PDF Compressor Pro
1 maggio 2015
Peste e corna
di Edmunduburdu
LA DISOCCUPAZIONE GLOBALIZZATA
M
ala tempora currunt, dicevano duemila anni fa i Romani che si lagnavano, qualche volta aggiungendo
che il peggio doveva ancora arrivare. E pure noi,
che bene o male siamo loro discendenti, ci lagniamo con
solerzia o ci uniamo al coro delle lagne altrui. Non sempre
abbiamo i motivi per farlo, ma ogni lagna sfoga tensioni e
ribadisce il fatto che “ci sono anch’io”, adeguandosi ai toni
incalzanti di quanti chiedono tasse al 15% e organizzano
manifestazioni di piazza per invocare redditi di cittadinanza e integrazioni ai salari minimi per i cosiddetti incapienti
e per coloro che non hanno o non trovano un lavoro. Purtroppo, però, nessun politicante o sindacalista spiega in
modo appena approssimativo (farlo in modo dettagliato e
con i conti alla mano richiederebbe preparazione e serietà
che spesso non hanno) come si potrebbe realizzare il tutto.
Nessuno fa i conti dei costi o si preoccupa della quadratura
dei bilanci o dei debiti, questi ultimi la sola cosa che le attuali generazioni sono in grado di lasciare in eredità a quelle future. E nessuno di loro, al di là degli slogan, propone
serie idee, se non di sviluppo e di crescita economica, almeno di un qualcosa che faccia girare in meglio la ruota
della realtà per favorire davvero l’occupazione, né chiede a
quanti sono in cassa integrazione, o non hanno un lavoro, o
percepiscono una pensione di sostentamento (senza magari
aver mai versato un contributo) se siano disposti ad accettare un “piano occupazionale” di comune utilità, col cui compenso soddisfare le loro necessità. Nessun politico o sindacalista si ferma ad elencare i luoghi, le cose o le situazioni
che hanno bisogno di un intervento manuale o intellettuale
o dice che un impegno comune potrebbe rendere il nostro
paese un giardino fiorito. Si muovono proteste chiedendo
che sia dato, ma nessuno pone la condizione che chi riceve
debba a sua volta restituire, e lo si grida nelle piazze, che è
il modo più semplice per avere seguiti e applausi.
Predicare che servono investimenti per creare lavoro, e che
quindi bisogna incitare le imprese a investire e rinnovarsi
forse potrà essere utile, ma non sarà mai sufficiente: il lavoro lo mangiano con maggiore facilità le macchine, l’automazione, le innovazioni tecnologiche, se è vero che oggi
per fare un’automobile basta meno di un’ora, anziché un
mese come agli inizi del secolo scorso, e per seminare o
mietere dieci ettari di grano bastano due o tre ore, e non
giorni come in passato. La meccanica e la tecnica hanno
IL COMMENTO
eliminato braccia e sudore ma noi continuiamo a parlare
per esempio di rilancio dell’edilizia, quando di case vuote
ce n’è in abbondanza e dove necessario dovrebbero essere
riadattate per ridurre o azzerare la cementificazione.
Gli equilibri sono franati da quando l’uomo, incapace di
autogovernarsi, si è affidato a chi pensava fosse in grado di
curare gli interessi di tutti. Forse qualche saggio l’ha fatto,
poi gli amministratori sono diventati padroni, hanno acquisito privilegi e sedato i popoli con concessioni fittizie.
Alla fine le rivolte e le rivoluzioni hanno creato l’illusione di
un nuovo equilibrio con la crescita della cultura e dell’imprenditoria, dove l’intervento privato, spesso assistito dagli
stati, ha creato occupazione ed è diventato sempre più ricco e
pre-potente e gli stati si sono indebitati concedendo agevolazioni ingiustificate e creando opere faraoniche, necessarie o
inutili, spesso rimaste incompiute o abbandonate.
La tecnologia e il progresso hanno accelerato i tempi di qualsiasi tipo di lavoro e reso più accessibile l’acquisto di qualsiasi prodotto. La caduta delle barriere doganali e la rapidità dei mezzi di trasporto hanno accentuato le differenze e
l’avvento delle multinazionali, che trattano di tutto con sistemi monopolistici, ha fatto il resto, incrementando i patrimoni dei ricchi e annientando le possibilità occupazionali.
Gli accordi in corso di definizione tra i paesi europei e Stati
Uniti e Canada potrebbero portarci di tutto. Laggiù hanno,
per dirne una, enormi estensioni coltivabili, utilizzano cose
che non tutti accettiamo, dai transgenici ai pesticidi, e strumenti meccanici adeguati alle dimensioni coltivabili, producono e vogliono vendere, e per farlo pressano la politica
per ottenere accordi commerciali internazionali. Accordi che
vanno sempre a vantaggio delle multinazionali. L’operazione
non piace, l’Europa teme l’invasione di prodotti a scarsa o
mancata tutela dei consumatori, l’America la critica. E i
prezzi concorrenziali portano all’abbandono di molte attività non più remunerative, alla chiusura delle aziende e a
una sempre maggiore disoccupazione.
E allora come dare lavoro a chi non lo ha? L’accumulo di
ricchezze è indice di arroganza ed egoismo e tende all’esclusione degli altri. Il pianeta è uno, e dobbiamo deciderci a
curarlo, e non sfruttarlo in modo indegno: è a lui che la
nuova economia, volente o nolente, dovrà guardare per salvaguardare una parvenza di dignità di chi ci abita. Altrimenti arriverà il peggio.
di Rinaldo Ruggeri
uccede spesso, nei social network e in particolare su
facebook e twitter, che vengano prese di mira e ricoperte d’insulti gratuiti, certe personalità della politica. Solo
improperi, mai un approfondimento o una discussione sul
merito, sui contenuti. Ho notato che, spesso, oggetto di
queste contumelie è il Presidente della Camera dei Deputati, l’on. Boldrini. Questa figura istituzionale ha un curriculum vitae di tutto rispetto che, purtroppo, tanti, molti
politici non posseggono. Premesso ciò, criticare è lecito,
offendere no. Le parole oltraggiose spesso nascondono la
pochezza di argomentazioni e l’ignoranza abissale di certi
personaggi.
È evidente che la Boldrini ricopre una carica istituzionale
e non ha un ruolo esecutivo di governo, nonostante ciò, si
continua ad accusarla di scelte che non sono di sua competenza. La cosa drammatica, se non si è in malafede, è
che laureati e diplomati ignorano gli elementi basilari del
diritto, quell’educazione civica che s’insegna alle scuole
medie. Si crede di sopperire a questa ignoranza da “capre” con le ingiurie. La politica è conoscenza non solo
della macchina dello Stato ma è, anche, un sapere più ampio che investe tutti i rapporti umani. Il disprezzo della
politica, il disprezzo della politica organizzata nei partiti,
è il disprezzo della razionalità umana, è esaltazione dell’ignoranza, è fascismo.
Oggi, parecchie persone menano vanto di non far politica
e di non militare in nessun partito. Di questa dabbenaggine ne vanno fiere come se avessero scoperto la pietra filosofale. Ieri, durante il ventennio fascista, chi faceva politica, chi militava in un partito, perfino nei boy scout era
STORIA DEL FUMETTO
di Evaristo Puxeddu
La Graphic Novel:
gli autori
LOUIS L’AMOUR
LA LEGGE DEL DESERTO
È il primo adattamento a
fumetti di un racconto di
Louis L’Amour, maestro
indiscusso della narrativa
western americana. Probabilmente il narratore preferito dagli statunitensi. Fu il
primo scrittore di romanzi
ad essere insignito della
medaglia d’oro al Congresso degli Stati Uniti, a
riconoscimento del lavoro
di una vita. Gli venne conferita anche la Medaglia
presidenziale della Libertà. Nel mondo, ci sono più
di trecento milioni di copie
dei suoi libri.
