Diario
Politica dell’insulto
quando si cancella
la democrazia
PD-1F
Fondatore Eugenio Scalfari
❋
Anno 39 - N. 31
www.repubblica.it
in Italia € 1,30
“Pia dolce bimba mia”
Balotelli commosso
si riscopre papà
Il cinema in regalo con RSera
i nuovi film della settimana
ESPOSITO, RECALCATI
E URBINATI
NZ
Lo sport
Per i lettori abbonati a Repubblica+
ENRICO
CURRÒ
ALVOHXEBbahaajA CIDEDGDODU
Direttore Ezio Mauro
(PROV. VE CON LA NUOVA DI VENEZIA E MESTRE € 1,20)
giovedì 6 febbraio 2014
9 770390 107009
40206
SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA: AUSTRIA,
BELGIO, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO, MALTA, MONACO P., OLANDA, PORTOGALLO, SLOVENIA, SPAGNA € 2,00; CROAZIA KN 15; REGNO UNITO LST 1,80; REPUBBLICA CECA CZK 64; SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66; SVIZZERA FR 3,00; UNGHERIA FT 650; U.S.A $ 1,50
Palazzo Madama si costituisce contro il Cavaliere nel processo per la compravendita dei parlamentari. L’ira di Forza Italia
R2
Berlusconi, il Senato parte civile
Decide Grasso: “Dovere morale”. Da Napolitano stop a un governo Renzi
ROMA — Il Senato si costituirà
parte civile nel processo contro Silvio Berlusconi sulla compravendita dei parlamentari. Il presidente
Pietro Grasso ha deciso nonostante il parere sfavorevole del Consiglio di presidenza. Napolitano frena l’ipotesi di un governo Renzi.
SERVIZI DA PAGINA 2
A PAGINA 7
L’analisi
La difesa
delle istituzioni
GIANLUIGI PELLEGRINO
A PRIMA cosa da tenere
ben presente è che la ributtante compravendita
di senatori per fare cadere un legittimo governo repubblicano,
è stata persino confessata da
uno dei diretti protagonisti.
Quindi tutto si può dire, fuorché
che il processo a Berlusconi non
sia assolutamente dovuto per
l’accertamento definitivo della
verità nel giusto contraddittorio
tra le parti.
SEGUE A PAGINA 25
L
Il retroscena
Quel pressing su Letta
“Sei sicuro di reggere?”
GOFFREDO DE MARCHIS
IL giorno del pressing su Enrico Letta per capire se il governo è in grado di reggere.
Un giro di pranzi, colloqui, telefonate e voci di corridoio che contengono tutte le stessa domanda
rivolta al premier: «Sei sicuro di farcela?». Letta risponde che «sì certo,
possiamo andare avanti. Ottenere
dei risultati come quelli di Alitalia,
dell’Inps, degli investimenti dal
Kuwait. E accompagnare il percorso delle riforme». Il presidente del
Consiglio è forte del sostegno pieno del Quirinale, lo snodo principale di un’eventuale crisi.
SEGUE A PAGINA 5
È
FRANCESCO ERBANI
LUISA GRION
Nessuno lo aiuta a fermare il ladro
Scippo nei vicoli di Napoli
solo l’immigrato interviene
IL PREZZO
DEL COLOSSEO
La lettera
“La ghigliottina
non si ripeterà”
Pietro Grasso
SALVATORE SETTIS
LAURA BOLDRINI A PAGINA 25
Pedofilia, dall’Onu
dura accusa al Vaticano
ENZO BIANCHI
OLO un anno fa, alla vigilia
delle inattese dimissioni di
Benedetto XVI, la chiesa
cattolica era nel mezzo della bufera a causa da un lato della progressiva e sempre più drammatica emersione dello scandalo
degli abusi su minori commessi
da suoi membri.
