La Nutrizione nel neonato
Pretermine e a termine
La Nutrizione Artificale
Prof.ssa Montalcini Tiziana
U.O.C. Nutrizione Clinica
Università Magna Grecia
Catanzaro
Roma 19.03.2008
Malnutrizione/1
 La malnutrizione proteico calorica rappresenta
un problema di comune riscontro nei soggetti
ospedalizzati, con una prevalenza del 40%, in
pazienti di competenza sia medica che
chirurgica, già al loro ingresso in ospedale.
 La maggior parte dei pazienti tuttavia, sviluppa
un quadro di malnutrizione nel corso del ricovero
ospedaliero, la cui severità e’ direttamente
proporzionale al grado di defedamento organico
precedente al ricovero stesso.(Ward)
Malnutrizione/2
 Giner et altri autori confermano l’importanza della
deplezione nutrizionale quale una dei maggiori
determinanti delle complicanze post operatorie.
 Dal momento che ne deriva un prolungamento
della degenza, con un incremento medio della
spesa sanitaria del 50% circa, gli ospedali
dovrebbero porsi come obbiettivo quello di fornire
a tutti i pazienti una nutrizione adeguata a coprire
i loro fabbisogni. (Stroud M).
Malnutrizione/3
 Un’ampia revisione della letteratura sulla
malnutrizione e la nutrizione in Ospedale (Green
CJ) ha dimostrato che un supporto nutrizionale
mirato riduce le complicanze, la durata della
degenza, la mortalita’ e i costi.(Stroud M).
 Per supporto nutrizionale specializzato si
intende la somministrazione di nutrienti per
via orale, enterale o parenterale a scopo
terapeutico.
 Come affermano le linee guida ASPEN
(AS.P.E.N Board) esso è indicato, al fine di
trattare la malnutrizione presente o
evitarne lo sviluppo, ogni qualvolta il
soggetto non possa o non debba o non
voglia mangiare in maniera adeguata a
ricoprire i propri fabbisogni e in tutte quelle
situazioni in cui i benefici di una nutrizione
più adeguata superino i rischi legati ad una
nutrizione di tipo artificiale
Indicazioni alla Nutrizione
Artificiale SINPE/1
 malnutrizione severa o moderata (calo
ponderale comunque sup.al 10% negli
ultimi sei mesi) con apporto alimentare
intraospedaliero previsto o stimato come
insufficiente (< 50% del fabbisogno) per
un periodo superiore a 5 gg; in questo
caso l’obbiettivo della NA e’ la correzione
della malnutrizione già esistente.
Indicazioni alla Nutrizione
Artificiale SINPE/2
Stato nutrizionale normale ma:

evidente rischio nutrizionale

stima o previsione di insufficiente nutrizione orale per
almeno 10 gg

ipercatabolismo grave (perdita azotata sup 15 gr die)

ipercatabolismo moderato (perdita azotata compresa
tra 11- 15 gr die) con previsione di insufficiente
nutrizione orale per più di 7 gg)

alterazioni dell’assorbimento, del transito intestinale
o della digestione del cibo nelle sue varie fasi, gravi e
non rapidamente reversibili (entro 10 gg)
Indicazioni alla Nutrizione
Artificiale SINPE/3
 In questi casi l’obbiettivo della NA e’ la
prevenzione della malnutrizione e/o il
controllo del catabolismo.
 La NA non viene indicata quando la durata
prevista è < 5 gg o quando in un paziente
ben nutrito normocatabolico il periodo di
inadeguato apporto alimentare previsto è
<10 gg (S.I.N.P.E)
La nutrizione Enterale
viene preferita/1
 il mantenimento dell’integrità anatomico-funzionale immunologica della mucosa intestinale
 una più fisiologica utilizzazione dei substrati,
 una minor incidenza di complicanze sia metaboliche
che settiche,
 una maggiore facilita’ e sicurezza di somministrazione
 costi nettamente inferiori.
S.I.N.P.E, Jeejeebhoy KN, Ciocchi B, Bobbi
Langkamp-Henken
La nutrizione Enterale
viene preferita/2
 Le linee guida ASPEN, SINPE e quelle BAPEN,
pubblicate recentemente su Gut (Stroud M),
sono concordi nell’affermare che in tutte le
condizioni in cui sussista una normale funzione
dell’enterocita e sia prevedibile la copertura dei
fabbisogni per via enterale , la NE debba essere
la tecnica di scelta, mentre la NP debba essere
riservata ai pazienti che necessitano di una
nutrizione artificiale, ma nei quali la via enterale
sia controindicata, impraticabile o non consenta
la copertura dei fabbisogni.
