristo, raccoglie in un unico Corpo tutti i credenti. In quest’unità tuttavia esso offre grande e inusitata varietà di timbri e di colori, di potenza espressiva, così da dar voce ai sentimenti molteplici di un’umanità ora sofferente, ora gioiosa, raccogliendoli come un mazzo di fiori musicali. Anche la Pieve di Santa Maria gode da mezzo millennio della presenza di un organo. Nel sec. XVI viene installato il primo organo, come è segnalato nella visita pastorale del Vescovo di Padova Federico Cornaro - Reg.XI (c.132 V.), risalente al 1587. Lo strumento ha funzionato fino al sec. XVII, quando è stata ricostruita la chiesa per opera dell’Arciprete Gaspare Ghirardelli, che ha poi donato quell'organo alla chiesa di Schiavon.Verso la metà del XVIII secolo viene installato il nuovo organo: il Callido per opera degli Arcipreti Matteazzi. Nel sec. XIX vengono registrati inconvenienti sonori e si assiste ad alcuni restauri. Intanto nel XIX secolo nasce a Marostica una piccola scuola per organari organizzata da Sebastiano Mianzan e continuata dal figlio Pietro. L’organo nel XX (Ph. Matteo Vivian) sec. e precisamente alla fine della seconda guerra mondiale subisce altri restauri: l'Arciprete Don Casto Poletto lo fa sistemare dalla ditta Zordan. Tuttavia, dopo gli anni sessanta, si assiste alla sua fine. Viene deciso dall’Arciprete Don Ferdinando Mattarolo e dal Consiglio Pastorale di acquistare un piccolo organo «Positivo» del XVII secolo, insufficiente però per la chiesa, tuttora presente nella parete nord-est della navata per rispondere alle esigenze della Schola Cantorum di Santa Maria. Nel sec. XXI viene formato il Comitato-Pro Organo presieduto da Carlo Vivian per decidere se restaurare il vecchio o farne uno nuovo. Adottata quest’ultima soluzione, il 10 marzo 2013 la presenza dell'organo nella Pieve si è fatta realtà concreta e visibile. E' un'opera straordinaria, specie in tempi di recessione economica, ma la bella Chiesa di Santa Maria Assunta, per quarant’anni rimasta senza organo, meritava questo importante risultato. Siamo passati tra varie difficoltà, abbiamo trovato ostacoli lungo il percorso, ma non è mai mancata, ha sostenuto il PreLa raccolta dei fondi per l’acquisto delle canne sidente Vivian, la convinzione di portare a termine il progetto. La speranza che ci ha guidato, ha affermato l’Arciprete Don Fausto Cason, è che le note solenni e spirituali dell’Organo, possano contribuire a tener viva la fede e la preghiera in tutti noi. Nel giugno 2009, firmato a Marostica l’accordo di acquisto del nuovo organo a canne per l’antica Pieve di Santa Maria Assunta, è stato approvato anche dai responsabili della Diocesi, in particolare da Mons. Virginio Sanson, della Commissione Arte Organaria, il progetto del maestro Roberto Antonello,che ha seguito anche la direzione artistica dei lavori. Il nuovo organo Andrea Zeni 2013 è molto grande, fra i più grandi della nostra provincia ed è uno strumento interessante sia dal punto di vista architettonico sia sotto l’aspetto fonico. La mancanza di altezza, a causa della finestra e la scarsa profondità della cantoria, hanno determinato un prospetto molto slanciato ai lati e fortemente ribassato al centro: l’organo appare comunque armonioso e ben inserito. La scelta di contenere tutte le parti dello strumento in cassa armonica, permette al suono di trovare fin dalla formazione un adeguato indirizzamento. Altra particolarità è data dalla dotazione di due casse espressive, che conferiscono al suono una notevole dinamica, potendo così graduare l’intensità sia sulle singole tastiere, sia all’organo quando questo è utilizzato con particolari combinazioni. Altro elemento adeguatamente ponderato riguarda l’inserimento delle unioni elettriche che gestiscono i registri del III manuale, con il risultato di non grava- 08 Linguaggi re di pesantezza il tocco della tastiera del G. O. quando sono inserite tutte le unioni dei manuali. La cassa armonica è realizzata in legno di rovere massello trattato con olio naturale. La pedana , la schiena e i soffitti sono in abete. Al fine di ottimizzare il tocco della tastiera sono stati inseriti dei piccoli mantici. Le canne sono 1945, il peso complessivo dello strumento è di 5500 kg., le ore di lavoro sono state 6700 senza contare quelle dell'organaro Andrea Zeni. E’ dotato di tre tastiere, 35 registri, due casse espressive, il suono dello strumento si basa su una rivisitazione della scuola romantica europea e sinfonica francese. La progettazione rende lo strumento di Santa Maria unico nel suo genere. Oltre agli accompagnamenti liturgici per soli e per coro, si presta anche a performance concertistiche. L’organo è ampiamente fruibile nella liturgia e rappresenta degnamente la comunità. E’ fatto di tante parti diverse, tutte montate insieme e tutte indispensabili per la buona armonia; è legato alla tradizione dei repertori e si apre anche alla letteratura contemporanea. Il lavoro di realizzazione ha richiesto tre anni; la consegna prevista dell’organo nel 2012 è stata puntuale. Lidia Toniolo Serafini Si è conclusa con successo la piccola stagione concertistica promossa da Musica Reservata. Tre concerti in altrettante domeniche del mese di giugno sono venuti ad arricchire una proposta musicale che a Marostica è già particolarmente significativa. Come sappiamo, questo territorio possiede una vitalità culturale invidiabile. Il Castello Armonico 2013 si è sviluppato attorno alla musica vocale e strumentale del Seicento, un secolo che ha visto un progressivo aumento dell’attenzione verso la musica strumentale. È proprio in questo periodo che nascono e proliferano nuovi strumenti musicali. Il gusto sposa nuove timbriche. In ogni parte d’Europa vi sono tipologie di strumenti spesso diversissimi gli uni dagli altri. L’Italia, già leader mondiale durante tutto il Cinquecento, è il faro musicale d’Europa. Vicino ai grandi nomi di compositori come Carissimi, Frescobaldi e Monteverdi si affiancano quelli di formidabili costruttori di strumenti, come i liutai: Guarneri, Maggi- I Concerti per l’inaugurazione Domenica 10 Marzo 2013 ore 16.00 con il Concerto dell’Organista Roberto Antonello (Musiche di J. S. Bach, A. Boëly, C. Franck, M. Duruflé, N. Hakim) Domenica 17 Marzo 2013 ore 16.00 con il Concerto dell’Organista Enrico Zanovello (Musiche di J. S. Bach, W. A. Mozart, M. E. Bossi, G. Stabile, J. Bret, A. Guilmant, C. M. Widor) Il Presidente del Comitato Pro Organo Carlo Vivian L’Arciprete Don Fausto Cason trasporto e smaltimento rifiuti spurgo fognature tel. 0424 77263 ni, Da Salò, Stradivari. L’arte organaria italiana di questo periodo si compenetra con altre scuole nordiche di grande caratura. Eugenio Gasparini, esponente principale di questa tendenza, ha come allievi Silbermann, sui cui organi suonerà il grande Bach, ma anche Pietro Nachini, che lascerà una traccia indelebile soprattutto in territorio veneto. Esistono poi numerosi tipi di strumenti a fiato, di misure e timbriche diversissime, spesso di carattere regionale. Uno straordinario esempio ci è pervenuto dal concerto di apertura con il gruppo Sonatores Pannoniae diretto da László Borsódy. L’ensemble ungherese ha presentato con bravura una serie di danze di corte e toccate guerresche e militari dell’Ungheria del XVII secolo. Il gruppo Sonatores Pannoniae ha decisamente entusiasmato il pubblico presente nella favolosa cornice del Castello Inferiore. 09 Linguaggi 25^ Primavera Musicale: un pieno di coralità Nel secondo appuntamento è stata evidenziata l’opera di Marco Uccellini, compositore e violinista italiano del Seicento. Uccellini si distingue soprattutto nella musica strumentale, per la quale lascia oltre 300 lavori. Il compositore romagnolo, direttore della Cappella Musicale di Francesco I d’Este, trova nello sviluppo della sonata per violino la sua espressione più efficace. A dare forma sonora concreta all’opera di questo straordinario autore si è potuto ascoltare il gruppo Arparla guidato da Davide Monti. Il gruppo milanese, composto da Monti e dall’arpista Maria Christina Cleary, si è avvalso della partecipazione del cornettista Richard Seda. Il concerto di chiusura, come tradizione più strutturato e con un organico più numeroso, ha messo in opera due Madrigali guerrieri e il famoso Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi. La scelta del programma per il concerto finale non poteva ignorare l’opera di Monteverdi che rappresenta un punto di riferimento per il teatro drammatico musicale dei secoli successivi. Protagonisti di una serata veramente indimenticabile sono stati il Teatro Armonico e l’Accademia Musica Reservata. I due gruppi musicali, fondati negli stessi anni, hanno in comune un notevole impegno per la divulgazione della musica vocale e strumentale, sia attraverso l’attività concertistica, sia come promotori e organizzatori di progetti ed eventi culturali di livello internazionale nei rispettivi territori. Fabio Cusinato La stagione concertistica Primavera musicale ha spento a maggio le sue prime venticinque candeline, regalando al folto pubblico accorso tre magnifiche serate all’insegna del canto e della vitalità. Ripercorriamo a grandi linee e con qualche curiosità la storia di questa manifestazione. Nata nel 1989 per volontà di Rosangela Ponso, allora direttrice del coro I ragazzi della Ciliegia d’oro, è passata già nel 1991 sotto la direzione artistica di Cinzia Zanon. Nel 1992 viene ospitata la prima formazione d’oltralpe, il coro giovanile della città di Pecs (Ungheria), mentre nel 1998 si registra la presenza del primo gruppo da oltreoceano, il coro universitario dell’Arkansas (Usa). Ma la vera rivoluzione avviene nel 1999, quando la Gli “Alti & Bassi” formazione marosticense cambia nome, diventando Coro Gioventù in Cantata, perfeziona il look e decide di dedicare l’intera stagione della Primavera musicale alla coralità. Nel 2000 nascono così gli Incontri corali internazionali, rassegna che illuminerà le Primavere musicali, coinvolgendo ad oggi, in più di 90 concerti, oltre 50 gruppi provenienti da quattro continenti (America, Asia, Europa e Oceania), per un totale di 2700 cantori e oltre 200 musicisti professionisti. Arriviamo così alla XIV edizione degli Incontri corali internazionali. Dal 17 al 19 maggio, tre serate in successione, per gustare l’esibizione di cinque cori, in tre luoghi diversi della città di Marostica: sono questi gli ingredienti che hanno reso speciale l’edizione 2013. Venerdì 17, nella chiesa di Sant’Antonio, il concerto di apertura ha visto protagonista il quintetto degli Alti & Bassi, composto da Paolo Bellodi, Andrea Thomas Gambetti, Diego Saltarella, Alberto Schirò e Filippo Tuccimei. Cinque voci che si amal- 10 Linguaggi gamano perfettamente creando un’armonia unica e sorprendente, tanto che, quando ci sono loro, l’orchestra non serve! Cantano a cappella, cioè senza accompagnamento musicale, ma sono dei bravissimi musicisti… vocali, in grado di imitare all’occorrenza il suono della batteria, del basso, dei fiati e della chitarra elettrica. Vantano partecipazio- ni televisive e radiofoniche, oltre che numerose stagioni concertistiche italiane e internazionali. Nel 2006 Fiorello ha trasmesso alcuni brani del loro album Medley nel corso di due puntate di Viva Radio2. Al pubblico della Primavera musicale hanno proposto brani della tradizione gospel e spiritual, classici di Bach e Chopin rivisitati in chiave pop e un percorso attraverso le canzoni più famose dei cartoni animati Disney. Il tutto in uno spettacolo che ha entusiasmato il pubblico, con soluzioni vocali d’effetto e divertenti uscite dei cantanti. L’appuntamento di sabato 18 rientrava invece nel primo festival internazionale Veneto canta, organizzato dall’Asac (Associazione per lo sviluppodelle attività corali) e dalla Regione. Nell’aula magna della Scuola Media Dalle Laste si sono esibiti CASA DEL CAFFÉ due cori inglesi, la formazione mista Elmbridge choir e quella femminile Elmbridge ladies choir. Due gruppi imponenti, più di 80 persone il primo e una cinquantina il secondo, che si sono contraddistinti per la gioia e l’entusiasmo che hanno saputo trasmettere al pubblico presente, teatralmente diretti dagli effervescenti direttori Cliff Van Tonder e Dale Thomas. In linea con l’idea che la musica è per tutti, i due cori sono formati da adulti e anziani, non necessariamente con conoscenze musicali di base, ma animati dalla voglia di stare insieme e di condividere momenti di serenità. Agli appuntamenti di quest’anno degli Incontri corali internazionali, come consuetudine, il coro organizzatore Gioventù in Cantata ha aperto le tre serate, dando così il benvenuto ai cori ospiti e sottolineando lo spirito di incontro che la manifestazione promuove. Gli applausi del pubblico affezionato e i complimenti delle formazioni ospitate non sono mancati, quindi non resta che darci appuntamento al prossimo anno, per la XV edizione degli Incontri corali interCinzia Zanon nazionali! L’associazione Gioventù in Cantata propone a bambini e ragazzi che volessero avvicinarsi al mondo della musica, diverse occasioni di incontro, formazione e attività, con particolare attenzione ai piccolissimi e ai bambini con difficoltà. Ha inoltre attivato una convenzione con il conservatorio Pedrollo di Vicenza. Per maggiori informazioni, potete visitare il sito www.gioventuincantata.it. Direttore Artistico: Cinzia Zanon Informazioni: Tel.335.7898909 - [email protected] DAL 1962 di Vedovello Maurizio & C. s.n.c. DEGUSTAZIONE E VENDITA SPECIALITÀ: ELISIR DI PROSPERO ALPINI LIQUORE AL CAFFÉ LIQUORE AL CIOCCOLATO 36063 MAROSTICA (VI) - Piazza Castello, 26 - Tel. 0424 72398 - www.casadelcaffemarostica.it 11 Linguaggi Per Cecilia e Umberto Cecilia l’aveva già previsto il concerto del 7 Aprile, fissata la data con Don Fausto, Parroco della Chiesa di S. Maria Assunta, contattati i protagonisti della serata, cantanti, organista, coro, per ricordare degnamente con la musica il caro Umberto, scomparso da un anno. Il destino ha voluto che quel concerto fosse dedicato anche a lei, ricongiuntasi con l’amato consorte il 12 febbraio di quest’anno. La musica ancora una volta aveva suggellato gli affetti, i desideri , gli interessi di entrambi, tanto da segnare i tempi del loro vivere e morire, sempre insieme, come sempre… E’ stata una bella serata, quella del 7 Aprile, Domenica in Albis, nel segno del nuovo grande strumento appena inaugurato, l’organo A. Zeni 2013, suonato magistralmente per l’occasione dal M° Antonio Camponogara, con la partecipazione del coro I Cantori di Marostica e delle cantanti Stefania Berton, Alice Munari, Caterina Palermo, Caterina Peraino, Ledi Santini, Alessia Tolardo. Il programma presentava celebri pezzi per organo da Bach a Mendelssohn ed arie sacre di grandi autori dell’Otto/Novecento europeo. L’ottima acustica della Chiesa di S. Maria Assunta ha favorito il coinvolgimento totale da parte del numeroso pubblico presente e partecipe, così come Cecilia e Umberto avrebbero voluto, nel loro grande desiderio di comunicare con tutti, attraverso le parole e la musica, strumenti preziosi di sentimenti sinceri e di valoAlbano Berton ri che non muoiono. La magnifica consolle del nuovo organo A. Zeni, con le tre tastiere, i registri, la pedaliera (Ph. Matteo Vivian) Il Suono del Sacro Nell’ambito della prestigiosa rassegna Il Suono del Sacro, si sono tenuti quattro concerti, che hanno avuto come principale protagonista il nuovo organo. La rassegna ha avuto inizio il 5 Maggio con un concerto offerto dalla Cappella musicale della Cattedrale di Vicenza, diretta, per l'occcasione da Laura Fabris e dall'organista Ornelio Bortoliero che hanno proposto un articolato programma di musiche corali e organistiche italiane e tedesche. L’alternanza tra brani corali e brani strumentali è stata caratterizzata da un continuo dialogo tra il coro e l’organo dove ad ogni proposta testuale del coro corrispondeva una sapiente e poderosa meditazione organistica. Il 12 Maggio è stato all’insegna della musica del 1900 e contemporanea. Il duo composto da Samuele Ave all’organo e da Mattia Cogo alle percussioni, al loro debutto in questa inusuale formazione, ha proposto alcuni brani del poco frequentato e prezioso repertorio per organo e percussioni. I due musicisti hanno offerto un percorso musicale originale, ricco di sonorità esotiche e travolgenti, dove l’organo ha potuto esprimersi in tutti i suoi colori e la sua forza e, insieme alle percussioni, creare un suono tanto terribile quanto festoso, come i misteri che si celebrano nel tempo di Pasqua. Il concerto di domenica 19 maggio, con il coro Mastersingers, una sessantina di cantori provenienti dalla provincia di San Antonio (Texas, Usa), ha deliziato il pubblico con alcuni brani del repertorio sacro, tra Ottocento ed età contemporanea. L’ultimo concerto ha avuto come titolo Sumens illud Ave…, in riferimento ai versetti dell’Ave maris Stella, che è stato una sorta di leit-motiv della serata. I protagonisti, Maricla Rossi (soprano), I Cantori di Marostica e il giovane e bravo organista Manuel Canale, hanno dato vita a un programma impostato su autori ed opere dell’Otto/Novecento europeo, preceduti dalla presentazione, in chiave di lettura espressiva, di Emanuela Cecchin. 