Le armi strane Incredibilmente, la guerra ha sempre portato dei miglioramenti nella vita di tutti i giorni perché permette in un breve lasso di tempo di mettere a disposizione degli scienziati ingenti quantità di denaro per aver la supremazia sui nemici. Se pensiamo al veloce sviluppo dell’aviazione, del motore a getto ed a reazione, le medicine, la maggior parte dei veicoli a motore e tanti altri, tutto questo in tempi normali avrebbe richiesto molte decine di anni in più. Nell’ambito di questi sviluppi, la sempre “bizzarra” mente umana e la necessità del momento di risparmiare sui costi di produzione in alcuni casi o per sopperire in maniera semplice ad una necessità del momento, hanno condotto a sviluppare strumenti di morte che andavano dai palloni incendiari, ai carri telecomandati, ai mortai a vapore, ai cannoni a vento, ai fucili a canna storta e tanti altri oggetti che andiamo a descrivere senza una logica precisa e sotto l’aspetto curioso della cosa. Nel gennaio 1942 un gruppo della resistenza francese inviò a Londra un messaggio da cui trapelava un certo stupore ed era paragonabile all’attuale avvistamento di un UFO:”Oggetti misteriosi di origine sconosciuta sono passati in cielo in zona dell’Ariège. Sembrano dischi bianchi dai quali pendono numerosi fili d’acciaio che sorreggono delle scatole gialle. Quando le si tocca esplodono. Potete fornirci qualche spiegazione??”. La spiegazione non fu data perchè i partigiani avevano avuto un contatto ravvicinato con un’arma segreta inglese. I Britannici, all’inizio del conflitto, non erano assolutamente preparati a difendersi dagli attacchi aerei tedeschi e nel corso della Battaglia d’Inghilterra, mentre i tedeschi bombardavano senza sosta l’isola, inventarono frettolosamente un sistema di mine aeree che avrebbero dovuto scompigliare le nutrite formazioni di Heinkel tedeschi. Uno di questi sistemi consisteva nel lancio verso l’alto di proiettili d’artiglieria o di razzi che trainavano un lungo filo d’acciaio a cui era attaccato un ordigno esplosivo. L’idea era di sparare questi proiettili verso la formazione nemica, il filo si sarebbe arrotolato intorno alle eliche degli aeroplani e la carica sarebbe esplosa. Churchill, onnipresente e sponsor del nuovo fantasioso congegno, partecipò ad una dimostrazione di efficienza del nuovo ordigno sulla corazzata Nelson, dove venne montata su una torre una postazione di razzi con filo esplosivo. La corazzata si trovava a Scapa Flow ed era comandata dall’ammiraglio Tovey che fu molto attento, considerando la presenza del primo ministro, a valutare molto bene che la prova riuscisse senza intoppi. I razzi furono sparati, ma come succede in tutti i “cartoni animati”(avete presente il coyote e bip bip), gli ufficiali britannici non avevano valutato la possibilità che ci fosse del vento. I razzi portarono i fili con le cariche esplosive sulle antenne radio della nave, attorcigliandosi come previsto per le eliche degli Heinkel tedeschi e deflagrando sulla nave. Per fortuna le cariche di esplosivo erano state ridotte ed i danni furono limitati. Nel silenzio che seguì la “brillante” dimostrazione, la voce secca di Churchill squarciò l’aria:”Mi sembra che ci sia qualcosa che non va in questa nuova arma”. Dopo qualche giorno arrivò dall’ammiraglio Torvey un ufficiale, per spiegargli il funzionamento dei razzi a filo. Questi razzi ispirarono la creazione della mina aerea e cioè di un pallone simile a quelli in uso per le rilevazioni metereologiche, a cui erano sospesi uno o più fili di acciaio arrotolati ad una bobina e terminanti con una bomba contenuta in una scatola gialla ed un paracadute. Il pallone veniva fatto alzare, un dispositivo comandava lo srotolamento del filo d’acciaio; quando l’aereo incappava nel filo il paracadute all’estremità faceva da resistenza, il filo si tendeva e la scatola gialla scivolava contro l’aereo esplodendo. Le mine avrebbero dovuto incrociare ad una quota tra i 4.200 ed i 6.000 metri ed avevano un dispositivo a tempo di autodistruzione che non funzionava quasi mai facendo girovagare senza meta l’ordigno e lasciando al fato la vittima. Il lancio più disastroso avvenne durante la grande incursione su Londra del 29 dicembre 1941, quando furono lanciati ben duemila palloni – mina. I palloni finirono ovunque: nei parchi, nelle fattorie, nei giardini di Buckingam Palace e distrussero tutto quello che trovarono. Fortunatamente le grandi incursioni aeree diminuirono e con grande felicità della popolazione inglese si parlò sempre meno dei campi minati nei cieli. Continua pag. 18 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Le armi strane Ma non solo i Britannici giocavano con i palloni, i caso dell’individuazione di un pallone in discesa. La Giapponesi nel Pacifico costruirono un’arma micidiale censura americana intervenne subito, nessuna inforche creò non pochi problemi agli Americani. Com’è mazione sui palloni doveva trapelare e la cosa funzionoto, dopo l’attacco giapponese di Pearl Harbour i nò. I Giapponesi caddero nel tranello del silenzio B.25 Mitchell del generale Doolitte lanciati incredibil- stampa e l’offensiva dei palloni cessò. Erano stati lanmente da una portaerei al largo del Giappone, attacca- ciati 9.000 palloni ed alla fine della guerra il generale rono Tokio. I Giapponesi furono veramente infastiditi americano Wilburn dichiarò che molti incendi erano da questa profanazione del loro territorio ed i tecnici, stati provocati in inverno e se l’offensiva