111 VIA CALDERA &RPLWDWRVFLHQWL¿FR Andrew Leach Associate Professor of Architecture *ULI¿WK8QLYHUVLW\%ULVEDQH$XVWUDOLD Giuliano Vittorio Mussati Ricercatore Associato 'LUHWWRUHGHOO¶2VVHUYDWRULRVXOOH,QGXVWULH&UHDWLYH&(,6 &HQWUHIRU(FRQRPLFDQG,QWHUQDWLRQDO6WXGLHV 8QLYHUVLWjGL5RPD7RU9HUJDWD Sergio Porta 3URIHVVRURI8UEDQ'HVLJQ +HDGRI'HSDUWPHQW 8'68 8UEDQ'HVLJQ6WXGLHV8QLW 8QLYHUVLW\RI6WUDWKFO\GH*ODVJRZ8. Fabrizio Tucci 5LFHUFDWRUH&RQIHUPDWRLQ7HFQRORJLDGHOO¶$UFKLWHWWXUD 'LSDUWLPHQWR,7$&$ ,QGXVWULDO'HVLJQ7HFQRORJLDGHOO¶$UFKLWHWWXUDHFXOWXUDGHOO¶$PELHQWH 8QLYHUVLWjGL5RPD/D6DSLHQ]D 111 VIA CALDERA Questa collana di libri promossa dalla Cooperativa di abitanti Ferruccio Degradi, si propone d’incoraggiare e sollecitare il dibattito intorno al tema dell’abitare la città contemporanea attraverso un confronto d’idee aperto anche ai non addetti ai lavori, nella convinzione che il principio della sostenibilità deve fondarsi sulla partecipazione attiva dei cittadini al progetto e al governo dei luoghi ove essi vivono. Una sostenibilità che per essere tale deve esplorare vasti campi del sapere, dalle scienze naturali alla tecnologia, dall’antropologia all’economia all’urbanistica e che deve sollecitare al confronto studiosi di diversa formazione, progettisti, operatori del terzo settore, amministratori pubblici. Per questa ragione i volumi della collana, caratterizzati da temi affrontati da punti di vista specialistici tra loro anche distanti, si offrono alla lettura non come manuali ma come traccia per l’esplorazione e la scoperta di nuovi territori del sapere e di altre pratiche del progettare e del costruire. In ogni parte del pianeta servita da una connessione internet, digitando 111 via caldera è possibile ottenere indicazioni per contattare la Cooperativa di abitanti Ferruccio Degradi, una associazione di donne e uomini FKHDWWUDYHUVRXQTXRWLGLDQRODYRURVXOWHUULWRULRHXQDFRVWDQWHULÀHVsione sui problemi generali della società pratica un approccio ai temi ORFDOL¿OWUDWRDWWUDYHUVRODOHQWHGHOSHQVLHURJOREDOH Elio Bosio, Warner Sirtori, Lucia Castiglioni, Elisabetta Ginelli, Andrea Bosio TERRITORI SPAZI TECNOLOGIE DELL’ABITARE P r o g e t t a r e u n f u t u r o p o s s i b i l e Il volume è la sintesi di un lavoro di ricerca condotto in collaborazione e promosso dalla &RRSHUDWLYD(GL¿FDWULFH)HUUXFFLR'HJUDGL In copertina: dipinto su parete realizzato da N. Tranchida. Sede della Cooperativa Degradi a Quinto Romano, Milano. Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaello Garofalo, 133/A-B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978-88-548-5921-0 ,GLULWWLGLWUDGX]LRQHGLPHPRUL]]D]LRQHOHWWURQLFD GLULSURGX]LRQHHGLDGDWWDPHQWRDQFKHSDU]LDOH FRQTXDOVLDVLPH]]RVRQRULVHUYDWLSHUWXWWLL3DHVL 1RQVRQRDVVROXWDPHQWHFRQVHQWLWHOHIRWRFRSLH VHQ]DLOSHUPHVVRVFULWWRGHOO¶(GLWRUH I edizione: giugno 2013 Prefazione Francesco Zanni La Cooperativa Ferruccio Degradi opera da sempre in maniera “socialmente responsabile”. L’attestato recentemente conferitole dalla Camera di Commercio di Milano è un riconoscimento che fa molto onore, ma non è certo l’elemento che sancisce questo suo modo di essere. I 100 anni della sua storia; la sua riconoscibilità, soprattutto da parte delle migliaia di persone che nel tempo hanno trovato nella Cooperativa il modo per dare risposta ad un proprio bisogno essenziale, quello abitativo; l’attenzione per il contesto più generale nel quale opera, che VLJQL¿FDTXDOLWjGHOODYLWDGHJOLDELWDQWLULVSHWWRGHOO¶DPELHQWHQHOTXDle interviene, fanno di questa realtà un soggetto che non può esimersi dall’agire in modo responsabile. Questa peculiarità è insita nella Cooperativa, per sua natura. È l’elemento che le ha consentito di arrivare sin qui, ed è l’elemento che le garantirà ancora un lungo cammino futuro. Le realizzazioni edilizie promosse e realizzate dalla Cooperativa VRQRODPLJOLRUHWHVWLPRQLDQ]DGLFLz,SH]]LGLFLWWjDI¿GDWLDOOD&RRSHUDWLYDVRQRIDFLOPHQWHLGHQWL¿FDELOLPDJDULQRQWDQWRSHULOULVDOWR HVWHWLFRGHJOLHGL¿FLTXDQWRSHULULVXOWDWLRWWHQXWLFRQODIDWLFRVDULFHUFDGLXQHTXLOLEULRIUDHOHPHQWLFRPSOHVVLTXDOLODUHOD]LRQHIUDHGL¿FLR HOXRJRGRYHHVVRVRUJHIUDVSD]LFRPXQLHVSD]LSULYDWLIUDHGL¿FLR e qualità della vita dei suoi abitanti; fra prestazioni e costi economici; l’equilibrio nel rapporto fra gli abitanti tra loro (la coesione sociale) e la ricerca di un equilibrio fra tutti questi elementi messi assieme. La Cooperativa opera prevalentemente in quartieri periferici della città di Milano. Le periferie rappresentano luoghi dove le caratteristiche morfologiche del territorio e le condizioni sociali degli abitanti mettono ancor più in risalto la necessità di azioni che tengano conto di queste complessità se si crede nella possibilità di contribuire a migliorare e a far progredire un po’ il mondo in cui viviamo. Ognuno di questi tratti caratteristici è costantemente presente nelle 7 azioni quotidiane che la Cooperativa compie. La consapevolezza di ciò da parte delle persone che vivono ed animano la Cooperativa ha livelli di intensità che possono essere diversi per svariati e legittimi motivi: in base al ruolo ricoperto nella “comunità cooperativa”, in base ai momenti in cui vanno compiute determinate scelte ed assunte le relative decisioni. 