12 Linguaggi Marostica suona e canta ai Carmini 2013 Anche quest’anno, a cura di Città di Marostica, Comitato Carmini, Ass. Sodalitas Cantorum e Parrocchia di S. Antonio Abate, si è svolta dal 7 al 18 luglio, la ormai tradizionale manifestazione musicale Marostica suona e canta ai Carmini. Le quattro serate, ospitate nella Chiesa e presso la scalinata dei Carmini, hanno visto protagonisti i gruppi: Dom eni ca 7 Luglio il Gruppo Vocale Gocce d'Armonia, con all’organo Andrea Milani e all’arpa Alessandra Casarin. Il gruppo, nato nel 2008 con l’intento di svolgere principalmente l’attività di servizio a cerimonie nuziali, è composto da una decina di elementi, accomunati da una pluriennale esperienza di canto corale all’interno di Gioventù in Cantata, sotto la direzione di Cinzia Zanon. Ciascun membro del gruppo ha poi sviluppato e approfondito le proprie conoscenze in campo vocale e strumentale attraverso percorsi singoli e originali (conservatorio, lezioni di vocalità, studi sulla voce come mezzo di espressività nel canto e non solo). La giovane formazione, nel corso degli anni, si è aperta a nuove e interessanti collaborazioni prendendo parte a diverse rassegne e manifestazioni corali. Cantano nel gruppo: Giulia Ravagnani, Elisa Lanzarini, Chiara Mocellin (soprani I); Marta Frigo, Giulia Soster (soprani II); Sofia Ceolato, Francesca Tres (alti); Stefano Rigon, Matteo Donazzan (bassi). Venerdì 12 Lu gl i o l’orchestra da Camera di Santorso diretta da Flavio Nardon, ha dato vita a un programma di musica barocca. L’Orchestra da Camera di Santorso nasce nel febbraio 2012 come ensemble stabile a Santorso. Debutta il 25 aprile presso l’Antica Chiesa dei Frati Girolimini sul Monte Summano. L’Ensemble conta una decina di valenti musicisti provenienti da tutta la provincia. Si propone al pubblico con un repertorio che spazia dal Barocco Europeo alla musica della prima metà del secolo scorso e adotta una nuova formula che intreccia la musica al teatro, come nelle due ultime rappresentazioni, la prima, trattante il tema del Turco in musica, l’altra (in prima assoluta) come Intervista ad Alessandro Rossi. L’entusiasmo e la passione unita alla professionalità fanno si che questa orchestra si arricchisca continuamente di nuovi elementi. Questo molto presto permetterà al gruppo di esplorare repertori nuovi, che richiedono un organico più ampio. Domenica 14 Luglio il Corpo Bandistico di Crosara, Diretto da Michele Pivotto, ha presentato Sogno di note di mezza estate. Questa realtà musicale di Crosara è un'associazione composta da musicisti che operano con la loro passione nell'interesse della cultura e della società. Essa si presenta come un modo alternativo di vivere il tempo libero, offrendo ai componenti la possibilità di sviluppare le proprie capacità e attitudini creando al contempo momenti di forte aggregazione sociale. Nel gruppo, formato perlopiù da giovani appassionati della musica, avviene l'incontro di generazioni diverse ed è favorito lo scambio di esperienze. Giovedì 18 Luglio 2013 Progetto giovani Jam session Marostica. L'associazione culturale giovanile MHZ. Music High Zone in collaborazione con il Progetto Giovani Protagonisti dell'Unione dei Comuni del Marosticense, ha proposto una riunione di musicisti libera ed estemporanea denominata jam session. La manifestazione ha visto la presenza di musicisti di tutte le età, che hanno potuto fruire di uno spazio attrezzato per suonare assieme. 13 Linguaggi All’Arena per la Traviata L’istituto comprensivo di Marostica, la Biblioteca Civica e l’UCIIM hanno promosso l’ormai tradizionale appuntamento con l’Arena di Verona, che prevedeva quest’anno la partecipazione alla seconda recita in programma di Traviata il 28 giugno scorso. I partecipanti all’evento sono stati più di cento, fra studenti e adulti. Durante il percorso fino a Verona sono state illustrate la trama e le caratteristiche musicali dell’opera verdiana, cosa che ha permesso ai partecipanti di apprezzare maggiormente lo spettacolo assai ben diretto dall’ormai affermata giovane bacchetta di Andrea Battistoni, che si è giovato di una valida compagnia di canto. I tre protagonisti dell’opera, Violetta interpretata con ottima maestria dal giovane soprano croato Lana Kos, Alfredo Germont, un brillante John Osborne e Giorgio Germont, un corretto Roberto Frontali, hanno saputo rendere il pubblico pienamente partecipe della ricchezza musicale del capolavoro verdiano. Apprezzata anche la singolare scenografia a specchi del famoso regista Hugo De Ana. Al termine è stata espressa dai partecipanti una generale soddisfazione per lo spettacolo goduto. Guido Snichelotto I Concerti della Domenica Ai Concerti della Domenica, giunti alla XIV edizione, dieci sono stati gli appuntamenti settimanali nella ex Chiesetta San Marco. Si sono esibiti giovani musicisti all’inizio della carriera o frequentanti i corsi di perfezionamento presso i Conservatori di Castelfranco e di Vicenza. A Marostica è possibile ascoltare buona musica praticamente tutto l’anno, per una tradizione affermatasi nel tempo, che prevede importanti manife- stazioni organizzate da I Cantori di Marostica e dal Coro Gioventù in Cantata, come l’Autunno Musicale, i Concerti d’Avvento/Natale e Primavera Musicale, i Concerti Corali Internazionali, Il Suono del Sacro, Il Castello Armonico, ma anche Marostica suona e canta ai Carmini e Natale con Noi, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, la Biblioteca Civica P. Ragazzoni e la Consulta fra le Associazioni culturali del Territorio. E proprio da alcuni gruppi della Consulta è arrivato puntuale il sostegno alla manifestazione di quest’anno: la Scuola di Musica Guido d’Arezzo e la Commissione Intercomunale per le Pari Opportunità, che hanno messo a disposizione le loro migliori risorse e le referenze presso gli Istituti musicali, ottenendo la disponibilità di giovani musicisti dotati di promettenti qualità artistiche e desiderosi di farsi notare. Questo il prestigioso programma svolto: Domenica 20 gennaio Ensemble d’archi A. Steffani. Musiche di Vivaldi, Gluck, Sammartini, Bach. Allievi del Conservatorio di Castelfranco Veneto. Maestro Alberto Vianello. Domenica 27 gennaio Giornata della Memoria. Orchestra Giovanile Marostica. Gregorio Guglielmi: flauto traverso; Carla Camponogara: violino; Massimo Barbieri: pianoforte; Dir. Fabio Fioravanzo . Domenica 3 febbraio Recital lirico. Anna Bordignon: soprano; Silvia Bellani: pianoforte. Domenica 10 febbraio Il flauto traverso nella musica ungherese di Franz Doppler. Duo di flauti traversi e pianoforte. Marta Frigo e Marco Girardin: flauti; Maria Borsato: pianoforte. Domenica 17 febbraio Jazz Ensemble Steffani. Allievi del Conservatorio di Castelfranco Veneto. Maestro Gianluca Carollo. Domenica 24 febbraio Incanto d’Amore con il duo Alice Covolo: soprano, Lisa Sommacale: pianoforte. Domenica 3 marzo La nostra musica incontra quella delle Città gemelle Tendo, São Bernardo do Campo e Montigny le Bretonneux. Con la partecipazione di Alessandra Faresin, Piero Conz - Roberto Zulian, Andrea Baggetto - Ruriko Nakano. Domenica 10 marzo Ketalipà. Quartetto vocale che ha proposto la musica italiana dagli anni Trenta agli anni Sessanta (Alessia Berton, Eleonora Biondolillo, Elisa Maroso, Katia Spoldi e Massimo Zulpo al pianoforte). Domenica 17 marzo Il pianoforte in Spagna tra Ottocento e Novecento. Allievi della Scuola di Pianoforte del Maestro Antonio Tessoni, Conservatorio di Musica Arrigo Pedrollo di Vicenza. Domenica 24 marzo Musiche di Bach, Mozart e Chopin. Giovanni Mazzocchin: pianoforte. 14 Linguaggi Edgar Maróstica: Andemo via, andemo in Mèrica A cura della Biblioteca Civica P. Ragazzoni e delle Associazioni Danza Marostica, Psicologi Marosticensi, Mondo Rurale e Terra e vita, il 1 marzo 2013 presso la Biblioteca Civica abbiamo avuto la possibilità di ascoltare un grande umorista, famoso in tutto il Brasile, che racconta storie popolari ironiche e divertenti. L'artista, di origine veneta, è venuto in Italia per la prima volta e ci ha parlato in talian, la lingua portata dai Veneti in Brasile alla fine dell'Ottocento e conservata tuttora in molti paesi, in particolare nel Rio Grande do Sul. Un’occasione unica che ha fatto divertire e insieme ricordare lo stile di vita dei nostri emigranti. Ha presentato la serata Giorgia Miazzo, docente ed esperta del talian e della cultura brasiliana, seguita da un interessante intervento sul significato dell’identità di Ornella Minuzzo, Presidente dell’Ass. Psicologi Marosticensi. Leonardo Manera: L’ottimista Il 21 luglio scorso, nella splendida cornice del giardino della Chiesa di San Vito, nell’ambito del Festival Veneto Opera Estate, è stato rappresentato L’ottimista - il Candido di Voltaire e la ricerca della felicità, uno spettacolo teatrale con riscrittura e interpretazione di Leonardo Manera con la regia di Marco Rampoldi. Sono passati più di 250 anni dalla sua pubblicazione, eppure Candido, il capolavoro di Voltaire, continua a essere di grande attualità, per la sua capacità di smascherare gli abusi di potere e l’ottusità del pensiero dominante con sguardo distaccato e irriverente. Un testo perfetto per Leonardo Manera, artista di punta della fucina di Zelig, maestro nel cogliere i tratti comici e grotteschi della nostra società. Le serate teatrali a Crosara L’Associazione Terra e Vita ha proposto, dal 10 febbraio al 9 marzo scorsi, quattro serate teatrali con quattro diverse compagnie teatrali. La recitazione in vernacolo ha aggiunto il divertimento al piacere di assistere ad uno spettacolo teatrale. Questo il programma svolto: 16/2/13: Sior Todaro brontolon - Carlo Goldoni regia Domenico Fillipin - Compagnia sperimentale Università A/A di Bassano del Grappa; 23/2/13: Cerimonia a sorpresa - testo e regia Mario Schirato - Compagnia Il Bozzolo di Valrovina 02/3/13: Godersela con manco - testi e regia Lavinia Bortoli - Compagnia Teatro/Cabaret Le scoasse di Malo 09/3/13: Pigna secca e pigna verde - Emerico Valentinetti - regia Domenico Cinque - Compagnia Piccolo Teatro di Bassano Minifest in Villa dei Cigni Nell’ambito della prestigioso Festival Veneto Opera Estate la Villa dei Cigni a Marsan di Marostica ha fatto da palcoscenico a due appuntamenti teatrali di Minifest, dedicato al pubblico bambino. Il primo appuntamento, il 30 luglio, ha visto I pupi di Stac, i burattini di Firenze, mettere in scena Il giardino del re, tre singole fiabe in sequenza che hanno creato uno spettacolo che ha coinvolto i piccoli spettatori invitati ad animare personaggi ed oggetti in un grande gioco collettivo. Il secondo appuntamento, il 9 agosto, è stato con La bella addormentata del bosco con la Compagnia Ensamble di Vicenza. Un classico evergreen che gli scafati piccoli spettatori hanno accolto riuscendo a declinare regine e principesse, fate e orchesse, re e principi, rendendo l’antica fiaba (la prima versione di Charles Perrault è del 1697) più che mai attuale. 15 Linguaggi Micropolis Mi presento: sono una sala parrocchiale. Sono stata costruita nel 1949 a Crosara, per iniziativa del parroco Don Ettore Castellotto. La parrocchia ha acquistato dal Comune di Marostica gli edifici che in precedenza avevano ospitato il mulino elettrico e l’abitazione della famiglia Pezzin, nonché gli alloggi assegnati ai maestri elementari. Nei locali riadattati sono nata io: una comoda e dignitosa sala da teatro, dotata di palcoscenico, di buca per il suggeritore, di un camerino e perfino di una loggia-galleria, alla quale si accedeva per un’angusta scaletta di legno. Ad usufruire subito del mio spazio sono stati i giovani del paese, che hanno messo in scena drammi, tragedie, commedie e farse popolari. L’interesse era molto vivo da parte di tutti; alle rappresentazioni ero affollatissima. Cinema e TV non erano ancora diffusi e mancavano i mezzi per raggiungere altri centri vicini. Negli anni 60/70 le rappresentazioni sono continuate per merito dell’infaticabile animatrice Teresina Bertacco, che sapeva coinvolgere i giovani in mille iniziative. Negli anni 70 ho perso la loggia-galleria, ceduta ai locali di una piccola e attiva scuola materna parrocchiale, ma io sono rimasta comunque indispensabile punto di riferimento per la vita sociale della parrocchia e del paese. Da alcuni anni, come le signore agées che ricorrono alle cure estetiche, ho migliorato il mio aspetto: riscaldamento autonomo, tinteggiatura, porte e finestre metalliche e antipanico e persino 80 poltroncine verdi comode ed ospitali. Merito di un gruppo di amici appassionati dell’arte cinematografica, che hanno costituito il Cineforum Marostica. Le rassegne di film da loro proposte mi hanno fatto conoscere da tanti appassionati. Adesso mi chiamano Sala Micropolis: un nome scelto dai bambini che seguono numerosi la programmazione invernale. Sono piccola, è vero, ma qui da me si incontra proprio la polis. Nuovi amici arrivano via via non solo da Crosara, ma anche da Marostica, Nove, Bassano, Vicenza, dall’Altopiano e anche da più lontano. Guardano, poi parlano, discutono, si ritrovano, si appassionano, diventano amici. Nella stagione 2012/13 ne ho visto di tutti i colori e vi assicuro che ho imparato tante cose, mi sono divertita e spesso anche commossa. Abbiamo iniziato in autunno con un ciclo di capolavori del cinema muto. Proprio le prime realizzazioni cinematografiche, quelle originali, appositamente restaurate. Due addirittura inedite in Italia, fatte arrivare dalla Germania, come Il gabinetto del dottore Caligari, e dalla Francia, come Il cameraman di Buster Keaton. C’è stata poi l’offerta per i ragazzi, che invadevano festosamente il mio spazio in tre proiezioni settimanali e si godevano le più recenti novità dei cartoons e fantasy da loro tanto amati. La chicca è stata riservata per la primavera con film d’autore del 2012/13 premiati nei più importanti festival e mostre internazionali del cinema. Non basta, tra febbraio e marzo per quattro sabato seguenti, su iniziativa dell’Associazione Culturale Terra e Vita, ho cambiato genere, tornando all’antico amore: il teatro. Bravissime le Compagnie teatrali ospitate: la Compagnia Sperimentale Università A/A di Bassano; la Compagnia Teatrale Il Bozzolo di Bassano-Valrovina; la Compagnia Teatro cabaret Le Scoasse di S.Vito di Leguzzano; la Compagnia Teatrale Piccolo Teatro di Bassano. Mi è sembrato di ritornare indietro con i miei giovani degli anni ’50. Potenza del teatro e un applauso a quanti ancora si impegnano in quest’arte straordinaria, nata nella notte dei tempi, ma tuttora validissimo strumento per conoscere l’uomo nel suo molteplice essere e nelle sue infinite relazioni con i suoi simili e con l’ambiente. Insomma, lo avete capito, no? In questi anni sto vivendo una nuova giovinezza. Mi sento piena gioia, dinamica ed… ever green! Li ho sentiti parlare di me. Dicono che qui si sta bene. Venite, venite a trovarmi. Di me potete sempre dire: Micropolis, piccola, ma simpatica e interessante. E poi, a Marostica... sono l’unica! Gino Cadore, Gruppo Cineforum Marostica Il Gruppo Cineforum Marostica anche quest’estate ha organizzato gli appuntamenti serali Cinema con le stelle. Questo il nutrito programma svolto: Martedì 23 luglio: I Croods (animazione) Giovedì 25 luglio: Il grande Gatsby - regia D. Luhmann Giovedì 