PROVINCIA OGLIASTRA
COMUNE DI VILLAGRANDE STRISAILI
PROGETTO:
SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE
DEL RIO FIGU NIEDDA
(VILLAGRANDE STRISAILI)
PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTAMENTO A VALUTAZIONE DI IMPATTO
AMBIENTALE
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
(Allegato B2 D.G.R 24/23 del 23 aprile 2008)
I PROFESSIONISTI
Dott. Geol. Elisabetta A. Pusceddu
Dott.ssa Amb. Tatiana Isoni
Dott. Geol. Orlando A. Mereu
Data Aprile 2009
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
INDICE
1. PREMESSA .............................................................................................................................................. 3
2.1. Coerenza con lo strumento urbanistico vigente (PDF) .................................................................. 4
2.2. Coerenza con il Piano di Assetto Idrogeologico ............................................................................ 4
2.3. Coerenza con il P.P.R (Piano Paesaggistico Regionale) ................................................................ 6
2.4. Coerenza con i Piani di salvaguardia ambientale........................................................................... 8
3. ELENCO DEI NULLA OSTA NECESSARI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI .................................. 8
4. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO ......................................................................................................... 8
4.1. Ubicazione delle opere da realizzare.............................................................................................. 8
4.2. Finalità dell’intervento ................................................................................................................... 9
4.3. Scelte progettuali............................................................................................................................ 9
4.4. Descrizione degli interventi.......................................................................................................... 12
5. DIMENSIONI DEL PROGETTO ................................................................................................................. 15
5.1. Organizzazione del cantiere e tempi di realizzazione degli interventi......................................... 15
5.2. Produzione rifiuti.......................................................................................................................... 16
5.3. Rischio di incidenti....................................................................................................................... 16
6. AMBITO TERRITORIALE E SISTEMI AMBIIENTALI INTERESSATI DAL PROGETTO ..................................... 17
6.1. Inquadramento geografico e climatico ......................................................................................... 17
6.2. Caratteristiche dei suoli ................................................................................................................ 19
6.3. Caratteristiche geologiche del bacino del rio Figu Niedda .......................................................... 20
6.5. Idrografia e Idrogeologia.............................................................................................................. 23
6.6. Inquadramento vegetazionale dell’area........................................................................................ 24
6.8. Fauna ............................................................................................................................................ 26
6.9. Paesaggio................................................................................................................................... 29
6.10. Assetto territoriale e socio econominco ..................................................................................... 30
7. ANALISI MATRICALE DEGLI IMPATTI ..................................................................................................... 31
7.1. Descrizione della scala degli impatti............................................................................................ 31
7.3. Identificazione e quantificazione degli impatti negativi e positivi .................................................. 32
7.3.1.Qualità dell’aria...................................................................................................................... 32
7.3.2. Idrologia ................................................................................................................................. 33
7.3.3. Geologia ................................................................................................................................. 34
7.3.4. Flora....................................................................................................................................... 35
7.3.5. Fauna...................................................................................................................................... 36
7.3.6. Paesaggio ............................................................................................................................... 36
7.3. Misure di mitigazione................................................................................................................... 39
8. METODOLOGIA ADOPERATA NEL CASO IN ESAME PER LA IDENTIFICAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI
IMPATTI .................................................................................................................................................... 40
IMPATTI NEGATIVI ............................................................................................................................... 41
IMPATTI POSITIVI .................................................................................................................................. 42
ALLEGATI:
Simulazione fotografica
Documentazione fotografica (vedi allegati di progetto)
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
1. PREMESSA
Il progetto esaminato nella presente relazione, riguarda la “Sistemazione idraulico forestale dell’asta
fluviale del Rio Figu Niedda”, finalizzata alla mitigazione del rischio idrogeologico e alla messa in
sicurezza del centro abitato di Villagrande Strisaili.
Nello specifico gli interventi hanno la finalità di ridurre il rischio idrogeologico ed evitare quindi che
un possibile futuro evento alluvionale interessi, come successo nel dicembre 2004, l’intero territorio.
Per quanto riguarda le linee di interevento il progetto ha seguito in parte le linee guida dello studio di
dettaglio dei fenomeni di dissesto idrogeologico nei Sub Bacini Posada-Cedrino e Sud Orientale,
elaborato dal CINSA, dell’Università di Cagliari – Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze
Ambientali, che nello specifico ha elaborato il Piano di coordinamento degli interventi necessari al
riassetto idrogeologico nelle aree colpite dagli eventi alluvionali del dicembre 2004 – Stralcio
Villagrande Strisaili
Negli elaborati grafici dello studio effettuato dal CINSA, sono indicati le possibili soluzioni progettuali
alle problematiche che interessano il Rio Figu Niedda e il tratto a valle dove confluisce il Rio Bau e’
Porcos. Dal punto di vista tipologico, per gli interventi dovranno essere adottati preferibilmente
tecniche di ingegneria naturalistica e adeguatamente valorizzato l’inserimento urbanistico delle opere
nel contesto cittadino.
L’intervento in progetto , è soggetto alla procedura di verifica di assoggettamento a valutazione di
impatto ambientale ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e della D.G.R. 24/23 del 23 aprile 2008;
secondo l’allegato B1 della D.G.R 24/23 del 23 aprile 2008 le opere sono ascrivibili alla categoria di
cui al punto 7) lettera m) “opere di regolazione del corso de fiumi e dei torrenti canalizzazioni ed
interventi di bonifica ed altri simili destinati ad incidere sul regime delle acque, compresi quelli di
estrazione di materiali litoidi dal demanio fluviale e lacuale”
La presente relazione, segue le linee guida contenute nell’allegato B2 della D.G.R 24/23 del 23 aprile
2008, in riferimento alla descrizione del progetto e alle soluzioni adottate, alle scelte progettuali e alle
misure, provvedimenti che si rendono necessari per la realizzazione degli interventi .
Qui di seguito sarà effettuata l’analisi delle componenti ambientali e proposte le misure che si
intendono adottare allo scopo di ridurre, evitare o mitigare gli effetti negativi significativi che
potrebbero derivare dalla realizzazione degli interventi in progetto.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
2. COERENZA DEL PROGETTO CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMI VIGENTI
2.1. Coerenza con lo strumento urbanistico vigente (PDF)
Lo strumento urbanistico vigente nel comune di Villagrande Strisaili, è il Piano di Fabbricazione
approvato nella sua prima stesura nel 2002 con Del. C.C. N. 11 del 15/03/2002, e pubblicato nel Buras
N. 16 del 04/05/2002, il cui ultimo aggiornamento, risale al 16/10/2007.
L’area di intervento ricade interamente in Zona E Agricola (sottozona E5 – Aree marginali per l’attività
agricola nelle quali viene ravvisata l’esigenza di garantire condizioni adeguate di stabilità ambientale)
2.2. Coerenza con il Piano di Assetto Idrogeologico
Allo stato attuale secondo il PAI della R.A.S. il comune di Villagrande Strisaili ricade nel sottobacino
n° 6 “Bacino Sud orientale” e presenta nelle aree a monte dell’abitato un grado di pericolosità da frana
uguale ad Hg3 a cui corrisponde, visto gli elementi a rischio, un grado del rischio da frana uguale a
Rg3. Secondo lo studio di dettaglio dei fenomeni di dissesto idrogeologico nei Sub Bacini PosadaCedrino e Sud Orientale effettuato CINSA, tale area presenta un grado di pericolosità da frana
maggiore Hg4 (Zone in cui sono presenti frane attive continue e stagionali, zone in cui è prevista
l’espansione areale di una frana attiva, zone in cui sono evidenti evidenze geomorfologiche
di
movimenti incipienti) a cui corrisponde, visto gli elementi a rischio, un grado di rischio Rg4. L’analisi
dei fenomeni erosivi e della loro evoluzione ha evidenziato infatti, che a monte del centro abitato i
fattori di pericolosità idraulica (Hi4) e geologica sono i medesimi.
In tali aree secondo gli artt. 27 e 31 della NTA del PAI sono ammesse:
-
le opere e gli interventi idraulici per migliorare la difesa dalle alluvioni e la sicurezza delle
aree interessate da dissesto idraulico;
-
gli interventi per mantenere e recuperare le condizioni di equilibrio dinamico degli alvei
dei corsi d’acqua;
-
le opere urgenti degli organi di protezione civile o delle autorità idrauliche regionali
competenti per la tutela di persone e beni in situazioni di rischio idraulico eccezionali.
-
le opere e gli interventi idraulico-forestali e idraulico-agrari per la riduzione o
l’eliminazione dei pericoli e dei rischi da frana nelle aree di innesco e sviluppo dei
fenomeni di dissesto.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
-
il taglio di piante qualora sia dimostrato che esse concorrano a determinare lo stato di
instabilità dei versanti, soprattutto in terreni litoidi e su pareti subverticali.
La zona di intervento, è assoggettata a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923.
-
Fig. 1 – Perimetrazione delle aree a pericolosità da frana nel territorio di Villagrande Strisaili (estratto
dallo studio di dettaglio dei fenomeni di dissesto idrogeologico nei Sub Bacini Posada-Cedrino e Sud
Orientale – C.I.N.S.A)
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Fig. 2 - Perimetrazione aree a pericolosità idraulica nel territorio di Villagrande Strisaili - Hi4 aree
inondabili da piene con portate di colmo caratterizzate da tempi di ritorno di 50 anni (C.I.N.S.A)
2.3. Coerenza con il P.P.R (Piano Paesaggistico Regionale)
Secondo il Piano Paesaggistico Regionale (Legge Regionale n. 8 del 2004 “Norme urgenti di
provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale) l’area
di intervento ricade nell’ambito Paesaggistico n. 23 “Ogliastra”, che nello specifico, nell’area di
intervento individua ai sensi dell’art. 143, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 22 gennaio 2004,
n. 42 la seguente categoria di beni paesaggistici: Torrenti e relative sponde.
Secondo l’art. 18 comma 7 delle NTA del PPR, i programmi di tutela e valorizzazione dei beni
paesaggistici sono redatti al fine di:
a) prevenire eventuali situazioni di rischio;
b) costituire un duraturo equilibrio tra l’attività antropica e il sistema ambientale;
c) migliorare la funzionalità ecosistemica;
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d) attivare opportuni sistemi di monitoraggio volti a verificare il mantenimento e miglioramento della
biodiversità, evidenziando eventuali situazioni di criticità.
L’area inoltre ricade all’interno “aree ad utilizzazione agro forestale” disciplinate dall’art. 28 delle
NTA del PPR.
Le prescrizioni in tali aree sono quelle di “promuovere il recupero delle biodiversità delle specie locali
di interesse agrario e delle produzioni agricole tradizionali, nonchè il mantenimento degli agrosistemi
autoctoni e dell’identità scenica delle trame di appoderamento e dei percorsi interpoderali,
particolarmente nelle aree perturbane e nei terrazzamenti storici e di mitigare o rimuovere i fattori di
criticità e di degrado”.
