Opus concretum Questo è il primo di una serie di quaderni che verranno pubblicati, periodicamente, nei prossimi mesi, da Ance Palermo, per presentare ed approfondire idee e proposte che riguardano il territorio palermitano. Il nome opus concretum, scelto per denominare la collana, ha una doppia valenza: da un lato fa riferimento alla terminologia, usata ai tempi di Vitruvio, per indicare le murature in conglomerato cementizio, dall’altro sottolinea la realizzabilità delle opere. Saranno queste, infatti, le caratteristiche comuni dei temi esaminati nelle varie pubblicazioni: concretezza delle proposte presentate e riferimento al mestiere ed alle capacitá dei costruttori edili. PRESENTAZIONE Giuseppe Di Giovanna Presidente di Ance Palermo L’esperienza di molte città europee ha ampiamente dimostrato come gli interventi di riqualificazione urbana non producono solo il beneficio temporaneo derivante dall’attività edilizia, bensì risultati di lungo periodo, innescando un effetto domino che porta a trasformare spazi abbandonati e marginali, in aree urbane capaci di attrarre attività economiche di lunga durata, con l’insediamento di attività commerciali, turistiche, culturali, ricreative e con l’introduzione di servizi innovativi e di nuove infrastrutture digitali. Anche in Italia abbiamo visto come i programmi di riqualificazione innescati dai Grandi Eventi (come le olimpiadi di Torino, ma anche l’American Cup a Trapani, per non andare lontani) hanno cambiato la percezione nazionale ed internazionale delle due città, ricollocandole al centro di un rinnovato interesse, anche turistico e commerciale, e migliorando la qualità della vita dei cittadini residenti. La riqualificazione urbana, quindi, è elemento decisivo per affrontare il declino delle città e per dare un contributo al superamento della profonda crisi economica in cui versa l’Italia e nella quale non ci si può più aspettare nulla dal contributo della finanza pubblica. Le esperienze realizzate e in corso di realizzazione e le prospettive del settore saranno ampiamente illustrate nell’intervento del professore Maurizio Carta, anche con riferimento a quanto succede a Palermo. L’importanza della riqualificazione urbana è confermata, 3 indirettamente, anche dal masterplan recentemente presentato dall’Associazione degli industriali di Palermo. Confindustria Palermo, pur rappresentando un largo spettro di interessi, che vanno dalle energie alternative alle telecomunicazioni, dal ciclo dei rifiuti ai servizi, pur potendo, quindi, presentare una proposta ampia per il superamento della crisi, ha deciso di concentrarsi esclusivamente su interventi di riqualificazione urbana, facendo redigere da un prestigioso gruppo di architetti genovesi un piano per Palermo, confermando in questo modo che i programmi di riqualificazione hanno una valenza generale che riguarda l’intera economia. Noi di Ance Palermo, pur apprezzando l’iniziativa di Confindustria, riteniamo che il problema non sia quello di trovare nuove idee, ma di fare in modo che quelle che già ci sono vadano a buon fine. E di buone idee in giro ce ne sono tante, come quella che presentiamo in questo incontro, e senza bisogno di andare a Genova per trovarle. Noi riteniamo che il problema principale sia quello di creare un contesto di condivisione e di fiducia reciproca tra le forze politiche, e tra esse e le varie istanze della società. E per far questo occorrono obbiettivi chiari, procedure trasparenti, soggetti credibili. Noi vogliamo dare un contributo per uscire da quella sindrome autodistruttiva che ha contagiato tutta l’attività politica comunale, dal clima di totale sfiducia reciproca dei vari soggetti politici, dalla paralisi assoluta di qualsiasi attività che non sia l’emergenza. Vogliamo dare un contributo per superare quella assurda visione della realtà per cui qualunque pietra spostata è uno “scempio ambientale”, qualunque mattone posato è una “colata di cemento” e qualunque centesimo guadagnato con l’edilizia è una “colossale speculazione”. 4 Secondo questo modo, purtroppo non solo palermitano, di vedere le cose, nessuno degli interventi realizzati in Europa sarebbe sfuggito al giudizio di “scempio ambientale”, “colata di cemento”, “speculazione edilizia” con cui viene bollata qualsiasi proposta di trasformazione del territorio. Intere generazioni di lavoratori palermitani con l’edilizia hanno campato le famiglie, fatto crescere i figli e creato ricchezza e benessere per l’intera società. Noi non possiamo accettare che oggi, in questa città, nessuna proposta che riguarda il settore delle costruzioni riesca ad arrivare alla fine. Con questo convegno e con altri che seguiranno Ance Palermo vuole dare un contributo non tanto per tirar fuori nuovi progetti, ma per un approfondimento di quelli esistenti, e per costruire su di essi un consenso e una condivisione più ampi. Il primo di questi incontri riguarda l’area di proprietà di RFI che si estende dalla Stazione Lolli alla Stazione Notarbartolo e che è stata oggetto di uno studio del Comune di Palermo, finanziato dal Ministero delle infrastrutture. Il progetto verrà illustrato dall’architetto Vincenzo Polizzi, dirigente del Comune di Palermo e redattore, insieme all’ufficio che presiede, dell’elaborato. Noi riteniamo che il lavoro svolto sia di grande qualità e dimostra che per trovare capacità professionali ed ingegno non bisogna necessariamente cercarle lontano. Come ampiamente descritto precedentemente, il ruolo che Ance Palermo intende svolgere con questo incontro, oltre alla diffusione della conoscenza dei contenuti del progetto, è sopratutto quello di mettere in evidenza i punti critici dell’iniziativa proponendo percorsi che ne rendano più facile la realizzazione. Nel caso in questione quelli che a noi sembrano i punti più 5 controversi sui quali ci pare utile sollecitare una riflessione e proporre un approfondimento sono i seguenti: 1.Procedure urbanistiche chiare ed efficaci. Uno dei primi approfondimenti da fare è quello delle procedure urbanistiche finalizzate al cambio di destinazione d’uso dell’area. È questo un momento decisivo perché, in questa fase, si forma la rendita fondiaria. Noi riteniamo che la rendita fondiaria, prodotta dal cambio di destinazione d’uso dell’area, debba essere restituita alla città e non costituire vantaggio solo per la proprietà. In altre parole, a nostro avviso, a fronte di un aumento del valore delle aree, debba essere ceduta gratuitamente al Comune una parte significativa delle stesse (e non solo come aree da standard urbanistici o a scomputo degli oneri di urbanizzazione), in modo che il beneficio venga diffuso a tutta la collettività. Questa prima fase è importantissima perché una procedura non corretta rischierebbe di far perdere molto tempo e non fare raggiungere l’obbiettivo della distribuzione della rendita. Vista l’importanza dell’argomento abbiamo chiesto al professore Giuseppe Gangemi, ordinario di Urbanistica presso la facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, uno dei massimi esperti dell’argomento, di fare una approfondimento su questo tema. 2.Assoluta qualità dell’architettura. L’esperienza dimostra che fondamentale per il successo delle iniziative di riqualificazione urbana é la qualità del progetto di architettura. Noi crediamo che tutto l’intervento sia interessato da una progettazione unitaria affidata ad un professionista internazionalmente riconosciuto. Il Comune di Palermo 6 dovrà essere il protagonista di questa fase indicendo un Concorso di progettazione internazionale per inviti, con la preselezione di un ristretto numero di architetti di rilevanza mondiale. Il progetto dovrà essere connotato degli standards più elevati di efficienza energetica e di compatibilità ambientale. Sarà poi fatto obbligo ai diversi soggetti attuatori degli interventi di far eseguire il progetto esecutivo allo stesso progettista selezionato dal Comune e vincitore del concorso. 3.Ampio coinvolgimento delle imprese siciliane. A fronte di una progettazione unitaria, la realizzazione, a nostro avviso, non dovrà essere necessariamente affidata interamente ad un unico soggetto. Noi riteniamo, invece, che bisogna evitare i maxiappalti che tagliano fuori tutta l’imprenditoria siciliana. Chiediamo che il progetto generale venga attuato con interventi funzionalmente autonomi di dimensione medio-piccola. Gli affidamenti dovranno avvenire con procedure aperte, trasparenti, controllate sotto il profilo della legalità, come si dirà appresso. In questo modo sarà possibile aumentare il consenso, anche sociale, all’iniziativa in quanto le imprese locali si sentiranno parte in causa del processo di realizzazione. 4.Strumenti finanziari. È evidente che il finanziamento dell’intera iniziativa costituisce un punto di criticità dell’operazione. Secondo il progetto del Comune tutte le risorse necessarie per la realizzazione sono ricavate dalla concessione della possibilità edificatoria e le volumetrie ammesse sono strettamente necessarie a permettere, senza oneri per il Comune, la realizzazione delle opere pubbliche. 7 Noi non sappiamo se, con l’attuale riduzione dei valori immobiliari e con la crescita dei costi di costruzione, l’equilibrio previsto nello studio sussista ancora, riteniamo, però, che l’idea che l’intervento debba autofinanziarsi sia condivisibile. Ciò non toglie che vadano, comunque ricercati anche tutti gli eventuali apporti di capitale pubblico, sopratutto a fondo perduto, attualmente conseguibili. Sull’aspetto delle risorse pubbliche attivabili abbiamo chiesto una relazione al dottor Cristian Matraia, che è un grande esperto di queste tematiche, mentre la parte dei finanziamenti privati verrà svolta dal dott. Raffaele Mazzeo. della città, come quello ora proposto, siano al centro del confronto elettorale. Per quanto ci riguarda, anche su altre questioni, cercheremo di dare un contributo concreto, com’è nelle caratteristiche proprie della categoria che rappresentiamo, per affrontare problemi che, se risolti, potrebbero dare un’importante scossa alla nostra economia. 5.Rischio di infiltrazioni mafiose. Siamo perfettamente consapevoli che, per una operazione di queste dimensioni, il rischio di infiltrazioni della mafia sia molto alto. Riteniamo, pertanto, che tutti i passaggi, fin dall’inizio, debbano essere siano passati al vaglio di una apposita Commissione presieduta dal Prefetto. Se ciò non è possibile in base alle norme vigenti, noi chiederemo al Parlamento una legge speciale affinché ciò sia attuabile. Siamo convinti, infatti, che il rischio di infiltrazioni della mafia deve essere uno stimolo alla vigilanza e a mettere in campo tutti gli strumenti per contrastarla e non sia più un comodo alibi dietro cui si nascondono quelli che vogliono che non si faccia nulla. La realizzazione di interventi complessi come quello analizzato, presuppone l’esistenza di una classe politica locale totalmente diversa da quella che è attualmente al Governo della città e nell’attuale Consiglio Comunale. Noi auspichiamo che ciò possa avvenire con le prossime elezioni amministrative e ci auguriamo che i temi che riguardano il futuro 8 9 Strategie urbane Maurizio Carta Ordinario di Urbanistica Università di Palermo 1. Il piano strategico per Palermo Capitale La storia gloriosa della città di Palermo e il rango di capitale nel contesto europeo, la sua identità profondamente interculturale, il suo orizzonte di città metropolitana del Mediterraneo, ma anche le criticità ed i problemi, nonché i processi di trasformazione e riqualificazione in atto ed i progetti di sviluppo avviati richiedono di essere ricondotti ad una visione strategica del futuro della città. Solo così essi potranno garantire la loro efficacia e potenziare opportunità e ulteriori prestazioni. Dobbiamo con chiarezza assumere un approccio allo sviluppo urbano in grado di coinvolgere il reticolo di soggetti politici, economici, professionali, sociali e culturali della città per produrre azioni concrete di riqualificazione e sviluppo. La sempre più aspra competizione tra le città europee ad attrarre abitanti e visitatori, capitali ed attività, finanziamenti ed eventi per assicurare un futuro allo sviluppo urbano richiede da parte di tutti i soggetti territoriali coinvolti nel governo del territorio l’adozione di una prospettiva di chiarezza di percorso, di efficienza programmatica, di efficacia attuativa e prestazionalità di risultato, la quale si traduce nell’acquisizione di nuove capacità tecniche e di nuovi comportamenti amministrativi e progettuali. In particolare il governo del territorio richiede l’incremento di capacità di pianificazione strategica e capacità di promuovere le identità e le risorse all’esterno in modo da alimentare la forza partenariale dell’attuazione degli interventi. Le amministrazioni locali sono quindi chiamate a svolgere nuove e più ampie funzioni rispetto al passato attraverso l’utilizzo 11 di modalità di governo sempre più orientate alla governance dei processi, cioè alla governabilità delle decisioni e delle azioni, utilizzando sempre più il potere di “fare” piuttosto che il potere di “impedire”. Le amministrazioni non possono più limitarsi ad essere semplici fornitrici di servizi alla cittadinanza, ma devono essere soggetti attivi nella produzione della qualità ambientale e culturale, della coesione sociale, della sostenibilità economica e dell’attrattività di risorse per il progetto complessivo di futuro. Amministrazioni impegnate a soddisfare anche la domanda di altri utenti, effettivi e potenziali, in grado di generare ricchezza a livello locale, capaci di alimentare nuove domande di trasformazione compatibile. Lo scenario di competitività e coesione che si prospetta davanti alle amministrazioni richiede la forte consapevolezza della necessità di intraprendere politiche “creative” contro il declino e comunque legate allo sviluppo in un contesto di innovazione dei processi decisionali, di valutazione permanente degli effetti, di concertazione delle scelte e co-pianificazione delle azioni. La consapevolezza della necessità di uno scenario strategico per l’indirizzo dei processi di riqualificazione e sviluppo ha mosso il Comune di Palermo ad avviare, nel 2006, l’elaborazione del Piano Strategico per Palermo Capitale1 con valore di orientamento, indirizzo e coerenza delle trasformazioni territoriali, entro una visione a medio-lungo termine dei futuri assetti della città, del suo ruolo nel contesto Europeo e Mediterraneo, dei suoi fattori competitivi e delle azioni di riqualificazione fisica, sociale, economica e culturale. Il Piano Strategico, completato nel 2011 e recentemente approvato dalla Regione Siciliana, propone a tutti i “portatori di interesse” un processo capace di agire contemporaneamente sull’intera città individuando le necessarie strategie (locali e sovralocali), attivando le relative politiche urbane, redigendo progetti esecutivi di riqualificazione e sviluppo e individuando le conseguenti regole che consentano l’attuazione delle strategie e dei progetti, nella certezza delle decisioni, dei tempi e delle procedure più efficaci. L’innovazione del processo pianificatorio, decisionale ed attuativo persegue quindi la finalità di alimentare l’integrazione dei progetti di valorizzazione di alcune aree, rendendo la città più creativa e competitiva e sollecitando l’interesse dei molteplici soggetti che agiscono nel governo del territorio a compartecipare con l’Amministrazione alla realizzazione e gestione dei progetti di riqualificazione e di trasformazione ed al miglioramento dell’efficienza e delle prestazioni dei servizi collettivi. 1 La fase finale del Piano Strategico è stato promossa dall’Assessore al Piano Strategico Maurizio Carta insieme al Direttore Generale Gaetano Lo Cicero e si è avvalso, con il coordinamento di Margherita Amato, di un Comitato di Coordinamento tra i vari settori dell’Amministrazione coinvolti. L’Assistenza Tecnica è stata fornita dalla Società Ecosfera SpA che si è avvalsa di alcune collaborazioni tecniche. 12 13 La Vision Palermo Capitale vuole tornare ad essere una Gateways City del Mediterraneo ed un nodo metropolitano dell’armatura urbana: una città-porta capace di intercettare i flussi che attraversano le reti lunghe e di fertilizzare i contesti territoriali locali nell’ottica di una nuova strategia di ricentralizzazione mediterranea. La città deve tornare ad interpretare un ruolo di cardine tra Europa e Mediterraneo agendo con vigore entro una visione cosmopolita. Il rango metropolitano della città di Palermo nel contesto europeo, nordafricano e mediorientale, i processi di trasformazione e riqualificazione in atto ed i progetti di sviluppo avviati richiedono, per la loro efficacia e per potenziarne opportunità e prestazioni, di essere ricondotti ad una visione strategica del futuro della città in grado di richiamare tutte le forze politiche, economiche, sociali e culturali della città ad un poderoso principio di responsabilità, capace di produrre effetti concreti di riqualificazione e sviluppo; capace anche di raccordare le iniziative previste alle risorse esistenti, al bilancio comunale ed alle previsioni di entrata connesse ai progetti urbani e ai programmi integrati, nonché di attivare nuovi canali finanziari legati alla innovazione nella valorizzazione urbana. La competizione tra territori per attirare interessi, capitali e persone (fisiche o giuridiche) ed assicurare un futuro alle ambizioni delle città e degli abitanti richiede da parte di tutti i soggetti territoriali coinvolti nel governo del territorio l’adozione di una prospettiva di efficienza programmatica, di efficacia attuativa e prestazionalità di risultato, che si traducono nell’acquisizione di nuove capacità tecniche e di nuovi comportamenti amministrativi e progettuali. In tal senso, il Piano Strategico si sviluppa nella creazione o nel potenziamento dei necessari fattori di contesto territoriale, economico e sociale in grado di assicurare condizioni stabili e 14 durature di competitività e qualità per il territorio metropolitano di Palermo, in un’ottica che sia capace di favorire la crescita della qualità del capitale umano e di conoscenza, il miglioramento del contesto cittadino in termini di dotazione e funzionalità delle infrastrutture che possano incentivare la localizzazione di nuove imprese (e favorire quindi lo sviluppo del sistema occupazionale), lo sviluppo di settori trainanti caratterizzati dall’impiego di qualificati processi tecnologici ed il consolidamento delle forme di partenariato e di integrazione sinergica tra soggetti utili a governare i processi di cooperazione con il Mediterraneo. L’attenzione alla realizzazione di questi elementi di discontinuità e contemporaneamente l’integrazione funzionale ed operativa tra luoghi-risorsa e soggetti-capitale costituiscono i principali fattori strategici, sui quali costruire i necessari “accordi di obiettivo”, che permetteranno di assicurare la sostenibilità dell’intervento e consentiranno al contempo di cogliere i vantaggi competitivi che derivano dall’organizzazione in un sistema integrato, entro una cornice di senso generale, di una serie di interventi avviati negli ultimi anni, ognuno dei quali è caratterizzato da una sua specifica identità e complessità, talvolta puramente coesistenti nello stesso piano spaziale e temporale, ma non sufficientemente interagenti. La vision globale del piano restituisce l’ambizione di un riposizionamento di Palermo quale “gateways city dell’armatura urbana euromediterranea capace di intercettare i flussi che attraversano le reti lunghe e di fertilizzare i contesti territoriali locali nell’ottica della nuova strategia di ricentralizzazione del Mediterraneo. Questo obiettivo richiede: • il potenziamento delle porte del sistema delle grandi reti infrastrutturali, traducendo le energie da esse veicolate in risorse ed economie territoriali in grado di trasformare e perturbare profondamente l’intero contesto territoriale; 15 • il ridisegno complessivo del sistema della grande viabilità e delle infrastrutture di connessione tra le “porte”, il sistema urbano ed il contesto territoriale di riferimento. In particolare, il potenziamento dell’aeroporto richiede in prima istanza azioni che migliorino l’efficienza funzionale del polo aeroportuale ridefinendone il ruolo in un mercato di riferimento più allargato e in grado di assegnare a Palermo la funzione di hub nel contesto mediterraneo. In quest’ottica il masterplan del sistema aeroportuale italiano riconosce l’opportunità di mettere a sistema gli aeroporti di Palermo e Trapani creando un “bipolo aeroportuale integrato” attraverso il miglioramento del collegamento tra i due aeroporti, non più competitori in un mercato ridotto ma polarità di un sistema in grado di competere in un mercato più ampio e in grado di offrire servizi integrati (in termini di differenziazione dell’offerta, servizi di check-in integrato, etc.). La seconda questione legata alla piattaforma aeroportuale di Palermo è quella del miglioramento del collegamento tra l’aeroporto, la città ed sistema orientale della Provincia. I comuni orientali della Provincia di Palermo, infatti, a causa dei tempi eccessivi necessari al raggiungimento dell’aeroporto di Punta Raisi, utilizzano l’aeroporto di Catania, sottraendo a Palermo un ampio bacino d’utenza potenziale. Per risolvere questa criticità, oltre ai lavori già avviati sul passante ferroviario il Piano Strategico di Palermo, propone, in stretta collaborazione con la Provincia e l’Anas, la realizzazione della nuova tangenziale interna come collegamento tra la A19 e la A29. Il nuovo tratto autostradale consentirebbe, infatti, di ridurre i tempi di collegamento tra l’aeroporto, la città e la provincia orientale, eliminando i flussi di attraversamento della città sull’attuale circonvallazione e ridefinendo l’accessibilità al sistema urbano attraverso la creazione di nuovi svincoli connessi a nuove “cadenti” di connessione. Anche il potenziamento del sistema portuale è legato alla ridefinizione del ruolo di Palermo nel sistema di piattaforme portuali del Mediterraneo in cui il porto è il nodo di primo livello 16 della Piattaforma Interregionale della Sicilia Occidentale ed un importante terminale delle autostrade del mare e del corridoio trans-europeo Berlino-Palermo. La vision metropolitana del piano mira a ridisegnare Palermo quale “città policentrica”, il cui valore non è più esclusivamente legato alla sola qualità del suo centro la cui qualità irradiandosi perde forza progressivamente man mano che ci si allontana da esso. L’aspirazione ad un modello città policentrico richiede invece un modello di sviluppo in grado di mettere in moto anche nelle aree periferiche opportunità in grado di valorizzare le risorse ambientali, culturali e le opportunità economiche attraverso funzioni e attrattori in grado di incidere profondamente sulla qualità degli stili di vita della città nel suo insieme. La strategia del policentrismo richiede il ridisegno complessivo del sistema della mobilità urbana; azioni mirate alla creazione di nuove centralità urbane e i poli attrattori; e la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali intese come catalizzatori di qualità e rigenerazione urbana. Le azioni mirate al miglioramento del sistema della mobilità sono indirizzate al generale riassetto del sistema della viabilità urbana ed extra-urbana ed al potenziamento del sistema del trasporto pubblico di massa, attraverso azioni a sostegno della mobilità sostenibile al fine di diminuire la pressione del traffico veicolare privato e al miglioramento della qualità del trasporto pubblico urbano e della mobilità slow. Anche la realizzazione della nuova tangenziale interna contribuisce a migliorare l’accessibilità alle periferie e alle aree a bassa urbanizzazione a ridosso delle borgate agricole, esterne all’attuale circonvallazione e isolate dal resto del sistema urbano: i nuovi svincoli sono stati progettati con particolare attenzione alla prossimità ai grandi quartieri di edilizia pubblica quali Borgo Nuovo, Bonagia, etc. Il Piano mira al ridisegno complessivo del sistema della 17 mobilità urbana migliorando la connessione tra periferie e città centrale attraverso il potenziamento delle cadenti trasversali di collegamento tra nuova tangenziale e l’anello della circonvallazione e la trasformazione di quest’ultima in un nuovo viale urbano e non più barriera tra città consolidata e periferie, attraverso l’alleggerimento del traffico di attraversamento della città grazie alla nuova tangenziale e al miglioramento del livello di permeabilità attraverso la realizzazione di nuovi svincoli e attraversamenti pedonali protetti. La sfida del policentrismo urbano trova nella creazione di nuove centralità un’ulteriore importante strategia in grado di dotare la città di servizi di rango metropolitano, alleggerendo il centro dal sovraccarico funzionale e dalla congestione e di portare qualità e nuova mixitè funzionale nelle aree periferiche maggiormente accessibili grazie al riassetto del sistema della mobilità. Le nuove centralità urbane sono: 1. Polo Città Internazionale della Cultura – Cantieri CulturaliLolli-Notarbartolo: • Cantieri Culturali alla Zisa - polo culturale: incremento e supporto alle attività culturali esistenti e in progetto (Scuola Nazionale del Cinema e Museo Mediterranea d’arte contemporanea); • Ex Stazione Lolli - polo culturale: realizzazione di servizi culturali e ricreativi, rifunzionalizzazione delle strutture dismesse (quali l’ex stazione e la Caserma De Maria) e la riconnessione del sistema dei parchi urbani; • Stazione Notarbartolo - polo creativo e direzionale: copertura con una piastra della trincea ferroviaria in prossimità della stazione Notarbartolo e realizzazione di un nuovo parco urbano, di servizi per la direzionalità ed il tempo libero. 2. Polo congressuale ed espositivo Fiera-Sampolo – FieraCaserma Cascino- Ortofrutticolo-Sampolo-Ucciardone: il progetto prevede la realizzazione di una nuova centralità 18 urbana attraverso la realizzazione di un nuovo polo espositivo e congressuale e di nuovi servizi culturali e ricreativi. Nelle aree della Fiera e della Caserma Cascino si prevede la realizzazione di un polo congressuale ed espositivo con i servizi ad esso connessi; mentre nelle aree della stazione Sampolo, del carcere Ucciardone di cui si prevede la dismissione, e del mercato ortofrutticolo che verrà trasferito a Bonagia, si prevede la realizzazione di servizi culturali, ricettivi, ricreativi e congressuali integrati. 3. Centro direzionale regionale – ex Istituto zootecnico: il progetto prevede la creazione del nuovo Centro Direzionale Regionale nell’area dell’istituto Zootecnico. Il nuovo centro direzionale sarà connesso alla grande viabilità grazie alla prossimità con il tracciato della nuova tangenziale e verrà messo a sistema con altri grandi servizi di rango sovralocale come la prossima Cittadella della Polizia sita in una porzione dell’area dell’aeroporto di Boccadifalco o i servizi per la direzionalità previsti nell’area di Fondo Uditore. 