1 agosto: Le avventure di Zarafa (animazione) Martedì 6 agosto: Viva la libertà - regia R. Andò Giovedì 8 agosto: Epic - Il mondo segreto (animazione) Martedì 13 agosto: Il figlio dell’altra regia L. Lévy 16 Linguaggi Rassegna di film a tema La Commissione Intercomunale per le pari opportunità in collaborazione con il Comitato Vivere e Creare per la Pace, nell’ambito della manifestazione Mani creative, ha organizzato una rassegna di film sui temi de Le diversità generazionali e dei Giovani in cambiamento in ricordo di Franca. LE DIVERSITA’ GENERAZIONALI Mercoledì 20 marzo 2013 - Chiesetta S. Marco: Racconti di Natale, regia A. Desplechin, FRA 2008. L’ora del regolamento dei conti in una famiglia. Mercoledì 27 marzo 2013 - Chiesetta S. Marco: Scialla! Regia F. Bruni, ITA 2012. Un padre scopre di avere un figlio mai conosciuto. Mercoledì 3 aprile 2013 - Chiesetta S. Marco: Little miss sunshine, regia V. Faris, USA 2006. Una sgangherata famiglia alle prese con uno strano concorso di miss. Mercoledì 10 aprile 2013 - Chiesetta S. Marco: La prima cosa bella, regia p. Virzì, ITA 2010. Due fratelli alle prese con la nostalgia dei propri cari. Una scena del film La prima cosa bella I protagonisti del film Scialla! (Stai sereno!) GIOVANI IN CAMBIAMENTO Venerdì 12 aprile 2013 - Sala Consiliare, Schiavon: Fish Tank, regia A. Arnold, GBR 2010. Una quindicenne dal carattere ribelle alle prese con il mondo. Venerdì 19 aprile 2013 - Sala Consiliare, Schiavon: Un gelido inverno, regia D. Granik, USA 2010. Una diciassettenne alla ricerca del padre scomparso nel nulla. Venerdì 26 aprile 2013 - Sala Mons. Lorenzon, Pianezze: Niente velo per Jasira, USA 2009. Un’adolescente con un grande bisogno d’affetto sballottata tra i genitori separati. Mia, la protagonista del film Fish Tank Una scena del film Niente velo per Jasira MarFot79: grandi novità Ph. Sergio Sartori - Marostica Fotografia 1979 L’Associazione Marostica Fotografia 1979, dopo la pausa estiva, riaccende i motori e la partenza è davvero bruciante! Questo il nutrito programma delle attività dei prossimi mesi: Dall’1 al 20 ottobre 2013: mostra fotografica dei soci dell’Associazione, nell’ambito della terza biennale di Bassano Fotografia’13, presso le Sale del Castello Inferiore. Inaugurazione 5 ottobre 2013. Novembre/Dicembre 2013: mostra fotografica dei soci dell’Associazione nell’anniversario della sottoscrizione della Carta dei diritti del bambino, nell’ambito degli eventi collaterali al Premio letterario Arpalice Cuman Pertile. Inaugurazione 30 novembre 2013. Inizio collaborazione con il Comune di Marostica per la realizzazione di una guida cartacea e multimediale sui sentieri collinari. Concept mensile, a partire da settembre, per la realizzazione della copertina del programma culturale della Città di Marostica. A partire da gennaio 2014: corsi di fotografia base, di ritocco fotografico, di realizzazione di audiovisivi; work-shop tematici; incontri con grandi fotografi. Per informazioni, per ricevere gli avvisi riguardanti gli eventi e gli incontri e per iscriversi all’associazione scrivere a: [email protected] oppure telefonare al 338 8673781. Gabriella Strada, Marostica Fotografia 1979 17 Incontri con gli autori Il disegno intuitivo Venerdì 2 marzo presso l’ex Chiesetta S. Marco, l’Ass. L’Urtica ha presentato il libro di Livia Cuman Il disegno intuitivo. Il disegno intuitivo diventa parte dei cicli della natura, dei cicli della vita, dei cicli fisici. Parte cioè di qualcosa che si ripete ogni volta diversamente e che ti permette di vedere il qui e ora sempre più chiaramente e coscientemente… Il disegno intuitivo è una meditazione speciale perché contemporaneamente con esso crei qualcosa di concreto, il disegno. Infatti il disegno è un avviamento all’azione e alla creazione, sempre impregnate di terra e cielo, di limite e illimitato, per poter essere in terra così come in cielo. Finché Venezia salva non sia Nell’affrontare la tematica del Risorgimento in Veneto, a lungo trascurata o trattata in modo parziale, Maria Angela Alberton, il 12 aprile nell'ex chiesetta S. Marco, ha dato voce a molti protagonisti dell’epoca e ha ricostruito percorsi, relazioni e dinamiche che sono sviluppate dentro e fuori la regione tra il 1848 e il 1866. La prima parte del testo è dedicata all’analisi del volontariato garibaldino, soprattutto dei percorsi di vita di singoli individui e delle loro motivazioni tramite l’esame di diari, memorie e lettere. La seconda parte, di impronta più cronologico-narrativa, è incentrata su altri due importanti nodi tematici: l’emigrazione veneta, in Piemonte prima e nel Regno d’Italia poi, tra il 1859 e il 1866 e l’azione svolta dalle diverse componenti del movimento nazionale dentro e fuori il Veneto per affrettarne la liberazione. Quello che ne esce è un quadro tutt’altro che uniforme e statico, nel quale anche le classi popolari rivendicano il ruolo di protagoniste. Il viaggio e la meta Giovedì 4 aprile presso la Biblioteca Civica, l’Ass. La Fucina Letteraria ha presentato il libro di Gaetano Carlotto Il viaggio e la meta. Consapevole di quanto le tematiche legate al mondo del lavoro siano oggi attuali e di interesse anche per le nuove generazioni, Carlotto ci ha parlato di come non sia importante solo sape- re o saper fare un impiego specifico, ma di come la capacità di reinventarsi e adattarsi, assieme alla trasversalità, siano oggi fondamentali. E' un libro che affronta i temi di autosviluppo utili a raggiungere i propri obiettivi. L’importanza delle competenze trasversali, le abilità che oggi fanno la differenza: come conoscerle, accrescerle, utilizzarle per trovare lavoro o per migliorare la propria posizione professionale. Crosara di Marostica L’Associazione Culturale Terra e Vita ha presentato il 9 agosto 2013 il libro di Marilena Xausa Battaglin Crosara di Marostica – La storia in breve. Nella suggestiva cornice della piazzetta antistante l’Ecomuseo della Paglia, alla presenza del Sindaco Marica Dalla Valle e dell’Ass. alla Cultura Serena Vivian, che hanno portato i loro saluti, l’autrice ha esposto in forma sintetica, ma chiara ed appassionata, i risultati della sua lunga e faticosa ricerca svolta presso gli archivi storici della provincia e della regione. Dall’accurata consultazione sono emersi numerosi ed interessanti riscontri sulla vita della frazione marosticense, un tempo comune autonomo, da sempre vivace insediamento e via di passaggio sulla direttrice per Asiago. Dalla nutrita e corposa storiografia del territorio, la prof. Battaglin ha dipanato il filo conduttore degli avvenimenti che hanno caratterizzato il vissuto del paese, risalendo addirittura a reperti preistorici, ritrovati in epoca recente, fino a percorrere a grandi passi i due millenni, partendo dalla strada armentaria del Sejo di epoca romana. Passando attraverso le epoche successive, le vicissitudini legate alle condizioni di vita, i legami con l’altopiano di Asiago e quindi con la Serenissima Repubblica di Venezia, le varie guerre e le rivendicazioni territoriali, è giunta fino agli avvenimenti più recenti e quindi più noti della vita sociale della frazione. Molte sono state le persone del posto che hanno fornito materiali utili per la ricerca, soprattutto foto, che descrivono in modo molto incisivo gli avvenimenti di cui si parla. I numerosi presenti hanno apprezzato la serata condotta da Alice Pizzato, allietata dai suoni delle Giovani Note, allievi del Corpo bandistico di Crosara, durante la quale si sono succeduti gli interventi di Luigi Chiminello, presidente di Terra e Vita e di Mario Passarin che ha proposto un breve excursus sulla vita contadina di un tempo. Proiettate a cura del prof. Cadore, si sono potute veder scorrere le foto contenute nel libro e soprattutto una mappa del catasto napoleonico, inedita, uscita per la prima volta dalla polvere degli archivi. 18 Incontri Università Adulti Anziani Dall’emigrazione all’immigrazione Nell’ambito dell’Università adulti-anziani di Marostica, il gruppo della ricerca, formato da Bellò Maria Chiara, Costa Cinzia, Costenaro Orsolina, Maroso Tersilla, Merlo Ivana, Sartori Giuseppina, Spagnolo Maddalena, Strazzari Anselmo, Valvasoni Giovanna, Vivian Giorgio, Zampieri Natalia, ha affrontato il tema Dall’emigrazione all’immigrazione. Dapprima abbiamo analizzato i motivi per cui i nostri antenati decidevano di partire, in primis la necessità di sfuggire la miseria, la disoccupazione, ma anche i profondi squilibri dello sviluppo economico e sociale italiano, la contraddizione tra la crescente pressione demografica e la scarsa disponibilità di nuovi posti di lavoro dovuta ad una struttura economica arretrata. A volte si mettevano in moto interi paesi, con lo scopo di sfuggire ad una miseria senza scampo e per aprire una porta alla speranza. Soprattutto nella prima fase non si trattò quasi mai di un’emigrazione individuale, ma di gruppo. Rispetto ai paesi di destinazione, oltre alla vicinanza geografica o alla facilità del trasporto, agirono da fattori di attrazione le catene migratorie: fratelli, parenti, amici e compaesani raggiungevano i primi emigranti, grazie alle notizie che saltuariamente ricevevano dalle Americhe e dall’Australia per mezzo di lettere, che fungevano da veicolo principale di propaganda all’emigrazione. Tutti gli emigranti italiani erano impegnati, prevalentemente, nell'agricoltura, si trattava per lo più di contadini del nord d’Italia per il 22% di veneti, costretti all'espatrio e disposti ad accettare qualsiasi lavoro anche a stabilirsi definitivamente all'estero, nelle terre d'oltremare. Dall'Italia settentrionale si emigrava preferibilmente verso l'Europa nello specifico in Francia, Austria, Svizzera e Germania e verso i paesi del Sud America, per lo più in Brasile. Un'altra tipologia di emigrazione era quella interna, cioè circoscritta all’Italia, per esempio dal sud al nord oppure dal Triveneto verso Milano e Torino, che con Genova rappresentavano i vertici del cosiddetto triangolo economico. Per andare oltreoceano i nostri emigranti affrontavano pericolosi ed estenuanti viaggi, pagando molto spesso con denaro preso in prestito dai famigliari o dalla banca del paese. Si partiva da Genova. Erano necessari alcuni giorni per poter effettuare altre visite mediche ai passeggeri prima di salpare dal porto. Una Commissione verificava il buono sta- to di salute di tutte le persone che dovevano imbarcarsi, e, nel caso si presentassero persone ammalate o convalescenti, ne impediva la partenza; soprattutto per evitare che certe malattie infettive potessero diffondersi una volta al largo o per impedire la partenza dei malati e di soggetti troppo deboli anche perché potevano essere respinti dai paesi di immigrazione e rinviati ai luoghi di origine. Per oltrepassare l’oceano erano assegnate le carrette del mare, piroscafi che potevano trasportare al massimo 700 persone, ma ne caricavano più di 1.000. Viaggiavano in condizioni incredibili di sovraffollamento, che davano inevitabilmente luogo al diffondersi di malattie, quali la broncopolmonite, ma anche epidemie di colera, difterite, tifo, ecc. Si ricordano anche casi di vascelli fantasma in cui erano veramente tanti i decessi, come sulla nave Matteo Brazzo che, nel 1884, in un viaggio di tre mesi con 1.333 passeggeri, avendo avuto 20 morti di colera a bordo, giunta a Montevideo, fu respinta a cannonate. Le difficoltà del viaggio e poi anche dell’arrivo provocavano delle grosse delusioni in quanto quello che trovavano era molto diverso da quello che avevano cercato, magari sacrificando tutto quello che possedevano. In un opuscolo distribuito agli emigranti dal titolo Avvertenze popolari, pubblicato dal Commissariato Generale dell'Emigrazione, in cui venivano illustrate le principali problematiche legate alla decisione di emigrare, si evincono le difficoltà che contadini analfabeti dovevano affrontare già prima di partire, vi troviamo scritto importanti raccomandazioni Badi bene l’emigrante a non vendere le proprie masserizie, la casa o il pezzo di terra che egli possiede e a non abbandonare il lavoro, prima di essersi assicurato il biglietto di imbarco per una determinata partenza. Non si fidi l’emigrante di vaghe promesse verbali, che potrebbero poi non essere mantenute e quindi costringerlo a ritardare la partenza o a rinunziarvi, dopo aver già venduta la propria roba od abbandonato il suo ordinario lavoro. Una volta giunti a destinazione iniziavano per i 1950 - Australia - Virginio B. con i suoi fratelli 19 Incontri nostri emigranti altre avventure ed altre peregrinazioni: spesso la destinazione era ancora molto lontana. Per esempio, chi sbarcava a Santos in Brasile doveva salire su altre imbarcazioni più piccole e risalire fiumi e correnti per arrivare alla meta: un posto sperduto dove assegnavano dei lotti di foresta vergine, terra regalata a chi ne aveva fatto richiesta, ma del tutto incolta; a volte gli emigranti dovevano procedere a piedi, facendosi strada con il macete, in quanto non c’erano né strade né baracche, solo un’intricata foresta, infestata da tante insidie: serpenti ed insetti, animali mai visti prima. 1951 - Antonio M. prima di partire per l’Australia Chi sbarcava in America settentrionale si trovava, fin dai primi momenti, in porti come Boston, Baltimora, New Orleans oppure ammassato negli edifici di Ellis Island. Qui, oltre ad affrontare l’esame medico, doveva espletare delle pratiche amministrative, dal cui esito dipendeva la possibilità di mettere piede sul suolo americano. Una volta superati i duri controlli, bisognava trovare una sistemazione, Chi aveva un parente o un amico lo doveva rintracciare, magari in un’altra città che si raggiungeva in treno dopo molte ore di viaggio; altri potevano diventare facile preda di personaggi poco raccomandabili, appartenenti ad organizzazioni composte dai cosiddetti padroni italiani che conoscevano un po’ la lingua e si preoccupavano della sistemazione dei nuovi arrivati, ma in modo del tutto interessato. Gli emigranti potevano cadere anche nella trappola di un connazionale che si offriva di aiutarli, magari per investire i loro risparmi e poi spariva con tutto quanto in tasca. Proprio a questo proposito nell’opuscolo Avvertenze popolari si legge: Si guardi l’emigrante dagli speculatori d’ogni specie, che sogliono circondare i nuovi arrivati al loro sbarco, così nei locali d’arrivo, come fuori, quando entrano nella città dove sono arrivati. L’emigrante, se non è aspettato da un amico conosciuto e fidato o da un parente, deve rivolgersi esclusivamente al Consolato italiano o agli uffici ita- liani di protezione e d’avviamento al lavoro per avere le informazioni di cui abbisogna sul cambio della moneta, sulla locanda da scegliere o sulla linea ferroviaria da prendere. Tenga in mente l’emigrante che nei paesi nuovi, malgrado la vigilanza della polizia, egli è circondato da continui pericoli. Non dia retta a chi, fingendosi premuroso di aiutarlo, o spacciandosi per un compatriota amico dei suoi conoscenti, gli si offre per guida e promette di trovargli lavoro. I lavori degli emigranti erano i più pesanti: erano impiegati nei campi, nei boschi, a costruire ferrovie, oppure a scavare nelle miniere; in Europa era proprio questa l’attività principale che si svolgeva a centinaia di metri sottoterra. Una vita dura e difficile, piena di pericoli immediati e a lungo termine: tra le cause dei decessi figuravano in primo luogo le frane, ma anche i trasporti, il grisù, le esplosioni. Un’insidia notevole era rappresentata dalla silicosi, detta anche malattia del minatore, causata da un tasso di polvere molto alto inalato costantemente nelle vie respiratorie. Un lavoro che soprattutto in Francia e Belgio fece molte vittime: si stima che nelle miniere belghe, tra il 1946 ed il 1963, gli italiani morti siano stati ben 867 su un totale di 1126 vittime. A questo proposito il ricordo non può non andare all’8 agosto 1956, alla tragedia di Marcinelle, quando un incendio scoppiò in uno dei pozzi della miniera di carbon fossile del Bois du Cazier causando la morte di 262 persone di dodici diverse nazionalità, ma soprattutto 136 vittime italiane! I rapporti tra emigranti e famiglia d’origine non erano facili, ma, nonostante le difficoltà delle