SEGUE A PAGINA 24
S
MARCO ANSALDO
CITTÀ DEL VATICANO
UESTO attacco è uno
schiaffo alla Chiesa». Il
monsignore che a tarda
sera si aggira ancora per le stanze
della delegazione vaticana alle
Nazioni Unite, a Ginevra, non si
dà pace. E sembra non spiegarsi
il motivo dell’affondo — «portato a freddo», dice — dal Comitato
Onu sui diritti dell’infanzia.
SEGUE A PAGINA 12
FLORES D’ARCAIS
E RODARI
ALLE PAGINE 12 E 13
Q
Il caso
A DAVVERO è possibile, consigliabile, lodevole ammucchiare nello stesso shopping cart il Colosseo e Tintoretto, La dolce vita e
Machiavelli, Bernini e la Traviata? Se veramente lo dice la Corte
dei conti, dovremo prendere sul
serio la notizia rimbalzata dal Financial Times. Ma a chi fa il conto della spesa si ha il diritto di
chiedere un dettagliato breakdown: quanto vale Caravaggio?
Come prezzare Dante e Petrarca? E l’impero romano, dove lo
mettiamo? Per non dire di altri
prodotti della creatività italica,
dal sonetto al pianoforte, dall’opera lirica al papato. Ci siamo allenati a simili esercizi, negli ultimi anni: quando il ministero
delle Finanze, in clima di cartolarizzazioni e di finanza creativa, ha fissato il prezzo delle Dolomiti e dei templi di Paestum
(in un numero da collezione della Gazzetta Ufficiale le Dolomiti
furono prezzate 866.294 euro,
con scarsissimo beneficio di
stambecchi e sciatori).
ALLE PAGINE 27, 28 E 29
M
“Permessi migliaia di abusi”. La replica: no alle interferenze
LA DENUNCIA
E L’INGERENZA
Quanto vale
la bellezza
nella Penisola
del tesoro
Il video con lo scippatore che viene aiutato dai passanti
CONCHITA SANNINO
NAPOLI
N MINUTO e diciannove secondi. Un film così breve in cui c’è
tutto. Il coraggio di uno e l’omertà di tanti. Un minuto e pochi
secondi: tempo sufficiente, a Napoli, perché un bandito tenti un colpo.
SEGUE A PAGINA 18
U
L’inchiesta
Il numero chiuso si restringe ancora: supereranno il test 2mila studenti in meno
La spesa salita del 25% rispetto agli anni ’70, colpa dei buchi nel welfare
“Troppi dottori senza lavoro”
Medicina taglia i posti del 20%
Dalla culla alla maggiore età
un figlio costa 171mila euro
SALVO INTRAVAIA
ALTA a sorpresa, un quarto
dei posti per l’accesso a Medicina. Perché negli uffici di viale Trastevere “temono che un numero maggiore possa creare medici disoccupati”. Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha pubblicato ieri il decreto
che fissa modalità e posti per il test
del prossimo 8 aprile.
SEGUE A PAGINA 16
S
Pd diviso, i 5Stelle esultano
“Era un regalo alle lobby”
La Corte dei conti critica il bilancio
in arrivo sanzioni per Mastrapasqua
Caos sulla Rc-auto
salta la legge
su sconti e scatola nera
Affitti d’oro e appalti
scure da 500 milioni
sugli sprechi dell’Inps
BORGOMEO E CONTE
A PAGINA 9
AUTIERI E TONACCI
A PAGINA 11
ETTORE LIVINI
MILANO
FIGLI so piezz’e core. Buoni,
belli, dolci, cari. Anzi, per dirla
tutta, carissimi: «Guardi qui:
passeggino Peg Perego, sconto
30%, 349 euro. Lettino para-colpi
111 euro, altri 73,5 per il seggiolone
low-cost. Bavaglino con Minnie
5,37». Diana Guarnieri ha capito
l’antifona.