 Le controindicazioni all’impiego della
NE e quindi, le indicazioni assolute alla
NPT, sempre che sussista l’indicazione alla
NA, precisano le linee guida SINPE, sono
caratterizzate dalla mancanza di adeguata
funzione intestinale assorbente o dalla
compromissione del transito intestinale, o
dal negato consenso da parte del
paziente o del tutore.
Controindicazioni alla NE
a.occlusione o subocclusione cronica
intestinale di origine meccanica
b.grave ischemia intestinale su base non
ipovolemica
c.grave alterazione della funzione
intestinale secondaria ad enteropatie o
insufficienza della superficie assorbente,
tale da non permettere il mantenimento
di un adeguato stato nutrizionale.
12 settimane
 Aumento del numero parti pretemine
 Aumento fecondazioni artificiali (3 milioni
di coppie)
 Frequenti parti tri-quadrigemini
 Conseguenze: a breve e lungo termine, il
pretermine e il neonato ex-pretermine
necessitano di particolare assistenza
Definizioni
 Pretermine: parto < 37 sett gestazione
 Basso peso LBW<2500 Kg
 Peso Molto basso < 1500 Kg
 Peso estremamente basso < 1000 Kg
Follow-up diverso dai nati a termine
Deficit seguenti non legati alla nascita
pretermine ma all’inadeguato trattamento
22 settimane
 E’ possibile mantenere in vita il feto dalla
23 sett
 80% acqua: Nutriente Principale
 Importanza dell’EO: pieghe, pliche
cutanee (anche nel nato a termine) nella
disidratazione, fontanella deflessa, lingua
asciutta
 Le madri nelle prime ore non hanno latte,
non è garantita la idratazione
Conseguenze della
disidratazione
 Morti, frequenti nel I mese
 Elevato rapp Sup corporea/peso: dispersione
 Termoregolazione, immaturità epidermide, elevata
perspiratio insensibilis, ridotta concentraz urine
 Immaturità sist. Respiratorio: aum FR, aum dispersione
 Riserve energetiche esigue: glicogeno epatico, adipe
sottocutaneo
 Grasso bruno matura nell’ ultima sett
 Ittero Nucleare, aumento bilirubina, danno neurologico
 Se associata ipernatriemia: Acidosi metabolica
(lattacidemia), emorragia cerebrale (ependimale)
Quanto sangue ha il
neonato?
 80 ml/kg
 Circa 240 ml totali
Impatto di una emorragia…
Terapia – step 1
 Fleboclisi (Soluzione fisiologica o glucosata al 5% se
ipernatriemia)
 Calorie (come?)
 Profilassi con vitamina K (in passato sconsigliato)
 Garantire lo stesso aumento di peso che avrebbe
avuto nell’utero
 Mantenere temperatura (<30°C letale, in sacchettino,
incubatrice)
Attenzione: eccesso liquidi retinopatia, pervietà dotto di
botallo
Apportare calorie, come,
quando e perchè
 Nutrizione Parenterale 50 Kcal/kg
 Sin dalla nascita, da subito
 Per garantire la crescita (tra 37-40 sett
700 g)
 Temperatura corporea
Modificazioni ormonali
alla nascita
 A termine: aumenta cortisolo, catecolamine,
ormoni tiroidei
 Ormoni dello stress, aumenta la glicemia
 Nel pretemine: ipoglicemia (con e senza
convulsioni): danno neurologico;
 Iperglicemia (80%casi < 750 Kg) durante NPT,
perché c’è Insulino Resistenza,
iperglucagonemia; letale; acidosi,
ipernatriemia, emorragia ventricolare
Terapia – step 2
 Ipoglicemia < 35 mg/dl
 Iperglicemia >70-100 mg/dl
In terapia:
Insulina 0,5 U/kg(correggere glicemia e
aumentare le calorie) non in bolo;
compenso in 3-4 gg
Glucosio 8 g/Kg/die
Alterazioni elettrolitiche
 Ipocloremia: alcalosi metabolica
 Iperpotassiemia (esce dalle cellule per spremitura,
traumi): arresto cardiaco
 Ipopotassiemia (meno frequente): paresi intestinale
 Oligo-anuria (normalmente urina il 70% dei liquidi
introdotti;contrazione della diuresi, specie negli asfittici,
per aumento Adiuretina); in III g poliuria, calo
ponderale, pesarli 3 volte/die
 Identificare altre cause (vomito, diarrea)
Terapia – step 3
Non aggiungere potassio e sodio all’inizio nelle sacche
nutrizionali! Valutare caso per caso
Ancora alterazioni
elettrolitiche
 Alla nascita Ipercalcemia (>10 mg/dl) in vista
dell’inizio allattamento
 Segue ipocalcemia (dopo 24 h)
 Anche nel pretermine, soprattutto nell’asfittico:
acidosi metabolica, ipercapnia,
iperbicarbonatemia; ipocalcemia (se
trasfondiamo + citrato di sodio: peggiora la
ipocalcemia, precipita citrato di calcio)
Conseguenze
 Fratture spontanee del pretermine
Terapia- step 4
 In NPT dare Calcio 80-90 mg/Kg/die
Il cervello del nato prematuro può subire
diversi danni: le patologie sono qui
elencate, fra cui le prime due sono le
più frequenti:
 1.Patologie ischemico-emorragiche e loro
complicazioni
 2.Leucomalacia periventricolare
 3.Problemi di vista nel pretermine
 4.Ipoacusia
 5.Encefalopatia ipossico-ischemica
 6.Infezioni cerebrali: virali e protozoarie
Rischio auxologico
 Problematica fondamentale è quella
dell’accrescimento.La percentuale di
pretermine con peso <10° centile èmolto alta,
soprattutto se il peso alla nascita è
estremamente basso.