BEAU L’AMOUR
Crebbe in mezzo a scrittori, beatnik, indiani Apache, agenti
federali e personaggi di Hollywood. Si laureò all’Accademia
di Belle Arti della California. Nel corso degli anni, ha scritto
e prodotto più di sessanta radiogrammi, ha lavorato per la
radio, per la carta stampata e ha fatto lo sceneggiatore e il
produttore televisivo. Nel mondo delle case editrici, è stato
direttore artistico, editor e anche ghost writer.
KATHERINE BOLAN
Dopo il master alla Ucla, Katherine Nolan ha lavorato alle
sceneggiature e alle trasposizioni audio dei racconti di Louis
L’Amour. Ha pubblicato un libro di saggi e lavora come scrittrice ed editor per diversi media. Vive a South Pasadena.
CHARLES SANTINO
Ha sceneggiato Blood and Ice di Jack London per Savage
Tales, il suo primo lavoro da professionista. Con Michael
McDowell ha collaborato alla stesura del romanzo horror
“Toplin”. A seguire si è occupato di soggetti e sceneggiature
per “Conan il Barbaro”. Ha poi adattato il suo primo graphic
novel, basandosi sulla produzione di Ayn Staton. Anche se
ammette di non saper tenere in mano una matita, disegna sempre gli storyboard, prima di scrivere una sceneggiatura, per
essere sicuro che “la storia funzioni”.
THOMAS YEATES
SONO CON LA BOLDRINI
S
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un fuorilegge, un criminale. Ieri, per fare politica si veniva insultati e bastonati, si finiva in carcere o al confino.
Oggi, definiamo la politica una cosa sporca, ma siamo incapaci di pulirla perché chiediamo alla politica, non giustizia sociale, ma clientelismo. Il fascismo non è sconfitto
una volta per sempre. Esso, se pur in forme diverse, può
ripresentarsi nella sua essenza fondamentale come negazione della democrazia e delle libertà individuali e collettive. I padri costituenti, coloro che hanno scritto una delle
più belle carte costituzionali a livello mondiale, paventavano
questo pericolo. Per questo hanno voluto ribadire l’importanza della politica e dei partiti con la scrittura dell’art. 49
della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Se quest’articolo esalta la libertà collettiva, quella di associarsi,
l’art. 67 perora la libertà individuale che non può essere
soggetta a vincoli. Infatti, esso recita: “Ogni membro del
Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Il cittadino, nell’esercizio
di una delle più alte funzioni di rappresentanza, non ha vincoli, risponde solo alla sua coscienza. Mi si dirà, questa è la
Costituzione, una cosa bella, anzi bellissima, ma la realtà è
altra cosa. È vero, non manca giorno che la cronaca giornalistica non riporti casi di corruzione e di malcostume in seno
alla classe politica. Sarà un paradosso, ma questi politici
corrotti unitamente a quelli che insultano la buona politica
lavorano per lo stesso obiettivo, uccidere la partecipazione
della gente. Lavorano contro la democrazia, per un uomo
solo al comando.
Lo stile di questo fumettista, vincitore di un Eisner Award, è
influenzato dagli illustratori della vecchia scuola, come Harold Foster e Al Williamson. Nato a Sacramento, frequentò
la scuola di Arti Grafiche di Joe Kube, nel New Jersey. Da
allora, ha lavorato come disegnatore, concentrandosi nel campo del fumetto d’avventura. Attualmente disegna la striscia
domenicale del “Principe Valiant”.
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1 maggio 2015
AMBIENTE E SICUREZZA
di Andrea Alessandro Muntoni
Ingegnere ambientale
PREVENIRE GLI INFORTUNI SUL LAVORO
INVESTENDO SULLA FORMAZIONE
L’informazione dei lavoratori circa la natura dei rischi per
la salute e la sicurezza presenti in un dato luogo di lavoro è
condizione necessaria – ma non sufficiente – per prevenirli.
Infatti il Legislatore ha stabilito che il Datore di lavoro provveda anche a formare i lavoratori.
La formazione dei lavoratori è obbligatoria e, stando agli
accordi Stato - Regioni, prevede una formazione generale, di
durata pari a 4 ore e una formazione specifica, variabile in
funzione del livello di rischio dell’Organizzazione, di durata
pari a 4 ore (rischio basso), 8 ore (rischio medio) e 16 ore
(rischio alto).
Vi sono, inoltre, dei casi in cui il lavoratore deve anche seguire dei corsi di addestramento specifico. I casi in cui il
Datore di lavoro deve programmare tali corsi sono i seguenti: utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di
III categoria (da indossarsi allorquando si svolgono attività
che possono comportare il rischio di morte o di lesioni gravi
e gravissime per il lavoratore) e otoprotettori (DPI per la protezione dell’udito dal rumore) nonché per l’utilizzo di macchine, attrezzature e impianti o la manipolazione di sostanze
pericolose (tossiche, nocive, cancerogene).
Se da un lato il Datore di lavoro ha l’obbligo di programmare e avviare a informazione, formazione e addestramento i
lavoratori, questi ultimi hanno l’obbligo di seguire tali corsi.
Il programma formativo è, per legge, proposto al Datore di
lavoro dal Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP), interno (dipendente dell’Organizzazione) o
esterno (libero professionista).
I soggetti formatori che svolgono attività di docenza devono essere, dal 2014, in possesso dei requisiti di cui al decreto
interministeriale del 6 marzo 2013, ovverosia essere in possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola
media superiore e altri requisiti quali esperienza e competenza specifica nelle materie di insegnamento o, in alternativa, essere in possesso di attestati di frequenza a specifici corsi di qualificazione per formatori per la sicurezza. Anche i
datori di lavoro che ricoprono personalmente l’incarico di
RSPP, sino al 2016, potranno direttamente svolgere l’attività
formativa ai propri dipendenti.
EMOTIVAMENTE
L’attività di formazione può essere di tipo frontale (in aula) o
erogata in modalità e-learning; quest’ultima è sempre più preferita perché a parità di efficacia costa meno e consente al
Datore di lavoro di organizzare e far svolgere l’attività didattica ai propri dipendenti con maggiore libertà rispetto a giorni e orari di svolgimento delle lezioni stesse.
Ad ogni modo l’attività formativa deve sempre – senza eccezioni – essere programmata con le associazioni di categoria o
sindacali. Esse ricevono la proposta formativa e si esprimono
sulla bontà complessiva della stessa, senza scendere troppo
nel dettaglio sui contenuti, che possono variare da un’Organizzazione e l’altra in relazione alla natura dei rischi presenti
nel luogo di lavoro.
In Sardegna, nel 2014, è stata sottoscritta un’importantissima
partnership tra PiattaFormAttiva – Learning Platform di
Cagliari (www.piattaformattiva.com) e l’associazione sindacale UAI – Unione Artigiani Italiani e PMI - Sezione provinciale di Cagliari, per l’erogazione di corsi in materia di
sicurezza sia in modalità frontale che in modalità e-learning.
Vale la pena ricordare che la mancata formazione dei lavoratori può comportare sanzioni penali sia a carico dei Datori di
lavoro che dei Dirigenti e che, in ogni caso, essa può dare
luogo all’irrogazione delle sanzioni previste dal decreto legislativo n. 231 del 2001 per responsabilità amministrativa dell’Organizzazione; tra le pene previste da quest’ultimo decreto vi sono le sanzioni pecuniarie, il divieto a contrarre con la
pubblica amministrazione, il sequestro per equivalente e la
revoca delle autorizzazione per l’esercizio dell’attività. L’efficacia esimente per l’Organizzazione può essere assicurata
dall’implementazione di un efficace Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOGC 231) e dall’istituzione
dell’Organismo di Vigilanza (OdV).