SEGUE A PAGINA 19
I
GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2014
Il caso
Gli spettacoli
Testosterone
la mania Usa
contro il calo
del desiderio
Anna Netrebko
“Altro che diva
mio figlio
conta di più”
FEDERICO RAMPINI
ANNA BANDETTINI
■ 27
Dai monumenti alla letteratura
il nostro patrimonio vale più
di 200 miliardi. Così l’Italia può
trasformare in Pil le sue bellezze
FRANCESCO ERBANI
LUISA GRION
iamo poveri, ma “belli”. Talmente belli e ricchi di cultura che nel valutare la solidità finanziaria dell’Italia
varrebbe la pena di tenerne conto: non di sola industria, infatti, vive un Paese, ma anche della ricchezza
che può produrre la sua arte, la sua storia, il paesaggio. Fonti di reddito che le agenzie di rating si guardano bene dal
considerare, e sulle quali invece la Corte dei conti non intende
più tacere. Tanto che ha aperto un’istruttoria nei confronti di
Standard & Poor’s e dell’«incauto» declassamento che l’agenzia ci ha propinato nel 2011. Un crollo che ci ha fatto versare lacrime e sangue in termini di spread, pressione fiscale, fiato sul
collo da parte di mezza Europa. Cosa sarebbe successo invece
se l’agenzia avesse tenuto conto del valore, materiale e non, del
nostro patrimonio artistico e culturale? Voci non confermate
dalla Corte dei conti stimano in 234 miliardi il danno subito.
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
S
La
Penisola
del
tesoro
SALVATORE SETTIS
a davvero è possibile, consigliabile, lodevole ammucchiare nello stesso shopping cart il Colosseo
e Tintoretto, La dolce vita e Machiavelli, Bernini
e la Traviata? Se veramente lo dice la Corte dei
conti, dovremo prendere sul serio la notizia rimbalzata dal Financial Times. Ma a chi fa il conto della spesa si ha
il diritto di chiedere un dettagliato breakdown: quanto vale Caravaggio? Come prezzare Dante e Petrarca? E l’impero romano,
dove lo mettiamo? Per non dire di altri prodotti della creatività
italica, dal sonetto al pianoforte, dall’opera lirica al papato. Ci siamo allenati a simili esercizi, negli ultimi anni: per esempio quando il ministero delle Finanze, in clima di cartolarizzazioni e di finanza creativa, ha fissato al centesimo il prezzo delle Dolomiti e
dei templi di Paestum (in un numero da collezione della Gazzetta Ufficiale le Dolomiti furono prezzate 866.294 euro, con scarsissimo beneficio di stambecchi e sciatori).
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
M
ENRICO FRANCESCHINI
OGGI SU REPUBBLICA.IT
GIOVEDÌ
Spazio
Sport
UNO SCIOPERO PARTICOLARE
Nell’asteroide
c’è il segreto
del sistema solare
Sochi 2014
Scopri
il nostro speciale
Web
Love App
la passione
è virtuale
Spettacoli
Immagini iPad
Home Session
la musica in casa
di chi la fa
Vita in tribù
i Kajang
del Borneo
L’iniziativa
ON DEMAND TUTTA LA PUNTATA DI WEBNOTTE
mmaginate la scena. Da una parte, 3 milioni di passeggeri che ogni giorno usano l’Underground, la metropolitana di Londra. Dall’altra, 19 mila dipendenti della società pubblica che la gestisce. In mezzo, i sindacati che indicono uno sciopero di 48 ore contro un piano per tagliare
1000 posti di lavoro, chiudere tutte le biglietterie (ormai ci
comprano i biglietti soltanto il 3 percento dei passeggeri —
gli altri li prendono alle casse automatiche) e tenere aperto
il metrò 24 ore su 24 nel week-end (ora chiude all’1 di notte).
Risultato: code chilometriche per i bus, traffico congestionato, strade invase dai pedoni. Una giornata particolare.