fosse stata non avendo mai avuto il Giappone la disponibilità di continuata anche in estate i problemi sarebbero stati bombardieri strategici, si misero Carro L 35 lanciafiamme ( vedi pag.20) all’opera per trovare un’arma che potesse colpire il territorio metropolitano americano. L’arma fu pronta solo due anni dopo, ma era così efficace e così semplice che gli stessi ideatori ne furono sorpresi. Il pallone era costruito in più strati di pergamena incollati con adesivi vegetali e veniva fatto sollevare ad un quota di 9.000 metri dove ci sono correnti aeree che si dirigono costantemente verso gli Stati Uniti. Il pallone trasportava come zavorra 30 sacchetti di sabbia ed un dispositivo faceva sganciare i sacchetti ogni volta che il pallone veramente seri. Se l’offensiva non fosse terminata gli scendeva da quella quota, viceversa succedeva se il americani avevano già analizzato il contenuto dei sacpallone saliva sopra i 16.000 metri: il dispositivo face- chetti di sabbia di zavorra dei palloni ed avevano indiva uscire del gas. Il carico offensivo era costituito da viduato la fabbrica dei palloni preparandosi a bombardue bombe incendiarie e due esplosive che avrebbero darla. dovuto esplodere anche in caso di manomissione Anche le truppe sovietiche impiegarono armi insolite dell’oggetto. Calcolato a priori il tempo necescontro i Tedeschi ed in particolare sario per arrivare negli Stati Uniti il dispositivo contro i loro carri armati. La nuova faceva uscite il gas ed iniziava la discesa delle arma fu studiata per far fronte alla bombe. L’obiettivo dei Giapponesi era di propenuria di armi anticarro efficaci a vocare enormi incendi nelle foreste togliendo disposizione dell’Armata Rossa agli americani materie prime e risorse per speall’inizio del conflitto. La bottiglia gnere gli incendi. I primi 200 palloni vennero Molotov fu una di queste. La bottilanciati due anni dopo l’incursione su Tokio ed glia conteneva un liquido incendiaogni 3 palloni esplosivi venne lanciato un palrio molto denso che un detonatore lone in seta gommata con un impianto radio per infiammava nel momento in cui poter seguire il volo ed accertarsi della fine dei colpiva il carro. Il liquido denso palloni. I palloni in seta che i Giapponesi penpenetrava negli interstizi del carro savano fossero più affidabili finirono tutti in ed incendiava i liquidi sempre premare ed i giapponesi non provarono mai senti sui motori. I russi in quel peril’efficacia dell’arma. Gli Americani iniziarono odo stavano vivendo una situazione a insospettirsi quando recuperarono in mare il primo di panico e tutto era difficile da realizzare, quindi, pallone e successivamente riuscirono a farne atterrare anche le bottiglie Molotov furono prodotte in quantiuno intero che, per un difetto di fabbricazione, non era tà insufficienti per i reparti che dovettero arrangiarsi esploso. La preoccupazione degli Americani era che i anche con soluzioni alternative improvvisate sul Giapponesi potessero diffondere anche batteri e malat- campo di battaglia. tie infettive: per questo venne organizzata una mobili- Continua pag. 19 tazione generale di medici, corpi antincendio ed addirittura paracadutisti che dovevano essere lanciati in CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Le armi strane Era il 30 settembre 1943, un reparto corazzato avanzava in Ucraina settentrionale. I panzer Mk III avanzavano verso un villaggio dove un reparto sovietico con cannoncini da 37 mm. stava rabbiosamente difendendosi. Improvvisamente un cane apparve correndo disperatamente contro i carri tedeschi. Il cane che correva verso il carro di testa aveva una stana bardatura: due tascapani di tela rigonfi ed una bacchetta che sporgeva sopra la testa. Altri cani apparvero da tutte le parti e tutti correvano veloci verso i carri che avanzavano. I tedeschi un po’ disorientati incominciarono a sparare sui cani, ma il primo di essi riuscì ad infilarsi sotto in panzer…. un boato lacerò il campo di battaglia, il carro si fermò con un cingolo spezzato e l’equipaggio scese imprecando. Finita la battaglia con la vittoria dei tedeschi i prigionieri spiegarono ai carristi che era stato impiegato una speciale reparto di cani -mina, in particolare 108 animali che vennero addestrati per prendere il pasto sotto i veicoli in movimento. Quando i cani non ebbero più paura di affrontare il cingolato in movimento, venero tenuti a digiuno qualche giorno prima della battaglia e alla bisogna, non appena lasciati liberi, si precipitarono a cercare il cibo dove erano stati addestrati a trovarlo. Per un po’ di tempo i tedeschi quando entravano nei villaggi come prima cosa sterminavano i cani. Il primo veicolo telecomandato fu inventato da un ufficiale italiano nella Prima guerra mondiale ed era una specie di carrettino con quattro ruote sterzanti sul quale veniva posta una granata da 381 mm.. Il carrettino veniva lasciato scivolare da un pendio, nei casi in cui gli italiani erano in condizione di farlo, e il grosso proiettile finiva nelle trincee nemiche grazie ai piccoli aggiustamenti che potevano essere fatti a distanza con dei fili sulle ruote del carrettino. L’idea non fu ma realizzata ma i tedeschi ne presero spunto e cominciarono a studiarla. Nacquero così i veicoli cingolati senza pilota che trasportavano una carica esplosiva. Originariamente il progetto fu sviluppato per aprire varchi nei campi minati e da qui la definizione di carri da demolizione. I primi veicoli vennero progettati dalla Borgward