 alla dimissione tutti 66%- P.N. <1000 g 82%
 a 9 mesi tutti 44% - P.N. <1000 g 68%
 a 18 mesi tutti 39% - P.N. <1000 g 54%
 Il rischio auxologico è maggiore per quei
bambini che nascono anche piccoli per l’età
gestazionale.
Teoricamente nella fase post-dimissione
l’obiettivo sarebbe quello di coprire i
fabbisogni nutrizionali propri dei
VLBWI:
 calorie 120-130 kcal/kg/die (150 nel
broncodisplasico)
 proteine 3,5-4 g/kg/die
 carboidrati 7,5-15,5 g/kg/die
 lipidi 4,5-6,8 g/kg/die
 LC-PUFA 0,25% circa dell’intake
energetico
Come alimentare il pretermine dopo
la dimissione?”
 Fewtrell, uno dei massimi esperti in
nutrizione del VLBWI: utilizzare “formule
per pretermine post-discharge fino a 3
mesi di età corretta o fino al
raggiungimento del 50° centile o fino
all’inizio dello svezzamento”.
Perché sono consigliabili i latti postdischarge?
 I latti post discharge per pretermine hanno un livello
proteico lievemente superiore alle formule di partenza,
hanno più calcio e fosforo (rapporto ottimale 2/1), e più
vitamine. Presentano caratteristiche intermedie tra i
latti per pretermine e le formule per neonati a termine
 Da consigliare, soprattutto agli allattati esclusivamente
con latte materno, l’integrazione di vitamine, in
particolare un polivitaminico a 12 gtt/die (Idroplurivit o
Protovit), ac folico 50-65 mcg/die (Lederfolin bust
2,5mg; Levofolene cpr 4 mg), ferro: 2-4 mg/kg/die
(Acad Breastfeed Med 2004); Intrafer (1 gtt= 3 mg),
Fer-in-sol (1 gtt= 1 mg)
 Il rischio di osteopenia, se il pretermine è allattato
con formule arricchite e integrate con polivitaminici (vit
D400-800 IU/die, Calcio 120-230 mg/kg/die) è molto
raro. Si è verificato che durante il primo anno di vita
avviene il catch up della mineralizzazione ossea (Koo
93, Salle 2002, Ichiba 2000, Rigo 2000)
 La regolare crescita in lunghezza è un importante
indicatore di adeguata crescita scheletrica (attività
osteoblastica prevalente sulla osteoclastica). In altri
casi si possono valutare calcemia (raramente alterata),
fosforemia (abbastanza sensibile) e fosfatasi alcalina
(patologica se >200 IU/), Rx, studio della massa ossea
(disponibile per pochissimi centri).
Svezzamento
 In linea di massima anche per iniziare lo
svezzamento si dovrebbe tener conto dell’età
corretta e iniziare lo svezzamento osservando
il bimbo:
 Peso: 5 kg
 Motricità: tiene la testa dritta, la gira quando è
chiamato, appoggia gli avambracci, spinge con
le braccia distese, si allunga verso un gioco,
acquisizioni che favoriscono l’abilità
dell’alimentarsi.









Si deve osservare la relazione con il pasto: piange quando ha fame, si
sporge in avanti verso il cibo, apre la bocca alla vista del cibo, rifiuta il
cibo girando la testa o allontanandosi dal cibo,
chiude la bocca, mostra disinteresse al cibo piangendo.
Importante la motricità orale: apre la bocca quando il cucchiaio o il cibo
toccano le labbra, la lingua non protrude e si muove dolcemente avanti e
indietro appena il cibo entra in bocca, il cibo è trattenuto in bocca, è
spostato indietro e deglutito, non viene “riciclato”.
