Martedi 23 luglio 2013
CONI LAZIO
Martedì 23 Luglio 2013
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EUROPEI
PROMOSSI
IN PIENO
Il presidente del comitato Rinaldi:
«Siamo usciti a testa altissima, grande
il lavoro degli instancabili volontari»
L’EVENTO
Questa è la cronaca di un successo, di un’Europa che applaude convintamente la piccola Rieti per come ha
saputo ospitare gli Europei Juniores al Guidobaldi. All’indomani della chiusura, Rieti 2013 resterà per sempre
nella storia come un evento unico, avulso dalla realtà così provinciale e conservativa che ben conosciamo.
Il presidente Alessandro Rinaldi è raggiante: «Sono seriamente soddisfatto, posso dire che ne è valsa la
pena. È stato un lavoro lunghissimo e faticoso, ma le strette di mano e i ringraziamenti ricevuti da tutte le
delegazioni mi fanno capire che è andata alla grande. C’è tanta competenza a Rieti ma mettere in piedi un
campionato europeo richiedeva uno sforzo molto superiore. I ragazzi sono stati eccezionali, i volontari non si
sono fermati un attimo. Rieti è uscita a testa altissima e si è fatta tanta pubblicità: sono sicuro che avremo un
ritorno. I nostri concittadini devono essere contenti perché gli alberghi erano pieni e l’evento ha lasciato molto
al territorio. È stato un segnale fortissimo. Bisogna saper investire». E investire bene, come da anni fa la
Cassa di Risparmio di Rieti nell’atletica. Gli Eurojunior non sono piovuti in città per caso. Nasce tutto da lì:
senza la sicurezza che la banca fornisce da anni al club reatino, ormai al top dell’atletica italiana, difficilmente
si sarebbe raggiunto un livello tale di preparazione e credibilità che ha consentito prima di farsi assegnare gli
Europei e poi di portarli a termine senza intoppi.
Il direttore generale Chiara Milardi non ha chiuso occhio nell’ultima settimana ma ora condivide la gioia con la
sua fantastica équipe. «Tanta fatica, ma ce l’abbiamo fatta - racconta - avessimo avuto un po’ più
d’esperienza avremmo gestito tutto ancora meglio, però nessuna delegazione si è lamentata e con il passare
dei giorni abbiamo risolto anche quei piccoli inconvenienti che sono fisiologici quando si ospita un evento
così grande». Qualche giorno c’è voluto per rodare la macchina dei trasporti, il settore più sotto stress, ma gli
addetti si sono dimostrati pronti a fronteggiare trasferimenti anche molto lunghi per raggiungere il Guidobaldi
dagli alberghi. Nessun atleta è arrivato al campo in ritardo o ha saltato una gara. E il rischio c’era, viste le
distanze.
Il più emozionato, all’indomani della chiusura, è l’uomo simbolo dell’atletica reatina. Per Andrea Milardi è il
coronamento di una carriera da capobanda: «Stupendo, tutto stupendo - afferma - abbiamo dimostrato che
questa città può vivere di turismo. La pioggia non ci ha infastidito, anzi, ci ha permesso di far capire che
l’organizzazione era pronta a gestire qualsiasi evenienza. Siamo riusciti a far vivere una Rieti che sta
morendo». Merito di uno staff giovane, a cui va l’intuizione del Leoni Square, divenuta per una settimana la
nuova «piazza» dei giovani e meno giovani reatini, che ora chiedono diventi un appuntamento fisso
dell’estate. Di lavoro ce n’è stato molto, dietro le quinte.
Ieri l’assessore allo Sport, Alessandro Mezzetti, ha ringraziato il comando della Polizia Municipale, il
personale del settore impianti sportivo e del settore manutenzione. «L’evento, oltre allo sforzo del Comitato
organizzatore - ha dichiarato Mezzetti - ha visto i nostri dipendenti in prima linea per alcune settimane
affinché al Guidobaldi tutto procedesse per il meglio. Rieti ha tutte le carte in regola per accogliere
manifestazioni internazionali». Ora che abbiamo respirato aria d’Europa, cerchiamo di abituarci.