4. Le centralità del sistema sanitario per la realizzazione di nuovi centri d’eccellenza • Polo sanitario con specializzazione pediatrica - Azienda Ospedaliera Cervello: potenziamento e realizzazione di un polo sanitario con specializzazione pediatrica; • Polo sanitario con specializzazione dell’emergenza Azienda Villa Sofia: potenziamento e realizzazione di un polo sanitario con specializzazione in emergenza; • Polo sanitario - Ospedale Policlinico-Civico-Ismett: potenziamento e implementazione della ricerca scientifica e dei servizi per la salute; 5. Il sistema triplice delle centralità sportive e per gli eventi •P olo sportivo Nuovo Stadio - Area Velodromo: realizzazione del nuovo stadio nell’attuale area del Velodromo; • Polo sportivo di Viale del Fante - Area Viale del Fante: potenziamento del polo sportivo per l’atletica e gli altri sport; 19 •P olo sportivo “Città degli sport acquatici” - Bandita: realizzazione del polo sportivo dedicato all’atletica e agli sport acquatici presso il quartiere della Bandita. Sui grandi servizi urbani esistenti, soprattutto il Campus Universitario (ma anche i centri per la ricerca e le grandi strutture sanitarie) il Piano prevede azioni per il miglioramento dell’accessibilità, la riqualificazione degli spazi pubblici adiacenti e la manutenzione degli edifici. Il Piano prevede, infine, la razionalizzazione e il riassetto del sistema dell’accessibilità alle grandi aree commerciali (grandi centri commerciali) e produttive (area ASI di Brancaccio) e l’integrazione con i tessuti urbani adiacenti, nonché il trasferimento dei Mercati generali in un’area prossima al quartiere di Bonagia e connessa con la nuova tangenziale. Al perseguimento del nuovo modello policentrico contribuiscono: • le azioni per la riqualificazione delle borgate marinare il cui ruolo si ridefinisce anche alla luce del potenziamento del sistema dei nuovi porti turistici; • la pianificazione particolareggiata delle aree bersaglio (Foce dell’Oreto e ex Deposito delle Locomotive, ex Gasometro, Borgo Vecchio, Sampolo-Ortofrutticolo-Ucciardone, Acquasanta ed ex Manifattura Tabacchi, Ospizio Marino e Arenella, ex Chimica Arenella) individuate in relazione alle funzioni previste sul waterfront dal nuovo PRP; • la riqualificazione e valorizzazione del Centro Storico attraverso il nuovo Piano Particolareggiato Esecutivo e le politiche di rigenerazione dei tessuti e degli spazi pubblici; • la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica attraverso il miglioramento della qualità dell’abitare e l’attivazione di politiche per l’housing sociale e la riqualificazione degli spazi pubblici. Il nuovo assetto policentrico della città individua nella valorizzazione delle risorse ambientali dei grandi parchi e nelle 20 altre componenti della rete ecologica una importante occasione per il miglioramento della qualità della vita. Le azioni del Piano sono state declinate da un lato in azioni mirate alla tutela, valorizzazione e potenziamento del sistema ambientale della rete ecologica e, dall’altro, in azioni rivolte al miglioramento della fruizione costiera. Le azioni di recupero e salvaguardia del patrimonio naturale esistente dei parchi prevedono: • la creazione del parco fluviale dell’Oreto; • interventi di valorizzazione della riserva di Monte Pellegrino; • interventi di valorizzazione del Parco agricolo di Ciaculli; • interventi di valorizzazione del Parco D’Orleans; • interventi per la connessione e la valorizzazione del sistema dei parchi centrali e dei giardini storici; • realizzazione di nuovi percorsi pedonali e ciclabili di supporto alla realizzazione di una rete ecologica urbana grazie alla messa a sistema delle aree verdi esistenti e al miglioramento dell’accessibilità e della fruibilità. Le azioni rivolte al miglioramento della fruizione costiera sono mirate, invece, al recupero delle relazioni tra la città ed il suo waterfront sia dal punto di vista ambientale (azioni di recupero dei litorali marini costieri) che dal punto di vista delle relazioni funzionali in esso presenti attraverso il recupero di alcuni tratti di costa alle attività connesse alla balneazione e alla fruizione del mare. La città del futuro: nuove sfide Il Piano Strategico mira a ridisegnare complessivamente la città del futuro attraverso nove assi strategici che declinano altrettante “città future” lungo le quali sviluppare ipotesi per azioni integrate di intervento. Gli assi strategici sono orientati a riconfigurare i pesi e le relazioni che il sistema metropolitano interpreta rispetto al suo contesto locale e sovralocale. Le nove città del futuro si propongono quindi come “immagini” della visione 21 guida del piano strategico, come “talenti” urbani da mettere a valore nel progetto di sviluppo, come “aggregatori” di progetti per evitare la dispersione delle risorse e attivare il necessario moltiplicatore degli investimenti a cui un piano strategico ambisce. Le nove città sono declinate in: a.La città internazionale. Una metropoli ha bisogno di aprirsi ai contesti internazionali e quindi necessita di una sua “politica estera” che coinvolga i diversi attori pubblici e privati che operano nel mondo. Palermo deve essere più visibile, deve essere presente a livello dell’Unione Europea nel promuovere i propri interessi e progetti, candidandosi come sede di organizzazioni internazionali, collegandosi con altre città (transfrontaliere, appartenenti alle stesse reti o anche geopoliticamente lontane) con cui condividere prospettive e interessi, e rafforzare la propria presenza nelle reti di cooperazione internazionale al fine di scambiare esperienze, conoscenze, promuovere azioni comuni, creare sinergie e complementarietà. b.La città metropolitana. Nessuna città europea che si sia dotata di un piano strategico lo ha promosso nei limiti dei propri confini comunali, cogliendo invece l’occasione per immaginare ed attuare un piano efficace nell’interesse di tutti i membri di una comunità metropolitana definita dall’intreccio delle relazioni e delle funzioni prima ancora che delimitata per legge. La costruzione del piano strategico diventa l’occasione per ricercare forme di collaborazione sistematica nel quadro delle leggi vigenti, anticipando anche lo sviluppo della legislazione nazionale (recentemente impegnata nel rilancio della dimensione metropolitana dello sviluppo). c. La città interconnessa. Una città dinamica ed attrattiva deve garantire collegamenti efficaci con il resto del mondo e al suo interno. In questa direzione devono essere coinvolti settori come l’alta velocità ferroviaria, le connessioni con hub aeroportuali internazionali, il potenziamento del sistema ferroviario metropolitano, i collegamenti telematici a banda larga e gli edifici intelligenti, le interconnessioni fra reti locali, 22 23 regionali, internazionali, la gestione telematica dei trasporti, il potenziamento dell’intermodalità e il potenziamento di un Piano Urbano della Mobilità con valore di armatura metropolitana di accessibilità. d.La città produttiva. Palermo ha una cruciale risorsa competitiva sul piano internazionale costituita dalla tradizione di nodo di commerci e scambi, che deve consolidarsi e aprirsi in nuove direzioni. Il potenziamento delle attività produttive deve riguardare tutti gli aspetti strategici relativi al sistema delle imprese produttive, di servizio, finanziarie, e ai fattori di attrazione di capitali e imprese. Anche il settore dei trasporti e della logistica può trovare a Palermo un nodo potente in relazione ai nuovi scenari di mobilità euromediterranea in costruzione. e.La città creativa e dell’innovazione. Le culture più vivaci del futuro, sia in campo sociale che economico, saranno quelle capaci di ibridazioni, non solo sociali, ma anche culturali, non 24 solo funzionali ma anche spaziali. La fertilizzazione incrociata fra le due eredità umanistica e scientifica compresenti a Palermo e lo sviluppo dell’educazione e della formazione possono essere la carta vincente per raggiungere una posizione di rilievo sul fronte dell’innovazione in campo internazionale. Le città più dinamiche nel panorama internazionale sono quelle che stanno investendo ingenti risorse – finanziarie, ma anche politiche e culturali – nell’innovazione e nella creatività come moltiplicatori degli investimenti e come produttori di qualità. La città creativa intercetta e valorizza anche i settori della ricerca e della formazione a tutti i livelli e la valorizzazione dei risultati e delle reti relazionali di quei poli di eccellenza in campo internazionale che caratterizzano il territorio. f. La città del turismo. Palermo è una città ad alto potenziale di attrattività turistica non solo perché possiede risorse e riferimenti in campo culturale, commerciale, artistico, religioso, congressuale, enogastronomico, sportivo, ma anche perché manifesta un trend di crescita delle presenze e delle strutture 25 di accoglienza (i dati di crescita della crocieristica sono un indicatore evidente della rinnovata attrattività nel settore del turismo culturale). La realizzazione di questo potenziale richiede la promozione di investimenti e la messa in rete di iniziative dei diversi soggetti pubblici e privati coinvolti, in un quadro regionale e nazionale. h.La città del benessere e del loisir. Una città dove si vive bene, dove vi è una risposta di qualità alla crescente domanda di tempo libero e di luoghi di relazione, è anche una città sicura di se stessa, più aperta al nuovo e al resto del mondo, g.La città della cultura. Le città più dinamiche nel panorama internazionale sono quelle che hanno fondato il loro sviluppo sulle politiche culturali: ricerche e sperimentazioni nazionali e internazionali mostrano che una città è più vitale se ha alti livelli di produzione e fruizione culturale, considerati come indicatori prioritari del nuovo “rinascimento urbano”. Obiettivo è quindi l’attivazione di filiere culturali particolarmente significative: quali le stagioni teatrali e musicali, i sistemi musei e le mostre, l’editoria, il sistema delle biblioteche e degli archivi, gli itinerari e gli eventi internazionali (soprattutto legati all’identità mediterranea), anche in un’ottica di creazione di “cluster culturali”. 26 27 più inserita nello scenario della contemporaneità. Le azioni relative al miglioramento della qualità della vita riguardano fattori come: l’ambiente fisico, la salute, la sicurezza, lo sport e le occasioni del tempo libero, gli spazi urbani, la qualità architettonica e paesaggistica, i luoghi di incontro, i luoghi del divertimento e per lo shopping, i servizi pubblici e privati della vita quotidiana. i. La città dell’integrazione. Una città che ha forti politiche di sviluppo produce ricchezza e occasioni di lavoro, ma l’esperienza internazionale (e anche i risultati dei programmi Urban) mostra che rischia anche scompensi interni e problemi di integrazione. Un’azione decisa deve essere intrapresa per garantire sia un’efficace coesione sociale, sia la giusta dimensione di multiculturalità della città ponendosi il duplice obiettivo del rafforzamento della sua struttura sociale interna e di farla diventare un punto di riferimento per lo sviluppo di un dialogo multiculturale nel mediterraneo. j. Le nove città del futuro fungono, nell’ottica del Piano strategico, da visioni diagnostiche, da precognizioni degli scenari futuri ed agiscono come importanti integratori strategici delle azioni di sviluppo, poiché consentono non solo di mettere a sistema e concentrare le azioni in atto e tendenziali, ma “filtrano” i settori di intervento e le politiche urbane in modo da permettere di individuare gli attori coinvolti, concentrare le azioni e focalizzare gli investimenti. Nell’ottica progettuale che le caratterizza, le nove città agiscono ciascuna in maniera diversa nel processo di potenziamento della competitività e di rafforzamento della coesione, costituendo dei tensori verso il perseguimento dei due obiettivi in modo da equilibrarne le forze. Nell’equilibrio delle forze che consentono di perseguire, le nove città future rappresentano l’armatura di obiettivi strategici della città per la ricollocazione di Palermo nel rango delle città metropolitane di secondo livello dell’armatura urbana europea, consentendo di riappropriarsi di quel ruolo di capitale delle arti, della cultura, della tolleranza e dell’imprenditoria che ha esercitato per secoli, di cui numerosi viaggiatori sono stati testimoni sedotti e affascinati. Il ruolo delle Aree di Trasformazione Integrata L’ambizione di Palermo di un riposizionamento tra le capitali europee di secondo livello richiede che i piani di settore esistenti ed i progetti di riqualificazione e sviluppo avviati siano resi coerenti rispetto alla visione strategica del futuro della città. In tal senso l’individuazione di 12 Aree di Trasformazione Integrata (ATI) ha consentito di utilizzarle come aree-pilota per l’avvio e la valutazione degli effetti dei processi di riqualificazione, sviluppo e promozione della città. Le aree sono identificate dalla presenza di importanti risorse territoriali (culturali, funzionali, posizionali, etc.) sulle quali sono già stati avviati progetti di trasformazione e per le quali è necessario procedere ad azioni integrate di recupero urbano, riqualificazione ecologica, sostenibilità energetica, 28 29 rigenerazione sociale, crescita economica e marketing territoriale. L’articolazione dalla città in ATI consente di affrontare con modalità dedicate i processi di trasformazione delle singole aree, richiedendo in ogni caso una particolare attenzione alle aree di interfaccia e non perdendo di vista il sistema urbano generale, avendo come costante riferimento la “visione di futuro” che il piano strategico intende promuovere. L’individuazione delle ATI è stato un passo fondamentale per consolidare i cluster urbani maturi e orientare le azioni per trasformarne alcuni in veri e propri “distretti” capaci di funzionare da motori dello sviluppo e della competitività della città. Le ATI individuate sono: • ATI 1 – Waterfront centrale-Sampolo-Arenella • ATI 2 – Danisinni-Lolli-Notarbartolo • ATI 3 – Maredolce-Brancaccio-Bandita • ATI 4 - Centro storico • ATI 5 – Guadagna-Falsomiele-Bonagia • ATI 6 – Gasometro-Macello-Romagnolo • ATI 7 – Città centrale • ATI 8 – Cliniche-Città Universitaria-Cappuccini • ATI 9 – Perpignano-Malaspina • ATI 10 a,b – Città consolidata • ATI 11 – Favorita-Stadio • ATI 12 a-f – Corona delle periferie esterne (formata da Villagrazia-Falsomiele, Mezzomonreale-Villa Tasca, Boccadifalco-Altarello, Borgo Nuovo-Uditore-Passo di Rigano, Cruillas Cep, San Lorenzo-San Filippo Neri). Attuare il Piano Strategico attraverso una pianificazione integrata per cluster consente di agire contemporaneamente sulla trasformazione urbana intervenendo sulle condizioni ambientali e sul modo di utilizzazione degli spazi, sulle dinamiche di crescita economica e di sviluppo sociale, sul modello di sviluppo sostenibile della città. Agire per ATI consente inoltre di affrontare la riqualificazione urbana in termini di attori che ne 30 compongono la struttura, identificando il partenariato più efficace per il perseguimento dei diversi obiettivi e per l’attuazione del programma di interventi. Il Programma “Porti&Stazioni”, finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ha permesso di agire concretamente su due ATI (Waterfront Centrale e Danisinni-Lolli-Notarbartolo) attraverso l’elaborazione di Programmi Strategici di Trasformazione (PST) per definirne le identità prevalenti in funzione della struttura generale della città e di assegnare ad ognuna delle ATI un ruolo preciso nel sistema urbano, connettendo e rendendo coerenti tutti gli interventi già programmati ed alimentando la promozione di altri ritenuti il necessario complemento per la realizzazione complessiva del progetto di futuro assegnato alle aree. Il progetto pilota Lolli-Notarbartolo: la città internazionale della cultura L’area Danisinni-Lolli-Notarbartolo (ATI 2) si configura come uno snodo strategico per fluidificare il sistema della mobilità urbana e per localizzare nuove centralità urbane che fungano 31 da attrattori, da attivatori di economie e da produttori di qualità. Essa è caratterizzata dall’asse che dalla Fossa di Danisinni arriva alla Stazione ferroviaria Notarbartolo, passando per l’ex Stazione Lolli. Comprende al suo interno alcuni nodi di centralità urbana quali i Cantieri Culturali, il Castello arabo-normanno della Zisa, le Ville Malfitano, Serradifalco e Filippina. Le strategie in atto già comprendono la localizzazione nell’area delle ex Officine Ducrot di alcuni servizi culturali di alto rango (Museo internazionale di arte contemporanea, Scuola del Cinema, spazi didattici e sperimentali dell’Accademia di Belle Arti) nonché dei centri di cultura internazionali francese e tedesco, a cui va aggiunto il completamento del Parco della Zisa. Il carattere assegnato dal Piano Strategico all’area – proprio in virtù della sua vocazione prevalente – è quello della “città internazionale della cultura”, cioè un sistema di aree, servizi e infrastrutture per il supporto all’internazionalizzazione della cultura mediterranea già promossa dalla presenza di istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali. La prima area bersaglio su cui si sta agendo attraverso un piano particolareggiato ed un progetto urbano si articola attorno alla grande area che va dalla Stazione ferroviaria Notarbartolo alla ex Stazione Lolli (oggi acquistata da privati per la sua riqualificazione ad attività culturali), comprendendo alcuni nodi di centralità urbana quali i Cantieri Culturali (con il Museo Mediterraneo di Arte Contemporanea e la Scuola Nazionale di Cinematografia) e il Castello arabo-normanno della Zisa, i quali richiedono di essere integrati con un sistema di accessibilità, ricettività dedicata, spazi produttivi ed espositivi di cui il programma di rigenerazione urbana si sta facendo carico. Il progetto prevede la riqualificazione dell’area ferroviaria con la copertura della trincea e la progettazione di una piastra di verde pubblico e servizi di circa 160 mila mq. la quale conterrà, oltre a funzioni direzionali e commerciali, anche il nuovo “Portale” della città: un grande edificio pubblico con funzioni di stazione 32 ferroviaria, mediateca del contemporaneo, attività ricettive speciali e luoghi per l’edutainment2. La vision propone un nuovo centro della città che assuma concretamente il ruolo di “distretto della cultura mediterranea”. La scelta è stata determinata dal fatto che la Stazione Notarbartolo e le aree limitrofe costituiscono un grande nodo intermodale (ferrovia, autobus, tram e metropolitana) vocato ad intercettare una ampia quota di spostamenti urbani e metropolitani, nonché internazionali grazie al collegamento con l’Aeroporto. La nuova attrezzatura culturale, quindi, sarà raggiungibile attraverso molteplici collegamenti e contribuire a trasferire sul piano simbolico, culturale e sociale, la centralità funzionale dovuta al nodo intermodale. Ancora sul tema della mobilità e della qualità agisce il fondamentale intervento di copertura della trincea ferroviaria, offrendo un nuovo grande boulevard longitudinale, con ampie aree verdi, che costituirà l’asse di penetrazione urbana come una sorta di “spina dorsale” su cui si innestano tutti gli interventi (sia frammenti di viabilità che infrastrutture esistenti, sia le nuove funzioni), contribuendo non solo al riordino ma proponendo un vero e proprio nuovo “organismo” urbano. La fattibilità del progetto è stato uno dei punti di maggiore attenzione, necessaria per farne il primo progetto-pilota del Piano Strategico. Soprattutto la sostenibilità economica e il partenariato pubblico-privato sono stati oggetto di analisi e di conseguenti scelte progettuali. Punto di partenza è stata la ferma volontà di non snaturare l’area con l’inserimento di tipologie di servizi ad alta redditività ma poca coerenza con il 2 Il progetto è stato redatto da un gruppo misto di progettazione formato dal Comune di Palermo e da RFI, coordinato da Vincenzo Polizzi e con la responsabilità tecnica di Giovanni Sarta e si è avvalso della consulenza strategica di Maurizio Carta, di quella tecnica di Mario Vigneri, e Ferdinando Verace oltre che di numerose consulenze e collaborazioni specialistiche. I dettagli tecnici del progetto sono approfonditi in altri capitoli di questa pubblicazione. 33 carattere culturale e creativo e la consapevolezza che i servizi culturali in una città come Palermo non riescono a produrre redditività tali da compensare i costi di gestione. A tal fine, scartata la possibilità di ricorrere esclusivamente allo strumento della “concessione di gestione”, viene prevista la concessione di “diritti edificatori” a soggetti privati entro un rigoroso controllo da parte dell’amministrazione Comunale. In tal modo le plusvalenze derivate dall’attività edilizia e commerciale – regolate attraverso stringenti accordi – potranno coprire per intero, in forma di oneri concessori e di contributi aggiunti volontari, il costo di realizzazione di tutti gli interventi, compresi quelli pubblici. Da ciò è derivata la necessità di prevedere nuovi insediamenti – con un mix funzionale di residenza (per circa 3.500 abitanti), locali commerciali ed, in misura minore, uffici – sorretti dalla consistente domanda di residenza e di locali commerciali, soprattutto considerando il nuovo ruolo centrale dell’area. L’area della nuova stazione Notarbartolo diventa il centro propulsore del progetto, il generatore della creatività e della qualità attraverso la progettazione di una nuova piazza al posto della parte centrale della trincea ferroviaria. Sulla nuova piazza si affacceranno i due edifici di maggiore significato: la nuova attrezzatura culturale – la mediateca del contemporaneo – ed un edificio a torre per residenza ed uffici. Il nuovo vasto spazio pedonale della piazza è quindi un’architettura “a volume zero” che agisce sul piano della vita sociale e collettiva, e che trasforma in funzioni collettive la centralità delle funzioni di mobilità pubblica già insediate nel luogo e che saranno potenziate in futuro. La nuova attrezzatura culturale si sviluppa prevalentemente in senso longitudinale lungo uno dei bordi della piazza, e la sua altezza, superiore a quella degli edifici esistenti limitrofi, è tale da connotare la presenza di questo edificio quale “icona” del nuovo skyline cittadino. Seppure le dimensioni prevalenti sono quella longitudinale e l’altezza, il consistente spessore edilizio ipotizzato, consente di articolare gli spazi interni e di pensare 34 liberamente il corpo edilizio da definire nell’ambito della cornice volumetrica individuata. Infine, la torre per residenze ed uffici è pensata come elemento focale della composizione urbana, anch’essa funge da “totem” della nuova centralità urbana, visibile da gran parte della città a testimonianza del ritrovato orgoglio e della rinata ambizione. Conclusioni e sfide Se il piano strategico è l’arena in cui combattere per il mutamento del paradigma di sviluppo, non c’è esercizio del coraggio decisionale se non davanti ad una sfida concreta, definibile e misurabile. Ed oggi Palermo deve vincere la sfida posta da quello che definisco il “Teorema del 3 a 1”. E’ la sfida che ci impone di attuare politiche, processi ed azioni che ci permettano di passare da un rapporto pari a zero tra valore prodotto e spesa pubblica (i finanziamenti pubblici non generano nuova economia) ad un necessario rapporto di 3 a 1 tra valore (lavoro, spesa privata, indotto, etc.) generato dalle nostre azioni e spesa pubblica utilizzata, attivando un moltiplicatore che trasforma la spesa in investimento capace di generare lavoro (anche in integrazione con politiche fiscali o incentivi). Per vincere la sfida del 3 a 1 occorre agire su tre versanti: • innanzitutto l’ampliamento del capitale utilizzabile, poiché la massa iniziale di risorse finanziarie pubbliche è proporzionale in maniera esponenziale rispetto agli effetti prodotti. In parole povere maggiore è la spesa pubblica che si utilizza come avvio e maggiori esponenzialmente saranno i suoi effetti. Questo produce la necessità di non utilizzare le risorse man mano che si producono, ma attendere che ve ne sia una quantità adeguata da immettere con azione propulsiva, aumentando l’effetto “volano”; • il secondo versante richiede che tale utilizzo del capitale iniziale non sia distribuito e polverizzato, ma concentrato 35 lì dove sia in grado di generare maggiore valore aggiunto, maggiore riverbero degli effetti, dove riesca ad attivare un moltiplicatore superiore che riesca a mantenere la media prefissata, compensando quegli interventi che per loro natura non hanno un moltiplicatore elevato (come quelli sul sociale). Se è vero che in situazioni di disagio diffuso finanziamenti a pioggia vanno ad alimentare sempre un seme, è altrettanto vero che una irrigazione mirata serve a far germogliare prima la pianta più rigogliosa capace di alleviare con la sua ombra l’arsura delle altre piante; • il terzo impegno richiede di ampliare la filiera delle attività correlate in modo da estendere la produzione dell’indotto al più ampio spettro di settori complementari tra loro, sia materiali che immateriali, locali o esterni, generando politiche di distrettualizzazione che permettano di incrementare gli effetti della spesa pubblica attraverso l’integrazione con la ricerca, l’innovazione, l’efficienza energetica, il turismo, l’economia delle reti, etc. I tre versanti di azione richiedono il coraggio della fermezza del loro utilizzo, poiché ci impongono di contrastare la tentazione – comprensibile per una classe dirigente – di rispondere alle emergenze quotidianamente e ovunque esse si presentino con un approccio emergenziale e muscolare. Non si tratta di una dichiarazione di principio, ma di una pratica di governo che deve trovare un’applicazione efficace attraverso 3 azioni concrete. La prima azione si concretizza nell’accumulo di risorse sufficienti – sia locali, che nazionali che europee – per essere “rilasciate” simultaneamente su una parte di città come adeguata spinta propulsiva e attivatore dei capitali privati interessati al recupero delle aree degradate, al restauro degli edifici monumentali, alla recupero del tessuto edilizio, sia pubblico che privato, alla riqualificazione degli spazi pubblici, all’innalzamento del benessere degli abitanti. 36 La seconda azione consiste nella attuazione di progetti cardine sui cui concentrare sia un’adeguata azione pubblica, sia un efficace intervento dei privati per incrementare gli effetti attraverso la complementarietà degli interventi. Si tratta soprattutto di integrare progetti per la qualità dello spazio pubblico e per la vivibilità urbana o per la dotazione di servizi concentrati in aree dove si è già avviata la riqualificazione edilizia (progetti complementari) o in aree dove servano da stimolo (progetti attivatori). Infine, la terza azione si concretizza nell’ampliamento della miscela di interventi infrastrutturali, culturali, sociali e produttivi, mirati al turismo, alla formazione e alla ricerca, alla comunicazione e al marketing, capaci di ramificare l’azione e di ampliare il numero di settori coinvolti nell’intervento, andando a stimolare il più ampio spettro di mercati, fruitori e competenze che il solo intervento edilizio non intercetterebbe. Nessuno pensa che la moltiplicazione degli investimenti pubblici o il partenariato pubblico-privato da soli risolvano tutte le criticità, né che basti avere una visione di lungo periodo, ma servono a guidare con responsabilità l’azione politica e ad orientare la gestione efficace degli interventi, mettendo alla prova non solo convinzioni, ma anche l’efficacia delle azioni, l’efficienza delle risorse e la prestazione delle soluzioni. Per concludere, il coraggio di governare nella turbolenza della crisi impone un approccio ottimistico ai problemi, ma nel senso mirabilmente sintetizzato da Winston Churchill: “un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà”, ed – aggiungo io – ha il coraggio e la forza, la lucidità e la follia, la responsabilità e l’ambizione di coglierla. 37 Il progetto Vincenzo Polizzi Dirigente Settore Urbanistica ed Edilizia Comune di Palermo Premessa Il progetto è sviluppato dal Settore Urbanistica del Comune, con l’ausilio di alcuni consulenti esterni, tra cui il Prof. Arch. Maurizio Carta e l’arch. Mario Vigneri a partire da un’iniziativa del Ministero dei Lavori Pubblici, oggi delle Infrastrutture, con la quale sono assegnati ai Comuni risorse finanziarie per l’elaborazione di progettazioni urbanistiche ed edilizie per un programma di interventi sulle città. Il programma che i Comuni sono invitati a redigere sarà denominato “Programma Innovativo in ambito Urbano – Porti e Stazioni”, e dovrà promuove azioni concernenti” ... le zone adiacenti alle stazioni ferroviarie delle grandi città e quelle limitrofe alle maggiori aree portuali, nelle quali, in particolare, siano presenti condizioni di degrado urbano e sociale e vi sia necessità di riqualificare insediamenti di edilizia residenziale”. Il “Programma” all’interno del quale è definito l’intervento, pertanto, si inquadra nell’ambito delle attività che, dagli inizi degli anni novanta, ha promosso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di promozione della cosiddetta “programmazione complessa e/o integrata”. Il Comune di Palermo partecipa con una proposta redatta dall’Urban Center, allocato presso la Direzione Generale Uffici Progetti Speciali, che rientra tra quelle selezionate ed ammesse a finanziamento. La redazione del P.I.A.U. è avvenuta parallelamente alla elaborazione degli studi preliminari del Piano Territoriale Strategico della città, rispetto al quale persegue medesimi obbiettivi di attivazione di un processo di co-decisione e copianificazione tra i decisori, i gestori e gli attori della trasformazione urbana e si inquadra con 39 coerenza negli ambiti territoriali, le ATI, delineate con detti studi. Coerentemente alle innovazioni introdotte con la pianificazione integrata, per la realizzazione degli interventi ipotizzati è stato previsto il ricorso a finanziamenti privati sia con le modalità della “finanza di progetto” che attraverso il “surplus” di economie derivanti dalla valorizzazione immobiliare di parte delle aree. Gli interventi di progetto, inoltre, si inseriscono con coerenza nel complesso sistema di programmazione e pianificazione della Variante Generale al PRG, approvata nel 2002 ed oggi vigente, del Piano Integrato del Trasporto Pubblico di Massa, approvato nel 2002, che organizza un’armatura infrastrutturale fondata su sistemi a guida vincolata: metro-ferrovia, passante ferroviario, metropolitana automatica, rete tranviaria, e del Piano della Mobilità Sostenibile, che identifica dei punti aggiuntivi di interscambio, lungo il tracciato della metropolitana, per relazionare i diversi sistemi integrati di trasporto facilitando gli spostamenti all’interno del tessuto urbano. La stazione di Notarbartolo, in particolare, in riferimento alle iniziative sulla mobilità pubblica, diviene un nodo di primaria importanza, una nuova “porta” della città, perché su di esso confluiscono tutti e quattro i sistemi della guida vincolata e perché è il primo nodo ricadente in ambito del collegamento ferroviario con l’aeroporto. 