Bisogna comunque tener conto che i movimenti della bocca migliorano
durante la prima settimana di pappa con il cucchiaio.
Concludendo, in futuro sarà importante:
* determinare le conseguenze a lungo termine della nutrizione dopo la
dimissione
* identificare sottogruppi di neonati pretermine a cui fornire alimentazione
più ricca
* esaminare gli effetti a lungo termine in neonati pretermine allattati al
seno e individuare se necessitano di supplementazioni post-dimissione
• determinare l’età o il peso ottimali per l’introduzione di cibi solidi,
individuare se esistono parametri differenti per l’inizio dello svezzamento
nei neonati allattati al seno e con formule per pretermine.
La Nutrizione nel neonato
 Il latte materno è l’alimento ideale per la
crescita e lo sviluppo del neonato
e del bambino nel primo anno di vita perché è
specie-specifico, bilanciato
nelle sue componenti nutrizionali, garanzia di
apporto di importanti componenti funzionali,
microbiologicamente sicuro, immediatamente
disponibile ed economico.
 In utero il feto sperimenta suzione e
deglutizione poiché ingerisce liquido amniotico
che attiva la peristalsi e comincia a modulare
l’assorbimento intestinale.
Dopo qualche ora dalla nascita l’allattamento al
seno materno deve essere incoraggiato, sia
perché la suzione rappresenta lo stimolo
nervoso più importante per la produzione del
colostro e poi di latte maturo sia perché il
contatto precoce con la madre è fondamentale
Allattamento
 L’allattamento al seno non deve essere
vincolato a orari rigidi ma effettuato su
richiesta (on demand), cioè adattandosi
ai bisogni del neonato che dimostra ben
presto una capacità di autoregolazione,
sia negli orari delle poppate sia nella
quantità di latte da assumere
Allattamento,
controindicazioni
 Quando sono dimostrate patologie materne che
controindichino l’allattamento al seno (per esempio
infezione da HIV) o fattori locali che lo impediscano
(capezzolo introfesso, mastiti, ragadi, ecc.)
 Quando il lattante non ha una crescita regolare, è
consigliata una integrazione con formule di latte
adattato, cioè latte vaccino modficato nelle sue
componenti proteiche, lipidiche e glucidiche e integrato
con vitamine e fattori funzionali secondo i criteri
dell’ESPGHAN (European Society of Pediatric
Gastroenterology, Hepatology and Nutrition), con
l’obiettivo di fornire un alimento che mimi, quanto più
possibile, le caratteristiche del latte materno.
Tabella - Composizione del
colostro e del latte materno
maturo





Colostro
Calorie (kcal/dl) 55-60
Carboidrati (g/dl) 5-5,55
Proteine (g/dl)
2,5-3
Lipidi (g/dl)
2,5-3
Latte maturo
70
7-7,5
1-1,2
3,5-4
 L’allattamento esclusivo al seno è consigliato fino a 6
mesi di vita e proseguito anche dopo lo
svezzamento fino a quando il neonato e la madre lo
desiderino, in genere fino a un anno di vita.
 Protezione del latte materno nei confronti delle
infezioni (batteriemie, diarrea, enterocolite
 necrotizzante, meningiti, infezioni respiratorie, otite
media)
 Riduzione statisticamente significativa di patologie
dell’età evolutiva e adulta come SIDS (sindrome della
morte improvvisa nel lattante), atopia, diabete tipo
 1 e 2, ipercolesterolemia, obesità, linfomi e leucemie.
 Molti studi dimostrano un migliore
sviluppo intellettivo negli allattati al seno,
soprattutto nei nati pretermine. Anche
nella madre che allatta sono descritti
effetti positivi quali rapida involuzione
dell’utero, più veloce ritorno al peso pregravidico, riduzione del rischio di
carcinoma della mammella e dell’ovaio e
dell’osteoporosi post-menopausale
Esigenze nutrizionali del
neonato
 Il fabbisogno energetico del neonato è di 110-115 Kcal/kg/die e
diminuisce a 100 Kcal/kg die al III mese e a 95 Kcal/kg die intorno
al compimento del primo anno di vita.
 La composizione del latte materno è variabile sia nella stessa
giornata sia e nel periodo dell’allattamento: nei primi 5 giorni dopo
il parto la ghiandola mammaria produce il colostro, un secreto
adatto alle esigenze nutrizionali del neonato nei primi giorni di vita,
ricco in proteine, minerali e fattori immunitari (lattoferrina, lisozima,
IgA, cellule immunocompetenti e fattori solubili) e con un
contenuto più basso di glicidi e lipidi. Dal 6° al 12° giorno circa il
latte viene definito “di transizione”, poichè le componenti
glucidiche e lipidiche aumentano mentre diminuiscono quelle
proteiche e minerali fino a stabilizzarsi nella formulazione del latte
maturo, che è il latte emesso dalla ghiandola mammaria dal 1215° giorno di vita in poi.