Nazareno Orlandi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto Martina Colombari
Un sorriso che conquista: Martina
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Ilaria D Amico
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Martedì 23 Luglio 2013
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Peccato per i pochi reatini sugli spalti e per il maltempo
La festa finale
a sancire il successo
della kermesse
IL RISVOLTO
Pioggia, sole, caldo, umidità. E poi di nuovo pioggia. Fin dal primo giorno di gara, le pazze variazioni meteo
nel cielo degli Eurojunior erano oramai diventate il caposaldo delle chiacchiere da bar all’interno del Leoni
Square, e la dannazione di chi, come domenica, ha visto slittare di oltre cinquanta minuti l’atteso salto con
l’asta di Roberta Bruni, incappato nel peggiore acquazzone mai visto in quattro giorni di competizioni. C’era
chi, tra gli atleti di passaggio fuori dalla pista, misurava la pressione atmosferica per mezzo di fantascientifici
orologi, predicendo giornate con un sole da spaccare le pietre quando contemporaneamente, all’improvviso,
sulla tribuna Terminillo restavano solo i più temerari, mentre in quella Velino ci si spingeva in cima alla tettoia
e in campo comparivano ombrelli, giacche impermeabili di giudici e volontari e i cappelli a falda larga dei
fotografi. Il toto-maltempo non ha risparmiato neanche l’ufficio stampa, dove per i giornalisti di tutta Europa a parte il dubbio se, in qualche frangente, ci fossero persino i risultati dei 100 metri canoa da attendere - era
stato messo a disposizione anche un sito web con le accuratissime previsioni meteo usate per il decollo di
alianti ed aerei.
Un mare di emozioni in un lago di acqua, gli Europei: tra giovedì e venerdì, c’è voluta la pioggia per veder
riempita la tribuna Velino. Abbonamenti per i quattro giorni andati subito a ruba, mentre la fila al botteghino
del PalaCordoni si è mantenuta costante: 1.300-1.400 i biglietti venduti nei primi due giorni, con picchi di
quasi 2.000 tagliandi per le finali di sabato e domenica. Certo, la maggior parte degli spettatori erano tecnici e
accompagnatori delle delegazioni e a soffrire la carenza di spettatori è stata soprattutto la vetusta tribuna
Terminillo, ma è stato bello poter vedere, durante le gare, un tifo così sfrenato che neanche al Meeting si
ricordava da anni (a parte, ovviamente, gli immancabili portoghesi assiepati sugli argini del Velino).
Ad essere sempre risparmiate dalla pioggia, le notti in Leoni Square: quelle che, per una settimana, da lunedì
scorso hanno spostato il polo d’attrazione dal centro storico al camposcuola. Domenica sera, il pasta party
riservato ai soli atleti è andato quasi completamente deserto, dopo la conclusione delle gare: i protagonisti
degli Eurojunior erano infatti tutti lì, davanti al palco centrale, godendosi i fuochi d’artificio e aspettando poi
una notte di baldoria, senza sapere che, dì lì a poco, sarebbero invece risaliti sui pulmini, per le partenze di
buon mattino del lunedì. Al loro posto, a far grande festa è rimasta tutta la macchina organizzativa di Rieti
2013.
Giacomo Cavoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 23 Luglio 2013
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No ai Mondiali:
ricettività
alberghiera
insufficiente
LE PROSPETTIVE
E adesso? La città regina dell’atletica italiana - come ribadito più volte dal presidente federale Alfio Giomi e
dal telecronista Rai, Franco Bragagna - può fare ancora meglio? Dopo il progetto vincente della kermesse
continentale, pianificato e attuato in quattro anni, Rieti può avere le carte in regola per ospitare un
campionato mondiale delle categorie allievi o junior? Terminati gli Eurojunior, si comincia a ragionare sulle
capacità organizzative di una città che è sempre più capofila italiana. L’esempio da seguire è il modelloGrosseto. La città toscana, nel 2001, ospitò gli Eurojunior, e tre anni dopo fu il palcoscenico dei Mondiali
Juniores targati Andrew Howe. Per Rieti, aver vinto la proibitiva sfida europea è indubbiamente una
promozione, ma il numero uno della Fidal, Alfio Giomi, frena gli entusiasmi: «Così com’è, Rieti non può fare
di più», sentenzia. Perché, presidente? «Perché dal punto di vista della ricettività la città è proprio al limite. Ai
mondiali il numero degli atleti raddoppia e le strutture alberghiere del territorio non riuscirebbero ad ospitare
una tale massa di atleti, tecnici e accompagnatori. È un peccato, perché invece il Guidobaldi sarebbe pronto.
