26. Interventi su zone umide Riqualificazione: effetto del qualificare. Definire in base a precise qualità e caratteristiche (Zingarelli, 1999) Ri-assegnazione di un ruolo specifico ad una area Riqualificazione Recupero di aree degradate Obiettivi • garantire il necessario risanamento delle aree degradate • permettere la fruizione da parte della collettività Ripristino di ambienti naturali Obiettivi • ricostituire habitat prioritari • creazione di reti ecologiche • permettere la fruizione da parte della collettività Metodologie di azione e di intervento (spesso di Ingegneria Naturalistica) Riqualificazione Situazioni di degrado origine naturale • difesa del suolo (frana, erosione, piene, ecc.) • ecc. Artificiale (antropica) • • • • cava discarica miniera scarpata da rinverdire • ecc. Origine artificiale Processi di urbanizzazione, industrializzazione, attività agricola, ecc. hanno indotto profonde modificazioni sugli ambienti naturali, aventi funzioni ecologiche ben definite (variazioni di superficie agro-forestale: bosco, zone umide, anse fluviali, ecc.) crisi del sistema ecologico in cui vive l’uomo L’esigenza di mettere in azione piani volti al miglioramento di situazioni di degrado Obiettivo Pianificazione territoriale per la co-esistenza delle esigenze socio-economiche ed ecologiche, salvaguardando l’interesse della collettività Toscana Delibera Consiglio Regionale n. 155 del 20 maggio 1997 “Direttive sui criteri progettuali per l’attuazione degli interventi in materia di difesa idrogeologica” 1. Premessa “Gli interventi in materia di difesa del suolo devono essere progettati e realizzati anche in funzione della salvaguardia dell’ambiente in tutti i suoi aspetti. Compatibilmente con la sicurezza e l’efficacia richieste le opere da realizzare dovranno essere tali da non compromettere l’ambiente biologico in cui sono inserite e dovranno rispettare i valori paesistici dell’ambiente medesimo. Nel momento della progettazione preliminare, dovranno essere esaminate le diverse soluzioni possibili tenendo conto, nella valutazione costi benefici, anche dei costi e dei benefici di tipo ambientale, ed optando per la soluzione che realizza il miglior grado di integrazione tra i diversi obiettivi. “Non desiderate che la natura si accomodi a quello che parrebbe disposto e ordinato per noi, ma conviene che noi accomodiamo l’interesse nostro a quello che ella ha fatto, sicuri tale essere l’ottimo e non l’altro…” Galileo Galilei (1564-1642) Conservazione: “[…] un complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche in uno stato soddisfacente […]” ai fini di promuovere lo ”Stato di conservazione di un habitat naturale” e lo “Stato di conservazione di una specie” (art. 1, D. CEE 92/43, 21.5.’92). Rinaturalizzazione: aggiunta di caratteristiche di naturalità (Malcevschi, 1996) può essere applicato anche a realtà non ecosistemiche recupero di un ambiente naturale antropizzato Rinaturazione: creazione di nuova natura in siti ormai artificializzati (Malcevschi, 1996) Incremento della quantità di natura presente su un dato territorio Artificializzazione del territorio Consapevolezza che l’uomo ha trasformato in modo eccessivo l’ambiente naturale originario con la conseguenza di una quasi completa scomparsa di habitat naturali Artificializzazione ha prodotto la sostituzione della maggior parte degli ecosistemi naturali originari con neo-ecosistemi realizzati dall’uomo (campi coltivati, aree urbane, ecc.) Ecosistema insieme di comunità di esseri viventi vegetali e animali (biocenosi) e del luogo dove essi vivono (biotopo) Un ecosistema ha componenti viventi o biotiche (piante, animali, micro-organismi) e componenti abiotiche (roccia, suolo, acqua, aria, luce, calore). Gli ecosistemi sono collegati da scambi energetici e da cicli materiali (acqua, azoto, carbonio, fosforo) Ecomosaico È la combinazione spaziale e funzionale di ecosistemi fisicamente riconoscibili La frammentazione dell’ambiente naturale Produce una serie di aree naturali circondate da una matrice territoriale dette “isole”. La criticità della frammentazione dipende dalle caratteristiche delle specie a cui si fa riferimento. Il problema della capacità di organismi di spostarsi attraverso la matrice in cui si collocano le isole è influenzato dalla geometria e dalle distanze reciproche tra le unità. Non sempre le isole rappresentano l’unica barriera. La matrice stessa può contenere