40 41 L’area degli interventi, note storiche e condizioni attuali L’area interessata dal progetto è quella ferroviaria comprendente: • la ex Stazione Lolli, costituita dall’edificio passeggeri, dai padiglioni e da una vasta aree dei binari dimessi, che si estende da Piazza Lolli fino a via Malaspina. •L ’area della trincea ferroviaria, che si sviluppa ai due lati di via Notarbartolo, con un fuso che si estende da via Malaspina fino a via Daidone. •L ’edificio passeggeri della stazione Notarbartolo ed i locali sul fronte opposto, sulla cui copertura insiste il piazzale multiuso. Ai margini di queste aree, per definire il progetto urbanistico, sono comprese anche le due piazze Lolli e Boiardo e un’area libera su via Umberto Giordano. L’elemento cardine della soluzione urbanistica, è la Stazione Lolli, la cui costruzione è stata avviata nel 1868, per la realizzazione della linea ferroviaria Palermo – Trapani ritenuta fondamentale per lo sviluppo economico e sociale dell’area occidentale della Sicilia. Il Consorzio interprovinciale, affidò l’incarico per la costruzione della linea ferroviaria PalermoMarsala-Trapani all’ing. Parato il quale presentò un progetto che prevedeva un tracciato costiero fino ad Alcamo e da qui per Trapani con ben 23 stazioni. La realizzazione e l’esercizio della linea che si distaccata dal tracciato della ferrovia nazionale che arrivava alla stazione centrale, fu affidata all’imprenditore francese LescannePerdoux che costituì a Parigi nel 1878 la Società Anonima per la Ferrovia Sicula Occidentale. Le difficoltà incontrate della rete sicula per l’uso della stazione centrale, convinse la FSO a realizzare nell’area del cantiere a Malaspina una piccola stazione che facesse da terminale palermitano. La realizzazione del nuovo fabbricato viaggiatori della stazione Lolli, inaugurata il 27/10/1891, fu accelerata dall’imminente allestimento della grande Esposizione Nazionale di Palermo, attraverso una forte connotazione urbana con un’ampia piazza sistemata a giardino, attorno alla quale si insedierà il 42 43 teatro, in una zona privilegiata della città del novecento vicina al teatro Politeama, e alle residenze dei Florio, degli Ingham e dei Whitaker. Nel 1922 dopo la fine della prima guerra mondiale, si avviarono i primi studi per la nuova stazione i cui lavori si conclusero nel 1974, quando venne aperta la nuova linea con la stazione Centrale la stazione Lolli chiuse. Attualmente la stazione versa in stato di totale abbandono benché l’Assessorato ai Beni Culturali riconoscendone il valore storico e architettonico l’ha sottoposta a vincolo etno-antropologico. Via Notarbartolo nata con l’espansione edilizia di fine Ottocento si affaccia sull’omonima via prevista dal Piano Regolatore Giarrusso (1886) quale asse di collegamento tra la via Libertà e la via Malaspina, e fu intitolata a Emanuele Notarbartolo, sindaco di Palermo e direttore del Banco di Sicilia, sull’onda dell’emozione suscitata dal suo assassinio avvenuto il 1 febbraio 1893, primo delitto eccellente compiuto dalla mafia. Nel piano la nuova arteria assumeva un ruolo fondamentale nello sviluppo dei quartieri trasversali a via Libertà e si proponeva come zona residenziale di prestigio delimitata dalle zone verdi di villa Trabia e villa Isnello, dal Giardino Inglese e da villa Carini (villa Zito). L’apertura del primo tratto di via Notarbartolo tra il 1891 e il 1915 (dalla via Libertà alla via Cavallacci al Giardino Inglese) comprendeva un piano di ampliamento di iniziativa privata per la costruzione della nuova tipologia a “villino”, la casa unifamiliare per una o due famiglie, con il piccolo giardino affacciato sul viale. L’area di espansione si propone- va come zona residenziale d’alto rango, insieme alle costruende cortine di via Libertà e della via Dante. Il secondo tratto, fino a Malaspina, attraversava parte di un vasto fondo rustico, detto Girato della Madonna, allora in possesso della ditta Ingham & Withaker. Attraverso la decisione di spostare più a nord l’impianto dello scalo ferroviario della stazione Lolli, comportò la realizzazione di una cesura forte nello sviluppo 44 edilizio di via Notarbartolo, ma nello stesso tempo sancì per la prima volta l’idea del prolungamento della strada oltre il tracciato fino ad allora realizzato e previsto dal piano Giarrusso, fino alla piazza Malaspina Sotto la spinta espansionistica la città di Palermo si trovò ad affrontare il problema dell’incremento del traffico di persone e merci che si concretizzavano nel potenziamento della rete viaria urbana, delle attrezzature portuali e della nuova circonvallazione ferro- viaria, che innovando la precedente a partire da piazza Indipendenza fino al porto, prevedeva l’interramento di tutta la sede del tracciato ferroviario, con la sistemazione delle aree superficiali interessate dalla vecchia sede. La costruzione della nuova stazione Palermo Ovest, oggi stazione Nortarbatolo, in sostituzione della vecchia Lolli consentiva l’inserimento del tracciato con la diramazione per il porto e la valorizzazione della nuova via Notarbartolo. Il progetto fu elaborato dalla Cattedra di Costruzioni Stradali e Ferroviarie della Facoltà di ingegneria dell’Università di Palermo come stazione di passaggio o di transito. Le attuali condizioni di inattraversabilità, o di difficile 45 46 47 attraversamento, fanno sì che le aree ferroviarie si connotino spesso come elementi di discontinuità dei tessuti urbani attraversati. La città, sovente, si rivolge alle aree ferroviarie presentando il suo “retro”. Nel retro in generale, e nel Meridione d’Italia in particolare, si accumulano gli scarti, i depositi, domestici e/o urbani, le parti meno qualificate. Il retro è spesso generatore di degrado fisico ed, in alcuni casi, anche sociale. Se pure, nel caso delle aree ferroviarie delle Stazioni Lolli e Notarbartolo, detti fenomeni di marginalizzazione e degrado si sono verificati solo in misura ridotta, in considerazione della posizione centrale delle aree, dette aree si inseriscono nel tessuto della città con la loro palese estraneità. Risulta totalmente estranea al disegno degli isolati ottocenteschi il sistema ferroviario della ex Stazione Lolli, ove l’unico elemento edilizio per il quale si riscontrano delle connessioni con il sistema urbano limitrofo è l’edificio passeggeri. Gli altri padiglioni si susseguono casualmente sul lato opposto, disarticolando il composto ed armonioso fronte edilizio di via Dante e chiudendo a gomito via Caruso. L’edificio passeggeri e i padiglioni della ex Stazione Lolli sono oggi inutilizzati, fatta eccezione per uno di questi utilizzato temporaneamente per le attività di progettazione del Passante Ferroviario. Detto mancato uso di queste attrezzature si ripercuote negativamente su Piazza Lolli, che nel complesso rimane scarsamente utilizzata ed in parte interessata da fenomeni di degrado. Relativamente alle aree di sedime dei binari, queste sono in stato di abbandono, e totalmente inutilizzate, fatta eccezione per una piccola porzione situata a fianco di via Malaspina, utilizzata come parcheggio all’aperto. L’abbandono ed il mancato utilizzo di detta area ha contribuito, in qualche modo, a determinare il degrado dei fronti edilizi degli edifici residenziali che vi prospettano, interessati da alterazioni, superfetazioni ed incuria. Ancora più estranee al tessuto della città è il sistema ferroviario 48 della stazione Notarbartolo. La grande trincea, che si estende per più di un chilometro, con una larghezza che supera i sessanta metri ed con la sua profondità di quasi dieci metri, si introduce, con tutta la sua drastica evidenza, all’interno del tessuto della città: un grosso cratere occupato da linee ferrate, oggi peraltro scarsamente utilizzate, che connota negativamente il paesaggio urbano di un ampio contesto cittadino. L’edificio passeggeri che, anche qui, è l’unico elemento edilizio che ricerca una connessione con il tessuto urbano circostante, è, però, isolato all’interno di un immenso piazzale asfaltato, quasi totalmente destinato al traffico veicolare e difficilmente attraversabile dai pedoni. Il corpo edilizio, inoltre, non possiede una pregnanza estetica e simbolica tale da trasformare in senso positivo, la sua condizione di isolamento e lo spazio vuoto circostante. Non è in grado di generare le condizioni di centralità urbana adeguate alla sua funzione. Il sistema di accesso ai binari, con passerella coperta, è un elemento edilizio che possiede connotazioni solo funzionali. La copertura dei depositi merci collocati, al piano dei binari a bordo di via Umberto Giordano, utilizzata per esposizioni temporanee, non possiede alcuna qualità urbana. La presenza dei campetti di tennis, nonostante il loro positivo uso, contribuisce a scompaginare il paesaggio urbano rendendolo simile ai disarticolati ed eterogenei “collage urbani” che connotano negativamente le periferie della città contemporanea. Il sistema edilizio che si è sviluppato ai bordi della trincea, seguendone il perimetro, risulta completamente amorfo. Nelle sue condizioni attuali l’invaso, anche volendo prescindere dalla presenza della trincea, è un’enorme spazio vuoto, che non possiede alcun disegno riconoscibile, che non è possibile ricondurre ad una qualunque tipologia di spazio collettivo che la storia della città ci ha tramandato. Piazza Boiardo, che insiste in prossimità dell’edificio passeggeri della stazione Notarbartolo, facente parte 49 di questo grande “vuoto urbano”, è un scarsamente abitata e non solo per la sua caratterizzazione funzionale. Anche la chiesa che insiste su via Notarbartolo non riesce a colmare il vuoto di contenuti dello spazio limitrofo. Fenomeni di degrado dovuti alla presenza del “vuoto urbano” generato dalla trincea ferroviaria sono presenti anche in questa parte dell’area, e riguardano soprattutto i retri del fronte edilizio su via Pecoraino. La presenza dell’area ferroviaria delle due stazioni, infine, ha dato origine ad alcuni vicoli ciechi, notoriamente causa di marginalizzazione e degrado: via Di Liberto, via Sarullo, via Marcello e il tratto terminale di via Almeida. Si deve, in parte, anche alla presenza della trincea ferroviaria la scarsa qualità urbana della via Gen. De Maria. 50 51 I criteri generali utilizzati Il planivolumetrico degli interventi da attuare nelle aree ferroviarie Lolli Notarbartolo è stato definito sulla base delle determinazioni della Cabina di Regia e del Comitato di Strategia del Programma e delle verifiche di sostenibilità finanziaria. L’ipotesi progettuale comprende tutti gli interventi considerati “prioritari” nella proposta di candidatura approvata dal Ministero ed allegata al protocollo d’intesa tra i partner del programma. La soluzione progettuale è individuata, tra numerose alternative elaborate, sulla base dei seguenti elementi di partenza: le previsioni del PRG; il quadro programmatico di riferimento e le prime indicazioni contenute nella proposta di candidatura del programma; il perseguimento dell’equilibrio finanziario degli interventi; Il progetto urbano elaborato si innesta, pertanto, sul sistema delle scelte urbanistiche che si sono stratificate e consolidate su questa parte della città di Palermo. L’idea di riconvertire ad usi urbani l’area ferroviaria della stazione Lolli e quelle derivanti dalla copertura della trincea ferroviaria, presso la stazione Notarbartolo, sono già delineate con chiarezza nello strumento urbanistico vigente, la Variante Generale al PRG, redatta negli anni 1994/97 ed approvata nel 2002, che destina l’insieme delle aree, oltre che a sede ferroviaria, anche a nuove strade, aree a verde pubblico, parcheggi ed attrezzature culturali e che individua un potenziale di riqualificazione e rigenerazione urbana derivante dall’utilizzo di aree dismesse e/o da dismettere del circuito e del contesto ferroviario. In particolare nel PRG vigente il complesso edilizio e gli spazi di pertinenza della Stazione Lolli sono destinati a “F12 – Attrezzature museali, culturali ed espositive” e “F15 – Uffici e sedi direzionali sopracomunali”. Alcuni immobili dell’impianto ferroviario sono classificati “Netto Storico – edilizia non residenziale”. Su uno di questi immobili è sovrimposto il simbolo funzionale “S1 – asilo nido” e su un immobile esistente il simbolo funzionale “S2 – scuole dell’obbligo”. In prossimità della Stazione Notarbartolo, le are ferroviarie in trincea sono 52 53 destinate, oltre che a zona “F16 – Aree ferroviarie”, anche a zone “F12 – Attrezzature museali, culturali ed espositive”, “F15 – Uffici e sedi direzionali sopracomunali”, “V3 – spazi pubblici a verde” e “P – parcheggio”. Dall’esame delle previsioni di piano ed in relazione agli interventi che la destinazione urbanistica rende attuabili, si deduce che il PRG vigente parte già dal presupposto che la stazione Lolli sia riconvertita agli usi urbani e che la trincea ferroviaria sia ricoperta anche con sistemi edilizi che ospitino servizi pubblici. Nel PRG, inoltre, è già prevista la ricucitura del tessuto viario che si sviluppa ai margini delle aree ferroviarie. In particolare il PRG prevede: una nuova strada tra Piazza Lolli e via Malaspina, il prolungamento di via Adria fino a via Malaspina, una nuova strada tra via Malaspina e via Notarbartolo ed una tra via Rapisardi e via Zandonai. Parte del complesso delle aree ferroviarie è inoltre inserito, secondo le previsioni del PRG, all’interno del perimetro dei “Parchi Urbani”. Detta classificazione a parco è finalizzata a promuovere azioni di potenziamento, collegamento e valorizzazione del sistema dei giardini storici. In merito ai processi di riconversione di aree dimesse, nella relazione del PRG vigente si contempla la possibilità dell’utilizzo di queste come “aree risorsa” Nella relazione Generale allegata al PRG se ne fa cenno “Sono le cosiddette “aree dismesse”, opifici ed edifici non più funzionanti, che possono essere riutilizzati e quindi possono ritornare a svolgere un ruolo insostituibile all’interno della città esistente. “Le aree dismesse sono diventate – in Italia – delle mine vaganti. All’interno di territori urbanizzati, con il cambio di destinazione d’uso, acquistano straordinario valore ai fini della speculazione edilizia”. Se inserite all’interno del tessuto edilizio o residenziale, invece, possono diventare l’epicentro per la riqualificazione di interi quartieri. Una parte di queste aree potrà avere un ruolo determinante per formare e caratterizzare le nuove municipalità. Come la Stazione Scampolo, le ex industrie Ducrot ed il Macello., il Manicomio, 54 l’Ucciardone che “Potrebbe diventare il “museo della mafia” (o è troppo provocatorio proporlo?)”. La stazione Lolli potrebbe diventare sede espositiva dell’Ente proprietario e, contestualmente, “consentire il ripristino di un tessuto urbano che la ferrovia ha interrotto o slabbrato”. Per la Fiera del Mediterraneo, questa necessita, per il suo consolidamento, di un’area di maggiore consistenza. Le alternative possibili sono due. O si reperisce in altra zona in un’area in grado di svolgere le funzioni che una potenziata struttura fieristica richiede o si allarga la Fiera dove ora risiede, inglobando la caserma Cascino. (tratto dalla Relazione Generale della Variante Generale al P.R.G.) 55 La riconnessone viaria e la definizione degli interventi pubblici La progettazione urbanistica è sviluppata a partire dalla definizione delle opere pubbliche essenziali, perché ritenute prioritarie al fine di pervenire ad una effettiva riconversione dell’area. In coerenza con il PRG e con la proposta di candidatura, le opere che assumono carattere prioritario, sono: la ricucitura della maglia viaria, il potenziamento del sistema del verde e la realizzazione di attrezzature culturali. Il progetto, pertanto, affronta in primo luogo il tema della riconnessione della magia viaria in quanto le nuove strade produrranno, sicuramente, un miglioramento del sistema della mobilità pubblica e privata. I nuovi tratti stradali previsti, infatti, rendono possibili dei percorsi alternativi ed integrativi a quelli esistenti, alleggerendo il traffico di questi ultimi. Nel progetto, tuttavia, sono ridefiniti i tracciati e dettagliata la definizione della sede stradale. In tutte le alternative di progetto, elaborate preliminarmente a quella finale utilizzata, è mantenuta la configurazione di Piazza Lolli. Ciò in ragione del giudizio positivo che è possibile esprimere sul disegno di questa parte delle città ottocentesca. Piazza Lolli, infatti, si inserisce con coerenza nel tessuto urbano limitrofo. rappresenta la “giusta pausa” introdotta nel tessuto a scacchiera della città limitrofa, necessaria per conferire una adeguata enfasi, oltre che adeguati spazi per la mobilità, all’edificio passeggeri della stazione ferroviaria. Nella soluzione di progetto utilizzata è stata approfondita la definizione geometrica del collegamento della piazza con via Malaspina. In particolare considerando l’asse trasversale della piazza, questo collegamento si pone in posizione esattamente speculare rispetto a via Re Federico, che confluisce sulla piazza in senso ortogonale a via Dante. Il nuovo collegamento viario, in questo modo, si ancora al disegno della città ottocentesca e ne prosegue la logia esaltandone le regole. 56 Nell’ipotesi di scenario, oltre detto collegamento, si prevede anche una distinta bretella stradale, con parte carrabile di modeste dimensioni, che connette via Malaspina direttamente con via Dante utilizzando il sedime dell’antico binario ferroviario. Detto collegamento, utile per completare con coerenza il disegno del nuovo asse stradale di collegamento tra via Dante e via Notarbartolo, nel prosieguo delle progettazioni potrà essere ipotizzato con uso esclusivamente ciclopedonale. Il collegamento tra via Dante e via Notarbartolo è sicuramente il principale nuovo tratto viario di progetto e rappresenta l’elemento “fondatore” del nuovo assetto urbano delle aree ferroviarie. Questo collegamento ha, in primo luogo, un rilevante valore funzionale. Esso rappresenta la parte centrale di un asse viario, che oggi esiste solo per brevi tratti, ma che potrà rappresentare un importante via di attraversamento longitudinale della città. Un asse che parte da Piazza Indipendenza, prosegue per via Imera fino a via Dante e da questa via, tramite il nuovo collegamento previsto dal progetto, si collega con via Notarbartolo ed oltre con via Daidone, Viale delle Alpi, via dei Monti Iblei, fino a rag- giungere, con un nuovo tratto di strada da prevedere sulla copertura della ferrovia, il nuovo svincolo autostradale che sarà realizzato in corrispondenza di Viale Francia. Questo nuovo collegamento viario è utile per la città, in quanto incrementa i collega- menti longitudinali esistenti (via Libertà, via Roma, e via Francesco Crispi) che, a valle della circonvallazione, collegano le due parti della città che si estendo a sud e a nord dei Quattro Mandamenti del Centro Storico. Oltre al suo valore funzionale, il nuovo collegamento viario previsto nell’ipotesi di progetto diviene l’elemento principale del progetto urbano, perché, più di ogni altro nuovo elemento urbano introdotto, esso esprime il senso della trasformazione di questa parte della città. Tramite l’asse viario, la città si appropria di questi spazi che prima non le appartenevano e li introduce a pieno titolo nell’ambito 57 della propria vita collettiva. L’enfasi nel disegno del suo tracciato è dovuta anche alla valenza simbolica che si vuole conferire a questo elemento urbano. Il nuovo asse viario, inoltre, diviene la spina dorsale di un nuovo sistema di collegamenti che trasformano gli attuali vicoli ciechi in strade urbane a tutti gli effetti. Nell’ipotesi di progetto la stazione Notarbartolo e le aree subito limitrofe costituiscono un grande nodo intermodale votato ad intercettare una quota di ingressi riconducibili agli spostamenti pendolari anche a livello non urbano. Di conseguenza l’organizzazione della viabilità è stata affrontata sia nell’ottica di conciliare questa funzione di ordine superiore con la vocazione urbana del quartiere, sia per soddisfare l’esigenza di facilitare le connessioni trasversali tra le aree a monte e a valle della stazione ferroviaria. Alcuni dei nuovi tratti di viabilità locale, infatti, fungono da supporto alla fluidificazione della mobilità di livello superiore (Via Notarbartolo, Via Sciuti, ecc.). Tra in nuovi collegamenti trasversali, previsti nel PRG vigente e confermati nell’ipotesi di scenario, assume particolare rilevanza quello del prolungamento di via Rapisardi fino a via Zandonai, in quanto detto collegamento è in grado di assorbire una parte del traffico di attraversamento dell’area Notarbartolo. Con questo nuovo collegamento parallelo è, infatti, possibile ipotizzare di eliminare il doppio senso di marcia nel tratto di via Notarbartolo cha va da Piazza Boiardo fino a via Principe di Palagonia. Detto alleggerimento del traffico veicolare risulta di vitale importanza anche in considerazione del fatto che in questo tratto di via Notarbartolo si prevede la realizzazione della parte terminale di una delle linee tranviarie programmate, che parzializzerà la sua sezione utile, con gravi ripercussioni sul traffico. Con la realizzazione del nuovo collegamento, invece, è possibile deviare il traffico in uscita dalla città sul percorso piazza Boiardo 58 - via Zandonai - via principe di Palagonia - via Notarbartolo. Il collegamento tra Via Catania, Via Cavalcanti e Via G.Giacomo Adria si prevede assuma le caratteristiche di una strada urbana di tipo locale. Di grande utilità funzionale è invece il prolungamento di Via B. Marcello fino al nuovo asse centrale, in quanto anche questo, costituisce un percorso parallelo ed alternativo a via Notarbartolo. Analogamente al precedente, il prolungamento di Via Damiani Almeyda fino al nuovo asse centrale creerà un’alternativa al tracciato di Via Notarbartolo della zona Libertà. 59 60 61 62 63 Ulteriore alleggerimento al traffico di Via Notarbartolo può derivare dal prolungamento delle Vie Sarullo e Di Liberto, attualmente strade cieche, tra Via Sciuti e Via Daidone. All’estremità opposta il nodo P.zza Lolli/Via Dante è tra i punti più impegnativi per la circolazione. L’interferenza del nuovo asse stradale con via Dante può anche essere risolta evitando l’uso di semafori deviando il traffico su via Dante in modo che si transiti attorno al giardino presente in corrispondenza di piazza Lolli, o attorno all’intera piazza. In questi casi gli spazi a verde fungono da rotatorie tra le due direzioni di transito (via Dante – via Imera). La creazione di un sistema efficiente di mobilità ciclopedonale, inoltre, permetterà di ottenere sicuri benefici in termini di riqualificazione urbana e di sostenibilità ambientale, per gli innegabili vantaggi derivanti dalla rinuncia al mezzo privato a favore dell’uso della bicicletta o a percorrere comodi tragitti a piedi. La definizione del progetto urbano tiene conto della previsione di “parco urbano” inserita nel PRG. Detta previsione è finalizzata al recupero, valorizzazione e potenziamento del sistema dei parchi pubblici dell’area centrale della città, in gran parte costituito da giardini storici. Il perimetro del “Parco Centrale”, infatti, comprende il giardino di Villa Malfitano, Villa Travia, il giardino Garibaldi, il giardino Inglese e il giardino di Villa Gallidoro. Comprendere anche il Carcere dell’Ucciardone, l’area ferroviaria della stazione Sampolo e quella del mercato ortofrutticolo, per i quali si ipotizzano interventi di riconversione in strutture a servizi e verde. Detta previsione di PRG possiede carattere di indirizzo ed interviene prevalentemente sulle future attività di pianificazione di dettaglio, che debbono riguardare, in primo luogo, il potenziamento del sistema del verde all’interno del perimetro individuato. È necessario, inoltre, migliorare, potenziare ed integrare i sistemi di collegamento pedonali tra i giardini, in modo che questi possano essere attraversati agevolmente nel corso di 64 una autentica “passeggiata nel verde”. In attuazione delle previsioni di piano, pertanto, le aree degli interventi prioritari sono state in parte desinate a giardino. La presenza del verde è prevista prevalentemente in corrispondenza del nuovo asse viario, con giardini collocati sul suo asse o ai suoi bordi. Ciò per sottolineare il significato urbano della previsione di detto asse. Un collegamento che, pertanto non è solo viario, ma anche del sistema del verde cittadino. Una previsione che, peraltro, conferisce una forte valenza urbana al sistema del verde, che, in questo modo, acquisisce una centralità che non è solo geometria, ma, allo stesso tempo, simbolica e funzionale: un nuovo “giardino lineare” quale matrice della rigenerazione urbana. Buona parte delle nuove superfici a verde, inoltre, sono previste nell’area dei binari della ex Stazione Lolli. Ciò fa si che il sistema del verde costituisca la giusta ed adeguata “cornice urbana” per gli edifici della stazione (edificio passeggeri e padiglioni), in grado di mitigare l’anonima e seriale edilizia recente, presente ai margini dell’area. In merito alla riconversione della Stazione Lolli, coerentemente alle indicazioni del PRG, che contempla delle forme di tutela per gli immobili di interresse storico, classificati a tal fine come Netto Storico, si prevede che gli interventi di rifunzionalizzazione avvengano prevalentemente attraverso il mantenimento di una parte degli edifici esistenti, per i quali si riscontra la sussistenza di requisiti storico architettonici di un certo interesse. Ciò vale sicuramente per l’edificio passeggeri della ex stazione Lolli e per parte dei padiglioni facenti parte l’antico nodo ferroviario. Il mantenimento di detti padiglioni è motivato anche dalla necessità di preservare l’integrità di questa parte di contesto ferroviario, che, per quanto estraneo al tessuto residenziale limitrofo, ha configurato e dato significato a questa parte di città. Per motivazioni analoghe, inerenti l’omogeneità dei contesti 65 urbani, è ipotizzata la demolizione di una parte dei padiglioni del nodo ferroviario. In particolare le previsioni di demolizione riguardano gli edifici che non possiedono alcuna valenza storica architettonica e quelli, totalmente isolati in un contesto che ha radicalmente mutato le originarie caratteristiche urbane, che non sono più colti in maniera unitaria rispetto alla stazione e, pertanto, non contribuiscono a mantenere la memoria dell’infrastruttura. Le demolizioni, pertanto, riguardano quegli edifici che non possiedono valenze storico architettoniche particolarmente significative e che, nell’impossibilità di ricostruire un “ambiente storico”, divengono, loro malgrado, elementi di degrado urbano in quanto “tragica” testimonianza di un processo di crescita della città discontinuo ed incoerente. Relativamente alle attrezzature collettive da prevedere, il PRG vigente destina ad “attrezzatura museale, culturale ed espositiva” gran parte del complesso edilizio della ex stazione Lolli e prevede, inoltre, in prossimità della stazione Notarbartolo, una nuova struttura con detta destinazione funzionale. La sua definizione è fortemente condizionata dall’intervento di trasformazione urbanistica dell’intero invaso della trincea ferroviaria. Il nuovo elemento edilizio previsto dovrà contribuire a risignificare questo nuovo spazio collettivo, in parte già fortemente connotato dalla presenza dei terminali della mobilità pubblica cittadina. La presenza del nodo ferroviario, infatti, e della prevista fermata dei autobus con percorso extraurbano, fa si che questo luogo si connoti come una delle principali porte di accesso alla città. L’anello ferroviario, la metropolitana leggera, la linea tranviaria, le linee di autobus urbani, inoltre, collegheranno agevolmente questo punto a gran parte della città. La nuova attrezzatura culturale sarà avvantaggiata da questi molteplici collegamenti e potrà contribuire a trasferire sul piano simbolico, culturale e sociale, la centralità funzionale dovuta al nodo intermodale. Nell’ipotesi planivolumetrica elaborata è 66 ipotizzata una volumetria edilizia che contribuisce a configurare lo spazio urbano antistante e che si sviluppa anche in verticale, oltre che in orizzontale, in modo che la presenza dell’attrezzatura sia colta in tutta la sua pregnanza simbolica. I nuovi insediamenti residenziali, commerciali e direzionali Oltre le opere pubbliche nel progetto sono definiti i nuovi insediamenti residenziali, commerciali e direzionali. La loro previsione è legata, come sopra accennato, alla necessità di generare un surplus di economie necessaria alla copertura finanziaria delle costo delle opere pubbliche. Considerato che il progetto verifica l’attuabilità del programma con sole risorse private, per quanto non sia pregiudicata l’utilizzazione di risorse pubbliche, il dimensionamento di detti insediamenti deriva dalle valutazioni dei costi degli interventi pubblici e dagli utili derivabili dalla gestione di opere pubbliche e dalla vendita delle opere private. In merito ai rientri di gestione, dalle prime analisi effettuate è risultato che le attrezzature culturali presenti nel territorio comunale non producono dei bilanci in attivo. Per quanto la gestione di parcheggi è generalmente redditiva, dalle analisi e simulazioni effettuate è risultato che era necessario prevedere altre fonti finanziarie oltre quelle derivanti dalla gestione delle opere pubbliche. Ai fini della verifica di fattibilità finanziaria del programma è stato, pertanto, necessario prevedere nuovi insediamenti residenziali, commerciali e direzionali. Da una prima indagine di mercato effettuata sul bacino dei potenziali acquirenti, sussiste, per la città di Palermo, una consistente domanda di residenza e di locali commerciali. Sono stati ipotizzati, pertanto, dei nuovi insediamenti che presentano un mix funzionale. Il progetto urbano è stato definito, 67 pertanto, come compendio tra due opposte esigenze: quella di limitare al massimo i nuovi insediamenti edilizi, a cui però corrisponde un contributo minimo di risorse private da utilizzare e, conseguentemente, una dotazione minima di nuovi servizi (al valore zero di nuovi insediamenti edilizi corrisponde, in assenza finanziamenti pubblici, un valore zero di nuove opere pubbliche e pertanto l’assenza di un’attività di riqualificazione): quella di realizzare quanti più possibili servizi pubblici, a cui, però, corrisponde una grande dimensione dei nuovi insediamenti edilizi, e ciò a discapito della vivibilità dell’area che, sia pure riqualificata, rischierebbe di risultare congestionata dal nuovo carico urbanistico. Un difficile equilibrio, tra le