Secondo l’art. 30 per tali aree gli indirizzi sono volti a :
- migliorare le produzioni e i servizi ambientali dell’attività agricola;
- riqualificare i paesaggi agrari;
- ridurre le emissioni dannose e la dipendenza energetica;
- mitigare o rimuovere i fattori di criticità e di degrado.
Il progetto in oggetto manifesta una completa coerenza con gli indirizzi d’Ambito espressi dal PPR.
L’intervento è teso alla più completa compatibilità ambientale grazie ad un miglioramento dell’attuale
situazione di rischio, senza incidere sullo stato generale dei luoghi.
Fig. 3 – Stralcio del PPR –Foglio 531 sez.I Ambito n. 23 “Ogliastra”
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2.4. Coerenza con i Piani di salvaguardia ambientale
Il settore di intervento non è individuato da alcun provvedimento normativo di tutela sia relativo ai
Parchi di cui alla Legge 394/91 e succ. modif. ed integr. e alla Legge 31/89. Non rientra inoltre tra i
siti individuati sulla base del D.M. (Ambiente) 25 marzo 2005 “Elenco dei proposti siti di
importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva
n.92/43/CEE” e “Elenco delle Zone di Protezione Speciale, ai sensi della direttiva n.79/409/CEE”
Non è stata inoltre individuata alcuna zona di tutela integrale o di rispetto di punti di presa di acque
da destinare ad uso pubblico ai sensi del D. Lgs. 152/06.
3. ELENCO DEI NULLA OSTA NECESSARI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI
Prima dell’inizio dei lavori verranno acquisite tutte le necessarie autorizzazioni ed in particolare:
-
Nulla osta per vincolo idrogeologico e forestale - Regione Autonoma della Sardegna,
Assessorato Difesa Ambiente, Ispettorato Dipartimentale delle Foreste;
-
nulla osta per vincoli idrogeologici e compatibilità idraulica/geologica e geotecnica Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato dei Lavori Pubblici, Servizio del Genio
Civile;
-
nulla osta urbanistico - Comune di Villagrande Strisaili ;
-
nulla osta paesaggistico - Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato Enti Locali,
Finanze e Urbanistica, Direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale e della
vigilanza edilizia, Servizio Tutela del Paesaggio di Nuoro.
4. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
4.1. Ubicazione delle opere da realizzare
Gli intereventi previsti in progetto interessano un tratto di circa 60 metri all’interno del Rio Figu
Niedda, a monte del centro abitato. Considerata la limitatezza del finanziamento in questa prima fase
degli interventi
è stato scelto di procedere alla messa in sicurezza del versante e delle sponde
immediatamente a monte dell’abitato (parte a monte della Via Deffenu), dove peraltro in taluni punti
sono presenti attività antropiche (superfici terrazzate adibite ad orti).
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4.2. Finalità dell’intervento
La sistemazione proposta nel progetto rappresenta un primo lotto degli interventi necessari per mettere
in sicurezza, con un dovuto grado di affidabilità, l’asta del Rio Figu Niedda in questione.
La limitatezza del finanziamento ha reso necessario effettuare delle scelte sugli interventi da realizzare
per diminuire la vulnerabilità dell’abitato al dissesto idrogeologico.
Considerando la difficile proposta di eliminare gli edifici e le strutture potenzialmente interessate dalla
situazione di rischio, si è scelto di intervenire con opere che possano mettere in sicurezza i residenti, gli
edifici e le infrastrutture urbane poste a valle del Rio Figu Niedda.
Gli interventi sono stati studiati per limitare in maniera integrata la pericolosità geologica e quella
idraulica, attraverso una serie di azioni volte a produrre una sostanziale riduzione, nell’unità di tempo,
dei deflussi verso valle, delle velocità e dei tempi di corrivazione e quindi in grado di ridurre
drasticamente gli effetti erosivi sul suolo.
Visto i processi geomorfologici del bacino e la loro potenziale entità, la progettazione ha previsto opere
di difesa in grado di contenere e sopportare eventi torrentizi estremi. Nella relazione geologica allegata
al progetto infatti, si evidenzia che i fattori di pericolosità sono i medesimi sia sul lato idraulico che su
quello geologico.
Sulla base di tale considerazione e vista l’assenza a monte del tratto da sistemare, di qualsiasi opera di
mitigazione, è diventato fondamentale il giudizio dei progettisti nella scelta delle opere e degli
interventi.
4.3. Scelte progettuali
A causa del carattere impetuoso del corso d’acqua dovuto alle condizioni climatiche, alle elevate
pendenze, alla velocità di formazione delle piene e all’instabilità generale delle sponde, la
programmazione degli interventi è risultata di difficile applicazione.
Le soluzioni progettuali vedono la combinazione tra le tecniche di intervento dell’ingegneria
naturalistica e quelle dell’ingegnera tradizionale, in modo tale da garantire sia il requisito tecnicofunzionale di messa in sicurezza, sia le esigenze di ricostituzione e mantenimento degli ecosistemi, di
protezione della biodiversità, di tutela degli aspetti culturali, ambientali e urbanistici.
Tra le opere longitudinali o di difesa spondale, il gruppo di lavoro ha optato per l’utilizzo di dispositivi
in gabbioni piuttosto che effettuare la difesa a scogliera, anche se questa risulta da un punto di vista
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ambientale la meno impattante, in quanto può essere rivestita con terreno vegetale inerbito, oppure può
consentire un facile rinverdimento con talee di essenze vegetali.
Da un punto di vista tecnico funzionale il dispositivo di difesa a scogliera è stata scartata dal progetto
per i seguenti motivi:
- In riferimento alle condizioni di piena più gravose, con trasporto solido cospicuo, tale tipologia
di opera non ha la capacità di resistere all’azione di trascinamento da parte della corrente di
piena o di una colata detritica di grossa entità.
- Per aumentare la resistenza della scogliera è possibile ricorrere al mutuo collegamento dei massi
mediante cavi d’acciaio, ancorati ai singoli elementi tramite chiodi cementati, e al totale
rivestimento con rete metallica aderente di tutta la scogliera. Questo metodo però risulta, da un
punto di vista estetico, non dissimile da un muro in gabbioni.
- La realizzazione del corpo principale di una scogliera necessita di massi dell’ordine di 1 metro
di diametro; l’assenza sul posto di una quantità di massi tale da poter realizzare in modo
compiuto l’opera, comporterebbe un cospicuo aumento dei costi di realizzazione e di
organizzazione del cantiere, visto le difficoltà di accesso ai luoghi.
- Da un punto di vista costruttivo, la scogliera per garantire il requisito tecnico funzionale, deve
essere realizzata in modo tale che la fondazione si trovi ad almeno 1,5 metri al di sotto della
linea di talweg e deve essere realizzata con una pendenza del paramento compresa tra 3/2 e 2/1.
La necessità di far posto al volume di tale dispositivo richiederebbe una sezione di scavo ampia
e profonda; questo comporterebbe una modifica sostanziale della morfologia delle sponde e la
demolizione di una notevole porzione dei terrazzamenti orticoli presenti.
- Per il raggiungimento del piano di fondazione inoltre sarebbe necessario utilizzare tecniche di
scavo per roccia da mina, data la presenza di affioramenti alla base delle sponde e dei
terrazzamenti di roccia lapidea; questo comporterebbe un aggravio dei costi di realizzazione.
- Ultimo elemento, non trascurabile, è dato proprio dalla necessità di creare un largo e profondo
piano per le fondazioni; i lavori di scavo creando uno scadimento della roccia in prossimità del
talweg, favoriscono l’erosione del substrato in corrispondenza del dispositivo di difesa e dunque
una progressiva migrazione della corrente idrica verso la sponda. Questo processo
comporterebbe una sicura modifica morfologica del letto della corrente idrica verso la sponda;
con il passare del tempo si creerebbe un solco di erosione profondo tale da creare improvvisi
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cedimenti del dispositivo. Per evitare i meccanismi su indicati, sarebbe necessario realizzare alla
base della scogliera un taglione in calcestruzzo o modificare la morfologia del taweg attuale.
Visto i limiti tecnico - funzionali del .dispositivo di difesa a scogliera i progettisti hanno optato per la
classica struttura a gabbioni per i seguenti motivi:
- I gabbioni presentano inizialmente un impatto negativo che però migliora rivestendosi di
vegetazione; la possibilità di realizzare rinverdimenti nei paramenti esterni consente di scegliere
la migliore situazione da un punto di vista tecnico ambientale e di inserimento architettonico nel
paesaggio.
- La versatilità dei gabbioni nasce dal fatto che questi possono essere assemblati in vari modi, il
che consente di creare opere di difesa di diverse forme, in grado di adattarsi alle diverse
circostanze che si presentano sul tratto del torrente in progetto.
- Sono strutture (come le scogliere) permeabili e possono adeguarsi, deformandosi, ai piccoli
cedimenti del terreno di fondazione.
- I muri in gabbioni possono raggiungere le altezze richieste senza un aumento delle sezioni di
scavo; infatti oltre alla necessaria esigenza di protezione spondale i muri in gabbioni dovranno
garantire la stabilizzazione dei terrazzamenti esistenti. Tale esigenza non può essere garantita
dal dispositivo a scogliera in quanto è necessario un aumento dell’inclinazione della scarpa o un
aumento della superficie di ingombro.
- Tale dispositivo ben si adatta, vista la sua larghezza di progetto (1,5 metri), a essere posizionato
in modo radente alle sponde e ai muri dei terrazzi, quindi ad una quota superiore, seppur
minima, del talweg; con questo si eviterà di occupare porzioni del letto dove si evolve la
normale dinamica torrentizia.
- Nelle condizioni morfologiche dell’area golenale in esame il muro in gabbioni, per garantire il
requisito tecnico funzionale, potrà essere realizzato stabilmente considerando un piano di
fondazione alla profondità media di 0.5 metri dal p.c., senza per questo interessare superfici del
letto dove si evolve ‘ordinaria dinamica torrentizia.
- Viste le caratteristiche dei terreni di fondazione (vedi relazione geologica) sarà necessario
l’utilizzo dello scavatore e in minima parte del martellone.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
- Per la realizzazione delle opere è possibile reperire parte del pietrame dal torrente; dopo
l’evento del 2004 la maggior parte del materiale si è accumulato all’imbocco del ponte della via
Deffenu.
- L’impiego dei gabbioni può trovare un limite in riferimento alle condizioni di piena più gravose,
con trasporto solido cospicuo, in quanto il materiale di dimensioni maggiori trascinato dalla
corrente in occasione degli eventi di piena può danneggiare la rete metallica con conseguente
rovina della struttura. Tale opera però , in confronto alla scogliera, ha una maggior capacità di
resistere all’azione di trascinamento da parte della corrente di piena o di una colata detritica di
grossa entità.
Per la riduzione del trasporto solido è stata prevista una briglia frangicolata capace di contrapporsi a
una portata di picco della colata di 28 mc/s e di sopportare senza rottura, una pressione di colata
detritica pari a Pmax=42.500 kg/mq (vedi calcoli di verifica della briglia sottoposta a colata detritica).
