Un percorso mistagogico Attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, l’uomo riceve la vita nuova di Cristo. Ora, questa vita, noi la portiamo «in vasi di creta» (2Cor 4,7). Adesso è ancora «nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3). Noi siamo ancora nella nostra abitazione terrena, sottomessa alla sofferenza, alla malattia e alla morte. Questa vita nuova di figlio di Dio può essere indebolita e persino perduta a causa del peccato. Il Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo, ha voluto che la sua Chiesa continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza, anche presso le proprie membra. È lo scopo dei due sacramenti di guarigione: del sacramento della Penitenza e dell’Unzione degli infermi. CCC, 1420-21 «Con la sacra Unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio». Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 15 La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi che mettono alla prova la vita umana. Nella malattia l’uomo fa l’esperienza della propria impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza. La malattia può condurre all’angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio. Ma essa può anche rendere la persona più matura, aiutarla a discernere nella propria vita ciò che non è essenziale per volgersi verso ciò che lo è. Molto spesso la malattia provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui. CCC, 1500-01 Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). CCC, 1503 La Chiesa apostolica conosce un rito specifico in favore degli infermi, attestato da san Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,14-15). La Tradizione ha riconosciuto in questo rito uno dei sette sacramenti della Chiesa). CCC, 1510 Il testo dunque parla di una preghiera e di un rito destinati ad un malato. Si tratta di un rito già tradizionale ("si chiamano i presbiteri") con carattere ecclesiale/comunitario. L’efficacia è collegata alla preghiera della fede nel Signore glorioso. Gli effetti sono «salvare» e «rialzare», da intendersi non solo in senso fisico, ma anche (soprattutto?) in senso spirituale. Questo testo è stato interpretato dalla tradizione come riferentesi al sacramento dell’unzione degli infermi (conc. di Trento), anche se la sua sola esegesi non permette di affermarlo con sicurezza. «Questa Unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio sacramento del Nuovo Testamento dal Signore nostro Gesù Cristo. Accennato da Marco, è stato raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore» Concilio di Trento, Sess. 14a, Doctrina de sacramento extremae Unctionis; DS 1695 – infermo: si tratta di qualcuno che non è in grado di recarsi nell’assemblea; – presbiteri (anziani): probabilmente il termine è già usato in senso tecnico per indicare i capi della comunità, i capi del nuovo Israele (At 14,23). L’atto che essi sono chiamati a compiere doveva già essere un atto ben istituzionalizzato a) A chi si deve dare l'Unzione degli infermi Gravità del male 8. L'Unzione sì deve dare agli infermi, dice l'epistola di san Giacomo, perché ne abbiano sollievo e salvezza. Con ogni premura quindi e con ogni diligenza si deve provvedere al conferimento dell'Unzione a quei fedeli, il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia. Per valutare la gravità del male, è sufficiente un giudizio prudente o probabile, senza inutili ansietà; si può eventualmente interpellare un medico. Ripetizione del sacramento 9. Il sacramento si può ripetere qualora il malato guarisca dalla malattia nella quale ha ricevuto l'Unzione, o se nel corso della medesima malattia subisce un aggravamento. Operazione chirurgica 10. Prima di un'operazione chirurgica, si può dare all'infermo la sacra Unzione, quando motivo dell'operazione è un male pericoloso. Vecchi 11. Ai vecchi, per l'indebolimento accentuato delle loro forze, si può dare la sacra Unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave malattia. Bambini 12. Anche ai bambini si può dare la sacra