3RVVLDPRGH¿QLUHODFRQVDSHYROH]]DGHOO¶HVVHUH&RRSHUDWLYDFRPH un valore. Un valore che emerge con tutta la propria forza nei momenti topici della vita della Cooperativa e che spesso coincidono anche con momenti storici di evoluzione e cambiamento del contesto sociale all’interno del quale la Cooperativa stessa è inserita. Ebbene, il periodo storico che stiamo vivendo oggi rappresenta proprio uno di questi momenti. Oggi ci si accorge che qualcosa sta cambiando, che sono in corso mutamenti dai quali non si tornerà più indietro e che tutti quanti usciremo da questa fase un po’ diversi. Stanno cambiando i bisogni abitativi delle persone, stanno cambiando le loro possibilità di accedere al bene casa, sta mutando la disponibilità delle risorse necessarie per realizzare quel bene. La consapevolezza di ciò KDVWLPRODWRDOO¶LQWHUQRGHOOD&RRSHUDWLYDXQDULÀHVVLRQHFKHSDUWLWD quasi in sordina, sta diventando via via sempre più profonda e coinvolgente. I primi soggetti ad essere coinvolti sono stati gli organismi GLULJHQWLHODVWUXWWXUDRSHUDWLYD0DODSRUWDWDGHOODULÀHVVLRQHGRYUj coinvolgere una platea di soggetti più ampia: il movimento generale del sistema cooperativo e, soprattutto, i soci delle cooperative, che sono l’espressione vera dei cambiamenti in atto. Il tema è il seguente: fermi restando i valori fondanti espressi dalla Cooperativa, le risposte ai nuovi bisogni abitativi per il prossimo futuro saranno necessariamente diverse da quelle di oggi. Quali siano le soOX]LRQLRJJLDQFRUDQRQqGDWRGLVDSHUH$I¿QDUHODFRJQL]LRQHGHOOD complessità insita nell’attività della Cooperativa; scomporla in elemenWLSLVHPSOLFLHSURYDUHDGDQDOL]]DUOLVLQJRODUPHQWHULÀHWWHUHVXUXROR e funzione di ognuno di essi con ottica di responsabilità ed avendo ben presente che gli obiettivi sono quelli di mettere a disposizione di ogni 8 persona una casa dove poter condurre una vita serena; capire come tutti questi elementi si possano convenientemente ricombinare tra loro, crediamo sia la strada giusta per trovare le risposte che cerchiamo. I temi che ne scaturiscono sono molteplici: dalle risorse energetiche a quelle umane (il capitale sociale), dal rapporto con il suolo all’utilizzo degli spazi abitativi, dagli aspetti sociali dell’abitare alla funzione del YHUGH VLQR DOOD ULTXDOL¿FD]LRQH GHL SDWULPRQLR HVLVWHQWH Ê HYLGHQWH che su ogni tema si possono produrre svariate considerazioni, ognuna delle quali può condurre ad ulteriori e più approfonditi ragionamenti. Per non disperdere le considerazioni che ne derivano, anzi, per arULFFKLUOHHYDORUL]]DUOHVLqSHQVDWRGLUDFFRJOLHUHWXWWHTXHVWHULÀHVVLRni nella presente pubblicazione, che vuole essere un punto di partenza SHUVWLPRODUHXOWHULRULDSSURIRQGLPHQWLVXRJQLVSHFL¿FRWHPDLQHVVD contenuto. Una raccolta di considerazioni ed idee volutamente depurata da aspetti tecnicistici, di semplice fruizione per chiunque, perché l’augurio è che quante più persone possibile possano trarre idee e fornire spunti per costruire assieme il nostro futuro. Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo libro: dagli autori dei testi a tutte le persone della Cooperativa che hanno messo la propria passione nel confrontarsi per elaborarne i contenuti. 9 Il futuro è il tempo di una coniugazione, il tempo più concreto della coniugazione, se è vero che il presente è inafferrabile, sempre travolto dal tempo che passa, e il passato sempre oltrepassato, irrimediabilmente compiuto e dimenticato. Il futuro è la vita che si vive individualmente. Il futuro ha a che fare con l’evidenza ma noi continuiamo a dubitare dell’avvenire. Infatti, ciò che definisce etimologicamente l’avvenire è l’"avvenimento". È ciò che da un contenuto al futuro, ciò che avviene. Marc Augè 10 Indice 13 Introduzione Elio Bosio 21 Capitolo I &DSLWDOHVRFLDOHHEHQLFRPXQL Warner Sirtori 37 Capitolo II ,OYHUGHHODFLWWj Elio Bosio 69 Capitolo III /¶HQHUJLDGHOOHULVRUVHQDWXUDOL Lucia Castiglioni 85 Capitolo IV /RVSD]LRDELWDWLYRPXOWLIXQ]LRQDOH Elisabetta Ginelli 119 Capitolo V 9LYHUHLQFRPXQH Lucia Castiglioni 135 Capitolo VI $JULFROWXUDXUEDQDHDJJUHJD]LRQHVRFLDOHD1HZ<RUN Andrea Bosio 153 Capitolo VII 6LJQL¿FDWRHYDORUHGHOVXROR Warner Sirtori 11 12 Introduzione Elio Bosio Nei primi anni del nuovo secolo, il Consiglio Europeo degli Urbanisti ha elaborato e pubblicato un importante documento d’indirizzo per O¶D]LRQHGHLSLDQL¿FDWRULLOFXLWLWRORq/D1XRYD&DUWDGL$WHQH /DYLVLRQHGHO&RQVLJOLR(XURSHRGHJOL8UEDQLVWLSHUOHFLWWjGHO VHFROR In questo scritto, dove si elencano i problemi e si delineano gli scenari della città europea del terzo millennio, sono posti con forza i temi del rapporto dell’uomo con la natura, delle energie non inquinanti, nonché della partecipazione dei suoi abitanti al governo della città e GHOODORURLGHQWLWjVRFLDOH/H³V¿GH´FKHSURSRQHLQWHVHDFRVWUXLUHXQ ambiente fondato sullo sviluppo sostenibile e sulla vita sociale, costituiscono oggi più che mai una traccia utile per affrontare la profonda crisi economica e di valori che ha colpito tanta parte del pianeta. Una crisi che LQ,WDOLDKDFRVWUHWWROHSHUVRQHDSUHQGHUHFRQ¿GHQ]DFRQJOLLQGLFLGL borsa e con il termine spread¿QRDSRFKLDQQLIDVFRQRVFLXWRDLSLHD concentrare l’attenzione, spasmodica in alcuni momenti particolarmente gravi, sull’economia. Se a causa della crisi dei mercati chiude un’industria, ciò che si percepisce immediatamente è il dramma di tante famiglie private delle risorse per condurre una vita dignitosa, mentre si fatica a cogliere le gravi ripercussioni che questa vicenda determina sulla strutWXUD¿VLFDGHOWHUULWRULR,Q,WDOLDqVWDWDQHFHVVDULDO¶HVSORVLRQHDQFKH mediatica, della drammatica vicenda dell’acciaieria Ilva di Taranto per rendere le persone avvertite del problema non più eludibile di un sostenibile sviluppo dell’economia e dell’urgenza di un programma di governo del territorio in grado di associare il lavoro con la salute dei cittadini. I vecchi concetti di città e di campagna sono stati accantonati dalOD FUHVFLWD GL XQD FLWWj GLIIXVD PHQWUH ULVXOWD DQFRUD GLI¿FLOH IRUPXlare modelli in grado di coniugare la tutela degli spazi agricoli con lo VSUDZOurbano. Eppure non dovremmo dimenticare che in Cina, a un aumento o diminuzione di un solo punto di PIL corrisponde l’ingresso 13 di milioni di donne e uomini nelle città oppure la loro