Due definizioni di economia La prima come l’insieme di attività intraprese dai membri di una società per produrre, distribuire e scambiare i beni. E’ un processo istituzionalizzato per il soddisfacimento dei bisogni di una società. Bisogni non solo materiali. In questo caso, soddisfacimento dei bisogni e il comportamento economico sono condizionati dall’organizzazione della società La seconda rinvia all’economizzare, ad attività che hanno a che fare con la scelta individuale di impiego di risorse scarse, che potrebbero avere usi alternativi, al fine di ottenere il massimo dai propri mezzi. In questo caso le attività economiche sono ricondotte allo scopo di interessi individuali, mentre le regole che condizionano i rapporti tra soggetti sono quelle del mercato, attraverso l’offerta e la domanda dei beni si determinano i prezzi e l’allocazione delle risorse Le istituzioni orientano e regolano le attività economiche. Differenza con le organizzazioni. Mentre l’economia si concentra soprattutto sulla formazione del mercato e dei prezzi nella moderna economia di scambio, la sociologia si occupa di Fenomeni sociali economicamente rilevanti e di quelli economicamente condizionati Esempi. Idealtipo Leggi generali e modelli e olismo metodologico (seguire le scienze naturali Individualismo metodologico, fenomeni sociali a partire dalle motivazioni individuali: concezione atomistica- economicista e concezione sociologica • • • • Polanyi Reciprocità Redistribuzione scambio • I termini economia(A Marshall), economia politica (Smith) , politica economica (Schumpeter) • Mercantilismo: individuo massimizza il guadagno, mercato come formatore di prezzi • Come la politica economica può accrescere la ricchezza nazionale? (Petty) • Fisiocratici: in economia esistono legge naturali • A. Smith l’interesse individuale e il funzionamento del mercato possono favorire il benessere collettivo solo se controllati da precise regole istituzionali • 1759 Teoria dei sentimenti morali • 1976 Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni • L’azione sociale né Hobbes né Locke, è un’azione istituzionalizzata, influenzata da norme e valori prevalenti (Adam Ferguson 1767) • Non c’è nulla di male nell’individualismo, basta che sia condiviso • Benefici pubblici non vengono dai vizi privati, ma da virtu private8 da una disciplina sociale (simpatia): identificazione con i valori condivisi dalla società • Ciò favorisce la solidarietà, l’integrazione sociale • Ma se ne può fare anche a meno, ma il mercato richiede il rispetto delle regole • Guadagno come approvazione sociale, riconoscimento sociale • Azione economica come socialmente determinata • Quattro stadi dello sviluppo economico. • Caccia, pastorizia, agricoltura e commercio • Statica economica (analisi economica in senso stretto (produzione e distribuzione) • Istituzioni capitalistiche come un dato • Dinamica economica (creazione di nuova ricchezza, sviluppo) • Istituzioni capitaliste come variabile • In una società commerciale prevale lo scambio di mercato • Non dalla benevolenza del macellaio… • Determinazione della quantità dei beni da produrre dipende da domanda e offerta come prezzo di mercato e prezzo naturale (di lungo periodo, della produzione). La quantità dei beni prodotti è legata ai meccanismi di distribuzione del reddito • Quantità di risorse da allocare • Salario, se il salario diminuisce troppo e perché gli imprenditori hanno la meglio • Profitto basso nei paesi ricchi, alto in quelli poveri (mercato degli impieghi di capitale, sempre più difficili) • Rendita è l’effetto dei prezzi e non l’origine come per salari e profitti • Teoria del valore (lavoro comandato) • Se passiamo alla visione dinamica: formazione dei prezzi, capacità allocativa efficiente, ma non solo di ricchezza data ma anche di futura, nuove risorse • Istituzioni capitalistiche sono efficienti nel produrre e allocare, ma quando diventano concorrenziali sono efficienti anche sul piano dinamico • La divisione del lavoro aumenta la produttività(tanto più crescono investimenti e concorrenza • Due temi: i vantaggi del capitalismo concorrenziale e il ruolo dello stato nello sviluppo. • Difesa nazionale, giustizia, opere pubbliche (efficienza) • responsabilità • K. Marx (1818-1883) • Due elementi: • A.vincoli alla crescita posti dalle due istituzioni principali del capitalismo (proprietà privata e lavoro salariato • B. polarizzazione di classe • M. si contrappone alla visione storicistica che derivava l’organizzazione economica dalla cultura e all’economia classica che vedeva in tal modo la divisione di classe come naturale, come dato e quindi sottovalutazione del conflitto tra capitalisti e lavoratorui, tra borghesia e proletariato • M. storicizza l’analisi economica, ma mette in evidenza il conflitto di classe • Contraddizione nei rapporti sociali di produzione, tra possesso di mezzi di produzione e chi non li possiede ed è costretto a vendere forza lavoro contro salario • Contraddizione tra rapporti sociali di produzione e forze produttive, dove per forze produttive intendiamo capitale umano e capitale fisso (mezzi e tecnologie) • Se abbiamo un forte sviluppo delle forze produttive difficilmente esso potrà essere contenuto nei precedenti rapporti di produzione e si dà origine a una nuova formazione sociale • Il capitalismo sta mostrando capacità di sviluppare le forze produttive, ma nel lungo periodo queste determinano contraddizione con le istituzioni costitutive del cappitalismo • La storia è perciò storia di lotte di classe che prendono le mosse dalle due contraddizioni principali • 4 tipi di società: antica (schiavitù), feudale (servi della gleba), borghese (lavoro salariato) asiatica (subordinazione della popolazione rurale allo stato) • Lavoro (concetto di Hannah Arendt) • Pluslavoro, plusvalore, profitto • Con il crescere della composizione organica del capitale (prevalenza del capitale fisso) si verifica una caduta tendenziale del saggio di profitto in quanto è il lavoro che crea plusvalore e profitto • Disoccupazione come conseguenza • Esercito industriale di riserva • Concetto di alienazione da prodotto e da macchina • Forza lavoro e lavoro; come funziona il mercato del lavoro • Punti critici dell’analisi di Marx: • Teoria del valore e caduta tendenziale del saggio di profitto • Sopravvalutazione della lotta di classe • Sottovalutazione dello stato • Marx spinge a mettere in discussione la vison dell’economia classica • Il marginalismo pose in riparo l’economia dallo storicismo e dal marxismo e l’economia diventava sempre più una teoria della scelta razionale di allocazione delle risorse scarse. • Simmel Georg (1858-1918), produzione non sistematica e antiaccademica • Genesi e caratteri della società moderna, valutarne il senso e il significato ultimo (forme pure) • Interazioni tra uomini , valori, norme istituzioni • Denaro , istituzione con importanza cruciale nelle relazioni • Indagare sui concetti non economici del denaro • Denaro come prima istituzione pubblica • Economia monetaria è un potente fattore di dissoluzione dell’economia naturale, di autoconsumo • Vecchio ordinamento feudale (controllo della moneta e nuova economia degli scambi • Il denaro