Eppure non una giornata di caos o tensione. Nessuno insulta gli scioperanti. Gli addetti al metrò, sulle poche linee
che funzionano a intermittenza, danno informazioni con
cortesia. Il capo del governo e quello dell’opposizione, in
parlamento, discutono il problema senza retorica. I sindacati fanno appello a riprendere il negoziato. Il sindaco promette che quasi tutti gli esuberi saranno volontari. Dateci
un po’ d’Inghilterra, please.
I
© RIPRODUZIONE RISERVATA
la Repubblica
L’INCHIESTA
R2CRONACA
GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2014
■ 28
La ricchezza prodotta dalla filiera culturale,
con gli incassi di monumenti e musei
e le entrate dell’indotto, supera i 214 miliardi
Più che una realtà, un potenziale perché manca
una politica di sviluppo. Ma che sarebbe
successo se Standard & Poor’s avesse tenuto
conto del patrimonio materiale e non?
L’attrattività dei paesi (2012)
valore rispetto al 2011
214,2 mld
di euro
Il valore della filiera
culturale
nel 2012 pari
al 15,3%
del Pil
fonte: Fondazione Symbola
e Unioncamere
Per 1 euro
prodotto
da un museo o da
un sito archeologico
se ne generano
altri 2 di ricchezza
per il territorio
e l'artigianato
artistico
Industrie culturali
e creative (2012)
75,5 mld
di euro
Il valore aggiunto
prodotto dall'industria
culturale e creativa
pari al 5,4%
del valore aggiunto
prodotto dalla nostra
economia
nel 2012
1
Svizzera
1 posizione in più
2
Canada
3
Giappone
4
Svezia
5
Nuova Zelanda
1 posizione in meno
1 posizione in più
2 posizioni in più
2 posizioni in meno
5 posizioni in meno
15 Italia
La top 5 della cultura (2012)
valore rispetto al 2011
valore aggiunto
Industrie creative
35.535,9
47,1%
1
Italia
Industrie culturali
35.029
46,4%
2
Francia
Patrimonio storico-artistico
1.091,4
1,4%
3
Giappone
Performing arts e arti visive
3.863,4
5,1%
4
Svizzera
5
Regno Unito
fonte: elaborazione Federculture su dati Unioncamere, Fondazione Symbola
stabile
stabile
3 posizioni in più
7 posizioni in più
7 posizioni in meno
Italia
Quanto vale
la bellezza
(segue dalla copertina)
FRANCESCO ERBANI
LUISA GRION
a si può ridurre la
cultura, nelle sue
molteplici fonti, ad
un numero da inserire in bilancio?
Ci ha provato uno studio realizzato dalla Fondazione Symbola e
dall’Unioncamere (“Io sono cultura. L’Italia della qualità e della
bellezza sfida la crisi”) che mettendo assieme gli incassi di mostre, musei, monumenti con le entrate garantite dall’indotto — dal-
M
Vantiamo la più
alta densità e
qualità di siti:
un euro speso ne
genera altri due
l’artigianato agli alberghi, alla filiera culturale portata alla sua
massima espansione — stima in
214,2 miliardi di euro la ricchezza
prodotta dall’ampio settore. Il
15,3 per cento del Pil, un vero e
proprio tesoro accumulato nel
“campo dei miracoli” del sistema
cultura. Dove un euro speso per
visitare un museo ne genera altri
due in termini di ricchezza per il
territorio.
A sentire Federculture, l’associazione delle aziende pubbliche
e private che operano nel settore,
più che di una realtà si tratta però
di un potenziale. «Siamo il Paese
con la più alta densità e qualità di
siti culturali e la Corte dei conti fa
bene a chiedere che di questo patrimonio si tenga conto valutando
il rating — precisa il presidente
Roberto Grossi — ma essere belli
non basta. Al di là dei tagli negli investimenti alla cultura, manca
una politica di sviluppo e la capacità gestionale nel fornire offerta.
