la
Rivista
Anno 103 - n. 4 - Aprile 2012
Frontalieri:
Figli di
un dio minore?
In gennaio è aumentato
del 33% rispetto ad un anno prima
L’export italiano diretto in Svizzera
continua a correre
L’inaffondabile Titanic:
nel primo centenario della tragedia
Affondata in un mare di misteri
A
Editoriale
di Giangi Cretti
Ammettiamolo: la forma non è di quelle più sorvegliate. La dichiarazione con la quale Fulvio Pelli,
ancora per qualche settimana presidente del Partito liberale svizzero, ha chiosato la decisione del
Consiglio Nazionale di approvare l’iniziativa - a suo tempo inoltrata dal Canton Ticino – di ridurre dal
38,8% al 12,5%, l’aliquota del ristorno della parte delle imposte alla fonte detratte dal salario dei
frontalieri spettante, per convenzione, ai comuni di residenza di detti lavoratori, è suonata piuttosto
sgangherata. Nel senso letterale di fuori dai gangheri. Chi segue l’azione del parlamentare ticinese
non può non esserne sorpreso. Perché non è un esempio di raffinata eleganza dialettica, e questo
può anche essere irrilevante; perché, dal punto di vista delle relazioni bilaterali, è politicamente inopportuna, e questo qualche rilievo invece ce l’ha.
«L›Italia è ostile al libero scambio, ostile alla libera concorrenza, e negoziare coi guanti bianchi non
porterà ad alcun risultato», ha stigmatizzato Fulvio Pelli. «Il Canton Ticino la sa lunga in materia di
rapporti con l›Italia. Dategli una volta retta, invece di mandare a Roma svizzero-tedeschi che non
sanno l›italiano e trattano in inglese».
Prescindendo dalla forma, anche se spesso è rivelatrice della natura della sostanza, sulla questione
- che è seria, e solo l’attuale emergenza in cui si trova ad operare il governo italiano può fornire
parziale giustificazione alla superficialità con la quale ancora (non) viene affrontata – non vi è dubbio
che l’atteggiamento italiano sia stato sin qui ondivago e talvolta contraddittorio.
Prescindiamo anche dalle ragioni che hanno inasprito un contenzioso: negli scudi fiscali dell’ultimo
decennio e nella presunta pervicacia pregiudiziale dell’ex ministro Tremonti trova i suoi detonatori
più recenti ed eclatanti, ma non per questo più deflagranti. Miope, al confine con la cecità, sarebbe
negare l’esistenza di un problema, che ha la sua più patente evidenza in Ticino; espressa con le tensioni alimentate dalle questioni dei lavoratori frontalieri, le quali, seppur fondate nella loro peculiarità, diventano, nello specifico, anch’esse un pretesto: alla stregua di un grimaldello usato per forzare,
con rinnovato vigore, il dialogo, fin qui, puntualmente rifiutato da parte italiana.
Un dialogo che affronti le problematiche legate alla doppia imposizione fiscale, di cui l’accordo sui
frontalieri è comunque parte integrante, ma della quale la vera posta in gioco è la cancellazione della
Svizzera dalle black list (nei fatti sono più di una) con le quali l’Italia, nonostante la Confederazione
si sia adeguata agli standard definiti dall’OCSE, insiste nel considerarla al pari di un paradiso fiscale.
Con conseguenze che si ripercuotono, non solo sulle banche, ma anche sulle imprese dei due Paesi
in termini di burocratizzazione e disincentivi all’interazione commerciale.
Al di là della riconoscibile volontà di profilarsi da parte delle forze politiche locali – in modo particolare delle due Leghe, che nonostante le generiche affinità su tematiche riguardanti l’Europa e i
movimenti migratori, nei fatti, sulla specifica vicenda, difendono interessi contrapposti - siamo di
fonte all’ennesimo tentativo di aumentare la pressione sul governo italiano, affinché accetti di aprire
una trattativa, come d’altronde richiesto anche da un ordine del giorno votato la scorsa estate dal
Parlamento italiano pressoché all’unanimità.
C`è chi spera, e non solo da parte svizzera, che la recente firma del protocollo che modifica la convenzione con la Gran Bretagna parafato il 6 ottobre scorso – che, pur mantenendo nella sostanza lo
schema cosiddetto Rubik, ora contempla anche le successioni e, soprattutto per quanto concerne i
redditi da interesse, è stato armonizzato con il dettami della Unione europea – possa trovare il via
libera da parte della Commissione europea che dovrebbe esaminarlo a breve. Così fosse, nonostante
insista sulla necessità di un accordo complessivo con la Svizzera, è verosimile che l’Ue non si opponga agli accordi bilaterali con Gran Bretagna e Germania. Rimosse in tal modo le perplessità sulla
compatibilità di detti accordi con il diritto europeo – a cui si è riferito recentemente il Presidente del
Consiglio italiano Mario Monti – potrebbe finalmente partire un negoziato che necessariamente
includerà tutti quei temi che allo stato attuale vedono Italia e Svizzera su fronti contrastanti.
Nel frattempo, scontato attendersi altre pressioni: non da ultima, anche con l’intento di mettere la
Confederazione di fronte alle sue responsabilità, quella di non ‘scongelare’ il 50% dei ristorni del
2010 (circa 28 milioni di franchi) bloccati lo scorso anno e di ‘congelare’ anche quelli del 2011.
Auspicare ora, a fronte dei segnali già emessi e di quelli preannunciati, che non si perdano di vista le
ricadute sociali che l’acuirsi dell’attuale situazione, in modo particolare nelle zone di frontiera, possa
determinare in termini di deterioramento delle relazioni fra i due Paesi, è una questione di ragionevole buon senso per prevenire una necessità dettata dall’emergenza.
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n. 4 Aprile 2012
1
Sommario
n. 4 Aprile 2012
1 Editoriale
57
Giovani colori su tele alla Vieille Ville
Dario Moroni e la pittura figurativa
tra Ginevra e Sondrio
62
La Treccani della settima arte
Il Morandini 2012
67
Doris Leuthard istituisce un gruppo di lavoro
Svizzera: dopo la votazione dell’iniziativa
sulle abitazioni secondarie
Marinai profeti e balene
Il tour teatrale di Vinicio Capossela
fa tappa a Zurigo
68
In Svizzera mi sento felice
Laura Pausini: icona della musica italiana
19
Un terzo in più nell’arco di cinque anni
Lavoratori Frontalieri in Svizzera
69
21
Lavorare in uno Stato risiedere in un altro
Attraversando la frontiera: ogni giorno
o almeno una volta la settimana
Il successore di Jimmy Smith
Il trombettista, pianista e specialista
dell’hammond B3 Joey DeFrancesco
DOLCE VITA
PRIMO PIANO
15
16
L’export italiano diretto in Svizzera
continua a correre
In gennaio è aumentato del 33% rispetto
ad un anno prima
INCONTRI
40
L‘Italia è una delle mete più richieste
Stefan Gutknecht è Director Sales Switzerland
di airberlin
41
Far bene il proprio lavoro e ottenere
risultati positivi
Donne in carriera: Arianna Molari
43
Sotto il segno dell’amicizia
Incontro Domodossola - Martigny
47
Affondata in un mare di misteri
L’inaffondabile Titanic: nel primo centenario
della tragedia
54
La rinascita del Museo Nazionale di Zurigo
Primo colpo di piccone per l’ampliamento
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Bollicine senza frontiere
per l’autoctono cosmopolita
Vino in Villa
72
Lagane e ceci, minestra de fasoi,
ruttama e pasta e patati
Ovvero la rivincita degli scarti
78
Fiat Freemont AWD e Punto 2012
In test al Balocco
79
Tecnologia in bella forma
La Giulietta con il cambio TCT a doppia frizione
IL MONDO IN FIERA
CULTURA
Editore
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
71
84
La Borsa dell’agroalimentare
Euro&Med Food 2012: Manfredonia (FG)
17 - 19 aprile
85
L’agroalimentare italiano programma
il suo futuro
CIBUS 2012: Parma, 7 - 10 maggio
La Rivista
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per la Svizzera
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2
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86
L’appuntamento della green economy italiana
Solarexpo 2012 e Greenbuilding 2012: Verona
9 - 11 maggio
87
Affari d’estate e nuove tendenze
ChibiMart e ChibiDue: Fieramilanocity
11 - 14 maggio
88
Le soluzioni per vivere meglio
Reatech Italia: Fiera Milano (Rho)
24 - 27 maggio
IL MONDO IN CAMERA
90
«Made in Southern Italy»
Modena porta l’Italia in Svizzera
Il Food & Wine del Sud Italia si presenta a Foggia
Moda e artigianato umbro
La CCIS entra nei social network
Neuerungen im italienischen Steuerrecht 2011/2012
Auswirkung auf Ch-Investitionen in Italien
Seminar
92
Mercato svizzero: vino italiano cercasi
I libri dell’Associazione Italiana Sommelier
2° Livello
93
Vini d’Italia 2012
94
Contatti commerciali
96
Servizi camerali
RUBRICHE
IN BREVE
ITALICHE
EUROPEE
INTERNAZIONALI
OLTREFRONTIERA
ETICAMENTE
BUROCRATICHE
ANGOLO FISCALE
ANGOLO LEGALE
CONVENZIONI INTERNAZIONALI
4
7
9
11
13
27
28
31
33
35
TALENTI ALTROVE
L’ELEFANTE INVISIBILE
SCAFFALE
SCAFFALE
CARNET
BENCHMARK
DIAPASON
CONVIVIO
MOTORI
STARBENE
39
45
53
53
56
64
65
72
77
80
In copertina: Il valico doganale di Ponte Tresa è attraversato ogni giorno
da migliaia di lavoratori frontalieri.
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n. 4 Aprile 2012
3
In breve
Anche per i figli minori è necessario Renzo Albizzati è il CEO
un documento d’identità individuale di Fidis Finance (Suisse) SA
Con decorrenza dal prossimo 26 giugno i minori di nazionalità italiana, al pari dei loro coetanei europei, potranno viaggiare solo se in possesso di un documento
di viaggio - passaporto o carta di identità - individuale.
Ne deriva che i figli che ancora non hanno raggiunto la maggiore età non potranno più figurare, com’è
stata consueta prassi finora, sul documento d’identità
dei genitori, ma dovranno dotarsi di un proprio documento d’identità. È questa una norma che riguarda
tutti i cittadini italiani, pertanto anche quelli residenti
all’estero. Questi ultimi, in modo particolare in previsione delle prossime vacanze estive, anche al fine di
evitare spiacevoli ritardi e complicazioni, dovranno
quindi attivarsi prima possibile, e comunque tassativamente entro il 26 giugno, per ottenere in tempo utile il
documento dei propri figli rivolgendosi agli uffici competenti del Consolato italiano di riferimento nel Paese
in cui risiedono.
All’inizio del 2012 Renzo Albizzati è diventato CEO
dell’affiliata Fiat, Fidis Finance (Suisse) SA. Il 55enne è un
affermato esperto nel settore Leasing e Finanza e negli
ultimi 17 anni ha diretto con successo i Mercedes-Benz
Financial Services, accumulando in precedenza vasta
esperienza, fra gli altri, presso l’ex Lisca Leasing AG e l’ex
Ford Credit S.A. di Zurigo. Ponendosi l’obiettivo di realizzare nuove strutture efficienti in termini di costi e l’adattamento dei processi agli attuali requisiti del mercato,
Albizzati ha dichiarato di voler continuare “ ad aumentare i nostri servizi di assistenza per rimanere anche il
futuro il partner numero uno per la nostra organizzazione di vendita”. Fidis Finance (Suisse) SA è un’impresa
specializzata in servizi finanziari per l’acquisto di veicoli
di Fiat Group Automobiles. Offre soluzioni individuali
per leasing a privati e ad aziende, finanziamenti liberi
e per pagamenti rateali e prodotti finanziari a supporto
dell’attività dei concessionari.
Meno lettori per gratuiti e domenicali
Dopo la crescita registrata nel 2010, lo scorso anno non sono pochi i giornali svizzeri che perdono lettori. È il caso, ad esempio, dei gratuiti 20 Minuten e
Blick am Abend. È quanto emerge dalla rilevazione effettuata dall’Istituto ricerche e studi dei media (WEMF/REMP) tra l’ottobre del 2010 e il settembre del
2011. Il gratuito 20 Minuten rimane in testa alla classifica con 1,3 milioni di lettori
(-3.000), mentre il Blick (632.000 lettori; +10.000) scavalca di nuovo Blick am
Abend (629.000; -6.000) e sale così al secondo posto. Al quarto rango ritroviamo
il TagesAnzeiger (stabile a 508.000 lettori). I domenicali svizzero tedeschi sono
più o meno tutti in perdita di velocità, fatta eccezione della NZZ am Sonntag
(+6.000 a 496.000): il SonntagsBlick perde 27.000 lettori (e scende a 798.000)
e la SonntagZeitung 14.000 (a 744.000). In Romandia il primo della classe resta
20 Minutes (474.000 lettori; +13.000), davanti a Le Matin (260.000; -6.000) e a
24 Heures (241.000; + 18.000). Al sud delle Alpi, Cresce il numero dei lettori del
Corriere del Ticino passati da 125 a 129 mila. La Regione segna una perdita di 2 mila lettori, attestandosi a 112 mila. Il
Giornale del Popolo rimane stabile a 50 mila. In aumento Il Caffè con 114 mila (+5 mila) e il Mattino con 83 mila (+2
mila). Tra i dati che emergono dal sondaggio particolarmente interessante quello relativo ai giovani, che continuano
a sfogliare i giornali cartacei a dispetto della crescita esponenziale dell’offerta digitale. Nella fascia tra i 14 e i 29 anni,
l’86% degli intervistati ha infatti dichiarato di leggere più o meno regolarmente almeno un quotidiano, confermando
una tendenza già rilevata negli anni precedenti.
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n. 4 Aprile 2012
Confermati i pieni voti al debito
sovrano elvetico
Marco Müller è il nuovo direttore
artistico del Festival del cinema di Roma
Era candidato in tre categorie: miglior film, miglior sceneggiatura, miglior fotografia. Malgrado non figurasse
tra i favoriti, ha letteralmente fatto l’en plein conquistando gli ambitissimi Quartz 2012 nelle tre categorie.
Giochi d’estate, il film a sfondo autobiografico che narra
una dolorosa vicenda di violenza domestica e successiva
separazione familiare consumatasi durante una vacanza estiva sulle coste della Maremma, ha convinto i circa
250 membri della Filmakademie la giuria del più ambito
riconoscimento cinematografico svizzero. I premi sono
come le ciliegie: uno tira l’altro e il giorno dopo il trionfo
ai Quartz ecco che Giochi d’estate si è aggiudicato anche il Premio del pubblico alla XIII edizione della rassegna pugliese «Sudestfestival» riservata al cinema italiano
d’autore. Il film di Rolando Colla sarà così proiettato il 20
maggio a Washington, in occasione della Giornata della
cultura italiana in America.
Nella foto i due protagonisti di Giochi d’estate Fiorella
Campanella e Armando Condolucci.
Marco Muller è il nuovo direttore artistico del Festival
del cinema di Roma. Lo ha deciso il Consiglio di amministrazione della Fondazione Cinema per Roma.
A quanto riferito dal rappresentante del Campidoglio
Michele Lo Foco, al termine del Cda, la votazione è
andata come previsto: hanno espresso voto contrario la
provincia di Roma e la Camera di Commercio, mentre
la Fondazione Musica per Roma si è astenuta.
Favorevoli i due voti del presidente e quelli di Regione e
del Campidoglio. Sempre a quanto riferito da Lo Foco,
il compenso di Muller «è lo stesso della signora Detassis (direttore uscente - ndr)»: 150mila euro l’anno.
«Non potrei essere più felice. Torno dopo 22 anni nella
mia città per lavorare ad un progetto entusiasmante: il
nuovo sviluppo, dopo i risultati dei primi sei anni, del
lavoro di un festival che vuole aderire sempre meglio
ai bisogni di chi il cinema lo fa, di chi lo fa vedere e di
chi lo va a vedere». Così Marco Müller ha commentato
il suo nuovo incarico.
Barolo & Friends
Event
Lunedì, 7 maggio 2012, KKL Lucerna
Europaplatz 1
Invito alla grande degustazione dei Vini Piemontesi:
13.00 - 17.00: Degustazione dei Vini Piemontesi
per operatori del settore e incontri B2B
17.00 - 20.00: Degustazione pubblica per gli amanti
del vino (Ingresso: CHF 20.-)
Saranno presenti, tra gli altri, i seguenti produttori
Azienda Agricola Bussia Soprana
Produttori di Govone Sac
Azienda Agricola Fea
Podere Ruggeri Corsini
Grasso Fratelli
Monforte d’Alba (CN)
Govone (CN)
Calosso (AT)
Monforte d’Alba (CN)
Treiso (CN)
Agricola Gian Piero Marrone
Marsaglia
Produttori del Gavi
Gonella Vini d’Elezione di GG
Dosio
Barale Fratelli
La Montagnetta di Capello Domenico
Franco Mondo
Az. Agricola Costa Cattarina
La Morra (CN)
Castellinaldo (CN)
Gavi (AL)
San Martino Alfieri (AT)
La Morra (CN)
Barolo (CN)
Roatto (AT)
San Marzano Oliveto (AT)
Castagnito (CN)
ISCRIZIONI
Telefono: 044 289 23 23
email: [email protected]
L’evento è organizzato dal Consorzio I Vini del Piemonte e
supportato dalla Strada del Barolo in collaborazione con la
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.
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n. 4 Aprile 2012
5
GAMMA MASERATI. UN PERFETTO EQUILIBRIO DI CLASSE, TECNOLOGIA E DESIGN
Se pensate al lusso più raffinato ed esclusivo, al fascino e all’eleganza dell’italian style più ispirato, a una sportività che sa emozionare
senza sacrificare il comfort e il piacere di guida, state pensando a una Maserati. Che si tratti dell’ammiraglia Quattroporte, della
GranCabrio, della GranTurismo o della sportivissima GranTurismo MC Stradale, ogni modello del Tridente, rappresenta un irripetibile
connubio di classe raffinata e impeccabile ingegneria. Scegliere una Maserati significa entrare in un mondo nel quale l’automobile
è espressione della creatività e del talento, di un’inesauribile passione per l’eccellenza, attenta ai temi della sicurezza e del rispetto
per l’ambiente. Per tutte le informazioni sui modelli, le novità e le iniziative Maserati, visitate www.maserati.ch
LA GAMMA MASERATI COMPRENDE: QUATTROPORTE - QUATTROPORTE S - QUATTROPORTE SPORT GT S - GRANCABRIO - GRANCABRIO SPORT - GRANTURISMO - GRANTURISMO S
GRANTURISMO S AUTOMATICA - GRANTURISMO MC STRADALE.
La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera:
Garage Foitek AG, 8902 Urdorf/Zürich, 044 736 1 736
Niki Hasler AG, 4052 Basel, 061 375 92 92
Krähenmann Autocenter AG, 8706 Meilen, 044 793 21 00
Sportgarage Leirer AG, 9063 Stein, 071 368 50 30
Sportgarage Leirer AG, 9016 St. Gallen, 071 250 09 01
Automobile Németh AG, 3032 Hinterkappelen, 031 909 25 25
Auto Pierre Sudan, 6300 Zug, 041 711 88 15
Loris Kessel Auto SA, 6916 Grancia-Lugano, 091 994 55 71
Modena Cars SA, 1202 Genève, 022 757 87 87
Garage Zénith SA, 1005 Lausanne, 021 321 30 00
Garage Zénith SA, 1950 Sion, 027 323 32 32
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
Guardare avanti per tornare anche indietro
Paolo Pininfarina è stato nominato presidente dell’omonima
azienda nel 2008. La storia dei Pininfarina è quella di una famiglia che pur tra mille difficoltà non ha mai smesso di credere
nel futuro e contribuisce a tener accese le stelle del firmamento industriale italiano, ha ricordato Daniele Lotti, presidente
dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI) che, in occasione del
50° dell’associazione, lo ha invitato come ospite d’onore e raccontare la storia ricca di insegnamenti di un gruppo all’avanguardia nel mondo.
I
Il 22 maggio 1930 venne fondata la Carrozzeria Pinin Farina, così chiamata per distinguere l’azienda di
Battista (Pinin) da quella del fratello Giovanni. Allora
l’auto era un bene riservato a una piccola élite. Erano
le auto del re. Nel dopoguerra, l’azienda si evolve
e diventa industriale. Il boom economico porta ad
aumentare la massa produttiva e la capacità, il fatturato e l’occupazione. La nostra azienda – ha spiegato Paolo Pininfarina, è diventata più industria, grazie
alla spinta e al supporto della seconda generazione.
Con attenzione particolare al design che si va ad affiancare al reparto produttivo, pur se il volume di
produzione cresce di 10 volte. Prima del 1958 si producevano fino a 1000 vetture all’anno, poi 10 mila.
Così cresce la complessità gestionale e finanziaria.
Si è inventato uno stile, un’azienda, persino una famiglia, ottenendo dal presidente della Repubblica
di trasformare il cognome da Farina in Pininfarina.
La tecnologia fu la grande intuizione negli anni ’70
con l’invenzione della Galleria del Vento. Con la crisi energetica si riuscì a trasformare il problema della
crisi dei consumi e il balzo del prezzo del greggio, in
un’opportunità.
È l’intuizione di investire in una tecnologia (l’aerodinamica) capace di fare la differenza in un momento di difficoltà. Negli anni tra il ’70 e l’80 l’azienda
diventa un gruppo industriale, separando le attività
produttive da quelle creative e del design. Venne
creato un centro di design nel 1982 nella città di
Cambiano. A distanza di 30 anni, abbiamo festeggiato il nostro ultimo prototipo presentato gli scorsi
giorni a Ginevra con lo stesso nome di Cambiano,
racconta Paolo Pininfarina. C’è da ricordare sempre
negli anni ’80 la Ferrari Testarossa, vera e propria
icona del design italiano. In parallelo l’azienda si
sviluppa e cresce, viene quotata in borsa, uscendo
dall’alveo di azienda di tipo familiare per entrare in
una Governance, tappa necessaria per entrare sul
mercato internazionale. La quotazione in borsa è
importante perché segno di trasparenza. Negli anni
successivi (80-90) vengono avviate attività in Germania tenute tenacemente anche nei momenti di
difficoltà che ora ci supportano nel rilancio, e poi in
Cina. Sono 16 anni che lavoriamo con aziende cinesi creando un secondo e un terzo stabilimento.
Ci siamo poi trovati ad affrontare la crisi del 2008
che non è stata solo una crisi economica globale, ma
anche di settore e aziendale. Il 2008 fu un anno di
svolta, un anno quasi shumpeteriano di distruzione
creativa. Si è ripartiti dagli asset dell’azienda: lo stile,
la creatività, la storia. L’azienda dimostra in quegli
anni difficilissimi per tutti (moltissimo per la nostra
azienda), di non perdere la bussola dell’innovazione mantenendo la collaborazione con il design e la
barra dritta sulla qualità. Oggi stiamo lavorando su
un sistema operativo di car sharing (veicolo elettrico condiviso) a Parigi (il più importante del mondo),
ove sono previste 4000 auto entro la fine del 2013.
Ci sono già mille vetture nel parco con più di 300
stazioni di ricarica. Ci siamo poi rifocalizzati: la produzione industriale di nicchia sulla quale avevamo
puntato per anni, non era più competitiva. Abbiamo
puntato sui nostri vantaggi, guardando alla redditività, qualità e differenza competitiva. Puntiamo sul
design e l’ingegneria non più di prodotto, ma di qualità (architettura veicolo) essendo ovviamente competitivi nel disegno industriale con la valorizzazione
del nostro marchio. Passa dall’allargamento della
nostra attività attraverso il design e i marchi e oggi
il design industriale vale un terzo della nostra attività creativa. Continuiamo ad investire nelle “auto
dei re”, cioè in vetture speciali, con Roll Royce. Abbiamo partnership nel design con nomi straordinari
come Coca Cola, Snaidero, Lavazza, Bovet, Motorola, etc. Il design Pininfarina deve essere elegante,
cioè avere una forma armonica, cura dei dettagli ed
equilibrio formale. È la cosa più intangibile che ci
sia, ma fondamentale. L’essenzialità, disegnare per
sottrazione, studiare bene l’ergonomia, non essere
decorativi, volgari, avere qualità, avere personalità
e innovazione che significa guardare avanti per tornare anche indietro, perché l’innovazione va dosata.
Audacia, Industria, Tenacia, Intuizione è stato detto
all’assemblea dell’AITI. A me piacciono gli acronimi.
Di audacia ne abbiamo avuta tanta. Se non fossimo
stati audaci, non saremmo qui. D’industria ne abbiamo fatta tanta. Di intuizione, assolutamente. Di
queste quattro caratteristiche mi sento molto vicino
alla “tenacia”, consapevole e orgoglioso di portare
avanti la straordinaria tradizione delle persone che
mi hanno preceduto.
la
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n. 4 Aprile 2012
7
Europee
di Philippe Bernasconi
Rigore, rigore e ancora rigore
Sarà anche “superata la fase acuta della crisi”, come hanno annunciato, seppur timidamente, Angela Merkel e Mario Monti in
un recente incontro a Roma. Si saranno anche poste le basi per
il salvataggio della Grecia. Sarà l’euforia delle borse a lasciare
intendere che il peggio sia davvero passato. Ma le nubi veleggiano ancora cupe sull’Europa. Perché la vera sfida (impossibile)
ora è quella di far ripartire la crescita economica mantenendo
il rigore di bilancio. Portogallo e Spagna sono lì a ricordarcelo.
L
La ristrutturazione del debito greco sembra dunque
essere andata a buon fine. Il 95% dei debitori dello
Stato ellenico ha accettato di vedersi decurtare di oltre la metà il valore dei propri titoli. Il debito di Atene
dovrebbe così diminuire di un centinaio di miliardi di
euro (da 350 a circa 250). Accanto alle drastiche misure di austerità già adottate dal governo, si tratta di
un passo in avanti. Ma non ancora di quello decisivo.
Lo ha ammesso lo stesso ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, secondo cui “per la Grecia
è stato fatto un grande passo, ma sarebbe un grave errore dire che è finita”. Bruxelles ha finalmente
sbloccato il nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia. E così
Atene può rifinanziarsi, senza correre il rischio di finire
definitivamente in default. Ma la strada da compiere
è ancora lunga, e soprattutto in salita. L’Eurogruppo
ha già chiesto alle autorità elleniche di “dimostrare
un forte impegno nel proseguire rigorosamente lo
sforzo di aggiustamento, nel rispetto rigoroso del
nuovo programma”. E, in particolar modo, di farlo
anche quando ad avere le leve del comando ci sarà
un nuovo governo, che uscirà dalle elezioni anticipate di aprile. Il livello di guardia rimane alto. Perché
un conto è stabilizzare la situazione, un altro è far rientrare progressivamente Atene nei limiti del nuovo
patto di bilancio. Per farlo ci vorranno nuove misure
di austerità. Una sfida che ha dell’impossibile, in un
Paese con un tasso di disoccupazione sopra il 20% e
una povertà ormai diffusa.
E poi non c’è solo la Grecia a preoccupare. Se l’Italia
sembra essersi incanalata sulla via della guarigione
(ma anche qui con drastiche misure che non fanno
l’unanimità), la salute di Portogallo e Spagna non
sembra volgersi al meglio. Per non ritrovarsi nella
stessa situazione di Atene (default tecnico conclamato) Lisbona necessita urgentemente di una nuova
iniezione di capitali freschi. Con un prodotto interno
lordo in picchiata (-3,3% la stima per il 2012) la risalita non sarà delle più facili. Situazione simile sull’altro
fronte della Penisola Iberica. Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha fatto sapere di non poter raggiungere
l’obiettivo concordato con Bruxelles, ovvero un deficit
al 4,4% del Pil già nel 2012. Si arriverà al massimo al
5,8%. E anche nel caso di Madrid le condizioni macroeconomiche non sono delle migliori per permettere un rientro nei parametri di Maastricht (in teoria
ancora vincolanti) in tempi brevi.
Insomma, non c’è da stare allegri. Il problema è quello
di sempre: riuscire a conciliare rigore e crescita economica. Il nuovo patto europeo di bilancio (il “fiscal
compact”, sottoscritto da 25 dei 27 Paesi dell’Unione,
esclusi la Gran Bretagna e la Repubblica Ceca) prevede che i Paesi membri inseriscano nella Costituzione
nazionale una regola che impone il pareggio di bilancio (al di fuori di circostanze eccezionali il disavanzo
strutturale non dovrebbe eccedere lo 0,5% del Pil).
Ma non solo. Gli Stati con un debito eccessivo dovrebbero riportare il rapporto debito/Pil sotto il 60%
entro 20 anni. E per chi sgarra sono previste sanzioni
semi automatiche (con la possibilità di bloccarle sono
con l’opposizione di una maggioranza qualifica dei
Paesi membri). Regole apparentemente ferree che significano rigore, rigore e ancora rigore. Inutile girarci
intorno. I prossimi rischiano di essere anni duri, dove a
farla da padrone saranno i piani di risparmio e dove lo
spazio alle misure di stimolo all’economia sarà ridotto
ai minimi termini.
E allora come uscire da questo circolo vizioso, fatto
di tagli ai bilanci, crescita limitata e dunque necessità di nuovi tagli ai bilanci? A sorpresa sembra essere
tornata in auge l’idea di una vera unione politica, per
blindare il patto di bilancio, per stabilizzare economia
e moneta unica e per creare una governance più snella ed efficace di quella attuale. Una vecchia idea che
andrebbe concretizzata attraverso una vera e propria
costituzione europea. Facile da dirsi, difficile, molto
difficile, però da farsi. Da una parte perché un tentativo c’era già stato. E aveva fatto una brutta fine:
bocciatura popolare in alcuni Paesi, tra cui la Francia.
E poi perché una costituzione c’è già, quel Trattato di
Lisbona entrato in vigore a fine 2009. Mettere in discussione quanto fatto meno di 3 anni fa e (ri)lanciare
un dibattito che aveva sfiancato anche i più euroentuasiasti, proprio ora nel bel mezzo (o al termine,
dipende se si vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo
vuoto) di una crisi rischia di essere più controproducente che altro. Eppure Angela Merkel ci crede fermamente. “Noi non vogliamo un’Europa tedesca, noi
vogliamo una Germania europea. Come disse una
volta il presidente Havel, vogliamo un’Europa di patrie. E la consideriamo una comunità di valori, il che
è molto più di un limitato dibattito economico”, ha
fatto sapere la cancelleria tedesca. Vedremo se dopo
il patto di bilancio Berlino riuscirà ancora una volta ad
imporre il suo credo.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
9
Finalmente : Le verdure che
piacciono anche ai bambini !
Barilla Piccolini.
A mangiare bene si comincia da Piccolini.
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Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
I due marò e l’ascesa indiana
Ci sono molti lati oscuri nella vicenda e nessuno sa veramente quale sia stata la dinamica. Di fatto, nel momento in cui si
scrive si sta ancora aspettando la prova balistica. The Times of
India e l’Hindustan Times per un paio di giorni hanno messo in
prima pagina la vicenda dei due soldati italiani Salvatore Girone
e Massimiliano Latorre. Adesso l’ondata d’attualità è passata.
L
L’India è un paese enorme e ha problemi ben più gravi.
La questioni di due soldati stranieri è passata in secondo
piano nell’opinione pubblica nazionale. Per gli indiani è
scontato che siano stati i due militari a sparare. C’è una
strumentalizzazione da parte della politica locale del Kerala, lo stato costiero del Sud, dove i due militari sono
in custodia. Tutti i partiti hanno cercato di utilizzare a
proprio vantaggio la linea dura: l’opposizione per andare contro il partito del Congresso e lo stesso partito del
Congresso per evitare accuse filoitaliane e non essere
arrendevole nei confronti degli stranieri e soprattutto
degli italiani. C’è un’ossessione all’interno del partito
del Congresso nel prendere le distanze dall’Italia. Sonia
Gandhi ha vinto le elezioni nel 2004 e si diceva che l’Italia avrebbe avuto un trattamento di favore in India visto
che lei è nata ad Orbassano. Si diceva che fosse un bene
per l’Italia. Invece è l’esatto contrario, secondo il Professor Stefano Caldirola, docente di Storia Contemporanea
dell’Asia presso l’Università di Bergamo: “Sonia Gandhi,
dopo lo scandalo Bofors che coinvolse la sua famiglia,
non vuole assolutamente farsi vedere con un occhio di
favore per l’Italia. L’opposizione proprio in seguito a
questo scandalo parla sempre dell’Italian connection, in
realtà inesistente”. Il maggiore partito di opposizione è il
Bharatiya Janata Party (BJP), il partito del Popolo Indiano, in pratica la destra religiosa hindu con varie correnti
tra cui alcune estremiste e ogni scusa è valida per attaccare Sonia Gandhi per il fatto di essere straniera.
Lo scandalo Bofors risale a metà degli anni Ottanta
quando Ottavio Quattrocchi, un catanese arrivato in
India negli anni Sessanta come rappresentante dell’ENI
e della Snam Progetti, grazie ai forti legami di amicizia
con Sonia Gandhi, oggi a capo del Partito del Congresso
e all’epoca moglie di Rajiv, riesce ad influenzare un appalto per delle forniture militari. Lo scandalo riguarda la
sospetta intermediazione del Quattrocchi nel far aggiudicare all’azienda svedese Bofors una fornitura di missili
per l’esercito indiano. Quattrocchi è stato recentemente
assolto dalla magistratura indiana, ma il peso di questa
vicenda sul Partito del Congresso s’è fatto sentire. Nel
Kerala tuttavia, l’opposizione nazionale, il Bharatiya
Janata Party è inesistente. Nel parlamento del Kerala il
partito del Congresso ha un solo seggio di maggioranza
e lo scontro è con i comunisti. L’arresto dei marò è una
questione che in realtà riguarda per ora la magistratura
locale. In passato i pescatori del Kerala hanno avuto problemi con la Marina srilanchese per via di sconfinamenti
nelle loro acque territoriali. Dal punto di vista della politica locale è però utile dare una risposta a queste popolazioni della costa indiana.
“Dimentichiamo il fatto che l’India ha una magistratura
indipendente – prosegue in Professor Caldirola - è un
sistema con delle garanzie. Ci sono stati comunque degli errori inspiegabili. Dopo un mese la prova balistica
non è ancora stata fatta e la scatola nera della petroliera
Enrica Lexie è stata sovrascritta. La versione italiana e
quella indiana sono discordanti in molti punti. Diamo
per scontato che gli indiani siano prevenuti e che vogliano tenere i due marò in carcere per motivi politici e
che non avranno un processo giusto. Da parte indiana,
invece, è ovvio che se è provato che non hanno sparato
e che la nave era in acque internazionali, i due militari
non andranno mai a processo in India. Anche dopo le
elezioni non è detto che la vicenda si risolva rapidamente. Stanno ritardando la prova balistica a dopo le
elezioni di marzo”.
Conclude il Professor Caldirola: “C’è purtroppo un atteggiamento colonialista che porta la stampa italiana a
pensare che l’India sia un paese arretrato. C’è un pregiudizio diffuso e gli indiani s’infastidiscono. È un atteggiamento controproducente come le manifestazioni
di Roma. Alla fine è uno stato sovrano e democratico
e trattarlo come se fosse uno stato canaglia non aiuta.
Si parla di sconti alle forniture di elicotteri, ma trattiamo l’India come un paese che si possa comprare. Non è
così. È una potenza che piaccia o no. Non si fa mettere
i piedi in testa da nessuno. Bisogna trovare un modo
per uscirne da parte del governo italiano in un modo
dignitoso per gli indiani. C’è anche chi sostiene che
alla fine l’Italia potrebbe scambiare i due marò per il
sostegno alla riforma del Consiglio di sicurezza dell’ONU per ammettere l’India quale membro permanente. È
assurdo: non si può sostenere una posizione di riforma
dell’ONU per due militari. Non si sa ancora se siano
innocenti. Sono abbastanza fiducioso nella magistratura
indiana che gode di una certa autorevolezza. Se ne occuperà una corte locale, poi l’High Court e la Supreme
Court a Nuova Delhi. I tempi si allungano molto e il
rischio è che passino anni. Se fossero stati due soldati
americani o inglesi, sarebbe stato lo stesso. Le pressioni probabilmente sarebbero state molto più forti anche
dal punto di vista economico. Alla fine ricordiamoci che
l’India agisce ormai da grande potenza e non guarda in
faccia a nessuno”.
[email protected]
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
11
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È Giorgio Squinzi il presidente
designato di Confindustria
L’elezione avverrà invece il 23 maggio,
nel corso dell’assemblea degli industriali
«Sarò il presidente di tutti, indipendentemente dalle divisioni più apparenti che reali». E
poi: «Ho fatto come Freire, ho vinto in volata». Queste le prime parole pronunciate da
Giorgio Squinzi dopo il voto della giunta degli
industriali che lo ha designato presidente designato di Confindustria. Undici voti di scarto
lo hanno separato dall’altro cadidato Alberto
Bombassei. Il patron della Mapei, con 93 voti
(il suo avversario ne ha raccolti 82. Squinzi
succeda ad Emma Marcegaglia e resterà in carica fino al 2016.
Il duello per la guida di Confindustria è stato sin dal primo
momento molto acceso. Da una parte Bombassei, presidente della Brembo di Bergamo, vice in Confindustria
con Luca Cordero di Montezemolo e con Marcegaglia.
Dall’altra parte il bergamasco Giorgio Squinzi, vicepresidente di Assolombarda e patron della Mapei, azienda chimica con stabilimento a Sassuolo (dove Squinzi è
anche presidente della squadra di calcio). Su Bombassei
aveva puntato il Nord e aveva espresso il suo apprezzamento anche l›amministratore delegato della Fiat Sergio
Marchionne riconoscendo che «pur essendo la Fiat uscita da Confindustria riconosciamo l’importanza che l’Associazione potrà avere nel rilancio dell’economia italiana». Squinzi invece aveva ottenuto l›appoggio degli
industriali del Centro-Sud. Pochi i voti di scarto tra i due
candidati tanto che già si sparla di spaccatura all›interno
dell›associazione degli industriali. Ipotesi subito smentita
dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, al termine della giunta che ha designato il nuovo leader di
Confindustria: «Squinzi sarà un grande presidente, un
grande imprenditore come il suo avversario. Non cݏ
nessuna spaccatura in Confindustria. I due candidati
hanno corso e uno ha vinto. Ora lavoreranno insieme».
