Sì, il Signore, cammina con noi: ...ascoltiamo la Sua parola, lasciamo che riscaldi il nostro cuore. N. 4 - Aprile 2011 Rassegna mensile di informazione il Volto di Carate Comunità Pastorale Spirito Santo, Carate Brianza il Volto di Carate Da ricordare ORARI DELLE SANTE MESSE FESTIVE Chiesa Prepositurale ore 8.30 - 9.30 - 18.00 ore 11.00 S. Messa con le famiglie Chiesa di Cristo Re ore 8.00 - 10.30 Basilica di Agliate ore 8.00 - 10.30 FESTIVE DELLA VIGILIA Chiesa Prepositurale ore 18.30 Chiesa di Realdino ore 20.30 Basilica di Agliate ore 18.30 FERIALI Chiesa Prepositurale: ore 8.30 - 18.30 Chiesa di Cristo Re: dal lunedì a venerdì ore 7.00 San Bernardo: sabato ore 7.00 Basilica di Agliate: ore 8.30 TELEFONI UTILI Sig. PREVOSTO via Caprotti, 1 Don SANDRO via Cavour, 40 Don MARCO via Volta, 3 Don MASSIMO via A. Colombo, 2 Don ANTONIO via Caprotti, 3 Diac. Emilio CESANA CHIESA DI CRISTO RE p.za Mons. Colombo CASA DEllE SuORE via Manzoni Tel. 0362.900.164 Tel. 0362.903.419 Tel. 0362.903.562 Cell. 339.7479771 Tel. 0362.903942 Cell. 3382133432 Tel. 0362.901.430 Tel. 0362.900.186 LA LIBRERIA CATTOLICA lunedì dalle 9.00 alle 11,30 giovedì - venerdì - sabato dalle 16.00 alle 19.00 LA BUONA STAMPA è aperta: sabato dalle 17.00 alle 18.30 domenica dalle 7.30 alle 11.30 In copertina Disegno delle Trappiste di Quilvo, Chile Il Signore risorto con i discepoli di Emmaus Il Volto di Carate Registrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967 al numero 135 del registro dei periodici Direzione, Redazione, Amministrazione via Caprotti 1 - 20048 Carate Brianza telefono e fax 0362.900164 Direttore responsabile Don Sandro Bianchi Progetto grafico Valerio Bovati Stampa Edizioni GR srl, Besana Brianza Da un’omelia dell’Arcivescovo Non dimenticare la croce di Cristo Nella Via Crucis possiamo rivivere l’itinerario spirituale con cui san Carlo Borromeo non si stancava di sollecitare ed educare tutto il popolo a lui affidato. In qualche modo potremmo dire che l’opera pastorale di san Carlo è stata un incessante tentativo di “piantare la croce” nel cuore della sua Chiesa. la croce veniva “piantata” stabilmente agli incroci delle strade, veniva posta in evidenza in ogni chiesa, veniva portata in processione e proposta alla venerazione del popolo. Soprattutto, però, san Carlo desiderava ardentemente che la croce venisse “piantata” e trovasse stabilmente posto nel cuore e nella vita di ogni cristiano. E’ questa la motivazione delle processioni penitenziali con cui il santo Vescovo percorreva la città soprattutto nei momenti di sofferenza e di pericolo: non per distrarre il popolo o per proporre pratiche superstiziose, ma per rinnovare la memoria della croce di Cristo, soprattutto in mezzo alle angustie e alle fatiche della vita. Anche noi vogliamo metterci alla scuola di san Carlo per non dimenticare la Croce di Cristo, ma piuttosto piantarla ben salda nel cuore della nostra vita e nel cuore delle nostre comunità cristiane. Sì, dobbiamo riconoscere che l’origine dei nostri peccati e delle nostre miserie è tutta nella dimenticanza della croce! Così come dobbiamo riconoscere che l’origine di ogni conversione sarà nel fare memoria della Passione di Cristo! Così diceva san Carlo in una sua omelia del febbraio 1584: “Oh se fossimo memori di tanti benefici, da potergli dire in verità: Non mi dimenticherò di te, dolcissimo Gesù: ecco, sulle mie mani, nel mio cuore ti ho disegnato! Muore per noi, peccatori e rei, l’Innocentissimo e tra tutti il Giustissimo Cristo, e nessuno se ne da pensiero; di tutto questo noi, spesso, ci dimentichiamo, o comunque non riflettiamo, come se non fosse vero o non ci riguardasse e non fosse stato operato per causa nostra” Come frumento Nel mondo antico della Bibbia il frumento era un importante elemento di base per l’alimentazione. E per questo rivestiva anche un considerevole valore di scambio. Dunque cibo e ricchezza, la cui disponibilità dipende sempre da un buon raccolto. Il frumento esprime un’immagine di pienezza e rigogliosità, che manifesta le abbondanti benedizioni di Dio al suo popolo. E, come può rappresentare ciò che alimenta e sostiene la vita, il frumento può servire anche come metafora o immagine della vita stessa. In questo senso nel Vangelo di Giovanni Gesù usa l’immagine del grano per spiegare il significato e lo scopo della sua morte imminente. “Se il grano di frumento, caduto per terra, non muore, resta esso solo. Ma se muore, porta molto frutto” (Gv 12,24). Vale a dire, Gesù muore e dalla sua passione e morte ci deriva un frutto abbondante di vita nuova. Nei giorni ormai prossimi della Settimana di Pasqua ancora una volta nella celebrazione della passione, morte e resurrezione di Cristo potremo contemplare il divin frumento, macinato per essere quel pane senza lievito o fermento vecchio. Quel pane di novità che nell’Eucaristia è spezzato per la vita del mondo. Rispondendo all’invito del Signore – “fate questo in memoria di me” – e accostandosi a ricevere il dono della Comunione di Gesù nell’Eucaristia, anche il cristiano è chiamato ad essere “come frumento”. I martiri della Chiesa dei tempi apostolici lo affermano in modo esplicito: “Io sono frumento di Dio e sono macinato dai denti delle belve, perché possa divenire pane immacolato di Cristo” (Ignazio d’Antiochia, lettera ai Romani). Nei giorni santi della Pasqua siamo anche chiamati a sentirci insieme, come Chiesa che nasce attorno alla mensa eucaristica. “Come questo pane spezzato era prima sparso qua e là su per i colli e, raccolto, divenne una cosa sola, così si raccolga la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo regno” (Dottrina dei dodici apostoli, IX). “Come frumento”, dunque, per essere Chiesa che nasce dalla Pasqua. il Volto di Carate Fraternamente Fraternamente don Gianpiero il Volto di Carate Pastorale giovanile Dentro una storia d’amore Cammini dell’Iniziazione Cristiana Carissimi ragazzi e genitori, attraverso l’itinerario di animazione delle settimane di Quaresima desideriamo accompagnarci dentro una «storia d’amore» che ci conduce all’incontro con Gesù, l’unico Maestro, che, con il dono di se stesso sulla Croce, indica a tutti la strada per diventare santi come Lui è santo. Insieme a noi, davanti a noi, camminerà San Carlo Borromeo nel IV anniversario della sua canonizzazione (1611), che si è fatto fedele discepolo della Croce di Gesù. Vi auguriamo quindi una santa avventura d’Amore! prendesse vita attraverso i loro gesti, i loro impegni, rendendo ancora più presente e visibile l’amore di Gesù in mezzo a noi e partecipando alla sua opera di salvezza che passa attraverso il suo sacrificio sulla Croce. Il Salvadanaio per la Quaresima di Fraternità Qui trovi alcuni strumenti e suggerimenti per camminare, con la tua FAMIGLIA, in questa “Santa avventura d’amore” Il Puzzle della Carità Attraverso questo cammino i ragazzi sono invitati a far si che il brano del Vangelo non rimanesse solo sulla carta ma Viene consegnato ai ragazzi un piccolo salvadanaio in cartone. Il suo scopo è quello di EDuCARE ad una carità che nasca unicamente dal Cuore, una carità vera. I ragazzi sono invitati a porre nel salvadanaio unicamente il frutto del loro impegno o delle loro rinunce, non il superfluo, non l’offerta dell’ultimo minuto. Abbiamo detto e ribadito a tutti i ragazzi che, davanti a Gesù, è meglio un salvadanaio vuoto ma vero, sincero, che un salvadanaio falso. Il salvadanaio andrà consegnato, anche se vuoto, nella domenica delle palme, 17 aprile 2011, prima della santa messa, nei luoghi in cui sarà indicato. Qui trovi alcuni strumenti e suggerimenti per camminare, con il tuo ORATORIO, in questa “Santa avventura d’amore” LA mESSA ALLA DomEnICA mATTInA L’incontro settimanale con Gesù nell’Eucarestia è condizione essenziale per una reale crescita per ogni ragazzo/a. È vero che alcuni ragazzi possono vivere un po’ di fatica (ma chi non ha vissuto questo passaggio interiore?); è vero che si potrebbero cercare linguaggi sempre più attenti anche alla presenza dei ragazzi; ma è anzitutto la presenza dei ragazzi stessi, insieme agli adulti, che rende possibile e fa scatenare una riflessione ed un clima celebrativo dentro il quale, sia ragazzo che adulto, si sente accompagnato, percepisce di vivere una esperienza vera, di stare con Gesù. L’incontro settimanale con Gesù nell’Eucarestia è anche condizione necessaria per una testimonianza vera da parte di noi adulti. LA PREGhIERA SoTTo LA CRoCE ogni venerdì di Quaresima ti aspettiamo per stare insieme “davanti alla Croce di Gesù”. Per ogni ragazzo questa è l’occasione per conoscere la vera misura della vita. Non è vero che i nostri ragazzi sono e saranno felici quando sono in grado di essere sempre vincenti, di sapere tante cose, di avere non poche cose. Stare sotto la Croce di Gesù, riporta il cuore, la mente, la vita nel suo solco originale, perché porti frutto. Per i ragazzi di Albiate al mattino, ragazzi delle medie e delle elementari, con don Massimo, in chiesa parrocchiale, secondo gli orari e le modalità indicate sul programma di catechesi Per i ragazzi di Agliate al mattino, ragazzi delle elementari con le catechiste, nella palestra scolastica, secondo gli orari e le modalità indicate sul programma di catechesi Per i ragazzi di Costa Lambro al mattino, ragazzi delle elementari con le catechiste, nella palestra scolastica, secondo gli orari e le modalità indicate sul programma di catechesi Per i ragazzi di Carate al mattino, ragazzi delle elementari con le catechiste, in prepositura