Ancora non ci rendiamo conto
che senza la tecnologia non si va
La polemica
Agenzie di rating,
il Pd annuncia
un’indagine
Non solo Standard & Poor’s:
la mancata valutazione del
patrimonio culturale ha alzato
le polemiche sulla validità
stessa delle agenzie di rating.
Moody’s e Fitch comprese.
Il ministro dell’economia
Saccomanni, ha ribadito il loro
«ruolo eccessivo». Un gruppo
di deputati del Pd ha al
contrario sollevato il dubbio
che quella della Corte dei
conti sia «un’inchiesta show
che rischia di danneggiarci a
livello internazionale». Ma
Francesco Boccia, presidente
Pd in Commissione Bilancio
ha annunciato «un’indagine
conoscitiva». La
Prestigiacomo di Forza Italia
ha commentato: «Il Pd faccia
pace con se stesso».
da nessuna parte: dei 3.800 musei
presenti sul territorio solo il 3 per
cento ha una applicazione per lo
smartphone, solo il 6 è dotato di
audioguide o dispositivi digitali.
La convivenza fra pubblico e privato non è scandalosa: è necessaria».
Essere belli, appunto, non basta. E di fatto negli indici di attrattività del Paese (Country brand index) se siamo stabili al primo posto per la voce cultura, tenendo
conto della qualità della vita offerta, della sicurezza, delle infrastrutture scivoliamo, nell’indice globa-
le, alla quindicesimo gradino.
Un dato rilevante, nell’iniziativa della Corte dei conti, lo scorge
Paolo Leon, fra i padri fondatori
delle discipline economiche che
indagano le vicende culturali, direttore della rivista Economia della cultura (il Mulino): «È la prima
volta che un organo pubblico di
quel rango considera il patrimonio storico-artistico e di paesaggio
come parte del capitale collettivo
della nazione. In fondo lo Stato ha
protetto, come ha potuto, i nostri
beni, ma non ha mai riconosciuto
il loro valore». Valore: ma qual è il
valore di un palazzo cinquecentesco o di una torre medievale? È
possibile attribuirgliene uno? Annalisa Cicerchia, anche lei economista della cultura, la prende alla
lontana: «Il valore non è fra le proprietà intrinseche di un bene. È legato alla capacità di soddisfare bisogni. Qual è il valore del paesaggio toscano, paesaggio simbolo
Non si può stimare
il patrimonio
immobiliare
storico-artistico:
non c’è un elenco
del nostro paese? Da quando i primi inglesi hanno scoperto i casali
abbandonati e li hanno comprati,
sono arrivati tanti altri inglesi e i
valori immobiliari sono cresciuti.
È cresciuto con loro il valore del
paesaggio? Indirettamente sì. Anche se è possibile quantificare solo l’incremento medio del costo a
metro quadrato di un immobile».
Leon è affezionato all’idea che
un bene culturale, conservato, tutelato e fruibile, assicuri effetti positivi a una comunità nel suo complesso e non solo alle sue tasche. In
linea teorica valutazioni monetarie si possono compiere. «Quantificare il valore del Colosseo è facilissimo, lo hanno già fatto. Più difficile è quantificare Dante Alighieri». Ma ha senso la quantificazio-
@
la Repubblica
GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2014
PER SAPERNE DI PIÙ
www.federculture.it
www.symbola.net
■ 29
Il brand
COLOSSEO
DUOMO
TOUR EIFFEL
Il brand
del Colosseo
vale 91
miliardi
secondo la
Camera di
commercio
di Monza e
Brianza
Il marchio
del simbolo
di Milano ha
un valore di
82 miliardi.
