Milano 16 Gennaio 2016. Auditorium Privato della Casa di Cura, Via Dezza 48.
‘Affinchè si possa mirare al riconoscimento della professione di Osteopata è necessario per voi seguire
questi 5 punti’:
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Dimostrare un interesse verso l’utenza indipendente dalla Associazioni di Categoria.
Dimostrare l’utilità dell’Osteopatia nei confronti delle persone
Annoverare tra le vostre fila Legali a supporto della causa
Dialogare con i vostri nemici ( Fisioterapisti in primis )
Agire da categoria unita
Queste le prime importanti parole pronunciate dall’amministratore delegato del GoSC Tim Walker nel
momento del suo intervento. La necessità di ricompattare una categoria lacerata da divisioni è il primo
passo verso il raggiungimento dell’obbiettivo minimo: legge o decreto che sancisca il riconoscimento della
figura di Osteopata.
‘In un modo o nell’altro dovrete poi collaborare insieme’ prosegue Tim Walker, ‘ anche in UK subito dopo il
riconoscimento impiegammo 6 anni per regolamentare il tutto attraverso un processo di duri confronti che
fu per molti doloroso ma inevitabile. Non perdete tempo! Perché attendere e non farlo ora!?’
L’intervento del ‘rappresentante’ del GoSC al convegno promosso dall’Associazione Professionale Osteopati
è stato senza dubbio il più interessante e degno di nota in virtù anche delle numerose domande poste al
termine del suo intervento.
Molte le questioni sollevate e molteplici i punti sui quali Walker ha invitato i presenti a riflettere prendendo
in esame le similitudini con il percorso seguito dai Britannici, lungo 60 anni, e che poi dopo lunghe dispute
ha portato nel ’91 all’emanazione dell’Osteopath Act ( Clicca qui per il testo completo )
Quali sono tuttavia stati i fattori chiave che hanno portato alla riuscita della missione?
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Unione dei professionisti sotto un unico pensiero e visione.
Sensibilizzazione della classe politica.
Sensibilizzazione della classe Medica.
Placet dei Reali.
Necessariamente, eccetto per l’assenza di una casata Reale nel nostro paese, dovremo passare anche noi
per la definizione di azioni chiare e precise tali da poter rispettare i punti in alto descritti oltre che dar
risposta all’eterno quesito che qualsiasi classe politica pone: ‘ Quali problemi risolviamo riconoscendo
l’Osteopatia? ’ e tal domanda presuppone che per conto della nostra categoria si abbia una risposta
plausibile che tuttavia oggi sembra essere assente.
Walker è stato preceduto dal presidente del F.O.R.E. Gert Jan Goede in relazione, dopo una breve
introduzione sull’impegno profuso dal F.O.R.E. stesso e dall’E.F.O. nel tentare di indirizzare e sensibilizzare i
paesi membri verso una politica comune, alla norma CEN ( Comité Européen de Normalisation ) tanto
discussa e tanto citata nei mesi passati e nei mesi presenti sulla reale utilità della stessa.
Perché la decisione di ‘redigere’ tale norma?
Goede è stato molto chiaro sia in merito al perché sia in merito alla reale utilità per i vari governi nazionali:
‘L’altissima disomogeneità politica presente all’interno dei paesi membri dell’unione e la contemporanea
presenza di paesi dove la professione è regolamentata e di altri in cui non lo è ha spinto affinchè si
realizzasse un norma comune che servisse da visione comune al mondo Osteopatico in merito a formazione
e campi di applicazione. La norma CEN può pertanto esser utile ai vari governi nazionali come punto di
partenza per eventuali politiche di regolamentazione della professione’
La norma CEN trova poi, per meglio comprenderci, la sua naturale declinazione all’interno dei paesi membri
con differenti sigle: (UNI) in Italia, (NEN) in Olanda, (SIS) in Francia e (DID) in Germania.