Composizione del latte
materno
 Carboidrati. Sono presenti in concentrazione di circa 7
g/dl e rappresentano il 40% circa delle calorie totali.
Il 90% è rappresentato dal lattosio, un disaccaride che
viene scisso a livello intestinale dalla lattasi in glucosio
e galattosio e che induce, inoltre, la produzione di
lattobacilli, in grado di inibire la proliferazione
intestinale di specie batteriche patogene per il neonato.
 Il 10%circa dei carboidrati del latte materno è
rappresentato da oligosaccaridi, glicoproteine e altri
zuccheri complessi, che rappresentano il principale
substrato energetico della flora bifidogena del colon
dove, in genere, questi zuccheri arrivano senza subire
idrolisi.
 Proteine. Sono presenti in concentrazione di circa 1 g/dl e
rappresentano il 7-10% delle calorie totali. Si distingue in questo
ambito un azoto proteico (circa il 75%) e un azoto non proteico
(25%), quest’ultimo fornito da numerosi composti del latte materno
quali nucleotidi, acido urico, creatina, creatinina, urea, aminoacidi
liberi (fra i quali la glutamina e la taurina sono considerati
particolarmente importanti nella crescita del neonato allattato al
seno).
 L’azoto proteico è rappresentato, principalmente, da caseina (2050%) e sieroproteine (50-80%) con un rapporto medio di 40/60.
La caseina è una proteina tetrapeptidica che tende a coagulare in
ambiente acido per cui nello stomaco si complessa spesso con
calcio e fosforo rallentando i processi di svuotamento gastrico e
favorendo l’assorbimento di questi minerali.
 Fra le sieroproteine, nel latte materno prevale la α-lattoalbumina,
importante per la sintesi del lattosio. Nel latte si ritrovano anche la
lattoferrina, il lisozima e le IgA secretorie, proteine senza effetti
nutrizionali ma con funzioni batteriostatiche e immunomodulanti.
 Lipidi. Sono presenti in concentrazione di
3,5-4 g/dl e rappresentano circa il 50% delle
calorie totali. Sono rappresentati per il 97%
da trigliceridi, 1-2% da fosfolipidi e in piccola
parte da colesterolo, mono e di gliceridi, acidi
grassi, fra i quali prevalgono gli insaturi
rispetto ai saturi (60/40). L’acido grasso più
rappresentato è l’acido palmitico, con 16
atomi di carbonio (16 C) mentre fra i
polinsaturi (LC-PUFA) rivestono particolare
importanza gli acidi linoleico e linolenico (18
C), l’acido arachidonico (20 C) e l’acido
docosaesaenoico o DHA (22 C), presenti in
tutto il periodo dell’allattamento in quantità
costanti e fondamentali per la sintesi delle
membrane cellulari e lo sviluppo del sistema
nervoso centrale e della retina.
 Vitamine. La concentrazione delle vitamine nel
latte materno dipende dalla dieta e
 dallo stato nutrizionale materno. Alcune
vitamine in genere sono ben rappresentate,
 quali la vitamina A e la vitamina E (quest’ultima
prevalentemente nel colostro) mentre
 altre sono scarsamente presenti, quali la
vitamina D e la vitamina K, motivo per cui è
 uso consolidato supplementare i neonati
allattati al seno con queste vitamine.
 Minerali. La concentrazione dei principali minerali (calcio, fosforo,
ferro, zinco) è indipendente dalla dieta materna e, in genere, in
quantità appena sufficienti ma tuttavia, poichè sono a elevata
biodisponibilità, riescono a coprire i fabbisogni del neonato.
 La quantità di calcio e fosforo nel latte materno è circa il 25%
rispetto al latte vaccino ma il rapporto ottimale di 2,4/1 e la
presenza di buone quantità di vitamina D3 idrosolubile
consentono un assorbimento intestinale ottimale dei due minerali.
 La concentrazione di ferro nel latte materno è sovrapponibile a
quello del latte vaccino (circa 0,5 mg/l); la migliore biodisponibilità
nel latte umano, consente un assorbimento di questo minerale in
misura di circa il 50% contro il 10% circa del ferro contenuto nel
latte vaccino.
 Lo zinco, il cui contenuto è di circa 4 mg/l, è principalmente un
regolatore della funzione immunitaria, infatti la sua carenza
determina riduzione di numero e di attività dei linfociti, riduzione
dell’integrità delle barriere epiteliali, della funzione monocitomacrofagica e dei neutrofili.