Della stessa idea l›amministratore delegato di Enel Fulvio
Conti: Confindustria «si può ricompattare su un programma, che credo sia simile per entrambi. Ha vinto
una persona di alto valore, così come lo è anche il suo
concorrente. Siamo fiduciosi che Confindustria si compatterà e porterà avanti il suo compito».
Un concetto ribadito dallo stesso Luca Cordero di Montezemolo: «Ora bisogna remare tutti nella stessa direzione - ha detto - prendendo atto dei numeri emersi dal
voto. Di fronte a una Confindustria che può sembrare
dai numeri spaccata, si apre una grande possibilità e
senso di responsabilità per guardare al futuro avendo
come priorità l’unità di Confindustria». Una volontà, quella di compattarsi, sottolineata anche da Emma
Marcegaglia nel corso della conferenza stampa tenutasi
dopo il voto: «Al termine della Giunta c›era un clima
molto bello, di grande volontà di compattezza e unità
- ha spiegato -. Lo stesso Bombassei ha ammesso che
Giorgio ha vinto e che ha messo nel suo programma
una serie di punti dei quali credo Squinzi terrà conto».
Intervenendo subito dopo l’esito della votazione Squinzi
si è detto lieto precisando che il suo obiettivo «è essere
presidente di tutti, mi adopererò per andare in questa
direzione. Vogliamo far ritrovare la crescita a questo
Paese, avere progresso economico, civile e sociale. La
mia azione come presidente andrà in questa direzione».
Commentando l’andamento del voto è ricorso alla metafora ciclistica «ho vinto sul filo di lana, ho fatto come
Oscar Freire (il ciclista spagnolo, tre volte campione del
mondo che nel 2002 era proprio sponsorizzato da Mapei, ndr) che veniva fuori negli ultimi 50 metri e batteva tutti». Sulla Fiat ha spiegato: «Non so che margini
di ricomposizione ci siano, ma cercherò ogni tentativo
per riportarla in Confindustria». Molta attesa ora sulla ventilata riorganizzazione dell’Associazione, - a cui si
rimprovera troppa attenzione alla politica, insufficiente
capacità di lobbyng e costi eccessivi. Riorganizzazione che Bombassei ha invocato a gran voce durante la
campagna elettorale, arrivando ad attaccare abbastanza
esplicitamente la gestione attuale. In ogni caso prima ci
sarà ancora il passaggio formale dell’lezione che avverrà
in occasione dell’Assemblea di Confindustria convocata
il prossimo 23 maggio.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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L’EXPORT ITALIANO DIRETTO IN SVIZZERA CONTINUA A CORRERE
In gennaio è aumentato del 33%
rispetto ad un anno prima
L’export italiano diretto in Svizzera continua a correre: nel
gennaio 2012 è aumentato del 33,4% rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Lo hanno confermato gli
ultimi dati diffusi dall’Istituto italiano di statistica. L’incremento tendenziale, superiore al 26,1% registrato nel dicembre 2011, è «per lo più imputabile alle vendite di oro
greggio non monetario», spiega l’ISTAT: si tratta probabilmente di materia prima destinata all’industria della fusione dei metalli preziosi (settore in cui la Svizzera è uno dei
Paesi leader, con circa il 40% della quota di mercato mondiale e tre raffinerie su quattro localizzate in Ticino), oltre
che di altri investimenti di carattere industriale o finanziario. Grazie all’aumento delle esportazioni tricolori, la Svizzera è ormai seconda solo alla Francia nella classifica dei
Paesi con cui l’Italia vanta il miglior saldo commerciale.
Lo stesso ISTAT, analizzando i flussi per settore e per Paese, ammette che «la crescita tendenziale delle esportazioni è trainata dalle vendite di metalli di base e prodotti
in metallo verso la Svizzera (circa un punto percentuale
dovuto alla vendita di oro greggio non monetario)» oltre che di prodotti petroliferi raffinati e mezzi di trasporto
(autoveicoli esclusi) verso i Paesi OPEC e di macchinari e
apparecchi verso Stati Uniti e Germania. In calo invece
le esportazioni italiane di mezzi di trasporto (autoveicoli
esclusi) verso gli Stati Uniti, di macchinari e apparecchi
destinati in Cina, Paesi OPEC e Paesi EDA (cioè Singapore, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Malaysia e Thailandia) e di prodotti petroliferi raffinati diretti in Spagna.
Quanto all’import, si registrano flessioni negli acquisti di
computer, apparecchi elettronici e ottici dalla Cina, dai
Paesi Bassi e dai Paesi EDA, di prodotti petroliferi raffinati
dall’OPEC e di autoveicoli dalla Spagna. In aumento, al
contrario, l’import di petrolio greggio e gas naturale dai
Paesi OPEC, di prodotti petroliferi raffinati dalla Russia,
di mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi) dai Paesi EDA
e di prodotti .minerali dell’estrazione da cave e miniere
(escluso petrolio e gas) dagli Stati Uniti.
Disavanzo commerciale migliorato
Più in generale, a gennaio il saldo della bilancia commerciale italiana registra un disavanzo di 4,4 miliardi, in miglioramento rispetto allo scorso anno. Il saldo non energetico
è pari a +1,8 miliardi. Le esportazioni sono calate del 2,5%,
«di pari intensità per i mercati UE ed extra UE» e le importazioni hanno segnato -0,5% «per effetto della riduzione
degli acquisti dai Paesi UE (-5,2%)». Il calo congiunturale
dell’export si registra per tutti i principali raggruppamenti
di beni, più sostenuto per quelli strumentali (-5%), a eccezione degli energetici (+28,6%). Sul fronte import i cali
interessano soprattutto i beni di consumo (-5,9%).
La crescita tendenziale delle esportazioni è trainata dalle vendite di
metalli di base e prodotti in metallo verso la Svizzera (circa un punto percentuale dovuto alla vendita di oro greggio non monetario).
Cresciute le vendite trimestrali soprattutto
nei mercati extra UE
Nell’ultimo trimestre le esportazioni registrano una crescita congiunturale dell’1,6%, con incrementi maggiori
per i mercati extra UE (+2,1%) e per i prodotti energetici (+3,5%). Per gli acquisti si osserva una flessione del
2,8%, più alta per i mercati UE (-3,6%) e per i prodotti
intermedi (-6,6%). A gennaio la crescita tendenziale delle
esportazioni, pari al 4,3%, ha interessato sia i mercati UE
(+3,9%) sia quelli extra UE (+4,8%), mentre la diminuzione delle importazioni (-2,6%) è imputabile al calo degli
acquisti dai Paesi dell’Unione europea (-5,4%). I volumi
esportati sono diminuiti dell’1,8% rispetto al gennaio
2011 e quelli importati dell’8,2%.
Tenere salde le nicchie di mercato medio-alte
Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero, commentando i dati Istat, ribadisce che “sebbene
il dato di gennaio segni un rallentamento, esso si inserisce
all’interno di un trend comunque positivo che porta ad
una riduzione del deficit commerciale di oltre 2,5 miliardi
di euro rispetto allo scorso anno”. “Inoltre”, aggiunge,
“le vendite all’estero forniscono il solo contributo positivo
alla crescita del PIL italiano: tutti i trimestri del 2011 fanno infatti registrare incrementi positivi, da ultimo quello
dello 0,7% del quarto trimestre, a fronte della sostanziale
contrazione delle altre componenti della domanda”.
“Le imprese italiane”, sottolinea ancora Esposito, “hanno scelto di tenere salde le nicchie di mercato medio-alte
finora conquistate, riducendo la quantità di beni immessi
sul mercato e cercando di tenere per quanto possibile sui
margini delle vendite, strategia, questa, che attualmente
sembra portare maggiori risultati sui mercati extra-UE”.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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SVIZZERA: DOPO LA VOTAZIONE DELL’INIZIATIVA SULLE ABITAZIONI SECONDARIE
Doris Leuthard istituisce un gruppo di lavoro
Accettando l’iniziativa sulle abitazioni secondarie, l’elettorato svizzero si è espresso in favore di una più severa limitazione della costruzione di abitazioni secondarie. Ciò comporta
un adeguamento dell’attuale legge sulla pianificazione del territorio. Per chiarire le questioni tuttora aperte, la Consigliera federale Doris
Leuthard ha istituito un gruppo di lavoro sotto
l’egida dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE).
Lo scorso 11 marzo Popolo e Cantoni hanno accolto
l’iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”. Ciò rende necessario adeguare la
legge sulla pianificazione del territorio al nuovo articolo costituzionale. A riguardo sorgono alcune questioni
giuridiche alle quali il nuovo articolo costituzionale non
fornisce una risposta chiara. Il gruppo di lavoro istituito dalla Consigliera federale Leuthard ha l’incarico di
valutare in particolare in che modo il concetto di “abitazioni secondarie” può essere interpretato in maniera
conforme alla Costituzione, come sono da intendere le
disposizioni transitorie e come si può attuare la nuova norma. “Con il sì all’iniziativa, il Popolo svizzero
ha espresso la propria perplessità in merito alla problematica della abitazioni secondarie. È importante
ora emanare in tempi brevi le necessarie disposizioni
esecutive, conformi alla Costituzione, ristabilendo la
certezza del diritto”, ha sottolineato la Consigliera federale Leuthard.
16
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
Del nuovo gruppo di lavoro, diretto dall’ARE, faranno parte rappresentanti del comitato d’iniziativa, della
Conferenza svizzera dei direttori delle pubbliche costruzioni, della pianificazione del territorio e dell’ambiente (DCPA), della Conferenza dei direttori cantonali
dell’economia pubblica (CDEP), della Conferenza svizzera dei pianificatori cantonali (COPC), dell’Associazione dei Comuni svizzeri (ACS) e del Gruppo svizzero
per la popolazione di montagna (SAB) nonché esperti di turismo e rappresentanti dell’Ufficio federale di
giustizia (UFG), dell’Ufficio federale di statistica (UST),
dell’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB) e della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Il gruppo di
lavoro si riunirà per la prima volta verso metà aprile.
Aspettando le disposizioni d’attuazione
Attualmente, in molti casi non è ancora possibile stabilire con esattezza quali ripercussioni concrete questa
decisione popolare avrà sui Cantoni e sui Comuni interessati. Sin dall’inizio il Consiglio federale aveva attirato
l’attenzione su alcuni problemi di interpretazione; così,
nel suo messaggio sull’iniziativa, il Governo aveva sottolineato la mancanza di precisione di alcuni concetti
del testo dell’iniziativa, osservando inoltre che alcune
misure e scadenze non erano descritte in modo sufficientemente preciso. Anche un rapporto commissionato dall’ARE all’impresa Rütter+Partner tematizzava i
problemi di delimitazione e di interpretazione inerenti
al testo dell’iniziativa. A diverse questioni si potrà dare
una risposta esaustiva soltanto emanando disposizioni
di attuazione. Poiché questo processo richiederà qual-
che tempo, l’ARE ha nel frattempo redatto prime linee
guida che serviranno da orientamento ai Cantoni e ai
Comuni.
Principi da rispettare:
Secondo l’articolo 195 Cost., la Costituzione federale
interamente o parzialmente riveduta entra in vigore
con l’accettazione del Popolo e dei Cantoni. Il nuovo
articolo 75b Cost. sulle abitazioni secondarie è quindi
entrato in vigore il giorno in cui è stato accolto, ossia
l’11 marzo 2012.
Le autorizzazioni edilizie cresciute in giudicato prima
dell’11 marzo 2012 mantengono la loro validità.
L’articolo 197 n. 8 cpv. 2 Cost. prevede che le autorizzazioni edilizie per abitazioni secondarie rilasciate tra il
1° gennaio 2013 e l’entrata in vigore delle disposizioni
esecutive non sono valide. Ciò non significa tuttavia
che le domande di costruzione presentate dopo l’accettazione dell’articolo costituzionale, ma prima dello
scadere dell’anno in corso, possano essere accolte senza problemi in virtù del diritto previgente. Ciò contraddice gli obiettivi dell’articolo costituzionale.
Alle domande di costruzione inoltrate dopo l’11 marzo 2012 si applica il nuovo articolo costituzionale sulle abitazioni secondarie. In presenza di dubbi circa la
compatibilità con la nuova norma costituzionale, le
procedure edilizie dovranno essere sospese sino all’entrata in vigore delle disposizioni esecutive. Solo a quel
momento sarà infatti possibile valutare le domande.
Per le domande in sospeso al momento dell’accettazione della disposizione costituzionale occorrerà trovare una soluzione pragmatica e mirata.
Le domande più impellenti verranno discusse e approfondite in tempi brevi dai membri del gruppo di lavoro.
Per quanto possibile, la regolamentazione avverrà a livello di ordinanza. Obiettivo: porre in vigore il nuovo
testo di ordinanza alla fine dell’estate 2012.
I Cantoni alpini non ci stanno
La Conferenza dei Governi dei Cantoni alpini si è detta
«stupita» dal modo di procedere dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) e del Dipartimento federale dell’ambiente (DATEC). Lo ha ribadito in
un comunicato pubblicato lo scorso17 marzo. In particolare, la Conferenza non vuole che alle domande
di costruzione inoltrate dopo l’11 marzo 2012 si applichi subito il nuovo articolo costituzionale. In particolare, i Cantoni alpini lamentano che DATEC e ARE
«cercano di regolare delicate questioni d’applicazione senza il coinvolgimento dei Cantoni interessati e
prima ancora che si riunisca il gruppo di lavoro appena istituto dalla consigliera federale Doris Leuthard». Questa commissione si riunirà, infatt,i per la
prima volta solamente all’inizio del mese di aprile.
I Governi di Grigioni, Ticino, Uri, Obvaldo, Nidvaldo, Glarona e Vallese hanno quindi chiesto all’ARE di ritirare subito le «linee guida» emanate e di
discutere prima la problematica con gli ambienti interessati. «In caso contrario si rischia di fare
confusione», si legge ancora nel comunicato.
Nelle linee guida, in particolare, si prevede che alle
domande di costruzione inoltrate dopo l’11 marzo 2012 si applichi subito il nuovo articolo costituzionale. In caso di dubbi sulla compatibilità con la
nuova norma costituzionale, le procedure edilizie
dovranno essere sospese sino all’entrata in vigore
delle disposizioni di legge esecutive. Da notare che
le norme transitorie prevedono che i permessi di costruzione siano nulli solo dal primo gennaio 2013.
Dal canto suo, Vera Weber , esponente del comitato
promotore, non vuole che il testo approvato da popolo
e Cantoni sia reso meno incisivo. «Il Consiglio federale
ha chiaramente detto che la nostra iniziativa è valida
subito e che le richieste di permesso di costruzione
presentate dopo il voto sono soggette al nuovo articolo costituzionale», ha ribadito in un’intervista alla
SonntagsZeitung. Non vi sono eccezioni generali per
regioni di montagna o regioni strutturalmente deboli, ha aggiunto. L’ambientalista giudica poi «ridicoli» i timori del settore delle costruzioni, che paventa
la perdita di migliaia di posti di lavoro a causa del sì
all’iniziativa, visto che, a suo avviso, le imprese locali
riescono appena a far fronte all’attuale boom edilizio.
Flessibilità nell’applicazione dell’iniziativa chiede – pure
lui in un’intervista rilasciata alla SonntagsZeitung - il direttore di economiesuisse, Pascal Gentinetta auspicando che «i rappresentanti dell’economia delle regioni
di montagna, il settore dell’edilizia e quello alberghiero siano associati nell’elaborazione della legge»
Stupore per la severità con cui viene interpretata l’iniziativa da parte del DATEC esprime anche la Società
svizzera impresari costruttori (SSIC), che ritiene che la
decisione di autorizzare le richieste di permesso sino
alla fine del 2012 debba essere di competenza soltanto
dei Cantoni e dei Comuni.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Finché la pianista Kathryn Stott non avrà aiutato Yo-Yo Ma a dare il meglio di sé in una composizione, non si fermerà. (Berlino, 2011)
Cosa può imparare il vostro consulente
da Kathryn Stott sulla sintonia?
Kathryn Stott conosce alla perfezione ogni sfumatura
del modo di suonare di Yo-Yo Ma.
Può anticiparne l’impercettibile variazione del ritmo.
Percepisce la più piccola alterazione della pressione
esercitata sull’archetto.
Il risultato è un’armonia perfetta.
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Riconoscere il vostro spirito imprenditoriale,
comprendere le sfide e le opportunità
che vi si presentano.
Dare risposte, consigli e informazioni per gestire
al meglio il vostro portafoglio finanziario.
Essere i consulenti di fiducia perfettamente sintonizzati
sui vostri obiettivi e sulle vostre ambizioni.
Fino ad allora ...
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LAVORATORI FRONTALIERI IN SVIZZERA
Un terzo in più nell’arco di cinque anni
Secondo i risultati della statistica dei frontalieri dell’Ufficio federale di statistica (UST),
nell’ultimo trimestre del 2011 i frontalieri di nazionalità straniera che lavoravano in Svizzera erano 259’000. Si tratta di un aumento pari all’11,5% rispetto allo stesso trimestre
dell’anno precedente.
Alla fine del 2011, i frontalieri di nazionalità
straniera occupati in Svizzera erano 259’000 e,
tra la fine del 2010 e la fine del 2011, il loro numero è salito dell’11,5 per cento. Questa progressione è stata più marcata rispetto a quella
dei due anni precedenti (2009: 2,4%; 2010:
4,8%). Un incremento analogo è stato osservato l’ultima volta nel 2006 (+9,2%). Nell’arco di
cinque anni, il numero di frontalieri è passato
da 194’000 unità nel 2006 a 259’000 nel 2011,
con un aumento del 33,3%. Nello stesso periodo, il numero di occupati (secondo i risultati
della statistica delle persone occupate) è salito
da 4,349 milioni a 4,732 milioni (+8,8% tra il
terzo trimestre 2006 e il 2011). Generalmente,
gli anni che presentano una forte crescita del
numero di frontalieri corrispondono a fasi in
cui aumenta anche il numero di occupati.
Variazioni a seconda delle professioni
Su base annua, l’incremento dei frontalieri varia notevolmente a seconda del grande gruppo delle professioni (ISCO-08). Tra gli impiegati d’ufficio e di commercio si è registrato un aumento straordinario del
18,2% rispetto all’anno precedente.
Le differenze tra i vari gruppi sono notevoli anche prendendo in considerazione il quinquennio. La crescita
nelle categorie «Impiegati d’ufficio e affini» (+71,4%),
«Lavoratori non qualificati» (+67,2%) e «Dirigenti»
(+52,1%) è nettamente superiore al 33,3% (aumento
medio del numero complessivo di frontalieri). Il numero di lavoratori non qualificati e di dirigenti è progredito di pari passo al numero di occupati in entrambe le
categorie, aumentato rispettivamente del 26,8 e del
22,9% (RIFOS; dal 2° trimestre 2006 al 3° trimestre
2011). Nell’arco di cinque anni, il numero di addetti
nella categoria Comunicato stampa UST
“Impiegati d’ufficio e affini” è invece calato dell’11,5%,
sebbene vi sia stato un incremento del numero di frontalieri in questo grande gruppo.
Il 17,3% di frontalieri svolge più frequentemente
un’attività del gruppo «Lavoratori non qualificati» che
conta solo il 4,6% degli occupati. Ciò indicherebbe
che, tendenzialmente, i frontalieri esercitano più spesso professioni meno qualificate. Il fatto che i frontalieri
siano sottorappresentati nelle professioni accademiche (11,7%; occupati: 22,6%) non fa che confermare
questa asserzione.
Quattro quinti dei frontalieri lavorano
in tre Grandi Regioni
In tre Grandi Regioni si concentrano circa quattro quinti
di tutti i frontalieri: circa un terzo di essi lavora nella
Regione del Lemano (33,7%), un quarto nella Svizzera
nordoccidentale (25,6%) e un quinto in Ticino (20,8%).
E se nella Regione del Lemano il numero di frontalieri in
termini assoluti è il più elevato, la situazione si relativizza quando si prendono in considerazione le loro quote
sul numero di occupati. Nella Regione del Lemano, circa
un occupato su 10 è un frontaliere (9,9%), analogamente a quanto succede nella Svizzera nordoccidentale
(10,0%). Una quota più importante di frontalieri si registra in Ticino, e corrisponde al 24 % degli occupati.
Il numero di frontalieri impiegati nell’industria
è superiore alla media
I frontalieri che lavorano nell’agricoltura sono molto
pochi (0,7%); il 40% dei frontalieri è occupato nell’industria e il 59,3% nei servizi. La quota di occupati nei 3
settori (secondo i risultati della statistica delle persone
occupate nel terzo trimestre 2011) era del 3,6% nell’agricoltura, del 23,1% nell’industria e del 73,3% nei
servizi. Pertanto, il numero di frontalieri è decisamente
superiore nel settore secondario rispetto alla media di
tutti gli occupati.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
19
Oltre la metà dei lavoratori frontalieri
arriva dalla Francia
Più della metà dei frontalieri risiede in Francia (52,7%),
mentre il 21,1% e il 22,8 per cento provengono rispettivamente dalla Germania e dall’Italia. Una piccola
quota di frontalieri risiede invece in Austria (3,2%) o in
altri Stati (0,2%).
Nota
Il 1° giugno 2002, con l’entrata in vigore degli accordi bilaterali, la durata dei permessi per i frontalieri è
passata da 1-2 anni a 5 anni. E siccome la cessazione
dell’attività lavorativa non viene sempre comunicata
alle autorità, il numero di permessi per i frontalieri registrato nel sistema d’informazione centrale sulla migrazione (SIMIC) e il numero effettivo dei frontalieri
che lavorano in Svizzera non corrispondono.
Alla fine di dicembre 2011, secondo la statica dell’UST,
i frontalieri che lavoravano in Svizzera erano 258’811,
mentre secondo il SIMIC erano stati emessi 298’473
permessi per i frontalieri. La differenza tra le due cifre
è del 15,3%.
Frontalieri stranieri
TOTAL
Sesso
Uomini
Donne
Grande regione
Regione del Lemano
Espace Mittelland
Svizzera nordoccidentale
Zurigo
Svizzera orientale
Svizzera centrale
Ticino
Settore economico
Settore primario
Settore secondario
Settore terziario
Paese di provenienza
Germania
Francia
Italia
Austria
altri
Professioni esercitate (ISCO)
Dirigenti
Prof. accademiche ed equivalenti
Prof. tecniche ed equivalenti
Impiegati d’ufficio e affini
Prof. nei servizi e nella vendita
Addetti all’agricoltura e alla selvicoltura
Prof. artigianali e affini
Addetti a installazioni e apparecchi,
meccanici montatori
Lavoratori non qualificati
Nessuna indicazione/non sa
4° trim.
Variazioni rispetto al Variazioni rispetto allo stesso
2011
trim. precedente in % trim. dell’ anno prec. en %
258811
4.0
11.5
165611
93201
3.7
4.5
11.5
11.6
87298
20121
66219
7716
22411
1111
53936
4.2
5.2
2.9
5.1
2.6
9.6
4.9
12.9
17.0
6.8
15.8
12.7
50.9
11.7
1740
103636
153436
0.9
3.2
4.6
11.6
10.2
12.4
54496
136488
59118
8309
401
3.5
4.2
3.9
4.6
9.9
9.8
12.0
11.8
12.1
37.6
17407
30204
44549
22146
35795
1305
43470
4.4
3.8
4.3
6.1
4.0
2.1
2.5
12.6
10.7
11.2
18.2
9.8
11.7
7.7
16558
3.0
8.6
44827
2551
4.5
2.5
13.0
62.0
Fonte: Ufficio federale di Statistica, Statistica dei frontalieri (STAF), UST
20
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
LAVORARE IN UNO STATO RISIEDERE IN UN ALTRO
Attraversando la frontiera: ogni giorno
o almeno una volta la settimana
Ciò che distingue il lavoratore frontaliero dal tradizionale
lavoratore migrante è il fatto di essere residente in uno
Stato e di lavorare in un altro. Mentre il secondo lascia il
suo paese di origine, con o senza la sua famiglia, per abitare e lavorare in un paese diverso dal suo, il frontaliere
ha una sorta di doppia cittadinanza: lavora in uno Stato,
risiede in un altro, dove, a norma di legge, torna, attraversando pertanto una frontiera, ogni giorno o almeno
una volta alla settimana. In campo fiscale, le convenzioni
bilaterali di doppia imposizione, che determinano il regime fiscale dei lavoratori frontalieri, fissano invece definizioni maggiormente restrittive, che impongono oltre a
quello temporale (rientro quotidiano o almeno una volta
alla settimana) anche un criterio spaziale, secondo il quale il fatto di risiedere e lavorare in una zona di frontiera in
senso stretto, definita in modo variabile in ciascuna convenzione fiscale, è considerato un elemento costitutivo
del concetto di lavoro frontaliero. I lavoratori frontalieri
residenti e occupati nell’Unione europea godono, come
tutti i lavoratori migranti, del principio di non discriminazione e della parità di trattamento previsti per i lavoratori
che si spostano sul territorio dell’Unione. In materia di
diritto del lavoro, il frontaliere è soggetto, come il migrante, alla legislazione del paese in cui è occupato.
Regime fiscale
In assenza di una competenza comunitaria precisa, il
regime fiscale al quale sono soggetti i lavoratori frontalieri rinvia interamente alle convenzioni fiscali bilaterali firmate dagli Stati europei al fine di evitare la
doppia imposizione sui redditi transnazionali. Le regole
e i criteri da esse fissati variano da un caso all’altro,
e possono in particolare comprendere la tassazione
del frontaliere nello Stato di residenza (es. convenzione franco-belga di doppia imposizione), nello Stato
del luogo di lavoro (es. convenzione tra Paesi Bassi e
Germania), o in entrambi (convenzione tra Svizzera e
Germania).
Infatti, quando un reddito è percepito nel quadro di un
lavoro transfrontaliero, più Stati possono, in virtù della
propria sovranità fiscale, esigere di diritto di riscuotere
un’imposta solo su questo reddito conformemente alla
loro legislazione in materia.
Al fine di evitare che tale reddito transnazionale sia
tassato due volte (doppia imposizione), la vasta maggioranza degli Stati europei ha concluso convenzioni
fiscali bilaterali, ampiamente uniformate secondo la
convenzione modello dell’OCSE riguardante la doppia
imposizione sul reddito e sul capitale.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
21
Il caso Svizzera
Dalla tabella pubblicata in pag. 20, costatiamo che a
fine 2011 erano attivi in Svizzera 258’811 lavoratori
frontalieri. Di questi, più della metà (136’488) proviene dalla Francia, poco più di 59’000 dall’Italia, 54’496
dalla Germania, 8’309 dall’Austria. L’imposizione fiscale di questi lavoratori è regolata in modo diverso
a seconda del paese d’origine e del Cantone in cui
lavorano.
Con la Francia, la Svizzera ha sottoscritto un accordo
che prevede la tassazione nel luogo di residenza dei
frontalieri. È dunque la Francia a ristornare alla Svizzera, a copertura dei costi causati dai frontalieri all’infrastruttura svizzera, una parte dell’imposta prelevata
pari al 4.5 % del reddito lordo. Fa eccezione Ginevra,
che a differenza degli altri Cantoni confinanti con la
Francia, preleva un’imposta alla fonte sui redditi dei
frontalieri. Ginevra restituisce poi alla Francia il 3.5%
del reddito lordo. Verosimilmente, l’alta densità di
funzionari internazionali e manager di multinazionali
domiciliati a Ginevra, la città-cantone può contare su
frontalieri che guadagnano molto bene, compensando così le minori entrate dovute alla aliquote molto
basse per i redditi inferiori.
I lavoratori frontalieri provenienti dalla Germania
vengono tassati nello stato di residenza. A differenza della Francia, la Germania non ristorna nulla alla
Svizzera. Dal reddito dei frontalieri tedeschi i Cantoni
svizzeri prelevano alla fonte un’aliquota del 4,5%. I
frontalieri tedeschi dichiarano quanto guadagnano al
loro fisco, e detraggono l’imposta pagata in Svizzera.
In buona sostanza, la stessa condizione in cui si trovano i frontalieri italiani che abitano fuori dalla zona
dei 20 chilometri.
Italia: frontalieri di serie A e di serie B
I lavoratori frontalieri italiani si dividono in due categorie. Quelli che abitano nei comuni compresi in
una fascia fino a 20 km dal confine vengono tassati
alla fonte in Svizzera. La convenzione fra la Confederazione e l’Italia del del 3 ottobre 1974, entrata in
vigore il 9 marzo del 1976, stabilisce che il 38,8%
(era del 40% in origine) della somma raccolta venga
versato ai Comuni di provenienza dei frontalieri. In
Italia costoro non devono pagare tasse sul loro guadagno in Svizzera.
I frontalieri che risiedono al di fuori di questa fascia
di frontiera, pertanto oltre 20 chilometri dal confine,
vengono invece tassati sia in Svizzera che in Italia.
Il Ticino preleva l’imposta alla fonte, senza ristornare nulla all’Italia. Il frontaliere deve poi dichiarare il
reddito realizzato in Svizzera anche al fisco italiano.
Dall’aliquota dovuta al fisco italiano possono venir
dedotte le tasse pagate in Svizzera.
Con l’Austria è in vigore un accordo simile a quello
valido per l’Italia. È quindi il Cantone svizzero a ristornare, ma la percentuale rimborsata del 12,5 %
22
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
dell’imposta incassata è di molto inferiore a quello
di cui beneficia l’Italia. Ciò non toglie che l’entità di
quanto effettivamente resta ai Cantoni deve essere
calcolato sulla base dell’aliquota applicata nel prelievo dell’imposta alla fonte, che nel Ticino è pari
al 6,8%. Un confronto con i Grigioni consente di
constatare che, nonostante la diversa percentuale
di ristorno riconosciuta all’Austria e all’Italia, al fisco
grigionese rimangono meno soldi che a quello ticinese. Così stando le cose, andrebbe quanto meno
relativizzato il reale divario fra il ristorno che viene
riconosciuto all’Austria e quello che spetta all’Italia,
i quale, limitato al confronto percentuale (12,5% a
fronte del 38,8%), di prim’acchito può apparire rilevante.
Per quanto riguarda la tassazione del reddito in
Italia, il frontaliere residente nella fascia di confine
compresa nei 20 km nei fatti non esiste come contribuente italiano, tutti gli altri, fatta salva una franchigia che nell’ultima legge di stabilità è scesa da 8’000
a 6’700 euro, e eventuale deduzione dell’imposta
versata in Svizzera, sono considerati contribuenti al
pari di tutti gli latri contribuenti italiani.
(maggiori dettagli alle pag. 35-36-37).
Il contenzioso si acuisce
Dopo la decisione dell’estate 2011, con la quale il
Canton Ticino ha deciso il congelamento del 50%
(circa 28 milioni di franchi) dei ristorni spettanti all’Italia, lo scorso 12 marzo il Consiglio Nazionale ha
nei fatti approvato l’iniziativa formulata dal Gran
Consiglio ticinese nel 2011 con la quale si chiede alla
Confederazione di rinegoziare l’accordo con l’Italia
sui frontalieri per ridurre l’ammontare del ristorno a
carico del Ticino dal 38,8% al 12,5%, come previsto
dall’accordo sottoscritto con l’Austria nel 2006. Se
non dovesse farlo, la Confederazione sarà tenuta a
versare a Bellinzona la differenza tra le due quote.
In tal modo, il Consiglio Nazionale contraddice il
Consiglio degli Stati, che detta iniziativa aveva respinto nel settembre scorso, adottando una mozione meno contraente della propria Commissione, che
chiedeva più genericamente a Berna di «ridefinire la
natura del versamento compensativo adattandolo
alle circostanze attuali».
È del tutto evidente che siamo di fronte al’acutizzarsi di un contenzioso per il quale la vicenda dei ristorni dei frontalieri e della rivalutazione della quota
di ristorno, è utilizzata come strumento di pressione
politica per indurre il Governo italiano ad affrontare
la complessa questione della doppia imposizione fiscale e a rivedere la posizione italiana che persevera
nel considerare la Svizzera come un Paradiso fiscale
mantenendola nelle famigerate Black List. Con tutto
quello che ciò comporta in termini di circolazione
di capitali, ma anche di problemi legati alle attività
delle imprese che operano nei due Paesi.
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Rivista
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n. 4 Aprile 2012
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la
23
Il 70% degli italiani è convinto che vivere in un posto bello aiuta a diventare persone migliori.
RICERCA DEL CENSIS SU «I VALORI DEGLI ITALIANI» REALIZZATA NELL’AMBITO
DELLE ATTIVITÀ PER LE CELEBRAZIONI DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITÀ D’ITALIA
Italiani, individualisti pentiti
Famiglia, gusto per la qualità della vita, religiosità, amore per il bello, rispetto degli altri:
i valori per vivere meglio insieme. Dopo il ciclo dell’individualismo, la riscoperta delle relazioni
I più importanti valori, che oggi accomunano gli italiani, sono il senso della famiglia (indicato dal 65% dei
cittadini), il gusto per la qualità della vita (25%), la tradizione religiosa (21%) e l’amore per il bello (20%).
La voglia di essere padroni della propria vita, lo slancio
delle ambizioni personali, il bisogno di auto-affermarsi,
di inventare il proprio destino e di soddisfare i propri
desideri, sono stati i valori che hanno caratterizzato la
nostra storia recente e su cui si è costruito lo sviluppo
del Paese dagli anni ’50 in poi. La spinta individualista
ha liberato enormi energie, ha favorito la crescita di un
sistema produttivo fatto di centinaia di migliaia di imprese e ha sostenuto la vitalità di un mercato capace di
esprimere sempre nuove domande. Oggi quello sviluppo sembra progressivamente rallentare, la moltiplicazione dei soggetti ha portato a uno sfarinamento delle
capacità decisionali nelle questioni di interesse collettivo e l’autonomia dei comportamenti è sfociata in forme di disagio antropologico. Per il futuro, i valori che
faranno l’Italia e gli italiani sembrano poggiare sempre
meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale e
sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e
la responsabilità. Sono valori che in questa fase fanno
emergere scintille di speranza che vanno però alimentate e potenziate, affinché possano diventare un nuovo
motore di crescita socio-economica e civile del Paese.
24
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
Il senso della famiglia
Perno della comunità nazionale è la famiglia, anzi
i diversi «format familiari», visto che nel periodo
2000-2010 sono diminuite le coppie coniugate con
figli (-739mila), mentre sono aumentate le coppie
non sposate con figli (+274mila) e le famiglie con un
solo genitore (+345mila). Nel periodo 1998-2009
sono aumentate le unioni libere (+541mila, arrivando
in totale a 881mila) che, inclusi i figli, coinvolgono oltre 2,5 milioni di persone. E sono complessivamente
5,9 milioni gli italiani che hanno sperimentato nella
loro vita una forma di convivenza libera. Le famiglie
ricostituite (formate da partner con un matrimonio
alle spalle) sono diventate 1.070.000. Quelle ricostituite coniugate sono aumentate di 252mila unità,
arrivando in totale a 629mila.
Le diverse modalità concrete di essere famiglia rispondono al bisogno crescente di avere una relazionalità significativa. Più del 90% degli italiani si dichiara soddisfatto delle relazioni familiari. Anche se
ci si sposa meno (tra il 2000 e il 2010 i matrimoni
sono diminuiti del 23,7%: 67.334 in meno), all’unione matrimoniale è ancora riconosciuto un valore importante: il 76% degli italiani è convinto che sia una
regola da rispettare e il 54% ritiene che garantisca
maggiore solidità alla coppia.
Perno della comunità nazionale è la famiglia, anzi i diversi «format familiari», visto che nel periodo 2000-2010 sono diminuite le coppie coniugate con figli (-739mila), mentre sono aumentate le coppie non sposate con figli (+274mila) e le famiglie con un solo genitore (+345mila).
Il gusto per la qualità della vita
Altra forza che genera coesione dell’individualismo italiano è l’orgoglio di appartenere al Paese del buon vivere. Il 56% dei cittadini è convinto che l’Italia sia il Paese
al mondo dove si vive complessivamente meglio. Molto
staccati gli altri Paesi europei, gli Stati Uniti e l’Australia.
Italiani non più esterofili, quindi, ma orgogliosi di essere
l’eccellenza del buon vivere. Anche se in futuro avessero la possibilità di andarsene dall’Italia, due terzi dei
cittadini (66%) non lo farebbero in nessun caso.
La tradizione religiosa
L’82% degli italiani pensa che esista una sfera trascendente o spirituale che va oltre la realtà materiale. Di
questi, il 66% si dichiara credente e il 16% lo pensa,
anche se non si dichiara osservante. Ma due terzi degli
italiani di fatto non entrano mai nei luoghi di culto, e
solo un terzo vi si reca una o più volte alla settimana
per partecipare alle funzioni religiose.
L’amore per il bello
Il 70% degli italiani è convinto che vivere in un posto
bello aiuta a diventare persone migliori. Crede quindi
che ci sia un legame tra etica ed estetica, e che la bellezza abbia anche una funzione educativa. Il 41% pensa che le meraviglie del nostro Paese possano essere la
molla che ci farà ripartire.
Rallenta la spinta acquisitiva
Il consumismo attrae meno, visto che il 57% degli italiani pensa che, al di là dei concreti problemi di reddito, nella propria famiglia il desiderio di consumare è
meno intenso rispetto a qualche anno fa. Il 51% crede
che, anche in questa fase di crisi, nella propria famiglia si potrebbe consumare di meno tagliando eccessi
e sprechi. In maggioranza gli italiani (45%) pensano
che devono conservare quello che hanno, piuttosto
che puntare ad avere di più (29%).
Di quali valori avranno più bisogno in futuro gli italiani per stare meglio insieme?