Quindi, a meno che non si riescano a trovare mille posti letto, magari costruendo un mega albergo come ha
fatto Grosseto, Rieti non potrà mai ospitare i mondiali». Sono parole che ad Andrea Milardi, inesauribile
motore dell’atletica locale, non suonano come una novità. «Purtroppo è così - conferma - ma questi europei
hanno mostrato alla città l’importanza dell’atletica come traino economico. Quest’anno abbiamo ospitato
anche i Tricolori giovanili e a settembre avremo la finale dei Societari assoluti: alberghi pieni in ogni
occasione. Ripartiamo dagli Eurojunior per ammodernare l’impianto d’altura del Terminillo, che così non
funziona; per un collegamento più rapido con Leonessa, dove potremmo avere diversi posti letto a
disposizione; e per terminare in fretta la Rieti-Terni, in modo da poter attingere anche alle strutture
alberghiere del ternano. A quel punto si potrebbe cominciare a pensare ai mondiali». Nel frullatore di idee di
Andrea Milardi c’è anche la nascita di un nuovo impianto indoor al Guidobaldi con pista da 200 metri per
ospitare manifestazioni nazionali anche d’inverno. L’atletica è una risorsa autentica, un’eccellenza cittadina
come poche, spinta da due realtà (Studentesca e Forestale) che hanno a cuore soprattutto la salute dei più
giovani. Rendiamocene conto: la settimana appena conclusa, qualche pulce nell’orecchio dovrebbe averla
messa.
Naz.Orl.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 23 Luglio 2013
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Via del Barco, off limits tutte le piscine
Niente balneazione
né somministrazione
di cibo e bevandeI TANTI RAGAZZI
CHE LE FREQUENTANO
OGGI MANIFESTANO
SOTTO AL MUNICIPIO
CONTRO LE ORDINANZE
DEL COMMISSARIO
TIVOLI
Sospesa ogni attività e divieto di «avere qualsiasi contatto, anche breve, con le acque»: colpo di scure del
Comune sulle piscine di via del Barco. Visto l'inquinamento delle acque, certificato da Asl e Arpa, e gli abusi
rilevati nelle quattro strutture, Palazzo San Bernardino ha disposto l'assoluto divieto di avvicinarsi alle vasche
e ha ordinato «l'immediata cessazione delle attività, natatoria e di somministrazione, abusivamente
intraprese».
Una brutta notizia, oltre che per i gestori del Bambù, del Parco Tivoli, dell'Eden e dell'H2SO, anche per le
centinaia di clienti che ogni giorno affollavano le strutture. All'asciutto sono rimaste una media di 200 persone
al giorno che, nell'arco della stagione, preferivano, anche e soprattutto per loro economicità, le piscine
ricavate tra cave e laboratori di lavorazione piuttosto che le vicine Acque Albule, le terme che al 60 per cento
sono di proprietà del Comune. Le quattro strutture erano diventate la meta preferita di ragazzi e famigliole,
soprattutto in questi tempi di crisi. Durante i week-end si registravano veri e propri sold-out subito dopo
l'apertura. Lettini e ombrelloni andavano letteralmente a ruba nell'arco di poche ore.
Da palazzo San Bernardino, però, alla luce dei nuovi risultati delle analisi svolte dall'Asl Roma G e dall'Arpa
non potevano essere prese decisioni diverse dal vietare l'uso delle acque. Le nuove analisi sui campioni
prelevati due settimane fa hanno riscontrato «un'elevatissima contaminazione microbiologica e l'elevata
concentrazione di arsenico che rendono dette acque rischiose per la salute umana anche attraverso un breve
contatto».
Un brutto colpo per Bambù, Parco Tivoli, Eden, H2SO, che proprio ieri hanno presentato un ricorso al Tar,
con la speranza di riprendere le attività quanto prima e provare a salvare la stagione. Dalle piscine
continuano a spiegare che, stando alle analisi e alle loro perizie giurate, le acque sono ottime.
Le quattro strutture di via del Barco, però, dovranno fare i conti anche con un'altra ordinanza emessa dal
Municipio. Il viceprefetto Alessandra de Notaristefani di Vastogirardi ha imposto la cessazione di tutte le
attività «abusivamente intraprese», ovvero la somministrazione e l'attività natatoria. Per suffragare questa
decisione l'avvocatura comunale ha redatto una dettagliata relazione sui vari contenziosi tra Comune e
piscine oltre che sulle varie irregolarità commesse nelle strutture.
Il popolo dei laghetti, però, non ci sta e, dopo uno striscione comparso lo scorso fine settimana, ha deciso di
scendere in piazza e manifestare sotto al Municipio. Con un tam tam su internet, i clienti delle piscine si sono
dati appuntamento per questa mattina.