trasmigrazione da queste verso la campagna. Sulla Terra, la popolazione urbana ha ormai superato quella rurale e il tema dell’abitare ha assunto caratteri di FRPSOHVVLWjVFRQRVFLXWL¿QRDQRQPROWLGHFHQQLID6LDPRLQSUHVHQ]D di una metropoli globale dove tutto è messo in rete, un mondo-città, VHFRQGRODGH¿QL]LRQHGL0DUF$XJpFXLVLFRQWUDSSRQHFRQFUXGH]]D XQDFLWWjPRQGRHVSUHVVLRQHGLWXWWHOHFRQWUDGGL]LRQLHGLWXWWLLFRQÀLWti: «Da un lato il mondo diventa una città (...) da un altro lato, la città, la grande città, rappresenta un mondo. Un mondo nel quale, però, gli schemi di uniformazione e di circolazione associati al mondo-città non funzionano più. La diversità della Terra, la diversità fra ricchi e poveri, la diversità etnica, culturale, d’origine, di condizione: nella grande città tutto si mescola. In essa ci scontriamo con la diversità insita nel mondo e anche con tutti i problemi che cerchiamo di eliminare dal mondo-città. Nella città-mondo esistono la violenza, l’esclusione, i ghetti, i giovani e i meno giovani, le diverse generazioni, gli immigrati, i clandestini: in una parola, tutta la complessità e la disuguaglianza presenti nel mondo. In un certo senso, il mondo-città è l’ideale, 1’ideologia del sistema della globalizzazione: l’idea che un domani tutto potrà circolare agilmente. La città-mondo incarna al contrario tutte le contraddizioni e le tensioni storiche generate da questo sistema: non è vero, infatti, che gli uomini e le merci circolano così facilmente» (Augé, 2007: 12). È dunque importante che gli abitanti della città, quasi sempre inconsapevoli protagonisti dello scontro tra queste due forze, acquistino consapevolezza e JRYHUQLQR OH WUDVIRUPD]LRQL LQ VHQVR SRVLWLYR /D SULPD JUDQGH V¿GD riguarda la preservazione o la rigenerazione di un equilibrio ambientale gravemente compromesso, compito per affrontare il quale necessita una lucida visione dei problemi, non inquinata da interessi particolari o pregiudizi. Non giova a questo la scelta degli organi d’informazione di privilegiare la rappresentazione dello scontro piuttosto che attuare una quotidiana azione intesa a sollecitare il confronto, supplendo così alle tante carenze in questo campo degli organi di governo centrali e locali. Il tema dell’energia nucleare è illuminante dell’ambiguità che ha se14 gnato l’azione dei governi italiani nel corso di questi ultimi anni. Dopo che, per la seconda volta i cittadini – anche sotto la spinta dell’emozione VXVFLWDWDGDGXHHYHQWLFDWDVWUR¿FL±DYHYDQRHVSUHVVRLOORURYRWRFRQWUR il nucleare, si sarebbe dovuto investire, molto e subito, in ricerca per varare un grande piano che consentisse di ottenere da fonti non inquinanti ODPDVVLPDDXWRVXI¿FLHQ]DHQHUJHWLFD&RVuQRQqVWDWRLOSHWUROLRFRQtinua a costituire la principale fonte di energia e periodicamente noti scienziati e studiosi intervengono per sostenere le ragioni del nucleare, nonostante la chiara scelta della maggioranza degli elettori. Eppure, le opzioni relative all’energia determinano indirizzi economici e politiche LQGXVWULDOLFKHVLULÀHWWRQRQHOOHIRUPHGHOSDHVDJJLRQHOOHFDUDWWHULVWLche delle abitazioni, cambiamenti che dobbiamo vivere con grande consapevolezza. Ha scritto Bernardo Secchi (2000: 173) che «il futuro sarà probabilmente segnato da una sempre maggiore consapevolezza delle nostre responsabilità nei confronti dell’ambiente, sia nei suoi aspetti più generali e pervasivi indicati solitamente con i termini di JOREDOFKDQJHVLDQHLVXRLDVSHWWLSLVSHFL¿FLHORFDOLFRPHODWXWHODGDOULVFKLR idrogeologico o la difesa da ogni forma d’inquinamento. Dettate dalla paura, dalla teoria, da un più diffuso senso morale e da una nuova etica ambientale, nella città del futuro le tecniche di controllo della pressione ambientale, di sua limitazione, mitigazione e compensazione, diverranQRFRQRJQLSUREDELOLWjVHPSUHSLHI¿FDFLHFRQGLYLVHRJJHWWRGLVSHFL¿FKHSROLWLFKHQRUPHHSURJHWWL&LzLQWURGXUUjQHOORVSD]LRGLODWDWR della città contemporanea nuovi materiali cambiandone l’immagine». Le dimensioni, la struttura e i paesaggi della nuova dimensione metropolitana comportano il rischio, o la certezza come denuncia Alberto Magnaghi (2010), di una modalità di urbanizzazione distruttiva della qualità urbana per come la storia ce l’ha consegnata, una urbanizzazione tesa all’omologazione e alla formazione di un continuo di spazi non identitari, i QRQOXRJKL che Augé contrappone agli spazi antropologici. Poiché la condizione urbana è diventata norma e non eccezione, necessita una JRYHUQDQFH in grado di fare scaturire da un territorio diffusamente urbanizzato «nuove qualità urbane, come emergenze di città 15 all’interno di più vaste urbanizzazioni, sempre come espressione ecoORJLFD, grazie ad altrettanto nuove FDSDFLWjGHJOLXRPLQLGLVIUXWWDUHOH RFFDVLRQL» (Vercelloni, 1992: 13). Occorre lavorare alla costruzione di nuove qualità urbane capaci di preservare e nutrire le radici dell’identità storica dei luoghi e dei loro abitanti, condizione necessaria per consolidare positivi sistemi di relazioni e per perfezionare gli strumenti della SDUWHFLSD]LRQHDO¿QHGLDIIURQWDUHFRQDGHJXDWDSUHSDUD]LRQHLOGLI¿FLOH compito di mediazione delle complessità. Il rischio maggiore che fenomeni di urbanizzazione diffusi e omologati possono provocare è quello della cancellazione di quel senso di appartenenza a un luogo che conferisce identità agli individui e consente loro di determinare i propri obiettivi tenendo conto degli obiettivi altrui, secondo un fondamentale principio di UHFLSURFDLQWHUGLSHQGHQ]D6HQ$SSDUWHQHUHDXQOXRJRVLJQL¿FD dare vita a quei centri di vita associata che fanno sì che la città non sia FRQFHSLWDFRPHXQVHPSOLFHDJJORPHUDWRGLVSD]LGLODYRURHGLWUDI¿FR ma catalizzatore di una vita più ricca, espressione, come Siegfried Giedion affermò oltre mezzo secolo fa, «di una esperienza che sia in grado di allargare la ristretta vita privata degli uomini» (Giedion, 2008: 81). Il senso di appartenenza è stato talvolta inteso come difesa a oltranza delle “piccole patrie” contro la globalizzazione, addirittura come barriera etnica eretta contro quella che viene vissuta come “invasione” da parte di popolazioni straniere e tradotto in irrazionale non accettazione di fenomeni di rilevanza mondiale che, al contrario, necessitano di essere indagati senza pregiudizi e affrontati con atteggiamento positivo. 