Moralità e onestà (55,5%), rispetto per gli altri (53,5%)
e solidarietà (33,5%) sono i valori considerati necessari
per migliorare la convivenza sociale in Italia. Non è un
generico richiamo al merito o all’autonomia individuale, quindi, ma il lento, difficile, sofferto, condiviso impegno collettivo in una diversa quotidianità dei rapporti
fatta di maggiore rispetto e attenzione per gli altri.
È ora di darsi una regolata
Stanchi delle forme più estreme e sregolate di individualismo e trasgressione, negli italiani è scattato il riflesso
«law and order». L’89% dei cittadini vorrebbe misure
più severe contro le droghe pesanti, l’87% le ritiene auspicabili per contrastare i fenomeni legati alla guida pericolosa, il 76% nei confronti dell’abuso di alcol, il 74%
verso le droghe leggere, il 71,5% nei confronti della
prostituzione. La deriva restrittiva è meno intensa, ma
comunque presente, nei confronti dei fumatori (il 52%
vorrebbe provvedimenti più stringenti) e di chi mangia
cibi ipercalorici che causano l’obesità (47%).
Cosa viene dopo il soggettivismo
La crisi del soggettivismo ha generato dunque due pulsioni. La prima è l’apertura all’altro, la riscoperta del
valore delle relazioni, convinti che ci possiamo salvare
solo tutti insieme. La seconda è un emotivo approccio
restrittivo verso le passate sregolatezze dell’individualismo. Ma nessuna pedagogia calata dall’alto potrà fare
i nuovi italiani: nessuna etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un
nuovo ciclo di sviluppo civile e sociale.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
25
Il Motta Gran Café
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Limmatquai 66
8001 Zürich
Tel. 044 252 31 19
Eticamente
di Fabio Franceschini
L’Europa contro la criminalità organizzata
La Commissione europea ha varato, nella seconda settimana
di marzo a Bruxelles, una proposta di direttiva che mira a
introdurre negli ordinamenti di tutti gli Stati membri dell’Ue
nuove norme per una più efficace e diffusa confisca di fondi
e altri beni acquisiti mediante attività criminali.
L
La proposta è chiaramente ispirata al modello
italiano, basato sulle intuizioni e sul lavoro di tre
martiri della Mafia: Pio Latorre e i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, concretizzatosi
poi nella legge 7 marzo 1996, n. 109, relativa al
sequestro e alla confisca dei beni alle mafie.
È il primo passo davvero concreto che la Commissione Ue compie in risposta alle sollecitazioni
che venivano da tempo dai magistrati italiani e
dalle associazioni antimafia per affrontare a livello
europeo un fenomeno - la diffusione della criminalità organizzata fuori dai suoi luoghi d’origine
e il reinvestimento dei proventi del crimine ben
al di là dei confini nazionali - che è stato molto
facilitato dalla scomparsa delle frontiere interne e dalla libera circolazione di persone, merci e
capitali nell’Unione e nello spazio di Schengen. Il
quadro non sarà completo fino a che non vi sarà
l’estensione a livello europeo della fattispecie del
reato di associazione di stampo mafioso (previsto
dall’art. 416 bis del codice penale italiano), e delle
norme per la ridestinazione ad attività sociali dei
beni sequestrati alla criminalità.
Le norme proposte dalla Commissione rafforzeranno i poteri degli Stati membri di confiscare
beni trasferiti a terzi, faciliteranno la requIsizione
di proventi di reato anche quando l’indagato si
sia dato alla fuga e garantiranno che le autorità
competenti possano sottoporre a congelamento temporaneo i beni che rischiano altrimenti di
scomparire
Secondo le Nazioni Unite, l’ammontare dei profitti criminali nel mondo è stato di circa 1.600
miliardi di euro nel 2009, pari al 3,6% del Pil
mondiale. In Italia, una stima indicata dalla Commissione europea parla di 150 miliardi di euro per
il 2011. Ma in Europa le somme confiscate sono
finora modeste: circa 800 milioni di euro in Italia,
281 in Germania, 185 in Francia, 50 in Olanda.
La direttiva, come detto, si rifà alla legislazione
italiana, riconosciuta come tra le più avanzate al
mondo. La magistratura potrà colpire non solo
i beni frutto di uno specifico reato, ma l’intero
patrimonio di origine criminale, e sarà più facile
colpire i beni intestati a prestanome. Una novità
anche rispetto alla normativa italiana è rappresentata dalla ”effettiva esecuzione”. Vale a dire
che la situazione patrimoniale dei condannati sarà
tenuta sotto controllo negli anni successivi, per
impedire che il ‘bottino’ improvvisamente riappaia a fine pena. Tra le altre novità, la possibilità di
attaccare i proventi di attività legate al cybercrime
e alla corruzione.
Il network internazionale Flare (Freedom, Legality
and Rights in Europe) ha lavorato a lungo per arrivare a questo risultato, nella convinzione che un
crimine sempre più transnazionale, soprattutto nel
giro dei soldi sporchi, non possa essere combattuto soltanto da leggi nazionali. “Colpire le mafie
nel loro interesse principale, ovvero il profitto, è
di capitale importanza per un contrasto adeguato”, commenta Franco La Torre, neo-presidente
di Flare. Che ora propone di inserire nella direttiva “la possibilità di riutilizzare i beni criminali
per usi sociali”, come già avviene in Italia grazie
alla legge 109 del 1996 approvata sulla spinta di
oltre un milione di firme raccolte da Libera. Il riutilizzo sociale, afferma La Torre, è “il vero valore
aggiunto della legislazione antimafia in Italia”.
Quando la direttiva sarà emanata, però, la sua
traduzione in leggi nazionali dei singoli paesi europei non sarà indolore. È un passo sicuramente
positivo, ma alcune delle nostre norme saranno
difficilmente digeribili da altri ordinamenti. Penso
soprattutto alle misure di prevenzione, che permettono di sequestrare beni, e in certi casi di confiscarli, molto prima di una condanna definitiva
del proprietario. In paesi come la Germania e la
Spagna sono in vigore norme più garantiste, ma
spero che anche all’estero cresca la consapevolezza della gravità dell’aggressione mafiosa, e che i
legislatori agiscano di conseguenza.
Passando poi dalla normativa al lavoro sul campo, ci sono enormi difficoltà che gli amministratori
incontrano quando si trovano a gestire imprese
sequestrate o confiscate. I rubinetti del credito si
chiudono, clienti e fornitori si defilano e gli amministratori giudiziari sono soli contro tutti. Intanto
le loro parcelle vengono inviate, per legge, a chi
ha subito il sequestro, magari detenuto in carcere,
che naturalmente maturerà un certo risentimento.
Spero che la discussione di questi temi a livello
europeo porti a correggere quello che ancora non
funziona in Italia.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
27
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Criminalità informatica
Elezioni amministrative
Segreto di Stato
Onorificenze, segreti di stato, nuovi accordi internazionali e immigrazione. Ma anche nuovi reati e nuove elezioni.
Questi alcuni dei provvedimenti pubblicati nella Gazzetta
Ufficiale nell’ultimo mese.
D
Di marzo il decreto del Presidente Napolitano
che stabilisce la Composizione del Consiglio
dell’Ordine della Stella d’Italia composto da funzionari del Ministero degli Esteri. Ne fanno parte
l’Ambasciatore Stefano Ronca, Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, che ne è
membro di diritto; l’Ambasciatore Maurizio Melani, Direttore Generale per la Promozione del
Sistema Paese; il Vice Segretario Generale Sebastiano Cardi; Carla Zuppetti, nominata quando
era Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e
le Politiche Migratorie ora, come noto, prossimo
Ambasciatore a Berna.
Rimanendo in tema, un altro decreto pubblicato
a marzo stabilisce che “il numero massimo di
onorificenze dell’Ordine della Stella d’Italia che
potranno essere conferite nel corso dell’anno
2012 è determinato in 400 unità, così ripartito
nelle cinque classi: Cavaliere di Gran Croce n.
10; Grande Ufficiale n. 60; Commendatore n.
70; Ufficiale n. 100 e Cavaliere n. 160”.
Anche nel 2012 il numero massimo di onorificenze della Gran Croce d’Onore è stato fissato
a 10 unità.
Convenzione per la navigazione sul Lago
Maggiore e sul Lago di Lugano
Diversi gli accordi internazionali entrati in vigore
nell’ultimo mese: in particolare, il primo marzo
scorso, sono divenuti “operativi” gli Scambi di
note tra Italia e il Consiglio federale svizzero
per la modifica della Convenzione per la navigazione sul Lago Maggiore e sul Lago di Lugano. La ratifica è stata autorizzata con legge
28
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
(203/2011). E in vigore dal 3 marzo il Trattato
relativo all’adesione della Croazia all’Unione europea, e dell’Atto relativo alle condizioni di adesione.
Stessa sorte anche per l’Accordo sui trasporti aerei tra il Canada e la Comunità europea e i suoi
Stati membri; l’Accordo sullo spazio aereo comune tra l’Unione europea e i suoi Stati membri,
da un lato, e la Georgia, dall’altro lato; l’Accordo
euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l’Ue e i suoi Stati membri, da un lato, e la
Giordania dall’altro.
Pubblicata in Gazzetta anche la legge contro
la criminalità informatica. Tra le misure introdotte, quelle sulla destinazione degli strumenti
sequestrati e confiscati ai criminali informatici
che potranno essere utilizzate già subito dopo il
sequestro dalle forze di polizia. La legge, che va
a modificare l articolo 240 del codice penale, tra
i suoi obiettivi anche quello di fornire strumenti
più adeguati per la lotta alle truffe online e alla
pedopornografia in rete.
Al voto il 6 e il 7 maggio
Sul fronte elettorale, la prossima scadenza è
stata fissata in maggio, quando si terranno le
Amministrative in diversi comuni italiani. Un
apposito decreto legge firmato dal presidente
Napolitano, stabilisce che si voterà il 6 maggio
e 7 maggio (primo turno) e anticipa i termini
per la presentazione delle liste e delle candidature. Come sempre i connazionali residenti
all’estero che vorranno partecipare alle elezioni
amministrative dovranno tornare in Italia per
votare. A ridosso della data, Viminale e Farnesina riassumono sconti e facilitazioni per il loro
rientro in patria.
Con un’apposita direttiva, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha dato attuazione alle nuo-
ve norme sul segreto di Stato contenute nel DPCM del
22 luglio 2011. Posto che l’obiettivo è sempre quello
di “salvaguardare beni essenziali per la conservazione dello Stato” cioè “l’integrità della Repubblica,
la difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a
suo fondamento, l’indipendenza dello Stato e la sua
preparazione e difesa militare”, Monti spiega che la
legge ha introdotto anche nuovi casi di inopponibilità
del segreto di Stato. Costituiscono ora motivo ostativo
anche i fatti di terrorismo e quelli costituenti i delitti di
devastazione, saccheggio e strage; associazione di tipo
mafioso; scambio elettorale politico-mafioso; strage. Il
segreto di stato dura quindici anni e non è prorogabile
oltre i trenta.
Nella direttiva si ricorda che “il ricorso al segreto di
Stato impone in primo luogo un’attenta e ponderata
valutazione della gravità del danno che potrebbe derivare all’integrità della Repubblica” e si sottolinea che
“il vincolo non può essere considerato alla stregua di
uno strumento ordinario di protezione delle informazioni sensibili per la sicurezza”.
Tutti i Ministeri “dovranno, d’ora in avanti, informare
tempestivamente il Presidente del Consiglio di ogni
singolo caso di opposizione del segreto di Stato effettuata all’Autorità giudiziaria da propri dipendenti o da
soggetti sottoposti alla propria vigilanza ovvero di cui
comunque vengano a conoscenza”.
Monti ricorda infine che è stato istituito anche un
“meccanismo” che censisce e monitora costantemente la situazione dei segreti di Stato: “detto meccanismo risulta incentrato sull’istituzione nell’ambito
dell’Ufficio centrale per la segretezza di un’apposita
struttura, l’”Ufficio inventario”, presso il quale dovranno confluire tutti i dati identificativi dei singoli
segreti di Stato”.
Futuro in ricerca 2012
Pubblicato a metà febbraio anche il bando del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per la presentazione di “progetti di ricerca fondamentale di durata
almeno triennale, finalizzati a proseguire l’opera volta
a favorire sia il ricambio generazionale sia il sostegno
alle eccellenze scientifiche emergenti e già presenti
presso gli atenei e gli enti pubblici di ricerca afferenti
al MIUR nel campo del programma “Futuro in ricerca
2012 - FIRB””.
Con il programma in questione il Ministero intende
svecchiare il comparto. L’articolo 1 recita infatti che il
Firb intende “favorire sia il ricambio generazionale sia
il sostegno alle eccellenze scientifiche emergenti e già
presenti presso gli atenei e gli enti pubblici di ricerca
afferenti al MIUR, al fine di rafforzare le basi scientifiche nazionali, anche in vista di una più efficace partecipazione alle iniziative europee relative ai programmi
quadro dell’Unione europea, destinando a tale scopo
adeguate risorse al finanziamento di progetti di ricerca
fondamentale proposti da giovani ricercatori”.
Sul fronte risorse, il Ministero (articolo 4) impegnerà
del progetto 58.384.677 di euro.
Nell’ultimo mese è entrato in vigore anche l’Accordo
di integrazione per lo straniero che richiede il permesso di soggiorno. Si tratta, spiega il Viminale, di “un
nuovo strumento offerto agli immigrati che scelgono
di vivere nel nostro Paese per avviare un reale percorso di integrazione attraverso la conoscenza della
lingua italiana e dei principi civici fondamentali”.
L’accordo di integrazione è rivolto agli stranieri di età
superiore ai sedici anni che entrano in Italia per la
prima volta e si stipula presso lo sportello unico per
l’immigrazione della prefettura o presso la questura
contestualmente alla richiesta di un permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno.
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Angolo fiscale
di Tiaziana Marenco
Fiscalità e riciclaggio:
svolta storica in Svizzera (seconda e ultima parte)
Nei prossimi mesi si discuteranno in Parlamento le misure proposte nello “Strategic Paper” (“Strategia per la piazza finanziaria”) del 22 febbraio u.s. dal Consiglio Federale, il quale si
prefigge di assicurare la creazione di condizioni quadro concorrenziali e ad alto livello, ma soprattutto capaci di raccogliere il
consenso internazionale in materia di lotta all’evasione fiscale.
L
Le misure proposte sono la regolarizzazione dei problemi fiscali del passato, cioè dei clienti preesistenti, onde
limitare i rischi giuridici per le banche, e lo sviluppo di un
sistema di cooperazione internazionale riguardo all’imposizione “di redditi e utili in capitale” comprendente:
- la conclusione di convenzioni internazionali sull’imposizione alla fonte secondo i modelli negoziati con la
Germania e il Regno Unito;
- l’ulteriore miglioramento dell’assistenza amministrativa e giudiziaria secondo standard internazionali, e
su questo punto il Consiglio Federale fa riferimento
sia all’introduzione della possibilità di chiedere informazioni sulla base di modelli (“Gruppenanfragen” o
“domande raggruppate”) sia all’incorporazione dei
reati fiscali nel sistema anti-riciclaggio;
- l’estensione degli obblighi di diligenza degli istituti
finanziari ad implementazione delle nuove regole di
cui sopra ed in particolare allo scopo di impedire più
efficacemente l’accettazione di patrimoni non tassati.
Non bisogna essere particolarmente lungimiranti per
prevedere che nessuna discussione politica potrà più
mutare l’indirizzo scelto dal Consiglio Federale: A seguito dell’adozione delle nuove raccomandazioni FATF/
GAFI gli istituti finanziari saranno infatti obbligati a
prendere nuove misure nel corso della procedura antiriciclaggio, quindi ad introdurre nuove procedure interne atte a garantire il controllo dei fondi e, se del caso, la
segnalazione alle autorità competenti e il blocco di fondi ritenuti fiscalmente sospetti. La legislazione anti-riciclaggio non si basa infatti sul principio dell’informazione
su richiesta, ma su quello dell’informazione spontanea,
su sospetto fondato, da parte della banca. E proprio per
evitare rischi di reputazione, si tenterà di introdurre misure di controllo al momento dell’accettazione dei fondi.
Il Consiglio Federale simula tre ipotesi:
- Nessun sospetto e somma non ingente (non quantificata nello “Strategic Paper”) => accettazione di fondi
da parte dell’istituto finanziario senza ulteriori chiarimenti;
- Punti non chiari o incertezza al riguardo del carattere
dichiarato dei fondi => necessità di ulteriori chiarimenti, tra i quali il rilascio di un’autodichiarazione del
cliente secondo la quale i fondi depositati sono fiscalmente dichiarati o verranno dichiarati;
- L’istituto è a conoscenza della fonte non dichiarata
dei fondi o dovrebbe saperlo o perlomeno sospettarlo
=> l’istituto è obbligato a rifiutare i fondi.
Riguardo all’autodichiarazione lo “Strategic Paper” del
Consiglio Federale sostiene che la dichiarazione non
avrà carattere di documento ai fini della legislazione penale perché la dichiarazione è rivolta al futuro (…”o che
i fondi verranno dichiarati”…). Questa semplificazione
ci sembra tuttavia imprecisa e in contrasto con i principi della legislazione anti-riciclaggio che richiede una
verifica continua o perlomeno periodica del dossier. Se
il cliente firma ripetutamente l’autodichiarazione, al più
tardi alla seconda dichiarazione egli farà riferimento ai
fondi già depositati per i quali egli aveva promesso che
sarebbero stati dichiarati. E di nuovo il pensiero va alla
giurisprudenza del tribunale federale secondo la quale
una dichiarazione non corretta sul formulario A delle
banche, la classica dichiarazione del beneficiario effettivo, costituisce falso in documenti. Parimente rilevante
la sentenza del Tribunale Federale Amministrativo (TFA)
del 5 marzo 2009 nella causa UBS/USA (A7342/2008 e
A-7426/2008) nella quale il TFA affermò che nel contesto della legislazione sui Qualified Intermediaries (QI)
false informazioni sul formulario W-8BEN sono atte ad
ingannare subdolamente il fisco, poiché le procedure e
la ripartizione dei ruoli nell’ambito dell’applicazione del
QI Agreement, ed in particolare la delega del controllo
dall’IRS al QI, permettono al contribuente di prevedere che una volta completato il formualrio W-8BEN né
l’IRS né l’organo di revisione previsto dal QI Agreement
saranno in grado di controllare la correttezza delle informazioni trasmesse dal QI. Non ci pare quindi totalmente
assurda l’ipotesi che in futuro una falsa autodichiarazione accompagnata da comportamento sospetto potrebbe costringere l’intermediario finanziario a segnalare il caso all’autorità, bloccare i conti e infine prendere
contatto con le autorità estere competenti in materia di
riciclaggio.
A seguito della pubblicazione dello “Strategic Paper” la
stampa ha tentato di concretare comportamenti sospetti menzionando tra l’altro il deposito di ingenti somme
in contante, la richiesta di interposizione di strutture fittizie in forma di trusts, fondazioni e società bucalettere,
la rinuncia a farsi inviare estratti bancari all’indirizzo del
domicilio, la richiesta di un conto cifrato ecc., elementi
che presi di per se non devono necessariamente dare
adito a sospetto, ma che in un quadro più generale potranno senz’altro obbligare l’istituto finanziario ad approfondire la natura fiscale dei fondi. (fine)
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Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Rivista
n. 4 Aprile 2012
Angolo legale
di Massimo Calderan
Revisione della Legge federale svizzera sulle borse
e il commercio di valori mobiliari (prima parte)
La legge federale svizzera sulle borse e il commercio di valori
mobiliari del 24/03/1995 é in vigore dal 01/01/1997 (LBVM).
Essa disciplina le condizioni per la creazione e l’esercizio di una
borsa e garantisce il funzionamento del mercato dei valori mobiliari, garantendo trasparenza e parità di trattamento nei confronti degli investitori.
L
L’ordinamento del mercato dei valori mobiliari deve
concedere libertà d’azione ai propri partecipanti,
limitandone però le possibilità di pratiche illecite.
Particolare attenzione é data alle borse quali istituzioni del commercio di valori mobiliari che perseguono lo scambio simultaneo di offerte tra più
commercianti, nonché la conclusione di contratti.
A tali istituzioni viene richiesta un’autorizzazione
dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) ed imposta l’autodisciplina. Coloro
che intendono commerciare i valori mobiliari necessitano un’autorizzazione della FINMA e sono
tenuti all’obbligo d’informazione, di diligenza e di
lealtà verso la clientela.
Affinché il commercio di valori possa esser svolto in
modo corretto e trasparente, è necessario garantire
un minimo d’informazioni all’interno del mercato,
giacché la quotazione dei valori e quindi le decisioni degli investitori dipendono dal grado d’informazioni disponibili. È fondamentale rendere pubbliche
la costituzione e le variazioni dell’azionariato di una
società.
Vige quindi l’obbligo per tutti gli operatori di presentare una dichiarazione in seguito all’acquisto o
alienamento, diretto, indiretto o d’intesa con terzi,
di azioni o diritti di acquisto o alienazione di azioni
di una società che ha sede in Svizzera e i cui titoli
di partecipazione sono almeno in parte quotati in
una borsa in Svizzera, ottenendo in tal modo una
quota di partecipazione che supera, raggiunge o
scende al di sotto di determinati limiti dei diritti di
voto. Tale dichiarazione ha scopo informativo e si
rivolge alla società e alle borse presso le quali i titoli
sono quotati, permettendo a tutti gli interessati di
conoscere la struttura degli azionisti della società,
riducendo le asimmetrie informative.
Le offerte pubbliche di acquisto di partecipazioni
di società svizzere almeno in parte quotate in una
borsa in Svizzera sono regolamentate in modo dettagliato, per garantire un procedimento trasparente
e corretto, un uguale trattamento di tutti gli investitori come pure per proteggere gli azionisti minoritari ed il corretto funzionamento del mercato dei
valori. L‘offerente deve garantire un trattamento
paritario degli azionisti ed offrire il “giusto” prezzo,
mentre la società è tenuta a presentare agli azionisti un rapporto nel quale prende posizione sull’offerta ed a tralasciare eventuali negozi giuridici volti
ad intralciare un’acquisizione contro gli interessi
degli azionisti e/o senza la loro approvazione. Al
raggiungimento di una quota di partecipazione del
33 per cento, l’acquirente é obbligato a presentare
un’offerta relativa a tutti i titoli di partecipazione
della società quotati in borsa. Poiché la prassi applica entrambe le norme anche alle società con sede
all’estero, ma amministrate di fatto in Svizzera e
con quotazione principale in una borsa svizzera, si
vuole modificare il relativo testo di legge.
La FINMA é designata quale autorità di viglianza.
Essa ha la possibilità di applicare gli strumenti di
vigilanza nei confronti delle persone a lei assoggetate. Vi sono sanzioni penali in seguito alla violazione dell’obbligo di dichiarazione, degli obblighi
della società, degli obblighi di commercianti di valori mobiliari e del segreto professionale. Si critica la
presenza di diverse lacune nell’ambito di operazioni basate su informazioni confidenziali e riservate,
le quali procurano un vantaggio a certi operatori
nei confronti di altri operatori. La fattispecie dell’insider traiding come pure quella della manipolazione delle quotazioni – tutt’oggi regolate nel Codice
Penale – sono costituite da elementi astratti e restrittivi, che limitano il campo d’applicazione – già
complessa a causa delle competenze sparse tra varie autorità – e rendono il sanzionamento ancora
più difficoltoso. Particolarmente discussa è la delimitazione dei possibili “insider” ad una ristretta
cerchia di persone collegate alla società coinvolta.
Il Consiglio Federale, cosciente del rapido evolversi
e globalizzarsi del mercato dei valori mobili, delle continue pressioni internazionali e delle lacune
delle norme citate, ha incaricato il Dipartimento
Federale delle Finanze a procedere con la stesura
di un messaggio di legge relativo alla modifica della LBVM, pubblicato il 31/08/2011. Tale messagio
è stato approvato, senza variazioni, dal Consiglio
degli Stati il 20/12/2011. L’entrata in vigore della
modifica, di cui tratteremo nella prossima Rivista,
dipenderà dalla seconda camera parlamentare, il
Consiglio Nazionale.
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Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Cenni sul regime fiscale dei lavoratori frontalieri
In merito ai cd lavoratori frontalieri1 la normativa [fiscale]
Italiana ha attuato una riduzione del beneficio (la cd franchigia) da Euro 8000 e Euro 6700 (ma stiamo attenti al punto
del lavoratore frontaliero in rapporto con l’Austria e con la
Svizzera di cui diremo nel seguito in modo più dettagliato)2.
Proprio questa riduzione della franchigia rende interessante
dare la definizione tecnico / giuridica di lavoratore frontaliero e quindi esaminare particolari norme in merito a questa
categoria di lavoratori, una categoria che ha la sua importanza nelle zone di confine.
A
Aspetti generali
Come detto, in primo luogo appare evidente che
si deve dare una definizione tecnica / giuridica
di “lavoratore frontaliero” e questo argomento
viene trattato in almeno due documenti ufficiali
dell’Amministrazione Finanziaria (circolare 1/E
del 2001 e circolare 2/E del 2003)3.
La definizione “ufficiale” che viene proposta
dall’Amministrazione Finanziaria è quella per cui
si considera lavoratore frontaliero quel lavoratore
che ogni giorno4 passa la frontiera5 e si reca a
lavorare all’estero6 in zone di confine e paesi limitrofi (cosa questa importante altrimenti chi lavora a Monaco / Montecarlo non potrebbe essere
considerato tale in ragione del fatto che il suddetto Stato non confina direttamente con l’Italia).
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Di fatto questo soggetto (persona fisica) lavora in modo continuativo (non occasionale) ed
esclusivo7 all’estero ma resta un soggetto da
qualificare come residente fiscale in Italia8; una
volta questa persona avrebbe potuto beneficiare
di una specifica norma di esenzione in merito
al lavoro prestato all’estero in via continuativa
e come oggetto esclusivo del rapporto ma la
abolizione [avvenuta ormai tempo addietro] di
questa specifica norma rende certamente impossibile beneficiare di una norma di esenzione
che molto avrebbe semplificato la situazione.
La conseguenza di quanto sopra è ovvia e si sostanzia nel dire che il lavoratore frontaliero resta
sempre da qualificare come un soggetto residente fiscale in Italia.
Questa persona è da considerare come un soggetto che deve essere tassato sul cd “world –
wide income” con la conseguenza che potrebbe
essere chiamato a pagare le imposte sullo stesso
reddito in due Stati diversi (ovvero lo Stato nel
quale esercita la sua attività di lavoro9 e quello in
cui risiede ai fini fiscali) con il conseguente prodursi di una doppia imposizione che certamente
rende sconveniente esercitare una attività lavorativa all’estero e che potrebbe anche minare la
libera circolazione delle persone e le scelte eco-
Costoro sono dei lavoratori dipendenti e non possono essere inclusi in questa categoria quelli che sono dei normali lavoratori
autonomi.
Sul punto si veda Il Sole 24 del giorno 28 Febbraio 2012.
Non esiste una definizione legislativa di lavoratore frontaliero e le definizioni di prassi non vincolano ovviamente il giudice che
potrebbe essere chiamato a giudicare in una eventuale causa fiscale (ovvero a dirimere la questione se il soggetto sia frontaliero
o meno).
Il punto in cui si dice “ogni giorno” ovviamente deve tenere conto del fatto che esistono dei periodi di ferie, delle festività nazionali e che in ogni caso esiste un orario di lavoro che in talune occasioni potrebbe portare a non varcare il confine lo stesso giorno.
È chiaro che una interpretazione del termine ogni giorno in forma puramente letterale potrebbe portare a negare il carattere
di lavoratore frontaliero proprio a colui che ha un contratto esclusivo di lavoro con un datore di lavoro non residente. Questo
è l’elemento sostanziale che si deve considerare: dove è residente colui che ha assunto il residente fiscale Italiano che invoca la
qualifica? In quale luogo deve essere prestata la prestazione di lavoro?
Anche qui nessuna letteralità è ammessa (in Europa non ci sono frontiere).
Quindi non in pura zona extradoganale (il dipendente del punto franco) ma fuori dai luoghi in cui lo Stato esercita giurisdizione.
Il suo contratto di lavoro è con un datore di lavoro non residente e la sua prestazione lavorativa viene eseguita in modo continuativo al di fuori del territorio italiano.
Se la persona fisica non avesse questa qualifica (residente fiscale) non si pone alcun problema (neppure con riferimento al quadro
W della dichiarazione dei redditi); la qualifica di residente fiscale viene mantenuta in quanto solitamente il lavoratore mantiene in
Italia il centro dei suoi affetti e interessi.
Solitamente qualsiasi stato indica che il reddito di lavoro dipendente deve essere oggetto di tassazione nello Stato in cui viene
esercitata la attività lavorativa (materialmente esercitata).
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
35
nomiche delle stesse (così come potrebbe limitare la
possibilità per le imprese di assumere anche “personale” qualificato che non sempre è possibile trovare
nell’ambito dei confini nazionali).
Per ovviare a questa conseguenza l’Italia ha posto in
campo due elementi che mitigano il problema10: a) la
cd franchigia (ovvero la non tassazione di parte del
reddito); b) il credito per le imposte assolte all’estero
e questi due elementi agiscono in connubio tra loro
nel modo che segue: 1) il primo elemento consente una riduzione (anche se minima) del reddito che
deve essere assoggettato a tassazione in Italia (siamo
di fronte ad una “no tax area” per coloro che lavorano all’estero11); 2) il secondo elemento consente di
scomputare dalle imposte sul reddito dovute in Italia
le imposte che siano state assolte all’estero (quando le
stesse siano rispettose delle condizioni previste nella
normativa interna12).
Aspetti particolari
Quando parliamo di aspetti particolari intendiamo riferirci a situazioni nella quali sussistono delle convenzioni in materia di lavoratore frontaliero ed in questa
sede vogliamo fare un riferimento specifico alle Convenzioni in essere con Austria e Svizzera.
La prima convenzione (Italia – Austria) prevede che
il lavoratore che abita in zone di frontiera e presta
la sua attività di lavoro nell’altro Stato contraente
(e che ovviamente risiede13 in zona di confine) sia
tassato solo nello Stato di residenza fiscale (e quindi
se il lavoratore Z è residente fiscale in Italia – ie a
Tarvisio – e lavora a Villach costui deve pagare le
imposte sui redditi solo in Italia e questa perdita del
potere di imposizione da parte dell’Austria è chiaro
che potrebbe portare con sé anche delle specifiche
forme di controllo – si pensi allo scambio di informazioni e / o alle verifiche di carattere simultaneo
allo scopo di prevenire una qualsiasi forma di fro-
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11
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14
36
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
de ai danni di uno Stato contraente). In questa situazione il nostro lavoratore deve provare la sua
condizione di residente fiscale ma non per quanto
riguarda l’Italia (dove paga le imposte) bensì per
evitare una qualsiasi contestazione nell’altro Stato
contraente14 dove non paga imposte o dove ottiene dei rimborsi in ragione della applicazione della
convenzione.
In questa situazione la società datore di lavoro (residente fiscale in Austria) andrà ad erogare il reddito
senza la applicazione di imposte (o se applicate queste dovranno essere oggetto di rimborso mediante le
procedure previste in Austria) e il percettore dovrà
procedere con la compilazione del modello unico da
presentare in Italia alla Agenzia delle entrate dando
chiara evidenza del reddito (e quindi attenzione agli
oneri deducibili) e utilizzando la franchigia prevista
dalla normativa vigente in quanto tale franchigia è
prevista per i soggetti residenti che godono di certe
caratteristiche.
In aggiunta va coordinata la normativa interna (rectius la interpretazione di prassi della Agenzia delle entrate in merito alla nozione di lavoratore frontaliero)
con quello che è il dettato convenzionale specifico
che non prevede un passaggio della frontiera “ogni
giorno” ma parla di lavoratori che abitualmente passano il confine [è chiaro che la situazione richiede
che il lavoratore sia in grado di dare dimostrazione
di alcuni elementi di fatto in merito al superamento
del confine stesso – ie rifornimenti giornalieri di carburante / tabella presenze presso il datore di lavoro /
indicazioni provenienti dallo stesso datore di lavoro].
Possiamo affermare che in presenza di un contrasto
tra le parole “ogni giorno” (usate dalla Agenzia) ed il
termine “abitualmente” (previsto nella convenzione)
il secondo prevale sul primo in quanto il dettato convenzionale prevale sempre sulla norma interna (salva
la situazione in cui la norma interna sia di maggior
Diciamo mitigano e non risolvono in quanto tutto dipende dalle aliquote in essere.
Una sorta di riconoscimento a forfait di spese per la produzione di quello specifico reddito.
Condizioni che devono essere rispettate tutte per consentire la applicazione della norma interna.
Abitare e risiedere non è la stessa cosa: a questo elemento il nostro soggetto che pensa di invocare una norma di esenzione (che
lo assista in Italia e / o all’estero) deve sempre fare una particolare attenzione. Non è questa la sede per fare particolari approfondimenti sulla materia ma si invita a prestare attenzione su questo punto.
Anche questo punto è importante: non si ritiene che ci si possa fermare esibendo un semplice certificato di residenza rilasciato da
un comune magari alquanto lasco nel dare la residenza.
favore ma la decisione di avvalersi di questa norma di
maggior favore è del contribuente).
La seconda convenzione (Italia – Svizzera – accordo
del 1974) prevede che il reddito di lavoro dipendente
percepito dal residente fiscale Italiano che ha la qualifica di lavoratore frontaliero sia da tassare solo in
Svizzera (di fatto abbiamo una esenzione di questo
reddito per il residente fiscale Italiano15).
molto importante dire che nel rapporto con la Confederazione Elvetica si deve fare una distinzione tra:
a) frontaliere in senso stretto; b) frontaliere in genere.
Il primo soggetto è quello che ha tutte le caratteristiche per beneficiare della convenzione siglata nel 1974
e che pertanto beneficia della completa esenzione del
reddito che ha percepito in ragione del lavoro che
ha prestato nella Confederazione Elvetica (se ha solo
questo reddito lo stesso “non esiste” come contribuente in Italia).
Il secondo soggetto invece è colui che deve essere
considerato come frontaliere ai sensi delle Circolari
Ministeriali che abbiamo citato in precedenza (ovvero
che si reca ogni giorno in Svizzera) ma questo signore
non gode di tutte le caratteristiche per beneficiare del
dettato convenzionale e di conseguenza dell’esenzione fiscale con riferimento a quanto ha percepito.
Questo signore (che è da includere nella seconda
categoria) deve (ha diritto) sfruttare: 1) la franchigia (elemento questo che non interessa al frontaliere
puro) e quindi evitare la tassazione di 6700 Euro e 2)
fare uso del credito per imposte assolte all’estero (e
quindi determinare se mediante questo sistema riesce
a scomputare le imposte sul reddito che ha dovuto
assolvere in Svizzera).
Nella prima fascia (senza entrare in dettagli) rientrano
coloro che risiedono nella fascia di confine nel raggio
di km 20 dal confine stesso e lavorano nei comuni limitrofi del Cantone Ticino, Grigioni e del Vallese e per
evitare discussioni esiste un elenco dei comuni Italiani
15
16
17
(di fatto questi sono elencati in un decreto Ministeriale e quindi non è lecito diversificare all’interno dei
comuni stessi).
Nella seconda fascia rientrano tutti coloro che mancano di una di queste caratteristiche (si pensi ad un
residente a Milano che lavora a Lugano) e questi devono fare la dichiarazione annuale dei redditi16 e possono usare sia della franchigia e anche del credito per
imposte assolte all’estero.
Conclusioni
Ovviamente non è compito nostro giudicare in merito alla riduzione della franchigia (o al suo aumento) mentre quello che vogliamo evidenziare, alla luce
delle considerazioni che abbiamo potuto svolgere, è
una necessità tecnica che non ci pare eludibile.
Appare evidente che sarebbe necessario, in un prossimo e breve futuro, dare una definizione normativa di
lavoratore frontaliero vista l’importanza che la mobilità del lavoro assume nel contesto economico attuale (viene anche spontaneo chiedersi se il lavoratore
che esercita la sua attività da un ufficio locale ma per
un contesto europeo non possa dirsi frontaliero e se
il concetto di varcare la frontiera17 debba essere per
forza un concetto di carattere fisico o possa essere un
concetto di carattere “ideale”).
Questa definizione legislativa, a nostro modo di vedere, dovrebbe comunque allinearsi in primis al dettato convenzionale in essere prendendo in considerazione il termine abitualmente ed evitando invece di
fare uso di termini come “ogni giorno”.
La ragione è che questo secondo termine presta il fianco a interpretazioni letterali che possono pregiudicare
situazioni in cui il dipendente è un vero frontaliero e
siccome questo pregiudizio può insorgere partendo
da aspetti che hanno un carattere formalistico si ritiene che il legislatore debba agire per evitarlo (riducendo quindi lo spazio del possibile contenzioso fiscale).18
Si tratta di una norma che deroga in modo esplicito al principio per cui il soggetto residente fiscale deve essere tassato in ragione del cd principio
di “world – wide taxation”. In questa situazione abbiamo l’esclusione del reddito percepito da qualsiasi forma di tassazione in Italia. Attenzione
che il mantenimento di questo reddito nello Stato estero (ie deposito bancario nello Stato estero) non esenta dalla compilazione del quadro RW
della dichiarazione dei redditi.
Anche il frontaliero puro deve fare la dichiarazione (modello Unico) se ha altri redditi di fonte Italiana ma non include nel modello il reddito di
lavoro (come indicato in precedenza).
In un contesto in cui non vi sono frontiere.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da più di 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità,
percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul
mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci
meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume
un’importanza molto rilevante.
Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e
che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano
di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere
diverso il Private Banking.
Per ulteriori informazioni > www.finter.ch
Fair-Relationship-Banking
Sede centrale: Finter Bank Zürich S.A. Claridenstrasse 35 CH-8002 Zurigo
Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas
Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein
Talenti altrove
di Chiara Rinaldi
Carlo Zuffellato: un imprenditore nel settore dell’arredamento
Il baricentro si sta spostando sempre di più
qui in Svizzera...
