E S P E R IE N Z E E S T IV E D I A L T E R N A N Z A S C U O L A - L A V O R O (T I R O C I N I ) N E L L A P R O V IN C IA D I R E G G IO E M IL IA GUIDA METODOLOGICA Marzo 2011 1 0 ° e d iz io n e “…lo scopo effettivo dell'educazione non è di fare in modo che l'insegnante svolga delle attività di un qualche tipo, ma di produrre alcuni mutamenti significativi nelle strutture di comportamento dello studente…” (R. W. Tyler) 1 A cura di Camilla Carra, Maria Cristina Bacci del Servizio Programmazione Scolastica, Educativa ed Interventi per la Sicurezza Sociale della Provincia di Reggio Emilia. In collaborazione con Paola Canova, Monica Tognoni, Silvia Ballabeni, Sabrina Bondavalli, Franco Maramotti, Cristina Benassi della Provincia di Reggio Emilia. Si ringraziano per la disponibilità e la collaborazione i dirigenti scolastici, i docenti e i referenti amministrativi che hanno collaborato all'iniziativa, gli operatori dei Centri per l'Impiego, l'Ufficio Scolastico Provinciale di Reggio Emilia e tutti i referenti degli enti e delle aziende che offrono l'opportunità ai ragazzi di partecipare al progetto. 2 A chi è destinata la guida: ai dirigenti scolastici, ai responsabili amministrativi, ai docenti degli Istituti Secondari di Secondo Grado, agli operatori della formazione professionale e a tutti i tutor delle esperienze estive di alternanza scuola lavoro realizzate nella provincia di Reggio Emilia. A cosa serve: speriamo sia utile al non sempre facile lavoro dei tutor attraverso esempi di come altri hanno risolto alcuni problemi, suggerendo l’uso di strumenti già sperimentati, fornendo i facsimili dei documenti da utilizzare nelle varie fasi di lavoro, ecc. Si usa come una qualunque guida: andando subito all’argomento che interessa o leggendo tutto dall’inizio. Cosa contiene: spunti di riflessione, note metodologiche che possono essere utili nella progettazione e nella realizzazione delle esperienze estive di alternanza scuola lavoro nella provincia di Reggio Emilia. 3 INDICE Per un accompagnamento pratico riflessivo alle attività di tirocinio pag. 5 Preparazione del tirocinio 34 Ruolo del tutor aziendale 40 Vademecum dello studente 41 Vademecum del tutor scolastico 46 Descrizione delle competenze 47 Alcuni riferimenti bibliografici 49 4 Per un accompagnamento pratico riflessivo alle attività di tirocinio 1 - Scuola e impresa: due punti di vista sull’alternanza Si può pensare che uno dei principali motivi che spingono le aziende ad accettare stagisti sia il fatto che questa attività permette all’impresa di conoscere futuri diplomati da inserire, eventualmente, nel proprio organico. Ma, da alcuni studi, è risultato che in varie realtà industriali, soprattutto le più piccole, l’ingresso di uno studente coincide anche con altri vantaggi per l’azienda. L’accoglimento di un ragazzo che sappia usare il computer, per esempio, o che conosca bene le lingue straniere, che abbia appreso in classe tecniche di comunicazione e di marketing lascia un segno in azienda, perché, sebbene in modo informale, i colleghi di lavoro più anziani apprendono da lui, o, comunque, dall’osservazione dello stagista hanno sotto gli occhi un esempio diverso di modo di procedere, un’impostazione teorica che può essere innovativa e che in ogni caso si trova in progresso rispetto alle conoscenze di chi dalla scuola è uscito da tanti anni. L’avere accolto degli studenti in lavoro estivo nel proprio stabilimento ha, in vari casi, cambiato i comportamenti imprenditoriali e prodotto un’attenzione particolare alle risorse umane. Per esempio si è cominciato a ragionare di avanzamenti di carriera in termini di competenze e, fatto importantissimo, si è diffusa nelle aziende la cultura della formazione, essendo, evidentemente, stato compreso quanto essa arricchisca la persona e la ponga in condizione di offrire performance di livello sempre più alto. Sempre sull’onda dell’influenza delle risorse umane sui processi ed i prodotti aziendali, si è anche diffusa la cultura dell’accoglienza e si è cominciato a formare il personale già dal momento dell’assunzione introducendo attività di orientamento lavorativo dei nuovi assunti. Se è vero che il miglior modo per apprendere è fare insieme, in questa posizione entrambi i soggetti imparano dall’altro, perché il sé professionale non è mai statico. Non va neppure dimenticata la legittimazione sociale di cui comincia a godere un’azienda, anche di piccole dimensioni, che si apre alle scuole del territorio accogliendo degli stagisti quali futuri lavoratori, mostrando la propria sensibilità per la formazione e per il lavoro congiunto scuola-territorio. Oltretutto per alcune imprese l’apertura allo stage costituisce una buona occasione per rendersi maggiormente note nel comprensorio. Ma c’è un'altra faccia meno interessante dal punto di vista formativo ed è la propensione dell’azienda ad inserire ragazzi in momenti di mancanza di personale, come avviene durante l’estate, fatto che può costituire un elemento di disturbo per il tirocinante, che potrebbe svolgere un lavoro inadatto e/o non coerente con quanto sta apprendendo in classe. E’ su questo terreno che si inserisce il tutor scolastico, affinché il ragazzo non sia soltanto visto come mano d’opera a basso costo, ma venga inserito in mansioni che abbiano un nesso con la sua preparazione scolastica, affinché egli esca dall’attività di alternanza o di tirocinio arricchito sia dal punto di vista professionale sia da quello personale: per esempio l'esperienza di lavoro potrebbe avergli fornito preziosi orientamenti relativamente alle scelte del proprio futuro. Chiariamo subito che qualsiasi attività lavorativa ha sul ragazzo un peso notevole e concorre a produrre in lui un cambiamento, almeno in termini di competenze trasversali, ma di questo argomento ci occuperemo fra breve. 5 2 - L’alternanza getta le basi del proprio sé sociale Il comportamento dell’adolescente manca spesso di linearità, è discontinuo, poiché egli vive un momento della sua vita nel quale, pur avvertendo il bisogno che non venga a meno la protezione di cui gode presso i genitori, vede crescere sempre più la necessità di sostituire questo rapporto con quello amicale, assai più personale e frutto di una sua scelta precisa. E questo lo rende spesso incoerente. La transizione dalla fanciullezza all’adolescenza provoca momenti di insicurezza, di incostanza, di turbamento, poiché il ragazzo ha bisogno di riuscire a fare affiorare in sé, e a mettere in atto, tutte le sue possibilità di adattamento alla nuova situazione. Ma questo passaggio, sebbene costituisca un’esperienza assai complessa, gli permette di aggiungere tessere al puzzle della definizione del proprio concetto di sé. Tale disorientamento avviene anche nel momento in cui il ragazzo dalla scuola media passa a quella superiore: inserirsi con successo nel nuovo ambiente scolastico rappresenta per lui un fattore di verifica e di misurazione delle proprie capacità adattive, cioè del proprio essere in grado di fare fronte ai nuovi compiti di sviluppo che l’adolescenza gli riserva nell’ambiente in cui si è inserito. A lui viene richiesta la capacità di imparare a decodificare le regole del nuovo sistema organizzativo nel quale è entrato: questa è la situazione critica attraverso la quale passano tutti gli studenti al momento di transitare da uno ad un altro corso di studi. Naturalmente la conferma, o la disconferma, di tale capacità di fronteggiamento della novità e di superamento delle incertezze influenza l’autostima dell’allievo in modo determinante. La situazione di transizione per eccellenza è considerata quella che caratterizza il passaggio dall’intervento formativo della scuola a quello lavorativo, tanto che lo stesso discorso di crisi da transizione, che si può verificare nel passaggio fra vari ordini di scuole, si deve affrontare in modo anche maggiore nel momento in cui il ragazzo approda al mondo del lavoro. Riflettendo, anzi, si scopre che, mentre nel passaggio da un grado all’altro di scuole lo studente si sentiva pur sempre calato in una realtà che, anche presentandosi diversa, aveva molte caratteristiche comuni e situazioni di continuità, al momento di affrontare un’esperienza lavorativa, invece, egli deve entrare in una situazione in cui regole, routines, gerarchie, compiti e ruoli sono completamente diversi da quelli ormai consolidati dello studente. Dunque egli deve compiere un passaggio più complesso e difficile. Anche se le attività di stage hanno un impatto sullo studente certamente inferiore a quello che ha su un diplomato l’inizio della sua prima e vera attività professionale, bisogna tuttavia riconoscere l’importanza di tre rilevanti momenti, che costituiscono le fasi nelle quali si può dividere un’esperienza: quello importantissimo della preparazione durante il quale affiorano interrogativi e timori, che per il ragazzo costituiscono già un evento speciale carico tanto di aspettative quanto di dubbi; quello di incontro col lavoro che induce lo stagista ad elaborare ed applicare strategie comportamentali e di soluzione dei problemi per interpretare il proprio ruolo, mettendo alla prova le proprie potenzialità; infine subentra il momento dell’adattamento alla situazione ed al compito, durante il quale comincia una qualche definizione del sé professionale. 6 E’ questo un momento molto delicato durante il quale il ragazzo non soltanto comincia a piegare gli appresi scolastici contestualizzandoli nella nuova situazione lavorativa, ma anche a vedere se stesso in proiezione futura. Durante i giorni di permanenza in azienda viene a contatto con ritmi e regole completamente nuovi per lui e ha agio di osservare diverse professioni al lavoro, ricevendone un orientamento molto superiore a quello che la spiegazione verbale delle professioni stesse potrebbe dare. Tutto questo origina in lui una nuova e diversa strutturazione emotiva, comportamentale e delle conoscenze, infatti “…l’orientamento è un processo in cui la persona ha il compito di individuarsi” 1 Spesso poi il percorso di tirocinio e di alternanza viene vissuto come un momento di legittimazione sociale, nel quale comincia a prendere forma una strutturazione più adulta del sé sociale, anche legata ad un recupero di autostima: il ragazzo si avvia ad un processo di acquisizione di uno status sociale adulto. Il passaggio graduale dalla scuola al lavoro, attraverso gli stage e le alternanze, consente all’alunno di affrontare la transizione definitiva dalla scuola al lavoro in modo meno buio e di allungarne la fase preparatoria a vantaggio di una migliore chiarezza di idee che può indurlo a compiere saggiamente le scelte riguardanti il proprio futuro professionale. 3 - Il protagonista: la figura dello studente in stage Osserviamo con attenzione i nostri ragazzi di terza e quarta superiore che entrano in alternanza, o, come vogliamo dire, in tirocinio o in stage. Essi hanno abitudine alla frequenza di una scuola nella quale tutto si gioca fra coetanei, sanno che il professore è lì per mantenere degli equilibri ed hanno un’idea protetta del luogo in cui si lavora. Niente di più diverso da ciò che la vita reale propone fuori dalla scuola e da ciò che incontreranno sul lavoro nel futuro. Questa riflessione vuole condurre alla constatazione che il nostro alunno si trova in una posizione di svantaggio nel momento in cui entra in azienda: è, come direbbe G.R. Jones, “un soggetto oggettivamente debole”, perché non è in grado di negoziare il proprio ruolo nel momento in cui entra nell’organizzazione 2 Si tratta di un ragazzo che egli definisce un “Soggetto ingenuo”, perché non possiede abilità trasversali tali da potersi relazionare con competenza all’interno di un’organizzazione complessa come quella lavorativa, della quale ha sempre soltanto sentito parlare. Le discipline che ha studiato, pur avendogli fornito irrinunciabili competenze di base, non l’aiutano a comprendere la realtà dell’azienda e le norme ad essa riferite. Questo stato di cose lo inserisce in posizione di svantaggio e di subordinazione totale e il livello di autostima, nel contesto in cui si trova ad essere entrato, resta basso. Inoltre l’applicazione delle conoscenze teoriche a situazioni nuove e concrete non è il solito problem solving affrontato in aula e presenta incognite che possono disorientare o mettere a dura prova il proprio sistema di sicurezze. Lo stage diventa, comunque, un’ottima situazione di misurazione della propria capacità di resistenza e di fronteggiamento. 1 Giorgia V. Margherita “il colloquio di orientamento come narrazione” in “Scuola, orientamento, lavoro” Carocci 2000 2 Psycological orientation and the process of organisational socialisation: an interactionist perspective” in “Accademy of Management Rewiew" G.R. Jones. 7 Ancora una volta emerge l’importanza del ruolo di coordinamento del tutor scolastico. Lo studente che mette piede per la prima volta in azienda in qualità di lavoratore, non più di visitatore come può essere accaduto durante l’anno scolastico in occasione di visite scolastiche, si trova nella situazione di chi sta misurando il passo per attraversare un fossato, superato il quale potrà vedere cosa c’è di là. Lo stage corrisponde al lungo momento necessario per osservare il fosso, misurare il passo, saggiare il terreno e, finalmente, appoggiare con circospezione il piede oltre l’impedimento. L’inserimento del ragazzo in attività lavorative, durante i mesi estivi o in corso d’anno scolastico, rappresenta per lui il momento in cui comincia a prospettarsi la sua transizione dalla vita protetta dello studente a quella dell’adulto e l’evidente fossato che separa queste due realtà gli impone di fare appello a tutte le sue risorse. E’ un delicato momento di transizione e di cambiamento nel quale è importantissima la figura del proprio formatore, visto e vissuto come autentico punto di riferimento in una realtà, quella lavorativa, che è completamente cambiata rispetto a quella scolastica. Anche se l’esperienza di stage può ben essere considerata un “ingresso protetto” nel mondo del lavoro. Basterebbe quest’affermazione da sola per fare capire la fondamentale importanza che le attività di inserimento lavorativo ancora in fase scolastica rappresentano per lo studente, che, in tali situazioni, ha l’occasione di maturare in modo protetto la consapevolezza necessaria per crearsi le preconoscenze e gli orientamenti che utilizzerà nel suo futuro lavorativo. E’ evidente allora che nulla nelle attività di alternanza o di stage può essere lasciato al caso, ma è assolutamente necessario mandare il ragazzo in azienda con le idee chiare su cosa andrà a fare, seguito da quale tutor e cosa noi come scuola faremo alla fine del periodo di lavoro per potenziare al massimo tutto quello che è stato appreso. 