esigenze della riqualificazione e infrastrutturazione e quelle del decongestionamento, che non può essere valutato sulla base di semplici dati parametrati, ma solo sulla base di un’ipotesi di progetto urbano. Nelle elaborazioni compiute il raggiungimento di detto equilibrio finanziario, ha comportato la formulazione e la verifica di numerosi scenari intermedi, che, non contraddicendo le premesse essenziali sopra menzionate, hanno di volta in volta reso palesi gli esiti formali dell’ipotesi progettuale in rapporto alle verifiche di fattibilità finanziaria. La previsione di nuovi insediamenti residenziali va posta, anche, in relazione agli studi effettuati in tema di fabbisogno abitativo. Il PRG vigente presenta aree di espansione, zone C, in quantità molto ridotta ed oggi, fra l’arto, a soli cinque anni dalla sua approvazione, già totalmente utilizzate. Detta esigua previsione di aree di espansione è motivata dall’andamento demografico del Comune, che secondo gli ultimi censimenti disponibili in fase di redazione del PRG, era caratterizzato da un decremento della popolazione residente. Dagli studi effettuati, inoltre, risultava degli indici di affollamento e di coabitazione non particolarmente elevati, un numero di vani per abitante relativamente elevato e, pertanto, una rilevante 68 quantità di alloggi non utilizzati, soprattutto localizzati nelle aree di interesse storico ed in particolare nel Centro Storico dei Quattro Mandamenti. E’ derivato da dette considerazioni che, per la città di Palermo, non sussiste alcun fabbisogno abitativo, fatta eccezione che per una domanda marginale afferente alle categorie in disagio abitativo, quali anziani, immigrati extracomunitari, studenti e portatori di handicap valutata in 2.100 alloggi ai quali si aggiungono 9.400 alloggi necessari per eliminare l’emergenza abitativa determinata dalla popolazione a basso reddito. Sulla base di tali considerazioni le nuove zone di espansione del PRG sono state dimensionate per soddisfare un fabbisogno di circa 3.000 alloggi nel ventennio 1995/2015, corrispondente ad una popolazione di circa 9.000 abitanti. Per i restanti 8.500 alloggi il PRG fa affidamento al recupero dell’edilizia esistente ed in particolare di quella di interesse storico. In seguito all’approvazione del PRG, e delle modifiche apportate dai provvedimenti approvativi, è variata l’edificabilità delle zone B con un incremento della suscettività edificatoria tale da rendere possibile la realizzazione di circa 3.000 alloggi. In questo periodo, inoltre, sono stati approvati programmi costruttivi per ulteriori 976 alloggi, ma allo stato attuale risultano finanziati ulteriori interventi abitativi per oltre 2.400 alloggi, ad oggi in gran parte da localizzare. Considerate le norme di legge, che obbligano i Comuni con più di 15.000 abitanti di dotarsi di un Piano per l’Edilizia Economica e Popolare e stante il contrasto che sussiste tra le previsioni del PRG e le iniziative dell’Assessorato Regionale Lavori Pubblici, il Consiglio Comunale con atto deliberativo n°293 del 24.10.2002 ha dato mandato all’Amministrazione di predisporre un piano per inquadrare le problematiche relative al comparto residenziale. Il Settore Urbanistica ha elaborato uno “Studio propedeutico alla redazione del piano del settore residenziale” anche sulla base di un’analisi del fabbisogno abitativo elaborata dal Prof. Sergio 69 70 71 Vizzini, docente di Economia e Politica dello sviluppo presso la Facoltà di Economia di Palermo. Sulla base di un’attenta analisi del rapporto tra dotazione di alloggi, differenziata per numero di vani, e composizione del nucleo familiare, si evince l’esistenza di un disagio abitativo dovuto alla mancata coincidenza tra l’offerta e la domanda. Lo studio, che tiene anche conto del fabbisogno derivante da edilizia degradata, perviene ad un fabbisogno abitativo al 2011 stimato in 18.000 alloggi. Considerato che nell’ipotesi di scenario utilizzata sono previsti nuovi insediamenti residenziali per mc 286.105 a questa corrispondo circa 600 alloggi, il 40% dei quali, pari a circa 240 alloggi, si prevede sia destinato ad edilizia agevolata, per la quale si ipotizza un abbattimento del prezzo di vendita del 50%, per quelle categorie sociali che hanno difficoltà ad accedere all’alloggio di proprietà. Anche sotto il profilo delle esigenze funzionali poste alla base del PRG, secondo gli ultimi aggiornamenti effettuati, il programma interviene positivamente nel bilancio complessivo del bisogno abitativo e pertanto in coerenza con le previsioni del piano regolatore generale. Il sistema di interventi, inoltre, contribuisce al soddisfacimento del fabbisogno abitativo senza ampliare il perimetro del centro abitato cittadino, senza incrementare le aree edificate e, pertanto, non a discapito delle aree a verde residue della città. E ciò in coerenza del PRG vigente, che assumeva, quale principio essenziale della pianificazione, proprio la salvaguardia del tessuto agricolo residuo. In merito ai nuovi insediamenti commerciali e direzionali va fatto riferimento al Piano di Programmazione Economica del Settore Commerciale del Comune di Palermo. Detto piano, però, non individua nuove aree specificatamente commerciali, ma pone dei termini di compatibilità con le varie destinazioni di zona territoriale omogenea, soprattutto zone A, B e D. Solo relativamente alle zone D è precisata la percentuale di aree che complessivamente può essere destinata ad attività commerciali. Il nuovo insediamento commerciale e direzionale 72 proposto con il progetto, pertanto, non risulta in contrasto con la pianificazione generale. Nello specifico, piuttosto, l’introduzione di un nuovo asse viario a vocazione commerciale, nell’ambito di un sistema di interventi di riqualificazione di un’area degradata, è coerente al D.P.11 luglio 2000, Direttive ed indirizzi di programmazione urbanistica nel settore commerciale”, che nel merito prevede: art. 1 il Piano Comunale Commerciale deve, tra le altre, avere le seguenti finalità: favorire le potenzialità delle attività commerciali per avviare processi di riqualificazione urbana di aree degradate; (...) art.12 - comma 2 “Nei centri storici e/o nelle aree urbane di consolidata presenza commerciale vanno perseguiti gli obbiettivi della riqualificazione e salvaguardia del tessuto urbano di antica origine, del consolidamento e qualificazione della capacità attrattiva, della funzione aggregativa e di vivibilità dell’area, contribuendo ad eliminare fenomeni di degrado e di abbandono”. 73 Il rispetto della dotazione di servizi da standard Gli esiti formali e l’equilibrio economico sono stati esaminati, di volta in volta, anche seguito della verifica della dotazione di servizi da standard, previsti dal D.M. 1444/68, e delle dotazioni di parcheggi pertinenziali. Relativamente ai servizi da standard relativi ai nuovi insediamenti, si è provveduto ad effettuare uno studio delle esigenze con un’indagine estesa anche alle aree limitrofe. Dalle analisi effettuare risulta che le carenze sono principalmente inerenti la dotazione a parcheggi e, più marginalmente di verde pubblico ed attrezzature collettive. L’area, invece, risulta dotata di sufficienti attrezzature scolastiche. Nella ipotesi progettuale elaborata, pertanto, in merito alla dotazione di servizi da standard, si è tenuto conto di dette condizioni di contesto, prevedendo, in primo luogo, una considerevole dotazione a parcheggio. Ciò non solo perché detta previsione consente di soddisfare la dotazione a standard sovrapponendo le superfici interessate (in caso di parcheggio multipiano le superfici sono conteggiate sommando le superfici dei singoli piani) ma, o soprattutto, per rispondere alla grave carenze di dette attrezzature nelle aree centrali della città. La carenza di parcheggi produce un disaggio abitativo fortemente avvertito dalla popolazione residente, non incentiva l’uso delle attività commerciali esistenti, conduce ad un uso generalizzato e spesso caotico del parcheggio a bordo strada, che, a sua volta peggiora le condizioni di utilizzabilità dei tratti stradali, con conseguenze negative sul transito pubblico e privato. La realizzazione di una rilevante quantità di parcheggi, superiore a quella prevista dal D.M. (a compensazione delle aree scolastiche e per attrezzature che non sono previste), produce grossi benefici per un ampio brano di città e pone le condizioni affinché possano essere eliminati, del tutto o in parte, i parcheggi a bordo strada. Senza parcheggi a bordo strada è possibile prevedere le corsie preferenziali per i mezzi pubblici, nuove piste cicalabili ed aree 74 interamente pedonali, a vantaggio della mobilità e dell’ambiente. Date le caratteristiche dell’area e le ridotte dimensioni delle aree risorsa, è stata privilegiata la soluzione di parcheggi interrati multipiano. In merito alla localizzazione dei nuovi insediamenti, secondo le quantità definite, si è preferito localizzare le ridotte previsioni di uffici presso via Notarbartolo e di concentrare le residenze nelle aree più prossime a via Dante. Ciò risponde alle vocazioni di queste due aree urbane, residenziale e direzionale la prima e prevalentemente residenziale la seconda. In merito alle attività commerciali si prevede che una parte di queste siano localizzate ai primi piani degli insediamenti residenziali e ciò in considerazione del fatto che il sistema dei negozi alla quota del marciapiede costituisce una condizione essenziale per garantire la continuità della vita collettiva che si sviluppa anche in relazione al sistema dei percorsi commerciali esistenti. La presenza delle attività commerciali è stata incrementata in corrispondenza di via Notarbartolo, con delle gallerie commerciali che si sviluppano a più elevazioni fuori terra e con una galleria commerciale interrata che definisce il sistema di accesso alle fermate del treno e della metropolitana. Analogamente a quanto accade per i parcheggi pubblici, anche i parcheggi pertinenziali sono previsti in interrato. In riferimento ai dati dimensionali dei nuovi insediamenti, residenziali, commerciali e direzionali previsti nell’ipotesi di scenario, sono state verificate le quantità di aree a servizi riportate nella tabella riportata a seguire. Insediamenti Volumetria mc residenziali 286.105 Superficie l.p. - mq direzionali 40.440 commerciali f.t. 68.821 commerciali int. 15.000 Totale 124.261 Abitanti Servizi da standard 286.105/80= 3.576 3.576 X 18 = 64.368 124.261 X 0,80 = 99.409 mq 163.777 75 La suddivisione di detto fabbisogno nelle varie tipologie di servizi previsti dal D.M. 1444/68 è stata effettuata secondo le quantità della tabella riportata a seguire: insediamenti Residenziali Direzionali e commerciali Servizi secondo D.M. 1444/68 Servizi dell’ipotesi di Istruzione 3.576 X 4,5 = mq 16.092 - Attrezz. collettive 3.576 X 2 = mq 7.152 mq 6.331 verde 3.576 X 9 = mq 32.184 mq 32.184 parcheggi 3.576 X 2,5 = mq 8.940 mq 27.853 verde 124.261 X 0,40 = mq 49.704,5 mq 10.791 parcheggi 124.261 X 0,40 = mq 49.704,5 mq 86.618 totale mq 163.777 mq 163.777 Dai dati riportati si evince che, nell’Ipotesi di progetto è stata rispettata la quantità complessiva di servizi da prevedere ai sensi del citato decreto ministeriale. La differente ripartizione delle quantità tra le varie voci previste dagli articoli 3 e 5 del decreto, è dovuta ad alcune valutazioni effettuate sulle specifiche condizioni di contesto di cui si è parlato. In particolare, la mancata previsione di aree destinare ad attrezzature scolastiche è motivata dalla presenza, in prossimità dell’area degli interventi, di numerose strutture destinate a tal fine. Si constata che risulta pressoché soddisfatta la dotazione di aree da destinare ad attrezzature collettive, ove a fronte di un fabbisogno di legge pari a mq 7.152, nell’ipotesi di scenario si prevede un’area pari a mq 6.331 che, nello specifico, è destinata ad attrezzatura sportiva coperta. Per quanto riguarda la dotazione a verde pubblico, relativamente all’insediamento residenziale, si può affermare che il fabbisogno di aree a verde risulta soddisfatto, in quanto si prevedono aree a verde pari a mq 32.184 del tutto uguali a quelle previste dal D.M.. Relativamente agli insediamenti commerciali è stata prevista una dotazione a parcheggi pubblici pari a mq 86.618 a fronte di un fabbisogno stimato in mq 49.704,5 e, di contro, una dotazione a verde di mq 10.791 a 76 fronte di un fabbisogno di mq 49.704. Ciò in quanto si è preferito incrementare la dotazione a parcheggi rispetto a quella a verde pubblico. Tale scelta deriva sicuramente dalla ridotta dimensione dell’area degli interventi, che risulta interstiziale rispetto ai tessuti urbani limitrofi. Un’area che, peraltro, va destinata in gran parte (il 40 % del complessivo), a nuove sedi stradali, perché si riconosce che, in questo contesto specifico, la riconnessione della maglia viaria è prioritaria, rispetto ad altre esigenze pubbliche, al fine di pervenire ad una effettiva riqualificazione dell’area. Relativamente alla dotazione a parcheggi pubblici, a fronte di un fabbisogno complessivo di mq 58.644,5, nel progetto si prevede una quantità pari a mq 114.471, e, pertanto, a più del doppio dello standard di legge. Detta elevata dotazione a parcheggi, che contribuisce ad incrementare l’utilità del pro- getto, nasce dal alcune considerazioni sulle caratteristiche del contesto di riferimento ed, in particolare: • la carenza di dotazioni a parcheggio delle aree residenziali le commerciali circostanti; • la accresciuta necessità di parcheggi dovuta allo sviluppo della Stazione Notarbar- tolo come importante nodo di interscambio; • la previsione di nuove attrezzature culturali di carattere generale (museo alla ex stazione Lolli ed attrezzatura culturale espositiva presso la stazione Notarbartolo). Detta dotazione a parcheggio da un lato assicura la effettiva funzionalità delle nuove attrezzature pubbliche di carattere generale, sia culturali che inerenti la mobilità, dall’altro contribuisce a migliorare le condizioni della sosta anche di una vasta area limitrofa. Come già documentato in precedenza, oltre ai servizi da standard, nell’ipotesi di scena- rio si prevede un intervento infrastrutturale inerente la realizzazione di nuove strade, per un totale di mq 81.489, che nel PRG vigente sarebbero classificate come Sedi Stradali, e delle attrezzature culturali di carattere 77 generale, che nel PRG sarebbero classificate come zone F12. Dette attrezzature generali sono inerenti: • il recupero dell’ex Stazione Lolli con destinazione culturale museale, che interessa un’area di mq 11.610 • una nuova attrezzatura culturale espositiva presso la stazione Notarbartolo, che interessa un’are di mq 8.868 Sono state, inoltre, analizzate in dettaglio le variazioni che l’Ipotesi di scenario implica sulle destinazioni urbanistiche dell’area previste dal P.R.G. vigente. La localizzazione delle aree e i dati di ciascuna di queste sono leggibili nelle tabelle riportate a seguire. Dall’analisi comparata delle previsioni del P.R.G. vigente e dell’Ipotesi di Scenario elaborata, relativamente alle aree interessate dagli interventi, risulta quanto riportato nella seguente tabella che segue: Servizi per gli insediamenti (art.4 D.M.1444/68) Attrezzature collettive (art. 5 D.M. 1444/68) Secondo il PRG mq Secondo l’ipotesi discenario Differenza mq Attr.scoalstiche 2.576 - - 2.576 Attr. collettive - 6.331 + 6.331 Verde pubblico 15.786 42.975 +27.189 parcheggi 19.011 114.471 +95.460 Attr. Culturali (F12) 25.906 20.470 - 5.436 Uffici pubblici (F15) 35.417 - - 35.417 Sede ferroviaria (F 16) 24.330 - -24.330 63.135 81.489 +18.354 186.161 265.736 +79.575 Sedi stradali Totale (Nella tabella sopra riportata si ipotizza che le superfici destinate a F12, F15 e F16 siano equamente suddivise nelle tre diverse destinazioni) Dal confronto delle due differenti previsioni di destinazione di zona emerge che nell’ipotesi di progetto rimane presocchè inalterata la superficie della aree da destinare ad attrezzatura culturali espositive, zona F12, (con soli mq 5436 in meno) ed invece risultano eliminate le zone F16 - aree ferroviarie ed F15 – Uffici pubblici. 78 Detta modifica risponde ai principi informatori del progetto urbano elaborato e, conseguentemente, dell’adeguamento delle previsioni di piano: • vengono eliminate le zone “F16 sedi ferroviarie”, in quanto l’intero sistema ferroviario, che comunque permane nel pieno della sua funzionalità in locali interrati, è totalmente coperto e le aree che si recuperano attraverso detta copertura vengono destinate agli usi urbani; • viene eliminata la previsione “F15 uffici pubblici”, pensata già in fase di redazione del PRG come destinazione da utilizzare per valorizzare le “aree risorsa” e non utilizzata nell’ipotesi di scenario in quanto non garantisce adeguati livelli di redditività degli investimenti. Il ridimensionamento delle aree destinate ad attrezzature collettive avviene pertanto non a discapito delle funzioni essenziali e di rilevanza culturale e sociale per la città, ma risponde all’esigenza di riconversione delle aree ferroviarie e di adeguata utilizzazione delle aree risorsa. Detto ridimensionamento, che non interviene sulla dotazione di aree a servizi prevista dal comma 5 dell’art.4 del D.M. 1444/68, produce solo degli effetti positivi, dal punto di vista della dotazione a servizi complessiva dell’area e dell’intera città in quanto, come di seguito argomentato, a fronte di un decremento della quantità di zona F pari a mq 65.183 si ottiene, un incremento delle aree destinate a servizi pari a mq 126.404. Relativamente ai servizi per gli insediamenti, infatti, con l’attuazione degli interventi si perviene ad un rilevante incremento delle dotazioni previste. In particolare un incremento di oltre mq 27.000 delle aree a verde e ad un notevolissimo incremento della previsione di aree a parcheggio, pari ad oltre mq 95.000. Dalla comparazione dei dati inerenti le previsioni di aree a servizi emerge anche che, rispetto alle previsioni di PRG, ove si prevede l’utilizzazione pubblica della sola superficie di marciapiede, nel progetto elaborato è notevolmente sfruttato anche il sottosuolo. Ciò non solo per le 79 infrastrutture della mobilità (linee ferroviarie e metropolitana) ma anche per la sosta automobilistica. Tutti i parcheggi previsti sono infatti multipiano ed interrati. Ciò rappresenta sicuramente uno degli aspetti positivi della soluzione elaborata, in quanto risponde all’esigenza di contenere al massimo l’uso del suolo, pur non rinunciando ad avviare processi di trasformazione e riqualificazione della città. In tal senso è possibile affermare che il progetto elaborato è doppiamente rispettoso dell’ambiente. In primo luogo perché finalizzato alla riqualificazione urbana, interviene come azione di contrasto dei fenomeni di dispersione della città, molto dannosi per il conteso agricolo e paesaggistico periurbano. In secondo luogo perché utilizza come aree risorsa della aree interne al centro abitato che, in questo caso, sono anche aree oggi non utilizzate, non producendo, in questo modo, un ampliamento della città a discapito del tessuto agricolo. Le variazioni alle dotazioni di aree a servizi, secondo l’art. 3 del D.M. 1444/68, del PRG nel suo complesso, non possono che essere che positive in quanto a fronte di una ridu- zione delle aree da destinare ad attrezzatura scolastica pari a mq 2.576 si prevede un incremento degli altri servizi (attrezzatura collettive, verde pubblico e parcheggi) che nel complesso è pari a mq 128.980, con un saldo positivo di mq 126.404. I parcheggi pertinenziali In merito alle previsioni di parcheggi pertinenziali, relativamente agli insediamenti residenziali è stato fatto riferimento all’ex art.9 della Legge n.122/1989 e s.m.i., e, pertanto, sono previsti in misura pari ad un decimo della volumetria edilizia. Relativamente agli insediamenti direzionali e commerciali è stato fatto riferimento al “Piano di programmazione urbanistica del settore commerciale” del Comune di Palermo, che, relativamente alle attività commerciali, prevede una dotazione di parcheggi 80 che varia da 0,5 a 2 mq. per ogni mq. di superficie di vendita, in relazione alla tipologia merceologica e alla classificazione dell’attività (effettuata in funzione della sua dimensione). Considerato che in assenza della progettazione edilizia degli interventi non è possibile avere contezza della classificazione dei locali commerciali che saranno previsti, come pure dell’effettiva superficie di vendita rispetto alla superficie commerciale complessiva, è stato assunto come parametro di riferimento una quantità pari ad 1 mq per ogni mq di superficie commerciale, per le attività commerciali localizzate ai piani terreni degli edifici residenziali (che si presume possiederanno una superficie di vendita limitata, tale da inquadrarsi nell’ambito degli esercizi di vicinato o medie strutture di vendita), ed una quantità di 1,5 mq di parcheggi per ogni mq di superficie commerciale, per le gallerie commerciali. Per potere effettuare con corenza le verifiche della dotazione a parcheggi, e le successive verifiche finanziarie del programma, è stato necessario suddividere il complesso delle opere previste nel progetto urbano elaborato in un insieme di interventi chiaramente individuati. Gli interventi sono stati individuati in relazione alle caratteristiche tipo-morfologiche delle trasformazioni ipotizzate, tenendo conto della natura, pubblica o privata, delle opere. Gli interventi previsti risultano: 1 - Museo alla ex Stazione Lolli; 2 - Giardino pubblico presso la ex Stazione Lolli; 3 - Restauro Piazza Lolli; 4-N uove Sedi stradali tra Piazza Lolli, via Malaspina e via Adria; 5 - Giardino pubblico presso via Adria; 6 - Parcheggio pubblico a Lolli; 7 - Residenze e negozi su via Malaspina; 8 - Residenze e negozi su via Malaspina oltre via Adria; 9 - Centro commerciale su via Adria; 81 10 - N uove Sedi stradali e giardini tra le vie Malaspina e Notarbartolo; 11 - Galleria Commerciale e residenze su via Cimarosa; 12 - Parcheggio pubblico interrato su via generale Di Maria; 13 - R esidenze e negozi tra via Generale De Maria e via Notarbartolo; 14 - Portale Urbano - attrezzatura culturale negozi ed uffici; 15 - Torre per residenze ed uffici in Piazza Notarbartolo; 16 - Parcheggio pubblico sotto Piazza Notarbartolo; 17 - Galleria commerciale sotto Piazza Notarbartolo; 18 - Residenze e negozi in Piazza Boiardo; 19 - Giardino pubblico in Piazza Boiardo; 20 - N uove Sedi stradali e giardini tra le vie Rapisardi e Giordano; 21 - Galleria Commerciale su Piazza Notarbartolo; 22 - Parcheggio pubblico presso via Dandone; 23 - A ttrezzatura sportiva ed attività commerciali presso via Dandone; 24 - P archeggi per i pulman interurbani presso via Giordano. Nel complesso con l’attuazione dell’intervento si prevede siano realizzati mq....... di parcheggi pertinenziali. Le densità edilizie fondiarie Il PRG vigente assegna a gran parte delle aree interessate dal programma, una densità edilizia. Detta densità è pari a 3 mc/mq per le zone F12, 3 mc /mq per le zone F15, 0,1 mc/ mq per le zone F16. Nel complesso delle aree interessate dagli interventi, secondo le previsioni di PRG PRG è possibile insediare una volumetria edilizia complessiva di mc 215.105. Considerato che l’area degli interventi si estende a mq 192.594 ne risulta una densità territoriale pari a 1,11 mc/mq. Nell’ipotesi di scenario elaborata si prevede invece una volumetria edilizia complessiva pari a mc 901.700, alla quale 82 corrisponde una densità territoriale pari a 4,68 mc/mq. Il notevole incremento di densità è dovuto prevalentemente alla necessità di prevedere nuovi insediamenti residenziali, commerciali e direzionali. Date le caratteristiche dimensionali degli insediamenti e la necessità di mantenere una superficie libera da edifici quanto più possibile ampia, da destinare alle sedi stradali e al verde pubblico, ne consegue che la densità fondiaria di progetto, inerente i nuovi insediamenti, risulta alquanto elevata. Dette densità, nell’ipotesi di scenario, oltre ad essere elevate, sono anche differenti per ciascuna delle aree interessate dagli insediamenti. Ciò è la diretta conseguenza del processo di lavoro sviluppato, che non parte dalla “zonizzazione funzionale” a cui attribuire densità territoriali e fondiarie omogenee. Detti parametri urbanistici sono in realtà stati dedotti a posteriori, dall’ipotesi di progetto urbano elaborato, finalizzato alla riconfigurazione dello spazio pubblico e condizionato dalla necessità di assicurare l’equilibrio finanziario del programma. Le densità fondiarie delle aree su cui si prevedono i nuovi insediamenti variano da un minimo di 8,2 mc/mq ad un massimo di 32 mc /mq. Per quanto elevate, dette densità non risultano affatto disomogenee rispetto alle densità rilevate negli isolati limitrofi esistenti, ove sono presenti valori similari. La concentrazione edilizia, che rende possibile la previsione di vaste aree pubbliche non edificate, a vantaggio della fruibilità collettiva della zona, nei fatti non è estranea al tessuto edilizio circostante, del quale l’intervento ne rappresenta la “naturale” prosecuzione. 83 84 85 La conformazione del progetto urbano La definizione formale dei nuovi insediamenti è stata fortemente condizionata da due fattori essenziali: la presenza del tessuto urbano circostante, caratterizzato da identità chiaramente leggibili; le opere pubbliche essenziali, previste in attuazione del PRG, le cui principali caratteristiche sono definite a monte. In merito al rapporto con il tessuto urbano circostante, è utile sottolineare che l’area interessata dagli interventi, per quanto molto estesa, non può che essere considerata “interstiziale” rispetto al tessuto attiguo ed in ciò ha notevolmente vincolato il processo formativo del sistema urbano introdotto, in quanto le ridotte dimensioni hanno reso non percorribile l’ipotesi di conformare l’area degli interventi come un tessuto urbano dalle caratteristiche totalmente autonome. D’altra parte ciò risponde anche ad una precisa volontà progettuale, che si basa sulla convinzione che un nuovo tessuto urbano, che non si pone in continuità con l’esistente, che sostituisce l’”estraneità” del sistema delle aree ferroviarie con altre forme di estraneità, ad onta della sua qualità intrinseca, nei fatti peggiora la qualità complessiva dell’area. Principio essenziale di progettazione utilizzato è, pertanto, quello di sostituire lo “spazio urbano estraneo”, rappresentato dalle aree ferroviarie, con un sistema urbano che completi ed integri quello esistente e che sia, allo stesso tempo, generatore di “nuove centralità urbane”. Un intervento progettuale, pertanto, di riconfigurazione, di ricucitura, di ricomposizione. Di trasformazione di un’area degradata e sottoutilizzata in un contesto anche radicalmente differente dal circostante, ma che non lo rinneghi. Che lo integri valorizzi, che trasformi la “cesura” in “cerniera” urbana. Nel processo conformativo di definizione dell’assetto urbanistico sono stati utilizzati gli elementi essenziali del lessico delle città: gli edifici, con le loro funzioni pubbliche o private, le strade, le piazze e i giardini e il loro fondersi in due sistemi assolutamente complementari: il sistema degli tessuti edilizi ed il sistema degli spazi aperti. Ciò a partire da un’ipotesi di costruzione della città 86 che procede prioritariamente per tessuti urbani e non per sole localizzazioni funzionali. La tipologia di progetto utilizzata è, pertanto, quella urbanistica della pianificazione particolareggiata. Nell’ambito del progetto, pertanto, gli interventi edilizi sono, pertanto, definiti come sagoma e come volumetria. Non sono utilizzati, pertanto, dei soli indici di densità, che dissolvono il progetto in “parametri” progettuali evanescenti quanto spesso inconcludenti e dannosi, ne i progetti architettonici di ogni singolo edificio, che irrigidiscono in maniera incongrua la definizione urbanistica, con elementi morfologici che attengono ad altri soggetti ideatori. Detta sagoma riportata negli elaborati di progetto rappresenta la massima estensione, planimetrica ed altimetrica, che l’edificio potrà assumere, all’interno della quale sarà successivamente sviluppato il rispettivo progetto architettonico. Le aree utilizzate sono quelle che insisto ai margini del nuovo asse viario principale. Presso la ex stazione Lolli detti insediamenti rappresentano l’occasione per ridefinire l’invaso urbano, oggi totalmente amorfo. Si prevede, infatti, un nuovo sistema di isoalti, destinati a residenze con negozi ai piani terreni, lungo via Malaspina ed il completamento dell’isolato che insiste su via Parlatore. In quest’area, della ex stazione Lolli, i nuovi insediamenti sono configurati come isolati urbani. Ciò nell’esplicita intenzione di proseguire e completare il sistema del tessuto a scacchiera ottocentesco. Gli isolati, lasciando libera la prospettiva delle vie Turrisi Co- lonna e Cantiere Finocchiaro, che così avranno come elemento focale conclusivo lo spazio aperto de nuovo giardino centrale, creano un fronte continuo su via Malaspina e un nuovo fronte urbano che definisce il bordo del nuovo asse centrale dell’insediamento. La definizione planivolumetirca non entra nel merito della configurazione della, o delle, corti interne, che saranno sviluppate in sede di definizione architettonica degli edifici. Il completamento dell’isolato su via Parlatore è utile a ridefinire il fronte edilizio sul 87 sistema di giardini ed attrezzature della ex stazione Lolli, che adesso appare frammentato e di bassa qualità architettonica, soprattutto nell’area in cui si prevede l’intervento, ove la palazzina multipiano esistente, banale