Carlo, dopo una lunga esperienza come manager in varie aziende multinazionali, alcuni mesi fa ha creato la
sua propria attività – Wood Factory - un’azienda che
importa e vende direttamente mobili “di carattere”. Ci
racconta cosa l’ha portato all’estero e le sue opinioni
sulla situazione del mercato lavorativo in Italia.
Come sei arrivato qui in Svizzera?
Andare all’estero è stata una scelta ponderata. Dopo
la laurea alla Bocconi ho lavorato in varie aziende importanti incluso il Sole 24 Ore. Nonostante gli anni di
esperienza professionale e la reputazione delle aziende
per cui lavoravo, avevo la sensazione che il mio stipendio non rispecchiasse la realtà di altri paesi.
A 32 anni mi trovavo in una situazione privilegiata, con
un mutuo da pagare inferiore al livello degli affitti e un
lavoro presso un’azienda di prestigio.
Ciononostante non riuscivo a risparmiare. Anche la mia ragazza, Chiara,
aveva le stesse perplessità e ci siamo
messi a cercare lavoro all’estero. Ha
trovato prima lei, presso una multinazionale qui a Zurigo e 6 mesi dopo
ho trovato lavoro anch’io, per caso
nella stessa azienda. Arrivati qui sette
anni fa le nostre perplessità sono state confermate. Nonostante il costo
della vita a Zurigo sia più alto che a
Milano, gli stipendi elevati compensano i costi e conseguentemente il
tenore di vita risulta migliore. Questa è stata la molla
principale, ma c’erano anche altre considerazioni: la
qualità della vita a Milano si era degradata notevolmente; lo sviluppo delle infrastrutture era rimasto fermo per
anni; maleducazione e scarso senso civico dei cittadini
non facevano che peggiorare la situazione. E anche le
prospettive di carriera erano limitate dalla mancanza
di meritocrazia. In molti sono partiti. Nella famiglia di
Chiara sono in quattro fratelli e sorelle e sono tutti all’estero: Dublino, Londra, Copenhagen e Zurigo.
E siete contenti della scelta?
Siamo entrambi molto soddisfatti. Certo, da stranieri ci
vuole del tempo prima di ricreare il proprio mondo di
relazioni e molto di più per sentirsi integrati. E poi c’è la
barriera della lingua, forse lo svizzero tedesco è l’unico
handicap di rilievo.
Pensi di rientrare in Italia un giorno?
Mai dire mai. È possibile, ma veramente poco probabile,
soprattutto adesso che ho un’attività indipendente. Ma
anche se fossi rimasto in azienda non sarebbe molto diverso. Le condizioni che hanno fatto sì che ci spostassimo
non sono cambiate, anzi semmai peggiorate. E poi adesso
la famiglia si è allargata e stiamo pian piano piantando
radici, con legami che si fanno più forti. Il baricentro si
sta spostando qui a Zurigo e siamo sempre meno spesso
in Italia.
Sei a conoscenza della recente legge italiana per favorire
il rientro dei giovani dall’estero?
Sì, ne ho sentito parlare, ma non conosco i dettagli. Non
essendo interessato a rientrare non ho approfondito.
Quali sono i principali problemi del
mercato del lavoro e cosa servirebbe
all’Italia per risolverli?
In un mondo ideale il livello degli stipendi dovrebbe essere comparabile
a quello degli altri paesi europei pur
mantenendo intatta la competitività
aziendale, i percorsi di carriera dovrebbero dipendere dalla meritocrazia, lo Stato dovrebbe essere d’aiuto
ai giovani imprenditori e non d’intralcio, la burocrazia per la creazione
d’impresa dovrebbe essere semplificata e il corporativismo ridotto al minimo. Per ottenere
tutto questo ci vogliono politiche di lungo periodo, anche
se, considerato il rapido deterioramento della situazione
negli ultimi anni, si può sperare che sia possibile anche un
altrettanto rapido miglioramento. Fondamentalmente in
Italia c’è un problema di mentalità e di comportamenti. In
azienda si sente come il management influenzi i comportamenti e l’atmosfera tra i dipendenti. Credo e spero che
questo sia vero anche per un paese. Chi sta al governo
ha una grande responsabilità e impatto sul clima che si
respira in Italia. Se si trasmette il messaggio che è positivo
fare i “furbetti”, alla fine quello è il comportamento che
si ottiene. In Svizzera tutti rispettano le regole, perchè se
non lo fai ti senti fuori luogo, in Italia purtroppo è spesso
il contrario.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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STEFAN GUTKNECHT È DIRECTOR SALES SWITZERLAND DI AIRBERLIN.
L‘Italia è una delle mete più richieste
Dove si possono prenotare i voli di airberlin?
Tutti voli airberlin si possono prenotare tramite Internet
sul sito: www.airberlin.com, nelle agenzie viaggio oppure
al nostro Service Center, 24 ore su 24 al numero telefonico 0848 737 800.
Qual è la destinazione italiana che preferisce
e per quale motivo?
La Sicilia: la trovo molto varia e allo stesso momento autentica. Ha una giusta dimensione che consente di intraprendere molte cose, offre paesaggi meravigliosi, spiagge
stupende, gastronomia prelibata e vini eccellenti.
Signor Gutknecht, airberlin, è la seconda compagnia
area della Germania. Su che flotta può contare?
La nostra flotta conta 170 velivoli, che hanno un’età media di 5 anni. Nello specifico si tratta di 87 Airbusse di Tipo
A-319, 320, 321 e 330; 66 Boeing 737; 10 Bombardier
Q-400 e 7 Embraer E-190. In tal modo, airberlin dispone
in Europa di una delle flotte più giovani.
Come mai l’Italia costituisce una destinazione così importante? L‘Italia rappresenta una delle mete più richieste
dalla popolazione svizzera. Essendo un Paese confinante anche il cosiddetto “traffico etnico” fra i due Paesi è
rilevante. Con i collegamenti con il Sud Italia (Brindisi e
Lamezia Terme) ne teniamo particolarmente conto.
Durante il periodo estivo su quali aeroporti italiani vola
airberlin? Voliamo 19 volte alla settimana da Zurigo o Basilea sull’Italia: 2x Rimini, 3x Olbia, 3x Brindisi, 3x Lamezia Terme, 5x Catania e 3x Palermo.
Come sono calcolati i costi dei biglietti dei collegamenti
Svizzera-Italia? Il prezzo di base e di 60 franchi a tratta,
tutto compreso. Ovviamente prima si acquista un biglietto e più sono le possibilità di poter beneficiare di una tariffa a buon mercato. Al contrario, più la data d’acquisto
e quella del volo si avvicinano, più caro diventa il costo
del biglietto.
Che rapporti ha con l‘Italianità?
Sono una persona che apprezza il piacere. Mangiare e bere
bene hanno per me un significato particolare. E dove lo si
può fare meglio e più genuinamente se non in Italia? Ogni
singola Regione offre specialità straordinarie. Viaggiare
nella Valpolicella, in Sicilia o in Calabria è per me fonte di
indubbio godimento.
airberlin è, per grandezza, la seconda compagnia area
della Germania. Occupa 9.200 collaboratori. Nel solo
2010 ha ottenuto più di10 riconoscimenti per quanto
concerne servizio e qualità. La flotta comprende 170
velivoli con un’età media di 5 anni. In tal modo, airberlin dispone oggi in Europa di una delle flotte più
giovani.I suoi Jet moderni consentono un risparmio di
carburante e una conseguente riduzione di emissioni
nocive nell’atmosfera. Fra le più importanti compagnie aeree in Europa, airberlin vola su 162 destinazioni in 40 diversi Paesi. Nel 2011 ha trasportato più di
35 milioni di passeggeri. Dallo scorso 20 marzo2012
airberlin fa parte dell’alleanza mondiale delle compagnie aere oneworld®. In tal modo airberlin potrà offrire collegamenti con lo stesso numero di volo degli
altri membri di oneworld: American Airlines, British
Airways, Finnair, Iberia, Royal Jordanian, S7 e Japan
Airlines. Nel dicembre 2011 airberlin ha concluso un
accordo strategico con Etihad Airways.
Stefan Gutknecht (49) è nato a Bienne. Dopo una formazione tecnico commerciale con specializzazioni (fra l’altro, anche come meccanico corse del team motori campione del mondo di Biland-Waltisperg), nel 1986, con la Esco-Reisen di
Basilea, fa il suo ingresso nel settore turistico. Dal 1997 al 2001 è attivo presso Crossair, in ultimo come Vice-President
Sales & Marketing Schweiz. Dal 2002 al 2004 assume lo stesso incarico nella rifondata Swiss. Nel 2005 consolida per
Swiss il mercato nei tre Paesi, Francia Germani e Svizzera, che fanno cornice all’aeroporto di Basilea. Da giugno 2006
Stefan Gutknecht è Director Sales Switzerland di airberlin.
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la
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n. 4 Aprile 2012
Donne in carriera
di Ingeborg Wedel
Donne in carriera: Arianna Molari
Far bene il proprio lavoro e ottenere risultati positivi
Abbiamo incontrato Arianna Molari a Cattolica, dove dirige il suo albergo l’Hotel Des Bains, un tre stelle di 80
camere, aiutata dalla mamma Edda Gabellini di 77 anni
molto in gamba, che le trasmette man mano tutta la sua
esperienza nella gestione alberghiera, che lei ha ereditato,
a sua volta, dai suoi genitori che hanno creato nel 1935
l’albergo “I bagni” , ora denominato Des Bains
Arianna è sposata e ha due figli Michela di 9 anni e Matteo di 12. Il marito e suo fratello hanno una loro attività
e non interferiscono nella conduzione dell’albergo che
– quindi – è tutta al femminile. La nostra donna manager è una giovane signora, molto solare, sorridente, innamorata della sua regione. Infatti, esordisce orgogliosa:
“ora anche al turismo d’elite abbiamo da offrire molto,
iniziando dall’aeroporto internazionale Federico Fellini
di Miramare di Rimini, dove fanno scalo sia i vettori di
linea che le più importanti compagnie di Charter europee ed extra europee. Vorrei tanto che la nostra stagione
turistica potesse iniziare a pieno ritmo a maggio e terminare a settembre/ottobre. Per questo segnalo che a San
Giovanni in Marignano ( a 2.700 mt. da Cattolica e a
20 km. da Rimini) è stato creato dal famoso architetto
canadese Graham Cooke un campo di golf a 18 buche!
Inoltre – nella stessa località - si trova anche il Centro
Ippico Riviera Resort, che ospita concorsi nazionali ed internazionali di salto a ostacoli, riservato ad atleti di tutte
le categorie, oltre ad una scuderia di 50 box, completa
di tutti i servizi.” “Anche la spiaggia, riservata all’hotel
è gestita al femminile” - precisa Arianna – “Gisuy – oltre
ad essere la bagnina da 21 anni – ne è anche l’animatrice: tieni un corso di ginnastica soft per adulti, segue
i giochi dei bimbi, ai quali distribuisce gratuitamente la
merenda, mentre vengono allestite grigliate di pesce per
i grandi, che possono seguire anche lezioni di danza. Sulla spiaggia sono ammessi da tempo – grande conquista
– i cagnolini di piccola e media taglia. È inoltre molto
interessante sapere che molti alberghi – anche di lusso
– sono ancora a conduzione familiare, il che garantisce
alla clientela il contatto con una direzione locale, molto
ospitale, attiva da generazioni che cura particolarmente
la cucina. Infatti, la provincia di Rimini è da 160 anni
uno dei luoghi di vacanza più frequentati d’Europa, la
cui ospitalità si concretizza in 139.419 posti letto che si
trovano in parte nei 2.130 alberghi della Riviera”.
Fatta questa premessa Arianna risponde brevemente alle
nostre consuete domande.
Quanto tempo serve per farsi apprezzare come manager
nel mondo del lavoro? Non è una questione di tempo: è
solo indispensabile fare bene il proprio lavoro e ottenere
risultati positivi
Quali sono le difficoltà da affrontare? Principalmente è la
burocrazia, anche solo per ottenere il dovuto: ogni anno
cambiano le disposizioni che mettono in difficoltà lo svolgimento del normale lavoro.
Quando cessa la diffidenza verso la donna a capo di
un’impresa? Nei miei riguardi non c’è mai stata.
Quali sono gli ostacoli principali che incontra la donna
manager? Gli ostacoli che incontro io nel mio lavoro non
sono di grande entità e li supero agevolmente, ma con
tanta buona volontà.
Le intuizioni femminili sono superiori a quelle maschili?
Diciamo che sono diverse, in quanto le donne rilevano le
sfumature che sfuggono ai sigg. uomini.
Quanto conta per la donna l’arte della seduzione, anche allo stato inconscio? Possedere l’arte della seduzione conferisce alla donna una certa sicurezza da “usare”
quando serve.
Qual è la soddisfazione maggiore per la donna manager? Realizzare, concretizzare il lavoro come progettato e
per questo non deve trascurare troppo gli affetti familiari.
Che atteggiamento assume la donna dirigente verso dipendenti femminili? Senza distinzione alcuna.
Una donna come lei impegnata nella carriera, quali hobby riesce a coltivare? Certamente il nuoto, le uscite con
le amiche ed i viaggi in inverno con tutta la famiglia nel
sud del mondo, alla ricerca del mare pulito e del sole che
in estate, a causa del lavoro, non posso che immaginare
fuori dalla finestra.
la
Rivista
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INCONTRO DOMODOSSOLA - MARTIGNY
Sotto il segno dell’amicizia
Nel quadro dell’iniziativa di scambi turistico - culturali tra le città di Domodossola e Martigny, una delegazione della cittadina italiana, sotto la guida del sindaco, è stata accolta
nella cittadina vallesana.
di Marco Patruno
L’iniziativa, nata nell’autunno scorso, sta già entrando
nella sua fase operativa. L’idea è di creare una sinergia
fra le affinità di queste due città transfrontaliere dagli interessi convergenti: lavorare insieme al fine di promuovere nuove opportunità per le rispettive popolazioni e
i loro territori nei settori turistico e culturale. L’incontro
che ha avuto luogo nella sala Comunale di Martigny ha
permesso alle due delegazioni un confronto cordiale e
fruttuoso. Preceduto da numerosi incontri preparatori,
nell’una e nell’altra città, questo importante appuntamento sfocia su un’intesa di intenzioni che ha permesso di mettere a fuoco le diverse iniziative. È importante
citare i presenti perché sono loro gli attori principali di
questo importante progetto e ne saranno gli illustri realizzatori.
Autorità molto impegnate e interessate
I Piemontesi erano rappresentati da: Mariano Cattrini
Sindaco di Domodossola, Maria Lorenzone Presidente del GAL, Bruno Iacopino Assessore alla cultura e al
turismo e l’ingegnere Dario Bergamaschi. I loro interlocutori Vallesani erano: Marc-Henri Favre Sindaco di
Martigny, Michaël Hugon Consigliere municipale al Turismo, Fabien Claivaz Direttore dell’Ufficio del Turismo
di Martigny e Albert Gaspoz capo del Centro di contatti
economici allo Stato del Vallese. Inoltre erano presenti Valentina Beltrami laureata in Storia dell’arte, ed il
sottoscritto per Alp-Info. Queste autorità hanno avuto
la graditissima sorpresa d’avere come ospite, alla loro
importante seduta, Léonard Gianadda, presidente della
celeberrima Fondazione Pierre Gianadda di Martigny.
Questi, non si è limitato ad onorare l’incontro con la sua
presenza ma ha anche prodigato suggerimenti novatori,
idee pertinenti e piste concrete allo scopo di finalizzare
al meglio l’azione.
Prossimo appuntamento a Domodossola
L’azione vera e propria sul territorio, secondo il Sindaco
Mariano Cattrini ed il suo omologo Marc-Henri Favre,
dovrebbe realizzarsi in un tempo ragionevole di quattro
mesi cioè entro giugno. In pratica, si tratta di ubicare a
Martigny e Domo due antenne (Vetrine Animate), situate in punti strategici, per fare conoscere al pubblico le particolarità turistiche e culturali delle due città e
dei loro territori di prossimità, particolarmente il Vallese
francofono e l’Alto Piemonte. La discussione, imperniata
attorno al progetto elaborato da Alp-Info, ha permesso
di entrare nei dettagli concreti ed evidenziarne soluzioni
concordate. Pur conservando il principio di collaborazione, è stata presa la decisione che ognuna delle due
parti prenderà a proprio carico la messa in opera della
Da sinistra: Bruno Iacopino Assessore Turismo e Cultura,
Mariano Cattrini Sindaco di Domo, Marc-Henri Favre Sindaco di Martigny e Michaël Hugon Consigliere Municipale
al Turismo di Martigny...una stretta di mano per sugellare un
importante progetto transfrontaliero.
Vetrina Animata e del personale che dovrà gestirla. Filosofia d’azione accettata all’unanimità, poiché permetterà di ridurne i costi di realizzazione per ambo le parti.
Albert Gaspoz, in rappresentanza dello Stato del Vallese
ha confermato ai presenti l’interesse che quest’iniziativa
ha suscitato presso il dipartimento dell’economia, è ha
dato la propria disponibilità ad accompagnare l’azione
nella sua evoluzione. Alla fine dei lavori il Sindaco Mariano Cattrini ha dato appuntamento a Domodossola,
per la fine di aprile, a tutti i presenti, per le ultime precisazioni, in particolar modo per definire il luogo dove
sarà ubicata l’antenna vallesana. Molto probabilmente
sarà sistemata nelle vicinanze del Municipio di Domodossola. Mentre a Martigny il luogo principale per il
Gazebo (Vetrina) animato dagli amici piemontesi sarà
certamente collocato in prossimità della Piazza Centrale,
completamente rinnovata. La giornata si è conclusa in
uno spirito di grande convivialità con la visita all’Ufficio
del Turismo e alla Fondazione Pierre Gianadda dove la
delegazione della citta domese ha potuto ammirare la
mostra dei ritratti proveniente dal centro Pompidou di
Parigi nonché l’interessantissima mostra fotografica realizzata nientemeno che da Léonard Gianadda stesso,
allestita da Jean-Henri Papilloud membro del Consiglio
della Fondazione.
la
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Ora e più che mai, in una economia globale
caratterizzata da sfiducia ed incertezza, la Svizzera
ed in particolare il Canton Ticino suscitano
curiosità e reale appeal per gli investitori di oltralpe.
In tale contesto Seal Consulting, società di
consulenza fiscale e societaria, si pone quale
interlocutore qualificato per guidare tutti quei
soggetti (imprenditori, in primis) che intendono
riallocare - alla luce del sole - le proprie attività e
risorse ma soprattutto la propria sfera privata nella
confederazione elvetica, nel rispetto assicurato della
privacy.
Grande successo per il convegno «Canton Ticino:
un’opportunità da non perdere» organizzato da Editrice Le
Fonti con la collaborazione di Seal Consulting, società
specializzata in consulenza fiscale e societaria, domestica ed
internazionale.
Si è svolto, giovedì 1 marzo al Grand Hotel Doria di Milano,
l’incontro che mirava a far comprendere i vantaggi di investire
nel vicino cantone svizzero. In un periodo in cui gli effetti del
decreto Salva-Italia, sulle liberalizzazioni e le disposizioni
europee cominciano a farsi sentire, per molti imprenditori e
commercialisti la piazza di Lugano potrebbe rappresentare una
valida alternativa. Sempre nell’ottica della massima trasparenza.
Il relatore Gianluca Catani, Head of Tax & TEP di Seal
Consulting ha puntato molto su questo concetto nei suoi
interventi. «Il Canton Ticino è una “win win location” inserita in
un Paese come la Svizzera in “AAA” – ha spiegato –. Ci sono
almeno otto buoni motivi che rendono il Cantone una location
interessante in cui poter investire: l’alta produttività combinata
con elevata offerta di prodotti e servizi, un governo sensibile
agli investitori in un Paese a tassazione modesta, la stabilità
valutaria e dei prezzi, le infrastrutture di primo ordine,
l’efficiente mercato dei capitali e l’elevata professionalità del
sistema bancario, il sistema garante di un’eccellente formazione
universitaria e professionale nonché università rinomate a livello
mondiale per la ricerca e lo sviluppo, la stabilità politica e
l’armonia sociale».
Catani ha inoltre illustrato le opportunità di investimento e le
modalità di insediamento, attraverso anche casi di studio.
per
Fonte: www.finanzaediritto.it – articolo in estratto e riadattato –
Seal Consulting, dopo la “BRILLANTE
RIUSCITA PER IL XII FORUM TRUST”, a cui
ha offerto il proprio contributo con un excursus
sull’imposizione fiscale del trust nel Canton
Ticino e sui possibili aspetti operativi – compiuto
da Gianluca Catani, Head of Tax & TEP di Seal
Consulting – ha recentemente promosso un
evento dedicato esclusivamente alla valutazione
dell’opportunità di insediarsi in Ticino.
Sulla scorta dell’ampio gradimento per le
iniziative intraprese, nonché per l’apprezzamento
professionale riscontrato faranno seguito altre
iniziative in linea con l’esigenze della clientela.
Ha cercato di sfatare alcuni falsi miti, a partire dalle famigerate
black lists e ha sviscerato la questione dell’imposizione
fiscale, diretta ed indiretta, avvalendosi di chiari esempi e case
study non senza riferimenti alla propria esperienza personale.
Dopo una riflessione comparativa tra Italia post-manovra del 6
dicembre 2011 e Canton Ticino Catani ha poi effettuato
attraverso slide esemplificative, una riflessione comparativa tra
Italia post-manovra del 6 dicembre 2011 e Canton Ticino in
materia di Iva, Irpef, imposta di bollo, accise, patrimoniali,
imposizione delle persone fisiche, scudo fiscale, tracciabilità
dei pagamenti, IRPA ed ACE.
Sono seguite le domande partecipi del folto pubblico presente
e le risposte ai quesiti giunti numerosi attraverso il Forum di
FinanzaeDiritto.it per fugare ulteriori dubbi.
«Sono molto contento di questo evento – ha commentato
Catani al termine – e ringrazio Editrice Le Fonti per
l’impeccabile organizzazione».
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L’Elefante invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
Il Buonismo figlio/padre
dell’autoritarismo?
Si direbbe che la cosa più difficile per noi esseri umani sia quella di praticare l’arte della giusta
misura. Tutti coloro che occupano posizioni di responsabilità si scontrano con tale difficoltà. Succede a chi governa, a chi amministra la giustizia, a
chi guida un partito, a chi dirige un’impresa, a chi
educa, a chi insegna, ecc..
È come se rimanesse in ogni adulto, anche in età
molto matura (!), una traccia (piccola o grande)
della tendenza adolescenziale a sposare posizioni
estreme nella concezione dei rapporti sociali: ad
esempio, da un lato, l’autoritarismo perentorio;
dall’altro, il “buonismo arrendevole”.
L’ideologia autoritaria, come sappiamo, è caratterizzata dall’accento posto sulla strutturazione
gerarchica della società, sulla sua immutabilità, sul
principio di ubbidienza a tutti i livelli (a Dio, alla
Patria, al Padre, al Padrone), sull’imposizione esasperata dell’ordine, sulla punizione severa di chi
trasgredisce l’assetto costituito. I regimi autoritari,
le imprese autoritarie, le famiglie autoritarie sono
caratterizzate dall’accentramento del potere nelle
figure dei capi e dallo svilimento di ogni forma di
partecipazione dal basso. Le trasgressioni non sono
tollerate.
Le odiose derive di tale organizzazione (sociale,
economica, familiare, coniugale, che sia) sono ben
note. Ne sono tragici esempi i barbari regimi totalitari del passato e del presente, nonché i tristi
modelli educativi e familiari basati sostanzialmente sul controllo totale, sull’ubbidienza cieca e sulle
sanzioni umilianti. Esistono sull’argomento migliaia
di studi a carattere storico, filosofico e sociologico.
Basti ricordare a titolo di esempio i celebri lavori di
Theodor Adorno, psicosociologo tedesco emigrato negli Stati Uniti alla fine degli anni Trenta, sulla
“personalità autoritaria”.
1
Una vecchia Essi costituiscono una sorta di anello mancante
psicologico tra i condizionamenti economici e l’aleggenda
indiana narra
gire politico. La formazione della personalità autodi un elefante ritaria viene infatti spiegata da Adorno in termini
che pur
psicanalitici. All’origine ci sarebbe un’educazione
muovendosi
repressiva. Sottoposto a continue frustrazioni e
tra le folle
punizioni umilianti il bambino sviluppa una sorcon la sua
imponente
da ostilità nei confronti dei genitori. Però non è
mole passava in grado di ribellarsi e di conseguenza impara a
comunque
identificarsi con il più forte, a idealizzare la forza e
inosservato.
Come se fosse la durezza, a scaricare l’aggressività sui più deboli,
invisibile…
a disprezzare il diverso.
Meno studiati e conosciuti sono i meccanismi del
cosiddetto “buonismo”. Eppure tale “elefante
invisibile” si aggira oggigiorno tra le nostre folle.
Il termine buonismo è presente nei dizionari da
non molti anni, ma ha avuto un grande successo
poiché permette di definire un fenomeno che innegabilmente si è allargato nella moderna società:
l’atteggiamento di eccessiva benevolenza nei rapporti sociali, la giustificazione a priori di ogni tipo di
ribellione e trasgressione, la scusabilità accordata ai
vari misfatti, la condiscendenza verso i criminali e,
implicitamente, l’indifferenza verso le loro vittime.
Un gruppo di adolescenti appicca fuoco ai registri
a scuola oppure taglia le gomme all’auto del professore severo: bisogna capirli, è una bravata da
ragazzi! Dei malandrini compiono furti e scippi a ripetizione: poveretti, la società non ha saputo offrire loro alternative soddisfacenti (oppure le vittime
dei furti non hanno saputo proteggere i loro beni)!
Un violento spara sulla folla: non va sanzionato
penalmente, bensì “guarito” affidandolo alle cure
di uno stuolo di eminenti psichiatri. Un assassino
viene messo in libertà dopo un numero irrisorio di
anni di detenzione: perché punirlo ancora, giacché
in carcere ha dato prova di “buona condotta”?!.
Una normale cittadina come me si chiede: cosa succede? Da dove nasce questa sorta di simpatia per
chi trasgredisce le leggi del viver comune e questa
conseguente indifferenza per le vittime? Abbiamo
forse paura di essere tacciati di reazionario autoritarismo se difendiamo l’idea che la legalità è un valore
e che tale valore ha bisogno di essere protetto anche
attraverso adeguate sanzioni? Se votiamo a sinistra
o al centro in nome di una maggiore giustizia sociale, abbiamo paura che la richiesta di rispettare le
regole suoni di destra? Le derive dell’autoritarismo
(e non solo di destra!) sono state talmente nefaste
che, inconsciamente, siano ora portati a santificare
il principio che ciascuno è libero di fare i cavoli suoi?
C’è incapacità di distinguere tra bieco autoritarismo
e necessaria autorità? C’è un malinteso sul concetto
di democrazia che ci porta a confonderlo con il regno delle pulsioni individuali di ogni tipo?
Ai miei occhi le derive del cosiddetto “buonismo”
sembrano in fondo il frutto del timore di chi definendosi progressista ha paura di apparire autoritario. Se così è, è il caso di avere più coraggio e di
praticare l’arte della giusta misura! Se è probabile
che l’eccesso di buonismo sia “figlio” di una reazione all’autoritarismo, è ancora più probabile che
in futuro esso diventi “padre” di reazioni opposte:
autenticamente autoritarie, appunto!
Se avete commenti o reazioni in merito al tema trattato
non esitate a contattarmi [email protected]
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L’INAFFONDABILE TITANIC: NEL PRIMO CENTENARIO DELLA TRAGEDIA
Affondata in un mare di misteri
di Tindaro Gatani
L’incidente, che ha visto la Costa Concordia
incagliarsi all’Isola del Giglio, con la nave
che si inclina su un lato dopo aver toccato
uno spuntone di roccia, con alcune persone
che, prese dal panico, si gettava in mare, con
i morti, i feriti e i dispersi, a molti ha richiamato alla memoria la tragedia del Titanic,
avvenuta esattamente 100 anni fa nelle gelide acque del nordatlantico. Le coincidenze
sono molte: tutt’e due le imbarcazioni erano
classificate inaffondabili; tutt’e due erano
grandi navi passeggeri (la Concordia quasi il
doppio del Titanic); tutt’e due sono colate
a picco per aver speronato ostacoli naturali;
tutt’e due hanno imbarcato migliaia di tonnellate di acqua in pochi minuti; tutt’e due
le tragedie si sono consumate in piena notte
e in meno di tre ore.
Mentre sulle cause dell’affondamento della Costa Concordia si è saputo quasi tutto sin dal primo momento,
su quelle del Titanic, a un secolo di distanza, si naviga
ancora nel mistero più fitto. Secondo la ricostruzione
ufficiale, erano le 23.40 del 14 aprile 1912 quando il
Titanic, dopo l’impatto con un gigantesco iceberg, cominciò a imbarcare acqua e a inclinarsi su un lato. Alle
2.30 del giorno dopo, 15 aprile 1912, scompariva alla
vista dei superstiti portandosi nel suo grembo 1.512
dei 2.223 passeggeri imbarcati compresi 800 uomini
dell’equipaggio. Le persone tratte in salvo furono dunque solo 711. Sotto la pressione dell’opinione pubblica
mondiale, angosciata dall’impressionante catastrofe,
fu allora convocata la prima conferenza mondiale sulla
sicurezza della vita umana in mare e per stabilire un più
rigoroso disciplinare di navigazione e il coordinamento
dei soccorsi in caso di pericolo. Il Titanic era il secondo
di un trio di transatlantici ultra veloci, gli altri due erano
l’Olimpic e il Britannic, che la società White Star Line
aveva progettato per i collegamenti celeri tra l’Inghilterra e i porti della costa atlantica degli USA.
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Nelle intenzioni della compagnia armatrice, le tre navi
erano destinate a vincere il confronto con il Lusitania,
il Mauretania e il Carpathia, i tre famosi transatlantici della compagnia concorrente Cunard Line (attuale
proprietaria della Costa Crociere) che, per ironia della
sorte, nel 1927 avrebbe assorbito la White Star Line.
Il Titanic, progettato da alcuni dei più famosi architetti
navali dell’epoca, fu finanziato dall’International Mercantile Marine Co. dell’armatore americano John Pierpont Morgan. La sua costruzione, da parte dei cantieri
navali di Harland and Wolff di Belfast, durò più di due
anni, dal 31 marzo 1909 al 31 maggio 1911, ma per il
completamento degli interni si lavorò fino al 31 marzo
del 1912. Al momento del suo varo, con 269 m di lunghezza, 28 di larghezza e 46.328 tonnellate di stazza,
risultò la nave passeggeri più grande del mondo. La
sua propulsione a vapore, i motori diesel non erano
ancora applicati alle imbarcazioni di questo tipo, si avvaleva di macchine imponenti e di ben 29 caldaie che
bruciavano fino a 728 tonnellate di carbone a giorno.
Nel momento di massima propulsione poteva raggiungere una velocità di 23 nodi, cioè 43 km/h. La capacità
di questo colosso del mare era di 3.457 persone, tra
equipaggio e passeggeri. Il suo costo finale ammontò
a 7 milioni di dollari di allora, circa 400 milioni odierni.
La nave si fregiava anche del titolo di RMS, che stava
per Royal Mail Ship (Nave della Posta Reale) oppure
Royal Mail Steamer (Piroscafo della Posta Reale).
Il curriculum di un capitano
La prima idea della costruzione dei tre transatlantici,
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per i collegamenti veloci tra l’Europa e Stati Unti d’America, era nata nel 1907, con un accordo sottoscritto
da John Bruce Ismay, dirigente della White Star Line,
consociata all’americana Mercantile Marine di Pierpont Morgan, e da Lord William Pirrie, presidente della
Harland and Wolff di Belfast. Dall’intreccio economico
dei tre gruppi nacque una nuova linea di navigazione
chiamata Olimpic, nome che fu dato anche alla prima nave varata. Anche per la seconda imbarcazione fu
scelto un nome di origine mitologica, Titanic, in onore di quelle divinità potentissime, che, per aver osato
sfidare Giove, erano finite relegate nelle viscere della
Terra.
L’Olimpic, varato il 20 ottobre 1910, era la più grande nave fino allora costruita, ma la sua fama sarebbe
stata oscurata, di lì a poco, dal Titanic. Le due navi,
costruite nello stesso cantiere navale, erano chiamate
«sorelle gemelle», perché si somigliavano come due
gocce d’acqua, le differenze erano minime e quasi insignificanti. Erano simili soprattutto per la sontuosità
delle rifiniture di lusso degli interni della prima classe. Il
biglietto di prima classe costava sui 3.000 dollari (circa
70.000 degli odierni) e quello di terza classe appena
32 dollari (circa 700 di oggi). Il Titanic si distingueva
dalla sorella gemella per l’aggiunta, allo sfarzo delle rifiniture e degli impianti sportivi di bordo, di una piscina
coperta sul ponte D, la prima su una nave.
Le gemelle nacquero comunque sotto la brutta stella.
Già nel corso del suo primo viaggio, nel maggio 1911,
l’Olimpic, comandata dal capitano Edward J. Smith,
mentre manovrava nel porto di Manhattan, investì e
quasi affondò il rimorchiatore O.L. Halenbeck. Il 20
settembre dello stesso anno, nel porto inglese di Southampton, entrò in collisione con la corazzata Hawke
al comando dell’ammiraglio Frederick Blunt della Royal
Navy. Il successivo processo riconobbe l’errore di navigazione della nave passeggera e condannò la White
Star a pagare i danni. Le riparazioni dell’Olimpic fecero
rimandare di alcune settimane la consegna del Titanic
alla cui guida fu assegnato proprio lo stesso capitano
Smith, conosciuto, più che per la sua competenza, per
le sue imprese spericolate. Dopo una carriera incredibilmente facile per il risoluto rigore della marina britannica dell’epoca, il 27 gennaio 1889, Smith si era reso
responsabile dell’incagliamento del Republic, una SS
(steam ship = nave a vapore) al largo di Sandy Hook,
nei pressi di New York, che si concluse con la morte di
tre uomini dell’equipaggio per lo scoppio delle caldaie.
Due anni dopo, nel dicembre del 1890, un’altra nave
sotto il suo comando, la Coptic, finì incagliata mentre
tentava di raggiungere il porto di Rio de Janeiro. Nel
1901 su un’altra “sua” nave, il Majestic, scoppiò un
incendio, che fu a stento domato. Un altro incendio
scoppiò, nel 1907, sul “suo” Baltic, nave che viaggiava sotto bandiera della White Star, alle cui dipendenze
Smith lavorò dal 1904 fino alla morte. Smith era stato
poi, sempre sotto la White Star, comandante dell’Adriatic II, transatlantico rimasto incagliato per cinque
ore, con 811 passeggeri a bordo, su un banco di sabbia
all’entrata del canale d’Ambrose nei pressi del porto di
New York (4 novembre del 1909). Nonostante questo
curricolo negativo, che metteva in seria discussione le
sue capacità, Smith veniva considerato uno dei migliori
capitani dell’epoca e si era fatta la fama di essere addirittura uno Storm King ovvero Il Re delle tempeste. A
lui furono affidate le sorti del Titanic.
Il diario di una tragedia
Nella pubblicità martellante del Titanic sui giornali
dell’epoca e sui manifesti, accanto al lusso e ai comfort,
si faceva leva sulla parola magica “inaffondabile”, che
doveva presentare la maggiore garanzia per i passeggeri. L’altra caratteristica, sulla quale si insisteva, per
togliere clienti alla Cunard, era la velocità. La White
Star puntava infatti a raggiungere New York con 24
ore di anticipo sulla concorrente, un giorno in meno
avrebbe fatto la differenza. E per molti sarebbe stata la
velocità a provocare l’incidente del Titanic. Se avesse
rallentato la velocità ai primi segnali di allarme provenienti dalle altre navi, il Titanic avrebbeprobabilmnete
potuto scansare il pericolo, deviando di poco la rotta,
invece, né fu cambiata la rotta né diminuita la velocità
e l’impatto fu violento e fatale.
Il primo avviso telegrafico della presenza degli iceberg
era stata inviata a Smith dal collega Barr, capitano della
nave Caronia, di proprietà della Cunard: «Al capitano
del Titanic: navi dirette a ovest riferiscono presenza
ghiacci; piccoli iceberg e banchi di ghiaccio a 42°
nord da 49° a 51° ovest, 12 aprile. Saluti – Barr». La
prima segnalazione risaliva quindi a due giorni prima
della catastrofe. Un altro importante avvertimento arrivò alle 13.42 dello stesso 14 aprile: a segnalare al
capitano Smith la presenza di grossi iceberg era stato il
collega del Baltic, la nave della sua stessa compagnia,
che, di ritorno da New York, telegrafava: «Al capitano Smith – Segnalo venti moderati, variabili, tempo
bello... Motonave greca Athinai riferisce passaggio
iceberg e grandi quantità di ghiacci avvistati oggi a
41°51’ lat. N e 49°52’ long. O. Auguri a lei a al Titanic – il comandante». Alle 19.30, un messaggio della Californian all’Antillian, captato anche dal Titanic,
a soli sei miglia di distanza, segnalava tre iceberg su
quella rotta (posizione tra 42°3’ lat. N e 49°9’ long.
O). La segnalazione più precisa arrivò alle 21.40. Ecco
quell’allarme: «Da Mesaba a Titanic e a tutte le navi
dirette a est. Presenza di ghiacci alla latitudine di 42°
N a 41°25’ N, long. 49° a 50°30’ O. Avvistati grossi
pack di ghiaccio e vari iceberg. Anche banchi di ghiaccio, tempo buono, scoperto». Un altro perentorio avvertimento, il sesto, arrivò alle 22.30 da bordo della
nave da carico britannica Rappahannock, che segnalava un’avaria al timone dovuta allo scontro con un
banco di ghiaccio. Dal Titanic risposero: «Messaggio
ricevuto. Grazie! Buona notte!».