barriere. La qualità e la funzionalità della rete ecologica dipende anche dalla natura e dalla distribuzione delle barriere presenti nella matrice, oltre che dalle distanze reciproche delle unità e dalla presenza di corridoi di collegamento. Si possono verificare le seguenti situazioni: 1. Presenza di barriere naturali discontinue attraverso una matrice naturale relativamente continua (rupi o scarpate su versanti con pendenze variabili) 2. Presenza di barriere naturali continue attraverso una matrice naturale relativamente continua (fiumi di grandi dimensioni che attraversano aree boscate) 3. Presenza di barriere artificiali continue costituite da manufatti lineari (strade e ferrovie) 4. Presenza di barriere puntuali artificiali entro una matrice naturale continua (centri abitati) 5. Presenza di aree naturali di varia geometria e distanza reciproca entro una matrice a bassa permeabilità (matrice costituita da aree agricole permettono lo spostamento) 6. Presenza di una rete di corridoi di connessione Corridoi ecologici di connessione Una fascia di territorio, con caratteristiche omogenee, che si differenziano dalla matrice in cui si colloca Consentono alla fauna spostamenti da una zona ad un’altra Tipi di corridoi ecologici: 1. Sistemi di siepi e fasce arboree ed arbustive in territori agricoli 2. Sistemi ripari a vegetazione arborea ed arbustiva 3. Fasce arboree ed arbustive legate a infrastrutture lineari (strade, ferrovie, canali artificiali) che attraversano terreni antropizzati 4. Corridoi lineari di vegetazione erbacea entro matrici boscate Il D.P.R. 357/1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” prevede l’utilizzo dei corridoi ecologici. Stepping stones Sono aree di varie dimensioni, poste in modo da costituire un appoggio per trasferimenti di organismi tra grandi bacini di naturalità (unità), quando non esistano corridoi naturali continui. Rete ecologica È l’insieme di unità ecosistemiche di alto valore naturalistico (corsi d’acqua, zone umide, laghetti, siepi, filari, ecc.) presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo funzionale. Il funzionamento dipende dalla natura e dalla disposizione dei suoi elementi costitutivi. Elementi ben funzionanti sono in grado di garantire una elevata biodiversità al fine di avere una rete ecologica ben strutturata ed efficiente. Ingegneria naturalistica “È una disciplina tecnico-scientifica che studia le modalità di utilizzo, come materiale da costruzione, di piante viventi, o di parti di esse, o addirittura di intere biocenosi vegetali, spesso in unione con materiali non viventi come pietrame, terra, legname e acciaio”. (Schiechtl, 1973) L’uso di organismi vegetali nelle opere di sistemazione merita particolare attenzione nelle zone comprese all’interno di aree protette e quelle definite ad elevato valore ambientale. Interventi di Ingegneria Naturalistica Migliorare l’inserimento paesaggistico di indispensabili opere di regimazione idrica o stabilizzazione del suolo. Migliorare la diversità e la qualità ambientale del territorio, riducendo i fenomeni di frammentazione degli habitat ed accelerando i naturali processi di recupero degli ecosistemi degradati • • • • • • • recupero di zone umide realizzazione ex-novo di zone umide ripristino di ex aree estrattive rinverdimento di discariche recupero di ecosistemi fluviali degradati creazione di nuovi ecosistemi forestali (p.e vicino alle aree urbane) ampliamento o nuova creazione di ecosistemi dunali (da associare ad interventi di riduzione di erosione costiera) •…. Parametri di analisi nella valutazione di una zona umida Bilancio idrologico annuale e stagionale Livelli massimo e minimo Durata di sommersione per le varie zone Portate e modelli di flusso Idrologici Tempi di ritenzione Precipitazioni nel bacino Caratteristiche delle correnti Composizione del substrato Collegamenti col reticolo idraulico Copertura del bacino ed erosione del suolo Interrimento ed erosione Processi di erosione principali Tasso di erosione superficiale Tasso di deposito dei sedimenti Bilancio erosione/deposito Colore Temperatura Ossigeno (BOD, COD) Qualità delle acque Sedimenti in sospensione Caratteristiche chimiche e fisiche Caratteristiche microbiologiche Specie vegetali acquatiche ed habitat derivati Specie vegetali ripariali ed habitat derivati Specie acquatiche e ripariali ed habitat Specie vegetali ed animali autoctone ed alloctone Specie minacciate