favorisce la libertà individuale (trade off rapporti sociali con quelli dello scambio • Più libertà nei riguardi degli oggetti • Spazio di indipendenza che presuppone l’ampliamento delle possibilità di scelta • Conflitto riguarda il potere • Ma il denaro piega l’organizzazione sociale, l’individuo • • • • • • • • • • • • • • • Egli ricerca consapevolmente la creazione di una disciplina quale la sociologia economica che contribuisca a spiegare scientificamente fenomeni economici in un quadro storico. Interrogativo di ricerca: Quali sono i fenomeni economici che conducono alla nascita del capitalismo moderno e sono comuni a tutti i popoli? Necessità di distinguere il funzionamento dell’economia capitalista da altre economie. Bisogna trovare i mezzi (analitici) adeguati per la comprensione di tali nessi. Per Sombart l’economia si può definire come l’attività umana volta alla ricerca dei mezzi di sussistenza per soddisfare i propri bisogni. Tali bisogni variano in funzione del tempo e dello spazio. Le forme in cui il soddisfacimento dei bisogni avviene varia moltissimo tra i diversi contesti sociali e le diverse epoche storiche. La definizione di Sombart è più sociologica di quella degli economisti neoclassici che guardano solo al modo di allocazione delle risorse e utilità e non tengono in considerazione spazio-tempo. SOMBART (1863-1941) • • • • • • • • • • • • • Per definire l’economia necessario guardare a tre aspetti: 1) Mentalità economica: insieme dei valori e delle norme che orientano il comportamento degli individui che partecipano all’attività economica 2) Organizzazione economica che si riferisce al complesso di norme formali e informali che regolano l’esercizio delle attività economiche in una data società. 3) Tecnica per produrre beni e servizi. Nel loro insieme questi tre elementi consentono di identificare un sistema economico o una particolare forma di economia. Il concetto di sistema economico getta un ponte tra economia e società, permette di valutare in che modo la società influenza storicamente l’organizzazione economica attraverso le motivazioni dei soggetti, le istituzioni regolative, quelle che riguardano la produzione e l’uso delle tecnologie. Lo spirito economico • • • • • • • • • • • • • • • • • Precapitalismo Spirito tradizionalistico: obbedienza passiva a regole, tradizioni tramandate Spirito solidaristico orientamento volto alla copertura del bisogno. Produzione orientata al guadagno al profitto. Capitalismo Spirito razionalistico: ricerca sistematica dei mezzi più adatti allo scopo ed è quindi più disposto all’innovazione. Spirito individualistico orientamento volto all’acquisività (mercato). Produzione orientata al consumo. 2. Organizzazione economica • • • • • • • • • • Capitalismo Orientamento della produzione allo scambio Proprietà privata dei mezzi di produzione Grandi imprese Economia vincolata a norme e leggi che ne regolano il funzionamento, per esempio l’ordinamento corporativo delle società medioevali • • • • • • • • • Altro da capitalismo moderno Orientamento della produzione al Consumo Proprietà pubblica mezzi di Produzione Piccole imprese di carattere familiare Libertà economica giuridicamente riconosciuta • • 3. Tecnica Basata su orientamenti empirici e procedure scientifiche • • • • • • Definizione di sistema capitalistico = caratterizzato da mentalità acquisitiva, razionalistica e individualistica che si esercita nell’ambito di un’organizzazione economicalibera basata sulla proprietà dei mezzi di produzione e su aziende che producono beni per il mercato utilizzando il lavoro salariato. Per ogni sistema si possono individuare tre fasi: albori, maturità tramonto. Primo capitalismo si conclude alla fine del 700, Capitalismo maturo tutto XIX secolo fino alla I GuerraMondiale • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Come si passa da un sistema economico a un altro, in particolare al primo capitalismo? Sombart vuole spiegare il processo di mutamento a partire dalle motivazioni specifiche dei soggetti e dalle conseguenze delle loro azioni (individualismo metodologico). Egli non si riferisce al mutamento economico in generale, ma alla nascita del primo capitalismo e alla sua evoluzione verso il capitalismo maturo. Le forze motrici dello sviluppo vanno cercate in quei soggetti che si fanno portatori di una nuova mentalità economica e introducono cambiamenti nel modo in cui vengono combinati i fattori produttivi. Forze motrici del cambiamento: imprenditori portatori di una nuova mentalità economica, il loro agire è influenzato dalle istituzioni, per esempio dalla religione, dagli ordinamenti giuridici… Ma come si forma questa nuova mentalità imprenditoriale? Per Sombart la mentalità capitalistica risulta da due fattori: 1) spirito imprenditoriale e 2) spirito borghese. Spirito imprenditoriale = aspirazione al potere, volontà di affermazione e riconoscimento sociale. Le sue origini sono legate alla storia religiosa dell’Occidente e alla progressiva laicizzazione, al carattere terreno e mondano in cui si esprime sempre di più l’agire individuale. Questo deve combinarsi con il razionalismo, cioè con un orientamento volto all’ordinata amministrazione del capitale. Questi tratti di razionalizzazione-laicizzazione sono prima visibile in campo politico con la costruzione dello stato moderno, poi nella scienza e solo dopo in economia e si identificano con la ricerca del guadagno che si esercita in modo sistematico nell’organizzazione dell’attività produttiva. • • • • • • • • • • • • • • • • • • Imprenditorialità borghese. Individuare quali gruppi hanno contribuito maggiormente all’imprenditorialità. Tre gruppi sociali: eretici; stranieri, ebrei. Ad essi è concesso lo status di semicittadini, non è concesso cioè l’accesso a cariche pubbliche o altri riconoscimenti professionali. Gli eretici spesso emigrano e diventano stranieri (categoria sociale autonoma) Perché le condizioni di vita di questi gruppi favoriscono il loro comportamento imprenditoriale? Isolamento, rottura con la tradizione. Esclusione dalla cittadinanza e per essere esclusi occorre che lo stato esista. Gli imprenditori sono quelli che fanno scattare la scintilla. Ma non solo elementi culturali. Elementi istituzionali: •Stato moderno= efficienza militare, orientamento mercantilista (acquisizione di metalli preziosi, politiche economiche), politiche coloniali e di conquista che aumentano le disponibilità di materie prime. •Nuova tecnica razionale sostenuta dallo stato nazione. Una volta che l’imprenditorialità borghese ha fatto scoccare la scintilla si determina un vasto processo di dissolvimento degli antichi ordinamenti politici, dissoluzione delle forma tradizionali di economia agricola, del lavoro a domicilio nella campagne. Si determina un processo di proletarizzazione che libera la forza lavoro necessaria per l’economia di mercato. Il capitalismo maturo • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • La fase del capitalismo maturo è caratterizzata soprattutto da estensione della razionalità. Per quel che riguarda lo spirito del capitalismo: Crescita di intensità e la sua estensione a gruppi sociali più ampi. Mentalità imprenditoriale caratterizzata da