Fattori funzionali del latte
materno
 Recenti studi di revisione sistematica hanno confermato quanto
già ipotizzato negli anni ‘80 circa l’effetto protettivo del latte
materno sull’obesità infantile e malattie cardiovascolari e
metaboliche che spesso a essa si associano.
 maggiore apporto proteico nel neonato allattato artificialmente che
determina eccesso di aminoacidi insulinogenici e produzione di
IGF1 avente effetto iperplastico sugli adipociti;
 Latte materno favorisce migliore composizione delle membrane
cellulari muscolari (grazie agli LC-PUFA) con migliore sensibilità
all’attività insulinica;
 maggiore concentrazione di leptina, ormone chiave nella
regolazione del senso di fame e nella composizione del grasso
corporeo.
 l’allattamento al seno possa contribuire a ridurre l’incidenza
di malattie allergiche in tutti i neonati, e in maniera significativa
 in quelli con predisposizione familiare all’atopia.
 Gli acidi grassi a lunga catena (LC-PUFA),in buona
quantità
 nel latte materno, sono fondamentali nella costituzione
delle membrane plasmatiche, regolano attività
enzimatiche,
 di trasporto e recettoriali, hanno effetti positivi sullo
sviluppo neuropsichico del neonato, per cui
attualmente si tende a
 supplementare i latti artificiali, soprattutto
nell’alimentazione del neonato pretermine quando la
madre non può fornire il suo
 latte, proprio con acidi grassi polinsaturi,principalmente
il DHA.
 I prebiotici, oligosaccaridi non digeribili, a livello del colon
stimolano la crescita e l’attività di Bifidobatteri e Lattobacilliche
svolgono azione competitiva, a livello recettoriale, rispetto a ceppi
batterici patogeni, quali E.coli e Clostridi, svolgendo quindi un
ruolo nella attività immunitaria intestinale.
 Le IgA secretorie, abbondanti nel colostro, neutralizzando
tossine batteriche e agglutinando microcrorganismi svolgono un
effetto protettivo specifi co verso agenti patogeni del
microambiente domestico verso cui la madre è stata esposta.
 I monociti, i linfociti e i neutrofi li, presenti nel latte materno,
con le loro attività macrofagiche, Ig-sintetiche e chemiotattiche
svolgono anch’essi un ruolo antinfettivo di primaria importanza. Le
citochine e i fattori di crescita del latte materno stimolano lo
sviluppo della mucosa intestinale e il sistema immunitario a esso
associato; fra questi vanno annoverate le poliammine, i nucleotidi
e gli aminoacidi liberi, prevalentemente la taurina, l’acido
glutammico e la glutammina
Lo svezzamento
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Le regole generali per un corretto svezzamento sono:
per iniziare lo svezzamento il bambino deve stare bene;
seguire le indicazioni del medico e non introdurre nuovi alimenti senza il suo
parere;
se rifiuta un alimento è meglio non insistere ma riprovare nei giorni successivi;
introdurre un alimento per volta (aspettare qualche giorno prima di inserirne uno
nuovo). Questo permetterà di individuare facilmente eventuali allergie;
iniziare con piccole quantità da aumentare lentamente;
non aggiungere sale nell’intento di rendere più appetibile il cibo;
Al fine di prevenire la comparsa di allergie alimentari, soprattutto nei figli di
genitori che soffrono di problemi allergici, è opportuno evitare una introduzione
precoce (prima dei 7-8 mesi) nella dieta di alcuni alimenti, quali latte vaccino, uovo,
pesce, pomodoro.
Alcuni consigli pratici:
il brodo di carne non offre vantaggi rispetto al brodo di verdure in quanto le
proteine della carne sono contenute nel muscolo e non nel brodo di cottura
i legumi (lenticchie, fagioli, ceci, piselli) costituiscono un ottimo alimento, ricchi di
proteine di origine vegetale di elevata capacità nutrizionale;
le verdure vanno inizialmente passate, ma dopo 1-2 mesi dall’inizio dello
svezzamento, frullate a pezzettini di circa 1 mm, per mantenere un buon apporto di
fibre, indispensabili al buon funzionamento dell’intestino.Il frullato va poi fatto
depositare per circa 10 minuti per eliminare l’aria prodotta con il frullatore.
Schemi di svezzamento
La Celiachia
 La celiachia o malattia celiaca è un’intolleranza permanente al
glutine, complesso proteico contenuto in: grano tenero, grano
duro, farro, segale, kamut, orzo e altri cereali minori.
 positività agli anticorpi anti-gliadina AGA ed agli anticorpi antiendomisio EMA , Anti transglutamminasi;

1/100 è celiaco, in Italia 100 mila diagnosticati
 Tra i cereali che non contengono glutine ci sono il mais e il riso.