2JJLGLVSRQLDPRGLVWUXPHQWLG¶LQIRUPD]LRQH¿QRDSRFKLGHFHQQL fa sconosciuti, come le mappe di Google e le panoramiche di Street View che ci consentono, ad esempio, di esplorare le Colonias populares di Città del Messico e di conoscere la realtà di una condizione urbana inconcepibile per i nostri standard di vita, di narrare e rappresentare noi stessi la realtà in cui viviamo, anche se la straordinaria possibilità offerta a molti di mostrare informazioni “georeferenziate”, rischia, come ha scritto Martin Dodge, di allargare la frattura tra le diverse parti del SLDQHWD©/DFDUWRJUD¿DJHVWLWDGDLFLWWDGLQLSXzDXPHQWDUHLOGLYDULR 16 QHOPRQGRULSURGXFHQGROHVWHVVHGLQDPLFKHGHLFDUWRJUD¿WUDGL]LRQDOL VHIDFFLDPRWURSSRDI¿GDPHQWRVXOODFLWL]HQFDUWRJUDSK\ avremo mappe sempre più dettagliate della parte occidentale del mondo, lasciando scoperta gran parte del globo (citato in Danna, 2012). È diffusa convinzione che nella società dei consumi si possano risolvere problemi di rilevanza globale quali l’inquinamento e l’esaurimento delle fonti di energia richiudendosi nel recinto della “piccola patria” o DI¿GDQGRVLDOODVSHUDQ]DGLXQDULYROX]LRQHVFLHQWL¿FDPROWRSLFDULFD di utopia dei romanzi di Jules Verne, piuttosto che affrontando con deWHUPLQD]LRQHPDDQFKHVHQ]DHVDVSHUDWLLQWHJUDOLVPLODPRGL¿FD]LRQH di stili di vita divenuti non più sostenibili. Il celebre architetto britannico Norman Foster sta lavorando alla realizzazione di una città cosiddetta intelligente (VPDUW FLW\) negli Emirati Arabi: Masdar. Una città basata HVFOXVLYDPHQWH VX HQHUJLD VRODUH H DOWUL IRQWL VRVWHQLELOL D ]HUR UL¿XWL e zero emissioni di carbonio e la cui perfezione ecologica è riservata a pochi privilegiati che accettano comunque di sottoporsi passivamente a rigide regole stabilite sulla base di precisi calcoli, un progetto che si attira le facili critiche di chi obietta che attenzione e investimenti andrebbero concentrati nelle megalopoli esistenti per renderle più vivibili e che riporta alla mente le tragicomiche vicende narrate in un romanzo di Paul Torday (2007), che ha per trama il tentativo fallito d’introdurre la pesca al salmone tra le montagne dello Yemen. Non occorre visitare il 0HGLR2ULHQWHSHULQFURFLDUHSURJHWWLDPEL]LRVLTXDQWRHI¿PHUL/¶([SR milanese del 2015 concentra energie e risorse per costruire la periferia ideale e per realizzare un laboratorio capace di mostrare i modi più giusti per QXWULUHLO3LDQHWD. Questo mentre l’attuale periferia milanese subisce l’assenza di un programma di governo della città in grado di valorizzare quegli elementi positivi che pure non mancano nei margini del territorio urbano, un programma volto a invertire la tendenza che per decenni ha visto collocare nelle zone centrali tutte le funzioni di maggior pregio e in grado d’interrompere la costante erosione del territorio agricolo. Le risposte offerte a questi problemi nella pratica di governo del territorio sono ancora insoddisfacenti, ostacolate da interessi particolari 17 che sempre più tendono a prevalere su quelli collettivi, mentre un’azione di effettivo rinnovamento della qualità dello spazio urbano trova frequenti ostacoli in progetti ambiziosi che si propongono come esempi unici e LUULSHWLELOLVDFUL¿FDQGRFRQFLzODFRVWUX]LRQHGLPRGHOOLGLHGL¿FLHGL quartieri da assumere come prototipi di una concreta sostenibilità ambientale ed economica. Questi aspetti negativi potrebbero essere mitigati, se non cancellati, da una più diffusa e impegnata partecipazione dei cittadini ai progetti di trasformazione della città e di gestione del bene comuQH 8QD HI¿FDFH SDUWHFLSD]LRQH LPSOLFD XQD VXI¿FLHQWHPHQWH SURIRQGD conoscenza dei temi che non può essere ottenuta unicamente con l’informazione offerta dai giornali quotidiani e settimanali ma che necessita di letture più approfondite e soprattutto logicamente collegate. I brevi saggi di questo volume sono concepiti come una sorta di proSHGHXVLDOODOHWWXUDGLWHVWLWHFQLFLHVFLHQWL¿FLGLEHQPDJJLRUHFRPSOHVVLWj3HUTXHVWDUDJLRQHSXUSUHVWDQGRJUDQGHDWWHQ]LRQHDOODVFLHQWL¿cità dei contenuti, ci si è sforzati di evitare il ricorso a termini, formule, strutture del discorso praticati soltanto dagli addetti ai lavori o frutto, come il famigerato “architettese”, di vezzi che poco hanno a che vedere FRQLOULJRUHVFLHQWL¿FR,OWHQWDWLYRqVWDWRTXHOORGLSHUFRUUHUHODQRQ facile strada di una scrittura priva di pedanteria e in grado di conquistare l’interesse dei giovani che si avvicinano alle discipline del progetto del territorio e delle persone che intendono misurarsi nel non facile impegno di una diretta partecipazione ai processi di trasformazione e di governo dei luoghi ove vivono. I temi trattati sono eterogenei e spaziano da TXHOOLFKHVRQGDQROHUDGLFLGHLSUREOHPLLOVLJQL¿FDWRHLOYDORUHGHO suolo) a quelli che, come il FRKRXVLQJ, esaminano le molteplici forme GLQXRYLPRGHOOLGLUHVLGHQ]LDOLWj8Q¿ORFRPXQHOLFROOHJDHGqTXHOOR della centralità del rapporto tra le donne e gli uomini che abitano la città e tra questi e la dimensione urbana, una centralità indagata non al ¿QHGLDIIHUPDUHYHULWjLQRSSXJQDELOLPDSHURIIULUHDUJRPHQWLHVWUXmenti a coloro che intendono misurarsi concretamente con i problemi della nostra società. Abbiamo citato il caso