111 VIA CALDERA
&RPLWDWRVFLHQWL¿FR
Andrew Leach
Associate Professor of Architecture
*ULI¿WK8QLYHUVLW\%ULVEDQH$XVWUDOLD
Giuliano Vittorio Mussati
Ricercatore Associato
'LUHWWRUHGHOO¶2VVHUYDWRULRVXOOH,QGXVWULH&UHDWLYH&(,6
&HQWUHIRU(FRQRPLFDQG,QWHUQDWLRQDO6WXGLHV
8QLYHUVLWjGL5RPD7RU9HUJDWD
Sergio Porta
3URIHVVRURI8UEDQ'HVLJQ
+HDGRI'HSDUWPHQW 8'68
8UEDQ'HVLJQ6WXGLHV8QLW
8QLYHUVLW\RI6WUDWKFO\GH*ODVJRZ8.
Fabrizio Tucci
5LFHUFDWRUH&RQIHUPDWRLQ7HFQRORJLDGHOO¶$UFKLWHWWXUD
'LSDUWLPHQWR,7$&$
,QGXVWULDO'HVLJQ7HFQRORJLDGHOO¶$UFKLWHWWXUDHFXOWXUDGHOO¶$PELHQWH
8QLYHUVLWjGL5RPD/D6DSLHQ]D
111 VIA CALDERA
Questa collana di libri promossa dalla Cooperativa di abitanti Ferruccio
Degradi, si propone d’incoraggiare e sollecitare il dibattito intorno al
tema dell’abitare la città contemporanea attraverso un confronto d’idee
aperto anche ai non addetti ai lavori, nella convinzione che il principio
della sostenibilità deve fondarsi sulla partecipazione attiva dei cittadini
al progetto e al governo dei luoghi ove essi vivono. Una sostenibilità
che per essere tale deve esplorare vasti campi del sapere, dalle scienze
naturali alla tecnologia, dall’antropologia all’economia all’urbanistica
e che deve sollecitare al confronto studiosi di diversa formazione, progettisti, operatori del terzo settore, amministratori pubblici. Per questa
ragione i volumi della collana, caratterizzati da temi affrontati da punti
di vista specialistici tra loro anche distanti, si offrono alla lettura non
come manuali ma come traccia per l’esplorazione e la scoperta di nuovi
territori del sapere e di altre pratiche del progettare e del costruire. In
ogni parte del pianeta servita da una connessione internet, digitando 111
via caldera è possibile ottenere indicazioni per contattare la Cooperativa di abitanti Ferruccio Degradi, una associazione di donne e uomini
FKHDWWUDYHUVRXQTXRWLGLDQRODYRURVXOWHUULWRULRHXQDFRVWDQWHULÀHVsione sui problemi generali della società pratica un approccio ai temi
ORFDOL¿OWUDWRDWWUDYHUVRODOHQWHGHOSHQVLHURJOREDOH
Elio Bosio, Warner Sirtori, Lucia Castiglioni, Elisabetta Ginelli, Andrea Bosio
TERRITORI SPAZI TECNOLOGIE DELL’ABITARE
P r o g e t t a r e
u n
f u t u r o
p o s s i b i l e
Il volume è la sintesi di un lavoro di ricerca condotto in collaborazione e promosso dalla
&RRSHUDWLYD(GL¿FDWULFH)HUUXFFLR'HJUDGL
In copertina: dipinto su parete realizzato da N. Tranchida. Sede della Cooperativa Degradi a Quinto Romano, Milano.
Copyright © MMXIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaello Garofalo, 133/A-B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN 978-88-548-5921-0
,GLULWWLGLWUDGX]LRQHGLPHPRUL]]D]LRQHOHWWURQLFD
GLULSURGX]LRQHHGLDGDWWDPHQWRDQFKHSDU]LDOH
FRQTXDOVLDVLPH]]RVRQRULVHUYDWLSHUWXWWLL3DHVL
1RQVRQRDVVROXWDPHQWHFRQVHQWLWHOHIRWRFRSLH
VHQ]DLOSHUPHVVRVFULWWRGHOO¶(GLWRUH
I edizione: giugno 2013
Prefazione
Francesco Zanni
La Cooperativa Ferruccio Degradi opera da sempre in maniera “socialmente responsabile”. L’attestato recentemente conferitole dalla Camera
di Commercio di Milano è un riconoscimento che fa molto onore, ma
non è certo l’elemento che sancisce questo suo modo di essere. I 100
anni della sua storia; la sua riconoscibilità, soprattutto da parte delle
migliaia di persone che nel tempo hanno trovato nella Cooperativa il
modo per dare risposta ad un proprio bisogno essenziale, quello abitativo; l’attenzione per il contesto più generale nel quale opera, che
VLJQL¿FDTXDOLWjGHOODYLWDGHJOLDELWDQWLULVSHWWRGHOO¶DPELHQWHQHOTXDle interviene, fanno di questa realtà un soggetto che non può esimersi
dall’agire in modo responsabile. Questa peculiarità è insita nella Cooperativa, per sua natura. È l’elemento che le ha consentito di arrivare sin
qui, ed è l’elemento che le garantirà ancora un lungo cammino futuro.
Le realizzazioni edilizie promosse e realizzate dalla Cooperativa
VRQRODPLJOLRUHWHVWLPRQLDQ]DGLFLz,SH]]LGLFLWWjDI¿GDWLDOOD&RRSHUDWLYDVRQRIDFLOPHQWHLGHQWL¿FDELOLPDJDULQRQWDQWRSHULOULVDOWR
HVWHWLFRGHJOLHGL¿FLTXDQWRSHULULVXOWDWLRWWHQXWLFRQODIDWLFRVDULFHUFDGLXQHTXLOLEULRIUDHOHPHQWLFRPSOHVVLTXDOLODUHOD]LRQHIUDHGL¿FLR
HOXRJRGRYHHVVRVRUJHIUDVSD]LFRPXQLHVSD]LSULYDWLIUDHGL¿FLR
e qualità della vita dei suoi abitanti; fra prestazioni e costi economici;
l’equilibrio nel rapporto fra gli abitanti tra loro (la coesione sociale) e la
ricerca di un equilibrio fra tutti questi elementi messi assieme.
La Cooperativa opera prevalentemente in quartieri periferici della
città di Milano. Le periferie rappresentano luoghi dove le caratteristiche
morfologiche del territorio e le condizioni sociali degli abitanti mettono
ancor più in risalto la necessità di azioni che tengano conto di queste
complessità se si crede nella possibilità di contribuire a migliorare e a
far progredire un po’ il mondo in cui viviamo.
Ognuno di questi tratti caratteristici è costantemente presente nelle
7
azioni quotidiane che la Cooperativa compie. La consapevolezza di ciò
da parte delle persone che vivono ed animano la Cooperativa ha livelli
di intensità che possono essere diversi per svariati e legittimi motivi:
in base al ruolo ricoperto nella “comunità cooperativa”, in base ai momenti in cui vanno compiute determinate scelte ed assunte le relative
decisioni.
3RVVLDPRGH¿QLUHODFRQVDSHYROH]]DGHOO¶HVVHUH&RRSHUDWLYDFRPH
un valore. Un valore che emerge con tutta la propria forza nei momenti topici della vita della Cooperativa e che spesso coincidono anche
con momenti storici di evoluzione e cambiamento del contesto sociale
all’interno del quale la Cooperativa stessa è inserita.