secolarizzazione dello spirito capitalistico, le motivazioni religiose lasciano il posto al credo laico. Specializzazione della funzione imprenditoriale che consente di delegare ad altri dipendenti altre funzioni e tenere quelle di direzione strategica. Queste ultime variano in relazione al settore di attività. Nell’industria meccanica prevale l’imprenditore tecnico, in quella della produzione di merci al consumo l’imprenditore commerciale, culmine del processo di deconcretizzazione il finanziere. Si deconcretizza l’attività imprenditoriale. Mentre per la nascita dello spirito imprenditoriale e borghese sono state importanti soprattutto le componenti normative (religione, marginalità sociale), nella nuova situazione sono le componenti cognitive (la conoscenza) ad avere maggior peso. Democratizzazione dell’imprenditorialità, è più facile accedere al ruolo di imprenditori per tutti i gruppi sociali, ciò che importa è disporre delle conoscenze tecniche adeguate. Le istituzioni creditizie hanno un ruolo importante nel diffondere imprenditorialità perché finanziano chi ha buone idee. Altri fattori che aumentano e trasformano l’attività imprenditoriale = maggiore concorrenza (che spinge sempre al miglioramento); rafforzamento operaio e aumento del salario operaio (spinge a innovare tecniche di produzione e quindi a migliorare); evoluzione della tecnica. Organizzazione del lavoro nella fase matura del capitalismo • • • • • • • • • • 1) Libertà di movimento dell’impresa, separazione tra diritto pubblico e privato, sistema monetario razionale. 2) Lavoro: organizzazione del lavoro parcellizzato in modo che tutti sappiano fare le mansioni indicate (si attenua cosi la discrezionalità e autonomia degli operai specializzati). 3) Razionalizzazione estesa all’azienda: spersonalizzazione dell’impresa sempre meno legata alla figura dell’imprenditore. Tendenza ad organizzarsi sempre più come una burocrazia. 4) Condensazione aziendale, integrazione verticale. 5) Uniformazione dei bisogni e quindi produzione di beni standardizzati (moda) • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Il rafforzamento dell’imprenditorialità capitalistica spinge verso una maggiore razionalizzazione dei meccanismi regolativi. Gli ambiti in cui è maggiormente visibile e rilevante il processo di razionalizzazione sono: 1) Ordinamento giuridico e intervento dello Stato: libertà di movimento dell’impresa viene riconosciuta con la distinzione tra diritto pubblico e privato, giurisdizione sui contratti (diritto commerciale), sistema monetario razionale. 2) lavoro: andare in città è anche sentire il richiamo dell’attrazione per la libertà individuale e per lo stile di vita urbano. Urbanizzazione assicura forza lavoro disponibile per nuove attività imprenditoriali. Introduzione del cottimo. Decomposizione del lavoro. razionalizzazione dell’organizzazione del lavoro. 3) azienda: spersonalizzazione dell’azienda, tende ad organizzarsi come una burocrazia (viene meno lo spirito imprenditoriali). Aumentare la prevedibilità e pianificazione dei comportamenti. Aumentare la condensazione aziendale : la grande azienda integrata verticalmente 4) consumo: i consumi devono essere influenzati dalle imprese : tendenza all’uniformazione dei bisogni. Azione consapevole delle imprese che si esercita anche attraverso la moda Il Futuro del capitalismo • • • • • • • • • • • Parte dal lavoro di Marx, ma lo corregge in alcuni punti importanti: Non vi è una caduta tendenziale del saggio di profitto: infatti la produttività aumenta (tecnologia). La disoccupazione quindi non è destinata a crescere strutturalmente fino al collasso. Economie di piano- maggiore intervento dello stato, maggior peso del settore cooperativo e forme più estesa di regolazione politica dell’economia; capitalismo stabilizzato e regolato. Processo prevalente è quello della razionalizzazione e della burocratizzazione (come per Weber). Nell’impresa moderna dove tutto è regolato e basato sul calcolo razionale vi è sempre meno spazio per il rischio, la volontà di potere dell’imprenditore. Tendenza graduale alla decadenza della mentalità imprenditoriale. Max Weber (I) Contestualizzare Weber • • • • • • Il dibattito tedesco di metà 800: storicismo e filosofia idealistica La Germania dell’epoca: sviluppo economico limitato, ruolo forte dello Stato Lo storicismo come risposta all’economia neoclassica: spiegare le differenze territoriali, metodo storico vs. analitico-deduttivo Il peso dei fattori non economici per lo sviluppo: culturali sociali politici, giustificazione interventismo Stato nell’economia Gli stadi di sviluppo per List: sviluppo forze produttive di una nazione e non semplice accumulazione ricchezza. 5 stadi basati su caratteristiche della produzione (primitivo, pastorale, agricolo, industriale, commerciale). Necessità ruolo istituzioni nell’economia (es. protezionismo) Scuola storica di economia: stadi di sviluppo per descrivere evoluzione economica. - Hildebrand (modalità transazione economica): economia del baratto/monetaria/del credito - Bucher: economia domestica/cittadine/nazionale (da autoconsumo a mercato, assegna importanza al contesto politico-istituzionale es. Comuni-nascita Stati) • I limiti dello storicismo: - tra interpretazione th e descriz empirica - stadi: costruzioni comparative o fasi successive? - come si passa da uno stadio all’altro • La critica weberiana: indeterminatezza teorica, concetti non controllabili scientificamente (lo spirito del popolo), visione olistica non generalizzabile né verificabile • Lo storicismo quindi influenza la nascita della sociologia economica per l’importanza contesto istituzionale in cui attore inserito ma va superata la critica weberiana • Weber lavora (insieme a Sombart) nel Verein fur Sozialpolitik (Schmoller) un gruppo che sosteneva lo storicismo e intervento Stato per fronteggiare questione sociale • Saggi metodologici di Weber come base della sociologia economica: posizione critica verso storicismo, necessità distinguere conoscenza scientifica dei fenomeni economico-sociali e scelte politiche, giudizi di fatto e giudizi di valore • Giudizi di fatto: basato su dati oggettivi • Giudizi di valore: desiderabilità di determinati fini, non giustificabili su base scientifica • Relazione ai valori: nello scegliere un tema di ricerca e formulare le ipotesi il ricercatore non può non essere guidato dai propri valori • Le scienze sociali sono necessariamente relazionate ai valori, ma la scienza non può fondarsi su giudizi di valore • La spiegazione delle scienze sociali è condizionale: non mira a comprendere l’insieme delle cause che hanno determinato il fenomeno, ma mettere in evidenza alcune condizioni. Relazioni ai valori diverse possono fare emergere condizioni diverse, la verifica empirica serve a riorientare le relazioni ai valori dello scienziato Dallo storicismo alla sociologia economica weberiana • Critica allo storicismo: descrizione differenze tra economie nazionali non può ricorrere a concetti metafisici (spirito del popolo) • La filosofia idealistica difendeva queste posizioni contro la sociologia positivista sostenendo che l’uomo plasma la storia e le istituzioni e quindi non possibile