DALLA MENTE MONOCULTURALE …
… ALLA MENTE MULTICULTURALE
COME
DISPOSITIVO PER FAVORIRE L’APPARTENENZA INTERCULTURALE
Oltre il punto di vista “etico” e il punto di
vista “emico” sulla cultura: la doppia
natura della cultura
2
Il punto di vista “etico”: la psicologia
cross-culturale o psicologia transculturale
3
La psicologia cross-culturale
la cultura come variabile indipendente
obiettivo: individuare le differenze fra culture
metodo nomotetico.
4
Vantaggi
la possibilità di tradurre le categorie di una
cultura in quelle di un’altra cultura.
5
Limiti
impiego di metodi quantitativi decontestualizzati
combinazione additiva natura + cultura
reificazione della cultura
(cultura come dato, come “realtà superorganica”).
6
La psicologia culturale
la cultura come matrice di significato “nella mente dei soggetti”
obiettivo: comprensione di ogni singola cultura nella sua complessità e
articolazione
-
metodo idiografico.
7
Vantaggi
alla spiegazione si sostituisce la comprensione, con la creazione di modelli
ermeneutici, interpretativi (costruzione di etnografie).
8
Limiti
- assenza di controllo, e quindi di replicabilità
- distorsioni interpretative
- produzione di etnografie opache, non confrontabili.
9
La cultura “dentro” e “fuori” dalle menti: una dicotomia che
ha attraversato le scienze umane, e soprattutto la
psicologia, fin dalla sua nascita come disciplina scientifica.
10
Il legame fra mondo interno e mondo
esterno oggi è letto in termini di
“interdipendenza”,
anziché di “interazione”.
11
La dicotomia fra “mondo esterno” e
“mondo interno” non è sostenibile:
la cultura è ovunque
(concetto di doppia natura della cultura).
12
Come si realizza l’interdipendenza fra “esterno” e
“interno”:
-
nasciamo e cresciamo in un luogo e in un tempo (un “ambiente”) che non
scegliamo
ma molto rapidamente ci adattiamo e modifichiamo quell’ambiente sociale,
geografico, etc. (concetto di nicchia ecologica)
-
il nostro assetto cerebrale è modificato dall’esperienza.
13
La cultura penetra intrinsecamente in ciascuno di noi,
e consideriamo “naturale” ciò che naturale non è:
-
non c’è una natura umana uguale per tutti,
c’è senz’altro la specie umana, ma c’è un forte sfrangiamento in funzione
delle culture (concetto di epigenetica)
-
non esiste un punto di vista metaculturale
la cultura ci dà la vita, ma è un orizzonte dal quale non si può uscire
tutte le culture, essendo dei punti di vista, hanno pari dignità e sono
incommensurabili
MA sono confrontabili.
14
La confrontabilità è garantita da:
elementi di regolarità (livelli standard che danno prevedibilità e che si
mantengono nel tempo)
elementi di flessibilità (variazioni e differenze)
dei modelli culturali
15
I modelli culturali
I modelli culturali (sindromi) come matrici di significato condivise dai membri di
una determinata comunità
risiedono nella nostra mente (ma non solo): sono anche pubblici
si fondano su script, ossia su schemi che la nostra mente impiega per capire e
per definire la realtà
sono dominio-specifici, ossia relativi a specifici domini di esperienza
orientano la condotta come linee guida, non come moduli automatici.
16
I modelli culturali includono
principalmente, le nostre credenze
ma anche stereotipi
e conoscenze.
17
L’apprendimento culturale
I modelli culturali sono l’esito degli apprendimenti che facciamo entro la
comunità di appartenenza: sono l’apprendimento degli apprendimenti.
Apprendimento proposizionale, delle conoscenze, che genera stabilità.
Apprendimento individuale e apprendimento sociale (apprendimento sociale
attraverso la dinamica esperto/novizio).
Tali apprendimenti funzionano come fattori di mediazione tra il soggetto e
l’ambiente.
18
L’apprendimento culturale si traduce
sempre in prodotti culturali: gli artefatti.
Tre livelli di artefatti:
primari (cultura materiale)
secondari (cultura ideale)
terziari (cultura espressiva).
Gli artefatti secondari danno stabilità, gli artefatti terziari
sono il motore di rinnovamento della cultura.