«Più si parla di sicurezza, meno si parla di infortuni»; è lo
slogan delle società minerarie che nella seconda metà del XX
secolo coltivavano piombo, zinco, oro e argento nelle Miniere di Montevecchio. Oggi si direbbe: informa, forma, addestra e aggiorna i lavoratori per prevenire infortuni e malattie
professionali.
di Alice Bandino *
LE EMOZIONI IN PSICONCOLOGIA
Mi scrive una signora preoccupata per le reazioni emotive
“bizzarre” della mamma, reduce da un intervento per carcinoma mammario (seguono altre informazioni). Oggi ci occuperemo quindi di Psiconcologia, ovvero, quella specializzazione
che unisce le competenze di psicologia, psichiatria e oncologia. Essendo l’Oncologia una scienza in continuo aggiornamento, ne consegue che anche la figura dello psiconcologo è
una figura relativamente nuova (diversi decenni, in concomitanza con gli studi oncologici) e altamente specialistica. Oltre
alla Specializzazione post- laurea, è infatti necessario continuare con la formazione sia per la molteplicità della natura
degli stessi tumori, delle diverse terapie ed effetti collaterali,
sia per la diversa reazione psicologica soggettiva in base non
solo alla propria Intelligenza Emotiva, ma anche per la valenza soggettiva dell’organo attaccato dalla malattia.
Ecco perchè è nata a suo tempo la necessità di formare Professionisti (psicologi, psichiatri, oncologi, medici di base,
ginecologi, nutrizionisti, assistenti sociali, infermieri professionali, fisioterapisti ecc), specializzandoli in psiconcologia.
Quando la patologia oncologica entra nelle vite nostre o dei
nostri cari, il carico emotivo di tutti i soggetti coinvolti raggiunge livelli di stress altamente intensi; questa forte intensità stressogena varia in base alle diverse fasi della malattia
(diagnosi, decorso, prognosi, effetti collaterali delle terapie..)
e alle diverse competenze emotive delle parti: non solo del
paziente, familiari e amici, ma anche degli operatori coinvolti nella presa in carico del paziente (i caregivers).
Agli specialisti vengono richieste le competenze per riconoscere il tipo di distress (l’aspetto negativo dello stress) in
base all’organo colpito, all’età e al sesso, al lavoro e agli stili
di vita del paziente, nonché conoscere le caratteristiche delle
diverse classi di neoplasie.Pensiamo ad esempio alla diversa
reazione emotiva che può avere una diagnosi di carcinoma
mammario in una donna o in un uomo (esiste anche quello
maschile); in una donna in età fertile sotto i quarant’anni o in
una donna già madre, di cinquant’anni; pensiamo a come in
passato veniva semplicemente amputato l’organo e al contributo che invece ha dato la Chirurgia ricostruttiva nel corso
degli ultimi anni per il benessere psicologico delle donne
mastectomizzate. Sebbene in tutti i casi la diagnosi irrompa
violentemente nella vita dei pazienti, le reazioni saranno diversificate anche per il valore che quell’organo ricopre nei
diversi cicli di vita di una donna o di un uomo.
Tornando alla signora della mail, penso alle aspettative, le
speranze, le gioie e i dolori di eventuali cure adiuvanti (chemio, radio o ormonale), post operatorie della mamma. Togliendo i casi dove c’è già una patologia psichiatrica in corso
prima della malattia, credo che le reazioni che lei mi descrive
siano molto comuni e poco bizzarre se contestualizzate all’importante evento stressogeno che state affrontando. Ciò
non significa che sia da trascurare, potrà chiedere consigli al
suo Oncologo curante che saprà, certamente, indirizzare da
professionisti che possano sostenere con competenza e metodologie adeguate alla situazione. Se ciò non bastasse e/o risultasse difficile da proporre, vi sono i gruppi di auto-mutoaiuto (A.M.A.) creati da pazienti o parenti oncologici. A San
Gavino ad esempio, si sta costituendo un gruppo A.M.A., del
quale si sentiva l’esigenza, vista l’incidenza sul nostro territorio delle patologie oncologiche e soprattutto vista la finalità del gruppo, che nasce senza fine di lucro, per condividere
le proprie esperienze e scegliere le strategie migliori con chi
condivide lo stesso calvario.
* www.psygoalicebandino.it
[email protected]
Del Rio: “I cittadini non devono
pagare la confusione”
Province:
una campagna mediatica
fondata sulla menzogna
Report del 19 aprile 2015 e l’incoerenza
italiana: “la riforma delle province non
rappresentava la priorità”
«Nella pubblica amministrazione ci sono 48.000 dirigenti che
incassano 800 milioni l’anno solo di premio di risultato. L’abolizione dei consigli provinciali invece ha fatto risparmiare
allo stato soltanto 110 milioni di euro. Oggi la maggior parte
delle province sono in situazione di predissesto finanziario e
non riescono a garantire i servizi essenziali per la gestione
delle strade, delle scuole e dell’ambiente, ma
il ministro Del Rio afferma che le risorse basteranno».
Ma in che paese viviamo! Prima quasi tutti
contro le Province: chi
lo faceva strumentalmente, chi per ignoranza. Serviva un agnello
sacrificale (ormai prassi in politica) per spostare l’obiettivo dai luoghi veri dello sperpero
e del privilegio; di fatto, attraverso l’imbroglio mediatico, si
sono indeboliti i territori e compromesso la possibilità di semplificare il “sistema regione” tramite un Ente legittimato istituzionalmente. Ve lo immaginate, con le Province si sarebbe
semplificato il “Sistema Italia”: attribuendo le funzioni che
riguardano il Cittadino ai comuni; quelle che interessano il
Territorio alle province e quelle per far fronte alla programmazione, l’Indirizzo e il Controllo alla regione.
Ci voleva una riforma vera, come proponeva a suo tempo il
presidente dell’Upi Antonio Saitta, «partendo dalle province, fosse in grado di aggredire l’organizzazione dello Stato».
Una proposta che prevedeva il dimezzamento dei costi della
pubblica amministrazione. La Bocconi aveva calcolato un
risparmio di 5 miliardi. Si poteva fare di più: «Si trattava di
fare un’operazione difficile, ovvero vincere le resistenze della
grande burocrazia dello Stato». Si sarebbe evitato il dispendioso caos creato; evitato lo scoramento delle risorse umane
delle province e tenuto caro un Contenitore istituzionale pronto ad incorporare parte delle funzioni degli Enti da abolire.
Domenica 19 aprile la Gabanelli e Iovine, (l’uomo della telecamera di Report che ridusse la qualificata intervista dell’allora sindaco di Lunamatrona, sul “melone in asciutto”, Alessandro Merici, ad una “inezia” per ridicolizzare le province),
hanno detto: «ma con le riforme, si doveva iniziare proprio
dalle province visto che incidevano solo nella misura dell’1%
sul bilancio dello stato? Ma a distanza di quel gran casino
combinato da politici improvvisati, scaltri e silenti o dai media che sono riusciti a far ben percepire ai cittadini, per lunghi mesi, che la fonte dello spreco italiano si annidava nelle
province, ora, a distanza di due anni, dopo aver paralizzato i
servizi, si dice che le priorità erano altre? Pure il Ministro
Del Rio, (con la flemma dell’uomo distaccato dai disservizi
creati) diceva: «i cittadini non devono pagare la confusione»
dello Stato. Ma chi l’ha creata?