8 3.1 - L’acquisizione di competenze trasversali “Possiamo …superare una distinzione binaria tra saper fare e saper essere, ipotizzando che le competenze trasversali… si collochino in un’area ponte tra il saper fare e il saper essere e riguardino proprio la connessione tra il soggetto, le sue caratteristiche, la qualità della sua azione professionale e la situazione in cui essa è inserita… La competenza contestuale non è quindi meramente assimilabile a caratteristiche specifiche del soggetto di natura cognitiva, emozionale o sociale, quanto piuttosto rappresenta una competenza complessa che connette i diversi aspetti e sostiene il soggetto nei processi produttivi. Si tratta di una competenza di natura metodologica in continua evoluzione che rimane da sfondo al variare dei contesti e che si amplia e si modifica nell’incontro e nello scambio con questi. Possiamo ipotizzare che l’insieme delle competenze trasversali costituisca una struttura metodologica all’interno della quale si sviluppano ed organizzano le abilità specifiche che permettono al soggetto di imparare ad imparare, di accedere ai significati dell’esperienza, di attivare quel processo continuo di riflessione che permette di apprendere dall’esperienza.” 3 Posto che ogni mutamento di situazione provoca in chi lo vive dei cambiamenti profondi, il provare un’attività lavorativa, che appartiene a quello che per l’allievo è per definizione il mondo degli adulti, lo pone in una dimensione nuova: egli si fa domande alle quali deve dare risposte chiare, sviluppando, prima di tutto, le proprie capacità relazionali che sono quelle che gli permettono di cominciare a leggere il suo nuovo ruolo e la realtà in cui è inserito. Importantissimo questo passaggio per tutti gli esseri umani, che non si aggirano fra oggetti ed eventi isolati, ma, vivendo in una situazione sociale, si trovano collocati in un contesto di cui diventano parte integrante, per le strette connessioni che legano oggetto, soggetto ed evento stesso nella struttura sociale. Come abbiamo affermato precedentemente, qualsiasi attività lavorativa sollecita e sviluppa abilità di tipo trasversale, poiché esse costituiscono il solo modo che lo stagista ha per riuscire a comunicare coi colleghi di lavoro, col tutor aziendale, col mondo nuovo che ha intorno, costituito di tanti eventi da comprendere, interpretare, affrontare. Il ragazzo comincia ad interagire col gruppo in cui è inserito, scoprendo, un po’ alla volta, alcune sue caratteristiche che i precedenti gruppi scolastici o amicali non consentivano di evidenziare, ma, in modo particolare, deve scoprire in sé delle risorse nuove come la disponibilità e la capacità di assumersi responsabilità o di controllare le proprie reazioni di fronte all’incertezza; deve poi essere in grado di produrre forze nuove, saggiando la propria resistenza fisica e la capacità di rimanere concentrati sul lavoro; è il momento in cui elabora il proprio comportamento di fronte al compito affidatogli. In una parola l’allievo in stage si rende conto delle risorse che riesce a mettere in campo per far fronte alla situazione per lui nuova, cominciando così a definire un sé diverso da quello dell’alunno, elaborando lentamente un inizio di sé professionale. E’ evidente, quindi, che l’attività di lavoro preparato con l’aiuto della scuola non soltanto modifica ed allarga le conoscenze del ragazzo, non soltanto gli fornisce 3 Maria Francesca Freda “L’orientamento come consapevolezza di sé nel contesto: l’interfaccia tra il saper essere e il saper fare” in “Orientamento, scuola, lavoro” Carocci 2000 9 esempi pratici o gli mostra le routine aziendali, ma influisce profondamente sulla sua visione della realtà, che viene progressivamente ridefinita. E’ il momento nel quale riesce a percepire priorità nuove ed in cui comincia a crearsi una nuova scala valoriale, nella quale il sé viene vissuto secondo una diversa interpretazione dei bisogni e dei doveri: in una parola si assiste al sorgere nel ragazzo di nuovi modelli interpretativi della realtà, sviluppati proprio dalla situazione di estrema concretezza nella quale si trova ad agire, e si osserva che egli sta gettando le basi che gli permetteranno di cominciare a cogliere il proprio potenziale individuale. Spesso si tende a pensare che l’alunno in stage imparerà “a lavorare”. Sarebbe più esatto dire che apprende “come si lavora”, infatti fra i vari saperi che uno stagista può acquisire nel periodo di alternanza, ve ne sono alcuni che si possono definire neutri ma essenziali e indispensabili, perché non riguardano esclusivamente quella precisa attività lavorativa, ma possono essere utilizzati in qualsiasi lavoro: sono le abilità procedurali, quelle che concorrono all’acquisizione delle competenze trasversali che devono essere messe in campo in ogni attività, consentendo di elaborare strategie operative e di relazione sociale. Pensiamo all’utilizzo di strumenti e tecnologie, alla comprensione degli ordini da eseguire, alla capacità di lavorare nel gruppo, di coordinarsi con i colleghi, di accettare la gerarchia, di moderare il linguaggio modellandolo sull’interlocutore, di resistere alla situazione di stress nuova per il tirocinante, di tenere a posto i propri nervi… In stage o alternanza diventa indispensabile per il ragazzo pensare ed attuare le proprie strategie comportamentali, che egli stesso mette alla prova, osserva e modifica in corso d’azione. 4 - La figura del tutor scolastico e del tutor aziendale Come apprende l’allievo in stage? O è più esatto chiedersi da chi apprende? Per osservazione e per imitazione apprende da tutti; ma l’apprendimento vero, che va a modificare la sua mappa cognitiva ed emozionale è quello che si basa sull’affiancamento consapevole ad un tutor aziendale che può essere ricco di spiegazioni e riflessioni viste in chiave metacognitiva. Quindi non un semplice affiancamento, ma quello che potremmo definire una scuola di esempi di azioni pratiche. Si ripropone dunque il modello scolastico delle spiegazioni teoriche? Non proprio; infatti il ragazzo, posto di fronte al suo compito lavorativo, ha bisogno di compiere delle scelte, organizzando e contestualizzando le proprie conoscenze, riflettendo sul suo processo, osservando lo scarto fra i risultati attesi e l’effettivo risultato finale del proprio lavoro. Aiutato dal tutor può riuscire a riconoscere i propri errori ed essere stimolato a nuove strategie operative. Diventa essenziale che il ragazzo sia a conoscenza del percorso che il suo professore ed il tutor aziendale hanno concordato di fargli seguire, perché con quel percorso può continuamente confrontarsi; ma diventa altresì imprescindibile che il percorso sia stato pensato, formalizzato e programmato, perché, non dimentichiamolo, nonostante in fase di contestualizzazione sia ineliminabile la presenza del tutor aziendale, che diventa un maestro sul campo, sempre la figura dominante nella mente dell’allievo è il suo professore, quello col quale ha stabilito intese che vanno ben oltre il periodo di tirocinio. Si tratta di due tipi di rapporto e di due figure diverse ma complementari. 10 4.1 - Il tutor aziendale Come formare il tutor aziendale? E’ economico per un’azienda preparare persone ad accogliere stagisti, tirocinanti e nuovi assunti? Da parte della scuola esiste l’esigenza di trovare nelle aziende un interlocutore attento e ben disposto ad insegnare sul campo, ad indicare gli errori, a fare riflettere il tirocinante sulle possibili soluzioni di un problema e a rivelare le procedure più adatte, mentre l’azienda si chiede a quale scopo staccare una persona dalla produzione per fare da tutor ad un ragazzo che non viene percepito come risorsa, ma come momentaneo disturbatore di routine lavorative e produttive. Bisogna osservare che da qualche anno le più avvedute associazioni di categoria hanno cominciato a farsi portatrici di un messaggio importante sulla formazione, che ritengono essere una valida chance di innovazione, di dinamismo e di progresso: formazione sia del personale già impiegato, che dunque viene vista come un’attività di riqualificazione dei propri addetti (nell'idea della formazione continua), sia dei tirocinanti, accolti da persone esperte e preparate al compito con accordi precisi e non da mandare a fare un lavoro qualsiasi. In questi ultimi anni sono stati compiuti dei passi importanti anche a livello di normativa. Nell’ottica della rilevanza e della qualificazione delle risorse umane, di cui abbiamo parlato precedentemente, ormai qualche impresa è riuscita a comprendere che un lavoratore ben indirizzato al momento del suo ingresso in ditta, riesce ad inserirsi più proficuamente e con migliori risultati lavorativi nell’organizzazione. Parallelamente uno stagista ben affiancato da un tutor aziendale preparato costituisce un investimento prezioso per l’impresa, che può far crescere ragazzi pronti all’ingresso al lavoro, tanto che a vari tirocinanti accade di avere proposte di assunzione ancora in fase di stage: è così, infatti, che alcuni istituti professionali “perdono per strada” alcuni dei loro studenti (anche se su questo argomento ci sarebbe qualcosa da aggiungere, ma non è opportuno in questa sede). Tutto questo deve farci riflettere sia sul bisogno che la scuola ha di trovare industrie disposte ad accogliere tirocinanti, sia sul valore che gli stagisti rappresentano, in proiezione futura, per l’industria medesima. Nel primo caso è l’istituzione scolastica che chiede un rapporto di integrazione fra la scuola e le varie realtà produttive locali, ma nel secondo caso è il variegato mondo del lavoro che allunga il suo sguardo sugli studenti, che costituiscono per lui una grande e preziosa riserva di innovazione, di energie e di proposte. Quali dovrebbero essere le caratteristiche della figura da affiancare al ragazzo in tirocinio? Un buon tutor aziendale non si improvvisa: deve possedere non soltanto competenze professionali, ma attitudine ad approcciarsi al ragazzo in modo da inserirlo e guidarlo sia all’interno dell’organizzazione aziendale che nel compito che gli è stato assegnato: deve essere un buon mentore che lo guida nel percorso stabilito dentro l’azienda. Prima di tutto, dunque, deve essere in grado di mostrare allo studente quali sono gli obiettivi del suo stage, poi presentarlo al gruppo di lavoro per favorirne l’inserimento. Insomma bisogna che egli operi affinché il ragazzo non viva la 11 situazione in modo passivo, ma abbia la sensazione di stare assumendo un ruolo di protagonista, anche se ha bisogno di sentirsi affiancato da qualcuno che possa fornirgli il feedback sia delle sue performance che dei suoi comportamenti lavorativi. Non dimentichiamo che egli sta muovendo i suoi primi passi verso l’acquisizione di un sé professionale ed adulto e che, in questa circostanza, ha mille occhi ed orecchie pronti a cogliere le più piccole sfumature. Un tutor efficiente metterà il ragazzo nella condizione di conoscere l’architettura produttiva dell’azienda, di comprenderne le gerarchie, di avere chiari i ruoli delle persone ed i relativi compiti, affinché si possa costruire mentalmente la mappa dell’organizzazione. Un tutor anche efficace, oltre a favorire l’'ingresso in Ditta del suo stagista, dovrà sapergli descrivere con chiarezza i compiti che gli vengono attribuiti, consigliandolo se si trova in difficoltà, dovrà supervisionare i suoi processi nell’esecuzione dei compiti e valutare con lui i risultati e le procedure utilizzate per raggiungerli. Un buon tutor osserva l’errore per fare riflessione e per fare scoprire al ragazzo come evitarlo, offrendogli la possibilità di diventare più sicuro delle proprie azioni. Siamo certi che non tutti possono essere dei tutor, ma siamo altrettanto certi che la presenza in azienda di alcune persone dotate delle caratteristiche sopra descritte costituisce una grande ricchezza per l’intera organizzazione. 