19
Essendo sempre esaustiva, una cultura tende a diventare autosufficiente, a
porsi come la prospettiva unica per vivere la vita.
Tre posizioni, e le rispettive implicazioni:
l’oggettualismo: c’è una realtà ed è spiegabile indipendentemente dal soggetto
conoscente (fondamentalismo)
il costruzionismo: la realtà esiste nel momento in cui la conosciamo (relativismo
culturale o panculturalismo)
il realismo critico: vi è interdipendenza fra il soggetto conoscente e il fenomeno
che studio (pluralismo).
20
Il realismo critico
Il soggetto conoscente ha un punto di vista che applica a determinati fenomeni
Con l’applicazione del punto di vista produco certe operazioni
E le operazioni consentono il confronto
Il realismo critico non esclude che esista una realtà e stabilisce una
piattaforma di condivisione attraverso le operazioni
Le conoscenze sono sempre mediate da operazioni, quello che noi
chiamiamo esperienze, psicologiche, fisiche, culturali, che sono sempre
azioni.
21
La cultura come realtà finita e la sfida del gioco interculturale
Cultura come punto di vista sulla realtà
che, per come è appresa, tende a diventare autosufficiente, e a porsi come la prospettiva
unica per vivere la vita.
tuttavia, pur essendo una realtà complessa, la cultura è una realtà finita,
ossia ha dei confini, e i confini sono delle frontiere, che uniscono e dividono
(psicologia della frontiera)
Esiste una cultura in quanto ne esistono altre:
il principio della relazione fra le culture è quindi il principio della connessione fra culture
(tu sei italiano IN QUANTO, in relazione ad altri….)
Allora si crea lo spazio interculturale
e si apre la sfida della psicologia del confronto e della relazione.
22
Lo spazio interculturale come crocevia fra culture
Lo spazio interculturale è il luogo psicologico in cui le persone con le
loro forme culturali specifiche si conoscono, s’incontrano, si scontrano,
mescolano e oppongono i loro atteggiamenti e credenze.
Lo spazio interculturale è un luogo ricco di sentimenti, di emozioni, di
difesa e di offesa, e di calibrazione dei rapporti interpersonali. Ma,
soprattutto, è il luogo dove diventa possibile calibrare gli assetti futuri e
gli scenari culturali futuri.
Rimanda alla cultura come imbroglio e come invenzione: cultura non è
un’entità concreta e definita una volta per tutte, ma qualcosa che si fa
nel corso delle interazioni e degli scambi fra i soggetti e che consiste nel
grado di accordo che essi riescono a trovare tra di loro.
La soluzione dei percorsi di acculturazione
- Per governare lo spazio interculturale sono stati elaborati diversi
- percorsi che hanno manifestato vantaggi ma anche limiti importanti:
- - omologazione/assimilazione entro la comunità dominante (è il caso
dell’assimilazionismo francese)(l’omogenità/abolizione delle
differenze sul piano pubblico; mantenimento dei modelli culturali
della cultura d’origine sul piano privato).
- - comunitarismo: salvaguardia e conservazione delle diverse
comunità culturali (le minoranze rischiano di essere segregate in
nome della loro tutela e difesa) (è il caso della Germania, che offre
la cosiddetta separazione assistita)
- liberalismo tradizionale: sancisce la neutralità dello stato
nell’ambito etico: la differenza rischia di trasformarsi in in-differenza
(impostazione apparentemente egualitarista che è la premessa per
l’apatheid e per il melting pot).
Limiti dei percorsi di acculturazione
• Entro tali percorsi, lo spazio interculturale è gestito prevedendo che la lente
che abbiamo a disposizione per leggere la realtà sia una sola, e debba
diventare più o meno rilevante, più o meno ‘potente’ a seconda degli ambiti
in cui uno si trova.
• Tuttavia, il punto di vista di ciascuno di noi è difficilmente ‘estensibile’, come
una molla. Non a caso, ci sono esiti (problematici) di marginalizzazione, di
distanziamento dalla propria cultura d’origine (da parte della comunità
minoritaria), o di negazione delle diversità, di attese più o meno consapevoli
di omologazione (da parte della comunità maggioritaria).