Osservando l’orizzonte della crisi dalla quale non si riesce a
venirne fuori, e i dubbi sul tesoretto e sulla ripresa di questi
giorni lo confermano, qualcosa bisognerà fare per stimolare
le attività produttive. Presi dalla foga anti-provincia si sono
dimenticati che il benessere di un Paese è strettamente connesso alla sua dotazione infrastrutturale che le province garantivano. Anche per questa ragione era proprio necessario
fermare un’istituzione prevista dalla Costituzione? Se adeguatamente rimodellato in funzione dello sviluppo locale il
“Sistema province” poteva tornare utile all’economia italiana da subito! Agli scaltri è sfuggito che la priorità è quella di
incentivare la produzione di ricchezza a livello locale e invece è stata cancellata la possibilità di poterlo fare. Il sistema
(non) decisionale della Regione e dello Stato è un costosissimo ed insopportabile pasticcio realizzato da persone senza
scrupoli nel silenzio dei pusillanimi. Ma questo Report non
l’ha detto!
Fulvio Tocco
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1 maggio 2015
di Samuela Garau
PSICONEWS
Psicoterapeuta
ESSERE O AVERE?
Essere spilorcio, tirchio, avido, taccagno, ingeneroso, avere
il braccino corto, essere di manica stretta. Il vocabolario italiano offre così tanti sinonimi e modi di dire per descrivere
l’avarizia, da far pensare che l’attaccamento patologico al
denaro sia un tratto molto comune negli uomini. L’avarizia
consiste nella tendenza, spesso illogica e caparbia, ad accumulare denaro, beni materiali e nel rifiuto, più o meno esplicito, di condividere con gli altri ciò che si possiede. Nonostante le manifestazioni di generosità che le altre persone
possano dare, lo spilorcio prende tutto quello che può e, se le
circostanze lo costringono a dare qualcosa in cambio, preferisce inventare scuse al limite del ridicolo o interrompere
un’amicizia piuttosto che corrispondere, anche in minima
parte, a quanto ricevuto.
L’avarizia non fa parte di nessun manuale psicodiagnostico,
eppure è da sempre considerata un male, un vizio capitale. In
questo senso, più che un male della psiche, potrebbe essere
considerata un male dello spirito, un difetto dell’anima. In
realtà, la tirchieria si presenta raramente come una caratteristica isolata, per cui non è sufficiente valutarla come una requisito un po’ fastidioso della personalità, dal momento che
contiene altre e più insidiose implicazioni psicologiche e relazionali. Più che dal sogno della ricchezza, l’avaro è tormentato, infatti, dall’incubo della carenza. Questo significa
che le sue azioni non sono spinte dal desiderio di arricchirsi
alle spalle degli altri ma, piuttosto, dal terrore che il dare qualcosa a qualcuno possa nuocergli e sconvolgere il suo fragile
equilibrio psicologico ed emotivo. Inoltre, chi è spilorcio tende
a voler controllare eccessivamente gli altri, ha difficoltà a
fidarsi del prossimo ed è sempre sospettoso. Questo atteggiamento lo porta ad avere una visione distorta della realtà,
scambiando la generosità con stupidità, la disponibilità con
l’opportunismo ed interpretando il successo altrui come il
risultato di imbrogli e macchinazioni architettate ai suoi danni. Ciò fa degli avari, persone affettivamente distaccate ed
isolate, e incapaci di avere sane relazioni di reciprocità. Ciò
che li rassicura è la dominanza, per cui sono capaci di avere
relazioni solo se riescono ad avere un attento controllo nella
gestione degli affetti, così come fanno con l’amministrazione del denaro.
L’avarizia non va confusa con la parsimonia, in quanto chi è
parsimonioso è in grado, pur amministrando con estrema attenzione le proprie finanze, di rispondere in maniera adeguata all’invito di un amico o di ricambiare un regalo. Il tirchio,
invece, viola costantemente il principio di reciprocità, indipendentemente dalla propria capacità economica e non si preoccupa che il proprio comportamento possa risultare scortese o offensivo, perché non riconosce i bisogni altrui, non percepisce davvero il disagio o la delusione degli amici feriti
dalla sua scarsa disponibilità. L’avarizia può avere, quindi,
conseguenze gravi e invalidanti sul benessere dell’individuo:
ansia, depressione, solitudine, disadattamento, conflitti interpersonali. Questi possono essere solo alcuni degli effetti che
l’ossessione per il possesso e per l’accumulo può portare
nella vita di una persona che, in realtà, non è cosciente di
quanto il suo comportamento sottragga al proprio benessere
e a quello altrui.
Per richieste o info: [email protected]
ODONTOIATRIA E SALUTE
di Andrea Lampis
medico odontoiatra
www.studidentisticilampis.it
HERPES SIMPLEX: UNA MALATTIA
MOLTO DIFFUSA MA POCO CONOSCIUTA
In questo articolo parlerò di una malattia che probabilmente
ciascuno di noi può contrarre almeno una volta nella vita:
l’Herpes simplex.
L’Herpes orale è causato da due virus, l’Human Herpes Virus 1 e 2 (HHV-1 e 2). Questi appartengono alla famiglia
degli Herpesviridae che comprende otto virus fra cui quello
della mononucleosi e della varicella. L’HHV-1 è presente nel
90% dei casi di herpes orale mentre quello di tipo 2 solo nel
10% dei casi: quest’ultimo è infatti più frequente nelle lesioni ai genitali.
Il contagio avviene per mezzo della saliva che può essere
trasmessa in maniera diretta (bacio e starnuti) o in maniera
indiretta ad esempio bevendo dallo stesso contenitore. Quando
il virus entra a contatto con l’ospite per la prima volta dopo
un periodo di incubazione di alcuni giorni si sviluppa un quadro di gengivostomatite erpetica primaria. La malattia esordisce con sintomi generali come febbre e malessere che si
protraggono per 1-3 giorni. Successivamente si manifesta
un eritema (area arrossata), gonfiore e ulcere nella bocca soprattutto a livello gengivale e del palato. Nell’arco di cinque
giorni si sviluppano diversi cicli di lesioni. La guarigione
completa avviene dopo circa due settimane conferendo un’immunità completa. In caso di sistema immunitario debole può
ripresentarsi nell’adulto.
La gengivostomatite erpetica primaria si manifesta in genere
nei bambini di 2-4 anni d’età ed è molto più rara nell’adulto.
Una volta terminata questa fase il virus va in incubazione nel
nervo trigemino, che è il più importante dei nervi cranici per
la sensibilità del volto. In alcune situazioni come lo stress, il
freddo, variazioni ormonali, esposizione prolungata al sole,
si può avere una recidiva chiamata Herpes Labialis. In questa patologia infatti il virus migra dal trigemino alla bocca e
colpisce solo le labbra e i tessuti circostanti. Si formano bolle e vescicole che contengono grandi quantità di virus che
dopo 7-10 giorni formano croste e si distaccano. La guarigione completa avviene in 10-15 giorni. In alcune persone si
può manifestare l’herpes nella dita della mano, mentre negli
individui con un sistema immunitario debole (che usano cor-
tisone o che hanno l’AIDS) la lesione tende a cronicizzare e
si manifesta con maggiore enfasi.
Come si cura l’Herpes Simplex? Il farmaco maggiormente
utilizzato è l’aciclovir per via orale. La regola numero uno
per curare l’herpes è intervenire precocemente nelle prime
48 ore quando son presenti i sintomi prodromici (formicolio,
prurito nelle labbra). Per lenire il dolore si può utilizzare paracetamolo. Nell’Herpes Labialis invece si preferisce utilizzare nel caso di insorgenza dei sintomi prodromici impacchi
di ghiaccio che possono portare ad abortire la lesione. Una
buona prassi è l’utilizzo di burro cacao o vasellina che copre
la lesione ed evita di grattarla, inoltre impedisce la formazione di ferite a seguito della rottura delle croste. Inoltre è consigliato l’utilizzo di aciclovir al 5% sotto forma di creme e
pomate, mentre se i pazienti tendono ad avere una sovrainfezione batterica è raccomandato l’utilizzo di un antibiotico
per via topica. In caso di 6 o più ricadute annue è consigliato
l’utilizzo di un vaccino HSV-1 sottocutaneo per stimolare il
sistema immunitario.