4.2 - La figura ed il ruolo del docente tutor scolastico Questa figura di docente non ricopre un ruolo di tipo esclusivamente burocratico per l’Istituzione scolastica o provinciale o regionale e non si interessa soltanto, a livello tecnico, di trovare un’azienda accogliente magari nelle vicinanze dell’abitazione dell’allievo: il tutor è il docente formatore dell’alunno e il suo ruolo più vero e più autentico comincia dopo l’espletamento delle formalità burocratiche e dopo il reclutamento delle aziende; infatti dovrà preparare il progetto di stage, negoziarlo col tutor aziendale per giungere ad un piano di lavoro definito con la soddisfazione di entrambi i soggetti. Da quanto fino ad ora detto, si evince che la figura del tutor scolastico rappresenta un punto fermo per lo studente impegnato in un’esperienza di lavoro durante gli anni della scuola superiore e si conferma anche la fondamentale importanza di un buon accordo fra tutor aziendale e docente di scuola. Sembrerebbe un punto scontato, ma il docente incontra vari ostacoli nella sua attività di progettista, osservatore e valutatore dello stage: egli negozia per lo studente, progetta uno stage adeguato alle conoscenze scolastiche dell’allievo, si informa sull’andamento delle varie situazioni di stage e concorda col tutor aziendale le attività del proprio allievo. Infatti non si deve dimenticare che, se il tutor aziendale è il mentore e la guida del ragazzo dentro l’azienda, il tutor scolastico è il mentore e la guida del ragazzo dentro la scuola, perciò appare chiarissimo che queste due figure devono agire in concordia e mettere in pratica delle azioni concordate; non è sempre necessario che vi sia una condivisione perfetta e totale: l’importante è che, dopo un’attenta mediazione, si siano presi accordi accettati da entrambi. Abbiamo detto sopra che il ruolo del tutor scolastico non si ferma all’espletamento delle funzioni burocratiche, ma non possiamo sottovalutarne l’importanza. 12 Per esempio è o non è rilevante la scelta di una o di un’altra realtà aziendale? Per molti motivi sì. Bisogna che l’impresa presenti possibilità di compiti di stage consoni allo studente, che durante la fase esclusivamente scolastica ha maturato certe conoscenze piuttosto che altre; è necessario che non vi sia una lontananza troppo marcata dall’abitazione del ragazzo, che spesso è minorenne, e che vi siano mezzi pubblici di trasporto. Costituiscono poi sempre un momento di intenso lavoro le preparazioni dei documenti ufficiali relativi agli stagisti, le riunioni coi genitori, la preparazione di un “pacchetto” ad hoc per gli studenti in cui compaiono il vademecum, alcuni questionari, il diario di bordo… Ma forse il più gravoso compito del tutor scolastico è il monitoraggio delle attività di alternanza e stage, durante il quale è bene andare a controllare se al ragazzo vengono assegnati i compiti concordati o altri, come talvolta accade (per esempio fare fotocopie, portare in giro circolari, rispondere al telefono se la centralinista è assente…). E per fare questo occorre muoversi per andare in azienda, oltre a tenere contatti telefonici frequenti con gli allievi. 5 - Come valorizzare l’esperienza di stage, alternanze e tirocini Durante i giorni di impegno lavorativo allo stagista si è aperto un mondo pieno di problemi, ansie, incertezze. Riferisce Letizia Sgalambro che ogni intervento educativo dovrebbe tenere presente ”l’educazione all’incertezza” 4 per appropriarsene, facendola diventare un valore positivo: anche le attività di stage costituiscono un momento educativo, anzi un importante momento educativo: tutto dipende da come noi docenti ci posizioniamo di fronte a questo genere di azione formativa. E’ ben vero che il palcoscenico, durante lo stage, ha cambiato contesto, infatti è uscito dall’edificio scolastico per entrare in un ufficio, un laboratorio, un’industria…Ma sempre e comunque si tratta di un’attività nella quale la scuola entra a pieno titolo; anzi è lei che ha portato il ragazzo a raggiungere la preparazione che gli ha permesso di affrontare un’esperienza lavorativa ed è sempre lei che lo accoglie di nuovo, finito lo stage, sui banchi dell’aula. Diciamo che lo stage rappresenta un mediatore cognitivo formidabile per la scuola, perché si tratta di un “mediatore attivo”, il più potente ed efficace fra gli strumenti 5.. E’ anche per questo motivo che un piano di stage o alternanza non si può improvvisare e che deve prevedere l’accompagnamento in itinere da parte del docente e la verifica finale eseguita tramite il racconto di sé e la riflessione sull’agito. J. Bruner afferma che gli esseri umani danno un senso agli eventi che li hanno visti protagonisti attraverso il racconto degli accadimenti stessi; G. Mead individua e distingue due dimensioni del sé: l’ ”io”, che è il soggetto che compie l’azione, ed il “me” come oggetto che osserva e valuta l’agito. Riflettere su un’azione è raccontarsi in situazione, è come osservarsi con altri occhi quasi prendendo le distanze da se stessi. Riflettere è una pausa dell’agire, una pausa che permette la costruzione consapevole del sé e gli adulti devono concedere maggiore spazio al pensiero riflessivo: riflettere sull’agito significa scoprire ed attribuire un senso alle azioni che si sceglie di compiere e diventarne consapevoli. 4 5 "Scuola, orientamento, lavoro" Carocci Roma 2000 E. Damiano “La didattica per concetti” Armando 1999 13 Significa anche disegnare delle trame fra di esse, trame che creano non soltanto una dimensione storica dei propri agiti, ma che danno continuità ed aggregano le azioni, combattendo il pericolo della vita vissuta come zapping, fra azioni scollate e, come tali, insignificanti perché non conducono all’esperienza, che è un processo induttivo attraverso il quale si evidenziano appunto legami, somiglianze e differenze fra gli accadimenti. In breve riflettere è orientante. E’ utile, dunque, un lavoro di riorganizzazione mentale e di riflessione sull’agito, attraverso il quale un ragazzo ripercorre le tappe della propria esperienza e gli altri quasi vivono l’esperienza stessa attraverso le parole dell’amico. Allora: come può la scuola fare rivivere nell’allievo, attribuendogli un senso, quel protagonismo che egli ha sentito di avere durante i giorni trascorsi in azienda? Sarebbe proficuo usare l’esperienza di lavoro di quell’alunno per socializzare coi compagni di classe alcune fasi salienti di lavoro, di adattamento, di crisi, di ansia, di soddisfazione, con lo scopo di fare crescere l’intera classe? Un’esperienza lavorativa, che per molti ragazzi presenta punti oscuri ed incognite - perché non l’hanno mai provata – deve essere valorizzata e diffusa fra i compagni di scuola, con vantaggio e di questi ultimi e del protagonista. Il ragazzo attore dell’attività di lavoro si è trovato in una posizione ottimale di crescita: "…il pensiero si produce a partire dalle operazioni concrete" afferma Vygoskij, e la riflessione a posteriori può risultare essenziale per trasformare delle azioni in un’esperienza ricca di senso. 6 - Una riflessione sul nostro lavoro scolastico: un’attività fuori dal contesto Ogni disciplina coinvolta nelle attività dei tirocini estivi ha fornito l’allievo di basi teoriche e, laddove il laboratorio era previsto ed è stato possibile utilizzarlo, gli ha permesso di sperimentare, lavorando su casi che il docente aveva attentamente preparato ad hoc. Di solito si pone grande cura quando si creano dei casi o dei problemi affinché il loro studio (lo studio di caso, appunto) abbia a disposizione il massimo numero di dati per predisporre un buon problem setting, perché il docente sa che soltanto in questo modo il ragazzo può usare i propri appresi per risolvere il problema proposto. Si potrebbe allora affermare che il nostro alunno dalla pratica scolastica abbia già avuto esperienze concrete di situazioni reali; ma non è così, perché tutto quello che è stato proposto in laboratorio era il frutto di una simulazione di casi reali, cioè di fatti che avvengono nel mondo extra scolastico, che può essere quello lavorativo, affettivo, familiare e quant’altro. Dentro l’edificio scolastico, per esempio, noi potremmo mettere gli allievi in situazione, per simulare il più possibile in modo veritiero un problema di contabilità, o di durezza del supporto di piastrelle di ceramica, o di analisi di alimenti e chiedere loro di risolverlo usando le conoscenze di cui sono depositari dopo attento studio delle discipline. Sicuramente gli alunni sarebbero in grado di uscire onorevolmente dal compito loro assegnato, ma… C’è un ma: se essi dovessero cercare di ricomporre veramente un grave ed autentico problema interno alla loro azienda, quante variabili vi concorrerebbero che non si sono neppure ipotizzate nella simulazione oggetto di laboratorio a scuola! 14 Ansia, intervento di colleghi, necessità di risolvere nel migliore modo la situazione…. Va anche detto che mentre la scuola è una zona protetta, nella quale ogni azione è sotto gli occhi del docente che, appunto, è lì per educare, tanto che l’errore ha conseguenze che sfociano in una valutazione, nel lavoro, invece, le persone devono mettersi completamente in gioco assumendosi tutte le responsabilità delle conseguenze del loro operare. E’ la complessità tipica della realtà, che domina ogni situazione, quella che è difficile da dominare e da domare; sono le pulsioni affettive, emotive, contingenti, incontrollabili, le paure, le incertezze, i dubbi, le ansie le sensazioni quelle che non ci sono nell’aula, mancando le quali la situazione studiata perde completamente i connotati del reale per assumere quelli della deficienza, della mancanza, pur con tutta la buona volontà dell’insegnante. Allora si può affermare che la scuola non è e non può essere il luogo della realtà, ma il luogo della riproduzione e della simulazione, infatti non si lavora sulla realtà, ma la si simula creando artificialmente delle situazioni problematiche delle quali è richiesta la soluzione. Ogni disciplina lavora per costruire basi teoriche cui gli alunni possono attingere, ma, nonostante gli sforzi, la bravura e la correttezza del docente, i saperi rimangono privi di contestualizzazione: l’insegnante può fare di tutto, ma questa è la specificità della scuola stessa, fuori dal contesto nel quale ciò che si è appreso deve essere applicato. Anche il lavoro di applicazione nel laboratorio scolastico è asettico, sotto molti punti di vista: prima di tutto mancano le variabili che fanno di un’azione singola soltanto una parte dell’azione che il gruppo di lavoro in azienda deve compiere, con tutto quello che ne consegue in termini di relazionale, di comunicazione, di feed back, di condivisione delle scelte ed altro. In secondo luogo, nel chiuso e protetto di un laboratorio scolastico, o di un’aula, non esistono le spinte all’agire che l’ambiente di lavoro con le sue urgenze, impellenze, necessità e vincoli impone, né i condizionamenti che creano una quantità di variabili sulle quali non si può agire ma di cui bisogna tenere conto. In ogni caso il laboratorio scolastico, che pure è così prezioso per fornire metodiche, routines di utilizzo degli strumenti ed altro, manca dell’urgenza nel risolvere le questioni, dell’impellente necessità di affrontare con successo la contingenza; un’incapacità o una negligenza che nella vita fuori di scuola potrebbe causare un fallimento dell’attività produttiva, oppure un licenziamento, a scuola può al massimo subire un rimprovero da parte dell’insegnante. Ne consegue che l’azione di problem solving scolastica perde le caratteristiche di caldo coinvolgimento del soggetto, cui la realtà vera invece lo obbliga, per lasciare posto all’ applicazione di regole e ad una specie di prassi, deprivata delle conseguenze negative o positive dell’agire vero: comunque vada, a scuola tutt’al più non si conseguirà un voto sufficiente. Nella realtà lavorativa, al contrario, la buona o l’errata soluzione di un problema di lavoro porta a conseguenze molto reali, molto concrete e molto facilmente percepibili dal soggetto. Al riparo della scuola persino la raccolta dei dati relativi al problema da affrontare assume un significato certamente meno rilevante rispetto all’urgenza che assumerebbe nell’ambiente di lavoro, attenuando l’attenzione e l’impegno per la raccolta dei dati, che, invece, ha un ruolo fondamentale nel processo decisionale. 15 CONSOLIDAMENTO DELLE CONOSCENZE ESPERIENZA RAGIONATA RIFLESSIONE COL DOCENTE AZIONE PRATICA CONTESTUALIZZATA In breve a scuola si è fuori da un contesto reale ed anche le riflessioni più approfondite sulle azioni di applicazione degli appresi mancano del fattore fondamentale che potrebbe trasformarle in esperienza. E questo è il primo grande punto su cui riflettere per decidere di utilizzare al meglio il momento del tirocinio estivo, da considerarsi non tanto, o non soltanto, come occasione di piccolo guadagno, ma come risorsa da cui trarre importanti e fondamentali impulsi di conoscenza, di esperienza e di orientamento, poiché lavoro, scuola ed orientamento sono tre vertici del medesimo triangolo. LAVORO SCUOLA ORIENTAMENTO 6.1 - La conoscenza genera conoscenza La scuola è, prima di tutto, un luogo di formazione. Tutto quello che viene fatto dentro la scuola, anche l’azione più piccola o quella ritenuta più insignificante, concorre al processo formativo del ragazzo, che percepisce e trasforma ciò che ha ricevuto in qualcosa di personale: ogni piccola tessera del puzzle contribuisce a dare una forma ed un senso alla sua mappa cognitiva. Vi sono azioni di piccolo ed altre di grande respiro; azioni particolarmente significative ed altre meno importanti, ma tutte, egualmente, concorrono a formarlo. Nulla di quello che si fa a scuola può essere lasciato passare senza un’adeguata riflessione, altrimenti si limiterà ad essere ricordato dall’allievo soltanto come azione eseguita, ma non si trasformerà in esperienza, cioè il nuovo non si collegherà, se non in minima parte, al consolidato 16 Nel processo cognitivo del ragazzo sono in gioco almeno due tipi di saperi: le conoscenze consolidate, ossia ciò che è già posseduto da lui a livello di saperi e di saperi applicati, e quelle conoscenze che egli sta facendo ogni volta in cui viene a contatto con uno stimolo nuovo. Ogni nuovo tentativo di conoscenza, per diventare acquisizione, deve trovare nel già posseduto qualche conoscenza, che stia in relazione con essa, cui sposarsi; legandosi a saperi che sono già nostri, che fanno già parte della nostra mappa cognitiva, i nuovi stimoli si trasformano a loro volta in conoscenze consolidate andando ad arricchire vieppiù il nostro bagaglio e generando nuove possibilità di conoscenza. NUOVE CONOSCENZE CONOSCENZE CONSOLIDATE NUOVI STIMOLI Tutte le nostre azioni concorrono alla conoscenza, non soltanto ciò che impariamo dai libri; la realtà pratica è quindi un ambiente carico di saperi, che devono essere scoperti e ricondotti ai nostri appresi per arricchirci ed allargare sempre più la nostra mappa cognitiva. 