e seriale edilizia del dopoguerra, prospetta con il suo retroprospetto. Anche qui il corpo edilizio, con destinazione interamente commerciale, è definito in assenza della o delle corti interne. Relativamente all’area della stazione Notarbartolo, la definizione dei nuovi insediamenti, coerentemente alle caratteristiche del contesto urbano circostante, non segue più pedissequamente la logica del completamento del sistema di isolati. L’elemento fondamentale della composizione urbana è qui una nuova piazza da prevedere in luogo della parte centrale della trincea ferroviaria. La nuova piazza è localizzata ai bordi di via Notarbartolo affinché la stessa rappresenti una “pausa” al sistema continuo dei fronti edili che si susseguono sulla via. Viene in questo modo colta l’opportunità fornita dal grande invaso vuoto, occasione rara in questa parte di città, per configurare un nuovo “vuoto” urbano dal carattere, però, completamente diverso dall’attuale. L’invaso oggi esistente, oltre ad essere caratterizzato dalla presenza della trincea ferroviaria, è, come già detto in precedenza, totalmente amorfo, discontinuo, privo di ogni gerarchia. Gli unici elementi architettonico urbani che si distinguono dalla piatta banalità dell’edilizia seriale del dopoguerra, sono la chiesa, localizzata ai bordi di via Notarbartolo, e l’edificio passeggeri della stazione Notarbartolo. Ma la loro localizzazione, dimensione e configurazione architettonica, non sono adeguate a compensare il vuoto di significati urbani che oggi caratterizza l’invaso. La definizione urbana dell’invaso prevista in progetto, segue la configurazione del nuovo sistema viario, che già di per sé istituisce delle gerarchie e crea nuove regole urbane. A valle della piazza il sistema edilizio è ancora a scacchiera, sia pure formato da isolati costituiti da edilizia recente. A monte, 88 invece, è leggibile la “modernità” del sistema urbano, che si sviluppa non più ad isolati, ma per sistemi insediativi ad edifici isolati all’interno di una, sia pure ridottissima, area di pertinenza. Si perde il rapporto del sistema dei corpi edilizi con la forma e figura dello spazio urbano. Qui gli insediamenti non generano più strade e piazze, ma spazialità urbane disomogenee, discontinue, frammentarie ed, in alcuni casi, caotiche. Il progetto urbano, che invece è finalizzato alla configurazione di uno spazio urbano chiaramente delineato, in grado di assumere i significati sociali e collettivi degli spazi della città, interviene in primo luogo per definire i bordi di detto nuovo elemento urbano. Ciò in quanto si riconosce che il valore formale di una piazza dipende in gran parte dalle caratteristiche geometriche della sua estensione e configurazione planimetrica e dalle caratteristiche dimensionali degli edifici che vi prospettano, che la delimitano ed individuano. Nell’ipotesi di scenario, pertanto, la definizione delle caratteristiche spaziali della piazza è effettuata con nuovi corpi edilizi che, sul lato valle, confermano ed in parte completano il sistema degli isolati e sul lato monte, entrano in rapporto con gli edifici degli insedia- menti esistenti. Qui, la composizione urbana è giocata sul piano dei rapporti relazionali di “prossimità” e “contrappunto” e non più sulla continuità del fronte edilizio su strada. La nuova piazza risulterà, pertanto, definita a valle da un nuovo isolato, posto in sostituzione dell’edificio passeggeri della stazione Notarbartolo, e, a monte, da due edifici di particolare significato: la nuova attrezzatura culturale ed un edificio a torre per residenza ed uffici. Sul bordo del nuovo asse viario, a completamento della composizione urbana, sono collocati due corpi di modesta altezza da destinare a gallerie commerciali. Tra le due bretelle curvilinee, nella parte terminale del nuovo asse viario, è invece collocata un’attrezzatura sportiva con copertura a giardino. Il nuovo vasto spazio pedonale della piazza è voluto per 89 trasferire sul piano della vita sociale e collettiva, la centralità delle funzioni di mobilità pubblica già insediate nel luogo e che saranno potenziate in futuro. Uno spazio che non ha simili nella Palermo contemporanea ma che può trovare un termine di paragone, anche dimensionali, solo nella ottocentesca Piazza Politeama. Nell’ipotesi di progetto si ipotizza che la piazza possa essere articolata su due livelli, quello della quota marciapiede ed un livello interrato alla quota di accesso ai binari. L’articolazione dei due livelli, che sarà meglio definita nel prosieguo delle progettazioni, è utile a raccordare la quota della città con quella dei binari, posta a dieci metri di profon- dità, con un livello intermedio ove si prevede di collocare delle attività commerciali. La presenza del livello interrato, inoltre, rende possibile, a questa quota, l’attraversamento pedonale di via Notarbartolo e del prolungamento di via Rapisardi, con un percorso che non interferisce con il traffico veicolare. La nuova attrezzatura culturale, possiede un’estensione prevalente longitudinale, tale da delineare uno dei bordi della piazza nella sua interezza. L’altezza, superiore a quella degli edifici esistenti limitrofi, è tale da connotare la presenza di questo edificio quale “emergenza” che è possibile cogliere nell’ambito dello skyline cittadino. Seppure le dimensioni prevalenti sono quella longitudinale e l’altezza, il consistente spessore edilizio ipotizzato, consente di articolare gli spazi interni e di pensare libera- mente il corpo edilizio da definire nell’ambito della cornice volumetrica individuata. All’interno della nuova attrezzatura culturale vanno previsti: i locali di ingresso alla fermata metropolitana e ferroviaria, spazi per esposizioni temporanee, mediateca e biblioteca, sale convegni, spazi ricreativi, per la ristorazione e lo svago, giardini coperti ed uffici. La torre per residenze ed uffici è pensata come elemento focale della composizione urbana, un “segnale” della nuova centralità urbana istituita, che, pur non interferendo con le vedute “storiche” è visibile da gran parte della città. Relativamente alle aree a parcheggio, pubblico e pertinenziale, si prevede siano utilizzati i 90 locali interrati che insistono prevalentemente sullo stesso sedime degli edifici. 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 L’adeguamento del PRG Per quanto le trasformazioni ipotizzate muovano dalla necessità di rendere concretamente attuabili, nel breve periodo, le previsioni del PRG vigente, si rende necessario effettuare un adeguamento dello stesso. Se pure l’ipotesi di nuovo assetto del PRG per questa area è già perfettamente definita con l’ipotesi di scenario, che è stata elaborata sulla base di un progetto urbano svilup- pato con considerevole dettaglio urbanistico, si ipotizza di effettuare l’adeguamento del PRG in due fasi: • un primo adeguamento, in variante, inerente l’individuazione del perimetro dell’area da sottoporre a pianificazione particolareggiata, delle finalità di detta pianificazione, dei parametri urbanistici essenziali che detta pianificazione dovrà rispettare; • un secondo adeguamento, in attuazione del primo, che definisce la configurazione formale degli insediamenti ipotizzati e verifichi la dotazione a servizi secondo gli standard previsti dal D.M. 1444/68 (18 mq per abitante insediato, per gli insediamenti residenziali e 80 mq per ogni 100 mq di superficie lorda di pavimento, per gli insediamenti direzionali e commerciali). Nel prosieguo delle iniziativa non si escludere i di unificare le due decisioni in unico provvedimento o di tenerli distinti, interponendo tra l’uno e l’altro provvedimento l’epsletamento di un concorso di progettazione L’adeguamento del PRG in due fasi garantisce pertanto, in primo luogo, il perseguimento di un obbiettivo di qualità, che solo il concorso di progettazione può assicurare. Ma affinché i progettisti che partecipano al concorso possano operare con la dovuta libertà di espressione, è necessario porre alla base delle loro elaborazioni solo alcuni parametri delle soluzioni individuate, che, nello specifico, coincidono con il perimetro dell’area oggetto di riqualificazione urbana e con i dati dimensionali delle principali attrezzature pubbliche e dei nuovi 102 insediamenti. Il progetto urbanistico elaborato sarà documentato nel bando di concorso, ma le indicazioni progettuali in esso contenute non diverranno “prescrittive” per i progettisti, che potranno apportare modifiche o elaborare uno scena- rio urbano del tutto differente. A seguito delle risultanze del concorso sarà possibile individuare il migliore assetto urbanistico da utilizzare per la definizione del piano attuativo e proseguire nell’iter di approvazione delle previsioni di piano. La prima fase di adeguamento al piano, inerente pertanto la sola definizione dell’area e dei parametri urbanistici fondamentali, inoltre, consente di avviare il processo di condivisione istituzionale dell’iniziativa, che verrà resa come pareri degli Enti preposti, adozione del Consiglio Comunale, osservazioni dei cittadini ed approvazione della Regione. L’adeguamento al PRG, pertanto, consiste nella perimetrazione di una “area da sottoporre a pianificazione attuativa” finalizzata alla riqualificazione urbana del territorio ivi compreso. Oltre il perimetro è stato ritenuto opportuno definire alcuni parametri ed in particolare: • la classificazione a zona “F12 – attrezzature culturali, museali ed espositive” della ex Stazione Lolli; • la previsione di una nuova attrezzatura culturale espositiva presso al Stazione Notarbartolo; • l’individuazione degli immobili ed aree di interesse storico; le volumetrie massime dei nuovi insediamenti residenziali, direzionali e commerciali. Questa necessità di fissare alcune condizioni da rispettare nel prosieguo della progettazione è dettata dalla necessità di orientare detta attività progettuale, non solo con dichiarazioni di principio, ma anche con alcuni vincoli. La previsione del recupero della ex Stazione Lolli come attrezzatura culturale e di una nuova attrezzatura culturale da prevedere presso la stazione Notarbartolo, sono indicazioni 103 del PRG che si vuole che siano in ogni caso mantenute nella successiva pianificazione, perché costituiscono le azioni principali e caratterizzanti della riqualificazione urbana di questo specifico contesto. Rispetto a dette previsioni, per la ex Stazione Lolli è stato precisato il perimetro dell’area, desunto dall’ipotesi di scenario elaborata. Per la nuova attrezzatura si è prefe- rito non indicare un’esatta area di riferimento, ma una semplice localizzazione, individuata con simbolo funzionale, in modo che i progettisti non siano condizionati dalla figura del perimetro della zona territoriale omogenea e possono configurare, in prossimità del simbolo, una specifica area di pertinenza. Vengono prescritte anche le caratteristiche dimensionali, in termini di volumetria prevedibile, di dette attrezzature. Relativamente alla stazione Lolli è mantenuta la classificazione del PRG di Netto Storico, qui denominato “Immobile di interesse storico”, per individuare gli immobili da tutelare, che potranno, pertanto, essere oggetto di interventi di restauro e rifunzionalizzazione e, per alcuni di essi, anche di ristrutturazione edilizia. In merito alle volumetrie massime dei nuovi insediamenti, queste rappresentano dei limiti che in ogni caso non possono essere superati, ma, in caso di finanziamento pubblico ed in base ad ulteriori verifiche di fattibilità finanziaria, è possibile diminuire, fino ad annullare o completamente, dette quantità, senza che ciò comporti una variante all’adeguamento del PRG effettuato. I dati riportati sono desunti dall’ipotesi di scenario. Per ogni tipologia insediativi sono, inoltre, riportate le quantità di servizi pubblici da prevedere. Al fine di trasferire, in parte, ai progettisti del piano attuativo, il contenuto delle elaborazioni progettuali prodotte, è stato giudicato opportuno intergare gli elaborati di adeguamento del PRG con una planimetria delle previsioni urbanistiche indicative. Il contenuto di detto elaborato, pertanto, ha funzione conoscitiva, nel senso che integra le analisi dello stato di fatto con una prima ipotesi progettuale che riassume le necessità della riqualificazione, così come si sono gradualmente formalizzate, con 104 le necessità di equilibrio economico del programma di interventi. In questo elaborato, denominato “tav.P4 – Parametri indicativi delle previsioni urbanisti- che” è riportato: il nuovo assetto stradale; le aree da destinare ad attrezzature generali F12; le principali aree a verde pubblico; i principali parcheggi pubblici; le aree degli insediamenti. Tutti questi elementi, desunti dall’ipotesi di scenario elaborata, potranno essere confermati o modificati, dai progettisti che parteciperanno al concorso. Il progetto urbano che detti elementi delineano, però, rimarrà come importante termine di paragone cui fare riferimento per le nuove soluzioni progettuali individuate. Relativamente alle aree per gli insedianti residenziali, direzionali e commerciali, sono date anche le caratteristiche dimensionali ed alcuni parametri di riferimento. Le densità fondiarie massime, la volumetria massima e la superficie coperta massima, sono desunte dall’ipotesi di scenario. Nell’elaborato, però, non sono riportati i valori individuati nell’ipotesi di progetto urbano elaborata, ma gi stessi valori incrementati ciascuno circa del 50%. Ciò per rendere palese la possibilità di riconfigurazione dell’assetto urbanistico, ipotizzando che i progettisti, anche qualora condividano l’assetto viario, possono in ogni caso prevenire ad un una definizione planivolumetrica differente da quella ipotizzata, in quanto possono modificare le volumetrie edilizie di ogni area. In questo caso, però, le modifiche all’assetto planivolumetriche debbono avvenire nel rispetto dei massimi complessivi definiti nell’elaborato prescrittivo di piano (la tav. P3). Pertanto all’incremento della densità di una determinata area dovrà corrispondere il decremento volumetrico di altre. La disciplina di piano all’interno dell’area perimetrata è regolamentata dalla norme tecniche di attuazione, contenute nell’elaborato “P6 – Prescrizione attuative delle previsioni di piano”, che definiscono le finalità e le modalità della successiva pianificazione, il contenuto delle indicazioni prescrittive di quelle indicative, con indicazioni sul regime temporaneo che intercorre 105 dall’approvazione del presente adeguamento all’approvazione del Piano Attuativo. Procedure urbanistiche Giuseppe Gangemi Ordinario di Urbanistica Università di Palermo L’iniziativa progettuale intrapresa dal Comune di Palermo riguarda la riqualificazione urbana dell’area ferroviaria che si estende grosso modo dalla Stazione Notarbartolo alla Stazione Lolli, tramite una serie di interventi di verde pubblico attrezzato, parcheggi, viabilità di connessione e di attrezzature museali, culturali e di servizi, integrati anche ad attività residenziali. Buona parte degli interventi traggono spunto dalle previsioni del PRG del 2002 e le nuove destinazioni urbanistiche si localizzano in buona parte nella piastra di ricoprimento della trincea ferroviaria. Lo Studio di Fattibilità è stato redatto in conformità ad un Protocollo d’Intesa sottoscritto tra Comune, Ferrovie e Autorità Portuale che fissava le reciproche incombenze per l’attuazione del “Programma Innovativo in Ambito Urbano – Porti e Stazioni”. Il P.I.A.U. viene approvato e finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Dicembre 2003; il Protocollo d’Intesa viene sottoscritto il 30.06.2004. Il P.I.A.U. può essere definito uno strumento innovativo e sperimentale di programmazione complessa per la diffusione di modelli di collaborazione tra soggetti pubblici e privati nella gestione- anche economica e finanziaria – dei processi di rinnovo urbano, per la cui attuazione il ricorso alle metodologie amministrative tradizionali della pianificazione e della progettazione di opere pubbliche e/o private non può più essere preso a riferimento conducente per gli obiettivi prefissati. E tuttavia le sue previsioni non hanno altro modo di essere autorizzate, e quindi realizzate, al punto in cui si è giunti, se non quello di rientrare 106 107 nei canoni tradizionali di comportamento amministrativo da parte del Comune. Infatti la strada scelta dal Comune fa riferimento principale alle innovazioni introdotte nelle procedure urbanistiche soprattutto dalla L.17.02.1992, n. 179, che norma i cosiddetti “Programmi integrati di intervento” (v. Capo V, art.16), finalizzati a riqualificare il tessuto urbanistico, edilizio e ambientale e “caratterizzati dalla presenza di pluralità di funzioni, dalla integrazione di diverse tipologie di intervento, ivi comprese le opere di urbanizzazione, da una dimensione tale da incidere sulla riorganizzazione urbana e dal possibile concorso di più operatori e risorse finanziarie pubblici e privati”. Poiché i Programmi Integrati di Intervento possono essere localizzati in zone in tutto o in parte edificate o da destinare anche a nuova edificazione al fine della loro riqualificazione urbana e ambientale, non vi è dubbio che le caratteristiche dell’area Lolli-Notarbartolo rientrano appieno, per la loro specificità e la loro condizione e consistenza, nella tipologia di programmazione complessa prevista dalla L.179/1992. Tuttavia la classificazione dell’iniziativa nella categoria dei P.I.I. deve tenere conto che proprio nella L.179/1992 sono fissati i nuovi limiti della procedura urbanistica che così possono essere sintetizzati: a) i programmi integrati devono essere presentati al Comune e sottoscritti dai soggetti pubblici e privati interessati (Comune e Ferrovie S.p.A., nel nostro caso); b) i programmi integrati devono essere approvati dal Consiglio Comunale con gli effetti di cui all’art. 4 della L. 10/1977 (legge Bucalossi – concessione edilizia) e, se in variante con la strumentazione urbanistica vigente, con la procedura delle varianti urbanistiche, e quindi il passaggio alla Regione per l’approvazione definitiva, anche tramite l’istituto del silenzio-assenzo (trascorsi 150 giorni). Se ne deduce che se l’iniziativa all’esame è conforme al Proto- 108 collo d’Intesa alla stregua di “Studio di Fattibilità: sostenibilità tecnico-territoriale”, essa dovrebbe: 1) assumere la facies di Programma integrato d’intervento; 2) essere sottoscritto anche dalle Ferrovie; 3) essere sottoposto all’esame e all’approvazione del Consiglio Comunale, prima, e della Regione, dopo. In quanto costituisce variante urbanistica del P.R.G.. Questa procedura presuppone l’accordo delle Ferrovie anche in ordine a tutti gli interventi progettuali previsti e ai diritti di utilizzazione delle aree proprietarie. Lo strumento giuridico-amministrativo per l’adesione delle Ferrovie S.p.A. sembra essere prefigurato dall’istituto dello “Accordo di programma quadro”, come delineato e normato dall’art. 2, c. 203, lettera d) della Legge 23.12.1996, n.662. Questa procedura è quella che caratterizza la cosiddetta programmazione negoziata, come tale intendendosi la regolamentazione concordata tra soggetti pubblici o tra i soggetto pubblico competente e la pare o le parti pubbliche o private per l’attuazione di interventi diversi riferiti ad un’unica finalità di sviluppo, che richiedano una valutazione integrata, coordinata e unitaria delle attività di rispettiva competenza. L’accordo di programma quadro, in tale profilo, viene promosso dall’Ente locale e altri soggetti pubblici e privati per la definizione di un programma esecutivo di interventi di interesse comune o funzionalmente collegati. Lo Studio di Fattibilità in esame, in tal caso, diviene lo strumento tecnico del programma esecutivo degli interventi e determina anche la dimensione finanziaria necessaria per la loro realizzazione. Nasce tuttavia l’obbligo di sottoscrivere gli impegni finanziari che si intendono assumere per ciascuno dei soggetti che intendono intervenire, nonché le modalità e i tempi per la realizzazione degli interventi così coordinati e integrati. In assenza totale di risorse finanziarie, è del tutto inutile il ricorso a questi strumenti innovativi, sia per la parte pubblica che per la parte privata. 109 D’altra parte, se l’azione del Piano strategico del Comune di Palermo ha spinto in direzione del P.I.A.U., non può trascurarsi la considerazione che tutto l’ambito della programmazione negoziata tende alla realizzazione degli obiettivi e delle finalità individuati da esso. Va pertanto chiarito che tutta l’esperienza recente della pianificazione strategica non può e non deve limitarsi ad una sorta di documento complesso che indica una sia pur plausibile configurazione (vision) di sviluppo e riqualificazione di specifici ambiti territoriali per la rinascita di un sistema locale. Né ci si può aspettare che il Piano Strategico assuma compiti e funzioni che non gli appartengono, come ad esempio quello di determinare un assetto del territorio con valore “conformativo” sullo stato dei luoghi o, peggio, del regime dei suoli. In altri termini, è impossibile affidare ai procedimenti innovativi in parola il ruolo e la funzione degli strumenti urbanistici ordinari. In ciò si svela l’equivoco e la difficoltà in cui oggi si incentra il di battito sulla riforma del governo del territorio. Innanzi tutto, è bene chiarire, in linea di dottrina, che l’Ente Locale, il Comune nel nostro caso, è depositario esclusivo del potere pianificatorio della sua città e del suo territorio, alla stregua di competenza esclusiva esercitata, nel nostro ordinamento, dall’organo consiliare, quale espressione formale e istituzionale di rappresentanza democratica. Per quanto se ne possa discutere, è bene accettare questa palmare evidenza. Nessuno, che io sappia, è riuscito ancora a inventare un metodo normativo che possa scavalcare la fase consiliare nei procedimenti urbanistici che intervengono nella conformazione dello stato dei luoghi, e che pertanto imprimono ed esprimono il regime dei suoli. Sotto questo profilo può delinearsi una procedura urbanistica più tradizionale e ordinaria, se così si può dire, finalizzata alla realizzazione degli interventi di riqualificazione dell’area Lolli-Notarbartolo. Questa procedura urbanistica si incentra sullo strumento del Piano particolareggiato esecutivo, così come normato dalla 110 L.R. 27.12.1978, n.71, impropriamente denominata legge urbanistica regionale. In questo caso, lo Studio di Fattibilità in esame dovrebbe essere adeguato, nei suoi elaborati, alle norme del piano particolareggiato, da cui francamente non si distacca molto. L’unica vera differenza da colmare sarebbe nell’elaborato delle Norme Tecniche di Attuazione, in cui i parametri edilizi-urbanistici divengono prescrittivi, e non meramente indicativi. Per questo motivo, diviene impellente e conducente – in via preliminare – la stipula dell’Accordo di Programma con le Ferrovie S.p.A. per fissare una volta per tutte la condizione dell’iniziativa che fino ad oggi si regge sul Protocollo d’Intesa a base del P.I.A.U. Al Comune l’esercizio del potere pianificatorio, tramite la redazione del Piano particolareggiato esecutivo Lolli-Notarbartolo; alle Ferrovie la garanzia di attivazione degli interventi ferroviari (in parte in corso o programmati) e il diritto di utilizzazione della proprietà secondo le previsioni del nuovo P.P.E. Non è escluso l’intervento di terzi, né interventi in finanza di progetto. Occorre infatti ricordare una vecchia norma della L. 1150 del 1942 (legge urbanistica nazionale) che è stata recepita nella L.R. 71/78, ed è quella relativa alla “formazione dei comparti” (Art. 11, L.R. 71/78). Il P.P.E. deve prevedere la suddivisione delle aree in isolati (art. 9, punto f) e l’isolato è definito come porzione del territorio edificabile circondata da spazi pubblici indicati dallo stesso P.P.E. o dal P.R.G. L’edificazione può avvenire secondo le prescrizioni del comparto. Se si accetta l’ipotesi del P.P.E. Lolli-Notarbartolo, ci si muove su un terreno disciplinare più sicuro nelle procedure, sia nei confronti dell’organo consiliare che ritorna politicamente protagonista nell’assetto conformativo della sua città, sia nei confronti dell’iter amministrativo di approvazione. Non è del tutto inutile ricordare che la norma dettata dall’art. 11 111 della L.R. 71/78 per la formazione dei comparti prescrive la finalità da perseguire che risiede nell’assicurare: 1. il rispetto di esigenze unitarie nella realizzazione degli interventi; 2. un’equa ripartizione degli oneri e dei benefici tra i proprietari interessati. La formazione del comparto costituisce così il necessario preludio all’applicazione elementare del principio della compensazione perequativa tra i proprietari, laddove fossero più di uno, e tra il proprietario e il Comune per la realizzazione delle urbanizzazioni. Per questo scopo l’approvazione della formazione del comparto equivale a dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità e urgenza. Se il proprietario o il consorzio dei proprietari del comparto non intendono realizzare gli interventi previsti dal P.P.E. all’interno del medesimo comparto, trascorso inutilmente il termine stabilito nell’atto di notifica del Comune, il Comune stesso procederà all’espropriazione del comparto e procederà all’assegnazione della relativa area a mezzo di gara finalizzata alla realizzazione degli interventi previsti. Il Comune, quindi come è giusto che sia, si assume per intero la responsabilità operativa di gestione degli interventi previsti e normati dal P.P.E.; ma in virtù dell’Accordo di Programma stipulato con le Ferrovie S.p.A. sulla base dello Studio di Fattibilità discendente dal P.I.A.U., garantisce al soggetto proprietario non solo la prosecuzione dei suoi progetti specifici, ma anche i diritti di utilizzazione dell’area anche nel caso che la realizzazione degli interventi del P.P.E. possa essere assegnata a terzi esecutori (a gara o a finanza di progetto). Così riconducendo il P.I.A.U. al Piano. Se il governo del territorio a Palermo e in Sicilia potesse avvalersi di una norma aggiornata agli avanzamenti della disciplina urbanistica, che nell’ultimo decennio è stata sospinta dal confronto comunitario su soglie innovative inimmaginabili nel recente pas- 112 sato, non ci sarebbe bisogno di ipotesi procedurali di così rocambolesca determinazione. Ma, d’altra parte, la sperimentazione stessa cui ci costringe la carenza legislativa in materia coltiva la speranza che il governo regionale ponga la indifferibile e doverosa attenzione a rompere la barriera di sordità e immobilismo che già tanti danni ha provocato, a causa della pianificazione mancata o inadeguata, nell’utilizzazione delle residue risorse finanziarie e ambientali disponibili per lo sviluppo. 113 Finanziamento pubblico per la riqualificazione urbana Cristian Matraia Nucleo valutazione e verifica investimenti pubblici Regione Siciliana I vincoli al finanziamento pubblico degli interventi di riqualificazione urbana L’attuale situazione della finanza pubblica italiana determina vincoli stringenti sulle politiche di sviluppo perseguite dalle amministrazioni locali, tuttavia, nonostante il contesto economicofinanziario non favorevole, esiste una rilevante massa finanziaria di fondi che è stata allocata sulla politica regionale di sviluppo per il periodo 2007-2013 e che spesso non viene adeguatamente impiegata. Prima di procedere nella disamina delle differenti fonti di finanziamento pubbliche che potrebbero essere impiegate nel finanziamento di importanti operazioni di riqualificazione urbana, quale è ad esempio il programma di interventi prioritari delle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo, è utile ricostruire anche il quadro dei vincoli finanziari in cui le amministrazioni locali si trovano oggi a dover operare. Tale quadro, condiziona peraltro anche le differenti soluzioni finanziarie che possono essere adoperate dalle amministrazioni locali nel finanziamento delle loro opere pubbliche. Il primo è più rilevante vincolo alle politiche di investimento delle amministrazioni locali è costituito dal Patto di Stabilità Interno. Il patto, il cui termine sembrerebbe rimandare ad un accordo tra due parti, è in realtà il modo in cui lo Stato ha declinato a livello decentrato gli impegni presi in ambito europeo a seguito della nostra partecipazione all’Unione Economica Monetaria. Più volte nel corso del decennio la regola del Patto di Stabilità Interno è stata oggetto di mutamento con effetti negativi sulla capacità degli enti locali di programmare le proprie politiche e i propri investimenti. 