 Il glutine si trova in pane, pasta, biscotti, pizza e in ogni altro
prodotto contenente tali cerali o anche in alimenti a seguito di
contaminazioni. Usato come ingrediente in salse, zuppe, preparati
carnei precotti e come addensante o pastiglie di alcuni farmaci.
Molto usata nell'industria alimentare perché aiuta a dare elasticità
e consistenza al prodotto finale ed inoltre favorisce la lievitazione
degli impasti.
 L’ingestione di glutine, nei pazienti affetti, provoca un grave
danneggiamento dei villi della mucosa intestinale con un
conseguente inefficace assorbimento dei nutrienti. Il
malassorbimento può portare a carenze determinando altre
patologie.L’unica terapia consiste in una dieta rigorosamente priva
di glutine da seguire per tutta la vita.
La Celiachia
 L’unica terapia attualmente disponibile per la malattia celiaca è
l’esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine
dalla dieta. Tra i principali: grano tenero, grano duro, segale ed
orzo. Per quanto riguarda l’avena, le evidenze sperimentali
indicano che la stragrande maggioranza dei celiaci può tollerarla,
tuttavia per precauzione è bene non includerla nella dieta priva di
glutine soprattutto per il rischio di contaminazione.
 Per i celiaci il rispetto della dieta priva di alimenti contenenti
glutine è indispensabile al fine di ottenere la remissione dei segni
e sintomi della malattia: il titolo anticorpale si riduce sino a
scomparire e l’intestino tenue riacquista la sua normale morfologia
e funzione assorbente.

La stretta osservanza della dieta, è determinante per prevenire lo
sviluppo di possibili complicanze connesse con i deficit nutrizionali o con
lo stato di infiammazione cronica del sistema immunitario intestinale.
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Complicanze: osteoporosi, bassa statura, anemia sideropenica,
dermatide erpetiforme, afte, alterazioni smalto dei denti
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La terapia dietetica è quindi necessaria, ma difficile da seguire a causa
della diffusione dei cereali contenenti glutine nell’alimentazione
quotidiana.
La qualità di vita dei consumatori celiaci può risultare condizionata in
modo importante dalla dieta, che ne limita anche la vita sociale (si pensi
alla difficoltà di consumare pasti fuori casa). Il glutine si lo si può trovare
anche in molti prodotti alimentari non contenenti cereali, ma a cui è stato
aggiunto nel corso dei processi produttivi industriali.

 Coloro che sono affetti da celiacha possono consumare
tranquillamente molti alimenti: tutti i tipi di carne, formaggi , frutta,
grano saraceno, latte e derivati, legumi e verdure, miglio, mais,
olio di oliva, di arachide, di girasole e di mais; pesce, polenta,
patate, riso sesamo, soia, tapioca, uova.
 Nella scelta degli alimenti è necessario porre attenzione a quanto
riportato sulle etichette dei prodotti infatti, molto spesso, alcuni
alimenti permessi nella dieta del celiaco per motivi industriali sono
prodotti e confezionati con il glutine. E' bene porre attenzione
anche ai surgelati: nell' acquisto di prodotti consentiti come il
pesce, controllare sempre la presenza di eventuali panature
ricordando che l'infarinatura è consentita solo con le farine
permesse.
E' importante infine non acquistare prodotti di cui non se ne
conosce l'esatta composizione.
Alimenti consentiti
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Sono consentiti:
o tutti i tipi di carne e pesce;
o uova;
o prosciutto crudo;
o latte, formaggi freschi e stagionati;
o yogurt naturale;
o panna fresca e UHT; burro;
o tutti i tipi di verdura;
o tutti i legumi freschi e secchi;
o tutti i tipi di frutta fresca, frutta sciroppata, frutta oleosa con guscio, nettari e
succhi di frutta;
o tutti gli olii, ad eccezione dell’olio di germe di grano e dell’olio di semi vari;
o prodotti sott’olio di oli ben specificati (es: olio di oliva, arachide, girasole,
ecc.);
o passata di pomodoro, pomodori pelati;
o spezie ed erbe aromatiche;
o miele e zucchero (non a velo).