Ebbene, il periodo storico che stiamo vivendo oggi rappresenta proprio uno di questi momenti. Oggi ci si accorge che qualcosa sta cambiando, che sono in corso mutamenti dai quali non si tornerà più indietro e che tutti quanti usciremo da questa fase un po’ diversi. Stanno
cambiando i bisogni abitativi delle persone, stanno cambiando le loro
possibilità di accedere al bene casa, sta mutando la disponibilità delle
risorse necessarie per realizzare quel bene. La consapevolezza di ciò
KDVWLPRODWRDOO¶LQWHUQRGHOOD&RRSHUDWLYDXQDULÀHVVLRQHFKHSDUWLWD
quasi in sordina, sta diventando via via sempre più profonda e coinvolgente. I primi soggetti ad essere coinvolti sono stati gli organismi
GLULJHQWLHODVWUXWWXUDRSHUDWLYD0DODSRUWDWDGHOODULÀHVVLRQHGRYUj
coinvolgere una platea di soggetti più ampia: il movimento generale
del sistema cooperativo e, soprattutto, i soci delle cooperative, che sono
l’espressione vera dei cambiamenti in atto.
Il tema è il seguente: fermi restando i valori fondanti espressi dalla
Cooperativa, le risposte ai nuovi bisogni abitativi per il prossimo futuro
saranno necessariamente diverse da quelle di oggi. Quali siano le soOX]LRQLRJJLDQFRUDQRQqGDWRGLVDSHUH$I¿QDUHODFRJQL]LRQHGHOOD
complessità insita nell’attività della Cooperativa; scomporla in elemenWLSLVHPSOLFLHSURYDUHDGDQDOL]]DUOLVLQJRODUPHQWHULÀHWWHUHVXUXROR
e funzione di ognuno di essi con ottica di responsabilità ed avendo ben
presente che gli obiettivi sono quelli di mettere a disposizione di ogni
8
persona una casa dove poter condurre una vita serena; capire come tutti
questi elementi si possano convenientemente ricombinare tra loro, crediamo sia la strada giusta per trovare le risposte che cerchiamo.
I temi che ne scaturiscono sono molteplici: dalle risorse energetiche
a quelle umane (il capitale sociale), dal rapporto con il suolo all’utilizzo
degli spazi abitativi, dagli aspetti sociali dell’abitare alla funzione del
YHUGH VLQR DOOD ULTXDOL¿FD]LRQH GHL SDWULPRQLR HVLVWHQWH Ê HYLGHQWH
che su ogni tema si possono produrre svariate considerazioni, ognuna
delle quali può condurre ad ulteriori e più approfonditi ragionamenti.
Per non disperdere le considerazioni che ne derivano, anzi, per arULFFKLUOHHYDORUL]]DUOHVLqSHQVDWRGLUDFFRJOLHUHWXWWHTXHVWHULÀHVVLRni nella presente pubblicazione, che vuole essere un punto di partenza
SHUVWLPRODUHXOWHULRULDSSURIRQGLPHQWLVXRJQLVSHFL¿FRWHPDLQHVVD
contenuto. Una raccolta di considerazioni ed idee volutamente depurata
da aspetti tecnicistici, di semplice fruizione per chiunque, perché l’augurio è che quante più persone possibile possano trarre idee e fornire
spunti per costruire assieme il nostro futuro.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo libro: dagli autori dei testi a tutte le persone
della Cooperativa che hanno messo la propria passione nel confrontarsi
per elaborarne i contenuti.
9
Il futuro è il tempo di una coniugazione, il tempo
più concreto della coniugazione, se è vero che
il presente è inafferrabile, sempre travolto dal
tempo che passa, e il passato sempre oltrepassato, irrimediabilmente compiuto e dimenticato. Il futuro è la vita che si vive individualmente.
Il futuro ha a che fare con l’evidenza ma noi
continuiamo a dubitare dell’avvenire. Infatti,
ciò che definisce etimologicamente l’avvenire
è l’"avvenimento". È ciò che da un contenuto al
futuro, ciò che avviene.
Marc Augè
10
Indice
13
Introduzione
Elio Bosio
21
Capitolo I
&DSLWDOHVRFLDOHHEHQLFRPXQL
Warner Sirtori
37
Capitolo II
,OYHUGHHODFLWWj
Elio Bosio
69
Capitolo III
/¶HQHUJLDGHOOHULVRUVHQDWXUDOL
Lucia Castiglioni
85
Capitolo IV
/RVSD]LRDELWDWLYRPXOWLIXQ]LRQDOH
Elisabetta Ginelli
119
Capitolo V
9LYHUHLQFRPXQH
Lucia Castiglioni
135
Capitolo VI
$JULFROWXUDXUEDQDHDJJUHJD]LRQHVRFLDOHD1HZ<RUN
Andrea Bosio
153
Capitolo VII
6LJQL¿FDWRHYDORUHGHOVXROR
Warner Sirtori
11
12
Introduzione
Elio Bosio
Nei primi anni del nuovo secolo, il Consiglio Europeo degli Urbanisti ha elaborato e pubblicato un importante documento d’indirizzo per
O¶D]LRQHGHLSLDQL¿FDWRULLOFXLWLWRORq/D1XRYD&DUWDGL$WHQH
/DYLVLRQHGHO&RQVLJOLR(XURSHRGHJOL8UEDQLVWLSHUOHFLWWjGHOƒ
VHFROR In questo scritto, dove si elencano i problemi e si delineano gli
scenari della città europea del terzo millennio, sono posti con forza i
temi del rapporto dell’uomo con la natura, delle energie non inquinanti,
nonché della partecipazione dei suoi abitanti al governo della città e
GHOODORURLGHQWLWjVRFLDOH/H³V¿GH´FKHSURSRQHLQWHVHDFRVWUXLUHXQ
ambiente fondato sullo sviluppo sostenibile e sulla vita sociale, costituiscono oggi più che mai una traccia utile per affrontare la profonda crisi
economica e di valori che ha colpito tanta parte del pianeta. Una crisi che
LQ,WDOLDKDFRVWUHWWROHSHUVRQHDSUHQGHUHFRQ¿GHQ]DFRQJOLLQGLFLGL
borsa e con il termine spread¿QRDSRFKLDQQLIDVFRQRVFLXWRDLSLHD
concentrare l’attenzione, spasmodica in alcuni momenti particolarmente
gravi, sull’economia. Se a causa della crisi dei mercati chiude un’industria, ciò che si percepisce immediatamente è il dramma di tante famiglie
private delle risorse per condurre una vita dignitosa, mentre si fatica a
cogliere le gravi ripercussioni che questa vicenda determina sulla strutWXUD¿VLFDGHOWHUULWRULR,Q,WDOLDqVWDWDQHFHVVDULDO¶HVSORVLRQHDQFKH
mediatica, della drammatica vicenda dell’acciaieria Ilva di Taranto per
rendere le persone avvertite del problema non più eludibile di un sostenibile sviluppo dell’economia e dell’urgenza di un programma di governo
del territorio in grado di associare il lavoro con la salute dei cittadini.