e a rischio di estinzione Specie microinvertebrate e vertebrate indicatrici Impatti sulle zone umide naturali “ogni causa capace di generare alterazione degli equilibri esistenti in un’area altrimenti soggetta alle sole trasformazioni legate alla sua naturale evoluzione. Costituisce, quindi, motivo di impatto anche ogni causa perturbatrice della velocità di variazione della dinamica evolutiva comunque presente” Hanno subito l’aggressione delle varie forme di inquinamento, reagendo con alterazioni ambientali. Il notevole incremento dei territori urbanizzati ha inoltre alterato la dinamica dei deflussi delle acque provocando, in molti casi, variazioni rapide e significative nella portata dei corsi d’acqua. Alterazione delle caratteristiche ambientali Riduzione numerica delle zone umide Contrazione delle superfici Interrimento Mancanza di gestione della componente vegetale Modifiche dell’assetto dei territori circostanti Effetti di disturbo Alterazione dei parametri idraulici Volumi e regimi • variazioni di volume degli invasi indotti dalle bonifiche • abbassamento del letto dei fiumi • abbassamento del livello di falda per eccessivo sfruttamento • prelievo e sfruttamento idrico superficiale • canalizzazioni • modifica delle portate Modifica di sponde e argini • rettifica degli argini • cementificazione Qualità • inquinamento diffuso di acque superficiali e profonde • riduzione presenza ossigeno • temperatura Approccio gestionale BACINO SUPERIORE ZONA UMIDA BACINO INFERIORE ZONE DI MARGINE “Le attività di gestione all’interno delle zone umide possono avere impatti sostanziali sulle comunità biotiche che si sviluppano a valle o a monte delle stesse, nel raggio di una distanza dipendente dalla capacità di movimento degli organismi che in qualche modo sono legati alle zone umide”. Interventi di conservazione delle zone umide Conservazione: “[…] un complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche in uno stato soddisfacente […]” ai fini di promuovere lo ”Stato di conservazione di un habitat naturale” e lo “Stato di conservazione di una specie” (art. 1, D. CEE 92/43, 21.5.’92). Per le zone umide del nostro Paese, gli interventi di conservazione ambientale possono essere distinti in (Bresci & Sorbetti Guerri, 2002): • interventi di manutenzione • interventi di ripristino: - recupero funzionale - ricostituzione - realizzazione ex-novo Interventi di manutenzione Si intendono quelle operazioni finalizzate a garantire la permanenza delle condizioni ottimali sia negli ambienti umidi già caratterizzati da assetti funzionali preesistenti sia in quelli di nuova realizzazione. Nel caso in cui la zona umida sia ancora soggetta alle pratiche “storiche” di utilizzazione dei suoi prodotti, gli interventi di manutenzione, sia sulla componente idraulica che su quella vegetale, si identificano con queste. Padule di Fucecchio Interventi di ripristino 1. Recupero funzionale è rappresentato da quel complesso di interventi che hanno lo scopo di aumentare l’efficienza di una zona umida esistente per migliorare la sua funzionalità, senza però apportare marcate modifiche strutturali al sistema. Tali interventi si rendono di norma necessari nelle aree ove è stata abbandonata da tempo ogni pratica di gestione, con la conseguenza che negli ecosistemi si sono innescati processi evolutivi verso forme ambientali che mostrano evidenti differenziazioni rispetto ai caratteri tipici delle zone umide. Interventi di ripristino 2. Ricostituzione Si intende il complesso degli interventi che hanno lo scopo di ricostituire una zona umida in un’area che aveva originariamente tale destinazione e che, essendo stata sottoposta a radicali trasformazioni, ha perso definitivamente i caratteri tipici palustri. È questo un caso molto comune nelle zone contigue agli attuali crateri palustri ove sono stati condotti, in passato, interventi di bonifica. Questi territori si dimostrano particolarmente vocati alla ricostituzione di zone umide, soprattutto laddove sono presenti terreni agricoli di scarso valore produttivo, perché non richiedono, di norma, interventi molto impegnativi per ricondurli a tipologie palustri. Interventi di ripristino 3. Realizzazione ex-novo Per realizzazione ex-novo o creazione di zone umide, si intendono quegli interventi mirati alla realizzazione di ambienti umidi in aree che non hanno avuto, almeno in tempi recenti o, più spesso, hanno definitivamente