generalizzare né prevedere azione umana; no spiegazioni causali ma comprensione di un fenomeno storico particolare • Risposta Weber: studio fenomeni sociali =fenomeni naturali, metodo scientifico che opera con concetti e generalizzazioni e utilizza schemi teorici (anche se discutibili) • Specificità scienze sociali: non formulare leggi generali (scienze di tipo nomotetico), bensì “spiegare fenomeni storici visti nella loro individualità” (scienze di tipo idiografico) Come studiare fenomeni sociali nella loro individualità storica • Fare riferimento alle motivazioni dei soggetti agenti: le motivazioni che spingono all’azione sono mutevoli, ma vanno ricostruite e vanno individuate le regolarità • Studiare uniformità di comportamento derivanti da motivazioni simili: necessità della conoscenza nomologica (studiare le regolarità delle connessioni causali) es. rapporto tra capitalismo e etica protestante- occorre teoria generale su rapporti tra religione e sviluppo economico • La sociologia per Weber studia tali uniformità di comportamento, origini e conseguenze, i tipi di agire sociale • Sociologia comprendente ha obiettivo di ricostruire scopo dell’azione su base aspettative degli agenti anche rispetto a interazione sociale • Tali aspettative (sulle relazioni sociali) derivano da: usi (uniformità comportamenti di fatto), costumi (consuetudini), usi condizionati da situazione di interessi • Azione orientata al valore: motivazione è data da credenza a principi • Azione orientata allo scopo: motivazione è raggiungimento di un fine • Convenzioni (rapporti familiari), sanzioni sociali • Ordinamenti giuridici , sanzioni formali • Relazioni sociali di tipo consensuale (comune appartenenza) • Relazioni sociali di tipo associativo (identità di interessi) • Relazione sociale può portare a lotta, prevalere di interessi su altri (dalla I tipi ideali • Per Weber le uniformità di comportamento hanno una natura, quella di “tipi ideali” vale a dire costruzioni analitiche derivanti dalla realtà empirica che mettono in evidenza alcune uniformità di comportamento • Un puro concetto, un limite ideale a cui la realtà va comparata (il feudalesimo, la setta) • La sociologia per Weber si occupa dello studio delle uniformità di comportamento e analizza le connessioni causali, la storia spiega i singoli fenomeni • Ma la sociologia non è astratta formulazione di leggi, le regolarità sono mezzo e non fine di conoscenza, serve a rendere intellegibile la storia evitando indeterminazione teorica • Ma la sociologia si deve occupare di problemi specifici non deve essere scienza “generale”, Weber guarda (come Sombart) a problemi economici per studiare interazione tra fenomeni economici e socioculturali • Rifiuto anche di una sociologia generale organicistica come quella dei positivisti: per W. la società come tessuto di relazioni sociali e molteplici motivazioni Max Weber (II) Gianluca Busilacchi Sintesi prima lezione (I) • L’influenza dello storicismo su Weber • La critica weberiana come base metodologica della sociologia economica come scienza (giudizi di fatto, di valore e relazione ai valori) • come studiare i fenomeni sociali nella loro individualità storica: individuare le “regolarità” che spingono gli individui all’azione e studiare le connessioni causali • Azione orientata allo scopo e al valore e sanzioni sociali e formali Sintesi prima lezione (II) • I “tipi ideali” sono quelle costruzioni analitiche che permettono di mettere in luce le uniformità di comportamento che vogliamo studiare (es. la setta, l’imprenditore capitalistico) • La sociologia di occupa dello studio di tali uniformità di comportamento e analizza connessioni causali per “spiegare” fenomeni sociali • • • • L’essenza della sociologia economica weberiana Weber vs. Sombart: religione, Stato, Comuni. Origini del capitalismo per analizzare società occidentale 3 esempi: - i contadini fissi/salariati - operatori di borsa UK/Germania - sviluppo agricolo Germania sud/nord Importanza delle condizioni non economiche che influenzano comportamento economico Attività imprenditoriale è variabile vs contesto Elementi non economici che influenzano formazione imprenditorialità • Etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904) e Le sette protestanti e lo spirito del capitalismo (1906) • Due caratteristiche dello spirito del capitalismo: - ricerca del profitto giustificata sul piano etico -acquisività collegata a organizz. razionale del processo produttivo • I “nuovi imprenditori” combinano fattori produttivi; hanno qualità etiche Spirito del capitalismo e religione protestante (calvinista) • La “predestinazione”: scelta divina non modificabile • Il successo professionale come “segno” di elezione • No ricchezza come fine in sé, ma impiego produttivo del capitale (effetto: riproduzione K) • Conseguenze non intenzionali (esternalità) della religione sulle origini del capitalismo moderno Le sette protestanti • Nella Chiesa si nasce, nelle sette si è ammessi • Il riconoscimento sociale dei Battisti veicola informazioni che hanno effetti economici • Conseguenza: interesse economico dell’individuo a seguire l’etica della setta • I reticoli sociali permettono riconoscimento qualità morali utili a imprenditorialità, ma anche chiusura identitaria ed esclusione • Forma organizzativa di controllo sociale: è una “molla” al comportamento rigoroso vs. sanzioni (differenza con Chiesa cattolica, pentimento, confessione) Prime conclusioni • Razionalizzazione dell’etica del comportamento (predestinazione e impegno professionale) • Forma organizzativa della setta • Questi due aspetti portano nascita di una etica “borghese” che spiega origini dello spirito del capitalismo Il capitalismo moderno • Soddisfacimento bisogni tramite mercato (vs. economia domestica e altre forme) • Razionalizzazione del calcolo del capitale (bilanci e patrimonio dell’impresa; diverso da capitalismo tradizionale) • Organizzazione lavoro salariato: nel capitalismo moderno la ricerca del profitto avviene nella sfera produzione per il mercato con forza lavoro salariata Capitalismo politico e economico Sfera circolazione Sfera produzione Risorse politiche Capitalismo di guerra e avventura (pirateria) Capitalismo coloniale e di appalto fiscale (usura) Capitalismo industriale con lavoro servile Risorse economiche Capitalismo commerciale, creditizio, di Capitalismo industriale con lavoro libero conclusioni • È capitale industriale il tratto del capitalismo moderno orientato a sfera produzione e non solo circolazione e con lavoro libero (classe operaia fondamentale) • Questo è il capitalismo moderno dell’occidente secondo Weber VEBLEN • Le trasformazioni di fine 800 e inizio 900 negli states: formazione di grandi trusts industriali, triplica la popolazione con grandi ondate di immigrazione; crisi agricoltura • V. Di formazione economica, critica però l’economia classica e neoclassica incapace di spiegare questi grandi cambiamenti • Cerca perciò di rifondare l’economia su basi istituzionali • Teoria non individualistica dell’azione economica; analizza gli effetti sociali del capitalismo liberale basato sul mercato • Il posto della scienza nella civiltà moderna (1919): la concezione individualistica