I vecchi concetti di città e di campagna sono stati accantonati dalOD FUHVFLWD GL XQD FLWWj GLIIXVD PHQWUH ULVXOWD DQFRUD GLI¿FLOH IRUPXlare modelli in grado di coniugare la tutela degli spazi agricoli con lo
VSUDZOurbano. Eppure non dovremmo dimenticare che in Cina, a un
aumento o diminuzione di un solo punto di PIL corrisponde l’ingresso
13
di milioni di donne e uomini nelle città oppure la loro trasmigrazione
da queste verso la campagna. Sulla Terra, la popolazione urbana ha ormai superato quella rurale e il tema dell’abitare ha assunto caratteri di
FRPSOHVVLWjVFRQRVFLXWL¿QRDQRQPROWLGHFHQQLID6LDPRLQSUHVHQ]D
di una metropoli globale dove tutto è messo in rete, un mondo-città,
VHFRQGRODGH¿QL]LRQHGL0DUF$XJpFXLVLFRQWUDSSRQHFRQFUXGH]]D
XQDFLWWjPRQGRHVSUHVVLRQHGLWXWWHOHFRQWUDGGL]LRQLHGLWXWWLLFRQÀLWti: «Da un lato il mondo diventa una città (...) da un altro lato, la città,
la grande città, rappresenta un mondo. Un mondo nel quale, però, gli
schemi di uniformazione e di circolazione associati al mondo-città non
funzionano più. La diversità della Terra, la diversità fra ricchi e poveri,
la diversità etnica, culturale, d’origine, di condizione: nella grande città
tutto si mescola. In essa ci scontriamo con la diversità insita nel mondo
e anche con tutti i problemi che cerchiamo di eliminare dal mondo-città.
Nella città-mondo esistono la violenza, l’esclusione, i ghetti, i giovani
e i meno giovani, le diverse generazioni, gli immigrati, i clandestini: in
una parola, tutta la complessità e la disuguaglianza presenti nel mondo.
In un certo senso, il mondo-città è l’ideale, 1’ideologia del sistema della
globalizzazione: l’idea che un domani tutto potrà circolare agilmente.
La città-mondo incarna al contrario tutte le contraddizioni e le tensioni
storiche generate da questo sistema: non è vero, infatti, che gli uomini
e le merci circolano così facilmente» (Augé, 2007: 12). È dunque importante che gli abitanti della città, quasi sempre inconsapevoli protagonisti dello scontro tra queste due forze, acquistino consapevolezza e
JRYHUQLQR OH WUDVIRUPD]LRQL LQ VHQVR SRVLWLYR /D SULPD JUDQGH V¿GD
riguarda la preservazione o la rigenerazione di un equilibrio ambientale gravemente compromesso, compito per affrontare il quale necessita
una lucida visione dei problemi, non inquinata da interessi particolari o
pregiudizi. Non giova a questo la scelta degli organi d’informazione di
privilegiare la rappresentazione dello scontro piuttosto che attuare una
quotidiana azione intesa a sollecitare il confronto, supplendo così alle
tante carenze in questo campo degli organi di governo centrali e locali.
Il tema dell’energia nucleare è illuminante dell’ambiguità che ha se14
gnato l’azione dei governi italiani nel corso di questi ultimi anni. Dopo
che, per la seconda volta i cittadini – anche sotto la spinta dell’emozione
VXVFLWDWDGDGXHHYHQWLFDWDVWUR¿FL±DYHYDQRHVSUHVVRLOORURYRWRFRQWUR
il nucleare, si sarebbe dovuto investire, molto e subito, in ricerca per varare un grande piano che consentisse di ottenere da fonti non inquinanti
ODPDVVLPDDXWRVXI¿FLHQ]DHQHUJHWLFD&RVuQRQqVWDWRLOSHWUROLRFRQtinua a costituire la principale fonte di energia e periodicamente noti
scienziati e studiosi intervengono per sostenere le ragioni del nucleare,
nonostante la chiara scelta della maggioranza degli elettori. Eppure, le
opzioni relative all’energia determinano indirizzi economici e politiche
LQGXVWULDOLFKHVLULÀHWWRQRQHOOHIRUPHGHOSDHVDJJLRQHOOHFDUDWWHULVWLche delle abitazioni, cambiamenti che dobbiamo vivere con grande consapevolezza. Ha scritto Bernardo Secchi (2000: 173) che «il futuro sarà
probabilmente segnato da una sempre maggiore consapevolezza delle
nostre responsabilità nei confronti dell’ambiente, sia nei suoi aspetti più
generali e pervasivi indicati solitamente con i termini di JOREDOFKDQJHVLDQHLVXRLDVSHWWLSLVSHFL¿FLHORFDOLFRPHODWXWHODGDOULVFKLR
idrogeologico o la difesa da ogni forma d’inquinamento. Dettate dalla
paura, dalla teoria, da un più diffuso senso morale e da una nuova etica
ambientale, nella città del futuro le tecniche di controllo della pressione
ambientale, di sua limitazione, mitigazione e compensazione, diverranQRFRQRJQLSUREDELOLWjVHPSUHSLHI¿FDFLHFRQGLYLVHRJJHWWRGLVSHFL¿FKHSROLWLFKHQRUPHHSURJHWWL&LzLQWURGXUUjQHOORVSD]LRGLODWDWR
della città contemporanea nuovi materiali cambiandone l’immagine».
Le dimensioni, la struttura e i paesaggi della nuova dimensione metropolitana comportano il rischio, o la certezza come denuncia Alberto
Magnaghi (2010), di una modalità di urbanizzazione distruttiva della
qualità urbana per come la storia ce l’ha consegnata, una urbanizzazione tesa all’omologazione e alla formazione di un continuo di spazi non
identitari, i QRQOXRJKL che Augé contrappone agli spazi antropologici.
Poiché la condizione urbana è diventata norma e non eccezione, necessita una JRYHUQDQFH in grado di fare scaturire da un territorio diffusamente urbanizzato «nuove qualità urbane, come emergenze di città
15
all’interno di più vaste urbanizzazioni, sempre come espressione ecoORJLFD, grazie ad altrettanto nuove FDSDFLWjGHJOLXRPLQLGLVIUXWWDUHOH
RFFDVLRQL» (Vercelloni, 1992: 13). Occorre lavorare alla costruzione di
nuove qualità urbane capaci di preservare e nutrire le radici dell’identità
storica dei luoghi e dei loro abitanti, condizione necessaria per consolidare positivi sistemi di relazioni e per perfezionare gli strumenti della
SDUWHFLSD]LRQHDO¿QHGLDIIURQWDUHFRQDGHJXDWDSUHSDUD]LRQHLOGLI¿FLOH
compito di mediazione delle complessità. Il rischio maggiore che fenomeni di urbanizzazione diffusi e omologati possono provocare è quello
della cancellazione di quel senso di appartenenza a un luogo che conferisce identità agli individui e consente loro di determinare i propri obiettivi
tenendo conto degli obiettivi altrui, secondo un fondamentale principio di
UHFLSURFDLQWHUGLSHQGHQ]D6HQ$SSDUWHQHUHDXQOXRJRVLJQL¿FD
dare vita a quei centri di vita associata che fanno sì che la città non sia
FRQFHSLWDFRPHXQVHPSOLFHDJJORPHUDWRGLVSD]LGLODYRURHGLWUDI¿FR
ma catalizzatore di una vita più ricca, espressione, come Siegfried Giedion affermò oltre mezzo secolo fa, «di una esperienza che sia in grado
di allargare la ristretta vita privata degli uomini» (Giedion, 2008: 81). Il
senso di appartenenza è stato talvolta inteso come difesa a oltranza delle “piccole patrie” contro la globalizzazione, addirittura come barriera
etnica eretta contro quella che viene vissuta come “invasione” da parte
di popolazioni straniere e tradotto in irrazionale non accettazione di fenomeni di rilevanza mondiale che, al contrario, necessitano di essere
indagati senza pregiudizi e affrontati con atteggiamento positivo.