perso, il carattere di comprensori palustri. Si caratterizzano per la loro spiccata artificialità, per le notevoli trasformazioni che inducono sul territorio e per il non indifferente impegno economico che quasi sempre richiedono. Ciò, in particolare, quando non si configurino come operazioni limitate alla rinaturalizzazione di bacini preesistenti generati dall’attività umana come, ad esempio, ex cave di inerti, vasche industriali, laghetti per irrigazione, ove sia già presente la componente idrica. Tali interventi si dimostrano di notevole interesse ed importanza al fine di ricostruire una rete diffusa sul territorio di ambienti umidi idonei alla vita di numerose specie ornitiche, anche di notevole pregio. Lago artificiale da caccia nella piana fra Firenze e Sesto Fiorentno Le componenti della progettazione di interventi di riqualificazione Principi base 1. Identificazione delle funzioni da recuperare o ricreare nella zona umida esistente • • • • Biologico-naturalistiche Idrauliche Miglioramento qualità delle acque Sociali 2. Identificazione del sito più appropriato per la creazione ex-novo di zona umida I siti migliori sono quelli dove in passato esistevano zone umide Principali fasi progettuali della conservazione di zone umide determinazione delle caratteristiche di base dei siti prescelti identificazione delle funzioni palustri definizione degli obbiettivi manutenzione recupero funzionale ricostituzione realizzazione ex novo analisi e selezione di siti alternativi definizione dei criteri di verifica dei risultati definizione dei criteri di monitoraggio stesura del progetto realizzazione del progetto Sistemi coinvolti nella conservazione di zone umide • • • • il sistema idraulico la componente vegetale la componente animale l’assetto globale del territorio Principi fondamentali per una corretta progettazione di conservazione di zone umide – preferire sistemi che richiedano la minima manutenzione – progettare sistemi che possano utilizzare energie naturali come quelle dei corsi d’acqua e delle maree – progettare tenendo conto del contesto ambientale e del clima - prevedere risultati a medio-lungo termine (possono essere necessari anche diversi anni prima che la vegetazione si insedi completamente e si generino le condizioni per la colonizzazione da parte della fauna selvatica) - prevedere fasce di transizione attorno alle aree di intervento - progettare le zone umide come zone di transizione fra terre emerse ed eventuali sistemi acquatici ad acque profonde - non eccedere nell’artificialità, né prevedere strutture rigide, lineari e troppo regolari - progettare per massimizzare la vitalità dell’ecosistema e minimizzare i costi Tipologie operative per la conservazione degli ambienti palustri finalizzate ad intervenire sulle componenti strutturali finalizzate alla pratica gestionale INTERVENTI SULLA COMPONENTE STRUTTURALE COMPONENTE IDRICA COMPONENTE VEGETALE ASSETTO GENERALE realizzazione, ripristino e adeguamento del reticolo idraulico incremento dell'eterogeneità delle specie realizzazione e ripristino di profili irregolari di sponde e argini realizzazione di impianti e manufatti per l'approvvigionamento delle acque ripristino della vegetazione tipica creazione di isole, spiagge e zattere galleggianti ancorate realizzazione di strutture per la prevenzione dell'interrimento ricostituzione di gruppi arborei creazione di zone filtro differenziazione della profondità dei fondali realizzazione di fasce permanenti di vegetazione spontanea e coltivata creazione di nuove aree allagabili realizzazione di strutture per il controllo della qualità delle acque realizzazione di aree di pastura con specie coltivate suddivisione in comparti INTERVENTI SUGLI ASPETTI GESTIONALI COMPONENTE IDRICA COMPONENTE VEGETALE ASSETTO GENERALE manutenzione del reticolo idraulico conservazione dell'eterogeneità delle specie mantenimento di profili irregolari di sponde e argini gestione delle acque mantenimento della vegetazione tipica incentivazione di pratiche agricole a basso impatto prevenzione dell'interrimento cure colturali sui gruppi arborei mantenimento funzionale di zone filtro mantenimento della differenziazione della profondità dei fondali mantenimento delle fasce di vegetazione spontanea e coltivata controllo della qualità delle acque Padule di Fucecchio: manutenzione su un canale minore Spesso si rende necessario il recupero di canali esistenti o la