La scelta di una struttura massiccia in c.a. è stata determinata dai limiti tecnici di un eventuale struttura
in gabbioni o in combinazione con c.a, che indubbiamente si adatta maggiormente alle esigenze
estetiche del luoghi. Tale requisito però non può essere rispettato, in quanto per poter resistere a una
colata detritica con alte pressioni, come quella su indicata, sarebbe stato necessario realizzare con tali
tecniche costruttive, una briglia frangicolata di proporzioni maggiori e dunque poco adattabile alle
anzidette esigenze estetiche. Un elemento non trascurabile di tale tipologia di struttura sono gli oneri di
manutenzione in quanto, un dispositivo con parti in gabbioni, ha minor capacità di resistere all’urto
diretto di elementi lapidei di grandi dimensioni. Per limitare l’impatto estetico e per evitare la rapida
erosione del calcestruzzo da parte della sollecitazioni dovuto all’urto dell’acqua o dei detriti, sarà
previsto su entrambi i paramenti della briglia un placcaggio con pietra locale.
4.4. Descrizione degli interventi
Il progetto prevede i seguenti interventi:
•
Disgaggio e rimozione di detriti e volumi di roccia.
Questo intervento è previsto essenzialmente sulla sponda sinistra e riguarda l’asportazione di detriti e
suolo instabili adagiati sull’orlo della scarpata spondale costituita da un bed rock molto fratturato.
Oltre all’asportazione del materiale superficiale si provvederà dunque alla bonifica della sponda
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
attraverso l’asportazione e il rimodellamento dell’orlo scarpata, in modo da eliminare la massa di
roccia instabile. Inoltre saranno rimossi eventuali elementi lapidei instabili immediatamente a monte
della sponda o nelle sporgenze della stessa. Tale operazione prevede la asportazione di circa 100 mc di
materiale.
Dopo la bonifica, essendo la sponda essenzialmente in roccia, nel progetto non è prevista nessuna
opera di difesa spondale.
•
Lavorazioni in alveo
La filosofia del progetto è stata quella, per quanto possibile, di effettuare una sistemazione idraulico
forestale ricorrendo solo ad opere riparatrici. E’ questo il caso di rio Figu Niedda che presenta un
profilo longitudinale irregolare. Lungo il corso sono presenti infatti, rotture di pendenze costituite da
scogliere naturali di massi. L’intervento prevede la rimozione e il posizionamento in modo stabile dei
massi in corrispondenza dei dossi del torrente, tale da assicurare la stabilizzazione del letto ed
aumentare la funzione di rallentamento del deflusso idrico in corrispondenza delle briglie naturali.
•
Opera di protezione della sponda (destra)
Lungo la sponda destra, senza modifica della sezione idraulica del torrente, sarà realizzata per circa 60
metri una protezione spondale costituita da muri in gabbionata con facciata a gradoni esterni (gabbioni
a scatola con diaframma), avente spessore di base di 1,5 metri, un’altezza media di 3 metri e uno
spessore fondazione di 0,5 metri. Le altezze durante l’esecuzione potranno variare
in modo da
adeguarsi alle sezioni della sponda che tengono conto dell’andamento della scarpata esistente.
Tale opera sarà realizzata a fondazione diretta in quanto i terreni, costituiti da granito mediamente
semilapideo, assicurano un sicuro immorsamento della fondazione dell’opera. La profondità del piano
di fondazione sarà variabile da un minimo di 0,5 metri ad massimo di 1,00 metro, in quanto
l’andamento plano altimetrico del terreno è assai variabile (vedi profili di progetto). A valle, l’estremità
dell’opera, sarà raccordata lateralmente alla briglia frangicolata e avrà il ruolo di protezione della spalla
della briglia da eventuali erosione laterali.
ƒ
Opera di protezione e stabilizzazione dei terrazzamenti
Quasi perpendicolarmente alla sponda destra saranno previsti due muri in gabbionata che avranno il
ruolo di protezione e di stabilizzazione dei terrazzamenti danneggiati dall’alluvione. Tali opere si
svilupperanno su due livelli per tutta la lunghezza dei terrazzamenti esistenti e andranno a raccordarsi
verso l’alveo nel corpo dell’opera di protezione spondale. La tipologia e la messa in opera dei gabbioni
è analoga a quella descritta per la protezione della sponda.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Altro dispositivo analogo è previsto per la stabilizzazione dei terrazzamenti posti sul versante sinistro.
Infatti allo stato attuale i muri in pietra che terrazzano il versante, avendo evidenti segni di cedimenti,
non sono in grado di garantire il contenimento del materiale terroso che costituisce i terrazzi orticoli.
•
Opera di protezione e stabilizzazione della sponde a valle della briglia
Nel progetto è previsto la realizzazione di una gabbionata a valle della briglia frangicolata che avrà la
funzione di proteggere e stabilizzare la sponda sinistra. Il muro in gabbioni avrà il ruolo di stabilizzare
un ampio terrazzo che allo stato attuale evidenzia segni predisponesti al crollo, e controllare il deflusso
delle portate solide all’interno del letto.
L’opera di sostegno sostituirà il muro in pietra esistente posto a lato del letto del torrente, e si
svilupperà dalla briglia sino al muro d’ala del ponte di via Deffenu. L’altezza del manufatto rispetto al
fondo alveo sarà in media di 3 metri, con altezza minima in corrispondenza del muro d’ala del ponte.
L’altezza definitiva della gabbionata potrà essere determinata in sede di esecuzione tenendo conto
dell’andamento variabile del piano di fondazione e della scarpata esistente.
Sulla sponda destra invece sarà prevista un’opera di protezione spondale costituita da una gettata di
massi a scogliera, caratterizzata da robustezza ed ottimo inserimento ambientale. La scogliera si
svilupperà a lato del letto del torrente, dalla briglia frangicolata sino al muro d’ala del ponte di via
Deffenu, con un’altezza media di 2 metri. La scogliera di protezione spondale sarà protetta al piede
lungo il suo intero sviluppo lineare, da massi di volume maggiore di 0,50 mc. Dalla base sino alla
sommità la scogliera potrà essere intasata con terra e pietrame di ridotta pezzatura in modo da
consentire la messa in dimora di talee di essenze vegetali locali. Questo oltre permettere un contributo
alla stabilizzazione dell’opera, consentirà una migliore caratteristica di naturalità all’opera finita.
Il materiale utilizzato sarà costituito dall’abbondante materiale lapideo, di diverse dimensioni, presente
nel tratto torrentizio in prossimità del ponte. Al di sopra della scogliera sarà realizzato una rampa di
servizio sterrato, necessaria per la manutenzione della briglia selettiva.
•
Briglia frangicolata
Nel progetto è prevista la realizzazione di una briglia selettiva con lo scopo di trattenere il materiale
solido e per rallentare la velocità della colata detritica. Tale opera sarà realizzata interamente in
cemento armato, secondo la tipologia a mensola, ed è stata soggetta a verifiche in condizioni standard
di utilizzo, in presenza o meno di interrimento; inoltre è stata verificata sotto l’azione eccezionale di
una spinta derivante da una colata detritica che impatta sulla briglia stessa (vedi relazione idraulica al
legata ala progetta)
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Lo spessore minimo della briglia viene assunto pari ad 150 cm. in modo da offrire un’adeguata
resistenza contro gli eventuali urti derivanti dalla caduta di massi di grosse dimensioni; per lo stesso
motivo il copriferro è assunto pari a 5 cm.
La briglia selettiva ha la funzione di consentire il passaggio dei detriti rocciosi sino ad un diametro pari
a cm. 20; tale diametro è stato ritenuto quello ammissibile, capace di essere trascinato e smaltito dal
flusso delle acque, senza che si vengano a creare ammassi di materiale a valle della briglia, i quali
potrebbero in parte occludere la luce libera dei manufatti presenti, quali il ponticello ed altre opere. Per
questo verranno disposti in orizzontale, dei profilati in acciaio in modo da conservare tra di loro una
luce libera pari a 20 cm in modo da bloccare i detriti di dimensioni maggiori. Tali profili saranno
disposti in modo tale da essere sostituibili, qualora l’impatto col materiale detritico di grosse
dimensioni dovesse danneggiarli.
5. DIMENSIONI DEL PROGETTO
5.1. Organizzazione del cantiere e tempi di realizzazione degli interventi
Considerata la morfologia accidentata dell’area golenale e dunque la difficoltà di accesso all’area di
cantiere, per facilitare l’accesso e lavorare in sicurezza, sarà realizzata un pista d’accesso/servizio
lungo la sponda destra del Rio Figu Niedda. Tale pista sarà realizzata al di sopra della scogliera di
massi prevista per la protezione della sponda destra. A lavori ultimati la pista verrà utilizzata per
l’accesso dei mezzi per la manutenzione della briglia frangicolata.
Durante il cantiere sarà necessario predisporre un modesto piazzale temporaneo, in un’area ricavata
appositamente all’interno dell’alveo e nella piazzola già esistente nella via Deffenu, per la
movimentazione dei mezzi e per l’eventuale stoccaggio temporaneo dei materiali da costruzione e
quelli provenienti dall’escavazione.
Per la realizzazione degli interventi saranno impiegati degli escavatori con ragno per tutte le operazioni
di movimenti terra e per il disgaggio e riposizionamento dei massi mentre alcune lavorazioni saranno
eseguite a mano.
La squadra di lavoro sarà costituita da 5/6 persone tra manovali e operai specializzati per l’intera durata
di costruzione dell’opera che sarà indicativamente di 6 mesi.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
5.2. Produzione rifiuti
La realizzazione degli interventi prevede la movimentazione di materiale instabile presente nel sito. Il
materiale terroso sarà utilizzato per i rinterri delle gabbionate, delle scogliere di progetto e dei
terrazzamenti; il materiale lapideo di pezzatura idonea sarà utilizzato per la realizzazione dei muri in
gabbionata e per il rivestimento della briglia frangicolata; il materiale di grandi dimensioni verrà
utilizzato per la costruzione della scogliera spondale e per la sistemazione delle briglie naturali presenti
lungo l’alveo.
Non si prevede produzione di rifiuti durante la realizzazione degli interventi in quanto tutto il materiale
movimentato sarà riutilizzato.
5.3. Rischio di incidenti
Solo nella fase di cantiere, l’area è soggetta all’esposizione ad una serie di incidenti e quindi di rischi,
per le persone e l’ambiente. Attività soggette ad incidente sono quelle collegate, innanzi tutto,
all’utilizzo dei mezzi; il rischio è associato alla possibilità che un mezzo, durante il lavoro o in area di
parcheggio, si incendi, causando danno a chi lo maneggia, al mezzo stesso, ed all’ambiente circostante.
Questo tipo di rischio può essere ridotto alla probabilità scarsa dotando, come di legge, tutti i mezzi e le
aree di cantiere di dispositivi anti incendio (estintori e fasce parafuoco), provvedendo ad una costante e
qualificata manutenzione, assicurando una adeguata preparazione del personale e creando un diretto
collegamento con le strutture preposte al servizio anti incendio e di soccorso.