Goede prosegue: ‘Tuttavia la norma CEN non scavalca i governi nazionali ne impone che si debba prenderla
a modello in quanto ogni paese membro agisce in merito alle proprie leggi entro i limiti imposti dalla
propria sovranità. Nostro compito è stato quello di voler aumentare la consapevolezza dell’Osteopatia,
creare uno standard Europeo di condotta e di visione in merito alla professione stessa per una pratica più
rispettosa e maggiormente sicura della salute dei pazienti’
Non di minor interesse l’intervento, molto corposo nel suo complesso, di Philippe Sterlingot VicePresidente del F.O.R.E. e Presidente del SFDO ( Syndicat Français Des Ostéopathes ) che traccia una profilo
dell’Osteopata Francese attuale partendo da un’interessante descrizione che ha portato i Francesi nel 2002,
2007 e 2014 ad ottenere una serie di decreti in relazione a riconoscimento e miglioramento dei parametri
formativi.
Sterlingot definisce il quadro Francese molto simile al nostro in primis per ciò che concerne la
multirappresentatività di categoria, ‘fatto questo che non deve impedire la definizione di una linea comune
da poi proporre in fase decisionale alla classe politica’.
Di particolare interesse il passaggio sulla suddivisione in classi della varie professioni sanitarie Francesi
come previsto dal ‘Code de la Santé Publique’ che identifica 3 grandi ‘macroaree’ al cui apice figurano
Medici e Odontoiatri e alla cui base dimorano le Professioni Sanitarie Ausiliarie ( Fisioterapisti e Ostetriche
su tutti ). Tale suddivisione tra lo stupore generale di molti dei partecipanti non annovera in area sanitaria
gli Osteopati unitamente a Chiropratici e Psicologi le quali figure ‘ possono in autonomia effettuare diagnosi
afferente alle proprie specificità professionali e di vistare il paziente in prima seduta autonomamente o
riceverli dopo previo consulto medico’
Per una maggior comprensione delle competenze dell’Osteopata francese si rimanda alla visione del
seguente decreto n° 2007-435 du 25 mars 2007 che stabilisce, inseguito all’appartenenza previa a
categorie di professioni differenti dall’Osteopatia, competenze e modus operandi in territorio transalpino.
Il Presidente del SFDO molto elegantemente ha offerto la lettura e la visione di 2 sondaggi di particolare
interesse che hanno palesato una serie di punti a favore dell’Osteopatia:
1- Il 49% dei Francesi si è sottoposto negli ultimi 5 anni a trattamento Osteopatico.
2- L’88% dei ‘trattati’ si è dimostrato piacevolmente soddisfatto nell’aver ricevuto e trovato
risoluzione ai propri problemi attraverso trattamenti Osteopatici.
3- Bassissima % di incidenti sopraggiunti a seguito di manipolazioni e trattamenti Osteopatici in
genere.
Fattore senza dubbio particolare e di rilievo la componente che volle come promotori di tale sondaggio,
nell’anno 2005, coloro ostili all’Osteopatia che con ovvia sorpresa tirarono una lunga volata ai colleghi
Francesi conclusasi con l’emanazione del decreto 2007……..
Tuttavia l’alto numero di Osteopati, circa 26.000, rende oggi complesso l’accesso alla professione per molti
giovani francesi.
Incontri di tale natura hanno sempre importanza di rilievo in quanto ascoltare e comprendere le strategie e
le azioni messe in atto da chi ci ha preceduto è fondamentale per comprendere un eventuale
‘modellamento’ strategico da porre in atto nel nostro paese tenendo ovviamente in considerazione
l’eccesso di personalismi presente nello Stivale che rendono lunga, laboriosa ed estremamente dispendiosa
la scelta di una collaborazione unitaria che nolenti o volenti dovrà avvenire.
Particolare dispiacere per mio conto vedere in sala la presenza dei soliti noti, sebbene su differenti posizioni
già note a molti di noi e di voi. L’ affaire Osteopathie, questo è il mio parere a tale vuol esser senza ledere i
sentimenti dei lettori, riguarda tutti e come sempre chi partecipa, parla e si esprime lo fa per una categoria
intera che oggi dimostra disinteresse quasi totale.
Sebbene lodevole l’iniziativa promossa da A.P.O. la giornata si è vestita di contraddizione nella sua essenza
più profonda. Perché invitare organizzazioni estere che parlano di Unità di categoria e permettere di
relazionare in seno al mondo Osteopatico Italiano ai soliti noti?
Buona Lettura a Tutti voi.
Danilo Dell’Armi
Osteopata D.O e Segretario CPO.
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Articolo Conferenza APO 16 gennaio 2016