Appuntamento al prossimo articolo dove si parlerà dello sbiancamento dentale finalizzato all’estetica facciale.
MICOLOGIA
E DINTORNI
di Gigi Arixi
Calocybe gambosa
Anche Tricholoma georgii
Nel nostro emisfero è già primavera, la temperatura si
innalza creando quell’eco-sistema ideale per favorire la
crescita dei funghi e non solo. Rispolveriamo la nostra
attrezzatura da “ micofagi “ e andiamo a disintossicare il
nostro essere ammorbato dalla vita urbana, per coltivare
quel sano benessere che ci infonde l’aria libera e lo stretto contatto con la natura, che da sempre ci fa riconciliare
con noi stessi. Dunque: coltello con spazzolino incorporato, bastone e cestino, possibilmente a intrecciatura larga, atto ad arieggiare il nostro bottino in modo da favorire l’integrità delle stesse e la propagazione di eventuali
sporate. L’eco-sistema è già ordinato con i suoi elementi
naturali, dargli un aiuto non guasta di certo… dato che
spesso si propende solo a sfruttarne la magnificenza.
Il basidioma in oggetto ha svariati nomi “volgari” per
quel che mi è dato a conoscere, ne elenco alcuni: “Spinarolo”, “Spignolo”, “Prugnolo”, “Fungo di San Giorgio”, “Fungo della saetta”. Fungo di San Giorgio, perché
la sua crescita, ipoteticamente, si manifesta, tempo permettendo, nella ricorrenza del santo, fine aprile inizio
maggio. Fungo della saetta, in quanto
la sua comparsa è
di breve durata,
come si evince dalle date su riportate.
Prugnolo, spignolo
e spinarolo presumibilmente derivano dai luoghi di
crescita, in quanto
prediligono gli areali infestati dai rovi. Forse quest’ultimo habitat ne sta
decretando, in qualche regione d’Italia, la sua rarità, perché la raccolta è impedita dai grovigli di spine, e l’uomo
per potervi accedere usa mezzi impropri, come rastrelli e
affini, atti a trascinare quanto trovano nel loro strascico,
distruggendo inesorabilmente le ife, “ filamenti che formano il micelio, ovvero il corpo vegetativo, dei cosiddetti funghi,” e lo strame da cui traggono sostentamento.
Questo cosiddetto fungo è inquadrato come saprofita, ossia che si nutre di materia organica morta, in decomposizione. Nella ricerca, non sarebbe insolito imbattersi in
stranissimi circoli o ferri di cavallo, sono i cosiddetti “cerchi delle streghe” .
Tante sono le credenze popolari nate intorno a questa
curiosità geometrica. Che dire della sua commestibilità?
Un ottimo fungo che si presta a svariati usi in cucina ed è
di facile individuazione per i suoi caratteri macroscopici, che non lo accomunano facilmente ad altri suoi simili. La chiave di determinazione, in primis, è l’associazione al forte odore di farina fresca. In campo medico
viene consigliato a chi è affetto da patologia diabetica;
il suo consumo avrebbe proprietà ipoglicemizzanti, tali
da regolarizzare gli zuccheri nel sangue, anche quando
l’insulina risulta inefficace nelle sue dosi prescritte. Data
la sua rarità sarebbe opportuno limitarne la raccolta ai
soli esemplari adulti. Buon appetito con un piatto di fettuccine.
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26
1 maggio 2015
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
TIMBALLA DE EDA O PISU SICCU CUN EDA
La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che
domenica 3 maggio
Preparazione
g 500 di fagioli bianchi secchi,
un bel mazzo di bietole selvatiche,
g 60 di lardo battuto a coltello,
2 spicchi d’aglio,
1 costa di sedano,
1 carota,
3 cipollotti,
4 pomodori secchi ben dissalati,
g 200 di polpa di pomodori freschi,
pane raffermo tipo moddizzosu, vino
bianco secco,
olio extravergine d’oliva,
bicarbonato,
sale e pepe di mulinello q.b.
sabato 23 maggio
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nella sede locale
in Via Don Minzoni, 107
I fagioli secchi con bietole selvatiche (timballa de eda o pisu
siccu cun eda), appartengono alla tradizione culinaria della
cucina popolare isolana del passato, tornata prepotentemente
di moda.
La minestra di fagioli, cucinata in tantissime maniere, oggi si
trova anche nei menu di trattorie e ristoranti, difendendo le
sue origini contadine dagli attacchi delle pietanze più sofisticate dell’era moderna.
Ingredienti:
La sezione di Guspini ricorda ai donatori che
La sera prima, metti i fagioli a bagno con dell’acqua e una punta di bicarbonato. Il
giorno seguente scolali, lavali in acqua corrente fredda e ponili a bollire dentro a una
pentola coperti d’acqua per un’ora e mezza a recipiente coperto. Intanto, trita i cipollotti insieme alla carota, il sedano, i pomodori secchi e il battuto ottenuto fallo
rosolare in un tegame insieme al lardo, un giro d’olio, 1 spicchio d’aglio e una spruzzata di vino. Appena evaporato, allontana il recipiente dal fuoco e tienilo in disparte.
Fatto ciò, monda le bietole, lavale e falle appassire con la sola acqua di sgrondatura
dentro a una capace pentola di terracotta (olla), mescolando ogni tanto le verdure.
Quindi aggiungi la poltiglia di pomodori, il soffritto tenuto da parte, la metà dei
fagioli passati al setaccio, l’altra metà dei fagioli interi con il brodo di cottura e
lascia insaporire la zuppa per dieci minuti a fiamma moderata. A questo punto, abbrustolisci le fette di pane leggermente unte d’olio e strofinate con l’aglio rimasto,
accomoda delle fette nel piatto di ogni persona e versarci sopra la zuppa, termina
con un filo d’olio e una macinata di pepe.
Vino consigliato rosso: Monica di Sardegna fermo, dal sapore gradevole, morbido,
vellutato e asciutto.
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Via G. Rossa, 49
La sezione di Serramanna ricorda ai donatori che
domenica 10 maggio
dalle 8,30 alle 12,30
effettuerà i prelievi nela sala prelievi
in Via Serra 22
PAGINE DI STORIA POLITICA
di Evaristo Puxeddu
PIER FRANCESCO BARGELLINI
Scrittore, sindaco di Firenze, Deputato, Senatore, Presidente dell’Accademia di Belle Arti,
dell’Opera Santa Maria del Fiore e del Comitato Olimpico di Firenze
NOTIZIE BIOGRAFICHE
Bargellini viveva con la famiglia in campagna, questo
fatto lo portò a frequentare, in un istituto tecnico, la sezione agrimensura. Poi venne la vita militare, ed ebbe il
grado di tenente di artiglieria. Presto nacque anche la
sua conversione alla pittura. Ma amava e conosceva bene
anche l’architettura toscana. In particolare era suggestionato da Giotto, da Andrea del Castagno e dall’ Angelico: tre maestri che a lui, che non aveva talento artistico, erano cari. Pertanto, preferì orientarsi verso la
letteratura. Nel 1923 fondò “il Calendario dei pensieri
e delle pratiche solari”, un foglio quasi artigianale.
Dove, continuando la tradizione del cattolicesimo popolare, forniva consigli al bravo contadino sulle vicende stagionali dei campi e sulla vita familiare, con toni
di antica saggezza.
SINDACO DI FIRENZE
Amava Firenze in misura smodata ed esclusiva, cercando di cogliere l’essenza rinascimentale della città, di cui
conosceva bene la storia, ogni vicolo o fondaco: la vuole
splendida, accogliente, chiusa nella sua aristocratica cerchia. Pertanto crea il “Comitato per l’estetica cittadina”. Crea parchi, fa abbellire i giardini, mette a nuovo
tutti i tabernacoli del centro e delle vie che salgono alle
colline. Anche da parlamentare manterrà tutte le sue positività, compresa quell’oratoria sobria e concreta che
conquistò politici, anche i grandi come Andreotti e Saragat (ma lui era “fanfaniano”) e semplici uditori.