Tutti quegli avvisi rimasero però lettera morta sul tavolo del comandante e del rappresentate della società
di navigazione, John Bruce Ismay, che sulla velocità
aveva puntato tutto il suo orgoglio di ideatore del Titanic. Non successe nemmeno nulla quando due marinai di guardia segnalarono, la notte era senza luna,
ma il tempo era sereno, l’avvistamento, a occhio nudo,
dell’icerberg. Il loro allarme non venne preso in consi-
derazione dai colleghi accorsi in coperta perché, nel
frattempo, una leggera nebbiolina si era alzata dalla
superficie delle acque impedendone la vista. Quando
la nave si trovò davanti alla montagna di ghiaccio, a
circa 400 m di distanza, l’unica manovra possibile fu
quella di tentare una virata verso sinistra, cioè verso
sud e scansare il pericolo passandogli davanti con il
fianco destro. L’ordine di arrestare le macchine, fare
marcia indietro e ripartire, ebbe l’effetto di una frenata
in curva.
I misteri
Alle 22.55 era di nuovo il Californian che comunicava
al Titanic: «Siamo bloccati e circondati dai ghiacci...»,
ma quell’appello restò senza risposta. Poco prima c’era
stato l’impatto e il Titanic aveva cominciato a imbarcare acqua a prua in grande quantità, i ripetuti scoppi
e il panico facero il resto. Il Titanic si inclinò e quindi
si spezzò in due. Delle 711 persone salvatesi in quella
scena apocalittica ci furono 203 passeggeri della prima, 118 della seconda, 178 della terza classe e 212
membri dell’equipaggio. Per quelli lanciatisi in mare a
-2° C non ci fu scampo.
Tra i superstiti c’era anche J. Bruce Ismay. L’uomo che
si era opposto, con caparbietà, al cambio di rotta e
alla diminuzione della velocità, era «nascosto come un
ladro su una scialuppa di salvataggio, raggiunta facendosi strada a spintoni tra donne e bambini», che affondavano insieme al suo gioiello. Per ironia della sorte,
quell’impresa nata per combattere la concorrenza della
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Cunard, finì per dimostrarne la superiorità sotto ogni
punto di vista, soprattutto quello etico e organizzativo.
La richiesta di soccorso del Titanic, delle ore 00.25, fu
captata da diverse navi, ma quella più vicina al disastro
era la Carpathia, della Cunard, in navigazione verso
il Mar Mediterraneo, a circa quattro ore di distanza
dal disastro. Il suo comandante, Arthur Henry Rostron,
sarebbe passato alla storia come uno degli eroi di tutta
la vicenda. Egli fece infatti marcia indietro, approntando una sala medica e preparando l’accoglienza per i
naufraghi. Per fortuna la sua nave era quasi semivuota
e avrebbe potuto accogliere a bordo tutti i superstiti.
L’ultimo messaggio del Titanic, alle ore 01.55, diceva:
«Sala macchine piena fino alle caldaie», poi nulla più.
I soccorritori, oltre alle scialuppe di salvataggio, non
videro nulla se non «un solo cadavere in acqua». La
nave era scomparsa portando tutto con sé in fondo al
mare. A un mese di distanza, il 13 maggio, un canotto
con tre morti a bordo veniva raccolto in pieno Atlantico da una nave della stessa White Star. Si concludeva
così l’avventura appena iniziata del Titanic.
La sua storia è avvolta da leggende e da misteri descritti in migliaia di articoli centinaia di libri, diversi documentari e film. Ancora oggi, a un secolo di distanza,
non abbiano le prove certe del perché il Titanic affondò. Abbiamo molte, e quindi nessuna, verità. Il primo
mistero a fiorire sulla scia della disgrazia riguarda la
vera identità della nave affondata. Ecco la fantasiosa
leggenda: secondo alcuni a colare a picco sarebbe sta-
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ta l’Olimpic che, per ripararne i danni subiti, era stata
ancorata nel porto di Belfast accanto alla gemella. In
quell’occasione, per cancellarne l’alone di nave disgraziata, fu travestita da Titanic con il cambio delle targhe
e alcune cure estetiche. La fantasiosa teoria, per avvalorare lo scambio è stata sostenuta anche di recente
da Robin Gardner e Dan Van der Vat, in I due Titanic:
l’enigma di un disastro voluto, Casale Monferrato,
Piemme, 1997, che racconta come i proprietari avrebbero deliberatamente deciso di far affondare l’Olimpic
ormai spacciata e incassare il risarcimento assicurativo,
mentre il vero Titanic avrebbe poi continuato a solcare
i mari con il nome della nave gemella. Oggi sappiamo
che i resti della nave affondata, raggiunti da una spedizione franco-americana nel 1985, giacciono a 3800 m
di profondità. Un’altra spedizione del 1997, cercando
di studiarne il recupero, ha accertato che essa è divisa in due tronconi, confermando così la versione dei
sopravvissuti, che la videro spezzarsi in due prima di
colare a picco. Una più accurata ispezione potrebbe
chiarire il mistero del vero nome della nave affondata:
solo il Titanic aveva infatti, come detto, una piscina sul
ponte D.
Le tesi del complotto politico
Gli estimatori dell’esoterico e dell’occulto, nella disgrazia, vedono invece avverarsi la profezia di Morgan
Roberston che, nel 1898, aveva scritto un romanzo
intitolato Futility, or the Wreck of the Titan, la storia
di un transatlantico affondato dopo la collisione con
un iceberg. Un’altra tesi è quella dell’affondamento
da parte di un sommergibile tedesco, avvalorata dai
diversi squarci di circa un metro quadrato riscontrati
dall’ispezione alla chiglia del 1997.
La tesi più fantasiosa e, per molti versi, la più diabolica
è quella che parla del complotto politico ad altissimo
livello per il dominio del Mondo. L’affondamento doveva servire a eliminare i tre maggiori oppositori alla
fondazione della Federal Reserve Bank di New York,
che avevano deciso di viaggiare insieme sulla stessa nave. Si trattava di Benjamin Guggenheim, Isidor
Straus e John Jacob Astor IV. Secondo questa teoria
il capitano Smith sarebbe stato un affiliato dei Gesuiti
dai quali aveva ricevuto l’ordine di affondare il Titanic, senza dare possibilità di scampo ai tre personaggi.
Questo teorema racconta che, nel 1910, sette uomini
si riunirono a Jekyll Island, al largo della costa della
Georgia, per pianificare la creazione della Federal Reserve Bank. Erano Nelson Aldrich e Frank Vanderclip,
che rappresentavano i Rockefeller; Hanry Davidson,
Charles Norton e Benjamin Strong per la JP Morgan
e Paul Warburg per i Rothschild, allora agenti bancari
del Vaticano. Tutti questi banchieri, dopo decenni di
concorrenza, si erano riuniti per ristabilire la pace e fare
un cartello per controllare le finanze a livello mondiale
attraverso la fondazione appunto della Federal Reseve
Bank. Per raggiungere i loro obiettivi bisognava eliminare i tre oppositori, che guarda caso, si sarebbero
appunto imbarcati tutti e tre sul Titanic. L’azione era
coordinata dall’irlandese Francis Browne, il capo dei
gesuiti del suo paese e “maestro” del capitano Smith.
Padre Browne, prima della partenza, si sarebbe recato
a bordo del Titanic per impartire al capitano disposizioni ben precise su quanto avrebbe dovuto fare nel
corso del viaggio. Ricevuto l’ordine di agire e quindi
di immolarsi in ossequio al suo giuramento, il capitano
Smith avrebbe fatto scoppiare degli ordigni e poi diretto la prua verso l’iceberg per confondere le idee. Tra le
persone tratte in salvo non c’era nessuno dei tre milionari. La Federal Reserve Bank sarebbe stata, effettivamente fondata l’anno dopo. Questa teoria, sostenuta,
tra gli altri, da Bill Hughes in The secret terrorists, sarebbe provata dalle indagini della ditta che vorrebbe
riportare a galla i due tronconi del Titanic. Dai rilievi
eseguiti, con le tecniche più moderne, sulla chiglia non
ci sarebbe una lunga falla riconducibile all’impatto con
l’iceberg, ma diverse “fessure” di circa un mq di superficie che potrebbero essere più compatibili con un’esplosione interna (le mine del capitano Smith) o con
un assalto esterno (i siluri del sommergibile tedesco).
Altri misteri riguardano l’incendio di carbone che covava sul Titanic sin dalla partenza e quell’altra della
mancanza di binocoli per le vedette in coffa a causa
di un ufficiale licenziato che s’era portato via le chiavi
dell’armadio che li custodiva.
Le perizie più recenti hanno comunque riabilitato l’acciaio delle paratie stagne che a un primo esame era
stato considerato la causa del disastro per la sua cattiva qualità. Il Titanic, oltre che nel profondo oceano, è
immerso dunque, a un secolo di distanza, in un mare
di misteri, con le sue ricchezze che alimentano ancora
oggi la fantasia di scrittori e giornalisti: nel suo grembo
ci sarebbe seppellito un carico di diamanti valutabili in
300 milioni di dollari e poi gioielli e tanti altri oggetti
di grande valore.
la
Rivista
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L‘inverno è ormai passato,
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Alba, aprile 1945. In città è arrivato il
tesoro della Quarta Armata. Il denaro,
il frutto delle requisizioni, le ricchezze che una forza di occupazione accumula in guerra: tutto questo viene
spartito tra la Curia e i partigiani. Il
vescovo affida la propria parte a un
giovane promettente, cresciuto in seminario: Antonio Tibaldi. Il capo dei
partigiani rossi, Domenico Moresco,
tiene la propria parte per sé, tradendo l’amicizia del compagno Alberto e
la memoria della donna che entrambi
hanno amato: Virginia, occhi chiari,
sorriso a forma di cuore e coraggio
da combattente, torturata e uccisa dai
fascisti. Alba, 25 aprile 2011. In un bosco sulla Langa viene ritrovato il cadavere di Moresco, divenuto industriale
del vino, capostipite di una delle due
grandi famiglie della città. Sul caso, oltre alla polizia, indaga Sylvie, detective
tanto spregiudicata quanto seducente,
ingaggiata dal capo dell’altra dinastia:
Tibaldi. Alba, 1963. Un grande scrittore, outsider della letteratura italiana,
impiegato della Tibaldi Vini, sente vicina la morte. Cerca di ricostruire la storia del tesoro, della guerra partigiana,
di un amore perduto. E intuisce i fili di
una vicenda destinata molti anni dopo
a finire in un delitto, sulla cui scena si
agitano fantasmi del passato, comunisti, sacerdoti, fascisti, mogli tradite e
traditrici, figli forse illegittimi, passioni
romantiche e sadiche. Con una scrittura veloce e incalzante, una cifra straordinariamente originale, Aldo Cazzullo
costruisce un romanzo che è al tempo
stesso un avvincente noir, una grande
storia d’amore e un racconto simbolico che getta una luce inattesa sulla
nascita di una nazione, la nostra.
Aldo Cazzullo (Alba, 1966), dopo
quindici anni alla Stampa, dal 2003
è inviato ed editorialista del Corriere
della Sera. Non aveva mai pensato
di scrivere un romanzo. Fino a quando non si è imbattuto, nella sua città, in una storia che non poteva non
essere narrata.
Dolente, osceno, irrimediabile.
Il romanzo che per la prima volta
svela il fascino e l’orrore della violenza nera.
Per il ventenne Stefano Guerra la
violenza è bellezza e l’odio una legge nuovissima e antica.
C’erano anche lui e i suoi camerati
a combattere contro la polizia in un
lontano giorno del 1968, in Italia, a
Roma, a Valle Giulia. Da quel giorno
la vita del giovanissimo neofascista
coincide con l’illusione della rivoluzione e l’asservimento reale a ogni
potere, fino alla strage. E mentre
prosegue il suo percorso di carnefice, sempre più disilluso, intorno a lui
si snoda una storia che non avevamo mai letto. La storia segreta delle trame nere in Italia negli anni dal
1969 al 1972.
Attraverso la vicenda di Stefano, il
suo coinvolgimento in numerose
azioni terroristiche, ripercorriamo
la tragica storia di quegli anni. Una
storia, ripercorsa in flash-back, che si
apre oggi a prospettive sconfinate e
inquietanti. Perché mai un romanzo
aveva saputo ritrarre con tanta forza
il fiume selvaggio che scorre sotto la
storia, le credenze, la politica. Ed è
sempre sul punto di tornare, sotto i
nomi più nuovi. E il suo cuore è sempre quello, batte anche in ciascuno
di noi.
Alberto Garlini ne circoscrive, con
precisione chirurgica, la sfuggente forma, raccontando il destino di
personaggi umanissimi e veri, travolti come pagliuzze nella corrente,
dall’Italia al Sudamerica e al mondo.
Alberto Garlini è nato a Parma nel
1969, vive a Pordenone. Ha pubblicato Una timida santità e Fútbol
bailado per Sironi editore; Tutto
il mondo ha voglia di ballare per
Mondadori e, nel 2012, La legge
dell’odio per Einaudi. È tra i curatori
della manifestazione culturale Pordenonelegge.
Due coppie di donne soggiornano in
una stazione termale: una bambina
con la zia, e due vecchie amiche. Si incontrano, si chiacchiera, si fa amicizia;
si osservano e si studiano. Le vite delle
quattro donne, ognuna con i suoi segreti e i suoi silenzi, si rispecchiano l’una dentro l’altra. E poco a poco affiora
il passato, si scoprono i segreti, inconfessati o rimossi, si illuminano caratteri,
emozioni e modi diversi di affrontare
i drammi della vita. Le terme sono
«un centro medico dove si curano le
malattie della vanità»: e ciascuna di
queste donne, perfino la bambina, ha
il suo conto sospeso con il passare del
tempo e la bellezza. In realtà la stazione termale è un apparente paradiso
provvisto del suo elisir di lunga vita,
ma nelle sue pieghe si nasconde il piccolo inferno che l’eterna giovinezza ha
sempre chiesto in cambio. Fra le due
coppie si intrecciano in quei pochi giorni tanti fili, componendo tutti i rapporti
possibili. Ognuna ha il suo segreto, che
la bambina, come un piccolo segugio,
inventa e stana. Quando un segreto si
svela, un altro si crea: come se la stazione termale fosse il brodo di coltura
di quei batteri (la solitudine, la morte,
l’amore...) che dovrebbe curare e tacere. È una novella-ragnatela, in cui
il femminile sembra trovarsi nel suo
luogo proprio, mentre il maschile resta
all’esterno, a delimitare un altro territorio, il luogo dei desideri e delle paure, dove fatalmente si dovrà tornare.
Così il protagonista di questo raccontare – un protagonista che verrebbe
voglia di definire settecentesco – è il
segreto con il suo erotismo.
Ginevra Bompiani è nata a Milano.
Ha pubblicato libri di narrativa e saggistica, fra i quali: Le specie del sonno
(1975), Spazio narrante (1978), Mondanità (1980), L’incantato (1987 , L’attesa (1988), L’amorosa avventura di
una pelliccia e di un’armatura (2000).
Vive a Roma dove dirige la casa editrice Nottetempo.
la
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La rinascita del Museo Nazionale di Zurigo
Primo colpo di piccone per l’ampliamento
Le rappresentanti e i rappresentanti della
Confederazione, del cantone di Zurigo, della
Città di Zurigo e del Museo Nazionale Svizzero hanno partecipato alla cerimonia del
primo colpo di piccone per l’ampliamento
del museo. Viene dato così il via ufficiale
all’ampliamento del museo nazionale che
diventerà un museo moderno proiettato verso il futuro.
Gustave-Ernest Marchand, Direttore dell‘Ufficio federale delle costruzioni e della logistica, Martin Graf,
consigliere di Stato del Cantone di Zurigo, Corine
Mauch, Presidente della città di Zurigo, Markus Notter, Presidente del consiglio museale del Museo Nazionale Svizzero, Emanuel Christ, architetto di Christ &
Gantenbein e Andreas Spillmann, Direttore del Museo
Nazionale Svizzero hanno impugnato il piccone sul
luogo dove prenderà avvio l’ampliamento in presenza
di numerose personalità del mondo della politica, della
società, dell’economia e della cultura.
Questo atto simbolico prelude la nascita di un nuovo
museo nazionale ampliato e proiettato verso il futuro. Ora la costruzione può iniziare grazie ai parlamenti della Confederazione, del Cantone e della città di
Zurigo, nonché a donatori privati che hanno concesso
il finanziamento e grazie ai cittadini della città e del
cantone di Zurigo, che hanno approvato con una larga
maggioranza di voti l’ampliamento del museo.
L’inaugurazione dell’edificio nuovo e dell’ala della
scuola di arti applicate completamente ristrutturata
è prevista nell’estate 2016. Durante i lavori il museo
continuerà a funzionare senza alcuna limitazione.
Il progetto
Il progetto di ampliamento del Museo nazionale poggia sui principi architettonici che già caratterizzavano
l’edificio concepito nel 1898 da Gustav Gull, vale a dire
l’accostamento di elementi diversi, un sistema di tetti e
una serie di facciate in pietra. Queste affinità consentono all’edificio vecchio e a quello nuovo di dialogare
tra di loro e di creare una nuova unità.
L’edificio di Gustav Gull, composto da una serie di ali
che formano una figura aperta a «U», verrà completato da un’ala supplementare che, collegando due punti
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Rivista
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Il nuovo Museo Nazionale di Zurigo in una ricostruzione al computer.
dei corpi architettonici esistenti, costituirà in tal modo
una struttura chiusa e continua. Il ponte rappresenta
l’elemento centrale del nuovo edificio, nella misura in
cui stabilisce una comunicazione spaziale e visiva tra il
parco e il museo. In quanto scultura in pietra, esso è
concepito come una costruzione massiccia. Un passaggio collega il parco alla città, rafforzando in tal modo la
funzione urbana del museo.
Il cammino è invece l’elemento che contraddistingue la
disposizione delle sale espositive: il nuovo edificio traduce l’idea di un museo concepito come un cammino
che i visitatori percorrono attraverso le mostre. Questo percorso è composto da unità molto diverse le une
dalle altre e definite in funzione delle loro dimensioni
e proporzioni, delle condizioni di illuminazione, delle
vedute sugli spazi circostanti e dei collegamenti visivi
tra le sale. Ogni unità possiede un carattere proprio,
che costituisce il punto di partenza del suo allestimento
museografico.
Le sale che accoglieranno le mostre temporanee e
permanenti formano un percorso che unisce il vecchio
edificio a quello nuovo. Esse sono concepite come spazi modulabili in grado di adeguarsi alle diverse esposizioni temporanee, consentendo in tal modo di attuare
un programma espositivo moderno. Il progetto di ampliamento prevede pure la creazione di una biblioteca,
di un auditorium e di un ristorante. Il risanamento del
vecchio edificio e la costruzione di quello nuovo consentono di creare gli spazi e le infrastrutture necessari a
un museo nazionale capace nel contempo di soddisfare le esigenze attuali e di guardare al futuro.
Il nuovo edificio stabilirà un collegamento con le due
ali dell’edificio storico, ciò che permetterà ai visitatori
di percorrere il museo senza dover tornare sui propri
passi. Accanto alle nuove sale espositive e a un centro
di studi, il progetto prevede l’allestimento di strutture
moderne destinate ad accogliere le attività di mediazione culturale per le scuole e gli altri gruppi di visitatori.
La realizzazione di workshop dedicati alle collezioni e
ai temi trattati nelle mostre, di cui fanno ampio uso
soprattutto le scolaresche, potrà così essere adeguata
a una domanda in costante crescita.
In futuro, i visitatori del museo verranno accolti in un
foyer spazioso e conviviale in cui vari gruppi di persone
potranno darsi appuntamento e ricevere tutte le informazioni necessarie. L’entrata del museo ritroverà la sua
ubicazione originale, vale a dire il portale centrale semicircolare. Il nuovo foyer offrirà una boutique fornita
di una vasta gamma di articoli, vari welcome desk per
l’accoglienza del pubblico, nonché un caffè accogliente ideale per uno spuntino. Situato nelle immediate vicinanze del foyer, al pianoterra dell’ala che accoglieva
in passato la scuola di arti applicate, il ristorante del
museo occuperà una posizione centrale. Con un’ampia
scelta di pietanze, un’architettura attraente, vari posti
a sedere all’esterno e orari di apertura indipendenti da
quelli del museo, questo ristorante valorizzerà in modo
significativo l’offerta gastronomica del centro città.
Il centro studi
Il centro di studi previsto nel nuovo edificio e nell’ala
ristrutturata che accoglieva in passato la scuola di arti
applicate sarà un luogo dedicato alla ricerca, alla riflessione e alla scoperta. Comprenderà una biblioteca, una
fototeca e le collezioni di studio del museo costituite
dalle sezioni di numismatica, fotografi a e archeologia,
dalle arti grafi che e dall’archivio tessile.
Gli utenti della sala di lettura godranno di una splendida vista sulla Limmat e in estate potranno persino
accedere a una terrazza. La biblioteca metterà a disposizione degli specialisti e di tutte le persone interessate
Corine Mauch, Sindaco della città di Zurigo in posa per
il primo colpo di piccone.
un’ampia scelta di opere, riviste e articoli giornalistici
dedicati alle mostre, alla storia svizzera, a temi generali
sulla storia culturale, nonché una letteratura specialistica sulle diverse collezioni del museo. Le collezioni di
studio permetteranno a studenti, a ricercatori e a ogni
tipo di pubblico interessato di accedere direttamente
agli oggetti originali.
Stampe, fotografi e facsimile accompagnati da saggi
specialistici saranno a disposizione del pubblico nella
sala di lettura e gli oggetti delle collezioni numismatiche e archeologiche verranno esposti in sale appositamente allestite. Le persone attive nel campo creativo potranno trarre ispirazione dai campionari e dagli
scrapbooks delle aziende tessili svizzere o dai lavori
dei disegnatori grafici svizzeri. Situato nelle immediate vicinanze, l’archivio delle fotografi e delle collezioni
completerà l’offerta. In collaborazione con le scuole
universitarie e gli altri istituti scolastici, il museo proporrà sul posto diversi moduli d’insegnamento, come
per esempio corsi d’introduzione alla storia dell’arte o
esercizi pratici.
Infine, un nuovo auditorium multifunzionale con una
capienza di circa 200 posti, nonché sale annesse e di
catering, sarà in grado di accogliere non solo le molteplici manifestazioni del Museo nazionale, ma anche
seminari esterni, congressi e altre attività.
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Carnet
Il futuro della nostra economia
(Tavola rotonda in lingua inglese)
Volatility, uncertainty, complexity, ambiguity have become a constant challenge for today’s decision makers. Is this the new normal in our economy? During this
roundtable we will explore these fast changing economic
times from leading institutional, academic and business
perspectives.
Event: “The future of our economy: an overview from
different perspectives”
Date: Thursday, 12th April 2012
Program: 18:30 Open doors
19:00 Roundtable
20:10 Aperitif
Speakers: Jaime Caruana, General Manager, Bank for International Settlements
Paolo Manasse, Professor of Macroeconomics and International Economic Policy at the
Bologna University and Economics of Financial Crises at
the Bocconi University
Luca Schenk, CEO, BX Berne eXchange
Location: Hotel St. Gotthard - Bahnhofstrasse 87
8021 Zurich
Registration: This event is free but registration is required
due to space limit.
«Un Palco all’Opera»
R. Leoncavallo, G. Verdi
Federica Zanello Soprano - Stefano La Colla Tenore
Gabriele Nani Baritono - Roberto Barrali Piano
Eddy De Rossi Arpa - Fausto Solci Violoncello
Entrata Fr. 20.-- Apertura ore 18.45 - Organizza: Avis Uster
Venerdì 20 aprile 2012, alle 19.30 alla Stadthofsaal di
Uster si svolgerà un concerto vocale strumentale dal titolo
“Ponchielli ed il suo tempo”
Musiche di A. Ponchielli, G. Puccini, P. Mascagni,
Please confirm your attendance on
http://ch.amiando.com/BAA_Roundtable_2012
or by email at [email protected]
organizza: Associazione Bocconi Alumni Zurigo
Teatro
dell’improvvisazione a Zurigo
La Compagnia Teatrale I Beccafichi presenta
All’Improvviso! Uno spettacolo di improvvisazione
teatrale per la regia di Andrea Noce Noseda.
19-20 21 aprile alle ore 20.15 alla Theatersaal Uni Irchel
di Zurigo
Entrata: 25.--, studenti 18.-Domenica 22 aprile alle ore 18.00 nel salone della Casa
d’Italia di Zurigo
È IL MARCHIO CHE DISTINGUE
LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA.
CERCATELO E TROVERETE
ACCOGLIENZA DI QUALITÀ.
Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping
e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione
rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia.
Per saperne di più cliccate su www.10q.it
Cos’è l’improvvisazione teatrale? Facile: l’attore sale sul
palco, non sa quel che farà, ma farà proprio quello che
non sa che sta per fare. Passata la paura del vuoto, l’attore scopre di saper volare… e il pubblico lo adora. Lo adora
per la sua audacia, per la sua generosità, per il luccichio
che brilla negli occhi dell’attore mentre vola… pardon:
improvvisa.
L’improvvisazione è l’abc del mestiere dell’attore, il modo
migliore per conoscere il mondo della propria fantasia,
dove si nascondono infinite storie ed infiniti personaggi.
I Beccafichi organizzeranno un corso giocoso di improvvisazione teatrale dal 4 al 6 maggio (venerdì 19.30-22°°,
sabato e domenica 10°°-17°°) nel teatro dell’Università di
Zurigo Irchel (Winterthurerstr. 190).
Il corso è limitato a 25 partecipanti, il costo complessivo
è di Fr. 80.-Informazioni
info@ibeccafichi o sul sito: www.ibeccafichi.ch
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GIOVANI COLORI SU TELE ALLA VIEILLE VILLE
Dario Moroni e la pittura figurativa
tra Ginevra e Sondrio
di Gherardo Cantoni
Una conversazione, al caldo di un caffè della
Città Vecchia di Ginevra con uno dei maggiori pittori italiani contemporanei della Svizzera romanda, in esclusiva per La Rivista, documenta la fase recente del lungo percorso
artistico di questo pittore valtellinese. Il suo
studio è poco distante in Place du Bourg de
Four. Rivedo Dario Moroni dopo poche settimane dalla nostra ultima chiacchierata. Al
momento dell’intervista all’inizio di febbraio fa un freddo polare in tutta Europa e lungo le rive del Lemano le panchine, gli alberi
e le automobili sono vittime di quel bizzarro
fenomeno che si chiama blizzard. In alcuni
punti del lago tutto è avvolto dal ghiaccio.
Con grande cura del dettaglio, i lati della tela sono
dipinti anch’essi con la tonalità dominante dell’opera.
Temperature, atmosfere e suggestioni. Gli occhi sono
coinvolti in un turbine di tinte. L’uso che il Maestro
Moroni fa del colore è totale, completo. Le sue tele, infatti, specialmente nell’ultima fase del suo percorso di
ricerca, hanno una gamma impressionante di tonalità
che in pochi oggi riescono a spargere sulla tela senza
creare confusione. Con la tecnica dell’acrilico i colori si
sovrappongono, ma non si mischiano. È piuttosto rara
l’abilità con cui Moroni riesce a diluire il colore, rendendolo, tuttavia, corposo e sensuale in perfetto concerto con la composizione del quadro. La varietà di tonalità calde e fredde s’amalgama senza sovrapporsi e
senza annullare reciprocamente la luce di ogni colore.
Questi dipinti emanano luce propria e captano l’attenzione del pubblico. Tutto ciò deriva dalla ricerca spasmodica in un ciclo di opere coerenti e innovative.
Figure umane stilizzate come nei graffiti neolitici e
campi arati visti dall’alto. Atmosfere primordiali in cui
gli uomini compaiono raramente se non nelle serie di
tele dei Rematori nel deserto: due figure di Hobbesiana memoria che indicano come la mancanza di cooperazione tra gli uomini e l’individualismo esasperato
portino ad una statica fatica. In un deserto senza orizzonte, torrido, dalle tinte arancioni fortissime e senza
cielo, senza spazio per procedere, i due remano uno
contro l’altro senza andare da nessuna parte, annullando lo sforzo di ognuno in un equilibrio insano. Un
Il pittore Dario Moroni durante l’intervista.
deserto vuoto e fermo fa da sfondo in questo ciclo di
tele angoscianti nel loro senso profondo.
Il blu Cina affianca il giallo canarino dei limoni grandissimi. Toni polarizzati da Gaugin per una natura morta mediterranea delle Cinque Terre, dell’ermetismo di
Montale. Un cenno, una pennellata soltanto. Moroni, infatti, accenna, indica, ma non mostra. Spetta poi
all’appassionato collezionista cogliere ed elaborare ciò
che Moroni vuole soltanto suggerire senza imporre
nessuna visione personale. Anzi, con la massima libertà
le sue opere hanno vari piani di lettura: dalle citazioni
del decorativo e pasticciato Jackson Pollock, partendo
dalla prima fase classicamente figurativa di paesaggi montani e nature morte floreali per poi passare al
simbolismo delle bottiglie, fragili contenitori come l’attitudine passiva e vittima degli eventi che le persone
possono avere a propiro svantaggio.
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Opera astratta, 2008, tecnica mista su tela, 50 cm x 30 cm.
I due rematori, 2006, acrilico su tela, 40cm x 50 cm.
L’osmosi di tinte allucinogene e psichedeliche veicola
l’astrattismo degli elementi. Terra, aria, acqua e fuoco
con l’albero da intermediario tra loro non sono nettamente separati ma in un luogo paludoso si mescolano.
I riferimenti biblici e pagani sono numerosi e forse inconsci. L’albero del bene e del male, l’arbusto ardente
incorrotto e la vita che da lì si genera sono solo alcuni
dei segni che dominano questo ciclo di tele. L’albero ne
è un motivo ricorrente sempre attaccato alla vita e sospeso tra cielo e terra. Spesso raffigurato di smalto rosso vermiglio come arterie di sangue denso di ossigeno.
Dario Moroni ha intrapreso ormai da anni un percorso
artistico che si è articolato in quatrro fasi. Ogni fase ha
una particolare dimensione emotiva collegata alla precedente e nella mostra dal titolo “Lune, soleil, arbres
poules et coqs” i quadri di Moroni si legano alla toponomastica e alla storia di Ginevra rievocando il via vai
della rue des Belles Filles e i calzolai che approfittarono
della clientela maschile delle “belles filles” per rifare le
suole nella rue Chausse-Coqs. Luoghi questi che Moroni conosce bene e indicano il suo radicamento a Ginevra e l’energia positiva che trasuda dalle sue opere,
prodotto forse del suo attaccamento alla Vieille Ville.
una specie di filo rosso per tutta la mia vita. Ho fatto
anche altre cose, ma la pittura è sempre stata presente.
A breve sarà pronto il catalogo con le sue ultime mostre. Ripercorriamo la sua formazione artistica. Quando nasce la passione per la pittura? E perché la predilezione per l’utilizzo della tecnica mista?
Punto dal demone della pittura o dall’angelo della pittura, come vogliamo vederlo? Quando avevo quattordici
anni è nata questa passione e poi ho continuato. È stata
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Sì, perché lei è anche avvocato e ha lavorato in qualità
di esperto legale alla WIPO (World Intellectual Property Organization) nella sede di Ginevra.
Con ironia potrei dire come molti altri grandi pittori:
Matisse, ad esempio, aveva studiato diritto.
Anche Vassily Kandinsky e Paul Cézanne
avevano studiato diritto.
Sono stato a vedere recentemente la mostra su di lui
a Milano (N.d.R. Cézanne, les ateliers du midi al Palazzo Reale) e poi sono stato ad Aix-en-Province lo
scorso gennaio. È molto bella la zona della montagna
Sainte Victoire. Molto stimolante. Un altro pittore con
alle spalle studi di diritto è Antoni Tapies. È morto il 3
febbraio scorso a 88 anni. La pittura, quindi, come filo
conduttore per tutta la mia vita. È un modo per comunicare un sistema di conoscenza. È uno strumento per
approfondire la conoscenza di sé e trovare un indirizzo morale com’è sempre stato nei vari periodi storici.
È un modo per scambiare delle idee con gli altri, per
interloquire. La pittura permette di contemplare l’aspetto razionale ed emotivo delle cose. È una funzione
trasversale che nella società permette di documentare
l’economia, la sociologia e la storia.
Moroni a chi s’ispira? Qual è la sua pittura?
Ho iniziato con un periodo figurativo, poi mi sono dedicato alla pittura astratta. Infine, ho cercato di fonde-
re le due tendenze: astratto e figurativo insieme. Allo
stesso tempo ho approfondito la pittura simbolica e
anche quella essenziale.
Facciamo alcuni esempi.
Per il periodo figurativo sceglierei il ritratto di donna. Traggo ispirazione dalla quotidianità, dalle piccole cose, da una bottiglia, una nuvola, un albero, una
caraffa, un cucchiaino. Da piccole cose. Un viso, uno
sguardo. Da un sorriso. Anche dai viaggi che ho fatto
in luoghi magari simbolici come l’Isola di Pasqua o il
fiume Mekong, i monasteri tra l’Europa Occidentale e
Orientale e Il deserto di Atacama in Cile.
Dopo aver visitato questo deserto ha trovato qualche
spunto per “I rematori nel deserto”?
Ci sono varie versioni di questo soggetto. Rappresenta le forze contrapposte. Tutto nella natura è spesso
strutturato in forze così contrapposte da pensare che
l’equilibrio non si possa raggiungere: c’è la luce e il
buio, il caldo e il freddo. Questi aspetti spesso ci circondano. Quel quadro simboleggia che quando siamo uno contro l’altro non riusciamo ad avanzare ed
è come remare in un deserto statico e afoso. Questa
è una metafora del non collaborare e del non aiutarsi
reciprocamente. Lo scopo della vita è di avanzare e di
migliorare le cose. Creare rapporti interpersonali positivi e armoniosi. La pittura è uno strumento per fare
Arancia rossa, 2004, acrilico su tela, 60 cm x 60 cm.
ciò e in teoria tutta l’arte dovrebbe favorire l’armonia
tra le persone.
Come può un quadro astratto migliorare l’armonia tra
le persone? Penso ad esempio alla critica che Krusciov
fece a un’esposizione di artisti d’avanguardia astratta della sua epoca. Krusciov li sgridò affermando con
veemenza che la loro arte era inutile per il progresso
della società socialista. Il mio discorso è più semplice.
Penso che l’arte possa creare stati d’animo armoniosi,
positivi, gioiosi e anche nei rapporti interpersonali può
generare energie positive.
La sua ultima mostra quando è stata?
Di recente, presso la Gallerie Chausse-Coqs nella Città
Vecchia di Ginevra ed era dedicata alle simmetrie e alle
corrispondenze. Dall’11 al 18 dicembre e poi ripresa
dall’11 al 18 gennaio 2012.
Come si trova a Ginevra?
È una città un po’ algida e con molti paradossi. È provinciale e cosmopolita al tempo stesso. Chiusa su se
stessa e aperta sul mondo. C’è molta ricchezza e molta
povertà al tempo stesso. È il famoso sesto continente.
Dopo questi anni a Ginevra pensavo di trasferirmi magari in un’altra città, dove la scena artistica è magari
più appassionante. Londra oppure Berlino. Vedremo.
Adesso siamo alla ricerca dell’ottavo continente.
Limone sospeso, 2003, tecnica mista su cartone, 50 cm x 50.
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LImone su sfondo azzurro, 2004, tecnica mista su cartone,
50 cm x 100 cm.
Opera astratta, 2010, acrilico su tela,
100 cm x 100 cm.
La prossima mostra ha attirato molti collezionisti?
Sì, liberi professionisti, architetti, avvocati, esponenti di
ONG, studi professionali. Anche un gallerista di Nyon.
Proprio oggi ho incontrato dei collezionisti siriani che
abitano qui a Ginevra e poi un architetto svizzero. Finora sono stato discreto nella pubblicazione delle mie
opere, perché ho voluto consolidare uno zoccolo duro
su cui sviluppare i miei soggetti. Ho fatto otto mostre
negli ultimi sette anni. Per capire certe mie dinamiche
ho fatto una mostra sul caos e l’ordine. Un’altra sulla
velocità e il tempo. Sono sempre mostre ironiche, sottili e con vari significati e livelli di lettura. Una mostra
sul frammento, sul tutto e l’unità in cui la somma delle
parti dà più dei singoli elementi insieme. Grazie alle
mostre si condividono esperienze. L’aspetto sociale è
presente, ma soprattutto si condividono lavori e le mostre mi aiutano a migliorare e ad approfondire i soggetti che affronto con la pittura. L’ultima mostra che
ho fatto dedicata alle simmetrie mi ha permesso di andare oltre la vita quotidiana e il tran tran del lavoro e di
cogliere nuovi aspetti. La simmetria del nostro corpo,
l’aspetto speculare della realtà. Il nostro rapporto con
noi stessi. Il caos e l’ordine permettono di far emergere un terzo elemento diverso che non c’entra nè con
l’uno nè con l’altro. La mostra sulla velocità e il tempo
invece indicava che questi due elementi sono collegati
e che viviamo in modo forse troppo frenetico.
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Non prendiamo il tempo per riflettere
su quello che facciamo...
Ad esempio. Sempre per riuscire a creare rapporti interpersonali positivi. Spesso siamo presi da eccessiva
competizione l’uno con l’altro e trascuriamo i rapporti
umani armoniosi che sono una delle cose bellissime
della vita. Rapporti positivi e costruttivi che grazie alla
pittura riesco ad impostare. La pittura mi ha permesso
di approfondire tutto questo. È un modo per comprendere la realtà nella sua duplicità razionale ed emotiva.
Al tempo stesso è punto d’incontro e accordo di forze
spirituali e forze materiali.
In questo periodo che cosa sta dipingendo?
Sto preparando la prossima mostra che avrà luogo in
primavera.
Della Valtellina cosa mi racconta?
Sono molto affezionato alla mia terra e ci sono paesaggi che mi piacciono molto. Forse la gente è un po’
chiusa, ma si sta gradualmente aprendo. Per vari secoli
è stata chiusa e ne ha un po’ risentito. Amo Ginevra e,
quando ritorno dopo un viaggio, l’apprezzo ancora di
più. Non bisogna lasciarsi fossilizzare. Può essere una
palude. Si parte e poi si ritorna. Se non ci si muove,
Ginevra tende a bloccare.