di Masdar City, ma di città pensate e talvolta fondate nel segno di una coatta felicità imposta ai 18 loro abitanti è piena la storia, da Sforzinda a Christianopolis, dal Falansterio di Fourier alla Ville Radieuse di Le Corbusier. Oggi più che mai ci rendiamo conto che la città ideale non esiste e che la conquista di una migliore qualità della vita può essere soltanto frutto delle battaglie condotte dai sui abitanti, mentre le innovazioni tecnologiche non costituiscono altro che strumenti che possono essere utilizzati con maggiore o minore competenza. Ha scritto il sociologo Richard Sennet (2012) che «la tecnologia può intorpidire e indebolire le persone che vivono passivamente nel suo abbraccio onnicomprensivo»; nulla di più condivisibile poiché l’intelligenza creativa degli abitanti è indispensabile alla vita della metropoli, come ci dimostra il saggio sugli orti e sui mercati DOLPHQWDUL GHO %URQ[ ,Q DVVHQ]D GL IRUPXOH PLUDFRORVH VROWDQWR XQD FRVWDQWHVSHULPHQWD]LRQHSXzSURGXUUHHI¿FDFLULVXOWDWL8QDVSHULPHQtazione effettuata a trecentosessanta gradi, sostenuta da analisi rigorose ma anche dalla consapevolezza che per risolvere un problema occorre affrontarlo da prospettive talvolta radicalmente diverse e che potranno condurre a felici risultati del tutto imprevisti, poiché la serendipità non è un dono del cielo, ma frutto della tenacia e della sagacia. Note $XJp07UDLFRQ¿QL&LWWjOXRJKLLQWHJUD]LRQL. Milano: B. Mondadori, 2007. 'DQQD66LDPRWXWWLFDUWRJUD¿. In &RUULHUHGHOOD6HUD, 21 ottobre 2012. *LHGLRQ6%UHYLDULRGLDUFKLWHWWXUD. Torino: Bollati Boringhieri, 2008. 0DJQDJKL$,OSURJHWWRORFDOH9HUVRODFRVFLHQ]DGLOXRJR. Torino: Bollati Boringhieri, 2010. 6HFFKL%3ULPDOH]LRQHGLXUEDQLVWLFD. Roma-Bari: Laterza, 2000. 6HQ$(WLFDHGHFRQRPLD. Roma-Bari: Laterza, 2002. 6HQQHW5,QWHOOLJHQWHPD QRQ WURSSR. In ,QWHUQD]LRQDOH, 21/27 dicembre 2012, n. 980. 7RUGD\33HVFDDOVDOPRQHQHOOR<HPHQ. Milano: Rizzoli, 2007. 9HUFHOORQL9(FRORJLDGHJOLLQVHGLDPHQWLXPDQL. Milano: Jaca Book, 1992. 19 Il termine risorsa deriva dal latino surgere, alzar- si, riapparire all’orizzonte, nascere nuovamente. È evidente quanto questo significato possa essere riferito principalmente alle risorse naturali ࣣ come il sole, fonte inesauribile di energia, l’ambiente, gli esseri viventi che sono proprie del pianeta Terra. Fin dall’antichità per mangiare, lavorare, abitare e viaggiare l’uomo ha fatto sempre uso di risorse che provenivano dal mondo naturale: acqua, legna, fuoco, ecc. Con maggiore intensità ciò è accaduto anche in epoca moderna, quando la «grande trasformazione» ha portato allo sfruttamento dei principali combustibili fossili estraibili dalla terra, come il carbone, il petrolio, il gas naturale. Ma il termine risorsa può riferirsi con pieno diritto anche al capitale sociale, alla rete reciproca dei rapporti, delle alleanze e cooperazioni impiegate nelle relazioni umane, nella modificazione dei territori e nella costruzione dei manufatti. 20 Capitolo I Capitale sociale e beni comuni Warner Sirtori 1.1 L’homo civicus La storia del mondo è storia dell’uomo, delle sue conquiste, delle battaglie contro le avversità della natura, contro la violenza di altri uomiQLqODVWRULDGHOODOHQWDPRGL¿FDGHOORVSD]LRGRPHVWLFRUHOLJLRVRH politico, del primato della ragione sulla violenza, della democrazia sul despotismo, della libertà sulla tirannide. Nelle differenti conquiste avvenute nel corso del tempo, un posto particolare spetta alle forme di relazione umana e sociale che sono intercorse, ai rapporti tra gli individui, le famiglie, i clan, le comunità e le società; ai modelli di organizzazione fondati sul sentimento di appartenenza, sulla partecipazione attiva, sulla razionalità e sullo scambio. A partire dall’epoca moderna, quando le grandi rivoluzioni del penVLHURHGHOODWHFQLFDPRGL¿FDQROHFRQGL]LRQLGLYLWDGHOOHSRSROD]LRni cambiando il modo di rispecchiarsi nelle cose, l’individuo assume via via sempre più importanza. Nella società emerge e trova spazio di azione l’KRPRRHFRQRPLFXV, razionale, votato a massimizzazione il benessere personale sfruttando le risorse a disposizione. Egli è sorretto dalla convinzione che ogni individuo debba agire a partire dai principi utilitaristici su cui si regge l’epoca moderna, è disposto a cooperare con altri solo a condizione di poter ricavare per sé consistenti e immediati vantaggi materiali. Antagonista dell’KRPR RHFRQRPLFXV è l’KRPR FLYLFXV, incline invece ad associarsi e coltivare relazioni, a battersi nell’interesse altrui per ottenere miglioramenti nella sfera politica e sociale, a sperimentare 21 nuove forme di convivenza civile. Il suo obiettivo principale è quello di risvegliare le coscienze collettive, agire contro l’inerzia e l’egoismo individualista ripiegato sul SDUWLFXODUH e intento a procurasi solo piccoli piaceri temporanei (Cassano, 2004: 21). La città e il territorio sono i luoghi privilegiati nei quali si muovono questi modelli di uomini cresciuti in epoca moderna; le dimensioni spaziali entro cui sono rappreVHQWDWHOHLVWDQ]HLYDORULGRYHVRQRGH¿QLWHOHVWUDWHJLHHLGLVFRUVL Nel corso del tempo l’KRPRFLYLFXVKDSHUVHJXLWRSROLWLFKH¿QDOL]zate a raggiungere interessi di carattere generale, rivolte a emancipare i meno favoriti dalla storia, i più deboli e la massa di lavoratori sfruttati GDOO¶HFRQRPLDFDSLWDOLVWLFD1RQVHQ]DGLI¿FROWjHFRQWUDGGL]LRQLHJOL ha lavorato per indirizzare il processo di modernizzazione verso forme di ZHOIDUH in cui è lo Stato nelle sue articolazioni istituzionali e civili a fornire protezione e sicurezza. Nei termini che qui ci interessano, il ZHOIDUH VWDWH KD VLJQL¿FDWR DOFXQH FRQTXLVWH IRQGDPHQWDOL SROLWLFKH e interventi in favore dell’edilizia sociale a basso costo, attrezzature pubbliche, servizi scolastici e assistenziali, tutela e valorizzazione delle risorse e dei beni comuni. 