Altro incidente connesso all’utilizzo dei mezzi, è quello collegato alla loro manutenzione: il rischio è
quello di inquinare, per sversamento di olii o carburante, il suolo o le acque superficiali e sotterranee.
Tale rischio si deve rendere scarso attraverso l’allestimento di un’area del cantiere per la raccolta
differenziata dei rifiuti, collegata ad un sistema di smaltimento idoneo.
La realizzazione degli interventi in progetto non comporta la necessità di stoccaggio, manipolazione o
trasporto di sostanze pericolose di alcun tipo, che siano esse esplosive, tossiche, radioattive,
cancerogene o mutagene.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
6. AMBITO TERRITORIALE E SISTEMI AMBIIENTALI INTERESSATI DAL PROGETTO
6.1. Inquadramento geografico e climatico
Il Rio Figu Niedda si diparte dal versante meridionale del M.te Mannu (922 m s.l.m.), attraversa
l’abitato di Villagrande Strisaili per poi confluire, come un’asta torrentizia del 2°ordine, sul Rio Serra
Scova affluente di sinistra del Rio Irei. Il tratto analizzato si estende precisamente dall’attraversamento
di via Deffenu e si snoda a monte dell’abitato, sino alla quota di circa 800 m s.l.m.
Nella cartografia ufficiale l'area è compresa:
- nella Carta d'Italia in scala 1.25.000 FG. n° 531 sez. IV Villanova Strisaili;
- nella Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 sez. 531030 (Villagrande Strisaili), 531020
(Villanova Strisaili);.
Secondo il Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Sardegna (L. 267/98), il versante
ricade nel Sub Bacino n°6 ““Sud orientale” nelle seguenti tavole:
-
Carta degli elementi a Rischio – Tav. n° Eg14/27;
-
Carta della pericolosità da frana – Tav. Hg 14/27;
-
Carta delle aree a rischio di frana – Tav. Rg 14/27.
Secondo il Piano Paesaggistico Regionale l’area ricade
-
Nella tavola d’ambito n° 23 “Ogliastra” Foglio 531 sez.I
Gli aspetti climatici dell’area sono tipici di un clima prettamente mediterraneo, le cui caratteristiche
salienti sono l’aridità estiva, la mitezza della temperatura e la concentrazione dei fenomeni precipitativi
soprattutto nel periodo invernale ed autunnale. I dati pluviometrici dell’area, estrapolati dal Nuovo
Studio Idrologico Superficiale della Sardegna (SISS) che abbracciano un intervallo temporale
complessivo di 71 anni, nella stazione pluviometrica di Villagrande Strisaili, mettono in evidenza una
precipitazione media annua di 1012,9.mm. La zona è caratterizzata da una disuguale distribuzione delle
precipitazioni durante l’anno, esse sono concentrate in autunno ed inverno e spesso con pochi eventi
ma particolarmente intensi, basti pensare che il 6 dicembre 2004, l'altezza di pioggia cumulata
raggiunse i 520 mm in sei ore, mentre nel periodo estivo sono particolarmente ridotte; tutta la zona si
trova ad un’altitudine di 700-900 m s.l.m., quindi risulta abbastanza fredda e ventosa nel periodo
invernale.La stagione fredda si protrae per circa cinque mesi (212 giorni). L'escursione termica annua e'
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
abbastanza pronunciata con un valore di 20,6 °C. I minimi assoluti, piuttosto bassi, indicano che le
gelate si verificano con una certa frequenza
Rio Figu Niedda
Fig. 4 -5 – Localizzazione dell’area di intervento
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
6.2. Caratteristiche dei suoli
L’analisi pedologica dell’area di intervento è stata realizzata consultando la Carta dei Suoli della
Sardegna - scala 1:250.000 - e la relativa Nota illustrativa, proposta ed elaborata nel 1991 da Aru,
Baldaccini e Vacca. Il bacino del Rio Figu Niedda ricade nella tipologia 8 , 9 e 12 relativa a suoli
originatisi da rocce intrusive (graniti, granodioriti, leucograniti, ecc..) del Paleozoico e da depositi di
versante.
Fig. 6 – Stralcio della Carta dei suoli della Sardegna(da Aru, Baldaccini, Vacca - 1991).
La fascia altimetrica di riferimento è di 800/1000 m., di conseguenza questi suoli si sviluppano su
forme ondulate o aspri versanti con rocciosità e pietrosità elevate.
Nello specifico dal punto di vista della classificazione tassonomica (Soil Taxonomy), questi suoli
appartengono ai Typic, Lithic e Dystric Xerumbrepts e Xerothents e ai Humic, Dystric ed Umbric
Leptosol e Cambisols secondo la classificazione F.A.O, con un profilo di tipo A-Bw-C e A-C.
La parte alta dei versanti (unità 12) i suoli sono da poco profondi a profondi, particolarmente ricchi in
scheletro, con tessitura sabbioso-franca, permeabili e caratterizzati da un’elevata erodibilità e un
discreto contenuto in sostanza organica, anche per l’elevato carico di bestiame presente.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
La loro evoluzione pedogenetica è legata, oltre che al substrato e alla morfologia, anche al clima. In
passato la maggior parte di questi suoli ospitava foreste miste di sclerofille sempreverdi, con
prevalenza di leccio, sughera e roverella; l’uso improprio del pascolo in foresta ed i numerosi incendi
subiti nel tempo hanno determinato una forte riduzione
delle formazioni vegetali e favorito
l’instaurarsi di processi erosivi diffusi, motivo per cui in alcuni casi il profilo pedologico risulta
troncato. Questi suoli rientrano nella VI e VII classe di capacità d’uso che evidenziano condizioni di
forti limitazioni d’uso dovute in parte alla elevata pietrosità e rocciosità e alla scarsa profondità del
profilo, in parte al concreto pericolo d’erosione, fattori questi che riducono il loro uso a pascolo, bosco
e riserve naturali o a scopo paesaggistico e precludono la possibilità di uno sfruttamento più
commerciale e produttivo.
Nella parte bassa del versante (unità 9), i suoli sono da poco a mediamente profondi altamente
permeabili e con un erodibilità elevata. L’erosione può essere mitigata con una opportuna regimazione
delle acque e con la conservazione ed il miglioramento della copertura vegetale. Nelle aree
morfologicamente più favorevoli e nei detriti di falda, ove i suoli raggiungono una maggiore
evoluzione e profondità, sono possibili con idonee sistemazioni idrauliche, colture erbacee e arboree
adatte all’ambiente. Attualmente tali aree nell’area di progetto sono terrazzate ed adibite ad orti. Questi
suoli rientrano nella classe VII, VI e IV di capacità d’uso che riduce la loro attitudine a conservazione e
ripristino della vegetazione naturale; a tratti colture arboree previa sistemazione dei versanti ed opere
per la regimazione dei deflussi
L’area di stretta pertinenza torrentizia (unità 8) è caratterizzata da suoli poco profondi a tratti con
rocciosità e pietrosità elevate e con forte pericolo di erosione. Questi suoli sono soggetti ad un continuo
ringiovanimento del profilo ed è quindi difficile la formazione di orizzonti diagnostici.
Si tratta di suoli con modesta ritenuta dell’acqua e la tendenza a raggiungere rapidamente la saturazione
idrica, che facilita l’asportazione delle particelle fini.
Questa tipologia di suolo appartiene alla classe VIII di capacità d’uso, nella quale l’unico uso
consigliato è il ripristino dell’ambiente naturale.
6.3. Caratteristiche geologiche del bacino del rio Figu Niedda
Nel bacino del rio Figu Niedda prevalgono in affioramento litotipi ascrivibili allo zoccolo intrusivo del
Permo-Carbonifero. Il basamento è caratterizzato essenzialmente da
granodioriti di tipo
monzogranitico in giacitura massiva che presentano una struttura olocristallina a grana, da media a
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
minuta, tendenzialmente inequigranulari; di colore variabile dal bianco al rosato nei termini più ricchi
di K-feldspato e bianco o molto chiaro nei termini ricchi di biotite o a due miche.
Al complesso cristallino sono associate intrusioni filoniane di tipo monzogranitico e granodioritico
rappresentate essenzialmente da micrograniti a cui si associano vene e filoni compositi (da acidi a
basici) impostati lungo le principali direzioni strutturali del settore.
Alle manifestazioni filoniane si associano filoni e dicchi tardo ercinici di rocce intrusive come filoni
basici, aplitici, pegmatitici, ed inclusi microgranulari che normalmente seguono direzioni strutturali
tipici dell’area: N-S, NW-SE e NE-SW.
La zona a grande scala è stata interessata da una serie di faglie riconducibili al Terziario, con direzioni
principali NW-SE che hanno determinato l’abbassamento del blocco orientale e una reincisione dei
rilievi con conseguente ringiovanimento morfologico dell'area, favorito anche dall’ aumento delle
precipitazione nel periodo interglaciale (Pluviale-Mindel). Questi movimenti hanno portato a quote più
elevate la cime e le parti del rilievo, favorendo in tal modo l’asportazione delle coperture regolitiche e
dei sabbioni silicei dalle sommità e dai fianchi nelle mutate condizioni climatiche. In tal modo le parti
del basamento granitico ancora sane ed inalterate hanno formato domi rocciosi completamente privi di
detriti.
Le rocce all’interno del bacino sono contraddistinte da una serie di fratturazioni a cui si accompagna
un’arenizzazione che si spinge, con spessori variabili, sino al sottostante bed rock fratturato e alterato. I
processi fisico–chimici hanno portato col tempo
a una progressiva degradazione della roccia
originaria, con conseguente formazione di una sovrastante zona di alterazione che si è evoluta con la
disgregazione della roccia e formazione di detriti costituiti essenzialmente da ghiaie e
sabbie
grossolane, che hanno subito nel tempo il trasporto ed accumulo sottoforma di colluvium, in
corrispondenza del fondo valle o delle principali rotture di pendio. Tali depositi di versante, riferibili a
più antiche fasi erosive, sono spesso misti ad elementi lapidei subangolari con dimensioni che superano
raramente il decimetro, anche se inglobati, si posso rinvenire elementi che superano il mq. Il detrito di
falda è costituito da coltri più o meno estese, di potenza variabile, poggianti sul substrato granitico
alterato con soluzione di continuità spesso difficilmente definibile, talora con livelli discontinui
grossolani, qua e là subarrotondati, in giacitura pensile, in corrispondenza di tracce di antichi terrazzi
probabilmente di origine paleoalluvionale o paleodetritica.
All’interno del bacino, le porzioni di versante che presentano una maggior copertura dei prodotti
colluviali ed eluviali, sono stai artificialmente terrazzati da una serie di gradinate sostenute da muretti
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
a secco che allo stato attuale sono stati in parte destabilizzati dagli eventi climatici estremi e
dall’erosione spondale del torrente.
I depositi alluvionali in senso stretto ricoprono in modo discontinuo l’asta torrentizia che è impostata
essenzialmente sul basamento granitico differentemente alterato; i maggiori accumuli si estendono in
corrispondenza dei cambiamenti di acclività in cui l’energia idraulica del torrente è smorzata dalla
presenza di grossi blocchi lapidei trasportati o franati dai versanti in occasione di diversi eventi
gravitativi.