o Cristo Re, secondo gli orari e le modalità indicate sul programma di catechesi I ragazzi delle medie di Carate, Agliate e Costa lambro, sono invitati ed attesi ogni venerdì di quaresima alle ore 18.00 all’Agorà IL RITIRo DI QuARESImA la quaresima è tempo favorevole per riportare il cuore più vicino alla Croce e all’amore di Gesù. Perché rinunciare alla possibilità di stringere questa amicizia? Perché non intensificare ciò che fa bene alla mia vita? Il ritiro aiuta ogni ragazzo ad intuire che la quaresima è un tempo particolare; gli permette di vivere una esperienza bella ed intensa con i propri coetanei aiutandolo a stringere relazioni significative, senza competizione ma nella gratuità e nella semplicità (ecco perché è importante che tutti si fermino al pranzo ed al gioco nel pomeriggio); è l’occasione per una esperienza di preghiera differente, a misura di ragazzo/a, dove Gesù viene “presentato” (e speriamo conosciuto o intuito) come Amico, come compagno. il Volto di Carate Pastorale giovanile il Volto di Carate In margine alle “Via Crucis” dell’Arcivescovo Le processioni col Santo Chiodo Con quelle processioni San Carlo liberò la città dalla peste l’immagine di San Carlo che devotamente porta in processione per le strade della città colpita dalla peste la croce con il Santo Chiodo è impressa nella memoria dei fedeli ambrosiani. Quando nell’agosto del 1576 le autorità proclamarono in modo ufficiale che il contagio della peste era penetrato a Milano, San Carlo si trovava fuori città, in una delle sue numerose visite pastorali. Prontamente, allora, l’arcivescovo rientrò in città per organizzare l’assistenza spirituale e materiale, mentre le autorità civili si allontanavano abbandonando un popolo impaurito e stremato. Spogliatosi di tutto ciò che gli era rimasto, il Borromeo usò persino gli arredi e i tendaggi dell’arcivescovado per aiutare i bisognosi. Ma mentre soccorreva i malati, San Carlo non tralasciava di pregare e di far pregare, promuovendo funzioni penitenziali, celebrazioni di messe all’aperto (perché anche coloro che non potevano uscire dalle loro case potessero assistervi), e processioni pubbliche. Frate Giacomo da Milano, uno dei cappuccini che organizzò su impulso del vescovo l’assistenza agli appestati, scriveva che a queste processioni «eravi tutto il clero regolare e secolare, scalzo e con le corde al collo». Così faceva anche «il buon Cardinale», portando egli in più un «pesantissimo Crucifisso» e terminando, dal pulpito della cattedrale, con «una così divina predica che faceva crepare di pianto gli audienti». Di queste processioni a Milano ne furono previste inizialmente tre, che partendo dal Duomo raggiunsero rispettivamente le basiliche di Sant’Ambrogio, quella di san lorenzo e il santuario di Santa Maria presso san Celso. la terza fu la più solenne e drammatica, anche perché il Borromeo volle portare in quell’occasione proprio la croce con il Santo Chiodo e tutte le reliquie conservate a Milano. l’arcivescovo precedeva il popolo, come dice il Giussani, «con li piedi ignudi e con un aspetto tanto mesto e doloroso che moveva a gran pietà e pianto ognuno che lo mirava, imperocchè s’era vestito della cappa pontificia paonazza e tirato il cappuccio sugli occhi». Come infatti il Quadrone del Duomo lo ritrae con efficace espressività. le processioni con il Santo Chiodo proseguirono poi anche nei giorni seguenti per volontà dello stesso San Carlo. Che a distanza di alcuni anni, in una sua lettera pastorale, esortava i milanesi a ricordare come proprio «con quella santa reliquia, implorando la misericordia di Dio, fummo così mirabilmente e quasi all’improvviso liberati dalla pestilenza». Luca Frigerio - www.chiesadimilano.it Con San Carlo verso la Pasqua il Volto di Carate Settimana Autentica non siam degni di chiederti che le tue stimmate sacratissime visibilmente s’imprimano nel nostro corpo. ma ti supplichiamo almeno di questo: che tu infiammi del tuo amore i nostri cuori... Affinché, portando nel nostro corpo la tua morte, anche la tua vita si manifesti in noi e, partecipando alla tua Passione, meritiamo di partecipare alla tua gloria. Amen. San Carlo, Omelia 9 Marzo 1584 il Volto di Carate Settimana Autentica 8 la Settimana Autentica è, come dice il nome, la più vera e la più santa di tutto l’anno liturgico. Infatti, unisce strettamente l’ultima parte del cammino di Quaresima con la solenne celebrazione del Triduo pasquale. Essa si apre con la Domenica delle Palme, memoria dell’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme. Prosegue come memoria - attinta nella Scrittura e alimentata dalla preghiera - dei grandi momenti e gesti della nostra salvezza: la passione, la morte, la sepoltura e la risurrezione di Gesù. Non siamo chiamati soltanto a rievocare un avvenimento ormai passato, ma a “celebrare” per lasciarci santificare e redimere dal mistero della Pasqua. la liturgia Ambrosiana ci ripropone antichi riti, sempre vivi ed eloquenti. Tocca a noi sostenerli con la fede e con una partecipazione attiva. A noi convocati il compito di percepirne il senso per tradurli nella vita. 1 aprile Domenica delle Palme Benedizione dell’ulivo Tutte le S. Messe con ingresso solenne e benedizione degli ulivi Processione e S. messa ore 10.00 dal battistero di Agliate ore 10.40 dall’oratorio femminile di Carate Nelle chiese sono disponibili sacchetti di ulivo benedetto da portare in famiglia Pasqua degli ammalati ore 15.30 in Prepositurale DomEnICA DELLE PALmE Nei primi giorni della settimana ci prepariamo con la celebrazione del perdono Sante Confessioni 18 aprile Lunedì in Basilica ad Agliate ore 17.00 per i ragazzi della catechesi per adulti e anziani i sacerdoti sono a disposizione (lunedì, martedì e mercoledì) prima o dopo la messa del mattino Si incomincia con la Domenica delle Palme che interpreta il mistero dell’entrata di Gesù in Gerusalemme e ci prepara a ricevere a nostra volta, nella sincerità dell’anima «Colui che viene nel nome del Signore». La grande folla che era venuta per la festa, udito che il Signore veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palma e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele». Giovanni 12,6 18 aprile Lunedì ore 21.00 Stabat mater in Prepositurale la Schola Cantorum di Carate ci guida al cammino della Settimana Santa con una Elevazione musicale eseguendo lo “Stabat Mater” di J.G. Rheinberger, per Coro e accompagnamento d’Organo 19 aprile martedì in Prepositurale ore 15.00 per i ragazzi della Scuola media e Scuole parrocchiali ore 17.00 Quarta e quinta elementare ore 21.00 Confessioni per gli adulti 0 aprile mercoledì in Prepositurale ore 9.00-10.30 e 15.00-18.00 in Parrocchia di Albiate ore 21.00 Confessione Adolescenti Giovani Per tutto il triduo pasquale, dopo le celebrazioni, i sacerdoti sono disponibili per la Riconciliazione 1 aprile Giovedì Santo in Basilica ad Agliate in Parrocchia di Albiate ore 16.00 Per i ragazzi Accoglienza del Crisma e rievocazione della Lavanda dei piedi nella Chiesa di Cristo Re ore 18.30 Santa Messa nelle 4 Chiese parrocchiali ore 21.00 Celebrazione della Cena del Signore Riceviamo la santa Comunione con il Pane e il Vino dell’Eucaristia e sosteniamo con la nostra offerta l’opera diocesana per i sacerdoti anziani o malati VEnERDÌ SAnTo TRIDuo PASQuALE Il Triduo della Passione e della Risurrezione del Signore risplende al vertice dell’anno liturgico. Questi giorni ripropongono alla Chiesa i grandi eventi del piano di Dio che nella passione, morte sepoltura e risurrezione di Cristo trova il suo senso e la sua piena realizzazione. GIoVEDÌ SAnTo Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Matteo 26, 26-28 Siamo convocati ricordare particolarmente quel «convito d’amore» in cui «consegnandosi alla morte», Cristo affida alla Chiesa «il nuovo ed eterno sacrificio». Nel corpo dato per noi e nel sangue versato per la remissione dei peccati troviamo i segni visibili della carità di Cristo. Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo Isaia 53,7-9 Oggi non prendiamo parte alla cena del Signore. lo accompagniamo nella sua passione dai tribunali che emisero l’iniqua sentenza, allo spasimo dell’agonia, alla morte sul Calvario, al silenzio della sepoltura. la parola di Dio rievoca con prolungata lettura questi momenti dolorosi. Sono i misteri del Signore che per salvarci si consegna liberamente e, subendo il supplizio, infrange l’opera del demonio, spezza le catene della nostra colpa, guarisce l’uomo dal contagio del male. Adorando con fede il mistero della Santa Croce, ci prostriamo davanti all’ineffabile mistero dell’amore di Dio. aprile Venerdì Santo nelle 4 Chiese parrocchiali ore 15.00 memoria della Passione del Signore I ragazzi sono particolarmente invitati nella basilica di Agliate ore 21.00 Via Crucis cittadina dalla Basilica di Agliate fino all’Oratorio di Costa lambro il Volto di Carate Settimana Autentica 9 il Volto di Carate Settimana Autentica VEGLIA PASQuALE E DomEnICA DI PASQuA L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Matteo 28, 1-7 la Veglia Pasquale è la più santa e solenne di tutte le veglie, in essa, «nella rapida corsa di un’unica notte, si avverano preannunzi e fatti profetici di vari millenni». Il preconio e le varie letture proclamano tutto il mistero della nostra salvezza nei grandi momenti del suo avvenire. Quando Cristo risorge anche «l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinnova e tutto torna all’integrità primitiva». Cristo morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha rinnovato la vita. Allora possiamo dire senza menzogna «Morivo con te sulla croce, oggi con te io rivivo. Con te dividevo la tomba, oggi con te io risorgo». aprile Sabato santo nelle 4 Chiese parrocchiali ore 21.00 Veglia Pasquale DomEnICA DI PASQuA 10 Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. (…) si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” Giovanni 20, 11- 18 Andiamo anche noi, come le donne del Vangelo, al sepolcro per onorare Gesù. Come Maria noi pensiamo di trovare un cadavere nel sepolcro, qualcosa che si può prendere e si può spostare. È invece l’incontro con il Vivente che conosce il nostro nome. Come Maria pensiamo che il sentimento giusto sia quello della pietà e della com- passione, dopo ciò che nella passione noi uomini abbiamo fatto a Dio, ma il nostro occhio velato dalle lacrime è incapace di vedere, perché è volto al passato. E invece la risurrezione di Gesù chiama a guardare al nuovo che viene da Dio. Come Maria, anche noi siamo venuti al sepolcro insieme. È la Chiesa che corre nel mattino di Pasqua... Se la risurrezione è questa novità rivoluzionaria, non si può stare fermi. la Chiesa deve continuare la sua corsa. Egli, il Vivente, ci precede ancora sulle strade del mondo. Giornate di Pasqua in Basilica ad Agliate “non è qui. È risorto!” aprile Domenica ore 15.30 Apertura aprile Lunedì Mattino e pomeriggio Predicazione e Adorazione aprile martedì Mattino e pomeriggio Predicazione e Adorazione ore 20.30 Santa Messa e processione Quell’impossibilità di credere al perdono Una pagina del libro del Papa “Gesù di Nazaret” Il tradimento di Giuda nel Vangelo di Giovanni, su cui Benedetto XVI si sofferma nel suo nuovo libro, è una cronaca di poche parole, scarne ma gravi come il piombo. Gesù che annuncia: «Uno di voi mi tradirà». Il discepolo più amato che gli si china accanto, turbato: «Signore, chi è?» Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò… allora satana entrò in lui». Sembra ancora, a chi duemila anni dopo legge, calato il buio su quella tavola imbandita; come una notte repentina e rapace che cancella ogni cosa. Si avverano le profezie dei Salmi: tutto era stato annunciato, e ora s’incarna. Il Papa nel suo libro si ferma sull’ora di Giuda, ci riaccompagna alla tavola dell’ultima cena. Ci riporta in quella sala affollata e all’apparenza festosa dove si perpetra il peggiore tradimento, quello dell’amico. Noi che stiamo a guardare ci chiediamo com’è stato possibile. Magari non ce lo domandiamo per Giuda, ma torna, questo sbalordito “perché?”, ogni volta che ci troviamo di fronte al mistero del male. (Perché Sarah, 15 anni, uccisa da chi l’aveva tenuta in braccio, bambina? … Perché Yara, tredicenne, tradita da qualcuno di cui si fidava?) Su questo eterno attonito “perché” il Papa dice che non è cosa “psicologicamente spiegabile”: Giuda è ormai “sotto il dominio di un altro”. Si è aperto ad un altro potere, di cui adesso è schiavo. Il dramma del giovedì santo si ripete ancora in quel male grande, inspiegabile di cui gli uomini sono capaci. È una scelta: è l’aprire la porta a qualcuno che subito occupa, da padrone, la casa. È il riemergere del male originario. E tuttavia non finisce qui la storia di Giuda. Sappiamo, ricorda il Papa, che c’è “un primo passo verso la conversione”. Ho peccato, dice Giuda, e cerca di salvare Gesù, e di restituire i denari. E noi, ex scolari distratti di lezioni di catechismo in verità piuttosto noiose, confessiamo di aver provato pena per quell’uomo, il più solo di tutti nella folla di Gerusalemme. Quello che, come tornato in sé, vedendo ciò che ha fatto, insegue chi lo ha comprato, supplica che si riprendano le monete dannate. Però poi Giuda si impicca, e il suo nome per sempre suonerà come una maledizione. Perché nessuna pietà per lui? Ci siamo chiesti da bambini. Ma la seconda tragedia di Giuda è silenziosa. la seconda tragedia di Giuda, dice Benedetto XVI, “è che non riesce più a credere a un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede solo se stesso e le sue tenebre”. Non solo il tradimento lo condanna dunque, ma il disperare che Cristo sia di quel tradimento più forte. È un’autocondanna, nello sguardo fisso e ristretto solo ossessivamente su sé. E quanto attuale è duemila anni dopo ripercorrere la “seconda tragedia” di Giuda - nei nostri tempi in cui il suicidio è, in molti Paesi d’Europa, fra le prime cause di morte. Quante disperazioni alzate come mura, a non ammettere, a non lasciar passare alcuna luce. All’incoscienza ebete di chi crede di non avere bisogno di perdono oggi si affianca il nulla di chi non crede alcun perdono possibile. Il più luciferino degli orgogli: farsi giudice di sé, e condannarsi da soli. Rifiutando un abbraccio, in cui ci si dovrebbe riconoscere figli di un padre: creature. E siamo grati al Papa di averci ricondotto in quella sala, a quella tavola imbandita. Di accompagnarci di nuovo in quei giorni, dietro a quell’uomo; spiegandoci che tutto è vero - oggi, proprio come allora. Marina Corradi Sito della diocesi - 3 marzo 2011 il Volto di Carate nell’ora di Giuda 11 il Volto di Carate Festa degli Anniversari 1 Sposi ieri, oggi e domani... Grazie! Protagonisti di un’avventura che è dono e grazia Carissimi sposi, la Comunità cristiana loda il Signore e vi ringrazia per il vostro cammino di coppia iniziato con il sacramento del Matrimonio e per la fatica gioiosa e feconda della vita nelle vostre famiglie. no come le ombre, che rendono più luminosi e riconoscibili i lineamenti del volto. Grazie, dunque, e auguri! Sentiamo il bisogno di raccoglierci con voi attorno all’altare del Signore, per ritrovare in lui la sorgente di quell’Amore che genera amore nella vostra e nostra vita. Avvertiamo la gioia di riconoscerci fratelli, perché insieme chiamati a “dimorare nel suo amore”. Abbiamo scelto, perciò, un giorno per celebrare tutto questo. la domenica 8 maggio viviamo con voi la festa degli anniversari. Al mattino la S. Messa e poi per chi desidera il pranzo insieme. Maggiori informazioni sul foglio settimanale. Intanto vi aspettiamo e vi chiediamo di segnalarvi per la Messa ed eventualmente di prenotarvi per il pranzo in Segreteria pastorale (via Caprotti 1 – Carate Brianza). Con gratitudine e vivissime felicitazioni. Di giorno in giorno siete chiamati a vivere e a continuare a celebrare la vostra vocazione di sposi e di genitori, al Matrimonio e alla Famiglia. Niente fu scontato, anche se desiderato e pensato. Tutto è dono e grazia. A cominciare dal dono che vi siete regalati accogliendovi come sposo e come sposa. Tutto è dono e grazia, specialmente la vita e l’avventura dei vostri figli. Tutto è dono e grazia, perfino la bellezza di offrire la vostra collaborazione alla vita della Comunità cristiana. la Chiesa, la Chiesa che abita tra le nostre casa – la Parrocchia, appunto – porta traccia dei vostri volti, del vostro amore e della vostra responsabilità educativa. Non possiamo non dirvi: Grazie! Anche le vostre debolezze e le vostre mancanze, perfino i vostri peccati (perdonati dalla fedeltà di Dio-misericordia) so- don Gianpiero Rimanete nel mio amore… Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena Gv 15, 9.11 Sempre l’amore sta sulla finestra e continua infinito a germogliare A. Merini Parole di canto e di luce Alle finestre e sui balconi della nostra comunità cristiana, in modo discreto e sincero, sempre germogliano e fioriscono storie di amore e di vita familiare. Desideriamo presentare qui – unicamente a titolo di esempio concreto – alcune narrazioni di vita familiare. È sempre bello ascoltare la famiglia quando si racconta… Ci auguriamo che in tutte le nostre famiglie ci si raccontino i ricordi e le esperienze. Con semplicità, senza giudicare e, soprattutto, senza pregiudizi. Dalle coppie che si preparano e celebrare il loro Matrimonio facilmente raccogliamo queste confidenze: “Desideriamo formare una famiglia cristiana spinti dal nostro amore, cresciuto nel tempo e sempre più intenso e diverso .. Quanto ai figli, speriamo entrambi di riuscire a crescerli come i nostri genitori hanno fatto con noi …” E ancora: “Abbiamo trovato l’uno nell’altra la persona con cui desideriamo passare il resto della nostra vita. Siamo convinti di voler creare una nostra famiglia per vivere quotidianamente il nostro amore e donarlo domani ai nostri figli”. O anche: “ I figli sono il dono prezioso nel Matrimonio e siamo consapevoli che da genitori saremo i maestri della loro fede; li educheremo come i nostri genitori hanno fatto con noi”. Queste e altre voci ci incoraggiano a chiedere che nella Comunità e tra le no- DomEnICA 8 mAGGIo Invitiamo tutti gli sposi e particolarmente coloro che hanno celebrato il loro Matrimonio nel: 191 – 19 – 191 19 – 191 – 19 – 1981 198 – 1991 – 001 alla S. mESSA e al PRAnZo (per coloro che lo desiderano) A tutti chiediamo di segnalarsi in segreteria pastorale entro giovedì 28 Aprile. le coppie che lo desiderano sono vivamente esortate a inviare alle famiglie della comunità un AuGuRIo PER LA PASQuA, che rispecchi la loro esperienza. È possibile recapitare uno scritto (in segreteria) o inviare messaggio elettronico a: www.comunitaspiritosanto.it il Volto di Carate Festa degli Anniversari stre famiglie continui questa narrazione preziosa e convincente. la sola capace di far tacere il rumore di tanta cronaca allarmante e irrispettosa nei confronti della ricchezza e della bellezza della famiglia. 