1.2 Capitale sociale L’KRPRFLYLFXV considera la propria condizione fortemente dipendenWHGDTXHOFDSLWDOHVRFLDOHSHUXVDUHXQDQRWDHVSUHVVLRQHGL5REHUW 3XWQDPFKHUDSSUHVHQWDODULVRUVDLQGLVSHQVDELOHSHUSURPXRYHUHO¶Dzione collettiva e rafforzare l’agire cooperativo (Putnam, Leonardi, Nanetti, 1993). Nelle società tradizionali, quelle cosiddette pre-moderne, LOFDSLWDOHVRFLDOHqIRQGDWRVXXQDUHWHULVWUHWWDGLLQWHUORFXWRULLOQXFOHRIDPLOLDUHLOFODQODSLFFRODFRPXQLWjHVXSSRUWDWRGDXQDWWHJJLDmento culturale che spinge i componenti a massimizzare il vantaggio materiale, a tenersi al riparo dai possibili mutamenti che sconvolgerebbero il sistema. Questo aspetto può essere riscontrato ancora oggi in numerosi contesti, in aree poco sviluppate in cui la scarsità delle risorse e la struttura urbana frammentata inibisce o non incentiva le forme di cooperazione allargata e la capacità organizzativa delle società civili. 22 Nelle società moderne, invece, le forme di capitale sociale sono il prodotto di relazioni complesse, multiple, di tipo normativo e istituzionale; VRQRJHQHUDWHGDDSSDUWHQHQ]HLGHRORJLFKHHGL¿GXFLDVRQRDFFHWWDWHH condivise per il buon funzionamento del sistema (Donolo, 2003). A metà del secolo scorso, la studiosa americana Jane Jacobs (1961) è stata tra le prime a usare il concetto mettendolo in relazione alla vita urbana e di vicinato delle grandi città moderne, a rilevare la necessità GLLVWLWXLUHXQD¿WWDUHWHGLUHOD]LRQLXPDQHSHUJDUDQWLUHXQDVROLGDH duratura convivenza civile. Ma durante gli ultimi due secoli, all’interno della società occidentale sono stati numerosi gli intellettuali, i tecnici e i raggruppamenti di persone che hanno messo a disposizione l’ingegno e avanzato progetti per costituire una società migliore. Sono stati sforzi dispiegati in differenti contesti politici e culturali: alcuni rifugiati nella dimensione utopica, portati a immaginare un mondo completamente diverso; molti altri votati all’ascolto attivo e all’interpretazione della realtà esistente. 6XO¿QLUHGHOO¶2WWRFHQWRSRVVRQRHVVHUHULFRUGDWLJOLVWXGLRVL0DU[ HG(QJHOVRTXHLVRFLDOLVWLXWRSLVWL2ZHQ)RXULHU*RGLQ&DEHWFKH hanno affrontato la questione abitativa con proposte concrete, promuoYHQGRDGHVHPSLRYLOODJJLFRPXQLWDULLFRVLGGHWWLIDODQVWHULHQRUPL FRPSOHVVL HGLOL]L FKH IRUQLYDQR DOORJJLR ODYRUR H LVWUX]LRQH LQ FXL poter sperimentare forme di vita associata e di produzione cooperativa. Nel Novecento il capitale sociale è stato veicolo di sviluppo di altre VLJQL¿FDWLYH HVSHULHQ]H LQ FDPSR XUEDQR /HJDUGHQ FLWLHV inglesi, le VLHGOXQJHQ tedesche, le höfe viennesi sono tutte soluzioni di grandissimo interesse, sia per il tipo di risposta ai problemi che hanno investito le popolazioni più deboli, costrette a concentrarsi nei grandi agglomerati urbani, sia per il modo in cui i problemi sono stati affrontati, nella sostanza superando logiche idealistiche e formali dominanti nel secolo precedente. La JDUGHQFLW\, in particolare, ha dimostrato di essere un modello di DPSLRUHVSLURDVVXQWRGRSRODVHFRQGDJXHUUDPRQGLDOHQHOODSLDQL¿FDzione delle QHZWRZQV previste nel Piano della grande Londra di Patrick 23 1-2. Richard Rogers: diagrammi illustrativi della strategia e dei vincoli ambientali che hanno guidato l’intervento di riqualificazione urbana della Greenwich Peninsula di Londra. Fonte: http://www.rsh-p.com 24 $EHUFURPELHHVXO¿QLUHGHOVHFRORXWLOL]]DWRFRPHPDWULFHFXOWXUDOH VLDSXUFRQOHFDXWHOHGHOFDVRGHOODSURSRVWDGHLPLOOHQQLXPYLOODJHV del governo Blair per fronteggiare i problemi delle aree industriali dismesse, delle periferie fatiscenti, dei trasporti pubblici obsoleti e dei servizi sociali pesantemente degradati. Il Greenwich Millennium Village e il BedZED, per fare solo due tra gli esempi più noti, hanno riutilizzato aree urbane in precedenza occupate da altre funzioni, inserito nei programmi di trasformazione principi di sostenibilità ambientale, promosso l’KRXVLQJ sociale, incentivato il trasporto pubblico. Ma i risultati che oggi sono visibili e possono essere apprezzati non sarebbero stati raggiunti senza l’apporto di istituzioni politiche, SXEOLFXWLOLWLHV, l’impegno di studiosi e tecnici professionisti; senza la forte partecipazione nei processi decisionali di una cittadinanza attiva; soprattutto senza il comune obiettivo di favorire una vera e propria UHQRYDWLRXUELV in un periodo contraddistinto, allora come ora, da una grave crisi dell’economia e della politica (Urban task force, 1999). 1.3 Beni comuni commons Terra, aria, acqua ed energia sono risorse speciali, beni primari da cui gli esseri viventi dipendono e la cui fruizione è della fondamentale importanza. Non vanno dimenticati nemmeno quei beni di tipo immateriali come la conoscenza, la memoria, oggi anche lo spazio del web: insieme queste categorie possono essere riassunte con il termine beni comuni. Sono beni dei quali una comunità può disporre liberamente, sono i cosiddetti FRPPRQV della tradizione anglosassone (Ostrom, 1990). Essi non fanno parte di una categoria esclusivamente materiale e oggettiva riducibile alla logica del puro possesso, riguardano autenticamente anche gli aspetti immateriali e cognitivi, i rapporti fra le persone e le comunità, i contesti culturali e l’ambiente naturale. I beni comuni sono oggi al centro di un grande dibattito che ha coinvolto numerose persone, intellettuali, associazioni, partiti politici; XQGLEDWWLWRFKHKDFUHDWRPROWLGLVDJLHFDXVDWRFRQÀLWWL&RQFHQWUDQdo lo sguardo sull’Italia possono essere ricordati i movimenti in dife25 sa dell’acqua pubblica; in opposizione al nucleare, alla linea dell’alta velocità Torino-Lione, alla nuova base Usa Dal Molin a Vicenza; le WDQWH DVVRFLD]LRQL QDWH FRQWUR O¶DEXVLYLVPR H SHU OD ULTXDOL¿FD]LRQH