distanze, le famiglie si mantenevano grazie anche ai guadagni che gli emigranti spedivano a casa oppure ai pacchi con alimenti che in Italia non c’erano ancora, come latte condensato, dadi per fare la minestra, cioccolata ed altro ancora. Il legame con il proprio mondo si manteneva vivo con lettere e fotografie, cari ricordi di momenti in cui ci si sentiva di nuovo uniti. I collegamenti con la madrepatria erano anche di tipo economico, le rimesse degli emigranti costituivano un importante contributo, spesso l’unico, all’andamento della famiglia in Italia. D’altra parte i nostri emigranti rimasero sempre italiani: nelle città in cui si stabilirono, in qualsiasi continente si trovassero, interi quartieri furono abitati dagli italiani, la cui lingua ufficiale era un miscuglio di dialetti dei paesi di provenienza. Aprirono negozi in cui si potevano comprare prodotti italiani importati, ma in questi quartieri gli italiani vivevano spesso in edifici fatiscenti, malsani, ammassati come sardine, in condizioni di vita al limite della sopportabilità 20 Incontri anche dal punto di vista igienico. Così nacquero diversi pregiudizi: gli italiani erano accusati di essere sporchi, rumorosi e delinquenti; in Australia, per esempio, erano chiamati dagos, oppure wags che è come dire sporco negro, a volte venivano chiamati anche dingos che equivale a cane selvaggio. Sempre qui, fino agli anni sessanta del Novecento, erano schedati dagli uffici dell'immigrazione come Coloured, Semi-White oppure Olive, a causa della loro pelle olivastra. In Svizzera erano indicati come zingheri. In una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti (ottobre 1912), i funzionari scrivevano così: Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri (…) Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemo-sina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti (…). La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione. Anni ’40 - Francesco C. emigrato in Francia lavora nelle ferrovie Oggi diversi sono gli atteggiamenti degli emigranti e dei loro discendenti: alcuni si vergognano delle loro origini e tendono a mantenere le distanze, ma la maggior parte di loro è ancora molto legata alla propria terra. Chi ha avuto modo di recarsi in Australia o in Brasile, e di avvicinare gli emigranti italiani ormai anziani, ha percepito chiaramente la grande nostalgia che ancora li attanaglia; essi raccontano, con le lacrime agli occhi, i ricordi che hanno ancora del loro paese, delle loro montagne, della loro lingua. Insieme alla grande nostalgia, rimane sempre un grande orgoglio delle loro origini. In Brasile, in particolare nel Rio Grande do Sol, si organizzano delle feste grandi dell’emigrante; per esempio, a settembre, in occasione della vendemmia dell’uva frambola, i cui vitigni sono stati portati dall’Italia, il frumento Vernisso, da cui si traggono i fastughi per lavorare la paglia riproponendo l’arte del fare la dressa propria delle nostre nonne. LA TRAGEDIA DELL’IMMIGRAZIONE OGGI Paragoni e molti elementi in comune con la nostra emigrazione si possono fare con l’immigrazione. Il fatto che gli italiani siano stati un popolo che ha lasciato l’Italia e che è emigrato in altri Paesi ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire qui, con un’apertura totale di cuore, nella convinzione che, pur essendo necessario il rigore e la fermezza nei confronti dell’immigrazione illegale, non bisogna negare la solidarietà verso i rifugiati. La discriminazione nei confronti degli immigrati è ancora attualissima, essi provengono da un gran numero di paesi, sono diversi per lingua, mentalità, tradizioni e religione. Moltissimi stranieri sono coinvolti nei viaggi della speranza, da cui giungono in situazioni pietose: elevata è, infatti, la percentuale delle persone che arrivano ormai in condizioni di disidratazione e malnutrizione al limite della sopravvivenza. Sono viaggi che si trasformano, spesso, in vere e proprie carneficine. Il nuovo sindaco di Lampedusa, Giuseppina Maria Nicolini, ha lanciato un appello accorato ai governi europei. Lampedusa è un'isola che per i tanti immigrati rappresenta la porta d'Europa. In mezzo, però, c'è il mare. Quel mare che da anni restituisce i cadaveri di chi aveva immaginato una vita migliore in Italia, Francia, Germania o Olanda. Senza contare quelli che restano per sempre sepolti tra i flutti. «Lampedusa deve uscire da questa situazione di emergenza», dice il sindaco. Nel cimitero dell'isola non ci sono più posti, i loculi sono finiti. E per questo la Nicolini dice: Non è accettabile che 11 morti (lo scorso 4 novembre un barcone è naufragato tra la Libia e Lampedusa, in mare sono stati recuperati 11 corpi) non facciano notizia. Magari, se si fosse trattato di 11 persone di pelle bianca su una nave da crociera, si sarebbero fatti talk show e funerali pomposi. Agli immigrati che muoiono durante i loro viaggi in mare, invece, ci siamo assuefatti. Ma la morte in mare di queste persone non può passare inosservata. Da quando sono diventata sindaco, il maggio scorso, mi sono stati consegnati già ben 21 cadaveri. E non conosciamo il numero delle persone rimaste in fondo al mare e che nessuno cercherà Liliana Contin mai. 21 Incontri L’angolo dell’Archeologia Frattesina (fase archelogica del bronzo finale) parte seconda Nel Museo Archeologico Nazionale, che si trova presso la barchessa di Villa Badoer, in pannelli esplicativi sono presentate le caratteristiche della fase archeologica del bronzo finale in Europa e, in particolare, nel nostro Veneto, con immagini che puntualizzano anche la flora e la fauna dell'epoca. Gli insediamenti, rispetto al periodo precedente, appaiono meno numerosi, ma hanno maggiori dimensioni e si collocano, soprattutto in pianura, lungo il corso dei grandi fiumi, da sempre privilegiata via di comunicazione rispetto a quella terrestre. Ai tempi di Frattesina molti erano i boschi, dove vivevano caprioli, cinghiali, volpi, istrici e orsi; su ampi territori erano diffusi frassini, querce, olmi, ontani, alberi da frutto, noccioli, ma già erano state strappate al bosco aree da adibire all'agricoltura. Frattesina viene definita dagli addetti ai lavori, un complesso archeologico risalente, come già spiegato nella pri- Una delle vetrine del Museo Archeologico Nazionale di Villa Badoer ma parte, alla tarda età del bronzo. E' situata a nord del Tartaro Canal Bianco, a circa 16 Km a sud-ovest di Rovigo. Per le comunicazioni essa si trovava in una posizione favorevole, grazie anche alla presenza di dossi arginali che, con ogni probabilità, la proteggevano dalle inondazioni del fiume. La foce di quell'antico corso d'acqua poteva essere a circa dieci chilometri ad est di Adria, dove si scorgono delle dune. I reperti esposti in alcune bacheche del Museo Archeologico Nazionale di Fratta ci testimoniano che a Frattesina non solo si svolgevano abituali attività economiche legate alla coltivazione di cereali e legumi, all'allevamento di suini, bovini e caproovini, alla produzione di ceramica, alla filatura e tessitura, ma vi si lavoravano anche il vetro, il bronzo e l'osso-corno per uso non solo locale, ma anche per l'esportazione. Oggetti simili a quelli prodotti a Frattesina, infatti, sono stati trovati in Sicilia e alle isole Lipari. Data la sua posizione geografica favorevole Frattesina, che presenta nell'abitato caratteristiche preurbane, con un'estensione di circa 20 ettari e con una distribuzione molto fitta di diverse centinaia di capanne, dovette essere punto di riferimento commerciale molto importante non solo in Italia, ma nell'intera Europa. Sicuramente nel Veneto il villaggio deve aver assunto, dal punto di vista economico, una posizione significativa, come possiamo dedurre dal numero incredibile di reperti venuti alla luce grazie agli scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica del Veneto, soprattutto a partire dagli anni '70. Anche solo osservando la parte esposta in bacheca, ci si accorge, a poco a poco, di essere di fronte a testimonianze appartenenti ad un villaggio particolarmente importante dal punto di vista artigianale e commerciale. Frattesina fu certamente in contatto con le zone minerarie della Toscana, da cui si forniva di rame e stagno, che poi lavorava nel villaggio, esportando le eccedenze; a sua volta poi scambiava prodotti propri con l'ambra del Baltico oppure con l'avorio del Vicino Oriente. Le uova di struzzo provenivano sicuramente dall'Africa del nord o dalla Siria, i frammenti ceramici micenei appartenevano ad esemplari originari dall'Egeo. La considerevole quantità di frammenti ceramici di vasi testimonia l'intensa attività dei vasai di Frattesina, che potevano trovare in loco l'argilla, di cui avevano bisogno per costruire vasi oppure elementi relativi all'attività della filatura e tessitura. Immaginiamoci, per un momento, di vedere all'opera uno dei vasai di quel villaggio protostorico, che non utilizzava il tornio per produrre i suoi vasi, bensì modellava l'argilla a mano o a Uno dei vasi repertati nel sito di Frattesina stampo e, spesso, li abbelliva con decorazioni che a noi moderni non risultano affatto monotone. Gli scavi hanno portato alla luce molti oggetti di ornamento in bronzo, come bracciali, anelli, ma anche perle in vetro, a migliaia, o in ambra per le collane. Tra gli esemplari presenti in bacheca, singolari per la foggia e per la preziosità del materiale usato si fanno notare, suscitando in noi parecchi interrogativi, anche dei piccolissimi pettini in avorio. 22 Incontri In quel sito sono stati rinvenuti anche ben quattro ripostigli da fonditore, con oltre 60 stampi in pietra e numerosi oggetti finiti, scorie di fusione e dei pezzi che potevano servire per una nuova fusione. Nei boschi attorno a Frattesina scorazzavano i cervi che, in modo naturale, una volta all'anno perdevano il palco, utilizzato, oltre all'osso e al corno, da abili artigiani per costruire, su vasta scala, diversi utensili e oggetti di ornamento. Le due necropoli, scoperte nel 1977 e nel 1985, ci dicono che la maggior parte dei riti che si svolgevano a Frattesina erano a cremazione e che c'era una separazione tra deposizioni maschili e femminili. Le urne, vasi in terracotta, potevano essere biconiche o troncoconiche. Le poche sepolture ad inumazione sono prive di corredo. Durante gli scavi del 2004 fu scoperta un'altra zona funeraria con 240 sepolture a circa 150 m. dalla prima. Come si evince anche dai corredi funebri trovati nelle due necropoli poste a nord-est e a sud-est del villaggio, ben poche erano le armi e questo potrebbe suggerire l'idea che stiamo parlando di popolazioni, quella di Frattesina e dintorni (gli antenati dei nostri Veneti, per intenderci) che, per circa duecento anni vissero in pace, dedicandosi ad attività agricole, artigianali e commerciali. Di Frattesina, all'improvviso, non si sente più parlare. Eppure quel villaggio protostorico del Veneto, vissuto in modo semplice sì, ma intenso, pur così lontano nel tempo, continua a comunicare con noi grazie agli scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con Amministrazioni comunali, disponibili a riscoprire il valore delle proprie radici e ad offrire, in questo modo lavoro a giovani dei nostri tempi, come archeologi, restauratori e storici. Maria Pozzer, Associazione Marostica Archeologia icio Soc. S. f i se di Povola o t r Vi Ca CA SE IFI C O 2338 4 59 044 ax -F VOLARO - PIAZZA R - PO ED EN TO RE , - Te l. 0 44 45 90 o ITO .V .S DUEVILLE (VI) 8 48 50 DI RO LA VO O -P Notte dei Musei L’Associazione Terra e Vita ha voluto cogliere l’occasione della ormai popolare manifestazione, che annualmente ricorre sull’esempio di altri musei d’Italia e d’Europa, per dedicare un omaggio all’indimenticata prof. Cecilia Battaglin Ignazzi, che sempre ha sostenuto le attività legate alla riscoperta e alla valorizzazione del mondo contadino. Introdotti dagli interventi del prof. Albano Berton e di Mario Passarin, con simpatica verve e il consueto brio, Germana e Pasquina Ambrosi, Marina Consolaro, Laura Primon e Dionisio Marcon, già provetti attori nella rappresentazioni di commedie ideate da Cecilia Battaglin, hanno riproposto gustosi brani dialettali, apprezzati dal pubblico presente. Coinvolti dallo spirito della serata, si sono cimentati anche Dario Minuzzi, Enzina e Imelda Pizzato. I vari contributi sono stati intervallati dai canti popolari del complesso musicale I mai strachi. Ancora un grazie all’amica Cecilia che, tramite il suo lavoro di ricerca, ci ha fatto riscoprire ed amare le storie de ‘na volta. Ciliegia tardiva: 12^ mostra Le produzioni delle colline di Marostica e di Salcedo sono state esposte all’ammirazione e soprattutto alla degustazione dei presenti, che hanno evidentemente gradito il succoso frutto riconosciuto con il marchio IGP. Alla presenza delle autorità, sono avvenute le premiazioni e giustamente sono stati gratificati i produttori, dopo le loro estenuanti fatiche, spesso non sufficientemente retribuite. Un concerto del sempre disponibile ed impegnato Corpo bandistico di Crosara, ha completato al pomeriggio la bella e simpatica festa del mondo contadino. Enzina Pizzato, Ass. Terra e Vita CI O S 23 Incontri C.I.F.: la cena ebraica Anche quest’anno abbiamo voluto rivivere insieme il rito della Cena Pasquale Ebraica in un incontro di preghiera, di lode e di gioia, che si è tenuto presso il Centro Parrocchiale di Santa Maria Assunta di Marostica. La Pesah (passare oltre) è una festa che gli ebrei celebrano ogni anno per ricordare la liberazione del popolo israelita dalla schiavitù dell’Egitto nel 1250 A. C. La Cena Ebraica è la cena che anche Gesù consumò assieme ai dodici apostoli prima di iniziare il suo cammino doloroso verso la croce. E’ la cena della Pasqua, cui Gesù diede un significato tutto nuovo: il passaggio dalla morte alla vita, attraverso la resurrezione. Il cerimoniale prevede un intreccio di cibo e di letture, ma il centro della festa è il Seder, che significa ordine, nel quale vengono rievocate tutte le fasi della liberazione (esodo). Tutto ciò viene custodito gelosamente dagli ebrei che lo tramandano di generazione in generazione da più di 3000 anni. La Cena Pasquale comporta numerosi simboli che mirano a suscitare l’attenzione e la partecipazione attiva di tutti i presenti. Il vino, simbolo di gioia, favorisce la comunicazione fraterna. Le quat- rappresenta il sabato (centro) e i sei giorni della creazione. Le domande fatte da un bambino al sacerdote indicano i dubbi che tutti gli uomini si pongono di fronte al problema religioso. La cena si conclude con la benedizione e con un canto finale. Il Seder è finito, ma il ricordo della serata resterà nella nostra memoria. Ci aiuterà a capire meglio le tradizioni ebraiche, per comprendere più a fondo e in modo più autentico noi stessi e i valori essenziali della convivenza umana. Tracce per la costruzione di un percorso al femminile Amanti, prostitute, mogli e donne fatali, donnebambine e bimbe tradite, donne perbene e sante peccatrici: una sfilata di figure femminili, le donne nelle canzoni di Fabrizio De André, in dialogo tra loro e con il pubblico, ha animato il percorso culturale Tracce per la costruzione di un percorso al femminile 2013. Picasso: Ritratto di Marie-Thérèse Walter tro coppe bevute durante la cena ricordano la liberazione dalla schiavitù: Vi farò uscire - Vi salveròVi libererò - Vi amerò. L’uovo sodo, simbolo della vita, veniva offerto in ricordo ad ogni festa. Le erbe amare stanno ad indicare l’amarezza, la sofferenza e la miseria. L’haroset è un composto di frutta che viene messo a cuocere ed assume un colore rossiccio: ricorda i mattoni che gli ebrei dovevano fare in terra egiziana. Il pane azzimo (non lievitato) è il pane della schiavitù e della fretta. L’agnello, simbolo sacrificale per eccellenza, è il cibo della Pasqua ebraica. Ricorda la salvezza dei primogeniti ebrei e la fuga dall’Egitto. Il candelabro a sette braccia In collaborazione con la Commissione Pari Opportunità, l’ULSS 3 e l’Unione dei Comuni del Marosticense, il percorso si è svolto in due momenti successivi, nelle serate del 16 e del 23 aprile. All’ex chiesetta S. Marco di Marostica, con il coordinamento di Maria Angela Cuman e Ivonita Azzolin, si sono alternate le voci di Sonia Rossi, Iride Missaggia ed Emma Tellatin, accompagnate da una rievocazione canora e musicale del cantautore genovese curata da Piero Conz. Le due serate si sono strutturate come un monologo polifonico in cui la voce delle donne di De André, interpretata da Sonia Rossi, ha dato il la per cogliere alcuni elementi del rapporto femminile-maschile, rapporto analizzato con grande competenza dalla docente di storia dell’arte Iride Missaggia e dalla psicologa psicoterapeuta Emma Tellatin. 