6.4. Lineamenti geomorfologici e processi erosivi
I processi geomorfologici che agiscono nel bacino del Rio Figu Niedda sono il prodotto
dell’interazione tra i processi legati all’azione torrentizia e ai processi di erosione che avvengono sulle
sponde o sui versanti in senso generale. Nella parte alta, dove le acclività sono relativamente inferiori e
dunque la forza di trasporto del solido è inferiore, le sezioni si presentano più aperte e con la presenza
sul letto di materiale alluvionale. Nel tratto più a valle, le sezioni sono più strette ed incassate in piccole
gole che denotano una forza erosiva delle acque dovuta alle forti acclività che favoriscono l’erosione
di fondo ed una minore selezione dei materiali trasportati.
Il tratto di torrente analizzato, presenta un’alta acclività di circa 30° ed è caratterizzato da un unità
morfologica di tipo Step pool. Lo spazio tra uno step ed il successivo, è occupato dalle pool che sono
composte da materiale più fine o da tratti in roccia contraddistinti dall’assenza, in modo discontinuo, di
un letto alluvionale. Sebbene limitate quantità di materiale possano essere momentaneamente
accumulate nelle occasionali buche, o a monte di locali ostruzioni della corrente, il volume di sedimenti
è nel complesso limitato o assente. Piccole unità morfologiche sono date da riffles, le quali sono tratti
in cui la corrente è modificata da locali instabilità e piccoli salti idraulici, in corrispondenza degli
elementi di scabrezza del fondo.
Il bacino del Rio Figu Niedda è caratterizzato da versanti con valori delle pendenze che dimostrano
che il rilievo è lontano dalle condizioni di maturità morfologica e dunque soggetto ad ulteriori fasi
evolutive, tipiche dei rilievi morfologicamente giovani, che danno origine a coltri detritiche
superficiali. Lungo il versante, come si è verificato nel dicembre 2004, le elevate precipitazioni
meteoriche, hanno favorito l’asportazione d’ingenti masse di materiale (colate di terra, detriti e grossi
massi e parte del regolite granitico) sia incanalato che non incanalato che poi hanno confluito come
colata detritica all’interno del canale del Rio Figu Niedda.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Nella parte bassa del bacino, il flusso detritico si è arricchito dei materiali provenienti dalle incisioni
concentrate e diffuse lungo i versanti, ma soprattutto da quelli derivanti dall’ erosione del fondo e delle
sponde del canale, in parte composte dai terrazzamenti agricoli che sino quel momento occupavano le
aree di diretta pertinenza del processo torrentizio. In quest’ultimo tratto d’alveo, le sponde presentano
le tracce dell’erosione dovute al flusso di piena che ha prodotto una forte incisione sub-verticale.
La colata si è rapidamente incanalata nel rispettivo compluvio, dando luogo ad un intenso processo di
erosione delle sponde e del fondo del torrente, al quale sono conseguiti fenomeni di crollo delle
sponde, e processi di destabilizzazione dei fianchi e progressivo sviluppo delle colate detritiche.
In questo modo enormi quantità di apporti detritici sono confluiti nell’alveo, andando ad incrementare
fortemente il carico solido del corso d’acqua che, intasando direttamente a valle l’attraversamento sulla
via Deffenu, ha generato una propagazione del flusso detritico al di fuori del canale artificiale scoperto,
che prosegue verso l’abitato; ciò ha causato fenomeni di rigurgito che hanno deviato il deflusso in
superficie con conseguente esondazione del torrente lungo le strade urbane e impatto diretto su
numerose abitazioni.
6.5. Idrografia e Idrogeologia
Il reticolo idrografico costituito dai torrenti Rio S’Arrescotu, Bau Argili, Bau Porcus e Figu Niedda è
caratterizzato da compluvi di lunghezza piuttosto modesta (compresa fra 700 e 1200 m), con acclività
medie dell’ordine del 30% comprese tra quota 500 e 1200 m s.l.m.. I relativi bacini imbriferi, anche se
di estensione modesta, si caratterizzano per la rapidità di trasformazione degli afflussi in deflussi e
quindi per tempi di corrivazione assai ridotti, che portano alla formazione di piene repentine con
portate contraddistinte da elevate velocità.
Il bacino del rio Figu Niedda sino alla via Deffenu comprende un area di 0,2805 km2 che si sviluppa su
versanti che presentano mediamente una pendenza del 30%. L’asta principale presenta una lunghezza
di 0,97 km ed una pendenza media di 15°. In particolare si osserva che il rio è caratterizzato da un
profilo, nella parte alta, pressoché concavo-rettilineo, mentre alla quota di 825 m s.lm. il profilo diventa
convesso con
acclività maggiori che determinano una condizione predisponente ai fenomeni di
dissesto idraulico/o gravitativo. In generale il profilo longitudinale rivela alte pendenze che
determinano alte velocità del deflusso.
Nel bacino del Rio Figu Niedda la permeabilità dei terreni varia localmente in funzione delle
condizioni geologiche-strutturali. L'andamento disomogeneo delle caratteristiche geomeccaniche della
formazione granitica, caratterizzata da nuclei ad intensa alterazione che si alternano a volumi di roccia
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
più omogenei con un migliore comportamento fisico-meccanico, può essere ricercata nel particolare
andamento della circolazione idrica superficiale e subsuperficiale, legata essenzialmente al grado di
fratturazione dell'ammasso roccioso. La circolazione idrica sotterranea in loco è da ritenersi legata solo
alla coltre di alterazione e alle fratture beanti che interessano i primi metri di profondità.
La circolazione si esprime con la saturazione stagionale, delle parti più fratturate e alterate della roccia.
Nel complesso quindi, il basamento granitico può consentire una modesta circolazione idrica soltanto
nell’immediata prossimità della superficie, dove le fratture sono allentate. Inoltre sul granito inalterato,
la copertura vegetale e lo spessore del suolo sono minimi per cui anche la possibilità di ritenuta e di
successiva infiltrazione dell’acqua meteorica è molto scarsa.
Queste caratteristiche di permeabilità congiuntamente alle le condizioni litologiche e
morfologiche, costituiscono un insieme di variabili sfavorevoli alla ritenzione delle acque meteoriche,
mentre hanno favorito nel tempo processi erosivi che si innescano in concomitanza degli eventi
meteorici eccezionali nel bacino.
6.6. Inquadramento vegetazionale dell’area
Lo studio della componente vegetale di un ecosistema (unità territorialmente separata e relativamente
omogenea formata dalla componente biotica e da quella abiotica le cui interazioni danno origine ad un
sistema stabile) ci permette di valutare la composizione floristica individuando all’interno della
comunità in esame la diversità delle specie, ovvero la biodiversità.
I dati sulla vegetazione presente nell’area di intervento si sono ottenuti attraverso ricerca bibliografica e
indagine diretta in campo.
Dal punto di vista fitoclimatico l’area rientra nel Lauretum II tipo, sottozona fredda . Ad esclusione
delle aree montane più elevate, nell’area oggetto di studio è possibile rilevare la serie sarda, neutroacidofila, meso-mediterranea della quercia di Sardegna. Il “climax” vegetazionale è rappresentato da
micro-mesoboschi dominati da latifoglie decidue e semidecidue, con strato fruticoso a basso
ricoprimento e strato erbaceo costituito prevalentemente da emicriptofite scapose o cespitose e geofite
bulbose.
Seguendo l’inquadramento delle serie di vegetazione contenute nel PFAR si ritrova la serie SA22:
Serie sarda, neutro-acidofila, mesomediterranea della quercia da Sardegna (Ornitholago pyrenaiciQuercetum ichnusae).
Fisionomia, struttura e caratterizzazione floristica dello stadio maturo:
SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE DEL RIO FIGU NIEDDA - VILLAGRANDE STRISAILI
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
micro-mesoboschi dominati da latifoglie decidue e semidecidue, con strato fruticoso a basso
ricoprimento e strato erbaceo costituito prevalentemente da emicriptofite scapose o cespitose e geofite
bulbose. Rispetto agli altri querceti sardi sono differenziali di questa associazione: Quercus ichnusae,
Q. dalechampii, Q. suber, Ornitholagum pyrenaicum. Sono taxa ad alta frequenza Hedera helix subsp.
helix, Luzula forsteri, Viola alba subsp. dehnhardtii, Brachypodium sylvaticum, Clematis vitalba, Q.
ilex, Rubia peregrina, Carex distachya, Rubus gr. ulmifolius, Crataegus monogyna, Pteridium
aquilinum subsp. aquilinum, Clinopodium vulgare subsp arundanum. Oltre alla subassociazione tipica
Cytisetosum villosi, è presente la subassociazione Ilicetosum aquifolii a contatto con aree a bioclima
submediterraneo, che si differenzia per la presenza di Ilex aquifolium, Teucrium scorodonia, Sanicula
europaea, Poa nemoralis, Q. congesta e Malus sylvestris.
Stadi della serie
Sono presenti mantelli attribuibili all’alleanza Pruno-Rubion, mentre gli arbusteti di sostituzione
ricadono nella classe Cytisetea scopario-striati. Gli orli sono rappresentati da formazioni erbacee
inquadrabili nell’ordine Geranio purpurei-Cardaminetalia hirsutae. L’eliminazione della copertura
forestale e arbustiva, specie in aree di altopiano, ha favorito lo sviluppo di cenosi erbacee delle classi
Poetea bulbosae, Molinio arrhenatheretea e Stellarietea mediae.
Serie minori accessorie
Boschi mesofili di Laurus nobilis
6.7. Vegetazione attuale
La situazione mostra una forte antropizzazione del territorio. Le sponde del fiume Rio Figu Niedda a
monte della strada comunale risultano in gran parte occupate da coltivi mentre a valle, a ridosso di Via
Deffenu, le sponde sono circondate da unità abitative appartenenti al Comune di Villagrande.
Nell’area oggetto d’intervento la componente arborea più rappresentativa è il leccio associato a diversi
esemplari di fico (Ficus carica L.) distribuiti prevalentemente a ridosso delle sponde. Tra le specie
erbacee ed arbustive rampicanti ritroviamo il Rovo comune (Rubus ulmifolius), l’Edera (Hedera helix),
il Finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), la Cardogna comune (Scolymus hispanicus), la Bietola
comune (Beta vulgaris), Camomilla fetida (Anthemis cotula), Enula viscosa (Inula viscosa), Cicoria
comune (Cichorium intybus L.), Carota selvatica (Daucus carota), il Malvone maggiore (Lavatera
maggiore), l’Avena selvatica (Avena factua), il Papavero comune (Papaver Rhoeas L.), la Veccia
SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE DEL RIO FIGU NIEDDA - VILLAGRANDE STRISAILI
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
(Vicia cracca L.), il Verbasco a calandro (Verbascum pulverulentum Vill.). La maggior parte delle
specie erbacee ritrovate sono tipiche di zone incolte, aree degradate, bordi stradali, prati.