realizzazione di nuovi per valorizzare, dal punto di vista naturalistico, aree che altrimenti sarebbero destinate a degrado. Padule di Fucecchio L’estensione delle unità colturali tipiche dell’agricoltura intensiva, periodicamente prive di vegetazione, rappresenta un ostacolo al collegamento fra le diverse biocenosi. La realizzazione di “stepping stones” consente di ricreare connessioni tra lembi di vegetazione ed habitat naturali, incrementando sia la loro estensione che il loro livello di collegamento. Programmazione degli interventi attuare interventi di recupero naturalistico in zone fortemente impoverite dal punto di vista faunistico per tentare di innescare almeno una inversione di tendenza in aree già compromesse attuare interventi conservativi in aree che presentano una discreta o buona idoneità complessiva, al fine di migliorare ulteriormente i collegamenti tra le parcelle residue Si dovrà intervenire su appezzamenti di superficie ridotta ma distribuiti in maniera tale da ricucire tra loro zone già idonee, al fine di ottenere una superficie adatta più estesa e vicina ai valori teorici ottimali. Principali esigenze della componente animale relative alle caratteristiche strutturali degli ecosistemi palustri Classi di profondità Specie o gruppi Uccelli 0 – 50 cm 50 - 200 cm Morfologia Rive dolcemente digradanti Banchi di sabbia o fango senza vegetazione Isole A S S S S AS S S S Anatre di sup. A Anatre tuffatrici A Aironi A Folaghe A Laridi e Sterne A A ARS ARS Limicoli A A ARS ARS Martin pescatore A A A A Passeriformi Rettili Svassi A Altri Rallidi A A Natrici A AS A Sauri Testuggine palustre Anfibi A A ARS ARS ARS AS AS AR ARS Rane ARS AS AS AS Raganella ARS AS Rospi ARS AS AS AS Pesci ARS Insetti ARS A: alimentazione; S: sosta; R: rifugio ARS Principali esigenze della componente animale relative alle caratteristiche vegetazionali degli ecosistemi palustri CARATTERISTICHE VEGETAZIONALI Specie o Gruppi Colture artificiali ARS ARS ARS A ARS R R AS ARS AS AS A ARS AS AS A ARS ARS Idrofite galleggianti Canneti Anatre di superficie A A Anatre tuffatrici A Aironi Folaghe Uccelli Vegetazione erbacea bassa Idrofite sommerse A Laridi e Sterne ARS Passeriformi Svassi Altri Rallidi Natrici AS AS ARS ARS RS A ARS ARS AS AS AS AS AS AS AS Rane ARS ARS ARS Raganella ARS ARS ARS Rospi ARS ARS Pesci ARS ARS ARS Insetti ARS ARS ARS A: alimentazione; S: sosta; R: rifugio ARS RS Sauri Testuggine palustre Anfibi RS Limicoli Martin pescatore Rettili Alberi e arbusti ARS AS AS AS AS AS ARS ARS AR Componente idrica Realizzazione, ripristino, manutenzione del reticolo idraulico adeguato reticolo di canali consentendo una razionale circolazione delle acque costituisce condizione indispensabile sia per la sopravvivenza sia per la costituzione di una zona umida Componente idrica Il reticolo minore risente maggiormente della scarsa manutenzione eccessivo sviluppo della vegetazione accumulo di sedimenti interruzioni localizzate dei flussi idrici con peggioramanto delle caratteristiche degli habitat Componente idrica La manutenzione della funzionalità del reticolo idraulico costituisce il requisito di base per la sopravvivenza, la gestione e la valorizzazione di una zona umida. Componente idrica Componente idrica Svolgimento di operazioni di manutenzione nel Padule di Fucecchio Componente idrica Controllo della vegetazione, protezione delle sponde, controllo dell’erosione/interrimento Componente idrica Opere idrauliche per la regolazione delle acque paratoie, canali di derivazione consentono la regolazione del flusso idrico all’interno delle varie zone palustri e quindi la gestione dei livelli idrici Componente idrica pompaggio delle acque per il riempimento degli invasi dopo le periodiche lavorazioni del fondo, per il mantenimento dei tiranti richiesti e per la regolazione delle acque per consentire i necessari ricambi Attenzione al corretto posizionamento della zona di immissione e emissione Componente idrica Manufatti di scarico • permettere di effettuare, attraverso l’azionamento di opportune paratoie, le necessarie variazioni stagionali dei tiranti idrici • lo scarico in condizioni di sicurezza in caso di eccessi idrici • realizzati secondo tipologie e dimensioni idonee per la raccolta della fauna ittica al momento del totale svuotamento (disegno F. Sorbetti Guerri) Componente idrica Mantenimento e ripristino di profili irregolari di sponde e argini • perimetro irregolare dell’area • presenza di insenature • sponde che digradano dolcemente verso l’acqua creano le condizioni ambientali ottimali per la vita di molte specie animali (disegno F. Sorbetti Guerri) Componente idrica Modalità per rendere irregolari i perimetri dell’area umida • aumento dei siti di nidificazione • diminuzione delle possibilità di disturbo reciproco • riduzione della frequenza delle dispute territoriali fra le varie coppie – rimodellamento delle sponde attraverso l’escavazione e il riporto del materiale in tratti contigui – creazione di prolungamenti dell’area umida nella zona asciutta – creazione di penisole che si protendono verso gli specchi d’acqua – realizzazione di fossi di collegamento con bacini realizzati ex-novo Componente idrica Differenziazione della profondità dei fondali (disegno F. Sorbetti Guerri) a) zona ripariale, occupata da vegetazione igrofila erbacea, arbustiva ed arborea, idonea alle diverse esigenze vitali di specie animali terrestri, all’alimentazione ed alla nidificazione di acquatici, ecc. b) zona con acque profonde pochi centimetri ove si determinano condizioni ottimali per l’alimentazione di limicoli c) zona con acque profonde fino a 30-40 cm frequentata da ardeidi, anatidi di superficie, ecc. d) zona ad acque più profonde ideale area di alimentazione di anatidi, anseriformi, ecc. Componente idrica • • • • operazioni di escavazione creazione di isolotti (anche galleggianti ancorati al fondo) modellamento delle sponde allagamento di terreni marginali non più funzionali alle attività agricole Componente idrica isolotti in terra o galleggianti Fascine interventi di impianto e di semina, per favorire lo sviluppo della vegetazione in modo da renderli più idonei alla vita delle specie animali selvatiche Componente idrica Fascinata spondale Componente idrica Fascinata spondale viva con culmi di canna Stabilizzazione di sponda di neoformazione da dragaggi a bassa pendenza su substrati limo sabbiosi in aree lagunari o stagnanti o soggette a moto ondoso di lieve entità • fascine di culmi di canna (Phragmites australis) di 80 ÷ 120 cm di lunghezza e di ø di circa 10 cm • fissate al substrato con picchetti di legno o di ferro di 0.6 ÷ 1 m, • infossate nel limo per circa 1/3 2/3 del diametro, disposte lungo la linea di battigia Componente idrica Rullo spondale con zolle (pani) di canne Protezione immediata della sponda. Le canne del rullo e i provvedimenti che in genere vengono abbinati sulla restante superficie della sponda (fascinate, rizomi, ecc.) garantiscono il consolidamento e la rapida rivegetazione delle sponde. 1. Formazione di un solco di 40 x 40 cm 2. Posizionamento di pali di legno verso l'esterno del solco rispetto alla sponda, in quantità e distribuzione in funzione del substrato, in genere a distanza l'uno dall'altro di 1 m 3. Stesura del telo di rete già rivestito con la stuoia o il tessuto sintetico filtranti 4. Riempimento con materiale sabbioso-limoso 5. Riempimento con pani di canne 6. Chiusura superiore, con punti di ferro, del telo di rete a formare un cilindro di ø 40 - 60 cm 7. Eventuale raccordo con la sponda mediante impiego di fascine o ramaglie vive Componente idrica Rullo spondale con zolle (pani) di canne Componente idrica Rullo spondale in fibra di cocco Cilindri in rete di fibre di cocco o in fibra sintetica e/o metallica zincata e plastificata, riempiti con fibre di cocco a formare dei rulli di diametri da 20 a 60 cm e lunghezza da 3 a 6 m. Componente idrica Pennelli vivi Componente idrica Allagamento di porzioni di terreni In tratteggio le aree dove sono previsti interventi di ampliamento dell’area allagata in una porzione di territorio protetta del comprensorio di Fucecchio (A.T.C. 16, Pistoia). Componente idrica Controllo dell’interrimento Rappresenta il problema più grave e diffuso per la conservazione delle zone umide Possibili soluzioni • impedire l’entrata di acque ricche di materiale solido, mediante opere di regolazione, realizzare canali deviatori e vasche di colmata • accumulo nell’area umida Componente idrica Controllo dell’interrimento Periodica escavazione del materiale solido depositato sul fondo dei canali può consentire il regolare movimento delle acque all’interno della zona umida Padule di Fucecchio Riserva Regionale Padule di Fucecchio Provincia di Firenze Superficie: 25,00 ha Provincia: Firenze Istituzione: D.C.P. 136 - 21/09/1998 Provincia di