nel 1939 ed erano guidati mediante onde radio e avrebbero dovuto pro- vocare l’esplosione delle mine mediante pressione. Un altro veicolo trasportava una grossa carica esplosiva fino ad un punto stabilito, la deponeva a terra e si allontanava prima dell’esplosione della carica. Questo veicolo fu utilizzato con grande successo per demolire fortificazioni e sbarramenti anticarro. Nel 1942 venne prodotto il famoso Goliath, con un peso di circa 400 Kg. che era inizialmente azionato da due motori elettrici e trasportava una carica esplosiva di 60 Kg. per arrivare successivamente nelle varie versioni a 100Kg. Le prime versioni erano guidate tramite un filo e le successive via radio. Venne costruito in grande nume- ro ed impiegato su tutti i fronti. Era un’arma micidiale e a Varsavia durante la rivolta della città venne spesso usato per snidare i ribelli annidati nelle cantine. Durante lo sbarco in Normandia sulla spiaggia di Utah un soldato vide un Goliath fermo sulla sabbia e non sapendo bene cosa fosse se non un piccolo carro germanico, mise una bomba a mano nel cofano rifugiandosi in una vicina buca con i suoi compagni. L’esplosione della carica di 100Kg. uccise tutti gli americani. La Zundapp verso la fine della guerra costruì, usando la cingolatura del Kettenkrad lo Sprinter. Lo Sprinter pesava quasi due tonnellate e poteva trasportare fino a 300 Kg. di esplosivo. Era azionato da un motore Opel Olympia da 1.500 cc. ed aveva un posto di guida. Il pilota lo posizionava in prossimità del bersaglio, scendeva e gli faceva terminare la corsa con un telecomando. Continua pag. 20 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Le armi strane I primi a sviluppare un sistema di controllo radio su di un aereo furono gli italiani e lo applicarono su un S.M. 79 carico di esplosivo che doveva essere utilizzato contro le navi britanniche. La formula era così impostata: il S.M 79 carico di esplosivo decollava con un pilota ed un altro aereo, in questo caso un trimotore Cant.1007 munito di telecomando, lo seguiva. In prossimità dell’obiettivo, il pilota del S.M. 79 si lanciava con il paracadute e il Cant. lo guidava verso l’impatto. Il primo tentativo viene fatto il 12 agosto del 1942 contro un convoglio inglese diretto a Malta. Gli aerei decollano, il convoglio viene individuato, il pilota dell’S.M. 79 si lancia, tutto procede perfettamente, l’aereo procede verso il bersaglio, ma improvvisamente un condensatore dell’impianto radio si rompe e l’aereo si schianta in Algeria contro una montagna, con i francesi che si domandano ancora oggi che fine hanno fatto i membri dell’equipaggio. L’idea, nonostante l’incidente di percorso, sembra buona e viene sviluppato un apposito aereo monorotore, il FIAT A.80 denominato A.R.4, per trasportare due bombe da 1.000 Kg ciascuna. Un pilota lo fa decollare ed un caccia Macchi 200 lo porta sull’obiettivo. I prototipi di questi aerei telecomandati vengono preparati dalla ditta Ambrosini di Venegono, ma i lavori si fermano per il sopraggiunto armistizio ed i prototipi distrutti. I Tedeschi alla fine della guerra sulla stessa logica degli Italiani produssero il Mistel che era composto da due aerei sovrapposti ed in particolare un aereo guida Me. 109 o F.W 190 attaccato tramite un traliccio ad uno Ju.88 senza pilota e carico di 2.000 kg. di esplosivo. In vista dell’obiettivo il caccia si sganciava dallo Junkers che dirigeva verso il bersaglio. La prima missione fatta da un Mistel è stata dopo lo sbarco in Normandia sul porto inglese di Courselles sur Mer senza particolari risultati. Sempre agli italiani va riconosciuto il merito di aver installato il primo lanciafiamme su un carro armato (C L 35 lanciafiamme), l’idea fu subito copiata dagli inglesi quando in Africa riuscirono a catturare uno dei nostri carri lanciafiamme e trasformarono il carro Churchill nella nuova versione che prese il nome di Crocodile. Il lanciafiamme fu usato dai britannici come arma contraerea sulle navi mercantili attaccate di continuo dagli Stuka tedeschi, sulla base del fatto che gli aerei quando richiamavano l’apparecchio dopo la picchiata erano molto vicini a terra. Non risulta che gli Stuka abbiano sofferto perdite da questo curioso sistema d’arma, pur risultando che i Tedeschi per scrupolo anticiparono la cabrata dei loro aerei. Nella loro incredibile fantasia gli inglesi costruirono un’altra arma spettacolo: la “Grande Manitu”. In pratica due enormi ruote in ferro alte più di tre metri con nel mezzo un tamburo contenente 1.000 Kg. di esplosivo. Caricato su un mezzo da sbarco una volta raggiunta la spiaggia sarebbe stato propulso da una cinquantina di razzi disposti sulle ruote che lo avrebbero portato a circa 160 Km/h fino alle fortificazioni per poi esplodere. Ovviamente la velocità era importante per non farsi danneggiare dai nemici appostati, ma ve lo immaginate questo arnese viaggiare a 160 Km/h su una spiaggia devastata dalle bombe e piena di ostacoli??. Fortunatamente rimase allo stato di prototipo e dai filmati dell’epoca è impressionante vedere le lingue di fuoco sprigionate dai razzi con le ruote che a fatica roteano sulla spiaggia (mentre il nostro amico coyote della Warner & Br. guarda sconsolato la nuova arma) La famiglia di industriali Holman costruì un mortaio a vapore. Poteva sparare di tutto, bombe o biscotti, fiori, ….. insomma tutto. L’idea era di impiegare il vapore delle caldaie delle navi. Incredibilmente fu installato su moltissime navi e venne usato per lanciare granate contro gli aerei (con alcuni risultati) per lanciare bombe in mare a Gibilterra ed anche in Normandia per lanciare i rampini d’arrembaggio sulla scogliera. Per finire il fucile a canna curva inventato dai Tedeschi verso la fine della guerra usando come base il nuovissimo M.P.44 Sturmgewehr che con uno speciale munizionamento e questa protesi della canna ricurva poteva sparare dietro gli angoli. Quest’arma era senza dubbio il frutto della dispera- zione dei Tedeschi alla fine della guerra che non osavano più neppure affacciarci agli angoli della strada o delle abitazioni per non essere uccisi. L’arma disponeva di un sistema di mira a periscopio per facilitare il puntamento. La canna era stata studiata con due tipi di curvatura che raggiungeva, nel caso più angolato circa 30 gradi. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Le bombe deLLa regia aeronautica (curiosita’) Quando l’Italia è entrata in guerra, come tutti sappiamo, non era assolutamente preparata a combattere una guerra moderna e l’aviazione, dopo anni di successi nelle competizioni, si presentava obsoleta con aerei superati, motori sotto potenziati e concetti operativi da operetta. Un estratto del foglio 01385 del 3 agosto 1942 emesso dall’Ufficio Centrale Armamento del Ministero dell’Aeronautica, il cui argomento era “Armamento di caduta dei velivoli d’assalto” (Cr.42 biplano, G50 monoplano a carlinga aperta, MC.200 monoplano a carlinga aperta) così recitava per aiutare i piloti ad operare in guerra:”I velivoli sono muniti di lanciabombe alari, costituiti da due travetti portabombe in lamiera d’acciaio stampata, aerodinamicamente profilati, sistemati ciascuno sotto una delle ali dell’apparecchio. Ogni travetto portabombe è munito di un gancio pneumatico e di quattro scontri ed ha la possibilità di portare il seguente carico di bombe …omissis. Norme d’impiego: l’impiego può avvenire nelle due forme seguenti: 1) in volo orizzontale. Il lancio in volo orizzontale può essere effettuato solo contro bersagli di notevoli dimensioni, in quanto il velivolo non essendo provvisto di traguardo di puntamento non può permettere che un tiro approssimato. 2) In volo picchiato. Il lancio in volo inclinato, da considerarsi come normale, deve avvenire come segue: l’avvicinamento al bersaglio si effettua con traiettoria inclinata in media sui 50° circa rispetto all’orizzonte. Il bersaglio deve essere traguardato attraverso il collimatore centrato in modo che dalla quota relativa di 500/600 metri possa essere utilmente aperto il fuoco con le mitragliatrici. Tale fuoco deve essere continuato fino al momento del richiamo del velivolo che deve avvenire sui 150 metri di quota. All’inizio del richiamo si sganciano le bombe. Nel caso di impiego di bombe a ritardo i velivoli attaccanti devono essere convenientemente distanziati al fine di evitare che ognuno di essi possa essere danneggiato dagli scoppi delle bombe lanciate dal velivolo precedente”. Il metodo sembra abbastanza empirico se si pensa che il pilota doveva seguire tale prassi mentre il nemico gli sparava contro con tutto quello che aveva. Passiamo alle bombe che avevamo a disposizione e parliamo di tutte e non solo di quelle piuttosto piccole utilizzate dai caccia bombardieri. Le bombe a seconda del peso e delle caratteristiche venivano destinate a diversi obiettivi e si potevano così riassumere: 160P da 151 Kg. per incrociatori di medio tonnellaggio, ridotte e fortini con cupole corazzate; 160Ps da 176 Kg. per sommergibili sia in immersione che in emersione; 100Sp da 113 Kg. per bersagli animati, attendamenti, colonne di automezzi, boschi e campi di grano ove, però, non siano previsti a breve scadenza movimenti propri nella zona (curioso!!); 100cS da 100Kg. contro i sommergibili; 100M da 112 Kg.per il naviglio sottile da guerra fino a 300 tonnellate e incrociatori fino a 5.000 tonnellate, edifici a più piani, piste di cemento, ponti in muratura di non grandi dimensioni, stabilimenti; 50T da 59 Kg. per fortificazioni leggere, fabbricati da un piano, magazzini, carri armati (per i carri armati sono considerati utili solo i colpi in pieno), autoblinde, navi mercantili leggere, impianti ferroviari; 15M da 15,5 Kg. per carri armati ed autoblinde, fabbricati ad un piano, postazioni d’artiglieria, campi d’aviazione, magazzini; 12F da 12 Kg. per bersagli animati, attendamenti, baraccamenti, velivoli a terra, colonne di automezzi; 12Mtr da 12 Kg. come il precedente. Continua pag. 22 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Le bombe deLLa regia aeronautica ( curiosita’) tro spolette ad impatto ed una ad orologeria. Se le quattro spolette non funzionavano (!!!???) l’orologio la poteva far esplodere anche una settimana dopo. Quest’ultime venivano buttate nei porti. Un’altra bomba da 500Kg era la bomba “Matta” che veniva lanciata con un paracadute ed all’impatto con l’acqua il paracadute si staccava e veniva azionata un’elica che portava la bomba non si sa dove, non essendoci un sistema di guida; insomma una cosa da cartone animato della Warner & Bro.. Questa bomba fu utilizzata contro le navi alla fonda ad Algeri, Bougie e nella battaglia di Pantelleria …… immaginatevi il risultato. Viene da ridere se pensate che un pilota di un nostro caccia bombardiere si alzava in volo con il suo carico di bombe, 50T da 59 Kg., trovava il nemico, forse dei carri e dei fabbricati a due piani, iniziava la picchiata verificando in mezzo alle esplosioni della contraerea se