Foto n.1 - alveo del Rio Figu Niedda visto dalla via Deffenu
6.8. Fauna
Per ciò che attiene la fauna sarda, l’origine dell’attuale popolamento faunistico può essere ascritto a tre
distinte fasi: la prima riferita al Miocene superiore (Messiniano), la seconda risalente alle ultime
glaciazioni del Quaternario e la terza attribuita alle introduzioni in tempi preistorici e storici ad opera
dell’uomo. Ognuna di queste fasi ha influenzato notevolmente la caratterizzazione delle specie presenti
nel territorio. Un tempo su tutta l’Isola era presente quasi sicuramente una fauna superiore, ricca e
varia. L’eccessiva antropizzazione, gli incendi frequenti, il bracconaggio, l’utilizzo di pratiche agricole
invasive e poco attente al territorio, hanno influenzato negativamente sulla qualità e sulla quantità della
SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE DEL RIO FIGU NIEDDA - VILLAGRANDE STRISAILI
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
fauna un tempo presente. La frammentazione del territorio in concomitanza con altri fattori ha portato
all’isolamento di alcune specie che nel corso degli anni hanno subito un decremento sempre più
importante della popolazione portando la stessa all’estinzione. Lo studio della composizione faunistica
di un territorio è molto importante e necessario in quanto ci permette di avere una visione chiara della
fisionomia dell’area oggetto di studio, le condizioni climatiche e l’influenza antropica; altresì le
variazioni che in essa intervengono riflettono le variazioni nella struttura del paesaggio (distruzione
degli ecosistemi, alterazioni, modificazione strutturale degli stessi, scomparsa di alcuni elementi
importanti per l’equilibrio del sistema).
Dati relativi ai mammiferi, rettili, anfibi e uccelli
Il territorio su area vasta è circondato da una superficie boscata dove predomina quasi esclusivamente il
leccio (Quercus ilex) con un sottobosco povero di specie e con copertura molto bassa. tipico di questa
formazione. I dati sulla fauna sono stati desunti da rilievi condotti sul campo, dallo studio del territorio
e delle sue peculiarità e da informazioni bibliografiche.
All’interno dell’area boscata la fauna è abitata esclusivamente da specie forestali. Tra gli uccelli sono
sicuramente presenti il Piccione selvatico Columba livia, il Colombaccio Columba palumbus, il Cuculo
Cuculus canoris, il Barbagianni Tyto alba, l’Assiolo Otus scops, il Picchio rosso maggiore Picoides
major, il Pettirosso Erithacus nubecola, la cinciarella e la cinciallegra Parus coeruleus e P. major, il
fringuello Fringilla coelebs, il Verzellino Serinus serinus, il Cardellino Carduelis chloris, la Ghiandaia
Garrulus glandarius , la Passera sarda - Passer hispaniolensis, Merlo Turdus merula, Tordo comune
Turdus philomelos. Tra i rapaci è da segnalare la presenza delle Poiana Buteo buteo, del Gheppio Falco
tinnunculus, la civetta Athene noctua. Fra i mammiferi sono invece segnalati il Cinghiale Sus scrofa, la
Donnola Mustela nivalis boccamela, la Volpe Vulpes vulpes ichnusae
Al bordo del bosco prevalgono specie arbustive con fauna tipica di queste formazioni quali:
l’Upupa Upupa epops, lo Scricciolo Troglodytes troglodytes, il Saltimpalo Saxicola torquata, il Merlo
Turdus merula, Testuggini terrestri Testudo hermanni e T. marginata, le lucertole Podarcis tiliguerta e
Podarcis sicula, le Magnanine Sylvia sarda e Sylvia undata.
Nelle zone aperte dove la pressione antropica si fa più marcata si osservano l’Allodola comune Alauda
arvensis, il Beccamoschino Cisticola jundicis, lo Strillozzo Miliaria calandra.
Checklist della fauna (ad eccezione dei Chiroptera):
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
RETTILI
Testuggine greca – Testudo greca - Dir. CEE 43/92 All. B,D; Legge
Regionale 29 luglio 1998, n° 23
Testuggine di Hermann – Testudo hermanni - Convenzione di Berna
(legge 503/1981, allegato II); Dir. CEE 43/92 All. B, D; Legge Regionale
29 luglio 1998, n° 23
Lucertola tiliguerta – Podarcis tiliguerta tiliguerta - Convenzione di
Berna (legge 503/1981, allegato III); Legge Regionale 29 luglio 1998, n°
23
UCCELLI
Colombaccio – Colomba palumbus ghigni - DIR. CEE 409/79, All. II/1
Tordo bottaccio – Turdus philomelos philomelos
Merlo – Turdus merula merula - Convenzione di Berna (legge 503/1981,
allegato III); Dir. CEE 79/409 All. II/2
Ghiandaia – Garrulus glandarius ichnusae - DIR. CEE 4 09/79, All. II/2
Picchio rosso maggiore – Dendrocopus major harterti - Convenzione di
Berna All. II, L.R.23/98
Passera sarda - Passer hispaniolensis- Convenzione di Berna All. III
Cinciallegra sarda – Parus major ecki - Convenzione di Berna (legge
503/1981, allegato II)
Scricciolo – Troglodytes troglodytes - Convenzione di Berna (legge
503/1981, allegato II); Dir. CEE 79/409 All. I
Magnanina sarda – Sylvia sarda - Convenzione di Berna, All. II; DIR.
CEE 409/79, All. I
Magnanina – Sylvia undata - Convenzione di Berna, All. II; DIR. CEE
409/79, All. I
Poiana– Buteo buteo - Convenzione di Berna, All. III; L.R.23/98
Gheppio –Falco tinnunculus- Convenzione di Berna, All. II; L.R.23/98
Civetta – Athene noctus - Convenzione di Berna (legge 503/1981,
allegato II)
Barbagianni – Tyto alba - Convezione di Berna All. II
Assiolo – Otus scops - Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato
II)
Beccaccia – Scolopax rusticola
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
MAMMIFERI
Cinghiale – Sus scrofa meridionalis - L.R. 23/98. E’ una specie
cacciabile
Lepre – Lepus capensis maditerraneus - Convenzione di Berna (legge
503/1981, allegato III); L.R. 23/98. Specie cacciabile
Coniglio – Oryctolagus cuniculus huxleyi - L.R. 23/98 (Specie
cacciabile).
Volpe - Vulpes vulpes ichnusae
Donnola – Mustela nivalis boccamela - Convenzione di Berna (legge
503/1981, allegato III)
Topo selvatico – Apodemus sylvaticus dicrurus
Riccio – Erinaceus europaeus italicus - Convenzione di Berna (legge
503/1981, allegato III); Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23
Tabella n.1 – Elenco generale della fauna presente nell’area oggetto di studio
6.9. Paesaggio
L’area di intervento è caratterizzata dal connubio di elementi naturali ed elementi fortemente
antropizzati. Boschi naturali di leccete occupano tutto il settore a monte, a valle nell’area golenale del
Rio Figu Niedda sono presenti una serie di terrazzamenti agricoli che confinano con le prime
abitazioni. A causa della morfologia aspra ed acclive del territorio, per aumentare la superficie
agricola, lungo il versante sono stati eseguiti una serie terrazzamenti, che hanno cambiato i suoi
connotati naturali, trasformandolo in un sistema seminaturale. Nel Rio Figu Niedda, queste superfici
terrazzate sono presenti a diverse quote e sono delimitate con dei muretti a secco e sfruttate in
prevalenza per le colture orticole. Questi terrazzamenti oltre ad avere una valenza socio culturale, nel
tempo hanno agito come sistema di controllo dall’erosione dei versanti.
Le opere previste negli interventi (gabbionate, scogliere) che hanno la finalità di mettere in sicurezza
l’abitato avranno anche il ruolo di ricostruire e stabilizzare i terrazzi che in seguito all’evento
alluvionale sono stati danneggiati.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Foto n. 2 - Particolare dei muretti a secco dei terrazzamenti danneggiati dall’alluvione
6.10. Assetto territoriale e socio econominco
L’inquadramento territoriale e socio-economico è un valido strumento per valutare i benefici che la
realizzazione del progetto potrebbe apportare alle popolazioni residenti e non solo.
Il comune di Villagrande Strisaili conta circa 3750 abitanti e si estende per una superficie di 210,80
kmq. Le attività di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini,
caprini, suini, bovini ed equini; e l’agricoltura, in particolare l’olivicoltura, la viticoltura e la
frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando una discreta attivita` industriale nel settore
alimentare e in quelli della produzione dell’energia elettrica e dell’edilizia.Parte dell’attività agricola
che incide sul reddito delle famiglie, è concentrata nell’intorno dei torrenti che attraversano il paese.
Per questa attitudine storica , nel tempo si è venuto creare, un paesaggio con superfici terrazzate adibite
prevalentemente ad orti.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
7. ANALISI MATRICALE DEGLI IMPATTI
Le interazioni delle azioni progettuali sul sistema ambientale vengono chiaramente visualizzate nelle
seguenti matrici che distinguono le azioni in temporanee, poiché legate alla fase di realizzazione degli
interventi, e permanenti, ossia conseguenti alla fine dei lavori e dunque all’esercizio. L’analisi degli
impatti è stata effettuata sulla base delle oggettive modificazioni operate dalle Azioni sulle Componenti
considerate
7.1. Descrizione della scala degli impatti
Per l’identificazione e valutazione degli impatti derivanti dal progetto descritto si è proceduto
all’identificazione delle componenti che potrebbero essere influenzate, negativamente e/o
positivamente, dalla realizzazione del progetto per poi definire con maggiore dettaglio l’entità di tale
influenza.
Le componenti individuate sono:
AMBIENTE FISICO
- Qualità dell’aria (Inquinamento atmosferico- Inquinamento acustico)
- Idrologia (sistema idrico superficiale e sotterraneo)
- Geologia (geomorfologia – asportazione di suolo)
AMBIENTE NATURALE
- Flora (vegetazione fluviale)
- Fauna (influenza sulla etologia locale)
AMBIENTE ANTROPICO
- Assetto socio economico (effetti socio-economici)
- Patrimonio (aspetti estetico-visuali, gabbionate e scogliere e Briglia frangicolata)
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31
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
7.3. Identificazione e quantificazione degli impatti negativi e positivi
7.3.1.Qualità dell’aria
Per quanto riguarda gli impatti sulla qualità dell’aria generati dalle operazioni di cantiere di rilevanza
significativa saranno certamente le operazioni di installazione, presenza e smantellamento del cantiere
sia in termini di inquinamento da polveri, sia in termini di inquinamento acustico.
Inquinamento atmosferico
Le interferenze che si possono generare su questa componente in fase di realizzazione dell’opera di
progetto, sono sostanzialmente connesse alla produzione di polveri dovute ai movimenti di terra
previsti; inoltre, in misura minore, possono doversi considerare le emissioni di fumi e gas di
combustione da parte dei mezzi pesanti circolanti in ingresso, uscita e nell’area del cantiere.