2JJLGLVSRQLDPRGLVWUXPHQWLG¶LQIRUPD]LRQH¿QRDSRFKLGHFHQQL
fa sconosciuti, come le mappe di Google e le panoramiche di Street
View che ci consentono, ad esempio, di esplorare le Colonias populares
di Città del Messico e di conoscere la realtà di una condizione urbana
inconcepibile per i nostri standard di vita, di narrare e rappresentare noi
stessi la realtà in cui viviamo, anche se la straordinaria possibilità offerta a molti di mostrare informazioni “georeferenziate”, rischia, come
ha scritto Martin Dodge, di allargare la frattura tra le diverse parti del
SLDQHWD©/DFDUWRJUD¿DJHVWLWDGDLFLWWDGLQLSXzDXPHQWDUHLOGLYDULR
16
QHOPRQGRULSURGXFHQGROHVWHVVHGLQDPLFKHGHLFDUWRJUD¿WUDGL]LRQDOL
VHIDFFLDPRWURSSRDI¿GDPHQWRVXOODFLWL]HQFDUWRJUDSK\ avremo mappe sempre più dettagliate della parte occidentale del mondo, lasciando
scoperta gran parte del globo (citato in Danna, 2012).
È diffusa convinzione che nella società dei consumi si possano risolvere problemi di rilevanza globale quali l’inquinamento e l’esaurimento
delle fonti di energia richiudendosi nel recinto della “piccola patria” o
DI¿GDQGRVLDOODVSHUDQ]DGLXQDULYROX]LRQHVFLHQWL¿FDPROWRSLFDULFD
di utopia dei romanzi di Jules Verne, piuttosto che affrontando con deWHUPLQD]LRQHPDDQFKHVHQ]DHVDVSHUDWLLQWHJUDOLVPLODPRGL¿FD]LRQH
di stili di vita divenuti non più sostenibili. Il celebre architetto britannico
Norman Foster sta lavorando alla realizzazione di una città cosiddetta
intelligente (VPDUW FLW\) negli Emirati Arabi: Masdar. Una città basata
HVFOXVLYDPHQWH VX HQHUJLD VRODUH H DOWUL IRQWL VRVWHQLELOL D ]HUR UL¿XWL
e zero emissioni di carbonio e la cui perfezione ecologica è riservata a
pochi privilegiati che accettano comunque di sottoporsi passivamente
a rigide regole stabilite sulla base di precisi calcoli, un progetto che si
attira le facili critiche di chi obietta che attenzione e investimenti andrebbero concentrati nelle megalopoli esistenti per renderle più vivibili
e che riporta alla mente le tragicomiche vicende narrate in un romanzo
di Paul Torday (2007), che ha per trama il tentativo fallito d’introdurre
la pesca al salmone tra le montagne dello Yemen. Non occorre visitare il
0HGLR2ULHQWHSHULQFURFLDUHSURJHWWLDPEL]LRVLTXDQWRHI¿PHUL/¶([SR
milanese del 2015 concentra energie e risorse per costruire la periferia
ideale e per realizzare un laboratorio capace di mostrare i modi più giusti
per QXWULUHLO3LDQHWD. Questo mentre l’attuale periferia milanese subisce
l’assenza di un programma di governo della città in grado di valorizzare
quegli elementi positivi che pure non mancano nei margini del territorio
urbano, un programma volto a invertire la tendenza che per decenni ha
visto collocare nelle zone centrali tutte le funzioni di maggior pregio e in
grado d’interrompere la costante erosione del territorio agricolo.
Le risposte offerte a questi problemi nella pratica di governo del
territorio sono ancora insoddisfacenti, ostacolate da interessi particolari
17
che sempre più tendono a prevalere su quelli collettivi, mentre un’azione
di effettivo rinnovamento della qualità dello spazio urbano trova frequenti ostacoli in progetti ambiziosi che si propongono come esempi unici e
LUULSHWLELOLVDFUL¿FDQGRFRQFLzODFRVWUX]LRQHGLPRGHOOLGLHGL¿FLHGL
quartieri da assumere come prototipi di una concreta sostenibilità ambientale ed economica. Questi aspetti negativi potrebbero essere mitigati,
se non cancellati, da una più diffusa e impegnata partecipazione dei cittadini ai progetti di trasformazione della città e di gestione del bene comuQH 8QD HI¿FDFH SDUWHFLSD]LRQH LPSOLFD XQD VXI¿FLHQWHPHQWH SURIRQGD
conoscenza dei temi che non può essere ottenuta unicamente con l’informazione offerta dai giornali quotidiani e settimanali ma che necessita di
letture più approfondite e soprattutto logicamente collegate.
I brevi saggi di questo volume sono concepiti come una sorta di proSHGHXVLDOODOHWWXUDGLWHVWLWHFQLFLHVFLHQWL¿FLGLEHQPDJJLRUHFRPSOHVVLWj3HUTXHVWDUDJLRQHSXUSUHVWDQGRJUDQGHDWWHQ]LRQHDOODVFLHQWL¿cità dei contenuti, ci si è sforzati di evitare il ricorso a termini, formule,
strutture del discorso praticati soltanto dagli addetti ai lavori o frutto,
come il famigerato “architettese”, di vezzi che poco hanno a che vedere
FRQLOULJRUHVFLHQWL¿FR,OWHQWDWLYRqVWDWRTXHOORGLSHUFRUUHUHODQRQ
facile strada di una scrittura priva di pedanteria e in grado di conquistare
l’interesse dei giovani che si avvicinano alle discipline del progetto del
territorio e delle persone che intendono misurarsi nel non facile impegno
di una diretta partecipazione ai processi di trasformazione e di governo dei luoghi ove vivono. I temi trattati sono eterogenei e spaziano da
TXHOOLFKHVRQGDQROHUDGLFLGHLSUREOHPLLOVLJQL¿FDWRHLOYDORUHGHO
suolo) a quelli che, come il FRKRXVLQJ, esaminano le molteplici forme
GLQXRYLPRGHOOLGLUHVLGHQ]LDOLWj8Q¿ORFRPXQHOLFROOHJDHGqTXHOOR
della centralità del rapporto tra le donne e gli uomini che abitano la
città e tra questi e la dimensione urbana, una centralità indagata non al
¿QHGLDIIHUPDUHYHULWjLQRSSXJQDELOLPDSHURIIULUHDUJRPHQWLHVWUXmenti a coloro che intendono misurarsi concretamente con i problemi
della nostra società. Abbiamo citato il caso di Masdar City, ma di città
pensate e talvolta fondate nel segno di una coatta felicità imposta ai
18
loro abitanti è piena la storia, da Sforzinda a Christianopolis, dal Falansterio di Fourier alla Ville Radieuse di Le Corbusier. Oggi più che
mai ci rendiamo conto che la città ideale non esiste e che la conquista di
una migliore qualità della vita può essere soltanto frutto delle battaglie
condotte dai sui abitanti, mentre le innovazioni tecnologiche non costituiscono altro che strumenti che possono essere utilizzati con maggiore
o minore competenza. Ha scritto il sociologo Richard Sennet (2012)
che «la tecnologia può intorpidire e indebolire le persone che vivono
passivamente nel suo abbraccio onnicomprensivo»; nulla di più condivisibile poiché l’intelligenza creativa degli abitanti è indispensabile alla
vita della metropoli, come ci dimostra il saggio sugli orti e sui mercati
DOLPHQWDUL GHO %URQ[ ,Q DVVHQ]D GL IRUPXOH PLUDFRORVH VROWDQWR XQD
FRVWDQWHVSHULPHQWD]LRQHSXzSURGXUUHHI¿FDFLULVXOWDWL8QDVSHULPHQtazione effettuata a trecentosessanta gradi, sostenuta da analisi rigorose
ma anche dalla consapevolezza che per risolvere un problema occorre
affrontarlo da prospettive talvolta radicalmente diverse e che potranno
condurre a felici risultati del tutto imprevisti, poiché la serendipità non
è un dono del cielo, ma frutto della tenacia e della sagacia.