Fulvio Ventura
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Martedì 23 Luglio 2013
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Viale Tiziano
il nuovo parco
è sorvegliato
speciale
UN’AREA
DI 1800 MQ
E VENTI
GIOCHI
PER AVVICINARE
I BAMBINI
ALLO SPORT
L’INAUGURAZIONE
Un nuovo parco giochi a Flaminio, all’insegna dello sport. «Come ho affermato tante volte sogniamo con
questa amministrazione una città a misura di bambino. Una città che abbia luoghi come questo parco. Dove
un bimbo o una bimba possano giocare a utilizzare nel miglior modo possibile il proprio corpo considerando
che una bimba che nascerà a Roma nel 2013 vivrà 100 anni». Con queste parole il sindaco Ignazio Marino
ha inaugurato “Primo sport 0246” nella centralissima viale Tiziano di fronte al Palazzetto dello sport. Con lui il
presidente del Coni Giovanni Malagò, l'assessore allo sport Luca Pancalli e l'assessore all'ambiente Estella
Marino. Il parco, finanziato anche da EnelCuore, avrà accesso gratuito, sarà video sorvegliato, illuminato con
tecnologia a Led e si estenderà su un'area di circa 1800 mq. Avrà al suo interno 20 giochi disposti a formare
dei percorsi motori per sviluppare le prime capacità del bambino tra cui manualità mobilità e equilibrio. Il
parco giochi romano va a far compagnia al concept di parco già costruito a Treviso presso la Ghirada, città
dello sport del gruppo Benetton. L'accordo con l'amministrazione comunale di Roma prevede che per i
prossimi 3 anni laboratorio 0246 oltre a costruire il parco giochi primo sport ne curerà la manutenzione ed
organizzerà due mattine la settimana visite guidate gratuite delle scuole della prima infanzia all'interno della
struttura per permettere ai bambini di svolgere attività motoria, in collaborazione con il Comune ed il Coni.
«Questo parco non è soltanto per i più piccoli - ha precisato Pancaldi - ma anche per gli adulti, perché
favorisce le relazioni, ed è un'area accessibile a tutti anche ai disabili come me».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 23 Luglio 2013
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Santa Lucia
senza fondi:
«Siamo vicini
alla chiusura»
Il dg Amadio: «La Regione
ci deve cento milioni
situazione insostenibile»PER L’OSPEDALE
CENTRO D’ECCELLENZA
DELLA RIABILITAZIONE
NEUROMOTORIA
FUTURO INCERTO
«SOLO PROMESSE»
IL CASO
Il Santa Lucia di nuovo sull’orlo del baratro. Il
braccio di ferro con la Regione per i fondi mai
arrivati e per le tariffe riconosciute sta rimettendo in
dubbio il futuro di uno dei centri di eccellenza più
importanti in Italia per la riabilitazione neuro motoria.
La fondazione Santa Lucia sostiene di sopportare il
peso di 100 milioni di euro di crediti mai onorati dalla
Regione che hanno causato un buco altrettanto
grande. Inoltre, le tariffe riconosciute per le
prestazioni sono quelle di 20 anni fa - raccontano
ancora al Santa Lucia -: 4 milioni di euro al mese, il
30-40 per cento in meno di quanto servirebbe. Luigi
Amadio, direttore generale del Santa Lucia: «A noi
dispiace, ciclicamente, essere costretti a dire che
dovremo chiudere. Ma non ci sono alternative: da 4
o 5 anni proseguiamo in questa situazione di
difficoltà, non possiamo continuare a lungo così. E
dispiace anche leggere le dichiarazioni della
Regione, secondo la quale siamo vicini a una
soluzione. Non è così, vorrei dirlo con chiarezza».
LA STORIA
Alcune cose da sapere: il Santa Lucia ventuno anni
fa ha ottenuto il riconoscimento di Irccs, vale a dire
di istituto ricovero e cura a carattere scientifico. A
livello nazionale è un punto di riferimento per la
riabilitazione neuromotoria. Ad esempio, vengono
seguiti molti bambini che hanno questo tipo di
problemi, per un incidente o causa di malattie,
anche rare. Vi sono famiglie di pazienti che hanno
deciso di prendere casa nella zona del Santa Lucia,
sull’Ardeatina, proprio per essere vicine alla
struttura. L’80 per cento delle persone assistite al
Santa Lucia sono romane o del resto del Lazio. In passato, a favore del Santa Lucia si sono battute persone
conosciute che per motivi differenti sono entrate in contatto con l’ospedale: sul sito del «Comitato Salviamo il
Santa Lucia» sono pubblicate le video interviste di chi si è speso a favore dell’ospedale (Enrica Bonaccorti,
Cinzia Leoni, Tinto Brass, Luciano Onder tra gli altri). Amadio: «Nella prima classifica della ricerca italiana,
presentata dall’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) al ministro
dell’Università, Maria Chiara Carrozza, la Fondazione Santa Lucia Irrcs figura ai primi posti della lista degli
enti, assieme all’Istituto Nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia e
all’Istituto Italiano di tecnologia. La classifica premia le strutture che riescono a realizzare i migliori lavori
all’Istituto Italiano di tecnologia. La classifica premia le strutture che riescono a realizzare i migliori lavori
scientifici e brevetti internazionali e che riescono a gestire al meglio le risorse. Insomma, non è giusto che la
Regione ci consideri come una qualsiasi casa di cura».