Considerando che tali emissioni saranno concentrate in un periodo di tempo limitato, è possibile
affermare che l’impatto che generano risulta accettabile e non arreca alcuna perturbazione significativa
all’ambiente esterno; si deduce pertanto che l’impatto dovuto alle azioni temporanee riguardo le
emissioni in atmosfera si può considerare di valore negativo Basso in fase di cantiere , mentre in fase di
esercizio l’impatto è Nullo.
Al fine di limitare le emissioni in atmosfera, sono comunque previste le seguenti azioni:
-
Lavaggio dei pneumatici all’uscita delle aree di cantiere;
-
Copertura dei mezzi con teli in momenti di particolare ventosità;
-
Limitazione della velocità dei mezzi e nella loro movimentazione (tale limitazione consente
anche di rientrare nelle condizioni di minima emissione di rumore).
Inquinamento acustico
In generale per ogni fase di cantiere si può evidenziare che l’impatto dovuto al rumore delle macchine
utilizzate varierà in linea di massima solo in base alla maggiore o minore durata temporale di una fase
rispetto ad un’altra.
I potenziali impatti relativi all’aspetto acustico si riferiscono alle emissioni sonore delle macchine
operatrici utilizzate per lo scavo e la movimentazione del materiale in cantiere (disgaggio e
riposizionamento dei massi, costruzione della briglia)
Si può dedurre che l’attività di cantiere, per quanto sia caratterizzata da rumori non costanti, costituisca
comunque un impatto non trascurabile per i ricettori potenziali, per quanto prevalentemente limitato
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32
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
alle ore diurne; è comunque limitata a pochi mesi. L’impatto determinato dal rumore causato dal
cantiere risulta essere Basso e si annulla alla fine degli interventi.
In fase di esercizio non si prevedono invece rilevanti emissioni sonore, se non durante le periodiche
attività di manutenzione.
Per adeguare le esigenze del cantiere con i quotidiani usi degli ambienti confinanti (abitazioni) si
seguiranno inoltre le seguenti accortezze:
-
Il cantiere si doterà di tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni sonore, sia con
l’impiego delle più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive CE in materia di
emissione acustica ambientale, che tramite idonea organizzazione dell’attività;
-
Sarà data preventiva informazione alle persone potenzialmente disturbate dalla rumorosità del
cantiere su tempi e modi di esercizio, su data di inizio e fine dei lavori.
7.3.2. Idrologia
Sistema idrico superficiale e sotterraneo
Come ampiamente descritto nei paragrafi precedenti le caratteristiche
di
permeabilità
congiuntamente alle le condizioni litologiche e morfologiche, costituiscono un insieme di variabili
sfavorevoli alla ritenzione delle acque meteoriche. Le operazioni di messa in opera delle gabbionate e
della briglia comporteranno lo scavo superficiale delle sponde e dell’alveo e si ritiene che non ci sarà
una interferenza diretta sia con le acque superficiali che sotterranee. L’interazione tra opera e acque
sotterrane non apporterà un cambiamento e/o una interruzione di flusso delle acque sub-superficiali,
infatti, la natura costruttiva delle gabbionate assicura una alta permeabilità che permette di non
interrompere o impedire il flusso delle acque che convergono verso l’alveo. Gli interventi previsti in
fase di cantiere non apporteranno modifiche sul regime e sulla modalità di flusso del sistema idrico
sotterraneo e superficiale per cui si può ipotizzare un impatto Nullo.
In fase di esercizio le opere hanno un effetto molto importante sulle variazioni morfologiche del
sistema idrico superficiale e sul controllo del fenomeno del trasporto solido che aggrava le criticità
idrauliche esistenti. Considerando le ragioni che hanno motivato la progettazione degli interventi si
intuisce che il fenomeno del trasporto solido di massa non può che essere fortemente controllato
dall’insieme degli interventi previsti. Si tratta infatti di opere che, intercettano, contengono e
trattengono parte del detrito che potrebbe essere preso in carico da una potenziale colata detritica.
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33
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
La sistemazione idraulica avrà il ruolo Positivo nel contenere gli eventi di piena e dunque mettere in
sicurezza l’abitato e le infrastrutture da potenziali dissesti idrogeologici.
Gli interventi che apportano i maggiori benefici sul sistema idrografico superficiale sono le opere
trasversali e longitudinale previste in progetto. Esse infatti mitigano gli effetti erosivi e la funzionalità
idraulica senza alterarne il regime idrologico naturale. Anche il risanamento dei terrazzamenti
contribuirà in positivo a limitare i processi erosivi dei versanti.
7.3.3. Geologia
Geomorfologia
La presenza di evidenti fenomeni di dissesto idrogeologico in atto comporta di per se un impatto
negativo non trascurabile sulla componente geologica e geomorfologica. D’altra parte anche elementi
di origine antropica come le superfici terrazzate adibite ad orti poste in parte nella aree di pertinenza
torrentizia, contribuiscono all’aumento del rischio idrogeologico.
In fase di cantiere, durante le operazioni di disgaggio massi, costruzione delle gabbionate e della
briglia frangicolata, si prevede un impatto Moderato sull’assetto geologico e geomorfologico del
versante, dovuto alle temporanee condizioni di
instabilità dei versanti e dei fronti di scavo già
compromessi dal dissesto in atto.
In fase di esercizio si prevede che il complesso delle opere in progetto avrà una ricaduta globalmente
positiva per quanto riguarda la componente geologia. Si stima infatti che le opere di sistemazione
idraulica esplicheranno un’azione indubbiamente positiva sia in termini di controllo delle dinamiche
geomorfologiche sia in termini di stabilizzazione di sponde e versanti. Per le stesse ragioni, anche la
sistemazione delle sponde, avrà effetti decisamente positivi, sia per il controllo di azioni di
modellazione morfologica attualmente in accelerazione, sia per gli effetti di stabilizzazione del
versante, che a seguito delle intense attività erosive, dimostra una tendenza ad evolvere in fenomeni di
instabilità di massa. Si prevede dunque che le opere di sistemazione delle sponde e le opere di
contenimento delle colate detritiche esplicheranno un’azione indubbiamente Positiva per quanto
riguarda l’assetto geomorfologico e geologico.
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Asportazione di suolo
I movimenti di terra e l’asportazione di suolo risultano limitati alla realizzazione delle opere .
Gli scavi per la messa in opera delle fondazioni delle gabbionate e della briglia, porteranno limitate
modifiche all’assetto morfologico naturale dell’alveo senza indurre situazioni di instabilità geologica e
geotecnica. Al termine dei lavori, si provvederà al ripristino del luogo, attraverso un intervento di
rinaturalizzazione, con terreno commisto a sementi di miscuglio di essenze autoctone. L’impatto su tale
componente in fase di esecuzione lavori è considerato Moderato mentre in fase di esercizio sarà Nullo
7.3.4. Flora
Asportazione copertura vegetale
Quando si eseguono lavori di sistemazione idraulica va posta particolare attenzione alle modalità e alla
quantità di vegetazione asportata necessaria per l’esecuzione dei lavori.
Nella fase di cantiere gli impatti sono dovuti principalmente al taglio della vegetazione erbacea e
qualche arbusto per la sistemazione delle sponde e della pista necessaria per realizzazione degli
interventi. L’impatto generato dalla realizzazione della pista necessaria per le opere di cantiere e per gli
interventi manutenzione, sarà minimo. Qualora si incontrassero durante i lavori specie arbustive di
particolare pregio naturalistico, le stesse, laddove possibile, saranno preservate dal taglio.
La vegetazione presente in prossimità del corso d’acqua è composta soprattutto da specie erbacee e
qualche esemplare arboreo ed arbustivo. La sistemazione dei versanti prevede l’asportazione della
vegetazione presente. Anche in questo caso saranno preservate dal taglio, se presenti, le specie di
particolare pregio naturalistico e si provvederà altresì al taglio delle specie alloctone ed invasive. Si
attuerà inoltre il rinverdimento delle gabbionate utilizzando rigorosamente specie erbacee ad elevato
potere aggrappante e specie arboree ed arbustive autoctone e consone alla vegetazione potenziale
dell’area. Le aree di sosta e di accumulo temporaneo dovranno ricadere su zone degradate nelle quali la
copertura vegetale è limitata. Nel caso in cui sia necessaria l’asportazione di alcune specie arboree ed
arbustive per la sistemazione degli argini si provvederà all’asportazione delle stesse che dovranno
essere reimpiantati in un’altra zona idonea, dopo aver valutato attentamente tutte le misure adeguate
per rendere minimo l’impatto.
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35
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Il ripristino della vegetazione erbacea avrà luogo spontaneamente già al termine dell’esecuzione dei
lavori. Per quanto attiene il ripristino delle componenti arbustive, il tempo necessario sarà quello tipico
di crescita di ogni singola specie. Il periodo di messa a dimora delle piante, qualora si scelga di
utilizzare talee o fitocella, sarà diverso e, comunque, dovrà avvenire in autunno e in primavera. Si
consiglia inoltre, al fine di evitare un’eccessiva monotonia, l’impianto di più specie vegetali.
Tutto il materiale di propagazione utilizzato per la sistemazione degli argini dovrà provenire da ecotipi
locali (Piano Forestale Ambientale).
Sarà necessario un censimento periodico per verificare lo stato di salute delle piante messe a dimora e,
se opportuno, provvedere al reimpianto di esemplari malati.
I lavori dovranno essere seguiti obbligatoriamente da un esperto (biologo, agronomo, forestale, dott.
Scienze ambientali ecc.).
7.3.5. Fauna
Influenza sull’etologia della fauna locale
L’area oggetto di studio si trova nelle immediate vicinanze del centro abitato di Villagrande e confina
con terreni perlopiù adibiti a coltivi. La fauna presente ospita specie che si adattano al disturbo
antropico e altre che risiedono nelle zone ecotonali.
Gli impatti generati durante la fase di esecuzione dei lavori sono dovuti perlopiù al rumore e alla
presenza continua di operai e mezzi necessari per la sistemazione delle sponde e la successiva messa in
opera dei gabbioni. Si tratta di un impatto minimo e reversibile circoscritto alla sola esecuzione dei
lavori.
Durante la fase di esercizio il rinverdimento delle sponde con specie vegetali autoctone permette di
creare un piccolo corridoio ecologico utilizzabile dalle specie faunistiche come rifugio o sosta
temporanea.
L’impatto, considerata la situazione attuale dell’area, è da ritenersi positivo.
7.3.6. Paesaggio
Aspetti estetico-visuali
Durante la realizzazione degli interventi (fase di cantiere) si valuta che si possa avere un impatto
temporaneo (Moderato) generato dagli scavi, dalla movimentazione del terreno e dal transito di mezzi
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36
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
pesanti. Si sottolinea tuttavia che la durata complessiva della fase di costruzione sarà complessivamente
di circa 6 mesi.
Per poter meglio verificare l’inserimento dell’opera in fase di esercizio ci si è aiutati con
fotosimulazioni (vedi allegati) dagli unici punti di possibile percezione degli stessi in modo da:
- rappresentare la porzione di territorio visivamente interessata dall’intervento;
- analizzare e descrivere la forma e gli elementi visivi che caratterizzano il territorio interessato
dall’intervento allo stato attuale;
- valutare la “qualità” presente nella porzione di paesaggio considerato per il significato visivo di
particolari caratteri fisici;
- valutare la “vulnerabilità” del paesaggio temporanea o permanente, cioè la sua capacità ad accogliere
gli interventi proposti senza perdita delle sue qualità visuali e della quantità di informazioni presenti nei
segni esistenti.