115 Attualmente, nella sua ultima versione, il Patto di Stabilità Interno prevede dei vincoli sul saldo finanziario calcolato in termini di competenza mista. Nel calcolo dei vincoli, vengono incluse anche le spese in conto capitale, mentre vengono escluse invece le spese finanziate con i fondi comunitari. È condiviso tra i differenti analisti e studiosi che si occupano di finanza pubblica che gli amministratori locali hanno cercato di ottemperare alle regole del Patto di Stabilità Interno attraverso due strategie ben precise: da un lato, mantenendo la spesa corrente sul naturale percorso di crescita e comprimendo invece la spesa in conto capitale, ossia la spesa destinata agli investimenti; dall’altro lato, individuando modalità di finanziamento innovative o alternative o creative che vengono normalmente designate come soluzioni off balance sheet ovvero soluzioni fuori bilancio. riqualificazione urbana è costituito dalla riduzione progressiva del limite di indebitamento e della conseguente autonomia finanziaria delle amministrazioni locali nell’accesso ai mercati finanziari. Sino alla legge 311/2004 un ente locale poteva indebitarsi se l’ammontare degli interessi annuali da pagare sommato a quelli già pagati non superava il 25% delle entrate relative ai primi tre titoli delle entrate del rendiconto del penultimo anno. Con la legge 10 del 2011 tale limite è stato ridotto e si è portato lo stesso al 10% nel 2012 ed all’8% nel 2013 anche a seguito della rapida crescita che aveva registrato l’indebitamento locale nell’ultimo decennio. È evidente che questa soluzione di finanziamento è divenuta per la maggior parte degli enti impraticabile e pertanto le politiche di sviluppo degli enti locali hanno perso una importante leva di azione. Figura 1 – Andamento delle spese in conto capitale nei comuni Tabella 1 – Andamento del debito nei comuni Fonte: Banca d’Italia (2011). Fonte: Dexia Crediop (2011). Un secondo vincolo al finanziamento pubblico di operazioni di 116 Un terzo vincolo che grava sulle amministrazioni pubbliche e sulla capacità di programmare adeguate politiche di sviluppo è costituito dalla limitata autonomia finanziaria di cui dispongono 117 attualmente le amministrazioni locali del sud d’Italia e dall’elevata dipendenza finanziaria da trasferimenti statali e regionali. Se negli anni ’90 si è infatti assistito ad uno sviluppo dell’autonomia finanziaria degli enti locali grazie all’introduzione dell’imposta comunale sugli immobili (ICI), l’andamento storico dell’incidenza delle entrate tributarie sul totale delle entrate correnti delle amministrazioni locali, evidenzia come dal 2001, anno della riforma in senso federale della costituzione, al 2009 non vi siano stati cambiamenti essenziali. Al contrario, invece, nel 2009 si registra una flessione dell’autonomia finanziaria dovuta all’abolizione dell’ICI sulle prime case ed al blocco delle addizionali stabilito a livello centrale. È poi necessario ricordare che il grado di autonomia delle amministrazioni comunali non è distribuito in modo uniforme tra regioni e aree del Paese, ma presenta differenze sostanziali legate ad una sperequata distribuzione delle basi imponibili e del reddito disponibile. Le fonti di finanziamento pubbliche: i fondi strutturali A partire dal 2005, la conferenza Unificata Stato-Regioni ha dato seguito alla riforma della politica di coesione ed ha unificato la programmazione della politica regionale comunitaria con quella regionale nazionale La politica regionale viene perseguita attraverso diversi programmi che sono stati definiti a livello regionale, interregionale o nazionale. Tutti tali programmi sono stati originati a partire dal Quadro Strategico Nazionale, ossia il documento di orientamento strategico che gli Stati Membri sono tenuti a presentare alla Commissione Europea in attuazione della politica di coesione comunitaria. Il Quadro Strategico Nazionale stabilisce e fissa gli obiettivi, le priorità e le regole della politica regionale di sviluppo, orientando la programmazione operativa e l’utilizzo delle fonti di finanziamento della politica regionale comunitaria e nazionale. Nel periodo di programmazione 2007-2013, tra le priorità individuate 118 dal Quadro Strategico Nazionale vi è anche quella relativa alla “competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”. La politica regionale di sviluppo è basata al momento attuale su due principali fonti: da un lato i fondi strutturali comunitari, e più nello specifico il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) che può finanziare anche operazioni di riqualificazione urbana, dall’altro il fondi aggiuntivi nazionali, ossia il Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS). Con riferimento ai fondi comunitari, e più nello specifico al fondo europeo per lo sviluppo regionale è necessario far riferimento al Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013, le cui risorse possono essere spese sino alla data del 31/12/2015. L’amministrazione regionale ha declinato la propria politica regionale ponendo un’attenzione particolare al tema della dimensione urbana, sia in termini programmatici che in termini finanziari. Più in particolare, l’amministrazione regionale ha dedicato uno dei 7 assi prioritari del POR FESR 2007-2013, l’asse 6 “sviluppo urbano sostenibile”, al perseguimento dell’obiettivo di “promuovere lo sviluppo economico, la capacità attrattiva e innovativa delle città in un’ottica sostenibile e di integrazione sociale”. Per l’attuazione territoriale dell’Asse 6 è stata prevista una dotazione finanziaria di circa 640,3 milioni di euro e sono state incluse anche linee di intervento di altri assi del programma operativo che finanziano opere localizzabili in ambito urbano. L’attuazione dell’asse 6, avviene in maniera integrata attraverso la realizzazione di 26 Piani Integrati di Sviluppo Territoriale (PIST) e 34 Piani di Sviluppo Urbano (PISU). In particolare le 26 coalizioni sovra comunali che si sono candidate alla definizione dei PIST sono state definite sulla base di una dimensione minima di 100.000 abitanti, di una sovrapposizione territoriale con i Sistemi Locali del Lavoro dell’ISTAT e dei Piani Strategici sviluppati dalle amministrazioni locali, mentre i 34 comuni candidati a presentare i PISU corrispondono ai Comuni capoluogo di provincia o comuni 119 con popolazione superiore a 30.000 abitanti. Figura 2 – Fonti di finanziamento e programmi della politica regionale di sviluppo Il percorso di attuazione è stato avviato dalla Regione realizzando presso le Province siciliane, nel mese di agosto 2009, alcuni incontri territoriali, durante i quali l’amministrazione regionale ha presentato i contenuti delle Linee Guida per l’attuazione territoriale dell’Asse 6. È stato poi pubblicato, nel mese di novembre 2009, l’Avviso pubblico per la definizione delle coalizioni territoriali per l’attuazione dell’Asse VI che ha portato alla validazione delle 26 Coalizioni territoriali relative ai PIST. Successivamente, con l’emanazione dell’Avviso strutturato in tre finestre, la Regione Siciliana ha invitato gli Enti Locali a presentare nell’ambito della prima finestra (entro metà Aprile 2010) una prima bozza dei Piani Integrati di Sviluppo Territoriale (PIST) e di Sviluppo Urbano (PISU) ed ha dato la possibilità di anticipare il finanziamento di 120 alcuni interventi, a valere sui PISU, definiti operazioni mature, caratterizzate da una livello di progettazione definitiva e da una centralità rispetto alla strategia di sviluppo urbano del PISU. Alla scadenza della seconda finestra (Luglio 2010) sono stati presentati i documenti definitivi per i PISU ed i PIST e le relative operazioni per concorrere alla procedura valutativo-negoziale che assegnerà i finanziamenti a fondo perduto. Infine, nell’ambito della terza finestra da poco conclusa le amministrazioni hanno potuto presentare la progettazione definitiva degli interventi che nell’ambito della seconda finestra disponevano soltanto di una progettazione preliminare. Con riferimento all’amministrazione comunale di Palermo, la stessa avrebbe dovuto presentare un Piano Integrato di Sviluppo Urbano che secondo quanto stabilito dal regolamento 1080/2006 dovrebbe sostenere “lo sviluppo di strategie partecipative, integrate e sostenibili per far fronte alla elevata concentrazione di problemi economici, ambientali e sociali che colpiscono le aree urbane”. Nell’ambito del potevano essere presentati progetti a valere sull’obiettivo specifico 6.1. del POR FESR 2007-2013 “potenziare i servizi urbani nelle aree metropolitane e nei medi centri” e sui seguenti obiettivi operativi: • obiettivo operativo 6.1.1: Realizzare strutture ed interventi a scala urbana per l’insediamento e lo sviluppo di attività e servizi, anche a supporto del sistema imprenditoriale; • obiettivo operativo 6.1.3: Adeguare a criteri di qualità ambientale e sociale le strutture dei servizi e della mobilità urbana; • obiettivo operativo 6.1.4: Rafforzare la rete dei servizi di prevenzione e delle attività orientate alle situazioni di maggiore disagio nelle aree urbane. Il PISU poi avrebbe dovuto individuare e promuovere le strategie di sviluppo in un ottica di sistema ed integrazione continua tra le opportunità offerte dall’obiettivo specifico 6.1 e quelle offerte 121 dagli altri assi del POR FESR 2007-2013, nonché da altre fonti di finanziamento. L’amministrazione comunale di Palermo con delibera di giunta 141 del 19 luglio 2010 ha approvato il piano integrato di sviluppo urbano “Palermo capitale” e la relativa lista di operazioni che sono state presentate all’amministrazione regionale per concorrere all’ottenimento dei finanziamenti a fondo perduto del POR FESR 2007-2013. Il piano integrato trasmesso presenta investimenti complessivi per un importo di 124 milioni di euro, con una richiesta di contributi pubblici per circa 75 milioni di euro ed un cofinanziamento previsto di 49 milioni di euro. Nell’ambito di tale piano, l’amministrazione regionale di Palermo ha previsto di ridisegnare l’intero territorio quale città policentrica creando nuove centralità urbane e poli attrattori in grado di valorizzare le risorse ambientali, culturali e le opportunità economiche attraverso funzioni e attrattori in grado di incidere profondamente sulla qualità degli stili di vita della città nel suo insieme. Tra gli interventi previsti, vi è anche quello relativo alla realizzazione di una terza centralità grazie al Polo città internazionale della cultura – polo interattivo delle culture mediterranee del Castello della Zisa. L’intervento che richiede un investimento di circa 81 milioni di euro, nonostante fosse dotato del solo studio di fattibilità è stato presentato al fine di individuare un nodo di riequilibrio urbano verso le centralità del polo culturale Cantieri-Lolli-Notarbartolo per evitare processi di periferizzazione dell’area. Le procedure di attuazione del progetto prevedono un partenariato pubblico privato con il 50% di contributo privato del concessionario già operativo e prevede il 10% di cofinanziamento pubblico a valere sui fondi dell’iniziativa Jessica. Tale intervento, non disponendo di progettazione definitiva, potrà essere finanziato esclusivamente con le risorse dei fondi di sviluppo urbano, laddove l’intermediario finanziario gestore del fondo ritenga l’intervento sostenibile dal punto di vista economico-finanziario e dotato di tutte le caratteristiche di bancabilità che vengono normalmente richieste 122 a tali tipi di interventi. Con riferimento invece al programma di interventi prioritari relativo alle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo non è possibile al momento attuale ipotizzare che lo stesso sia finanziato almeno in parte con contributi a fondo perduto a valere sul POR FESR 20072013 in considerazione del fatto che: • si sarebbe dovuto distinguere gli interventi ammissibili al FESR ed al POR da quelli che avrebbero dovuto trovare copertura con altre fonti pubbliche, quali ad esempio il FAS, o con finanziamenti privati. Pertanto dal pacchetto di interventi da presentare a cofinanziamento si sarebbe dovuto stralciare la parte relativa all’edilizia residenziale non finanziabile dal FESR e la parte relativa ai centri commerciali che non è stata inclusa tra le opere finanziabili nel POR; • gli interventi del più ampio programma che avrebbero dovuto essere finanziati con le risorse del POR sarebbero dovuti essere inseriti nel PISU della città di Palermo; • gli interventi, come stabilito nell’ambito dei requisiti di ammissibilità approvati dal Comitato di Sorveglianza del POR avrebbero dovuto essere dotati di un livello di progettazione definitiva e delle necessarie autorizzazioni e pareri collegati al livello di progettazione richiesto; • si sarebbe dovuto sviluppare un piano finanziario per le singole opere che producono rientri (parcheggi, attrezzature) per determinare l’esatto importo del contributo a fondo perduto ammissibile, stante la necessità di applicare l’articolo 55 del regolamento (CE) 1083/2006 relativo ai progetti generatori di entrate. Considerato che il nuovo ciclo di programmazione comunitario si svilupperà nel periodo 2014-2020 e che l’amministrazione regionale, avvierà la preparazione del nuovo programma operativo presumibilmente nel 2013, sarebbe opportuno procedere all’identificazione del veicolo progettuale che consentirebbe di 123 realizzare i lavori in maniera unitaria, quale ad esempio può essere la Società di Trasformazione Urbana oppure un Fondo Immobiliare con Apporto Pubblico e sviluppare la progettazione delle diverse componenti del programma al fine di farsi trovare pronti ad utilizzare i nuovi fondi che saranno messi a disposizione dall’Unione Europea. Peraltro, il partenariato istituzionale ed il partenariato socio-economico dovrebbero in fase di definizione del nuovo programma richiedere l’inclusione della riqualificazione delle aree urbane tra le priorità e gli obiettivi del programma. Le fonti di finanziamento pubbliche: il fondo per le aree sottoutilizzate Altra fonte di finanziamento rilevante per l’attuazione della politica regionale di sviluppo è costituita dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate, le cui priorità sono state definite nell’ambito del Programma Attuativo Regionale (PAR). Con specifico riferimento alle iniziative di riqualificazione urbana, il PAR FAS 2007-2013 ha individuato tra le 8 priorità da finanziare quella di “migliorare la qualità della vita nelle aree urbane attraverso interventi nelle strutture, gli standard dei servizi”. Si intendono finanziare con tale priorità, interventi volti alla creazione e/o al consolidamento delle politiche di contesto per la vivibilità e l’attrattività delle aree urbane e marginali come leva delle politiche di sviluppo. Il programma prevede di concedere finanziamenti dando priorità alle amministrazioni comunali che dopo aver individuato gli elementi di degrado e le opere incongrue nel proprio territorio, vorranno incentivare gli interventi edilizi privati, per le finalità di civile abitazione e/o per le attività economico-produttive, e segnatamente gli interventi di nuova edificazione, di recupero edilizio o di riqualificazione urbana la cui progettazione, realizzazione e gestione si attengano ai livelli minimi di qualità urbana ed ecologico-ambientale fissati dalla Regione. 124 Tra le azioni che possono essere finanziate anche mediante la realizzazione di cantieri lavoro vi sono: • Interventi di carattere straordinario per la sistemazione di piazze e scuole, la realizzazione di verde pubblico, ville, giardini e spazi cittadini nonché la manutenzione straordinaria di edifici comunali ad alto interesse artistico ed architettonico; • Opere infrastrutturali al fine di elevare la qualità della vita dei cittadini e di migliorare le condizioni ambientali, ad esempio, la realizzazione di interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la creazione di percorsi pedonali, di zone a traffico limitato e di parcheggi; • Interventi per la riqualificazione urbana finalizzata all’attrattività ed al recupero dei centri urbani attraverso la valorizzazione dei centri storici e delle aree urbane, l’aumento degli standard di qualità della vita in termini di sicurezza personale e disponibilità di servizi alla persona (asili nido e servizi di cura per anziani), la riduzione e la gestione sostenibile del traffico urbano, il miglioramento della salubrità con notevoli benefici per tutti i cittadini. L’attuazione di tale priorità è avvenuta con la pubblicazione di un avviso pubblico di invito a presentare progetti per la costituzione di un parco progetti regionale volto all’individuazione di interventi per “spese di investimento” negli enti locali – Interventi di carattere straordinario per investimenti negli enti locali. Tale avviso è stato pubblicato in data 9 aprile 2010 ed aveva la funzione di selezionare i progetti dotati di progettazione definitiva o esecutiva da inserire in apposito Accordo di Programma Quadro da stipulare con il Ministero dello Sviluppo Economico, propedeutico al finanziamento dei progetti. Anche con riferimento alle risorse del PAR FAS, al momento attuale, non è possibile ipotizzare che l’intervento relativo alle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo sia finanziato almeno in parte 125 con contributi a fondo perduto, considerata l’assenza dei progetti definitivi ed esecutivi e considerata l’ampia ricezione di domande da parte degli enti locali. Altre fonti di finanziamento pubbliche: i fondi di sviluppo urbano L’amministrazione regionale, nell’ambito del proprio Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013, ha attivato anche l’iniziativa comunitaria Jessica, acronimo di Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas, che bene potrebbe adattarsi al finanziamento di iniziative come quella in oggetto, ma che presenta vincoli simili a quelli cui sono soggetti i fondi strutturali. L’iniziativa Jessica, sviluppata dalla Commissione Europea in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti intende facilitare investimenti rimborsabili in progetti che siano parte di un piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile, attraverso la creazione di strumenti di ingegneria finanziaria o meglio fondi di sviluppo urbano. In tal modo, l’amministrazione regionale intendeva rendere possibile il finanziamento di quegli interventi che si connotano come progetti generatori di entrata, cofinanziando sotto forma di prestiti, di mezzanino o di equity la parte degli investimenti non coperta da contributo a fondo perduto. 126 Figura 3 – Struttura dell’iniziativa Jessica e attori interessati I fondi di sviluppo urbano, saranno creati con il supporto e l’assistenza della Banca Europea per gli Investimenti. Per giungere alla costituzione dei fondi di sviluppo urbano l’amministrazione regionale ha sottoscritto con la Banca Europea per gli Investimenti nel novembre del 2009 un accordo di finanziamento. Tale accordo prevedeva il trasferimento alla BEI di risorse per circa 150 milioni di euro per la costituzione di un fondo di partecipazione, ossia il fondo che dovrà investire nei fondi di sviluppo urbano. Nell’ambito dell’accordo era previsto che la BEI avesse supportato l’amministrazione regionale, o meglio l’organo decisionale che gestisce il fondo, il comitato di investimento, nella selezione e individuazione degli intermediari finanziari che avrebbero dovuto creare i fondi di sviluppo urbano. La strategia di investimento decisa dal comitato di investimento 127 del fondo di partecipazione, prevede la costituzione di due fondi di sviluppo urbano, il primo multisettoriale che investe nei settori dei trasporti, dei beni culturali e della riqualificazione urbana; il secondo invece focalizzato su iniziative nel settore dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica. A seguito dell’accordo, la BEI ha pubblicato nel corso del 2010 e nel corso dei primi mesi del 2011 l’avviso per la selezione dei gestori dei fondi di sviluppo urbano. Attualmente, terminata la fase di selezione, sono in corso di negoziazione gli accordi tra BEI e intermediari finanziari selezionati per la sottoscrizione dell’accordo ed il trasferimento delle risorse. Il fondo multisettoriale, investirà entrando nel capitale azionario della special purpose vehicle responsabile della realizzazione degli interventi oppure concederà prestiti a tasso agevolato. La procedura di attivazione di tali risorse prevede una verifica preliminare di coerenza e ammissibilità da parte dell’amministrazione regionale e poi le verifiche di redditività e bancabilità da parte dell’intermediario finanziario selezionato. In teoria, una parte del programma di interventi prioritari delle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo potrebbe essere oggetto di finanziamento da parte del fondo di sviluppo urbano. È bene ricordare però che l’utilizzo delle risorse soggiace alle stesse regole di ammissibilità stabilite per il FESR, pertanto con la quota di risorse del FESR non potranno essere finanziati gli interventi di edilizia residenziale o i centri commerciali. È bene però ricordare, tuttavia, che in sede di gara è stato richiesto all’intermediario finanziario di cofinanziare il fondo di sviluppo urbano e pertanto la quota di cofinanziamento privata, potrebbe essere utilmente adoperata per finanziare le spese che ai fini FESR non sono considerate ammissibili, laddove sussistano ovviamente i requisiti di bancabilità necessari. Il fondo di sviluppo urbano, può peraltro finanziare sia le amministrazioni comunali sia uno special purpose vehicle che viene considerato dalla Commissione Europea il final recipient dei fondi. 128 Figura 4 – Fonti di finanziamento dei fondi di sviluppo urbano Esistono poi una serie di elementi che limitano la possibilità di utilizzo delle risorse dei fondi di sviluppo urbano. Deve, innanzitutto, essere sottoscritto il contratto di finanziamento con il final recipient e le risorse devono essere state erogate allo stesso entro il 2015. In secondo luogo, devono sussistere gli elementi di redditività e bancabilità necessari per procedere al finanziamento o alla partecipazione azionaria. È poi opportuno ricordare che per il tema della riqualificazione urbana potrebbero essere destinate risorse per un ammontare complessivo FESR di circa 28,6 milioni di euro e che nel caso delle risorse del fondo di sviluppo urbano, il finanziamento avviene sulla base dell’istruttoria positiva delle proposte presentate dai diversi final recipient in ordine cronologico. L’ammontare del piano di investimenti previsto nell’ambito del programma di interventi prioritari rende necessario pertanto identificare altre risorse e risulta comunque 129 necessario procedere all’identificazione del veicolo societario necessario per la realizzazione dell’operazione, anche in ragione dei differenti soggetti coinvolti, e sviluppare la progettazione e i piani economico-finanziari collegati ai diversi interventi. Soluzioni di finanziamento non basate su fondi della politica regionale di sviluppo Il finanziamento di investimenti pubblici può avvalersi di diverse soluzioni che il legislatore e gli istituti finanziari hanno reso disponibili nel corso dell’ultimo decennio. Le diverse soluzioni possono essere classificate sulla base della tipologia di veicolo societario che utilizzano, sulla base del funzionamento e sulla possibilità di utilizzo della soluzione per uno o più progetti. Rispetto alla prima dimensione, possiamo individuare soluzioni che vengono adottate direttamente dalle amministrazioni pubbliche, soluzioni che si avvalgono di società pubbliche, soluzioni che si avvalgono di società miste e soluzioni che si avvalgono di società private. Con riferimento alla seconda variabile, avremo soluzioni che sono basate sull’utilizzo delle entrate generate (imposte, tariffe generate dai servizi erogati o canoni) e soluzioni basate sulla trasformazione del patrimonio e sull’eventuale indebitamento. Infine per quanto concerne la terza dimensione di classificazione, possono essere individuate soluzioni che consentono la realizzazione di una sola operazione o progetto e soluzioni che consentono di portare a termine diverse operazioni di investimento. La figura di seguito presentata riporta una possibile classificazione degli strumenti rispetto alle differenti dimensioni. 130 Figura 5 – Soluzioni di finanziamento La prima soluzione di potenziale interesse per il cofinanziamento del programma di interventi è costituita dall’imposta di scopo. I commi 141-151 dell’articolo 296/2006 hanno reso possibile per le amministrazioni comunali l’istituzione di imposte di scopo che possano finanziare sino al 30% della spesa dell’opera pubblica da realizzare. La legge ha previsto quali opera possano essere finanziate con tale imposta (opere di trasporto, opera viarie, opere di arredo urbano, opere di risistemazione di aree dedicate a parchi e giardini, parcheggi pubblici, conservazione di beni artistici ed architettonici, nuovi spazi per eventi ed attività culturali, allestimenti museali e biblioteche, edilizia scolastica. L’istituzione dell’imposta deve essere deliberata dai comuni con apposito regolamento e la stessa non può essere applicata per un periodo superiore ai cinque anni. Il gettito del tributo è pari al prodotto della base imponibile dell’imposta comunale sugli immobili per l’aliquota del tributo che non può essere superiore allo 0,5 per mille. Considerato che nel 2009 il gettito ICI del Comune di Palermo era pari a circa 55 milioni di euro, il gettito annuo dell’imposta di scopo potrebbe aggirarsi sui circa 5 131 milioni di euro. E’ bene ricordare che l’articolo 6 del decreto sul federalismo municipale ha previsto la revisione dell’imposta di scopo con alcune novità che dovrebbero riguardare la possibilità di finanziare ulteriori opere, l’aumento della durata dell’imposta, la possibilità che l’imposta finanzi per l’intero l’ammontare della spesa dell’opera pubblica da realizzare. Quindi almeno in parte, gli interventi prioritari del programma potrebbero essere finanziati con l’imposta di scopo, anche se su questo strumento impattano in maniera considerevole valutazioni di tipo politico. Tralasciando invece la possibilità di incrementare le tariffe sui servizi pubblici comunali per finanziare nuovi investimenti, è possibile invece esaminare la possibilità di cedere parte del patrimonio comunale per destinare il ricavato alla realizzazione di nuovi investimenti ed opere. Si tratta di un’opzione ancora una volta poco percorribile stante la situazione di bilancio dell’amministrazione comunale di Palermo. L’amministrazione presenta nel 2009, infatti, circa 3 milioni di patrimonio disponibile e 532 milioni di euro di patrimonio indisponibile. Non è dunque possibile ipotizzare in alcun modo la cessione di patrimonio pubblico per finanziare nuove opere dell’amministrazione comunale. Ultima leva diretta attivabile dall’amministrazione comunale è costituita dall’indebitamento. Anche in questo caso la situazione di bilancio e i vincoli attualmente esistenti sull’indebitamento e sul patto di stabilità interno rendono di fatto impercorribile tale situazione. Nel 2009, infatti, gravavano sull’amministrazione comunale di Palermo circa 340 milioni di euro di debito, anche se il comune di Palermo utilizzava nel 2009 meno del 20% della sua capacità di indebitamento. Con riferimento alle soluzioni di tipo societario pubblico, il nostro ordinamento consente alle amministrazioni locali di costituire apposite società, le cosiddette “patrimoniali” alle quali affidare le attività di gestione, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico. Tale soluzione è stato peraltro adottata anche a livello 132 statale con la costituzione della società Patrimonio dello Stato S.p.A. e a livello provinciale con la costituzione ad esempio della società Patrimonio del Trentino S.p.A.. La società utilizza le tariffe ottenute dai servizi offerti e i canoni derivanti dalla locazione degli asset immobiliari per realizzare operazioni di gestione e valorizzazione del patrimonio. La società patrimoniale, inoltre, può ricorrere a indebitamento, ponendo a garanzia il proprio patrimonio e i redditi generati dallo stesso, finanziando in tal modo la realizzazione di nuove opere o la valorizzazione di asset che richiedano interventi manutentivi. Infine la società patrimoniale può anche cedere parte del proprio patrimonio, considerato non più strategico, finanziando l’acquisizione di altri asset maggiormente rispondenti alle esigenze delle amministrazioni locali. La soluzione della società patrimoniale può essere adoperata per gestire diverse operazioni anche sparse sul territorio comunale. Nel caso in questione, tuttavia la soluzione della società patrimoniale non è molto adatta in considerazione del numero di attori coinvolti, della necessità di coinvolgere soci privati e della tipologia di investimenti che non riguardano esclusivamente opere pubbliche. Inoltre, l’amministrazione comunale di Palermo, come abbiamo già rilevato non possiede un portafoglio di asset da trasferire ad una società di nuova costituzione pubblica. Altra soluzione che si basa sull’utilizzo di veicoli societari pubblici è costituita dalla cartolarizzazione, tecnica adoperata per la cessione di consistenti patrimoni immobiliari per ricavare le risorse finanziarie necessarie per realizzare nuovi investimenti o abbattere il debito esistente. Si tratta di una tecnica finanziaria mediante la quale attività a liquidità differita sono convertite in prodotti finanziari rappresentati da titoli negoziabili e collocabili sui mercati. In base all’articolo 84 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 i Comuni al pari delle Regioni, delle Province e degli altri Enti locali (nonché degli Enti pubblici strumentali di tali soggetti) possono effettuare operazioni di cartolarizzazione dei proventi derivanti dalla dismissione del proprio patrimonio immobiliare 133 pubblico, cui si applicano le disposizioni previste dal decreto legge 25 settembre 2001, n. 351 convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2001, n.410. Nella cartolarizzazione le amministrazioni pubbliche proprietarie degli asset (originator) trasferiscono la proprietà ad un altro soggetto, generalmente una società veicolo appositamente costituita (special purpose vehicle) e che nella maggior parte dei casi è pubblica. Tale società al fine di finanziare l’acquisto degli asset si indebita sul mercato finanziario emettendo titoli chiamati asset backed securities che vengono successivamente ripagati attraverso la gestione (i.e. canoni di locazione) o cessione degli asset acquisiti. La cartolarizzazione non è una soluzione adottabile stante la cattiva reputazione delle asset backed securities a seguito