1 il Volto di Carate In ascolto delle famiglie 1 Testimonianze e riflessioni Raccontate da due coppie di sposi Domenica 6 febbraio abbiamo festeggiato il nostro 55° anniversario di matrimonio. Inevitabilmente siamo stai spinti a guardarci indietro e vorremmo rendere partecipe la nostra comunità dei sentimenti che abbiamo nel cuore. 55 anni sono tanti, vi è racchiusa l’esperienza della vita, una vita assieme segnata dalla gioia e dal dolore, una vita della quale dobbiamo anzitutto ringraziare il Signore, perché è stata ricca di segni del Suo intervento. Questo lungo cammino che lui ci ha donato di fare assieme non è sempre stato facile. Ci siamo sposati nel 1956, quando la vita era forse più semplice ma anche più dura di oggi, soprattutto per chi, come noi, non aveva mezzi economici. l’avvio dell’attività nel negozio significava allora un’opportunità per raggiungere il benessere, ma era un impegno molto intenso: il negozio era aperto tutti i giorni, anche la domenica mattina. Tutta la settimana era determinata dal lavoro, la domenica bisognava alzarsi prestissimo per la S. Messa e l’unico tempo da trascorrere in famiglia era la domenica pomeriggio. Giusto qualche gita in Brianza in primavera! Perfino in occasione della prima comunione dei figli era difficile che il papà fosse presente. la nascita del primo figlio Massimo è stata una grande gioia, ma contemporaneamente è stata un momento di prova: il parto fu difficilissimo, la vita della mamma era in pericolo e serviva subito del sangue: Ma il buon Dio aveva voluto che il sangue del papà fosse assolutamente adatto alla donazione. le trasfusioni immediate e abbondanti permisero di risolvere la situazione. E da allora Franco è stato disponibile per numerose trasfusioni come volontario dell’AVIS. Il Signore aveva già un progetto e la sua volontà iniziava a manifestarsi. la famiglia era una grande gioia, ma proprio lì il Signore ci metteva alla prova. Dopo il primo figlio Massimo abbiamo desiderato averne altri, superando la paura della prima esperienza e affidandoci al Signore. Così sono arrivati luisa e luca. la vita scorreva serena, segnata dal lavoro e dall’armonia. un’armonia non certo spontanea, ma desiderata, voluta e perseguita anche smussando angoli e ricercando la pace. In casa c’era anche la nonna anziana e dunque le fatiche non mancavano certo. In quegli anni Tina inizia una collaborazione più precisa con la vita della parrocchia. Racconta: « Quando mi è stato chiesto di fare la catechista ho detto sì, perché volevo capire meglio le ragioni dei sacramenti e dalla fede per me. Portando i figli ai sacramenti, i genitori devono essere convinti del loro valore per la vita. E fare la catechista voleva dire capire bene cosa offrivo ai miei figli». Ma nella vita c’è un disegno di Dio che non riusciamo a capire e che forse solo con gli anni si riesce a intravvedere. Così Il Signore decide di riprendersi Massimo all’età di 28 anni, durante una spedizione sulle montagne dell’Himalaya, il luogo della Terra più vicino al cielo. Massimo aveva come secondo nome Angelo: Per noi Massimo Angelo è stato come un angelo custode che Dio ci ha dato e ci ha tolto per richiamarci che tutto è suo. E oggi Massimo ci segue come un angelo. la coscienza di questo aspetto buono della tragedia che ci ha colpito, non è stata però naturale e immediata. All’angoscia dei primi anni ha fatto pian piano spazio un sentimento di tristezza che rimane sempre, ma è accompagnato dalla certezza che c’è un disegno buono. Perché anche nelle cose che sembrano tragiche c’è una speranza. Adesso possiamo dire che la nostra vita è stata fortunata e che il Signore ci ha voluto bene. la nostra storia è continuata, con l’arrivo dei nostri 5 nipoti e la dimensione più tranquilla della pensione. Ora che gli anni vanno avanti, la nostra vita da “vecchietti” è ora costellata dagli acciacchi e da diverse malattie. la tentazione di abbandonarsi allo sconforto e alla tristezza è sempre presente. Ma rimane la fiducia. Anche se oggi non possiamo partecipare attivamente alla vita della Parrocchia, siamo sempre molto affezionati alla nostra comunità. Molti ricordi ci accompagnano dei numerosi sacerdoti che ci sono stati vicini, specialmente quando abbiamo perso Massimo: mons. Saldarini, don Sandro, don Gaudenzio, don Roberto. E poi tutti i sacerdoti che si sono succeduti a Carate, che sono la ricchezza della nostra comunità. Siamo una comunità fortunata, perché siamo sempre stati guidati da persone di valore, sacerdoti amati perché a loro volta amano la comunità. Tina e Franco Caslini *** Siamo Carla e Marco 43 anni di matrimonio... Abbiamo accettato di fare questa testimonianza solo per proclamare la fedeltà del Signore... «Quanti prodigi hai fatto Signore Dio nostro, quali disegni in nostro favore se ti voglio annunziare e proclamare, sono troppi per essere contati». (Salmo 39,6) la vita si legge a ritroso e se noi leggiamo la nostra storia possiamo proprio dire che il Signore è stato fedele con noi e nella sua fedeltà si inserisce la fedeltà della nostra coppia ai valori del matrimonio cristiano... Sappiamo che i pilastri principali del matrimonio cristiano sono: fedeltà agli impegni presi col sacramento, indissolubilità, generosità, fecondità che non si misura nel numero dei figli ma nella ricchezza della coppia... Con la certezza a questi valori abbiamo cercato di essere perserveranti nella regola di vita. Per noi l’importanza del giorno del Signore, il confronto con la Parola, la preghiera in famiglia, la sobrietà, l’apertura al prossimo, all’amicizia, all’accoglienza, fidandoci sempre della Provvidenza... In questo cammino siamo sempre stati aiutati dai diversi incontri, parrocchia, AC, rinnovamento nello Spirito Santo; gruppi famigliari, incontro matrimoniale, ecc. Il partecipare a questi incontri ci ha sempre dato l’occasione per verificarci e arricchirci. l’apertura agli altri è stata la nostra ricchezza... Abbiamo sempre avuto la disponibilità all’affido ma sempre con esperienze brevi (un mese o due). Quando avevamo chiuso la disponibilità per l’età (57-62 anni) ci hanno proposto un bambino di un anno e mezzo... l’abbiamo ancora adesso che ha 12 anni; anche questo è stato uno scherzo della Provvidenza... Abbiamo avuto la possibilità di mettere a disposizione dei bilocali per donne sole o mamme con bambino in situazione di disagio sociale - economico per un anno rinnovabile due. Non pensavamo che fosse così difficoltoso perchè abbiamo dovuto essere a disposizione anche noi, ma ci fa constatare più ancora quante povertà ci sono..... Gli imprevisti in 43 anni sono stati tanti, ma la fedeltà del Signore che ci precede ci ha sempre aiutato a superare... Abbiamo avuto due figli: Mauro e laura. Mauro avrebbe avuto 42 anni, era un sacerdote Passionista; a 40 anni per un infarto è andato in Paradiso... Quando eravamo tutti presi a ristrutturare gli appartamenti che dicevamo prima, un incendio ha bruciato la mansarda della casa nuova dove abitavamo da un anno... Come abbiamo già detto, abbiamo accettato di fare questa testimonianza solo per proclamare la fedeltà del Signore... Ma crediamo che ciascuno di chi ci legge avrebbe potuto raccontare la sua storia. Per tutto questo lodiamo e ringraziamo il Signore. il Volto di Carate In ascolto delle famiglie 1 il Volto di Carate In ascolto delle famiglie 1 Nella salute e nella malattia Riflessioni di un padre di famiglia Nella celebrazione del matrimonio, gli sposi pronunciano la formula «Io prendo te come mia sposa... (mio sposo)... e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita». Promessa solenne di fedeltà incondizionata nella buona e la cattiva sorte, nella salute e la malattia… Non so quanto queste parole siano ben ponderate ed accolte in quei momenti dai due sposi novelli, poiché l’emozione del momento, la gioia e l’euforia di quegli attimi, preparati da mesi con immani sforzi di ordine fisico, psichico nonché economico, non fanno cogliere la portata di queste che in apparenza appaiono retoriche formule rituali; ma poi le circostanze a volte spietate e drammatiche della vita ne riveleranno nella loro reale consistenza, tutt’altro che retorica e rituale. Alcuni tra i partecipanti al rito nuziale, ascolteranno le parole facendo debiti scongiuri, giudicandole magari inopportune, avendo in quel momento pensieri ed aspettative assai diverse: le signore solitamente impegnate nella gara sotterranea e non manifesta nello sbirciare a destra e a manca con fare discreto, chi sfoggia maggiore o minore eleganza negli abiti; formidabile occasione per alimentare il chiacchiericcio nei mesi a venire. Per i signori la valutazione è in ordine al fatto se il pranzo nuziale sarà di pari dignità e di adeguato soddisfacimento rispetto ai quattrini sborsati per comprare i vestiti, calzature ed annessi e connessi alla signora, nonché per il regalo ai nubendi. Poi, nella vita, l’esperienza dolorosa e drammatica della malattia entra nella famiglia ed infrange la serenità che lo sta- to di salute donava fino a qualche attimo di tempo prima. E se ad essere colpiti dalla malattia sono i figli piccoli, parlo per esperienza diretta, la situazione è lacerante. Sperimentare il dramma del sentirsi inermi ed impotenti. Eppure in questi momenti viene passato al crogiuolo e purificato il nostro amore tra coniugi e l’amore per i figli, e la famiglia o si consolida nei suoi legami o si sfascia. Qui si mette alla prova la nostra fede e la capacità di invocare il Signore Gesù il Dio della vita che vince la morte e la sofferenza del male fisico. Questo è