dei paesaggi costieri (basti qui solo ricordare il caso di Punta Perotti a Bari). Questi movimenti sono sostenuti dal basso da una eterogenea partecipazione popolare, sono privi dell’appoggio di istituzioni e organi GLUDSSUHVHQWDQ]DSROLWLFDLTXDOLPRVWUDQRXQDFHUWDGLI¿FROWjDFRQfrontarsi e aprire un dialogo costruttivo poiché faticano a comprendere le ragioni profonde. I movimenti esigono riconosciuti alcuni diritti fondamentali, non riconducibili al solo possesso di una certa quantità di cose e servizi: un bel parco sotto casa, una scuola, un ospedale; o evitare che una grossa infrastruttura passi sul proprio territorio. Sono diritti che attengono in particolare al libero accesso ai beni comuni e alla cooperazione sociale; sono diritti inclusivi, radicalmente opposti sia a quelli che caratterizzano la sovranità degli stati nazionali sia alla proprietà privata (Mattei, $GHVHPSLRLOGLULWWRGLWUDUUHEHQH¿FLRGDXQDVSLDJJLDXQERVFRXQFRUVRG¶DFTXDHVXODGDOO¶HVVHUHDOO¶LQWHUQRRIXRULGDLFRQ¿QLGL XQDUHJLRQHXQRVWDWRVRYUDQRHVVRqXQGLULWWRLQDOLHQDELOHQRQSXz essere venduto per fare cassa, come in Italia è accaduto per molti beni GHPDQLDOLHDSSDUWLHQHDWXWWLJOLHVVHULYLYHQWL ,QJHQHUDOHLEHQLFRPXQLKDQQRVLJQL¿FDWRSHULOORURYDORUHG¶Xso, non per quello di scambio, infatti non sono merci, sono piuttosto funzionali alla soddisfazione dei bisogni delle generazioni attuali e di quelle future; motivo per cui l’aspetto ecologico è considerato di primaria importanza. Dinnanzi ai cambiamenti climatici, al degrado dell’amELHQWH QDWXUDOH H XUEDQR DOO¶DYDQ]DUH GHOOD FHPHQWL¿FD]LRQH GLYHQWD urgente rimettere in discussione il modello di sviluppo economico dei paesi industrializzati, avendo come obiettivo un KDELWDW più sano, formato da istituzioni democratiche e da una società civile orientata al dialogo e alla cooperazione. 26 3. Greenwich Millennium Village, Londra: al centro dei complessi residenziali è stato realizzato un grande parco ecologico con diverse essenze arboree e specie animali. Il parco ospita al suo interno alcuni piccoli bacini e canali artificiali che fanno parte del sistema di raccolta e riutilizzo delle acque bianche e grigie del centro abitato. Foto: B.D. Chirchiglia 27 1.4 Società della conoscenza Nel XXI secolo il fondamento sul quale la società sembra essere avviata a costituirsi è la conoscenza, risorsa indispensabile per la vita delle persone, il lavoro, il tempo libero, le relazioni politiche e sociali. La società della conoscenza è una espressione usata dalla Commissione della Comunità Europea nel 1995 per descrivere la società del futuro, spiegare OHPRGL¿FKHHLYDORULFRQVHJXHQWLDOO¶LQWURGX]LRQHGHOOHQXRYHWHFQRlogie e alla globalizzazione economica. Nella società della conoscenza sono celate le grandi speranze del nostro tempo, l’emancipazione degli uomini, lo sviluppo di sistemi politici democratici e la partecipazione SRSRODUHPDVRQRDQQLGDWHDQFKHSDXUHHFRQÀLWWLTXDQGRQRQYHUHH proprie intolleranze nei confronti del cambiamento in atto. La società della conoscenza produce trasformazioni anche negli spazi reali, nel PRQGR¿VLFRQHOOHFLWWjHQHLWHUULWRULPRGL¿FDWLHULFRQ¿JXUDWLVHFRQGR nuovi criteri e segni differenti. La città storica era un organismo compiuto, strutturato da un tessuto omogeneo al cui interno erano ben differenziati i luoghi rappresentativi della vita urbana e i monumenti simbolo del potere: dominava uno spazio chiuso, fortemente identitario. La città moderna invece ha rotto i FRQ¿QLGHOOHPXUDVWRULFKHRUJDQL]]DQGRVLDWWRUQRDOQXFOHRRULJLQDULR secondo una logica razionale e funzionale al sistema di produzione capitalistico in cui primeggia il grande impianto della fabbrica: lo spazio è di tipo seriale e standardizzato, ripetuto in modo identico come fosse il prodotto della macchina. /DFLWWjDWWXDOHYHQXWDVLDFRQ¿JXUDUHLQUDJLRQHGHOQXRYRSDUDdigma economico e sociale, sembra prendere le distanze dai modelli di spazio delle città precedenti (storica e moderna). La realtà contemporanea è fortemente differenziata e connotata da una pluralità di materiali urbani che sono in relazione tra loro in modo contrastante altre volte complementare; alcuni materiali sono ereditati dalla storia altri prodotti dalla tecnica; nella città sono presenti zone compatte e omogenee alterQDWHDVLVWHPLGLIIXVLVSD]LDSHUWLHEHQFRQ¿JXUDWLVRQRFRQWUDSSRVWLDG aree residuali. In generale nella città contemporanea sembra convivano, 28 QRQVHQ]DFRQWUDGGL]LRQHVLJQL¿FDWLHQHVVLGLUHOD]LRQHGLPROWHSOLFH QDWXUDIRUPDWLQHOFRUVRGHOODVWRULDRLQDQQLSLUHFHQWLGLWLSRIXQzionale e simbolico, trattenuti insieme da un «movimento connettivo» di soggettività che li abita e attraversa (Rullani, 2004: 78). Sono queste VRJJHWWLYLWjLQGLYLGXDOLHFROOHWWLYHSLFFROLJUXSSLFRPXQLWjORFDOL PLQRUDQ]HFKHFHUFDQRGLDOLPHQWDUHLOSRWHQ]LDOHGHLQXPHURVLOXRJKLGHOODFLWWjHGHOWHUULWRULRLQFXLRJJLYLYLDPRWHQWDQRGLULFRGL¿FDUH le tracce materiali lasciate nello spazio e sperimentare nuove forme di partecipazione attiva e di governo sostenibile. 