POLITICO, LETTERATO, SCRITTORE, UOMO
D’AZIONE
Un eccezionale vitalismo il suo. Una vita spesa sempre,
con rigore morale, nella ricerca di rendersi utile: utile
con i suoi scolari, attraverso i suoi libri, utile come amministratore. Bargellini politico, faceva la campagna
elettorale all’americana: per la strada, entrando nei negozi, fermandosi a parlare con la gente. Cordialità e
buonsenso erano le sue armi vincenti. Parlava di santi,
di pittori, dei Medici e soprattutto della sua Firenze. Nel
1920 insegnò prima alla scuola elementare, poi alla scuola media. Nel 1930, fu direttore didattico e poi ispettore
centrale al Ministero.
Collaborò con molte riviste. Del “fascismo” gli interessarono gli aspetti innovatori, concordatari e legalistici.
Per cinque anni fu a fianco del sindaco democristiano
La Pira.
PROTAGONISTA DI GRANDI AVVENIMENTI
La vicenda del Bargellini “uomo pubblico toccò il punto
di massima responsabilità durante l’alluvione del 1966
che colpì Firenze, quando lui era sindaco e ottenne che
la giunta assumesse la responsabilità diretta delle operazioni d’emergenza e d’intervento. Quell’alluvione, che
fece 35 morti e colpì millecinquecento opere d’arte e
diversi milioni di libri. Tutti facevano capo a lui, al sindaco, allo scrittore, anche di storie di santi, perché era
“terziario francescano”. Anche i giocatori della “Fiorentina”, come raccontano i giornali, intervennero. Il
campione Miguel Montuori portò a Bargellini le sue medaglie e i suoi trofei, per trasformarli in aiuto alla città,
facendolo commuovere.
Eppure Bargellini, che conobbe personalmente tre pontefici, e accolse Paolo VI, che lo stimava molto, resterà
sempre un “impolitico” traendo stimolo all’azione e insieme scetticismo di giudizio dalle sue incursioni in quel
mondo, sostanzialmente non suo, che è la politica.
LE SUE DOTI NELLE PAROLE FAMOSE
Quando entrò in Parlamento disse «…capii subito che
il parlamentarismo è finito. Addirittura a me sembra inutile che deputati e senatori vadano in parlamento… Un
letterato ha un certo intuito che i politici non hanno…
Io sentii subito che le pietanze arrivano belle e cotte in
parlamento e al massimo ci possiamo aggiungere un po’
di sale. Oggi praticamente la vita parlamentare è squalificata, non ha più le funzioni di una volta. Fatalmente
alla famosa democrazia si è sovrapposta la famosa par-
titocrazia, che è
quella, insieme
ai sindacati e
alle altre forze
sociali, che veramente conta.
Dentro il parlamento si fanno
“le cicalate”,
l’importante è
quello che si fa
e si decide dentro i partiti. È
solo lì che si
può incidere
sulla vita politica del Paese.
Come parlamentare non ho mai
pensato che la
mia voce avesse
un’eco, tanto i
partiti avevano già deciso quel che volevano loro».
UN GIUDIZIO CORAGGIOSO
Durissimo giudizio, ricco di disincanto, frutto apparentemente dell’onesta delusione di un impolitico, ma in
realtà analisi precisa, anche se forse esagerata, della vita
politica italiana degli anni Settanta. I tempi in cui operò non gli permisero, dissero i cronisti, di esimersi durante le campagne elettorali, da certi schematismi e
schieramenti di maniera, ma pretendere il contrario sarebbe non aver capito nulla di quest’uomo di fede limpida e problematica, per il quale una saggia teocrazia,
disse il commentatore, era il naturale destino del mondo. Così visse anche il grande evento del Concilio: il
copernicano capovolgimento da Chiesa gerarchica a Popolo di Dio.
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1 maggio 2015
Sport
Serramanna. Ciclismo gara regionale Fci
I ragazzi del G.s. Pool Bike sul podio
Serramanna, sabato 18 aprile, in un caldo pomeriggio di primavera ha ospitato
la seconda gara del calendario regionale della Federazione Ciclistica Italiana
per il settore giovanile.
Quarantanove bambini e bambine dai 7
ai 12 anni si sono confrontati in un circuito cittadino, per la prima volta lungo
il viale Fra Ignazio da Laconi, rivelatosi
un’ottima cornice per accogliere squadre e atleti, accompagnatori e pubblico.
Il gruppo sportivo Pool Bike Serramanna, nato nel 1992, dopo anni di interruzione ha ripreso l’attività sportiva del
settore giovanile nel 2012. Ad oggi, gli
atleti bambini impegnati nell’attività
sportiva sono dieci, piccoli campioni
crescono e cresce la passione del gruppo dirigente e delle famiglie sempre presenti.
«Abbiamo ripreso il settore giovanile da soli due anni e i
bambini sono entusiasti”», afferma il presidente Luca Medda. Buoni piazzamenti individuali nelle categorie dai G1 ai
G5 hanno portato la squadra, composta da Filippo Maccioni,
Alessandro Mura, Nicola Medda, Aurora Tocco, Gianluca
Fois, Stefano Diana, Federico Pillitu, Francesco Carrus e
Marco Lecca, ad ottenere il terzo posto della classifica a squadre; si unisce al gruppo il piccolo Andrea Mura, in promozione giovanile.
La presidente di giuria Manuela Cadeddu ed il giudice d’arrivo Massimo Aresti hanno seguito gli atleti nella competizione fino alle premiazioni, e non sono mancati richiami quan-
do i piccoli vincitori, tagliando il traguardo, non hanno resistito alla tentazione di sollevare le braccia dal manubrio emulando i campioni dei loro sogni.
La manifestazione si è conclusa con un’allegra merenda per
tutti i partecipanti ed una chiassosa premiazione davanti ai
sorrisi del pubblico. Il calendario delle gare è ancora lungo: «i
prossimi appuntamenti a Serramanna saranno domenica 31
maggio e sabato 20 giugno», annuncia il presidente che conclude «voglio ringraziare le mamme e tutte le famiglie per la
disponibilità e soprattutto il mio direttivo composto da Gianni
Frau, Mauro Fanari e Silvio Carboni per l’impegno costante».
Elena Fadda
Sanluri. Volley Femminile
A un passo dalla Promozione
Dal 1895, anno in cui nasceva la pallavolo, sono sbocciati in
Italia tantissimi estimatori ed estimatrici che a questo sport
hanno legato storie, passioni, sofferenze, trionfi e filosofia
di vita: eh sì, “volley: una parola … mille emozioni”. Ed è
così che da ragazzi ci si appassiona fortemente a questo bellissimo sport che diventa un tutt’uno come l’amicizia: «uniti
si vince… divisi si perde». A Sanluri circa 15 anni fa si costituì la “LegnoStrutture Volley Sanluri”, una società al femminile che oltre a mietere successi sul campo
è stata protagonista
nella vita delle sue atlete: “nelle difficoltà
c’erano sempre una
compagna a dare una
mano”. Con gli anni le
ragazze sono diventate adulte e ognuna ha
preso la sua strada: chi
si è sposata e si è creata una famiglia, chi fa
la cassiera, l’estetista,
la commessa, l’addetta alle pulizie, la dentista, l’educatrice, la
segretaria.