il senso della Pasqua cristiana che molte famiglie vivono nella carne in vicende quotidiane. Non facciamo del dolorismo o pietismo, il massimo del successo per un genitore quando i figli non stanno bene è riuscire nonostante tutto a ricambiare il loro sorriso, che scioglierebbe il cuore più gelido. Dedico questo scritto a tutti i genitori ed i loro bambini che vivono la situazione di malattia e per poco che valga li tengo tutti nel mio cuore affidandoli a Gesù ed alla Madre sua Maria. Solo chi ha fatto l’esperienza estrema e drammatica di vedere un figlio soffrire può capire il senso della Pasqua vissuta da Maria di Nazareth: nessun teologo, biblista, intellettuale o critico d’arte potrà penetrare a fondo le scene evangeliche trasferite nella forma artistica pittorica o scultorea, quanto una madre o un padre che queste scene le ha vissute nel profondo dello spirito. Buona Pasqua a tutte le famiglie che vivono questa situazione: il Dio della vita doni salute e pace! Francesco Cecchetti La Croce e l’Icona della G.M.G. Due simboli in qui si vede la presenza dell’Amore di Dio È conosciuta come la “Croce dell´Anno Santo”, la “Croce del Giubileo”, la “Croce della GMG”, la “Croce pellegrina”; molti la chiamano la “Croce dei giovani”, perché è stata consegnata ai giovani perché la portassero per tutto il mondo, in ogni luogo ed in ogni tempo. Questa è la sua storia. Era il 1984, Anno Santo della Redenzione, quando Papa Giovanni Paolo II decise che bisognava porre una croce come simbolo di fede - vicino all´altare maggiore della Basilica di San Pietro, dove tutti potessero vederla. Così venne posta una croce di legno, alta 3,8 metri, esattamente come egli la desiderava. Al termine dell´Anno Santo, dopo aver chiuso la Santa Porta, il Papa consegnò quella stessa croce alla gioventù del mondo. Queste furono le sue parole in tale occasione: “Cari giovani, alla chiusura dell´Anno Santo vi affido il segno di quest´Anno Giubilare: la Croce di Cristo! Portatela per il mondo come segno dell´amore del Signore Gesù nei confronti dell´umanità e annunciate a tutti che la salvezza e la redenzione esistono solo in Cristo morto e resuscitato” (Roma, 22 Aprile 1984). I giovani accolsero il desiderio del Santo Padre. Nel 2003, alla fine della Messa delle Palme, Giovanni Paolo II volle regalare ai giovani una copia dell´icona di Maria Sa- lus Populi Romani: “Alla delegazione che è venuta in Germania oggi lascio anche l´icona di Maria. D´ora in avanti, insieme alla Croce, quest´icona accompagnerà le Giornate Mondiali della Gioventù. Sarà il segno della presenza materna di Maria vicina ai giovani, chiamati, come l´apostolo san Giovanni, ad accoglierla nelle loro vite.” (Angelus, XVIII Giornata Mondiale della Gioventù, 13 Aprile 2003). la versione originale dell´icona è custodita nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Sono molte le testimonianze di persone che sono state profondamente toccate dall´incontro con la Croce: negli ultimi anni, queste testimonianze sono state ancor più numerose, o forse hanno ottenuto una maggiore diffusione grazie ad internet. Esse si possono trovare nel Centro Internazionale Giovanile San lorenzo, dimora abituale della Croce, ma anche nelle riviste e nelle pubblicazioni dedicate alla GMG. Alcuni si domandano come due pezzi di legno possano avere un tal effetto nella vita di una persona; comunque, ovunque vada la Croce, la gente chiede che possa ritornare. In questa Croce si vede la presenza dell´amore di Dio. Attraverso questa Croce, molti giovani riescono a comprendere meglio la Resurrezione e alcuni trovano il coraggio per prendere decisioni riguardo le proprie vite. il Volto di Carate Giornata mondiale della Gioventù 1 il Volto di Carate Voci nella Chiesa 18 Educare e crescere oggi Fatica di crescere e fiducia nell’educare A margine degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana 2010 – 2020 “Educare alla vita buona del Vangelo”, ospitiamo un’ articolata riflessione di PAoLA BIGnARDI, pedagogista, già presidente dell’Azione Cattolica Italiana, membro del Comitato per il Progetto culturale promosso dalla Chiesa italiana. la cronaca facilmente riserva notizie in cui i giovani e i ragazzi sono protagonisti di episodi sconcertanti... la situazione di oggi è responsabilità dei giovani, o di una generazione adulta che non ha dato loro punti di riferimento, valori cui ispirarsi, ideali nei quali credere? Ai credenti e a tutte le persone pensose si chiede innanzitutto di “interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo d’oggi, di cogliere le domande e i desideri dell’uomo (CEI-Educare alla vita buona del Vangelo, n.7). Nelle nuove generazioni oggi si riflette la crisi di un mondo adulto chiuso in se stesso, che ha perso la dimensione generativa e oblativa della vita e che in tal modo è diventato sterile anche sul piano educativo … Siamo tutti sconfitti dal modello di sviluppo e di società che abbiamo costruito: i giovani, abbandonati alla solitudine di crescere senza adeguata guida e sostegno; gli adulti, vittime della vita di corsa cui li costringe un’organizzazione sociale che non ha al centro la persona, lanciati nella rincorsa ad un’affermazione di sé generata dall’individualismo e dal consumismo imperanti. Nella crisi educativa sembra evidenziarsi la fragilità complessiva dell’umano (fati- ca); per questo è, però, “cresciuta la consapevolezza che è proprio l’educazione la sfida che ci attende” (fiducia) come affermano i vescovi nel documento. La fatica di educare In famiglia: i tempi del lavoro, dell’impegno sociale e quelli della cura e dell’educazione sono spesso in conflitto, con l’effetto che il tempo dell’ascolto dei figli e del dialogo con loro è sempre più ridotto. Spesso vissuto nella tensione, dopo una giornata di lavoro stressante. E così talvolta si lascia correre, non si propone, si lascia alla TV il compito di far compagnia ai figli: è più mancanza di energia che scelta, ma l’effetto è quello di una sostanziale delega, quando non anche dimissione dal compito educativo. Eppure, se le analisi sociali dicono che i giovani di oggi considerano la famiglia un punto di riferimento forte, significa che essa ha ancora carte buone da giocare. A scuola: la crisi di autorevolezza della scuola manifesta la fatica di reinterpretare la sua funzione sociale in un mondo che è ormai diverso da quello in cui la scuola di oggi ha definito i suoi obiettivi …la tentazione ricorrente di rifugiarsi nella trasmissione di contenuti culturali o di irrigidirsi in atteggiamenti sanzionatori, dice della difficoltà del mondo docente a stabilire con i ragazzi una relazione significativa. Eppure, proprio una relazione capace di interpellare sul piano educativo fa intravedere come la cultura costituisca la via ordinaria per la crescita in umanità di ciascuno. La fatica di crescere Se educare è difficile, non si può dire che lo sia meno il crescere …. È sempre stata una fatica che mette alla prova tutta la persona, in un processo che poco a poco da forma al singolo e alla sua collocazione nella società. Oggi questo percorso ha alcune caratteristiche particolari. I ragazzi e i giovani oggi mostrano una “voglia di diventare grandi” spesso superiore alla loro età (le conoscenze, le sollecitazioni, le esperienze possibili). la società oggi offre ai ragazzi molte informazioni, molte abilità, numerosi strumenti, ma nel permanere di “un infantilismo affettivo”, che rende fragili nel compiere delle scelte, nel mantenersi fermi in esse, nel sentire il valore delle proprie responsabilità. le “scelte definitive sono sostituite dalla sperimentazione”(anche nel matrimonio o nel lavoro...). Questo ha un prezzo altissimo: il senso di provvisorietà che caratterizza la vita di molti giovani. E la timidezza con cui gli adulti offrono ai più giovani proposte di vita o il valore di una vita impegnata fa sì che le nuove generazioni crescano in una “profonda solitudine”. In questa solitudine devono cercare un senso per le fondamentali esperienze umane: ad esempio il voler bene, capire il proprio corpo e dare un senso alla sessualità... la difficoltà di cogliere e coltivare l’interiorità in una società fortemente esteriore espone “il cammino di fede” al rischio di essere superficiale e faticoso. Per di più i ragazzi e i giovani si trovano spesso di fronte a un cristianesimo di tradizioni e di abitudini. Difficilmente si incontrano con contesti di esperienze umane arricchite dal Vangelo. Le opportunità “Queste condizioni, in cui si colloca oggi il percorso formativo, se comportano maggiore fatica, accrescono lo spazio di libertà della persona nelle proprie decisioni e fanno appello alla propria responsabilità” (CEI-Educare alla vita buona del Vangelo, n.7). Dunque, l’attuale contesto favorisce la possibilità di superare un’idea di educazione che si fa per intuizione, per recuperare il senso umano di educazione, come azione intenzionale in cui un adulto mette in gioco se stesso, i valori in cui crede, la propria maturità e la capacità di voler bene in modo maturo e consapevole. Passi che possono favorire una diversa qualità della pratica educativa, ma anche una stima sociale di essa. Naturalmente questo non avverrà in maniera automatica, ma solo per scelta, per consapevolezza, per riscoperta della responsabilità … Negli Orientamenti per il decennio, i vescovi italiani, pur nella consapevolezza delle difficoltà in cui si dibatte l’opera educativa, nutrono “una grande fiducia, sapendo che i tempo dell’educazione non è