della crisi dei mutui sub prime e considerata l’assenza di patrimonio immobiliare pubblico con il quale finanziare il programma di riqualificazione. La società di trasformazione urbana (STU) può essere invece considerata una particolare tipologia di società patrimoniale, sebbene si differenzi da quest’ultima per il vincolo dell’oggetto sociale. Tale società, infatti, viene costituita ai sensi dell’articolo 120 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 per progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana. Le principali differenze rispetto alla società patrimoniale riguardano la focalizzazione su una singola operazione di trasformazione urbana individuata con delibera del consiglio comunale e la natura della società che in questo caso è mista e vede la partecipazione dei privati. Il funzionamento della società di trasformazione urbana è basato sulla trasformazione di patrimonio e sull’attivazione della leva dell’indebitamento per finanziare la realizzazione dell’operazione di trasformazione urbana. Al termine dell’operazione l’eventuale indebitamento contratto è coperto dalla cessione degli asset che sono stati realizzati, mentre il plusvalore prodotto dall’operazione viene ripartito tra gli azionisti della società. Tale soluzione potrebbe ben adattarsi al programma di interventi previsto, stante anche la presenza di esperienze simili già realizzate o in realizzazione in 134 altre parti dell’Italia. Inoltre, tale soluzione consente di mantenere una gestione e visione unitaria dell’intera operazione. Tra i casi sinora realizzati, quello di maggior interesse riguarda l’amministrazioni comunale di Parma che grazie all’utilizzo di tale soluzione è riuscita a recuperare una importate area del territorio urbano posta a ridosso della stazione ferroviaria. Il comune di Parma, nel 2003, infatti, ha costituito la società Pasubio S.p.A. Parma per progettare e realizzare il programma di riqualificazione urbana denominato “comparto via Pasubio”. La società che è stata poi partecipata per il 48% da tre società immobiliari private, ha avviato il programma di riqualificazione urbana su un’area di circa 45.000 metri quadri, per un costo complessivo prossimo agli 80 milioni di euro. L’utilizzo della società di trasformazione urbana, ha consentito all’amministrazione comunale di acquisire a titolo gratuito le opere di urbanizzazione primaria (parcheggi, strade, illuminazione pubblica, verde, ecc) e di realizzare anche 40 nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica. Il successo dell’operazione, ha poi indotto l’amministrazione di Parma a generare altre società di trasformazione urbana per riqualificare altre parti del territorio urbano Per realizzare parti del più complessivo programma di interventi, si potrebbe adoperare poi la soluzione del partenariato pubblico privato. Nel caso delle PPP la società mista che viene costituita nell’ambito dell’operazione garantisce la realizzazione, gestione e valorizzazione di uno o più asset patrimoniali. Il funzionamento della società è basato sui cash flow che vengono prodotti dalla gestione dell’asset, che possono essere sia tariffe prodotte da servizi collegati all’utilizzo dell’asset, ovvero canoni che vengono pagati da chi ottiene la disponibilità del bene. Nell’ambito dell’operazione la società mista normalmente ricorre ad indebitamento per finanziare le necessarie operazioni di riqualificazione o valorizzazione. In altri casi, la società mista può effettuare operazioni di cessione di immobili o terreni ottenuti come prezzo per la realizzazione dell’operazione da parte dell’amministrazione locale. La soluzione della public private partnership può essere utilizzata per singole operazioni all’interno del più vasto programma di interventi prioritari delle aree LolliNotarbartolo, una volta verificata la redditività delle diverse opere 135 per le quali si voglia proporre una PPP. Con il leasing, le amministrazioni pubbliche che intendono realizzare o valorizzare opere pubbliche o di pubblica utilità ottengono la disponibilità delle necessarie risorse finanziarie per completare o realizzare immobili in un’area del comune e si impegnano a pagare un canone finanziario per l’intero periodo del contratto. La soluzione prevede che una società privata renda disponibile i capitali necessari per realizzare, completare o valorizzare l’asset a fronte del pagamento di un canone per l’intera durata del contratto. I commi 907 e seguenti dell’articolo 1 della legge 27 novembre 2006, n. 296 hanno definito il quadro normativo della locazione finanziaria di opere pubbliche o di pubblica utilità, poi recepite nell’ambito del codice degli appalti con il decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 113. Lo strumento, costituisce una opportunità per il coinvolgimento di capitali privati, laddove vengano rispettate le caratteristiche essenziali del contratto e lo stesso non si trasformi in una classica operazione di finanziamento che rientra, a tutti gli effetti, nell’ambito del debito dell’amministrazioni pubblica che vi ricorre. Anche la soluzione del leasing può essere utilizzata per singole operazioni da realizzare nell’ambito del più complessivo programma di interventi prioritari. Altra soluzione che può essere adottata dalle amministrazioni pubbliche nell’ambito delle strategie di riqualificazione immobiliare è costituita dal fondo immobiliare ad apporto. Si tratta di una soluzione che può essere adoperata per più operazioni o progetti e che basa il suo funzionamento sui canoni di locazione degli asset, sulla cessione degli immobili e sul ricorso all’indebitamento per il finanziamento delle necessarie attività. Secondo quanto previsto dall’articolo 58 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, i comuni hanno la facoltà di promuovere la costituzione dei fondi comuni secondo le disposizioni di cui all’articolo 4 del decreto legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito con modificazioni dalla legge 23 novembre 2010, n.410. Il fondo 136 immobiliare è uno strumento finanziario istituito da una società di gestione del risparmio che attraverso il regolamento di gestione ne stabilisce l’ammontare, il periodo di sottoscrizione delle quote, la strategia di investimento, gli obiettivi di rendimento e tutti gli altri aspetti di funzionamento. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione della Banca d’Italia e la sottoscrizione da parte degli investitori, il fondo inizia le proprie attività gestendo e valorizzando gli asset. I proventi derivanti dall’attività di gestione, valorizzazione e dismissione degli asset vengono poi reinvestiti nell’ambito del fondo o distribuiti periodicamente, secondo quanto stabilito dal regolamento. Il fondo immobiliare può essere costituito da una pluralità di soggetti (fondo multi originator) realizzando economie di scala e permettendo così a soggetti con un patrimonio limitato di utilizzare lo strumento. Il fondo immobiliare potrebbe essere costituito dai diversi soggetti coinvolti, per la parte a reddito o che potrebbe essere avere una certa redditività. Tra le le esperienze di valorizzazione di patrimoni più ampi effettuate tramite fondi immobiliari, il caso di maggiore interesse è sicuramente stato condotto dalla Regione Umbria e Università degli Studi di Perugia e vede il coinvolgimento del comune e della Provincia di Perugia. Il fondo immobiliare è dedicato alla valorizzazione di aree ospedaliere dismesse quali l’area del Policlinico “Monteluce” di Perugia e quella dell’ex ospedale “San Giovanni Battista” di Foligno che è stata ceduta ad operatori privati che si sono occupati della fase attuativa. Attraverso un particolare modello di governance, è stato previsto che i soggetti apportanti siano coinvolti nelle scelte strategiche dei progetti e partecipino all’eventuale plusvalore eccedente l’obiettivo di rendimento prefissato all’atto del collocamento. Nell’ambito delle strategie patrimoniali, le amministrazioni pubbliche possono utilizzare anche la tecnica del project finance per favorire la realizzazione di nuovi immobili in aree di proprietà dell’amministrazione. Nelle operazioni di project finance, l’amministrazione concedente affida ad un soggetto privato uno o più asset in concessione. Il soggetto che risulta affidatario della concessione, costituisce una società che realizza, completa o riqualifica l’area o gli immobili 137 e gestisce per tutta la durata della concessione le opere. Al termine della concessione le aree o gli immobili tornano nella piena disponibilità dell’amministrazione. La realizzazione di un operazione di project finance è basata sui flussi di cassa prodotti dalla gestione dell’opera (i.e. canoni e tariffe) che sono utilizzati per ripagare il debito contratto la realizzazione o la riqualificazione degli asset e per garantire una remunerazione ai capitali investiti. Nell’ambito dell’operazione, inoltre, l’amministrazione può trasferire a titolo di prezzo altri asset che garantiscano la fattibilità finanziaria dell’operazione. In generale, lo strumento del project finance diviene una soluzione per la riqualificazione potenzialmente interessante, laddove sia possibile anche associare diritti edificatori o variare le destinazioni d’uso degli immobili. In conclusione, la soluzione che sembra maggiormente percorribile è quella rappresentata dalla società di trasformazione urbana che si finanzia sul mercato ricorrendo eventualmente anche alle risorse dei fondi di sviluppo urbano. Prepararsi al nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 La nuova proposta di regolamento generale che reca le disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione assegna agli strumenti di ingegneria finanziaria ed al tema dello sviluppo urbano una maggiore importanza. Con riferimento allo sviluppo urbano, la nuova proposta di regolamento prevede che qualora la strategia di sviluppo richieda un approccio integrato che comporti investimenti nell’ambito di più assi prioritari di uno o più programmi operativi, l’azione possa essere eseguita sotto forma di investimento territoriale integrato (ITT). I programmi operativi dovrebbero individuare gli ITI, stabilendone la dotazione finanziaria indicativa. All’autorità di 138 gestione spetta poi di designare uno o più organismi intermedi, compresi gli enti locali, e dunque il comune di Palermo, cui delegare la gestione e l’attuazione di un ITI. Il programma di interventi prioritari delle aree ferroviarie LolliNotarbartolo potrebbe rappresentare un futuro ITI da delegare alla gestione dell’amministrazione comunale di Palermo. I rappresentanti del partenariato istituzionale (Anci Sicilia) dovrebbero sin d’ora attivarsi presso i referenti regionali al fine di costruire il nuovo programma operativo prevedendo il ricorso agli ITI ed il finanziamento di una parte del programma di interventi delle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo. Con riferimento alla parte del programma di interventi prioritari che produce rientri finanziari è importante ricordare che nella nuova proposta di regolamento è previsto che il sostegno comunitario a imprese o progetti generatori di entrate dovrebbe essere effettuato in primo luogo ricorrendo agli strumenti di ingegneria finanziaria. Gli strumenti finanziari adottati saranno simili a quelli del ciclo di programmazione 2007-2013, tuttavia saranno introdotti diversi elementi di semplificazione che contribuiranno ad eliminare alcuni punti di debolezza che sono stati riscontrati con riferimento all’iniziativa Jessica. Il primo elemento di semplificazione è costituito dal fatto che le regioni potranno utilizzare gli strumenti finanziari sviluppati a livello comunitario e potranno adoperare modelli e condizioni standard sviluppati dalla commissione per strumenti di ingegneria finanziaria da sviluppare a livello nazionale o regionale. Un secondo elemento di semplificazione è costituito da un chiaro quadro normativo che consentirà una rapida attuazione degli strumenti evitando le ambiguità o incertezze che si sono riscontrate nel periodo 2007-2013. Infine, gli strumenti di ingegneria finanziaria proposti per il nuovo ciclo di programmazione potranno essere adoperati per tutte le tipologie di investimento e di beneficiari con un significativo incremento nelle possibilità di utilizzo di tali 139 strumenti innovativi. Anche nella nuova proposta di regolamento è previsto che il beneficiario finale possa ottenere il sostegno finanziario attraverso gli strumenti di ingegneria finanziaria ma anche attraverso i contributi a fondo perduto derivanti dal programma operativo o da altre iniziative finanziate dall’Unione Europea. È interessante notare che nel nuovo ciclo di programmazione, i contributi in natura quali terreni o immobili potranno essere inclusi negli strumenti di ingegneria finanziaria laddove lo strumento abbia la finalità di sostenere lo sviluppo urbano o la rigenerazione urbana. In tal modo potrebbero ad esempio aprirsi scenari interessanti per la realizzazione di interessanti soluzioni di finanziamento come quelle dei fondi immobiliari ad apporto pubblico. È importante segnalare, inoltre, che nella nuova proposta di regolamento vengono semplificate anche le disposizioni relative ai progetti generatori di entrata che impattano in maniera rilevante sulle operazioni di riqualificazione urbana. Nel nuovo ciclo di programmazione, infatti, è previsto l’abbattimento del contributo a fondo perduto di una percentuale fissa che varia a secondo della tipologia di investimento oggetto dell’operazione. Tale disposizione consentirà di dare certezza al finanziamento ammissibile oltre a ridurre gli oneri amministrativi richiesti alle amministrazioni locali ed ai beneficiari per il calcolo della quota di spesa ammissibile. Una simulazione dell’utilizzo di Jessica su una parte del programma di interventi Nell’ambito dello studio di fattibilità per l’implementazione dell’iniziativa Jessica in Sicilia è stato prodotto un primo studio sul possibile utilizzo delle risorse dei fondi di sviluppo urbano, di cui si riportano di seguito i risultati e che è utile per comprendere 140 il modo in cui il fondo di sviluppo urbano può intervenire nel progetto. Lo studio è stato realizzato dalla società Ecosfera S.p.A. che ha concordato con l’amministrazione comunale un primo gruppo di interventi relativi all’area Lolli-Malaspina realizzabile in modo autonomo a partire dal più complessivo programma di interventi prioritari delle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo. Il programma di interventi oggetto di simulazione finanziaria riguarda un’ampia porzione di territorio situata in posizione centrale all’interno della città di Palermo consolidata e caratterizzata dalla presenza di infrastrutture ferroviarie, dismesse e in fase di riorganizzazione, della ex stazione di Lolli, tra via Malaspina e via Adria ed è costituito da: • Aree destinate ad attività museale all’interno dell’edificio della ex stazione Lolli (Museo della Locomotiva di proprietà privata) e dei padiglioni annessi, per i quali potrebbero essere individuate funzioni di tipo pubblico; • Edifici residenziali e commerciali lungo via Malaspina e via Adria; • Sistema di spazi aperti pubblici; • Riqualificazione di piazza Lolli; • Nuove sedi stradali tra piazza Lolli, via Malaspina e via Adria; • Parcheggi pubblici a Lolli. L’area oggetto di intervento è collocata in una posizione baricentrica rispetto alla città ed è particolarmente strategica per l’estensione e per la vicinanza con strutture di interesse culturale investite da interventi di riqualificazione recenti, quali l’ex Fabbrica Ducrot (oggi Cantieri culturali), il Castello arabo normanno della Zisa, le Ville Malfitano, Serradifalco e Filippina, il Museo Mediterraneo di Arte Contemporanea, il Museo della Zisa e dalla Fondazione Whitaker. 141 Figura 6 – Area di intervento ipotizzata La proprietà attuale delle aree è delle Ferrovie SpA, se si escludono l’edificio dell’ex stazione passeggeri Lolli (privato) e le sedi stradali. R.F.I ha dichiarato la disponibilità alla riconversione urbana delle aree ferroviarie, demandando al Comune la facoltà di effettuare le scelte pianificatorie più opportune. Nonostante la localizzazione centrale, lo stato di totale abbandono e degrado in cui versa la stazione Lolli ha contribuito a determinare l’incuria dei fronti edilizi degli edifici residenziali prospicienti la piazza. Rispetto al programma di interventi prioritari che presentava un ammontare complessivo di investimenti pari a 754 milioni di euro, lo stralcio individuato, vale complessivamente circa 196 milioni di euro. In particolare il dettaglio dei costi stimato è riportato nella tabella 2. Con riferimento al veicolo societario che gestirà l’operazione, si è 142 ipotizzato di costituire una società di trasformazione urbana. Tale veicolo, oltre a garantire una gestione unitaria degli interventi e la possibilità di far entrare nell’operazione attori privati, consente anche di dichiarare la pubblica utilità dell’intervento anche per immobili ed aree non direttamente interessati dalle opere pubbliche. La STU nell’ambito dell’operazione acquisirà l’area industriale dismessa di proprietà delle Ferrovie dello Stato SpA e si occuperà di realizzare tutte le opere e strutture pubbliche che al termine dell’operazione verranno cedute gratuitamente all’amministrazione comunale. Per quanto concerne gli spazi commerciali, terziari e unità residenziali, nell’ambito dell’operazione è previsto che la STU si occupi di vendere tali opere. Lo 0,5% delle azioni della STU saranno detenute dal Comune, il restante 99.5% sarà detenuto da un Consorzio di investitori privati (per la maggior parte imprese/promotori) selezionati con procedura ad evidenza pubblica. Grazie alla STU, si potranno: • risolvere i problemi legati alla proprietà delle aree (potendo ricorrere a procedure di esproprio da parte del comune); • coinvolgere direttamente l’amministrazione comunale quale promotrice dell’operazione di trasformazione urbana; • mantenere la regia dell’operazione in capo all’amministrazione promotrice. Gli interventi riguardanti le opere e strutture pubbliche mostrano profili di coerenza con il POR FESR e con le linee di intervento che hanno conferito risorse al fondo di sviluppo urbano. In particolare, gli interventi previsti nello stralcio di programma risultano coerenti con le linee di intervento 1.3.2.1, 3.1.4.1, 3.3.3.3. e 6.1.1.1. che riguardano la costruzione di parcheggi di interscambio, la realizzazione di infrastrutture culturali, la realizzazione di parcheggi e interventi di riqualificazione urbana. Parte del programma di investimenti potrà pertanto essere coperta con le risorse derivanti dal fondo di sviluppo urbano. 143 Tabella 2 – Costi del programma di interventi Per la copertura degli investimenti, nell’ambito dello studio si Interventi Costo Tipologia di ricavi Polo servizi pubblici ex stazione Lolli 9.853.320 cessione gratuita al Comune Parcheggi pertinenziali interrati 1.395.680 cessione gratuita al Comune Giardino pubblico presso la ex stazione 727.518 cessione gratuita al Comune Restauro piazza Lolli 2.123.946 cessione gratuita al Comune Nuove sedi stradali e percorsi ciclopedonali Lolli - Malaspina 4.037.022 cessione gratuita al Comune 88.242 cessione gratuita al Comune Parcheggio pubblico interrato 12.738.880 ricavi da vendita Servizi commerciali e direzionali 56.184.755 ricavi da vendita Residenze 41.497.830 ricavi da vendita 7.967.080 ricavi da vendita Realizzazione del polo culturale Riqualificazione dell’area Lolli Giardino pubblico presso via Adria Parcheggi pertinenziali interrati Acquisizione dell’area Totale costituite dagli immobili a garanzia del finanziamento. Il rimborso del prestito sarà effettuato utilizzando soltanto il 70% del flusso di cassa disponibile, mentre il 30% dei ricavi verrà distribuito al termine dell’operazione quale dividendo agli investitori. Con riferimento ai ricavi è stato previsto che il il 50% delle unità residenziali ( e relativi posti auto) saranno vendute a valore di mercato, il restante 50% sarà venduto in blocco ad un gestore di case popolari specializzato (quale un fondo per housing sociale) ad un prezzo ridotto. Il parcheggio verrà a sua volta venduto ad un gestore professionale. I soci privati riceveranno, in qualità di realizzatori, un ulteriore beneficio finanziario stimabile intorno al 10% del costo complessivo di realizzazione (margine di costruzione). I costi operativi della STU sono stimati pari allo 0.5% del totale degli investimenti, per l’intera durata del progetto. Si prevede di realizzare l’operazione in 6 anni, con un periodo di investimento di 3 anni. L’intervento previsto nel Comune presenta un grado di complessità relativamente basso, grazie alla robusta domanda di strutture adibite a residenziale, commerciale e direzionale all’interno del comune. Dal punto di vista finanziario, al contrario, il rischio appare sostenuto a causa dell’ammontare complessivo dell’investimento (circa € 196 milioni), che viene solo parzialmente controbilanciato dalla presenza di significative garanzie reali (edifici). 56.547.100 195.796.874 ipotizzava una struttura finanziaria caratterizzata per il 50% da equity e per il 50% da debito, nonostante le garanzie reali 144 145 Tabella 3 – EBIT dell’operazione Unità commerciali Ricavi Costi Parcheggi commerciali Ricavi Costi Unità residenziali Ricavi Costi Parcheggi residenziali Ricavi Costi Social housing Ricavi Costi Parcheggi x social h. Ricavi Costi Parcheggi pubblici Ricavi Costi Acquisizione delle aree Commissioni di gestione EBITDA Ammortamento EBIT Totale 70.935.135 107.450.570 36.515.435 23.765.188 43.434.508 19.669.320 37.657.389 58.406.304 20.748.915 7.181.275 11.164.815 3.983.540 9.460.020 30.208.935 20.748.915 2.106.282 6.089.822 3.983.540 4.942.967 17.681.847 12.738.880 -56.547.100 5.873.906 93.627.249 93.627.249 1 2 3 978.984 -978.984 -978.984 978.984 -978.984 -978.984 978.984 -978.984 -978.984 4 31.287.952 47.719.897 16.431.946 10.438.516 19.289.710 8.851.194 16.601.825 25.938.837 9.337.012 3.165.815 4.958.408 1.792.593 4.079.085 13.416.097 9.337.012 911.959 2.704.552 1.792.593 2.120.193 7.852.689 5.732.496 -24.860.472 978.984 42.765.889 42.765.889 5 24.988.306 37.768.708 12.780.402 8.382.900 15.267.162 6.884.262 13.267.605 20.529.725 7.262.120 2.530.176 3.924.415 1.394.239 3.356.273 10.618.394 7.262.120 746.324 2.140.563 1.394.239 1.756.534 6.215.142 4.458.608 -19.940.502 978.984 34.108.632 34.108.632 6 14.658.877 21.961.964 7.303.087 4.943.773 8.877.637 3.933.864 7.787.959 11.937.742 4.149.783 1.485.283 2.281.991 796.708 2.024.661 6.174.444 4.149.783 447.999 1.244.707 796.708 1.066.240 3.614.016 2.547.776 -11.746.126 978.984 19.689.682 19.689.682 Utilizzate tali ipotesi il free cash flow statement che ne risulta presenta un flusso di cassa cumulato complessivo pari a 43.039.368 euro ed un TIR di progetto pari a 6,66%. Tabella 4 – Cash flow statement dell’operazione +EBIT -IRES -IRAP -Variazioni di CC Free cash flow Totale 93.627.249 25.747.493 3.979.158 20.861.229 43.039.368 1 (978.984) 2 (978.984) 3 (978.984) 98.322.032 (99.301.017) 55.699.910 (56.678.894) 41.774.932 (42.753.917) 4 42.765.889 10.952.957 1.692.730 (78.135.318) 108.255.519 5 34.108.632 9.379.874 1.449.617 (61.376.492) 84.655.633 6 19.689.682 5.414.662 836.811 (35.423.835) 48.862.043 Grazie all’intervento del fondo di sviluppo urbano, sotto forma di debito o di un mix di debito ed equity, si verranno a creare 146 una serie di vantaggi che renderanno maggiormente fattibile l’operazione in oggetto. In particolare, come è stato evidenziato anche nello studio per l’implementazione dell’iniziativa Jessica in Sicilia: • l’intervento del fondo di sviluppo urbano tramite un prestito, seppur a tassi che rispettano la normativa vigente sugli aiuti di stato, rende più appetibile l’operazione per i potenziali investitori privati incrementando la loro prospettiva di rendimento; • l’intervento del fondo di sviluppo urbano tramite una partecipazione al capitale di rischio della società che realizza l’intervento, costituisce un elemento determinante di rassicurazione per gli altri potenziali soggetti finanziatori, siano essi investitori diretti o erogatori di credito. In particolare, il fondo di sviluppo urbano contribuirà ad incrementare il TIR per i soci pubblici portandolo da 7,24% al 7,97% mentre quello dei soci privati dovrebbe passare dallo 14,26% ad un massimo de 16,03%. Conclusioni L’attuale situazione finanziaria delle amministrazioni pubbliche ed i vincoli esistenti sulla finanza pubblica non sembrano rendere possibile un cofinanziamento del programma di interventi prioritari delle aree ferroviarie Lolli-Notarbartolo che non sia basato sull’impiego di risorse della politica di sviluppo regionale. Le opportunità offerte dalla programmazione 2007-2013 non sembrano tuttavia possano essere al sfruttate per finanziare il programma di interventi per i seguenti motivi: • non adeguato livello di sviluppo e definizione della progettazione degli interventi; • mancata definizione della parte degli interventi ammissibili 147 al finanziamento FESR; • mancato inclusione del programma di interventi nell’ambito del Piano Integrato di Sviluppo Urbano dell’amministrazione comunale di Palermo; • l’assenza di un veicolo societario che possa celermente attuare gli interventi oggetto del programma; Con riferimento all’iniziativa Jessica ed all’utilizzo delle risorse del fondo di sviluppo urbano, sebbene non si possa escludere un eventuale finanziamento, è opportuno ricordare che il meccanismo di funzionamento dell’iniziativa premia gli interventi che si presentano come più maturi dal punto di vista progettuale e dello sviluppo della struttura finanziaria e mette in concorrenza i differenti progetti presenti sul territorio rispetto alle caratteristiche di bancabilità e redditività. Pertanto l’utilizzo delle risorse del fondo di sviluppo urbano rappresenta un’opzione alquanto improbabile nell’attuale ciclo di programmazione, anche in ragione del fatto che entro il 2015 tali risorse dovrebbero essere impegnate in contratti di finanziamento. È dunque consigliabile prepararsi al nuovo ciclo di programmazione ed alle opportunità che saranno offerte, avviando tutte le attività propedeutiche e necessarie per beneficiare dei finanziamenti comunitari. A tal proposito dovrebbero essere avviate le attività operative di costituzione di una società di trasformazione urbana e di sviluppo della progettazione degli interventi inclusi nel programma prioritario degli interventi al fine di farsi trovare pronti al nuovo ciclo di programmazione. Al contempo, dal punto di vista istituzionale, sarebbe opportuno collaborare alla definizione dei nuovi programmi operativi contribuendo in tal modo alla definizione di politiche di sviluppo urbano che abbiano un impatto rilevante sul territorio e che siano condivise da tutti gli attori coinvolti. 148 Finanziamento privato per la riqualificazione urbana Raffaele Mazzeo Dottore Commercialista e Financial Advisor 1. I niziative di sviluppo del territorio e progetti urbanistici: quadro di riferimento Diventa sempre più complesso, oggi, strutturare operazioni di finanziamento di progetti di riqualificazione urbana per via dei numerosi interlocutori privati e di quelli della pubblica amministrazione da coinvolgere e per via della elevata diversificazione delle fonti finanziarie disponibili europee, nazionali e regionali esistenti. A questo si aggiunge la varietà dei programmi di investimento che spesso celano, sotto forma di sintetiche sigle (PIST, PISU ecc.) complessi accordi e azioni di sviluppo. Infine anche il menu’ di opzioni che l’ingegneria finanziaria ci mette a disposizione contribuisce a confondere il quadro ancor di più. Descritta in questo modo, la nostra potrebbe sembrare una realtà ricca di opzioni e di scelte con meccanismi che facilitano l’accesso ai progetti e al loro finanziamento. In realtà si tratta di una giungla di strumenti e di norme che in modo disordinato è cresciuta fino a rendere di fatto impossibile una programmazione adeguata per procedere alla realizzazione delle infrastrutture. Nel progetto di riqualificazione dell’Area Lolli-Notabartolo assistiamo ad una elevata platea di soggetti coinvolti con cui è necessario sottoscrivere specifici accordi quali il Ministero Infrastrutture e dei Trasporti, il Comune di Palermo, la Regione Siciliana, le Ferrovie dello Stato con la loro controllata Rete Ferroviaria Italiana e l’Autorità portuale. A questi soggetti si aggiungono le categorie interessate quali i commercianti, le società di servizi, le società di costruzione e tanti altri portatori di interesse. Con riferimento ai piani e ai programmi di sviluppo passiamo in rassegna, come detto, una lunga serie di sigle, ognuna con un significato ben preciso come i POR (programmi operativi regionali), i PAR (programmi attuativi regionali), i PIST (piani integrati 149 di sviluppo territoriali), i PISU (piani di sviluppo urbani), il PIAU (programma innovativo in ambito urbano porti e stazioni), il PST (piano strategico di trasformazione) e tanti altri. Coerentemente a questa serie di sigle, l’Area Lolli-Notabartolo viene identificata nel progetto urbanistico come ATI 2 (Area di Trasformazione Integrata) Guardando alle fonti di finanziamento lo scenario non cambia. Oltre alla possibilità di ricorrere ai fondi pubblici e ai fondi privati, intendendo con questi ultimi il debito bancario tradizionale e l’equity, dobbiamo considerare anche i fondi comunitari strutturali quali il FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale), il FSE (Fondo Sociale Europeo) ed i fondi di sviluppo nazionali come il FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate). Spostando il focus agli strumenti finanziari attualmente disponibili attraverso i quali utilizzare nel modo piu’ efficiente le fonti di finanziamento, riscontriamo anche in questo caso una discreta varietà delle soluzioni offerte dal mercato. Partendo dal finanziamento con la Cassa Depositi e Prestiti, si passa al Project Financing o al leasing in costruendo. Esistono in questo campo valide alternative agli strumenti indicati, come il ricorso ai fondi di investimento quali il Fondo di sviluppo urbano “JESSICA”1 gestito dalla BEI o i fondi immobiliari ad apporto, in cui è possibile conferire terreni ed edifici pubblici, come quelli previsti per il social housing introdotti in Italia. Non finisce qui la varietà dell’offerta proposta dall’ingegneria finanziaria. Accanto alle tradizionali cartolarizzazioni di immobili o all’emissione di obbligazioni, è possibile il ricorso all’utilizzo forme societarie miste come le STU (Società di Trasformazione Urbana) o altre forme di società miste in PPP (public-private partnership)2. 