24 Incontri CAI: 1863 · 2013 - 150^ anniversario della fondazione del Club Alpino Italiano Il 23 ottobre del 1863 nasce a Torino il Club Alpino Italiano. Per la verità la fondazione risale a qualche mese prima: è il 12 agosto quando lo scienziato e statista biellese Quintino Sella, con alcuni amici, sale il Monviso. Proprio sulla montagna che dà vita al Po, nasce in Quintino Sella l’idea di aggregare gli alpinisti italiani in un Club, com’era avvenuto l’anno precedente in Gran Bretagna e Austria e qualche mese prima in Svizzera, con lo scopo di far conoscere la montagna e di agevolarne le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche. In occasione dei 150 anni dalla fondazione, le manifestazioni a carattere commemorativo stanno via via prendendo forma. Per l’escursionismo, la Commissione Veneto-Friulana-Giuliana, in concerto con il CAI Nazionale, sta organizzando il Cammino VFG. L’intento è di percorrere il nostro territorio con andamento est-ovest per ritrovarsi il 2 giugno 2013 in località Altopiano del Cansiglio a festeggiare insieme. Le escursioni sono state suddivise tra i due territori, quello del Veneto e quello del Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda la nostra Sezione, la scelta è caduta sull’Altopiano dei Sette Comuni, da raggiungere, assieme alle Sezioni di Dueville e di Asiago, da tre percorsi diversi con arrivo al capoluogo dell’Altopiano, dove festeggiare in compagnia. La data fissata è quella del 28 aprile 2013 e il percorso ha come filo conduttore il silenzio dei boschi. L’itinerario prende il via dal parcheggio del Golf Asiago, seguendo la strada forestale che sale al cimitero inglese del Barental; dal cimitero si prosegue, sempre in salita, verso il M. Kaberlaba. Per prati, sterrata e tracce di sentiero, ci si porta verso Malga Fassa: bella veduta del Capoluo- go dell’Altopiano con le cime che lo circondano, per poi scendere a una croce e quindi alla Contrà Ave. Percorrendo le vie del centro di Asiago ci si ritrova con i soci delle altre sezioni di fronte alla chiesetta di S.Rocco. Ci aspetta un momento conviviale, dopo il quale si organizza una sfilata per il centro di Asiago verso il cinema parrocchiale: breve filmato commemorativo e momento dei saluti finali, ricordando che: la montagna unisce! Cai Marostica Paesaggi nascosti sotto le colline di Marostica Il 6 giugno scorso, presso l’ex Chiesetta San Marco, a cura della Biblioteca Civica P. Ragazzoni, in collaborazione con il C.A.I. sezione di Marostica, il Gruppo Speleologico C.A.I. Marostica e con il patrocinio della Città di Marostica, ha avuto luogo un’interessante serata alla scoperta delle grotte create dall’acqua nel sottosuolo marosticense. I relatori Valentina Tiberi e Maurizio Mottin hanno guidato il pubblico presente in una virtuale escursione nel mondo di sotto, sorprendendo con bellissime immagini. Incontri VI edizione del Premio Mani Creative 2013 Sabato 20 aprile 2013, presso l’ex Chiesetta S. Marco, è stato consegnato il Premio Mani Creative 2013, opera di Roberta Barettoni, a Diomira Broch. Ad allietare l’incontro gli interventi al pianoforte di Alessandra Faresin. Diomira: significato letterario, Dio l’ammira! Piccola, ma grande donna. La sua vita è stata divisa tra famiglia, scuola e carità. Rimasta orfana di padre, vive con la mamma, la famosa maestra piccola e la sorella Elvira, che viene a mancare in giovane età per malattia. La sua vita, da quel momento, è dediconsegna del Premio Mani Creative 2013 cata tutta alla La a Diomira Broch scuola e alla mamma. Insegna a Capitelli e a Ponte Campana, dove inizia la sua opera sociale; comincia infatti a seguire le famiglie degli alunni più disagiati. In questi anni di insegnamento a P. Campana consolida l’amicizia con alcune colleghe, amicizia che continua ancor oggi. Arriva nel 1987 il momento della pensione; grande festa… cena, balli, canti e il saluto del direttore didattico Chemello. Diomira è al settimo cielo! D’ora in poi la sua attività di attenzione ai più bisognosi diventa intensa, come pure la collaborazione nella comunità di S. Maria Assunta con Don Giovanni Mella, Don Fernando Mattarolo e Don Fausto Cason. Tovaglie pulite, centri inamidati, fiori per gli altari, per tutto Diomira è disponibile. Al martedì è solita fare la passeggiate con le sue beate (così le chiama lei), ricoverate da tanto tempo all’ospedale di Marostica. Le porta al bar, chiacchiera con tutte, le fa sentire vive. Ora hanno cambiato sede, ma le visite di Diomira al martedì contiIl premio nuano anche nella struttura di San Mani Creative Giuseppe di Romano, dove sono ospitate. Non bisogna dimenticare la sua attività di ministro dell’Eucarestia che compie regolarmente ogni domenica o nei giorni stabiliti. Anche la sua 25 casa è sempre a disposizione per la raccolta di mobili e oggetti vari, per aiutare chi ne avesse bisogno. Da lei puoi trovare un po’ di tutto, al lunedì mattina anche il caffè per le amiche. E’una preziosa collaboratrice nella conferenza di San Vincenzo; fra le più anziane del gruppo è sempre pronta e propositiva, conosce le problematiche delle famiglie disagiate e arriva da loro con le borse della spesa piene! E’ anche un po’prepotentella, guai ad usurpare il suo posto di lettore in chiesa. Va su tutte le furie. Nonostante tutto, vista anche l’età, è ancora una donna di ottima qualità: questo premio è ben meritato. Giancarla Bassetto - Giovanna Stella Generazioni a confronto Questa manifestazione, avviata il 6 settembre del 2003 e giunta quest’anno alla X^ Edizione, ha lo scopo di mettere in rete competenze, conoscenze diverse acquisite nelle diverse e varie università per una presenza culturale efficace nel territorio e per uno stimolo di crescita intellettuale reciproca in un clima di dialogo costruttivo e vuole essere un riconoscimento pubblico da parte delle nostre comunità di Marostica, Mason, Molvena, Nove, Pianezze e Schiavon a questi laureati, per aver raggiunto un traguardo prestigioso, maturando un patrimonio di conoscenze che potranno far ricadere positivamente anche sul territorio. È un’opportunità per mantenere rapporti con i molti fruitori della nostra biblioteca e di iniziare possibili contatti tra universitari giovani e meno giovani che partecipano all’Università Adulti Anziani. E’ stato molto faticoso mettere in rete i giovani laureati, perché non esiste una sezione anagrafica e dobbiamo quindi un ringraziamento sentito oltre ai comuni che hanno collaborato, alla Biblioteca Ragazzoni e ai suoi collaboratori. Quasi tutti i laureati hanno trovato lavoro: qualcuno in ambito provinciale e qualche altro in ambito regionale, molti fuori regione. In ricordo della giornata è stata consegnata una stampa dell’opera Interpretazione di mura e castelli di Marostica Mura e Castelli di Marostica di di Mario Pozza. Mario Pozza 26 Incontri - Corsi Questo l’elenco dei laureati a cui è stato consegnato il riconoscimento: Alessi Elisa Baggio Chiara Barbieri Valeria Basso Gioia Bigarella Anna Bortoliero Lisa Castellan Marta G. Corrà Francesca Costacurta Giulia Crestan Giovanni Crestani Dario Crestani Manuel Crestani Michela Dal Molin Laura Faggion Michele Faresin Angelo Frigo Marta Furlan Serena Girardi Samuele Ladano Ilenia Landoni Marco Landoni Melissa Mabilia Andrea Malavolta Denise Marchi Andrea Meneghin Marianna Milan Nicolò Miotti Chiara Moresco Giulia Parolin Filippo Passuello Francesco Perin Luca Pesavento Marilisa Poli Christian Rigon Stefano Sasso Ilaria Simoni Marco Simoni Mirko Soster Giulia Spoladore Anna Squarzon Luca Tres Valentina Vanzetto Elisa Zanini Sonia Corso della paglia Si è ripetuta l’annuale iniziativa proposta agli appassionati dell’intreccio all’Ecomuseo di Crosara dall’Ass. Terra e Vita. Con cinque lezioni serali le allieve sono riuscite a realizzare, guidate dalle esperte maestre, graziose e capaci sporte da sfoggiare nella stagione estiva. Ancora un risultato, che provenendo dall’antica arte contadina, si tramanda inalterato fino ai nostri giorni. Enzina Pizzato La Natura è il nostro primo fornitore. La produzione è la nostra garanzia da più di 30 anni. Donne di Dante Donne di Dante è il titolo di una lezione multimediale allestita Sabato 6 aprile 2013 presso l'Ex Chiesetta San Marco da un gruppo di studenti del Liceo Artistico De Fabris di Nove e presentata da Vincenzo Tavella. Il progetto è stato realizzato lo scorso anno scolastico e si è svolto in alcune fasi: lettura e studio dell’opera, elaborazione del testo e delle illustrazioni, individuazione e montaggio dei brani video di famosi lectores Dantis, esecuzione della lezione. Dopo una breve introduzione sulle principali figure femminili della Divina Commedia e sul loro ruolo, la lezione approfondisce l’universo femminile dantesco attraverso sette donne presenti nelle tre cantiche in cui si divide l’opera: Marzia e Taide per l’Inferno, Lia e la femmina balba per il Purgatorio, Piccarda e Cunizza per il Paradiso. La lezione è accompagnata da brani audio e video e da illustrazioni grafiche eseguite dagli studenti della scuola. Entrambe le lezioni hanno visto una attiva e motivata partecipazione da parte degli studenti, che hanno contribuito alla realizzazione dei due progetti con idee e proposte personali pertinenti e migliorative. La competenza dell’uso degli strumenti informatici e multimediali si è combinata con una sorprendente sensibilità letteraria verso l’opera dantesca. I due ingredienti sono risultati determinanti per la costruzione e la realizzazione dei due progetti e delle due lezioni. Stabilimento di produzione di integratori alimentari autorizzato dal Ministero della Salute con dec. min. 23 febbraio 2006. Autorizzazione Agenzie delle Dogane per la produzione di estratti, tinture madri e macerati d’erbe alcolici. Laboratorio cosmetico per la produzione di cosmetici naturali. Marsan di Marostica (VI) - Via Nonis, 68 Tel. 0424 77210 - [email protected] 27 Corsi La Luna tra le foglie L’informatica a scuola La Città di Marostica è gemellata dal 1989 con la Città di Tendo (Giappone) ed è per celebrarne il XXIV anniversario che il Gruppo Amici del Bonsai di Marostica ha voluto dedicarvi la XIII edizione della manifestazione La luna tra le foglie, un insieme di vari ed interessanti eventi. Oltre che alla bellissima mostra di bonsai aperta il 23 e il 24 marzo e la mostra di origami di Ruriko Nakano, in collaborazione con l’Associazione U.C.I.I.M., aperta il 13 aprile presso le sale del Castello Inferiore, sono stati organizzati: un laboratorio di tecniche bonsaistiche tenuto il 10 marzo da Mauro Stemberger presso il Garden Verde; un corso di lingua e cultura giapponese di primo e secondo livello, tenuto, presso la Biblioteca Civica da ottobre 2012 a maggio 2013 , dagli insegnati Andrea Baggetto e Ruriko Nakano; un corso di origami per le classi terza, quarta e quinta della Scuola Primaria di 1° grado di Vallonara, tenuto, durante il mese di ottobre 2012, da Ruriko Nakano, in collaborazione con l’Associazione U.C.I.I.M. La sperimentazione informatica irrompe nelle cl@ssi 2.0 della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo di Marostica. Con la nuova piattaforma wikispaces la nostra scuola si apre alla didattica online. Piattaforme di e-learning, libro di testo elettronico, lavagna interattiva multimediale (LIM) e una forte sperimentazione condotta nelle cosiddette Cl@ssi 2.0 queste sono le direttrici per accelerare il passaggio della scuola verso un utilizzo più diffuso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione che permette di creare un nostro sito personale all’interno del quale tutti possono interagire. Dopo tre anni di sperimentazione, quasi tutte le classi della scuola secondaria utilizzano questa piattaforma, alcune in modo estremamente intensivo, altre in modo più episodico. Un wiki è uno spazio sul web in cui è possibile condividere il lavoro, le idee, le immagini, i link, i video e i media. Il termine Wiki wiki in lingua hawaiiana significa rapido oppure molto veloce. Ward Cunningham (il padre del primo wiki) si ispirò al nome wiki wiki usato per i bus navetta dell'aeroporto di Honolulu. Wikispaces, nell’applicazione scolastica, fornisce un editor visuale e molti altri strumenti per condividere facilmente tutti i tipi di contenuti per studenti e insegnanti, che possono aggiornarla e modificarla, come accade solitamente nei forum, ma anche cambiando e cancellando ciò che hanno scritto gli autori precedenti. Si può interagire da qualsiasi computer, tablet o smartphone abilitato per accedere ad internet. Lo scopo è quello di condividere, scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo, una vera e propria didattica multidirezionale. Il calendario con il programma settimanale di studio costituisce un vero e proprio diario, gestito in classe tramite la LIM ed è consultato a casa per una maggior sicurezza degli alunni e dei genitori nella pianificazione del lavoro scolastico pomeridiano: compiti ed esercizi per casa, impegni e verifiche sono accessibili dagli alunni, in particolare dagli assenti, e possono essere controllati dai genitori. Approccio al computer In collaborazione con l’U.C.I.I.M. i giorni 5, 19, 26 febbraio sono stati dedicati ad una prima alfabetizzazione al linguaggio del computer e alla navigazione in rete. Nella prima lezione si è affrontato il problema pratico di che cos’è Internet e a che cosa serve. Nella seconda: come scaricare informazioni e come costruirsi una casella di posta. Nella terza: costruire un proprio file con notizie e immagini prese da internet. Si è utilizzata la posta per scambiarci notizie ed immagini tra corsisti ed insegnante, un modo pratico e divertente per rimanere in contatto con le persone. Iride Missaggia 28 Corsi Non solo i nostri ragazzi possono comunicare con i loro insegnanti da casa se sono assenti, ma anche se si trovano in viaggio con la famiglia in qualunque località del mondo possono svolgere i compiti e i professori li possono correggere. Wiki consente, inoltre, di organizzare gli studenti in attività di gruppo, ognuno con le proprie pagine, file e autorizzazioni, lavorando in cooperative learning: ogni ragazzo interviene per arricchire i temi e gli argomenti trattati di volta in volta. Un luogo dinamico in cui gli studenti possono interagire con gli insegnanti, dove discussioni e commenti forniscono il supporto al lavoro e consentono il feedback, nel senso che lo stesso docente può aggiornarsi direttamente sul lavoro dei ragazzi fornendo indicazioni, suggerimenti o correzioni. Naturalmente i permessi di accesso a wiki sono personalizzati e consentono di creare un ambiente dove i ragazzi possono inserire materiali personali in modo sicuro, senza problemi di privacy. Da quest'anno la nostra scuola ha intrapreso anche un lavoro di monitoraggio attraverso sondaggi online su alcuni aspetti rilevanti dei nostri studenti ottenendo livelli di partecipazione molto alti, per esempio, si sono proposti i seguenti sondaggi: sulle conoscenze in materia di Unione Europea, sull'utilizzo delle nuove tecnologie, sul bullismo per le classi prime ed ancora sull'orientamento per le terze. Nell’apposita sezione Monitoraggi a-lunni e genitori possono accedere direttamente ai re-port analitici molto semplici nella lettura, corredati di grafici per una facile comprensione delle risposte. Il wiki, oltre alla presenza delle Lim in classe, è un potente strumento di condivisione delle conoscenze. Gli studenti imparano che la rete non è solo uno spazio ludico da cui scaricare giochi, musica o altro, ma fornisce occasioni di approfondimento e porta ad un enorme potenziamento degli apprendimenti. Si studia, quindi, ma in modo diverso non togliendo nulla ai contenuti, che non vengono semplificati né banalizzati, bensì potenziati. Sono