finito” (CEI-Educare alla vita buona del Vangelo, n.7). Educazione e speranza sono due termini che hanno uno stretto legame: entrambe sono orientate al futuro e hanno le loro radici nel presente. la speranza è “sogno” sul futuro; anche l’educazione è sogno sulle persone. la speranza è “attesa” di un bene e operare perché si realizzi; anche l’educazione è attesa perché il progetto che è inscritto nelle persone si manifesti e si realizzi. la speranza è “impegno”; anche l’educazione è impegno, che persevera quando sembra che tutto sia inutile. di Paola Bignardi in “Educare impegno di tutti”, AVE, Roma 2010 il Volto di Carate Voci nella Chiesa 19 il Volto di Carate Scuole parrocchiali Educare alla vita buona del Vangelo Davanti ai giovani con un giudizio Giappone - Sendai, un tratto della costa prima e dopo lo tsunami del 12 marzo 2011 Di fronte ai fatti gravi del Giappone, che non hanno ancora finito di mostrarsi in tutta la loro gravità, non siamo potuti rimanere indifferenti di fronte ai nostri alunni più grandi. Dovevamo dire loro qualcosa, far sentire che siamo anche noi adulti inseriti nella concretezza di un quotidiano che ti interpella e ti mette alla prova. Avevamo appena detto a genitori che una delle fatiche che vivono i preadolescenti è quella di non saper fare i conti con la realtà (nella scuola in particolare con lo studio). E noi adulti? Così ci siamo sentiti di parlare per comunicare loro qual è il nostro giudizio di cristiani di fronte agli avvenimenti successi. Ci siamo fatti aiutare dalle riflessioni di due giornalisti espresse a pochi giorni di distanza l’una dall’altra sul quotidiano “Avvenire”. la riflessione proposta loro nel momento mattutino che dà inizio alla giornata di scuola si è poi trasformata in preghiera. Dice Davide Rondoni, poeta e giornalista: «Come formiche. laboriose, geniali. Ma formiche. Tutta la tua vita di uomo o di donna – amori, dolori, ricordi, fatiche – spazzata via in un istante. Il terremoto e il maremoto giapponese ci riportano con il febbrile succedersi di immagini e di titoli sempre più inquietanti una verità di cui da sempre l’uomo parla: di fronte alla potenza della natura non siamo quasi niente. C’è chi di fronte e dentro a questo evento naturale (e umano) trova una provocazione a vivere più coscientemente il senso del limite. l’uomo religioso da sempre chiama queste cose: un segno. Tendiamo a dimenticare. Troppi pensieri di banale sufficienza, di autodeterminazione albergano nelle nostre menti. Fino a che la luce dura della tragedia non ci ricorda: non sei quasi nulla. Noi cristiani ce lo siamo sentiti ripetere nel Mercoledì delle ceneri. l’uomo religioso riflette sul limite della condizione umana. Non conosce la sorpresa ipocrita ed egoista di chi si scandalizza o disperando si affida a una dea cieca. In ogni esperienza umana – di dolore come di gioia – si tocca il nostro essere limitati. E sempre dobbiamo aprirci appunto a una misura più grande per comprendere il mistero dell’amore. Del dolore. Del reale vivere. leopardi diceva che il segno più netto della nostra grandezza è questo senso di piccolezza, d’essere un “quasi niente” che però abbraccia il mistero infinito del reale, essendone cosciente e ponendo domande: che fai tu luna in ciel? Siamo “quasi” niente, e quindi no, non siamo pari a niente. Ogni uomo, pur disperso come in un soffio dagli elementi è differente (anche ora, nell’ora della morte) dal niente. la sventura giapponese o ci lascia più coscienti del mistero o ci sarà inutile. O lascia più attenti a cercare quale sia il volto di questo mistero, o sarà qualcosa da cui voltare il capo». le domande che sorgono in noi e nelle persone che vivono accanto a noi di fronte ai tragici avvenimenti recenti o lontani sono sempre le stesse: dov’era Dio, e perché ha permesso tanta morte? Che Dio è un Dio distratto o indifferente, che lascia annegare i malati immobili nei letti, e i vecchi troppo lenti per scappare? Marina Corradi mette a confronto la tragedia giapponese con quanto gli è capitato di toccare con mano in seguito allo tsunami che ha colpito l’isola di Sumatra nel dicembre 2004 e ricorda le parole di un missionario italiano che era rimasto accanto alla popolazione di quel paese. «Sei anni fa, arrivando a Banda Aceh, la prua dell’isola di Sumatra colpita in pieno dall’onda, avevo queste domande addosso. In un povero mercato tra le macerie si vendeva pesce infangato che nessuno comprava; e da un registratore chissà come scampato usciva struggente la voce di Bob Dylan, knockin’ on Heaven’s door, «bussando alle porte del paradiso». Già, il paradiso, e il mio Dio buono, dov’erano? A Banda Aceh, regione islamica integralista, c’era un unico missionario cattolico, un prete italiano. lo incontrai mentre guidava una jeep decrepita d’anni e di fango; era andato a benedire altri morti di quella strage infinita. Senza fiato per ciò che vedevo gli feci prima di tutto, con urgenza, quella domanda: dov’era Dio? Perché lo ha permesso? Il missionario, un romagnolo di settant’anni ancora dritto e vigoroso, mi guardò con durezza: «Queste sono le domande che vi fate voi oggi in Occidente», rispose secco. «Noi cristiani dovremmo sapere che dal giorno del peccato di Adamo il mondo è in equilibrio precario, come in bilico. Che è incrinato nella profondità: e qualche volta il male prevale e scoppia, in modo anche terribile. Ma non è colpa di Dio: è il male scelto da Adamo, è il nostro male. E però noi sappiamo anche che Cristo ha vinto la morte, e che quindi ogni volta dobbiamo ricominciare». Mentre mi dava questa brusca lezione il prete non perdeva tempo: intanto caricava sulla sua jeep cibo e acqua da portare ai superstiti, chissà dove. Se ne andò con il rombo faticoso del motore vegliardo, e mi lasciò nella missione. Il “nostro” male? Rimuginavo le parole del prete. A me nessuno aveva parlato del peccato originale così, come di un motore attivo e potente di male; alimentato da tutte le infinite violenze palesi e nascoste che ogni giorno si compiono nel mondo. Tutta la massa di male degli uomini, capace di avvelenare il creato, di muovere gli abissi: possibile? Io ricordavo il libro della Sapienza: «Dio non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi». Che cosa dunque avvelena le faglie, e spinge gli uragani? Nel catechismo della Chiesa cattolica ho letto: in conseguenza del peccato originale «la creazione visibile è diventata ostile e aliena all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione». Dunque il giudizio del vecchio missionario era ortodosso, e io ignorante o dimentica, come tanti? «Tutta intera la storia umana è pervasa dalla potenza delle tenebre, lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno», dice la Gaudium et Spes. Quel missionario già pensava a come cominciare di nuovo: cosciente del male e però ostinatamente certo di un Dio più forte della morte». Primo Viganò scuola media parrocchiale il Volto di Carate Scuole parrocchiali 1 il Volto di Carate Vita della Comunità Un secolo fa nasceva don Ferdinando Baj Dalla Rovella ai Seminari diocesani, una vita di servizio Nacque ad Agliate di Carate Brianza, in quella che una volta era la più importante Pieve del territorio, il 31 luglio 1911 da una modesta ma rispettabile famiglia che abitava alla Rovella. la madre Maria era spazzacamino, il padre luigi contadino. Orfano di guerra con altri tre fratellini (Italo, luigia e Carlo), riuscì ad entrare a soli dodici anni nei seminari diocesani grazie alla generosità di un benefattore, il commendatore Guido Sacchi (soleva trascorrere le vacanze estive in una villa di Carate), che gli assicurò il pagamento dell’allora onerosa retta. Erano tempi duri in cui la vita quotidiana era scandita dal lavoro nei campi e dalla frugalità, inevitabile retaggio della Grande Guerra che aveva impoverito le famiglie brianzole. Dura anche la vita per i giovani seminaristi che dovevano fare i conti con lo studio e con una rigida disciplina. Nel 1935 Ferdinando Baj fu ordinato prete dall’allora cardinale Ildefonso Schuster. Volle celebrare la sua Prima Santa Messa nella stessa basilica di Agliate dove era stato anche battezzato. licenziato in Teologia nello stesso anno, nel 1938 si laureò dottore in lettere alla Cattolica di Milano con una tesi su Sant’Ambrogio che gli valse il massimo dei voti. una vita da prete lungamente dedicata all’insegnamento negli allora affollatissimi seminari di Vengono inferiore, Seveso, Saronno e diventando successivamente direttore spirituale nel ginnasio, nei licei e negli ultimi anni presso la comunità dei Fratelli Oblati. una presenza ed una disponibilità ininterrotta che lo ha portato anche a conquistare il record, che molti considerano mondiale, di ininterrotta residenza nei seminari: ben 62 anni! umile e distaccato, non ha mai inteso piegare il suo carisma e il suo ascendente a mire di dominio sulle persone e nelle istituzioni: «Presentava - disse di lui l’arcivescovo Carlo Maria Martini - la fisionomia dell’antico Padre del deserto. una fede granitica, trasparente, semplice alimentata con la preghiera. Sapeva farsi ascoltare da adolescenti e giovani. In tutto traspariva una paternità capace di consolare, incoraggiare, di accogliere e di sdrammatizzare». Sotto il suo illuminato carisma si sono praticamente forgiate due generazioni di preti ambrosiani. Numerosi prelati lo hanno avuto come insegnante e padre spirituale. Introdusse con largo anticipo sui tempi e con suggestive intuizioni una serie di attenzioni ai processi di crescita