Il bacino del lago Lemano rimane uno dei luoghi
più belli d’Europa.
Cerco di trovare il bello ovunque. In qualsiasi situazione, in qualsiasi persona, in qualsiasi luogo. Ed è un
esercizio di ascesi spirituale. Mi affascina molto l’esperienza umana e spirituale della pittura. Le dicevo che
sono stato in Provenza sui passi di Cézanne ed è stato
Opera astratta, 2012, tecnica mista su tela, 100 cm x 100 cm.
un viaggio molto intenso.
Quale tecnica predilige?
Mi piace molto la tecnica mista su tela, olio e tempera.
Anche la china mi piace. La trovo molto intensa.
I limoni su sfondo blu.
Credo sia uno dei suoi quadri più belli.
È un simbolo che rappresenta la gioia e il riso, la solarità. È buono il suo gelato?
Ottimo
Un modo di combattere il freddo in inverno è mangiare cose fredde e per combattere il caldo d’estate è
mangiare cose calde.
Funziona?
Ma, così si dice.
Per informazioni sulle quotazioni delle opere di
Dario Moroni contattare la Galleria Chausse-Coqs
di Ginevra - [email protected]
Opera astratta, 2011, acrilico su tela, 80 cm x 40 cm.
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IL MORANDINI 2012
La Treccani della settima arte
di Augusto Orsi
Erroneamente per qualche anno, avevo pensato che
i dizionari dei film tipo il Morandini avessero perso la
loro utilità, soppiantati dalla stragrande quantità di informazioni online. Ora però mi sono resto conto che
queste sono utili nella loro immediatezza, ma non possono sostituire opere di consultazioni quali il Morandini
concepite non solo per appagare la nostra curiosità cinefila, ma per fornire ponderate informazioni e giudizi
validi a 360 gradi su film, cinema ed affini.
Il Morandini 2012 - dizionario dei film di Laura, Luisa e
Morando Morandini, azienda familiare del sapere cinematografico - è un corposo volume di 2048 pagine e
1762 grammi. Una splendida e significativa immagine
di Habemus Papam, ultimo lungometraggio di Nanni
Moretti - che allo scorso Festival di Cannes ha ammaliato e conquistato i francesi - (quest’anno Moretti è
presidente sulla Croisette, forse anche per Habemus
Papam) - ci trasporta in media res. Se volessi esagerare
potrei che il Morandini è la Treccani della settima arte.
Però, per essere più pragmatico dico che il Morandini
è un ottimo strumento di lavoro per approfondire le
nostre conoscenze sul cinema. Un’opera indispensabile da tenere accanto al lettore di DVD, al televisore e
al videoregistratore. Un dizionario redatto con amore
e talento da profondi conoscitori del cinema in tutte le
sue pieghe: il trio Morandini si compone da Morando,
il capostipite, apprezzatissimo critico cinematografico,
Laura la moglie operatrice culturale di lungo corso e
Luisa la figlia ex attrice e docente di cinema.
Il Morandini 2012, nella sua parte centrale, presenta
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24.500 film usciti sul mercato italiano, dal 1902 all’estate 2011 di cui più di un migliaio di prodotti per l’home video o la televisione. Aspetto questo molto utile
per i fruitori d immagini in movimento in quanto oggi,
malauguratamente si va meno al cinema e si guarda
molto di più il cinema alla tele. Di ogni film oltre al
titolo in italiano, il Morandini dà: titolo originale, anno
d’uscita, regista, principali interpreti, una sintesi della
trama, una concisa analisi critica. Mentre il gradimento dei critici è espresso in stellette (da 1 a 5) quello
del pubblico (il Morandini è l’unico a riportarlo) in pallini, (da 1 a 5). Ciò è bello e significativo in quanto
sovente i giudizi delle due categorie fortunatamente
non coincidono. La consultazione del celebre dizionario può essere fatta su carta, su DVD, dove oltre alle
trame di tutti e 24.500 film, più di 7000 schede sono
corredate da un’immagine, oppure online. Il dizionario
2012 contiene la licenza annuale per questo tipo di
consultazione. Negli indici oltre agli autori letterari e
teatrali, risultano molto utili quelli dei titoli originali e
nelle appendici, i Premi Oscar, i miglior film e la Mostra
del cinema di Venezia.
Nella 14a edizione del dizionario dei film di Morando,
Laura e Luisa Morandini 500 le nuove schede inserite
di cui 271 di film italiani. Tra le new entry, il campione
d’incassi italiano: l’exploit Che bella giornata di e con
Checco Zalone. Per il Morandini merita 3,5 stelle perché è un film “politicamente scorretto, capace di far
satira con leggerezza graffiante su un’Italia dove contano le conoscenze più che la conoscenza, sul familismo, il clericalismo, il militarismo camuffato”. Giudizio severo invece per Qualunquemente con Antonio
Albanese (2 stelle): “Dispiace maltrattare un comico
- spiega il dizionario - che assai stimiamo, ma qui si
è cacciato in un film monocorde, ripetitivo e contagiato dalla volgarità aggressiva del suo Cetto”. Male
anche il Cigno Nero dove “la Portman (premiata con
un Oscar) piange e piagnucola per tutto il film; Cassel è il solito carogna”. Quest’anno invece il massimo
delle stellette assegnate sono state le quattro a Rudolf
Jacobs l’uomo che nacque morendo di Luigi Faccini e a
The Tree of Life di Terence Malick (“è un film-mondo,
totale se non totalitario, fragoroso ma anche sottile”),
all’affresco risorgimentale di Noi Credevamo di Mario
Martone e Il Discorso del Re di Tom Hooper.
Tre stelle e mezzo all’esordiente Alice Rohrwacher e al
suo Corpo Celeste: “Film sottovoce, ma scomodo”; al
remake dei fratelli Coen di El Grinta.
Sequenze
di Jean de la Mulière
CORPO CELESTE
di Alice Rohrwacher
THE DEEP BLUE SEA
di Terence Davies
Marta ha 13 anni ed è tornata a vivere alla periferia di Reggio
Calabria (dove è nata) dopo aver trascorso 10 anni in Svizzera.
Con lei ci sono la madre e la sorella maggiore che la sopporta a
fatica. Marta è esile, attenta, con un’andatura un po’ sbilenca e
un’inquietudine che la fa assomigliare ad una creatura selvatica. Ma ha una grazia speciale, e mentre passa tra gli altri come
una piccola fata guarda e sente tutto: non ricorda molto della
sua infanzia a Reggio, la città è cresciuta senza nessun ordine,
è per lei rumore, resti antichi accanto a palazzi ancora in costruzione e vento. La ragazzina ha l’età giusta per accedere al
sacramento della Cresima e inizia a frequentare il catechismo.
Si ritrova così in una realtà ecclesiale contaminata dai modelli
consumistici, attraversata da un’ignoranza pervasiva e guidata da un parroco più interessato alla politica e a fare carriera
che alla fede. Tra balletti di bambine ispirati alla peggiore tv,
frasi del catechismo deprivate di qualsiasi senso grazie a una
catechista incolta, ma volonterosa e vescovi e loro segretari
dal volto grifagno o dallo sguardo raggelante, Marta va verso
la Cresima attraversando dei gironi spiritualmente infernali in
cui non manca neppure un sacrestano lombrosianamente così
pericoloso da annegare gattini appena nati. Alice Rohrwacher
debutta alla regia di un lungometraggio con una prova che
testimonia della sua abilità, garantendo quella naturalezza che
per il film è una qualità indispensabile per sostenere la veridicità di una condizione di degrado culturale e ambientale locale,
con il massimo possibile di verosimiglianza.
Hester, la bella moglie del giudice della Corte Suprema Sir William Collyer, vive un’esistenza privilegiata nella Londra degli
anni ’50. Ma quando si innamora perdutamente del giovane
ex pilota della RAF Freddie Page, decide di andare a vivere
con lui e viene subito travolta dalla dura critica moralista della società londinese dell’epoca. Il ritorno alla regia di Terence Davis è un film morbido. Morbido stilisticamente, nervoso
dal di dentro, e all’interno di personaggi in conflitto con l’idea
dell’amore. Rapporti morbosi, dove la gelosia entra devastando la quiete. Adattato dall’omonima pièce di Terence Rattigan, ambientato agli inizi degli anni ’50, conserva il fascino e
la chiusura ad ampolla dell’origine teatrale, dove all’interno si
respira la prigioniera condizione di abbandono da parte di due
uomini e una donna. The deep blue sea è un film malinconico, come tutto il cinema di Terence Davies. Questo secondo
adattamento da (dopo quello del 1955 di Anatole Litvak) ha
il sapore retrò del film d’epoca ben confezionato, non troppo
manierato, ma un po’ scontato a livello narrativo. A convincere
è soprattutto la progressione drammatica di questi uomini e di
questa donna, che nell’amore sofferto o gioioso sono sempre
soli, contro il buio dei ricordi più cupi, e all’interno di un passato abbattuto come una casa all’angolo. Esseri umani messi
all’angolo dall’amore morboso: ecco, il film di Davies è sostanzialmente questo. E mentre essi sono all’angolo, nessuno tenta
di spostarli al centro dell’attenzione. Restano lì, sullo sfondo, in
attesa di tempi migliori.
THE LADY di Luc Besson
La biografia di Aung San
Suu Kyi, Premio Nobel
per la Pace 1991 e ‘orchidea d’acciaio’ del movimento per la democrazia
in Myanmar. Dopo l’assassinio del padre, il generale Aung San, leader
della lotta indipendentista birmana, Suu cresce in Inghilterra e sposa il professore universitario Michael Aris. Quando
nel 1988 il suo popolo insorge contro la giunta militare,
Suu torna nel paese natale e inizia il suo lungo scontro
diretto contro il potere assoluto dei generali. La figura
di Aung San Suu Kyi, paladina dei diritti democratici che
per la libertà del suo paese e del suo popolo ha per oltre
vent’anni sacrificato la propria libertà personale e gli affetti
familiari è di certo una delle più toccanti e ammirevoli fonti
d’ispirazione politica e umana degli ultimi decenni. Onde
rendere più vicina allo spettatore una figura complessa che
ha attraversato fasi tumultuose della Storia di un paese di
cui i più davvero poco sanno, Besson ha scelto la via della
divulgazione, presentando il contesto storico e politico in
maniera essenziale (la principale riflessione sulla Storia del
Myanmar è racchiusa nel racconto di sapore quasi favolistico che Aung San fa alla figlia, e che funge da prologo
del film), e di far leva sul dramma umano della protagonista. Dopo il ritorno a Yangon nel 1988, Aung San Suu Kyi,
per via dei visti negati e della sua impossibilità di tornare
in Gran Bretagna (una volta lasciato il suolo birmano non
le sarebbe più permesso il ritorno), ha potuto rivedere il
marito solo cinque volte, non potendolo assistere neppure
durante la malattia che l’ha condotto alla morte nel 1999.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Benchmark
di Nico Tanzi
Travet all’inseguimento del sogno
ovvero: la grande illusione della fuga
Nel romanzo La follia improvvisa di Ignazio Rando, Dario Franceschini racconta la storia di un impiegato del catasto che, dopo
quarant’anni di vita da perfetto travet, improvvisamente si alza,
sale in piedi sulla scrivania, salta giù e si avvia verso l’uscita per
scomparire nel nulla.
U
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Una fuga che, come notava Giorgio Montefoschi,
va al di là dell’ovvia simbologia dell’“ambiente impiegatizio, chiuso, opprimente” come “prigione
simbolica dalla quale fuggire via; una specie di luogo esemplare della costrizione”, per ricordarci che
“in realtà noi tutti viviamo come rinchiusi in una
tana, costretti in una gabbia. E tutti vogliamo fuggire; un altrove, lo cerchiamo tutti”.
Verissimo. Chi non ha mai provato, una volta o l’altra, la tentazione di lasciarsi tutto alle spalle per reinventarsi un’esistenza? È il più antico e struggente
dei sogni umani, il sogno di volare, che si rimodella nella forma, a suo modo ancora onirica ma non
altrettanto “impossibile”, del sogno di fuggire via
lontano. Non a caso abbondano su Internet i siti
tipo “mollotutto.com”, dove si parla di “cercare
lavoro ai Caraibi o partire per una nuova vita in
Sud America, aprire un bar su una spiaggia e vivere
tutto l’anno in costume da bagno”. E d’altronde letteratura, racconti di viaggio, reportage avventurosi
da ammalianti paradisi esotici alimentano da sempre
la nostra brama dell’altrove. Leggiamo, che so, i libri di Kuki Gallmann, veneziana di nascita, che ha
adottato il Kenya come nuova patria molti anni fa
per inseguire laggiù i suoi sogni, e ha continuato ad
amarla anche quando l’Africa gli ha strappato prima
il marito, poi un figlio. O leggiamo di Linda Somers,
che lascia una brillante carriera di avvocato per dedicarsi alla sua passione per la maratona, e nel 1992
giunge a conquistare l’oro olimpico. Leggiamo storie così, e la voglia di un’altra vita, di un altro cielo, si
insinuano sempre più profondamente in noi.
Purtroppo, raramente si è capaci di elaborare in
modo costruttivo quest’anelito che pure ha in sé
qualcosa di profondamente liberatorio. Lo si vive il
più delle volte come un motivo di frustrazione. Frustrazione per una vita avara di soddisfazioni; per un
lavoro in cui non ci si riconosce; per un compagno o
una compagna con cui, svaniti i fumi della passione
e dell’innamoramento, si trascina un rapporto privo
di slanci e costretto nella routine… E non a caso la
separazione o il divorzio sono ormai la “inevitabile” conclusione della maggioranza delle relazioni di
coppia: ne nascondono la sostanza – una sconfitta
– per trasformarsi, in una sorta di grande illusione
collettiva, in occasioni per partire verso altri e più
gloriosi lidi sentimentali. Il sogno della grande fuga,
appunto. Che però molto ma molto raramente sarà
coronato da una nuova “avventura” all’altezza delle aspettative.
In realtà, inseguendo quel sogno il più delle volte fuggiamo da noi stessi. Rinviamo all’infinito il
confronto con i nodi irrisolti della nostra esistenza,
nell’illusione che basti proiettarsi nella dimensione
dell’altrove per raggiungere la meta. Ma questa è
un’illusione, appunto. Non è possibile sfuggire al
proprio destino, afferma la lezione dei grandi tragici: per sfuggire alla profezia secondo cui ucciderà
suo padre e giacerà con sua madre, Edipo fugge da
Corinto (ancora una fuga, ma guarda…) per recarsi
a Tebe: e lì prima uccide Laio, poi sposa Giocasta.
Non c’è via d’uscita, dunque? Il “sogno di volare” è
destinato a restare solo un sogno?
Non è detto. La nostra vera prigione, infatti – e ce
la siamo costruita da soli – sono le abitudini che ci
soffocano, i ruoli in cui giorno dopo giorno ci siamo
costretti, fino a trovarci in essi imprigionati.
Fuggire da quella prigione è possibile. Ma per farlo non è necessario salire in piedi sulla scrivania e
sparire: ciò che ci serve, spiegano in coro psicologi,
coach ed esperti nell’ “arte di vivere”, è la capacità di reinventarsi giorno dopo giorno. Di non dare
nulla per scontato; di vivere ogni istante, ogni incontro, ogni esperienza come un nuovo inizio, una
“passaporta” (per rubare il neologismo alla Rowling di Harry Potter) aperta su dimensioni straordinarie – nel senso letterale di “fuori dell’ordinario”.
Senza lasciarsi condizionare dalle aspettative e dalle
esperienze passate, che tenderanno a trasformare
istanti, incontri, esperienze potenzialmente magici
in stanche ripetizioni di una quotidianità sempre
uguale a se stessa. Non è facile abbandonare le
abitudini. Ma vale la pena di provarci. Chi riesce a
farcela, se ne accorge grazie a un piccolo segnale:
un piacevole pizzicorìo sulla schiena, all’altezza delle
scapole. Niente di cui preoccuparsi: sono le ali che
cominciano a spuntare.
Diapason
di Luca D’Alessandro
Ictus - Professor Bad Trip (Cypres / Harmonia Mundi)
Fausto Romitelli - scomparso nel 2004 - si era diplomato presso il conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano, per poi continuare le sue ricerche presso l’accademia
Chigiana di Siena. Era un compositore e multistrumentalista di provenienza goriziana, un talento poco conosciuto, ma nell’ambiente jazzistico era all’avanguardia. Nella musica vedeva un laboratorio di toni e scosse sonore, sia acustiche sia
elettroniche. Il suo è un repertorio privo di ritmo e melodie; un patchwork di
atmosfere sonanti che oltrepassano le abitudini di noi ascoltatori comuni. Chi
si dedica allo studio del lascito di Romitelli deve essere aperto e sicuro di volersi
tuffare in un mondo completamente nuovo. Lo hanno fatto François Deppe,
Tom Pauwels e Antonio Politano che con lo pseudonimo Ictus hanno dedicato
un intero album alle tre sequenze di Professor Bad Trip, composizioni di Romitelli messe su carta dal 1998 al 2000. Il loro atto di riverenza a Romitelli è stato
pubblicato alla fine del 2011 presso l’etichetta olandese Cypres.
Enrico Pieranunzi - Permutation (CamJazz)
Con Permutation il pianista romano Enrico Pieranunzi presenta un disco che designa un cambiamento nel suo cammino artistico. Un album di grandi trasformazioni, perché Enrico Pieranunzi - come pochi musicisti al mondo - ha una dote
unica: quella di saper ascoltare i propri partner e con essi dialogare veramente.
Questi partner non sono nientemeno che Scott Colley al contrabbasso e Antonio
Sanchez alla batteria. Due musicisti notevoli che non sono stati arruolati per la
«banale» funzione di Sidemen, ma sono parte integrante delle composizioni. Sono
loro a dare al maestro le fondamenta solide per un interplay morbido, giocoso, per
niente forzato. Nove brani nati tutti dalla penna di Pieranunzi registrati nei celebri
Bauer Studios per la CamJazz, e che svelano le doti compositive e improvvisatrici
che hanno reso Pieranunzi una delle personalità in ambito jazzistico più stimate al
mondo. Permutation è stato presentato al grande pubblico al Midem di Cannes
alla fine di gennaio.
Joe Barbieri - Respiro (Microcosmo Dischi)
Joe Barbieri è un autore italiano che nella parola ricerca l’espressione assoluta, collegandola a dei suoni puri, fini e altrettanto vivi. Respiro, il suo album pubblicato
a marzo, è un caleidoscopio di momenti musicali densamente differenti. Questi
vanno dal manouche al bolero, passando per il jazz, la musica sinfonica e la bossa.
Eppure sono legati stretti dal filo rosso dell’inconfondibile italianità di Barbieri. «In
questa nuova pagina», racconta Barbieri, «ho desiderato mollare un po’ gli ormeggi della ricerca formale, in favore di un approccio più libero alla composizione
che è diventato quasi una pulsione involontaria; come involontario è l’atto del
respirare, il percorso dell’andare e del tornare dell’aria che in sé rinnova polmoni,
idee, aspirazioni.» Idee che Joe condivide con dei musicisti abilissimi, tra i quali
figurano Antonio Fresa, Giacomo Pedicini, Sergio Di Natale, Pasquale Bardaro e
Stefano Jorio. I suoni sono ulteriormente intensificati dal pianista Stefano Bollani, il
trombettista Fabrizio Bosso e il cantautore Gianmaria Testa.
Dolcenera - Evoluzione Della Specie2 (EMI)
Con il titolo Ci Vediamo A Casa la giovane cantante con nome d’arte Dolcenera
è andata in gara al 62° Festival della Canzone italiana, aggiudicandosi il sesto posto nella graduatoria finale. Un brano che, tra l’altro, figura come colonna sonora
dell’omonimo film di Maurizio Ponzi, e che esprime la voglia e l’urgenza di poter
costruire un progetto di vita insieme alla persona che si ama, nel diritto di ognuno di
avere una casa. «La casa è il simbolo», dice la cantante, «il presupposto per costruire una vita insieme.» Questo brano è uno di tre inediti pubblicati nella riedizione
dell’album Evoluzione Della Specie uscito nella sua prima versione nel 2011. Un
album influenzato da sonorità tipiche della musica elettronica, con dei testi che parlano di precarietà e delle difficoltà che giovani in Italia incontrano nella costruzione
del loro futuro in un contesto di crisi e di corruzione. Dolcenera, con la sua grinta in
una voce accattivante, affronta queste tematiche, motivando i giovani ad affrontare
le loro paure esistenziali.
la
Rivista
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IL TOUR TEATRALE DI VINICIO CAPOSSELA FA TAPPA A ZURIGO
Marinai profeti e balene
La lunga e pressoché ininterrotta tournée “Marinai, Profeti e Balene” di Vinicio Capossela
iniziata lo scorso anno a Genova con oltre 20.000 spettatori, ha toccato porti, anfiteatri e
luoghi del mito. Il tour continua oltrefrontiera e approda in Svizzera con un’unica tappa
a Zurigo l’8 maggio.
Lo spettacolo che Vinicio Capossela presenta dal vivo
ripercorre le rotte di un album che trova ispirazione nei
grandi libri di mare, da Omero a Melville a Conrad.
Una scenografia ridotta all’osso, che di volta in volta
si trasforma in ventre di balena, veliero ottocentesco,
abisso sottomarino, antro del Ciclope, calotta stellata,
invita il pubblico a “mettere sé nell’alto mare aperto”
della letteratura, luogo immaginario dove risuonano
infinite voci di marinai, profeti, balene, spettri e sirene. I musicisti che accompagnano Capossela nella sua
impresa sono: Mauro Ottolini (trombone, conchiglie,
ottoni, flauti, kalimba, temporale), Achille Succi (flauti,
shakuhachi, shehnai, tin whistle), Alessandro “Asso”
Stefana (chitarre, banjo, baglama, armonio), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria,
conga, gong delle nuvole, teste di morto), Francesco
Arcuri (sega musicale, balafon, campionatore, steel
drum, saz, santoor), Vincenzo Vasi (theremin, campionatore, marimba, voce, glockenspiel), Edoardo Rossi
(cori, catene, Ciclope) e il coro de Le donne sarde di
Actores Alidos, composto da Valeria Pilia, Manuela Ragusa e Ambra Pintore.
Marinai, profeti e balene è anche il titolo del doppio
disco di inediti pubblicato in aprile del 2011 riscuotendo un notevole successo: disco d’oro a due mesi
dall’uscita, a poche miglia da quello di platino, undici
settimane consecutive nella Top Ten e vincitore della
“Targa Tenco” quale miglior album del 2011. I temi
esistenziali della grande letteratura di mare sono qui
evocati da una complessa architettura musicale, da
arrangiamenti che sono una vera e propria colonna
sonora dell’immaginazione e dall’asciuttezza atavica
della musica cretese.
Molti e insoliti sono gli strumenti utilizzati: le percussioni indonesiane gamelan, la viola d’amore barocca, il
santur, le onde Martenot, il theremin, la sega musicale,
l’ondioline. A sostegno della voce, una grande varietà
di cori: da ciurma (i cosiddetti Drunk Sailors), di voci
bianche (Mitici Angioletti), ancestrali (come quelli di
Valeria Pilia e le donne sarde di Actores Alidos), classici
(il Coro degli Apocrifi, una formazione di 16 elementi)
e anni Trenta con “special guest” le Sorelle Marinetti.
Marinai, profeti e balene è stato uno dei dischi importanti dello scorso anno e ancora di più lo sono stati i
concerti di quel tour, che hanno decretato una volta di
più l’unicità del talento di Vinicio Capossela.
A distanza di un anno dall’uscita del disco a tema
marinaresco, Capossela riprende il proprio tour con
tre date italiane, preludio a un tour europeo che lo
porterà in Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Parigi e
Inghilterra. A Zurigo lo si potrà applaudire martedì 8
maggio al Volkshaus.
Prezzi: CHF 65/60/55 (posti numerati platea e galleria) - CHF 50 (posti in piedi platea)
Prevendita: www.allblues.ch - www.ticketcorner.ch
• Billett-Service Migros City Zürich
• Tutti i punti di prevendita Ticketcorner, Die Post, Manor, SBB
• Tel. 0900 800 800 (CHF 1.19/al min. da rete fissa)
Link organizzazione: http://www.allblues.ch/detailinfo.php?id=622&konzertID=1233
Sito ufficiale: http://www.viniciocapossela.it
la
Rivista
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LAURA PAUSINI: ICONA DELLA MUSICA ITALIANA
In Svizzera mi sento felice
di Salvatore Pinto
Ricordiamo tutti l’anno 1993 quando Laura Pausini
trionfò al Festival di Sanremo con il brano La Solitudine. Da allora la cantante riscuote successo in tutto
il mondo, maturando sempre più come artista e autrice delle sue canzoni. Pausini viene descritta come
un mezzosoprano, questo grazie alla sua voce potente
anche se classica. Viene paragonata a grandi artiste internazionali, quali Celine Dion e Mariah Carey. Oggi
ancora una volta Laura Pausini calca i palcoscenici, arrivando in Svizzera, precisamente a Zurigo e a Ginevra,
dove il 10 e l’11 aprile presenterà uno show tra l’altro dedicato al suo undicesimo disco dal titolo Inedito
uscito l’11 novembre scorso. La Rivista ha incontrato
la cantante per un breve scambio di battute.
Laura Pausini, vieni spesso in Svizzera per concerti.
Che cosa ti lega a questo Paese?
In realtà, quando sono in Svizzera mi sento felice. È un
paese dove mi sento bene. Sarà inconsciamente. Quello che so, però, che qui in Svizzera ci sono state belle
storie che riguardano la mia famiglia. Mi dà serenità, e
qui trovo quello che in Italia vorrei trovare, cioè la tranquillità, la pulizia e l’ordine delle cose. Poi il pubblico
in Svizzera è meraviglioso. Sento che mi vuole bene.
Forse sei maturata anche in questo?
Forse sto diventando un po’ esigente e mi dà fastidio
vedere la sporcizia nelle città, ovvero quando non sono
tenute come dovrebbero essere. Questo ci può creare
dei problemi, come accade nella mia nazione dove non
sappiamo sfruttar i tesori che abbiamo. Sono consapevole della ricchezza culturale che l’Italia possiede, ma
so che se non viene salvaguardata è un danno. Quindi
venendo in Svizzera faccio caso a queste cose.
Tu come ti vedi? Sono una persona con un senso di responsabilità, ma non voglio pensare troppo ai numeri
e nemmeno di essere una star, ma voglio continuare
a salire sul palco come lo facevo all’inizio. Mi voglio
vedere anche un po’ ingenua, altrimenti mi farei troppi problemi cantando o scrivendo. Questo potrebbe
I prossimi concerti in Svizzera di Laura Pausini
10 aprile, ore 20: Hallenstadion Zürich
11 aprile, ore 20: Arena Genève
www.ticketcorner.ch
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la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
nuocere al mio essere artista. È chiaro che oggi ho una
grande responsabilità nei confronti del mio pubblico.
Comunque sia, vorrei mantenere lo spirito che avevo
prima. Sono consapevole del mio successo, ma non
voglio prenderlo con troppa serietà.
È questo un privilegio dei grandi artisti?
Sì. Ne ho incontrati tanti grandi artisti internazionali, e
ti posso confermare che erano i più semplici. La cosa
che mi fa ridere è che ci sono degli artisti – se cosi li vogliamo chiamare – che hanno inciso solo una canzone,
magari con un discreto successo e si sentono già dei
divi. Laura Pausini non è così.
Laura Pausini, grazie della disponibilità e a rivederci
in uno dei tuoi concerti a Zurigo o Ginevra.
Grazie a te e un saluto ai lettori della Rivista, spero di
vederli numerosi. Ciao!
Il successore di Jimmy Smith
Il trombettista, pianista e specialista dell’hammond B3 Joey DeFrancesco porta avanti una
tradizione di famiglia: seguendo le orme del padre e del nonno, Joey DeFrancesco si esibisce sul palco con tal entusiasmo da far sembrare lui il successore legittimo di Jimmy Smith.
di Luca D’Alessandro
A metà gennaio il musicista di origine italiana ha proposto il
suo ultimo album dal titolo «40» al Marians Jazzroom di Berna. Ci tronerà a maggio, quando nell’ambito del Jazzfestival
Bern celebrerà – in collaborazione con il batterista Jimmy
Cobb e il chitarrista Larry Coryell – un tributo a Jimmy Smith.
La Rivista Lo ha incontrato per parlare di musica, ma anche
di stereotipi italiani.
Lei ama servirsi dei tipici stereotipi italiani riprendendo
brani che nel passato hanno avuto successo internazionale,
come Volare, Malafemmena e Caruso. Considerando il suo
album Goodfellas del 1999, che si collega al gangster-movie di Martin Scorsese, pare che lei faccia una parodia della
criminalità organizzata. Goodfellas era un album scherzoso,
messo in relazione all’omonimo film. Noi italiani spesso veniamo collegati alla malavita. Un fatto che non trovo giusto.
E allora perché il gioco con questo cliché? Guardi, l’album
Goodfellas non era neanche il mio.
Ma porta il suo nome … il chitarrista Frank Vignola mi chiese
allora se volessi produrre con lui un album di questo tipo.
Facemmo le registrazioni, purtroppo prima della pubblicazione Frank lasciò la Concord Records. In seguito l’etichetta mi
chiese di pubblicarlo a mio nome.
Il suo recente album 40 contiene vari brani originari italiani.
Come mai? A me piacciono tutti i generi, ma soprattutto il
«savoir vivre» italiano. Il brano Caruso ad esempio è magnifico! Direi quasi che sia uno dei più belli che ci siano. Per
questo motivo su 40 può trovare un assolo che ho registrato
al B3.
“Te voglio bene assai” è la sequenza principale in Caruso. Un amore che trova espressione anche in un altro suo
brano: Gloria, dedicato a sua moglie. Possiamo presumere
che 40 sia un riepilogo della sua vita? In un certo senso sì.
Il mio primo album lo pubblicai da sedicenne, l’anno successivo suonai con Miles Davis e McLaughlin. L’anno scorso poi
ho compiuto quarant’anni …
… è un musicista giovane. E mi sento giovane.
I suoi prossimi concerti
Joey DeFrancesco, Jimmy Cobb, Larry Coryell Trio:
dall‘8 al 12 maggio, ogni sera due concerti, alle
19h30 e alle 22h00 nell’ambito del 37. Internationales Jazzfestival Bern.
Marians Jazzroom c/o Hotel Innere Enge,
Engestrasse 54, 3012 Bern
Info: www.jazzfestivalbern.ch
Ciononostante ha già
pubblicato un’antologia. L’album è un riassunto del mio passato,
contiene tutto ciò che
ho accumulato in questi venticinque anni di
carriera. Da un lato
quindi è collegato alle
mie radici, dall’altro dà
spazio ai nuovi influssi
che sto scoperchiando
ultimamente. Sono un
musicista dal carattere
molto aperto.
40 è stato pubblicato presso l‘etichetta
High Note. Prima aveva un contratto con
la Concord. Se un musicista rimane sempre presso la stessa
etichetta, non fa progressi. Questa sostituzione simboleggia
la mia volontà di andare avanti con dei musicisti che condividono il mio modo di pensare.
Un progresso che tocca diversi generi. I suoi brani non sanno solo di jazz, ma anche e soprattutto di blues, soul e funk.
Certamente. Non trascuro nulla.
Un fatto che rende quasi impossibile attribuirle un genere
musicale. Perché? Sono un musicista, non basta come categoria? Ne conosco tante di persone che cercando di definirmi.
E cosa dicono? Gli uni mi definiscono un organista jazz, gli
altri invece un bluesman. Carine queste idee, che però non
racchiudono il mio lavoro nel suo complesso.
Per molti jazzisti lei è un idolo. Per lei invece l’idolo vero è
Jimmy Smith. Ha ragione, era un musicista fantastico. Con
Larry Corriyell e Jimmy Cobb sarò onorato di dedicargli la
nostra serie di concerti al Jazzfestival di Berna.
Lei viene considerato il successore di Jimmy Smith. Eh, perché sono il migliore! Ho la fortuna che il mercato sia pieno di
musicisti conosciuti ma non altrettanto bravi … (ride)
E allora, che cosa può imparare un musicista come lei ancora? Guardi: se dico di essere il migliore, lo faccio soltanto
per scherzo. Se un musicista non ha più nulla da imparare,
può smettere di esistere. Per quel che mi riguarda: osservo il
mercato della musica e cerco di inserire nuovi influssi nel mio
repertorio. C’è moltissima roba buona in giro. Posso essere
certo che il lavoro non mi mancherà mai.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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VINO IN VILLA
Bollicine senza frontiere per l’autoctono cosmopolita
Dalla Danimarca al Giappone fino alla Russia, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco
Superiore si confronta con il mondo. Dal 19 al 21 maggio 2012 nel Castello San Salvatore
di Susegana (TV)
Non è vero che raggiungere il successo internazionale significhi perdere l’identità territoriale. A dimostrarlo è l’area
storica di produzione del prosecco, Conegliano Valdobbiadene, protagonista di Vino in Villa, Festival Internazionale
del Prosecco Superiore. La manifestazione, in programma
dal 19 al 21 maggio al Castello di San Salvatore (XIII secolo) di Susegana (TV), farà sposare le bollicine più amate
d’Italia con tradizioni, culture e sapori diversi. Durante le
giornate, i visitatori potranno infatti degustare la cucina
giapponese rappresentata da sushi e sashimi preparati dalla
catena Sosushi, e quella russa, grazie alla presenza di Skaski, selezionatore di prodotti russi con bliny, salmone affumicato, caviale rosso di salmone e pirozhki di carne. Sapori
insoliti che il pubblico potrà abbinare ad oltre 300 etichette
del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. Ospite
speciale sarà poi la cucina danese, grazie alla collaborazione con l’Ente del Turismo VisitDenmark, che farà volare
in Italia lo chef Klaus Styrbæk del ristorante Kvægtorvet
di Odense (Fiona), per una cena a cinque stelle, riservata
alla stampa. La presenza delle cucine del mondo sarà coordinata dal giornalista gastronomade Vittorio Castellani
meglio conosciuto come Chef Kumalè, massimo esperto di
world food in Italia. Accanto alla possibilità di soddisfare la
curiosità per cucine diverse, Vino in Villa offrirà molte motivazioni di visita. Anzitutto la possibilità di approfondire la
conoscenza del mercato globale, grazie al convegno “Autoctono Cosmopolita”, in programma sabato 19 maggio
alle 9.30 presso Villa dei Cedri a Valdobbiadene. Moderati dal giornalista del Corriere della Sera Luciano Ferraro,
Sorgente del vino live
Da alcuni anni, un manipolo di produttori europei di
vino naturale ha dato vita all’associazione Vinnatur
(www.vinnatur.org), la cui attività è stata presentata al
pubblico elvetico durante il “Natural European Wines”
di Zurigo il 14-15 novembre scorso. A mo’ di prosieguo
dell’evento zurighese, nei giorni 3-5 marzo 2012, circa
cento “naturisti” hanno partecipato alla rassegna degustativa “Sorgente del vino live” (www.sorgentedelvinolive.org), che si è svolta nella bella rocca medievale
del Castello di Agazzano (Piacenza): il quarto appuntamento di questa importante manifestazione enologica e
culturale, ha visto un grande successo di pubblico con
oltre duemila visitatori. È stata, dunque, una tre giorni
dedicata agli incontri con i produttori di vini naturali,
di tradizione e di terroir, ma anche alle degustazioni e
alla conoscenza dei loro vini e delle loro terre. Tre giorni
in cui il protagonista indiscusso è stato il vino, la sua
storia, la sua tradizione, il suo territorio e soprattutto
durante l’evento interverranno Enrico Finzi, presidente di
Astraricerche, Richard Baudains, giornalista inglese della rivista Decanter, Vasco Boatto, coordinatore del centro Studi
di Distretto. Il programma proseguirà sabato dalle 18.00
alle 22.00 e domenica dalle 10.00 alle 21.00 al Castello
di San Salvatore di Susegana. Qui grandi protagonisti saranno i produttori del Conegliano Valdobbiadene Prosecco
Superiore, presenti personalmente. E per tutto il mese di
maggio, grazie all’operazione “Il menù di Vino in Villa”, si
potrà conoscere la cucina del territorio proposta in una selezione di locali. Infine si potrà scoprire il territorio delle colline di Conegliano Valdobbiadene, candidate a Patrimonio
Unesco, situate a soli 50 km da Venezia, ricamate di vigneti
“fatti a mano” grazie all’opera dell’uomo, elemento che lo
hanno reso un ambiente affascinante.
il suo essere “naturalmente buono”. Sorgentedelvino
Live, è un’associazione eno-culturale avente per fine la
promozione dell’unicità di quei vini nati dalla consapevolezza di un territorio e dalla disciplina che questo
richiede: attenzione all’ambiente e coltivazione naturale dei vigneti, rispetto dei tempi necessari perché un
vino sia davvero punta di diamante di una determinata
area geografica. Per dirla con Gino Veronelli, i vignaiuoli presenti nel castello dei Gonzaga propongono vini
veri che sanno trasmettere “il canto della terra e l’anima
del vignaiolo”. Tra i produttori emiliano-romagnoli e toscani, si segnalano Casè, Denavolo, La Stoppa, Lusenti,
Castello di Agazzano, Cardinali, Altura (un piccolo produttore dell’Isola del Giglio che ha riscoperto il vitigno
autoctono dell’Ansonaco), Fattoria Cerreto Libri e Monastero dei Frati Bianchi. Tra quelli liguri, Santa Caterina
e le Rocche del Gatto, e tra quelli piemontesi Castello
Conti e But. Unico straniero presente lo sloveno Cotar.
Oreste Foppiani
la
Rivista
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Convivio
di Domenico Cosentino
Lagane e ceci, minestra de fasoi,
ruttama e pasta e patati
Ovvero la rivincita degli scarti
Cavatelli, Testaroli, Pici, Passatelli, Trofie, Scialatelle Fregola, Maltagliati, Lagane. In un momento in
cui il governo Monti chiede sacrifici, sono tornati di
attualità, sulla tavola degli italiani, quei piatti poveri,
popolari, ma saporosi inventati dai contadini con gli
ingredienti avanzati delle tavole dei signori, a dimostrazione, che ancora una volta avevano ragione loro.