i mezzi e gli strumenti che cambiano proponendo una varietà di risorse che permette di arrivare a tutte le intelligenze e stili di apprendimento da quello visivo verbale, visivo non verbale, uditivo o cinestetico a quello analitico, globale, individuale o di gruppo. Wiki, dunque, ci apre al futuro, ad una didattica innovativa e più vicina ai nostri ragazzi, i cosiddetti nativi digitali, che necessitano di strumenti tecnologicamente avanzati in grado di trasformare la scuola in un luogo dinamico e certamente più adeguato alle nuove generazioni. Ruggero Cortese, Funzione Strumentale per l’informatica presso l’Istituto Comprensivo di Marostica Per migliorare la qualità della vita e per imparare a studiare Anche per il 2012-13 l’Ass. Psicologi Marosticensi ha tenuto il corso Incontri per migliorare la qualità della nostra vita. L’obiettivo degli incontri è stato il fornire chiavi di lettura, risorse da utilizzare, strategie psicologiche da apprendere e rielaborare per affrontare in modo adeguato il disagio vissuto attraverso il corpo (tema trasversale che ha ispirato gli interventi dei relatori) nella attuale società complessa. Alla fine di ogni incontro ci sono stati momenti di confronto e di approfondimento. Gli incontri hanno visto una buona partecipazione e un coinvolgimento attivo dei presenti. Tutti i relatori sono Psicologi iscritti all’Ordine Psicologi della Regione Veneto. Queste le date: Giovedì 25 ottobre 2012 - La relazione corpomente: Psicologia e Filosofia a confronto Dott. Silvano Bordignon Giovedì 22 novembre 2012 - Come il corpo ci comunica il disagio della mente Dott.sse Rosanna Battaglia e Ornella Minuzzo Giovedì 24 gennaio 2013 - Quando il disagio attraversa il corpo e la mente: i disturbi del comportamento alimentare Dott.ssa Erika Verbi Giovedì 21 febbraio 2013 - Disturbi psicosomatici nell'infanzia: ciò che i bambini non dicono Dott.ssa Francesca Scomparin Giovedì 28 marzo 2013 - Legame tra benessere fisico e psicologico Dott.sse Ornella Minuzzo e Rosanna Battaglia Le serate sono state presentate presso la Biblioteca Civica di Marostica un giovedì al mese, da ottobre 2012 a marzo 2013, dalle ore 20.30 alle 22.30. L’iniziativa, gratuita e aperta alla cittadinanza, è sostenuta dall’Unione dei Comuni del Marosticense, dall’Assessorato alla Cultura e ai Servizi Sociali di Marostica, e dalla Biblioteca Civica P. Ragazzoni di Marostica. Oltre a questa iniziativa, l’Associazione ha proposto anche un percorso, di sei incontri, sul metodo di studio rivolto a ragazzi dai 12 ai 15 anni. Il corso dal titolo Studiare è un’arte che si può apprendere… e se l’impari è utile! è stato presentato, presso lo studio della dott.ssa Rosanna Battaglia, tra febbraio e maggio 2013. Questi gli argomenti svolti: La memoria, L’organizzazione del tempo, Prendere appunti, Comprensione e lettura veloce, L’esposizione orale e scritta, Supporti allo studio. Ornella Minuzzo, Ass. Psicologi Marosticensi 29 Corsi Favole senza buonanotte L’associazione culturale La Fucina Letteraria ha organizzato anche quest’anno, in Biblioteca, un corso di scrittura dalla tematica appassionante, offrendo col consueto impegno agli aspiranti scrittori del territorio un ciclo di incontri progettato all’insegna del metodo e della qualità. Il tema esplorato in questa edizione 2012/2013 – ispirato anche dall’attenzione che ormai tradizionalmente la città di Ma- Durante una lezione del corso con il Prof. Marco Cavalli rostica dedica al mondo della fiaba – è rivelato dal titolo scelto per il corso: Favole senza buonanotte. L’avvicinamento al mondo del racconto fantastico ha seguito i binari e le traiettorie creative della ghost story. In origine, i racconti di fantasmi – oggi destinati per lo più a un pubblico di bambini – si indirizzavano quasi esclusivamente a lettori adulti. Cimentarsi a scrivere una ghost story d’effetto, che riesca a produrre nel lettore uno straniamento, non è un gioco da ragazzi. Non c’è scrittore di consolidato prestigio che non abbia provato a scrivere la sua storia di spettri: da Charles Dickens a Edith Wharton, da Henry James a Oscar Wilde fino ai nostri Grazia Deledda e Mario Soldati. Gli approfondimenti guidati dal docente, il critico letterario e traduttore Marco Cavalli, hanno proposto delle piacevolissime e spesso sor- Charles Dickens prendenti incursioni in questo genere letterario molto popolare in Europa e specialmente nei paesi an- anglosassoni. Un’indagine corale e accurata delle trasformazioni e degli ammodernamenti di una produzione letteraria ancora molto nutrita, e seguitissima anche dopo l’avvento della televisione e di Internet, ha permesso ai corsisti di Oscar Wilde perfezionare la conoscenza dei canoni e dei contro-canoni che contraddistinguono i racconti del genere. Durante gli incontri del giovedì sono state esaminate in modo critico numerose opere che sono dei capolavori assoluti, ognuna con la sua peculiarità: oltre a testi scelti degli autori già citati sono stati presi come modello alcuni racconti scritti da Robert S. Hichens, da Mark Twain, da SaKi da Joseph Rudyard Kipling… anche nei dipinti di artisti fiamminghi sono apparsi fantasmi inattesi. Nel percorso, articolato in otto incontri e durato da novembre a febbraio, i corsisti sono stati invitati a produrre ben cinque racconti seguendo le indicazioni e le tracce fornite dal docen- Joseph Rudyard Kipling te, che ha messo a servizio di tutti, oltre ai preziosi consigli di lettura, anche la sua competenza di consulente editoriale. Laura Vicenzi Saper Pensare Tre incontri, tenuti da Umberto Riva in in Biblioteca Civica, hanno affrontato temi su cui i filosofi e gli uomini di tutte le epoche si sono sempre dibattuti: 5 marzo: Finito ed infinito: Renè Descartes L'infinito esiste perché l'uomo è finito, l’umana ricerca di un vivere senza fine materiale e spirituale. 12 marzo: Violenza o violenti: l’ambiente violento genera i violenti, i violenti creano ambienti di violenza. Chi è la vittima, chi riceve o chi fa violenza? 19 marzo: Solitudine, vizio e viziosi: il vizio come conseguenza della propensione umana verso il vizio. Il vizio è una necessità dell’uomo per sentirsi vivo, un percorso logico in estrema simbiosi tra fisico e psiche, ma che spesso ne mina la salute. 30 In ricordo Giorgio Pegoraro, amico della nostra Città Anche Marostica ha perso un grande amico, prezioso punto di riferimento della cultura nel Bassanese. Lo scorso 29 agosto è morto all’età di 83 anni il prof. Giorgio Pegoraro, persona straordinaria dotata di grande cultura che profondeva a tutti con chiarezza e onestà intellettuale. Ho avuto l’opportunità di conoscerlo personalmente nel 1992 per la comune passione scacchistica e, da allora, la nostra frequentazione si è fatta intensa. Con commozione ricordo i molteplici incontri culturali avvenuti nella nostra Città e le relative manifestazioni celebrative del Circolo Scacchistico, con le sue relazioni: sabato 11 marzo 1995: Esperienze di uno scacchista all’estero; sabato 23 febbraio 2002: La passione di una vita in eredità alla Città degli scacchi. Nella stessa giornata gli è stata conferita ufficialmente dal Sindaco Alcide Bertazzo la Cittadinanza Onoraria, di cui alla delibera n. 17 del 07.02.2002 e la nostra Città ha da lui ricevuto una importante donazione di argomento scacchistico formata da libri, riviste e materiale multimediale, che ha permesso la costituzione, presso la Biblioteca Civica P. Ragazzoni, della sezione tematica degli scacchi; sabato 6 marzo 2004: Marostica: Un’accademia degli scacchi come possibile riferimento culturale nazionale; sabato 7 marzo 2009: Avvio all’accademia scacchistica. L’ultima sua partecipazione, voluta dalla Presidente della Biblioteca Maria Angela Cuman, a lui legata da profonda amicizia e da sentimenti di gratitudine sia per la sua donazione sia per la collaborazione intercorsa tra il 1999 e il 2004 in qualità di Assessori alla Cultura, lo ha visto impegnato alla presentazione del libro De ludis Scacchorum di Jacopo da Cessole sabato 15 dicembre 2012, nell’ambito dell’anno Ragazzoniano, presso la Sala Consiliare del Castello Inferiore di Marostica. Anche il Sindaco Marica Dalla Valle ricorda che, perché il suo esempio non vada perduto, sarà nostro compito tenere in vita la cultura scacchistica. Il nostro professore ha realizzato delle vere perle scacchistiche riuscendo a vincere partite con Grandi Maestri: celebre è la variante che ha giocato sulla difesa Caro-Kann nell’incontro Helsinki – Stoccolma. Il GM Keres dedicò a questa partita un articolo in Schacharchiv; la partita fu poi riportata per intero in un libro di Kasparov sulla Caro-Kann. Amo ricordarlo per la sua profondità culturale, per la sua intensa passione e per la grande umanità che si estrinsecavano in concetti profondi che sempre mi portavano un arricchimento personale. Caro Giorgio, anche a nome di tutti gli scacchisti, ti ringrazio per l’amicizia avuta e il tuo ricordo rimarrà sempre impresso nel mio cuore. Giorgio Bonotto, Circolo Scacchistico Città di Marostica Dopo la laurea in Lettere classiche presso l’Università Cattolica di Milano, Pegoraro si è dedicato per alcuni anni all’insegnamento di Latino e Greco presso i Licei Classici di Bergamo e di Valdagno. Nel 1962 ha vinto il concorso per un impiego all’estero presso gli istituti italiani di cultura. Grazie anche alla sua conoscenza dell’ungherese gli viene assegnata come prima sede Budapest, poi viene trasferito a Strasburgo per tre anni. Nel 1966 diventa direttore a Helsinki dove rimane fino al 1971 per poi passare a Grenoble e dal 1978 al 1991 a Stoccarda, rientrando in quello stesso anno a Bassano. Uomo di cultura vasta e profonda, mai ostentata, che spaziava dai classici greci e latini di cui è stato finissimo traduttore (il primo libro delle Epistole oraziane e soprattutto l’edizione critica delle Anacreontee) alle letterature europee. Importante la sua traduzione dei 26 sonetti di Shakespeare che si riferiscono all’amore del grande poeta inglese per la dama bruna probabilmente Emilia Bassano, originaria della città del Grappa. Sempre disponibile al colloquio con ogni tipo di persona, è stato apprezzatissimo assessore alla cultura di Bassano dal 1999 al 2004 e dal 2009 al 2010, promuovendo fra l’altro mostre di grande spessore culturale come 500 Veneto nei dipinti dell’Ermitage, Ezzelini signori della Marca e soprattutto la grande mostra dedicata ad Antonio Canova, straordinario successo di critica e di pubblico. Prima di assumere l’incarico di assessore, Giorgio Pegoraro ha progettato e diretto per otto anni gli Incontri culturali di primavera e di autunno, un’iniziativa di vasto respiro che prevedeva una settantina di incontri all’anno, coordinati dall’Assessorato alla cultura e promossi dall’impegnato e variegato associazionismo culturale di Bassano e dei comuni vicini. Io l’ho conosciuto allora, in quanto entrambi membri della Deputazione del Museo di Bassano, e ne è nata subito una profonda amicizia cementata anche da comuni interessi culturali. Chi scrive, dal 1999 al 2004, ha cercato di continuare tale iniziativa, nel solco di quanto il prof. Pegoraro aveva progettato. Posso dire che ho sempre trovato in lui il massimo sostegno e appoggio in tutte le diverse problematiche che l’iniziativa prevedeva. In questi anni di fervida e impegnata collaborazione la nostra amicizia si è ulteriormente accentuata, allargandosi anche alle nostre famiglie. Con la scomparsa di Giorgio Pegoraro posso dire di aver perduto una figura culturale ed umana di riferimento, un amico vero di quelli che solo qualche volta la vita ti fa incontrare. Guido Snichelotto 31 Tradizioni popolari Alla scoperta di un luogo suggestivo della Civiltà Contadina LA VALLE DEI MULINI L’associazione Mondo Rurale ha dedicato il mese di aprile alla conoscenza di un luogo appartato e unico, situato sulle propaggini meridionali dell’Altopiano dei Sette Comuni, in territorio di Lusiana, ai confini con Fara Vic.no. Si tratta della Valle del Chiavone Bianco, comunemente chiamata Valle del Ciòn, oggi più conosciuta come Valle dei Mulini per la quantità di ruote idrauliche fatte girare dalle acque del torrente che vi scorre. IL LIBRO Questo lembo di terra e il piccolo mondo rurale in esso circoscritto sono i protagonisti del volume Trodi Mulini Roste Cristiani presentato il 4 aprile, nella chiesetta S. Marco, in un incontro promosso dall’associazione Mondo Rurale in collaborazione con la Biblioteca Civica e la Consulta fra le Associazioni culturali di Marostica. Scritto da Lorena Garzotto, figlia dell’ultimo mugnaio, il libro è dedicato agli abitanti della Valle ed in particolare al padre Amedeo, cui va il merito di aver salvato l’antico mulino di famiglia, facendolo giungere fino a noi pressoché intatto, a testimoniare il modo di vivere e di lavorare di intere passate generazioni. Una meta oggi di indiscusso valore, particolarmente adatta a visite scolastiche, come ha ricordato nel suo intervento la presidente della Biblioteca Civica Maria Angela Cuman. La presenza di ben 15 ruote idrauliche nel breve tratto di valle dove sorge il mulino Garzotto è la dimostrazione della fondamentale importanza dei corsi d’acqua. Il torrente Chiavone che muove le ruote idrauliche Fin dagli albori dell’umanità, la loro presenza costituì la condizione fondamentale per la nascita degli insediamenti umani e lo sviluppo delle attività produttive. Oltre a dissetare uomini e animali l’acqua forniva energia idraulica per lavorazioni prima artigianali e successivamente industriali. Nella Valle del Ciòn la presenza del torrente favorì, fin dal 1500, l’insediamento di vari impianti idraulici, descritti uno ad uno dall’Autrice: mulini per frumento e granoturco, pestarini per pilare l’orzo, magli battiferro, segherie e persino folli per lavorare la lana. L’acqua costituiva una vera risorsa per gli abitanti e favoriva una serie di scambi commerciali incredibili sia con i paesi dell’Altopiano, sia con i vicini centri pedemontani. La ruota del mulino Garzotto a Valle di Sotto Scorrendo le pagine del volume si comprende come, fino al secondo dopoguerra, questo piccolo bacino proto-industriale rivestisse una funzione importante quale anello di un’economia povera basata sull’agricoltura. Ed erano i mulini a svolgere un ruolo determinante, in quanto ad essi giungevano i prodotti da macinare, oltre che dai paesi circonvicini, anche da gran parte dei Sette Comuni, da sempre poveri di acque, dove si coltivavano il frumento e l’orzo. Dalla macinatura del primo si ricavava farina per pane e pasta; dalla decorticazione del secondo si ottenevano orzo per minestre e chicchi da tostare e macinare per preparare una bevanda simile al caffè. Insieme alle vicende del mulino paterno, l’Autrice narra la vita della gente. Nel libro questa Valle si svela come un microcosmo che prende vita riga dopo riga, manifestandosi nel modo di vivere, di lavorare, di ingegnarsi per ricavare il meglio da un luogo davvero impervio. Il racconto non si limita alle principali attività lavorative, se pur importanti. Esso si amplia e diventa racconto corale di una comunità composta da uomini addestra- 32 Tradizioni popolari ti dalla vita ad essere contadini e, nel contempo, falegnami, muratori, careghéte…; da donne avvezze a badare alla casa, ai figli, al mulino, alle mucche, alle galline e anche ad intrecciare la paglia; da bambini abituati fin da piccoli a dare una mano con naturalezza badando agli animali, raccogliendo frutta per portarla col bigòlo a vendere fino ad Asiago, confezionando la dréssa che i fattorini acquistavano per conto delle fabbriche di cappelli di paglia della nostra città. L’affresco di una valle diventa affresco di un più vasto mondo contadino ricco di valori che il racconto ha il merito di aver messo in luce, salvandoli da un inevitabile oblio. Il libro – edito dalla Serenissima – va ad aggiungersi ai molti altri lavori sulla Civiltà Contadina veneta pubblicati negli ultimi anni. Fra essi ricordiamo anche gli otto volumi (ciascuno dei quali nato per accompagnare una mostra tematica) raccolti dalla nostra Associazione nella collana Suggestioni del mondo rurale. Le piacevoli immagini della Valle nella sua veste sia estiva che invernale e le interessanti foto del mulino