della natura umana (teoria dell’azione economica); il carattere statico dell’economia tradizionale (interesse all’equilibrio più che al cambiamento); il rapporto tra perseguimento dell’interesse individuale e benessere collettivo 1 concez. individualistica • Economia tradizionale vede la natura umana immutabile come un fascio di desideri; ma l’uomo non non può essere compreso fuori da un contesto istituzionale, fuori dalle tradizioni, costumi e abitudini sociali • L’uomo non si capisce attraverso il suo calcolo ma attraverso il suo fare, il suo istinto di operosità, è homo faber e non calcolatore massimizzante • L’uomo perciò si capisce attraverso modelli di comportamento condivisi e approvati, attraverso le abitudini mentali che sono le istituzioni • L’azione dell’uomo è perciò socialmente condizionta da norme e valori sociali • Con il cambiamento si modificano perciò le istituzioni, il comportamento individuale e anche quello economico • Ma l’economia tradizionale da per dati preferenze e tecnologie, mentre tutto è in evoluzione come dimostra la biologia • Al centro dell’analisi di Veblen ci sono le istituzioni e non l’individuo. Le evoluzioni si evolvono in forma adattiva rispetto all’ambiente e perciò non in modo unilineare • L’esistenza è perciò un processo di adattamento selettivo: le istituzioni evolvono per regolare i rapporti tra uomini nella società e ambiente naturale • Scienza e tecnica sono il motore del cambiamento, ne definiscono il potenziale sul processo produttivo, sui prodotti e sulle istituzioni • Ma si tratta di superare quelle vecchie, la forza inerziale delle abitudini mentali, la forza dei gruppi sociali che ne ricavano i privilegi • Ciò che si oppone è dunque un ritardo strutturale delle istituzioni • Braccio di ferro tra chi rappresenta il vecchio e chi il nuovo e quindi adotta nuove tecniche e spinge per innovare • Il ritardo istituzionale determina i costi che la società paga in termini di spreco di risorse e benessere collettivo • Si può formare quindi un conflitto di gruppi sociali (che però non è il motore del mutamento) • Non c’è una convergenza strutturale, ma bensì percorsi di sviluppo differenti, dipendenti dalla capacità di una società di valorizzare le tecnologie più moderne (germania e Inghilterra) • Lo sciupio vistoso inglese che sottrae risorse al benessere collettivo • Via dal basso e via dall’alto nei percorsi di sviluppo • Equilibri multipli I costi del capitalismo • Nella fase iniziale vi era un nesso tra perseguimento dell’interesse individuale e benessere collettivo, ma poi c’è una caduta di questo nesso che si può osservare nella produzione e nel consumo • I miglioramenti organizzativi dell’economia voluti da imprenditori portano a maggiore produzione e a costi più bassi per la collettività • Ma poi interviene la separazione tra proprietà e gestione dove la proprietà ha maggior interesse al profitto finanziario, mentre la gestione passa agli ingegneri dell’efficienza • Ma l’interesse per la speculazione finanziaria fa divorziare l’imprenditore dall’interesse e dal benessere collettivo • In sostanza i forti incrementi di produttività resi possibili dalle tecnologie potrebbero portare a un maggior n. di beni a basso costo e prezzo, ma la ricerca di speculazione finanziaria tende a tenere alti i prezzi modificando la concorrenza con monopoli e oligopoli • Ne soffre perciò l’efficienza del mercato e libera concorrenza • Ma anche il consumo (teoria della classe agiata (1899), una critica al costume della società americana, ma anche alle motivazioni individualistiche e utilitaristiche dell’azione nella società del benessere le possibilità di maggior consumo non portano ad un maggior impegno nelle attività economiche, ma sono ricercate come fonte di prestigio, di onore sociale, di distinzione • Man mano che le persone fuoriescono dallo stato di sussistenza , le persone sono attratte dal consumo come mezzo di reputazione, soprattutto nelle città come osservava Simmel dove gli standard di consumo diventano i principali simboli di status sociale • Integrazione consumistica seda il conflitto di classe (ma indebolisce anche l’operosità) • Si crea così uno spreco vistoso che concorre alla perdita di benessere collettivo e di beni comuni • Non c’è più un sistema di preferenze razionali, ma l’emulazione per raggiungere un livello superiore di consumo (arrampicatori, carattere superfluo e futile dell’azione umana) • Veblen fondatore della sociologia del consumo: al calcolo razionale delle preferenze egli sostituisce la teoria dell’emulazione sociale • Ciò che ne risente è proprio il potenziale tecnologico • Da un lato la separazione tra proprietà e gestione e la ricerca del profitto finanziario portano ad una proprietà assenteista e al restringimento produttivo; dall’altro la diffusione del consumo come strumento di competizione di status sociale porta allo spreco e alla perdita di benessere • Ingegneri come protagonisti di un possibile mutamento Durkheim e la sua sociologia A cura di Francesco Orazi UNIVPM La base della sociologia • Utilizzo di metodi empirici per lo studio dei fenomeni sociali • Sensibilità verso l’infinita complessità dei fatti sociali • Indipendenza della epistemologia sociologica rispetto alle scienze biologiche • Realtà specifica della società intesa come un qualche cosa che è più della somma delle sue parti (sistema come interazione organizzata di elementi e relazioni), una entità reale simile ad un organismo biologico La base della sociologia • Durkheim, rispetto alla sociologia ad esempio di Spencer e dei suoi seguaci americani, non credeva che la coesione sociale e il consenso si fondassero sulla ragione individuale. • D. era un realista sociale, per lui qualsiasi enfasi sulla ragione individuale era nei fatti anti-sociologica La base della sociologia • Al contrario per Durkheim, la sociologia doveva occuparsi del processo di strutturazione sociale e del suo determinismo strutturale. • E’ in tale processo di strutturazione, come ad esempio nel linguaggio, che D. individuò quei fatti sociali che costituivano l’oggetto reale della sociologia. “Quante idee o sentimenti ricaviamo completamente da noi stessi? Veramente pochi. Ognuno di noi parla un linguaggio che non ha creato da se stesso, ma che ha già trovato pronto ” • Per D. la persona è l’individuo socializzato, la soggettività è un prodotto sociale. • Sostiene Oscar Wilde: “La maggior parte delle persone è costituita da altre persone. I loro pensieri sono le opinioni di un altro, la loro stessa vita una continua imitazione, le loro passioni una citazione” Alla ricerca dei fatti sociali • Scambio esogamico • Emersione dei rapporti di parentela • Ritualità e cultura (densità sociale e complessificazione dei gruppi sociali: la religione come fattore funzionale di regolazione e mantenimento della coesione sociale interna ai gruppi) • Differenziazione (gerarchia e potere; specializzazione delle funzioni e divisione sociale del lavoro) • Istituzionalizzazione: ogni credenza e forma di condotta istituita dalla collettività Alla ricerca dei fatti sociali • Per D. Sociologia è la scienza che studia le istituzioni, la loro genesi, e il loro funzionamento. • Nelle