Note
௅$XJp07UDLFRQ¿QL&LWWjOXRJKLLQWHJUD]LRQL. Milano: B. Mondadori, 2007.
௅'DQQD66LDPRWXWWLFDUWRJUD¿. In &RUULHUHGHOOD6HUD, 21 ottobre 2012.
௅*LHGLRQ6%UHYLDULRGLDUFKLWHWWXUD. Torino: Bollati Boringhieri, 2008.
௅0DJQDJKL$,OSURJHWWRORFDOH9HUVRODFRVFLHQ]DGLOXRJR. Torino:
Bollati Boringhieri, 2010.
௅6HFFKL%3ULPDOH]LRQHGLXUEDQLVWLFD. Roma-Bari: Laterza, 2000.
௅6HQ$(WLFDHGHFRQRPLD. Roma-Bari: Laterza, 2002.
௅6HQQHW5,QWHOOLJHQWHPD QRQ WURSSR. In ,QWHUQD]LRQDOH, 21/27 dicembre 2012, n. 980.
௅7RUGD\33HVFDDOVDOPRQHQHOOR<HPHQ. Milano: Rizzoli, 2007.
௅9HUFHOORQL9(FRORJLDGHJOLLQVHGLDPHQWLXPDQL. Milano: Jaca Book,
1992.
19
Il termine risorsa deriva dal latino surgere, alzar-
si, riapparire all’orizzonte, nascere nuovamente. È
evidente quanto questo significato possa essere
riferito principalmente alle risorse naturali ࣣ come
il sole, fonte inesauribile di energia, l’ambiente,
gli esseri viventi ௅ che sono proprie del pianeta
Terra. Fin dall’antichità per mangiare, lavorare,
abitare e viaggiare l’uomo ha fatto sempre uso
di risorse che provenivano dal mondo naturale:
acqua, legna, fuoco, ecc. Con maggiore intensità
ciò è accaduto anche in epoca moderna, quando
la «grande trasformazione» ha portato allo sfruttamento dei principali combustibili fossili estraibili
dalla terra, come il carbone, il petrolio, il gas naturale. Ma il termine risorsa può riferirsi con pieno
diritto anche al capitale sociale, alla rete reciproca
dei rapporti, delle alleanze e cooperazioni impiegate nelle relazioni umane, nella modificazione dei
territori e nella costruzione dei manufatti.
20
Capitolo I
Capitale sociale e beni comuni
Warner Sirtori
1.1 L’homo civicus
La storia del mondo è storia dell’uomo, delle sue conquiste, delle battaglie contro le avversità della natura, contro la violenza di altri uomiQLqODVWRULDGHOODOHQWDPRGL¿FDGHOORVSD]LRGRPHVWLFRUHOLJLRVRH
politico, del primato della ragione sulla violenza, della democrazia sul
despotismo, della libertà sulla tirannide. Nelle differenti conquiste avvenute nel corso del tempo, un posto particolare spetta alle forme di relazione umana e sociale che sono intercorse, ai rapporti tra gli individui,
le famiglie, i clan, le comunità e le società; ai modelli di organizzazione
fondati sul sentimento di appartenenza, sulla partecipazione attiva, sulla razionalità e sullo scambio.
A partire dall’epoca moderna, quando le grandi rivoluzioni del penVLHURHGHOODWHFQLFDPRGL¿FDQROHFRQGL]LRQLGLYLWDGHOOHSRSROD]LRni cambiando il modo di rispecchiarsi nelle cose, l’individuo assume
via via sempre più importanza. Nella società emerge e trova spazio di
azione l’KRPRRHFRQRPLFXV, razionale, votato a massimizzazione il benessere personale sfruttando le risorse a disposizione. Egli è sorretto
dalla convinzione che ogni individuo debba agire a partire dai principi
utilitaristici su cui si regge l’epoca moderna, è disposto a cooperare con
altri solo a condizione di poter ricavare per sé consistenti e immediati
vantaggi materiali.
Antagonista dell’KRPR RHFRQRPLFXV è l’KRPR FLYLFXV, incline invece ad associarsi e coltivare relazioni, a battersi nell’interesse altrui
per ottenere miglioramenti nella sfera politica e sociale, a sperimentare
21
nuove forme di convivenza civile. Il suo obiettivo principale è quello
di risvegliare le coscienze collettive, agire contro l’inerzia e l’egoismo
individualista ripiegato sul SDUWLFXODUH e intento a procurasi solo piccoli
piaceri temporanei (Cassano, 2004: 21). La città e il territorio sono i
luoghi privilegiati nei quali si muovono questi modelli di uomini cresciuti in epoca moderna; le dimensioni spaziali entro cui sono rappreVHQWDWHOHLVWDQ]HLYDORULGRYHVRQRGH¿QLWHOHVWUDWHJLHHLGLVFRUVL
Nel corso del tempo l’KRPRFLYLFXVKDSHUVHJXLWRSROLWLFKH¿QDOL]zate a raggiungere interessi di carattere generale, rivolte a emancipare i
meno favoriti dalla storia, i più deboli e la massa di lavoratori sfruttati
GDOO¶HFRQRPLDFDSLWDOLVWLFD1RQVHQ]DGLI¿FROWjHFRQWUDGGL]LRQLHJOL
ha lavorato per indirizzare il processo di modernizzazione verso forme
di ZHOIDUH in cui è lo Stato nelle sue articolazioni istituzionali e civili
a fornire protezione e sicurezza. Nei termini che qui ci interessano, il
ZHOIDUH VWDWH KD VLJQL¿FDWR DOFXQH FRQTXLVWH IRQGDPHQWDOL SROLWLFKH
e interventi in favore dell’edilizia sociale a basso costo, attrezzature
pubbliche, servizi scolastici e assistenziali, tutela e valorizzazione delle
risorse e dei beni comuni.