paterno, illustrate da Lorena Garzotto, hanno arricchito e completato la serata, preparando i numerosi presenti all’escursione programmata per il 25 aprile. L’interno del mulino spiegato da Lorena Garzotto LA VISITA GUIDATA Il cielo terso e un caldo sole primaverile hanno fatto da piacevole sottofondo ad una giornata connotata da scorci paesaggistici incantevoli, visite ad edifici e manufatti rurali unici, accoglienza cordiale e sorprendente. Una passeggiata da S. Anna di Salcedo ci ha condotto all’imbocco della Valle del Chiavone (Ciòn), dove un pugno di case forma l’agglomerato di Valle di Sotto. La maggior parte degli edifici è molto antica, con strutture che risalgono al 1500/1600. Alcuni sono parzialmente o totalmente restaurati, altri versano in uno stato di apparente abbandono. L’acqua del torrente, deviata in apposite canalette, fa ancor oggi muovere la ruota del mulino di Amedeo Garzotto (89 anni), da lui personalmente ricostruita e resa funzionante dopo decenni di inattività. Ad attenderci e farci da guida la figlia Lorena. Negli angusti locali adibiti alla molitura, illuminati dalla poca luce delle piccole finestre, il tempo sembra essersi fermato. La pila pestaorzo in località Rigine Le travature del castelletto che sostiene le macine, le tramogge, i complessi ingranaggi di legno, gli attrezzi del mugnaio parlano della fatica del vivere quotidiano e anche dell’ingegno di chi ha costruito tutto ciò con una maestria tale da renderne possibile il funzionamento anche dopo secoli. Le macine sono due: una per il frumento ed una per il granoturco, quest’ultima più consumata poiché la polenta, per molto tempo, fu cibo di ogni giorno. Non mancano di attirare l’attenzione il buratto, i piccoli attrezzi di supporto al lavoro del mugnaio e i numerosi crivelli e tamìsi, alcuni dei quali realizzati con pelli di capra. Un attiguo piccolo locale è riservato alla pila, utilizzata per togliere la parte coriacea dai chicchi di orzo, che consta di un grande bacile di pietra nel quale girano due macine verticali. Usciamo alla luce solo per qualche minuto, giusto il tempo per giungere al maglio. Amedeo Garzotto ci accoglie in un antro oscuro che un tempo era rischiarato dalle braci della fucina dove si arroventava il ferro prima che fosse battuto dall’enorme martello mosso dagli ingranaggi della ruota idraulica posta all’esterno. Un particolare congegno – pure azionato dall’acqua - un tempo produceva l’aria, necessaria al fuoco, che veniva convogliata verso la fucina in un apposito percorso. A corredo del locale due banchi da lavoro e numerosi attrezzi giunti al maglio grazie all’interessamento della nostra Associazione. Prima di riprendere il cammino possiamo entrare nel picco- 33 Tradizioni popolari lo caseificio turnario della contrada, osservare gli antichi attrezzi della caseificazione ed immaginare la tradizionale lavorazione del latte e la produzione di formaggio, burro e ricotte ad uso delle locali famiglie, che ne ricevevano in proporzione del latte conferito. Nei pressi anche un antico forno per il pane, realizzato sotto il portico di una casa rurale. Risaliamo la valle fiancheggiando il torrente, le cui acque spumeggianti formano un susseguirsi di cascatelle al riparo degli alberi. Un sentiero lastricato (saìso), tutto in salita, ci porta a Valle di Sopra: una chiesa e un gruppo di case - non lontano dalla palestra di roccia del Sojo - sovrastano il Chiavone sulla cui sponda resiste da più di 400 anni il mulino dei Sola. Ci aspetta Sergio Dalla Valle con la sua famiglia. Un lavoro ritrovato alla scuola Antichi Mestieri: far sporte de scartossi Nell’ambito della Scuola di Antichi Mestieri, attivata dall’Associazione Mondo rurale alcuni anni or sono, il corso primaverile è stato dedicato all’esecuzione di borse realizzate con scartossi, cioè con le brattee che ricoprono le pannocchie di granoturco. Ancora una volta abbiamo seguito il filone dell’intreccio che ci ha visto, negli anni scorsi, insegnare ad eseguire la treccia di paglia, a realizzare con essa borse e cappelli, a costruire cesti di vario tipo, nonché ad impagliare le sedie. Quella dell’intreccio è un’attività davvero antica, infatti l’uomo la utilizzò fin da tempi remoti per confezionare stuoie e canestri. L’abilità era già perfezionata quando, dal Nuovo Continente scoperto da Cristoforo Colombo, giunse in Europa il mais (termine che pare derivi dal nome mahiz – grani d’oro – usato dai nativi d’America). L’allegra compagnia davanti al mulino dei Sola a Valle di Sopra Ha acceso per noi il forno all’aperto in cui un tempo si cuoceva il pane e dal quale oggi escono squisite pizze che ci rifocillano. Un benvenuto davvero gradito dalla quarantina di soci che non smettono di ammirare estasiati il possente edificio salvato con amore dall’attuale proprietario e conservato con cura nella sua struttura originaria. Le due ruote un tempo facevano funzionare rispettivamente le macine per il frumento e il mais e la pila per l’orzo, ora attendono un opportuno, imminente restauro. Nel pomeriggio, sulla via del ritorno, una sosta al pestarino per l’orzo in località Rigine ci dà modo di visitare un altro piccolo mulino destinato esclusivamente alla pilatura dell’orzo. Ristrutturato dall’Amministrazione Comunale di Lusiana e reso perfettamente funzionante, è inserito nel contesto del Museo Diffuso, del quale fanno parte anche gli altri edifici da noi visitati. Vi si può accedere con guida, in gruppo, su prenotazione. La Valle del Chiavone merita un’escursione anche al di là dell’interesse per le macchine idrauliche, perché offre l’opportunità di vivere, a contatto di una natura quasi selvaggia, momenti di serenità e pace che davvero non ti aspetti. G. Francesca Rodeghiero Nel Veneto il granoturco si diffuse fin dalla metà del Cinquecento e, da allora, ebbe una parte notevole nella vita dei contadini. La farina ottenuta dai suoi chicchi sfamò intere generazioni. La polenta entrò nell’alimentazione quotidiana, mentre niente della pianta veniva buttato: il fusto diventò cibo per gli animali, i tutoli delle pannocchie funsero da combustibile e i cartocci posti in appositi sacchi fungevano da giaciglio per molti, quando non diventavano capienti sporte. Il materiale di partenza è dunque povero, tuttavia l’esecuzione di una borsa di scartossi richiede un’abilità che si conquista con l’esercizio e grazie agli insegnamenti di una persona che ne abbia fatto pratica. Così 12 corsisti (il corso era a numero chiuso), sotto la guida dell’esperta Rosaria Cadò hanno appreso pian piano i segreti del mestiere. Le cinque lezioni sono servite loro ad applicarsi per imparare quest’arte, coordinati da Giuseppe Scomparin e con il supporto di Marino Ziliati. La frequenza assidua e puntuale ha permesso a tutti di ricevere dalle mani della presidente, che scrive, l’attestato di partecipazione, con l’auspicio che vogliano aggiungersi al Gruppo Antichi Mestieri i cui partecipanti - nell’ambito di attività previste dell’Associazione - danno dimostrazione pratica dei lavori di un tempo durante molte manifestazioni, sia in città che altrove. G. Francesca Rodeghiero 34 Illustri Marosticensi Il Centro Studi Prospero Alpini Nel 2006 fu istituito a Marostica il Centro Studi Prospero Alpini, che ha la sua sede presso la Biblioteca Civica P. Ragazzoni, con l'obiettivo fondamentale di promuovere e favorire gli studi di storia della medicina e della scienza riguardanti la figura e l'opera medica e botanica del nostro illustre concittadino Prospero Alpini (1553-1616). L’Alpini viaggiò in Egitto dal 1580 al 1584, e le sue osservazioni sono contenute in numerose opere, alcune postume, De medicina Aegyptiorum e De balsamo (1591), De plantis Aegypti (1592), De plantis exoticis (1629) e Rerum Aegyptiarum libri IV (1735). Nel De plantis Aegypti per la prima volta descrisse e delineò la pianta del caffè, sottolineando gli impieghi terapeutici della bevanda ottenuta dai semi tostati. Nel 1594 gli fu affidata la lettura dei semplici nell’Università di Padova, a cui nel 1603 furono aggiunti anche gli incarichi della ostensione dei semplici e di prefetto dell’Orto. L’Alpini era anche medico pratico di grande valore e nel 1601 pubblicò un’opera sulla prognosi intitolata De praesagienda vita et morte aegrotantium libri septem, che ebbe un grande successo; assai apprezzato è anche il suo trattato De medicina methodica (1611). Sotto la sua direzione l’Orto botanico di Padova diventò un importante centro di studio e di ricerca, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza, la diffusione e la coltivazione di molte specie esotiche. Il Centro Studi Studi Prospero Alpini, attualmente presieduto dal prof. Giuseppe Ongaro, nel 2009 ha pubblicato l'edizione anastatica delle due opere De plantis Aegypti e De balsamo, corredata dalla traduzione italiana, eseguita, rispettivamente, da Giuseppe Ongaro e da Luciano Cremonini, mentre Elsa M. Cappelletti e Giancarlo Cassina hanno compiuto un esauriente studio sulle piante descritte dall’Alpini. Nel 2011 ha fatto seguito il volume intitolato Alpiniana - Studi e testi, che raccoglie una serie di studi scientifici dedicati all’opera e alla figura del grande cittadino di Marostica. È prevista l’uscita entro il 2013 di un secondo volume di Alpiniana, a cui sono invitati a partecipare tutti gli studiosi di aspetti della vita e dell’opera dell’Alpini. Ulteriori notizie sul Centro Studi Prospero Alpini sono disponibili sul sito www.prosperoalpini.it. L’attività svolta dal Centro Studi ha avuto ora un importante riconoscimento a livello nazionale da parte della prestigiosa Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, la cui storica sede presso l’antico ospedale di Santo Spirito in Sassia in Roma ospita anche un importante museo storico-medico. Il 15 dicembre 2012 a Roma, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, al nostro Centro Studi Prospero Alpini è stato assegnato un attestato di benemerenza per le attività scientifiche e culturali nel campo della storia della medicina, con la motivazione particolare per aver impresso un contributo attivo e determinante agli studi su Prospero Alpini e la medicina veneta del sec. XVI. Giuseppe Ongaro Anno Ragazzoniano 2012-2013 Convegno su Valore e significato della donazione Pietro Ragazzoni affidò alla donazione il compito di segnare nel tempo una traccia indelebile di se stesso e del suo pensiero. E’ sembrato quindi naturale e logico prevedere, per l’anno commemorativo a lui dedicato, un incontro su Valore e significato delle donazioni, che si è tenuto il 9 febbraio in collaborazione con la Biblioteca Civica, la Consulta fra le Associazioni Culturali del Territorio, le Associazioni Ofelia Guerra e Marco A. Guatelli, con Psicologi Marosticen- la nipote M.R. Bonomo, donano alla se, Marostica Fotogra- Biblioteca l’Atlas de Geographie (1842) fia 1979, Marostica Incontra e con la Commissione Intercomunale per le pari opportunità. Qui di seguito sono riportati gli interessanti interventi della Dott.ssa Ornella Minuzzo, di Psicologi Marosticensi e della Dott.ssa Lorena Andriolo, stagista di Storia e Tutela dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Padova. In chiusura è stato proiettato un audiovisivo prodotto dall’Ass. Marostica Fotografia 1979, che, attraverso le foto delle donazioni, ha permesso ai numerosi presenti in sala di rendersi conto, oltre che del loro rilevante numero, anche della loro qualità e bellezza. Il significato del dono Il dono non è, come taluni credono, solo una pratica consumistica di cui siamo vittime ma un’attività estremamente complessa e raffinata che sta alla base delle relazioni umane. L’antropologo e sociologo francese Mauss espresse ampiamente il suo pensiero nel 1924 quando pubblicò il suo Saggio sul dono. PrenMarcel Mauss dendo spunto dall’osservazione dei costumi e delle usanze di società primitive e in particolare delle tribù Maori, Mauss osservò come lo scambio di beni è uno dei modi più comuni e universali per creare relazioni umane. La tesi originale di Mauss è che la categoria trasversale a tutte le civiltà, da quelle primitive e arcaiche a quelle moderne, il nucleo comune che sta a fondamento della natura e del vivere sociale degli uomini, può essere individuato nella pratica del dono. Mauss vede nel dono, nella sua ambivalenza costitutiva di gratuità e interesse, di libertà e obbligatorietà, di gratitudine e sfida, la roccia eterna di ogni morale possibile, il fondamento perenne dell’associarsi umano. Fattore imprescindibile è per Mauss la reciprocità. Il meccanismo corretto del dono, per il sociologo francese, si articola difatti in tre fasi: dare, ricevere (non si può non accettare il dono ricevuto), ricambiare. L’obbligo della restituzione (seppur palesemente di tipo morale) dunque c’è, anche se modi e tempi non sono rigidi e anche se questi presuppongono la fiducia negli altri e nel prossimo. Le relazioni tra gli uomini nascono dunque per Mauss dallo scambio. Scambio che viene attivato con un dono di una parte a un’altra, la quale si sente in dovere di contraccambiare dando vita così a una vera e propria catena di scambi. Mauss mette in evidenza come il dono sia un ibrido: non è gratuito, non ha nulla a che fare con la carità e non è neppure uno scambio a fine di lucro. In realtà, spiega l’antropologo, nella pratica del donare confluisce anche una sfera magica e spirituale. Secondo Mauss, infatti, negli oggetti donati esiste un’anima che li lega al donatore rendendo così il bene materiale donato una sorta di prolungamento degli individui stessi. Il dono è al contempo lo stabilirsi della differenza e la scoperta della similitudine. E’ ciò che permette al tempo stesso di esprimere la propria identità soggettiva e di mostrare la propria appartenenza sociale. L’aver messo al centro dell’attenzione il dono comporta delle conseguenze rispetto al dibattito che si andava sviluppando tra scienza economica e sociologia. L’interdipendenza tra benefattore e beneficiario che si crea nel dono segna una distanza rispetto all’individualismo proprio della scienza economica ma implica anche una differenza rispetto alla sociologia del tempo che considerava l’individuo un mero portatore di ruoli privo di una reale autonomia decisionale. E’ però negli anni Ottanta del ‘900 che gli studi sul dono tornano al centro dell’interesse delle scienze sociali. La crescente presa d’atto dei limiti e dei fallimenti, sia del mercato che dello Stato, induce a tornare con maggiore attenzione ai meccanismi di regolazione sociale. Sono sorti dei movimenti, ispirati al saggio sul dono, iniziatori di un terzo paradigma, che si distingue da quello olistico e istituzionalista proprio della sociologia come pure da quello individualista e utilitarista dominante all’interno della scienza economica. L’antropologa A. Godelier, a sua volta, riprendendo e ampliando le elaborazioni di Weiner, è tornata a riflettere sul dono e a valorizzare l’indispensabile testo di Mauss (1999). Le sue prolungate ricerche in Melanesia tra i Baruya della Nuova Guinea, assieme agli innovativi contributi offerti da Inalienable possessions, l’hanno portata non solo a confutare alcuni degli assunti centrali di Lévi-Strauss, ma a spostare anche l’attenzione dalle cose che si donano a quelle 35 36 Anno Ragazzoniano 2012-2013 che si conservano. Alla pervasività dello scambio di Lévi-Strauss che fonda la società, contrappone la presenza altrettanto universale di solidi punti d’ancoraggio, rappresentati da quegli oggetti sacri che non possono essere venduti e nemmeno donati, ma che fissano nel tempo le identità collettive e individuali. Per Godelier non vi può essere società umana senza lo scambio - dal dono al potlach, dal sacrificio alla vendita - e senza quelle realtà in cui gli individui e i gruppi conservano con cura per se stessi e poi trasmettono ai loro discendenti delle cose, delle narrazioni, dei nomi e delle forme di pensiero. Stabilita la separazione irriducibile tra ciò che circola e ciò non circola, Godelier amplia la dicotomia tra lo scambiare e il conservare, tra la reciprocità e l’inalienabilità, precisando la distinzione tra: gli oggetti sacri, i doni e le merci. Alla ricerca, come Mauss, come Gregory e come Weiner, di modelli e di categorie universali, individua