Alimenti con Glutine
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Frumento (grano), segale, orzo, avena, farro, spelta, kamut, triticale,
monococco
Farine, amidi, semola, semolini, creme e fiocchi dei cereali vietati
Paste, paste ripiene, gnocchi di patate, gnocchi alla romana, pizzoccheri
preparati con i cereali vietati
Pane, pancarrè, pan grattato, focaccia, pizza, piadine, panzerotti,
grissini, cracker, fette biscottate, taralli, crostini,salatini, cracotte, crepes
preparati con i cereali vietati
Germe di grano
Couscous (da cereali vietati), tabulè, bulgur (boulgourburghul), seitan,
frik, cracked grano, greunkern, greis
Crusca dei cereali vietati
Malto dei cereali vietati
Muesli, porridge
Polenta taragna (se la farina di grano saraceno è miscelata con farina di
grano)
Alimenti con Glutine ( e
dubbi)
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? Farine, fecole, amidi dei cereali permessi (es.maizena)
? Farina per polenta precotta ed istantanea, polenta pronta
? Malto, estratto di malto dei cereali permessi
? Estratto di malto dei cereali vietati
? Tapioca
? Amido di frumento deglutinato
? Cereali permessi: soffiati, in fiocchi
? Cialde, gallette dei cereali permessi
? Crusca dei cereali permessi
? Fibre vegetali e dietetiche
? Popcorn confezionati
? Risotti pronti (in busta, surgelati, aromatizzati)
? Tacos, tortillas, couscous da cereali permessi
 ? Salumi (bresaola, coppa, cotechino, mortadella, pancetta,
prosciutto cotto, salame, salsiccia, speck, würstel, zampone, ecc.)
 ? Conserve di carne
 ? Omogeneizzati di carne, pesce, prosciutto
 ? Piatti pronti o precotti a base di carne o pesce
 ? Uova (intere, tuorli o albumi) liquide pastorizzate o in polvere
(ovoprodotti)
 Carne o pesce impanati (cotoletta, bastoncini, frittura di pesce,
ecc.) o infarinati o miscelati con pangrattato (hamburger, polpette,
ecc) o cucinati in sughi e salse addensate con farine vietate
 Surimi
 ? Panna a lunga conservazione (UHT) condita (ai funghi, al
salmone, ecc.), panna montata, panna spray, panna vegetale
 ? Yogurt alla frutta “al gusto di…..”, cremosi
 ? Yogurt di soia, riso
 ? Formaggi a fette, fusi, light, spalmabili
 ? Creme, budini, dessert, panna cotta a base di latte, soia, riso
 ? Latte in polvere
 ? Latte arricchito (addizionato con vitamine o altre sostanze) e di
crescita
 ? Bevande a base di latte, soia, riso, mandorle
 ? Omogeneizzati di formaggio
 Piatti pronti a base di formaggio impanati con farine vietate
 Yogurt al malto, ai cereali, ai biscotti
 Latte ai cereali, ai biscotti
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? Preparati per minestrone
? Passate di verdura
? Patatine confezionate in sacchetto (snack)
? Piatti pronti a base di verdura? Purè istantaneo o
surgelato
 ? Patate surgelate prefritte, precotte
 ? Verdure conservate e miscelate con altri ingredienti
 Verdure (minestroni, zuppe, ecc.) con cereali vietati
Verdure impanate, infarinate, in pastella con ingredienti
vietati
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? Frutta candita, glassata, caramellata
? Mousse e passate di frutta
? Omogeneizzati di frutta
Frutta disidratata infarinata (fichi secchi,
ecc.)
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? Caffè solubili
? Cialde per bevande calde
? Frappè (miscele già pronte)
? Integratori salini (liquidi, in polvere)
? Nettari e succhi di frutta addizionati di vitamine o altre sostanze
? Preparati per bevande al cioccolato/cacao, cappuccino
? Sciroppi per bibite e granite
? The, camomilla, tisane (liquidi e preparati in polvere)
? Effervescenti per bevande
Caffè solubile o surrogati del caffè contenenti orzo o malto
Bevande contenenti malto, orzo, segale (orzo solubile e prodotti
analoghi)
Bevande all’avena
Birra da malto d’0rzo/frumento
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? Marmellate e confetture
? Marrons Glacees
? Zucchero a velo, in granella, aromatizzato
? Dolcificanti
? Cioccolato (con e senza ripieno), creme spalmabili al cioccolato
e/o alla nocciola
? Cacao in polvere
? Gelati industriali o artigianali,
? Torte, biscotti, dolci
? Caramelle, canditi, confetti, gelatine, chewing gum
? Torrone, croccante, marzapane
? Decorazioni per dolci (praline, codette)
Cioccolato con cereali, Torte, biscotti e dolci preparati con farine
vietate e/o ingredienti non idonei
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? Agar Agar in polvere, in barrette
? Colla di pesce
? Gelatina alimentare
? Lievito chimico (agenti lievitanti)
? Lievito fresco liquido di Birra
? Lecitina di soia
? Curry
? Vanillina
Besciamella
Lievito naturale o lievito madre o lievito acido
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