1 J ESSICA: Joint European Support for Sustainable Investments in City Areas 2 I l libro verde della Comunità europea fornisce una chiara definizione di PPP (public-private partnership) 150 2. V incoli attuali allo sviluppo dei progetti infrastrutturali Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, l’articolazione e la numerosità dei piani e dei programmi di sviluppo urbano e degli attori da coinvolgere unitamente alle molteplici soluzioni finanziarie oggi disponibili, rende di fatto improbabile realizzare una regia unica dotata di poteri e capacità decisionali per portare avanti queste complesse iniziative. Si pensi ad esempio al caso dei comitati per le olimpiadi che riescono a realizzare in tempi brevi opere che erano ferme da anni. I limiti, i vincoli e le difficoltà che caratterizzano il ricorso al finanziamento di infrastrutture pubbliche si riscontrano anche nella complessità tecnica dei progetti di riqualificazione urbana, una complessità che si riflette in modo analogo sullo strumento finanziario idoneo allo scopo (Project Financing , leasing in costruendo, contratti derivati e di assicurazione dai rischi ed altro). Il quadro legislativo attuale, il Codice dei contratti pubblici e i vari decreti correttivi sul Project Financing non contribuiscono a semplificare la situazione. Le risorse pubbliche sono ridotte continuamente dalle manovre correttive e di sostenibilità dei conti pubblici e dai meccanismi del patto di stabilità. Le risorse private sono disincentivate dall’elevato rischio regolatorio e amministrativo e dalla situazione costante di incertezza fiscale. Ancora, le numerose norme a tutela dei portatori di interessi, il riparto delle competenze fra stato,regioni e comuni, la scarsa capacità decisionale dei burocrati, la instabilità delle decisioni assunte in costante precarietà politica delle Amministrazioni ed in continua situazione di ritorno alle urne ed il ricorso sistematico ai meccanismi di spoil system, sono tutti aspetti che contribuiscono ad ingolfare ancora di più la situazione. Infine, la crisi dell’economia reale, la bassa sostenibilità economico-finanziaria dei progetti negli anni successivi alla realizzazione delle opere, unitamente ad una scarsa capacità di pia- 151 nificazione da parte dei soggetti promotori, rende difficoltosa e selettiva la ricerca di progetti bancabili. Per rimuovere tutti questi vincoli e difficoltà è necessario un disegno innovatore forte, chiaro che affronti in modo organico il problema nella sua interezza. 3. I l cambiamento in corso del settore pubblico, la situazione attuale nel settore degli investimenti finanziari e le strategie bancarie Le spinte da parte UE al raggiungimento degli equilibri finanziari stanno generando una normativa inibitoria e bloccante con un Patto di Stabilità che le amministrazioni locali devono subire senza alcuna possibilità di negoziazione. Al quadro complessivo, si aggiunge che nel periodo 2010-2011 sono state introdotte in Italia alcune importanti norme che influenzeranno il comparto delle infrastrutture e sulle quali le banche e le istituzioni finanziarie che operano nel settore pubblico stanno ponendo particolare attenzione per i loro piani strategici. Se ne citano alcune che cambieranno notevolmente il modo di pianificare e di rendicontare le scelte della PA quali il federalismo fiscale3, l’armonizzazione dei sistemi contabili4, i nuovi documenti di politica economica nazionale dal 2011 (DEF Documento di economia e Finanza5 e PNR Programma nazionale di riforme), la manovra sui servizi pubblici locali6 ed il federalismo demaniale7 (L42/2009 e DL 85/28 maggio 2010) La risultante finale del quadro complessivo è rappresentata da 3F ederalismo fiscale: il riferimento è alla L42/2009 e al DL 118/23 giugno 2011 4 A rmonizzazione contabile: il riferimento è alla L196/2009 e al DL 91/31 maggio 2011 5Q uesto documento si accompagna con l’allegato infrastrutture che specifica il valore ed il finanziamento delle opere approvate dal CIPE. 6C i si riferisce alla manovra di agosto 2011 sulla liberalizzazione dei servizi pubblici locali (art. 4 DL 138/2011) 7F ederalismo demaniale: il riferimento è alla L42/2009 e al DL 85/28 maggio 2010. 152 una situazione stagnante caratterizzata da una elevata riduzione degli investimenti in infrastrutture (se non blocco) da una eccessiva durata della realizzazione dei progetti, da una bassa percentuale di operazioni in PPP, in Italia e dall’ormai noto insuccesso dei progetti di Project Financing negli ultimi 10 anni. Da un estratto dal bilancio intermedio di BIIS (Gruppo Intesa San Paolo)8, al 30 giugno 2011 si evince con chiarezza come le banche stiano reagendo a questa situazione : “..La situazione attuale è caratterizzata, da un lato, da forte fabbisogno di opere infrastrutturali e, dall’altro, dalla difficoltà da parte degli attori in gioco di coagularsi intorno a questo interesse primario utilizzando gli strumenti già disponibili”….”il trend lievemente in crescita degli investimenti pubblici … risulta scarsamente significativo risentendo a volte delle incertezze di indirizzo, sia a livello centrale che locale, oltre che alle politiche di contenimeno della spesa pubblica”…. “in questo ambito di forte indeterminatezza… la banca ha orientato la sua attività verso il consolidamento della propria significativa quota di mercato in ambito nazionale e dall’altro investendo nello sviluppo del settore estero, chiave di volta per la crescita di BIIS anche in funzione del Piano triennale….” In altre parole il mercato dei capitali, reso efficiente dalle regolamentazioni comunitarie, dalla tecnologia e dalla interconnessione fra le varie piazze, si muove velocemente verso mercati piu’ dinamici e piu’ attrattivi per gli investimenti. 4. L a scelta di ricorrere al Project Financing come forma di finanziamento per il progetto di riqualificazione dell’area Lolli-Notabartolo Come riportato in un recente studio di fattibilità sul potenziale di diffusione dell’iniziativa JESSICA in Sicilia e sul possibile utilizzo dei fondi di sviluppo urbano, gli interventi relativi all’area Lolli8B IIS è la prima banca italiana per operazioni di Project Financing. Opera nel settore pubblico. Gli impieghi al 31 dicembre 2010 ammontano a circa 39 md. euro 153 Notabartolo, ammontano a circa 196 ml. di euro e sono cosi’ sintetizzabili: • Aree destinate ad attività museale all’interno dell’ex stazione Lolli • Edifici residenziali e commerciali • Spazi aperti pubblici • Riqualificazione Piazza Lolli • Nuove sedi stradali • Parcheggi pubblici La finanziabilità di un insieme diversificato di interventi richiede l’utilizzo di un mix di strumenti finanziari e di fonti , in parte fornite da risorse previste dal POR FESR ed in parte da risorse private veicolabili anche da nuovi soggetti previsti dalla normativa nazionale quali ad esempio i fondi di social housing. In tale ambito si possono innestare, con un elevato livello di precisione, iniziative di attrazione di capitali privati attraverso operazioni di Project Financing o comunque di operazioni che richiedono una struttura simile caratterizzata in particolare dalla centralità del progetto e dalla capacità di autosostenersi finanziariamente con la partecipazione di più soggetti (privati, banche, società di costruzioni, società commerciali, assicurazioni, advisor ed altri investitori) 5. Cenni allo strumento del Project Financing Sotto il profilo normativo il Project Financing è stato rivisto di recente. Il DL 163/2006 art.143 aveva previsto la realizzazione di opere pubbliche con lo strumento del Project Financing. Successivamente, con il DL 152/2008, terzo decreto correttivo al codice dei contratti pubblici (riformula l’art. 153), si è eliminata la vecchia disciplina del Project Financing sostituendola con 3 distinti procedimenti (alternativi): procedura a gara unica ad iniziativa pubblica, procedura a doppia gara ad iniziativa pubblica e proce- 154 dura a doppia gara con ad iniziativa privata con il cd promotore. Successivamente sono state apportate varie modifiche le ultime delle quali risalgono al decreto-legge 70/2011 (c.d. Decreto Sviluppo), con le quali e’ stata introdotta la prelazione in caso di proposte di opere non presenti in programmazione (la modifica era stata caldeggiata dai costruttori, per i quali tale formula non era appetibile in carenza di prelazione). Sotto il profilo creditizio, il requisito principale di un’operazione di Project Financing è la sua elevata bancabilità. Nel caso specifico degli interventi previsti dal progetto di riqualificazione dell’Area Lolli-Notabartolo, gli aspetti di bancabilità assumono la caratteristiche di parzialità in quanto il Project Financing o altri tipi di operazioni che adottano gli stessi schemi, puo’ essere utilizzato parzialmente su specifici interventi e non rappresenta la forma principale di finanziamento. Il loro utilizzo va inquadrato nell’ambito di una strategia unitaria dell’intero progetto LolliNotabartolo. In secondo luogo per questi interventi è necessaria un’ integrazione con contributi pubblici in quanto la tipologia di opere in gran parte dei casi non si sostiene da sola e tale contribuzione è necessaria. Infine per qusto progetto è indispensabile prevedere un mix di opere “fredde” e di opere “calde”. Le opere calde, sono quelle che si sostengono da sole. Si tratta di progetti dotati di una intrinseca capacità di generare reddito attraverso ricavi da utenza. I ricavi commerciali di tali progetti consentono al settore privato un integrale recupero dei costi di investimento nell’arco della vita della concessione. L’amministrazione pianifica, autorizza, indice la gara per l’assegnazione della concessione, ad esempio, per facilitare l’idea, si pensi ad un parcheggio. Le opere fredde sono quelle che non si pagano da sole e necessitano dell’intervento pubblico : Si tratta di opere pubbliche, quali carceri ed ospedali, per le quali il soggetto privato che le realizza fornisce direttamente i servizi alla PA e trae la propria remunerazione principalmente da pagamenti della stessa PA. La gara 155 ottimizza i requisiti quantitativi/qualitativi delle specifiche per la costruzione e gestione dell’opera. Il canone pubblico comprenderà tutti i servizi resi dal concessionario e includerà degli elementi di incentivazione /penalizzazione in funzione del raggiungimento degli standard. Le opere tiepide sono opere pubbliche i cui ricavi di utenza non sono sufficienti a ripagare interamente le risorse impiegate per la loro realizzazione ed in cui, per consentire la fattibilità finanziaria, è necessario un contributo pubblico. La PA svolge un ruolo di catalizzatore delle risorse private, che in assenza di contributo non sarebbero state remunerate a sufficienza per il rischio da sostenere. Il contributo pubblico trova giustificazione nei rilevanti benefici sociali dell’opera. Dal punto di vista tecnico la strutturazione di un’operazione di Project Financing richiede la partecipazione di numerosi attori, ognuno con un ruolo fondamentale per la riuscita dell’operazione. La funzione di coordinamento e regia è indispensabile in questo tipo di operazioni. Si riporta di seguito , nella figura 1, uno schema semplificato di un’operazione di Project Financing con partecipazione del soggetto pubblico. Figura 1: schema di un’operazione di Project Financing Solo a titolo di completezza e per evitare sovrapposizioni concettuali con i meccanismi di funzionamento del Project Financing, ben diversi, si riporta nella figura 2 lo schema di un’operazione di leasing per il finanziamento delle opere pubbliche. Figura 2: schema di un’operazione di leasing in costruendo Come evidenziato nelle due figure evidenziate, l’operazione di leasing in costruendo è sostitutiva di un’operazione di finanziamento tradizionale e normalmente viene utilizzata nelle situazioni in cui non è necessaria un’attività di gestione da affidare ad un terzo. L’operazione di Project Financing, invece, è più adatta a finanziare situazioni complesse in cui l’alea dei rischi è piuttosto articolata in quanto consente una più efficiente allocazione di tali rischi fra i vari soggetti che partecipano all’operazione. 6. G li elementi chiave per la riuscita di un’operazione di Project Financing L’avvio di un’operazione di Project Financing richiede un lungo lavoro preparatorio e di regia che passa attraverso scelte complesse, quali l’individuazione del fabbisogno e della procedura di gara e la scelta del contraente. Uno studio di fattibilità completo e realistico è un elemento fondamentale per la riuscita di un’operazione di Project Finan- 156 157 cing, in quanto non è sufficiente solo lo sviluppo del profilo tecnico dell’opera ma anche lo sviluppo degli aspetti finanziari ed economici lungo tutta la vita del progetto. Nel Piano di sostenibilità economica e finanziaria, diventa fondamentale individuare i rischi immediati e successivi ed è indispensabile, oltre ad una stima realistica dei ricavi e dei costi futuri della gestione, prevedere l’andamento delle variabili principali quali l’inflazione, i tassi di interesse, le imposte, gli eventi straordinari e le tempistiche di realizzazione dell’opera In tale ambito, il business model economico finanziario è un documento fondamentale per le banche che devono finanziare progetti in infrastrutture. Il financial model design deve tenere conto in primis di realistiche stime mercato (revenue model) e di numerose variabili con cui sviluppare le simulazioni di scenario (sensitivity analisys). Si tratta di modelli in grado di elaborare le seguenti variabili (esempi): • la percentuale di equity rispetto al debito (debt leverage); • l’investimento iniziale, date inizio e fine lavori, ripartizione negli anni di realizzazione e l’eventuale contribuzione pubblica; • l’orizzonte temporale e di attualizzazione dei flussi finanziari in entrata ed in uscita; • il valore che assume il WACC (Weighted Average Cost of Capital), ovvero il rendimento medio richiesto dall’investitore; • il TIR (tasso interno di rendimento) dell’operazione, il costo del debito senior e del debito subordinato; • il VAN (valore attuale netto o VPN Net Present Value) di progetto; • l’orizzonte temporale del progetto e il periodo di ammortamento degli impianti • il payback period (il periodo di ritorno finanziario dell’investimento) • l’IVA da applicare 158 7. Le cause di inefficienza del Project Financing in Italia Alcune cause di inefficienza che hanno di fatto impedito lo sviluppo delle operazioni di Project Financing in Italia negli ultimi 10 anni sono riepilogabili nei punti che seguono: • il ricorso da parte delle PA al Project Finance senza la adeguata conoscenza, scarsa verifica di prefattibilità, mancanza di chiarezza dei bandi; • la complessità delle procedure di gara; • la distorsione delle motivazioni al ricorso al Project Financing (per eludere vincoli di indebitamento); • i limitati e inadeguati studi di fattibilità; • la mancanza di competenze specifiche (mancanza di conoscenza dei basilari tecnico-finanziari quali WACC, VAN, TIR ecc); • l’allungamento dei tempi procedurali, problematiche di ordine ambientale; • lo scarso livello di competitività e di capacità di mercato degli imprenditori privati; • la bassa propensione delle banche al Project Financing e tendenza a chiedere garanzie reali; • i pochi player specializzati nel settore; • la sottostima generalizzata dei rischi tipici dell’operazione e mancata azione di mitigazione; • la bassa standardizzazione dei contratti in Italia con l’esigenza di assicurare più appropriati meccanismi di applicazione delle penali per inadempimenti del concessionario (e specularmente di meccanismi premiali). In generale, le ragioni dell’insuccesso sono da attribuire maggiormente alla cultura degli operatori coinvolti piuttosto che alla tipologia dello strumento e alla mancanza di figure con competenze trasversali, amministrative, finanziarie e tecniche, in grado di attuare un’efficace regia delle operazioni. 159 8. Conclusioni e suggerimenti Da alcuni anni gli operatori del settore ed il legislatore hanno assunto la consapevolezza delle problematiche appena descritte e stanno apportando gli interventi correttivi. Contestualizzando la situazione, fra questi è rilevante la necessità di focalizzarsi non solo sulla dimensione realizzativa delle opere da cantierare per l’area Lolli-Notabartolo, ma soprattutto su quella gestionale che riguarda i periodi futuri. Più che rilevare un esigenza di nuovi strumenti finanziari, è necessaria per la realizzazione di progetti complessi come la riqualificazione dell’area Lolli-Notabartolo ed altri similari, la presenza di un soggetto o di una struttura dotata di poteri e capacità decisionali, di strumenti di programma forti. Solo in presenza di questi elementi la finanza è in grado di dare la spinta motrice alle realizzazione degli interventi. Una volta definite le procedure per l’attivazione di risorse pubbliche è sicuramente indispensabile l’affiancamento di finanziamenti privati che seguano gli schemi e la struttura similare a quella del Project Financing sinteticamente descritta nelle pagine precedenti. Con il Project Financing si possono raggiungere potenziali ed evidenti vantaggi per i progetti complessi in quanto da un’appropriata allocazione dei rischi, consentita da questa tipologia di operazioni, possono derivare significativi guadagni di efficienza. Il ricorso a forme alternative di funding senza prima mettere a fuoco i rischi e le variabili economiche del progetto in dettaglio, non è sufficiente ad attrarre capitali e investitori privati. In conclusione, dopo avere fornito un quadro complessivo della situazione, si suggerisce che per la ricerca di fonti e forme di finanziamento ottimali in un progetto di riqualificazione come quello dell’area Lolli-Notabartolo sarebbe opportuno smontare tutti i singoli “pezzi” che la compongono e che sono oggetto dei vari interventi (strade, edifici, spazi museali, verde ed altri) ed individuare per ognuno di essi il miglior percorso pluriennale da seguire. Si tratta pertanto di non sottovalutare nell’ambito del 160 progetto preliminare di riqualificazione, l’utilità di un apposito sottoprogetto dedicato alla ricerca delle migliori modalità di finanziamento. Bibliografia • Fabio Amatucci, Veronica Vecchi - White paper n.1 /2009 SDA Bocconi: “Le operazioni di project Finance: stato dell’arte e indicazioni per il futuro • Roberto Moro Visconti - Amministrazione e Finanza Agosto 2010 : ” Project Financing: un investimento che sfida la recessione” • Provincia Regionale di Palermo: Atti dell’iniziativa del 2009 sul Project Financing rivolta ai Comuni della Provincia di Palermo (Dott. Raffaele Mazzeo, Prof Gaetano Armao, Avv. Angelo De Angelis) • Rosalba Cori, Cristina Giorgiantonio e Ilaria Paradisi - Occasional Paper della Banca d’Italia n. 82/2010: “Allocazione dei rischi e incentivi per il contraente privato: un’analisi delle convenzioni di project financing in Italia” • Cristina Giorgiantonio, Valentina Giovannello - Occasional Paper della Banca d’Italia n. 56/2009: “Infrastrutture e project financing in Italia: il ruolo della regolamentazione” • Banca BIIS – Gruppo Intesa San Paolo : Bilancio al 31 dicembre 2010 e bilancio intermedio al 30 giugno 2011 • Giulio Napolitano – Sole 24 Ore 30 ottobre 2010 : “Infrastrutture in cerca di norme- Nuove regole piu’ snelle per favorire gli investimenti dei privati” (La presente relazione è stata predispsta a titolo personale ed in esclusiva per ANCE PALERMO). 161 APPENDICE LA STAZIONE LOLLI La Stazione Lolli di Palermo. Appunti di storia urbana.1 di Barbara Lino2 Il complesso della Stazione Lolli è uno dei pochi esempi di archeologia industriale ferroviaria ottocentesca a Palermo. L’ex stazione si trova in un’area della città molto densa costituita da un tessuto residenziale compatto con struttura a scacchiera che si dilata per la presenza di alcuni nodi di centralità urbana che testimoniano la stratificazione storica dell’area: il parco del castello arabo-normanno della Zisa, le ville storiche Malfitano, Serradifalco e Filippina ed i relativi giardini, l’ex Fabbrica Ducrot (oggi Cantieri Culturali alla Zisa). 1 I l presente contributo è frutto delle ricerche avviate in occasione della redazione della Tesi di Laurea del 2004 dal titolo “La cura del ferro: l’innovazione nei processi di trasformazione delle aree ferroviarie”, Facoltà di Architettura di Palermo, relatore prof. Maurizio Carta. 2A ssegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo. 165 L’area del parco ferroviario è un continuum recintato che costituisce una cesura netta nel tessuto e nel sistema della viabilità posta ai margini. Esso comprende al suo interno gli edifici di pertinenza dell’ex Stazione Lolli ed il sistema di binari in trincea della stazione Notarbartolo. di una grande copertura in ferro e vetro. La sala d’aspetto per la prima classe che si trova nell’edificio viaggiatori ed è un ambiente affrescato che riporta il soggetto di una figura femminile, allegoria della ferrovia, con lunghi drappi e in mano una fiaccola e di due amorini che reggono simboli ferroviari. Disegni tecnici delle Ferrovie sugli edifici principali del complesso ferroviario. Foto aerea dell’area del parco ferroviario. Il complesso della Stazione Lolli comprende diversi corpi di fabbrica oggi tutti in disuso. L’edificio viaggiatori che prospetta sulla piazza omonima è costituito da una struttura a due livelli con corpi laterali ad una elevazione ed è sormontato da un corpo a torre su cui è posto un orologio rotondo abbellito da due figure femminili e da simboli ed attrezzi di lavoro ferroviario, scolpiti in pietra dura d’Aspra. Sul fronte opposto alla piazza omonima, lungo il prospetto dell’edificio viaggiatori, si trova una copertura in ferro sorretta da colonne in ghisa realizzata nei primi del novecento in sostituzione 166 L’intero complesso comprende l’ex rimessa locomotive, trasformata successivamente in deposito olii, il magazzino approvvigionamento stampati in cui si trova una struttura lignea di sostegno al solaio, aperto al centro con un vano adibito al carico e scarico del materiale cartaceo; il magazzino caricatore coperto; la rimessa vetture, preceduta da una tettoia metallica retta da colonne di ghisa e grandi capriate di tipo belga in ferro, nonché i magazzini approvvigionamento ricavati nell’ex sala torneria e la sala riparazione locomotive. 167 Plastico di ricostruzione del complesso ferroviario. L’idea di realizzare una linea che collegasse Palermo a Marsala e a Trapani, era stata già avanzata alla metà dell’Ottocento ma solo nel 1868, con la nomina da parte delle Deputazioni provinciali di una Commissione di studio mista vengono proposti due possibili tracciati: uno lungo la costa, l’altro che deviando a Castellammare attraverso Alcamo e Calatafimi, proseguiva attraverso i grandi centri di Castelvetrano, Mazara e Marsala, per Trapani. L’edificio viaggiatori venne inaugurato il 27 Ottobre 1891. La stazione nasce come terminale della linea ferroviaria Palermo - Castelvetrano - Trapani, una linea che principalmente destinata a servire il traffico merci piuttosto che passeggeri, collegava Palermo con le città a prevalente vocazione agricola del versante occidentale della Sicilia. Nel 1870 si ha l’adesione alla seconda proposta e l’istituzione del Consorzio Interprovinciale per la costruzione della linea ferroviaria Palermo-Marsala-Trapani. Nel 1871, il Consorzio affida all’Ingegnere Parato il progetto della linea che perveniva a Trapani passando da Misilmeri, Corleone, Salaparuta, Castelvetrano e Marsala. La linea era gestita dalla Società della Ferrovia Sicula Occidentale (FSO) ma non era collegata al resto della rete siciliana gestita dalla Società per le Strade ferrate Calabro-Sicule e che era attestata alla stazione centrale. I due tratti furono collegati tra loro solo in seguito al passaggio alle Ferrovie dello Stato nel primo decennio del ‘900. Il “Piano regolatore di risanamento” dell’ing. Felice Giarrusso del 1885. Il prospetto su piazza Lolli dell’edificio viaggiatori in una foto storica. 168 169 I padiglioni dell’ Esposizione vennero costruiti nella zona a monte di via Libertà fra le attuali piazze Politeama e Croci, nella zona nota come “firriatu di Villafranca” non molto lontana dalla piana in cui venne realizzato il complesso della Stazione Lolli. La scelta di quest’area diede un ulteriore impulso alla direzione di sviluppo verso nord della città, secondo cui la realizzazione di via Libertà nel 1911 sarà un ulteriore passo. Nel 1922 si pensò di sostituire la funzione della Stazione Lolli sia nel servizio passeggeri che in quello merci in previsione della formazione di una nuova stazione in località Notarbartolo, anche nell’ottica dell’abbandono della vecchia linea della circonvallazione e della realizzazione di un nuovo tracciato verso il porto attraverso la stazione Sampolo. L’edificio viaggiatori. La presentazione del progetto per il nuovo fabbricato viaggiatori della stazione Lolli è del 1888, ma la realizzazione degli immobili subì una notevole accelerazione in vista della Esposizione Nazionale di Palermo del 1891 che, su stimolo delle famiglie Florio e Whitaker, costituì un evento decisivo per lo sviluppo commerciale e culturale della città, condizionandone indirettamente anche la crescita urbanistica. L’area della Stazione Lolli in una foto storica. Il prospetto su piazza Lolli dell’edificio viaggiatori in una foto storica. 170 Neppure il progetto per la realizzazione negli anni Trenta di una linea a scartamento ridotto che avrebbe dovuto collegare la 171 stazione Lolli con il paese di Salaparuta in provincia di Trapani ebbe un buon esito in quanto i lavori non furono mai terminati, anche a causa di un progressivo decremento del traffico merci. La ferrovia Palermo Lolli – Salaparuta (nota anche come Ferrovia Palermo-Camporeale, a causa del fatto che il sedime è stato effettivamente realizzato solo fino a Camporeale) avrebbe dovuto collegare la Stazione di Palermo Lolli con la stazione di Salaparuta in provincia di Trapani, affiancando un binario a scrtamento ridotto a quello della Ferrovia Palermo-Trapani a scartamento ordinario. La stazione Lolli negli anni successivi è stata utilizzata come deposito sia di materiali ferroviari, sia come appoggio per i carri destinati o provenienti dai raccordi industriali della zona: le Officine Meccaniche Siciliane (OMSSA) e le Officine Reparti Meccanizzati dell’Esercito (XI ORME)3. Dal 25-26-Maggio 1974 in concomitanza all’apertura della stazione Notarbartolo, si chiudeva definitivamente la vita della stazione Lolli. BIBLIOGRAFIA • Carcasio M., Amoroso S. (2000), Le stazioni ferroviarie di Palermo, Centro per la progettazione e il restauro, Palermo. • Chirco A. e Di Liberto M. (2000), Via Notarbartolo ieri e oggi, Dario Flaccovio Editore, Palermo. • Inzerillo S. M. (1981), “Urbanistica e Società negli ultimi duecento anni a Palermo, Piani e prassi amministrativa dall’”addizione” del Regalmici al concorso del 1939”, in Quaderno dell’istituto di urbanistica e pianificazione territoriale della Facoltà di Architettura di Palermo, n.9, Palermo. • Inzerillo S. M. (1981), “Urbanistica e Società negli ultimi duecento anni a Palermo, Crescita della città e politica amministrativa della città dalla “ricostruzione” al piano del 1962”, in Quaderno dell’istituto di urbanistica e pianificazione territoriale della Facoltà di Architettura di Palermo, n.14, Palermo. • La Colla G. P. (2004), “La stazione Lolli di Palermo”, in PER – Salvare Palermo, n. 10, settembre-dicembre, p.26-27. • Palazzolo G. (et al.) (2005), Ferrovie dello Stato, cento anni per la Sicilia. Catalogo della Mostra tenuta a Palermo nel 2005, a cura di Giovanni Palazzolo, Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani, Roma, 1 CD-ROM. 3M . Carcasio, S. Amoroso, Le stazioni ferroviarie di Palermo, Centro per la progettazione e il restauro, Palermo 2000. 172 173 Indice Presentazione......................................................... pag. 3 Giuseppe Di Giovanna Strategie urbane..................................................... pag. 11 Maurizio Carta Il progetto.............................................................. pag. 39 Vincenzo Polizzi Procedure urbanistiche............................................. pag. 107 Giuseppe Gangemi Finanziamento pubblico per la riqualificazione urbana... pag. 115 Cristian Matraia Finanziamento privato per la riqualificazione urbana..... pag. 149 Raffaele Mazzeo APPENDICE La Stazione Lolli...................................................... pag. 165 Barbara Lino Finito di stampare nel mese di novembre 2011 dalle Arti Grafiche Campo