IL DIBATTITO
Dal «Coordinamento Salviamo il Santa Lucia», formato da pazienti e genitori, spiegano: «La Regione ignora
completamente le indicazioni della magistratura e nega ai cittadini il diritto alla cura di qualità le cui
competenze sono motivo di orgoglio scientifico e medico. L’unicità della Fondazione è ormai conclamata ma
sembra che le belle parole appartengano solo alle campagne elettorali, ora come allora. Il Coordinamento è
pronto a riprendere la lotta e assicura alla Regione che se è vero che l’unico destino sarà la chiusura della
struttura, allora vuole dire che venderemo cara la pelle». La Regione, una settimana fa, ha replicato:
«Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte della Asl circa la conclusione delle verifiche dei requisiti minimi
del Santa Lucia. Si tratta di un importante passo in avanti per scongiurare definitivamente l'ipotesi di chiusura
dell’ospedale e di un atto che ci permetterà di effettuare a breve i pagamenti, poiché il percorso per il
conseguimento dei requisiti necessari è stato completato».
Mauro Evangelisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 23 Luglio 2013
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“Tosarello”
internazionale
XXV edizione
eccezionale
BASKET
Al venticinquesimo anno il Tosarello diventa internazionale. Il successo finale del team Martino Club Hotel,
assemblato con una giocatrice statunitense naturalizzata svedese (Pamela Rosanio Blomberg) e quattro
cestisti scandinavi di alto livello (Egal Saleman, Alex Holstrom Forster, Marko Catrini, Richard Blomberg)
allarga gli orizzonti del torneo di basket sotto le stelle più popolare del Lazio.
La partecipazione della valanga gialloblù, portata in Italia da Luca Romano, coach di Fondi da oltre 10 anni
trapiantato a Umea, città svedese vicina al Circolo Polare Artico, ha ridato ossigeno a una manifestazione
che nelle recenti edizioni aveva perduto mordente. Negli ultimi anni, infatti, il livello dei partecipanti si era
abbassato gradualmente, mentre stavolta, per contrastare i forti outsider venuti dal grande Nord, anche gli
altri team si sono dovuti attrezzare. Ecco, quindi, il ritorno di giocatori di prima fascia come Luca Bisconti,
Giovanni Coronini, Daniele Toscano, Matteo Pierangeli, Marco de Angelis, Marianna Biscarini, Sacha Kushev
cha hanno fatto lievitare il livello tecnico. Buono anche l’apporto delle giocatrici. La nota negativa? I cestisti
uomini di seconda fascia. In origine il Tosarello si giocava con squadre assemblate con giocatori in attività,
giocatrici ed ex giocatori. Nelle ultime edizioni le vecchie glorie sono state soppiantate, con una modifica di
regolamento, da tesserati regionali (gente in attività, dalla C2 in giù). Il livello atletico si è elevato, l’età media
delle squadre è calata, ma il torneo ha perso gran parte del suo fascino perché gli ex sono spariti. Un
peccato: nel quadrangolare d’apertura, dedicato ai campioni del passato, una sessantina di ex giocatori
rigorosamente over 40, hanno dimostrato di poter giocare ancora a fianco di campioni sulla breccia. Non ha
tradito, infine, il pubblico, con migliaia di persone sempre attente ogni sera sugli spalti dell’arena di piazzale
Prampolini, dal 2005 sede della manifestazione.
Stefano Urgera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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da pag. 33
Crona!http://ilcapoluogo.globalist.it/ca
Aracu: 'E' un'ingiustizia, non ho fatto
niente!'
Dopo la condanna le reazioni dell'ex-parlamentare Pdl
Sabatino Aracu. 'Non accetto la pena. E' un'ingiustizia.'
Direttore
lunedì 22 luglio 2013 15:03
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«Io siccome non ho fatto niente, non accetto neanche la pena di
un'ora e né di un euro». Così l'ex parlamentare del Pdl Sabatino
Aracu, dopo la lettura della sentenza da parte del Tribunale di
Pescara, che lo ha condannato a 4 anni di reclusione. «Quindi - ha
proseguito - è un'ingiustizia e basta. Vuol dire che c'é chi vede le
condanne a modo proprio. Viva Berlusconi». !
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