l’angolazione di 50° era corretta, inquadrava a 500/600 metri nel collimatore per le mitragliatrici il bersaglio ed iniziava a sparare con le mitragliatrici. Nel frattempo l’antiaerea “godeva” perché l’aereo seguiva una traiettoria precisa, ma l’impavido pilota continuava a sparare per 400/500 metri fino allo sgancio. Alcune bombe mancavano di pochissimo i carri (nessun risultato) e centravano in pieno la costruzione a due piani (nessun risultato, doveva cambiare le bombe prima), forse anche l’aereo abbattuto ed un sicuramente eroe morto. E’ ironia ma serve a dimostrare l’eroismo dei nostri soldati. Vi erano anche bombe più pesanti da 500Kg. per l’utilizzo antinave con effetto perforante e dirompente ed altre sempre da 500 Kg. definite bombe-mina con quat- CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Uaz 469 Finita l’epoca della Gaz 69 nel 1972 compare nell’esercito russo compare la Uaz 469B prodotta dalla Ulyanovskiy Avtomobilnyi Zavod, che si differenziava dalla versione civile per i ponti a portale (a cascata di ingranaggi) che ne miglioravano le prestazioni fuoristra- da. Il primo fuoristrada che produsse la UAZ fu la UAZ 69 che era il clone della Gaz 69 con un motore a valvole laterali da 2.200 cc.; di questo modello veniva costruita una versione antimine. Nel 1958 la fabbrica mise in produzione il furgoncino 450 a quattro ruote motrici che nella sua forma evoluta è ancora oggi in produzione ed utilizzato in buona parte del pianeta nelle zone più impervie. La 469 fu progettata dieci anni prima la messa in produzione ed il primo esemplare uscito dalla catena di montaggio si trova ancora oggi su di un piedistallo all’ingresso dello stabilimento. Il primo motore utilizzato fu un 4 cilindri in linea da 2.445 cc. a benzina da 72HP con una buona coppia motrice. La UAZ aveva ottime prestazioni potendo superare pendenze fino al limite dell’aderenza dei pneumatici e guadi, senza preparazione specifica, fino a 80 cm.. E’ dotata di un doppio serbatoio per un totale di 80 litri. Era un progetto semplice sviluppato in modo che il veicolo fosse robusto ed affidabile, che non avesse problemi di clima e, quindi, potesse operare sia nei luoghi estremamente freddi o caldi. Unico problema tipico dei mezzi russi era la trasmissione che era un po’ debole se usata in condizioni gravose ed in particolare se non viene effettuata la corretta manutenzione. La UAZ ha prodotto anche la versione anfibia chiamata 3907 o Jaguar che poteva raggiungere i 10 Km/h sull’acqua. La versione civile ha riscosso un grande successo anche in Europa nel momento in cui i mezzi da fuoristrada so- no diventati una parte importante del mercato dell’auto. La versione civile in questo caso ha montato diversi tipi di motorizzazione diesel con motori VM, Citroen e Peugeot di diverse cilindrate. I punti di forza di questo veicolo sono la manutenzione e la facilità di riparazione sulla base delle specifiche dell’esercito russo, che hanno influito positivamente anche sul modello civile permettendo a tutti i possessori di questo veicolo di farsi la manutenzione in casa. La qualità dei materiali impiegati è come sempre discutibile e le rotture potrebbero essere ulteriormente diminuite se fossero applicati gli standard occidentali. Quando si guida questa macchina per la prima volta su strada si percepisce subito il poco confort che viene messo a disposizione e le scarse prestazioni su strada. La musica cambia quando si affrontano i percorsi impegnativi dove la vettura esprime il massimo della sua capacità di disimpegnarsi dagli ostacoli più difficili. CARATTERISTICHE TECNICHE Motore 2.445 cc. a 4 cilindri raffreddato ad acqua Potenza 72 HP a 4.000 giri Capacità serbatoio 2 serbatoi per complessivi 80 litri Cambio 4 rapporti con riduttore e possibilità di inserimento della trazione anteriore Peso a secco 1.650 Kg. Lunghezza 4,025 mt. Larghezza 1,785 mt. Altezza 2.050 mt. Altezza da terra 300 mm. Tipo pneumatici 215 SR 15 Tipo cerchio 6Lx15 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Walther p. 38 Negli anni di “piombo” per i giornalisti tutti i brigatisti e SCHE WAFFENFABRIK AG, SPREEWERK, etc. La P.38 terroristi in genere sparavano con una P.38, una moda?, un era modo di dire?, probabilmente non sapevano di che cosa stessero parlando, ma di sicuro parlavano di una delle migliori pistole mai prodotte. Era dotata di ottime qualità meccaniche, precisa, affidabile, potente ed evoluta tanto da avere per la prima volta in una pistola militare lo scatto a doppia azione e la sicura abbatti cane. Erano gli anni trenta ed i tecnici della Carl Walther Waffenfabrik di Zella – Mehlis nella Turingia seguendo il successo ottenuto con la produzione di altre due magnifiche pistole la PP e la PPK (quest’ultima usata per anni anche da 007 nelle sue missioni) iniziarono lo sviluppo in segreto (era in vigore il Trattato di Versailles che impediva la produzione in Germania quasi di tutto) di un’arma calibro 9 mm. per uso militare. Nel 1936 venne proposta all’esercito la prima versione che, però, venne rifiutata in quanto presentava il cane interno, soluzione non accettabile per l’impiego militare. Una volta adeguato il cane alle esigenze dell’esercito nel 1937 la MP Militar Pistole venne finalmente adottata nel 1940 dall’ esercito tedesco, con la denominazione di Pistol Model 1938 poi chiamata da tutti P.38. L’arma era semplice ed affidabile ed il congegno di abbattimento del cane ancora utilizzato dalle pistole moderne, consentiva di