Regole del metodo sociologico, D. sostiene un’altra definizione. La sociologia è la scienza che studia i fatti sociali. Questi ultimi sono : “ogni modo di fare più o meno fissato, capace di esercitare sull’individuo una costrizione esterna – oppure un modo di fare che è generale nell’estensione di una data società, pur avendo esistenza propria, indipendente dalle sue manifestazioni individuali ” Alla ricerca dei fatti sociali • Secondo D. la prima regola per un’analisi sociologica è: considerare i fatti sociali come cose (distacco metodologico e di analisi). Esistono fattori condizionanti e determinanti che hanno natura sociale , e devono pertanto essere tenuti in considerazione per dare una spiegazione del comportamento umano Modello stratificato dei fenomeni sociali Morfologia (essenza) • Volume, densità e distribuzione della popolazione. Organizzazione territoriale: patrimonio edilizio, infrastrutture, patrimonio artisticoarchitettonico, tecnologie Istituzioni (sfera normativa) • Regole giuridiche formali, precetti morali, dogmi religiosi, forme politiche ed economiche, definizione dei ruoli professioanali • Regole e norme informali, usi e credenze collettive Rappresentazioni collettive (sfera simbolica) • Valori societari, ideali collettivi, opinioni, rappresentazioni sociali, leggende e miti, rappresentazioni e riti religiosi (simboli) • Liberi sistemi di vita sociale, non legati a schemi definiti, forme di creatività collettiva, valori e rappresentazioni ancora in formazione. Rappresentazioni collettive • Sono generate socialmente • Rappresentano problemi sociali • Sono corrispondenti con dell’organizzazione sociale la strutturazione • Una volta formate diventano relativamente autonome, si combinano e separano secondo uno specifico funzionamento interno Le istituzioni • Per D. il concetto di istituzione sottintende l’idea di un insieme di credenze e pratiche divenute normative (obbligatorie) incentrate su un ricorrente e continuo interesse sociale. • In polemica con gli utilitaristi, D. notava che le istituzioni non possono essere semplicemente spiegate come una rispota razionale data dagli individui a fatti contingenti. Le istituzioni fungono da supporto alla vita sociale ma non è dimostrabile che siano state create dagli individui con questo specifico scopo (l’allevamento in Girard). • La struttura delle istituzioni non è generata dalle intenzioni presenti al momento nelle menti degli individui o in base alla loro utilità attualizzata. Le istituzioni • Le istituzioni sono insiemi di norme talmente complesse la cui spiegazione è possibile solo in relazione con altri insiemi di fatti sociali (valori e simboli ai quali gli individui sono molto legati) o associandole a specifici elementi morfologici come la tecnologia e le risorse materiali, l’insediamento territoriale e la densità demografica di una popolazione. • In realtà, anche se le istituzioni non dipendono dalla intenzione e dalla utilità, D. con il concetto di funzione recupera l’idea di utilità, essa sta a significare che ogni funzione sociale è utile per la regolazione del sistema sociale nel quale opera. • Tuttavia D. pone delle eccezioni: un fatto, una istituzione può esistere senza servire a nulla. , può esistere cioè come semplice forza delle abitudini sociali. Una istituzione morta può cambiare funzione, senza che abbia mutato la sua natura di fondo Solidarietà meccanica • Avviene per somiglianza e imitazione dei comportamenti di prossimità. Si esercita in società semplici a bassa differenziazione e dunque con una limitata divisione sociale del lavoro. Regole istituzionali rigide finalizzate al mantenimento della coesione interna dei gruppi (es. clan) e dunque al fatto che la solidarietà interna non venga infranta. La punizione per i defezionatori è molto pesante ed è assimilabile al meccanismo della vendetta Solidarietà organica • Società complesse con alta divisione sociale del lavoro e differenziazione sia dei ruoli sociali che dei tessuti istituzionali. Allentamento dei fattori religiosi come elementi regolativi per la coesione sociale interna. • Divisione del lavoro spontanea – attinente diffusi interessi sociali (socialmente pro-attiva) • Divisione del lavoro forzata – attinente specifici interessi sociali di classe (dominio). Sviluppa anomia. • La solidarietà organica si realizza come adesione ai valori di un sistema da parte di individui e gruppi Conformismo logico • Se ad ogni istante gli uomini non si accordassero su determinate idee essenziali, se non possedessero una concezione omogenea del tempo, dello spazio, della causa, del numero ecc, ogni accordo — e quindi ogni vita comune — diverrebbe impossibile tra le intelligenze. • Perciò la società non può abbandonare le categorie al libero arbitrio dei singoli, senza abbandonarvisi essa stessa. Per poter vivere essa non ha soltanto bisogno di un certo grado di conformismo morale; essa non può fare a meno anche di un minimo di conformismo logico. Per questo motivo essa fa sentire tutta la sua autorità sui suoi membri per prevenire i dissidi. • Se uno spirito si allontana palesemente da quéste norme di pensiero, essa non lo considera più come uno spirito umano nel senso pieno della parola, e lo tratta di conseguenza. Per questo motivo, quando anche nel nostro intimo cerchiamo di liberarci da queste nozioni fondamentali, noi sentiamo che non siamo completamente liberi, che qualcosa in noi e fuori di noi ci oppone resistenza. Fuori di noi c'è l'opinione che ci giudica; inoltre, siccome la società è anche presente in noi, essa si oppone dal di dentro a queste velleità rivoluzionarie; noi abbiamo l'impressione che non possiamo abbandonarci a queste senza che il nostro pensiero cessi di essere veramente umano. Tale sembra essere l'origine dell'autorità specialissima che è inerente alla ragione, e che fa sì che noi accettiamo con fiducia i suoi suggerimenti. • È l'autorità stessa della società che si comunica a certi modi di pensare, i quali costituiscono le condizioni indispensabili di ogni azione comune. La necessità con cui le categorie si impongono a noi non è quindi l'effetto di semplici abitudini, di cui potremmo scuotere il peso con un po' di sforzo. E non è neppure una necessità fisica o metafisica, poiché le categorie mutano secondo i tempi e i luoghi; è una specie particolare di necessità morale che sta alla vita intellettuale come l'obbligazione morale sta alla volontà. Critici di Durkheim • Alcuni critici di Durkheim sostengono che il suo realismo e il suo strutturalismo sociale implichino la presenza nel suo impianto di analisi di una forma di “spirito” di gruppo. • In realtà per D. le coscienze individuali diventano sociali interrelandosi mediante lo scambio di simboli. • “lo spirito collettivo non è altro che un insieme composito di spiriti individuali….Essi sono in perpetua interazione mediante scambio di simboli; si interpretano così l’uno con l’altro.. ” Il simbolo • La parola "simbolo" deriva dal latino symbolum ed a sua volta dal greco σύμβολον súmbolon dalle radici σύμ- (sym-, "insieme") e βολή (bolḗ, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte. In greco antico, il termine simbolo (Σύμβολον) aveva il significato