Pistoia Superficie: 207 ha Provincia: Pistoia Istituzione: CP/PT/61 - 27/05/1996 Padule di Fucecchio L’andamento delle quote nel cratere del Padule di Fucecchio Rilievo plano-altimetrico Isoipse 12,60 m 13 m 13,50 m 14 m Reticolo idrografico N W E S 1 0 1 2 3 4 Km Padule di Fucecchio In posa su un “barcone” per il trasporto delle merci (1930-40) Il trasporto delle erbe palustri in una foto storica del Porto de Le Morette (circa 1930) Padule di Fucecchio Il caratteristico “barchino” oggi Il caratteristico “barchino” per la caccia in Padule (circa 1960) Padule di Fucecchio Il Porto de “Le Morette” Era una piccola darsena con gli argini sostenuti da muri di pietra (1700) Oggi trasformato in osservatorio faunistico 9 febbraio ’04 Padule di Fucecchio 16 luglio ‘04 27 agosto ‘04 Padule di Fucecchio 9 novembre ‘04 12 dicembre ‘04 Padule di Fucecchio 4 maggio ’05 11 luglio ‘05 Padule di Fucecchio 1 agosto ‘05 16 agosto ‘05 Lavori annuali di sfalcio Padule di Fucecchio 7 settembre ‘05 Interventi per il recupero di bacini profondi Bacini artificiali (ex-cave estrazione di inerti) (disegno F. Sorbetti Guerri) rive molto scoscese e una profondità delle acque troppo elevata per consentire lo sviluppo della vegetazione palustre Interventi per la realizzazione ex-novo di zone umide • semplici interventi di movimenti terra (50 cm a 2 m) • impianti di specie vegetali erbacee, arbustive e arboree • impegno economico per la gestione e manutenzione (disegno F. Sorbetti Guerri) La creazione di nuove zone umide Tali zone risultano essere allagate per almeno il 60% dell'area interessata, e la presenza di acqua deve essere garantita per almeno 8 mesi (da ottobre a maggio). Gli interventi previsti per la creazione di una nuova zona umida sono: • rimodellamaneto del piano di campagna al fine di creare aree a differente profondità del tirante d'acqua, con una profondità massima di 2 m; • realizzare un profilo tale da consentire lo sviluppo di una fascia di vegetazione palustre per almeno 5 m su % del perimetro della zona umida; • sulla restante superficie devono essere realizzate delle piantagioni forestali a gruppi alternate con radure a vegetazione erbacea; • costruzione di isolotti Il perimetro della zona umida deve essere il più irregolare possibile Le zone umide possono essere di diversa tipologia: 1. 2. 3. 4. Zona umida ad acque basse Zona umida ad acque profonde Zone umide a lanche nel bosco Praterie umide 1. Zone umide ad acque basse Le aree a zona umida delle acque basse costituisco un ambiente ideale per l'alimentazione e la riproduzione degli uccelli acquatici, in pratica si tratta di aree aventi un tirante d'acqua perenne di 30-35 cm. Gli argini perimetrali, in prossimità di queste zone, devono essere estesi a 3 metri di larghezza, in modo da poter effettuare la piantagione di una fascia arborea-arbustiva. 2. Zone umide ad acque profonde (max 2 metri) L'intervento di creazione di nuove zone umide deve prevedere dei settori ad acqua bassa, con profondità variabile dai 15 cm ai 70 cm, alternati a settori con acqua relativamente alta (da 1,5 a 1,90, mediamente 1,2-1,3 m), al fine di creare un'alternanza tra acque stagnanti e libere, originando una diversificazione ambientale tipica delle aree umide naturali. Il profilo delle sponde e del fondo deve prevedere una gradualità nella differenziazione dei livelli per consentire lo sviluppo delle successioni vegetali acquatiche. Gli argini devono avere una larghezza tale da consentire la piantagione di fasce arboreo-arbustive alternate a piccole radure. 3. Zone umide a lanche nel bosco Questa tipologia d'intervento si riferisce alla creazione di complessi prato umido-bosco, utilizzando come riferimento le tipologie precedenti. Il rapporto spaziale fra i diversi ambienti che si vanno a creare può essere: 50% superficie allagata, 20% canneto e 30% bosco planiziale con tipologia ecologicamente coerente. 