dei giovani seminaristi. Durante i suoi 62 anni di sacerdozio ha accompagnato agli Altari Orione, Gnocchi, Sonzini, Monza, Dalla Costa, Roncalli, lazzati, Candia, Alberione, Schuster e Montini. Fu anche instancabile cappellano della Polizia stradale di Varese. Amava ritornare spesso nella sua natia Agliate dove nel 1995 ebbe l’opportunità di festeggiare il Concorso di idee per un ricordo permanente di Padre Baj suo Sessantesimo di sacerdozio. In quella occasione a tutti i presenti regalò una copia della sua ultima fatica letteraria. Teologo e agiografo, è stato infatti autore di numerosi libri, saggi, articoli pubblicati su riviste e giornali. la morte lo colse nel sonno nella notte tra il 13 e 14 novembre 1997 a Venegono Inferiore dove quattro giorni dopo si svolsero i solenni funerali alla presenza del cardinale Carlo Maria Martini, dei vescovi Bernardo Citterio, Francesco Coccopalmerio, Angelo Mascheroni, Pasquale Macchi, Sandro Maggiolini e di un popolo straripante di preti, seminaristi e gente che lo aveva conosciuto e apprezzato per la sua grandissima disponibilità. Alle esequie erano presenti anche numerosi agliatesi che vollero portare l’ultimo saluto al loro concittadino. È sepolto nel mausoleo del seminario accanto agli altri padri spirituali che lo hanno preceduto. Nel 2000 i residenti della piccola comunità caratese avanzarono all’amministrazione comunale una petizione per dedicare a don Ferdinando Baj una via. la richiesta fu accolta nel gennaio 2008 quando la giunta decise di intitolargli il tratto di strada che da via Pasubio sale a villa Beldosso. Il Consiglio Pastorale di Agliate, in accordo con Don Gianpiero, propone un concorso di idee per la realizzazione di un segno concreto che si vorrebbe dedicare all’agliatese che fu guida spirituale per molti i sacerdoti della nostra Diocesi nella fase di formazione della loro prima giovinezza nel seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore dagli anni trenta agli anni novanta. Per oltre sessant’anni di intrepido servizio sacerdotale. Di lui si ricorderà in breve la vita nelle prossime edizioni del bollettino parrocchiale. A ricordo di Don Ferdinando Baj è nostro desiderio porre una stele o altro manufatto artistico creativo e sobrio nell’area verde a sud del complesso basilicale nei pressi dell’ingresso al Centro Pastorale. Il concorso di idee è aperto a tutte le persone della nostra Comunità Pastorale “Spirito Santo”. Invitiamo tutti coloro che vogliono partecipare a questa iniziativa, ed in particolare coloro che sono dotati di talento artistico, a condividere le proprie idee, disegni, o progetti con i rappresentanti del Consiglio Pastorale di Agliate o inviando alla Segreteria pastorale della Comunità Pastorale entro la fine del mese di Maggio. Gigi Baj Maurizio Cereda il Volto di Carate Vita della Comunità il Volto di Carate Vita della Comunità Pellegrinaggio Fatima-Santiago de Compostela Dal 12 al 17 settembre 1° giorno Da Malpensa per Oporto via Lisbona Proseguimento per SAnTIAGo DE ComPoSTELA ° giorno SAnTIAGo DE ComPoSTELA Come gli antichi pellegrini del medioevo, si compirà a piedi il tragitto dal Monte della Gioia sino alla cattedrale di S. Giacomo (circa 4 km), dove si venera la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore (possibilità comunque di utilizzare il pullman sino al centro città). Partecipazione alla Messa del Pellegrino. Nel pomeriggio visita della cattedrale e della città con guida locale. ° giorno SAnTIAGo DE ComPoSTELA, BRAGA, CoImBRA, FATImA Rientro in Portogallo. Sosta a Braga per la visita del Santuario del Bom Jesus. Continuazione per Coimbra: visita panoramica della città. Arrivo a Fatima. ° giorno FATImA Giornata dedicata alle attività religiose: Santa Messa, Via Crucis e visita ai luoghi dei Tre Pastorelli, alla Cappella delle Apparizioni e alla Basilica della Ss. Trinità. ° giorno TomAR, BATALhA, ALCoBACA, nAZARÈ Partenza per Tomar per la visita al Convento dell’ Ordine di Cristo, complesso di edifici che si sono sviluppati fino al secolo XVII intorno alla prima costruzione del XII secolo, testimoniando nelle strutture le vicende dei templari e dell’Ordine dei Cavalieri di Cristo connesse a quelle della Nazione. Nel pomeriggio visita ai Monasteri di Batalha e Alcobaca con sosta al tipico villaggio di pescatori di Nazarè. ° giorno FATImA, LISBonA Rientro in ITALIA Quota di partecipazione € 980,00 supplemento camera singola € 155,00 La quota comprende Trasferimenti in pullman e viaggi in aereo, tasse aeroportuali, alloggio e vitto dalla cena del 1° giorno al pranzo del 6° giorno, guida parlante italiano per tutto il tour in pullman, assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento viaggio. N.B.: È necessario un documento d’identità valido, non è valida la carta d’identità cartacea con timbro di proroga sul retro nè la carta d’identità formato elettronico con rinnovo cartaceo. È valido il passaporto. Iscrizioni Acconto di € 200,00 entro il 15 maggio 2011 presso la parrocchia “Santi Ambrogio e Simpliciano” in Carate Brianza Referente diacono Emilio Cesana cell. 338.2133432 Le Suore della Carità di Santa Croce Le difficoltà degli inizi Il fondatore Padre Teodosio Florentini avrebbe voluto che i due rami della sua opera fossero riuniti in una unica casamadre a Coira, nel canton Grigioni. la Provvidenza guidava sempre i suoi passi; egli viveva sereno e in pace, certo di “Essere sempre nelle mani del Signore”, come lui ripeteva spesso. Intanto, il numero delle suore aumentava e questo era per lui un segno della Volontà di Dio. Così, vicino all’ospedale della S. Croce, eresse un orfanotrofio, un pensionato e una scuola per la formazione delle insegnanti. Mentre progettava un luogo per il Noviziato nelle vicinanze, le autorità civili cominciarono ad ostacolarlo. Gli giunse l’intimazione: tutte le persone non strettamente legate all’attività caritativa devono abbandonare Coira. P. Teodosio dovette in breve tempo, trovare un altro luogo. Si presentò l’occasione di acquistare, per pochi spiccioli una fattoria a Ingenbohl nel Canton Svitto, nella Svizzera centrale. Con Menzingen, nel frattempo le tensioni aumentarono, creandogli molte difficoltà e così si giunse ad una dolorosa e sofferta “Separazione”. Se quella situazione fu angosciosa, oggi, vediamo che, in quell’avvenimento era all’opera la mano di Dio. Infatti, si formarono due Congregazioni che da più di centocinquanta anni operano attivamente. Ingenbohl divenne la casa-madre delle Suore di Carità della S. Croce, Menzingen delle Suore Insegnanti della S. Croce. Nell’aprile del 1856 arrivarono le prime suore nella collina di Ingenbohl. Era una fattoria in rovina circondata da prati verdi. le suore abituate alla povertà di Coira non si spaventarono, ma si misero subito all’opera per renderla abitabile. Si dicevano: «Tutti gli inizi sono duri, l’anno prossimo sarà migliore». C’erano macerie e rifiuti un po’ ovunque. la cucina non aveva che poche cose, tanto che il parroco diede loro delle pentole e dei piatti. Dopo aver lavorato parecchio e raccolta la legna nel bosco, poterono accendere il camino. Prepararono la Cappella, dove per altare poterono utilizzare soltanto quattro ceppi sui quali misero una porta. una tenda copriva la mensa ornata da due candelieri e una croce appartenenti alla parrocchia. In mancanza di letti, le suore dormivano sulla paglia, ma raccontarono, che erano contente, perché sull’esempio di S. Francesco anche loro sperimentarono la gioia e la letizia francescana. Nei giorni seguenti, con grande gioia P. Teodosio poté tenere i S. Esercizi, che furono una sfida per la missione, che stava per iniziare. Il Fondatore sapeva rafforzare nei loro cuori la disposizione a donarsi al Signore con sempre maggior radicalità, suscitando entusiasmo e generosità. Egli, indicando il crocifisso diceva: «Qui imparate a soffrire, sopportare e perseverare». Al termine degli Esercizi, otto Novizie fecero la loro Prima Professione Religiosa. In quella gioiosa povertà le suore si riunivano ogni giorno in preghiera, attingendo forza e pace alla Fonte Eucaristica e alla contemplazione del crocifisso. Nella casa di Ingenbohl rimasero alcune suore, mentre le altre tornarono nelle loro comunità. Si iniziarono poi i lavori per la ristrutturazione della fattoria e venne affidata anche questa responsabilità a Sr. Maria Teresa Scherer, che divenne la prima Superiora Generale. Suor Elisa il Volto di Carate La storia della Congregazione il Volto di Carate Caritas Centro di ascolto Due aspetti un solo problema: amicizia e fraternità... nonostante... Ecco il tempo donato all’ascolto dell’altro in nome e con la comunità Liberamente tratto da “Ogni cosa alla sua stagione” di Enzo Bianchi La speranza di stare meglio C’è un periodo dell’inizio di autunno in cui le rondini si radunano sui fili della luce e poi se ne vanno, emigrano. la destinazione delle rondini sono cieli e terre conosciute dai loro padri e madri: sono luoghi in cui sanno di stare meglio. Non succede così agli uomini che emigrano: i poveri, infatti, corrono dove c’è il pane dove sperano di stare meglio non tanto loro stessi, quanto i loro figli, ma quello che trovano sono terre di altri, luoghi sconosciuti e non sempre capaci di accoglienza. le migrazioni umane che oggi conosciamo quotidianamente hanno un sapore diverso dal ritorno a casa delle rondini: queste affrontano fatiche e rischi della migrazione ma sanno cosa li attende una volta arrivate, gli uomini invece, oltre alle paure e sofferenze