Meno della
Sagrada
Familia che
ne vale 90
Valutazione
record per il
brand del
monumento
più famoso
della Francia:
oltre
434 miliardi
di euro
I NOSTRI BENI IMMATERIALI
NON SONO MERCE IN VENDITA
SALVATORE SETTIS
(segue dalla copertina)
i siamo allenati fin troppo,
in questi anni devastati e
feroci, a monetizzare ogni
valore, ad attaccare il cartellino del prezzo al collo di tutte le
statue, alla croce di tutte le chiese, a
ripetere come una giaculatoria la
stupida formula dei “giacimenti di
petrolio”, degradando il nostro patrimonio a serbatoio da svuotarsi
per far cassa, senza nulla lasciare alle generazioni future. Ma il patrimonio culturale non è petrolio, è
l’aria che respiriamo, il sangue nelle vene, la carne di cui siamo fatti. È
per la comunità dei cittadini (quella
che l’art.9 della Costituzione chiama Nazione) ciò che la memoria e
l’anima sono per ognuno di noi.
Non c’è prezzo che tenga, i 234 miliardi chiesti a Standard & Poor’s
non bastano per un verso di Dante
(o di Omero, o di Shakespeare).
Alle effimere improvvisazioni dei
prezzatori nostrani contrapponiamo
la riflessione ben più seria di chi ha mostrato di saper riflettere sui valori del
patrimonio culturale. Basta varcare le
Alpi, e appena giunti in Francia ci coglie un moto d’invidia. Il rapporto
“L’économie de l’immateriel” considera i valori immateriali (non prezzabili) come il fondamento della crescita
di domani: «C’è una ricchezza inesauribile, fonte di sviluppo e di prosperità:
il talento e la passione delle donne e
degli uomini», si legge nella prima pagina. Talento e passione innescati, alimentati, sorretti dalla memoria culturale. Il rapporto, firmato da Maurice
Lévi e Jean-Pierre Jouyet, è stato commissionato dal ministero dell’Economia, e giunge alla conclusione che i valori immateriali «nascondono un
enorme potenziale di crescita, che può
stimolare l’economia della Francia generando centinaia di migliaia di posti
C
ne, se nessuno può comprarlo
l’Anfiteatro Flavio? «Il problema è
proprio questo», prosegue Leon.
«È che alle agenzie di rating non
interessa tanto il contributo della
cultura al valore del patrimonio
collettivo quanto il valore di mercato della fruibilità del bene».
Leon di valutazioni monetarie ne
ha compiute nella sua carriera. È
capitato con le mura di Ferrara disegnate da Biagio Rossetti fra la fine del Quattrocento e i primi del
Cinquecento: «Abbiamo calcolato quanto spazio quelle mura hanno sottratto a una potenziale
espansione della città proprio in
quel luogo: il mancato guadagno
in termini, diciamo, di speculazione edilizia è il valore di quelle mura». Ma si tratta di un valore ipotetico che, indicizzato nei secoli,
serve ai cittadini di Ferrara, insieme alla sua bellezza intrinseca,
per capire che importanza ha la
cinta muraria e quanto conviene
tutelarla al meglio. Non essendoci
compratori possibili, quel valore
serve ad aumentare la consapevolezza civica. E se quel bene, per assurdo, fosse rimuovibile, esportabile? «Tutto ciò che è esportabile
ha valore», replica Leon, «ma ricordo il dibattito di alcuni anni fa
quando qualcuno disse: perché
non vendiamo i tanti cocci che abbiamo nei depositi, che nessuno
vede, che farebbero felici i musei
americani e che ci farebbero incassare tanti soldi? Si scoprì che
avremmo guadagnato pochissimo e qualcuno si rese conto che se
si fosse aperta una breccia con i
pezzi dei depositi, poi si sarebbe
passati a vendere ben altro».