inserire un colpo in canna e di sparare come un revolver senza dover armare nuovamente il cane. Il fusto era in acciaio ricavato dal pieno, ma alcuni esemplari costruiti verso la fine del conflitto presentano il fusto in lamierone stampato. Dopo la Seconda guerra mondiale per alleggerire l’insieme venne adottato un fusto in lega di alluminio per utilizzi aeronautici ad alta resistenza. Per motivi di segretezza le armi che venivano all’epoca prodotte da fabbriche diverse non portavano il nome delle fabbrica inciso sul carrello ma semplicemente una sigla, ad esempio: byf, fnk, cyq a significare: BOHMI- molto meno costosa della bellissima e famosissima Luger P08 ed è rimasta in servizio nella forze armate tedesche anche nel dopoguerra e rappresenta la madre di tutte le pistole moderne a “doppia azione” di calibro elevato. CARATTERISTICHE TECNICHE Caricatore mono filare da 8 colpi Alzo fisso Calibro 9 Parabellum Funzionamento a chiusura stabile a corto rinculo di canna Lunghezza 212 mm. Peso arma scarica 840 gr. Velocità alla bocca 350 mt/sec. Gittata utile 25 mt. Pezzi prodotti 1.120.000 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. MesserschMitt 109 e (eMil) L’ M.109 è forse l’aereo da caccia più famoso di tutti i tempi, ammirato ed odiato dai piloti da caccia della Seconda guerra mondiale che ne abbreviarono il nome in “Messy” (in Gran Bretagna), in “Messer” (in Francia) e in “One-O-Nine” (in USA). Benché il primato sia in genere attribuito allo Shturmovik russo, è probabile che il M.109, includendo gli esemplari prodotti in Spagna ed in Cecoslovacchia, sia l’aereo prodotto in più largo numero di tutti i tempi. Le origini del 109 sono abbastanza note. La ditta bavarese BFW (Bayerische Flugzeugwerke) di cui era corresponsabile l’ing.Willy Messerschitt aveva in produzione nel 1934 l’M.37, ultimo rappresentante di una famiglia di monoplani sportivi progettati dall’ing. Walter Rethel che proveniva dall’Arado. In occasione del Challenge de Tourisme Internationale del 1934, Messerschmitt adattò l’M.37 e nacque M.108 Taifun, sempre per lo sport ed il turismo, che costituì la base dell’M.109, primo monoplano da caccia studiato dalla ditta tedesca. Il BF.109 nacque a seguito di una specifica della Luftwaffenfuehrungsstab per una aereo da caccia monoplano metallico in competizione con l’Arado Ar.80, il Focke-Wulf FW.159 e l’HeinkelHE 112. Il Messerschmitt era decisamente più avanzato: il primo al mondo di costruzione interamente metallica monoguscio a rivestimento lavorante, con carrello retrattile, fessure Handley-Page al bordo di entrata e flaps al bordo d’uscita, abitacolo chiuso, il tutto con formula monoplana ad ala bassa a sbalzo. Il prototipo, ridisegnato BF.109V1 ed immatricolato D-IABI aveva volato la prima volta ad Augsburg nel settembre del 1935 ed era propulso da un motore Rolls-Royce Kestrel (antenato del Merlin degli Spitfire) da 695 HP non essendo ancora disponibile lo Junkers Jumo 210. La preserie venne chiamata BF.109B e combattè durante la guerra di Spagna con incredibili successi nel combattimento contro i RATA (di fabbricazione sovietica). Questa versione era armata con due o tre mitragliatrici da 7,92 mm. Rheinmetall Borsig MG -17. La versione D armata con quattro mitragliatrici prese parte all’invasione della Polonia e fu utilizzata fino al 1940 per la caccia notturna. La versione D aveva un motore Daimler – Benz DB 600 da 986 HP che lo rendeva imprendibile dai caccia avversari. Come affinamento delle versioni precedenti nacque il BF.109 E, del quale venne fatta una produzione in grande serie e fu l’aereo che diede la supremazia aerea alla Germania fino alla Battaglia d’Inghilterra. Quindici BF 109E parteciparono nella primavera del 1939 ai combattimenti in Spagna inseriti nella Legione Condor a sostegno della politica del dittatore Francisco Franco, con le insegne nazionaliste spagnole. Questi aerei resta- rono in Spagna dopo il conflitto e l’ultimo fu radiato nel 1954. L’esemplare è ora esposto al Deutche Museum di Monaco di Baviera. Il 109 E era dotato di impianto radio, poteva raggiungere i 570 Km/h a 3.750 metri con una velocità di salita di 15,75 metri al secondo. Esisteva la versione E-1/B che era il caccia bombardiere, dotato di un sistema di puntamento Revi, in pratica una linea rossa che attraversava il trasparente per indicare l’assetto ottimale nel bombardamento a tuffo. La velocità in picchiata raggiungeva i 648 Km/h con una velocità limite di 718 Km/h. L’aereo in questa configurazione poteva trasportare quattro bombe da 50Kg o una bomba da 250 Kg. Continua a pag. 26 CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. MesserschMitt 109 e ( eMil) Nel 1940 furono costruiti 1.868 Messerschmitt, 340 dei quali esportati. Un utilizzatore fu la Svizzera con 80 esemplari che mantenne a lungo in servizio ed un altro la Jugoslavia con 73 esemplari. Gli altri utilizzatori furono la Romania con 69 esemplari, l’Ungheria con 40, la Bulgaria con 19, la Slovacchia con 16, l’URSS con 5, il Giappone con 3 (spediti nel 1941 uno per la marina e due per l’esercito). Questi ultimi due furono sperimentati dalla Kawasaki e confrontati con il Tojo (Mike – codifica USA). I maggiori assi tedeschi hanno volato su un Messerschmitt 109 ed alcuni non l’anno mai voluto sostituire se non con le versioni più aggiornate. Tra questi assi sono da ricordare: Erich Hartmann con 352 vittorie ufficiali, Gerhard Barkhorn con 301 vittorie ufficiali e Gunther Rall con 275 vittorie ufficiali, che volavano tutti nello Jagdgeschwader 52 che è stato accreditato di ben 10.000 vittorie e che ha combattuto soprattutto sul fronte russo. Sul fronte africano Hans Joachim Marseille riuscì ad abbattere 158 aerei alleati. CARATTERISTICHE TECNICHE M.109 E Lunghezza 9,87 mt. Larghezza 8,64 mt. Altezza 2,50 mt. Motore Daimler – Benz DB601A da 1.175 HP a iniezione Autonomia 660 Km. Velocità max 560 Km/h Velocità di crociera 375 Km/h Quota max 11.125 mt. Armamento 2 cannoncini MG Oerlikon FF da 20mm. con 60 colpi ciascuno 2 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm. con 500 colpi ciascuna. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. ma che fine hanno fatto !!!!!! i nostri poveri mezzi !!!! Dodge D 15 1943 Ape Piaggio Cisterna Dodge D 15 1943 Carro Chieftain “Molto religioso!!!” M38 A1 da sposa CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. CasasCo intelvi 2008 “Svegliaaaaaaa sono le sette”. Inizia più o meno così domenica 7 settembre (sottolineo domenica), il giorno del raduno a Casasco d’ Intelvi, organizzato dagli amici Bianca e Giorgio,” noooo dai “ penso io “ sono andato a letto solo quattro ore fa” però il raduno è stato organizzato da due persone che hanno sempre dimostrato la loro amicizia, fin da quando ci salvarono a Ponte di Legno, quindi questa volta non posso proprio mancare, indosso tutto ciò che trovo di più caldo, ben conoscendo il freddo gelido che si prova sui mezzi, e salgo sul Dodge (mio fratello è insolitamente sveglio….) e via, si parte. Prima breve sosta per passare a prendere l’amico Sandro Tasselli, ormai diventato il Cicerone personale del club, e poi dritti verso l’Esselunga di Binago dove avremmo dovuto incontrare Cesare e altri amici per partire alla volta di Casasco, dico avremmo dovuto perché arrivati all’Esselunga non abbiamo trovato nessuno, già perché dopo 25 telefonate abbiamo scoperto che eravamo esattamente dal lato del supermercato opposto rispetto agli altri per cui non li vedevamo, forse invece che dire “ci vediamo all’Esselunga” che è enorme avrebbero dovuto dire “ci vediamo all’entrata dell’Esselunga” non credete? Poi dicono di essere i più grandi organizzatori del ventunesimo secolo…bha. Comunque dopo questo piccolo contrattempo e una buona oretta e mezza di viaggio arriviamo finalmente a Casasco dove veniamo accolti nel migliore dei modi dai due organizzatori, ci iscriviamo e indossiamo i braccialetti color evidenziatore. Dopo un’abbondante colazione a base di brioches alla ciliegia e ettolitri di caffè andiamo a visitare il museo cittadino, dove abbiamo potuto osservare i tipici attrezzi da lavoro e la ricostruzione di una camera da letto dell’800, non mi stupisco quando il curatore mi spiega che ai tempi la società era patriarcale, infatti in 200 anni non è poi cambiata molto… in ogni caso la cosa che più mi ha interessato è stato scoprire che proprio in quel di Casasco è nata la tecnica della scagliola, una forma d’arte finalizzata alla riproduzione del marmo mediante una mescola di gesso e colore (so che la spiegazione non è delle migliori ma non saprei come descriverla altrimenti). Visitato il museo torniamo nella piazza principale del paese dove ho una gradita sorpresa, finalmente qualche giovane ad un raduno… infatti incontro Giorgio e Alessandro e sorpresa ancora più gradita (sto firmando la mia condanna a morte) Valeria. Nel frattempo erano arrivati un gran numero di mezzi tutti pronti per un bel giretto fra le tortuose strade di Casasco e infatti vengono subito accontentati, partiamo per raggiungere un alpe dove troviamo ad aspettarci ovviamente un……..carro armato! No…… un aeroplano no sbagliato ancora…. Un aperitivo! Ma siamo sicuri che il nostro club sia di mezzi militari e non enogastronomico? Comunque l’abbondante aperitivo a base di prodotti tipici e sangria è stato molto più apprezzato di qualsiasi carro armato. Finito di mangiare e bere e scambiato due chiacchiere ripartiamo per il secondo giro più impegnativo del precedente infatti non solo la strada era degna di Colin McReae ma anche le condizioni atmosferiche aiutavano a dare quel pizzico di brivido in più, in ogni caso arriviamo tutti sani e salvi alla seconda baita, ormai piove a catinelle, quindi tutti dentro a bere qualcosa di caldo, ma c’è anche chi coperto dal famosissimo poncho USA, che si dice abbia poteri leggendari, va a visitare la linea Cadorna come da programma; non posso raccontarvi cosa videro quei giovani intrepidi, infatti essendo io profondamente codardo non ho neanche osato mettere un dito fuori dalla baita, ma ero bellamente spaparanzato a bermi un punch caldo; tornati i giovani intrepidi riprendiamo la strada per andare a…mangiare, ovviamente. Veniamo accolti sotto un tendone con già pronti abbondanti piatti di salumi…”slurp” e, finiti quelli, polenta a volontà con qualsiasi tipo di condimento che mente umana possa concepire e abbondante vino che come dice il buon Armando fa buon sangue, mentre l’ acqua arrugginisce, sbaglio? Finito di mangiare un po’ intorpidito dal sonno mi dirigo verso il Dodge del “papi”, in ogni caso è già occupato da mio fratello e la bella Magda, quindi niente pisolino pomeridiano … uffa. Finito di parlare di Normandia, di mezzi e soprattutto di mangiare si riparte per tornare nel centro di Casasco e sorpresa! C’è la banda ad accoglierci!!!! E anche la merenda… un grandissimo “complimenti” alla banda che ha allietato l’ultima parte del raduno e alla gustosissima merenda. Ma ormai è tempo di