del viaggio trovano a destinazione patimenti, incomprensioni e rifiuti, a volte oppressione e violenza, soprusi...: beate le migrazioni degli uccelli. Dare ascolto la prossimità crea e alimenta lo spazio e il tempo in cui dare ascolto all’altro. Dare ascolto è più pregnante del semplice ascoltare, è fare dono all’altro di una presenza ascoltante: lascio che l’altro mi stia di fronte, che mi parli attraverso tutta la sua persona, (con il suo corpo, il suo vestito, il suo linguaggio, il suo profumo, il suono della sua voce…) Ascolto è anche il dono del tempo: attendere l’altro, con le sue esitazioni e i suoi ritardi, con la sua difficoltà di esprimersi con i suoi timore e le sue reticenze. Tutto questo significa “sacrificare” il proprio tempo, cioè fare sacrificio della propria vita. la comunità mi obbliga al confronto e nella comunicazione l’incontro diventa condivisione che, con i propri limiti, vuol dire camminare insieme tra le diverse possibilità rinunciando al proprio punto di vista per sottomettersi alla volontà degli altri. Si tratta di imparare a non giudicare frettolosamente e cercare di capire il perché delle cose che emergono. Solo così è possibile il passaggio dall’egoismo alla fraternità, alla solidarietà, alla carità. Abbiamo sognato un mondo più abitabile, segnato da più giustizia e pace, ci ritroviamo, a volte smarriti e impotenti e tentati dal cinismo, ma nonostante questo combattiamo perché il mondo non cambi noi e la nostra determinazione e impegno coerente verso la bontà, la bellezza, la felicità, la pazienza e la fiducia di sperare ancora. A cura di G. Z. RIGEnERATI nELLo SPIRITo Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano - Carate Brianza 12 13 14 15 16 17 18 Agnese da Giacomo Bellani e da Alessandra Mascarini Jacopo da Alessandro Colciago e da Mariana Modolo Francesca da Gabriele Mario Dell’0rto e da Roberta Spinelli leonardo Giorgio da Stefano Frigerio e da Roberta Colombari Chiara da Mauro Mariani e da Barbara Besana Giorgia da Roberto Ratti e da Alessandra Ballabio Giulia da Gianluca Sarra e da Stefania Consonni Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo - Agliate 4 5 6 7 Riccardo da Emanuele Cesana e da Beatrice Fumagalli Carlotta da Vincenzo Fanelli e da Vita Greta Centrone Aurora Iris da Alberto Moretto e da Angela Riccardo da Davide Seveso e da Erica Crippa Parrocchia San martino - Costa Lambro 1 2 lucrezia da Giuseppe Campobasso e da Ilaria Colzani Mario da Emiliano Nicola D’Alessandro e da Jessica Redaelli unITI In CRISTo il Volto di Carate il libro della Vita Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo - Agliate 6 Michele Fabio Molteni e Annamaria Colombo RIToRnATI AL PADRE Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano – Carate Brianza 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Sabatino Allocca Massimo Galli Giuseppe Benone Maria Assunta Mazzeo, ved. Petullà Augusto Fabbrica Graziella Ponati Simone Passarello Maddalena De Giuli Botta Antonio Sanvito luigia Bonfanti ved. Beretta lina Cesana ved. Mariani Aldo Pozzi di anni 52 di anni 57 di anni 73 di anni 76 di anni 73 di anni 55 di anni 71 di anni 87 di anni 80 di anni 88 di anni 88 A chi dà, sarà dato il Volto di Carate Generosità e gratitudine Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano – Carate Brianza Offerte varie Tina e Franco ringraziando per il loro 55° di matrimonio Per uso della sorgente I famigliari ricordando Irene Per i bisogni della parrocchia Terrani Adalberta Contributo Istituto Valtorta NN Per promessa offre per una famiglia bisognosa Il marito ricordando la moglie Corti Antonietta Gli amici del Valà Offerte lumini Candelora I famigliari in memoria di Angela Motta I famigliari in memoria di Paolino Rigamonti I famigliari in memoria di Francesca Mazzitelli I nipoti ricordando la zia Antonietta Corti I famigliari in memoria di Angela Perdon I famigliari in memoria di Pietro Redaelli NN in memoria del papà Angelo I famigliari in memoria di Giulia Cesana NN per la parrocchia I famigliari in memoria di Sabatino Allocca F. e T. per le missioni Valeria per l’Agorà NN per la chiesa I famigliari in memoria di Augusto Fabbrica I famigliari in memoria di Giuseppe Benone I famigliari in memoria di Maria Assunta Mazzeo NN per il Fondo Famiglia e lavoro € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € 100,00 35,00 200,00 250,00 1.594,00 100,00 300,00 2.000,00 864,00 100,00 100,00 15,00 115,00 50,00 100,00 150,00 100,00 100,00 50,00 100,00 50,00 150,00 50,00 100,00 50,00 50,00 Per il Tavolo Solidale NN € 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00 Offerte in occasione del Battesimo Mattia € 100,00 – NN € 20,00 - Giacomo € 50,00 – NN € 50,00 – NN € 90,00 Agnese € 100,00 - NN € 50,00 – NN € 150,00 – NN € 50,00 – NN € 50,00 8 Per il Santuario di San Bernardo la mamma in memoria di Antonio € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00 NN € 50,00 - NN in ringraziamento € 50.00 - NN Ringraziando per la nascita del nipotino € 100,00 - NN € 50,00 - NN € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 100,00 – NN € 50,00 - NN implorando una benedizione € 20,00 - NN € 50,00 - NN € 100,00 - NN € 200,00 - NN € 200,00 – NN € 80,00 - NN € 80,00 Per la chiesa di Cristo Re NN per promessa € 100,00 - le amiche del seminario, per l’acquisto delle sedie offrono le offerte del mercatino € 1.980,00 Per la San Vincenzo NN € 500,00 – un grippo di amiche € 100,00 - NN € 500,00 – Gli amici di G. E. € 100,00 Parrocchia Santi Pietro e Paolo – Agliate Offerte varie Per la visita alla Basilica la Parrocchia di Giussano € 285,00 Matrimoni Maria e Pietro € 350,00 Segreteria Pastorale Presso la casa parrocchiale di Carate, via Caprotti 1 per tutta la Comunità pastorale Spirito Santo. Con il seguente orario LunEDÌ dalle 1.00 alle 1.00 da mARTEDÌ a VEnERDÌ dalle 9.00 alle 1.00 e dalle 1.00 alle 1.00 SABATo dalle 9.00 alle 1.00 È sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti. Per oratorio e Pastorale Giovanile si fa riferimento a don Massimo e collaboratori presso l’Agorà. Per le varie opere Caritas si contatta il Centro d’Ascolto o i referenti presso via Manzoni 12. Centro di Ascolto Caritas mercoledì dalle 9.00 alle 11.00 giovedì dalle 17.00 alle 19.00 Oratorio femminile - tel. 0362.900.384 In segreteria sarà possibile a tutti i fedeli della Comunità Spirito Santo ricevere informazioni, sottoporre necessità o segnalarsi per le attività pastorali. È possibile contattarci anche telefonicamente al n. 0.9001. Negli altri orari è sempre in funzione la segreteria telefonica o il ricevimento fax. È sempre possibile il contatto e_mail Grazie! www.comunitaspiritosanto.it È il nuovo sito della Comunità Pastorale Spirito Santo di Albiate, Agliate, Carate Brianza e Costa Lambro. Invitiamo tutti a consultarlo per conoscere tutte le iniziative delle nostre quattro parrocchie. Cerchiamo poi collaboratori per aggiornare ed ampliare il più possibile questo utile servizio di comunicazione e approfondimento per la vita della Comunità. Da sempre ben piantati nel territorio il Volto di Carate Comunità Pastorale Spirito Santo Siamo presenti nei comuni di: Agrate Brianza - Albiate - Besana in Brianza - Bollate Brugherio - Carate Brianza - Casatenovo - Cinisello Balsamo Cologno Monzese - Desio - Giussano - Lecco - Lissone Mariano Comense - Meda - Milano - Monza - Muggiò Nova Milanese - Paderno Dugnano - Rho - Seregno - Vimercate 9 Sede e Direzione Generale: 20841 Carate Brianza, Via Cusani, 6 - Tel. 0362.9401 www.bcccarate.it Azienda Accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale Direttore Sanitario Dott.ssa Silvana Chioatto Presidio di Carate Brianza Piazza Madonnina 1 20841 Carate Brianza UNITÀ OPERATIVE DI RICOVERO ATTIVITÀ AMBULATORIALI RIABILITAZIONE E DI DIAGNOSTICA SPECIALISTICA Cure Palliative Geriatria Riabilitazione Specialistica con Unità Gravi Cerebrolesioni Riabilitazione Psichiatrica Centri Residenziali Terapeutici Psichiatrici ad elevata assistenza: Comunità Protetta (CPA) Centro Residenziale Terapeutico (CRA) Punto prelievi da lunedì a venerdì dalle ore 8.00 alle ore 9.30 senza appuntamento Visite Specialistiche di Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Diabetologia, Endocrinologia, Epatologia, Fisiatria, Gastroenterologia, Geriatria, Ginecologia, Neurologia, Oculistica, Ortopedia, Pneumologia, Psichiatria, Psicologia, Terapia del Dolore Indagini diagnostiche Elettrocardiogramma, Holter, Ecocardiogramma, Ecografia, Ecocolordopplergrafia (TSA - arti), Elettroencefalogramma, Elettromiografia, Breath Test Tel. 0362.986.1 Fax 0362.991438 Informazioni e Prenotazioni ON-LINE dal nostro Sito Internet www.zucchi-gsd.it per informazioni da lunedì a venerdì 8.30 - 13.00 e 14.00 - 16.30 Tel. 0362 986.510 - Centralino 0362.986.1 e-mail: [email protected] per informazioni ed appuntamenti da lunedì a venerdì 9.30 - 13.00 e 14.00 - 16.00 Tel. 0362.986.540 - Centralino 0362.986.1 e-mail: [email protected] Kinesiterapia Terapie Fisiche per informazioni ed appuntamenti da lunedì a venerdì 8.30 - 12.30 Tel. 0362.986.537 e-mail: [email protected] SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE Assistenza Domiciliare Integrata - ADI Tel. 0362 986.442 con segreteria telefonica Assistenza Domiciliare Cure Palliative Tel. 0362.986.518 con segreteria telefonica per informazioni ed appuntamenti da lunedì a venerdì 9.00 - 20.00 e-mail: [email protected] Studio Medico di ORTOPEDIA TRAUMATOLOGIA Dott. 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