1.2 Capitale sociale
L’KRPRFLYLFXV considera la propria condizione fortemente dipendenWHGDTXHOFDSLWDOHVRFLDOH௅SHUXVDUHXQDQRWDHVSUHVVLRQHGL5REHUW
3XWQDP௅FKHUDSSUHVHQWDODULVRUVDLQGLVSHQVDELOHSHUSURPXRYHUHO¶Dzione collettiva e rafforzare l’agire cooperativo (Putnam, Leonardi, Nanetti, 1993). Nelle società tradizionali, quelle cosiddette pre-moderne,
LOFDSLWDOHVRFLDOHqIRQGDWRVXXQDUHWHULVWUHWWDGLLQWHUORFXWRUL௅LOQXFOHRIDPLOLDUHLOFODQODSLFFRODFRPXQLWj௅HVXSSRUWDWRGDXQDWWHJJLDmento culturale che spinge i componenti a massimizzare il vantaggio
materiale, a tenersi al riparo dai possibili mutamenti che sconvolgerebbero il sistema. Questo aspetto può essere riscontrato ancora oggi in
numerosi contesti, in aree poco sviluppate in cui la scarsità delle risorse
e la struttura urbana frammentata inibisce o non incentiva le forme di
cooperazione allargata e la capacità organizzativa delle società civili.
22
Nelle società moderne, invece, le forme di capitale sociale sono il prodotto di relazioni complesse, multiple, di tipo normativo e istituzionale;
VRQRJHQHUDWHGDDSSDUWHQHQ]HLGHRORJLFKHHGL¿GXFLDVRQRDFFHWWDWHH
condivise per il buon funzionamento del sistema (Donolo, 2003).
A metà del secolo scorso, la studiosa americana Jane Jacobs (1961)
è stata tra le prime a usare il concetto mettendolo in relazione alla vita
urbana e di vicinato delle grandi città moderne, a rilevare la necessità
GLLVWLWXLUHXQD¿WWDUHWHGLUHOD]LRQLXPDQHSHUJDUDQWLUHXQDVROLGDH
duratura convivenza civile. Ma durante gli ultimi due secoli, all’interno
della società occidentale sono stati numerosi gli intellettuali, i tecnici e
i raggruppamenti di persone che hanno messo a disposizione l’ingegno
e avanzato progetti per costituire una società migliore. Sono stati sforzi
dispiegati in differenti contesti politici e culturali: alcuni rifugiati nella dimensione utopica, portati a immaginare un mondo completamente
diverso; molti altri votati all’ascolto attivo e all’interpretazione della
realtà esistente.
6XO¿QLUHGHOO¶2WWRFHQWRSRVVRQRHVVHUHULFRUGDWLJOLVWXGLRVL0DU[
HG(QJHOVRTXHLVRFLDOLVWLXWRSLVWL௅2ZHQ)RXULHU*RGLQ&DEHW௅FKH
hanno affrontato la questione abitativa con proposte concrete, promuoYHQGRDGHVHPSLRYLOODJJLFRPXQLWDUL௅LFRVLGGHWWLIDODQVWHULHQRUPL
FRPSOHVVL HGLOL]L FKH IRUQLYDQR DOORJJLR ODYRUR H LVWUX]LRQH ௅ LQ FXL
poter sperimentare forme di vita associata e di produzione cooperativa.
Nel Novecento il capitale sociale è stato veicolo di sviluppo di altre
VLJQL¿FDWLYH HVSHULHQ]H LQ FDPSR XUEDQR /HJDUGHQ FLWLHV inglesi, le
VLHGOXQJHQ tedesche, le höfe viennesi sono tutte soluzioni di grandissimo interesse, sia per il tipo di risposta ai problemi che hanno investito
le popolazioni più deboli, costrette a concentrarsi nei grandi agglomerati urbani, sia per il modo in cui i problemi sono stati affrontati, nella
sostanza superando logiche idealistiche e formali dominanti nel secolo
precedente.
La JDUGHQFLW\, in particolare, ha dimostrato di essere un modello di
DPSLRUHVSLURDVVXQWRGRSRODVHFRQGDJXHUUDPRQGLDOHQHOODSLDQL¿FDzione delle QHZWRZQV previste nel Piano della grande Londra di Patrick
23
1-2. Richard Rogers: diagrammi illustrativi della strategia e dei vincoli ambientali che hanno guidato l’intervento di riqualificazione
urbana della Greenwich Peninsula di Londra. Fonte: http://www.rsh-p.com
24
$EHUFURPELHHVXO¿QLUHGHOVHFRORXWLOL]]DWRFRPHPDWULFHFXOWXUDOH
௅VLDSXUFRQOHFDXWHOHGHOFDVR௅GHOODSURSRVWDGHLPLOOHQQLXPYLOODJHV del governo Blair per fronteggiare i problemi delle aree industriali
dismesse, delle periferie fatiscenti, dei trasporti pubblici obsoleti e dei
servizi sociali pesantemente degradati.
Il Greenwich Millennium Village e il BedZED, per fare solo due tra
gli esempi più noti, hanno riutilizzato aree urbane in precedenza occupate da altre funzioni, inserito nei programmi di trasformazione principi
di sostenibilità ambientale, promosso l’KRXVLQJ sociale, incentivato il
trasporto pubblico. Ma i risultati che oggi sono visibili e possono essere
apprezzati non sarebbero stati raggiunti senza l’apporto di istituzioni
politiche, SXEOLFXWLOLWLHV, l’impegno di studiosi e tecnici professionisti;
senza la forte partecipazione nei processi decisionali di una cittadinanza
attiva; soprattutto senza il comune obiettivo di favorire una vera e propria UHQRYDWLRXUELV in un periodo contraddistinto, allora come ora, da
una grave crisi dell’economia e della politica (Urban task force, 1999).
1.3 Beni comuni ௅ commons
Terra, aria, acqua ed energia sono risorse speciali, beni primari da cui
gli esseri viventi dipendono e la cui fruizione è della fondamentale importanza. Non vanno dimenticati nemmeno quei beni di tipo immateriali come la conoscenza, la memoria, oggi anche lo spazio del web:
insieme queste categorie possono essere riassunte con il termine beni
comuni. Sono beni dei quali una comunità può disporre liberamente, sono i cosiddetti FRPPRQV della tradizione anglosassone (Ostrom,
1990). Essi non fanno parte di una categoria esclusivamente materiale e
oggettiva riducibile alla logica del puro possesso, riguardano autenticamente anche gli aspetti immateriali e cognitivi, i rapporti fra le persone
e le comunità, i contesti culturali e l’ambiente naturale.
I beni comuni sono oggi al centro di un grande dibattito che ha
coinvolto numerose persone, intellettuali, associazioni, partiti politici;
XQGLEDWWLWRFKHKDFUHDWRPROWLGLVDJLHFDXVDWRFRQÀLWWL&RQFHQWUDQdo lo sguardo sull’Italia possono essere ricordati i movimenti in dife25
sa dell’acqua pubblica; in opposizione al nucleare, alla linea dell’alta
velocità Torino-Lione, alla nuova base Usa Dal Molin a Vicenza; le
WDQWH DVVRFLD]LRQL QDWH FRQWUR O¶DEXVLYLVPR H SHU OD ULTXDOL¿FD]LRQH
dei paesaggi costieri (basti qui solo ricordare il caso di Punta Perotti
a Bari). Questi movimenti sono sostenuti dal basso da una eterogenea
partecipazione popolare, sono privi dell’appoggio di istituzioni e organi
GLUDSSUHVHQWDQ]DSROLWLFDLTXDOLPRVWUDQRXQDFHUWDGLI¿FROWjDFRQfrontarsi e aprire un dialogo costruttivo poiché faticano a comprendere
le ragioni profonde.