tre principi fondamentali dell’esistenza e della produzione delle società: Vi devono essere alcune cose che sono vendute o barattate, altre che sono donate e altre ancora che sono conservate e trasmesse (1999). Per Godelier vendere significa separare completamente la cosa dalla persona. Donare vuol dire mantenere qualcosa del donatore nell’oggetto dato. Conservare implica invece che la persona e la cosa restano uniti a sancire un’identità storica che deve essere trasmessa nel tempo. Dato che queste tre operazioni sono diverse, gli oggetti assumono a loro volta forme particolari: - nel primo caso sono alienabili e alienati (merci); - nel secondo inalienabili ma alienati (doni); - nel terzo inalienabili e inalienati (oggetti sacri). Ornella Minuzzo Il progetto di archiviazione delle opere donate alla Biblioteca Civica di Marostica Per tutelare le opere donate, la prima importante operazione da compiere è appunto l’archiviazione. Vediamo ora l’evoluzione, nel corso dei secoli, dell’ufficio della tutela. La Costituzione della Repubblica Italiana nel 1947, assunse tra i suoi principi quello della tutela del patrimonio storico artistico, sancito dall’articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico. A questa dichiarazione di principio non è mai seguita una attività legislativa, tanto che sono rimaste in vigore le leggi Bottai del 1939 fino al 1999, quando è entrato in vigore il Testo Unico. E nel passato? Età Classica: l’imperatore Tiberio, vedendo una statua di Lisippo, l’Apoxyómenos alle Terme di Agrippa la fece trasportare nella sua stanza da letto. Ma tanta fu l’avversione del popolo romano, che il principe dovette cedere…. Plinio il Vecchio racconta questo episodio nel suo trattato Naturalis historia, nel 27 d.C., illuminandoci sull’atteggiamento proprio della cultura imperiale romana di protezione dei beni pubblici in quanto espressione della comunità e ad essa appartenenti di diritto, dove anche l’imperatore viene visto come un semplice privato che non può appropriarsi di un bene pubblico che è tale se ne è garantita la sua piena fruibilità. Epoca Medievale: in questo periodo si perse qualsiasi interesse alla conservazione della memoria storico-artistica, anche per la nuova concezione culturale del Cristianesimo che rifiutava il mon- S. Sabina all’Avventino do classico perché pagano. Durante il medioevo si assiste infatti ad una intensa attività di spoliazione e di riutilizzo degli edifici monumentali e del loro apparato decorativo per la costruzione di nuovi edifici. Rinascimento: il nuovo interesse per il mondo antico risveglia l’interesse per i problemi della conservazione e della tutela del patrimonio storico, ma ancora non viene approntata una vera e propria legislazione di conservazione dei beni culturali. In questo periodo, i primi tentativi di dare delle norme legislative al settore della conservazione si sviluppano solo nello Stato della Chiesa, anche se l’atteggiamento non è sempre univoco. Infatti da un lato abbiamo la distruzione della Basilica di San Pietro ad opera di Giulio II (inizio 1500) per far posto alla nuova basilica, dall’altro abbiamo invece la nomina, nel 1515, di Raffaello, da parte di Leone X, quale primo Ispettore Generale delle Belle Arti. Nello Stato Pontificio le prime disposizioni legislative sono: - La bolla del 1425, promulgata da Martino V, che ha Anno Ragazzoniano 2012-2013 per obiettivo la tutela e la valorizzazione degli edifici classici di Roma. - La bolla del 1462, di Pio II, che proibisce la demolizione e la spoliazione dei ruderi. - La bolla del 1474, di Sisto IV, che proibisce l’alienazione delle opere custodite nelle chiese. - 1574, Gregorio XIII promulga la bolla che limita l’appropriazione privata dei beni culturali. - 1646, un editto del card. Sforza riguarda il divieto di esportazione di opere d’arte. - 1733, il card. Albani emette un altro editto per tutelare le opere d’arte presenti nel territorio. Questi divieti nascono anche perché nel frattempo si stava sviluppando un collezionismo privato, per esempio le Wunderkammer, fenomeno tipico del ’500, che però affonda le sue radici nel medioevo. La Wunderkammer si può considerare come il primo stadio dello sviluppo del concetto di Museo, sebbene non abbia di quest’ultimo le caratteristiche della sistemazione e del metodo, ma per realizzare il quale non di rado si Wunderkammer siciliana del partì dal contenuto di WunXVII secolo derkammer ereditate da privati e messe poi a disposizione del pubblico. Negli altri stati italiani del periodo pre-unitario, la legislazione di tutela dei Beni Culturali non fu presente come a Roma. Gli unici territori che mostrarono più sensibilità al problema furono il Granducato di Toscana, soprattutto a Firenze, per le molte opere d’arte presenti, soprattutto quadri, e nel Regno di Napoli dove vi era invece ricchezza di opere archeologiche, soprattutto dopo la scoperta di Pompei ed Ercolano. Nel 1530 Marcantonio Michiel (pittore), annotava nell’elenco delle opere del ricco Vendramin: el paeseto in tela cum la tempesta cum la cingana et soldato fo de man de Zorzi da Castelfranco, descrivendo così la Tempesta di Giorgione in poche battute. Nella Repubblica di Venezia, dove nel 1773 Anton Maria Zanetti viene incaricato dal Consiglio dei Dieci di stendere una lista di tutte le opere pittoriche custodite nella città e nelle isole della Laguna, prevedendo anche la creazione di elenchi da consegnarsi agli amministratori di tali beni. Rivoluzione Francese: Il periodo napoleonico produsse una spoliazione notevole di opere d’arte provenienti dalle chiese e conventi francesi, e successi- vamente dai vari stati europei che venivano conquistati da Napoleone. Tutto quello che c'è di bello in Italia sarà nostro, aveva scritto Napoleone al Direttorio. E così fu! L’autore materiale della selezione fu il Barone Vivant Denon, soprannominato l’occhio di Bonaparte. Nel 1815, dopo la disfatta di Waterloo e la caduta di Napoleone, Papa Pio VII affidò ad Antonio Canova il compito di riportare in Italia la maggior parte trafugate da Napoleone. Il Barone riuscì a impedirgli il pieno successo, creando così parte del fondo del Museo del Louvre, già Museo Bonaparte. Il 7 aprile 1820 lo Stato della Chiesa emanò un nuovo provvedimento, l’Editto Pacca, che divenne il testo legislativo più innovativo e moderno e fu il modello alla quale si ispirò sia la legislazione coeva che quella futura. L’Editto Pacca, affrontò numerosi punti: - La tutela era estesa a molte tipologie di beni; - Regolamentava gli scavi archeologici; - Regolamentava le esportazioni; - Si stabiliva il principio della catalogazione; - Si prevedevano vincoli anche sui beni privati; - Si istituirono precisi organi di controllo. Nel corso del XIX secolo, gli altri stati italiani adottarono iniziative legislative sull’esempio dell’Editto Pacca: nel 1822 a Napoli, nel 1854 in Toscana, nel 1850 in Lombardia, e così via. In queste legislazioni appare preminente il tentativo di limitare la circolazione delle opere d’arte, soprattutto verso paesi stranieri, e di procedere ad una conoscenza del patrimonio storico attraverso un’attività di catalogazione. Regno Lombardo-Veneto: l’Amministrazione austriaca nel 1850 nomina una commissione per rilevare il patrimonio in tutta la sua estensione, inventariandolo su apposite schede e di vigilare sullo stato di conservazione dei monumenti: questo diventerà il modello organizzativo di presidio del territorio a cui si ispirerà la legislazione post-unitaria. A questo punto lo Stato Italiano, in seguito all’unificazione del 1861, mantiene pressoché inalterato il corpus legislativo degli stati preunitari. I primi tentativi di legislazione di tutela sono del 1872, ma bisogna attendere fino al 1902 per avere una prima legge, la n. 185/1902. Solo nel 1909, con la legge Rosadi, n. 364/1909, si ha per la prima volta una legge organica di tutela dei beni culturali, dove si stabiliva l’inalienabilità e la 37 38 Anno Ragazzoniano 2012-2013 prelazione del patrimonio dello Stato con degli enti pubblici preposti al controllo attraverso un’organizzazione centrale. Negli anni Sessanta si cercò di rinnovare la legislazione di tutela attraverso il lavoro di due Commissioni parlamentari: la Commissione Franceschini del 1963 e la Commissione Papaldo del 1968. Ma il lavoro di queste due Commissioni rimase inascoltato dagli organi politici del tempo. La Commissione Franceschini 1963 elabora un concetto di bene culturale esteso anche al paesaggio e riassumibile nell’espressione (ancora molto attuale!) Testimonianza avente valore di Civiltà (in sostituzione della cosa d'arte della legge Bottai). Nel 1975, con la legge 5 del 29 gennaio, viene istituito per la prima volta il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Prima le funzioni di tutela del patrimonio erano di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1998, con il d.lg. 369 del 20 ottobre, il ministero viene riordinato e prende il nome di Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel 1999, a sessant'anni dalle leggi Bottai, si giunge al riordino di tutta la normativa vigente nel Testo unico sui beni culturali (d. lgs. n. 490 del 1999), emesso in concomitanza con numerose altre innovazioni d’ambito amministrativo, collegate, come si è detto, il d. lgs. n. 112 del 1998. La prima e importante questione affrontata in sede di dibattito nel corso dell’iter dell’esercizio della delega è stata quella della definizione di bene culturale. Principi di Catalogazione: le schede di catalogo sono modelli descrittivi che raccolgono in modo organizzato le informazioni sui beni culturali e devono contenere le seguenti informazioni: 1. Tipologia del bene 2. Caratteristiche fisiche 3. Autore 4. Datazione 5. Collocazione 6. Condizione giuridica 7. Stato di conservazione 8. Notizie storiche Inventario Patrimonio Storico-Artistico della Biblioteca P. Ragazzoni di Marostica: il lavoro di inventariazione di tutto il patrimonio storico-artistico della Biblioteca di Marostica, ha visto l’analisi di 257 opere, disposte in 2 sedi e così dettagliatamente distribuite: - Sede biblioteca (n. 211 opere) - Sede Torresino e Ass.nazionale ciliegie (n. 46 op.) Esempio di scheda usata per l’inventariazione Metodo di inventariazione: In tutte le sedi l’analisi dei beni ha seguito le seguenti fasi: 1. Descrizione progressiva delle opere 2. Osservazione diretta dei beni, attraverso il prelevamento dalle pareti, dai quali sono stati estratti i dati descrittivi utili per l’indagine: autore, titolo, tecnica compositiva, dimensioni ed eventuali problemi di conservazione. 3. Assegnazione di un codice numerico unico per ogni sede (1,2), per ogni stanza (es. 1.1, 3.2, 4.7) e per ogni singola opera (es. 2.2.1, 4.4.7) affinché si potesse individuare con certezza l’opera, la stanza o la sede. 4. Creazione di file Word in cui sono state riportate sinteticamente tutte le opere analizzate, di cui si può visualizzare l’autore, il titolo e la tecnica compositiva. 5. Creazione di un unico file Excel che comprenda tutte le sedi analizzate. Anche questa operazione è stata pensata per permettere facilmente il reperimento di tutte le opere di un autore. Il lavoro è stato raccolto in un CD di cui facciamo dono alla Biblioteca Civica di Marostica, in occasione dell’Anno Ragazzoniano. Lorena Andriolo Anno Ragazzoniano 2012-2013 L’illustre Bassanese in ricordo di Pietro Ragazzoni Sabato 8 giugno scorso nell’ex Chiesetta San Marco, a chiusura dell’Anno Ragazzoniano 20122013 è stato presentato il n. 142143 de L’Illustre bassanese dedicato alla figura di Pietro Ragazzoni. La rivista, a cura di Maria Angela Cuman, ha ripercorso la vita e l’operato del nostro illustre e generoso cittadino, attraverso documenti, fotografie ed articoli. Sono intervenuti Marica Dalla Valle, Sindaco di Marostica, Maria Angela Cuman, Presidente della Biblioteca, Gabriella Strada, Coordinatrice della Consulta delle Associazioni Culturali del Territorio, Andrea Minchio, Coordinatore Editoriale de L’Illustre Bassanese. A conclusione è stato proiettato un audiovisivo prodotto dall’Ass. Marostica Fotografia 1979, che, attraverso le foto degli eventi, ha ripercorso il ricco programma delle attività proposte in ricordo di Pietro Ragazzoni da Associazioni, Consulta, Biblioteca e Assessorato alla Cultura. Un particolare ringraziamento va anche alla Dott.ssa Rosanna Riello per i generosi prestiti presentati nella mostra e alla figlia, la Dott.ssa Elena Riello, per i competenti interventi, e a quanti hanno portato il loro contributo in questo anno ragazzoniano. La manifestazione si è conclusa con interventi musicali della cantante Susanna Gherlani e dei pianisti Barbara Fasoli ed Enrico Corbi. Sommario I merli hanno l’animo creativo - 104 artisti per Marostica……………...…….01 Il nuovo organo di S. Maria Assunta di A. Zeni……………………..…….…..01 Icona: volti di luce……………………………………………………………..03 Umoristi a Marostica; Eureka!............................................................................04 Altre parole…………………………………………………………………….04 Piero Conz: Evocata natura…………………………………………………….04 Emozioni e sensazioni…………………………………………………………04 I capitei di Padre Fiorenzo……………………………………………………..05 Dimensioni espressive…………………………………………………………05 Moto Historical Castle...……………………………………………………….05 Paolo Ceccon: Hydropolis - Mechanical fishes……………………………….05 Magia di parole………………………………………………………………...06 Storia di una margherita e di interazioni varie………………………………...06 I Thangka……………………………………………………………………...06 Il Castello Armonico…………………………………………………………..08 25^ Primavera Musicale: un pieno di coralità……...……………..…………...09 Per Cecilia e Umberto………………………………………………………….11 Il Suono del Sacro……………………………………………………………...11 Marostica Suona e Canta ai Carmini……………………...…………………...12 All’Arena per la Traviata……………………………………………………....13 I concerti della domenica………………………………………………………13 Edgar Maróstica: Andemo via, andemo in Mèrica………………..…………..14 Leonardo Manera: L’ottimista…………………………………………………14 Minifest in Villa dei cigni……….……………………………………………..14 Micropolis……………………………………………………………………...15 Cinema con le stelle……………………………………………………………15 Rassegna di film a tema………………………………………………………..16 MarFot79: grandi novità………………………………………………………16 Il disegno intuitivo……………………………………………………………..17 Finché Venezia salva non sia…………………………………………………..17 Il viaggio e la meta……………………………………………………………..17 Crosara di Marostica…………………………………………………………...17 Università Adulti-Anziani - Dall’emigrazione all’immigrazione…………….18 L’angolo dell’archeologia - Frattesina (parte seconda)…...…………………...21 La notte dei musei……………………………………………………………...22 Ciliegia tardiva: 12^ mostra……………………………………………………22 C.I.F.: la cena ebraica………………………………………………………….23 Tracce per la costruzione di un percorso al femminile…..…………………….23 CAI 1863-2013 - 150^ anniversario della fondazione……………………...….24 Paesaggi nascosti sotto le colline di Marostica………………………………...24 Generazioni a confronto………………………………………………………..25 VI edizione del Premio Mani creative 2013…...………………………...….....25 Corso della paglia……………………………………………………………...26 Donne di Dante………………………………………………………………...26 La Luna tra le foglie…………………………………………………………...27 Approccio al computer…………………………………………………………27 L’informatica a scuola…………………………..……………………………..27 Per migliorare la qualità della vita e per imparare a studiare……………..…...28 Favole senza buonanotte……………………………………………………….29 Saper pensare…………………………………………………………………..29 Giorgio Pegoraro, amico della nostra Città……………………...…………….30 Alla scoperta di un luogo suggestivo della Civiltà Contadina……..………….31 Un lavoro ritrovato alla Scuola Antichi Mestieri: far sporte de scartossi……...33 Il Centro Studi Prospero Alpini………………………………………………..34 Convegno su Valore e significato della donazione…………………………….35 Il significato del dono………………………………………………………….35 Il progetto di archiviazione delle opere donate alla Biblioteca Civica………..36 L’Illustre Bassanese in ricordo di Pietro Ragazzoni……...……………………39 Sommario………………………………………………………………………39 39 E se tutto attorno a te trema? RED BARON 10 - 2013 Red Baron 10-2013 Soluzione Casa: il tuo punto fermo. Terremoto: proteggi la tua casa. Passa da noi in filiale Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere attentamente il fascicolo informativo.