di "tessera di riconoscimento" o "tessera ospitale", secondo l'usanza per cui due individui, due famiglie o anche due città, spezzavano una tessera, di solito di terracotta, e ne conservavano ognuno una delle due parti a conclusione di un accordo o di un'alleanza, da cui anche il significato di "patto" o di "accordo" che il termine greco assume per traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l'esistenza dell'accordo La costruzione sociale • “Socialmente e politicamente parlando noi siamo quello che facciamo, non quello che pensiamo”. Agiamo cioè in una realtà socialmente costruita nella prospettiva che di questo concetto fornisce tra gli altri Searle. Secondo lo stesso, gli esseri umani agiscono all’interno di due tipologie fattuali distinte. Da un lato i "fatti bruti", che esistono indipendentemente dal linguaggio che li descrive; dall’altro i "fatti istituzionali", la cui esistenza è legata agli uomini. In tale prospettiva, le strutture e i fenomeni che caratterizzano la società non hanno alcuna realtà intrinseca: sono "fatti" soltanto in virtù di un accordo tra gli uomini. La realtà dei fatti naturali, delle montagne o delle molecole, è indipendente dalle nostre rappresentazioni, mentre il denaro, la proprietà privata, la famiglia, acquistano "realtà" in seguito a convenzioni che gli uomini stabiliscono tra loro. Il potere dei governi è un potere concreto ed effettivo, ma, a differenza del potere dei venti o delle eruzioni vulcaniche, esiste soltanto perché qualcuno ne riconosce l'esistenza e adegua ad esso le proprie scelte e le proprie azioni. Il rito • Secondo Durkheim, il rito è un mezzo attraverso il quale noi esprimiamo la nostra dipendenza sociale, in esso quello che in realtà conta sono la partecipazione e il coinvolgimento emotivo, non l’insieme razionalizzato degli assunti attraverso i quali cerchiamo di spiegare (ci) il rito stesso. Sul piano politico e dunque della continuità delle regole del comportamento collettivo di un sistema, la funzione del rito è fondamentale poiché riproduce legami di solidarietà a prescindere dall’uniformità delle credenze. Il rito ha la capacità di coinvolgere le persone in un sentimento comune malgrado il conflitto che può sussistere tra l’azione rituale e le convinzioni intime delle persone che vi partecipano. Il rito e la solidarietà senza consenso • Ad esempio, se entro a fare compere in un centro commerciale posso privatamente contestare, anche in modo radicale la spirale del consumismo, ma nell’atto di acquistare una merce mi riconosco in un comportamento sociale trasversale con tutti coloro che con me condividono il momento dell’acquisto. Riconosco e legittimo insieme a loro la nostra dimensione di consumatori; in altre parole, riproduco nell’azione una struttura istituzionale su cui si basano alcune fondamentali relazioni collettive: il mercato. • E’ questa la dinamica sulla quale si costruisce il meccanismo della solidarietà senza consenso, la molla legittimante che tiene uniti sistemi sociali apparentemente caotici. • Senza un tale meccanismo convenzionale viene a mancare la base consensuale minima della società. Sono i rituali che assolvono questa funzione, tracciando definizioni collettive visibili. L’anomia • Il concetto di anomia significa letteralmente "assenza o mancanza di norme". Il termine deriva dal greco anomos. • Come è noto, le norme sono necessarie e funzionali alla regolazione del comportamento sociale di individui o collettività. • Secondo Émile Durkheim, l'anomia è uno stato di dissonanza cognitiva tra le aspettative normative e la realtà vissuta. Può essere di due tipi: • acuta: segue di solito ad un improvviso cambiamento, come la morte di un parente • cronica: dovuta ad un continuo mutamento sociale, proprio di una moderna società industriale. L’anomia • Il concetto di anomia è centrale nelle analisi di Durkheim, soprattutto per quanto riguarda i suoi studi sul suicidio. Durkheim, ne La divisione del lavoro sociale, 1893, e nel più noto Il Suicidio, 1897, tende a definire uno stato oggettivo di carenza normativa, piuttosto che uno stato soggettivo. Ne deriva un concetto di anomia come mancanza di norme sociali, di regole atte a mantenere, entro certi limiti appropriati, il comportamento dell'individuo. Inoltre poiché per Durkheim le regole morali vengono sempre codificate in leggi, l'anomia non si configura solo come mancanza di norme sociali, ma soprattutto come mancanza di regolazione morale. Polanyi • • • • • • • • • Ottocento fu secolo d’oro per il capitalismo liberale Secolo senza guerre significative in Europa Forte crescita dell’economia e degli scambi Difficoltà a tenere assieme crescita economica e equilibri tra gli stati Europa duramente provata negli anni Venti Il protezionismo doganale favorisce la sovraproduzione Grande crisi segnata dalla speculazione, dalle gravi disuguaglianze, dalla disoccupazione I paesi si allontanarono dall’ortodossia liberale: l’economia deve porsi al servizio dello stato e non viceversa Un capitalismo regolato, gestito • In questo scenario Polanyi 1886-1964 • Socialismo riformista della Vienna dopoguerra • Poi Inghilterra dove studia le trasformazioni del capitalismo liberale • Istituzionalista: azione economica non comprensibile in termini individualistici, ma influenzata dalle istituzioni sociali • Uomo, essere sociale, non economico • Il guadagno è diventato rilevante con il mercato • Le istituzioni si modificano storicamente • • • • • • • • Tre forme di integrazione, tre principi fondamentali di regolazione delle attività di produzione di distribuzione e di scambio dei beni: reciprocità, redistribuzione e scambio di mercato Reciprocità, famiglia, parentela, al di fuori della logica utilitaristica e del guadagno (famiglie allargate) L’integrazione prevalente però successivamente diventa la redistribuzione: i beni vengono prodotti e allocati sulla base delle norme che stabiliscono le modalità di prestazioni lavorative Ma poi anche soprattutto tassazione e spesa pubblica La terza forma è lo scambio di mercato che raggiunge il suo culmine con l’Ottocento. Naturalmente è un’istituzione molto antica, ma a lungo minoritaria L’idea di mercato regolatore di prezzo Tre forme di integrazione che non rappresentano stadi diversi dello sviluppo Esistono economie in cui non vige la massimizzazione dell’interesse individuale in un contesto di mercato • Crolla la civiltà del XIX secolo, ne uscirà ridimensionato il mercato come forma di integrazione dell’economia e lo stato tornerà ad assumere un ruolo più rilevante per la regolazione dell’economia. • Quali sono le origini storiche del mercato autoregolato, come si è affermata questa forma di autoregolazione quali sono le conseguenze • Molti fattori hanno contribuito ai mercati autoregolati; il primo è l’invenzione di nuovi macchinari di produzione che hanno posto problemi di calcolo economico e di vendibilità del prodotto: il capitalista nasce dal mercante • Come si formano i mercati per la terra e il lavoro? • Per la terra furono risolutori gli interventi politici • Per il mercato una serie di restrizioni politico-sindacali • Lavoro, terra, denaro. La teoria delle merci fittizie • Il mercato del