I movimenti esigono riconosciuti alcuni diritti fondamentali, non
riconducibili al solo possesso di una certa quantità di cose e servizi: un
bel parco sotto casa, una scuola, un ospedale; o evitare che una grossa
infrastruttura passi sul proprio territorio. Sono diritti che attengono in
particolare al libero accesso ai beni comuni e alla cooperazione sociale;
sono diritti inclusivi, radicalmente opposti sia a quelli che caratterizzano la sovranità degli stati nazionali sia alla proprietà privata (Mattei,
$GHVHPSLRLOGLULWWRGLWUDUUHEHQH¿FLRGDXQDVSLDJJLDXQERVFRXQFRUVRG¶DFTXDHVXODGDOO¶HVVHUHDOO¶LQWHUQRRIXRULGDLFRQ¿QLGL
XQDUHJLRQHXQRVWDWRVRYUDQRHVVRqXQGLULWWRLQDOLHQDELOH௅QRQSXz
essere venduto per fare cassa, come in Italia è accaduto per molti beni
GHPDQLDOL௅HDSSDUWLHQHDWXWWLJOLHVVHULYLYHQWL
,QJHQHUDOHLEHQLFRPXQLKDQQRVLJQL¿FDWRSHULOORURYDORUHG¶Xso, non per quello di scambio, infatti non sono merci, sono piuttosto
funzionali alla soddisfazione dei bisogni delle generazioni attuali e di
quelle future; motivo per cui l’aspetto ecologico è considerato di primaria importanza. Dinnanzi ai cambiamenti climatici, al degrado dell’amELHQWH QDWXUDOH H XUEDQR DOO¶DYDQ]DUH GHOOD FHPHQWL¿FD]LRQH GLYHQWD
urgente rimettere in discussione il modello di sviluppo economico dei
paesi industrializzati, avendo come obiettivo un KDELWDW più sano, formato da istituzioni democratiche e da una società civile orientata al
dialogo e alla cooperazione.
26
3. Greenwich Millennium Village, Londra: al centro dei complessi residenziali è stato realizzato un grande parco ecologico con
diverse essenze arboree e specie animali. Il parco ospita al suo interno alcuni piccoli bacini e canali artificiali che fanno parte del
sistema di raccolta e riutilizzo delle acque bianche e grigie del centro abitato. Foto: B.D. Chirchiglia
27
1.4 Società della conoscenza
Nel XXI secolo il fondamento sul quale la società sembra essere avviata
a costituirsi è la conoscenza, risorsa indispensabile per la vita delle persone, il lavoro, il tempo libero, le relazioni politiche e sociali. La società
della conoscenza è una espressione usata dalla Commissione della Comunità Europea nel 1995 per descrivere la società del futuro, spiegare
OHPRGL¿FKHHLYDORULFRQVHJXHQWLDOO¶LQWURGX]LRQHGHOOHQXRYHWHFQRlogie e alla globalizzazione economica. Nella società della conoscenza
sono celate le grandi speranze del nostro tempo, l’emancipazione degli
uomini, lo sviluppo di sistemi politici democratici e la partecipazione
SRSRODUHPDVRQRDQQLGDWHDQFKHSDXUHHFRQÀLWWLTXDQGRQRQYHUHH
proprie intolleranze nei confronti del cambiamento in atto. La società
della conoscenza produce trasformazioni anche negli spazi reali, nel
PRQGR¿VLFRQHOOHFLWWjHQHLWHUULWRULPRGL¿FDWLHULFRQ¿JXUDWLVHFRQGR
nuovi criteri e segni differenti.
La città storica era un organismo compiuto, strutturato da un tessuto
omogeneo al cui interno erano ben differenziati i luoghi rappresentativi della vita urbana e i monumenti simbolo del potere: dominava uno
spazio chiuso, fortemente identitario. La città moderna invece ha rotto i
FRQ¿QLGHOOHPXUDVWRULFKHRUJDQL]]DQGRVLDWWRUQRDOQXFOHRRULJLQDULR
secondo una logica razionale e funzionale al sistema di produzione capitalistico in cui primeggia il grande impianto della fabbrica: lo spazio
è di tipo seriale e standardizzato, ripetuto in modo identico come fosse
il prodotto della macchina.
/DFLWWjDWWXDOHYHQXWDVLDFRQ¿JXUDUHLQUDJLRQHGHOQXRYRSDUDdigma economico e sociale, sembra prendere le distanze dai modelli di
spazio delle città precedenti (storica e moderna). La realtà contemporanea è fortemente differenziata e connotata da una pluralità di materiali
urbani che sono in relazione tra loro in modo contrastante altre volte
complementare; alcuni materiali sono ereditati dalla storia altri prodotti
dalla tecnica; nella città sono presenti zone compatte e omogenee alterQDWHDVLVWHPLGLIIXVLVSD]LDSHUWLHEHQFRQ¿JXUDWLVRQRFRQWUDSSRVWLDG
aree residuali. In generale nella città contemporanea sembra convivano,
28
QRQVHQ]DFRQWUDGGL]LRQHVLJQL¿FDWLHQHVVLGLUHOD]LRQHGLPROWHSOLFH
QDWXUD௅IRUPDWLQHOFRUVRGHOODVWRULDRLQDQQLSLUHFHQWL௅GLWLSRIXQzionale e simbolico, trattenuti insieme da un «movimento connettivo»
di soggettività che li abita e attraversa (Rullani, 2004: 78). Sono queste
VRJJHWWLYLWj௅LQGLYLGXDOLHFROOHWWLYHSLFFROLJUXSSLFRPXQLWjORFDOL
PLQRUDQ]H௅FKHFHUFDQRGLDOLPHQWDUHLOSRWHQ]LDOHGHLQXPHURVLOXRJKLGHOODFLWWjHGHOWHUULWRULRLQFXLRJJLYLYLDPRWHQWDQRGLULFRGL¿FDUH
le tracce materiali lasciate nello spazio e sperimentare nuove forme di
partecipazione attiva e di governo sostenibile.
1.5 Politiche pubbliche
Nella società della conoscenza il capitale sociale e i beni comuni sono
risorse fondamentali, per questa ragione richiedono strategie e politiche
appropriate, in grado di incidere a breve e lungo termine sui processi
di trasformazione in corso. Le politiche sono piani di azione, attività
coordinate che consentono di guidare decisioni, indirizzare e orientare
interessi in vista di precisi obiettivi; sono interventi generali di governo
DSSOLFDELOLDQFKHLQDPELWLVSHFL¿FLGHOODYLWDVRFLDOHDWWHQJRQRDOWUDsporto locale come all’educazione, al diritto alla casa come alla salute
pubblica. Per quanto ci riguarda, nella trasformazione della città e del
territorio in epoca moderna le politiche pubbliche sono state prevalentemente fondate su principi autoritari, espresse nelle forme regolative,
senza mai realmente coinvolgere i cittadini e le comunità nella costruzione degli obiettivi da raggiungere.