All’inizio furono briciole di frumento, resti della mietitura raccolti dopo aver bruciato le stoppie. Oppure
grano arso stampato, impastato con un po’ d’acqua e
lasciato cadere nella minestra in minutaglie. O ancora
i ritagli della sfoglia all’uovo di tagliatelle e tortellini
destinati ai signori, avanzi lasciati alla servitù che andavano a “sposarsi” con legumi come: fagioli, fave,
piselli o ceci, e che mai come oggi, s’intrecciano con
menù (preparati da giovani, ma già famosi chef italia-
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ni) sani e sfiziosi della gastronomia invernale, tanto da
poter dire che, quella miseria delle dispense contadine,
quelle ricette tradizionali delle nostre nonne, oggi si
tramutano in nobiltà di ricette golose e innovative.
Tradizione e innovazione
Già, tradizione e innovazione! Una dicotomia che negli
ultimi mesi sta animando il dibattito gastronomico nazionale, non senza polemiche. Per molti non se ne dovrebbe neanche parlare visto che esiste solo la buona
cucina e il confine tra i due concetti e labile e soggettivo. Tuttavia, nella pratica, la questione esiste. E bene
ha fatto l’Accademia Italiana della Cucina - Istituzione Culturale della Repubblica Italiana - ad affrontare
il problema con la ricerca “Tradizione e innovazione
nella cucina italiana”: un’indagine realizzata attraver-
so un questionario sottoposto a 20 top chef italiani per
conoscere, attraverso il loro privilegiato punto di vista,
lo stato in cui versa oggi la ristorazione di qualità. Dalla
ricerca è emerso un dato su tutti: da Massimo Alajamo a Carlo Cracco, da Bottura a Ciccio Sultano, da
Cedroni a Heinz Beck, da Don Alfonso a Pino Cuttaia,
tutti a raccontare il loro modo di fare ristorazione e di
concepire il rapporto con il passato. Innovatori sì, ma
nel segno della tradizione. “Perché se non si è tradizionali e innovativi allo stesso tempo – ha dichiarato
alla stampa Pino Cuttaia , Patron della Madia di Licata, Agrigento – non avrei mai potuto creare piatti
come L’arancino di riso con ragù di triglie, il cannolo
di melanzana perlina con capelli d’angelo, il tortino
di spatola a beccafico con caponata o le lagane con
crema di ceci, o ciceri, come li chiamano in Sicilia, e
salsa al rosmarino”.
ne, zie e mamme, in specialmodo quelli preparati con
i resti del giorno prima o di pasta fresca e secca (Monnezza, Ruttama) mischiati a pesce, carne, verdure o
legumi, che per anni hanno sfamato intere generazioni. Storicamente l’esempio più straordinario, ci viene
dalla mesca francesca (ovvero, mescolanza francese).
A Napoli, durante il decennio dell’occupazione napoleonica (1806-1815), i poveri usavano stendere grandi
tele sotto le finestre delle cucine di Palazzo Reale. Da
sopra veniva versato ciò che rimaneva dei sacchi in arrivo della vicina Gragnano: annodati gli angoli dei teli,
i pezzetti dei vari formati - gnocchetti, spaghettoni,
fettuccelle, perciatelle, linguine, caserecce, ditali…- si
mischiavano in un groviglio di paste smozzicate, da
cuocere in minestra con cozze, fave, piselli, arselle, patate, broccoli, fagioli, ceci o un poco di carne di maiale
nei giorni di festa.
Mesca Francesca
A parte l’innovazione, a Milano, durante la tavola Rotonda, organizzata dall’Accademia Italiana della Cucina, su due punti si sono trovati d’accordo i giovani chef
italiani “superstellati”: la tanto chiacchierata e discussa
Cucina Molecolare non trova “sponda” in nessuno dei
loro ristoranti; il gran rispetto per quei piatti tradizionali dai sapori popolari, nati nelle case delle nostre non-
Ruttama e pasta e ciceri
Se questa era Napoli del periodo napoleonico, al mio
paese, alla fine della seconda guerra mondiale, negli
anni cinquanta (in verità non ho mai capito perché lo
facesse), ci pensava il Panificio e Generi Alimentari
Monteverde, a “sfamare”, puntualmente e solo una
volta all’anno, il 19 di marzo, giorno di San Giuseppe, i
poveri del paese. Nel piazzale di fronte al suo panificio,
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siti, possedevano (possiedono) anche diversi principi
nutritivi: proteine, calcio, fosforo, potassio, sodio,
magnesio e ferro. Inoltre, sono ricchi di fibre, indispensabili per la regolazione delle funzioni intestinali
e nel controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel
sangue. A voler dare ragione a mia nonna, il Cicer
arietinum, questa pianticella erbacea della famiglia
delle Fabaceae dal fusto peloso con altezza variabile
tra i 20 e 50 cm, dalle foglioline dentate, i fiori rosei
e rossi e i bacelli contenenti un numero di 2-3 ceci,
in Calabria ce l’avevano portata i Turchi. Più tardi, da
grande, leggendo qua e là, ho appreso che le prime
testimonianze archeologiche della coltivazione del
cece, risalgono all’età del bronzo e sono state rinvenute in Iraq; i ceci si diffusero in tutto il mondo
antico: Egitto, Grecia e Impero romano. E che furono
proprio i romani a darle il nome che deriva dal latino
cicer. Si racconta, infatti, che il cognome di Cicerone
discendesse da un suo antenato che aveva una caratteristica verruca a forma di cece sul naso. Mentre
Orazio (Quinto Orazio Flacco, poeta latino, nato a
Venosa, Basilicata, nel 65 a.C.) declama le sue lagane
e ceci nelle Satire (VI, I Libro): “inde domum me ad
porri et ciceris refero laganique cantinum” (quindi
me ne ritorno a casa a mangiare una scodella di porri,
ceci e lagane.
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all’aperto, Don Peppino Monteverde (così bisognava
chiamarlo, con il Don, altrimenti non ricevevi la tua
porzione di “pasta e ceci”) faceva preparare e cuocere
dai suoi dipendenti, in un enorme pentolone i resti di
pasta invenduta del suo negozio, cui ciceri (con ceci) ,
e la faceva distribuire, per tutto il giorno, ai poveri del
paese. Bisognava mettersi in fila, ch’era molto lunga, e
attendere ore per arrivare al pentolone e ricevere una
scodella di pasta e ceci. Ma quelli erano i tempi e in
paese la fame era tanta! Io ci andavo come tutti gli
altri ragazzi del vicinato con il mio pentolino. Solo che,
una volta ricevuta la ma razione, non potevo portarla
a casa. A mia nonna non piaceva la Pasta e ceci di Don
Peppino. “E una brodata buona solo da dare ai maiali!”, diceva e si rifiutava di assaggiarla. Io, di solito,
mangiato qualche cucchiaio, seguivo il consiglio di mia
nonna: portavo quella brodaglia a Caterina a “Porcara”, la quale provvedeva a distribuirla ai suoi maialini.
Cìceri o Cicerì
Ma i ceci sono legati anche a un episodio sanguinoso
della storia italiana: quello dei Vespri Siciliani. Il 31
marzo 1282, settimana di Pasqua, (Ma qui ci vorrebbe Tindaro Gatani a raccontare esattamente come
andarono i fatti), si narra che molta folla gremiva le
piazze e le chiese della città di Palermo. Un sergente
francese, certo Duet, avendo avuto l’ordine di perquisire i passanti, non si sa se per zelo o per malizia,
estese le misure precauzionali anche alle donne. E
mise le mani addosso a una che transitava a braccio
del marito. Quello, ferito nel suo orgoglio, gli strappò
la spada dal fodero e lo stese morto.
La folla fu subito per l’uccisore e si scatenò contro gli
angioini al grido: Mora, mora! La rivolta di Palermo
del 1282 che vide la fine del dominio angioino in Sicilia, consacrò per breve tempo la parola ciceri (ceci)
come discriminante tra la vita e la morte: i francesi,
infatti, erano incapaci di pronunciarla senza accentare la i finale e i siciliani ansiosi di sterminarli, costringevano le persone sospettate di essere Francesi travestiti a pronunciarla: chi diceva cicerì, veniva ucciso.
Buoni, gustosi e fanno bene alla salute
Mia nonna conosceva bene i ceci. E li apprezzava
come tutti coloro che son vissuti o vivono in campagna. Li coltivava tutti gli anni, insieme a fave, piselli
e cicerchie.
Seminati verso la fine di gennaio – sempre con la luna
calante - la santa donna, li raccoglieva nei mesi estivi,
ma non li usava mai freschi; li faceva essiccare e li
conservava in sacchetti di juta per poterli consumare tutto l’anno. A sentire lei, bisognava mangiarne
tutte le settimane perché i ceci, oltre ad essere squi-
Ma la differenza sta nell’uovo
Che raccogliesse ciò che restava delle confezioni, bucatini, vermicelli, quadrucci, trofie o che la preparasse
fresca, quando si trattava di Pasta & Ceci, per mia
nonna, il discorso diventava serio. Per lei esistevano
le paste ricche e le paste povere: quelle bolognesi,
ricche, che indicavano un uovo ogni cento grammi di
farina. E quelle povere, dove la sfoglia viene preparata, impastata solo con farina di grano duro e acqua,
quindi senza uova, poiché, dove manca l’uovo, sosteneva, il recupero della gustosità è affidato ai legu-
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mi come fagioli o ceci, ai condimenti, ai sughi, oltre
che all’immancabile peperoncino. Quando preparava
le Lagane e Ceci, iniziava la sera prima: metteva a
mollo i ceci per tutta la notte. L’indomani li metteva
a cuocere coperti d’acqua – alla Pignata – (recipiente
di terracotta, di coccio) lentamente (anche tre ore), a
fiamma bassa dinnanzi al caminetto. Poi preparava la
sua sfoglia che spianava con il matterello e ritagliate
le sue lagane (specie di lasagnette, maltagliati), le lessava e le amalgamava nella sua gustosa e indimenticabile “Minestra di Lagane e Ciceri”
LA RICETTA
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
Viva la cucina italiana !
Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare
dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze
con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta
selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Buon appetito !
I 18 ristoranti pizzerie Molino in Svizzera vi accolgono
7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti
i membri su presentazione della tessera della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del
10% su tutte le consumazioni !
LAGANE E CECI
Ingredienti per 4 persone:
300 g di ceci, 300 g di farina di grano duro,
1 dl d’olio extravergine d’oliva,1 spicchio d’aglio,
3 pomodori freschi, 1 peperoncino piccante
(facoltativo), un rametto di rosmarino, sale.
Come la preparava mia nonna:
La sera prima poneva i ceci a mollo in abbondante
acqua fresca.
L’indomani, li metteva a cuocere alla pignata, coperti d’acqua, a fuoco basso . Appena cotti, li metteva da parte con la sua acqua di cottura.
Preparava con farina di grano duro e acqua le
sue lagane e le lasciva asciugare. Versava la metà
dell’olio in un tegame e faceva soffriggere (o dorare) l’aglio, aggiungeva i pomodori, il rametto
del rosmarino, il peperoncino. In un piatto a parte
schiacciava con una forchetta, la metà dei ceci e li
versava nel tegame. Infine aggiungeva i rimanenti
ceci con la sua acqua. Cotta la pasta, la scolava e
l’ amalgamava ai ceci. Aggiustava di sale, irrorava
con olio d’oliva e portava la sua Minestra e Ciceri
a tavola ancora calda.
Il Vino: Ai tempi di mia nonna, di solito, si beveva
un “pessimo vino della casa”.
Oggi si trovano ottimi vini bianchi:
Inzolia (Sicilia), Greco Bianco (Calabria), Orvieto
Classico (Umbria).
MOLINO Basilea
Steinenvorstadt 71
4051 Basilea
T 061 273 80 80
MOLINO Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
T 021 965 13 34
MOLINO Berna
Waisenhausplatz 13
3011 Berna
T 031 311 21 71
MOLINO Thônex
Rue de Genève 106
1226 Thônex
T 022 860 88 88
MOLINO Crans-Montana
Rue de Pas-de-l’Ours 6
3963 Crans-Montana
T 027 481 90 90
MOLINO Uster
Poststrasse 20
8610 Uster
T 044 940 18 48
MOLINO Dietikon
Badenerstrasse 21
8953 Dietikon
T 044 740 14 18
MOLINO Vevey
Rue du Simplon 45
1800 Vevey
T 021 925 95 45
MOLINO Friborgo
93, rue de Lausanne
1700 Friborgo
T 026 322 30 65
MOLINO Winterthur
Marktgasse 45
8400 Winterthur
T 052 213 02 27
MOLINO Molard, Ginevra
Place du Molard 7
1204 Ginevra
T 022 310 99 88
MOLINO Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
T 027 966 81 81
MOLINO La Praille, Ginevra
Centre Commercial La Praille
1227 Carouge
T 022 307 84 44
MOLINO Select, Zurigo
Limmatquai 16
8001 Zurigo
T 044 261 01 17
LE LACUSTRE, Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
T 022 317 40 00
MOLINO Stauffacher, Zurigo
Stauffacherstrasse 31
8004 Zurigo
T 044 240 20 40
MOLINO Glattzentrum
Einkaufszentrum Glatt
8301 Glattzentrum
T 044 830 65 36
Aperto da lunedì a sabato
MOLINO Frascati, Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
T 043 443 06 06
www.molino.ch
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Motori
di Graziano Guerra
Sensazionale Piaggio Beverly SportTouring
Il primo scooter al mondo con controllo di trazione
Destinato a viaggiatori esigenti, che non disdegnano di salire
in giacca e cravatta, e oltre alla classe vogliono gusto, prestazioni e protezione. A loro, con il nuovo Beverly SportTouring, i
tecnici della Piaggio danno un’ottima risposta. È anche il primo
scooter al mondo dotato del controllo di trazione ASR, che, abbinato al sistema ABS, rappresenta un grande passo in avanti
in termini di sicurezza attiva, in condizioni di emergenza e di
scarsa aderenza.
G
Grazie all’ASR la potenza erogata viene automaticamente ridotta quando i sensori rilevano un
imminente pattinamento della ruota posteriore.
Questo intervento contribuisce a prevenire la perdita di controllo del mezzo, su fondi sconnessi o
con bassa aderenza. L’ASR può essere disinserito
tramite un pulsante sistemato sul manubrio, questo per garantire sempre e comunque la possibilità
di disimpegnarsi in condizioni particolari, come ad
esempio nelle partenze in salita o su fondo sterrato. L’inserimento e la disattivazione sono segnalati
da una spia sul cruscotto.
Stile: grintoso ed elegante
Lo SportTouring ha un carattere più deciso, sportivo ed elegante al tempo stesso. Al primo sguardo
si nota il cupolino fumé, che migliora la protezione aerodinamica per il conducente e marca l’anima sportiva. Dettagli opachi e satinati esaltano le
superfici complesse. Accattivanti le nervature sul
paracalore del nuovo terminale di scarico. Sono
numerosi i particolari studiati che rivelano l’anima
touring di questo nuovo Beverly e regalano un’esperienza di guida confortevole, come la sella con
seduta a due livelli (nera o rossa in abbinamento
ai rivestimenti interni) e impreziosita da esclusive
cuciture in rilievo, di serie in dotazione un coprisella antipioggia. Il vano sottosella, illuminato, è tra i
più ampi della categoria e può ospitare due caschi
jet o un integrale, oltre ai documenti, per i quali
c’è uno spazio dedicato. Il portapacchi integra le
maniglie per il passeggero/a, utile il portaoggetti
nel controscudo, in tinta con la sella, e il gancio
portaborse a scomparsa. La ciclistica, in termini di
agilità e piacere di guida è efficace. L’assetto neutro e preciso del mezzo è garantito da un telaio
a doppia culla in tubi di acciaio ad alta resistenza
con rinforzi in lamiera stampata; alla forcella tradizionale anteriore mentre al posteriore opera una
coppia di ammortizzatori regolabile. Maneggevo-
le, il perfetto urban commuter rivela una tenuta di
strada irreprensibile, grazie anche alle grandi ruote
con cerchi in lega leggera a 5 razze sdoppiate (16”
x 3,00” all’anteriore e 14” x 3,50” al posteriore)
e le gomme di grandi dimensioni (rispettivamente
110/70 e 150/70).
Motore e cambio
È il primo modello della Casa con il nuovissimo
motore 350cc, potente come un 400: 33 CV a
8,250 giri/minuto e coppia massima di 32,2 Nm a
6.250 giri/minuto. Nuovo il sistema di lubrificazione automatica che garantisce un raffreddamento
costante in qualunque condizione, e oltre alla riduzione delle perdite di potenza per sbattimento
ha consentito agli ingegneri Piaggio di ridurre gli
ingombri del motore. I bilancieri di distribuzione
sono ora con rullo, a vantaggio della silenziosità e
dell’efficienza meccanica. La trasmissione è caratterizzata da una nuova frizione automatica. Queste
tecniche, insieme al nuovo CVT (Continuously Variable Transmission) sviluppato ad hoc per questo
propulsore, hanno reso possibile una significativa
riduzione di peso, circa 10 kg rispetto a un 400cc.
Per la Svizzera colori molto classici: bianco, argento
e nero. Prezzo di listino CHF 6‘995.-.
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In test al Balocco
Fiat Freemont AWD e Punto 2012
Erano i giorni del grande freddo e a Balocco,
i giornalisti del settore giunti da tutta Europa,
hanno provato la nuova Freemont AWD e la
nuova Fiat Punto. Fortunata e bella è stata
l’opportunità di guidare la nuova 4x4 sulla
neve; test per entrambe i modelli nel traffico cittadino di strade provinciali e comunali
piemontesi, con puntata veloce in autostrada.
Punto - Dal suo lancio nel 1993 è stata prodotta in
8,5 milioni di esemplari, è costantemente l’automobile
più venduta in Italia e la nuova versione ne rafforza la
spiccata personalità con un aggiornamento estetico e
tecnologico importante. La nuova tutta pepe è adatta
alle sgroppate quotidiane casa–lavoro, come pure per
gli impegni che implicano spostamenti rapidi e parcheggio facile. Continua a essere un punto di riferimento
in tema d’innovazione dei motori, brillanti e parchi nei
consumi sia a benzina (MultiAir e TwinAir) sia diesel
(MultiJet), con forte innovazione per il rispetto ambientale. Lo dimostra l’adozione sulle diesel e benzina Euro
5 della tecnologia Stop&Start con Gear Shift Indicator,
sistema che spegne automaticamente il motore e suggerisce la marcia migliore e che può permettere una riduzione di consumi ed emissioni del 15% su percorso
urbano. Punto 2012 porta materiali e colori giovanili,
sedili a conformazione anatomica, inserti originali nella plancia, equipaggiamento moderno con tutto quello
che serve, dal navigatore portatile Blue&Me TomTom
LIVE alla dotazione di sicurezza di ultima generazione.
Dieci motori e debutto del bicilindrico di 875 cc TwinAir
turbo da 85 CV - nominato «International Engine of
La nuova Punto 2012.
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La nuova Freemont AWD.
the Year 2011», inoltre, l’evoluzione del 1.3 MultiJet 2
da 85 CV ne fa una delle diesel del suo segmento con le
emissioni più basse di CO2. Nuovo design, e tre nuovi
colori metallizzati: Blu Profondo, Rosso Elegante, Grigio
Affascinante. La denominazione TwinAir indica la motorizzazione bicilindrica e un nuovo allestimento che si
distingue per il Verde Energetico e l’esclusivo tetto nero
lucido (opzione). In Svizzera Punto 2012 ha un ventaglio prezzi fra 17›200 e 25›200 franchi, euro-bonus fino
a CHF 4’700.
Freemont AWD - La nuova versione AWD (All-Wheel
Drive) accentua l’anima poliedrica di questa grande
macchina, nata per coniugare la versatilità e la presenza su strada di un SUV, la maneggevolezza da station
wagon e l’abitabilità di una monovolume da 7 posti.
La versione a trazione integrale, abbinata ai motori
2.0 Multijet 2 da 170 CV e 3.6 benzina V6 da 280 CV,
entrambe con il nuovo cambio automatico a 6 marce,
convince per il sistema completamente automatizzato
che consente di controllare la vettura sempre, anche
su fondi stradali difficili. Di tipo «on demand», la trazione integrale attiva AWD è dotata di una centralina
elettronica che, tramite sensori, rileva l’aderenza delle quattro ruote e decide quando trasmettere trazione
al posteriore. Le possibilità d’intervento sono previste
su fondi a bassa aderenza (fango, neve, ghiaccio) per
garantire maggiore trazione, come pure per garantire
una trazione aggiuntiva e maggiore sicurezza in curva.
Con la nuova versione integrale, i tipi di Fiat puntano a
consolidare gli ottimi risultati finora raggiunti: In 6 mesi
di vendite la prima macchina frutto della partnership
con Chrysler Group ha raccolto più di 25.000 ordini, diventando la 7 posti oggi più amata dagli italiani. Il ventaglio prezzi: 39’150 – 46’350 franchi, bonus-dollaro
fino a 7’500 franchi.
La Giulietta con il cambio TCT a doppia frizione
Tecnologia in bella forma
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Leas enti
m
a
zi
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manuale. Con questa trasmissione scendono i consumi
(da 5,8 a 5,2 litri/100 km per il modello a benzina e da
4,7 a 4,5 l/100 km per il diesel), le emissioni (da 134 a
121 g/km nel primo caso e da 124 a 119 nel secondo)
e migliora leggermente anche lo scatto da 0 a 100 km/h
(rispettivamente da 7”8 a 7”7 e da 8”0 a 7”9). La velocità massima rimane invariata (218 km/h per entrambe le
varianti). In automatico, l’erogazione corposa ai bassi regimi del turbodiesel esalta ulteriormente la gradevolezza
di questo cambio. Da segnalare le varie possibilità di settaggio offerte dal sistema DNA di gestione dell’elettronica
di bordo. Ventaglio prezzi di Alfa Romeo Giulietta TCT da
39‘600 a 42‘100; euro-bonus fino a CHF 7’500.
(Test a Balocco di tutto sprint).
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La trasmissione sviluppata in casa Alfa raggiunge la maturità e regala vantaggi concreti in termini di consumi
ed emissioni. Una storia di successo quella della Giulietta, che ha le più alte quote di mercato mai raggiunte da
un’Alfa nel segmento delle compatte, sia in Italia sia in
Europa. Il pubblico di riferimento si è ampliato ed è composto per un buon 50% da famiglie: un dato che testimonia di quanto sia riuscito il mix tra design, praticità e,
naturalmente, sportività.
Alla guida appaiono evidenti i vantaggi offerti dal cambio
TCT abbinato ai propulsori 1.4 TB e 2.0 JTDM, entrambi
da 170 CV. Il TCT è gradevole quanto una trasmissione
automatica tradizionale in modalità “auto”, e offre una
notevole rapidità nell’inserimento dei rapporti in modalità
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Starbene
Frutti di bosco per prevenire
la perdita di memoria
I ricercatori americani della Tufts
University hanno dimostrato che
i frutti di bosco possono essere
benefici per il cervello e un aiuto preventivo per contrastare la
perdita di memoria e il declino
cognitivo con il passare degli
anni. I risultati di un loro studio
revisionale sull’ACS Journal of
Agricultural and Food Chemistry, in cui si evidenzia come
la possibilità di prevenire il declino cognitivo permetta
non solo alle persone di vivere meglio, ma abbia anche
dei riflessi positivi sulla spesa sanitaria sempre più gravata
dall’aumento di patologie come la demenza e l’Alzheimer.
Gli scienziati hanno preso in rassegna una mole di studi riguardanti gli effetti delle bacche e condotti sia su modello
animale che in laboratorio, oltre che sull’uomo. all’analisi
degli studi i ricercatori hanno concluso che i frutti di bosco
aiutano il cervello a restare in buona salute, e lo fanno
in molti modi. Per esempio, apportando buoni livelli di
antiossidanti a protezione dall’attacco dei radicali liberi e
altri nemici della salute. Poi, si sono notati dei benefici a
livello neuronale: le sostanze contenute nei frutti di bosco prevengono l’infiammazione e proteggono i neuroni
dai danni, agendo beneficamente sul controllo motorio
e cognitivo da parte del cervello. Questa prima fase dello studio ha messo in luce i possibili vantaggi derivanti
dall’assunzione dei frutti di bosco. Il prossimo passo sarà
quello di stabilire se i benefici sono offerti dai singoli composti presenti in tutte le varietà di bacche o se sono dovuti
a combinazioni di questi. Si tratta dunque di approfondire
per comprendere meglio come agiscono queste sostanze
e se vi siano differenze tra un frutto e l’altro. Nell’attesa di
ulteriori precisazioni possiamo tranquillamente mangiarci i
frutti di bosco: sono buoni e fanno anche bene.
Con una dieta ricca di sodio aumenta
il rischio di declino cognitivo
Le persone anziane sono già di
per sé a rischio di declino cognitivo, se poi a questo si aggiunge
una dieta ricca di sale e scarso
movimento fisico, il rischio aumenta di molto. Tuttavia, anche chi è nella mezza età non è
esentato dal ridurre il sale e fare
del movimento, perché anche in
questo caso si può aprire la strada al declino cognitivo,
o demenza che si voglia dire. A mettere sull’avviso è uno
studio congiunto tra il Baycrest Research Centre for Aging
and the Brain, l’Institut Universitaire de Geriatrie de Montreal, la McGill University e la Universite de Sherbrooke.
Analizzando il consumo di sodio in un gruppo di 1.262
persone di entrambi i sessi e di età compresa tra i 67 e
gli 84 anni, i ricercatori sono giunti alla conclusione che
abbassare i livelli di assunzione di sodio, già dopo tre anni
permette di abbassare al contempo la pressione sanguigna
e il rischio di malattie cardiache. Il beneficio, poi, si estenderebbe alla salute del cervello. Assumere meno sodio
diventa quindi imperativo per diversi motivi - ricordiamo
che la dose giornaliera raccomandata è compresa tra 575
e 3500 mg, a seconda dell’età e delle condizioni di salute.
Se poi a questa pratica si abbina un po’ di movimento non
può che fare bene. Il contrario, invece, può causare non
pochi danni. Come spiega l’autrice dello studio sulle pagine di Neurobiology of Aging: «I risultati del nostro studio
hanno dimostrato che una dieta ricca di sodio, combinata
con poco esercizio, è stata particolarmente dannosa per
le performance cognitive degli adulti più anziani. Ma la
buona notizia è che gli adulti anziani sedentari non hanno
mostrato un declino cognitivo nei tre anni che li abbiamo
seguiti quand’avessero ridotto l’apporto di sodio».
Dalla corteccia di pino marittimo francese un rimedio all’acufene
L’acufene, detto anche tinnitus è un disturbo dell’udito contraddistinto da fischi, ronzii, fruscii,
crepitii, soffi, pulsazioni ecc. che si sentono di continuo. Questo li rende particolarmente fastidiosi. Si può stare davvero male se si soffre di questo disturbo e sovente non si sa bene come
combatterlo. Esistono tuttavia diversi metodi per contrastarlo: si va dalle terapie farmacologiche,
all’intervento psicologico. Uno studio pubblicato sulle pagine di Panminerva Medica, suggerisce come l’estratto di corteccia di pino marittimo francese possa migliorare il flusso sanguigno
all’interno dell’orecchio, recando sollievo dai sintomi dell’acufene. Ricercatori dell’Università di
Chieti-Pescara hanno valutato l’azione di questo estratto. Durante 4 settimane hanno esaminato
82 persone di età compresa tra i 35 e i 55 anni affetti da acufene, da lieve a moderata, da un
solo orecchio. Per mezzo di un’ecografia ad alta risoluzione si è scoperto che l’acufene era causato da un limitato apporto
di sangue all’orecchio interno. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: A, B e di controllo. Il gruppo A era formato da
24 persone a cui è stato somministrato l’estratto di corteccia di pino nella misura di 150 mg/giorno; il gruppo B da 34
persone a cui è stato dato l’estratto nella misura di 100 mg/giorno; agli appartenenti al gruppo di controllo, 24 persone,
non è stato dato l’estratto di pino. Dopo le quattro settimane di trattamento con l’estratto di corteccia di pino, si è potuto
constatare che la velocità del flusso sanguigno all’interno dell’orecchio era aumentata, con risultati significativi maggiori
negli appartenenti al gruppo A, rispetto a quelli del gruppo B che avevano ricevuto una dose inferiore. Nessun cambiamento significativo è stato misurato nel gruppo di controllo. La migliore circolazione sanguigna misurata è stata affiancata
da una riduzione dei sintomi dell’acufene.
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la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
Mirtillo e corteccia di pino
per la salute degli occhi
La salute dell’occhio è indispensabile per garantirsi la conservazione della vista. Una minaccia, tra le tante, è la pressione
oculare che se troppo elevata si
trasforma in ipertensione oculare. Tra i possibili disturbi correlati
c’è per esempio il glaucoma, una
patologia che può portare alla
cecità. Un nuovo studio pubblicato sul Clinical Ophthalmology ad opera dei ricercatori dell’Università degli Studi
‘G. d’Annunzio’ di Chieti e Pescara mette in evidenza la
proprietà di abbassare la pressione oculare da parte di un
mix a base di mirtillo e corteccia di pino marittimo. I ricercatori italiani hanno reclutato 79 persone con diagnosi di
ipertensione oculare, ma senza sintomi di perdita della capacità visiva o glaucoma. I partecipanti sono poi stati suddivisi in tre gruppi: il gruppo A ha ricevuto giornalmente
un supplemento a base di 40 mg di Pycnogenol e 80 mg di
Mirtoselect; il gruppo B ha ricevuto il collirio Latanoprost e
il gruppo C una combinazione di entrambi. Il trattamento
è durato 24 settimane. Alla fine del periodo di test, i ricercatori hanno potuto rilevare che vi era stata una riduzione della pressione sanguigna nell’occhio da una media di
38,1 a 29,0 mmHg nel gruppo A; da 37,7 a 27,2 mmHg
nel gruppo B e da 38,0 a 23,0 mmHg nel gruppo C. I valori
vanno tenuti in considerazione a fronte di una pressione
oculare normale compresa fra 10 e 21 mmHg. Lo studio è
stato in parte finanziato dall’azienda produttrice dei prodotti utilizzati nei test e supporta le tesi già riportate in
precedenti studi che affermavano come l’estratto di mirtilli
possano contrastare l’aumento della permeabilità dei capillari sanguigni e come, a sua volta, l’estratto di corteccia
di pino marittimo possa migliorare il rivestimento dei vasi
sanguigni e abbassare la pressione arteriosa generale.
L’aglio “invecchiato” è il più
efficace in caso d’ipertensione
Non tutto l’aglio è uguale, almeno per quanto riguarda i suoi
effetti sulla pressione sanguigna.
Difatti, quello “invecchiato”,
sembra essere più efficace di
quello in polvere e anche di quello fresco. L’aglio invecchiato è
stato oggetto di uno studio condotto dagli scienziati australiani
dell’Università di Adelaide, che hanno reclutato 50 persone con diagnosi di ipertensione che hanno sottoposto a
un test durato 12 settimane. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi. Il primo ha ricevuto l’estratto di aglio;
il secondo un placebo. Al termine del trial i dati ottenuti e
le analisi hanno mostrato che quelli con pressione sistolica superiore a 140 che hanno assunto l’estratto di aglio in
capsule (invecchiato quattro anni) ogni giorno avevano
una pressione arteriosa sistolica media 10.2mmHg inferiore a quella dei componenti del gruppo di controllo, che
aveva assunto il placebo. In tal modo i ricercatori hanno
potuto verificare se l’aglio, che la medicina popolare indica come rimedio per l’ipertensione e molti altri disturbi,
potesse essere davvero utile in questi casi. A tal proposito
hanno dichiarato: «Quando abbiamo dato loro questo
supplemento di aglio siamo riusciti a ridurre in media la
loro pressione del sangue sotto la soglia di ipertensione
- così l’aglio potrebbe essere una buona opzione di trattamento complementare per controllare l’ipertensione».
Ma, attenzione, avvertono i ricercatori, come accennato
l’aglio deve essere quello invecchiato perché quello cotto, crudo o in polvere, non è così efficace. I ricercatori
ritengono che questo aglio sortisca un effetto ipotensivo
grazie alla stimolazione di alcune sostanze chimiche chiamate ossido di azoto e idrogeno solforato, che aiutano a
rilassare i vasi sanguigni.
Cioccolato fondente per ridurre l’ipertensione
A quanti di voi piacerebbe fare una cura a base di cioccolato? Probabilmente a molti. Ma la
continuereste davvero a lungo se foste obbligati a mangiare cioccolato continuamente? Probabilmente finireste per odiarlo… o no? Chissà. Intanto vi diamo una buona, anzi una “gustosa” notizia che arriva da uno studio di Karin Ried (e colleghi) dell’Università di Adelaide. Gli
stessi dello studio sull’aglio. Lo studio, pubblicato sul British Medical Journal, suggerisce che è
sufficiente una barretta di cioccolato al giorno per ridurre significativamente la pressione sanguigna. Tale studio è il risultato di 15 ricerche sugli effetti dei flavanoli, dei particolari composti
che si trovano nel cioccolato che provocano dilatazione dei vasi sanguigni con un conseguente
abbassamento pressorio. Sembra, tuttavia, che tale abbassamento sia “intelligente” e che
avvenga solo nei casi di ipertensione e di non di pressione “normale”. Questo effetto dei flavonoli è dovuto al fatto
che essi hanno dimostrato di aumentare la formazione di ossido nitrico endoteliale, che favorisce la vasodilatazione e
di conseguenza può abbassare la pressione sanguigna. La riduzione della pressione arteriosa che avviene con l’utilizzo
di barrette di cioccolato fondente può essere paragonata a quella che si ottiene con mezz’ora di attività fisica. In teoria,
secondo ricercatori, quindi, si potrebbe ridurre la pressione del 20% in cinque anni.
La notizia sembra interessante, tuttavia, secondo i ricercatori, pare che l’assunzione di una barretta al cioccolato di 50 g
al 70% di cacao, o una bevanda al cacao sia molto meno accettabile dell’assunzione di una capsulina al giorno che, alla
fine, sembra sia preferita dai pazienti. Comunque, per chi invece disdegna la capsulina, ecco una ragione assai valida
per concedeesi un po’ di cioccolata: il vero obiettivo è abbassare la pressione.
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Il
Mondo in fiera
Euro&Med Food 2012:
Manfredonia (FG), 17 - 19 aprile
La Borsa dell’agroalimentare
CIBUS 2012: Parma, 7 - 10 maggio
L’agroalimentare italiano programma
il suo futuro
Solarexpo 2012 e Greenbuilding 2012:
Verona, 9 - 11 maggio
L’appuntamento della green economy
italiana
ChibiMart e ChibiDue:
Fieramilanocity, 11 - 14 maggio
Affari d’estate e nuove tendenze
Reatech Italia:
Fiera Milano (Rho), 24 - 27 maggiola Rivista
n. 4 Aprile 2012
Le soluzioni per vivere meglio
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Fiere
EURO&MED FOOD 2012: MANFREDONIA (FG), 17 - 19 APRILE
La Borsa dell’agroalimentare
L’edizione 2012 di Euro&Med Food rappresenta la sintesi di importanti iniziative condivise con Unioncamere
nazionale e regionali, con le quali è stato messo a punto
un progetto di sistema con programmi ed azioni per la
valorizzazione delle produzioni agroalimentari italiane,
ed in particolare del Centro-Sud, ma anche per l’internazionalizzazione delle aziende produttrici.
Da qui la scelta di una nuova data che vede l’appuntamento con Euro&Med Food - in programma al Regio Hotel di Manfredonia dal 17 al 19 aprile prossimi
- preceduto il 16 aprile dalla giornata inaugurale del
S.I.A.F.T. - Southern Italy Agrofood and Tourism - iniziativa finalizzata a favorire l’internazionalizzazione delle
imprese agroalimentari, ristorative e turistiche dell’Italia
centro-meridionale, con la partecipazione delle Camere
di Commercio di Chieti, Cosenza, Crotone, Foggia, Latina, Matera, Potenza, Siracusa e dell’Unione Regionale
delle Camere di Commercio del Molise. A completare
il calendario degli eventi, un incontro dei Presidenti e
dei Segretari Generali delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, nella continuità di una collaborazione
con Assocamerestero iniziata nella scorsa edizione di
Euro&Med Food. Euro&Med Food sempre più al passo con i tempi, dunque, con l’appuntamento del 2012
fortemente incentrato sull’incontro tra domanda ed offerta, tra produttori e buyers, con un modello organizzativo della manifestazione che guarda oltre il momento
espositivo per privilegiare la conoscenza approfondita
dei prodotti, delle aziende e dei territori di origine, in
una visione integrata dell’agroalimentare con altri settori produttivi, a cominciare dal turismo, ed un approccio
sinergico che vede pienamente coinvolgi tutti i soggetti
delle diverse filiere. Il modello B2B come strumento efficace per meglio rispondere ai bisogni ed alle richieste
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la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
delle imprese, ma anche degli operatori commerciali internazionali che guardano alla Capitanata ed alla Puglia
come luogo ideale per conoscere le eccellenze agroalimentari di tutto il Mezzogiorno, e non solo.
Nei prossimi giorni saranno disponibili su questo portale
il programma definitivo e l’elenco delle aziende partecipanti, ma le adesioni già pervenute a fine febbraio di
numerosi buyers provenienti da America, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Giappone, Hong
Kong, India, Israele, Lussemburgo, Singapore, Svizzera,
testimoniano in maniera inequivocabile l’interesse e l’attesa per Euro&Med Food 2012. Si riaccendono quindi i
riflettori su comparti e filiere di pasta e prodotti da forno,
oli, vini, ortofrutta, conserve vegetali ed ittiche, lattiero
caseari e salumi, ma anche produzioni biologiche ed a
marchio di protezione comunitario, presìdi gastronomici
e specialità agroalimentari tipiche, al centro di momenti
di approfondimento e laboratori del gusto. Euro&Med
Food 2012, inoltre, rappresenta il contributo del sistema
delle imprese per il superamento dell’attuale e delicata
congiuntura, rispetto alla quale il settore agroalimentare
ha negli ultimi tempi già dimostrato con le sue esportazioni andamenti positivi ed in controtendenza, ribadendo così la sua importanza strategica per l’economia
del Paese ed in particolare per le regioni ed i territori a
spiccata vocazione agroalimentare.