6.2 - La scuola opera delle scelte Dalla realtà che ci circonda impariamo quasi senza accorgercene, anche senza opzioni volontarie, in modo inconsapevole; a scuola, invece, le azioni educative sono consapevolmente scelte dai docenti, i quali attribuiscono a quelle specifiche azioni una valenza particolarmente significativa e formativa per l’alunno. Sono letture, lezioni, momenti di confronto argomentativo, studi sul campo, visioni di film… Prima di cominciare quelle attività, oppure durante ed a volte dopo che l’attività è conclusa, i docenti ritornano sull’argomento coi loro allievi, accompagnando l’azione cui hanno partecipato con la riflessione. Lo scopo che ciascun insegnante si prefigge durante queste fasi riflessive è di consolidare le conoscenze acquisite attraverso un percorso a ritroso sull’esperienza, che viene sottoposta ad analisi e decontestualizzata affinché possa essere smontata nelle sue parti e produrre nuove conoscenze. Fra le attività che la scuola sceglie di mettere nella propria offerta formativa, compaiono anche gli stage, i tirocini, che sono insomma momenti di lavoro guidato da un tutor, momenti che la stessa scuola ritiene essere fondamentali nel percorso formativo. I paesi europei da tempo hanno riconosciuto la grande importanza dell’azione pratica all’interno di un curricolo, attribuendole la possibilità di modificare le azioni e le abitudini degli allievi, che acquisiscono nuovi comportamenti, diverse abilità relazionali, una maggiore capacità di adattamento a situazioni per loro 17 nuove e, alla fine, una sensibilità nel modo di rapportarsi e di imparare che nella scuola non possono essere raggiunti, a causa della mancanza di un contesto reale, come si diceva poco sopra. Ma non solo: essi hanno l’opportunità di osservare quale tipo di applicazione abbiano le teorie imparate sui libri, realizzando quel percorso reciproco fra teoria e pratica che può renderli capaci di assumere vere e proprie competenze. Le definizioni di competenza sono molte, ma il loro denominatore comune riguarda la capacità di usare le proprie conoscenze in situazioni in cui le conoscenze da sole non bastano, poiché occorre avere acquisito l’abilità di usarle strategicamente e quasi come abito mentale. Il fatto che la scuola allestisca per gli allievi una situazione di alternanza (sia essa breve o lunga) significa che attribuisce al momento lavorativo un’importanza strategica nel processo formativo degli studenti; perciò non può lasciarsi sfuggire l’occasione per trasformarla in momento di accompagnamento a scopo di riflessione e di conoscenza; uno stage o un tirocinio sono momenti di grandissimo valore di cui i docenti hanno il diritto di appropriarsi. Se i tutor saranno docenti della scuola o docenti della formazione professionale, poco importa; quello che è imprescindibile è che il momento della riflessione sulle azioni compiute ed osservate mentre lo studente era in stage siano oggetto di riflessione e di indagine in classe, insieme all’insegnante di scuola che li aveva accompagnati nel percorso di apprendimento teorico. In quella situazione di “restituzione” dell’esperienza lavorativa da parte dell’alunno anche i compagni, ascoltando le vicende del loro amico raccontate dalla sua stessa bocca in cui vengono esplicitate le difficoltà da lui incontrate, le strategie poste in atto, le ansie, le paure, le incertezze, le modalità di assunzione di una decisione e tanto altro ancora, i compagni stessi si troveranno arricchiti dall’essere venuti a contatto con tutta una serie di problemi che solitamente non esistono dentro la scuola e che sono fortemente orientanti e rivelatori del mondo di fuori, cioè del mondo del lavoro. Né si può dimenticare che il momento della “restituzione” dell’esperienza attraverso il racconto è una fase saliente nel percorso formativo dell’individuo, in quanto instaura un processo conoscitivo che consente una visione critica dell’esperienza. E’ anche un modo molto efficace per fissare nella mente gli appresi dalla pratica, fatto che andrà a modificare la mappa concettuale del ragazzo; è, inoltre, una modalità di organizzazione mentale dell’esperienza personale nella quale l’individuo racconta anche un po’ di sé. Quest’ultima considerazione apre la strada a pensieri sulla socializzazione delle esperienze e sull’approfondimento della conoscenza degli allievi di uno stesso gruppo classe. 18 7 - Per un’abitudine al sapere riflessivo: perché valorizzare un sapere che viene dall’esperienza Compito del docente è dare forma all’azione educativa realizzandola al meglio. In questo passaggio è forte la necessità di rendere scoperto il rapporto reciproco esistente fra teoria e pratica, nel senso che la pratica, per essere efficace, deve essere illuminata dalla teoria che, a sua volta, viene elaborata e determinata dalla pratica stessa secondo un andamento reciproco. TEORIA PRATICA E’ fondamentale sollecitare nello studente la logica di un sapere esperienziale, cioè di un sapere che non si basi sull’idea che c’è sempre una teoria disponibile entro la quale assumere quell’esperienza (top down), ma che consideri la pratica come il luogo in cui il sapere viene elaborato (from the round up). In quest’ottica ci si allontana dall’affermazione secondo cui la pratica sarebbe autosufficiente e non necessiterebbe di teoria, ma anche dalla falsa idea che la pratica sia il luogo in cui vengono esclusivamente applicate le teorie. Si tratta, insomma, di concepire il sapere ”… come elaborabile da una ricorsività dialogica fra il lavoro teoretico e l’analisi dell’esperienza.” 6 6 L. Mortari “Per un accostamento riflessivo alla formazione”; Pedagogia e vita, sett. ott. 2000 19 7.1 - Pensare e riflettere J. Dewey in “Come pensiamo” avverte che il modo più interessante di pensare è riflettere, cioè esaminare le proprie esperienze osservandone le scelte decisionali e le opzioni teoriche che le giustificano. Come dicevamo poco sopra, é proprio nel momento della riflessione che i nostri vissuti si trasformano in esperienze, perdendo i connotati di semplici azioni. Affinché tutto questo avvenga, è necessario avvertire un disagio cognitivo, sentirsi in uno stato di perplessità e di incertezza dell’agire, tanto da sentire la necessità di trovare una soluzione e l’impulso a ricercare gli strumenti ed i materiali che ci facciano uscire dalla situazione di dubbio. Questo è un punto fondante, che ci rende più certi della imprescindibilità dello scendere nell’azione pratica in modo problematico e del successivo atto di decontestualizzazione riflessiva dell’esperienza. Dunque se si vuole evitare che l’agire pratico si trasformi in mera routine priva di qualche ricaduta sul fare e sul pensare futuro e sia invece “azione intelligente” (Dewey), bisogna coltivare l’abitudine al pensiero riflessivo. 7.2- La riflessione in azione D. Schon, che ad oggi rappresenta il fondamentale punto di riferimento intorno all’educazione alla riflessione, distingue due livelli di riflessione: la reflective action, che corrisponde al pensare a ciò che si sta facendo, e la critical reflection, un processo mentale di ordine superiore che corrisponde al pensare ai pensieri che fanno decidere la qualità dell’azione. Abbiamo due tipi di attività riflessiva: quella che avviene mentre stiamo agendo, cioè la reflection in action, e quella che mettiamo in atto retrospettivamente, la reflection on action. Schon rileva che quando ci si trova in situazione problematica contestualizzata e si deve cercare la soluzione al problema, si mette in atto la riflessione in azione, attuando una riflessione in corso d’opera, cioè mentre si agisce. E’ terreno del docente l’accompagnamento allo sviluppo di quest'abitudine mentale, che vede il soggetto impegnato a descrivere e circoscrivere i confini del problema e a fare i conti col contesto reale in cui sta operando, decidendo strategie e strumenti necessari all’impresa della quale avverte tutta la reale complessità. Insomma ogni riflessione eseguita durante l’azione stessa provoca una continua modificazione dell’agire e deve fare i conti con le emozioni di chi vi è impegnato, i conflitti, i dubbi e le incertezze, stati d’animo che sono ben lungi dall’avere una valenza negativa: il destreggiarsi in queste situazioni, l’esercitare la propria attività riflessiva, la necessità di operare scelte consapevoli provocano l’acquisizione di sicurezze, aumentano l’autostima, fanno fare tesoro degli errori che si trasformano in risorsa e tutto questo offre l’occasione di un’autentica crescita personale e professionale oltre all’arricchimento della propria mappa cognitiva. Se importantissima è la riflessione in corso d’opera, per avere una reale modifica della propria mappa cognitiva è altrettanto significativa l’attività di riflessione sull’azione, cioè la reflection on action, che si pone interrogativi sui motivi per cui ci si è comportati in quel certo modo o si è presa quella decisione mentre si stava agendo. 20 E’ in questo momento di riflessione sull’azione che acquista grandissimo valore la presenza del docente, che, coinvolgendo l’intero gruppo classe, facilita la formazione di un contesto di conversazione nel quale si instaura un’attenzione partecipe al problema, generatrice di nuova disposizione all’attività riflessiva. Nell’attuale società, così fortemente dominata dall’azione, in cui i tempi riservati al pensiero sono sempre più ristretti, la mancanza maggiormente sentita è quella della possibilità di riflessione, di pensiero, di rielaborazione; insomma del potere pensare a ciò che si fa o che si è fatto e di pensare ai propri pensieri, originando perciò una specie di sapere irriflesso che rischia di disperdersi nella routine del senso comune. PENSIERO RIFLESSIVO PENSIERO IRRIFLESSO ANALISI CRITICA ATTEGGIAMENTO SENZA DUBBI CONTINUO INTERROGARSI Nei momenti di riflessione critica, del “tornare sui propri passi”, lo studente impara a costruire la propria soggettività, a porsi domande, a non mettersi in posizione statica, ad utilizzare l’esperienza vissuta come risorsa per il futuro. In quest’ottica la scuola può aiutare lo studente ad appropriarsi di se stesso. 8 - L’osservazione delle competenze Seguendo i pensieri cui si è accennato sopra, emergono tutte le potenzialità offerte da un’attività come le azioni di alternanza, che la scuola potrebbe utilizzare per la crescita personale dell’alunno: a livello di conoscenze, di consapevolezza delle proprie azioni, di pensiero critico, di capacità di riflessione sull’agito, per non parlare della possibile acquisizione di abilità e competenze, trasversali. Soprattutto su queste ultime conviene soffermare l’attenzione, perché rischierebbero di passare inosservate, o comunque sottovalutate, nell’ottica di un lavoro guidato visto soltanto come esperienza di applicazione degli appresi scolastici. Generalmente, infatti, gli studenti si pongono il problema della prima volta in cui affrontano un’esperienza meno tutelata di quella scolastica e che li vede scendere in campo in un’attività da loro mai esperita, cioè quella lavorativa, che ha regole diverse rispetto a quelle che vigono nella scuola. Per competenze trasversali si intendono tutte le abilità di tipo relazionale e strategico che ogni individuo deve mettere in campo quando non vive da solo ed in particolare quando divide con qualcuno un’attività di qualsiasi tipo, dal ludico al lavorativo. 21 Si fa riferimento, dunque, ad un insieme di abilità di ampio spessore che servono per numerosi tipi di compiti, dai più elementari ai più complessi, che il soggetto utilizza in situazioni tra loro diverse. Per coglierle “…si tratta di analizzare le caratteristiche non già del lavoro in sé, quanto piuttosto del comportamento lavorativo degli individui e delle variabili che sono in grado di influire in modo significativo sulle azioni: si tratta, cioè, di disporre di una metodologia di analisi del comportamento lavorativo dei soggetti.” 7 Caratteristiche di questa tipologia di competenze sono la trasferibilità e la flessibilità, infatti costituiscono delle abilità comportamentali che possono essere utilizzate nelle occasioni lavorative e nei contesti più vari; tali comportamenti lavorativi favoriscono il cambiamento, rendono sensibili e pronti all’innovazione, consentono di muoversi adeguatamente nell’organizzazione. Il lavoro eseguito da ISFOL ha ripreso il dibattito sviluppatosi intorno al valore delle risorse umane in azienda, considerate come un fattore di competitività per le imprese, ed é sfociato in un modello sulle competenze che classifica tali competenze trasversali a fini formativi. “Alla base della scelta delle competenze indicate c’è l’importanza e il risalto che si ritiene debbano essere dati all’interazione soggetto-lavoro, considerando la posizione attiva del soggetto nel momento in cui instaura una relazione con il contesto di lavoro”. (Di Francesco 97). Volendo eseguire un’analisi su un soggetto al lavoro, si può notare che egli compie tre grandi tipologie di azioni trasversali, cioè utilizzabili nei più diversi ambienti lavorativi: “…diagnosticare (la situazione, il compito, il problema, se stesso), relazionarsi con altri per rispondere alle richieste del compito, affrontare (la situazione, il compito, il problema). Diagnosticare, relazionarsi ed affrontare rappresentano, dunque, tre macrocompetenze caratterizzate da un alto grado di trasferibilità a compiti e contesti diversi, ciascuna delle quali si può articolare in clusters di competenze più semplici”. (Di Francesco 97) Anche se può sembrare che ai giovani possano mancare competenze soprattutto di tipo tecnico e teorico, decine di studi empirici internazionali hanno invece dimostrato che le maggiori difficoltà da essi incontrate riguardano l’incapacità di situarsi con adeguatezza nell’ambiente di lavoro. Questo, a nostro avviso, potrebbe essere un buon terreno su cui la scuola potrebbe lavorare mettendo in atto un accompagnamento riflessivo nel periodo immediatamente successivo all’attività lavorativa dello studente. Ci sembra, in ogni caso, di interesse per la scuola stessa pensare e favorire operazioni di autovalutazione dello studente in situazione lavorativa, per fare affiorare i problemi di tipo relazionale, di diagnosi e di affrontamento emersi durante il suo periodo in azienda. Naturalmente si possono preparare strumenti di valutazione dell’acquisizione di competenze di base e tecnico-professionali. “…per le competenze di base si tratta di analizzare i requisiti di occupabilità che, nell’ambito di una determinata cultura del lavoro (espressa dai soggetti sociali ed istituzionali) vengono considerati essenziali per favorire l’accesso alla formazione e al lavoro negli scenari emergenti.”