Le soluzioni del multiculturalismo
La gestione dello spazio interculturale è al centro anche del multiculturalismo che, con
l’elaborazione di diverse prospettive, ha identificato i dispositivi che consentono a un
individuo di vivere bene in culture diverse, adattandosi attivamente, di volta in volta, a
una singola e specifica cultura:
-
il liberalismo politico: il consenso per intersezione come modus vivendi contingente e
instabile (Rawles, 1993);
-
la cittadinanza multiculturale come dispositivo politico per l’attenuazione del rischio di
conflitto fra culture: trattamento differenziato in funzione delle diverse culture
(Kymlicka, 1995).
Limiti del multiculturalismo
Si tratta di soluzioni “dall’alto verso il basso”,
che fanno riferimento a una concezione statica e chiusa della cultura,
ove la gestione della cittadinanza multiculturale rischia di essere articolata in
senso meccanistico (spazio politico di convivenza non è della maggioranza, nè
della minoranza, ma è un “terzo spazio” in transizione e in costruzione).
La mente monoculturale come prospettiva “al singolare”
Si può ipotizzare che sia i percorsi di acculturazione sia le soluzioni
proposte entro il multiculturalismo siano connesse con l’adozione di una
prospettiva “al singolare”.
Ciascuno di noi è cresciuto in uno specifico habitat culturale di significati e
pratiche e possiede una mente allenata a funzionare solo o principalmente
secondo i registri della propria cultura.
E’ la mente monoculturale.
Tale mente, che si è evoluta come strumento insostituibile per assimilare (e
al tempo stesso costruire) i modelli culturali della società di appartenenza,
rischia di diventare una gabbia che chiude anziché aprire nei confronti degli
altri (teoria del mosaico culturale; Hannerz,1996).
E oggi non è più sufficiente né in grado di gestire la complessità dei rapporti
interculturali che animano la scena mondiale.
28
Cos’è la mente multiculturale
Come nel caso del multiculturalismo, la prospettiva della mente multiculturale
(Hong et al., 2000; Anolli, 2006) è centrata NON sull’integrazione fra culture
diverse, ma sulla convivenza multiculturale, in un’ottica pluralista.
A differenza del multiculturalismo, la prospettiva della mente multiculturale
tiene a fuoco i processi e i dispositivi psicologici che consentono agli individui di
vivere bene in culture diverse, adattandosi attivamente – di volta in volta – a
una specifica cultura.
La mente multiculturale quindi non né la somma né l’integrazione di
culture differenti, ma è l’appropriazione di modelli culturali situati e distribuiti
presso comunità diverse, in funzione dei quali essa sa declinarsi in modo
differenziato in riferimento a vari contesti d’uso.
La mente multiculturale è:
-
una mente che è riuscita ad appropriarsi dei modelli culturali appartenenti a
più culture diverse
-
è in grado di impiegare tali modelli in modo flessibile in funzione degli indizi
contestuali contingenti
-
mediante il processo di “spostamento di cornice culturale” (cultural frame
switching; prospettiva del situazionismo dinamico, Lau, Lee, & Chiu, 2004).
I vantaggi della mente multiculturale
• Versatile: in grado di declinarsi efficacemente in riferimento a
specifici contesti culturali (molteplici lenti interpretative)
• Aperta e complessa: capace di far fronte a diversi modelli di vita
• culturalmente situati (concezione pluralista dell’esistenza)
• Al plurale: sa interagire efficacemente con persone provenienti da
culture diverse
– sul piano comunicativo (per esempio, come salutarsi, quanto essere
espliciti nell’esprimere un disaccordo, come manifestare il proprio
affetto),
– sul piano emotivo (come esprimere le diverse emozioni, dalla gioia, alla
tristezza, alla collera, all’orgoglio),
– sul piano della condivisione delle norme morali, ecc.).
La mente multiculturale: evidenze empiriche
• Mente multiculturale come esperienza
La mente multiculturale non è solo un costrutto teroico, ma
anche l’elaborazione di esperienze di ragazzi che hanno
vissuto in contesti biculturali: ragazzi cinesi nelle università
americane a Hong Kong, adolescenti greci in Olanda, ragazzi
messicani negli Stati Uniti (Hong et al., 2000; Verkuyten &
Pouliasi, 2002; Padilla, 2006).