Unzione, purché abbiano raggiunto un uso di ragione sufficiente a far loro sentire il conforto di questo sacramento. Catechesi 13. Nella catechesi sia pubblica che familiare si abbia cura di educare i fedeli a chiedere essi stessi l'Unzione e, appena ne verrà il momento, a riceverla con fede e devozione grande, senza indulgere alla pessima abitudine di rinviare la ricezione di questo sacramento. Anche a tutti coloro che prestano servizio ai malati si spieghi la natura e l'efficacia del sacramento dell'Unzione. Casi particolari 14. Quanto ai malati che abbiano eventualmente perduto l'uso di ragione o si trovino in stato di incoscienza, se c'è motivo di ritenere che nel possesso delle loro facoltà essi stessi, come credenti, avrebbero chiesto l'Unzione, si può senza difficoltà conferir loro il sacramento. 15. Se il sacerdote viene chiamato quando l'infermo è già morto, raccomandi il defunto al Signore, perché gli conceda il perdono dei peccati e lo accolga nel suo regno; ma non gli dia l'Unzione. Solo nel dubbio che il malato sia veramente morto, gli può dare il sacramento sotto condizione (n. 135). b) Il ministro dell’Unzione degli infermi Ministro dell'Unzione è solo il sacerdote 16. Ministro proprio dell'Unzione degli infermi è il sacerdote soltanto. I vescovi, i parroci e i loro cooperatori, i cappellani di ospedali o di case di riposo e i superiori delle comunità religiose clericali, esercitano in via ordinaria questo ministero. 17. È loro compito e loro dovere, con la cooperazione di religiosi e di laici, preparare al sacramento i malati e coloro che li assistono, e conferire poi ai malati stessi l'Unzione. Spetta all'Ordinario del luogo regolare eventuali celebrazioni comunitarie per il conferimento dell'Unzione a malati provenienti da varie parrocchie o da ospedali diversi. 18. Gli altri sacerdoti possono conferire l'Unzione con l'assenso del ministro indicato al n. 16. In caso di necessità, basta l'assenso presunto, con l'obbligo però di informare a suo tempo il parroco o il cappellano dell'ospedale. Presenza di più sacerdoti 19. Quando al capezzale di un malato ci sono due o più sacerdoti, nulla vieta che uno di essi pronunzi le preghiere e faccia l'Unzione con la formula sacramentale prescritta, e gli altri si spartiscano fra di loro le varie parti della celebrazione: riti iniziali, lettura della parola di Dio, invocazioni, monizioni. Ognuno di essi può imporre le mani sul malato. Colore liturgico bianco RITI INIZIALI 70. Il sacerdote, entrando dal malato, rivolge a lui e a tutti i presenti un fraterno saluto. Lo può fare con queste parole o con altre simili: Pace a questa casa e a quanti vi abitano. 71. Quindi, secondo l'opportunità, asperge con l'acqua benedetta l'infermo e la stanza, dicendo la formula seguente: Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest'acqua benedetta, il ricordo del Battesimo e la nostra adesione a Cristo Signore, crocifisso e risorto per la nostra salvezza. 72. Poi si rivolge ai presenti con queste parole o con altre simili: Fratelli carissimi, Cristo nostro Signore è presente in mezzo a noi riuniti nel suo nome. Rivolgiamoci a lui con fiducia come gli infermi del Vangelo. Egli, che ha tanto sofferto per noi, ci dice per mezzo dell'apostolo Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati». Raccomandiamo dunque il nostro fratello infermo alla bontà e alla potenza di Cristo, perché gli dia sollievo e salvezza. 73. Quindi si fa l'atto penitenziale, a meno che il sacerdote non ascolti a questo punto la confessione sacramentale dell'infermo. LETTURA DELLA PAROLA DI DIO 74. Uno dei presenti, o anche lo stesso sacerdote, legge un breve testo della sacra Scrittura. – preghino su di lui: il «su» fa pensare ad una imposizione delle mani; – ungendolo: deve trattarsi di un rito ben conosciuto (Mc 6,13); – nel nome del...: l’espressione può riferirsi – alla preghiera dei presbiteri: cfr. «chiedere nel mio nome» (Gv 16, 23-24); – all’unzione con olio nel nome di... In ogni caso significa: «per ordine», oppure «con la forza del», oppure «a causa del nome», oppure ancora «con l’invocazione del nome»; – Signore = Gesù glorificato (cfr Mc 9,38; Lc 10,17; At 3,6; 4,10; 9,28.34; 1 Cor 5,4; 6,11). RITI DELL'UNZIONE Preghiera litanica e imposizione delle mani Fratelli, rivolgiamo al Signore la preghiera della fede per il nostro fratello N., e diciamo insieme: Ascolta, o Signore, la nostra preghiera. Perché il Signore venga a visitare quest'infermo e a confortarlo con la santa Unzione, preghiamo. Perché nella sua potenza lo liberi da ogni male, preghiamo. Perché nella sua bontà rechi sollievo alle sofferenze di tutti gli infermi, preghiamo. Perché assista quanti si dedicano alla cura e al servizio degli infermi, preghiamo. Perché nella sua misericordia liberi quest'infermo da ogni peccato, preghiamo. Perché quest'infermo mediante la sacra Unzione con l'imposizione delle mani ottenga vita e salvezza, preghiamo. 76. QUINDI IL SACERDOTE IMPONE LE MANI SUL CAPO DELL'INFERMO, SENZA NULLA DIRE. Se vi sono più sacerdoti, ognuno di essi può imporre le mani sul capo dell'infermo. Rendimento di grazie sull'Olio già benedetto 77. Quindi il sacerdote dice la seguente preghiera di rendimento di grazie sull'Olio già benedetto: Benedetto sei tu, o Dio, Padre onnipotente, che per noi e per la nostra salvezza hai mandato nel mondo il tuo Figlio. R. Gloria a te, Signore! Benedetto sei tu, o Dio, Figlio Unigenito, che ti sei fatto uomo per guarire le nostre infermità. Benedetto sei tu, o Dio, Spirito Santo Paràclito, che con la tua forza inesauribile sostieni la nostra debolezza. Signore, il nostro fratello N. che riceve nella fede l'unzione di questo santo Olio, vi trovi sollievo nei suoi dolori e conforto nelle sue sofferenze. Per Cristo nostro Signore. R. Amen. Sacra Unzione 78. Il sacerdote prende l'Olio santo e unge l'infermo sulla fronte e sulle mani, dicendo una sola volta: Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. R. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. R. Amen. – La preghiera della fede, cioè fatta con fede. La fede, secondo Gesù, è necessaria per la guarigione. – salverà il malato: questo testo indica qualcosa di più di «guarire». Può indicare certo la guarigione, ma forse può essere inteso anche in senso spirituale di salvezza dal peccato, di aiuto a non perdere la fede e a comprendere il significato religioso della malattia come partecipazione alle sofferenze di Cristo; Signore Gesù Cristo, che ti sei fatto uomo per salvarci dal peccato e dalle malattie guarda con bontà questo nostro fratello che attende da te la salute del corpo e dello spirito: nel tuo nome noi gli abbiamo dato la santa Unzione, tu donagli vigore e conforto, perché ritrovi le sue energie, vinca ogni male e nella sua presente sofferenza si senta unito alla tua passione redentrice. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. – il Signore lo rialzerà: è lo stesso verbo che viene usato per la risurrezione del Cristo. La frase può significare: Gesù lo farà stare in piedi, oppure: gli darà sollievo; – se ha commesso peccati: malattia e peccato non sono quindi necessariamente collegati, contrariamente a quanto insegnato nella tradizione ebraica; – sarà perdonato: l’effetto principale della preghiera è la «salvezza», la quale comporta, nell’eventualità del peccato, che questo venga rimesso. Padre clementissimo, che conosci il cuore degli uomini e accogli i figli che tornano a te, abbi pietà del nostro fratello N. nella sua agonia; fa' che la santa Unzione con la preghiera della nostra fede lo sostenga e lo conforti perché nella gioia del tuo perdono si abbandoni fiducioso tra le braccia della tua misericordia. Per Cristo Gesù, tuo Figlio e nostro Signore, che ha vinto la morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna, e vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli. Questa presentazione è stata realizzata utilizzando anche materiale reperibile su: http://www.vatican.va/ http://www.maranatha.it/ http://didaskaleion.murialdo.org/