(lingua inglese, informatica, diritto del lavoro, organizzazione aziendale…..) “…per le competenze tecnico-professionali si tratta invece di analizzare le concrete attività operative connesse a determinati processi lavorativi, attraverso un’appropriata metodologia di analisi del lavoro che sia in grado di leggere le 7 G. De Francesco per ISFOL”Unità capitalizzabili e crediti formativi” F. Angeli 1997. 22 attività e di ricostruire il quadro delle competenze presenti nelle stesse attività operative.” (Di Francesco 97). In sostanza un’opportunità come quella dell’alternanza scuola-lavoro può avere un ottimo potenziale formativo in senso allargato, fornendo ai giovani la possibilità di entrare in contatto col mondo del lavoro, di formarsi e di acquisire esperienze. Affinché le competenze trasversali acquisite durante questo periodo possano essere efficacemente monitorate o valutate dalla scuola, si ritiene opportuno fare seguire le liste delle competenze relative alle tre macrocompetenze trasversali sopra accennate, affinché il docente possa agevolmente scegliere fra esse quelle cui è maggiormente interessato nella costruzione del progetto di tirocinio. Particolarmente su di esse, e su quelle di tipo professionale, dovrebbe essere incentrata l’azione del tutor durante il lavoro di alternanza. 23 8.1 - Le competenze trasversali D a i re p e rto ri IS F O L : DIAGNOSTICARE Essere in grado di: definire e valutare le proprie conoscenze e capacità, identificando punti di forza e di debolezza identificare i propri interessi, emozioni aspettative riconoscere i propri sentimenti ed emozioni valutare i propri interessi, motivazioni e competenze in relazione al ruolo professionale riconoscere e valutare la propria immagine di sé, delle proprie rappresentazioni del lavoro e del ruolo professionale fare un bilancio realistico delle proprie esperienze personali e lavorative riconoscere e valutare i propri processi di pensiero e il proprio stile cognitivo riconoscere e valutare i propri stili di risposta a problemi e situazioni ricostruire, verbalizzandole, le proprie strategie di azione, identificando punti di forza e di debolezza ricostruire e valutare la propria esperienza professionale e personale selezionare e organizzare le informazioni per costruire rappresentazioni efficaci di un problema o una situazione identificare, consultare, raccogliere, classificare fonti informative per conoscere un contesto organizzativo e professionale raccogliere, classificare e interpretare informazioni da fonti diverse (scritte, orali, iconografiche) riconoscere l’errore nel processo di diagnosi ricostruire le proprie strategie di diagnosi e valutarne l’efficacia individuare e definire un problema conoscere le tecniche fondamentali per la diagnosi di problemi strutturati e le loro modalità di uso conoscere modalità specifiche per la diagnosi di problemi aperti o scarsamente strutturati e le loro modalità di uso. RELAZIONARSI Essere in grado di: costruire rappresentazioni di sé adeguate al contesto esprimere verbalmente in modo chiaro e adeguato il contesto e saper argomentare decodificare efficacemente messaggi verbali e non verbali ascoltare e sapersi decentrare nella comunicazione riconoscere sentimenti ed emozioni e saperli esprimere in modo adeguato al contesto riconoscere e sapere utilizzare stili comunicativi differenziati diagnosticare un contesto comunicativo e saper pianificare una strategia comunicativa 24 riconoscere e valutare gli effetti della strategia comunicativa adottata e saper utilizzare i feed back per modificarla in tempo reale costruire messaggi chiari e comprensibili utilizzando la forma scritta e saper decodificare efficacemente messaggi che utilizzano la forma scritta riconoscere le proprie modalità di comunicazione verbale e non verbale e valutarne gli effetti diagnosticare riconoscere lo stile comunicativo adottato e valutarne gli effetti sul comportamento degli interlocutori esprimere percezioni, sentimenti e opinioni di fronte agli altri decentrare nella comunicazione inserirsi in modo efficace in una rete comunicativa riconoscere i principali fenomeni dell’interazione di gruppo utilizzare il gruppo come contesto di verifica dei propri modi di leggere la realtà saper confrontare con gli altri la propria rappresentazione di un problema o di una situazione utilizzare tecniche di problem solving collettivo centrarsi sul compito e gestire positivamente le relazioni in funzione di un risultato modificare le proprie modalità di relazione e partecipazione in tempo reale sulla base dei feed back concertare soluzioni e decidere collettivamente adottare modalità cooperative nella realizzazione di prodotti collettivi riconoscere le proprie modalità di interazione comunicativa e modificarle in base ai feed back riconoscere e controllare gli effetti dell’influenzamento sociale sulle attività di diagnosi collettiva diagnosticare situazioni di conflitto interpersonale e di gruppo riconoscere i principali fenomeni delle relazioni tra gruppi valutare vincoli e risorse della situazione negoziale e definire obiettivi realistici differenziare modalità e stili di negoziazione, in relazione al contesto e agli scopi da raggiungere mediare argomentare e utilizzare modalità di comunicazione persuasiva fronteggiare situazioni di conflitto gestendo efficacemente l’ansia conoscere le tecniche di base per negoziare e la loro modalità di uso. AFFRONTARE Essere in grado di: sviluppare efficaci strategie di apprendimento ricostruire, analizzare e generalizzare le proprie esperienze formative professionali, personali stimare le proprie conoscenze e capacità ricostruire ed analizzare i propri percorsi di azione raccogliere feed back esterni dotarsi di criteri di valutazione delle proprie azioni e prestazioni utilizzare l’errore per migliorare i propri percorsi di azione conoscere tecniche specifiche per potenziare l’apprendimento e loro modalità d’uso 25 analizzare e valutare una situazione problematica o un ambiente di compito mettendoli in relazione con le proprie capacità e i propri scopi individuare i fattori di una situazione che motivano ad affrontarla e saperli correlare tra loro per decidere se coinvolgersi in un’azione definire obiettivi, risultati attesi ed ambiti di azione possibile a fronte di una situazione da affrontare o di un problema da risolvere definire una strategia di azione per affrontare un problema, valutando vincoli e risorse del contesto in relazione agli obiettivi prevedere i possibili esiti e saper valutare le conseguenze delle azioni progettate per affrontare un problema o una situazione definire i propri criteri e modalità per monitorare i propri piani di azione definire i propri criteri e modalità per valutare i risultati di una strategia di azione assumendo punti di vista anche diversi dal proprio riconoscere il processo decisionale attivato per affrontare una situazione o risolvere un problema e valutarne l’efficacia utilizzare il pensiero analogico per affrontare problemi scarsamente definiti o inconsueti prefigurare soluzioni diversificate ad un problema secondo ottiche e prospettive diverse argomentare e sostenere le proprie ipotesi di soluzione in un gruppo fronteggiare il conflitto generato dalla presenza di proposte diverse all’interno di un gruppo negoziare strategie di soluzione che non deprimano la qualità del risultato attivare processi di decisione di gruppo adeguati al risultato atteso. 26 9 - La valutazione e la certificazione del tirocinio Valutare un soggetto in formazione significa osservarlo per decidere se siano o meno stati raggiunti gli obiettivi previsti dal progetto di lavoro e, comunque, quale sia lo scarto fra il risultato atteso ed il grado di possesso di una certa competenza. La valutazione è un atto necessario, sia per il docente, che in tal modo riceve un riscontro della propria attività di insegnamento, che per il discente, al quale appare un'immagine delle proprie prestazioni professionali. Ovviamente in quanto guidato da obiettivi progettati e perseguiti, il valutatore concentra la propria attenzione sui risultati attesi, i quali possono riguardare obiettivi di tipo cognitivo (il ragazzo al termine di questo percorso sa… ), oppure di tipo socio-affettivo-relazionale (il ragazzo al termine di questo percorso ha imparato ad affrontare…a rapportarsi…), o, infine, un saper fare specifico determinato dalle acquisizioni di base del soggetto stesso. In ogni caso la valutazione è sempre un'operazione complessa, che prevede la risposta ad una serie di domande che il valutatore si pone e che sono indicative delle informazioni che si richiedono per controllare se quel soggetto abbia raggiunto i risultati che ci si attendevano da lui. Come ho detto, valutare non è un'operazione semplice e non si può attribuire un giudizio senza avere degli indicatori molto chiari su cui basare le osservazioni che facciamo sul soggetto. E' anche per questo che un obiettivo ha bisogno di essere descritto con chiarezza, 8 infatti sapendo cosa il docente si attenda dal lavoro del tirocinante, il tutor può dedicarsi all'osservazione delle performance dell'allievo ed è in grado di stabilire se una competenza-obiettivo sia stata raggiunta e in quale grado (si vedano i questionari per la valutazione del tirocinio da parte del tutor, suggeriti nella sezione "Strumenti"). 8 Apriamo una parentesi in tal senso e leggiamo come potrebbe essere eseguita in modo corretto la descrizione di un obiettivo. Per definire operativamente un obiettivo, esso deve essere descritto secondo caratteristiche osservabili, poiché tali caratteristiche costituiscono prerequisito per la misurazione: cioè può essere misurato soltanto ciò che ha proprietà descrivibili ed osservabili perché chiare e circoscritte. “Un obiettivo é descritto con precisione quando comunica ad un’altra persona che cosa dovrebbe fare per osservare se la finalità di una certa lezione é stata realmente raggiunta. La formulazione non é adeguata e precisa se non rende l’altra persona capace di pensare come potrebbe fare tale osservazione”. (Gagné e Briggs “Fondamenti di progettazione didattica” S.E.I. Torino 1990). Fra i modi non appropriati di formulazione di un obiettivo, l’errore che si incontra più frequentemente consiste nel “...confondere l’obiettivo con quello che gli insegnanti hanno intenzione di fare...” esempio: dimostrare il teorema di Pitagora; oppure nel “...confondere gli obiettivi con il programma, con l’elenco degli argomenti da imparare.”...”Un’altra deviazione da una chiara e dettagliata definizione operativa, consiste nell’includere più di un obiettivo nel risultato di un apprendimento desiderato. Un esempio: leggere con precisione le parole di un testo scritto, cogliendone il significato, per sapere esporre con parole proprie l’idea ivi contenuta.” (L. Calonghi “Finalità e obiettivi nella scuola” Giunti e Lisciani Teramo 1988) Per usare le parole di Mager si può pensare che un obiettivo sia un “...intento comunicato da una definizione che descriva un cambiamento che ci si prefigge di realizzare in un allievo...”, cioè ...”una descrizione di come un allievo deve comportarsi quando ha completato con successo un’esperienza di apprendimento”. (Mager “Gli obiettivi didattici” Giunti e Lisciani Teramo 1972 ) Per concludere il discorso sugli obiettivi d’apprendimento, leggiamo direttamente da A. Monasta “Teoria e pratica della progettazione formativa” (sta in “Progettazione formativa e valutazione” Carocci editore Roma 1998 pag. 71):“...il modo classico per definire gli obiettivi di apprendimento é, com’é noto, la formula: L’allievo, al termine del processo di insegnamento” (o di questa unità didattica, o di questo periodo di formazione) sarà in grado di...Solo in questo modo, infatti, si può essere sicuri che i risultati devono essere verificabili e, soprattutto, che i soggetti coinvolti nel processo di formazione, cioè sia l’allievo che l’insegnante, sono informati in precedenza su quello che ci si deve aspettare da un certo processo di insegnamento e apprendimento. ... A noi preme qui sottolineare in sintesi che, quindi, un obiettivo di apprendimento é tale quando é verificabile in termini di comportamento osservabile, ovvero, come si dice in gergo, in termini di performance o di prestazione del soggetto che apprende”. 