Ovviamente a causa della fitta vegetazione e della morfologia dell’alveo, per la fotosimulazione ci si è
limitati all’unico punto visuale preso dalla strada sottostante (via Deffenu).
In fase di esercizio l’aspetto visuale del paesaggio sarà mutato dalla presenza delle opere trasversali e
longitudinali.
Gabbionate e scogliere
L’impatto visivo delle gabbionate e delle scogliere sarà temporaneo e limitato al tempo necessario per
la crescita delle essenze autoctone nei paramenti esterni..
Per rendere più regolare e naturale il profilo trasversale del torrente i muri di gabbionata oltre ad essere
rinverditi avranno un profilo smussato e dunque più armonioso nel contesto paesaggistico. (vedi
particolari di progetto). L’impatto in fase di esercizio sarà Basso
Briglia frangicolata
In fase di esercizio la presenza della briglia frangicolata rappresenta un elemento di disturbo nella
percezione del paesaggio naturale. Le tecniche costruttive della briglia non consentono di attuare delle
opere di rinverdimento sui paramenti esterni ma soltanto un placcaggio con pietra locale che consentirà
di inserire l’opera dal punto di vista cromatico ma non dal punto di vista estetico. Considerando che
l’impatto visuale è limitato solo alla percezione degli utenti che percorrono la strada (via Deffenu), in
quanto non vi sono altri punti di vista notevoli l’impatto in fase di esercizio sarà Moderato.
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37
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
7.3.7. Assetto Socio-economico
Effetti socio-economici
La sistemazione idraulica del tratto di torrente si identifica in linea generale come Posiiva su questa
componente. In modo particolare dopo la prima fase di realizzazione dell’intervento si potranno
ottenere dei benefici nelle condizioni di sicurezza dell’abitato e delle attività produttive. La strada
comunale sottostante l’area di intervento (via Deffenu) risentirà solamente di un aumento temporaneo
della circolazione dei mezzi per il trasporto dei materiali di scavo e delle macchine operatrici.
E’ da considerare che le opere si inseriscono in un piano generale di interventi finalizzati alla riduzione
del rischio idrogeologico, risulta pertanto evidente la valenza socioeconomica del progetto, la cui
realizzazione permetterà di ridurre significativamente il rischio idrogeologico. L’intervento andrà poi
completato con la realizzazione delle ulteriori opere a monte oggetto un altro finanziamento.
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38
7.3. Misure di mitigazione
In generale, si può affermare che il bilancio globale degli impatti ambientali è positivo, nel senso
che i benefici che si attendono dalla realizzazione degli interventi è superiore a quello degli aspetti
negativi; non si può nascondere che come in tutte le realizzazioni antropiche una o più delle
componenti ambientali interessate possono comportare aspetti critici che sono stati oggetto delle
misure di mitigazione.
Le misure di mitigazione sono state previste, sia nei confronti degli impatti connessi alla fase di
cantiere, sia nei confronti di quelli connessi alla fase di esercizio.
Per quanto attiene alla fase di cantiere è opportuno rimarcare che saranno preservate dal taglio le
specie di particolare pregio naturalistico e si provvederà altresì al taglio delle specie alloctone ed
invasive. Allo scopo di garantire un’adeguata minimizzazione dei quantitativi di polveri sospese
sarà necessario provvedere alla regolare annaffiatura dei terreni da scavare/movimentare. Per la
stessa ragione, anche la velocità di circolazione dei mezzi e delle macchine operatrici nell’area di
cantiere dovrà essere mantenuta al di sotto di idonei limiti di accettabilità. Per quanto riguarda le
emissioni sonore il cantiere si doterà di tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni
sonore, sia con l’impiego delle più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive CE in
materia di emissione acustica ambientale, che tramite idonea organizzazione dell’attività.
In fase di esercizio saranno adottate una serie di opere di mitigazione per inserimento paesaggistico
ed ambientale delle opere.
Per attenuare l’impatto visivo delle gabbionate e della pista di servizio, sarà previsto l’impianto con
specie autocnone allo scopo di consentire una migliore naturalizzazione dei volumi realizzati.
Considerando che l’impatto visivo maggiore sarà dato dalla presenza della briglia frangicolata, per
un miglior inserimento cromatico ed estetico con il contesto paesaggstico e per evitare la rapida
erosione del calcestruzzo da parte della sollecitazioni dovuto all’urto dell’acqua o dei detriti, su
entrambi i paramenti della facciata della briglia sarà realizzato un placcaggio con pietra locale. Alla
destra idraulica, vista l’assenza di opere di terrazzamento, la sponda sarà protetta con una gettata di
scogliera. Tale dispositivo potrà dare la possibilità di impiantare essenze vegetale che consentiranno
un parziale mascheramento del paramento di valle della briglia frangicolata.
Sono previste inoltre attività di controllo, monitoraggio e manutenzione della briglia frangicolata
con lo scopo di verificare l’efficacia delle azioni di progetto e garantirne il mantenimento nel
tempo.
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
8. METODOLOGIA ADOPERATA NEL CASO IN ESAME PER LA IDENTIFICAZIONE E QUANTIFICAZIONE
DEGLI IMPATTI
Il metodo di valutazione proposto per l’identificazione e la quantificazione degli impatti, prevede
l’utilizzo di una matrice di interazione ambientale, che specifica quanto una data azione influisce su
ciascun singolo parametro ambientale considerato (vegetazione, flora e fauna, paesaggio, suolo e
sottosuolo, idrologia ect.).
Attraverso la matrice si garantisce un’analisi flessibile, in grado di individuare, con semplicità e
sicurezza gli impatti che l’opera potrebbe esercitare sull’ambiente attraverso una chiave di lettura
chiara e semplice:
-
alla sinistra la matrice contiene i parametri ambientali significativi;
-
ai parametri sono associati gli indicatori ambientali più importanti;
-
sulla destra la matrice presenta l’identificazione e quantificazione degli impatti per ogni
singolo parametro, indicati attraverso una scala di colori rappresentanti la grandezza
dell’impatto.
Al fine di delineare un quadro completo della situazione nell’analisi degli impatti, si è tenuto conto
sia di quelli per i quali si prevedono ripercussioni negative sia di quelli che prevedibilmente
comporteranno benefici positivi.
Gli impatti sono stati identificati nella matrice in base al loro grado di intensità al quale
successivamente è stata associata con una scala cromatica con lo scopo di agevolare la lettura della
matrice stessa, rendendo immediatamente riconoscibile la tipologia di impatto.
40
SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE DEL RIO FIGU NIEDDA
(VILLAGRANDE STRISAILI)
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
La scala di riferimento per gli impatti è la seguente:
IMPATTI NEGATIVI
Impatto assente o particolarmente basso: Questa tipologia di impatto si verifica ogni
qual volta l’interazione tra il progetto ed il sistema ambientale non determina nessun
tipo di effetto o l’entità di questo è talmente bassa da poter essere definita trascurabile.
Impatto basso: Questa tipologia di impatto si verifica ogni qual volta dall’interazione
tra il progetto ed il sistema ambientale si determinano effetti che, pur essendo non
positivi, sono di natura temporanea. Questo tipo di impatto è legato alle specifiche
peculiarità del sistema ambientale, alla sua capacità di ripristinare le condizioni
possedute prima che si verificasse l’impatto stesso.
Impatto moderato: Questa tipologia di impatto si verifica ogni qual volta
dall’interazione tra il progetto ed il sistema ambientale si determinano effetti che
perdurano anche al termine dell’azione di disturbo. Anche questo tipo di impatto è
legato alle specifiche peculiarità del sistema ambientale, alla sua capacità di
ripristinare le condizioni possedute prima che si verificasse l’impatto stesso. Tuttavia,
essendo la natura degli impatti più intensa, questi non possono più essere definiti di
natura temporanea poiché, al cessate del disturbo, perdurano per un intervallo di tempo
più lungo.
Impatto alto: Questa tipologia di impatto si verifica ogni qual volta al crescere
dell’intensità degli interventi previsti del progetto, l’interazione dello stesso con il
sistema ambientale determina effetti notevoli. Per tale ragione, al fine di salvaguardare
l’ambiente è necessario intervenire con opportune misure di protezione poiché
diversamente, il sistema non riuscirebbe a ritornare alle condizioni originarie.
Impatto molto alto: Questa tipologia di impatto si verifica ogni qual volta l’intensità
degli interventi previsti del progetto, è tale che l’interazione dello stesso con il sistema
ambientale determina effetti elevati i quali, nonostante si adottino opportune misure di
salvaguardia e protezione, non riescono ad evitare la perdita di qualità.
Impatto Nullo
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SISTEMAZIONE IDRAULICO FORESTALE DELL’ASTA FLUVIALE DEL RIO FIGU NIEDDA
(VILLAGRANDE STRISAILI)
RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
IMPATTI POSITIVI
Impatto positivo assente o particolarmente basso: Questa tipologia di impatto si
determina quando l’intensità degli interventi è tale da determinare impatti positivi tali
da determinare ricadute che possono essere riscontrate ad una scala temporale, molto
breve e comunque sono tali da rendere limitata l’efficienza del progetto
Impatto positivo: Si determina quando l’intensità degli interventi è tale da determinare
impatti positivi tali da determinare ricadute che possono essere durature nel tempo nel
sistema ambientale considerato
Impatto molto positivo: Questa tipologia di impatto si verifica nel caso in cui la
realizzazione del progetto comporta ricadute molto positive nel sistema considerato sia
nell’ambito sociale che in quello economico atte a potenziare le attività economiche
esistenti o ad incentivare la nascita di nuove, favorendo così l’occupazione.
Essendo la natura e l’intensità degli impatti in fase di costruzione del progetto differente da quella
nella fase successiva alla realizzazione dello stesso, si è deciso di definire gli stessi in entrambi i
momenti.
Di seguito viene illustrata la matrice cromatica utilizzata per l’identificazione dei suddetti impatti:
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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI
Matrice di identificazione degli impatti
COMPONENTI
Fase di cantiere
Fase di esercizio
Formazione di polveri
ATMOSFERA
Rumore
Geomorfologia
GEOLOGIA
Movimentazione e asportazione
del suolo
IDROLOGIA
E
Acque sotterranee e superficiali
IDROGEOLOGIA
Asportazione copertura
FLORA
vegetale
Influenza sulla fauna locale
FAUNA
Impatto visivo delle
Gabbionate e scogliere
PAESAGGIO
Impatto visivo della
briglia frangicolata
COMPONENTE SOCIO
Influenza della componente
ECONOMICA
socio-economica
Impatto Nullo
Impatto assente o particolarmente basso
Impatto positivo assente o
Impatto basso
particolarmente basso
Impatto moderato
Impatto positivo
Impatto alto
Impatto molto positivo
Impatto molto alto
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