Dopo un lungo periodo di pausa, spinte da
una forte passione, le eterne ragazze (ora trentenni) del volley si sono ritrovate e tra una chiacchierata e l’altra hanno
deciso di rimettersi in gioco, rievocando i bei tempi, i ricordi
degli allenatori del passato, le stupidaggini dette tra compagne, gli allenamenti pesanti ma anche quelli più divertenti, le
trasferte fatte in pulmino, i campi difficili, le amicizie nate
con le avversarie, i recuperi, la grinta, gli arbitri ingiusti, i
graffi, le ginocchiere bucate, le nuove divise, il numero di
maglia, ma soprattutto le emozioni che questo sport ha sem-
pre regalato. Ed è così che hanno deciso di costituire una nuova società e di essere nuovamente protagoniste tutte insieme,
non solo fuori ma anche dentro il campo: fare gioco di squadra sia nella vita sia nello sport. Guidata dall’esperienza e
competenza del coach Pino Silanos la squadra è composta da
Valeria Zedda, Katia Melis, Tiziana Floris, Sonia Sanna, Monica Pau, Carina Satta, Stefy Melis, Federica Atzeni, Martina
Occhioni, Valentina Pau, Alice Usai, Anna Orrù (capitano),
Ste Melis. È un bellissimo gruppo di ragazze che sono innamoratissime di questo sport
e per questo fanno immensi sacrifici per incontrarsi la sera per allenarsi: lavorare tutto il
giorno, tornare a casa,
doccia veloce e spesso
saltare la cena per poi
rientrare stanchissime
ma felici.
Sacrificio appunto: ma
si sa, la pallavolo è
come la sigaretta... è
difficile smettere dopo
che hai iniziato!!!
E così che, ripartite dalla 3° divisione, le ragazze della “LegnoStrutture Volley” di Sanluri si ritrovano
prime in classifica e lanciatissime verso la seconda divisione.
Finora hanno vinto tutte le partite con l’obiettivo dichiarato
di raggiungere l’ambito traguardo di arrivare nell’arco di tre
anni alla serie D.
Il cammino è appena incominciato e il primo ostacolo è ormai
a un passo dall’essere superato: per la “LegnoStrutture Volley” di Sanluri la seconda divisione è ormai quasi una realtà.
Valentino Pitzalis
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1 maggio 2015
Barumini
Villacidro
Csi: gran finale di stagione per la ginnastica ritmica Libertas: Coppa disciplina
Negli ultimi weekend le atlete di ginnastica ritmica del
Centro sportivo italiano hanno fatto tappa a Villacidro nella palestra scolastica di via
Stazione. Domenica 12 aprile
per qualificarsi e accedere al
Campionato nazionale in programma a Lignano Sabbiedoro (UD) dal 20 al 24 maggio.
Sabato 18 invece per disputare la prova conclusiva del
Campionato Provinciale del
Medio Campidano, che ha visto sulla pedana ben 270 ginnaste in rappresentanza delle
società Il Collettivo di Villacidro, Dafne di San Gavino,
Le Muse Dance di Sanluri, Toniko Fitness Sacca di Guspi-
ni, Dany Thie Dance di Pabillonis, Olympia Mandas e Uno
per Tutti di Assemini Elmas.
Una grande festa per la finale
di stagione, la festa dei colori
delle società e dei suoni della
musica che accompagnava le
ginnaste delle categorie Coccinelle, Lupette, Tigrotte, Allieve, Ragazze, Junior e Senior.
In crescita anche il livello tecnico generale dei livelli Medium, Large e Super, nell’esecuzione in sincronia di esercizi con lanci e scambi degli attrezzi, alcuni con passaggi
spettacolari.
Mario Farci, presidente del comitato territoriale del CSI di
San Gavino, ha commentato:
«Il programma proposto dal
CSI nazionale gratifica la partecipazione di ginnaste a partire dai 5 anni, con gare individuali, a coppie e a squadre.
Ora l’attenzione si sposta a Lignano Sabbiadoro dove voleranno le atlete che hanno ottenuto il ‘pass’ per le finali nazionali del prossimo maggio.
Colpisce la numerosa partecipazione alla manifestazione
che ha confermato la crescita
della disciplina sportiva nel
territorio, grazie anche all’impegno delle società e delle loro
istruttrici che quotidianamente si dedicano con dedizione
alla preparazione delle giovani atlete. Soddisfazione da par-
te di tecnici, giudici e organizzatori per la buona riuscita dell’evento che li ha visti impegnati nel lungo e intenso pomeriggio e gratificati dai sorrisi e l’entusiasmo dei partecipanti». Durante la manifestazione è stato rivolto un pensiero a Giovanna Loche, venuta
a mancare di recente, che per
tanti anni ha ricoperto la carica di presidente della società
“Il Collettivo” di Villacidro e
ha lasciato il ricordo di persona amante della vita e dedita
all’associazione fino all’ultimo
tempo, offrendo la sua esperienza per la crescita umana e
sportiva di tanti giovani.
Marisa Putzolu
Sardara
Kick boxing: uno sport non violento
Si pensa spesso agli sport da ring, o combattimento, come a
delle discipline dedicate e adatte ai violenti e alla violenza. Ma
la verità è esattamente il contrario. In palestra i maestri delle
discipline, in cui “si danno e si ricevono” colpi, insegnano soprattutto il rispetto verso il prossimo e verso se stessi, infondendo in chi lo pratica più sicurezza e autocontrollo, necessari
proprio a evitare provocazioni e violenze. Spiega come, il maestro di Kick Boxing della scuola di Sardara Davide Manconi,
36enne di Gonnoscodina. Appassionato di arti marziali da quando aveva solo sei anni, ha iniziato con lo judo per poi approdare al karate, disciplina che lo ha condotto alla kick da ormai
vent’anni.
Da quando insegna a Sardara?
«Questo è il quarto anno, i primi due sono stati di assestamento. Il gruppo nel tempo è variato, c’è chi ha provato, chi si è
arreso e chi continua tutt’oggi. Dal terzo anno però il gruppo si
è consolidato e oggi con delle “new-entry” siamo ancora qui».
Dopo quanto s’inizia ad avere qualche risultato?
«Da subito. Il primo risultato è iscriversi in palestra. A parte
tutto, un mese di condizionamento è certamente necessario, ma
poi si è alla pari con gli altri e dopo due mesetti qualche risultato inizia a vedersi».
Perché e a chi consiglierebbe questo sport?
«A tutti. A entrambi i sessi perché la kick, come molti altri
sport di combattimento, permette di condividere in un’ora di
allenamento, o più, tante cose: amicizia, sacrificio e fatica. E
soprattutto si dimostra un ottimo antistress della routine giornaliera».
Per chi non è adatto?
Non ho mai pensato che lo sport fosse inadatto a qualcuno,
salvo problemi particolari, e tanto meno la kick. La prova l’ho
avuta proprio quest’anno. Con impegno e volontà, tutti possono farcela».
L’aspetto psicologico conta?
«Ovviamente andare in palestra con scarsa motivazione non
produrrà effetti positivi. È necessario essere sempre pronti a
quello che si farà. L’allenamento che propongo è a scatola chiusa
per gli allievi. Un giorno può essere durissimo, altre volte leggero, come lo è del resto la vita. In palestra, come nella vita, è
necessario essere sempre pronti ad ogni evenienza».
Gli allievi della sua palestra non fanno stage, esami e non
partecipano a gare. Come mai?