Uno stralcio dalla conversazione con un ragazzo biculturale
“Quando ero a casa con la mia famiglia l’unica lingua che si
parlava era lo spagnolo. Di fatto, era l’unica lingua che loro
capivano. Tutto ruotava intorno al Messico, era tutto molto
‘messicano’, anche se i miei genitori volevano che imparassi
davvero a parlare bene l’inglese…A scuola, però, era tutto
diverso, e soprattutto io ero diverso perché erano tutti
americani, me incluso, perché anch’io mi sentivo così. Poi,
al pomeriggio, quando tornavo a casa, ritornavo un
messicano a tutti gli effetti. Non mi sono mai sentito rotto o
diviso, semplicemente stavo bene così.
• Ora che sono adulto, capisco di avere avuto una grande
opportunità e una grande fortuna”.
La mente multiculturale: evidenze empiriche
• Mente biculturale e fatti cerebrali
La mente biculturale si fonda su un cervello biculturale dinamico.
Quando un individuo si appropria delle pratiche di una data cultura
e agisce in modo conforme, anche il cervello si modifica di
conseguenza (Kitayama & Thompson, 2010). Il modo di
rappresentarsi il sé come inclusivo degli altri, o separato dagli
altri segue, a seconda della sindrome culturale attivata,
percorsi
cerebrali differenti nel medesimo individuo (Ng, Mao, Han et al.,
2010).
Tuttavia, la mente multiculturale non è un dono della natura…
• Si costruisce attraverso esperienze in cui si dà un senso condiviso
ad attività e azioni strutturate che si fanno insieme.
• Tali esperienze di condivisione debbono essere ripetute e continue
nel tempo.
• L’apprendimento culturale avviene solo in parte attraverso la
trasmissione di conoscenze teoriche (concetti, idee) relative a come
si comportano, cosa pensano individui di un’altra cultura
piuttosto, avviene principalmente attraverso il fare esperienze
concrete rispetto a specifici domini in cui sono collocati gli oggetti
dell’apprendimento (cosa si fa quando ci si saluta, etc.).
…e richiede esperienze ripetute di condivisione di modelli culturali
• Tale processo avviene di norma ‘naturalmente’ in funzione degli
scambi e delle opportunità di condivisione di senso fra soggetti di
gruppi culturali differenti,
• tale per cui si genera un processo di ibridazione e di contaminazione
fra aspetti e forme di vita provenienti da culture diverse, a volte
anche molto distanti fra loro.
E’ la cosiddetta creolizzazione culturale.
L’invenzione della lingua creola (dal pidgin come lingua franca
estremamente semplificata generata dal contatto fra lingue diverse da
parte di parlanti ciascuno dei quali non conosce la lingua dell’altro) come
emblema del processo di creolizzazione culturale.
La lingua creola come lingua nativa di una certa comunità che si
arricchisce sul piano sintattico e grammaticale attraverso un processo di
ibridazione di forme linguistiche tratte da entrambe le lingue.
La creolizzazione culturale è un processo di innesto culturale che
favorisce la germinazione di espressioni nuove e diverse di cultura. Non
è la traduzione da una cultura a un’altra alla ricerca di corrispondenze ed
equivalenze.
Piuttosto, è una mescolanza combinata di forme che in parte
mantengono la loro configurazione originaria anche dopo l’azione di
fusione e di combinazione; in parte, è un processo di reinvenzione che
favorisce l’emergere di nuovi segmenti e propaggini culturali.
Il presupposto di questa impostazione è che non esistano culture pure e
vergini, incontaminate e ‘protette’, e pertanto non è pensabile un
riferimento alla ‘propria’ cultura in senso statico e oggettualistico.
Piuttosto, la creolizzazione costituisce l’essenza dell’evoluzione
culturale, in cui la produzione (come invenzione) e la riproduzione (come
ripresa di forme standard) di schemi di comportamento e di scambio
interculturale si fondono in continuazione.
Entro questa prospettiva, quindi, la creolizzazione è condizione di vitalità
e di sopravvivenza di una cultura, che si definisce e trova il proprio
spazio solo nella gestione dei confini con alre culture.
Il limite, tuttavia, della crelizzazione è che si tratta di un processo lento e
lungo, pur essendo assai più rapido di quello biologico. Spesso sono
necessarie, infatti, più generazioni per poter verificare i cambiamenti
generati dagli scambi e dagli innesti culturali.
• Entro questo quadro, diventa rilevante facilitare e
• accelerare l’appropriazione di una mente multiculturale.
• In che modo?
Scarica

Mente multiculturale - Dipartimento di Scienze Umane per la