salutarsi, anche questo raduno è finito e tutto si è svolto per il meglio, tra lacrime e fazzoletti bianchi ci si saluta pensando a come faremo senza parlare di mezzi fino al prossimo raduno (che si sarà svolto una settimana dopo presumibilmente) no, a parte gli scherzi, è sempre un po’ triste finire un raduno però si sa che è sempre un arrivederci alla prossima, mai un addio. In ogni caso vorrei ringraziare Bianca e Giorgio per la splendida giornata e penso di esprimere il pensiero di tutti se vi dico che spero vivamente in un Casasco 2, e poi voglio ringraziare Alessandro, Giorgio e Valeria che sicuramente mi hanno aiutato a divertirmi di più, spero che verrete anche ai prossimi! Edo Paggi CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. CasasCo intelvi CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. 2 raduno mezzi militari storici valli ossolane Domodossola, 25 e 26 luglio 2008, due giornate caratterizzate dal bel tempo, da una forte partecipazione da parte del CVMS e da una generalizzata soddisfazione dei partecipanti, che hanno decretato la fortunata riuscita del 2° RADUNO MEZZI MILITARI STORICI VALLI OSSOLANE. L’arrivo dei partecipanti presso il Motel Europa a Domodossola fino alle ore 10 del 26 luglio è stato superiore alle aspettative, 18 mezzi del CVMS, 5 mezzi dell’IMVCC, 3 mezzi dell’AHCC. Dopo l’iscrizione, partenza per l’aperitivo di rito offerto da Abbigliamento Militare di Piedimulera, seguito dal pranzo in Agriturismo a conduzione famigliare a Masera. Pomeriggio in relax all’Alpe Pescia mt.1.600 (Masera) a gustare la quiete della pineta con vista sulla valle del Toce. Dopo una “frugale” merenda a base di formaggi e salumi, il guado del fiume. Non pensavo che ciò potesse provocare in tutti noi la smania di non uscire più dall’acqua, però la scorta della Polizia Stradale non poteva più aspettare, e quindi ci siamo incolonnati per l’esposizione dei mezzi nella piazza del mercato a Domodossola. Cena nel ristorante del Motel Europa. Giorno 27 Luglio, partenza per l’Alpe Andromia (clou del raduno) un’ora e dieci minuti di salita ripida, circa 50 tornanti che i possessori dei Dodge (Paggi e Gabaglio) hanno affrontato con parecchi handicap, ma il più disagiato di tutti è stato Brizio con il suo Chevrolet Blazer, cinque metri e cinquanta, che ha sudato le proverbiali sette camicie per salire, ma per scendere ha preferito la conottiera per non sudarne quattordici. Dai 300 metri di altitudine di Pregia di Orevaldossola ai 1.500 metri dell’Alpe Andronia, su una strada aperta solo il giorno della Festa Patronale, alpeggio caratterizzato da un bellissimo laghetto alpino incastonato nella corona delle cime, in cui due audacissime partecipanti al raduno hanno fatto il bagno nuotando da una sponda all’altra. Un pranzo a base di polenta e costine grigliate, all’aperto, una veduta al laghetto e poi tutti in attesa dei saluti e ringraziamenti da parte del Presidente dell’AHCC che purtroppo, con mio disappunto, è avvenuto in modo assolutamente negativo. Ringrazio ancora sentitamente tutti i partecipanti, in particolare il Presidente dell’CVMS Enrico Paggi, che ha voluto esprimere la gratitudine del Club con un omaggio che ho apprezzato con tutto il cuore, i miei figlio Davide e Andrea che hanno effettuato i sopralluoghi, Guala Giorgio per le riprese filmate e Paolo Brizio per la disponibilità promozionale. E’ presto parlare del prossimo anno, ma ci sono già stati contatti con i responsabili per la Valle Divedro (Varzo, S.Domenico, Ciamporino) e per la Valle Antigorio (Alpe Devero, Capriolo) FERRUCCIO FRANCESCOLI AncorA ……… cAsAsco intelvi CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. CerCo: CerCo, Compro, sCambio Cerco antenna radio per apparecchio PRC 25/77 spalleggiabile [email protected] oppure telefonare allo 004191 6471188 Cerco telo nuovo per AR 51—Angelo Bosio, per contatti: [email protected] Compro carrello traino militare solo se con documentazione che ne consenta l’utilizzo in strada - Marcello Bersani Cell. 3462444486 : [email protected] Cerco Jeep Willys dal 43 al 45 da restaurare anche in pessime condizioni. Cell 333 4795991, mail [email protected], gradite foto. Ho recuperato un autocarro tedesco della 2^ guerra mondiale che ha ancora i documenti tedeschi del '43. Esiste un sito ove possa vederne qualche foto restaurato? Avete appassionati ai quali possa interessare? 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Altri annunci alla pagina mercatino su www.cvms.it . numeri utili: Club veiColi militari storiCi Via Roncaia 4 —22070 OltrOna di San MaMette (CO) Sede tel. 031891687 / 031933663 —fax 0313530453 Sito www.cvms.it - e-mail: [email protected]—[email protected] - [email protected] Presidente: Enrico Paggi : 3471590188; Vice Presidente: Walter Secco: 3355949582; Presidente Onorario: Cosimo Prototipo: 3355925974; Consiglieri: Cesare Spinardi : 031933663; Diego Molteni: 0362230071; Enrico Lamperti: 3357310726; Federico Dell’Orto: 3472338975; Giorgio Fanfani: 3381949005—0362625380 Commissari Club per l’ASI: Auto: - Andrea Uberti: 3382397394; Enrico Paggi: 3471590188; - Matteo Spinardi: 031891687; Giorgio Cavenaghi (Fiat Campagnola): 029370241 Moto: - Diego Molteni: 3400630710 / 0362230071 Segreteria: Giorgio Fanfani: Tel. 3381949005 Fax 0313530453 Responsabile Svizzera: Michele Torriani: 0041916471188. CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b. Club veiColi militari storiCi CASERMA UGO MARA CLUB VEICOLI MILITARI STORICI M.a.b.