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57
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CIBUS 2012: PARMA, 7 - 10 MAGGIO
L’agroalimentare italiano programma il suo futuro
Mentre tutti i settori manifatturieri cercano faticosamente di recuperare l’export del 2008, l’industria alimentare italiana cresce ancora: +10,3% nel 2011 su un
+10,5% del 2010, venendo da un triennio di crescita
sempre a doppia cifra, e si posiziona sui 4 miliardi, ovvero del +20% al di sopra dell’ultimo anno prima della
grande recessione (dati Federalimentare). Una crescita
che si sta confermando anche a gennaio e sembra senza soluzione di continuità. Questo sviluppo qualitativo
del nostro export agroalimentare è stato ottenuto anche
grazie a fiere come CIBUS, prossima edizione a Parma
dal 7 al 10 maggio 2012 (dove si terrà anche l’assemblea annuale di Federalimentare), che si confermano appuntamenti fondamentali per sostenere questo sviluppo, vendendo un “territorio”, ovvero l’Italia del Made
in Italy alimentare. Grazie a Federalimentare, CIBUS si
conferma una delle poche fiere al mondo organizzata
“per le aziende dalle aziende”, tanto che il CIBUS Export Desk sta diventando un istituto permanente dove
le aziende alimentari sviluppano relazioni con i retailers
esteri. I visitatori della 16° edizione di CIBUS troveranno un quartiere fieristico completamente rinnovato, con
maggiori servizi, nuovi parcheggi, un’area espositiva di
120 mila metri quadrati, alimentata da un grande impianto fotovoltaico. Cresce il numero di espositori che
rappresentano le realtà più dinamiche della produzione
italiana, come i prodotti biologici (“CIBUS Organic”), i
prodotti freschi di 4° e 5°gamma, i piatti pronti freschi,
con tante novità espositive, dallo spazio per i surgelati a
quello del vending. L’esposizione è organizzata seguendo la logica di un continuum coerente con le merceologie fresche (salumi, formaggi, gastronomia, pasta fresca
e via dicendo) più il nuovo polo dei surgelati nei grandi
padiglioni 2 e 3, mentre il grocery (pasta, oli, condimenti, dolciario e altro) sarà riunito nei padiglioni 5,6 e 7.
Tra le novità, oltre a CIBUS Frozen, uno spazio di 4.000
mq per le aziende del settore dei cibi surgelati, MicroMalto con i birrifici artigianali, e “Venditalia Self Expo”,
dove il negozio automatizzato verrà presentato come
partner ideale e complementare del canale retail.
Rilevante come sempre la presenza delle tipiche produzioni italiane di carne, salumi, prodotti lattiero-caseari
e pomodoro. Grande risalto sarà dedicato alla “Piazza
dei prodotti Dop e Igp”, realizzato in collaborazione col
Ministero dell’Agricoltura in cui esporranno i Consorzi di
tutela Italiani. Sul fonte del lattiero-caseario, la “Scuola
Internazionale di Cucina Italiana Alma” ha organizzato il
concorso “Alma Caseus” che premia i migliori formaggi
italiani. Un’area dedicata alla ristorazione fuori casa (bar,
ristoranti, mense, etc.) sarà organizzata in collaborazione con Fipe/Confcommercio. Anche in questa edizione
sarà organizzato CIBUS in città, un “fuori salone” nelle
strade e nelle piazze di Parma cui parteciperanno alcune aziende espositrici. Complementari a CIBUS 2012 la
5°edizione del Salone del Dolciario ed il forum scientifico Pianeta Nutrizione.
Per quanto riguarda il Salone del Dolce, realizzato in
collaborazione con Aidepi, l’Associazione delle industrie
del dolce e della pasta italiane, Fiere di Parma ha iniziato
a lavorare ad un rilancio strategico di questo evento,
favorendo l’attività di incoming dei buyer del settore.
Alla terza edizione di Pianeta Nutrizione (7/10 maggio),
Forum multidisciplinare sulla sana e corretta nutrizione
parteciperanno medici, nutrizionisti e società scientifiche, coordinati dai Presidenti del Comitato Scientifico, il
Prof. Michele Carruba (Università di Milano) e Prof. Sergio Bernasconi (Università di Parma). Tra i temi principali
che verranno trattati: le differenze tra maschi e femmine
nel modo di alimentarsi e le possibili conseguenze sulla
salute; l’obesità infantile; come una sana alimentazione
possa contribuire ad allungare sia le aspettative che la
qualità della vita; l’etichettatura nutrizionale e i claims
pubblicitari basati su corrette sperimentazioni scientifiche che possono contribuire a scelte alimentari più adeguate alla salute; la nutrizione e integrazione anti-aging.
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Fiere
SOLAREXPO 2012 E GREENBUILDING 2012: VERONA, 9 - 11 MAGGIO
L’appuntamento della green economy italiana
Trackers e CSP - Concentrating Solar Power. Solarexpo
rilancia per la prossima edizione Meet&Deal. Il servizio
gratuito di matchmaking riservato agli espositori e ai
visitatori. Con Meet&Deal sarà possibile organizzare a
pianificare gli incontri di business nel corso della manifestazione presso gli stand. Solarexpo sarà affiancato dalla sesta edizione di Greenbuilding, la mostra-convegno
internazionale dedicata all’efficienza energetica e all’architettura sostenibile. Due eventi, un’unica visione strategica e una grande sinergia, per offrire la più completa
rassegna di prodotti, tecnologie e soluzioni nell’ambito
delle rinnovabili e dell’architettura sostenibile.
Le iscrizioni per la tredicesima edizione di Solarexpo –
mostra convegno internazionale su energie rinnovabili
e generazione distribuita - hanno dato conferma dell’enorme interesse che riveste il settore.
“Nonostante la difficile congiuntura economica che sta
toccando trasversalmente tutti i settori - spiega Sara
Quotti Tubi, direttore di Solarexpo - la green economy
italiana sta comunque tenendo testa a questo periodo
di incertezza. Il mercato italiano delle rinnovabili è in
grado di competere a livello globale. Il nostro paese
è tra le realtà più interessanti sul panorama mondiale
in termini di sviluppo delle energie verdi ed è capace
di attrarre ingenti investimenti. Proprio in un contesto
come questo – aggiunge Sara Quotti Tubi - essere presenti a Solarexpo rappresenta un’importante occasione
di business per riuscire a competere sul mercato nazionale e internazionale. Il numero degli espositori già
confermati è la prova del fatto che le aziende riconoscono in Solarexpo un appuntamento da non perdere”.
A Solarexpo cresce il livello di internazionalità, il 43%
degli espositori sono stranieri e tra gli espositori si
contano oltre 20 paesi presenti, provenienti da tutti i
continenti. Da Cina, Germania e Spagna il maggior numero di espositori stranieri. In programma eventi speciali e technology focus dedicati all’attualità delle rinnovabili e alle ultime tendenze tecnologiche. In primo
piano l’evento speciale Solarch - Building Solar Design
& Technologies che si riconferma essere un progetto di
grande interesse capace di attrarre novità tecnologiche
e catturare l’attenzione dei visitatori. Tra i technology
focus in programma PV Supply Chain; CSP - Concentrating Solar Power e POLYGEN dedicato alla cogenerazione e trigenerazione. Ad arricchire l’area espositiva
ci sono le aree esterne con in mostra le tecnologie dedicate a Mini Wind Power, Solar Parks Inverters, PV Sun-
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Rivista
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L’architettura del futuro
in mostra a Greenbuilding 2012
“Greenbuilding - spiega Sara Quotti Tubi, direttore di
Greenbuilding – rappresenta per le aziende il contesto
ideale per mettere in mostra le novità più interessanti
legate al mondo dell’architettura a basso impatto ambientale e dell’efficienza energetica.
Un’ottima opportunità di business perché il visitatore di
Greenbuilding rappresenta l’interlocutore ideale per le
aziende che partecipano”. Greenbuilding 2012 avrà un
layout completamente rinnovato, un nuovo padiglione
(padiglione 10) e un accesso dedicato “Re Teodorico”.
Per la sesta edizione grande attenzione ai temi dell’architettura sostenibile ed efficienza energetica nell’involucro edilizio; efficienza energetica negli impianti tecnologici; sostenibilità del ciclo dell’acqua in edilizia; il verde
nell’ambiente costruito; progettazione, diagnostica e
consulenza, riqualificazione energetica, certificazione.
All’evento sarà presente il mondo delle associazioni, della ricerca e della progettazione. Greenbuilding è anche
un importante appuntamento tecnico-scientifico, con
convegni di primo livello. Per l’edizione 2012 torna Next
Building, l’appuntamento di riferimento con le grandi
firme e i maggiori esperti della progettazione di edifici
d’avanguardia che quest’anno sarà focalizzato su NZEB
- Nearly Zero Energy Buildings dove si parlerà di edifici
a energia quasi zero e delle necessità di integrare le più
efficienti tecnologie di involucro e di impiantistica.
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CHIBIMART E CHIBIDUE: FIERAMILANOCITY, 11 - 14 MAGGIO
Affari d’estate e nuove tendenze
Da venerdì 11 a lunedì 14 maggio 2012 torna l’appuntamento con la bigiotteria di tendenza e gli accessori
moda più originali e creativi grazie a Chibimart estate
e ChibiDue, le due mostre d’affari che rappresentano – ognuna per le sue specificità – un momento di
incontro importante per i tutti i buyers del settore. In
particolare ChibiMart - Mostra di bigiotteria, accessori
moda, pietre dure, prodotti etnici, argento da indosso incontra il canale del cash & carry e propone quanto di
più attuale è presente oggi sul mercato con disponibilità immediata , consentendo di acquistare direttamente in mostra. Chibidue invece - Salone internazionale
della bigiotteria, degli accessori moda e capelli - presenta le novità e anticipa le tendenze della stagione
autunno-inverno mettendo in vetrina stili e tendenze
originali e fornendo l’occasione per fare il punto su un
mercato per sua natura creativo e mutevole.
Entrambe le mostre sono uno dei più classici punti di
forza della “filiera del bijoux” di Fiera Milano, che fa
leva anche sui Macef di Gennaio e Settembre e su ChibiMart Inverno di novembre.
La loro promozione è già attiva da tempo attraverso
i canali più tradizionali (riviste trade, mail marketing
etc) oltre che sul sito web che si arricchisce in questa
edizione di importanti contenuti – dal catalogo ufficiale disponibile su APP, ai video informativi, fino alla
presenza sui social network.
Qui sono disponibili tutte le informazioni più utili per
i visitatori, che quest’anno avranno a disposizione anche nuove opportunità:
- Workshop di approfondimento sulle tematiche di utilizzo e sfruttamento del mondo «digital», sviluppate
nei 4 giorni di mostra, a partecipazione gratuita (a
numero limitato con registrazione sul sito).
- Evento “Vetrina”, un‘area dedicata all’esposizione
dei prodotti in una vetrina che cambia ogni giorno la
sua composizione, dove poter scoprire tanti secreti.
- Un concorso volto a definire lo stand più interessante
per prodotto ed esposizione che premierà il visitatore-vincitore con un iphone.
Ed infine una promozione che va oltre Chibi, perché
tutti gli operatori che visiteranno le due mostre di
maggio (previa preregistrazione sul sito http://www.
chibimart.it/preregistrazione) riceveranno un ingresso
omaggio per la prossima edizione di Macef settembre
2012 (www.macef.it)
Appuntamento dunque con ChibiMart e ChibiDue
dall’11 al 14 maggio in Fieramilanocity, al padiglione
1, su un un’area di circa 5.000 mila metri quadrati,
dove saranno presenti un centinaio di aziende italiane
ed internazionali.
L’ingresso a Chibidue - Chibimart Estate è gratuito e
riservato agli operatori del settore.
Accesso mostra: da Porta Teodorico 6 - fieramilanocity, padiglione 1
Gli orari: dalle 9.30 alle 18.30
(ultimo giorno chiusura ore 16.00)
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REATECH ITALIA: FIERA MILANO (RHO), 24 - 27 MAGGIO
Le soluzioni per vivere meglio
L’appuntamento per le persone con disabilità e le loro
famiglie, alla ricerca di soluzioni per una migliore qualità della vita, è a Reatech Italia dal 24 al 27 maggio
prossimi. L’evento, organizzato nei padiglioni di Fiera
Milano, propone un format fortemente innovativo che
pone al centro dell’attenzione il disabile come persona,
mettendo da parte l’approccio sanitario e superando la
dicotomia “normodotati-disabili”.
La manifestazione presenterà il meglio delle soluzioni
tecnologiche, ma soprattutto servizi, opportunità, momenti di riflessione e formazione, occasioni d’incontro
e socializzazione pensati per favorire accessibilità, inclusione e autonomia. Reatech Italia si propone quindi
di rappresentare un modo nuovo di concepire il momento fieristico: non una semplice vetrina espositiva,
ma un evento partecipato, un momento d’incontro
utile ed interessante, ricco anche di momenti divertenti e di svago.
Reatech Italia si articolerà in aree espositive nell’ambito delle quali si parlerà di problematiche e opportunità
legate all’istruzione e alla formazione professionale;
saranno in mostra le soluzioni domotiche per la migliore fruizione degli spazi domestici e pubblici; si potranno esplorare le ultime novità in campo di ausili per
la mobilità individuale; le proposte su misura di ogni
esigenza in campo automotive e in ambito riabilitativo.
Parte integrante dell’area espositiva saranno gli spazi
dedicati all’intrattenimento, alla cultura, allo sport e
al turismo accessibile. Sarà inoltre possibile sperimentare i benefici emotivi e motori che scaturiscono dal
contatto con il cavallo nelle aree dedicate all’ippoterapia, realizzate in collaborazione con ANIRE, l’Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre
e di Equitazione Ricreativa e all’onoterapia, realizzata
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con ASINTREKKING; conoscere i vantaggi del metodo
terapeutico basato sul rapporto uomo-animale grazie
alla pet-therapy; in collaborazione con la Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali,
provare le auto di prestigiose case automobilistiche
adattate nelle officine di allestimenti speciali; testare
il percorso per handbike grazie ai mezzi messi a disposizione dal Comitato Organizzatore del Giro d’Italia
di Handbike. Sul fronte del turismo accessibile invece
l’Associazione di volontariato Handy Superabile proporrà la ricostruzione di una vera e propria spiaggia
per vivere l’esperienza di un “mare senza barriere”,
dove non mancherannodimostrazioni di immersioni
subacquee guidate, grazie alla presenza di istruttori
professionali.
Inoltre in un’area giardino dedicata ai giochi e percorsi
di vita saranno organizzati momenti di intrattenimento, spettacoli e attività per i giovanissimi.
Non mancheranno occasioni di formazione e informazione che Reatech Italia ha messo a punto in collaborazione con le principali Associazioni e Istituzioni, dando
vita ad un interessante calendario di convegni, seminari, tavole rotonde, workshop dedicati al mondo della
disabilità, alle problematiche più urgenti, ma anche alle
opportunità e alle soluzioni innovative già disponibili
sul mercato.
La manifestazione è alla prima edizione nel nostro Paese, ma può contare sull’esperienza di Reatech Brasile,
l’evento che viene organizzato da undici anni con successo a San Paolo da Cipa - società del Gruppo Fiera
Milano - e sul patrocinio delle istituzioni che hanno
creduto e apprezzato questo progetto proprio per la
sua vocazione di acceleratore di una nuova prospettiva sociale: Regione Lombardia, Provincia e Comune
di Milano, FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), FISH (Federazione Italiana per il
Superamento dell’Handicap), Fondazione Don Carlo
Gnocchi, Istituto Carlo Besta, Istituto Eugenio MedeaAssociazione La Nostra Famiglia, Si.Di.Ma–Società Italiana Disability Manager.
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Il
Mondo in Camera
«Made in Southern Italy»
Mercato svizzero: vino italiano cercasi
Modena porta l’Italia in Svizzera
I libri dell’Associazione Italiana
Sommelier - 2° Livello
Il Food & Wine del Sud Italia
si presenta a Foggia
Vini d’Italia 2012
Moda e artigianato umbro
Contatti Commerciali
La CCIS entra nei social network
Servizi Camerali
la
Rivista
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Il mondo in camera
«Made in Southern Italy»
Agroalimentare, Turismo, Artigianato e Meccanica
tra Basilicata e Calabria dal 7 all’11 maggio
Una delle aree più dinamiche del Sud Italia, compresa tra le
province di Potenza, Matera e Crotone si presenta ad una
qualificata platea di potenziali clienti svizzeri.
In occasione della delegazione organizzata dalla Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera su incarico di Mondimpresa e delle Camere di Commercio di Potenza, Matera e
Crotone, 12 buyer elvetici appartenenti ai 4 settori indicati
verranno selezionati dalla Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera per partecipare a titolo assolutamente gratuito a questo viaggio di affari di 3 giorni in una delle aree
più dinamiche del Sud Italia, la Basilicata e la Provincia di
Crotone nel Nord della Calabria. I buyer svizzeri selezionati
parteciperanno ad una giornata di incontri b2b a Potenza
con operatori italiani da loro precedentemente scelti e nei
due giorni successivi avranno modo di visitare aziende e
strutture turistiche espressione dell’eccellenza del territorio. Entro la metà di Aprile saranno disponibili un dettagliato programma e un elenco di produzioni e offerte turistiche
presentate in quest’occasione.
INFORMAZIONI
[email protected] o [email protected]
Fax 044/201 53 57
Modena porta l’Italia in Svizzera
Prosegue anche nel 2012 l’alleanza strategica tra Promec,
azienda speciale per l‘internazionalizzazione della Camera
di Commercio di Modena (www.modenaemiliaromagna.
it) e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera con
lo scopo di dare massima visibilità al tessuto imprenditoriale modenese sul mercato svizzero e di individuare opportunità di sbocco commerciale per le aziende modenesi
sul mercato elvetico.
Nel corso degli ultimi mesi, quali settori strategici della
collaborazione tra Modena e la Svizzera sono emersi in
modo particolare i settori dell’agroalimentare e del biomedicale nei quali frequenti sono stati gli scambi di infor-
mazioni e i contatti tra istituzioni, associazioni ed imprese
dei due settori. Tra i maggiori appuntamenti pianificati per
quest’anno la partecipazione delle aziende agroalimentari modenesi alla fiera Gourmesse di Zurigo allo scopo di
promuovere al pubblico ed agli operatori le produzioni
enogastronomiche locali.
INFORMAZIONI
Marianna Valle e Fabrizio Macrì
[email protected] - [email protected]
022 - 906 85 95 - 044 289 23 23
Il Food & Wine del Sud Italia si presenta a Foggia
Anche quest’anno la CCIS invita e seleziona importatori
svizzeri di prodotti alimentari a partecipare agli incontri
b2b che si terranno a Foggia dal 17 al 19 aprile 2012.
I buyers saranno ospitati dalla struttura “Regio Hotel
Manfredi” (www.regiohotel.it)di Manfredonia (FG); gli
incontri commerciali si svolgeranno presso la stessa, in
un’area dedicata e allestita per i B2B.
Lunedì 16 aprile
Partenza dalla Svizzera, pick-up in aeroporto e accoglienza
degli ospiti in albergo
Martedì 17 aprile
10:00 Conferenza di inaugurazione di Euro&Med Food 2012
11:00-13:00 e 15:00-18:30 Appuntamenti commerciali
Per i buyers interessati, compatibilmente con l’agenda
di appuntamenti, sono disponibili 3 tasting groups, per
ognuno dei quali sono attivate tre sessioni di assaggio. La
partecipazione, previa registrazione, è libera e gratuita.
Opzione 1 Area Tasting OLIO (in collaborazione con il
Gruppo Panel CCIAA di Foggia e Lachimer, Laboratorio
Polifunzionale delle Imprese)
90
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
Opzione 2 Area Tasting VINO (in collaborazione con AIS
Associazione Italiana Sommelier)
Opzione 3 Area Tasting SLOW FOOD (in collaborazione
con l’Associazione SLOW FOOD )
Mercoledì 18 aprile
9:30-13:00 e 15:00-18:30 Appuntamenti commerciali
Per i buyers interessati, compatibilmente con l’agenda di
appuntamenti, sono disponibili i 3 tasting groups, indicati
sopra
Giovedì 19 aprile
9:30-13:00 Appuntamenti commerciali
15:00-19:00 Visite aziendali libere presso le strutture che
si rendono disponibili
Venerdì 20 aprile
09:00 Partenza da Manfredonia e ritorno in Svizzera
INFORMAZIONI
[email protected] - [email protected]
Fax 0442015357
Moda e artigianato umbro
La Camera di Commercio di Terni promuove in Svizzera
e Germania nel 2012 le sue eccellenze nei settori della
moda, dell’artigianato e dell’agroalimentare.
La prima attività prevista nel 2012 sarà una delegazione
di importatori svizzeri nei comparti moda e artigianato
che insieme ad una delegazione proveniente dalla Germania, incontrerà per due giorni sul territorio ternano
in Umbria i produttori locali e valuterà l’importazione in
Svizzera delle produzioni locali. I costi di partecipazione
vengono interamente coperte dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.
INFORMAZIONI
[email protected] o [email protected]
Fax 044/201 53 57
La CCIS entra nei social network
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera sperimenta la nuova frontiera della comunicazione ed entra
nel mondo dei social network.
Diventa anche tu un amico, ‘twitta’ e collegati alla CCIS
‘Aggiornati sul programma di lavoro della Camera, sui
suoi eventi, esprimi la tua opinione e partecipa tramite:
Facebook, Linkedin Twitter. Non giocare la tua partita da
SEMINAR
Neuerungen im italienischen Steuerrecht 2011/2012
Auswirkung auf Ch-Investitionen in Italien
Das Jahr 2011 war gekennzeichnet durch mehrere
und zeitlich kurz aufeinanderfolgende Notverordnungen, zuerst der Regierung Berlusconi und dann
der Regierung Monti, um das Haushaltsdefizit und
die Staatsverschuldung unter Kontrolle zu bekommen. Diese Korrekturgesetze, die allerdings mehr die
Einnahmen-Seite als die Ausgaben-Seite im Auge
hatten, enthielten daher einschneidende steuerliche
Maßnahmen, von denen die wichtigsten, sowohl im
Unternehmens-Bereich als auch im Privat-Bereich,
bei der Tagung behandelt werden.
Datum und Ort:
Donnerstag, 19. April 2012, 09.00 Uhr – 12.30 Uhr
/ Hotel Baur au Lac Zürich
Themen:
Neuerungen für Unternehmer und Nicht-Unternehmer: Steuerliche Anreize für die Bildung von Eigenkapital, Verschärfung des Steuerstrafrechts; Neue Gemeindesteuer auf Immobilien in Italien (IMU), neue
Vermögenssteuer auf Immobilien im Ausland und
“State of the art“ in den steuerlichen Beziehungen
zwischen Italien und der Schweiz
solo, entra nella nostra rete e contribuisci al successo del
Made in Italy sul mercato svizzero.
INFORMAZIONI
Christian Pitardi
Tel 044 289 23 23 - [email protected]
Sprache:
Deutsch
Leitung der Tagung:
Massimo Calderan, Rechtsanwalt, ALTENBURGER
LTD legal + tax, Küsnacht-Zürich und Genf
Siegfried Mayr, Vorstandmitglied der Kammer und
Steuerberater Studio MAYR FORT, FREI, Mailand
Referenten:
Dr. Robert Frei, Partner, Studio MAYR FORT, FREI,
Mailand
Dr. Heinz-Peter Hager, Partner, Studio HAGER &
PARTNER, Bozen/Mailand
Dr. Siegfried Mayr, Senior Partner, Studio MAYR
FORT FREI, Mailand
Dr. Manfred Psaier, Partner, Studio PSAIER, Brixen/
Mailand
Tagungsgebühr:
Für Mitglieder der Italienischen Handelskammer für
die Schweiz CHF 250.Für Nichtmitglieder: CHF 350.Anmeldung:
Italienische Handelskammer für die Schweiz,
Seestrasse 123, 8027 Zürich
E-Mail: [email protected]
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Il mondo in camera
Mercato svizzero:
vino italiano cercasi
La Svizzera ha delle caratteristiche uniche in Europa che la
assimilano per intensità della presenza di prodotti italiani
sul mercato agli altri mercati maturi dell’Europa occidentale,
mentre gli elevati tassi di crescita delle stesse esportazioni italiane la rendono più simile a mercati emergenti quali Russia e
Brasile. Nella seconda metà del 2011 la Svizzera è stato tra i
primi 5 mercati più dinamici del Mondo per le nostre esportazioni, e a tratti è stato addirittura il più dinamico. A questo
si aggiungono il potere d’acquisto della popolazione che apre
spazi, altrove impensabili, per i prodotti di nicchia italiani e il
progressivo rafforzamento del Franco. Questa combinazione
di fattori ha fatto si che nel novembre 2011 la Svizzera si sia
classificata addirittura al terzo posto al Mondo tra i maggiori
mercato di destinazione delle esportazioni italiane, e davanti
a pesi massimi quali USA, Russia, Cina e India.
Italia primo esportatore di vino in Svizzera
Di particolare rilievo la posizione dell’Italia nel comparto vitivinicolo: i flussi di importazione 2011 per singolo paese fornitore ci dicono che l’Italia si conferma prima nazione fornitrice
di vino in quantità (69.6 milioni di litri esportati: + 0,2% sul
2010). Segue la Francia, con ca. 40 milioni di litri e la Spagna
con 35.1 milioni di litri.
Come promuovere il vino in Svizzera
In un contesto di mercato in cui l’offerta eccede di gran lunga
la domanda, le singole cantine italiane non hanno le risorse
necessarie per investire in comunicazione e marketing mirato
alla distribuzione ed al consumo. Il vino, prodotto per eccellenza legato al territorio di produzione va promosso tramite
iniziative territoriali con marchi forti, innovativi e riconoscibili.
Due sono le formule promozionali suggerite:
- Degustazioni in Svizzera aperte ai buyer della distribuzione
specializzata, ristoratori, stampa e pubblico
- Delegazioni in Italia di piccoli e selezionati gruppi di importatori svizzeri
Fondamentale il follow-up sui contatti acquisiti per assicurare
ritorno commerciale ai produttori.
La CCIS ha contribuito negli anni all’avanzata del vino italiano
in Svizzera proprio con degustazioni e incontri b2b in Svizzera
e delegazioni di importatori svizzeri in Italia.
Perché con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Perché promuoviamo solo vino Made in Italy
Perché siamo da oltre un secolo sul mercato svizzero
Perché otteniamo costi più accessibili e trasparenti
Perché abbiamo accesso privilegiato alla comunità di business italo-svizzera
Perché disponiamo degli strumenti di comunicazione adeguati ad un’azione di promozione e di informazione efficace.
Interessati? Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - 8027 Zurigo
Centrale: [email protected] - Tel. 0041 44 289 23 23
I libri dell’Associazione Italiana Sommelier - 2° Livello
IL VINO ITALIANO
IL VINO NEL MONDO
Una pubblicazione divisa in due volumi per conoscere in
dettaglio il patrimonio enologico del Bel Paese.
Nel primo volume sono descritte le caratteristiche generali dei vitigni più importanti ed è disegnato il profilo
di ogni regione italiana, considerandone la storia vitivinicola, l’ambiente, le zone più significative e la gastronomia. Nel secondo volume è approfondito il discorso
relativo ai vini a Denominazione di Origine Controllata
e Garantita e a Denominazione di Origine Controllata,
con l’inserimento degli elenchi delle IGT, che stanno assumendo un’importanza crescente nel panorama enologico italiano.
Un lungo viaggio tra le colline, i vigneti e le cantine di
tutti i continenti, dall’Europa alle Americhe, dall’Australia
alla Nuova Zelanda, dalla Repubblica Sudafricana all’Oriente, per scoprire un affascinante mosaico di culture e
sapori, filosofie e stili di produzione. Partiti dalle radici
più antiche e profonde della vitivinicoltura, si è arrivati alle nuove frontiere del mondo enologico, nelle quali
l approccio verso la conduzione della vigna e le tecniche
di cantina è spesso molto influenzato dalle richieste dei
mercati, con una gestione moderna e imprenditoriale. E
svincolato, a volte, da quella passione un po’ ingenua e
un po’ testarda che anima ancora alcuni vignaioli del cosiddetto Vecchio Mondo enologico.
1° Volume
Pagine: 370
Illustrazioni e foto: 147
€ 21,00
2° Volume
Pagine: 704
Illustrazioni e foto: 197
Mappe: 77
€ 34,00
Pagine: 558
Illustrazioni e foto: 553
Grafici: 24 Mappe: 30
€ 45,00
I libri possono essere richiesti a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera - 044 289 23 23; [email protected]
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la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
Vini d’Italia 2012
25. Auflage - 25 Jahre Geschichte der Reben und der Weine Italiens
62 neue Weingüter im Club der “Tre Bicchieri”
Zunahme der “Tre bicchieri verdi”
Vini d’Italia, der maßgebliche und meist verkaufte italienische Weinführer, feiert sein 25jähriges Bestehen mit einer
neuen Auflage, deren deutsche Ausgabe im Rahmen der
internationalen Weinhandelsmesse ProWein in Düsseldorf am 3. März der Öffentlichkeit präsentiert wird. Das
Werk ist ab sofort zum Preis von 30 Euro im Buchhandel
erhältlich, die Distribution erfolgt über Paulsen Buchimport (Rheinfelden).
2.350 aufgeführte Weingüter, 375 Dreigläser-Weine,
mehr als 20.000 Kreszenzen und ein Buchvolumen, das
die Zahl von 1.000 Seiten übersteigt: dies sind die Eckdaten aus dem Führer Vini d’Italia 2012, der damit seinen Anspruch untermauert, mit einem Vierteljahrhundert
Erfahrung zur echten, eigenständigen Enzyklopädie und
zum Fotoalbum eines Italiens des Weines geworden zu
sein – mit beständigem Wachstum und anhaltender Entwicklung. Die prämierten Regionen führt in diesem Jahr
das Piemont mit 72 Weinen an, gefolgt von der Toskana
mit 62, dem Veneto mit 34, Friaul – Julisch Venetien mit
26, Südtirol mit 25, der Lombardei und den Marken mit
jeweils 18, Kampanien mit 17, Sizilien mit 16, der EmiliaRomagna mit 15, Sardinien mit 13, den Abruzzen mit elf,
Apulien mit zehn, Umbrien und dem Trentino mit neun,
dem Aosta-Tal und Ligurien mit jeweils fünf, Latium mit
vier, der Basilicata mit drei, Kalabrien mit zwei und der
Region Molise mit einem Dreigläser-Wein.
Weiter gefestigt haben sich die “Tre Bicchieri” unter 15
Euro mit 52 prämierten Weinen, Zeichen einer Reaktion auf die vergangenen schwierigen Jahre mit Angeboten von immer besseren Weinen zu einem fairen Preis.
Sechzehn dieser Weine kann man sogar für unter zehn
Euro erstehen. Angestiegen ist die Zahl der “Tre Bicchieri
Verdi” (siehe Anhang). In dieser Hinsicht unterstützt der
Führer Vini d’ Italia die Weingüter auf ihrem Weg zu noch
mehr Umweltbewusstsein, was als grundlegend für die
Die Sonderpreise
Rotwein des Jahres
Carignano del Sulcis Sup. Arruga ‚07 - Sardus Pater
Weißwein des Jahres
Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup. V.V. ‚09 - Umani
Ronchi
Zukunft des gesamten Agrarsektors in Italien betrachtet
wird. Ein weiterer wichtiger Eckpunkt: fast 17 Prozent der
ausgezeichneten Weingüter sind zum ersten Male im
Club der “Tre Bicchieri” vertreten. Dies ist eine Rekordmarke, die die extreme Beachtung des Gambero Rosso
und seines jungen Expertenteams unter den Aufsteigern
der italienischen Weinbereitung findet.
Die Sonderpreise gehen an die besten Weines des Jahres
und das beste Weingut des Jahres, das beste Preis-Qualitäts-Verhältnis, den Winzer des Jahres und den Aufsteiger des Jahres; für nachhaltigen Weinbau gibt es ebenfalls
einen eigenen Preis (siehe Anhang). Wie immer ist die
für den Weinführer eingesetzte Mannschaft des Gambero
Rosso sehr eindrucksvoll: mehr als 70 Verkoster waren
über Monate hinweg in Italien unterwegs, um in den einzelnen Regionen über 30.000 Weine zu degustieren, einzuteilen und sie in den Bögen zu bewerten. All dies war
nur möglich dank der Unterstützung durch öffentliche
Einrichtungen und Institutionen sowie zahlreiche private
Vereinigungen.
Vini d’Italia 2012
Gambero Rosso
pp. 1024; € 30,00
Weingut des Jahres
Tasca d‘Almerita
Bestes Preis-Qualitäts-Verhältnis
Lambrusco di Sorbara Leclisse ‚10 Gianfranco Paltrinieri
Winzer des Jahres
Sergio Mottura
Giuseppe Russo
Schaumwein des Jahres
Franciacorta Extra Brut 05 Ferghettina
Aufsteiger des Jahres
Mattia Barzaghi
Süßwein des Jahres
Cristina V.T. ‚08 - Roeno
Nachhaltiger Anbau
Alois Lageder
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
93
Contatti commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
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Via dell’Artigianato 8/A
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94
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
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Fax 0039 069145090
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Via Bargnani, 7
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Tel: 0039/ 030 3363211
Fax 0039/030 3363226
E-mail: [email protected]
www.spm-mould.com
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Frabo spa
Via Benedetto Croce 21/23
I - 250275 Quinziano d’Oglio BS
Tel: 0039/030 9925711
Fax 0039/030 9924127
E-mail: [email protected]
www.frabo.net
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SCHIAVETTI Lamerie forate srl
Viale della Vittoria 4
I - 15060 Stazzano AL
Tel. 0039/0143 607911
Fax 0039/0143 61297
E-mail: massimo.pescarolo@
schiavetti.it
www.schiavetti.it
Automazione industriale
Proteo Engineering srl
Via S. Vito 693
I - 41057 Spilamberto MO
Tel. 0039/059 789611
Fax 0039/ 059 789666
E-mail: [email protected]
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Via Vivaldi 30
I - 41019 Soliera MO
Tel. 0039/059 566612
Fax 0039/059 566999
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Arti grafiche
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Piazza Amendola 12
I - 20149 Milano
Tel. 0039/02 24127.1
Fax 0039/02 24127130
E-mail: [email protected]
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della plastica
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Via Bettisi 12
I - 48018 Faenza (RA)
Tel. 0039/ 0546 662625
Fax 0039/ 0546 662625
E-mail:[email protected]
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Via San Giovanni 8
I - 39030 Valle Aurina BZ
Tel. 0039/0474 402096
Fax 0039/0474 401984
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Pavimentazioni in cotto
Kamares snc
Via Meucci 6
I - 41028 Serramazzoni MO
Tel. 0039/0536 955205
Fax 0039/0536 950055
Vini altoatesini
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Via Madonna del Riposo 3
I - 39057 San Michele/Appiano BZ
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per la Svizzera, Seestr. 123,
casella postale, 8027 Zurigo
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CH - 6343 Rotkreuz
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per la Svizzera, Seestr. 123,
casella postale, 8027 Zurigo
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E-mail: [email protected],
www.ccis.ch
la
Rivista
n. 4 Aprile 2012
95
ATTIVITÀ E SERVIZI
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente
ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo
consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio
tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e
comprende tra l‘altro:
- Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi:
Italia e Svizzera
- Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci,
assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
(disponibili on-line in giornata)
- Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
- Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri
- Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con
l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato
- Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
PUBBLICAZIONI
-
La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno)
Calendario delle Fiere italiane
Annuario Soci
Indicatori utili Italia-Svizzera
Agevolazioni speciali per i Soci
Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo
Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57
http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
- Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
- Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale
- Assistenza e consulenza in materia doganale
- Informazioni statistiche ed import/esport
- Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
- Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
- Azioni promozionali e di direct marketing
- Arbitrato internazionale
- Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia
- Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
- Traduzioni
- Viaggi di Studio
- Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
- Swiss Desk Porti italiani
- La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
- Recupero crediti in Svizzera
- Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
- Compra-vendita di beni immobili in Italia
- Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia
- Il nuovo diritto societario italiano
- Servizi camerali
Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99
e-mail: [email protected]
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molto vantaggiose, è rivolto sia
alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle
imprese italiane che recuperano
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Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la
legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il
rimborso dell’IVA svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la
legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS:
•■ fornisce la necessaria documentazione;
• ■esamina la documentazione compilata;
recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale
competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo
ufficio di Pescara;
• fornisce assistenza legale
La CCIS:
• fornisce un servizio di informazione e prima consulenza;
• diventa il Vostro rappresentate fiscale;
• esamina la completezza della Vostra documentazione;
• invia la documentazione alle autorità svizzere e segue
l’iter della vostra pratica.
Informazioni più dettagliate contattare
la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
+41 (0)44 289 23 23
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del
mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia
svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato
obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro
presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un
rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected]
Ernst & Young,
il vostro partner
competente per:
Assurance
Tax
Legal
Transactions
Advisory
www.ey.com/ch
Tomorrow
needs
commitment
Proteggere, far fruttare e trasmettere il suo patrimonio.
Oggi come ieri, il nostro impegno è guidato dalla trasparenza e da una visione
a lungo termine. È con questi valori dettati dal buon senso che intratteniamo
con lei una relazione duratura, basata sulla fiducia.
Affrontiamo il futuro con serenità.
www.ca-suisse.com
ABU DHABI - BAHRAIN - BASILEA - BEIRUT - DOHA - DUBAI - GINEVRA - HONG KONG - KARACHI - LOSANNA - LUGANO - MONTEVIDEO - NASSAU - SINGAPORE - TEL AVIV - ZURIGO
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Frontalieri: Figli di un dio minore?