Le grandi trasformazioni delle città europee avvenute nella seconda metà dell’Ottocento hanno mostrato con una certa evidenza l’applicazione di questo tipo di politiche. I ERXOHYDUGV di Parigi, il ULQJ di
Vienna, l’HQVDQFKHGL%DUFHOORQD௅PDJQL¿FLHVHPSLGLULTXDOL¿FD]LRQH
XUEDQD௅VRQRXQDGLUHWWDFRQVHJXHQ]DGLRSHUD]LRQLSROLWLFKHDYYLDWH
dall’alto, in cui hanno agito molteplici e contrastanti obiettivi: il ridiseJQR¿VLFRGHOODFLWWjO¶RUGLQHSXEEOLFRODPRELOLWjO¶LJLHQHHODYDORrizzazione della rendita urbana. Il Piano Ina-Casa attuato in Italia più di
cinquant’anni fa è un esempio altrettanto dimostrativo dell’applicazio29
QHGLSROLWLFKHSXEEOLFKHGLWLSRYHUWLFLVWLFRFRQ¿QDOLWjGLIIHUHQWLKDULguardato l’occupazione operaia, la realizzazione di case per i lavoratori
e il disegno di un nuovo paesaggio urbano resosi necessario dai processi di trasformazione del Paese (vedasi a riguardo il bel lavoro di rilettura
storica della vicenda curato da Paola Di Biagi e uscito nel 2001).
Le politiche pubbliche, come altri ambiti del sapere umano, hanno
subìto una svolta a partire dagli anni Ottanta del secolo appena trascorVRVRQRDI¿RUDWHDOWUHYLVLRQLDOWULSDUDGLJPLPHQRDXWRULWDULHWHFQRcratici rivolti a stabilire intese e collaborazioni con soggetti eterogenei,
a raggiungere progetti e obiettivi condivisi. Le politiche hanno assunto
un carattere parziale, coniugato i grandi principi e la visione d’insieme
con gli aspetti contingenti, riconosciuto l’importanza della cooperazioQHVRFLDOHHJXDUGDWRDOO¶HI¿FDFLDGHOO¶D]LRQH
Se il carattere pubblico delle politiche include la partecipazione attiva dei soggetti privati, delle aziende, dei gruppi imprenditoriali portatori di interessi e bisogni di altra natura, sorge fra soggetti eterogenei e
indipendenti il problema della «costruzione del consenso», di un accordo da realizzarsi attraverso azioni concertate, piani di cooperazione e
VWUDWHJLHPLUDWHLQFXLROWUHDLULVXOWDWL¿QDOLFRQWDQRLSURFHVVLGHFLVLRnali di relazione. In ambito urbano, i maggiori paesi europei hanno da
tempo avviato politiche di integrazione per fronteggiare la complessità
GHOOD UHDOWj FRQWHPSRUDQHD KDQQR FRLQYROWR OD GLPHQVLRQH ¿VLFD GHO
costruito, quella economica degli interlocutori (non più esclusivamente
pubblici) e quella sociale dei fruitori che avanzano aspettative differenti
rispetto alle generazioni precedenti.
Con un certo ritardo, in Italia questa differente procedura è stata
avviata a partire dalla legge 179 del 1992 che ha introdotto i Programmi
integrati di intervento: i cosiddetti Pru, Prusst, Pii, ecc. Strumenti che
hanno rappresentato forme nuove di azione politica volte a rigenerare
parti di città e territorio attraverso l’integrazione di funzioni differenti,
WLSRORJLHRSHUDWLYHDPELWLGLYHUVL¿FDWLHXQDPROWHSOLFLWjGLDWWRUL6HEbene in molti casi i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, è
stata affermata però la necessità di coniugare insieme politiche econo30
4-5. BedZED (Beddington Zero Energy Development), Sutton, Londra: schemi illustrativi del funzionamento fisico dell’edificio e degli
impianti elettro-meccanici di risparmio energetico. Fonte: http://www.arup.com/_assets/_download/download68.pdf
31
miche, sociali, urbanistiche e architettoniche. Con una simile procedura
RSHUDWLYDLOFDSLWDOHVRFLDOH௅FRLQYROJLPHQWRHSDUWHFLSD]LRQHDWWLYD
GHLFLWWDGLQL௅qULFRQRVFLXWRVWUXPHQWRLQGLVSHQVDELOHSHUODTXDOLWjGHL
risultati.
1.6 La governance
Un aspetto importante delle politiche pubbliche riguarda il governo
della città e del territorio, in generale attiene a quel concetto a tutti
ormai noto di JRYHUQDQFH. Il termine è l’evoluzione del concetto di JRYHUQPHQWFKHQHOPRQGRDQJORVDVVRQHVLJQL¿FDSROLWLFKHVWDWDOLGLWLSR
centralista, in cui l’attenzione ai soggetti economici e ai privati cittadini
è poco rilevante o quasi del tutto assente. La JRYHUQDQFH nasce all’interQRGHOO¶DPELWRHFRQRPLFRFRPHSURFHGXUDD]LHQGDOHSLHI¿FDFHSHU
gestire i rapporti tra i SDUWQHUV; solo in un secondo momento è assunta
in ambito politico e amministrativo per organizzare il potere pubblico
locale. Se la JRYHUQPHQW rinvia a processi di tipo istituzionali, la JRYHUQDQFHè legata ai processi di organizzazione, cooperazione e interazione
tra differenti soggetti, pubblici e privati, con molteplici obiettivi anche
VHVSHVVRFRQÀLWWXDOL%DJQDVFRH/H*DOqVWULW
La JRYHUQDQFH rappresenta in sintesi un nuovo paradigma di gestione del territorio, caratterizzato da minore controllo gerarchico e da un
maggior grado di cooperazione tra i soggetti coinvolti, con una logica di
investimento sul capitale sociale e una forte attenzione ai beni comuni.
Nella comprensione dei meccanismi della JRYHUQDQFH e nella sua attuale applicazione in ambito italiano, oltre alle opportunità possono essere
notate alcune contraddizioni.
In primo luogo, nell’ottica del coinvolgimento di una pluralità di
soggetti con obiettivi diversi e a volte contrastanti, sembra ovvio che
QRQVHPSUHSRVVDQRHVVHUHUDJJLXQWLDFFRUGLXQLWDULHRWWHQXWLEHQH¿FL
SHU WXWWL LQ JUDGR DOOR VWHVVR WHPSR GL HOHYDUH OH DQLPH H JRQ¿DUH L
portafogli. Molte volte questo non succede e il contrasto degli interessi
ULPDQHFRPHqYHUL¿FDELOHQHLJLjULFRUGDWLPRYLPHQWLGLULYHQGLFD]LRne popolare che trovano sempre più spazio e adesione.
32
6. BedZED (Beddington Zero Energy Development), Sutton, Londra: le case sono realizzate con materiali locali; sono dotate di
pannelli fotovoltaici e di convogliatori d’aria sul tetto. Le acque meteoriche e quelle di scarico proveniente dai lavandini sono raccolte,
depurate e riutilizzate per l’irrigazione dei giardini e dei piccoli orti a disposizione degli abitanti. Foto: L. Castiglioni
33
Scarica

111 VIA CALDERA - Aracne editrice