1.5 Politiche pubbliche Nella società della conoscenza il capitale sociale e i beni comuni sono risorse fondamentali, per questa ragione richiedono strategie e politiche appropriate, in grado di incidere a breve e lungo termine sui processi di trasformazione in corso. Le politiche sono piani di azione, attività coordinate che consentono di guidare decisioni, indirizzare e orientare interessi in vista di precisi obiettivi; sono interventi generali di governo DSSOLFDELOLDQFKHLQDPELWLVSHFL¿FLGHOODYLWDVRFLDOHDWWHQJRQRDOWUDsporto locale come all’educazione, al diritto alla casa come alla salute pubblica. Per quanto ci riguarda, nella trasformazione della città e del territorio in epoca moderna le politiche pubbliche sono state prevalentemente fondate su principi autoritari, espresse nelle forme regolative, senza mai realmente coinvolgere i cittadini e le comunità nella costruzione degli obiettivi da raggiungere. Le grandi trasformazioni delle città europee avvenute nella seconda metà dell’Ottocento hanno mostrato con una certa evidenza l’applicazione di questo tipo di politiche. I ERXOHYDUGV di Parigi, il ULQJ di Vienna, l’HQVDQFKHGL%DUFHOORQDPDJQL¿FLHVHPSLGLULTXDOL¿FD]LRQH XUEDQDVRQRXQDGLUHWWDFRQVHJXHQ]DGLRSHUD]LRQLSROLWLFKHDYYLDWH dall’alto, in cui hanno agito molteplici e contrastanti obiettivi: il ridiseJQR¿VLFRGHOODFLWWjO¶RUGLQHSXEEOLFRODPRELOLWjO¶LJLHQHHODYDORrizzazione della rendita urbana. Il Piano Ina-Casa attuato in Italia più di cinquant’anni fa è un esempio altrettanto dimostrativo dell’applicazio29 QHGLSROLWLFKHSXEEOLFKHGLWLSRYHUWLFLVWLFRFRQ¿QDOLWjGLIIHUHQWLKDULguardato l’occupazione operaia, la realizzazione di case per i lavoratori e il disegno di un nuovo paesaggio urbano resosi necessario dai processi di trasformazione del Paese (vedasi a riguardo il bel lavoro di rilettura storica della vicenda curato da Paola Di Biagi e uscito nel 2001). Le politiche pubbliche, come altri ambiti del sapere umano, hanno subìto una svolta a partire dagli anni Ottanta del secolo appena trascorVRVRQRDI¿RUDWHDOWUHYLVLRQLDOWULSDUDGLJPLPHQRDXWRULWDULHWHFQRcratici rivolti a stabilire intese e collaborazioni con soggetti eterogenei, a raggiungere progetti e obiettivi condivisi. Le politiche hanno assunto un carattere parziale, coniugato i grandi principi e la visione d’insieme con gli aspetti contingenti, riconosciuto l’importanza della cooperazioQHVRFLDOHHJXDUGDWRDOO¶HI¿FDFLDGHOO¶D]LRQH Se il carattere pubblico delle politiche include la partecipazione attiva dei soggetti privati, delle aziende, dei gruppi imprenditoriali portatori di interessi e bisogni di altra natura, sorge fra soggetti eterogenei e indipendenti il problema della «costruzione del consenso», di un accordo da realizzarsi attraverso azioni concertate, piani di cooperazione e VWUDWHJLHPLUDWHLQFXLROWUHDLULVXOWDWL¿QDOLFRQWDQRLSURFHVVLGHFLVLRnali di relazione. In ambito urbano, i maggiori paesi europei hanno da tempo avviato politiche di integrazione per fronteggiare la complessità GHOOD UHDOWj FRQWHPSRUDQHD KDQQR FRLQYROWR OD GLPHQVLRQH ¿VLFD GHO costruito, quella economica degli interlocutori (non più esclusivamente pubblici) e quella sociale dei fruitori che avanzano aspettative differenti rispetto alle generazioni precedenti. Con un certo ritardo, in Italia questa differente procedura è stata avviata a partire dalla legge 179 del 1992 che ha introdotto i Programmi integrati di intervento: i cosiddetti Pru, Prusst, Pii, ecc. Strumenti che hanno rappresentato forme nuove di azione politica volte a rigenerare parti di città e territorio attraverso l’integrazione di funzioni differenti, WLSRORJLHRSHUDWLYHDPELWLGLYHUVL¿FDWLHXQDPROWHSOLFLWjGLDWWRUL6HEbene in molti casi i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, è stata affermata però la necessità di coniugare insieme politiche econo30 4-5. BedZED (Beddington Zero Energy Development), Sutton, Londra: schemi illustrativi del funzionamento fisico dell’edificio e degli impianti elettro-meccanici di risparmio energetico. Fonte: http://www.arup.com/_assets/_download/download68.pdf 31 miche, sociali, urbanistiche e architettoniche. Con una simile procedura RSHUDWLYDLOFDSLWDOHVRFLDOHFRLQYROJLPHQWRHSDUWHFLSD]LRQHDWWLYD GHLFLWWDGLQLqULFRQRVFLXWRVWUXPHQWRLQGLVSHQVDELOHSHUODTXDOLWjGHL risultati. 1.6 La governance Un aspetto importante delle politiche pubbliche riguarda il governo della città e del territorio, in generale attiene a quel concetto a tutti ormai noto di JRYHUQDQFH. Il termine è l’evoluzione del concetto di JRYHUQPHQWFKHQHOPRQGRDQJORVDVVRQHVLJQL¿FDSROLWLFKHVWDWDOLGLWLSR centralista, in cui l’attenzione ai soggetti economici e ai privati cittadini è poco rilevante o quasi del tutto assente. La JRYHUQDQFH nasce all’interQRGHOO¶DPELWRHFRQRPLFRFRPHSURFHGXUDD]LHQGDOHSLHI¿FDFHSHU gestire i rapporti tra i SDUWQHUV; solo in un secondo momento è assunta in ambito politico e amministrativo per organizzare il potere pubblico locale. Se la JRYHUQPHQW rinvia a processi di tipo istituzionali, la JRYHUQDQFHè legata ai processi di organizzazione, cooperazione e interazione tra differenti soggetti, pubblici e privati, con molteplici obiettivi anche VHVSHVVRFRQÀLWWXDOL%DJQDVFRH/H*DOqVWULW La JRYHUQDQFH rappresenta in sintesi un nuovo paradigma di gestione del territorio, caratterizzato da minore controllo gerarchico e da un maggior grado di cooperazione tra i soggetti coinvolti, con una logica di investimento sul capitale sociale e una forte attenzione ai beni comuni. Nella comprensione dei meccanismi della JRYHUQDQFH e nella sua attuale applicazione in ambito italiano, oltre alle opportunità possono essere notate alcune contraddizioni. In primo luogo, nell’ottica del coinvolgimento di una pluralità di soggetti con obiettivi diversi e a volte contrastanti, sembra ovvio che QRQVHPSUHSRVVDQRHVVHUHUDJJLXQWLDFFRUGLXQLWDULHRWWHQXWLEHQH¿FL SHU WXWWL LQ JUDGR DOOR VWHVVR WHPSR GL HOHYDUH OH DQLPH H JRQ¿DUH L portafogli. Molte volte questo non succede e il contrasto degli interessi ULPDQHFRPHqYHUL¿FDELOHQHLJLjULFRUGDWLPRYLPHQWLGLULYHQGLFD]LRne popolare che trovano sempre più spazio e adesione. 32 6. BedZED (Beddington Zero Energy Development), Sutton, Londra: le case sono realizzate con materiali locali; sono dotate di pannelli fotovoltaici e di convogliatori d’aria sul tetto. Le acque meteoriche e quelle di scarico proveniente dai lavandini sono raccolte, depurate e riutilizzate per l’irrigazione dei giardini e dei piccoli orti a disposizione degli abitanti. Foto: L. Castiglioni 33