27 Poniamoci la domanda seguente: quanto è lungo un mese di lavoro? Se proviamo a darci una risposta, immediatamente capiamo perché ci si attenda che il tirocinante abbia compiuto soltanto piccoli passi. Passi di che tipo? Questa è la prima e più importante decisione da prendere per il docente: quali aspetti dell'attività lavorativa voglio io tenere sotto controllo? Cioè, quali obiettivi mi pongo al momento in cui mando i miei allievi in tirocinio? In altri termini, quali competenze mi piacerebbe che il ragazzo avesse raggiunto (in toto o in parte non importa) alla fine dei giorni di tirocinio? A questo punto occorre che il docente stipuli un patto con se stesso, perché deve scegliere fra le numerose opportunità quelle che realisticamente ritiene che il ragazzo possa raggiungere. Non dimentichiamoci che i risultati, cioè la competenza che il ragazzo mostra di avere raggiunto, per usare la metafora di Luciano Mariani, non sono che la parte emersa dell'iceberg; "…la valutazione delle competenze è spesso sommativa, ha carattere pubblico e si basa su azioniprestazioni osservabili fornite dallo studente, intese come indicatori di possesso." 9. In realtà per giungere a quel risultato è stato necessario un lungo processo di acquisizione di microcompetenze intermedie (la parte sommersa dell'iceberg, di gran lunga più notevole di quella che emerge) tali che in successione hanno potuto originare il risultato atteso, cioè la prova dell'acquisizione della competenza. Pertanto qualsiasi passo il nostro studente in stage abbia compiuto, non si potrà mai considerare definitivo, perché sarà sempre propedeutico al raggiungimento di una competenza più alta, più evoluta, più completa e consapevole; al tempo stesso nostro dovere di docenti non è soltanto valutare il grado di possesso della competenza, ma osservare il percorso di avvicinamento (la parte sommersa dell'iceberg) effettuato. 9.1 - Le competenze Diamo ora una fra le possibili definizioni di "competenza". "La competenza in letteratura è un concetto i continua e dinamica evoluzione difficilmente definibile univocamente. Ciò induce ad assumere una posizione pragmatica, l'attuale ambivalenza del concetto e distinguendo fra definibilità teorica e utilizzabilità pratica utile per rispondere a bisogni emergenti. In questa chiave risulta opportuno utilizzare una distinzione funzionale e riferirsi alla competenza al singolare per indicare il patrimonio complessivo di risorse di un individuo espresso in rapporto ad un contesto e ad un compito, ovvero il risultato (mai codificabile una volta per tutte, perché in continua evoluzione) delle attività con cui un soggetto, in riferimento a specifiche richieste del contesto, combina e sviluppa saperi e tecniche. Si utilizzerà invece convenzionalmente (al plurale) per indicarne l'assunzione come riferimento operativo per il sistema formativo…" 10 Dunque le competenze sono quell’insieme di abilità con cui il soggetto si presenta in un determinato contesto. Volendo dare corso a questa precisazione, si scoprono tre distinte tipologie di competenze, le quali, nel loro insieme, costituiscono la fotografia dell’individuo ripreso nelle sue conoscenze, nei suoi comportamenti lavorativi e nelle sue abilità relazionali. 9 L. Mariani "Documentare e personalizzare il curricolo: verso un portfolio di processi e di competenze" Convegno Lend ; La Sapienza Roma 15/17 febbraio 2001 10 G. Di Francesco Laboratorio Competenze ISFOL "Concetti chiave per la sperimentazione" 1999 28 Le competenze, pertanto, si distinguono in tre macroaree: competenze di base, tecnico-professionale e trasversali. Le prime consistono in quel pool di flessibili abilità che sono indispensabili per l’accesso al mondo del lavoro a qualsiasi livello, come, per esempio, l’informatica di base o la lingua straniera comunitaria; le competenze tecnico-professionali sono le conoscenze, i saperi che devono convivere con la conoscenza delle procedure, ossia delle tecniche operative proprie dell’attività di contesto. Infine vi sono le competenze trasversali: come più volte sostenuto in queste pagine, si tratta di quelle abilità che si rivelano essenziali per produrre un comportamento professionale che trasformi un sapere in una prestazione lavorativa efficace e non dirompente rispetto al contesto umano (abilità di diagnosi e di problem solving, saper comunicare in modo efficace, relazionarsi con successo…) Qualsiasi attività che veda impegnato lo studente a compiere azioni che non fanno parte del contesto nel quale è solito operare provocano l'acquisizione di competenze relazionali, di diagnosi e di affrontamento delle situazioni: queste sono le già nominate competenze trasversali delle quali ISFOL privilegia l'osservazione nel momento in cui il tirocinante entra nel mondo del lavoro, che è un mondo a lui sconosciuto e di cui egli deve imparare regole, comportamenti, modalità di relazione, modi di affrontare le situazioni dopo averle analizzate. Rileggendo la successione delle competenze trasversali esplicitate da ISFOL riportate poco sopra, ci si rende facilmente conto che nessuna valutazione di tirocinio può prescindere dal controllo del grado di possesso di alcune di queste. Chiaramente è necessario eseguire un processo di selezione al termine del quale il docente può costruire un questionario. Nel caso da noi considerato, i tirocini, vi sono due mentori che eseguono la valutazione: il docente, che dopo avere preparato un progetto di acquisizione di abilità e competenze per il proprio allievo, desidera capire quanto egli si sia avvicinato al risultato previsto, ed il tutor aziendale che è colui che, attraverso l'osservazione diretta del ragazzo al lavoro, è in grado di fornire le risposte al questionario preparato dal professore. Risulta chiara, quindi, la natura di condivisione, o almeno di accettazione, del questionario da parte dei due valutatori coinvolti. 9.2 - Verso una certificazione delle competenze acquisite durante il tirocinio estivo La certificazione delle competenze acquisite è un atto con il quale un soggetto giuridicamente responsabile, dopo avere eseguito una valutazione delle competenze possedute dal soggetto valutato, secondo determinati criteri prestabiliti, ne attesta la disponibilità. Enti certificatori delle competenze possono essere gli Enti di Formazione Professionale, le Scuole, le Università, gli Enti Locali con accordi integrati. Con il "Patto per il lavoro" del settembre 96 e la legge 196/97, il legislatore ha voluto operare in modo da favorire il colloquio fra i vari sistemi di istruzione e formazione, e tra questi ed il lavoro, creando un sistema integrato di competenze in base alle quali potere passare da un sistema ad un altro avendo riconosciuto il bagaglio delle competenze già acquisite. L'integrazione e l'interconnessione fra i sistemi di istruzione e formazione, insieme alla personalizzazione e valorizzazione dei percorsi individuali, costituiscono un obiettivo fondamentale di innovazione; questo implica l'adozione 29 di un sistema di percorsi (Unità di Formazione Capitalizzabili, UFC,) e di un sistema di crediti e di certificazione di competenze. Per il sistema formativo si tratta delle famose "passerelle" che permettono a coloro che desiderano cambiare tipologia di scuola di avere crediti e debiti nella fase di passaggio. Anche le Università hanno trasformato in crediti il loro sistema di studi ed esami, in osservanza al sistema di crediti europeo (1 credito ogni 25 ore di studio), mentre la F.P. propone corsi basati sulle UFC. L'ISFOL da subito si è inserita nel discorso, elaborando modelli di competenze suddivisi nell'ormai famosa triade (di base, trasversali e tecnico-professionali) accettata anche dal legislatore, e facendo ampie riflessioni sulle competenze trasversali nelle quali ha individuato le tre macroaree di cui si è parlato poc'anzi: relazionarsi, diagnosticare, affrontare. Le commissioni che hanno lavorato con ISFOL hanno anche elaborato una proposta di costruzione di un "sistema nazionale di standard formativi" articolato per Unità Capitalizzabili; oltre a ciò, questo ente nazionale ha predisposto numerosi gruppi di ricerca e di sperimentazione per giungere alla costruzione di modelli per la certificazione delle competenze, azione ancora assai complessa. Si sono spese queste parole sulla storia della certificazione delle competenze per inquadrare il discorso sempre aperto e sempre attuale che le regioni stanno portando avanti. Ora, ritornando ai nostri ragazzi, anche se non ci sono a tutt'oggi sistemi ufficialmente ritenuti validi di certificazione delle competenze acquisite in stage senza l'intervento integrato di un ente certificatore oltre la scuola, bisogna dire che una dichiarazione rilasciata dall'Istituto di appartenenza può essere importante per l'allievo nel momento in cui entra nel mondo del lavoro, poiché tali documenti possono attestare il possesso di alcune fondamentali competenze, possibilmente trasversali e di base, spendibili in ogni momento lavorativo. La nostra regione sta occupandosi, ancora in via sperimentale, del portfolio delle competenze, sul modello europeo, nel quale l'allievo deve registrare ogni tappa del proprio percorso formativo e professionale; è un documento che accompagna lo studente, poi il lavoratore, per l'intero arco della vita, nel quale compaiono tutte le indicazioni utili per costruirsi un personale progetto di vita. Il portfolio è al tempo stesso la declinazione del proprio curriculum vitae et studiorum, un documento orientante che permette all'allievo di ragionare sulle proprie scelte future anche in base a quelle già effettuate in passato ed uno strumento di facile consultazione per il datore di lavoro nel momento del colloquio di assunzione. E' proprio nel portfolio che lo studente andrà a mettere la dichiarazione delle competenze acquisite che la scuola rilascerà alla fine del tirocinio; tale documento, anche se non avrà validità paragonabile alla certificazione integrata ufficiale, sarà egualmente uno strumento prezioso per fare conoscere al datore di lavoro alcune caratteristiche del diplomato al momento del colloquio di assunzione. 30 9.3 - In che modo la scuola può dichiarare le competenze acquisite? A questo punto occorre chiederci quali competenze noi vogliamo tenere monitorate durante quel tirocinio di quell'alunno. Scriviamole: noi desideriamo che l'alunno, alla fine del tirocinio, abbia raggiunto, per esempio, una certa capacità di rapportarsi alle persone, cioè un'adeguata capacità di relazionarsi? Scindiamo questa competenza sommativa (la punta esterna dell'iceberg) nelle sottocompetenze necessarie al processo: deve • saper ascoltare, • saper comprendere le domande, • saper rispondere modulando registro e toni a seconda dell'interlocutore che si trova davanti, • saper lavorare in équipe ed essere disponibile a farlo • saper accettare i punti di vista anche se diversi dal proprio • saper rispettare le regole dell'ambiente di lavoro nel quale è stato collocato • avere l'autostima necessaria ad accettare il colloquio con le persone… A questo punto possiamo scegliere le quattro o cinque (per esempio) sottocompetenze che abbiamo ritenuto più rilevanti e chiedere al tutor aziendale, attraverso un questionario, se il conseguimento di quella competenza per il ragazzo sia stato di livello 1, 2, 3 (mai, qualche volta, sempre) Si potrebbe anche, molto più semplicemente, richiedere al tutor aziendale se il ragazzo ha o non ha raggiunto la competenza in discussione, domanda che si risolve col barrare un sì oppure un no sul questionario. Il questionario non dovrebbe considerare più di una ventina di domande, affinché il tutor possa davvero osservare l'allievo nelle dimensioni previste e concordate. Dal questionario alla dichiarazione della competenza il passo è breve; bisogna però ricordare che si certificano soltanto le competenze acquisite e non si fa menzione negativa di quelle non acquisite. Ora osserviamo un'altra macrocompetenza della triade ISFOL, diagnosticare e scindiamola in sottocompetenze. L'alunno deve: • saper identificare l'ambiente di lavoro nel quale opera riconoscendone gli elementi caratteristici • saper riconoscere il proprio compito anche in relazione a quello degli altri colleghi • saper analizzare un problema di lavoro facile • saper analizzare un problema, anche di tipo relazionale, per risolverlo (si può notare l'interconnessione fra le tipologie di competenza trasversale. Del resto si tratta di competenza appunto trasversali)…. Infine prendiamo in considerazione la competenza affrontare. L'alunno deve: • saper organizzare il lavoro a lui affidato • saper fare fronte ad un problema e possibilmente risolverlo • saper tenere i propri nervi sotto controllo • saper gestire un conflitto non grave • saper reagire alla stanchezza determinata dalle 8 ore di lavoro • saper riconoscere l'errore senza sentirsi sconfitto 31 • • saper acquisire una sufficiente autonomia nella soluzione del compito affidatogli sapersi assumere le proprie responsabilità…. Il passaggio dal testo del questionario a quello della dichiarazione delle competenze acquisite è semplice. Nel certificato, oltre a tutti i dati anagrafici relativi al ragazzo, vanno trascritti il nome e la ragione sociale della ditta, il luogo in cui lo stage è stato svolto, il periodo, per quante ore totali e con quali compiti. Si nominano il tutor scolastico e quello d'impresa. Poi, in un apposito riquadro, si trascrivono le competenze, nominando soltanto quelle effettivamente raggiunte. Ad esemplificare in modo più concreto quanto esposto circa la dichiarazione delle competenze in tirocinio, alleghiamo (vedi sezione “Strumenti di lavoro, materiali ed esempi) un modello di certificazione delle competenze rilasciato dall'ITAS Selmi di Modena in occasione di un POM (Programma Operativo Multiregionale) in collaborazione con ISFOL, la Provincia di Modena, il Ministero del Lavoro, della Pubblica Istruzione, il Provveditorato e la Regione Emilia Romagna nel 1999. 