Il Colosseo non è vendibile, come non è vendibile l’area archeologica pompeiana. Non avendo
mercato, non hanno un valore
Il patrimonio
culturale
italiano
è formato da beni
materiali
e immateriali
4.588
Monumenti,
musei e aree
archeologiche
46.025
Beni architettonici
vincolati
12.609
Biblioteche
34.000
Luoghi
di spettacolo
49
Siti Unesco
(5% del totale
e 11% di quelli
europei)
Il confronto
3 volte
I musei della Francia
2 volte
I musei
della Spagna
4 volte
Le biblioteche
francesi
2 volte
Le biblioteche
spagnole
monetario. Ma spunta un altro
problema. «In Italia abbiamo
elenchi di musei e di aree archeologiche, ma non abbiamo un elenco del patrimonio immobiliare
storico-artistico», insiste Cicerchia. «Lo rilevava anni fa l’economista Giacomo Vaciago, ci avevano provato a stilarne uno Franco
Modigliani e Fiorella Kostoris, ma
da allora nulla è cambiato: l’ultimo censimento risale alla Carta
del rischio del 1996».
Senza un elenco non si può fare
una stima complessiva. E non si
può fissare un prezzo, sostengono
all’unisono gli economisti che si
occupano di cultura. Più percorribili sono altre strade di ricerca.
Una la indica Leon: «Non è possibile escludere la cultura, o l’ambiente, dagli indicatori di benessere di una comunità». Cicerchia
invita a seguire le linee fissate da
economisti come Jean-Paul Fitoussi che spingeva ad andare “oltre il Pil”, una direzione intrapresa
anche dall’Ocse, che ha sollecitato a includere il paesaggio e la partecipazione ad attività culturali fra
i fattori che segnalano il benessere. Leon: «Ne parlavamo molti anni fa con Renato Nicolini, allora
assessore romano alla Cultura:
non sarebbe meglio, dicevamo, se
si smettesse di scaraventare ragazzini demotivati in giro per le
città d’arte e invece si inserisse la
visita a un museo come parte integrante del curriculum, intrecciandola con lo studio della storia, della geografia e della scienza e non
abbandonandola al genere gita
scolastica? Ne guadagneremmo
tanto, in termini economici come
paese, perché formeremmo cittadini migliori e più profondi. Ecco
qual è il valore dei beni culturali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di lavoro, e conservandone altrettanti
che sarebbero altrimenti in pericolo».
Un ministro dell’Economia italiano
che si ponga questo problema non si è
mai visto. Ma possiamo almeno sperare che i nostri ministri dell’Economia, dei Beni culturali, dell’Istruzione,
dell’Ambiente, si mettano intorno a
un tavolo col presidente del Consiglio,
e magari qualche esperto della Corte
dei conti, a studiare collegialmente il
rapporto dei cugini d’Oltralpe? Imparerebbero, per esempio, che la confusione tutta italiana fra il “mecenatismo”, la “sponsorizzazione” e l’invasione di imprese for profit nei musei
svanisce tra Ventimiglia e Mentone. E
che, eliminata questa confusione, l’eterno dibattito su pubblico e privato
avrebbe l’unica possibile svolta virtuosa, adottando il principio della
commissione Lévi-Jouyet: «Condurre
azioni di interesse generale con il concorso di finanziamenti privati», ma distinguendo fra il privato che intende
donare (come la Fondazione Packard
a Ercolano) e l’impresa che guadagna
sulla biglietteria (secondo la sezione
Lazio della Corte dei conti, nell’area
archeologica di Roma il 69,8% degli incassi finisce al Gruppo Mondadori, alla Soprintendenza resta il 30,2%; a Palazzo Venezia, Civita prende il 70,75%,
la Soprintendenza il 20,25%).
È possibile normare l’immateriale
anche in Italia, senza i vaneggiamenti
sui “giacimenti culturali” che ci appestano da decenni? È possibile distinguere chi entra in un museo con lo spirito del donatore da chi vi entra solo
per far profitti? Sarebbe più facile rispondere “sì”, se il Parlamento si decidesse a dare al governo la delega per
l’aggiornamento del Codice dei beni
culturali (è in programma da giugno,
senza nulla di fatto). Se si leggesse con
attenzione, prima del rapporto francese, la Costituzione italiana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scarica

l`inchiesta - Comune di San Mauro Pascoli