4. Praterie umide I prati umidi vengono realizzati attraverso la creazione di zone alternate a vegetazione erbacea e fasce/aree allagate. La conformazione morfologica deve essere creata in modo da ottenere un'alternanza tra dossi e piccole depressioni in cui l'acqua può rimanere e che vengono sfalciate periodicamente e ripulite durante i periodi di arciutta. La maggior parte della superficie deve essere mantenuta a prato. AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA GR.7 via Buozzi, 55 - 58100 Grosseto PROGRAMMA DI INTERVENTO PER I MIGLIORAMENTI AMBIENTALI AI SENSI DELL’ART. 48 L.R. 3/94 e successive modifiche ed integrazioni ANNO 2009 - 2010 MODALITA’ PER L’ACCESSO AI FONDI E PROCEDURE DI ATTUAZIONE 1) Soggetti beneficiari: Possono accedere al presente bando gli imprenditori agricoli singoli o associati, i proprietari e i conduttori di terreni agricoli ricadenti nei Comuni compresi nel territorio libero alla caccia, nelle Zone di Ripopolamento e Cattura, nelle Zone di Rispetto Venatorio e nelle Zone Particolari di Caccia gestite dall’ATC. 2) Modalità di presentazione della domanda: Le richieste di contributo relative agli interventi previsti dal presente Programma di miglioramento agricolo ambientale dovranno essere inoltrate al Comitato di Gestione dell’ATC in cui ricade il fondo, mediante presentazione di una domanda (modello A) redatta in carta semplice entro il 31 luglio 2009. 6) Interventi ammessi a contributo: n. 5: Recupero e realizzazione di punti acqua TIPOLOGIA DI INTERVENTO - Si prevede il recupero di vasche di abbeverata, sorgenti, ecc., nonché il miglioramento dei punti acqua esistenti al fine di renderli fruibili da parte della fauna selvatica (rimodellamento localizzato di tratti di sponda di invasi artificiali, ecc..). FINALITA’ DELL’INTERVENTO - Maggiore distribuzione delle disponibilità idriche a favore della fauna selvatica. TECNICHE DA ADOTTARE - Recupero di punti idrici preesistenti e convogliamento delle acque reflue in canalette di deflusso. Realizzazione di punti di abbeverata e di ritenzione idrica mediante impiego di materiale precario e facilmente reperibile in loco. DURATA DELL’INTERVENTO - 5 ANNI dalla realizzazione dell’intervento. PRIORITA’ DI INTERVENTO - Aree a carenza idrica; se collegati ad altri interventi. COSTO DELL’INTERVENTO - Devono computarsi: il costo del materiale e dei mezzi impiegati, la manodopera per la realizzazione ed il mantenimento dell’invaso. E’ obbligatorio allegare alla domanda un preventivo dettagliato delle spese da sostenere (materiale e manodopera). Contributo massimo ammissibile/punto acqua: per il primo anno con diametro di 3 metri e profondità 80 centimetri €. 400,00 con diametro di 4 metri e profondità 80 centimetri €. 500,00 con diametro di 5 metri e profondità 80 centimetri €. 620,00 Manutenzione e conservazione delle zone umide Questi interventi si configurano come delle misure atte a mantenere le zone umide che con il tempo tenderebbero a scomparire. L'interramento di queste importanti aree (lanche, stagni, paludi, boschi umidi e formazioni alveali) è dovuto principalmente al progressivo interramento per azione dei corsi d'acqua. Gli interventi di conservazione sono: 1) Recupero di zone umide diffuse lungo le rive di corpi idrici o nella matrice agricola • mantenimento dei livelli idrici minimi, con la creazione di manufatti idraulici di regolazione delle acque; • asportazione del sedime in eccesso; • risagomatura delle sponde e dei fondali al fine di ricreare microhabitat di interesse faunistico; • ripristino della vegetazione tra il corpo idrico e la matrice agraria; • ripristino e controllo della vegetazione palustre, con formazione di fasce consistenti di canneto, e modellamento delle stesse con tagli a rotazione in modo da favorire la formazione di anse e canaletti interni; • ripristino e creazione di siepi campestri e fasce boscate 2) Recupero di lanche in via di interramento • regimazione delle acque e riattivazione dei collegamenti idraulici con il corso d'acqua di origine; • rimozione di depositi e sedimenti in eccesso; • tagli di controllo sullo sviluppo della vegetazione acquatica; • sistemazione delle rive e dei fondali al fine di creare microhabitat di interesse faunistico. 3) miglioramento e recupero di boschi prossimi alle zone umide (ontano nero, pioppi e salici, querceti olmeti, querce carpineti) • applicazione di interventi selvicolturali su base tipologica per migliorare e conservare i popolamenti; • creazione di pozze o altre zone umide all'interno del popolamento; Gli interventi di manutenzione e conservazione delle zone umide avvantaggiano le specie d'interesse gestionale come gli anatidi, ma soprattutto le specie d'interesse naturalistico come: uccelli acquatici nidificanti (Marzaiola, Alzavola, Ardeidi, Cavaliere d'Italia, Porciglione), svernanti e di passo (Svassi, Anatidi, Rallidi, Ardeidi, Limicoli), Falco di palude, Passeriformi dei canneti.