32 Azioni con l’azienda Scheda delle fasi di preparazione del tirocinio identificazione dell’azienda in cui inserire l’allievo contatto tra azienda e scuola o ente promotore incontro tra docente referente e Responsabile dell’Area Funzionale o Responsabile del Personale dell’azienda in cui sarà inserito l’allievo identificazione del tutor aziendale identificazione delle possibilità formative dell’alunno in tirocinio (competenze trasversali e tecnico professionali che concorrono a definire il profilo professionale a cui farà riferimento l’allievo in azienda) condivisione con il tutor aziendale delle ricadute educative e formative del suo ruolo durante il lavoro dell’allievo in azienda convenzione tra le parti (promotore e azienda ospitante) definizione del progetto formativo le famiglie Azioni con Azioni con gli alunni Condivisione con l’allievo degli obiettivi legati al suo lavoro estivo: crescita professionale e personale possibilità di applicare le proprie competenze di base acquisizione di competenze tecnico professionali specifiche acquisizione di nuove competenze relazionali in situazione con regole diverse da quelle scolastiche Informazioni su: • modalità di svolgimento • formazione igiene e sicurezza (D. Lgs 626/94) • ruoli ricoperti durante l’esperienza di stage dal Tutor Aziendale e dal Tutor Interno • documentazione predisposta affinché il lavoro possa avere una significativa ricaduta didattica Esplicitazione all’allievo: • di una analisi sintetica del settore di cui fa parte l’azienda ospitante e delle relative opportunità occupazionali, anche a titolo orientativo • di alcune informazioni sull’azienda ospitante: sede, nome, ragione sociale, cosa produce/di cosa si occupa, fatturato, n. dipendenti,… • …. Incontro con le famiglie per informarle: degli obiettivi del progetto di tirocinio delle modalità di svolgimento dei soggetti coinvolti, e dei relativi ruoli, durante l’esperienza di tirocinio circa il “contratto di lavoro”: responsabilità e documentazione predisposta sull’azienda ospitante 33 Esempio di progetto di alternanza 1 - Problema: Inserire, già durante la fase di formazione scolastica, una o più esperienze lavorative, scelte in linea con la figura professionale delineata dal titolo e dal piano di studi. 2 - Finalità: Anticipare, in fase di formazione scolastica, un’esperienza concreta di lavoro per - renderne esplicite alcune caratteristiche - suscitare negli alunni flessibilità e buone capacità di inserimento - mettere alla prova ed ottimizzare le loro abilità di applicare l’appreso a situazioni nuove e concrete (lavorative). 3 - Scopi: Provare le competenze di base dell’alunno, indurre competenze di tipo tecnico-professionale e sollecitare competenze di tipo trasversale. 4 - Obiettivi: 4.1 - Obiettivi di base Sollecitare l’alunno affinché egli diventi in grado di: - presentarsi in modo formale ed informale - chiedere informazioni semplici usando un linguaggio chiaro e comprensibile - rispondere alle domande del colloquio di lavoro - scusarsi quando é necessario - comprendere il proprio ruolo organizzativo - individuare la specificità dell’organizzazione in cui é inserito - individuare e distinguere i diversi rapporti organizzativi interni - individuare e distinguere i diversi rapporti che l’azienda intrattiene con organizzazioni esterne - conoscere ed usare un personal computer in azione concreta - conoscere, a grandi linee, il contratto di lavoro del settore in cui é inserito - conoscere i diritti ed i doveri dello studente in lavoro estivo guidato - conoscere diritti e doveri relativi alla salute e sicurezza sul lavoro in quanto equiparato ai lavoratori dell'azienda - rispettare le procedure aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro - individuare i rischi lavorativi connessi alla propria mansione e le misure di prevenzione adottate dall'azienda 4.2 - Obiettivi di tipo tecnico-professionale: L’alunno deve essere in grado di: - usare la strumentazione - comprendere l’analisi di un problema semplice - comprendere i procedimenti usati per risolvere un problema semplice - comprendere la gerarchizzazione dei problemi e le priorità relative all’interno del processo di lavoro - comprendere il compito che gli é stato affidato 34 - usare le competenze teorico-pratiche acquisite a scuola per svolgere compiti semplici - osservare le abilità e le competenze altrui capitalizzandole - osservare le modalità decisionali e lavorative dell’azienda in cui é inserito - comprendere se la distribuzione dei compiti lavorativi é stata pensata per il miglioramento della qualità del servizio - usare i Dispositivi Individuali di Protezione forniti secondo le modalità apprese durante la formazione 4.3 - Obiettivi di tipo trasversale: L’alunno deve essere in grado di: - dimostrarsi disponibile agli impegni - dimostrarsi disponibile ad apprendere quanto gli viene insegnato - essere collaborativo in contesti lavorativi di gruppo - adeguare il proprio stile comunicativo all’interlocutore - esprimere il proprio punto di vista in modo costruttivo e corretto, senza mettere in discussione la relazione con l’interlocutore - controllare le proprie emozioni - decodificare con chiarezza e correttezza messaggi in forma orale e scritta (cartacea e multimediale) - inserirsi adeguatamente nel contesto socio-aziendale intuendone scopi ed obiettivi - inserirsi nel contesto socio-aziendale imparando e sottostando a regole e procedure - percepire le eventuali criticità relazionali - percepire le forme di gerarchia relazionale 5 - Strategie operative: 5.1 - Fase di pre-stage a - Primo contatto con gli alunni da inviare in tirocinio, nel quale: o spiegare le finalità di un progetto di lavoro all’interno del percorso formativo, o esporre le opportunità di credito formativo offerte dall’attività, chiarendo che esso é spendibile durante la ricerca del lavoro (diploma o laurea) o fare capire agli alunni che la scelta dell’azienda, dell’istituto o dell’ente presso cui effettuare il lavoro deve essere significativa e che non può dipendere dalla lontananza o vicinanza alla propria abitazione o sollecitare una sensibilizzazione dei genitori su quest’ultimo punto, chiarendo che, soltanto dopo una loro dichiarazione in merito, il tutor interno provvederà a contattare enti, aziende.... b - Identificazione delle aziende, istituti, enti • identificazione entro il..................................................................... • primo contatto ufficiale con il responsabile dell’azienda (istituto, ente) per illustrare progetto e finalità: sono presenti il tutor interno ed un docente della disciplina specifica coinvolta nell’esperienza di lavoro • tale incontro si terrà entro il ........................................................... 35 • identificazione del tutor aziendale da parte dell’azienda (istituto, ente) e sua comunicazione alla scuola entro una decina di giorni • sollecita spedizione del progetto scritto all’azienda (istituto, ente) corredato del nome dell’alunno c - Incontro col tutor aziendale 10 giorni prima dell’inizio delle attività di lavoro presentazione al tutor delle finalità del progetto e delle competenze di base, tecnico-professionali e trasversali che si desiderano misurare al termine dello stage esplicitazione al tutor degli obiettivi che si vogliono raggiungere con l’attività di tirocinio (stage) presentazione e spiegazione dei questionari utilizzati per misurare il grado di acquisizione di tali competenze, con particolare riguardo a quelli che dovranno essere compilati dal tutor aziendale stesso presentazione del profilo professionale dell’alunno identificazione delle responsabilità formative dell’azienda richiesta al tutor aziendale di assicurazione sul rispetto degli adempimenti di sicurezza e igiene del lavoro (D.Lgs. 626/94) e verifica del modulo di formazione specifico che l'azienda deve realizzare prima dell'inserimento al lavoro presentazione del curriculum dello studente per il quale si chiede il tirocinio ed evidenziazione delle sue competenze professionali notifica di alcune rilevanti notizie comportamentali (scolastiche) dello studente eventuale evidenziazione di particolari bisogni dei tirocinanti (allergie...) condivisione del contratto scritto di lavoro e sua firma per accettazione da parte del tutor aziendale d - Incontro con gli allievi - condivisione degli obiettivi del progetto dopo adeguata spiegazione dei medesimi da parte del tutor interno - condivisione del ruolo del tutor interno - accettazione consapevole del ruolo del tutor aziendale, preceduta da un’adeguata spiegazione di come dovrebbe essere quella figura - esecuzione del modulo di formazione di base (4 ore: uguale per tutti) sulla sicurezza e igiene del lavoro (legislazione, concetti generali sui rischi,danni, misure di prevenzione) a meno della già avvenuta effettuazione di tale modulo nell'ordinaria programmazione dell'attività scolastica, che, in tal caso, deve essere documentata. - firma della convenzione ad indicare l’accettazione della stessa - presentazione e spiegazione di tutti gli strumenti cartacei il cui utilizzo (compilazione) é richiesto durante e dopo l’attività di tirocinio - foglio di presenza, firmato giornalmente da tirocinante e tutor aziendale - diario dell’esperienza, da compilarsi a cura dell’alunno, visto come dettagliato diario di bordo dal quale ricavare il racconto riflessivo della propria esperienza di lavoro fuori dalla scuola - consigli all’allievo - dichiarazione dell’allievo 36 5.2 - Fase di lavoro in azienda: Il docente referente si rende disponibile ad essere interpellato telefonicamente sia dal tutor aziendale che dall’alunno, qualora ve ne fosse la necessità. 5.3 - Fase di post-stage: Operazioni da svolgersi da parte del tutor scolastico: - raccolta dei questionari compilati da parte del tutor aziendale - raccolta dei questionari compilati dagli alunni - raccolta e tabulazione dei dati espressi dai questionari - informazione ai Consigli di Classe degli alunni coinvolti nel lavoro estivo guidato 5.4 - Fase di decontestualizzazione e di riflessione guidata: Eseguita in classe al rientro a scuola insieme al docente ed ai compagni. Può durare varie ore e prevedere molteplici attività: partendo dal racconto, e problematizzando, il docente ricaverà le riflessioni adeguate relative a tutte e tre le macrocompetenze di cui si è diffusamente parlato. Si avrà una notevole ricaduta sulla classe. Al tempo stesso, il soggetto che ha effettuato il tirocinio, dovendo ripercorrere col racconto la propria esperienza ed i propri processi decisionali, facendo riemergere i dubbi affrontati e riflettendo sull’esperienza, avrà una riconferma forte degli appresi che potranno significativamente modificare la sua mappa cognitiva. 37 Esempio di informazione all’azienda ospitante sui tirocinanti Alle aziende interessate dalle attività di alternanza è utile fornire qualche informazione relativa al tirocinante ed a ciò che ci aspettiamo dal lavoro dello studente. Riportiamo un esempio di schema di riferimento per una lettera Alla c.a. (tutor aziendale) Oggetto: attività di alternanza Riportiamo di seguito alcune informazioni relative al tirocinio dei nostri alunni presso di Voi insieme alla descrizione di alcuni obiettivi didattici che ci proporremmo di raggiungere per mezzo del tirocinio stesso, esplicitando alcune delle attività in linea col progetto che gli studenti potrebbero svolgere. Chi sono gli studenti in tirocinio? Perché hanno scelto un tirocinio presso la vostra struttura? Sono gli allievi delle classi ….. dell’Istituto………. La figura professionale dell’allievo in uscita da questo Istituto può essere così descritta: …………… I programmi ed i progetti offerti dal nostro Istituto prevedono lo studio teorico dei seguenti argomenti………..ed esercitazioni pratiche nell’ambito……………… Fra i progetti significativi, cui gli studenti hanno partecipato, e che hanno attinenza con la tipologia di tirocinio richiesto, ricordiamo…….di cui alleghiamo una sintesi Gli studenti hanno conseguito una buona preparazione in….. Inoltre hanno affrontato il tema della sicurezza ed igiene sul lavoro secondo le Qual è la seguenti modalità: (scegliere quella eseguita) preparazione modulo di formazione di base di 4 ore secondo i seguenti contenuti: degli studenti in legislazione, concetti generali sui rischi, danni, misure di prevenzione. tirocinio presso illustrazione del sistema scolastico di prevenzione e delle norme generali di di Voi? emergenza nel momento di attività in laboratorio, sviluppando le procedure di lavoro in sicurezza, l'utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuali . Attività che gli studenti potrebbero svolgere in azienda Gli studenti in tirocinio dovrebbero essere guidati dal loro tutor ed affiancati per potere : comprendere i problemi legati al compito riflettere sulle azioni …… prendere coscienza di…. raccogliere dati su… elaborare i dati per prendere decisioni Gli studenti, al loro rientro a scuola, spiegheranno al docente ed ai compagni di classe la tipologia del lavoro svolto, in quali ambienti hanno trascorso questo periodo e forniranno tutte le spiegazioni utili a far comprendere al gruppo quali Come mansioni egli abbia svolto in azienda e, insieme all’insegnante, cercheranno di utilizzeranno gli scoprire i punti di forza e quelli di debolezza del loro comportamento lavorativo. studenti il loro La loro riflessione sulle sei settimane di lavoro sarà per quanto possibile tirocinio estivo? condivisa con i compagni e utilizzata a scopo orientativo, anche nel gruppo dei ragazzi che hanno svolto lavori diversi o che non hanno partecipato all’esperienza di tirocinio. 