«Capita di rado di frequentare stage, ma li consiglio sempre
perché vi è la possibilità di potersi allenare con persone nuove
e soprattutto con campioni affermati. Il concetto “esami” di
kick lo trovo un po’ superato. Mi è capitato di incontrare persone capaci che avevano la cintura gialla e altre meno con gradi
regionale agli Allievi
Importante riconoscimento della Figc (Federazione italiana
giuoco calcio) della Sardegna alla squadra degli Allievi regionali della Libertas Barumini. I ragazzi, allenati dal mister
Giorgio Coraddu coadiuvato da Luca Vinci e Sergio Pinna,
hanno vinto il primo premio nella Coppa disciplina, tra tutte
le squadre sarde che hanno partecipato ai campionati appena
conclusi. Nelle 26 gare disputate, non hanno mai subito
un’espulsione, e hanno totalizzato pochissime ammonizioni. Tra l’altro, la squadra può vantare il miglior cannoniere
del girone B: l’attaccante Davide Pinna che ha realizzato ben
29 gol. Un importante fatto sulla disciplina e lealtà sportiva
degli Allievi è avvenuto nella gara a Sinnai contro i pari età
de La Pineta. Il calciatore baruminese Valentino Cabiddu,
allo scadere della partita col risultato ancora a reti inviolate,
mentre si avviava a segnare il gol della vittoria, toccava involontariamente la palla col braccio, e nonostante l’arbitro
non si accorgesse del fatto, l’atleta si bloccò e consegnò la
palla agli avversari, ricevendo gli applausi del pubblico e
dalle squadre in campo. Un motivo ulteriore di orgoglio per
tutta la Scuola calcio della Libertas Barumini presieduta da
Paolo Migheli, in cui militano oltre 100 calciatori tra bambini e ragazzi provenienti da tanti paesi della Marmilla.
Carlo Fadda
Gonnosfanadiga
In Mtb nel Linas
più alti. Preferisco
prendere in
considerazione quanto effettivamente “sei
in grado di
fare” o “capace di apprendere”.
Ognuno è
particolare e
ha le sue
qualità che vanno ben oltre il colore di una cintura. Certamente
ai ragazzi consiglio le gare. Sempre. Per mettersi alla prova.
Ma per questo bisogna allenarsi seriamente, altrimenti a ben
poco servirà salire su un ring».
La kick può considerarsi uno sport nobile come la box?
«Non so come possa essere considerata la kick. So solo che
insegna davvero a stare a testa alta davanti agli altri, ad essere
più sicuri di sé e rispettare il prossimo. Non incito mai alla
violenza, anche perché non porta mai a niente. È vero, in palestra ci alleniamo a combattere, ma lo facciamo con il fine ultimo di non dover combattere fuori».
Cosa pensa dei suoi allievi?
«Sono pienamente soddisfatto di ognuno di loro. Hanno appreso iniziando da zero ciò che sono stato in grado di trasmettere
ed è sempre bello vedere entrare in palestra un nuovo elemento. Inizialmente impacciato, piano piano lo plasmi e cerchi di
curare i particolari e correggere difetti. E alla fine ognuno di
loro diventa un “elemento singolare”».
Saimen Piroddi
Il 3 maggio atleti e appassionati di ciclismo si incontreranno
al parco comunale Perda de Pibera di Gonnosfanadiga per
partecipare all’undicesimo trofeo Monte Linas, organizzato
dall’associazione sportiva Taxus Baccata Mtb Club Asd.
Sono previste due gare Mtb: specialità Marathon valevole
come seconda prova del Gran Prix Due Ruote e Point To
Point come quarta prova del Gran Prix Ecis sas, con abbinata pedalata ecologica in mountain bike non competitiva, quest’anno dedicata alla memoria dei ciclisti Franco Casti e Franco Tuveri. Tre i tracciati. Alle 10 partirà la prima gara Marathon su una distanza di circa 60 chilometri e un dislivello di
1950 metri. Due minuti dopo partiranno gli atleti della Point
to Point che percorreranno 40 chilometri con dislivello di 1500 metri insieme agli escursionisti di
età superiore ai 17 anni.
Gli atleti dai 13 anni in su,
compresi Esordienti e Allievi, partiranno alle 10.04
pedalando per una lunghezza di 23 chilometri e
un dislivello di circa mille metri. «I tracciati, in parte inediti
- fanno sapere gli organizzatori - abbracciano gran parte delle situazioni naturali, pianura, collina e media montagna. Si
sviluppano quasi interamente su strade sterrate, fatta eccezione per la partenza e l’arrivo che sono su asfalto». È ammessa la partecipazione di tutti i tesserati della Federazione
ciclistica italiana per il 2015, di quelli appartenenti agli enti
e ai non tesserati purché siano in possesso di idonea certificazione medica alla pratica sportiva agonistica e non agonistica. Ed è basilare iscriversi tramite portale internet della
Fci versando la quota di partecipazione entro le 14 del prossimo 1° maggio tramite bonifico bancario intestato a Taxus
Baccata. Quindici euro per gli atleti agonistici, 13 euro per
gli escursionisti dai 17 anni in su e dieci euro per gli escursionisti dai 13 anni in su. A fine gara, l’organizzazione offrirà il
pranzo ai partecipanti e, con un contributo di otto euro, anche
agli accompagnatori. Seguiranno le premiazioni per i vincitori assoluti delle due gare e i primi tre classificati di ogni
categoria.
Marisa Putzolu
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1 maggio 2015
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Guspini 13 Aprile 2015
I cento anni del geometra Ezzelino Cadeddu
È il nonnino di Guspini. Sicuramente il geometra più
anziano della Sardegna. Ezzelino Cadeddu ha festeggiato i cento anni. È nato il 13
aprile 2015 a Guspini, dove
ancora oggi vive con la moglie Irene Usai. Nessuna festa in grande stile. Ha festeggiato il compleanno attorniato dalla presenza affettuosa
dei quattro figli e dei cinque
nipoti, da parenti, amici, dal
vice sindaco di Guspini Alberto Lisci e dal parroco don
Nico Massa. Certo una veneranda e bella età per l’anziano geometra, ancora lucido,
anche se con qualche acciacco in più, naturalmente comprensibile per le sue cento
primavere.
Il centenario è ancora prodigo di suggerimenti e consigli per i suoi figli e nipoti, con
i quali ricorda ancora i tempi
della sua gioventù, ma anche
il suo lungo percorso profes-
sionale. Fino al 1974 è stato
direttore della sede Inam di
Guspini, artefice tra l’altro
della costruzione del poliambulatorio di Viale Della Li-
bertà, il primo nel Medio
Campidano.
Andato in pensione, dal 1975
al 2000 ha praticato la professione di geometra. Mili-
tante del Partito Socialista
Italiano per diverse legislature è stato consigliere comunale e assessore nella giunta
Pisano.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail [email protected]
o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
GONNOSFANADIGA 24 APRILE 2015
A
u
g
u
r
i
Buon Com
pleanno
Compleanno
Francesco Mallica
Tantissimi auguri per i tuoi
21 anni
da papà, mamma, Gabriele, Sabrina,
parenti e amici
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CIAO
COSTANTE…
Nella mia famiglia c’è
sempre stato spazio per un
amico in più, anzi nella
maggior parte dei casi
“l’amico” finisce per diventarne parte integrante:
un fratello acquisito.
Costante Mannu è stato questo, per noi.
A due anni io ero seriamente convinta che fosse lo zio
più grande, mio padre ha sette sorelle e cinque fratelli
uno in più per me non avrebbe fatto grande differenza,
dopotutto alle riunioni di famiglia è sempre stato presente.
Costante non è mai mancato a un battesimo, una comunione, una cresima, un matrimonio e compleanni vari
della famiglia Onnis.
Ci hai lasciati a soli 77 anni, così all’improvviso che a
stento riusciamo a capacitarcene.
Eustache Deschamps ha detto che «gli amici sono [i]
parenti che [ci] scegli[amo] da soli» probabilmente ha
ragione.
Caro Costante non ci sono legami di sangue tra noi, ma
ci siamo scelti a vicenda e l’affetto che ti ha legato a noi
in questi anni non si estinguerà mai e continuerà a vivere nei nostri ricordi.
Arrivederci e grazie per aver fatto parte della nostra
grande famiglia.
Carola Onnis
PDF Compressor Pro
32
1 maggio 2015
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23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano