Il sistema preventivo
e l’ecologia
Da una conferenza di Giuliana Martirani
Il quarto manifesto … che propongo è un
manifesto sociale: cioè il sistema preventivo.
Occorre valorizzare le identità plurali e non noi
siamo solo identità plurali.
Un premio Nobel per l’economia ci dice: «Io sono
donna» ed è la prima identità. Poi sono madre,
un’altra identità. Poi sono terrona, un’altra
identità. Poi sono napoletana, un’altra identità.
Poi sono stata sposata ad un canadese e ho figli
canadesi e questa è un’altra identità. Poi sono
europea ed è un’altra identità. Poi sono italiana
ed è l’identità in cui sono nata e mi piace assai.
Il sistema preventivo è quello che ci consente,di
stabilire un patto sociale.
Avete detto bene che il sistema preventivo è
l’arte… Noi dobbiamo smetterla di fare i
professori e diventare ‘maestri’, maestri di vita,
che trasmettono vita e non solo fatti tecnici.
Fare i maestri è un’arte. E poiché l’arte non è
una cosa semplice, ci vuole la comunità
educante.
Il sistema preventivo ci fa fare proprio questo
passaggio: da nemici, ci rende soci. Ci permette
di ascoltare e vivere la bellezza della società.
Don Bosco ha fatto rivivere ai suoi ragazzi la
bellezza di essere ‘comunità’ .
Anche le nostre università, le nostre scuole
devono fare questo passaggio. Non possiamo
solo dichiarare di ‘fare comunità’.
Questo quarto manifesto è pre-politico, ma ci
permette di fare il passaggio alla polis, che è la
nuova Gerusalemme.
Ma questo come ci può essere realmente
consentito?
Forse il silenzio ci può aiutare.
Il silenzio - dice una bellissima poesia bantu - è
estremamente importante per la costruzione
del mondo.
Se non facciamo silenzio, se non facciamo
un po’ tacere la nostra cultura, noi
continueremo a pensare di essere civilissimi
e di definire incivili tutti gli altri.
Dobbiamo ascoltare le culture degli altri e
per farlo ci vuole silenzio. Dobbiamo
ascoltare i cicli bio-geochimici della natura
e far tacere i cicli economici.
Voglio concludere con questa sentenza bantu:
l’uomo non ha né coda né criniera, ha la bocca
che parla e può tacere. La parola costruisce il
villaggio, ma il silenzio costruisce il mondo.
Per attivare un dialogo interculturale ci
vogliono entrambe
Costruisce il villaggio la parola: è necessario il
lavoro micro-locale.
Ma il silenzio costruisce il mondo: fonte di
grandi cose è il silenzio. Allora la parola è
origine di gioia. Matura nel silenzio il dolce
frutto che la parola poi farà cadere, la parola è
la chiave della porta ma il battente è il silenzio.
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