lavoro si evolve attraverso la distruzione delle forme di protezione tradizionale e si trasforma in miseria moderna • La distruzione della società rurale • Autodifesa della società • Nuovo protezionismo • Politiche coloniali • Credito a livello internazionale • Grande crisi e tramonto dell’economia basata sui mercati autoregolati • Il conflitto di fondo tra funzionamento di mercato ed esigenze della vita sociale • La programmazione economica • Negli anni 70 viene rimesso in discussione il rapporto tra stato ed economia • A livello macro focus su: il sistema di rappresentanza degli interessi, sulla composizione dei governi, sulla struttura e l’efficienza degli apparati pubblici • Ma il focus istituzionale si sposta dalla regolazione della domanda ai fattori dell’offerta: l’innovazione nei prodotti e nei processi, la crescita dell’imprenditorialità, la formazione professionale, le relazioni sindacali aziendali e territoriali, la disponibilità di infrastrutture per le imprese, le reti di imprese e le economie esterne(sociologia economica a livello micro) • Sociologia economica micro mette in evidenza come il funzionamento delle diverse forme istituzionali dipenda da fattori culturali, rapporti fiduciari, reti di relazione sociale. • Sociologia economica anche sui consumi rigettando sia terie atomistiche e utilitaristiche che l’approccio società dei consumi (dipendenza delle scelte dalle pressioni e condizionamenti) Crisi e trasformazione del modello fordista • • • • • • • • • • • • • • Modello fordista (età dell’ora nel ventennio del dopoguerra): IMPRESE VERTICALMENTE INTEGRATE; produzione di massa (beni standardizzati); organizzazione del lavoro tayloristica (parcellizzazione) Rimane una produzione non standardizzata in alcuni settori e i beni di qualità non standardizzabili Decentramento produttivo per garantire una fascia di domanda più instabile In Europa fordismo più debole che negli Usa, diversità legate alla proprietà e alla gestione dell’impresa Il tema dello squilibrio tra produzione e consumi, l’intervento regolatore dello stato per stabilizzare il mercato, anche quello del lavoro Fordismo e stato keynesiano Saturazione del mercato dei beni di massa Concorrenza dei paesi in via di industrializzazione Prezzi del petrolio Conflittualità industriale Fine del regime dei cambi fissi Crisi del fordismo fronteggiata con un approccio neocorporativo Nuovi stili di vita e di consumo (crescita dei redditi) Diversificazione e offerta di beni più personalizzati Modelli produttivi flessibili e contesto istituzionale • Introduzione delle nuove tecnologie elettroniche • Produzione flessibile • Due tendenze: uso delle ICT per riadattare il modello fordista (Sabel e Boyer): risparmio lavoro, diversificazine prodotto, organizzazione meno rigida • Multinazionalizzazione • Diversificazione dei modelli produttivi • Modelli produttivi flessibili: Oire e Sabel The second industrial Divide, specializzazione flessibile che implica beni non standardizzati prodotti con macchine polivalenti e manodopera più qualificata. Un modello neoartigianale che si caratterizza per dinamismo e possibilità innovative. • Un modello anche utilizzato per l’adattamento di grandi imprese, ma soprattutto per le piccole Piccole imprese e distretti industriali • • • • • • • • • Due caratteristiche più approfondite dei distretti: monosettoriali, con processo produttivo divisibile in fasi e componenti; produzioni soggette a variabilità quantitativa e qualitativa. Il caso dei distretti italiani, ma anche nel Baden Wuttemberg, nello Jutland (DK), ma anche Spagna , Giappone, Silycon Valley, los Angeles, Boston (route 128) Becattini: pmi concentrate in sistemi locali, divisione specialistica del lavoro Alcuni esistevano già da tempo in settori tradizionali Rapporti di cooperazione, ruolo dell’innovazione (atmosfera undustriale (Marshall) Sapere contestuale e suo adattamento ad un sapere codificato tecnico scientifico Tre fattori istituzionali cruciali per lo sviluppo dei distretti: una rete di piccoli e medi centri (tradizioni artigianali e commerciali – imprenditorialità); rapporti di produzione agricoli con famiglia appoderata; subculture politiche territoriali (fiducia e influenza sui governi locali Concorrenzialità e cooperazione Attività dei distretti dipendente dalla capacità di produrre beni collettivi • Fattori importanti: tradizioni artigianali o istituzioni di ricerca • Tessuto fiduciario su cui è innervato il distretto come comunità di persone (identità locale e relazioni comunitarie • Istituzioni e sevizi, economie esterne • Mettersi in proprio • Capacità degli attori locali di interagire efficacemente per trovare nuove soluzioni, per produrre beni collettivi dai quali dipende il benessere della società locale. La trasformazione delle grandi imprese • • • • • • • • • • • Anche le grandi imprese sperimentano produzione flessibile (Germania e Giappone) a causa dell’instabilità e frammentazione dei mercati 1.decentramento dell’autorità (concezione ed esecuzione dei prodotti 2 just in time, collaborazione della manodopera, qualificazione del lavoro 3 collaborazione con i subfornitori (vita del prodotto si accorcia parti in outsourcing) 4 ambiente (radicamento nel) 5 capacità di apprendimento, impresa come comunità 6. collaborazioni esterne pmi Convergenza con pmi flessibilità Streek parla di produzione diversificata di qualità Reti di pmi e impresa a rete e le reti funzionano come sistemi di apprendimento rispetto agli aggiustamenti richiesti dai mercati: è il riovesciamento del rapporto Decisiva diventa la capacità di cooperare.produzione mercato Economia informale Difficoltà del fordismo destano attenzione anche a forme di flessibilità legate all’economia informale, soprattutto in aree di debolezza economica e del mercato Ec. Informale sfugge alla contabilità nazionale ed invisibile o poco visibile con modalità di produzione e tipi di beni e servizi, legali o meno, orientati al mercato o meno Economia criminale Economia nascosta Economia domestico comunitaria Sfumata la distizione tra settore formale ed informale (es. Terzo mondo) Difficoltà fordiste e di welfare rilanciano l’economia informale Deregolazione dei rapporti di lavoro, ma anche flessibilità produttiva richiede l’ausilio di economia informale Minor copertura pubblica di attività riproduttive Reti familiari e terzo settore • • • • • Costo dei servizi finali spinge forme di autoproduzione sotto il fai da te Risorse cognitive (saper fare) Risorse normative (vincoli) Relazioni fiduciarie (conoscenza reciproca) Territorio spiega l’ec. Informale in base alla presenza delle risorse sopradette • Risorse motivazionali (immigrati) • Via alta alla flessibilità: dinamismo, innovazione, produzioni diversificate e di qualità, qualità del lavoro, reti di imprese ed imprese a rete; ma solo paesi sviluppati con una sofisticata rete istituzionale infrastrutturale Via bassa: costo del lavoro e condizioni di impiego Ricostruire delle istituzioni regolative che contribuiscano a creare le condizioni per una ripresa della fiducia e della cooperazione Chances di un territorio legate ad un’azione politica consapevole che valorizzi la cooperazione come risorsa economica.