38 Il ruolo del tutor aziendale Il tutor aziendale deve: essere presente nel reparto e/o ufficio in cui l’allievo svolgerà il proprio tirocinio avere competenza del tipo di attività che svolgerà l’alunno essere disponibile alla condivisione del progetto formativo prende atto delle informazioni sull’allievo che il docente gli fornisce accoglie lo studente informandolo sull’attività che andrà a svolgere e sulle procedure aziendali in materia di igiene e sicurezza del lavoro presenta lo studente ai compagni di lavoro, lo conduce a visitare i reparti ed illustra la tipologia di lavorazione mostrando il prodotto inserisce il ragazzo in reparto, gli illustra il lavoro da svolgere e le norme di sicurezza lo affianca, o favorisce l’affiancamento, sollecitando qualche spazio autonomo favorisce la sollecitazione di competenze tecnico specifiche, relative al profilo professionale di riferimento, e relazionali in caso di problemi, si rivolge al tutor scolastico compila la scheda di valutazione del tirocinio 39 Norme di comportamento per lo studente che compie un’esperienza di tirocinio 1- Sei obbligato a rispettare tutte le norme contrattuali. 2- In quanto assimilato ad un lavoratore dipendente, sei tenuto al segreto professionale, pertanto non puoi rivelare informazioni riguardanti l’attività di chi ti ospita in stage. 3- In caso di malattia, anche di un giorno soltanto, come accade per tutti i lavoratori dipendenti, devi produrre un certificato del medico curante, che devi fare pervenire al tuo tutor interno. 4- Se per una ragione qualsiasi sei nell’impossibilità di recarti sul posto di lavoro, devi avvisare sia il tutor aziendale che il tutor scolastico con congruo anticipo. 5- Comportati in modo rispettoso e corretto con tutte le persone con le quali entri in contatto e ricorda che ti trovi su quel luogo di lavoro per imparare. 6- Rispetta le norme di comportamento che sono stabilite all’interno dell’azienda, sia quelle che riguardano la sicurezza sul lavoro che quelle intorno ai rapporti interpersonali. 7- Chiedi la collaborazione dei colleghi di lavoro ed ogni spiegazione necessaria al tuo tutor; nei limiti delle tue competenze, offri la tua disponibilità. 8- Compila con cura i materiali che ti sono stati consegnati dalla scuola. 9- In caso di necessità, mantieni rapporti col tuo tutor interno. 10- Ricorda che stai vivendo sperimentando regole nuove. un’esperienza nella quale stai 40 Vademecum dello studente Questo libretto è scritto per te, affinché tu possa leggerlo durante la tua esperienza di stage trovandovi risposta a qualche dubbio. Cosa contiene? Alcune informazioni sull'esperienza che ti accingi a compiere, indicazioni sui comportamenti da tenere in azienda, informazioni veloci da porre in atto in caso di problemi contingenti Come usarlo? Leggilo subito, poi consultalo se dovesse sorgerti un problema TIROCINIO Si tratta di un'esperienza di lavoro preparata dai docenti della tua scuola e dalle aziende accoglienti. E' un periodo di tempo (6 settimane) durante il quale continuerai la tua formazione attraverso un'attività sul campo a diretto contatto col mondo del lavoro e con le sue regole, che scoprirai essere diverse da quelle del mondo scolastico che hai frequentato fino ad ora. Come potrai improvvisarti lavoratore? Nessuna paura! Avrai due supporti fondamentali: le conoscenze che la scuola ti ha fornito negli anni di studio ed un tutor che ti affiancherà per insegnarti a muoverti in azienda. TI CONVIENE PERCHE'… Non sarai solo ad affrontare l'avventura lavorativa, ma avrai l'appoggio del tuo docente e della tua scuola. Al termine dello stage riceverai la dichiarazione delle competenze acquisite, che potrai inserire nel tuo curriculum Gli stage ed i tirocini sono regolati da un'apposita legislazione nazionale ed europea: possono essere attivati sia in corso d'anno scolastico (per brevi periodi) che durante i mesi estivi. SERVE A… …farti conoscere il mondo del lavoro in modo graduale e ragionato e a farti riflettere sull'esperienza compiuta per orientarti nelle scelte future. …farti maturare e a farti acquisire atteggiamenti professionali …prepararti alla vita adulta 41 CHE LAVORATORE SEI? Anche se non sei un lavoratore dipendente a tutti gli effetti, sei tenuto a rispettare tutte le norme contrattuali che regolano la vita dell'azienda che ti ospita. Potrà esserti riconosciuto un compenso (borsa di studio). I VANTAGGI DEL TIROCINANTE • Cominciare in modo "protetto" un'esperienza totalmente nuova in un mondo nel quale vigono regole meno I TUOI PUNTI DI elastiche di quelle della scuola. RIFERIMENTO : • Essere stato presentato all’azienda dal proprio professore che ha concordato RICORDA col tutor un progetto di lavoro e formazione. TUTOR • Misurarsi nelle difficoltà . SCOLASTICO • Maturare l'acquisizione di un sé professionale ed adulto. TUTOR • Osservare metodi di lavoro ed AZIENDALE utilizzare strumenti ed attrezzature che spesso la scuola non può mettere a disposizione degli allievi. • Accedere al credito formativo. • Farsi conoscere nel mondo del lavoro. Cosa ti aspetti dal tuo stage? Quali sono i tuoi obiettivi? Spiega al tuo professore in quali aziende ti piacerebbe essere inserito per lo stage . E SE TI DOVESSE SUCCEDERE DI…? • • • • • • NON SVOLGERE I COMPITI PREVISTI DAL PATTO FORMATIVO: avvisa il tutor scolastico, che provvederà a mettersi in contatto con l'azienda che ti ospita per ricordare il progetto sottoscritto. NON RICEVERE ISTRUZIONI RELATIVAMENTE ALLE PROCEDURE DA PARTE DEL TUTOR AZIENDALE: avvisa il tutor scolastico. ENTRARE IN RITARDO O USCIRE ANTICIPATAMENTE: avvisa subito il tutor aziendale, ma non dimenticare di avvertire anche il tutor scolastico, che deve sempre conoscere le variazioni al piano di lavoro stabilito. NON SENTIRTI BEN INSERITO NELL'AMBIENTE: parlane coi tuoi due tutor che ti aiuteranno; tu, però, ricorda che le difficoltà, e a volte anche le incomprensioni, sono normali nell'ambiente di lavoro e che tutto si può appianare se si affrontano le situazioni con serenità e compostezza. AVERE UN INFORTUNIO IN AZIENDA: avverti immediatamente i due tutor. AMMALARTI: telefona in azienda, manda subito il certificato del medico curante e avverti il tutor scolastico. 42 PROMEMORIA DI DIRITTI E DOVERI Sei tenuto a rispettare gli orari stabiliti dal contratto di lavoro del comparto in cui sei inserito. Sei tenuto all'assoluta riservatezza, pertanto non puoi rivelare informazioni sull'attività di chi ti ospita in stage. Comportati in modo corretto con tutte le persone con cui entri in contatto e ricorda che ti trovi in quel luogo per imparare. Rispetta le norme di comportamento stabilite in azienda, soprattutto quelle che riguardano igiene e sicurezza. Chiedi la collaborazione dei colleghi di lavoro e tutte le spiegazioni necessarie al compito; tu offri sempre la tua disponibilità. Compila con cura i materiali forniti dalla scuola, in particolare annota sul diario di bordo le attività che svolgi. ED ORA UN PO' DI LESSICO TUTOR SCOLASTICO: é il docente delegato dalla scuola a progettare il tuo tirocinio ed a concordarlo con l'azienda. E' il tuo referente durante tutto il periodo di permanenza in azienda. TUTOR AZIENDALE: è colui che l'azienda che ti ospita ha incaricato di occuparsi della tua formazione di lavoro; ti deve spiegare i compiti che ti affida ed anche le procedure da attivare. IGIENE E SICUREZZA: sono due parole chiave nella disciplina del lavoro e riguardano una serie di norme che si devono rispettare affinché l'igienicità degli ambienti lavorativi e la sicurezza del lavoratore non vengano meno. Ogni azienda è fornita di appositi dispositivi di sicurezza che deve obbligatoriamente farti conoscere durante il tuo primo giorno di lavoro. Questa breve formazione iniziale è indispensabile perché tu diventi consapevole dei rischi che potresti correre lavorando. E' il Decreto Legislativo n. 81 del 2008 che si occupa di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. PATTO FORMATIVO DI TIROCINIO: è l'accettazione, del progetto di tirocinio che il tutor scolastico ed il tutor aziendale hanno sottoscritto per te. Affinché tu possa sapere se il Patto formativo viene rispettato, è necessario che tu conosca il contenuto del Progetto formativo che è stato firmato da te e/o dai tuoi genitori. Chiedilo al tuo tutor scolastico. DICHIARAZIONE DELLE COMPETENZE ACQUISITE: è un documento nel quale vengono descritte le competenze di cui sei entrato in possesso lavorando; alcune competenze sono di tipo tecnico-professionale, altre di base ed altre trasversali, cioè riguardano il sapersi rapportare agli altri colleghi, il saper affrontare un compito o l'abilità di individuare i problemi da risolvere. ATTIVITA' SUL CAMPO: è quell'insieme di azioni che compi quando lavori realmente, cioè quando non sei nel laboratorio scolastico per simulare una procedura di lavoro, ma ti trovi proprio in una concreta situazione lavorativa. 43 CONTRATTO DI LAVORO: è un insieme di norme concordate fra l'azienda ed il lavoratore a cui tutti i dipendenti devono sottostare. NORMATIVA: insieme di leggi e decreti che regolano un'attività. Per i tirocini, i fondamentali riferimenti normativi italiani sono la Legge 196/97 che, all'art. 18 introduce le norme per realizzare i momenti di alternanza scuola - lavoro e il Decreto Ministeriale 142/98, che ne costituisce il Regolamento attuativo. CONVENZIONE: contratto fra la scuola e l’Ente ospitante nel quale sono specificati le modalità di svolgimento del tirocinio e diritti e doveri delle parti. 44 VADEMECUM DEL TUTOR SCOLASTICO Il termine tutor si rifà alle istituzioni scolastiche britanniche, ma è di origine latina, deriva, infatti, dal verbo tutari che significa proteggere, difendere, custodire. Il tutor, qualunque sia la sua collocazione, è quell'operatore che agisce in sistemi di apprendimento nel senso di facilitatore delle dinamiche individuali o all'interno del gruppo, di guida per il processo di apprendimento, di orientatore nel percorso formativo, di assistente al percorso formativo individuale, di agevolatore dei rapporti con nuovi oggetti formativi o in nuovi percorsi. ⇒ non ricopre un ruolo di tipo esclusivamente burocratico per l’Istituzione scolastica ⇒ non si interessa soltanto, a livello tecnico, di trovare un’azienda accogliente magari nelle vicinanze dell’abitazione dell’allievo ⇒ il tutor è il docente formatore dell’alunno e il suo ruolo più vero e più autentico comincia dopo l’espletamento delle formalità burocratiche e dopo il reclutamento delle aziende ⇒ assiste lo stagista nella fase di presentazione del progetto ⇒ dovrà preparare il progetto di stage, negoziarlo col tutor aziendale per giungere ad un piano di lavoro definito con la soddisfazione di entrambi i soggetti ⇒ presenta gli alunni alle aziende coinvolte ⇒ si assicura che lo studente si inserisca adeguatamente nell'attività lavorativa ⇒ si informa sull’andamento delle varie situazioni di stage e concorda col tutor aziendale le attività del proprio allievo ⇒ guida lo stagista nelle modalità di apprendimento ⇒ affianca lo stagista nel superamento delle problematiche ⇒ mantiene rapporti con il tutor aziendale ⇒ è il risolutore di conflitti personali ed interpersonali ⇒ monitora le attività di alternanza e stage, durante la quale è bene andare a controllare se al ragazzo vengono assegnati i compiti concordati o altri, come talvolta accade. E per fare questo occorre muoversi per andare in azienda, oltre a tenere contatti telefonici frequenti con gli allievi ⇒ coinvolge l'intero gruppo classe sull'esperienza complessiva 45 Descrizione delle competenze 46 Esempio di competenze e dei relativi questionari per il progetto individuale di tirocinio di un allievo della classe III e IV Al termine del percorso progettato, l'allievo potrà essere in grado di: Competenze di base: • saper applicare alcune conoscenze scolastiche alle situazioni lavorative affidategli • saper applicare le misure di sicurezza, predisposte dall'azienda, alla mansione ed al lavoro svolti • saper usare le strumentazioni richieste dal lavoro in cui è stato inserito • saper usare il computer nelle operazioni in cui è richiesto • sapersi collocarsi all'interno del processo lavorativo affidatogli Competenze trasversali: Diagnosticare: • • • • punti saper individuare un problema sapere analizzare una situazione problematica saper individuare una situazione di rischio saper ricostruire verbalmente le proprie strategie d'azione, individuandone di forza e di debolezza Relazionarsi: • saper riconoscere ed usare le regole comportamentali del contesto lavorativo in cui è stato inserito • sapersi rapportare con opportuno linguaggio ed atteggiamento a superiori e colleghi • saper ascoltare i consigli e gli insegnamenti per apprendere • saper controllare le proprie ansie • sapersi mettere in discussione ed accettare l'errore senza vivere queste situazioni come una sconfitta Affrontare: • sapere stimare le proprie conoscenze, capacità e possibilità • saper utilizzare l'errore per migliorare i propri percorsi • sapere sviluppare efficaci strategie di apprendimento • saper individuare strategie operative per affrontare un problema • saper utilizzare il pensiero analogico per affrontare situazioni scarsamente definite o inconsuete • saper fronteggiare una situazione di pericolo applicando i Dispositivi di Protezione Individuale forniti dall'azienda Competenze tecnico – professionali (proprie di ciascun indirizzo scolastico e come tali da definire caso per caso) 47 Alcuni riferimenti bibliografici • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ARDSU, ARTESTUD (a cura di ) “Tirocini per laureandi e laureati” Regione Emilia Romagna, 2001 BRUNER J.S. ”La costruzione narrativa della realtà” in “Rappresentazioni e narrazioni” Roma, Laterza, 1991 CALONGHI L. “Finalità e obiettivi nella scuola” Teramo, Giunti e Lisciani, 1988 DAMIANO E. “L’azione didattica” Roma, Armando, 1993 DI FRANCESCO G. 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